Corriere Ortofrutticolo marzo 2013

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ANNO XXVII Nuova serie

Marzo 2013

E AT T U A L I T À D I S E T T O R E

euro 6,00

GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 37135 VERONA - I - TEL. 045.8352317 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n. 46) Art. 1, comma 1. DCB VR

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C orriere Ortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET ORTOFRUTTA ALL'INGROSSO

BELFRUTTA Piazzale Dell'Agricoltura, 17 33100 UDINE

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• FIERE Reportage Fruit Logistica Italia disunita PAG. 19

• IV GAMMA Buon inizio d’anno dopo un 2012 difficile PAG. 51

• REPARTO GDO Freschezza e qualità in casa Esselunga PAG. 54

• PRODOTTI Pomodoro in affanno È guerra dei prezzi PAG. 66

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PROTAGONISTI Pino Calcagni, dal Vesuvio alla conquista del mondo PAG.37

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MENSILE DI ECONOMIA





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✍ Lorenzo

Nel mezzo del più grande marasma politico-istituzionale della storia della Repubblica, vengono fuori alcune amare verità. Una la dice il ministro dell’Agricoltura Mario Catania, eletto al Parlamento nelle file dell’Udc (a proposito, complimenti!). Il ministro confessa di non avere trovato "un grande interesse da parte di nessuna delle forze politiche per le tematiche agroalimentari, e questo mi amareggia come addetto ai lavori". La verità è sempre rivoluzionaria, diceva qualcuno. In questo caso lo è più che mai. Che l’agroalimentare non interessasse molto alle forze politiche lo sospettavamo e anche gli stessi addetti ai lavori penso se ne siano accorti da tempo. Però, detto da un ministro…Insomma il velo è squarciato. D’altronde che il settore fosse la cenerentola delle politiche economiche lo sapevamo. Il comparto serve ormai solo come sfondo per comparsate televisive, show di cuochi, chiacchiere in libertà, tagli di nastri e inaugurazioni… Quando si deve fare sul serio, quando si deve mettere l’agroalimentare nell’agenda economica del Paese, qui casca l’asino. Si può sperare in una inversione di rotta col prossimo governo? Coldiretti ci informa che sarà il Parlamento più giovane e con il maggiore numero di donne della storia repubblicana “con una età media di deputati e senatori di 48 anni ed il 31 per cento di donne”. Per il Paese che ha la classe dirigente più vecchia d’Europa è una buona notizia. Forse è la sola. Per il resto è nebbia fitta. Si profila un governo a termine guidato dal Pd con Grillo che dà l’appoggio esterno su un programma concordato di pochi punti. Si può governare così nelle acque tempestose dei mercati e dell’Europa dell’austerità? Intanto la crisi economica è ancora tutta lì, davanti a noi. Consumi ko, disoccupazione crescente, imprese che muoiono come mosche. Quanto tempo ci vorrà per formare un nuovo governo? I tempi della crisi aspetteranno? Gli elettori hanno premiato chi ha promesso di rilanciare l’economia partendo dall’abbassamento delle imposte. Bene, allora lo si faccia con alcuni provvedimenti immediati (decreti). Vedremo chi si assumerà la responsabilità di fronte al Paese di non votare misure di rilancio dell’economia e di taglio della pressione fiscale. I bizantinismi della politica italiana vanno bene per tempi normali, ma qui la casa brucia. Su questa legislatura pesa l’incognita dei grillini: come funzionerà il passaggio dalla protesta, dalle invettive, alla proposta, all’assunzione di responsabilità? Servono scelte importanti e “pesanti”. L’agenda di Governo sarà dettata da scadenze e impegni che già ci siamo assunti con l’Europa e su cui non si può tornare indietro. Ci riferiamo al pareggio di bilancio inserito in Costituzione, e promesso ai partner continentali entro quest’anno. Dal

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EDITORIALE

La decrescita (in)felice

2015 poi scatta l’obbligo sancito dal Fiscal compact di diminuire la parte del debito pubblico che supera il 60% del Pil di un ventesimo l’anno. In soldoni sono una cinquantina di miliardi: si può fare ma a patto che ci sia un po’ di crescita. Solo che di crescita non si vede l’ombra, quindi come la mettiamo? Poi veniamo a Grillo e alle sue ricette economiche. Poco prima del voto, mi ero permesso di mostrare scetticismo sulle ondivaghe prese di posizione del comico genovese circa l’agroalimentare. Una lettrice del Corriere on line , Carla Z., mi rispose che sbagliavo ad essere scettico: “Legga il programma -mi scriveva - e troverà svariate tematiche dal consumo di territorio, ai contributi comunitari, all’agroalimentare, al biologico, l’Imu,la valorizzazione delle produzioni locali, locali, locali...”. Insomma la svolta grillina forse risolverà tanti problemi anche sul fronte agricolo. Premesso che il movimento di Grillo mi sembra abbia in testa altre priorità (lotta alla corruzione, agli sprechi della “casta”, ecc), il mio (moderato) pessimismo della ragione mi suggerisce che non si può chiedere ad un partito (o movimento, poco cambia) di risolvere problemi che sono ascrivibili al mercato e/o al deficit organizzativo e commerciale del mondo agricolo. I grillini in parlamento sono “gente nuova”, non compromessa con alcun tipo di potere: può essere che qualcosa cambi in meglio anche in agricoltura e per le sorti complessive del nostro agroalimentare. Però si deve uscire dai luoghi comuni, senza indulgere a ridicoli e antistorici deliri di autarchia economica, e guardare in faccia la realtà delle cose: proprio per valorizzare le produzioni locali meglio e più di adesso servono politiche intelligenti e mirate di sostegno all’export. Non tutto è nicchia, non tutto è local. L’export sta tenendo a galla la barca dell’economia italiana; l’export è l’unica via d’uscita per l’ortofrutta e tutto il nostro agroalimentare. Se invece teorizziamo il mercatino locale, l’orticello sotto casa e la decrescita (in)felice , la seconda o terza agricoltura europea può chiudere bottega. Con grande gioia di spagnoli, olandesi, francesi che non aspettano altro che di banchettare sulle nostre spoglie.

PUNTASPILLI SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZO INVERNO Tutti d’accordo, da destra a sinistra, i leader dei principali schieramenti: l’agricoltura “settore di primaria ed assoluta importanza per il sistema economico” va sostenuta e aiutata: più competitività, de-burocratizzazione, riduzione dei costi produttivi. Questo era emerso, prima del voto, dagli incontri di Agrinsieme (il coordinamento Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative agroalimentari). Fantastico, chiunque governerà, il programma è scritto. Non resta che attuarlo. Adesso svegliatevi, stavate sognando. *

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I “+” e “-” dell’ortofrutta

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IL BORSINO ☛ Luciano Trentini A Nantes-Pays de la Loire, il 14 e 15 marzo scorsi, le 27 regioni ortofrutticole europee aderenti alla Areflh (appartenenti a Italia, Francia, Spagna, Belgio, Portogallo e Grecia) nel corso dell’assemblea generale hanno nominato alla presidenza Josep Maria Pelegri i Aixut, assessore all'agricoltura della Generalitat della Catalogna mentre Luciano Trentini è stato confermato presidente del Collegio

☛ Paolo Carnemolla Il presidente di Federbio ha stretto a Norimberga, nella terza giornata di Biofach, un accordo con la società austriaca Intact che gestisce il sistema Ecert, da anni sperimentato con successo in Austria, in grado di garantire la tracciabilità dei prodotti e della filiera bio dei Paesi da cui l’Italia importa materia prima e prodotti finiti biologici. Quello della sicurezza, insieme alla sostenibilità, è stato un tema molto presente al Biofach, al di là degli aspetti com-

☛ Giancarlo Daniele Non è un carattere facile ma fa gioco di squadra e vede spesso più avanti degli altri. All’amministratore delegato del MAAP si deve principalmente l'iniziativa di aprire una filiale del Mercato di Padova in Albania. Il progetto è entrato ormai nella fase operativa. Alla società di diritto albanese creata a Tirana partecipano sia la società di gestione del MAAP, sia l’associazione dei grossisti padovani Groced, sia, con quota di minoranza, un socio albanese. Nella terza settimana di marzo si è costituito a Padova, con atto notarile, un Consorzio d’imprese, a cui possono liberamente partecipare le ditte iscritte al Groced, finalizzato alla internazionalizzazione e il cui primo impe-

dei produttori e vice presidente dell’Associazione stessa. Con il francese Jacques Dasque, segretario generale, Trentini è uno dei pilastri di Areflh, un’associazione che è cresciuta come luogo di dialogo e confronto per lo sviluppo della frutticoltura europea. Luciano Trentini ha ringraziato tutti coloro che hanno creduto nel suo operato e i tanti che in Europa hanno contribuito a far crescere AREFLH. Su

merciali. Il primo segno di distinzione del bio, infatti, dovrebbe essere una credibilità assoluta in termini di sicurezza, che lo metta al riparo dagli scandali che periodicamente coinvolgono il settore alimentare internazionale e italiano. Carnemolla è stato parte civile nel processo contro i responsabili della truffa del falso biologico emersa dall’operazione “Gatto con gli Stivali”, e questo accordo testimonia la continuità e la serietà del suo impegno. Decisamente su

gno sarà di avviare i rapporti operativi con la struttura logistico-commerciale creata in Albania. MAAP Tirana ha la finalità di sviluppare nuovi flussi commerciali in partenza da Padova non solo verso l’Albania ma i Paesi balcanici confinanti. Sembra una scommessa ma Daniele ha idee e collaboratori (a partire dal direttore Francesco Cera e dal direttore del Groced Alberto Filippino) per trasformarla in realtà. Già oggi il mercato patavino è il numero uno in Italia per la percentuale del prodotto esportato sul totale commercializzato e questo grazie non solo alla sua specializzazione come piattaforma distributiva ma anche per i consolidati rapporti con i mercati di sbocco dell’Est Europa da parte degli operatori. Su

☛ Il Ministero e l’insalata Una brutta notizia del primo weekend di marzo è stata il reperimento di veleno per topi in una partita di insalate spedite dall’Italia, dalla provincia di Salerno, alla Germania, nell’area di Francoforte, via Verona. La notizia è brutta non solo perché non passa settimana che non venga messa in discussione la sicurezza alimentare di cui, soprattutto in Europa, ci riempiamo la bocca in convegni, fiere e incontri di ogni tipo. È brutta anche perché, ancora una volta, sembra non sia stato nessuno. Che ce l’abbiano messo i topi, il topicida nelle insalate, per vendetta? Potrebbe essere un filone d’indagine. A parte le battute, si tratta sicuramente di un incidente involontario. Una figura non bella l’ha fatta il ministero della Salute che ha dichiarato la sua

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incompetenza in fatto di ortaggi ordinando misure di controllo nel Lazio perché la varietà d’insalata coinvolta è la romana. Sì, romana, ma prodotta in Campania. Giù

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Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati

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ANNO XXVII - Nuova serie

Redazione: Mirko Aldinucci (coordinatore) Emanuele Zanini Redazione via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it

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Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale: Antonio Felice Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: segreteria@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 66 euro per due anni: 100 euro e-mail: abbonamenti@corriereortofrutticolo.it

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Reportage Fruit Logistica PAG.19

Pino Calcagni, il lord vesuviano

RUBRICHE

Raccolti giù e costi produttivi in aumento nei campi italiani

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EDITORIALE La decrescita (in)felice

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Summerfruit si aggiudica i diritti su una nuova varietà di kiwi precoce

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BORSINO DELL’ORTOFRUTTA Trentini, Carnemolla, Daniele

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La Calabria sostiene la filiera del Bergamotto

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Spreco alimentare, 100 mila quintali di ortofrutta “salvata” in Emilia

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Melinda per l?Emilia frutta 83 mila euro a favore dei dettaglianti colpiti dal sisma 8

Bologna stanzia 20 milioni di euro per le imprese di trasformazione

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Solarelli premia i grossisti “top”

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Ipack Ima prepara quattro eventi Il clou a novembre: Fruitech Innovation 17

Arancia di Ribera collabora con Fai per salvaguardare ambiente e tipicità

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Alleanza delle Cooperative, il programma del leader Poletti

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Rossa di Sicilia a Linea Verde

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Limone d’Amalfi nei dolci Paluani

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BIOLOGICO NEWS Biofach tiene le posizioni Un settore da 47 miliardi di euro

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QUARTA - QUINTA GAMMA Il 2013 della IV gamma parte bene dopo un 2012 in chiaroscuro

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GENTE & FATTI Un impero dedicato…alle mele quello vegetariano di Jobs

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Profilo Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio organizzato. Il Corriere Ortofrutticolo è un formidabile, unico e specializzato strumento di raccordo e di informazione per l’intero settore. È presente a fiere in Italia e all’estero dove è diffuso a indirizzi specializzati di oltre 30 nazioni.

Diffusione 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Grossisti 29%, Dettaglianti 23% Produttori 22%, Supermercati 9% Import-export 6,5%, Servizi 5% Tecnologie e Trasformati 2,5% Altri 3%

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Radicchio Igp di Chioggia Boscolo Palo al vertice

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Wapa, Beaven presidente

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Fruit Modena cambia guida

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Veronamercato ospita Tosi

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DISTRIBUZIONE Reparto ortofrutta della Gdo Biglietto da visita

Mario Catania eletto nell’Udc La procura accelera per “Centurione”

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Il dettagliante. Lo scontrino cala ma i clienti restano

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Mart Cooking, c’è Sant’Orsola

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PUBBLICITÀ CHE FRUTTA Marlene scommette sulla rete

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Coltura&Cultura al penultimo atto Presentato il volume “Le insalate”

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Successo del concorso Ortofruit

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NOTIZIARIO Crolla la spesa alimentare: un -3% che vale 7 miliardi di euro

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Solo un italiano su tre si concede un pasto completo per pranzo

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Prezzi agricoli in calo a inizio 2013

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L’ELENCO DEGLI EUREPACK FARO FRUITECOM LA COSTIERA MAFALDA MELAPIÙ MELINDA

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Ortofrutticolo M O N T H LY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

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w w w. c o r r i e r e o r t o f r u t t i c o l o. i t

www.corriereortofrutticolo.it è il Quotidiano on line nato dall’esperienza del più affermato mensile specializzato di settore www.corriereortofrutticolo.it ti tiene costantemente aggiornato sulla campagna produttiva e commerciale della frutta con notizie, interviste, dati www.corriereortofrutticolo.it aspetta i Tuoi commenti alle news del giorno Corriere Ortofrutticolo è anche su facebook:

Biofach tiene le posizioni

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Il biglietto da visita di Esselunga PAG.54

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Val Venosta decolla con Rayanair

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i mercati di riferimento

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Pink Lady, digitale strategico

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Copertina - Protagonisti Il lord… vesuviano

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Copertina - Protagonisti Frutta secca dal 1921

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Copertina - Protagonisti Quarant’anni al vertice di Aneioa-Fruitimprese, poi Freshfel, la Commissione Europea e l’Inc: un globetrotter con Napoli nel cuore

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L’insegna distributiva protagonista del numero di aprile è Billa, una delle principali insegne del gruppo tedesco Rewa, mentre prosegue la rubrica dedicata al dettagliante ortofrutticolo. Per capire sempre meglio come cambiano le dinamiche a valle della filiera.

Crollano gli acquisti delle famiglie italiane

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☛ Focus packaging, le novità

Bilancia commerciale 2012 in attivo

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Primo Piano - Report Fruit Logistica Fruitness atto terzo 25

Vip-Rivoira, partnership esclusiva per la varietà Ambrosia

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Primo Piano - Report Fruit Logistica «Emilia Romagna trainante, ma va innalzata la qualità» 27

Wapa: scorte di mele e pere in calo

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Uva da tavola, un 2012 positivo Qualità, prezzi ed export ok

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ATTUALITÀ Primo Piano - Report Fruit Logistica Parabola discendente? 19 Primo Piano - Report Fruit Logistica Mercato tedesco strategico per la mela Made in Italy 21 Primo Piano - Report Fruit Logistica 456 espositori dalla Penisola Piazza Italia “sostenibile” 23

Primo Piano - Report Fruit Logistica Capitale umano, ricerca, servizio E le tecnologie di Unitec sfondano 28 Primo Piano - Report Fruit Logistica “Rafforzare Op e aggregazioni per far accelerare il Sud” 31 Primo Piano - Report Fruit Logistica Il Piemonte affila le armi e fa leva sulla brandizzazione 32 Primo Piano - Report Fruit Logistica Sermac, nuove tecnologie per ampliare

INSERZIONISTI RIJK ZWAAN ROSARIA SERMAC UNITEC VALFRUTTA FRESCO VIP

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pagina 33 pagina 12 pagina 66 pagina 26 pagina 18 copertina I

NEL PROSSIMO NUMERO ☛ Piccola e grande distribuzione

e i problemi

Sul prossimo numero approfondimento dedicato al comparto degli imballaggi per ortofrutta caratterizzati da una sempre maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale. La crisi si fa sentire, in Italia più che all’estero, ma le innovazioni non mancano.

☛ Fragole e patate novelle:

previsioni e primi bilanci

MONDO Pac, Bruxelles rivuole dall’Italia oltre 76 milioni di euro

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Meloni, limoni e mango spingono l’export brasiliano

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Mondo flash

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La Scheda prodotto di aprile è dedicata alle fragole e alle patate novelle. Il consueto approfondimento con dati e interviste ai principali operatori sarà arricchito da un’analisi relativa al trend varietale.

SCHEDA PRODOTTO ASPARAGO Asparagi ancora “sottotraccia”. Li acquistano solo 3 famiglie su 10 Servono marketing e promozioni

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POMODORO Pomodoro, è guerra dei prezzi Gli operatori puntano il dito sull’intesa commerciale Ue-Marocco

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GENTE

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FATTI

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Melinda per l’Emilia frutta 83 mila euro a favore dei dettaglianti colpiti dal sisma Cerimonia ufficiale di conclusione del progetto “Melinda per l’Emilia”, nel corso della quale sono stati consegnati i fondi raccolti attraverso questa iniziativa di sensibilizzazione promossa dal Consorzio e destinati alle popolazioni colpite dal terremoto dello scorso anno, lo scorso 14 febbraio a Sorbara, Comune di Bomporto (Modena). Alla presenza dei rappresentati delle istituzioni e di otto famiglie di dettaglianti di ortofrutta emiliani, il presidente del Consorzio Melinda, Michele Odorizzi, ha consegnato le ultime donazioni che vanno a completare una raccolta che ha fruttato oltre 83 mila euro in favore dei Comuni che hanno subito maggiori danni (Mirandola, Concordia sulla Secchia, San Felice sul

Panaro, Medolla, San Prospero e Finale Emilia). La raccolta si è articolata in una serie di iniziative che ha visto coinvolti, oltre ai soci del Consorzio delle mele della Val di Non, dipendenti, clienti, consumatori e operatori del settore ortofrutticolo. Il ricavato della raccolta fondi sarà impiegato per la ricostruzione di un asilo nido di Finale Emilia (Modena) e a favore dei dettaglianti colpiti dal sisma. Melinda, inoltre, è tra i fornitori ufficiali del 49mo Campionato del Mondo di Sci Nordico svoltosi in Val di Fiemme dal 20 febbraio al 3 marzo 2013. I campioni internazionali e le stelle della squadra italiana hanno potuto gustare le mele Melinda durante tutto il periodo di campionato.

Un impero con dedica alle mele quello del vegetariano Jobs È un cult per gli amanti delle tecnologie, ma scorrendo le pagine non mancano certo i riferimenti all’ortofrutta biologica e all’agricoltura sostenibile. La biografia autorizzata di Steve Jobs, scorrevole bestseller scritto da Walter Isaacson, racconta la vita e le “opere” del geniale quanto controverso imprenditore californiano con ricchezza di aneddoti e dettagli anche sulle sua abitudini alimentari. Figlio naturale di un

siriano, adottato in tenera età, Jobs era vegetariano convinto, accanito sostenitore del biologico. Da giovane si sottoponeva a drastiche diete a base di frutta, insalate, carote e lavorava nei frutteti di un amico nell’Oregon raccogliendo mele: la scelta del nome Apple nacque proprio da questa passione. Ma non è tutto. Jef Raskin programmatore statunitense, noto per aver dato avvio al progetto

Solarelli premia i grossisti “top” Apofruit Italia ha consegnato una targa di riconoscimento, uno smartphone ed un premio complessivo di 7.500 euro ai due grossisti che nel corso del 2012 hanno realizzato i migliori risultati nella distribuzione dei prodotti d’eccellenza a marchio “Solarelli”: il riconoscimento è andato ai titolari dello stand Scodema, che opera al Mercato Ortofrutticolo di Milano e allo stand Fogliati “Il Trifoglio”, presente nel Mercato Ortofrutticolo di Torino. Solarelli nel 2012 ha registrato un fatturato di circa 11,4 milioni di euro, il 26% in più rispetto al 2011. Obiettivo futuro l’ampliamento della gamma, con l’inseirmento dei limoni della Costa d’Amalfi Igp.

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Macintosh ne scelse il nome prendendo spunto dalla sua varietà di mela preferita, la McIntosh cultivar di colore rosso e verde dal sapore acido e con polpa bianca. Modificò deliberatamente la grafia perché non vi fosse conflitto con il nome di un’industria di apparecchiature audio, il McIntosh Laboratory. Il computer di cui si progettava l’esistenza prese così il nome di Macintosh. E ancora. La moglie di Steve Jobs, Laurene Powell, condivideva con il marito (perfezionista fino all’estremo, tanto da non arredare le case nelle quali viveva per la difficoltà di trovare arredamenti che lo soddisfacessero) la passione per il salutismo e subito dopo il matrimonio avvenuto nel 1991 avviò un’azienda, ribattezzata Terravera, che produceva pasti biologici precucinati e li distribuiva nei negozi specializzati della Californa settentrionale. Nella villa che aquistarono a Palo Alto realizzarono un orto pieno di fiori, verdure ed erbe aromatiche. Uno stile di vita per certi versi spartano cui Jobs, multimiliardario, non rinunciò mai. (M.A.) M a r z o

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Rossa di Sicilia a Linea Verde Linea Verde Orizzonti di sabato 23 febbraio su Rai Uno ha parlato delle caratteristiche dell’arancia rossa di Sicilia in tutte le sue varietà. Il conduttore Luca Sardella ha cercato di svelare le peculiarità degli agrumi coltivati nei “giardini” che dominano la Piana di Catania sormontata dal vulcano più alto d’Europa, l’Etna, proprio in quei giorni in piena attività. Con lui gli esperti della siciliana Oranfrizer che si sono soffermati sulle caratteristiche che distinguono le varietà rosse - Moro, Tarocco e Sanguinello - consigliate dai nutrizionisti per il loro contenuto di Vitamina C e antiossidanti ed oggetto di studi scientifici legati alla prevenzione di patologie gravi. Sardella si è “immerso” anche nei campi di pompelmi per parlare di tutte le specie di agrumi coltivati nelle zone vocate siciliane. Oltre alle prime fasi di produzione e lavorazione delle arance, si è parlato anche di trasformazione di agrumi in spremute not from concentred e dell’estrazione degli oli essenziali per la cosmesi. “Se potessi vivrei nello spettacolare paesaggio siciliano, straordinario come i suoi agrumi che finalmente con la trasformazione in spremute possono continuamente arrivare dappertutto”, ha commentato Sardella prima di lasciare la Sicilia.

a cura di Mirko Aldinucci

Il Consorzio di tutela Arancia di Ribera Dop ha avviato una rapporto di collaborazione con il Fai - Fondo per l’Ambiente italiano ed in particolare con il Giardino della Kolimbetra ad Agrigento per la promozione delle produzioni tipiche e la salvaguardia di aree ambientali, naturalistiche e agricole di particolare pregio. Alla luce del Premio Internazionale della Ruralità ottenuto dal territorio di produzione dell’Arancia di Ribera, il Consorzio continua ad investire sul binomio qualità del territorio-qualità delle produzioni ottenute, con l’obiettivo di promuovere dal punto di vista turistico il territorio agrigentino. Un’occasione, sottolinea il Consorzio in un comunicato, per presentare ad un potenziale enorme di visitatori dei beni ambientali la qualità delle produzioni agroalimentari siciliane, con offerta di spremute, degustazioni ed animazione nei principali siti gestiti dal Fai. Dopo il Natale con le spremute di arance dal 6 al 10 febbraio scorsi, in occasione della festa del Mandorlo in fiore di Agrigento, è proseguita la promozione delle arance di Ribera Dop e del Giardino di Kolimbetra con l’offerta di spremute e degustazioni. A seguire a Villa Necchi Campiglio di Milano si è svolta il 17 febbraio la “Mostra-mercato degli Agrumi” per esplorarne l’universo in tutte le sue declinazioni. Tutte manifestazioni previste nell’ambito del progetto finanziato da Mipaaf, Commissario ad acta ex Agensud e Consorzio.

FATTI

Arancia di Ribera collabora con Fai per salvaguardare ambiente e tipicità

Limone d’Amalfi nei dolci della Paluani Il limone d’Amalfi arricchisce i dolci della Paluani Spa: siglato nei giorni scorsi l’accordo tra la nota azienda dolciaria veronese e il Consorzio di Tutela del “Limone Costa d'Amalfi” Igp. Ad apporre la firma sul documento, rispettivamente il rappresentante del Cda Luca Campedelli ed il neo-presidente Salvatore De Riso, noto esponente dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani; con lorono erano presenti anche il vice-presidente del Consorzio Angelo Amato e il responsabile produzione e controllo qualità della Paluani Maurizio Pasetto. Il “Limone Costa d’Amalfi” Igp, riconosciuto dal controllo qualità Paluani come prodotto di alta qualità sarà utilizzzato per alcune ricette della società scaligera, famosa anche come sponsors storico del Chievo Verona, squadra che da undici anni milita nel massimo campionato di calcio italiano. L’accordo siglato prevede infatti l’obbligo di usare una percentuale minima garantita del 10% di limone all’origine su ogni chilo di prodotto finito. A Pasqua troveremo così sugli scaffali la colomba con delicata crema al “Limone Costa d'Amalfi” Igp , in cui verrà riportata la quantità ponderata di limone tra gli ingredienti.

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GENTE

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FATTI

Radicchio Igp di Chioggia Boscolo Palo al vertice Giuseppe Boscolo Palo, già presidente del Mercato ortofrutticolo di Chioggia, coltivatore di radicchio e protagonista nell’associazionismo, è stato eletto per acclamazione presidente del Consorzio di tutela del radicchio Igp di Chioggia; subentra a Patrizio Garbin. Il nuovo Consiglio è formato da sei produttori e tre confezionatori. Sono stati fissati criteri e strategie di intervento per azioni efficaci sul fronte dell’aggregazione dei produttori, dell’informazione e della commercializzazione. L’obiettivo è il rilancio del radicchio rosso Igp di Chioggia, varietà precoce e tardiva. Si punta su un programma che metta in primo piano il marchio Igp, che dia valore aggiunto al prodotto, che sia “sinonimo” di qualità e che offra garanzia ai produttori e ai consumatori. Si tratta, inoltre, di promuovere iniziative finalizzate a pianificare la produzione per prevenire situazioni speculative, dovute a un eccesso di offerta oppure a una concentrazione della stessa in determinati momenti. Boscolo Palo ha indicato alcuni impegni prioritari: in particolare saranno promosse azioni di sensibilizzazione tra i produttori per produzioni di qualità e sostenibili. Un’attenzione, dunque, alle buone pratiche agricole e al rispetto dell’ambiente. Il radicchio Igp di Chioggia si coltiva sui terreni sabbiosi della città adriatica e su un’ampia fascia di orti delle province di Venezia, di Padova e di Treviso. E’ la varietà di radicchio, tardivo e precoce più coltivata in Italia e nel mondo. Per Opo Veneto, presente da anni nel Mercato ortofrutticolo di Chioggia, il rilancio dell’Igp e dell’immagine dell’ortaggio autentico, genuino, garantito, è una condizione essenziale per migliorare le quotazioni e dare stabilità ai prezzi. www.corriereortofrutticolo.it

Wapa, Beaven presidente

Fruit Modena cambia guida

Peter Beaven della neozelandese Pipfruit, è il nuovo presidente della Wapa, World Apple and Pear Association. L’elezione è avvenuta durante l’ultimo giorno di Fruit Logistica, nel corso di un’assemblea cui hanno preso parte rappresentanti dei principali Paesi produttori ed esportatori di mele e pere. Beaven prende il posto di Kevin Moffitt, della statunitense Usa Pears. Daniel Sauvaitre, della francese Anpp, è stato nominato vicepresidente.

Adriano Aldrovandi, modenese, classe 1966, laureato in Scienze agrarie all’Università di Parma, è il nuovo presidente di Fruit Modena Group (Fmg), il gruppo nato nel 2007 dalla fusione tra le cooperative Campofrigo di Campogalliano ed Eurofrutta di Sorbara. Il Consiglio di amministrazione lo ha nominato ufficialmente mercoledì 13 febbraio 2013; nuovo vicepresidente è Daniele Balboni, già consigliere e produttore del Gruppo.

Veronamercato ospita Tosi Il sindaco di Verona Flavio Tosi ha visitato Veronamercato, il Centro agroalimentare scaligero (di cui il Comune detiene il 76% delle quote della società di gestione, seguito dalla Camera di Commercio con l'8,3%). Il presidente di Veronamercato Erminia Perbellini e il direttore Paolo Merci hanno accompagnato il primo cittadino veronese tra gli stand degli operatori. Erano presenti, tra gli altri, anche il vicepresidente di Veronamercato Gianni Dalla Bernardina, in rappresentanza anche della Camera di Commercio, il presidente di Fedagro Verona Giuseppe Giomaro e il grossista e membro del Cda di Veronamercato Marco Marrapese. Durante la visita agli spazi del mercato ortofrutticolo e l’incontro con gli operatori, i rappresentanti di Veronamercato hanno illustrato a Tosi le attività del centro agroalimentare sottolineando come sia necessario incentivare l’internazionalizzazione del Centro agroalimentare attraverso una maggior presenze sui mercati esteri. Esigenza condivisa dal primo cittadino di Verona.

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GENTE

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Il ministro Mario Catania è stato eletto alla Camera nelle file dell’Udc sia in Veneto che in Campania. Catania, come si leggeva sull’Ansa subito dopo le elezioni, ha espresso la propria amarezza per la poca attenzione riservata all'agroalimentare nella campagna elettorale delle diverse forze politiche. Intanto la Procura di Roma ha chiesto il giudizio immediato per il “Centurione” Giuseppe Ambrosio, già capo della segreteria del sottosegretario Franco Braga, e ex capo di gabinetto dei ministri Luca Zaia e Giancarlo Galan. Oltre a lui il Pm Stefano Rocco Fava ha sollecitato il processo per la moglie dell’alto dirigente, Stefania Ricciardi (ai domiciliari); e i dirigenti del ministero Ludovico Gay e Michele Mariani oltre ad altri imprenditori. Nel complesso il Gip dovrà vagliare nove posizioni, ma sotto indagine ne restano una trenti-

Mart Cooking, c’è Sant’Orsola

Sant’Orsola è uno degli sponsor dell’evento Mart Cooking, realizzato nell’ambito di Progetto Cibo, la mostra del Mart Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto - dedicata al gusto, in programma fino al 2 giugno. I piccoli frutti Sant’Orsola saranno utilizzati nel corso di due showcooking degli chef stellati Roberto Valbuzzi e Bruno Barbieri, in programma rispettivamente il 13 e il 20 marzo a partire dalle ore 18.

FATTI

Mario Catania eletto nell’Udc La Procura accelera per “Centurione”

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na. Le accuse contestate, a vario titolo, sono quelle di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, turbata libertà degli incanti e turbata libertà nella scelta del contraente. In pratica Ambrosio e i funzionari del ministero a lui vicini in cambio di benefit e vacanze, ma anche oggetti d’arredamento e prodotti alimentari, che prendevano dagli imprenditori, facilitavano contributi pubblici, contratti e pilotavano gare d’appalto. Il giorno in cui scattarono le manette, i militari della polizia tributaria della Guardia di finanza eseguirono sequestri per equivalente, di 43 terreni e fabbricati (compresi ville con piscina e attici), dieci auto e moto e diversi conti correnti, polizze assicurative, titoli per un valore di 22 milioni di euro. Secondo gli inquirenti ammonterebbero ad oltre 32 milioni i soldi pubblici finiti agli imprenditori coinvolti.

Coltura&Cultura al penultimo atto Presentato il volume “Le insalate” In occasione della fiera AgroSud di Napoli, è stato presentato venerdì primo marzo il volume “Le insalate”, il 14mo della collana Coltura&Cultura, promossa da Bayer CropScience per far conoscere e valorizzare le grandi colture italiane. Chiuderà la collana l'opera dedicata agli agrumi, di prossima pubblicazione. “Le insalate” si avvale del contributo di sessantasette fra i maggiori esperti delle insalate nel Paese che hanno fotografato ogni aspetto di questa coltura, dalla botanica alla coltivazione, dal valore nutrizionale all’utilizzazione e ai mercati, senza dimenticarne la storia, i paesaggi, le presenze nell’arte, le ricette, la percezione dei consumatori. In pochi anni questa referenza ha saputo trasformarsi da “Cenerentola” a “principessa” della nostra agricoltura - è stato detto durante la conferenza stampa di presentazione del volume - conquistando i consumatori più evoluti: merito dell’introduzione della quarta gamma, che ha aggiunto a un prodotto

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dalle preziose caratteristiche nutrizionali un servizio di praticità, risparmio di tempo in cucina e un più lungo tempo di conservazione, con un fatturato annuo in Italia salito a circa 900 milioni di euro. Nell’intero comparto delle insalate, la produzione italiana è la prima in Europa e la terza a livello globale. “Il volume racconta i segreti del successo delle insalate” ha spiegato a Napoli la professoressa Maria Lodovica Gullino, di Agroinnova, Università di Torino, coordinatrice scientifica del volume. Bayer CropScience investe ogni anno il 10% del suo fatturato in innovazione. Dopo aver sostenuto e partecipato a due progetti di sostenibilità, Magis vino e Magis uva da tavola, punta ora a promuovere una collaborazione ancora più stretta fra mondo della ricerca e produttori anche nella filiera delle insalate con il progetto Magis IV gamma, per farla crescere sotto tutti i punti di vista.

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Gli italiani dicono (quasi) addio al pranzo completo. Per un italiano su tre (esattamente per il 32%) il pranzo di mezzogiorno si riduce a un piatto di pasta. Da un sondaggio effettuato da Coldiretti solo il 18% degli intervistati dichiara di fare quotidianamente un pranzo completo con un primo, un secondo, un contorno e un dolce o un frutto. All’opposto invece sono il 9% gli italiani che mangiano solo un frutto o uno yogurt o un gelato mentre il 4 per cento addirittura niente. Con la crisi si assiste - sostiene la Coldiretti - ad un profondo cambiamento nelle abitudini alimentari degli italiani che tendono a frammentare durante il

giorno la propria alimentazione, che in passato vedeva il pranzo e la cena come protagonisti indiscussi. In questo contesto si inserisce peraltro la crescente attenzione agli aspetti salutistici dell’alimentazione con 16,9 milioni di italiani che dichiarano di seguire una dieta e di questi ben 7,7 milioni che dichiara di farlo regolarmente. Il rapporto con il cibo per un numero crescente di italiani è mediato da un approccio attento alle implicazioni sulla salute che dovrebbe essere fondato su indicazioni medicoscientifiche, ma che spesso si concretizza anche con il “salto” dei pasti principali.

NOTIZIARIO

Solo un italiano su tre si concede per pranzo un pasto completo E il 9% mangia un frutto o uno yogurt

Crolla la spesa alimentare: un -3% che “vale” sette miliardi di euro Immaginate dieci anni senza mai andare al cinema o senza comprare più smartphone e tablet. O, se preferite, 2 anni di fila senza acquistare e leggere nemmeno un libro o 3 senza nemmeno una partita di calcio… Solo con questi paragoni, forse, ci si può rendere conto dell’astronomico ammontare dei tagli alla spesa alimentare registrati negli ultimi 12 mesi: un “piccolo” -3%, che corrisponde però, in valore, a quasi 7 miliardi di euro. La percentuale sale a -10% se prendiamo in esame gli ultimi 5 anni, con dispense e frigoriferi più “leggeri”, in questo caso, di ben 20 miliardi di euro. Nonostante la relativa tenuta della produzione (-1,4%) e la buona risposta dell’export (+8%), nel 2012 l’industria alimentare ha iniziato a pagare le conseguenze di una crisi che dura ormai da troppi anni. E, alle soglie del 2013, arrivano tre concreti segnali di preoccupazione per la competitività del settore: calano gli investimenti (dal 58% al 45% le imprese che effettueranno investimenti nel prossimo biennio), l’occupazione (perM a r z o

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si 5.000 posti di lavoro) e l’accesso al credito (un terzo delle imprese che hanno chiesto un fido ha avuto un esito negativo). In occasione della presentazione del bilancio 2012 dell’industria alimentare e della valutazione delle prospettive per il 2013, il presidente di Federalimentare Filippo Ferrua Magliani ha sottolineato la preoccupazione con cui il comparto guarda al futuro e ha proposto al nuovo Governo un documento programmatico per il rilancio. Fondamentale per Federalimentare la riduzione della pressione fiscale fermando ogni tassazione impropria, come food tax o accise, ma anche evitare l’aumento dell’aliquota del 21% previsto a luglio 2013 e ridurre l’incidenza fiscale dei costi di trasporto e dell’energia. Bisogna sostenere l'internazionalizzazione, adottare una politica fieristica chiara e lungimirante e lottare contro la contraffazione. Infine, partecipare attivamente al dibattito sulla

revisione della Pac, in particolare riguardo ai temi dell’approvvigionamento e della security alimentare. L’occupazione del settore alimentare chiude il 2012 con un valore di segno negativo per il 6,6% delle imprese: circa 5mila posti di lavoro in meno negli ultimi due anni. Secondo l’analisi congiunturale Format Research-Federalimentare, condotta su un campione di 1.000 imprese, sono circa il 10% le aziende che hanno dichiarato di aver dovuto ridurre l'organico. Va però rilevato che, di contro, circa il 4% delle imprese prevede nuove assunzioni nel 2013. Da evidenziare che il 45% delle imprese alimentari ha dichiarato di essere intenzionato ad effettuare investimenti nel biennio 2013-14, il 13% in meno rispetto al 2011-2012. Ma non va troppo bene per i “coraggiosi” che decidono di investire: in un anno un terzo delle aziende che hanno fatto richiesta di accesso al credito hanno visto accordato un amwww.corriereortofrutticolo.it

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Notiziario montare inferiore a quello richiesto o hanno visto la richiesta non accolta. A essere penalizzate maggiormente sono soprattutto le piccole realtà. Secondo le stime del Centro Studi Federalimentare, nel 2012 il fatturato dell’industria alimentare ha raggiunto i 130 miliardi di euro, +2,3% sul 2011 legato esclusivamente all’effetto prezzi. Infatti la produzione in termini quantitativi è calata del -1,4% sull’anno precedente a parità di giornate lavorative. Il “dimagrimento” dei consumi ha innescato, negli ultimi anni, il calo di una variabile strategica come il valore aggiunto espresso dal settore alimentare, sceso, dal 2007 a oggi, di quattro punti in valori concatenati: si compra di meno e, quando si compra, si tende e ascegliere prodotti più economici. Eppure anche in un momento difficile per l’economia del Paese, l’industria alimentare è riuscita a contenere i prezzi dei prodotti alimentari, confermando il suo ruolo calmieratore E questo, malgrado le due impennate (2007-2008 e 2011-2012) delle quotazioni delle commodity agricole. Secondo elaborazioni del Centro Studi Federalimentare, i prodotti dell’industria alimentare hanno registrato nel gennaio scorso un +2,0% sullo stesso mese del 2012, confermandosi sotto il tasso di inflazione (+2,2%). Diversa la dinamica dell’alimentare “fresco”, che invece ha registrato a gennaio una netta accelerazione, segnando un +4,8% sui dodici mesi. In realtà, sono ben altre le voci che gravano sul “carrello della spesa” degli italiani. Basta dire che, sull’arco gennaio 2012 - gennaio 2013, i prodotti energetici sono saliti del +5,4%. Con i consumi interni in recessione, le aziende puntano sempre di più sull'export: nel 2012 ha toccato i 24,8 miliardi di euro (+8% sul 2011), con un’incidenza sul fatturato totale dell’industria alimentare del 19%: è la percentuale più alta di sempre. 14

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Prezzi agricoli in calo a inizio 2013

Il 2013 parte con il segno meno per i prezzi agricoli. Gennaio rileva l’Ismea - ha fatto segnare una flessione mensile dell’1,2%, determinata da un calo dell’1,4% dell’aggregato zootecnico solo parzialmente controbilanciato da un più 0,3% delle coltivazioni. L’indice dei prezzi elaborato dall’Ismea si è attestato a 144,3 (base 2000=100), facendo registrare un incremento dell’11,1% rispetto al gennaio 2012. Tra le colture vegetali, flettono nel mese i prezzi di cereali (1,9% su dicembre), frutta (0,7%), sementi e coltivazioni industriali (-0,8%), mentre aumentano le quotazioni di ortaggi (+3,2%) e vini ( +0,4%). Prosegue a ritmo sostenuto il recupero degli oli di oliva che in un mese hanno messo a segno un progresso del 10%. Il confronto annuo evidenzia per tutte le coltivazioni divari positivi a due cifre, con un aumento generale del 20,3% sul gennaio 2012. Più in dettaglio si registrano variazioni positive del 14% per i cereali, del 18,2% per la frutta, del 34,1% per gli ortaggi e del 16,5% per le colture industriali. Ancora più rilevanti gli aumenti su base annua per i vini (+31,5%) e gli oli di oliva (+40,3%).

Raccolti giù e costi produttivi in aumento nei campi italiani Raccolti in flessione e costi degli input produttivi che crescono a ritmo più sostenuto dei prezzi in agricoltura. Con problemi anche sul fronte della trasformazione industriale, determinati dalla forte debolezza della domanda interna solo parzialmente compensata dal buon andamento delle esportazioni. Ismea traccia il bilancio 2012 dell’agroalimentare in Italia nell’ultimo numero di Tendenze, il trimestrale di analisi e previsioni di settore scaricabile dal web. In ambito agricolo - spiega l’Istituto - archiviata una campagna vitivinicola tra le più scarse degli ultimi decenni (-8% secondo sti-

me Ismea e Unione Italiana Vini) sembra prospettarsi, sempre sulla base delle stime elaborate dall’Istituto, un’annata in flessione anche per l’olio di oliva (11,7% sul 2011), frutta (-9,7%) e ortaggi (-7%). Sul fronte dei prezzi, le rilevazione dell’Ismea indicano un aumento medio dei listini alla produzione dei prodotti agricoli del 2,1% nel 2012, a fronte di un incremento medio del 2,8% dei prezzi dei fattori produttivi impiegati dagli agricoltori. Secondo la rilevazione Ismea/Gfk-Eurisko, la spesa alimentare delle famiglie italiane si arresta nel 2012. Cresce di poco solo per i prodotti lattiero-caseari (+0,6%), l’ortofrutta (+0,7%) e la carne e derivati (+0,8%), un po’ di più per vini e spumanti (+1,3%). M a r z o

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Frutta a guscio italiana decapitata dalla spending review. Ammonta infatti a circa dieci milioni di euro il taglio agli aiuti per i produttori di nocciole, noci, pistacchi, mandorle e carrube, deciso dal Ministero dell’economia nonostante le norme europee prevedano l’istituzione di contributi nazionali per questo settore. Fino al 2011 l'Italia, nel rispetto delle leggi Ue che contribuiva all'erogazione di tali aiuti, stanziava ai produttori nazionali di frutta a guscio dei fondi che aiutavano queste produzioni a sopravvivere alle loro difficili condizioni, dovute soprattutto alle zone di difficile coltivazione, nonché a rischio abbando-

no e dissesto idrogeologico, in cui sono per la maggior parte collocate. Per il 2012, invece, il Mipaaf ha annunciato di recente che il ministero dell’economia non stanzierà i circa dieci milioni di euro necessari per coprire l'aiuto nazionale al settore, che ammonta a 120,75 euro per ettaro. Gli aiuti sono a rischio anche per il 2013, ma questo si saprà solo all’inizio del prossimo anno. Se le importazioni dall’estero, con quotazioni molto concorrenziali nonostante la qualità peggiore, hanno già messo in ginocchio il comparto italiano della frutta a guscio, il taglio agli aiuti rischia di uccidere definitivamente il comparto.

Summerfruit si aggiudica i diritti su una nuova varietà di kiwi

La Calabria sostiene la filiera del Bergamotto

Firmato a Bologna l’accordo che ha concesso in licenza alla Summerfruit i diritti di sfruttamento in tutto il mondo di una nuova varietà di kiwi precoce e polpa gialla, sviluppata dall'università di Bologna e Udine. Lo scorso settembre i due atenei avevano lanciato un bando per cercare partner interessati alla moltiplicazione e al commercio del nuovo kiwi su scala mondiale. Il 5 febbraio scorso, a qualche mese di distanza, è stato firmato l'accordo con la ravennate Summerfruit. La nuova varietà è il risultato di anni di ricerca presso i due atenei, ed è stata tutelata con un brevetto a livello europeo. Gli artefici dello studio e sperimentazione che ha portato a questo nuovo tipo di frutto sono Guglielmo Costa del Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Bologna e Raffaele Testolin e Guido Cipriani del Dipartimento di scienze agrarie e ambientali dell’Università di Udine. La licenza di produzione è stata aggiudicata, dopo aver vagliato numerosi candidati, alla azienda di Castel Bolognese, già nota e conosciuta per lo sviluppo e la dif-

Aiuti a favore degli investimenti nelle aziende della “Filiera del Bergamotto”, in particolare per il sostegno agli investimenti per l'ammodernamento aziendale e per la trasformazione e vendita del prodotto. Il bando, voluto dall’assessore regionale all’agricoltura della Calabria Michele Trematerra e dal presidente Giuseppe Scopelliti, vedrà come beneficiari imprenditori agricoli singoli ed associati, aziende bergamotticole e le imprese di lavorazione, trasformazione e/o commercializzazione del settore agro-alimentare, ricadenti nella zona di produzione della denominazione di origine protetta “Bergamotto di Reggio Calabria - olio essenziale” e delle aree comprese nella proposta di revisione della geografia della Dop. “L’obiettivo - ha detto l’assessore all'Agricoltura - è accrescere la competitività, la capacità di creare valore aggiunto e migliorare la performance globale delle aziende bergamotticole attraverso l'ammodernamento delle stesse nel rispetto degli standard comunitari applicabili”.

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fusione del marchio Summerkiwi e per la sua presenza nei Paesi più importanti di produzione e di vendita dei frutti di actinidia. Grazie all’accordo, l'azienda licenziataria si aggiudica tutti i diritti di sfruttamento della nuova varietà di kiwi, denominata AC1536. Summerfruit si occuperà di mettere in commercio il nuovo frutto e le prime coltivazioni sono previste già per l'anno in corso sia con nuove piante che con innesti. La AC 1536 è la prima varietà di kiwi a polpa gialla che potrà essere raccolta in tutte le aree produttive dell'emisfero nord nel mese di settembre e nel mese di febbraio-marzo nell’emisfero sud. L’accordo tra i due atenei e la ditta vincitrice, sottolinea un comunicato, rappresenta un esempio di “trasferimento tecnologico made in Italy”, ovvero di come i risultati della ricerca pubblica italiana possano trovare valorizzazione in tutto il mondo, generando benefici per le aziende.

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NOTIZIARIO

Tagli pesanti per la frutta in guscio: dieci milioni di euro in meno nel 2012, a rischio anche i contributi 2013

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Notiziario Spreco alimentare, 100 mila quintali di ortofrutta “salvata” in Emilia Oltre 100 mila quintali di frutta e verdura sono stati sottratti alla distruzione nel corso del 2012 e distribuiti a enti e strutture che si occupano di persone in difficoltà. Il tutto grazie ai fondi europei e all’iniziativa della Regione Emilia-Romagna. Circa 21 mila quintali sono transitati nella piattaforma bolognese di Villa Pallavicini, gestita dalla Fondazione Gesù Divino Operaio, e successivamente distribuiti a enti e strutture diocesane, al carcere della Dozza, all’Azienda pubblica di servizi alla persona (Asp) “Poveri vergognosi” e alle popolazioni colpite dal sisma dello scorso maggio. I prodotti recuperati hanno un valore commerciale di oltre 4 milioni di euro. Di contrasto allo spreco alimentare, di proposte per nuove regole comunitarie e di iniziative per recuperare le eccedenze agricole si è discusso durante un incontro avvenuto recentemente tra il presidente della Regione Vasco Errani e Guillaume Garot, vice ministro francese con delega all’Agroalimentare. Presenti all’incontro anche Tiberio Rabboni, assessore regionale all’Agricoltura, e Salvatore Caronna, eurodeputato alla Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale. La Regione Emilia-Romagna ha realizzato un portale Web che rende completamente trasparenti le relazioni tra le Organizzazioni dei produttori ortofrutticoli che rendono disponibile il prodotto e gli enti di solidarietà sociale che provvedono a distribuirlo. 16

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Argentati: rilanciare la cooperazione in Sicilia “È necessario rilanciare la vera ed efficiente cooperazione nel territorio ragusano così come in tutta la Sicilia stando davvero vicino alle cooperative per sostenere le loro reali esigenze. Le imprese devono trovare idee chiare e supporto da parte sia di chi le rappresenta sia della pubblica amministrazione”. Lo ha dichiarato la presidente di Fedagri Sicilia Federica Argentati (in foto) nel corso di una visita, organizzata in collaborazione con Confcooperative Ragusa, ad alcune delle principale cooperative associate della provincia di Ragusa. La Argentati ha visitato la cooperativa Il Bosco di Vittoria, che produce, confeziona e commercializza alcune tipologie di pomodoro ciliegino e

grappolo. Il pomodoro viene prodotto in serre riscaldate in fuori suolo attraverso l’introduzione di impianti avanzati nella gestione e controllo delle produzioni: fertirrigazione automatizzata, gestione clima, gestione Co2, attrezzatura automatica per la raccolta dei prodotti in serra e per le varie lavorazioni. Nel corso della visita oltre ad aver approfondito la tematica della commercializzazione dei prodotti e le tecniche di produzione, si ci è soffermati sull’utilizzo dei residui organici della produzione e lavorazione delle cooperative quali fonti di produzione di energie rinnovabili.

Bologna stanzia 20 milioni di euro per le imprese di trasformazione Oltre 20 milioni di euro per aumentare la competitività delle imprese di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli che operano in EmiliaRomagna. A tanto ammonta il finanziamento deciso dalla Giunta regionale su proposta dell’assessore all’agricoltura Tiberio Rabboni, nell’ambito del Programma regionale di sviluppo rurale 20072013, che servirà a sostenere interventi di ammodernamento e innovazione degli impianti, l’acquisto di attrezzature, la realizzazione di software, siti internet, brevetti e/o licenze. Considerando anche i 3,4 milioni di euro stanziati per il settore vitivinicolo alla fine del 2012, salgono così a circa 23 milioni e 500 mila euro le risorse messe a disposizione dalla Regione per rendere più

competitivo il comparto agroalimentare sui mercati internazionali. Il bando è nell’ambito della misura 123 del PSR e prevede come termine ultimo per la presentazione delle domande il 5 aprile prossimo. Oltre ad operare sul territorio regionale, le imprese interessate devono essere inserite in una filiera agricola e dunque avere rapporti stabili e formalizzati con i produttori agricoli. Le risorse stanziate pari a 20 milioni 130 mila euro permetteranno di erogare contributi in conto capitale, compresi tra il 40 e il 20% dell’intervento, a seconda delle dimensioni dell’impresa richiedente e del settore. L’importo dell’investimento ammesso è compreso da un minimo di 250 mila euro ed un massimo di 3 milioni. M a r z o

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Un tour per presentare gli accordi di commitment con i protagonisti industriali del mercato dell’India, gli eventi clou dal 2013 al 2015 e per illustrare le grandi potenzialità del mercato europeo per le tecnologie per il processing, packaging, printing e converting. Il gruppo Centrexpo Ipack-Ima, che nel 2013 organizzerà in Italia quattro manifestazioni internazionali (Pharmintech, in aprile a Bologna, a Milano Grafitalia e Converflex in maggio e Fruitech Innovation a novembre) lancerà nel 2014 East Afripack (9-12 settembre), la nuova fiera del processing e packaging a Nairobi, e prepara la fiera ammiraglia Ipack-Ima che nel 2015 (Milano, 19 -23 maggio) si svolgerà in occasione di Expo 2015 (maggio-ottobre). Le cifre dicono che i settori presidiati dal gruppo Centrexpo Ipack-Ima, sono in crescita, sia nel 2011 che nel 2012. Italia e Germania mettono insieme più della metà del fatturato generato dalla produzione di macchine, con l'Italia che incide sul totale dell'Europa per il 18% ed è cresciuta dell'11,7% nel 2011 e presenterà a consuntivo 2012 ulteriore crescita. Le intese in India sono di rilevante importanza strategica.

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Pesche, bocciato l’accordo di filiera

Semaforo rosso per la proposta di accordo interprofessionale sulle pesche e nettarine preparata dal Comitato di prodotto in occasione della riunione svoltasi a Bologna alla presenza di tutte le componenti del Comitato stesso e di numerosi membri del Consiglio di Amministrazione, oltre che degli organismi istituzionali. “Il Comitato - sottolinea il coordinatore Gabriele Ferri (nella foto) - ha redatto un documento in base al quale i frutti di calibro ‘D’ prodotti nel nostro Paese non avrebbero potuto essere immessi sul mercato a partire da giugno, mentre le pesche e nettarine di seconda qualità potevano essere commercializzate sul mercato del fresco soltanto se di calibro medio grosso A. L’accordo non si sarebbe applicato alle pesche e nettarine biologiche e al prodotto destinato all’industria di trasformazione. Purtroppo però, dopo alcune riunioni del Consiglio nazionale, non è stato possibile raggiungere un accordo unanime”.

Alleanza delle Cooperative, il programma del leader Poletti Giuliano Poletti è il nuovo presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane. Lo ha eletto l’assemblea composta da 90 rappresentanti delle tre organizzazioni cooperative AGCI, Confcooperative e Legacoop, che a gennaio di due anni fa hanno dato vita all’Alleanza delle Cooperative italiane, in rappresentanza di oltre 43.000 cooperative, con 1.300.000 occupati, 140 miliardi di euro di fatturato ed oltre 12 milioni di soci. Poletti succede a Luigi Marino, dimessosi dall'incarico in quanto candidato alle elezioni politiche. “Un progetto di unificazione nel quale credo profondamente e di cui sono stato convinto promotore”, lo ha definito Poletti. “L’Alleanza delle Cooperative è un progetto importante - ha detto Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative e copresidente Alleanza Cooperative Italiane -. È nata per dare maggiore incisività alla rappresentanza della cooperazione italiane”. L’altro copresidente Rosario Altieri, leader di Agci, ha aggiunto: “Le esperienze accumulate in oltre 20 anni di presidenza di Confcooperative sono state preziosissime per la fase di avvio di questa alleanza”.

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NOTIZIARIO

Ipack Ima prepara quattro eventi Il clou a novembre: Fruitech Innovation

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PRIMO PIANO

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Claudio Scalise*

Di certo l’ultima edizione ha confermato come Fruit Logistica abbia raggiunto la sua maturità e si sia posizionata in modo ben definito. Innanzitutto, si conferma come Berlino rappresenti la più importante vetrina mondiale dell’ortofrutta. Si tratta di un evento in cui effettivamente è possibile toccare con mano le proposte degli operatori di tutte le aree di produzione mondiale. Proprio a causa di questo fatto, l’esigenza di costruire preventivamente un’agenda di incontri ben organizzata è ormai la condizione per renderla funzionale. I contatti e gli incontri “occasionali” sono veramente pochi. Ottimizzare l’agenda e la gestione del tempo diviene un fattore decisivo. In genere le aziende già strutturate, con un calendario prefissato di incontri, traggono i maggiori benefici in queste condizioni. Ma ancor di più per un esibitore alla ricerca di nuove occasioni di business diviene fondamentale preparare la partecipazione in modo adeguato prima dell’evento, pena i bassi ritorni dell’inM a r z o

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La fiera di Berlino, ormai nel pieno della maturità, si conferma evento leader pur mostrando segni di debolezza Folta ma troppo eterogenea la “pattuglia” italiana vestimento in termini di contatti utili. Comunicare ai propri potenziali partner la presenza in fiera, indicando i tratti distintivi della propria offerta ( di prodotto, di servizio aziendale ecc.) ed il target/mercato di riferimento, diviene imprescindibile per portare a casa buoni risultati. Obiettivo di questa azione pre-salone sarà quello appunto di fare inserire la propria azienda, nell’agenda di appuntamento dei potenziali clienti e magari fissare già l’appuntamento in fiera. In secondo luogo va considerato che a ciascun incontro si riesce a dedicare al massimo una mezz’ora: perciò quanto più “i preliminari di reciproca conoscenza” si siano svolti in precedenza tanto più si potrà andare dritto al punto ed ottimizzare l’incontro. Se consideriamo un giorno e mezzo di fiera, tolti i tempi morti del pranzo, di fatto rimangono 8-9 ore da dedicare alla fiera, considerando gli spostamenti ed i saluti vari, un visitatore professionale può pianificare dai 15 ai 20

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Parabola discendente?

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incontri massimo. Di fatto, se pensiamo ad un buyer di una insegna distributiva, non sono sufficienti per incontrare tutti i propri fornitori. La strategia che abbiamo visto adottare è interessante. Infatti, spesso abbiamo notato che ci si fermava a fare un rapido saluto, un caffè o per il pranzo, presso i fornitori consolidati, rimandando gli affari ai contatti diretti del post-fiera. Mentre si dedicava la parte “professionale” della visita presso le aree/potenziali fornitori più lontani (Latina America, Asia, Africa etc ). Questo atteggiamento spiega anche la sempre più ridotta attenzione che sta riservando la Spagna a Fruit Logistica. La crescita di Madrid e il calendario ravvicinato rendono quell’appuntamento una alternativa a Berlino. Soprattutto le aziende interessate al mercato interno perdono di interesse ad essere presenti a Fruit Logistica. Come ebbi modo di affermare in uno scorso articolo, questa è un opportunità che anwww.corriereortofrutticolo.it

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P rimo piano

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che Macfrut dovrebbe cogliere. Soffermandoci sull’Italia, visitando la fiera le due nazioni con una presenza frammentata risultavano essere quelle della Francia ed il nostro Paese. La Francia, con una partecipazione tutto sommata dimessa, riflette già da qualche anno le difficoltà in cui si dibatte il suo sistema ortofrutticolo. L’Italia al contrario, risulta essere il Paese con maggior numero di espositori presenti. Qui bisogna un attimo approfondire la riflessione. Praticamente oltre due padiglioni dell’esibizione sono dedicati al nostro paese. Dunque un visitatore che gira per la fiera, può rimanere anche impressionato da tanti stand italiani. Ciò che appanna l’immagine del nostro Paese non riguarda solo la mancanza di un filo rosso che leghi in una cornice unica tutti gli espositori, trasmettendo il concetto dell’Italia e del posizionamento che intenderebbe avere sul mercato mondiale dell’ortofrutta. Vi è un elemento di confusione più profonda: la eterogeneità delle imprese presenti. Troviamo il grosso gruppo con legami internazionali consolidati e nello stand a fianco micro-aziende che si affacciano per la prima volta sui mercati esteri. La vera anomalia italiana è che la partecipazione alle fiere è diventata negli ultimi anni anche il modo più facile per “supportare” le aziende dagli enti locali. Mi è capitato di vedere quali organizzatori di padiglioni Regioni, Province, Comuni ed addirittura Gal. Queste partecipazioni spesso a costi minimi, quando non gratuiti, per le aziende rappresentano la banalizzazione del supporto all’internazionalizzazione delle imprese. Come se per accedere ai mercati esteri la partecipazione alle fiere fosse condizione sufficiente. Allora diciamolo: osserviamo spesso situazioni imbarazzanti. Imprese espositrici che non sono organizzate per gestire le vendite sul mercato internazionale e che creano un danno a se stesse e all’immagine dell’Itawww.corriereortofrutticolo.it

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lia. Imprese che al rientro saranno frustrate dalla partecipazione ad una manifestazione per la quale erano abbondantemente fuori target. Al contempo, però, vediamo che questi padiglioni nel corso degli ultimi anni sono cresciuti, sia in termini di aree, che di numero di espositori che di allestimento. Non voglio fare facili ragionamenti qualunquistici né sparare a zero sulle Regioni. Ci sono esempi di grande funzionalità e sinergia pubblico- privato che anche nelle fiere funzionano benissimo. Guarda caso, però, in questi casi ci troviamo di fronte alla presenza di imprese organizzate, che sfruttano la possibilità di stare insieme per offrire un’accoglienza maggiore di quanto potrebbero fare insieme ai propri ospiti e che dal legame con il proprio territorio di provenienza traggono un beneficio di immagine per la propria offerta. Quando queste condizioni non persistono, gli elementi negativi prevalgono su quelli positivi. Fare un filtro a priori tra le aziende, selezionando solo quelle veramente in grado di affrontare i mercati; studiare con loro i supporti più efficaci per agevolarne la penetrazioni sui mercati; inse-

rire tra questi in modo mirato le fiere, sarebbe un modo per avviare politiche di medio lungo respiro e non mordi e fuggi, come spesso si ha l’impressione di vedere. In conclusione, più che una presenza di massa indifferenziata, sarebbe auspicabile che l’Italia affinasse la propria partecipazione con una presenza organizzata di imprese export-oriented, coordinate all’interno di una identità comune italiana nella quale i diversi territori facciano emergere le proprie peculiarità. Personalmente credo che lo sviluppo di un trend di ulteriore professionalizzazione delle presenze spingerà nei prossimi anni verso questa soluzione. La fiera nel suo complesso ha già dato segnali chiari in tal senso. Al di là delle cifre ufficiali, la riduzione del numero di visitatori ed i numerosi spazi vuoti mascherati da improvvisati salottini ne sono stati la oggettiva testimonianza. La scarsissima presenza ai convegni ne è un ulteriore riprova. La formula così come è congegnata comincia a mostrare qualche incrinatura. Toccherà agli organizzatori pensare a nuove proposte per rinverdirla. *Sg Marketing M a r z o

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La Germania, negli anni di magra, vale per le mele italiane 260 mila tonnellate di prodotto venduto ma può arrivare, negli anni di maggiore richiesta, tranquillamente a 290-300 mila e oltre. Nell’arrembante globalizzazione degli ultimi anni, che ha aperto nuovi mercati e nuove aree di produzione anche alle mele, la Germania è rimasta saldamente al primo posto tra i mercati di esportazione della mela italiana, anche se sotto questa posizione la classifica è dinamica e mostra cambiamenti significativi: la

Spagna è oggi il secondo mercato, la Russia il terzo (ma potrebbe diventare prestissimo il secondo); per alcuni anni la Libia è addirittura salita al quarto posto, prendendo posizioni ad alcuni storici mercati europei. Il mercato germanico è diventato più difficile da quando i tedeschi hanno cominciato ad essere non più solo i forti consumatori che sono sempre stati ma anche forti produttori. Lo sanno bene al VOG, il colosso della mela altoatesina, che sui cambiamenti del mercato tedesco ha costruito nuove strategie. La Germania - ci ricorda il direttore generale Gerhard Dichgans (foto sopra) - è il secondo mercato di VOG dopo l’Italia e vale, a seconda del racM a r z o

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La Germania - che può “assorbire” fino a 300 mila tonnellate - resta il primo riferimento per le esportazioni. Come conferma Gerhard Dichgans del Vog

In Germania il 30% dell’ortofrutta tricolore Un “partner” da oltre un miliardo di euro La Germania si conferma il principale partner commerciale dell’Italia nel settore ortofrutticolo assorbendo in media oltre il 30% delle esportazioni di frutta e ortaggi del Belpaese. Lo si evince da un dossier elaborato dal Cso di Ferrara, in cui tuttavia si evidenzia come a un aumento dei volumi dell’export italiano corrisponde un calo di quelli inviati nel Paese teutonico. Se infatti all’inizio degli anni Duemila la Germania assorbiva oltre il 40% dell’export “tricolore”, nel 2011 tale quota si è fermata al 30%. A valore il trend è più stabile, nonostante la diminuzione delle quantità, che significa un prezzo medio complessivo superiore rispetto a quello medio. In particolare, nel 2011 il valore dell’export ortofrutticolo italiano indirizzato in Germania ha superato il miliardo di euro. Sia la frutta che gli ortaggi e gli agrumi, rispetto a dieci anni fa, perdono quote sul mercato tedesco, sebbene ultimamente ci siano alcuni segnali di ripresa.

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Mercato tedesco strategico per la mela made in Italy

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Frutta L’export italiano verso la Germania è passato da una media di 975.000 tonnellate dei primi anni duemila alle 750.000 tonnellate. Negli ultimi anni c’è stata tuttavia una ripresa, in particolare nel biennio 2010 e 2011, quando mediamente le spedizioni di frutta in Germania hanno riguardato circa 760.000 tonnellate, contro le 700.000 dei due anni precedenti. Agrumi Riprende negli ultimi due anni l’export di agrumi, dopo il progressivo calo avvenuto dal 2003 al 2009. Nel 2010 l’export raggiunge le 85.000 tonnellate, per scendere sulle 66.000 tonnellate nel 2011. Ortaggi Andamento altalenante. Buoni i quantitativi nel 2010, pari a 335.000 tonnellate, per scendere a quota 296.000 tons nel 2011. I principali prodotti frutticoli (escludendo gli agrumi) che dall’Italia giungono sulle tavole dei consumatocinque 5 prodotti rappresentato quote variabili attorno all’87% del totale della frutta fresca esportata sul mercato tedesco in quantità (media 2006-2011). Tra i prodotti orticoli più esportati dall’Italia con destinazione Germania ci sono carote, pomodori, cavoli, lattuga, cavolfiori e cavoli broccoli. Questi prodotti rappresentano nel periodo 2000-2011 quote variabili attorno al 56% in quantità del totale export orticolo italiano verso la Germania.

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colto locale tedesco, tra il 22 e il 25% dell’intera produzione, qualcosa come 100 mila tonnellate di mele. Dunque, almeno una mela italiana su tre, in Germania, è prodotta da VOG anche se appare anche al consumatore tedesco - secondo una segmentazione dell’offerta che cerca di coinvolgere il maggior numero di consumatori - sotto marchi diversi: Marlene, Marlene Bio, Pink Lady, Rubens, Kanzi, Modì, Jazz e forse ne dimentichiamo qualcuno. “Siamo entrati all’inizio in Germania con due sole varietà, le Gala e le Braeburn - ci ha detto Dichgans nel corso di un breve incontro a Berlino - che sono tra le quattro varietà più consumate dopo le Jonagold e le Elstar. Abbiamo avuto il ruolo di fornitore leader per Gala e Braeburn, a cui abbiamo aggiunto varietà come le Golden e le Granny che in Germania non ci sono. Questo nostro ruolo è stato messo in discussione quando in Germania si è costruita una base produttiva per Gala e Braeburn. Malgrado il clima e altri fattori, a un certo punto i tedeschi hanno avviato queste produzioni e per il noi è diventato molto meno facile fornirgliele, al

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punto che abbiamo avviato una fase nuova, finalizzata a farci diventare i leader nell’innovazione nelle mele: all’inizio degli anni Duemila è partito questo nuovo corso con l’esportazione verso la Germania dei primi quantitativi di Pink Lady. Contemporaneamente, abbiamo posto le basi per diventare i produttori principali di mele bio offrendo varietà di mele biologiche che il consumatore non trovava e non trova o che trovava solo nel segmento

convenzionale, a partire dalle Gala e dalle Braeburn bio nelle quali siamo ancora leader”. Una storia dunque, importante, quella del Vog in Germania, che merita ben ulteriori approfondimenti. “Oggi la nostra posizione in Germania è stabile - ha aggiunto il direttore generale di VOG - anche se dobbiamo fare i conti con una produzione locale buona se non abbondante (non nella stagione in corso, n.d.r.) nei confronti della quale dobbiamo porci come l'espressione di una qualità superiore, che cerchiamo di comunicare al consumatore tedesco attraverso campagne e promozioni in grado di coinvolgerlo”. Ci siamo imbattuti nello slogan curioso di una di queste campagne che piace ai tedeschi: “Che tipo di mela sei?”. L’Italia è primo mercato di VOG con il 50% di Golden e poi Red Delicious e Fuji. La Germania corre a ruota, con varietà completamente diverse, come abbiamo visto. Cresce il peso del biologico, con il 50 per cento del venduto in Italia e ben il 35% in Germania. Le allettanti performance dei nuovi mercati poco tolgono al fascino (commerciale) della “vecchia” Germania. (A.F.)

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Luca Granata, Melinda Dal punto di vista commerciale la miglior Fruit Logistica degli ultimi anni e forse di sempre. Abbiamo registrato una domanda di mele particolarmente elevata e concreta da parte di clienti storici, occasionali e del tutto nuovi, sia italiani che - soprattutto - esteri, provenienti dalle più disparate nazioni. Con ogni probabilità si tratta di una contingenza dovuta alla relatività carenza di offerta di mele. Se anche solo il 5% delle domande che abbiamo ricevuto diventeranno ordini, sarà quasi troppo per le nostre capacità...

Giulio Magrini, Agricola Gloria Berlino è la fiera più importante del mondo, devi esserci! Non ho avuto tempo di vedere i padiglioni dedicati agli operatori Italiani, avevamo uno stand nella hall 25 ma l’impressione è che ancora una volta la rassegna abbia risposto alle aspettative degli operatori del settore ortofrutticolo.

Domenico Liturri, Agricoper La fiera di Berlino quest’anno si è rivelata particolarmente proficua dal punto di vista dei contatti e degli incontri d’affari. Ritengo che merito del successo sia dovuto molto alla posizione favorevole che avevamo presso lo stand della Regione Puglia e che ha dato ampia visibilità alla nostra azienda. A differenza dell’anno scorso, infatti, come Agricoper possiamo senza dubbio dire che il feedback è decisamente positivo e confidiamo che i numerosi contatti portino a nuove collaborazioni d’affari in Italia e all’estero.

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FRUIT LOGISTICA VISTA DA...

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456 gli espositori dalla Penisola Piazza Italia “sostenibile” L’Italia nel 2013 è stata nuovamente il Paese ospite più importante di Fruit Logistica con 456 espositori su un totale di 2.543. La presenza italiana si è divisa principalmente tra i padiglioni 2.1, 2.2, 4.1 e 4.2. Come sempre il principale polo “tricolore” a Fruit Logistica era quello di Piazza Italia: riunite nello stand Italy, coordinato da Cso, una quarantina di aziende leader dell’ortofrutta italiana che si sono presentate a Berlino puntando, per la prima volta. sui valori della sostenibilità. Uno spazio espositivo innovativo, quello ideato utilizzando materiali riciclati, accompagnato dalle strategie delle diverse imprese che in questi anni hanno puntato sulla sostenibilità ambientale. Le aziende presenti hanno investito nel complesso M a r z o

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Eventi e degustazioni nello stand “green” coordinato dal Cso oltre 60 milioni di euro, pari al 3% del fatturato aggregato, solo in impianti fotovoltaici ad alta potenza, con la produzione di oltre 21.000 mega watt/anno di energia in grado di garantire la quasi totale autosufficienza produttiva. Un risultato importante che evidenzia il ruolo fondamentale del settore ortofrutticolo nella tutela dell’ambiente, nel risparmio energetico e nella qualità dell’offerta produttiva, cui va aggiunto l’impegno volto verso altri impianti a fonti rinnovabili, come l’energia eolica, nonché il riutilizzo delle acque di lavorazione per evitare dispersione, la

gestione e la valorizzazione del circuito rifiuti. “La qualità del Made in Italy ortofrutticolo - ha dichiarato in fiera Elio Menzione, ambasciatore d’Italia a Berlino - è un valore riconosciuto ma l’impegno delle imprese deve continuare e puntare ad una sempre maggiore differenziazione”. La capacità di qualificare l’offerta associando alla stessa i valori da cui deriva è una sfida dell'ortofrutta Made in Italy che punta a prodotti d’eccellenza (l’Italia è leader mondiale di produzione di kiwi, pere, uva, pesche e nettarine) coltivati, lavorati e commercializzati impiegando i più avanzati metodi di produzione. La Produzione Integrata raggiunge oggi oltre l’80% circa dell'offerta nazionale, le produzioni biologiche vedono l'Italia in posiwww.corriereortofrutticolo.it

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zione di leadership in Europa; sono italiane le aziende leader del packaging a basso impatto ambientale, nel complesso si genera una filiera virtuosa unica al mondo. “In un momento come quello attuale - ha dichiarato dal canto suo Paolo Bruni, presidente di Cso - in cui prevale il pessimismo e la visione negativa, è molto importante che il nostro settore si muova con tanto impegno e determinazione verso scelte che guardano al futuro che ritengo dovrà necessariamente puntare sulle tre “e” della green economy: economia, equità, ecologia”. L’elenco degli espositori presenti nello stand comprendeva, oltre al Cso, Agribologna - Conor - Fresco Senso - AB Fresh, Alegra, Almaverde Bio, AOP Serena, Apofruit Italia, Aposcaligera, CPR System, Eurocompany, Fogliati, Granfrutta Zani, Graziani Packaging, Jingold, Mazzoni, O.P.O. Veneto, Orogel Fresco, Naturitalia, Modì Europa, Pempacorer, Tramaco, Valfrutta, FruitImprese-ICE, Agro T18, Besana, Ceor, De Lucia, Peviani, Salvi, Secondulfo, Spreafico, Oranfrizer. Il presidente di FruitImprese Marco Salvi, al termine della rassegna berlinese, ha sottolineato che “non solo per Fruit Logistica, ma per tutti quegli eventi internazionali utili al sostegno dello sviluppo e della competitività dell’agricoltura e dell’industria agroalimentare italiana dobbiamo avviare best practice e puntare a un modello unitario”. L’Ice ha dato un fattivo contributo a tre eventi che si sono svolti nella “collettiva” italiana: un seminario sull’uva da tavola con la presenza dell’Assessore regionale agricoltura della Regione Puglia Dario Stefàno; una analisi aggiornata del mercato ortofrutticolo in Germania; la presentazione del mercato ortofrutticolo di Amburgo. L’Ice ha poi organizzato la presenza di delegazioni di buyers da Russia, Repubblica Ceca e Polonia. ● www.corriereortofrutticolo.it

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PUNTASPILLI GRANDE ATTIVISMO DEL SUD ITALIA MA NESSUN “FIL ROUGE” Fruit Logistica si conferma sempre più “one day show” (il giovedi) anche se quest’anno è parso frizzante anche il primo giorno, mercoledi. Di positivo a Piazza Italia c’e stata finalmente la possibilità di degustare frutta e verdura fresca proposta dal Cso nell’ambito del progetto Fruitness. Una svolta di cui si sentiva il bisogno. Poi bella l’idea dello stand riciclabile all’insegna della sostenibilità. In giro si è notato un grande attivismo delle Regioni del Sud, in testa la Puglia. La presenza italiana, come sempre la più numerosa, fa sempre quantità ma dovrebbe fare anche più qualità. Nel senso che si sente la mancanza di un’immagine coordinata del sistema Italia. Ognuno va per conto suo senza un filo rosso che tenga insieme idee, progettazione e stand. Servirebbe una ‘corporate image’ del sistema ortofrutta Italia che si presenta frammentato in 23-4 padiglioni come un personaggio in cerca d’autore. Se pensate ai costi e agli investimenti che qui fanno le imprese private e gli enti pubblici, viene da pensare cosa si potrebbe fare se ci fosse un coordinamento della presenza e di almeno una parte del budget. Ma dove sarebbe il coordinatore? Sicuramente in alto, non sicuramente l’Ice che è più un ente operativo. Basterebbe un tavolo al ministero con le Regioni e un ministro competente e autorevole, non destinato a durare qualche mese. In molti stand c’erano più addetti in trasferta che visitatori. Servono idee nuove e progetti condivisi, come ad esempio puntare ogni anno su un mercato diverso, far venire operatori e buyer e presentarsi insieme in una grande iniziativa “Buy Italia”. Insomma non basta esserci, bisognerebbe avere anche qualcosa di nuovo da dire e da proporre. Sogni? Forse. Però resta l’impressione che l’urgenza di esportare di più richieda un salto di qualità da parte di tutti. Organizzare una cena o un cocktail non basta più, forse sono da derubricare fra le spese improduttive. Lo capiranno i burocrati delle Regioni e degli enti pubblici o parapubblici che facevano bella mostra di loro con stand quasi sempre semivuoti? (L.Frass.)

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Drahorad: meno spagnoli e francesi

Fructidor: lasciano perplessi i dati ufficiali

“Tutti d’accordo nel notare la favolosa presenza dei Sudamericani al padiglione 25, tanti che notano un calo delle presenze spagnole e francesi, molti che raccontano di una sempre più massiccia infuenza degli olandesi. L’Italia c’è, ma in pochi ne conoscono il peso. Colpa della poca unitarietà e dell’insistenza nel marciare individualmente invece di accordarsi sulla cura di un’immagine unitaria, di efficienza collettiva”. Questa l’analisi di Roland Drahorad, affidata al suo blog “Qui frutta”. “Ancora una volta mi vien da riporre speranze nella nuova Ice - Istituto Commercio Estero - perché chi visita i centri nevralgici in giro per il mondo sa quanto conta l’appartenenza ad un sistema Paese conosciuto ed apprezzato quando si bussa alle porte che contano”.

I dati forniti dagli organizzatori di Fruit Logistica (58 mila visitatori provenienti da 130 Paesi, 2.543 espositori provenienti da 78 Paesi) non convincono il giornale francese Fructidor, specializzato nel settore ortofrutticolo: “se per gli espositori il dato è facilmente verificabile e sembra corrispondere, il totale dei visitatori appare incoerente. Secondo tutti gli espositori incontrati, i visitatori sembrano meno numerosi dell’anno scorso”, si legge sul sito del giornale. “Mercoledì la fiera è iniziata con un flusso relativamente basso, aumentato rapidamente di intensità nel corso della giornata. Giovedì, come al solito, la giornata più piena, con una marea di gente nelle corsie e negli stand. Venerdì, giornata di lavoro fino a mezzogiorno, poi numerose partenze di espositori e visitatori”.

in pinzimonio; kiwi tagliato a fette e gustato in semplici spiedini tuffati in una mousse di cioccolato; fragole tardive accompa-

gnate da una base di meringa al cioccolato; mele caramellate; arancia rossa di Sicilia candite e in insalata; frutta secca snack. ●

Il progetto promozionale toccherà Austria, Germania Inghilterra, Polonia, Svezia A Berlino Mister Fruitness ha dato il via al terzo triennio di Fruitness, enjoy it! iniziativa finanziata da Unione Europea, Stato italiano e Cso per informare e promuovere i consumi di frutta in Europa. L’icona del progetto presente alla fiera internazionale che ha radunato nella capitale tedesca più di 2.400 aziende di produzione e commercializzazione dei prodotti freschi di tutto il mondo ha illustrato il percorso che in tre anni porterà il progetto in Austria, Germania, Polonia, Regno Unito e Svezia, allo scopo di promuovere il consumo di pere, kiwi, susine, pesche e nettarine, favorendo la diffusione di abitudini alimentari equilibrate e di uno stile di vita sano e sportivo. Durante la kermesse berlinese il supereroe, ha dato il benvenuto a una iniziativa targata CSO e sostenuta da ICE: la Fruit&Veg Experience. Nel centro dello stand Italy a fianco dello spazio bar, la frutta e la verdura sono diventate protagoniste di dieci accattivanti ricette. I prodotti distribuiti nell’innovativo spazio degustazione sono andati ad un pubblico mirato di buyers internazionali, media e opinion leader che hanno particolarmente apprezzato il mix curato dallo chef pasticcere di Solegiallo in cui, in stile finger food, si sono potute apprezzare dieci delizie inedite per Fruit Logistica come frutta biologica allo yogurt gelato; pera Abate Fetel IGP con Parmigiano Reggiano e Aceto Balsamico tradizionale di Modena IGP; radicchio Tardivo di Treviso presentato semplicemente M a r z o

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Fruitness atto terzo

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L’Emilia Romagna si conferma al top per l’ortofrutta italiana ma lo sforzo per innalzare la qualità deve proseguire e intensficarsi. Parola di Giancarlo Minguzzi, presidente dell’omonima società consortile di Alfonsine (Ravenna) e leader regionale di Fruitimprese. Commentando il recente salone berlinese, Minguzzi rileva che “la buona affluenza negli stand degli operatori emiliano-romagnoli conferma che la regione resta sempre nell’élite dell’ortofrutta”. “Mi ha colpito il fatto che molti buyer stranieri, anche rappresentanti di catene di discount, cercano di inserire nelle loro referenze sempre di più prodotti “premium” a scapito delle commodities, poiché a prezzi bassi non coprono più certi costi fissi”, aggiunge Minguzzi. “Questo ci deve incentivare a produrre sempre più qualità (in particolare si parla di albicocche, susine, pesche, nettarine, pere e kiwi), prodotti che trovano sicuramente nel territorio dell’Emilia Romagna un clima ideale e una vocazione produttiva storica e consolidata. Mettendo a confronto gli stand spagnoli coi nostri - osserva Minguzzi – mi è parso che la differenza di affluenza rispetto agli altri anni é diminuita, a conferma di una ripresa di interesse verso i nostri prodotti. Questi segnali positivi ci devono indurre a moltiplicare gli sforzi sul fronte dell’export: la grande novità dei 23 container di kiwi spediti in Corea deve servire per aprire le frontiere dei nuovi mercati anche ad altri nostri prodotti, favorendo così nuovi importanti sbocchi per l’export”. Circa l’andamento della campagna autunno-inverno Minguzzi commenta che “la scarsa raccolta di pere autunno-invernali si sta facendo sentire: oggi le Abate quotano in natura decisamente M a r z o

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Il presidente di Fruitimprese Minguzzi: a Fruit Logistica confermato il ruolo di primo piano della regione, che deve esprimere più prodotti premium e meno commodities

Perù protagonista a Berlino. E da marzo è in vigore l’accordo commerciale con la Ue Superficie record per il Perù, Paese partner di Fruit Logistica nell’edizione 2013. Dai 25 metri quadri del 2003, il Paese sudamericano è arrivato a occupare, dieci anni dopo, 500 metri quadri in cui sono state coinvolte 70 tra le principali aziende di settore. Il ministro peruviano del Commercio Estero e del Turismo, José Luis Silva, ha sottolineato che “i punti di forza del Perù derivano dalla sua posizione geografica strategica, dal portafoglio di prodotti di alta qualità, dalla sua capacità di diversificazione di mercato e di prodotto”. A partire da marzo è entrato in vigore l’accordo commerciale tra l’Unione Europea e il Perù. Secondo il Commissario Europeo a Lima il principale vantaggio del nuovo sistema sarà il miglioramento delle condizioni di commercio e investimento stabiliti nell’accordo, che prevede uno scenario stabile, trasparente e prevedibile per entrambe le parti. Il commercio Ue-Perú è cresciuto negli ultimi anni: nel 2011 ha raggiunto 9,2 miliardi di euro, che rappresentano il 16% del volume del commercio peruviano. L’Unione Europea è la terza fonte di importazioni peruviane. L’accordo rappresenta un’opportunità importante per le esportazioni agricole peruviane che attualmente sono circa la terza parte delle esportazioni totali del Perù verso l’Unione Europea. Con l’accordo si è ottenuto l’accesso di favore per il 99,3% dei prodotti agricoli e per il 100% dei prodotti industriali.

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«Emilia Romagna trainante, ma va innalzata la qualità»

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sopra l’euro. Anche le mele di qualità hanno buoni prezzi, ma é anche vero che di buona qualità si é raccolto pochissimo (vedi Fuji). Diversamente si sta comportando il mercato del kiwi che nonostante una produzione inferiore del 15-20%, non riesce a spuntare i prezzi che giravano al momento della raccolta”. ● www.corriereortofrutticolo.it

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Capitale umano, ricerca, servizio E le tecnologie di Unitec sfondano Unitec ha chiuso il 2012 con un fatturato di 40 milioni di euro contro i 28 milioni del 2011. La SpA con sede a Lugo di Ravenna, “cuore” di un gruppo che ha filiali in Spagna, Francia, Stati Uniti, Argentina e Cile, ha registrato una crescita che la dice lunga sulla sua capacità di adattarsi ai mercati e alle esigenze dei singoli operatori. Il presidente e direttore generale Angelo Benedetti attribuisce il successo alla filosofia aziendale: “Dalla prima calibratrice, prodotta nel 1924, ad oggi, la nostra storia è sempre stata scandita da grandi risultati per i nostri clienti e guidata da un unico obiettivo: aiutarli nell’espansione del loro business attraverso il miglioramento della qualità del lavoro”. “La frutta è una cosa viva, cambia quasi di stagione in stagione, lavorarla non è mestiere facile, per questo cerchiamo di mettere a punto tecnologie su misura delle singole esigenze, pronti, attraverso l’assistenza, ad aggiornamenti e modifiche”, aggiunge Benedetti. Per questo il gruppo punta sulle risorse umane qualificate e su un buon lavoro di squadra. Gli ultimi due assunti nella sede di Lugo sono un neo-laureato in fisica e un neo-laureato in matematica. “Ci piace dare spazio ai giovani, con loro facciamo ricerca inserendoli in gruppi di lavoro dove incontrano tecnici esperti e mixano i loro saperi. Da noi la ricerca non smette mai”, afferma il presidente. Sarà per questo che Unitec è riuscita a mettere a punto una calibratrice per la lavorazione di una varietà di pomodorino giapponese che è la metà di un datterino e ha un peso tra i due e i tre grammi, roba da iper-specialisti: da stupire i giapponesi, maghi dell’elettronica. Unitec sta crescendo in America www.corriereortofrutticolo.it

La Spa di Lugo ha chiuso il 2012 con un fatturato record di 40 milioni di euro Latina. Ha messo il naso in India (dopo aver chiuso in Cina: esperienza comunque ritenuta interessante). Come vede, Benedetti, la produzione ortofrutticola nei Paesi emergenti? Ci faranno presto paura, grazie anche al trasferimento di tecnologie, con la loro concorrenza? “L'India è un colosso ma ha bisogno di tempo. Ci vorranno 10 anni perché ci prendano”. Ma torniamo al tema più generale, che appassiona Unitec, la tecnologia come servizio: “Siamo sempre più vicini alle esigenze di chi produce, di questi tempi è indispensabile. La tecnologia deve offrire oggi il massimo in termini di tempi, riduzione dei costi, affidabilità, risultati. A chi esporta su lunghe distanze, per esempio, siamo in grado di selezionare il prodotto per qualità della polpa. Se la polpa del frutto non ha tenuta la sua self-life sarà corta e non sarà in grado di raggiungere i mercati di consumo lontani in condizioni qualitative accettabili. Una tecnologia versatile può dare al suo utilizzatore nuove opportunità di mercato, come è successo per la produzione di zucchine extra-calibro di un nostro cliente”, afferma Benedetti. La Minguzzi Spa di Alfonsine (Ravenna), attiva nella frutta fresca dal 1960, ha installato un impianto completo, progettato e realizzato da Unitec per la pre-calibratura in acqua delle mele. Giancarlo Minguzzi, titolare della società, ha così commentato questa esperienza: “La mela è la

referenza frutticola che più di ogni altra ha bisogno di accuratezza in ogni fase della selezione e del confezionamento. Basta anche una lieve ammaccatura per danneggiarne la qualità. Ecco perché ho scelto la soluzione proposta da Unitec che, dallo svuotamento fino al riempimento in acqua dei bins, accompagna dolcemente le mele attraverso l’intero percorso, selezionandole in maniera precisa ed accurata in funzione del calibro, del peso, del colore e dei difetti esterni. Grazie al nuovo impianto, ho dimezzato la percentuale di prodotto ammaccato, che prima era nell’ordine del 3-4%. Inoltre, grazie al fatto che le mele escono con una migliore qualità dalla fase di pre-calibratura, anche il confezionamento manuale si svolge più rapidamente, in quanto le ulteriori selezioni sono ridotte al minimo”. Secondo Minguzzi, il nuovo impianto porta ad una riduzione dei costi del 20%. Un altro buon esempio viene da un’azienda mantovana specializzata nel melone. “Grazie alla calibratrice messa a punto per noi da Unitec - sottolinea Francesca Nadalini, la titolare abbiamo potuto verificare con maggiore precisione la qualità del prodotto e aumentare la velocità di lavorazione. Questo, ci ha permesso di aprirci ai mercati esteri, anche a quelli più difficili, come Gran Bretagna e Svizzera”. Angelo Benedetti non perde un’edizione di Fruit Logistica. Sull’ultima edizione ci ha detto: “La fiera non può più crescere in termini quantitativi. Permette però contatti più concreti che in passato. Si fanno più commesse". Forse non vale per tutti ma certamente per Unitec, con le sue tecnologie da “Gran Premio”. ● M a r z o

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Nel mirino la Gdo russa

Ortaggi e servizi anche dal Fucino

Giuseppe Battagliola - presidente de La Linea Verde S.p.A. - ha commentato positivamente la partecipazione alla fiera internazionale: “Abbiamo ricevuto in stand numerosi buyer stranieri interessati alla nostra realtà”, ha detto a caldo al termine della manifestazione. “In particolare abbiamo avuto incontri importanti e fattivi con esponenti della Gdo russa cui è stata presentata la gamma delle insalate fresche pronte DimmidiSì per il loro mercato che è nostro timone per le strategie export 2013”. La Russia è il nuovo obiettivo de La Linea Verde. L’azienda di Manerbio ha individuato nel settore delle insalate di IV gamma un’area di business dalle altissime potenzialità di sviluppo sul territorio Moscovita, e non solo, in cui si è verificata un’“esplosione” del comparto nell’ultimo anno. è di pochi giorni fa infatti l’ingresso ufficiale de La Linea Verde nel mercato russo portando a quota tre il numero di investimenti importanti fatti da La Linea Verde sul piano dell’export (2008 Navarra, 2012 Austria). La modalità, in perfetto “stile La Linea Verde”, segue il successo dei due precedenti progetti esteri: identificazione di un partner locale che condivida gli alti standard qualitativi e la propensione all’innovazione per avviare una collaborazione che sia di reciproco beneficio. Vegetoria è la società con la quale La Linea Verde ha avviato questo primo progetto di penetrazione del mercato russo. Una realtà locale giovane e attiva sia nella produzione, sia nell’importazione, attraverso la quale l’azienda italiana prevede di importare, nell’arco dei prossimi sei mesi, prodotti a marchio DimmidiSì dall’Italia per poi avviare, nella seconda metà del 2013, uno stabilimento per la produzione

Opo Veneto ha presentato a Berlino una vasta gamma di ortaggi e di servizi connessi in grado di rispondere efficacemente alle richieste del mercato moderno. Produzioni dal Veneto nonché da altre aree vocate d’Italia, come il Fucino e la zona di Fondi (Latina), dove l’O.P. opera con propri soci. Obiettivo: offrire una vetrina di prodotti naturali, sani, sicuri, certificati, coltivati secondo criteri sostenibili, una dimostrazione di come si possano produrre buoni ortaggi e buona frutta a tutto beneficio del benessere dei consumatori.

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in loco di insalate di IV gamma, con un’ipotesi di fatturato pari a 10 mio nel primo anno di attività. “Un obiettivo ambizioso - commenta Massimo Bragotto, direttore commerciale - che ci vogliamo porre come sfida, certi degli incoraggianti risultati delle nostre indagini di mercato da cui risulta che il settore delle insalate fresche pronte è in netta espansione, che il segmento è percepito come status symbol dai moscoviti e, infine, che la concorrenza in loco ad oggi è realmente bassa. Inoltre il nostro è un prodotto italiano, questo ci garantisce di rientrare a pieno titolo nel settore d’eccellenza del Made in Italy, un valore aggiunto agli occhi del consumatore straniero, senza dubbio”. Per questo motivo tutti i pack destinati al mercato russo sono realizzati in cirillico, ma con riferimenti tematici e di colore alla bandiera italiana oltre, ovviamente, a riportare il brand. Ultimo punto chiave per la buona riuscita dell’operazione commerciale è la posizione strategica di Vegetoria che, fra Mosca e Pietroburgo, copre un’area popolata da circa 20 milioni di persone, nonché potenziali consumatori. “Essere stati qui a Fruit Logistica - ha detto Bragotto - è stato fondamentale per consolidare ulteriormente la partnership appena avviata sul territorio russo, nel quale vogliamo importare la freschezza made in Italy e il nostro know-how, iniziando con la IV gamma e, in futuro, speriamo anche altre categorie di prodotto”.

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L’evento è stato seguito per Opo Veneto da Francesco Arrigoni, responsabile produzioni e qualità e da Michele Trevisan, export manager. Lo stand di Opo Veneto era allestito all’interno di “Piazza Italia” lo spazio collettivo del Cso dove il sodalizio ha deliziato i presenti con due “chicche” curiose e accattivanti per deliziare il palato: un crostino alla salsa di radicchio, impreziosito da un ricciolo fresco di tardivo di Treviso, e un mini pinzimonio, sempre di radicchio, in un piccolo contenitore trasparente. www.corriereortofrutticolo.it

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TERRA ORTI

Dopo Fruit Logistica la Berlinale

Op Terra Orti, dopo la presenza a Berlino per Fruit Logistica, ha raddoppiato alla Berlinale con il premio al miglior film con scene sul cibo. Oltre ad essere presente, come ogni anno, alla fiera, ha partecipato il 15 febbraio al festival internazionale del Cinema per l’assegnazione del Cinecibo Award. Fruit Logistica, si sottolinea da Terra Orti, ha rappresentato anche quest’anno una grande opportunità; il notevole afflusso di visitatori e l’interesse degli operatori del settore ha confermato Terra Orti come Op di punta dell’Italia meridionale nella commercializzazione di ortaggi e frutta. Fruit Logistica, si evidenzia dalla Op, rappresenta una grande opportunità di confronto e un’occasione unica per poter valutare e analizzare le innovazioni e le tendenze di un mercato dinamico in continua espansione come quello ortofrutticolo, mentre la “Notte delle Stelle” e il premio del Cinecibo Award, rappresenta una ulteriore occasione per affermare in un contesto mondano internazionale, l’eccellenza delle produzioni. Il premio Cinecibo Award, che vede Terra Orti partner, è stato consegnato durante la prestigiosa serata di Gala “Notte delle Stelle”, che si è svolta alla presenza di un folto pubblico di personalità del mondo culturale, politico e cinematografico. Un progetto sostenuto da Provincia di Salerno, Comune di Castellabate, Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. www.corriereortofrutticolo.it

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Kiku. La mela Isaaq piace perché piccola La mela snack Isaaq convince per il colore rosso attrattivo ed il gusto dolce-acidulo, ma soprattutto per le dimensioni mini, come un giocattolo. 58.000 visitatori provenienti da 130 nazioni se ne sono potuti rendere conto a Fruit Logistica. Thomas Braun, amministratore delegato di Kiku srl, che gestisce il marchio a livello globale, spiega: “il trend verso porzioni piccole sta crescendo. Da tempo eravamo alla ricerca di una mela compatta e ben conservabile e l'abbiamo trovata con Isaaq. Il frutto è tascabile, il gusto è rinfrescante anche con temperature calde. In produzione si presenta come una varietà facile che produce tanto e con costanza. Per testarla, Isaaq è stata piantata in tutti i continenti. Esistono, inoltre, in diversi Paesi alcuni impianti pilota per raggiungere al più presto una massa critica di prodotto”.

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TRENTINA

Intenso business con i partner “Tre giorni intensi e carichi di nuove opportunità di business”, li definisce Simona Pilati, direttore generale del Consorzio la Trentina, a chiusura della fiera. “Abbiamo incontrato i partner stranieri che ci accompagano da sempre, dalla Spagna ai Paesi Nord Africani, che non solo hanno rinnovato il loro interesse a lavorare con la nostra realtà, ma hanno anche aumentato le loro richieste a conferma del beneficio reciproco ottenuto dalle collaborazioni passate. Dei risultati importanti quindi per il Consorzio che dimostrano l’efficacia della strategia perseguita”.

T18

B2b soddisfacenti con buyers esteri

Fruit Logistica si è rivelato un’importante occasione di incontro e di confronto internazionale per tutti gli operatori del settore per T18, il cui bilancio è positivo. Il Gruppo ha partecipato all’interno dell’esposizione collettiva italiana in Piazza Italia. “Ancora una volta essere presenrti a questo evento - dichiara Edoardo Ramondo, amministratore delegato - si è rivelato il modo migliore per capire lo stato dell’arte del mercato mondiale dell’ortofrutta. L’Italia rimane per la produzione il Paese più importante, a fianco della crescita di Paesi come Marocco, Turchia e Spagna. Fondamentale l’aspetto B2B della tre giorni: il nostro Gruppo ha avuto molti contatti e richieste dall’estero soprattutto per quanto riguarda il pomodoro”. Soddisfazione è stata espressa anche da Massimo Longo, direttore Commerciale Agro T18: “Nonostante la crisi, quest’anno in particolare ho notato l’entusiasmo degli espositori: questo perché le realtà produttive, pur essendo perfettamente consapevoli del momento difficile, stanno puntando ancora di più sulla ricerca della qualità, piuttosto che sulla crescita quantitativa delle produzioni. La tendenza è quindi quella di investire sulla specializzazione del prodotto”. “Mai come quest’anno - la conclusione di Longo - T18 ha avuto richieste da buyers esteri per progetti legati alla nostra eccellenza ortofrutticola”. M a r z o

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PRIMO PIANO

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Rappresentanti del mondo politico ed imprenditoriale si sono confrontati giovedì 7 febbraio, nello stand della Camera di Commercio di Salerno per parlare del futuro dell’ortofrutta. Ad aprire i lavori del convegno, intitolato “Guardando al futuro: l’ortofrutta italiana tra Ocm, filiera e mercato”, il presidente della Camera di Commercio di Salerno, Guido Arzano; a seguire l’intervento del Capo della Segreteria Tecnica del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Carlo Sacchetto, il quale, dopo aver sottolineato la eccessiva frammentazione della presenza italiana alla fiera berlinese, ha ribadito la necessità per gli operatori del settore ortofrutticolo di fare più sistema. “Per fare ciò”, ha affermato Sacchetto, “è indispensabile un livello maggiore di aggregazione, soprattutto al Sud”. Il consigliere regionale per l’Agricoltura alla Regione Campania, Daniela Nugnes, ha a sua volta confermato come tra gli obiettivi della regione Campania via sia anche quello di sostenere e favorire le Organizzazioni di Produttori come strumento per ridurre la polverizzazione dell’agricoltura campana. “Siamo il Paese - ha affermato Nugnes - con più espositori, ma la misura della presenza italiana non viene percepita. Dobbiamo aumentare il nostro livello di aggregazione oggi insufficiente per affrontare in maniera competitiva il mercato e la nostra regione si impegnera’ in questa direzione per aumentarne il livello”. A seguire l’intervento del presidente di Unaproa, Ambrogio de Ponti, che ha condiviso l’analisi della Nugnes proponendo a sua volta di aumentare la soglia minima di fatturato necessaria per ottenere riconoscimento di Op M a r z o

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Ocm, filiera e mercato al centro di un convegno organizzato nella stand dell’ente camerale di Salerno con esponenti di Mipaaf, Unaproa, Aop Armonia e Op Alma Sages ed incentivando maggiormente le aggregazioni di livello superiore come le Aop. Aristide Valente, leader della OP Alma Sages, si è detto soddisfatto della partecipazione alla manifestazione berlinese. È stata poi la volta di Marco Eleuteri, direttore Commerciale della Aop Armonia, che nel primo triennio di attività ha visto progressivamente aumentare sia il numero dei soci che il volume di produzione commercializzata. “Abbiamo iniziato fin da subito ad operare abbandonando le identità delle singole Op ed adottando una veste unitaria, quella di Armonia - ha esordito Eleuteri - quale naturale conseguenza della creazione di un ufficio commerciale unico che colloca sul mercato l’intera produzione degli agricoltori associati. Non ci siamo limitati a cambiare solo il vestito, ma anche quello che c’è sotto”. “Per quanto riguarda la strategia commerciale - ha concluso Eleuteri - abbiamo preso atto che il mercato ortofrutticolo si sta polarizzando: crescono i prodotti di

primo prezzo e quelli di fascia premium, e non abbiamo fatto altro che adattare la nostra offerta al mercato. Per questo è nata la nostra linea Dolce Frutta, in cui abbiamo inserito solo le nostre produzioni frutticole di eccellenza e che oggi ci sta dando molta soddisfazione”. In conclusione dei lavori un cenno all’articolo 62. Il presidente di Alma Seges, Aristide Valente, ha giudicato positivamente la nuova disciplina. Eleuteri, pur condividendo, ha evidenziato alcune criticità che rischiano di ridurne l’efficacia. “Lo slittamento dell’invio della fattura all’inizio del mese successivo a quello del Ddt corrispondente e la maggiorazione della scontistica richiesta da gran parte della Gdo italiana, comportano da un lato tempi di pagamento più lunghi di quanto vorrebbe realmente la nuova normativa e dall’altro un costo finanziario aggiuntivo che tanto per cambiare finisce per gravare sul produttore”. “Se queste sono pratiche sleali”, ha concluso Eleuteri, “impedirle è semplice: basta vietarle”.● www.corriereortofrutticolo.it

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“Rafforzare Op e aggregazioni per far accelerare il Sud»

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Il Piemonte affila le armi e fa leva sulla brandizzazione “Piemonte Made in Italy”, messaggio “corale” in occasione della Fruit Logistica. “L’edizione 2013 ha battezzato il protagonismo del made in piemontese del comparto ortofrutticolo - spiega Domenico Sacchetto, presidente di Assortofrutta - a cui ogni cooperativa e azienda presente nella nostra area ha saputo richiamare il proprio stile di brandizzazione imprenditoriale, tenendo fede alla centralità del messaggio di aggregazione, indispensabile per incontrare il mercato con un nuovo slancio e appeal verso un trend crescente di internazionalizzazione”. Un modo di essere e di raccontarsi al mercato, più che un semplice slogan, che centralizza il ruolo produttivo del Piemonte nell’economia nazionale, portando in scena l’evidente ricchezza di referenze del comparto ortofrutticolo grazie alla grafica vivace dell’area espositiva, che quest’anno ha dato risalto al mix variegato di colori di frutta e ortaggi trasposti su un fondale nero dalla linea essenziale ed elegante. “Anche quest’anno Fruit Logistica ha saputo tradursi in una grande opportunità per consolidare contatti con player a livello internazionale afferma il leader della cooperazione cuneese, Domenico Paschetta, al vertice di Confcooperative Cuneo -. La volontà comune del mondo cooperativo è senza dubbio quella di sviluppare iniziative progettuali capaci rafforzare ulteriormente la competitività delle imprese a partire dalla base, favorendo la concentrazione dell’offerta, l’integrazione di filiera e promuovendo traguardi di eco-compatibilità e di sicurezza alimentare”. Insieme all’immagine coordinata di Assortofrutta - che ha fatto da clichè alle sue quattro Op cioè Piemonte Asprofrut, Lagnasco www.corriereortofrutticolo.it

Folta delegazione sotto il cappello di quattro Op (Piemonte Asprofrut, Lagnasco Group, Ortofruit Italia e Albifrutta) che esprimono il 30% della produzione regionale Group, Ortofruit Italia e Albifrutta - la numerosa presenza di aziende leader del cuneo-piemontese ortofrutticolo ha di fatto permesso di qualificare ulteriormente l’offerta territoriale, associandola alla sfida del Made in Italy, come opportunamente plaudito dall’Ambasciatore italiano a Berlino, Elio Menzione, durante la sua visita allo stand del Piemonte, accompagnato dal Capo della Segreteria Tecnica del Ministro delle Politiche Agricole e Forestali, Carlo Sacchetto: “Se l’aggregazione e il gioco di squadra sono elementi fondamentali per il successo globale del settore ortofrutta - ha dichiarato l’ambasciatore - l’impegno delle imprese deve puntare a una sempre maggiore differenziazione per incontrare il favore del mercato, comunicando il territorio”. 220 metri quadri di stand completamente rinnovati grazie al sostegno dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte, in cui il senso dell’aggregazione delle imprese ha stretto alleanza con l’idioma della qualità delle produzioni, testimoniato dalle

numerose degustazioni di prodotti e vini dell’agroalimentare regionale nell’open-space promosso da Fedagri-Confcooperative Piemonte e curato dall’Istituto Alberghiero di Dronero. L’elenco degli espositori ortofrutticoli presenti nell’area comprendeva nello stand B01: Castellino di Villanova Mondovi, Vanzetti Fruit di Savigliano, Ponso Coop di Saluzzo, L’ortofrutticola di Albenga, Cooperativa Jolly di Verzuolo, Edenfruit di Saluzzo; nello stand B02, area Assortofrutta c’erano Piemonte Asprofrut, di Lagnasco, Lagnasco Group di Lagnasco, Ortofruit Italia di Saluzzo, Cooperativa Albifrutta di Costigliole Saluzzo, Sanifrutta Soc. Coop.Costigliole di Saluzzo, Kiwi Uno di Verzuolo, Rk Marketing di Saluzzo, Aspropat di Castelnuovo Scrivia, Sepo di Revello, Cascina San Cassiano di Alba, Aurumfruit di Costigliole Saluzzo, Rivoira Spa di Verzuolo. Le 4 Op Piemonte Asprofrut, Lagnasco Group, Ortofruit Italia e Albifrutta esprimono insieme circa il 30% in termini di produzione regionale. ● M a r z o

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INFIA

RIJK ZWAAN

GF GROUP

Innovazione per la sostenibilità

Attività interattive multisensoriali

Filiera reefer e marchio F.lli Orsero

Innovazione per la sostenibilità: questo il leitmotiv che ha caratterizzato la presenza di Infia a Fruit Logistica 2013 con il marchio Infia4earth: un nuovo modello e filosofia di sviluppo sostenibile per l’ambiente e per tutti gli stakeholders coinvolti nell'intera catena del valore. Obiettivo: promuovere l’utilizzo delle plastiche riciclate seguendo le indicazioni dell’agenzia europea Efsa, utilizzando in parte energia solare per le necessità energetiche. Sul frontre a,bientale la prima grande novità riguarda il manico monomateriale “One-Shot” sia in polipropilene che in polietilene. Da oggi Infia rende possibile la raccolta differenziata anche nei cestini con manico. L’esclusivo sistema di fissaggio del manico ha permesso di eliminare le due borchie in metallo, di conseguenza il cestino può essere smaltito integralmente nel contenitore della plastica. I vantaggi per produttori/esportatori: precooling 25% più veloce, e quindi maggiore produttività della packing-house. Un pre-raffreddamento più veloce equivale ad un arresto rapido di maturazione e, di conseguenza, una shelf-life più lunga. Risparmio energetico del 25%. Vantaggi per importatori/supermercati: il 25% in meno di CO2 che consiste in minor carbon footprint immesso nell’atmosfera ed eliminazione delle condensazioni di vapore acqueo nei punti vendita al dettaglio ovvero maggiore visibilità.

Rijk Zwaan era presente a Fruit Logistica con un nutrito gruppo proveniente da molte filiali della società. Per l’Italia erano presenti, per il management, il responsabile commerciale Alessandro Silvestrelli e il Chain Manager Paride Zamagna. Per la forza vendita, Mauro Araldo, Carlo Bonato, Aldo Rovetto e Davide Recupero. Tema di quest’anno è stato la multisensorialità ovvero la connessione tra i prodotti ed i cinque sensi. Per darne una chiara dimostrazione, Rijk Zwaan ha organizzato, presso il suo stand, alcune attività interattive. Per quanto concerne l’udito era presente un tavolo con delle lattughe con di fronte un dispositivo da dove si poteva udire il suono del tipico “crunch” delle foglie appena morse. Un profumo all’essenza di melone poteva essere spruzzato sui polsi delle persone per assaporarne la fragranza fresca a profumata. Ma la spettacolarità maggiore è stata sicuramente rappresentata da un gioco in 3D che ha ripreso il concetto del social network Love My Salad, durante il quale si poteva navigare in uno schermo pieno di foglioline da catturare virtualmente in un testa a testa emozionante. Infine c’era la possibilità di vedere e naturalmente assaggiare diverse varietà di Rijk Zwaan tra cui quelle della gamma di Sensational Flavours. La stimolazione dei sensi è stata poi ripresa durante una cena ad invito organizzata con partner ed amici.

Il Porto di Savona, Reefer Terminal di Vado Ligure e il Porto di Tarragona hanno rinnovato la presenza a Fruit Logistica con uno stand che ha messo in evidenza la filiera Reefer di GF Group in Italia e in Spagna. Per il terzo anno consecutivo due porti e il terminal di Vado della famiglia Orsero hanno scelto la fiera berlinese per ribadire il ruolo degli scali su cui ha investito il gruppo ligure. La rassegna ha costituito l’occasione per valutare i mutamenti in corso nelle modalità di trasporto dei prodotti Reefer e l’impatto della crisi sugli altri Paesi. I vertici dei due porti di Savona e Tarragona insieme a GF Group hanno affermato che la presenza alla storica fiera tedesca “offre l’opportunità di conoscere in anteprima l’innovazione necessaria al settore, rafforza le alleanze e dà luogo a nuove collaborazioni”. L’evento 2013 poi ha consentito al gruppo di Albenga di ampliare il bacino di promozione del marchio F.lli Orsero. “Malgrado la crisi - ha commentato il presidente dell'Autorità Portuale di Savona Gian Luigi Miazza - nel 2012 il settore ortofrutticolo ha retto bene dando un primo segnale positivo nello scorso mese di gennaio, con una percentuale (+25%) positiva nei traffici, se confrontati con quelli nello stesso periodo dell’anno passato. Per capire se il trend continuerà occorrerà aspettare il bilancio dei primi sei-sette mesi del 2013”.

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BAYER

AWARD

Il trionfo del City Farming

Cortometraggio dedicato all’uva

Il sistema “City Farming” di Staay Food Group (Paesi Bassi) è il vincitore del Fruit Logistica Innovation Award 2013, decretato dagli oltre 55 mila visitatori della fiera. Si tratta di un nuovo concetto di produzione in serra per aree urbane che utilizza l'illuminazione a LED per coltivare piantine in 35 giorni in condizioni di sicurezza e indipendentemente dalla loro stagione naturale. “City Farming” assicura un metodo di produzione sostenibile ed ecocompatibile. Le ottimali condizioni di crescita rendono inutile l’utilizzo di pesticidi. Inoltre la temperatura, l’irrigazione e la concimazione vengono controllate automaticamente. Il premio è stato consegnato da Gerald Lamusse, Global Brand Manager di Fruit Logistica, e Robert Broadfoot, General Manager di Fruchthandel Magazine (Düsseldorf), nelle mani del rappresentante di Staay Food Group Hans de Groot nel corso della cerimonia di premiazione tenutasi nell'ultimo giorno della fiera, venerdì 8 febbraio. In seconda posizione si sono piazzate le fettine di mele essiccate “Apfel-Schiffchen” sviluppate dalla Elbe-Obst Vertriebs GmbH (Germania) seguendo una nuova tecnica speciale che consente al prodotto di mantenere la

Il 93% della produzione italiana di uva da tavola proviene dalla Puglia e dalla Sicilia, regioni meridionali dall’estate lunga, secca e soleggiata: l’ideale per produrre uva della migliore qualità. Con oltre 11 milioni di quintali raccolti nel 2012, annata particolarmente favorevole a un prodotto dal gusto dolce e ricco e dalla lunga shelf life, l’Italia è tra i primi tre Paesi esportatori al mondo e il primo a livello europeo. Il continuo miglioramento delle tecniche di produzione ha consentito di offrire standard di sicurezza alimentare fra i più elevati al mondo, qualità superiore e una più ampia scelta varietale. Per documentare lo studio, le innovazioni e la passione che hanno reso possibile questo traguardo, altrimenti poco percepibili da consumatori molto distanti dai luoghi d’origine e poco attratti dalla moderna agricoltura, Bayer CropScience Italia ha voluto sostenere la realizzazione del breve film “Si fa presto a dire uva”, con il patrocinio di A.P.E.O - Associazione pugliese esportatori ortofrutticoli e della Regione Puglia, presentato in anteprima a Piazza Italia. “Si fa presto a dire uva” è un cortometraggio girato in Puglia in collaborazione con le imprese leader del settore, per proseguire nel percorso avviato con il volume della collana Coltura & Cultura “l’uva da tavola”. L’intento del cortometraggio è di stimolare un maggiore interesse del pubblico a conoscere e riconoscere la qualità, il territorio e i valori sociali della produzione italiana di uva da tavola, e il suo primato nei mercati internazionali. Per mantenere questo primato, la produzione deve essere orientata al miglioramento continuo e questo è l’obiettivo di Magis uva da tavola.

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freschezza ed evitare l’imbrunimento. La confezione, da 50 grammi, presenta un rivestimento interno che serve per mantenere l'aroma e proteggere le mele dall'umidità e dai raggi solari. In terza posizione, infine, si è classificato l’ortaggio “Flower Sprout TM” della Tozer Seeds Ltd. (Gran Bretagna): un incrocio tra cavolini di Bruxelles e cavoli che presenta foglie verdi e viola. Flower Sprout TM è una tipica verdura invernale che in Gran Bretagna viene coltivata da novembre a marzo. Il gusto è più leggero e dolce rispetto al cavolino di Bruxelles: può essere consumato sia come contorno di verdura oppure utilizzato come ingrediente per preparazioni più complesse. Flower Sprout TM contiene quantitativi doppi di vitamina E e B6 rispetto al cavolino di Bruxelles: 100 grammi contengono, infatti, due terzi del fabbisogno giornaliero di vitamina C. Nessuna innovazione italiana è arrivata in finale.

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Sermac, nuove tecnologie per ampliare i mercati di riferimento Cercare nuovi mercati, implementare la ricerca su nuove tecnologie per migliorare ulteriormente la qualità dei macchinari. Questi sono solo alcuni degli obiettivi che Sermac, azienda cesenate specializzato nella realizzazione di macchine per la lavorazione dell’ortofrutta, intende raggiungere nel 2013. Il gruppo romagnolo, nato nel 1990 con la mission di lavorare per la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti e sistemi di alta tecnologia come macchine e impianti per la lavorazione (trattamento, calibratura, selezione qualità, colore, forma, peso, difetti) e il confezionamento di prodotti ortofrutticoli freschi, quest’anno intende puntare in particolare su un nuovo macchinario, Daytona, presentato all’ultimo Fruit Logistica di Berlino. L’impianto, sotto forma di prototipo ha già riscontrato buoni riscontri lo scorso anno, mentre nel corso del 2013 verrà messo in produzione. Il macchinario lavora in particolare pomodori cherry e altre tipologie dal calibro maggiore, oltre alle ciliegie. “I primi risultati di Daytona sono incoraggianti e siamo fiduciosi per i prossimi mesi”, afferma Stefano Crociani (nella foto sopra), titolare dell’azienda di Pievesestina. “i clienti ci stanno cercando non solo per quest’ultimo nostro modello su cui intendiamo puntare molto, ma anche su alcuni nostri “cavalli di battaglia”, come la macchina calibratrice, adatta anche per prodotti particolari come la pesca piatta, in grado di avere una grande flessibilità di utilizzo. La ditta di Cesena oltre alla lavorazione del paraguayo (pesca piatta) realizza impianti anche per il trattamento di frutta esotica come avocado, oltre a referenze “tradizionali” come agrumi, www.corriereortofrutticolo.it

L’azienda cesenate, sempre più export oriented, ha presentato a Berlino il macchinario Daytona e stima di chiudere il 2013 con un incremento di fatturato

pesche, nettarine, mele, pere, albicocche, cachi, melograne, susine, kiwi e zucchine.

On line. Video del Corriere da record Sempre più multimediale la nostra informazione. Allo storico Corriere Ortofrutticolo cartaceo, al nostro giornale su web www.corriereortofrutticolo.it e alla newsletter quotidiana si aggiunge ora nell’ambito del sito internet anche la sezione “video” che propone un filmato dedicato a Fruit Logistica, che a metà marzo aveva superato le 3.000 visualizzazioni. Primi piani su facce, stand, ortofrutta e tecnologie che testimoniano l’impegno del made in Italy, presente al livello migliore, per fare sistema e proporsi in maniera sempre più convincente a livello internazionale.

Nell’analizzare la situazione del mercato Crociani premette come per Sermac le esportazioni rappresentino ormai oltre il 50% del venduto, percentuale peraltro in continua e costante crescita. “Fino a due anni fa le vendite in Italia rappresentavano il 60%. Oggi la situazione si è praticamente capovolta. Gli ordini di macchine è in flessione nel mercato interno, che rimane comunque piuttosto importante”. L’impresa romagnola lavora molto con imprese di produzione spagnole, “anche se stiamo puntando a implementare la nostra presenza in tutto il bacino del Mediterraneo e dell’Est Europa. Stiamo cercando di aprirci a nuovi mercati e ora stiamo raccogliendo gradualmente i frutti degli sforzi fatti negli anni passati. Le prospettive sono confortanti. Nel 2013 prevediamo un incremento del fatturato del 20%, grazie anche a commesse già effettuate per i prossimi sei mesi”. (E.Zan). M a r z o

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Il lord... vesuviano ●

Lorenzo Frassoldati Il 24 gennaio scorso nella sede di Borsa italiana una impresa italiana, basata in Campania, ha ricevuto uno dei massimi riconoscimento del Governo britannico, la “UK-Italy Business Award”, riconoscimento per le aziende italiane che hanno scelto il Regno Unito per il proprio sviluppo internazionale. Questa azienda è il gruppo Besana Spa, piccola multinazionale della frutta secca, disidratata, semi e cioccolato, che dalla casa madre di San Gennaro Vesuviano ha esteso la sua presenza sui mercati di tutto il mondo. “Un premio di cui andiamo orgogliosi - dice Giuseppe ‘Pino’ Calcagni, storico patron dell’impresa - perché riconosce i traguardi raggiunti nel Regno Unito. Per la nostra impresa, nata come azienda familiare e oggi player mondiale del settore, il successo conseguito e la storica presenza in Gran Bretagna sono la base per investire in altri progetti di sviluppo e di consolidamento delle attività oltreM a r z o

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Giuseppe Calcagni - patron di Besana - racconta la sua azienda senza frontiere manica”. La Gran Bretagna è il primo mercato di export per Besana, poi il Belgio, la Scandinavia e così via. A medio termine per la sede britannica, insediata da quasi 25 anni a Great Rissington, nel Gloucestershire, in un complesso che ospitava gli hangar della Royal Air Force, si prevedono infatti un incremento delle risorse umane del 20% e un ulteriore investimento di 5 milioni di sterline per un nuovo stabilimento chemical-free e totalmente environment-friendly, ponte verso l’Europa centrale e l’Africa. Sì perché quando si parla di internazionalizzazione e competitività la storia di Besana è una case history, una vicenda da manuale. “Abbiamo i mercati esteri nel nostro Dna”, è la frase che Calcagni ripete più spesso. Difficile dargli torto guardando alle statistiche aziendali: la quota di export oggi è l’88%, più o meno come quando l’azienda fu

Frutta secca dal 1921 • Il Gruppo Besana è un’impresa familiare, leader in Italia e tra le principali in Europa, per la produzione, lavorazione e commercializzazione di Frutta Secca, Frutta Essiccata, Semi e Cioccolato • La fondazione risale al 1921, in Campania • Lunga esperienza nel Biologico (anni ‘90) e co-fondatore di Almaverde Bio • Fatturato Consolidato 2012 130 milioni di euro (+15% vs 2011) di cui 8% Biologico • Fatturato Aggregato 2012: 185 milioni di euro • 5 siti (3 Italia, 1 Gran Bretagna, 1 Brasile), 30 linee di confezionamento e circa 500 addetti specializzati • Più di 85.000.000 piccole confezioni prodotte per anno • Circa 20.000 tonnellate di materie prime processate ogni anno, provenienti da più di 30 Paesi diversi

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Quarant’anni al vertice di Aneioa-Fruitimprese, poi Freshfel, la Commissione Europea e l’Inc: un globetrotter con Napoli nel cuore Napoletano verace ma, come capita a tanti figli del Vesuvio che hanno girato il mondo, lo diresti un perfetto inglese, british style. Un lunghissimo cursus honorum quello di Giuseppe ‘Pino’ Calcagni, classe 1940, formazione internazionale, da 50 anni alla Guida di Besana. Si può dire che il sindacato nazionale degli esportatori/importatori di ortofrutta sia nato con lui. Si chiamava allora Aneioa, acronimo quasi impronunciabile, e Calcagni lo rappresentò ai vertici per più di 40 anni, dal 1962 al 2004. Poi il passaggio a Bruxelles, per due turni (dal 2005 al 2009) al vertice di Freshfel, la federazione europea dell’ortofrutta fresca. Con lui Freshfel è diventata una lobby trasversale, rappresentativa di tutta la filiera. Poi dal 2009 la presidenza del Comitato Consultivo Frutta & Verdura della Commissione Europea (carica riconfermata nel 2011), e la vicepresidenza dell’I.N.C.-Consiglio Internazionale Frutta Secca & Essiccata, fondazione mondiale che oggi raccoglie oltre 700 aziende e rappresenta il 65% degli scambi mondiali, di cui Calcagni è stato co-

fondatore negli anni ’80. Della sua esperienza all’Inc Calcagni ama ricordare l’ultimo progetto: il consiglio globale dell’anacardio, un progetto che coinvolge 12 milioni di agricoltori in 5 continenti con un giro d’affari di 4 miliardi di dollari. “Un vero business globale – dice Calcagni - che ci stiamo sforzando di spostare anche come fase di lavorazione in Africa, già terra di produzione, in collaborazione con la Fao e la Fondazione Gates”. Non nella categoria incarichi, ma in quella degli “hobby”, un po’ schernendosi, Calcagni mette la presidenza di Confidi Regione Campania. “Più che un incarico ufficiale di lavoro lo sento come un debito verso il territorio campano, e non solo ritenendo tale attività mutualmente e socialmente utile per le PMI-Piccole medie imprese dell’area”. Da un piccolo Confidi attivo nella provincia di Napoli è diventato prima il Confidi regionale, poi di natura interregionale con l’estensione ai territori adiacenti. Anche qui voglia di fare, di crescere, condita da tanto amore per la sua terra. (L.Frass.)

fondata ai primi del Novecento: “Importiamo da 24 Paesi ed esportiamo in 28 Paesi”. Come dire: il grande export va di pari passo col grande import, il mestiere è lo stesso. Quando l’internazionalizzazione “sta nel Dna”, vale sia in entrata che in uscita. Un successo con radici profonde, territoriali. Da un prodotto local (Campania terra di noci, nocciole, mandorle e castagne) Besana è diventato un impero global lavorando sempre su strategie vincenti di lungo termine: ricerca e sviluppo, la capacità di innovazione, scelte lungimiranti come (dagli anni ’90) quella del biologico con Almaverde Bio. Un concetto di qualità a 360 gradi che facendo perno sulla food safety, ha portato il gruppo campano ad affermarsi quale leader europeo nel settore (e tra i primi player mondiali), divenendo partner delle principali catene di distribuzione, di società di servizi Food&Drink e dei principali produttori industriali. Calcagni ricorda con orgoglio di avere anticipato i tempi e le direttive co38

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Giuseppe Calcagni con il figlio Riccardo

munitarie per la tutela igienicoambientale dei lavoratori, introducendo per primo la standardizzazione, l’analisi dei rischi e la certificazione del prodotto. Altro motivo di orgoglio è avere partecipato da cofondatore alla creazione della lobby mondiale della frutta secca (l’INC) che rappresenta - dal campo alla distribuzione - tutta la filiera e che ha il merito di avere rilanciato quasi 30 anni fa con studi e ricerche l’immagine della frutta secca come prodotto ‘buono’ per l’organismo, contribuendo ad invertire il trend (allora calante) dei consumi. Il patron poi non dimentica mai di sottolineare il valore del ‘fattore umano’ nella sua azienda: “Dei 700 occupati quasi il 75% sono donne. Si tratta di personale che lavora con noi da quattro generazioni, altamente specializzato, attaccato all’azienda che sentono come una cosa loro”. Tutto è nato quasi cento anni fa, nel 1921 quando i fratelli Emilio e Vincenzo Besana, dall’originaria Brianza, trasferirono a Napoli le loro attività agrochimiche e furono invitati da un manager della Cirio, Paolo Signorini, ad occuparsi di frutta secca. La Campania felix era allora terra ricchis40

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sima di noci e nocciole, un prodotto coloniale particolarmente apprezzato sui mercati europei in ripresa dopo lo shock della Grande guerra. Nel giro di pochi anni Besana era leader in Italia ed esportava in tutta Europa. Oggi il gruppo è alla terza e quarta generazione, con Pino Calcagni e i figli Riccardo e Barbara. Il successo di Besana fa perno su una escalation di innovazione imprenditoriale: “Da quattro materie prime di base (mandorle, noci, nocciole e pistacchi) siamo passati oggi a 10 prodotti di frutta da guscio, 12 di frutta essicata e 9 linee di semi”. Il tutto si traduce in oltre 800 referenze derivate da 105 materie prime. Una storia da leggere in controluce anche come una grande occasione persa per la nostra produzione di frutta da guscio: nel 1921 - racconta Calcagni - il 100% della nostra materia prima veniva dalla Campania; nel 1960 il 95% era ancora di origine nazionale (Campania, Puglia, Sicilia…). Poi man mano la percentuale di import (Brasile, Sud Africa, California, Cile, India, Vietnam) è cresciuta e oggi il 72% della materia prima ha origine estera e solo il 28% viene dall’Ita-

lia (Campania, Lazio, Puglia e Sicilia). In vent’anni è cambiato il mondo della frutta secca. “Italia, Francia e Spagna da grandi paesi produttori sono diventati grandi importatori”. Mentre il mercato cresceva e i magazzini restavano privi di eccedenze (grazie alla spinta consumistica di India e Cina) l’Italia perdeva la sua base produttiva di noci, nocciole, mandorle. Un po’ la frammentazione aziendale, secolare piaga del Sud, in Puglia il sopravvento dell’uva da tavola sulle mandorle, in Sicilia degli agrumi e poi del vigneto su mandorle e nocciole, in Campania il boom della vigna e una dissennata opera di cementificazione del suolo agricolo, tanti i fattori che hanno contribuito a questa disfatta. Neppure i contributi comunitari stanziati per la riconversione per 12 anni hanno invertito il trend: la Spagna li ha usati bene e oggi è il primo paese produttore in Europa di mandorle, noi li abbiamo vanificati, bruciati in mille rivoli. Un po’ come hanno fatto i greci che si sono mangiati 140 milioni di euro per rilanciare l’uva sultanina, che oggi è saldamente in mano ai loro nemici /concorrenti storici, i turchi. ● M a r z o

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Saldo commerciale positivo per la bilancia commerciale dell’ortofrutta nel 2012. Secondo le elaborazioni effettuate da Fruitimprese su dati Istat, la differenze export-import si è attestata su 1 miliardo e 154 milioni di euro, con un incremento del 17,4% rispetto al 2011. Le esportazioni sono leggermente diminuite in volume (-1%) mentre sono cresciute in valore (3%). In leggero calo le importazioni sia per quanto riguarda i flussi (-0,5%) che il valore (1,9%). Complessivamente nel 2012 l’Italia ha esportato poco meno di 4 milioni di tonnellate di ortofrutta per un valore di circa 3 miliardi e 945 milioni di euro. In volume segno positivo per i comparti della frutta fresca (1,1%) mentre per gli ortaggi il risultato è stato sostanzialmente identico a quello del 2011. In flessione i flussi di esportazione degli agrumi (13,4%) così come della frutta secca (-9,6%). In valore segno negativo per gli agrumi mentre risultano in crescita frutta fresca (6,4%), ortaggi (1%) e frutta secca (2,7%). Per quanto riguarda le importazioni l’Italia ha acquistato circa 3 milione e 115 mila tonnellate di ortofrutticoli per un valore di 2 miliardi e 790 milioni di euro. Tra i singoli comparti incremento in volume per gli agrumi (14,7%) e per gli ortaggi (3,5%); per gli altri andamento negativo: frutta fresca (9,7%), frutta secca (-7,6%) e frutta tropicale (-5,6,%). Anche in valore segno negativo per tutti i comparti ad eccezione degli agrumi (19,2%) e della frutta secca (2,4%).

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Crollano gli acquisti delle famiglie italiane Da 417 a 331 chili per nucleo familiare: pesante la flessione delle vendite di ortofrutta degli ultimi dieci anni rilevata dal Cso. E nel 2012 i consumi sono calati del 2% Il report annuale sugli acquisti di ortofrutta domestica delle famiglie italiane, elaborato da Cso su rilevazioni Gfk, evidenzia un dato estremamente preoccupante: dieci anni fa si acquistavano in totale 417 chili annui di ortofrutta per famiglia, oggi solo 331: 86 chili in meno per nucleo famigliare, una tendenza pericolosa anche per la salute, se si considera che, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, lo scarso consumo di frutta e verdura è una delle prime cause di malattia in Occidente. Nel 2012 i consumi domestici delle famiglie italiane sono stati pari a 8 milioni di tonnellate, inferiori del 2% rispetto all’anno precedente e paragonabili a quelli del 2005, anno nel quale si registrò il minimo assoluto. Il comparto frutticolo è quello che maggiormente incide in questo ribasso (-2,3% con 4.3 milioni di tonnellate); gli ortaggi, anch’essi in calo, contengono le perdite (1,6% a 3,7 milioni di tonnellate). Nel dettaglio delle singole specie frutticole si evidenzia un calo abbastanza generalizzato, variabile dal -4% al -1%; fanno eccezione solo fragole, in lieve ripresa e prugne e pompelmi, stabili. Se dal 2006 al 2011 i consumi di ortofrutta tutto sommato risultavano abbastanza stabili, variabili attorno a 8.2 milioni di tonnellate, il segno negativo del 2012 rappresenta un ritorno al periodo più buio. La frutta, in particolare, scende a livelli mai toccati negli ultimi 10 anni; gli ortaggi, invece, mantengono un livello di poco al di sotto della media del decennio.

ATTUALITÀ

Bilancia commerciale Saldo 2012 in attivo

Se si confrontano gli acquisti del 2012 delle singole specie con quelli di dieci anni prima emergono delle differenze sostanziali fra di esse. Mele, pere e arance calano tutte del 15%; l’uva da tavola registra un -18%, i mandarini -30%. Abbastanza stabili le pesche mentre risultano in crescita le nettarine (+11%), crescono le clementine (+15%) e i kiwi (+36%) anche se nell'ultimo anno si registra una lieve frenata. Stabili le albicocche, in crescita importante i meloni (+19%) e le susine (+17%). Vola (+102%) la frutta esotica (compresa l’ananas). Per quanto gli acquisti di verdure sempre nel lungo periodo si evidenzia il crollo di patate (-14%), pomodori (-19%), carote (-10%), cipolle (-30%), melanzane (10%), carciofi (-61%), bietole e fagiolini con cali a due cifre. Interessante, al contrario, la crescita delle insalate (+12%) e dei radicchi, in forte incremento i cetrioli (+31%), asparagi (+13%), fagioli (+69%) e piselli (+16%). Il prezzo medio di acquisto di frutta e verdura per famiglia nel 2012 è stato pari a 1,5 euro al giorno. La Gd concentra il 57% degli acquisti; cala il dettaglio, crescono i discount. ● www.corriereortofrutticolo.it

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Attualità Wapa: scorte di mele e pere in calo

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Scorte di pomacee in netto calo rispetto allo scorso anno. Stando ai dati Wapa, World Apple and Pear Association, mele e pere hanno subito un drastico calo nel raffronto febbraio 2013-2012: per quanto riguarda le pere, in particolare gli stock di prodotto disponibili sono crollati del 43%. Meno imponente ma sempre significativo il calo subito dalle mele: -17%. A incidere negativamente sui volumi è stato innanzitutto il clima sfavorevole che ha penalizzato oltremodo le coltivazioni. Unica eccezione la Polonia, che ha registrato un incremento dei volumi di mele disponibili.

Vip-Rivoira, partnership esclusiva per la varietà Ambrosia Vip Val Venosta produrrà, come partner esclusivo per l’Italia del gruppo Rivoira mele della varietà Ambrosia, le cui vendite transitano, nel nostro Paese, solo attraverso la catena Esselunga. La collaborazione tra l’azienda piemontese, che ha l’esclusiva per Ambrosia per l’Europa, il Nordafrica e l’Asia, e il consorzio sudtirolese diretto da Josef Wielander, è stata avviata nel 2012 con la sigla dei contratti di produzione, per il momento relativi a 100 ettari per 400 mila piante. Le prime Ambrosia italiane prodotte in Val Venosta saranno pronte per essere vendute tra cinque anni. Per alcuni esperti, si tratta di una delle migliori cultivar mai arrivate sul mercato. Ma, in effetti, è uno dei non pochi fenomeni di un mondo, quello delle mele, in continuo movimento e che sforna sorprese per dare sempre qualcosa di nuovo e di meglio al consumatore. Complimenti a VIP e, ovviamente, a Rivoira. Molto soddisfatto il direttore di VIP Josef Wielander per l’avviata collaborazione con Rivoira su Ambrosia: “Questo progetto nasce dalla cooperazione tra due partner forti, Rivoira per la produzione di mele rosse e VI.P per quella di mele gialle, con oltre il 70% del raccolto composto da Golden Delicious”. “Prerogativa fondamentale di Ambrosia - riferisce Wolfgang Graiss, responsabile qualità di VIP - è il buon tenore zuccherino 42

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Le prime cultivar made in Italy, prodotte in Val Venosta, saranno pronte tra cinque anni. L’azienda piemontese ne ha l’esclusiva per Europa, Nordafrica e Asia

(12-14 gradi brix) e un’acidità molto bassa (intorno al 2-4 g/l). Questi valori conferiscono ad Ambrosia un peculiare gusto aromatico. Per garantirne la disponibilità oltre il periodo della raccolta, le mele Ambrosia vengono “messe a riposo” in atmosfera controllata: questo metodo di conservazione refrigerata consiste nell’abbassamento della temperatura e dei livelli di ossigeno in modo che la frutta possa essere conservata restando fresca come al momento della raccolta”. Le mele Ambrosia maturano tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre, a seconda della regione di coltivazione. Per sviluppare la massima lucentezza hanno bisogno di notti fresche e di giornate calde e assolate, è per questo che in Val Venosta questa varietà ha trovato il clima ideale. La scarsa piovosità, la presenza del sole per oltre 300 giorni all’anno, l’aria frizzante dei ghiacciai che garan-

tisce una crescita lenta e le forti escursioni termiche, rendono la valle idonea per la coltivazione di queste mele la cui zona di produzione è situata tra 500 ed 1.000 metri di altitudine. Tutti i diritti di Ambrosia sono detenuti dalla ditta PICO (Okanagan Plant Improvement Company) che gestisce, a livello mondiale, i contratti di commercializzazione e produzione della varietà. L’azienda Rivoira detiene l’esclusiva di commercializzazione della mela Ambrosia in Europa, Nord Africa e Asia. Particolare di Ambrosia è inoltre che il suo nome è stato registrato sia per identificare la varietà di mela che per il trademark. Da sottolineare infine che il packaging di Ambrosia è comune in tutto il mondo, in modo tale da renderlo riconoscibile e riconducibile alla varietà e non alle società che lo commercializzano. (A.F.) M a r z o

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Conversano (Bari), ha ospitato a inizio febbraio il 16mo Congresso Nazionale ed Internazionale sull’Uva da Tavola. Alle diverse sezioni dei lavori congressuali sono state registrate oltre 1.000 presenze costituite da viticoltori, tecnici, ricercatori, esportatori, società produttrici di mezzi per la difesa e la coltivazione dell’uva da tavola. Nel corso dell’evento sono state sono state assegnate la “Targa Bacca d’Oro”, vinta dall’azienda agricola Romanazzi di Castellaneta Marina (Taranto) e le “Targhe Bacca d’Argento”. In una delle strutture del Grand’Hotel d’Aragona, le Società Syngenta, Alzchem, Aniplast - Eiffel, Vegetable Linea Agricoltura e Berardi, hanno allestito spazi informativi per presentare le novità e le caratteristiche dei prodotti commercializzati. Momento clou la relazione di Mario Colapietra dell’Ice, Dipartimento Promozione dell’Internazionalizzazione sulla “Commercializzazione: sapore e shelf life nel 2012 premiano l’uva da tavola”. Nel 2012 la produzione di uva da tavola aveva gusto e sapore gradevole, ottima shelf life. Ciò ha favorito la commercializzazione nei mercati italiani e verso i Paesi d’Oltremare. I consumatori hanno gradito il prodotto in particoM a r z o

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Relazione di Colapietra al 16mo congresso nazionale di Conversano lare delle cultivar Italia e Crimson seedless. In presenza di clima caldo-asciutto, la commercializzazione fino alla metà di novembre è risultata ottimale per la sanità, gusto e colore dell’uva. Il quantitativo di uva esportato nel periodo gennaio-ottobre è risultato di circa 382.000 tonnellate per un valore di circa 460 milioni di euro, con un leggero aumento rispetto ai due anni precedenti. I prezzi medi dell’uva sono stati di 1,29 euro al chilo più elevati rispetto al 2011 (1,12 euro) e al 2010 (1,13 euro). Stabile l’esportazione verso i 27 Paesi dell’Unione Europea, in aumento verso i Paesi extra Unione Europea. L’esportazione di uva per il Medio Oriente è aumentata del 41% e in valore del 63% con prezzi medi di 1,40 - 1,62 euro kg. Il mercato nazionale si è dimostrato molto recettivo nonostante la crisi, grazie all’ottimo sapore e colore dell’uva. Soltanto dopo la metà di novembre, per l’eccessiva maturazione e colorazione, non è stato possibile conservarla a lungo in celle frigo e sulla piante. Pertanto la richiesta

ATTUALITÀ

Uva da tavola, stagione positiva Qualità, prezzi ed export ok

della Gdo tedesca si è orientata verso il prodotto “fresco” proveniente dall’Emisfero Sud. La clientela internazionale ha richiesto uve con sapore, gusto, shelf life, buon rapporto qualità/prezzo, sicurezza alimentare (con limitato numero di molecole), uve senza semi ottenute da conduzione biologica, alta qualità con certificazioni. Le altre relazioni hanno trattato del bilancio fitosanitario 2012 Fertilizzazione con il formulato commerciale ERRE3 della Società Vegetable Linea Agricoltura per favorire la maturazione e la colorazione dell’uva della varietà Crimson seedless - Effetti delle protezioni con reti e film con polietilene sulla fisiologia della vite - Effetti del Sitofex e dell’acido gibberellico GA₃ su nuove cultivar di uva da tavola senza semi Un nuovo sistema innovativo di copertura del vigneto per una migliore la funzionalità delle attività fisiologiche della vite - Nuova forma di allevamento per uve senza semi - Frutticoltura meridionale: Novità varietali e colturali - Legislazione: Piano d’azione nazionale sull’uso sostenibile dei fitosanitari - Le innovazioni - Sistemi a minime energie: dal concetto alla proposta per la fertilizzazione razionale. ● www.corriereortofrutticolo.it

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Attualità

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Pac, Bruxelles rivuole dall’Italia oltre 76 milioni di euro La Commissione Ue ha chiesto all’Italia di rimborsarle 76,11 milioni di euro indebitamente spesi nell’ambito della Politica agricola comune (Pac). In totale Bruxelles recupererà da 22 Stati membri un totale complessivo di 414 milioni. Spetta infatti all’esecutivo comunitario controllare che questi facciano un uso corretto dei fondi stanziati. Quanto restituito dai Paesi – per inosservanza delle norme Ue o inadempienze nelle procedure di controllo della spesa agricola – riconfluisce nel bilancio Ue. Parte dei 414 milioni di euro che Bruxelles ha chiesto indietro è però già stata recuperata, quindi l’impatto finanziario netto sarà inferiore, all’incirca di 393 milioni di euro. Per l’Italia sono ancora da recuperare 73,609 milioni a fronte dei 76,11 di rettifica. Nel dettaglio, la Commissione ha chiesto all’Italia di restituire 48,302 milioni per infrazioni alla condizionalità: nello specifico, per “controllo insufficiente” di vari criteri di gestione obbligatori (CGO), “mancata definizione” di tre buone condizioni agronomiche e ambientali (BCAA) e “inadeguata applicazione” di sanzioni. A questi si aggiungono 17,914 milioni di euro nella categoria ortofrutticoli per “gravi lacune nel sistema di controllo e frodi” nel settore della trasformazione degli agrumi, oltre a 1,246 milioni alla voce sviluppo rurale per “assenza di controlli incrociati” con la banca dati degli animali e “ritardi nei controlli” in loco. Infine, la Commissione chiede il recupero di 6,354 milioni per per “lacune nei criteri di riconoscimento” e 2,294 milioni (ma già recuperati) per “pagamenti tardivi”. Una patata bollente per il futuro Governo. ● 44

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Quarantotto milioni per “infrazioni alla condizionalità”, altri 18 per “gravi lacune nel sistema di controllo e frodi”. La Commissione recupererà 414 milioni da 22 Stati PUNTASPILLI L’EUROPA TIRA LA CINGHIA. LA NUOVA PAC IN VIGORE DAL 2015 Due cose sono certe: la nuova Pac debutterà il primo gennaio 2015, quindi quest’anno e il prossimo nulla cambierà per le imprese agricole italiane. Poi la seconda certezza è che per la prima volta nella storia l’Europa riduce il suo budget, quindi si tira la cinghia. L’esito dell’accordo al ribasso sulla spesa programmata per il 20142020 è finito nel tritacarne della campagna elettorale. Quindi è difficile dare un giudizio onesto. Forse non si poteva fare di più. Certo è che oggi bisogna chiedersi cos’è diventata l’Europa e se ha ancora senso parlare di ‘Unione’ europea. Dov’è finito il progetto? Qui di “unitario” c’è ben poco, ognuno tira l’acqua al proprio mulino. Chi vuole tagliare a tutti i costi, chi chiede sconti, chi (Italia) vuole ridurre il danno di maggior contribuente netto alle casse comunitarie. Mentre a Bruxelles si trattava, a Berlino il presidente della Commissione agricoltura dell’Europarlamento (Comagri), Paolo de Castro, invitato da Basf parlava delle prospettive dell’Europa agricola a partire dalla controproposta approvata da Comagri sulla riforma Pac, con in evidenza l’aumento dal 4,6 al 5% del contributo ai programmi operativi delle Op e le altre misure normative di sostegno al sistema organizzato dell’ortofrutta. Misure comunque da discutere e negoziare con il Consiglio dei ministri agricoli e la Commissione, nel quadro di una Pac che nel giro di sette anni scenderà a regime a poco più di 40 miliardi complessivi con un taglio di 10 miliardi rispetto ad oggi. L’aspetto più surreale è che l’Europa, il più grande importatore al mondo di derrate agricole, continua a implementare burocrazia, costi e controlli per le sue imprese, ossessionata dagli aspetti ambientali, mentre non ci si preoccupa di produrre (il mondo ha sempre più fame, e fame di ‘qualità’) e si aprono le nostre frontiere a tutto il mondo per importare produzioni realizzate con criteri ambientali e socio-etici quanto meno “discutibili”. Ci si preoccupa di fare sviluppo e occupazione? Della competitività delle nostre imprese? Di aiutare chi esporta sui mercati lontani? Per niente. Ben che vada si cerca di difendere lo status quo, in un quadro di slittamenti progressivi verso una politica che punta a ‘pensionare’ l’agricoltura europea. Se questa è la strada, tanto vale rinazionalizzare in tutto o in parte le politiche agricole: almeno sapremo con chi prendercela. (L.Frass.)

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Il Biofach di Norimberga (13-16 febbraio), tempio internazionale del biologico, ha registrato quest’anno una flessione degli espositori (2.396 contro i 2.420 del 2012) ma un aumento dei visitatori (41.794 contro i 40.315 del 2012). Ben 129 i Paesi presenti, con cinque nazioni sopra le altre: oltre alla Germania, Italia, Austria, Francia e Paesi Bassi. Gli organizzatori hanno presentato il consuntivo con teutonica precisione ma oltre due settimane dopo la conclusione della fiera, forse perché in imbarazzo nel dichiarare che una flessione c’era stata. Ma anche una “macchina da guerra” come il Biofach, pur rappresentando un settore spesso in contro-tendenza e pur confermandosi una fiera di estremo interesse e fascino, ha risentito, nei suoi bilanci, della crisi economica generale. E tuttavia nel 2012 in Germania il fatturato bio è aumentato del 6%, superando così i 7 miliardi di euro. A livello internazionale con i prodotti bio si realizzano circa 63 miliardi di dollari. Fermo restando il costante incremento della richiesta da parte dei consumatori, il potenziale del mercato non è affatto esaurito: questa la posizione sia dell’ente patrocinatore internazionale del BioFach, l’International Federation of Organic Agriculture Movements (IFOAM), sia dell’ente promotore nazionale, l’Unione tedesca degli operatori economici del settore ecologico alimentare Bund Ökologische Lebensmittelwirtschaft (BÖLW). Gerald A. Herrmann, direttore dell’Organic Services di Monaco di Baviera, ancora una volta, in occasione di Biofach, ha... dato i numeri. Statistiche “macro” interessanti, a livello mondiale, europeo e tedesco, le più aggiornate possibili. Ebbene, secondo i dati forniti da Herrmann nel corso di M a r z o

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Lieve flessione degli espositori ma visitatori in crescita. Svizzera, Danimarca e Austria i Paesi leader nei consumi, per l’Italia ampi margini di sviluppo in Germania

un suo intervento a Biofach, le vendite di prodotti biologici nel mondo hanno raggiunto i 47 miliardi di euro, così suddivisi: Europa 21 miliardi, Usa e Canada 21 miliardi, Asia 2,5 miliardi, Australia 800 milioni, Paesi Arabi 500 milioni, America Latina 500 milioni. In Europa si sta sviluppando il commercio equo e solidale (fair trade) di prodotti bio, che nel 2011 ha raggiunto i 3,4 miliardi di euro di vendite. La classifica è guidata dalla Gran Bretagna con 1,5 miliardi di euro, seguono la Germania con 400 milioni, la Francia con 315 milioni, la Svizzera con 265, l’Irlanda con 159, l’Olanda con 147, la Svezia con 134, l’Austria con 100 e la Finlandia con 100. Dove è venduto il biologico in Europa: in negozi specializzati o in altre forme oppure nei punti vendita convenzionali? Dai dati di Herrmann si evince che la crescita del bio negli ultimi dieci anni in Europa è dovuta alla crescente presenza dei prodotti biologici nella distribuzione convenzionale. Vediamo infatti che in Svezia il bio è venduto per il 90% nei nego-

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Biofach tiene le posizioni Un settore da 47 miliardi di euro

zi convenzionali, in Danimarca per l’80%, in Svizzera per il 77%, in Gran Bretagna per il 72%, in Austria per il 67,5%, mentre in tre grandi mercati prevale ancora la vendita specializzata tanto che il convenzionale copre solo il 49% del venduto in Germania, il 45 in Italia e in Francia è al 39%, la percentuale più bassa. Ribaltando la prospettiva, in Germania gli specializzati pesano per il 51% del totale del mercato, in Italia per il 55% e in Francia per il 61%. I Paesi dove si consuma nel mondo più biologico pro-capite sono nell’ordine Svizzera, Danimarca, Austria, Svezia, Germania, Stati Uniti, Canada e Francia. Sono tra i primi 10 Paesi per consumo procapite anche Lussemburgo e Liechtenstein. (L’Italia è indietro). Per quanto riguarda il mercato tedesco, i dati 2012 dicono che il mercato del bio vale 7,04 miliardi di euro con una crescita del valore del 6% sul 2011 e una crescita del 9% tra il 2010 e il 2011. Il consumo pro-capite è pari a 87 euro nel 2012 contro i 74 del 2010. Gli analisti dicono che questo mercato potrà raggiungere in pochi anwww.corriereortofrutticolo.it

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ni i 13 miliardi di euro. In Germania sono attivi 600 supermercati specializzati. I consumi bio stanno crescendo soprattutto nel sud del Paese e quindi in Baviera. L’Italia ha molto potenziale inespresso nel mercato tedesco. Lo ha detto Herrmann e lo confermano anche i colloqui che abbiamo avuto a Norimberga con i principali players italiani, i quali durante la fiera hanno avuto contatti con la clientela internazionale ma pochi di questi contatti erano con clienti tedeschi perché la Germania è considerato un mercato difficile, molto competitivo e selettivo, a volte con margini non adeguati. Secondo AnabioCIA, tuttavia, su 10 aziende biologiche italiane esportatrici 9 esportano in Germania o anche in Germania e il 55 per cento di queste esportazioni è rappresentato dall’ortofrutta. Un grande marchio italiano come Alce Nero cresce grazie all’espansione su nuovi mercati. Come ci ha detto a Norimberga l’amministratore delegato Massimo Monti, le esportazioni di Alce Nero erano partite in Giappone tra il 2004 e il 2005 e in questi ultimi anni si sono allargate a Paesi d’importazione importanti come la Francia, la Russia, la Cina e la Polonia. Se in Estremo Oriente anche il biologico è trainato dalla buona fama del made in Italy alimentare, e quindi in testa ai prodotti più venduti ci sono i ‘must’ del cibo italiano come pasta e pomodoro, in mercati sempre più 48

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interessanti come Russia e Polonia - ha spiegato il dottor Monti è la gamma a fare la differenza. E la gamma di Alce Nero cresce, anche nel fresco e nell’ortofrutta dopo il patto stretto con Brio. Ma l’ortofrutta bio ha il marchio leader in Almaverde Bio sotto il cui ombrello c’è Canova del gruppo Apofruit. Almaverde, pur presente alla grande al Biofach, sta puntando oggi ad allargare lo spazio del biologico nel mercato italiano. Questo - è stato ribadito a Norimberga dal direttore generale Paolo Pari - è il significato dell’intesa tra Ki Group e Almaverde per l’apertura di negozi a insegna Almaverde Bio. Pari ha parlato di questa operazione come di "opportunità" in un canale commerciale - quello dei negozi specializzati - "che ancora offre delle potenzialità". E ha aggiunto: "Non si tratta di fare concorrenza a qualcuno ma di allargare il mercato, di cercare nuovi consumatori". Pari non ha voluto entrare nel merito della newco che gestirà il marchio e l’intera operazione. Mancano, del resto, ancora i tempi tecnici affinché la neo-costituita Organic Food Retail, con sede legale a Milano, possa essere operativa. Ma l’attesa ormai è destinata ad essere breve. Ki Group metterà in campo tutto il suo expertise nel settore distributivo, Almaverde il portafoglio, sempre più ampio dei prodotti delle aziende consorziate che rappresenta. Non si conosce esattamente il numero di punti vendita di

partenza, che potrebbero arrivare comunque ad essere abbastanza presto una quarantina, concentrati in città nevralgiche o in aree lasciate scoperte dalle altre catene specializzate. Non occorrono studi approfonditi per sapere che in Italia lo spazio c’è, ha commentato a Norimberga Lino Nori, presidente del Consorzio Il Biologico. Tra le presenze italiane interessanti al Biofach, quella del Consorzio dell’Arancia Rossa di Sicilia IGP. Il presidente Alessandro Scuderi si è detto particolarmente soddisfatto dei contatti avuti, forieri di sviluppi commerciali in Germania. Paolo Carnemolla, presidente di Federbio, ha stretto a Norimberga, nella terza giornata di Biofach, un accordo con una società austriaca che gestisce una piattaforma informatica, da anni sperimentata con successo in Austria, in grado di garantire la tracciabilità dei prodotti e della filiera bio dei Paesi da cui l’Italia importa materia prima e prodotti finiti biologici. Quello della sicurezza, insieme alla sostenibilità, è stato un tema molto presente al Biofach, al di là degli aspetti commerciali. Il primo segno di distinzione del bio, infatti, dovrebbe essere una credibilità assoluta in termini di sicurezza, che lo metta al riparo dagli scandali che periodicamente coinvolgono il settore alimentare internazionale e italiano. Lino Nori, presidente del ConsorM a r z o

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B iologico news zio il Biologico, ha così commentato l’accordo raggiunto da Federbio a Norimberga con la società Intact, i gestori austriaci del sistema Ecert: “La premessa è che il biologico italiano e le sue opportunità sono in pieno boom da anni, e i margini di crescita sono ancora tanti. Nasce allora l’esigenza di aumentare le garanzie di sicurezza e affidabilità per operatori e consumatori. Un discorso che vale, a prescindere da frodi e simili brutti episodi. Con questi successi infatti fornire garanzie diventa più complesso: aumentano i volumi di produzione, la varietà e la provenienza delle materie prime. Se tutta la filiera è più complessa, necessita allora una gestione più potente e moderna. Ecert è un sistema affidabile, semplice e senza aggravi di lavoro per le aziende. Cominceremo con i produttori di cereali e mangimi, un settore dove ci sono più importazioni e quindi più rischi, lo implementeranno con il prossimo raccolto di giugno, poi si passerà agli altri comparti”. Ma come funziona questo sistema? Ha spiegato Nori: “Ecert è come un enorme banca dati gestionale, che funziona se tutti gli attori in gioco partecipano. Facciamo un esempio: un trasformatore che lavora i mangimi attraverso Ecert può verificare quali produttori di cereali vendono quali e quanti tipi, dove etc; a sua volta il trasformatore attraverso la piattaforma informatica può esser contattato da un allevatore, e così la filiera del biologico procede fino alla grande distribuzione e al consumatore. Ogni fase è garantita e certificata, tutti hanno certezze e la serenità per lavorare al meglio”. “Se la domanda di biologico sale ha aggiunto Fabrizio Piva, amministratore delegato del Ccpb - anche l’offerta deve tenere il passo in efficienza e modernità. Su questa linea si muove l’accordo firmato da Federbio per la costituzione di un sistema informatico di tracciabilità che ci darà più sicurezza”. 50

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Opo Consorzio Padano scommette sul bio 56 mila tonnellate vendute, ora punta alla Gdo L’Op Consorzio Ortofrutticolo Padano scommette sul biologico. L’organizzazione di produttori associa 15 cooperative per un totale di 1.700 aziende ortofrutticole di medie e piccole dimensioni ubicate soprattutto in provincia di Verona con importanti realtà anche in provincia di Rovigo, Padova e Mantova - ha chiuso il 2012 con un fatturato di circa 30 milioni di euro. Lo scorso anno sono state commercializzate 56 mila tonnellate di prodotto. I volumi sono rappresentati in prevalenza da mele, pere, pesche, nettarine, kiwi e da altri prodotti orticoli quali radicchio e asparago. Per quanto riguarda le metodologie di coltivazione, l’80% della produzione sociale si basa sui principi dell’agricoltura integrata e una importante quota di prodotto a “residuo zero” è destinata all’industria e al consumo del fresco per l’alimentazione dell’infanzia. In particolare le produzioni fresche per bambini vengono commercializzate con il marchio registrato “Babyfruit”. “Allo stato attuale - dichiara Fausto Bertaiola (nella foto), presidente dell’Op Cop, in un’intervista pubblicata sulla newsletter Unaproa Bio - la produzione biologica rappresenta una interessante alternativa al mercato delle produzioni destinate alle industrie europee del baby-food”. “La nostra produzione bio - prosegue Bertaiola - è rappresentata soprattutto da mele, per un quantitativo che si attesta su oltre 5.000/6.000 tonnellate”. Op Cop dispone di impianti di lavorazione e una capacità di frigoconservazione di circa 18.000 tonnellate. Venendo ai progetti futuri, Bertaiola sottolinea che l’Op Cop punterà “sull’evoluzione del segmento della produzione bio da commercializzare sul mercato del fresco, con particolare riguardo alla Gdo nazionale ed europea”. Come tradizione, proprio l’area il Biologico-CCPB, è stata il cuore della presenza italiana a Biofach, grazie anche al ristorante Bio.it allestito insieme a BioItalia: 4.000 coperti serviti, con una serata di gala da 250 invitati, tra cui molti clienti stranieri delle aziende bio italiane. La panoramica interna-

zionale offerta da Biofach ai visitatori anche quest’anno è stata impreziosita da una straordinaria gamma di seminari su tutti i temi di attualità del settore. Ciò ha confermato Norimberga, nonostante i dati riportati all’inizio, come la capitale mondiale del biologico. (A.F.) M a r z o

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Buon inizio di 2013 per la quarta gamma, che nei primi mesi dell’anno ha fatto segnare una sensibile crescita, sul fronte delle vendite, rispetto all’analogo periodo del 2012. La crisi non risparmia del tutto un settore che, tuttavia, resta decisamente interessante e promettente. “A gennaio si è registrato un aumento del 5,3% a volume e quasi del 2% a valore” spiega Giuseppe Battagliola, presidente La Linea Verde “dati comunque solo in apparenza positivi, perché “falsati” dal confronto con il gennaio 2012, fortemente condizionato in senso negativo (-8%) dalle abbondanti nevicate e dallo sciopero dei Tir”. In chiaroscuro il bilancio 2012: “Nonostante un calo del prezzo medio (-2% euro/kg e -1,5% per confezione) - spiega Battagliola il mercato dei prodotti di IV gamma nel 2012 non ha rilevato tassi di crescita significativi a volume (+0,7%) attestandosi sui 98 milioni di chilogrammi, mentre si è verificata una contrazione dell’1,1% (circa -8 milioni di euro) a valore che ha portato il totale del settore a 767 milioni di euro, stando ai dati Nielsen”. Le private label, prosegue il massimo esponente de La Linea Verde, detengono il 65% dell’intero settore delle insalate e delle verdure in busta: “si tratta della quota più alta nell’intero panorama del largo consumo confezionato in cui, mediatamente, le marche commerciali hanno il 18% del mercato di riferimento. Questo significa che è sempre più contenuto il peso delle marche dei produttori. Guardando al futuro, prossimo, sarà necessario fare ripartire i consumi e, per raggiungere questo obiettivo comune, è indispensabile la collaborazione M a r z o

2013

Modesto incremento dei volumi e prezzi in calo lo scorso anno, ma le prospettive rimangono buone. Nostra inchiesta tra i principali player di settore

tra industria e Gdo. I temi su cui lavorare sono molteplici: la coerenza di posizionamento del prezzo, l’ottimizzazione dell’assortimento (considerando anche l’innovazione di prodotto che può arrivare dalla marca), una maggiore chiarezza di lettura del display, l’aumento della comunicazione riferita ai vantaggi della categoria della IV gamma, anche sul punto vendita”. Battagliola non ha dubbi: “Dobbiamo puntare sul contenuto di servizio, che è forte nel nostro caso, sulla bontà dei prodotti e sulla loro salubrità, facendo in modo che il consumatore si senta tranquillo in merito alla sicurezza alimentare e aumenti, di conseguenza, il numero di clienti che si avvicinano alla categoria dei prodotti pronti freschi. La freschezza e il servizio i primi driver di acquisto della nostra tipologia di prodotto, quindi il ricorso a iniziative promozionali va benissimo, ma non deve essere una dinamica esclusiva perché bisogna decisamente uscire da una logica legata solo al prezzo”. E le prospettive? “Siamo ottimisti. Il mercato ha ampi spazi di crescita: è possibile lavorare sull’allargamento del parco acqui-

renti con alta frequenza d’acquisto. Inoltre i prodotti di IV gamma sono sani, buoni, di alta qualità, hanno un alto contenuto di servizio e sono in linea con i trend di consumo rivolti alla corretta alimentazione in crescita sia in Italia sia in Europa. Per questo puntiamo anche sull’export. Recente è il nostro approdo al mercato russo”. Quanto alla legge 77 sulla IV gamma Battagliola sottolinea che “nel 2011, durante il mio ultimo mandato a capo della sezione IV gamma dell’Aiipa, ho avuto l’onore di essere interprete e portavoce delle ragioni della categoria nei confronti di interlocutori istituzionali e politici di primo piano; un dialogo che si è concluso con un risultato dalla portata storica per il settore, la promulgazione della legge 13 maggio 2011, n. 77 che delinea le disposizioni che riguardano la preparazione, il confezionamento e la distribuzione dei prodotti ortofrutticoli di IV gamma. Il provvedimento legislativo nasce, da un lato, per garantire la qualità alimentare e nutrizionale del prodotto e la sua sicurezza in relazione ai requisiti igienico-sanitari e, dall’altro, per informare e www.corriereortofrutticolo.it

QUARTA - QUINTA GAMMA

Il 2013 della IV gamma parte bene dopo un 2012 in chiaroscuro

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Quarta - quinta gamma tutelare il consumatore. Si tratta di un risultato per il quale i produttori si battevano da anni e che consente di regolamentare un segmento di mercato relativamente giovane dove l’assenza di regole certe e condivise rappresentava un minus per tutti gli operatori”. L’entrata in vigore dell’articolo 62, invece, commenta Battagliola “è di per sé positiva, perché consente di disciplinare le relazioni commerciali nella filiera agroalimentare. Inoltre, la legge permette alla filiera di avere un’immagine più sana a livello europeo. Dal punto di vista operativo, però, non c’è dubbio che le tempistiche date alla Gdo per riorganizzare le modalità di pagamento sono state strette e questo ha comportato qualche “ritardo” da parte di qualche operatore”. Amborgio De Ponti presidente di Unaproa e di UnoLombardia sottolinea che “nonostante la crisi è confortante vedere come il buon andamento dei prodotti di quarta gamma è stato possibile anche per l’abbassamento dei prezzi al dettaglio, soprattutto grazie agli sforzi messi in campo dalle aziende produttrici: significativa la continua contrazione dei prezzi di vendita, certamente causa ed effetto dell’allargamento del target di consumatori. Le aziende produttrici sempre attente all’evoluzione del mercato hanno saputo interpretare i cambiamenti individuando soluzioni alternative puntando sulla soddisfazione dei consumatori”. I dati snocciolati da De Ponti parlano chiaro: “Nel 2012 il settore ha interessato 90 milioni di chilogrammi di prodotto, una quota di mercato sui consumi totali ortofrutticoli degli italiani pari al 5,3%, un fetta di mercato che vale 776 milioni di euro con un trend di crescita continuo, del 4,4% rispetto all’anno precedente”. “L'Italia è il terzo mercato per importanza a livello europeo nella vendita di prodotti pronti al consumo, dopo il Regno Unito e la Francia. E si conferma, nel pe52

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riodo autunno invernale, polmone verde per la fornitura di materie prime verso gli stabilimenti di IV gamma dislocati nel centro e nord Europa”. Positivo il giudizio di De Ponti sulla nuova normativa di settore (“si tratta di un decisivo passo in avanti verso la piena attuazione di una normativa di settore che da tempo richiedeva una disciplina valida per tutta la filiera, a garanzia della sicurezza e della qualità dei prodotti di quarta gamma”) e sull’articolo 62: “porta maggiore trasparenza e maggiori certezze: per chi fa impresa non è poco. I rapporti con la Gdo si sono stabilizzati sin da subito anche se qualche situazione deve ancora essere risolta. Contiamo di affrontarla di comune intesa anche grazie al lavoro specifico che stiamo svolgendo come organismo interprofessionale Ortofrutta Italia”. “La crisi economica, che perdura oramai da diverso tempo - dice invece Umberto Galassini, coordinatore Aiipa IV gamma e AD di Bonduelle Italia - ha creato un nuovo scenario di mercato. Si rileva un incremento, anche se di poco rilievo, sui volumi e un decremento sul valore dovuto a un forte sviluppo delle vendite in promozione e alla comparsa, sempre più consistente, dei primi prezzi”. “Il 2012 in linea di massima, in confronto ad altri settori, non è andato male: abbiamo una stabilità di fatturato e, dato favorevole, un incremento della penetrazione. Le famiglie trattanti, infatti, aumentano anche se con una frequenza che diminuisce”. Il prodotto di IV gamma, sostiene Galassini, ha due presupposti favorevoli: “è verdura, dunque un’alimentazione sana, e ha una grossa componente di servizio. Dobbiamo “solo” aspettare l’attenuazione della crisi per rivedere un mercato in crescita come in passato”. Ampiamente positivo il giudizio sulla nuova regolamentazione: “Bonduelle, insieme alle più im-

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Ambrogio De Ponti e (sotto) Giuseppe Battagliola

portanti aziende del settore, ha vissuto da protagonista il decreto sulla IV gamma. Finalmente abbiamo una legge che regola le corrette procedure di produzione per tutta la filiera che si tradurrà in prodotti di sempre maggiore qualità per i consumatori. Dobbiamo vedere questo decreto come una vera rivoluzione del settore con ricadute positive per tutta la filiera”. Mente l’articolo 62, in questa fase di stretta creditizia da parte degli istituti bancari “provoca una mancanza di liquidità importante che ha già causato delle chiusure, soprattutto nella piccola distribuzione: quello che possiamo considerare positivo è la diminuzione dei giorni di pagamento; negativa, invece, la volontà dei clienti di recuperare gli oneri finanziari attraverso condizioni commerciali più favorevoli”Daniele Bozzini è direttore commerciale e marketing di Florette M a r z o

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Italia, che vanta un fatturato di 15 milioni di euro e lavora prevalentemente con la Gdo. Florette è leader europeo per la IV gamma; a novembre la società madre Agrial ha acquisito li terzo operatore di settore, Bakkavor andando a rafforzare ulteriormente leadership. Bakkavor lavora soprattutto nel food service, private label e nell’area snack e macedonie di frutta, mentre Florette nella Gdo, quindi c’è complementarietà.“Nel 2013 siamo parititi come era finito il 2012 con una forte pressione promozionale per cercare di mantenere vivaci i consumi, forse con un minore stress sulla logica del prezzo”, annota Bozzini. “Nel 2012 il mercato è cresciuto di un 1% in volumi ma risente della flessione in valore, il cui dato è calato dell’1%. Ma siamo abbastanza ottimisti, il peggio pensiamo sia alle spalle; con la crisi è avvenuta una riduzione degli M a r z o

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te Pausa Pranzo, che ci stanno dando soddisfazione in termini di feedback del consumatore sia in termini di quantità acquistata che di apprezzamento della loro qualità, e sono state premiate come prodotto dell’anno 2013”. “La nostra azienda - aggiunge Ferrari - ha chiuso l’anno con un aumento di fatturato, sfiorando i 60 milioni di euro: alla crescita ha contribuito molto l’area Sud, in linea con la tendenza del settore che vede un aumento di consumo proprio in quell’area d’Italia”. Quali le prospettive per i prodotti di IV Gamma? “Per l’Italia prevediamo un consolidamento e una lieve crescita, specialmente sulle meal solution ad alto contenuto di servizio, dunque le nostre ciotole Pausa Pranzo, e sulle referenze innovative a livello di ricette. Per il resto d’Europa prevediamo un trend crescita molto ampio principalmente sull’Est Europa, sebbene la richiesta su questi mercati sia ancora spostata più sulla I gamma anziché sulla IV”. Martina Boromello, che di Ortoromi è responsabile marketing spiega che con la legge sulla IV gamma “non c’è stato alcun cambiamento nel processo produttivo, dal momento che già da diversi anni ci adeguiamo volontariamente alla normativa identificabile nelle linee guida per la IV gamma redatte da AIIPA ed alla normativa UNI sempre in tale ambito; sicuramente porterà vantaggi all’interno settore, dal momento che chi operava in maniera poco trasparente sarà ora costretto ad adeguarsi”. Quanto all’articolo 62, Cristiano Detratti, direttore amministrativo Ortoromi, rileva che “l’art. 62 è un beneficio perché produce stabilità e nel caso specifico di Ortoromi questo vantaggio si ripercuoterà a cascata su tutti i soci della cooperativa che conferiscono il prodotto: se fino a prima dell’avvento dell’art. 62 si era abituati a pagare e basta, adesso si paga solo quanto preventivato, senza sorprese a fine anno”.

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Umberto Galassini e (sotto) Fabio Ferrari

acquisti familiari ma anche degli sprechi, si cerca di acquistare la dose corretta per non buttare il prodotto. Di qui il consolidamento del 2012. Vedo una tenuta nel 2013 e una crescita nei prossimi anni”. Il rapporto con i canali della moderna distribuzione? “I punti vendita dovrebbero puntare più sul completamento di gamma, sul servizio e alle esigenze del consumatore piuttosto che unicamente sul prezzo”, annota il manager di Florette Italia. “L’innovazione va presa sempre più in considerazione dalla Gdo che deve considerare in maniera allargata le esigenze della clientela. I discount? Sono un’opportunità anche se a volte c’è scarsa attenzione alla gestione del prodotto e alla differenziazione con la I gamma avanzata. Per noi non sono una priorità”. Il vostro giudizio sulla legge 77? “Porterà ad avere prodotto di sempre maggiore qualità e più garantito”. E l’articolo 62? “Ha portato a una burocratizzazione di certi rapporti ma va nella direzione di regolamentare un settore nel quale non sempre c’erano regole di riferimento. Nel breve periodo la mancanza di liquidità potrà essere un problema per alcune strutture poco efficienti, nel medio lungo periodo emergerà l’aspetto positivo del provvedimento”. Per Fabio Ferrari, direttore commerciale Ortoromi “gennaio 2013 è stato fortemente positivo se lo si confronta con lo stesso periodo del 2012: è anche vero che lo scorso anno si era aperto con un storico blocco imputabile alle condizioni climatiche avverse, ma confidiamo sul fatto che questa percentuale di crescita si registrerà per tutto il 2013”. Ma i margini si riducono: “I prezzi di mercato si stanno muovendo sempre più verso il basso, in quanto sono sempre più richieste quelle di poca grammatura, per consumo singolo o semplice contorno”, spiega Ferrari. “Fanno eccezione le ciotole pron-

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Il biglietto da visita di Esselunga

L’ortofrutta è il biglietto da visita di Esselunga. Entrando in un punto vendita si trova sempre il reparto ortofrutta per primo e lì Esselunga vuole conquistare e fidelizzare il consumatore. Le referenze sono davvero numerose: la varietà, la qualità, la freschezza sono curate con grande attenzione. La nostra visita ad alcuni supermercati della catena nella settimana 10, dal 4 al 10 marzo 2013, ha confermato in pieno che Esselunga è estremamente competitiva in questo settore. In una votazione da 1 a 10, Esselunga merita un 7 abbondante per gli ortaggi e quasi un 9 per la frutta. Abbiamo esaminato in particolare, in modo attento e analitico, la frutta, assaggiandone alcuni campioni. Mele. Una bella battaglia sui banconi Esselunga. C’è il meglio che la stagione offre, sia a marchio proprio che a marchio del produttore. I prezzi sono vari, la qualità, in alcuni casi, è davvero molto alta. Alla fine dei nostri assaggi (ovviamente la valutazione è personale) nelle prime 5 posizioni per qualità abbiamo messo nell’ordine: Pinova (succosa e croccante), Ambrosia (croccante, gustosa), Pink Lady, Renetta, Golden Val Venosta. In bella mostra, ovviawww.corriereortofrutticolo.it

Reparto ortofrutta strategico per la catena lombarda: varietà, qualità e freschezza non mancano. Le principali referenze ai raggi “X” del Corriere Ortofrutticolo

Vendite su del 3,2% nel 2012 Buoni risultati per Esselunga nel 2012 (nella foto patron Bernardo Caprotti). La catena ha chiuso l’anno con un aumento delle vendite del 3,2% rispetto al 2011 per un fatturato globale di 6,8 miliardi di euro. Il gruppo ha mantenuto per i clienti i prezzi del 2011 vendendo a inflazione “zero” nonostante gli aumenti praticati dai fornitori, dichiarati in un +2,5%. Il risultato operativo è stato stimato in 360 milioni di euro, altro dato in linea con l’anno precedente. Esselunga ha investito 380 milioni di euro che per ammodernamento e sviluppo, mentre l’organico si attesta a 20.200 persone impiegate, con 500 nuovi investimenti.

mente, le Ambrosia, una mela di tendenza, prodotta in Piemonte da Rivoira, che Esselunga vende in Italia in esclusiva, sul bancone, sfusa, a 2,38 euro al chilo. In vendita sfuse anche le Stark trentino (marchio Naturama) a 1,85 euro chilo, le Golden (Naturama) a 1,68, le Fuji Alto Adige a 1,28. Buone e convenienti le Golden Val Venosta in cassetta da 3 chili a 0,98 euro chilo. Le Morgenduft a marchio Esselunga in confezione da quattro pezzi a 1,68 al chilo. Le Pinova a marchio Esselunga in confezione da sei pezzi a 1,88 al chilo (in sacchetto, calibro più piccolo, a 1,45 euro chilo). Le Pink Lady in vaschetta da sei a 2,58 al kg (ovviamente cat.1, calibro 75-80, il prezzo più alto tra le mele, superiore anche a quello delle Ambrosia). Le Granny Smith a marchio Esselunga in vaschette da quattro (calibro 8590, cat.1) a 1,85 al chilo. Le Renette in vaschetta da quattro a 2,15 euro chilo (terzo posto in ordine di prezzo dopo Pink e Ambrosia). Vasta la gamma anM a r z o

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Maddalena Sommariva Il gruppo Esselunga, fondato nel 1957, è costituito da 144 punti vendita con diciannovemila dipendenti e opera attraverso la rete di superstore e supermarket che copre l’intero territorio nazionale. Detiene una quota di mercato del 10,5% con un fatturato di 6,63 miliardi di euro (fonte Symphony Iri gennaio 2012) e si colloca, per tipologia di prodotti- anche e soprattutto per quelli a marchio d’insegna- in una fascia di eccellenza nell’affollato mondo italiano della grande distribuzione, anche grazie a una fidelizzazione della clientela particolarmente curata e dunque efficace. Come recita il vecchio detto - e non se ne abbia il fondatore GianBernardo Caprotti “l’occhio del padrone ingrassa il cavallo”. Quanto sopra vale anche e soprattutto per il reparto ortofrutta, dove, sia le linee sfuse che quelle confezionate, biologiche e di quarta gamma, sono identificabili dalla marca commerciale dell’azienda milanese. È, questo, il risultato di anni di lavoro e di credibilità della filiera, al punto che il marchio d’insegna viene considerato non solo dall’utenza ma dalla stessa concorrenza, come una sorta di “brand” di riferimento, alla pari di quelli dei consorzi e delle più note aziende. Il cliente tipo Esselunga acquista i prodotti a marchio d’insegna certo di un livello qualitativo non inferiore rispetto ai marchi più “in voga” con il valore aggiunto di un prezzo sempre competitivo. La presenza di marchi definibili come brand industriali (ad es. le patate Selenella, le banane Fyffes) è limitata se

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confrontata ai marchi utilizzati da Esselunga per identificare le proprie linee ortofrutticole, come Naturama, che copre tutte le principali referenze convenzionali, Esselunga Bio che comprende tutta l’ortofrutta biologica e, in qualche caso, Fidèl, che identifica i primi prezzi. Anche le verdure di quarta gamma sono quasi interamente a marchio Naturama e Esselunga Bio, pur se confezionate da fornitori esterni. Il marchio Esselunga e Esselunga Bio coprono anche molte linee di ortofrutta surgelata, legumi in scatola e marmellate. Tutta la merce transita dalle tre piattaforme di Esselunga: Limito di Pioltello (Milano) - Biandrate (Novara) - Sesto Fiorentino (Firenze) di proprietà dell’insegna. L’ufficio acquisti, con sede a Pioltello segue gli accordi ed i contratti con i fornitori ed effettua ordini centralizzati per le tre piattaforme, che a loro volta riforniscono giornalmente tutti i punti vendita. I buyer, con i loro assistenti effettuano l’ordine, stipulano le condizioni di acquisto, per i settori merceo-

logici di loro competenza (category buyer); determinano l'assortimento in base alla stagionalità, e decidono i prezzi al pubblico e le campagne promozionali, in accordo con le politiche commerciali aziendali. In Esselunga esiste la figura specifica del capo reparto Frutta e Verdura che, insieme ad un gruppo di collaboratori, ed in ogni punto vendita, gestisce l'area di vendita dedicata all’ortofrutta. Oltre al riordino della merce, che avviene giornalmente, si occupa dell'esposizione della stessa, delle promozioni e verifica che i prodotti in vendita mantengano i parametri qualitativi stabiliti dall'ufficio acquisti e garantiti dal controllo qualità. Una figura molto importante perchè, in armonia con le regole aziendali, ha la responsabilità di gestire il reparto garantendo un elevato livello di servizio, di gestire il prodotto, curandosi che lo stesso abbia e mantenga elevati standard qualitativi Naturama e Esselunga Bio, sono molto richiamati sui cartellini segnaprezzo e identificano i relativi prodotti preconfezionati che, nel format “supermercato” di Esselunga, sono la forma prevalente di offerta.Gli stessi prodotti sono richiamati anche sui cartellini pubblicitari. Frutta e verdura, con originali rielaborazioni grafiche nate sotto la direzione creativa di Otello Fraternale dell’agenzia torinese Armando Testa, esposte pure al Musée des Affiches del Louvre, (chi non ricorda John Lemon, Porro Seduto, Rapanello Sanzio?) sono presenti, spiritosamente ed efficacemente, sui principali strumenti di advertising, all’interno e all’esterno del supermercato.

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Esselunga crede nella marca commerciale. Quota di mercato del 10,5%, 6,6 miliardi di euro di fatturato, 19 mila dipendenti, 144 punti vendita

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che delle mele biologiche a marchio Esselunga Bio: le Golden in vaschetta a 1,98 euro chilo (in promozione, unica varietà bio sotto i due euro) e poi le Stark, le Fuji, le Pinova, le Gala tutte a 2,98 euro chilo, a conferma che il bio si paga di più. Pere. In bella mostra le Kaiser sfuse a 2,28 euro chilo (stesso prezzo per la vaschetta da quattro pezzi), ma il prezzo più alto lo fanno le piccole Coscia Cile, pure sfuse, a 3,48 euro chilo (un’esagerazione ma si paga la curiosità per un prodotto davvero particolare anche se delicato di per se e ancora di più dopo un lungo viaggio, dunque un acquisto “coraggioso”). Le Abate sfuse a 2,68 (in vaschetta calibro 65-70 a euro 2,15 al chilo). Le Angelys a marchio Esselunga in vaschetta da quattro pezzi a 2,58 euro al chilo. Le Conference in vaschetta a 2,15 euro chilo. Le Williams in confezione da sei pezzi a 2,78 euro chilo. Le Williams si trovano anche bio in vaschetta a 3,48 euro al chilo. Agrumi. Esposte in evidenza le Clementine Spagna sfuse a 2,68 euro chilo e le arance Tarocco Sicilia a 1,95 euro chilo. Sfusi anche i limoni Spagna a 1,85, i mandarini tardivi Italia a 1,78, i pompelmi bianchi Israele a marchio Jaffa a 0,88 e quelli rossi, stessa provenienza, a 1,47. Il Lime messicano sfuso è a 2,58 euro chilo. I limoni Spagna in rete sono q 1,85, i limoni Sicilia in rete a marchio Esselunga a 0,98. Le arance Tarocco in rete a marchio Naturama a 1,99 euro chilo. Uva. La Red Globe Perù in vaschetta a 2,78 euro chilo (allo stesso prezzo sfusa). La Sunred senza semi Sudafrica distribuita da Peviani a 5,36 euro chilo (una singola vaschetta mediamente a 2,70 euro), un prodotto caro, battuto nel prezzo solo da mirtilli e lamponi, ma con un buon mercato. Kiwi. Sfusi Italia calibro 105120 a 2,15 euro al chilo. Lo stesso calibro conferma il prezzo www.corriereortofrutticolo.it

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Alì. Fatturato boom e piani di espansione Fatturato 2012 in crescita del 9% a circa 850 milioni di euro con previsioni ancora migliori per quest’anno, in cui si prevede un ulteriore aumento del giro d’affari dell’8% e a pari punti vendita del 2-3%, come nel 2012. Non conosce crisi Alì, catena di supermercati veneti nata nel lontano 1958 da una piccola rivendita a Padova, in controtendenza rispetto a un mercato in contrazione. “Apriremo altri 3-4 punti vendita tra Veneto (Padova e Vicenza) ed Emilia Romagna (Ferrara) - spiega Francesco Canella (nella foto), 82 anni, presidente e fondatore del gruppo -. Più supermercati abbiamo e più possiamo trattare con l’industria”. Alì sfida Coop e si muove su due versanti: “Prezzo giusto e qualità - continua Canella - i margini alti non ci sono più per nessuno, dobbiamo tagliare sui costi e migliorare l’efficienza: il nostro magazzino lavora anche di notte". Con 5 nuove aperture e 393 assunzioni (ora i dipendenti in totale sono 2.911, con l’80% dei contratti a tempo indeterminato), il gruppo nel 2012 ha conquistato una quota di mercato del 14,6%. Secondo un’indagine di Altroconsumo è il primo in Veneto per convenienza.

anche nelle vaschette a marchio Esselunga. Il calibro 85-100 in vaschetta scende a 1,85 euro chilo. Banane. Le Fyffes Colombia sfuse sono a 1,95 euro chilo. In vendita anche banane da commercio equo e solidale (fair trade) provenienza Perù, in vaschetta, a euro 2,79 al chilo. Altra frutta. Susine Sudafrica sfuse, in mostra all’inizio del reparto come elemento di attrazione (siamo in piena controstagione), a 2,98 euro chilo (uguale prezzo in vaschetta). Ananas Fyffes sfuse a 0,98 euro chilo. Avocados Israele a 3,28. Mango Brasile a 2,59. Papaya Brasile a 4,58 euro chilo. Fragole Spagna in cassettina a 4,98 euro chilo (molto attrattive per forma, colore e confezione: vanno nonostante il prezzo). Mirtilli Marocco in vaschetta da circa 150 grammi a 19,84 euro chilo. Lamponi Spagna in vaschetta a 15,84 euro chilo. Il reparto offre anche succhi, spremute, frullati, macedonie miste di frutta. Tra le novità il succo di mela Ambrosia a 1,98 euro a bottiglietta. Non abbiamo analizzato con altrettanta attenzione le verdure, per le quali Esselunga offre comunque gamma, qualità e cura per il prodotto fresco di stagione. In generale il reparto non ha prezzi di massima convenienza ma il livello è elevato e quindi si tratta di una scelta di fondo basata sulla convinzione che il consumatore vuole ortofrutta buona, sana, fresca, altrimenti compie scelte diverse. Un reparto ortofrutta in stile Bernardo Caprotti, 86 anni, il mitologico fondatore di Esselunga, che in una delle rare interviste rilasciate nel 2012 ha dichiarato: “Esselunga paga oltre il 50% di tasse. Mercadona, in Spagna, il 20; Morrison in Gran Bretagna il 26%”. Ma lui ed Esselunga, malgrado il sistema-Paese faccia acqua, non mollano. E proprio il reparto ortofrutta ne è una conferma. (A.F.) M a r z o

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Stefano Moschini

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Stefano Moschini, dettagliante ortofrutticolo mantovano, ha iniziato a lavorare nel settore da giovanissimo, subito dopo aver finito la terza media. Una passione la sua, che viene da lontano; sia il nonno che il padre lavoravano nel commercio della frutta, il nonno come ambulante che portava in giro e vendeva la frutta con il carrettino. “Mi sono inserito da giovane nell’ambiente e mi è piaciuto”, spiega Moschini. “Avevamo un negozio di famiglia e io e mio fratello Riccardo abbiamo deciso di aprirne un altro nell’1989; quello originario lo abbiamo ceduto e ora proseguiamo con questo, ubicato a Castelbelforte, un Comune di poco meno di tremila abitanti a una quindicina di chilometri dal capoluogo virgiliano”. Un bel punto vendita di 110 metri quadri che si avvale di due celle frigorifere ed uno spazio retrostante che occupa altri 70 e 80 metri quadri. Qual è il vostro target di riferimento? “La nostra clientela è variegata, serviamo mediamente 150 clienti al giorno. Offriamo un’ampia gamma ed un’ampia scelta dal primo prezzo al prodotto di qualità elevata. Serviamo inoltre alcuni ristoranti della zona”. Credete nella quarta gamma? E nel biologico? “Prepariamo e laviamo la verdura anche se non la cuociamo. In ogni caso l’80% dell’ortofrutta viene venduta non preparata. Niente confezionato, tutto sfuso: il confezionato a nostra avviso è più da grande distribuzione. Per quanto riguarda il bio abbiamo avuto

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Lo scontrino cala Ma i clienti restano

Stefano Moschini (primo a sinistra) col fratello Riccardo e i collaboratori

esperienze negative e lo abbiamo accantonato”. Il ruolo delle marche? “Il brand è importante ma nei punti vendita tradizionali come il nostro resta fondamentale il ruolo di consulenza del dettagliante, che consiglia le partite migliori indipendentemente dal fornitore”. E la crisi? “Buona parte dei clienti si è orientata verso prezzi più bassi, lo scontrino medio è inferiore a quello di una volta; il numero degli scontrini è rimasto immutato ma se prima si spendeva 18, 20 euro a “battuta” adesso ci si aggira sui 10, 12 euro. Per agevolare chi ha budget contenuti vendiamo anche “a cassa”, a prezzi più bassi, Però abbiamo mantenuto la clientela di prima e siamo contenti, con-

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fidiamo che nel momento della ripresa ci sarà un aumento della spesa media”. Come siete organizzati in azienda? “La nostra società è una Snc in cui mio fratello Riccardo si occupa degli acquisti, al Mercato di Verona, io di vendite e contabilità; abbiamo poi due dipendenti a tempo pieno e un collaboratore”. “In questi anni abbiamo visto dei colleghi chiudere; a Castelbelforte c’erano tre dettaglianti ora siamo rimasti solo noi. E comunque è un lavoro che va fatto con il cuore, il guadagno è importante ma non deve essere l’unico drive”. E la partita con la Gdo è sempre più difficile... “Ma noi siamo agguerriti e ce la giochiamo a testa alta. Il supermercato, rispetto a noi, propone in genere un prodotto meno fresco, dalla piattaforma alla vendita passano 15 giorni mentre da noi si vende in giornata. E la differenza di prezzo con la Gdo è tutta da dimostrare perché loro hanno una filiera da alimentare con costi superiori a noi. Noi, con il margine giusto riusciamo a tenerci in pista…”.

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Meloni, limoni e mango spingono l’export brasiliano Nel 2012 sono incrementati i volumi esportati, mentre il frutto più importato resta la pera. Paesi Bassi, Regno Unito e Spagna i principali sbocchi

Spagna, la crisi risparmia l’ortofrutta Ma a febbraio sensibile incremento dei prezzi Lo scorso anno il Brasile ha aumentato i volumi di frutta esportati: se nel 2011 il Paese sudamericano aveva inviato all’estero 681 mila tonnellate di frutta, nel 2012 sono state toccate le 693 mila tonnellate. A valore, tuttavia, vi è stata una diminuzione del giro d’affari complessivo, passato da 470 milioni di euro del 2011 a 460 milioni del 2012. Meloni, limoni e mango sono i frutti che nel 2012 hanno registrato performances migliori: i meloni hanno registrato un +7,2% sul 2011 nell’export, +9,5% per i limoni, +5% per il mango. Il melone si conferma il frutto più esportato del Brasile con 181,7 mila tonnellate. I Paesi Bassi, con più di un terzo del volume complessivo (42%) e del valore (39%), il Regno Unito (20% del volume e il 18% del valore) e la Spagna (rispettivamente 10% e 12%) sono state le principali destinazioni della frutta brasiliana. Seguono Stati Uniti, Germania, Argentina, Portogallo e Francia. Sempre nel 2012 le importazioni di frutta fresca da parte del Brasile sono diminuite del 7% a volume, mentre hanno visto un leggero incremento a valore dello 0,5% rispetto al 2011. Il frutto più importato sia in termini di volume che di valore è la pera, con 217 mila tonnellate, seguite da mele, prugne, uva, kiwi e pesche; i principali fornitori sono l’Argentina, seguita da Cile, Spagna, Portogallo e Italia. ● 58

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Aumenta il consumo di ortofrutta in Spagna. Secondo i dati diffusi dal ministero dell'agricoltura spagnolo nel 2012 in Spagna le famiglie hanno consumato 8,718 milioni di tonnellate di frutta e ortaggi, l’1,7% in più dell’anno precedente. L’ortofrutta è stata la categoria più acquistata in volume, per un’incidenza sull’alimentare pari al 28,6% (15,7% la frutta, 12,9% ortaggi e patate). L’aumento del consumo di ortofrutta è dovuto principalmente alla frutta e alle patate, due sotto-categorie che crescono rispettivamente del 2,7% (a 4,781 milioni di tons) e del 3,1% (a 1,066 milioni di tons) rispetto al 2011. Il consumo di ortaggi si è invece leggermente ridotto (-0,5%) nel per un totale di 2,871 milioni di tonnellate. Segnano gli incrementi più elevati i frutti estivi, angurie (+15% a 401 milioni di chili) e meloni (+5,4% a 422 milioni di chili) su tutti, ma anche le fragole che registrano un +13% in più rispetto al 2011, per un totale di 130 milioni di chili. L’ortaggio più consumato nel 2012 è stato il pomodoro con 684 milioni di chili (-2,3%), seguito dalla cipolla con 345 milioni di chili (+1,1%). Presentando i dati, il Ministro spagnolo Miguel Arias Cañete ha voluto evidenziare come anche la spesa per l’ortofrutta sia crescita nel 2012; l’incremento è stato dello 0,5% rispetto all’anno precedente, toccando un valore complessivo di 11.433 milioni di euro: 6.214 milioni per la frutta (+0,6%), 4.550 milioni per la verdura (+1,2%), 668 milioni per le patate (-4,1%). Secondo Fepex, l’associazione degli esportatori ortofrutticoli spagnoli, l’aumento del consumo di ortofrutta riflette la crescente consapevolezza dei consumatori spagnoli verso l’adozione di uno stile di vita sano. Intanto aumentano i prezzi: lattuga, +700%; cavolfiore + 443%; pomodoro, +419%; carciofo, +407%. Sono solo alcuni degli incrementi di prezzo registrati a febbraio 2013 in Spagna dal campo alla tavola secondo l'indice Ipod, Índice de Precios en Origen y Destino de los Alimentos, che misura la differenza tra il prezzo riscosso dal produttore e il prezzo pagato dal consumatore. A febbraio per quanto riguarda la lattuga si è passati da 0,12 euro a pezzo riscossi dal produttore, a 0,96 euro per cespo pagato dal consumatore. Il cavolfiore è passato invece da 0,30 euro a 1,63 euro, il pomodoro da 0,37 euro e 1,92 euro, il carciofo da 0,45 a 2,28 euro.

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Sviluppo logistico pensando alla Russia

Fragole, esportazioni in salute

Raddoppia l’export di uva verso l’Ue

Il ministero dell’Economia turco si sta attivando per lo sviluppo del comparto logistico, portando il Paese al 27mo posto in termini di prestazioni nel comparto logistico, secondo l’indice di performance logistica della Banca Mondiale, attraverso anche la creazione di un servizio ad hoc. Recentemente è stata creata una linea Ro-Ro tra Turchia ed Egitto. Data l’importanza del mercato russo per l’export ortofrutticolo della Turchia, si sta ora studiando il progetto di un terminal con collegamento integrato in Crimea, con una linea ferroviaria già realizzata fra Samsun, porto del Mar Nero nel nord-est della Turchia, e il porto del Caucaso. Il collegamento consentirà di ridurre i costi logistici.

Export di fragole in netta crescita in Turchia. La principale zona di produzione è quella di Mersin-Anamur, seguita dalla regione di Antalya. Nel 2012 la Turchia ha esportato circa 22.000 tonnellate di fragole, arrivando ad essere per importanza il 17mo prodotto ortofrutticolo esportato. I principali Paesi destinatari sono la Russia, seguita da Romania, Bulgaria e Iraq.

É iniziata bene la stagione per l’export di uva indiana. Le esportazioni verso l’Unione europea sono quasi raddoppiate, arrivando a oltre 3.755 tonnellate contro le 1.906 tonnellate dell'anno scorso. Apeda (Agricultural and Processed Foods Exports Development Authority) ritiene che la richiesta sia sostenuta dalla creazione di un sistema di tracciabilità che ha restituito la fiducia degli acquirenti. In Europa i primi importatori sono stati i Paesi Bassi con 1.764 tonnellate di uva indiana, seguiti dal Regno Unito con 1.302 tonnellate, fino alla Svezia con 508 tonnellate. Il Centro nazionale di ricerca di Pune ritiene che la produzione di quest'anno sarà normale.

NUOVA ZELANDA

USA

ARGENTINA

Kiwi, batteriosi killer Crolla la produzione

California capitale delle verdure

Aumentano i dazi per cento prodotti

Quasi la metà delle verdure fresche statunitensi viene prodotta in California. Il settore ortaggi in California vale oltre 6 miliardi di dollari, dato in calo del 5% rispetto al 2011. La California rappresenta inoltre oltre i due terzi delle verdure trasformate made in Usa. Lo Stato californiano è il principale produttore di mandorle, carciofi, datteri, fichi, uva, kiwi, olive, prugne, melagrane, pesche, pistacchi e noci.

Il Governo argentino ha promulgato il 23 gennaio un decreto che aumenta i dazi d’importazione per 100 prodotti. Il provvedimento, vigente fino il 31 dicembre 2014, formalizza gli esiti dell’accordo raggiunto a fine 2011 con il resto dei Paesi soci del Mercosur (Brasile, Uruguay e Paraguay) secondo il quale ogni Paese avrebbe definito la propria lista di eccezioni alla tariffa comune. In questo modo l’Argentina ha potuto elevare al 35% (massimo permesso dall’OMC) il dazio di 95 prodotti. La lista di prodotti che pagheranno il 35% include 43 voci di beni di consumo, tra cui: kiwi, caffè, tonno, pomodori pelati, funghi, ananas preparati, oli e grassi vegetali, tabacco oltre a altri numerosissime tipologie di merce.

Produzione ed esportazioni in calo per i kiwi neozelandesi nel 2013. I servizi Usda, il ministero statunitense dell'agricoltura, prevedono una diminuzione della produzione e delle esportazioni di kiwi neozelandesi per quest'anno. Il batterio PSA (Pseudomonas syringae, causa del cancro del kiwi) ha infettato il 62% dei frutteti di kiwi del Paese. La batteriosi ha provocato per il secondo anno consecutivo un crollo della produzione. Probabile che il raccolto cali sensibilmente, attestandosi intorno alle 338.400 tonnellate per il 2013. Le esportazioni dovrebbero arrivare a 319.000 tonnellate nel 2013, nettamente inferiori alle 400.817 tonnellate esportate nel 2011. M a r z o

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un ricco ricettario a base di mele. Nei prossimi mesi, infine, i frutti raccolti dai soci del Consorzio saranno protagonisti di alcune instore promotion con hostess e distribuzione di gadget lungo le corsie dei punti vendita di alcune insegne della grande distribuzione italiana. “La comunicazione e il marketing sono da sempre una dei pilastri chiave della nostra strategia commeciale” ha commentato Gerhard Dichgans, direttore del Consorzio Vog.

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“Una mela per due” ha colto nel segno: il concorso a premi promosso dall’O.P. saluzzese Ortofruit Italia in collaborazione con Pam-Panorama Spa, su tutta la rete commerciale nazionale (110 supermercati Pam e 23 ipermercati Panorama presenti in Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli, Trentino, Emilia, Toscana, Umbria, Lazio e Abruzzo), ha confermato il successo dell’iniziativa voluta dalla Direzione Acquisti Ortofrutta Pam-Panorama per promuovere due particolari varietà di mele rosse, Mela Gala e Stark del Piemonte, protagoniste della promozione.

Pink Lady, digitale strategico

Val Venosta decolla con Ryanair Mela Val Venosta è decollata in tutta Italia e Spagna con 80 aerei Ryanair le cui cappelliere erano personalizzate da annunci in tre lingue dal claim “Croccante perché matura più in alto”. L’operazione attiva per quattro settimane ha fatto segnare un totale di 3.280 annunci con un impatto stimato di 2.560.000 viaggiatori raggiunti: gli 80 aerei convolti nella promozione hanno realizzato circa 16.800 voli trasportando una media di 210 passeggeri a volo. “Una frequenza molto elevata che garantisce una presenza di volo in grado di coprire gran parte d’Europa - afferma Michael Grasser, responsabile Marketing Mela Val Venosta - e di raggiungere potenziali consumatori anche in

F R U T T A

Successo del concorso di Ortofruit

Marlene scommette sulla rete Intensa campagna di comunicazione in rete per Marlene, con banner pianificati su alcuni fra i più visitati siti del Paese per sei settimane, a partire dall’11febbraio. Dal primo febbraio al 22 marzo, invece, tutti coloro che mettono “Mi Piace” sulla pagina Facebook di Marlene potranno partecipare al concorso che mette in palio sette vacanze per due persone da una settimana in un maso dell’Alto Adige. Da marzo sarà disponibile anche la nuova applicazione Marlene, grazie a cui i possessori di smartphone Apple e Android potranno creare una lista della spesa ideale e portare sempre con sé

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Paesi oltralpe come Germania, Francia ed Inghilterra”. Un’operazione di marketing non convenzionale ad alta quota che rafforzata da nove giornate di degustazione nella base di Bergamo nei week-end tra il 19 gennaio e l’8 Febbraio in cuisono state distribuite oltre 12.000 mele Val Venosta. E non è tutto: dal 15 febbraio al 31 marzo, con il Concorso Mela Bio Val Venosta, si ha infine la possibilità di partecipare ogni settimana all’estrazione di 4 eBook five book 2 Kiwie e all’estrazione finale di uno Scooter elettrico Peugeot e-Vivacity.

Nel 2013, Pink Lady mette il digitale al centro della propria strategia di comunicazione. Questo inizio d'anno è segnato dal lancio del nuovo sito web con il reportage in diretta dai frutteti e dalle stazioni d'imballaggio per illustrare tutte le cure riservate alle mele nel corso della loro vita. La seconda riguarda la web TV in diretta dalla cucina Pink Lady regolarmente arricchita di nuove videoricette a base di mele. Oltre al sito web, il brand sviluppa la sua strategia digitale con una presenza nei social network e nei siti di condivisione di video e foto. La grande novità 2013 riguarda lo sviluppo del Club Pink Lady, programma multicanale di raccolta punti che premia gli acquisti di vassoi e minicartoni.

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LETTERE dei LETTORI Km zero Mangiare 27 mele al giorno... Mi accodo al vivace scambio di opinioni scaturito dal famoso ” km zero” evidenziandone un altro aspetto. Non molto tempo fa un politico altoatesino, a caccia di visibilita, auspicava un ritorno all’autarchia . Ovvero invitava a consumare solo prodotti locali. Brevemente ho confutato questa sparata facendo un breve conto matematico. In Provincia di Bolzano si producono normalmente ogni anno 5 miliardi di mele che divisi tra I 500.000 abitanti locali comporterebbe un consumo medio annuo di 10.000 mele pro capite, ovvero 27 mele al giorno. Parallelamente la quasi totalità del pregiato speck altoatesino viene prodotto con carne suina proveniente dall’Olanda o dalla Germania. Facile parlare a vanvera. Cordiali Saluti Aldo Tamassia Fruttunion - Terlano (Bz) Caro Tamassia, grazie per questo simpatico contributo al dibattito sul km zero. Come si vede lo sciocchezzaio sull’argomento è pressoché infinito. Quanto al parlare a vanvera, i politici sono maestri e gareggiano coi giornalisti nel lanciarsi a dibattere su argomenti di cui ignorano tutto. Anche senza entrare troppo nel merito della questione, pensi soltanto agli effetti economici che potrebbe provocare il km zero applicato su larga scala. Se cioè tutti i produttori di mele dell’Alto Adige o degli aranci siciliani si mettessero a vendere solo sul loro territorio e seguendo la stagionalità. Nel giro di breve tempo l’offerta supererebbe di gran lunga la domanda con un effetto depressivo catastrofico sui prezzi. Insomma il km zero va visto per quello che è: uno

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Ricerca Responsabile Frutta e Verdura (Buyer) per il nostro Ufficio Acquisti Siamo un’azienda in continua espansione, leader in Europa nella Grande Distribuzione Organizzata. Grazie al successo della nostra strategia di mercato e alla nostra continua ricerca di figure manageriali, possiamo garantire straordinarie opportunità di crescita. Per l’ampliamento del nostro Ufficio Acquisti in Italia ricerchiamo candidati in possesso di una laurea di primo o secondo livello ad indirizzo economico con conoscenza fluente della lingua tedesca. I suoi compiti Dopo un primo periodo di formazione Lei sarà chiamato a gestire trattative con i fornitori riportando direttamente alla dirigenza. Supporterà inoltre i Suoi superiori nello sviluppo di strategie d’acquisto a medio e lungo termine. I compiti a Lei affidati spazieranno dal classico management dei prodotti, alla pianificazione degli ordini. Sarà infine responsabile per i controlli di qualità dei gruppi merceologici di Sua competenza. Attraverso continue ricerche di mercato ed analisi di trends e comportamenti dei consumatori potrà apportare contributi innovativi e miglioramenti nei prodotti e nell’assortimento. Il Suo Profilo Ricerchiamo candidati interessati ad una crescita professionale in posizioni manageriali di responsabilità all’interno della nostra azienda. Risolutezza, tenacia, grinta e capacità di lavorare sotto stress sono caratteristiche imprescindibili per ricoprire la posizione offerta. Sono richieste inoltre capacità analitiche, interesse per la Grande Distribuzione Organizzata ed esperienza nel settore ortofrutticolo. La nostra offerta • Possibilità di svolgere autonomamente delle trattative commerciali riportando direttamente alla dirigenza; • Un ambiente lavorativo stimolante all’interno di un team Acquisti giovane ed internazionale con processi decisionali snelli e veloci; • Uno stipendio superiore alla media; La sede di lavoro è Verona. Interessato? Se si sente in linea con la posizione ed è motivato compili l'apposito Form sul nostro sito www.lidl.it allegando un Suo curriculum vitae. I Suoi dati saranno trattati con la massima riservatezza.

slogan, buono per i cuochi, i ristoranti, per le comparsate televisive in cui si fa a gara a chi spara più banalità. Fuori dall’ironia, l’ignoranza sui fondamentali dell’economia agroalimentare è abissale. Può capitare che lo stesso politico

che magari esalta il km zero, poi si entusiasma per i primati del nostro export, mettendo insieme l’elogio dell’autarchia e quello dell’internazionalizzazione. Per fortuna, di quello che dicono (e promettono) i politici ci si scorda presto, sia loro che noi. (Lorenzo Frassoldati) M a r z o

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Veneto, la stagione parte in ritardo Si teme che l’effetto crisi freni i consumi

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Rispetto ai primi anni Duemila la produzione di asparagi freschi a livello mondiale è in calo. Nel 2010 i volumi hanno superato di poco 1 milione di tonnellate (dati Fao/Usda), in calo di 300 mila tonnellate rispetto a una decina di anni prima. La Cina ha subito una flessione importante, registrando un -22%: se nel 2001 la sua produzione valeva il 49% del mercato globale, nel 2010 è crollata al 27%. In Europa la produzione negli ultimi 10 anni è in aumento: infatti è passata da 20% al 26% sul totale prodotto nel mondo. In crescita anche l’America, specie il Sud America, che complessivamente rappresenta il 46% dell’intera produzione mondiale. L’analisi dei dati produttivi dei singoli Paesi, come sottolinea Luciano Trentini, responsabile relazioni esterne ed europee del Cso e presidente di Euroasper, confermano che il Perù oggi è il maggiore produttore di asparagi freschi al mondo. La sua produzione, infatti si attesta intorno alle 330 mila tonnellate, oltre il 30% della produzione mondiale. Un’ascesa repentina e inarrestabile visto che ha segnato un +80% rispetto a una decina di anni fa. La produzione sudamericana è rafforzata anche dalla presenza del Messico, quarto Paese produttore al mondo, che è in grado di immettere sul mercato oltre 65 mila tonnellate di prodotto, +13 % rispetto ai primi anni Duemila. Dando uno sguardo all’attuale situazione, per i produttori sudamericani l’ultima campagna si è dimostrata assai difficile a causa di condizioni climatiche avverse con temperature troppo elevate a

La produzione mondiale, rispetto ai primi anni Duemila, è in calo, complice la forte flessione cinese, ma l’Europa è in controtendenza e ora “vale” il 26% del raccolto totale. L’Italia esprime 6 mila ettari, il 20% coltivati in Puglia

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Asparagi ancora “sottotraccia” Li acquistano solo 3 famiglie su 10 Servono marketing e promozioni

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E’ partita in leggero ritardo la stagione dell’asparago veneto. I primi, in coltura protetta, verdi e bianchi, sono arrivati dalla provincia di Padova. Pochi, ma di qualità che fa sperare i produttori in un raccolto di qualità. Un dato sembra scontato: quest’anno sulle tavole pasquali ci saranno pochi asparagi, perché il tempo non ne sta favorendo lo sviluppo. I prezzi saranno sostenuti. Per Opo Veneto, che opera nel cuore delle coltivazioni di asparagi Igp di Badoere, una fascia di territorio tra le province di Treviso, di Padova e di Venezia (coincide quasi con quella del radicchio rosso tardivo di Treviso), è presto per fare previsioni, ma ci sarebbero tutte le condizioni per una buona stagione. C’è l’incognita di un possibile calo di consumi, dovuti alla crisi dei bilanci familiari, che costringono a sacrificare tante voci della spesa, comprese quelle alimentari. Primi a risentire di questa condizione di austerità sono i prodotti considerati non essenziali e “costosi” come, a torto o a ragione, gli asparagi sia bianchi che verdi. Nelle province di Padova e di Verona si concentra oltre il 50 per cento della produzione veneta, che nello scorso anno (dato di Veneto Agricoltura, azienda della Regione Veneto) è diminuita del 6 per cento (si è arrivati a poco più di 8 mila tonnellate). In compenso, le quotazioni si sono mantenute su livelli ritenuti soddisfacenti (sulla piazza di Verona più 7 per cento rispetto al 2011: una media di 1,82 euro). Le previsioni per il prossimo raccolto sono in linea con il 2012: non ci si dovrebbe infatti discostare di molto dai dati dello scorso anno. La superficie investita ad asparago è rimasta pressoché la stessa (nel 2012 attorno ai 1.630 ettari). Oltre agli asparagi Igp di Badoere, nel Veneto sono rinomati gli Igp di Cimadolmo e i dop di Bassano del Grappa. 63


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SCHEDA PRODOTTO fine dicembre e inizio gennaio che hanno ridotto fortemente la presenza di prodotto di qualità sul mercato europeo, in particolare per gli asparagi verdi. Analizzando invece il mercato europeo la Germania negli ultimi anni ha segnato i migliori incrementi produttivi sempre sul fresco, superando le 100 mila tonnellate nel 2011 (quasi il doppio rispetto all’inizio degli anni Duemila) su oltre 18.500 ettari su superfici coltivate. Il Paese teutonico è così diventato in una decina d’anni da nazione importatrice ad esportatrice. Il secondo Paese europeo come produzione è la Spagna con una produzione di poco superiore alle 52 mila tonnellate su 10.500 ettari. I volumi del Paese iberico sono in netto calo rispetto al 2000-2002 quanto i quantitativi superavano le 63 mila tonnellate. In Italia l’asparago fresco viene coltivato su circa 6 mila ettari, di cui oltre il 20% concentrato in Puglia, in particolare nella provincia di Foggia. In totale nel Belpaese vengono commercializzati circa 42 mila tonnellate di asparagi, in leggero aumento rispetto all’inizio degli anni Duemila. Da considerare tuttavia che nel 2011 le produzioni sono calate notevolmente, a 33 mila tonnellate, a causa principalmente di una diminuzione degli investimenti in questa coltura e per il clima sfavorevole. Per quest’anno secondo Trentini “la scarsa presenza di prodotto invernale destagionalizzato, in particolare di provenienza peruviana, farà sicuramente crescere la voglia di asparagi di origine italiana, che ritengo potranno trovare una loro giusta collocazione sul mercato a prezzi convenienti. A fine febbraio”, prosegue il manager del Cso, “erano già presenti sul mercato nazionale asparagi provenienti da coltivazioni in serra dall’areale napoletano, particolarmente vocato a questo tipo di produzione. Il prodotto attualmente (fine febbraio, ndr) presente sul mercato ha un valore

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che si aggira intorno ai 6 euro al chilo”. I dati Istat del 2011 evidenziano che in Italia è il Veneto la regione dove si coltiva la maggior quantità di asparagi,bianchi e verdi, con oltre 1.500 ettari, il 31% della superficie coltivata a livello nazionale. A questa segue Puglia con il 21%, l’Emilia-Romagna con il 16% , il Lazio con il 10%. “L’avvio di campagna sembra dare segnali positivi”, conferma Trentini, “anche se è necessario considerare che la siccità del 2012 potrebbe avere penalizzato quelle asparagiaie che non hanno potuto godere di un sostegno dell’irrigazione. Questa situazione potrebbe avere ridotto l’accumulo delle sostanze di riserva che potrebbero pesare negativamente sulla produzione. Tuttavia le piogge autunnali e invernali hanno riequilibrato la disponibilità idrica che potrebbe consentire un recupero della produttività”. Per quanto riguarda gli scambi commerciali, se da un lato le importazioni negli ultimi anni risultano essere in leggera, in particolare dalla Spagna. Migliorano invece le esportazioni, sia di asparago bianco che verde, passate da poco meno di mille tonnellate nel 2004 alle attuali 3 mila, con principali destinazioni Danimarca, Germania, Austria e Belgio. Il periodo di importazione del prodotto si è ampliato e anche in Italia si stanno sperimentando coltivazioni in autunno. “Un fenomeno - precisa Trentini - che testimonia come i consumatori a fronte di un’offerta continuativa richiedono e consumano con regolarità tale ortaggio”. A fronte della diminuzione delle importazioni spagnole, sono salite quelle di asparagi precoci peruviani e messicani, ma anche di asparagi tardivi olandesi e tedeschi, immessi sul mercato in coda alla produzione nazionale. In Italia si consumano 22-23 mila tonnellate di asparagi, prevalentemente verdi. I bianchi sono consumati specialmente in Vene-

to, in Friuli Venezia Giulia o destinati al mercato austriaco o tedesco. Il prezzo medio di acquisto per gli asparagi di qualità si aggira attorno ai 4 euro al chilo, che significa un valore medio di spesa delle famiglie italiane intorno ai 90 milioni di euro. “Ciò che fa ben sperare per l’asparigoltura nazionale - commenta il presidente di Euroasper - è il basso indice di penetrazione dell’asparago che oggi è solo del 35%. Solo 35 famiglie italiane su cento ha consumato almeno una volta in un anno tale ortaggio, a differenze per esempio delle insalate (99%) o dei pomodori (98%)”. “Pertanto - asserisce il dirigente del Centro Servizi Ortofrutticoli è necessario promuovere e comunicare il prodotto in modo da favorirne il consumo. Cercare insomma di far aumentare quei 2,5 chili che vengono oggi consumati dalle famiglie italiane ogni anno. Ormai il 50% dell’asparago viene commercializzato attraverso la gdo che ha come priorità la qualità, la continuità delle forniture ed anche la territorialità delle produzioni”. L’Italia può tra l’altro vantare una produzione di alta qualità grazie anche alle produzioni a marchio d’origine riconosciute dall’Unione Europea: dall’Asparago Verde di Altedo IGP, all’Asparago Bianco di Cimadolmo IGP, dall’Asparago Verde di Badoere IGP, all’Asparago M a r z o

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buzione. Per questo motivo il nostro gruppo – spiega Sambugaro – segue pure l’importazione da altri Paesi europei, specie la Grecia, offrendo così un prodotto alternativo, dal livello qualitativo non paragonabile all’asparago italiano, ma con prezzi decisamente inferiori”. Sulle prospettive per la campagna 2013 Sambugaro non si sbilancia, “visto che il clima influisce sempre notevolmente prima della produzione. Tuttavia la maggior parte della raccolta in Europa arriverà dopo Pasqua, che cade a fine marzo. Nei prossimi mesi prevedo un mercato in stato confusionale”. Sul verde, aggiunge il titolare del gruppo Napoleon, dopo anni di dominio spagnolo la commercializzazione e produzione è passata in mano al centro-sud Italia, sebbene un numero crescente di produttori del Nord Est stiano incrementando la produzione con nuove varietà. Rimanendo nel Triveneto, una delle realtà produttive più significative è l’Apovf, Apo Veneto Friulana, che distribuisce, tra i vari prodotti ortofrutticoli, anche asparagi, sia bianchi che verdi, con i marchi Asparago Bianco di Cimadolmo IGP, asparago di Badoere bianco e verde IGP, l’asparago bianco di Bassano DOP e l’asparago bianco e verde del Veneto. L’asparago, bianco e verde, rappresenta per l’Apovf circa il 3% del fatturato globale. Nel 2012 l’associazione ha certificato il 15% in più di prodotto rispetto all’annata 2011, posizionando il proprio prodotto nella Grande Distribuzione Organizzata nel comparto delle tipicità. All’estero da notare come in Spagna nella regione dell’Andalusia a inizio marzo si sono verificati dei forti ritardi di raccolto, anche di due settimane, a causa di piogge e freddo. I produttori sono rimasti pertanto senza prodotto proprio in un momento in cui i mercati europei avevano iniziato a richiedere asparago in crescenti quantità.

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Bianco di Bassano DOP. “Quella dell’asparago - conclude Trentini - è una coltura importante sia per il grande che per il piccolo produttore. Una coltivazione poliennale che pur necessitando di investimenti iniziali importanti ad oggi ha garantito un reddito interessante per i produttori che sanno coniugare qualità e produttività. L’asparago in questi ultimi anni soprattutto in Italia ha saputo innovarsi sotto il profilo varietale e ambientale (con la riduzione degli imput chimici), favorendo la raccolta del prodotto che ha virato da manuale ad agevolata ed in un futuro ormai prossimo verso la raccolta automatica dei turioni. Un futuro positivo potrebbe venire anche dalla trasformazione industriale di questo prodotto in particolare dal comparto surgelati, sempre alla ricerca di prodotti di alta qualità ed i cui consumi oggi sono in espansione” (i dati finora riportati sono stati elaborati dal Cso). Una delle principali realtà italiane nella commercializzazione dell’asparago, sia verde che bianco, è il gruppo Napoleon di Arcole (Verona). L’ortaggio rappresenta uno dei principali prodotti ortofrutticoli trattati dall’impresa veronese, rappresentando oltre il 10% del fatturato complessivo. L’azienda veneta tratta soprattutto la tipologia bianca, particolarmente apprezzato nel Nord Est

del Paese, mentre nel resto d’Italia prevale il verde. Per molti anni Napoleon è stato leader prima con la Francia e poi con la Spagna nell’importazione di asparago bianco. “Negli ultimi anni però - spiega Piergiorgio Sambugaro, titolare del gruppo scaligero - a causa di minori costi di produzione e per la possibilità di sfruttare meglio un calendario di raccolta più lungo, il Perù è diventato il maggior produttore mondiale. La Spagna essendo più esportatore che consumatore è il Paese che ha sofferto maggiormente l’entrata nel mercato europeo della nazione sudamericana, mentre Italia e Germania rimangono ben disponibili a importare prodotto, sebbene continuino a prediligere il consumo del prodotto nazionale”. Anche Napoleon ha sostituito l’asparago spagnolo con quello peruviano sfruttando anticipatamente la commercializzazione da novembre a primavera inoltrata. “Tuttavia già da quest’anno aggiunge Sambugaro - sembra che la produzione peruviana subirà un leggero calo a causa di una diminuzione della programmazione di nuove piantagioni. Questo comporterà una minor quantità di prodotto e un prezzo probabilmente più alto”. In netta controtendenza invece la produzione dell’asparago bianco nel Veronese e nel Veneto orientale, che da fine marzo a metà maggio regna quasi incontrastato sul mercato nazionale con discreti aumenti di vendita anche all’estero, dall’Austria, alla Germania fino alla Svizzera. L’asparago bianco veneto sfrutta terreni più caldi grazie alla presenza di falde termali e così può anticipare la produzione, in costante aumento. Così sempre più produttori altoatesini si stanno spostando verso la pianura del nord est veneto per aumentare e anticipare di un mese la commercializzazione. “Nonostante l’aumento di produzione l’offerta non è sufficiente a soddisfare la richiesta di tutta la grande distri-

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Pomodoro, è guerra dei prezzi Gli operatori puntano il dito sull’intesa commerciale Ue-Marocco Crisi dei consumi, accordo UeMarocco, guerra dei prezzi (al ribasso). Come per molti prodotti ortofrutticoli anche per il mercato del pomodoro la stagione in arrivo sarà contrassegnata da questioni “aperte” su cui potranno incedere, e non poco, i risultati economici delle imprese del comparto. Il generale calo dei consumi, dovuto principalmente alla cronica congiuntura economica, non ha risparmiato nemmeno il pomodoro. Secondo Renzo Lazzarin, Portfolio Manager Solanacea di Syngenta, “la convenienza economica appare essere attualmente il principale driver del mercato e spesso porta a un appiattimento degli assortimenti a livello distributivo e alla limitazione degli investimenti dedicati alla diversificazione delle produzioni”. Lazzarin punta poi il dito sull’accordo di liberalizzazione degli scambi commerciali stipulato tra l’Unione Europea e il Marocco, entrato in vigore lo scorso ottobre, “che ha ulteriormente aggravato lo scenario provocando un’ulteriore riduzione di prezzo del prodotto marocchino e il conseguente significativo aumento dei volumi esportati ma anche un mancato rispetto dei prezzi minimi”. Nel dare invece uno sguardo al mercato internazionale Lazzarin sottolinea come tra i Paesi del Mediterraneo “Turchia e Marocco stanno evidenziando crescite importanti sia in termini di superfici che di tecnologie produttive e stanno investendo molto anche in termini di diversificazione varietale. Il Paese turco oltre al consistente consumo interno è trainato soprattutto da un export in continua crescita, in particolare

Preoccupazione tra i principali protagonisti del comparto interepellati su andamento di mercato e trend varietale. Lazzarin e Boccia: convenienza principale driver Chiaramida: urge cabina di regia. Di Vito: nicchie ko

verso i Paesi dell’Est Europa. Il Marocco punta tutto sull’esportazione e grazie anche alle recenti revisioni degli accordi commerciali e agli investimenti sulla logistica mira ad assumere un ruolo chiave nei traffici commerciali nordafricani verso l’Europa”. Per quanto riguarda la Spagna, “seppur abbia risentito della crisi sta reagendo rapidamente, soprattutto grazie al traino dell’export che assicura un forte collegamento al mercato e un rapido adeguamento dei processi produttivi che oggi stanno orientandosi decisamente sulla salubrità del prodotto e sostenibilità delle produzioni”. Nell’analizzare il mercato delle diverse tipologie di pomodoro tracciandone un bilancio sulla scorsa stagione e sulle prospettive, Lazzarin afferma come il “grappolo”, grazie alla riduzione degli investimenti produttivi, abbia mantenuto quotazioni stabili e vantaggiose per quasi tutto l’anno. Positivo anche il bilancio per il cuore di bue che seppur senza i picchi positivi della scorsa cam-

pagna ha comunque garantito buoni ritorni economici. “Molto più critica appare invece la situazione dei minicluster e in particolare dei ciliegini il cui prezzo spesso risulta insufficiente a coprire il costo di produzione. La forte concentrazione degli impianti nel mese di settembre, a causa anche dell’andamento stagionale in inverno, ha favorito una significativa concentrazione dell’offerta. A ciò si aggiunge la competizione del prodotto marocchino che ha accentuato il problema”. Sapore, tipicità e “made in Italy: sono questi i tre elementi su cui Lazzarin punterebbe, visto che dal suo punto di vista sono le tre condizioni su cui i consumatori italiani e stranieri fanno maggiore attenzione, oltre alla salubrità del prodotto. Altro elementochiave la sostenibilità della produzione, “parametro su cui produzione e distribuzione dovranno misurarsi sempre maggiormente nel prossimo futuro e su cui Syngenta sta già puntando molto, dando un nuovo approcM a r z o

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po’ su tutte le varietà. “Il mercato tuttavia si è bloccato a metà ottobre con piccoli miglioramenti a dicembre”, afferma Mariano Di Vito, titolare dell’azienda assieme al fratello Marco. “In generale stanno soffrendo le varietà di nicchia, come il Torpedino e il Datterino che non riescono a spuntare prezzi proporzionali a quelli di varietà più produttive, ma con qualità inferiore”. Tuttavia proprio sul Torpedino, tipologia inserita tra i mini Sanmarzano, l’impresa laziale, che ha chiuso il 2012 con un fatturato di 6,5 milioni in calo rispetto agli ultimo anni a causa anche della congiuntura e del crollo dei consumi, sta puntando maggiormente i propri sforzi produttivi e commerciali. Pur commercializzando la maggior parte delle varietà il Torpedino rimane il fiore all’occhiello della ditta di Fondi, dal momento che “lo riteniamo un pomodoro con delle caratteri-

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zo di realizzo con la grande distribuzione, che vede un trend al ribasso e che in molti casi scoraggia il produttore dall’investimento in questa coltura. Il nostro obiettivo primario è quello di trovare delle soluzioni sostenibili per gli agricoltori, fornendo prodotti che siano in grado di elevare il livello di competitività delle aziende produttive, che oggi devono sempre di più puntare alla qualità e alla quantità ma con minori costi di gestione”. Dopo un 2011 da dimenticare a causa della psicosi da batterio escherichia coli, la scorsa annata si è chiusa in maniera soddisfacente per Mafalda Srl, azienda di produzione che opera nel Caaf, Centro agroalimentare all'ingrosso di Fondi (Latina). Il 50% del prodotto commercializzato da Mafalda è pomodoro, seguito da fragole (15-20%), melone (1015%) e ortaggi vari (15-20%). Si sono ottenuti buoni risultati un

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cio strategico che pone l’agricoltore al centro dell’attenzione come partner privilegiato di un’agricoltura responsabile, capace di produrre di più e meglio”. Il pomodoro per il gruppo Monsanto rappresenta l’ortaggio più importante, sia per volumi prodotti che per scambi commerciali nazionali e internazionali. “Il mercato italiano, per fattori come il prezzo e l’import-export, è influenzato oltre che dalla produzione nazionale e dai consumi interni anche dai significativi volumi effettuati di Paesi emergenti che si stanno specializzando sempre di più in questa cultivar”, spiega Francesco Boccia, marketing manager Italia di Monsanto Vegetable Seeds. “I considerevoli flussi di prodotto provenienti dai Paesi del Nord Africa e dalla Turchia mettono la competitività dei nostri produttori sempre più a dura prova, soprattutto per quanto concerne le trattative sul prez-

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SCHEDA PRODOTTO stiche che ben si sposano con le esigenze del consumatore e della distribuzione moderna (ritorno al gusto del pomodoro, elevata croccantezza, ottima shelf-life) ed anche perché avendo l'esclusiva sul seme a livello nazionale possiamo concentrare meglio gli sforzi di marketing. Per questo stiamo organizzando campagne di promozione dedicate. Sul Torpedino c’è grande interesse da parte di alcune catene distributive estere e questo probabilmente potrà aiutarci a sviluppare più rapidamente il nostro progetto”. Sul futuro prossimo del comparto del pomodoro Di Vito afferma che a suo parere “molto dipenderà dall’evoluzione della crisi economica in atto. Ma sarà fondamentale reagire anche all’organizzazione di alcuni competitors esteri, a partire da Spagna e Olanda, Paesi che riescono a offrire continuità e quantità (un po’ meno qualità) rispetto ai produttori italiani che soffrono anche a causa di frammentazione e individualismo”. Spostando lo sguardo in Sicilia e in particolare sul Pachino Salvatore Chiaramida, della Coop Faro ed ex direttore del Consorzio di Tutela del Pomodoro di Pachino Igp, afferma come il trend dei volumi negli utlimi cinque anni sia stato in lenta crescita. “Siamo passati infatti da poco più di 3.000 tonnellate di prodotto commercializzato a marchio IGP a quasi 4.000 su un totale di circa 10.000 tonnellate di pomodoro. Pertanto ancora oggi il 60% circa

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del prodotto che parte da Pachino non si fregia del marchio IGP ma continua ad essere commercializzato come pomodoro convenzionale”, sottolinea Chiaramida. “Per la prossima campagna è difficile fare previsioni certe anche se probabilmente i volumi sono destinati ad essere gli stessi della scorsa annata. Le produzioni saranno ancora più concentrate nelle mani di pochi operatori, considerato che diversi produttori stanno chiudendo i battenti. Non manca comunque la buona risposta della distribuzione, visto che alcune catene della gdo hanno inserito regolarmente il pomodoro a marchio IGP, altre lo hanno presentato in “co-brand”" (marchio privato + IGP). Tuttavia altre ancora oggi ignorano completamente il marchio d’origine. All’estero molto spesso il marchio “IGP” non significa nulla”. Per Chiaramida per “non rendere vani gli sforzi sostenuti finora e dare nuovo vigore al comparto del Pachino è necessario creare una cabina di regia unica che si occupi sia della programmazione della produzione che della concentrazione dell’offerta”.. Ma come è la situazione all’estero? Una panoramica del mercato spagnolo la offre un italiano da anni residente nel Paese iberico, Massimo Messina della Dafran & Darzoves, azienda di Almeria, condotta da don Francisco Abad

Ramos. L’impresa da oltre trent’anni produce, confeziona e vende pomodoro in tutta Europa con un fatturato che nel 2012 ha toccato i 20 milioni di euro, di cui l’85% rappresentato dal pomodoro. “La campagna passata è stata abbastanza soddisfacente sia per i produttori che per gli esportatori, grazie anche ad una qualità media decisamente alta”, spiega Messina. “Per quest’anno si prevede invece un forte calo del prezzo alla produzione dovuta alla selvaggia commercializzazione del prodotto marocchino che arriva sul mercato europeo con una pessima qualità ma con prezzi talmente bassi che rappresentano in Almeria i costi della lavorazione e del trasporto”, commenta amaramente Messina. “Per essere competitivi insomma bisognerebbe “regalare” il prodotto. L’Europa deve decidersi per far rispettare gli accordi stipulate con il Marocco”. Il mercato europeo, secondo Messina, se da un lato si sta dimostrando sempre più difficile per quanto riguarda il pomodoro “classico” (tondo a frutto singolo e a grappolo), dall’altro è sempre più interessato alle tipologie di nicchia. “Specializzarsi è sicuramente l’arma in più per sopravvivere alla concorrenza di Paesi come Marocco, Turchia o Italia”. Dafran & Darzoves, che tra i pomodori punta soprattutto sul Cuore di bue, esporta gran parte dei propri prodotti. Emanuele Zanini

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