IL CORRIERE DI ROMA - MARTEDI' 17 GIUGNO 2014

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Il CORRIERE ROMA DI

Fondato nel 1948 da Giuseppe Gesualdi

numero 19 anno LXVII MARTEDÌ 17 GIUGNO 2014

Direttore Giovanni Tagliapietra

ROM, IL GRANDE BUSINESS

E

egregare costa. Così dicono ripetutamente mediatori culturali, studiosi e, soprattutto, l’̉’ambasciatore’ Santino Spinelli, rom plurilaureato con cattedra all’università di Chieti. Per i nomadi i campi attrezzati, secondo la loro opinione, non costituirebbero una vera ‘inclusione sociale’, anzi sarebbero solo ghettizzanti. Non è bastato, allora, per il Comune di Roma aver speso quasi 100 milioni di euro dal 2005 ad oggi per la costruzione di 8 villaggi dove vivono 8mila persone, di cui qualche migliaio abusive. Non basta neppure che il popolo di lingua romanì non paghi alcuna utenza, come luce, acqua, gas, per non parlare dello smaltimento dei rifiuti cheè totalmente a carico del bilancio comunale. Solo per la pulizia dei campi legali e abusivi l’Ama presenta un conto annuale di 1,5 milione di euro, mentre i costi complessivi per i “villaggi della solidarietà” solo nel 2013 sono lievitati fino a 24 milioni di euro. Un fiume di denaro che solo in parte arriva a destinazione per la comunità dei nomadi; il resto sarebbe gestito direttamente dalle associazioni a cui verrebbe affidata l’intera gestione dei campi senza nessun bando di gara ma con la solita convenzione sottoscritta dal Comune di Roma. Difficile trovare questa documentazione, non è neppure pubblicata sul sito capitolino. L’amministrazione comunale è dotata anche di uno specifico “Ufficio nomadi” che si trova in viale Manzoni, guidato dall’ex assistente sociale Rita Cutini, assessore alle Politiche

Sociali. Le associazioni, citiamo quelle più importanti, l’Opera Nomadi, l’Isola Verde onlus e il consorzio Alberto Bastiani e la Arcisolidarietà Lazio, sono quelle che controllano e gestiscono diverse aree di campi nomadi. La nota dolente riguarda la programmazione di un futuro per i rom. Per Spinelli e altri autorevoli addetti ai lavori, i progetti presentati dalle associazioni non sarebbero utili all’integrazione con la società. L’allarme rosso riguarda la bassa scolarizzazione dei bambini rom, una scommessa persa ormai da più di trenta anni. Anzi, di più, come affermato da Monica Rossi, antropologa del Cnr e membro della commissione Ue per le povertà estreme: non si sa come sia stato speso il denaro per i rom. L’enorme mole di denaro pare non si possa rendicontare. Sul versante alfabetizzazione invece la questione è complessa. «Dal 1982 – spiega Rossi - ci sono i progetti di scolarizzazione , ma solo 20 rom hanno il diploma di scuola superiore». E non è storia ma realtà: basterebbe farsi un giro nel campo rom di via Prenestina 913, lì i bambini non sanno né leggere e né scrivere. Tanto lavoro a vuoto? Eppure la questione rom fa guadagnare milioni di euro, diventa un cavallo di battaglia per uomini e donne in campagna elettorale, e dulcis in fundo, ha favorito la nascita di un indotto lavorativo di migliaia di persone. La domanda finale che ci poniamo è questa: che fine fanno le palate di soldi pubblici messi in campo per aiutare i rom ad integrarsi culturalmente? Stefania Pascucci

L’INCHIESTA

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Atac in un vicolo cieco

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SanitLazio

IL PUNTO Movida e sballo, ma che fretta c’è...

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FATTI DIETRO I Ma il Cto che fine farà?

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All’interno l’inserto di Sanità del Lazio


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