Il CORRIERE ROMA DI
Fondato nel 1948 da Giuseppe Gesualdi
Direttore responsabile Filippo Gesualdi Direttore Giovanni Tagliapietra
numero 25 anno LXVII GIOVEDÌ 18 SETTEMBRE 2014
LA CAPITALE DEI MENDICANTI
L
a foto di copertina richiama subito l’argomento. Il soggetto è straniero, africano, piazzato strategicamente in piedi sul marciapiede, davanti ad una edicola per intercettare subito chi va e chi viene a comprare i giornali. Altri suoi “colleghi” stazionano a pochi metri davanti ai tavolini di un bar affollato. Tende il cappello, come gli hanno insegnato a fare. Non se ne sta lì immobile, come vorrebbe la favola della piccola fiammiferaia, bensì invoca, richiama l’attenzione anche con la prossemica, rincorre quasi le persone che – inevitabilmente – gli passano davanti. Per ottenere qualche soldo per lui, per mangiare? Realisticamente è più facile immaginare che quei soldi, il ricavato giornaliero della questua, vasdano consegnati alla organizzazione criminale a cui propabilmente appartiene e che di lui dispone come un obbediente soldatino. Alcuni aspetti della situazione sono anche molto comici. Il mendicante –franchising non rivendica fame né freddo, è professionale. Nella sua “pausa turno”estrae il cellulare, conversa e ride, sempre tendendo il cappello. Qualcuno gli assegnato il posto, la collocazione delle pedine è troppo geometrica per essere casuale. E quanto raccoglierà al giorno? Siamo rimasti a guardare, da lontano. In media un passante su venti, tanto per azzardare una percentuale, lascia qualcosa. Ma di gente ne passa tanta, in continuazione. Qualche moneta alla volta fanno un centinaio di euro al giorno. Tanto? Poco? Non ha importanza. Quel ragazzo è un mendicante, uno dei tanti migranti – sono ormai migliaia, decine di migliaia – che presidiano strade del centro e della periferia, quartieri residenziali e popolari. Una presenza costante, sempre meno discreta. Anzi. Sempre più ingombrante. Tanto da diventare un problema nel problema in un’Italia sempre più povera, dove chi raccoglie la frutta avanzata dietro ai mercati rionali non fa più notizia. Un problema sociale, un problema politico, un problema di ordine pubblico. Non sono mai stati così tanti, di ogni tipo, razza e colore, seduti per strada, in piedi davanti al bar, distesi in una improbabile posizione di preghiera, ai semafori. Ovunque. Una annotazione di fondo: raramente sono italiani, quelli finiscono a fare i clochard, con tanta dignità. Sono stranieri, solo apparentemente sbandati. Secondo le forze dell’ordine e gli analisti del fenomeno in realtà si tratta di un esercito di disperati in mano alla criminalità. Qualcuno assegna loro i posti, qualcuno li controlla, qualcuno incassa. Diversa è la tipologia e la caratterizzazione, ma anche in questo caso si va verso la degenerazione del sistema. La violenza è nell’aria, la disperazione rende aggressivi e talvolta violenti. Che fare? Usciamo dallo stereotipo del mendicante di altri tempi, lasciamo perdere la carità cristiana e la solidarietà. A diversi soggetti è stato offerto – come test – un lavoretto, la possibilità di guadagnare qualche soldo extra: la risposta è stato un rifiuto, con un lampo di paura negli occhi. Non c’è fame, solo una rassegnata disperazione. Nel resto d’Italia si è aperto un dibattito acceso, in proposito. In città del Nord-Est, ma anche in Emilia, e via via scendendo lungo le dorsali fino alla Sicilia. La strategia di molte amministrazioni prende forma. Vietare l’accattonaggio, stanare e allontanare i mendicanti, sequestrare il frutto della questua per strada. Non pensiamo alla immagine del sindaco leghista e dei cittadini razzisti. C'è dell'altro, la politica proposta o avversata dell'inclusione c'entrano poco o nulla. Perfino la Chiesa, perfino parroci e vescovi si sono espressi incredibilmente contro i mendicanti. Accogliamo i poveri, ma quelli veri che vogliono essere aiutati, dicono. Polemiche, discussioni, risse mediatiche sono ormai all’ordine del giorno. Ma prima o poi chi ci amministra ne dovrà tenere conto. A Roma l'invasione è lenta e costante, in Campidoglio girano pudicamente lo sguardo altrove.
INCHIESTA
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SanitLazio
SCUOLA
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EMBRE
25 ANNO NUMERO
La sporca guerra del tavolino selvaggio
Pronti, via. Si fa per dire
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All’interno l’inserto di Sanità del Lazio
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