Corriereortofrutticolo Novembre 2012

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MENSILE DI ECONOMIA E AT T U A L I T À D I S E T T O R E

ANNO XXVI Nuova serie

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C orriere Ortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

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• INFOMERCATI Riuscirà Borsa Telematica a tenerlo in vita? PAG. 29

• ARTICOLO 62 Filiera in fibrillazione Dubbi e timori PAG. 33

• FIERE Madrid, Fruit Attraction oltre le aspettative PAG. 61

• PRODOTTI Kiwi, raccolto in picchiata I prezzi sorridono PAG. 70

PROTAGONISTI Gamberini, i segreti del grande buyer

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CorriereOrtofrutticolo

✍ Lorenzo

Si chiama Paola Visigalli, ha 34 anni, era una consulente fiscale a Milano, adesso produce fragole otto mesi all’anno nell’Oltrepo’ Pavese con tecnologie innovative. E’ una delle tante storie di successo dell’Italia agricola che il sito del Corriere Ortofrutticolo (www.corriereortofrutticolo.it) ha raccontato il 18 ottobre scorso. Pare che la crisi spinga di nuovo i giovani verso la campagna, ed è un bene perché il settore stava invecchiando a ritmi irreversibili. Queste forze giovani, queste energie fresche scopriranno ben presto che l’agricoltura italiana è come il personaggio del famoso racconto di Stevenson, un po’ doctor Jekyll un po’ mister Hyde. Di giorno tutti la blandiscono, fanno i complimenti, dicono che è “centrale per l’economia del paese”. Di notte si trasforma e viene bastonata, tra tasse, Imu e aumenti dei redditi agrari. Proprio nei giorni in cui la Coldiretti riuniva a Cernobbio sul lago di Como politici, ex ministri, economisti a parlare dei massimi sistemi agroalimentari del futuro, la legge di Stabilità con un colpo di spugna abrogava le norme di vantaggio fiscale per le società agricole, riportate alla tassazione a bilancio anziché su base catastale. “Ci condannano a restare piccoli”, è insorto il presidente di Confagricoltura Mario Guidi. Insomma, mentre di giorno si invoca crescita, sviluppo, sistema, aggregazione, internazionalizzazione, di notte si opera in senso contrario con aggravi fiscali e burocratici. Tutto cambia ma in agricoltura si fanno un passo avanti e due indietro. La crisi sta portando profonde modificazioni nella stessa struttura distributiva. Nelle città ma anche nei centri medio piccoli chiudono le piccole botteghe anonime e generaliste, aprono negozi specializzati e innovativi, in cui è la fornitura di servizi al consumatore che la fa da padrone. Per la Gdo si parla ormai di market di terza generazione. Sta tramontando l’era dei grandi Iper, è finita l’epoca della bulimia dell’acquisto: si compra meno e solo ciò che serve. I consumi si stanno ridimensionando, i bisogni tornano ad essere più essenziali. Ma attenzione: è vero che cresce la quota dei discount , ma è anche vero che c’è una tendenza vincente ai consumi di qualità, al biologico, al territorio, alla ‘naturalità’, concetto un po’ vago ma efficace. Trionfa il supermarket di quartiere, di dimensioni medie, con corner dedicati ai prodotti di qualità, magari biologici o etnici, con un’offerta allettante di prodotti freschi, di cui l’ortofrutta è una componente essenziale. Insomma meno soldi, meno consumi ma non sempre questo significa consumi ‘vili’. Anzi. Per qualcosa di ‘speciale’, magari con un forte contenuto di servizio, si è disposti a pagare un po’ di più. La crisi c’è dappertutto in Europa e proprio da quanto accade nel mondo del retail inglese, francese o tedesco è possibile prendere nota di tendenze che domani saranno realtà anche da noi. Produzione e commercio ortofrutticolo dovranno giocoforza adeguarsi alle esigenze delle catene, che si strut-

Frassoldati

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turano per incrociare i nuovi gusti del consumatore “ai tempi della crisi”. Le nuove parole d’ordine sono sostenibilità, territorio, specializzazione, biologico, fair trade. Le esperienze più avanzate e innovative parlano di piattaforme di e-commerce, di spesa virtuale attraverso lo smartphone, di catene che si creano una rete di fornitori in esclusiva con produzioni fatte su misura e logistica ‘dedicate’. Non è troppo audace ipotizzare un futuro in cui alcuni grandi retailer acquisiranno il controllo diretto della produzione con fattorie costruite su misura per la propria private label. Era il sogno di uno che guardava lontano, Raul Gardini, il Contadino: la chimica verde, la trasformazione delle materie prime agricole e insieme la produzione delle stesse. In questo quadro l’ortofrutta, il commercio ortofrutticolo, saranno ‘schiavi’ della Gdo?, si chiederà qualcuno. Forse. Forse è una domanda mal posta. Forse già adesso è così. Magari è una domanda inutile. Sta di fatto che a fronte di un mercato in evoluzione, di un consumatore che cambia pelle, di una Gdo che deve far quadrare i bilanci quindi sempre più aggressiva, il mondo produttivo non può più stare a cincischiare o a dibattere e litigare sulla catena del valore, ma deve organizzarsi in tempi rapidi per non essere sempre più spiazzato, per non finire clamorosamente fuori gioco e fuori strada. Un genio del marketing come Oscar Farinetti, ha detto che Eataly “è il modello futuro di Gdo”. Una previsione troppo audace? Chissà. Sta di fatto comunque che la prima catena nazionale (Coop) è già socia dell’impero di Farinetti e le nuove superfici di vendita tendono ad ispirarsi al modello Eataly. All’incontro nazionale sulla patata che si è svolto alla recente Eima il dibattito è finito - come sempre – sui soliti discorsi: i prezzi volatili, la disorganizzazione commerciale, l’interprofessione che manca… Il numero 1 di Coop Italia, Vincenzo Tassinari, è sbottato: “Devo competere con catene straniere che vendono patate francesi o tedesche a prezzi stracciati. Vorrei poter lavorare con chi, come me, ha a cuore il sistema paese”. Una volta finito il braccio di ferro sull’art.62, chi ha a cuore il sistemaPaese sarà bene che venga allo scoperto. lorenzo.frassoldati@corriereortofrutticolo.it

EDITORIALE

Schiavi della Gdo? Forse

PUNTASPILLI FRUTTA E VERDURA MIGLIORANO L’UMORE. DI CHI? Uno studio dell’università di Warwick avrebbe accertato che non 5 ma 7-8 porzioni al giorno di frutta e verdura fanno bene anche all’umore; in sostanza si è più allegri e felici. Ma, ribatte il nutrizionista italiano Ghiselli “per avere una riprova alla loro teoria gli scienziati inglesi dovrebbero somministrare frutta e verdura ad un gruppo di persone arrabbiate, per vedere se davvero il loro umore migliora”. Per il test, i migliori candidati sono gli stessi produttori e commercianti di frutta e verdura: la rabbia è garantita. *

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Controeditoriale

CorriereOrtofrutticolo

Macfrut riconquisti l’Italia ✍ Antonio Valentina PiracciFelice*

ni vola ad Algeri, poi sarà con Domenico Scarpellini a Kiev. Macfrut, con la sua responsabile estero e con il suo indomito presidente, punta sulla internazionalizzazione. Giusto, non se ne può fare a meno, oggi. Ma se dovessimo dire, a bocce ferme, dopo i commenti “a caldo” del mese scorso, dopo averli letti e confrontati, qual è la sfida più importante dell’unica fiera italiana di settore dovremmo dire che è quella di essere più italiana, più compiutamente fiera della filiera o, se si vuole, del sistema (ma esiste?) ortofrutticolo italiano. Abbiamo visto cosa è successo in Spagna: Fruit Attraction ha praticamente azzerato le fiere di settore regionali l’una contro l’altra armate: Almeria contro Valenza, Lerida contro tutte e due: ma nessuna che emergesse davvero. Oggi c’è solo Madrid. Perchè? Perché così ha deciso il sistema ortofrutticolo spagnolo. A disposizione di Fruit Attraction ci sono tutte le risorse che la Spagna poteva mettere in campo per una fiera dell’ortofrutta. Risorse, soldi, milioni di euro per invitare centinaia di buyers da tutto il mondo e tutti i giornali che con-

tano nell’ortofrutta a livello internazionale. In quattro anni Fruit Attraction ha convinto tutti, anche gli italiani, al punto che qualcuno (spagnolo e latinoamericano) già la preferisce a Fruit Logistica proprio perché meno grande, meno caotica, meno cara e più... (è ancora presto per dirlo). Sta di fatto che è stata un’operazione rapida perché fondata su presupposti solidi e chiari, un’operazione in due tempi: fiera decisamente nazionale, con la Spagna presente al completo (non da subito, i recalcitranti hanno fatto resistenza almeno per le prime due edizioni), quindi fiera internazionale, di crescente successo, perché dove c’è la Spagna prima nell’export e da poco prima anche nella produzione a livello europeo - gli altri non possono mancare. Tutto questo per dire che Macfrut, pur non dovendosi confrontare con fiere regionali concorrenti, al sud come al nord, deve ripartire dalla conquista dell’Italia, di tutta l’Italia, anche quella più recalcitrante e con la puzza al naso. C’è stato un segnale forte quest’anno: il ministro dell’Agricoltura è stato in fiera per due giorni consecutivi, non era mai successo. Ma non basta. Al Macfrut il sistema Italia deve dare un appoggio più forte e incondiziona-

to. Ogni altro ragionamento: sulla formula, sulla “location”, sull’internazionalizzazione, viene dopo. Il marchio è unico, ha una storia, è il “parto” del più forte distretto ortofrutticolo italiano, un distretto dove convivono, in un fazzoletto di terra, le espressioni più forti della filiera. Oggi una fiera si potrebbe fare anche in un deserto, se qualcuno fosse disposto a investirci fino in fondo, e potrebbe essere una scelta originale e vincente. Sappiamo che Cesena non è Madrid, né Berlino o Mosca, ma non è il deserto. La questione di Cesena, inoltre, non è la questione di Macfrut. Cesena non è unica, Macfrut sì. Un’Italia ortofrutticola che non credesse in Macfrut si farebbe semplicemente del male. Nessun ragionamento è eterno, ma questo è valido per anni. L’Italia non è la Spagna. Se qualcuno tentasse un’avventura nuova sarebbero anni e anni di dolori e di ingenti perdite economiche. Non auguriamo a nessuno gli uni e le altre, tanto meno a Domenico Scarpellini e alla giovane Piraccini che meritano di più, un appoggio di sistema incondizionato prima che dalla pentola non si cada sulle braci di un’Italia in crisi ma sprecona, un’Italia, ancora una volta, divisa e senza idee chiare. editor@greenmeed.eu

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C’è chi ha brillato

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Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Mirko Aldinucci (coordinatore) Emanuele Zanini

MENSILE DI ECONOMIA E AT T U A L I T À DI SETTORE ANNO XXVI - Nuova serie

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Corriere T H E F I R S T ITALIAN

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Redazione via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale: Antonio Felice Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: segreteria@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 60 euro per due anni: 95 euro e-mail: abbonamenti@corriereortofrutticolo.it

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Profilo

Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio organizzato. Il Corriere Ortofrutticolo è un formidabile, unico e specializzato strumento di raccordo e di informazione per l’intero settore. È presente a fiere in Italia e all’estero dove è diffuso a indirizzi specializzati di oltre 30 nazioni.

Diffusione

6.000 copie. Ripartizione del mailing: Grossisti 29%, Dettaglianti 23% Produttori 22%, Supermercati 9% Import-export 6,5%, Servizi 5% Tecnologie e Trasformati 2,5% Altri 3%

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Art.62 in vigore: cosa cambia?

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RUBRICHE EDITORIALE Schiavi della Gdo? Forse

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CONTROEDITORIALE Macfrut riconquisti l’Italia

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BORSINO DELL’ORTOFRUTTA Tassinari, Bruni, Ciardiello, Pisani

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Focus sulle certificazioni

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LOGISTICA Il contenitore riutilizzabile? Aiuta ad ammortizzare la crisi

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Fruttital prepara l’addio ai magazzini di Albenga

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Logistica flash

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DISTRIBUZIONE Sos Federdistribuzione: La Gd rischia un bagno di sangue

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GENTE & FATTI Vip offre un viaggio virtuale nella Val Venosta delle mele (e non solo)

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La catena russa Magnit al Green Med Forum di Granada

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Agrintesa conferma Drei e prosegue nei cambiamenti

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BIOLOGICO NEWS Frutta “pulita”

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Fini al mercato di Vittoria caldeggia l’apertura di Comiso

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ATTUALITÀ

La capitale tenta Battaglio Magazzino a Roma per il Centro Sud

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In copertina - Protagonisti Gamberini, lo stratega di reparto

NOTIZIARIO A Brescia nasce “Tuo”, market in cui i clienti sono anche soci

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Primo Piano - “Battaglia” Infomercati Il “buco” di Infomercati agita e divide il mondo dell’ingrosso 29

Pomodoro trasformato, l’Italia rivendica 8,7 milioni di euro

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Articolo 62 in vigore tra le incognite, filiera perplessa

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Castagne: il Piemonte si salva, la Toscana no

Il calo dei raccolti rilancia la patata

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Batteriosi del kiwi. L’Europa promette fondi per debellarla

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I succhi di frutta Pfanner al Mercato di Policoro

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Om Still investe in Toscana: a Prato una sede da 2.250 metri

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Stoccaggio dell’energia tema clou di Intersolar Europe

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L’ANALISI Contratto scritto, pratiche sleali, termini di pagamento, sanzioni: l’articolo 62 nel dettaglio

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L’ELENCO DEGLI APO SCALIGERA AWETA CEDAX CERVATI CIESSEPAPER CLAUSE ITALIA CONSERVE ITALIA CPR SYSTEM DEL PRETE EURO POOL SYSTEM FOUR COMPANY GF GROUP IFCO SYSTEM INFIA

pagina 43 copert. I-IV pagina 49 pagina 67 pagina 35 pagina 21 pagina 32 copertina I pagina 68 pagina 53 pagina 45 pagina 6-7 pagina 27 pagina 30

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Ortofrutticolo

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M O N T H LY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

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è il nuovo Quotidiano on line nato dall’esperienza del più affermato mensile specializzato di settore

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ti tiene costantemente aggiornato sulla campagna produttiva e commerciale della frutta con notizie, interviste, dati

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aspetta i Tuoi commenti alle news del giorno

L’esplosione di Fruit Attraction

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Reportage Asia Fruit Logistica

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NEL PROSSIMO NUMERO NEL PROSSIMO NUMERO ☛ Mele e club di prodotto

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SCHEDE PRODOTTO

Conserve Italia chiude in attivo l’esercizio 2011-2012

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AGLIO Mercato condizionato da Cina e Argentina, Europa in fase di “stallo”

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Mercati - Art. 62 e limite all’uso dei contanti, i grossisti si mobilitano

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Mercati Flash

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KIWI Raccolto in picchiata, prezzi iniziali confortanti. E la batteriosi fa un po’ meno paura

Sono sempre di più e sempre più importanti: i club di prodotto tracciano la strada per il successo produttivo e commerciale delle mele. Sul Corriere di dicembre Focus dedicato con analisi del fenomeno e interviste ai protagonisti.

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☛ Il punto sui trasporti

Non solo fiera: Interpoma fa scoprire la “regione della mela”

Certificazioni - Certificazioni strategiche tra sicurezza, qualità e sostenibilità 44 Certificazioni - Nuove frontiere

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Certificazioni - Certificazione ambientale difficile da applicare e comunicare 47 Certificazioni - Dnv: passaporto indiscpensabile per la Gd

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Certificazioni - GlobalGap cresce

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MONDO Consacrazione Fruit Attraction «È la vera rivale di Berlino»

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Pma Fresh Summit finestra sul mondo

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Asia Fruit Logistica specchio di un continente che emerge

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Logistica elemento chiave per il settore. La crisi però sta cambiando il panorama sia per i collegamenti stradali che per il via mare in termini di investimenti e di “rotte”. Scopriamo le ripercussioni sul comparto ortofrutticolo.

☛ Agrumi

Il consueto approfondimento della Scheda prodotto viene dedicato agli agrumi: primo bilancio della campagna di commercializzazione, problematiche, concorrenza. Il tutto, come sempre, attraverso le parole dei principali operatori.

INSERZIONISTI LA COSTIERA MELAPIÙ MELINDA MONSANTO MONTINI NETPACK NUNHEMS OP NORDEST RILEGNO ROSARIA SERMAC SYNGENTA UNITEC VALFRUTTA FRESCO N o v e m b r e 2012

pagina 19 pagina 16 copertinaIII pagina 25 pagina 1 pagina 5 pagina 37 copertina II pagina 57 pagina 22 pagina 72 pagina 11 pagina 71 pagina 28

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I “+” e “-” dell’ortofrutta

corriereOrtofrutticolo

IL BORSINO ☛ Vincenzo Tassinari

Portare i prodotti a marchio Coop all’estero. E’ questo l’obiettivo del gruppo distributivo numero 1 in Italia. Lo ha detto Vincenzo Tassinari, presidente del Consiglio di gestione di Coop Italia, in un’intervista pubblicata da Affari & Finanza. L’internazionalizzazione, in questo caso, passa attraverso la partnership con la rete distributiva delle cooperative europee. Il che significa 36mila punti vendita, per un fatturato complessivo di 74 miliardi di euro e 30 milioni di soci. Attualmente, in Coop Italia la marca commerciale

☛ Paolo Bruni

Fruit Attraction, Salone del Gusto, Raiuno. Passa il tempo, ma il cav. Paolo Bruni resta un mattatore o, meglio in questa sede, un ambasciatore dell'ortofrutta, un gran comunicatore. Oltre all'apparenza, c'è anche la sostanza: il lancio a Madrid del nuovo marchio di filiera del Cso, di cui Bruni è il presidente, Ortofrutta d'Italia è andato bene e gli operatori cominciano a pensare possa davvero essere utile a rappresentare il nostro Paese all'estero; a Torino, con

☛ Pietro Paolo Ciardiello

È già stato in copertina tra i protagonisti di questo 2012 ma merita un replay. Il 15 novembre 1962 veniva fondata a Parete, in provincia di Caserta, la Cooperativa Sole. Lui ne è lo storico direttore. A distanza di 50 anni e 1 giorno, il 16 novembre 2012, l’importante sodalizio ha celebrato il traguardo del mezzo secolo con un convegno di livello nazionale. Il presidente della Re-

☛ Maurizio Pisani

Eccolo di nuovo. Ritorna con una sua nuova agenzia di consulenza e servizi marketing. Si chiama Pisani Fresh Marketing, nata su iniziativa appunto di Maurizio Pisani, manager conosciuto nel settore con 20 anni di esperienza, già direttore marketing Chiquita e direttore commerciale Del Monte. “L’ortofrutta - spiega - ha un grande bisogno di marketing di qualità se si vogliono incrementare i consumi ed uscire dalla logica del prez-

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rappresenta il 27% del fatturato complessivo. E, nel 2011, il brand premium, Fior fiore, ha registrato un incremento del 20%. Per quanto riguarda il mercato domestico, Coop Italia prevede di chiudere il 2012 con un fatturato di 13,2 miliardi di euro. "Quello che è preoccupante è il calo dei volumi", ha detto, precisando: "Il consumatore è diventato uno scienziato della spesa, un acrobata che opera una selezione precisa dei prodotti: limita gli sprechi, fa attenzione alle scadenza, prende confezioni più piccole e fa acquisti più frequenti". Su una grande operazione di immagine, in un abbraccio solidale ai 2.500 delegati di Terra Madre, Ortofrutta d'Italia ha messo a disposizione oltre 400 mila kg di prodotti freschi, dalle pere Abate Fetel alle mele e susine alle verdure di stagione utilizzate dai cuochi del Salone per preparare gustosi piatti per i delegati di tutto il mondo. E intanto il cavaliere continua a essere richiesto in tv perché dice, sorridente e convincente, al grande pubblico, come ha fatto su Raiuno la mattina del 6 novembre: mangiate ortofrutta, fa bene. Scusate se è poco. Su

pubblica Giorgio Napolitano ha inviato un telegramma di auguri e congratulazioni. Del tutto meritate perché, come Pietro Paolo Ciardiello tiene a precisare: “restare sul mercato così a lungo è difficile ovunque, figuriamoci in una realtà complessa e ricca di problematiche come il Mezzogiorno”. Coop Sole ce l’ha fatta e ce la sta facendo, a ritmi di crescita del 10% annuo, grazie allo stretto legame con i 102 soci conferitori. Su zo più basso. Ma attenzione: il marketing dei prodotti ortofrutticoli presenta caratteristiche peculiari, che rendono necessaria una forte esperienza maturata nel settore”. L’obiettivo di Pisani Fresh Marketing è quello di affiancare le aziende, i consorzi, le OP del mondo ortofrutticolo nelle loro attività di marketing & trade marketing. L’agenzia offre un servizio che va dalla consulenza strategica agli aspetti più operativi. Obiettivo: creare valore. In attesa di giudizio Né su né giù

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FATTI

GENTE

&

Selenella rinnova “pack” e “web” Grafica coordinata e claim incisivo Selenella rinnova il look non solo attraverso il nuovo pack ma anche sul web. È da poco online il nuovo sito internet, www.selenella.it ricco di informazioni sul prodotto e sul Consorzio della Patata Italiana di Qualità. Il sito riprende graficamente la campagna marketing di quest’anno, con una confezione studiata per esaltare la qualità e trasmettere i concetti di naturalità e preziosità. “Un tesoro di patata” è il claim che descrive Selenella. La home page raffigura infatti un tesoro, la

patata, nascosto sottoterra che il Consorzio porta alla luce attraverso una filiera produttiva il cui controllo garantisce genuinità e trasparenza. Il consumatore può facilmente ripercorrere tutte le fasi della filiera, dalla produzione della materia prima fino alle fasi di confezionamento e distribuzione, anche via internet: andando sul sito e digitando il codice di rintracciabilità (C.R.) che si trova sull’involucro, si può risalire al luogo di produzione delle patate Selenella acquistate.

Vip offre un viaggio virtuale nella Val Venosta delle mele (e non solo) Nuovo sito web dedicato al mondo Val Venosta e ai suoi innumerevoli prodotti. Digitando www.vip.coop si può infatti accedere ad un portale semplice ed intuitivo che offre ai visitatori un’informazione completa, immediata e veloce. Ricco di immagini che evidenziano il rapporto imprescindibile

Berry Faces, curiosa “app” di Sant’Orsola More, lamponi, mirtilli, ribes, fragole e ciliegie sbarcano su iPhone con “Berry Faces!”, la nuova app ideata da Sant’Orsola. Scaricabile gratuitamente dall’AppStore di iTunes all’indirizzo internet http://itunes.apple.com/it/app/berry-faces!/id560984945?ls=1&mt=8 - permette agli utenti di inserire la propria foto o quella di un amico in un divertente fotomontaggio in tema piccoli frutti. Bastano pochi semplici passaggi, e gli utilizzatori di iPhone, iPod touch o iPad potranno divertirsi a inserire la “faccia” scelta su 12 esilaranti personaggi e scenari ispirati ai freschi frutti prodotti dalla Cooperativa Sant’Orsola. Una volta completata l’immagine, sarà possibile inviare via e-mail il risultato del proprio lavoro agli amici. E per tutti quelli che ancora non utilizzano i dispositivi Apple, l’applicazione “Berry Faces!” è disponibile anche nella versione per Facebook. Basta cliccare “Mi piace” sulla pagina di Sant’Orsola all’indirizzo www.facebook.com/CoopSantOrsola per iniziare subito a creare i propri fotomontaggi e condividerli. Tra una schermata e l’altra, saranno proposte curiosità e preziosi consigli sui piccoli frutti e su come utilizzarli.

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www.corriereortofrutticolo.it

tra la valle e i suoi eccellenti prodotti, il sito internet si presenta rinnovato anche nei contenuti. In basso, a dividere la pagina principale dal menu di navigazione, un prato verde su cui poggia una lucente Golden Delicious, mentre sullo sfondo le cime stilizzate dei monti venostani rievocano i bellissimi paesaggi della valle. Alle mele Val Venosta, il prodotto ortofrutticolo più tipico e rappresentativo della Val Venosta, è riservata un’attenzione particolare con dossier contenenti ricette, informazioni utili su concorsi e promozioni, curiosità, consigli di bellezza, studiati appositamente per far conoscere al pubblico del web le mille qualità di questo pregiato frutto. Rispetto al sito precedente, il nuovo www.vip.coop contiene una maggiore quantità di informazioni: le pagine sono state arricchite con nuove immagini e i testi sono stati rielaborati ed ampliati, in modo da sopperire alle esigenze dei diversi target di visitatori. Il sito è stato diviso in una sezione per i consumatori, una per i clienti e un’altra riservata ai soci produttori. Mentre la sezione dedicata ai consumatori punta sulla fruibilità e sull’intrattenimento, la parte per i clienti è stata arricchita con informazioni e dati piuttosto tecnici. N o v e m b r e

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GENTE

La crisi ferma Fresh Antalya Fresh Antalya non si farà. Almeno per il momento. La fiera turca, che era in programma ad Antalya dai 15 al 17 novembre è saltata: rimandata a “data da destinarsi” la sesta edizione della rassegna. Lo hanno comunicato gli stessi organizzatori (Anfas) sul sito della fiera (freshantalya.com), in uno scarno comunicato in cui affermano che preferiscono posticipare l’evento. Il motivo, non riportato in modo esplicito, potrebbe derivare dal fatto che molte imprese turche del settore non avrebbero le possibilità di partecipare per motivi economici e “congiunturali”.

più contenuta per il sistema Agrintesa: “Insieme ai vigneti salveranno i redditi di molte imprese”, commenta Drei. “Martedì 16 ottobre il mondo dei produttori di pere ha firmato un importante accordo che ha dato vita ad un'organizzazione interprofessionale che sarà impegnata a valorizzare prodotto - prosegue Drei -. Dobbiamo cercare maggiore coesione anche per pesche e nettarine, in modo da ritrovare la redditività che manca da troppo tempo. Incentiveremo il progetto alta qualità Valfrutta fresco e il biologico rimane una nicchia strategica, anche se lì non siamo leader di mercato. Tolti i prodotti industriali, il fresco viene venduto per il 50% all’estero, soprattutto in Europa anche se i kiwi che esportiamo per l’80-85% è venduto in altri continenti. E l’export dovrà crescere ancora, è strategico per la cooperativa”.

a cura di Mirko Aldinucci

Raffaele Drei confermato alla presidenza di Agrintesa; con lui continueranno a lavorare anche i due vicepresidenti della cooperativa faentina, Maurizio Gardini e Pier Giorgio Lenzarini. La decisione è scaturita nell’ultimo consiglio di amministrazione dopo l'assemblea sociale dello scorso 18 ottobre. Nell'occasione sono stati confermati “Nei prossimi tre anni - spiega Drei - tre anni dovrà continuare il rinnovamento aziendale negli uomini e nelle strutture. Nel 2012 abbiamo inaugurato il nuovo magazzino di Bagnacavallo, stabilimento all’avanguardia, ma c'è ancora altro da fare. Nell’organigramma la società cambierà molto: è una necessità per continuare ad essere protagonisti”. Nell’annata agricola 2011-2012, chiuso tra luci ed ombre il fatturato Agrintesa chiude a 240 milioni di euro, in leggero aumento

FATTI

Agrintesa conferma Drei e prosegue nei cambiamenti

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Fedagro Verona, Giomaro riconquista la presidenza

rispetto all’esercizio precedente. “Una stagione complessa un po’ per tutte le specie - l’ha definita Drei alla stampa locale -: produrre bene è stato difficile per la scarsa disponibilità di acqua in estate. Un mercato tra alti e bassi ad eccezione delle nettarine pèer le quali abbiamo avuto delle quotazioni più remunerative rispetto al 2011, ma non sufficienti”. Pesante il calo nella produzioni autunno-invernali con pere e mele in flessione anche del 50% a causa del vento caldo da giugno ad agosto, mentre i kiwi, in flessione del 20/25% a livello nazionale mostrano una flessione molto N o v e m b r e

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Giuseppe Giomaro (nella foto) è il nuovo presidente di Fedagro Verona. Per Giomaro, 65 anni, si tratta di un ritorno alla guida delle fedarazione dei grossisti del centro agroalimentare scaligero, che aveva già presieduto ininterrottamente per quasi 27 anni, dal 1983 al 2010. Al fianco di Giomaro ci sarà Andrea Saturnini, che è stato nominato vicepresidente. Succedono, rispettivamente, a Graziano Bruno e Monica Zordan che non sono stati confermati nel direttivo. Soddisfatto Giomaro, eletto presidente quasi all’unanimità dopo una votazione caratterizzata da un'alta affluenza. “Mi fa particolarmente piacere la fiducia dimostratami dai rappresentanti del nuovo consiglio direttivo, un bel gruppo di giovani determinati e capaci a cui servivano nuovi stimoli per rilanciare l'associazione”. Dei 72 grossisti presenti negli stand di Veronamercato ben 67 sono iscritti a Fedagro. “In questi giorni tuttavia - rivela Giomaro - stanno arrivando nuovi ingressi nell’associazione, puntiamo ad avere la totalità degli operatori iscritti a Fedagro”. Giomaro ha le idee chiare sulle azioni da intraprendere. “Uno dei primi obiettivi sarà quello di incrementare i rapporti con i mercati dell'Est Europa; l’altro punto è la creazione di un vero e proprio sistema dei mercati veneti (Verona, Padova e Treviso) altamente competitivo”. (E.Zan.)

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FATTI

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Fini al Mercato di Vittoria caldeggia l’apertura di Comiso La campagna elettorale? Adesso si fa (anche) tra gli stand dell’ingrosso ortofrutta. Nei giorni scorsi il Mercato di Vittoria ha accolto un ospite d'eccezione, il presidente della Camera Gianfranco Fini. Insieme alle autorità locali c'era anche il leader dei concessionari ortofrutticoli Filippo Giombarresi. Giombarresi ha consegnato a Fini un documento redatto dai concessionari rappresentando poi di persona le istanze della categoria. Fini ha spiegato che il mercato sconta il grave gap infrastrutturale della Sicilia, che oggi può essere colmato dall’apertura dell’aeroporto di Comiso. “Il Mercato soffre per vari motivi - ha detto Fini - ma soprattutto per la mancanza di infrastrutture. Riteniamo che l’apertura, ormai prossima, dell’aeroporto di Comiso, possa rappresentare uno strumento utile per il vostro commercio”.! Infine ha parlato della necessità di rappresentare meglio le esigenze della Sicilia in sede europea nel momento in cui vengono varati accordi importanti come quelli con il Marocco, che porterà in Italia frutta nordafricana.

Frutta nelle scuole, polemica veneto-trentina per le forniture Mini-guerra trentino-veneta per Frutta nelle scuole. I produttori della regione autonoma erano inizialmente rimasti fuori dalla fornitura di mele, decisa conì gara d’appalto e gli istituti scolastici della provincia erano stati formalmente invitati dall’assessore all’istruzione a ritirarsi dall’iniziativa. Ma poi... “I produttori trentini sono rientrati dalla finestra e procureranno circa il 70 per cento della fornitura locale; a scapito però dei nostri produttori”, la denuncia dell’assessore all’agricoltura del Veneto Franco Manzato. “Il programma ministeriale richiede probabilmente nuove regole di attuazione, per avvicinare ancor più anche fisicamente i ragazzi alla frutta e verdura di stagione del loro territorio. Voler cambiare le regole in corsa fa male ai produttori e al progetto stesso”. Manzato parla di “vittime di una guerra delle mele che non fa bene a nessuno a partire dai ragazzi e dai responsabili scolastici, per finire con le imprese agricole e i programmi di confezionamento e distribuzione”. !“Noi abbiamo voluto chiudere la questione subito, trovando un accordo con la Provincia di Trento, perché sappiamo che l’obiettivo è il benessere dei ragazzi. Tuttavia aprire in corsa una diatriba per motivi di bottega non sta bene: i nostri produttori sono rimasti fuori da passati appalti per “Frutta nelle scuole”, ma non abbiamo mai pensato di cambiare le carte in tavola danneggiando altri, nè di creare fumo o polemiche. Se le regole ci sono, vanno rispettate, al di là di quelle che potevano essere le aspettative”.!

Tanzania, apre il primo negozio di ortofrutta Merito della cooperativa Legnaia Grazie al lavoro della cooperativa agricola di Legnaia, ha aperto in Tanzania il primo negozio di ortofrutta. Si trova all’interno dell’ospedale pediatrico di Itigi, la più grande struttura della zona. Un traguardo raggiunto nell'ambito del “Progetto Tanzania” promosso dalla storica realtà fiorentina che consiste nell’aiutare la popolazione locale a lavorare la terra creando opportunità. L’iniziativa di solidarietà è promossa dalla Cooperativa in collaborazione con gli Amici dei Missionari del Preziosissimo Sangue e con la Facoltà di Agraria di Firenze. Tutta la frutta (tipica locale) e le verdure (pomodori, cetrioli, bietola, zucchine, peperoni e melanza-

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ne), vendute sia nel piccolo negozio che ai rivenditori dei mercati rionali, provengono dalla vicina savana, che viene coltivata con tecniche sempre più moderne, grazie anche all’importante aiuto dell'agronomo fiorentino della Cooperativa Legnaia. E per ottimizzare il duro lavoro nei campi, il prossimo passo sarà l’acquisto di un trattore per arare la terra, attività che fino ad oggi viene svolta solo con l’aiuto di animali. Con il Progetto Tanzania, partito nel dicembre 2006, la Cooperativa Agricola di Legnaia si è impegnata a destinare l’uno per mille del suo fatturato al Villaggio della Speranza di Dodoma e all’ospedale di Itigi, cifra che potrà essere incrementata da soci.

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GENTE

Il gruppo Battaglio sta trattando per chiudere un accordo che prevede l’apertura di un nuovo magazzino a Roma per la distribuzione di ortofrutta. L’intesa non è ancora stata ufficializzata sebbene il progetto è ben avviato. La nuova struttura potrebbe partire infatti già nei prossimi mesi. Con la prospettata apertura del nuovo magazzino l’intento del gruppo torinese, uno dei colossi del mondo ortofrutticolo italiano, è quello di servire in maniera più organizzata ed efficiente i clienti del Centro e del Sud dell’Italia. L’azienda ha annunciato che verranno forniti maggiori dettagli sull’operazione al momento della chiusura dell’accordo, su cui il presidente del gruppo, Luca Battaglio, preferisce rimanere comunque cauto. Battaglio, intervistato in occasione della fiera spagnola Fruit Attraction, ha espresso alcuni commenti personali sull’andamento del settore della frutta esotica, in particolare su quello di banane e ananas, su cui Battaglio è uno dei protagonisti a livello italiano ed internazionale), comparto che sta vivendo un’annata particolarmente movimentata. “Nel settore si stanno creando nuovi equilibri. Nel prossimo futuro credo ci sarà sempre meno spazio per realtà improvvisate. Ci sarà un’ulteriore selezione naturale. Le imprese che vogliono “salvarsi” dovranno effettuare consistenti sforzi per rimanere a galla. I fatti stanno inoltre dimostrando come sia le imprese minuscole, spesso costrette a chiudere, che i gruppi più grandi, sempre più obbligati a razionalizzare, stiano incontrando le difficoltà maggiori per rimanere competitivi sul mercato. Le carte vincenti saranno sempre più l’offerta di alta qualità e servizi. Solo così si potrà rimanere in corsa in uno scenario altamente competiN o v e m b r e

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FATTI

La Capitale tenta Battaglio Magazzino a Roma per il Centro Sud?

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E Spreafico distribuirà in Italia le produzioni di Carmel-Agrexo La nuova Carmel-Agrexco, che raccoglie l’esperienza della storica azienda di esportazione da Israele, ha siglato un accordo di distribuzione in esclusiva per il mercato italiano con la Spreafico Spa. Lo annuncia una nota dell’azienda italiana, che mette a segno così un’importante collaborazione con una delle principali realtà mediterranee del settore ortofurtticolo. “Le competenze sulla filiera ortofrutticola israeliana presenti nella Carmel-Agrexco, insieme alle capacità distributive della Spreafico Spa - prosegue la breve comunicazione dell'impresa di Dolzago (Lecco) consentiranno una relazione diretta ed efficiente tra l’ampia produzione israeliana ed il mercato italiano”. La Spreafico Spa, realtà leader nella filiera ortofrutticola nazionale, nel percorso di sviluppo delle proprie attività di distribuzione della migliore produzione italiana ed internazionale, si occuperà di proporre all’interno della propria rete commerciale la gamma di prodotti israeliani a marchio Carmel-Agrexco.

Caso Terremerse, assolto Errani «Il fatto non sussiste» Il Gup di Bologna, Bruno Giangiacomo, ha assolto Vasco Errani al termine del processo celebrato con il rito abbreviato nell’ambito dell'inchiesta Terremerse in cui il presidente dell’Emilia Romagna era imputato per falso ideologico. Si tratta di un’appendice della vicenda del finanziamento di un milione di euro concesso alla cooperativa agricola guidata all’epoca dei fatti da suo fratello Giovanni. La sentenza di assoluzione è stata emessa con la formula “perché il fatto non sussiste”. Un’eventuale condanna avrebbe portato alle dimissioni di Vasco Errani dalla carica di presidente della Regione Emilia Romagna. Lo sostiene il difensore del governatore, che ha commentato con soddisfazione la sentenza di assoluzione. “Credo che il presidente - ha spiegato l’avvocato Gamberini - sia un uomo molto lineare. Un’eventuale condanna avrebbe provocato inevitabilmente le sue dimissini”. Stralciata, come richiesto, la posizione di Filomena Terzini e Valtiero Mazzotti, i due dirigenti coinvolti nell’ipotesi di falso ideologico perché autori della relazione sul caso Terremerse finita nel mirino dei Pm. tivo”, conclude Battaglio, la cui azienda spa omonima specializzata nell’importazione e distribuzione di banane e ananas, facente capo al gruppo, quest’anno punta a toccare i 110-115 milioni di euro di fatturato (160 milioni come gruppo Battaglio). Emanuele Zanini www.corriereortofrutticolo.it

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Aprire una catena di supermercati in cui i clienti sono anche i soci del punto vendita. L’innovativa idea è venuta a Roberto Tomasoni e Daniela Bariselli che a Brescia hanno creato “Tuo”, una cooperativa di consumo che ha come obiettivo quello di costruire un proprio supermercato “consentendo di fare la spesa a buon prezzo e portando utili”. “Il nostro progetto non vuole andare contro le multinazionali o le catene della rande distribuzione - sottolinea Bariselli - ma intende dare la possibilità alle famiglie di risparmiare e addirittura di guadagnare su un bene, la spesa, di cui non possono fare a meno”. Un progetto, è stato definito dagli ideatori, a scopo sociale, a cui hanno già aderito, con l’acquisto delle relative quote, 200 persone (la quota di partecipazione è di 500 euro, il ristorno sarà pari al 10% delle somme spese in un anno, con inevitabili vantaggi per i nuclei numerosi, mentre l’utile verrà ogni anno reinvestito) e che può fare da apripista ad altre iniziative simili. L’obiettivo è arrivare a duemila soci per poter aprire il primo punto vendita, previsto per il prossimo giugno, a Brescia. Una nuova filosofia di fondo che secondo i gestori della cooperativa consentirà di avere un guadagno a ogni famiglia sulla spesa con prezzi bassi tutto l’anno, prodotti a chilometri zero e senza l’utilizzo di promozioni. “Saranno soldi veri, non buoni acquisto o altro. Chi aderisce non è un mero possessore di tessera per sconti”, ha spiega Tomasoni al giornale Bresciaoggi. Una serie di servizi e convenzioni sono già contemplati, spaziando nei vari settori. Ma due opportunità - come spiegano i promotori delN o v e m b r e

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Arepo: più fondi Ue per Dop e Igp

Prezzi e dati, Ismea sposa France AgriMer

Soddisfatto per i risultati fin qui raggiunti in sede Ue per la valorizzazione degli alimentari di qualità ma non per i fondi (“servono nuove risorse finanziarie a sostegno di queste produzioni nei futuri Programmi di sviluppo rurale”), Tiberio Rabboni, presidente Arepo, ha chiuso l’assemblea annuale dell'associazione Regioni europee Prodotti d’origine tenutasi a fine ottobre a Bologna. “La valorizzazione è stata possibile - ha commentato Rabboni, assessore all’Agricoltura dell’Emilia-Romagna - grazie alle nostre iniziative e a un impegno costante che si è tradotto nell’accoglimento, nel Pacchetto qualità, delle proposte sulla lotta alla contraffazione e alla falsificazione dei prodotti a denominazione d’origine tutelata”. Alla vigilia della fase finale nella discussione sulla nuova Politica agricola europea (Pac), per Rabboni è ora “necessario intensificare questa capacità propositiva, cercando di cogliere altri importanti obiettivi e di sensibilizzare l’Europa sulle istanze delle produzioni certificate”.

Ismea e France AgriMer, l’ente francese di riferimento per l’agricoltura, hanno sottoscritto lo scorso 12 ottobre a Roma un protocollo d’intesa in materia di informazione economica nei settori agricoli. Tra gli obiettivi dell’accordo la valorizzazione, attraverso il reciproco scambio di dati e la condivisione di strumenti metodologici, dei rispettivi patrimoni informativi nell’ottica di una maggiore trasparenza dei mercati agricoli comunitari, e di una conoscenza più accurata delle dinamiche in atto. L’intesa, che avrà una durata triennale, prevede nello specifico una collaborazione sui metodi di rilevazione, trattamento e diffusione dei dati e l’attivazione di un interscambio sistematico delle informazioni sui prezzi agricoli, sulla scia di quanto già è in essere per alcuni prodotti ortofrutticoli. Ismea e FranceAgriMer organizzeranno per fine anno in Italia una conferenza europea degli organismi di rilevazione e di diffusione delle informazioni in agricoltura.

l'iniziativa - sono particolari. Ai soci verranno riservate anche particolari agevolazioni per le famiglie e create anche opportunità di lavoro. Sul sito www.tuotuo.it esiste la bacheca lavoro per mettere in rapporto la domanda con l’offerta. Quando il punto di distribuzione sarà attivo, chi eventualmente rimarrà senza un’oc-

cupazione potrà spendere 300 euro al mese per cinque mesi a fondo perduto. “Iniziative come questa nascono proprio nei momenti difficili come quello attuale - sottolinea Bariselli quando ci si ingegna per non soccombere. Il progetto potrà diventare un modello pilota. La nostra cooperativa avrà una forte connotazione sociale”. www.corriereortofrutticolo.it

NOTIZIARIO

A Brescia nasce “Tuo”, market in cui i clienti sono anche soci

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Notiziario Pomodoro trasformato, l’Italia rivendica 8,7 milioni di euro L’Italia ha impugnato dinanzi al Tribunale dell’Unione europea la decisione della Commissione Ue del 2012 che esclude dal finanziamento europeo nel settore della trasformazione dei pomodori circa 8,7 milioni di euro relativi agli anni 2006 (3,5 milioni), 2007 (2,7 milioni) e 2008 (2,5 milioni, a causa di “controlli insufficienti sul rendimento della produzione di pomodori”. Sono interessate quattro Regioni: Puglia, Campania, Lombardia ed Emilia-Romagna. La normativa europea del 2003 che regola gli aiuti nel settore dei prodotti trasformati impone infatti alle autorità degli Stati membri, al fine di prevenire il rischio che siano dichiarate dai produttori materie prime fittizie, di assicurarsi della consistenza effettiva dei quantitativi consegnati alle industrie di trasformazione, attraverso controlli amministrativi e contabili su almeno il 5% dei produttori interessati. Indagini della Commissione scrive la Corte Ue - “hanno dimostrato l’assenza di controllo della resa di produzione dei pomodori da parte dei controllori locali: quest’ultimi non prendono in esame né rese alla produzione molto elevate, né rese basse, limitandosi a controllare la concordanza tra le superfici dichiarate nell’ambito del sistema integrato e l’effettiva estensione del terreno, senza interessarsi all’impatto sulla produzione di pomodori”. Per questo la Commissione Unione Europea ha decurtato circa 8,7 milioni agli aiuti che avrebbe dovuto versare all’Italia. Decisione che ora Roma contesta davanti ai giudici europei. La sentenza è attesa nei prossimi mesi. 18

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Megaton F1 di Nunhems, il porro del futuro Megaton F1, l’ibrido Nunhems di porro precoce, sta incontrando consensi sul mercato. Anche per la prossima campagna di vendite viene proposto come una delle soluzioni migliori per garantire alta redditività al mondo della produzione orticola. Sviluppato esclusivamente attraverso metodo di breeding tradizionale, Megaton F1 fa parte di un gruppo di varietà Porro Nunhems denominato “the Next Generation”, che crea sicurezza nelle produzioni e alti livelli qualitativi in tutti i periodi dell’anno. Megaton F1, si legge in una nota, propone vari vantaggi: elevata produttività, alto peso specifico, uniformità della pianta con un fusto bianco medio lungo e non da ultimo, un periodo di raccolta particolarmente esteso: da giugno fino alla fine di dicembre, permettendo quindi al produttore di coprire sei mesi con un’unica varietà. “Un altro aspetto molto importante di Megaton F1 - sottolinea Jacopo Leggi, Sales Specialist Porro di Nunhems - è la facilità di pulizia, che è un punto molto importante per i produttori di porro, dal momento che essa incide quasi per un 50% sul costo di produzione. Anche questa caratteristica contribuisce notevolmente ad aumentare la redditività della coltura di Megaton F1. Megaton F1 si adatta bene a diversi tipi di terreno, trovando comunque il suo areale di riferimento nel Triveneto e nel Piemonte, dove la coltura del porro rappresenta una delle storiche eccellenze del territorio”.

Castagne: il Piemonte si salva, la Toscana no La castagna piemontese tiene in un periodo di “vacche magre”. Da più parti il 2012 è stato definito “annus horribilis” per la castanicoltura: la produzione italiana ed europea è generalmente poca e scadente, ma in Piemonte, nelle province vocate (Cuneo e Torino), pur con una raccolta modesta e a macchia di leopardo sul territorio, si coglie una certa soddisfazione fra gli agricoltori. Marco Bellone, castanicolture e membro del Gruppo di interesse economico frutta della Cia Piemonte, e Italo Eliotropio, tecnico Cipat, hanno illustrato la situazione in una intervista apparsa sul sito internet della Cia: “La

pur magrissima raccolta di castagne, comunque di ottima pezzatura e con altissima percentuale di prodotto sano e gustoso, ha consentito di ricevere una remunerazione interessante”. In Toscana invece la siccità e il cinipide galligeno mettono in ginocchio la castanicoltura: produzione crollata in tutta la regione dove si registrano perdite con punte che toccano fino al 90% dello storico. Dove è andata meglio la produzione si è dimezzata rispetto all’anno precedente. N o v e m b r e

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L’Europa dichiara “guerra” al “cancro” batterico dell'actinidia ed è pronta a dare assistenza finanziaria agli Stati membri che vogliono attuare una campagna di eradicazione della malattia che si sta espandendo a macchia d’olio. Una decisione importante, in quanto l’Italia è il maggiore produttore mondiale di kiwi con 416mila tonnellate raccolte nel 2010. È stato il Comitato europeo per la sicurezza alimentare ed animale, che riunisce a livello tecnico i rappresentanti dei 27 Stati membri, a dare il via libera alle proposte della Commissione europea per introdurre “misure di emergenza contro la presenza di questo batterio nocivo, non originario dell'Europa, che attacca le piante di kiwi ma non ha un impatto sulla salute pubblica”. Le nuove misure entreranno in vigore subito dopo la loro pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della Ue. I 27 Stati membri hanno previsto di limitare le importazioni di piante e di polline per l'impollinazione solo dai Paesi dove non è presente il batterio, oltre a introdurre misure rigorose per evitare la diffusione della malattia. Le misure non si applicano al commercio del kiwi.

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Fruit Logistica premia l’innovazione

C’è tempo fino al 23 novembre per candidarsi al Fruit Logistica innovation award 2013, il cui vincitore verrà premiato l’8 febbraio durante l’ultimo giorno della rassegna berlinese. Saranno in lizza le innovazioni introdotte tra novembre 2011 e ottobre 2012. A decidere il vincitore saranno i 55.000 visitatori professionali attesi da 130 paesi nel quartiere fieristico della capitale tedesca. Precedenti vincitori del Flia la lattuga “Salanova”prodotta da Rijk Zwaan (2006), "Vitaminie di spuntino vegetale” prodotto da FresQ / Rainbow Group Growers (2007), il pomodoro "Intense" firmato da Nunhems Netherlands BV (2008), il “Green Dolce Pepper”, Enza Zaden (2009), la tecnologia Arils (ART) di Mehadrin Tnuport Export (2010), il" Finger Limeburst Limes" (2011) e infine, quest’anno, “Angelo”, peperone dolce in miniatura prodotto da Syngenta Seeds BV (2012).

I succhi di frutta Pfanner al Mercato di Policoro Circa 32 mila metri quadri venduti a un milione e 370 mila euro: i succhi di frutta della Pfanner saranno realizzati a Policoro (Matera). L’amministratore unico della società Jonica Juice, l’austriaco Hermann Pfanner (foto), ha firmato l’atto di compravendita dell’area dell’ex Mercato Ortofrutticolo di Policoro, per realizzare un grande impianto di lavorazione e trasformazione della frutta in succhi. Leader internazionale nel settore della trasformazione della frutta, la Pfanner, che ha la sua sede principale in Austria e ben 5 succursali nel resto d’Europa, si appresta ad aprire la seconda sede italiana (la prima è a Bolzano) a Policoro. Accompagnato dai suoi più stretti collaboratori, il re dei succhi di frutta, Herman Pfanner, ha commentato con soddisfazione l’esito raggiunto: “Un accordo la cui storia viene da lontano: finalmente investiamo a Policoro, che non solo ha una forte vocazione in agricoltura, ma ha anche frutta eccezionale ed una collocazione territoriale strategica e baricentrica”.

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NOTIZIARIO

Batteriosi del kiwi L’Europa promette fondi per debellarla

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Notiziario Toyota lancia SpotMe, dispositivo che riduce i rischi nei magazzini Toyota lancia un innovativo sistema di sicurezza per i magazzini: SpotMe. Progettato con sensori ad infrarossi sensibili alla direzione di marcia, rileva la presenza di carrelli elevatori e pedoni agli incroci e li allerta. Ogniqualvolta un potenziale pericolo di impatto viene identificato, un segnale comincia a lampeggiare, contribuendo così a ridurre considerevolmente il pericolo di collisione. SpotMe è stato specificatamente ideato per la protezione dei lavoratori e delle merci trasportate dai veicoli all’interno degli stabilimenti. I conducenti dei carrelli elevatori eseguono frenate meno brusche, contribuendo anche in questo modo a ridurre i consumi di energia e a meglio preservare i veicoli durante le normali operazioni. L’unità può essere connessa sia con una batteria indipendente che attaccata alla corrente. “I magazzini sono ambienti di lavoro molto dinamici e trafficati che richiedono un’attenzione particolare non solo ai conducenti di carrelli elevatori,

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ma anche ai pedoni. SpotMe utilizza luci lampeggianti alternate che sono molto più visibili dei tradizionali lampeggiatori o di altre tipologie di luci di emergenza. Oggi questo dispositivo ha dimostrato la propria efficienza, sia nell’aumentare il livello di sicurezza sia nell’abbattere i costi”, afferma Hans Larsson, responsabile dell’area sistemi in Toyota Material Handling Europe. SpotMe è una delle iniziative che Toyota Material Handling intraprende per aumentare la consapevolezza sui rischi nel corso della “Settimana Europea per la Salute e la Sicurezza” che ha avuto luogo dal 22 al 26 ottobre. Un evento sostenuto dall’Agenzia Europea per la Salute e la Sicurezza nei luoghi di lavoro (EU-OSHA) nell’ambito della campagna 20122013 “Lavoriamo insieme per la prevenzione dei rischi” di cui Toyota è partner ufficiale.

Om Still investe in Toscana: a Prato una sede da 2.250 metri quadri

Stoccaggio dell’energia tema clou di Intersolar Europe

Om Still, società leader nella progettazione e produzione di carrelli elevatori, macchine da magazzino, trattori, trasportatori e nell’offerta dei più moderni sistemi per la logistica integrata, inaugura la nuova filiale Toscana, situata a Prato nell’area industriale Macrolotto; servirà le provincie di Firenze, Prato, Pistoia, Siena, Arezzo e Grosseto. La filiale, uno stabile costruito ex novo, occupa una superficie coperta di 2.250 metri quadri, quasi doppia rispetto alla vecchia sede di Campi Bisenzio. Ospita un’area uffici di circa 350 metri quadri, una sala corsi, un deposito di circa 1.300 metri quadri e un’officina di oltre 600, dotata di un locale per la ricarica delle batteria, lavaggio e carroponte. La nuova filiale ha l’obiettivo di sviluppare in modo sensibile il proprio fatturato. “Gli eccellenti risultati ot-

Circa 66.000 visitatori da 160 nazioni e 1.909 espositori da 49 nazioni: sono questi i dati consuntivi della Intersolar Europe 2012 che testimoniano la dimensione internazionale raggiunta dalla fiera in questa edizione. La parallela Intersolar Europe Conference e gli eventi connessi hanno visto la partecipazione di 2.000 persone provenienti da 60 nazioni. Visitatori ed espositori dell’appuntamento bavarese hanno dimostrato un particolare interesse ai temi legati all’immagazzinamento di energia e all’integrazione alla rete, illustrati tra l’altro nell’esposizione speciale Pv Energy World. Complessivamente 140 espositori internazionali hanno potuto presentare prodotti e soluzioni innovative in questo segmento. Entrambe le tematiche assumeranno in futuro valenza sempre maggiore.

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tenuti in Toscana - ha dichiarato Ettore Zoboli, Ceo di Om Still - ci hanno convinto ad investire in un progetto di crescita che prevede la realizzazione di questa nuova e più ampia filiale con l’assunzione di nuove risorse professionali”. Nonostante la negativa congiuntura economica, dal 2008 la vecchia filiale di Campi Bisenzio - inaugurata nel 1985 - registrava volumi di crescita ogni anno. “Negli ultimi anni - spiega Fabio Caralvi, responsabile della filiale - abbiamo sviluppato considerevolmente il business, in particolare il noleggio e il service, razionalizzando l’organiz-zazione al fine di eliminare gli sprechi. Grande impulso è giunto dalla fusione Om-Still”.

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ROSARIA Effetti benefici sulla microcircolazione Una sferzata di energia, ideale per chi pratica sport

Rosaria è l'arancia rossa coltivata alle pendici dell'Etna da un gruppo di produttori associati secondo rigorose tecniche di produzione integrata. Fresca, succosa, profumata e con la caratteristica pigmentazione “rossa”: infatti, grazie alla forte escursione termica tra il giorno e la notte, si accelera il processo di pigmentazione che fa diventare rosse le arance e che dà loro un'inconfondibile ricchezza organolettica.

Oggi Rosaria è anche una spremuta 100% di arance rosse, sempre fresca e disponibile tutto l’anno.

Finanziato con i contributi della Comunità Europea. Regg. CE 1234/2007 - 543/2011. Programma Operativo 2009/2013. Programma Esecutivo 2012. Azione n. 3


COPERTINA

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PROTAGONISTI

Lo stratega di reparto ●

Lorenzo Frassoldati

È uno dei 10 uomini d’oro dell’ortofrutta italiana. Claudio Gamberini, 59 anni, bolognese doc, è il “Group category manager” per l’ortofrutta di Conad , seconda colosso distributivo nazionale di matrice cooperativa, presente in tutta Italia, con un giro di vendite al consumo di circa 10 miliardi di euro. Una vita passata a contatto col mondo dell’ortofrutta, prima come direttore commerciale di Conor (oggi Agribologna) poi dal 1994 nella sede centrale Conad a coordinare gli acquisti. Sotto la sua gestione numeri da primato: acquista ortofrutta (compresa frutta e legumi secchi) per oltre 500 milioni di euro (dati 2011) per circa 419.000 tonnellate di prodotto. L’ortofrutta è il suo mestiere ma anche la sua passione: il comparto vale il 10% delle vendite totali Conad. “Questo settore per noi è strategico: vendiamo più prodotto fresco della nostra quota di mercato in virtù del dna dei nostri soci che nascono appunto come dettaglianti e perché siamo nati e cresciuti proprio nelle aree geografiche dove l’ortofrutta c’è da sempre. Consideriamo il reN o v e m b r e

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Claudio Gamberini - group category manager di Conad e uomo di punta dell’ortofrutta italiana - a ruota libera: consumi, articolo 62, competitor. E una stoccata ai Mercati volumi del 2011, il che è un gran risultato visti i tempi”

Claudio Gamberini, 59 anni

parto ortofrutta il nostro migliore biglietto da visita, anche se c’è tanta strada da fare. Lavoriamo sulla formazione dei nostri capireparto e continuiamo a fare comunicazione al consumatore perché l’ortofrutta è un parametro di scelta che distingue i nostri punti vendita”. Come chiuderà il 2012 per l’ortofrutta Conad? “A parità di rete faremo gli stessi

E a proposito di tempi, il presidente di Federdistribuzione Cobolli Gigli ha detto che in cinque anni i ricavi della Gdo sono calati del 5%, che i margini delle catene si sono quasi azzerati e che “o dal 2013 inizia la ripresa o la grande distribuzione sarà in grande difficoltà”. “C’è uno scenario di grandissima difficoltà per il Paese e la Gdo inevitabilmente ne risente e sta soffrendo. Poi l’introduzione dell’art. 62 sottrae cash flow alle aziende. Comunque Conad si difende bene, ogni anno siamo cresciuti e anche il 2012 si chiuderà col segno positivo”. A proposito di art.62 voi come vi state muovendo? “Ci siamo attrezzati per rispettare la legge e partiremo coi contratti nuovi entro fine anno. Saremo rigorosi e intransigenti anche coi nostri fornitori perché non si verifichino episodi di concorrenza www.corriereortofrutticolo.it

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PROTAGONISTI

Copertina

sleale. Sulla vicenda del sottocosto, adotteremo una linea di trasparenza: chi mi vende prodotto sottocosto me lo deve dire, deve risultare in fattura”. Il ministro Catania dice che con la Gdo prima si sono fatte le barricate poi il clima è migliorato… “Sull’art. 62 abbiamo respinto il tentativo di un’interpretazione punitiva nei nostri confronti. Quanto all’Interprofessione siamo rientrati (assieme a Coop e Federdistribuzione) nell’OI nazionale su sollecitazione del ministro perché questo è il momento di dare una mano alla filiera agricola, di lavorare assieme per trovare nuove regole. Nell’OI Pera siamo tra i promotori dell’accordo perché la riteniamo una svolta utile per rilanciare questo nostro grande prodotto. Piuttosto si deve lavorare perché l’OI Pera collabori strettamente con l’OI nazionale perché c’è bisogno di una razionalizzazione e di sfoltire tutti questi organismi”. Coi cugini della Coop come sono i rapporti? “Ottimi, ma siamo concorrenti sul mercato anche se al bisogno si lavora assieme sui grandi temi, ad esempio l’art. 62. Poi la competizione fa bene, stimola a crescere ed innovare. Noi da 5-6 anni cresciamo più di Coop e abbiamo un sogno: diventare leader di mercato in Italia tra le catene nazionali”. L’organizzazione della nostra agri-

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I 50 anni di Conad, una sfida vinta: «Merito di visione e capacità di fare squadra»

Conad compie 50 anni. Infatti nasce nel 1962 a Bologna, con l’obbiettivo di creare una cooperativa fra esercenti dettaglianti in grado di affrontare il mercato che negli anni ‘60 stava subendo una forte trasformazione della rete commerciale. “Quella sfida si può affermare che stata vinta - dice Gamberini - Conad oggi è un sistema che raggruppa 8 grandi cooperative con una presenza di punti di vendita in tutte le provincie d’Italia. Sono più di 3.000 i punti di vendita Conad gestiti da soci in Italia divisi tra prossimità, supermercati, superstore e Ipermercati. Oggi Conad è la seconda insegna in Italia per quote di mercato, dal febbraio 2006 fa parte di Coopernic assieme a Colruyt Belgio, Coop suisse Svizzera, Leclerc Francia e Rewe Germania. Coopernic è la prima Cooperativa europea con un giro di affari di oltre 120 miliardi di euro ed è presente in 18 paesi”. Le ragioni di questo successo? “La visione e la forte capacità di fare squadra e questo succede anche nel settore ortofrutta. La collaborazione tra i responsabili di settore delle cooperative e la centrale sono in perfetta sintonia e le decisioni che vengono prese vengono prima discusse e velocemente implementate. Siamo fortemente convinti che le aziende vincenti sono quelle che lavorano in team e nella squadra si mette al centro l’obbiettivo da raggiungere valorizzando le doti e i meriti delle persone. Siamo una cooperativa e il ruolo dei nostri soci-imprenditori che gestiscono i nostri punti di vendita sono determinanti. La nostra capacità di analisi del mercato è quasi in tempo reale: le decisioni sono veloci e nello scenario di crisi economica attuale questo diventa un fattore strategico di competitività”. (L.Frass.)

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Copertina

PROTAGONISTI

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coltura - e l’ortofrutta non fa eccezione - è molto carente. Voi con quali filiere lavorate meglio? “La risposta è banale: con quelle meglio organizzate, in primo luogo le mele. Pochi marchi, territori di provenienza ben organizzati, merce certificata e innovazione di prodotto. Un esempio di efficienza che consente anche a noi di pianificare per tempo costi, logistica, marketing. Nel mese di ottobre- novembre abbiamo pianificato tutta la campagna mele del 2013. Diverso è invece il caso, per esempio, della filiera agrumicola, molto parcellizzata e con la quale si fa più fatica a pianificare un programma commerciale. In sintesi: l’efficienza, l’organizzazione a monte del mondo produttivo è fattore competitivo anche per noi a valle”. Ortofrutta bio e quarta gamma: un giudizio su questi business innovativi. “Il bio per noi è una nicchia. A differenza di altri abbiamo rinunciato a farci una nostra marca privata a favore di accordi coi principali brand del settore per una questione di credibilità verso il consumatore. La quarta gamma invece è il tipico prodotto di servizio e qui Conad gioca da leader. Abbiamo investito su un nostro brand (“Conad percorso qua26

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lità”) e cresciamo a due cifre ogni anno con 75 milioni di vendite. Continueremo ad investire perché questi prodotti rappresentano uno stile di vita e sono ricchi di valore”. Filiera corta, lunga o cosa? “Banalità, falsi problemi. Compriamo il 95% dell’ortofrutta dai produttori associati in coop/Op o da imprese private. In pochi giorni i prodotti sono sui nostri banchi. Più corta di così…per noi l’intermediazione non esiste. Se invece filiera corta o km zero significa vendere solo in Italia o nelle aree di produzione, siamo all’autolesionismo. Piuttosto il problema vero è un altro: trovare aziende singole o associate efficienti, forti, organizzate”. Qual è il vostro fornitore ideale? “Un fornitore che si rispetti deve essere ben strutturato, in grado di portare sul mercato idee, novità, innovazioni di prodotto. La premessa, però, è che le aziende produttive siano anche in grado di fare utili, altrimenti ricerca e innovazione rimangono parole vuote. Noi, da parte nostra, siamo riusciti a portare la comunicazione del valore salutistico di frutta e verdura in tv, cercando di raggiungere una platea quanto più vasta possibile. Ma non possiamo

fare anche il lavoro degli altri”. Sull’italianità del prodotto… “Non prendiamo lezioni da nessuno. Tranne ananas e banane il 92% dei nostri acquisti è produzione nazionale, quindi siamo i primi alleati del mondo produttivo”. Le catene della Gdo si sono create le loro piattaforme logistiche bypassando i Mercati all’ingrosso. Questa concorrenza continuerà oppure è possibile in futuro un’integrazione coi mercati che vogliono diventare fornitori non solo di materia prima ma di servizi vari, principalmente la logistica? “Rispetto all’evoluzione organizzativa che c’è stata nel mondo del retail ortofrutticolo, i Mercati all’ingrosso hanno segnato un ritardo. Questo non significa che non sia possibile collaborare. Abbiamo avuto proposte da alcuni mercati generali per darci alcuni servizi e in alcuni casi abbiamo messo in moto una collaborazione. Però il ritardo accumulato nel tempo si fa sentire perché con 50 anni di storia, abbiamo consolidato una serie di fornitori di servizi che ci affiancano nell’affrontare tutte le problematiche di un mercato evoluto. Restiamo comunque aperti a tutte le forme innovative di collaborazione”. ● N o v e m b r e

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● Antonio Felice Annibale Feroldi, direttore di Borsa Merci Telematica, precisa serenamente: “Nel mese di maggio Borsa Merci Telematica Italiana S.c.p.a. (BMTI) è entrata nella compagine sociale del Consorzio Infomercati con l’acquisizione del 47% del fondo consortile e con l’assunzione della qualifica di gestore del Consorzio tramite la sottoscrizione di un contratto d’affitto di ramo d’azienda. BMTI riveste un ruolo neutrale e terzo nell’ambito del Consorzio occupandosi esclusivamente della sua gestione al fine di conseguire i seguenti due obiettivi: 1) contribuire al risanamento economico: nel 2012 sono stati, infatti, dimezzati i costi a carico dei mercati consorziati e, come risulta dal bilancio previsionale 2013 presentato ad ottobre in assemblea, nel prossimo anno il consorzio Infomercati si troverà in pareggio economico e, di conseguenza, i consorziati non dovranno versare nessun contributo relativo all’anno 2013; 2) valorizzare al massimo il patrimonio informativo in modo da assicurare la trasparenza dei prezzi all’ingrosso, fornendo i primi servizi informativi che verranno erogati mensilmente e gratuitamente ai consorziati già da dicembre 2012. Siamo soddisfatti degli importanti risultati raggiunti finora e crediamo che, grazie alle sinergie tra BMTI e il Consorzio Infomercati, ancora molto si possa fare per valorizzare il prezioso patrimonio informativo sui prezzi dei prodotti ortofrutticoli”. Ma il clima non è così sereno. Tra i Mercati all’ingrosso italiani, Infomercati è diventato il pomo della discordia. Restano i buchi del passato da ripianare. E non sono “noccioline”. All’assemblea del 15 ottobre a Roma, i mercati di Verona (Veronamercato) e Padova N o v e m b r e

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Nostra inchiesta esclusiva tra i protagonisti con tutte le tappe della vicenda

(Maap) hanno presentato un documento unitario a sostegno della chiusura di una esperienza giudicata estremamente negativa a livello gestionale ed economico. ll 'buco' che i 33 soci sono chiamati a ripianare è infatti di un milione 292 mila euro a cui vanno aggiunti i 170 mila euro della gestione 2012. Il documento dei veneti, firmato dal presidente di Verona Erminia Perbellini e dall'a.d. di Padova, Giancarlo Daniele, è stato letto in assemblea dal direttore del Maap Francesco Cera. Ecco il testo integrale: “Maap e Verona Mercato intendono nuovamente sottoporre all’attenzione dell’assemblea di Infomercati le proprie contestazioni in ordine alla gestione commissariale del Consorzio, laddove quest’ultima ha intrapreso la strada della ricostituzione degli organi sociali pur in presenza della ferma contrarietà in tal senso espressa da parte di tutti i mercati consorziati, ad eccezione di Roma e Milano. 1) Si evidenzia, in primo luogo, che la ricostituzione degli organi sociali del Consorzio è avvenuta durante l’ultima Assemblea del 19 luglio 2012 con il voto determi-

nante di BMTI S.p.c.A. (Borsa Merci Telematica Italiana), già presente con una quota del 47% del valore del fondo consortile. Nel corso della suddetta assemblea, pur a fronte di specifica richiesta, non sono state precisate le modalità di tale ingresso, in relazione al quale non è stata addotta alcuna specifica determinazione. In particolare, non risulta richiamata alcuna precedente determinazione del Commissario straordinario tale da escludere l’ordinaria competenza dell’Assemblea ai sensi dell’art. 11, lettera h, laddove stabilisce che “l’Assemblea delibera sull’ammissione dei nuovi consorziati, sulle richieste di recesso e sulle conseguenti modifiche delle quote consortili e l’aumento del fondo consortile ai sensi dell’art. 4 del presente Statuto”. Non è quindi dato di capire per quale ragione l’ammissione di BMTI non sia stata rimessa all’Assemblea dei consorziati, ma sia stata prospettata alla stessa come già consolidata. Si precisa che tale circostanza è stata oggetto di una tempestiva azione giudiziaria intrapresa da Maap davanti al Tribunale di Roma. 2) In secondo luogo, la contrarietà di Maap e Verona Mercato - nonché della quasi totalità dei Mercati consorziati - alla prosecuzione del Consorzio è dovuta al fatto che le perdite maturate da Infomercati non possono e non debbono essere assunte dai mercati consorziati anche per la parte di competenza dei mercati inadempienti all’obbligo legislativo di far parte del Consorzio. La quota di tali mercati deve essere necessariamente assunta dai medesimi ovvero dal Ministero che non ha avviato - né direttamente né tramite i Commissari straordinari dallo stesso nominati - alcuna iniziativa per imporre l’adesione dei mercati inadempienti ovvero per il pagamento da parte di questi ultimi delle www.corriereortofrutticolo.it

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Il “buco” di Infomercati agita e divide il mondo dell’ingrosso

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P rimo piano somme che sarebbero stati tenuti a corrispondere. Non è quindi accettabile che si perpetui tale inadempienza dei mercati interessati e tale omissione del Consorzio e del Ministero in danno dei mercati consorziati. La prosecuzione del Consorzio richiede quindi prioritariamente la regolarizzazione della compagine consortile e comunque la corretta attribuzione delle spese pregresse mediante accertamento dell’inadempimento dei Mercati rimasti estranei al Consorzio e risarcimento del relativo danno, costituito per l’appunto dalla mancata corresponsione delle spese in questione oltre che di ogni ulteriore pregiudizio arrecato al Consorzio. Si chiede quindi che Infomercati si astenga da qualsiasi forma di azione di recupero nei confronti del mercati consorziati e attivi immediatamente ogni possibile procedura giudiziaria nei confronti dei mercati non consorziati.

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3) In terzo luogo, si richiama l’attenzione ancora una volta sulla sostanziale inutilità e non remuneratività delle attività cui Infomercati, a seguito della propria “ricostituzione”, intenderebbe dare corso. Tale circostanza richiede una specifica presa d’atto da parte di tutti i soggetti interessati, ivi compresi il Ministero e Infomercati medesimo. Si segnala, sotto tale profilo, come le attività di rilevazione svolte dai Mercati consorziati non possano considerarsi rese a titolo gratuito e le spese a tal fine sostenute debbano essere necessariamente rifuse dal Consorzio, circostanza che rende ancora più insostenibile l’attività del medesimo. Maap e Verona Mercato - conclude il documento - non possono dunque che richiamare gli attuali vertici del Consorzio e con essi tutti i consorziati alla doverosa presa d'atto di quanto sopra esposto e chiedono conseguentemente che venga rimessa in discussione la

validità delle delibere assembleari assunte il 19/07/2012 e con essa l'opportunità ed anzi la stessa necessità della prosecuzione del Consorzio”. Sia il presidente di Infomercati Stefano Zani (Milano) che il vice Fabio Massimo Pallottini (Roma) hanno cercato di ricucire sostenendo che quella del passaggio a BMTI è la strada più conveniente. Zani ha fatto alcune precisazioni sui costi attuali di gestione: il cda in carica non percepisce nulla fatta eccezione per i rimborsi spese; è stata chiusa la sede di Milano (stop all'affitto locali); è stato testato un nuovo sistema con disdetta del contratto Cyborg; i servizi saranno gratuiti per i consorziati; l'attività di fornitura dei dati da parte dei mercati è obbligatoria, non gestibile in altro modo; l'ingresso di BMTI consente di abbattere i costi di gestione per il 2012 e di affrontare il 2013 a costo zero. E il 'buco' da ripianare? Le posi-

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fici della famosa 41/86 sono noti: nella costruzione dei nuovi mercati il 40% del contributo è stato dato a fondo perduto dallo Stato, il 35% a tasso agevolato mentre è rimasto a carico dei proprietari dei mercati il restante 25%. Grazie a questa legge, l'Italia si ritrova oggi con alcuni dei più moderni mercati all'ingrosso d'Europa e del mondo. E con Informercati. A Milano nel 1999 - è Ottavio Guala a ricordare questa storia - viene presentato il progetto che attribuisce al Consorzio le sue funzioni. Il progetto viene valutato 6 miliardi di lire e riceve un finanziamento a fondo perduto pari all'80% (4,8 miliardi) mentre a carico dei soci restano un miliardo e 200 milioni. Ai soci entrati per legge, si aggiungono nuovi soci, a partire dalla società che gestisce l'Ortomercato di Milano, la Sogemi. E' proprio il direttore generale di Sogemi di allora, Giuseppe Bonizzi, a diventare il primo presidente di Infomercati. L'anno dopo gli subentra il presidente di lungo corso (2000-2009) Claudio Sassi, bolognese, nel 2000 presidente anche di Mercati Associati. Tutti i big dei mercati italiani - ricorda Guala - a partire da Roma e da Milano, sedevano nel consiglio di Infomercati. Guala, presidente di Fedagro ininterrottamente dal 1997, entra in Informercati nel 2000, con Sassi, e ne diventa uno dei due vicepresidenti; l'altro era Vittorio Bocca di Roma. Il consiglio di Fedagro è così ampio che nelle sedute si fatica a raggiungere il numero legale: viene così costituito nel 2002 un Comitato esecutivo che prende in mano la situazione. Ne fanno parte il presidente, i due vice e quattro consiglieri. Quando, all'inizio del 2002, la lira viene commutata in euro, il 'famoso' miliardo 200 milioni a carico dei soci diventa un importo di 600 mila euro, ma non una briciola di questi soldi entra nelle casse di Infomercati, che intanto comincia a operare e a spendere. Alla sua funzione statistica credono in pochi, forse nessuno. Il Consorzio riceve i prezzi rilevati quotidiana-

mente dai singoli mercati, li elabora e li fornisce al settore pubblico e a qualche cliente: dov'è l'utilità e, soprattutto, dov'è il business? Difficile rispondere, anche se Infomercati assume personale valido, specializzato, statistici che sanno il fatto loro. Dal 2002 fino almeno al 2005 il Comitato esecutivo crede in un'altra funzione del Consorzio. Dice Ottavio Guala in proposito: "Il Consorzio è servito molto ai mercati nella battaglia politica e sindacale a difesa dei grossisti e dei mercati stessi sulla trasparenza dei prezzi. Il settore dell'ingrosso era periodicamente sotto accusa non solo da parte dell'opinione pubblica ma anche di parte della filiera. Con la trasparenza sui prezzi abbiamo superato le prevenzioni contro di noi e la cabina di regia di questo è stata Infomercati. Abbiamo cercato veramente di fare chiarezza nella filiera portando in luce i due passaggi principali attraverso la rilevazione dei prezzi all'ingrosso e quella al dettaglio. La rilevazione all'ingrosso ci ha difeso da accuse infondate. Quella al dettaglio è stata ritenuta inutile o forse, direi, scomoda. Per questo la funzione statistica del Consorzio ha perso il significato che poteva avere". Il ragionamento fila ma è la 'tomba' per Infomercati, che economicamente non sta in piedi; viene a nudo il 'carrozzone' che in fondo è sempre stato. Nel 2009 il presidente Sassi si dimette e Guala è tra coloro che portano il Consorzio verso il commissariamento. Il problema è che Infomercati nasce con legge dello Stato e solo un provvedimento analogo può farlo morire. Entra così in uno stato pre-agonico. Resuscitarlo, chiuderlo? La risposta sta nelle prossime puntate, rese incerte da un clima dalle tonalità diverse: la serenità di Feroldi, la rabbia dei veneti, la malinconia di Guala, la moderazione di Zani e Pallottini. E da una crisi che rende improbabile la via d'uscita a carico dello Stato. editor@greenmed.eu www.corriereortofrutticolo.it

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zioni tra i mercati aderenti sono diverse. Hanno versato la loro quota Bolzano, Piacenza, San Benedetto, Bergamo, Trieste, Forlì, Rimini, Treviso, Firenze e Cagliari; hanno riconosciuto il debito e sottoscritto il piano di rientro Roma, Torino, Napoli, Parma, Catanzaro, Milano e Bologna; hanno riconosciuto il debito Novara e Vittoria. Per Mercati Associati ci sarà una partita di compensazione; Fedagro Mercati nel prossimo direttivo deciderà che posizione assumere. Padova e Verona non versano la loro quota dal 2008. Per Udine, Siracusa, Genova, Cesena e Catania, i legali stanno discutendo Ie relative posizioni. Chi avrebbe potuto costituire l'ago della bilancia, il presidente di Mercati Associati (l'associazione degli enti gestori dei Centri agro-alimentari italiani) Giuseppe Pavan, non ha potuto essere presente all'assemblea romana per motivi personali. La posizione di Mercati Associati - ha fatto comunque sapere Pavan - è chiara: Infomercati è da chiudere nei modi consentiti dalla legge nel più breve tempo possibile. Chi invece era presente a Roma è il presidente nazionale dei grossisti (Fedagro), Ottavio Guala, un uomo-chiave nella storia del Consorzio Infomercati, che tuttavia rifiuta il ruolo di capro espiatorio: “Mi assumo - ha dichiarato in esclusiva al Corriere Ortofrutticolo - tutte le responsabilità che mi competono. Si poteva fare di meglio. Quando si lavora, si può sempre far meglio. Ma non accetto si vada oltre. I verbali ci sono, la contabilità c'è e sono a disposizione di tutti”. Ma come è nato e perché il Consorzio Infomercati? Bisogna partire da qui per fare luce nel polverone. All'origine c'è la legge 421 del 1996 che prevede finanziamenti per creare una rete informatica tra i mercati costruiti con i soldi della legge 41 del 1986. Il Consorzio viene costituito il 10 luglio 1997 con una legge che stabilisce che obbligatoriamente ne entrino a far parte tutti i mercati che hanno beneficiato della 41/86. I bene-

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ATTUALITÀ

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● Mirko Aldinucci

Sarà vera “rivoluzione”? E riuscirà realmente a migliorare i rapporti di filiera? Le perplessità non mancano. A pochi giorni dall’entrata in vigore dell’articolo 62, che punta a garantire una maggiore trasparenza dei rapporti attraverso l’obbligo della forma scritta per i contratti di cessione di beni agricoli e alimentari, la precisa fissazione di limiti per i pagamenti (60 giorni per i prodotti non deperibili, 30 per i deperibili), divieti e sanzioni per i comportamenti sleali, le incognite restano tante. E non solo tra i player della grande distribuzione, critica da sempre sul provvedimento. E così, il 24 ottobre, giorno dell’ “ora X”, Coldiretti si affrettava a scrivere che “vigilerà su eventuali ribassi dei compensi che spettano ai produttori” mentre la Cia parlava di provvedimento positivo “che presenta tuttavia alcuni aspetti critici sui quali occorre intervenire con opportune modifiche evitando che vi siano problemi di condizionamenti di subalternità o di debolezza dei soggetti fornitori”. Confagricoltura valuta l’art. 62 utile per gli agricoltori ma ritiene andrà rivisto perché “non tenendo conto del ciclo produttivo agricolo e degli acquisti interni ai settori, crea problemi ad alcuni comparti importanti della’gricoltura: un produttore che acquista una piantina, o del mangime, e fa crescere la pianta o l'animale, si troverà nella situazione di dover pagare a 60 giorni ma poi a rivendere a distanza di mesi”. Perentorio il presidente di Fedagri-Confcooperative Maurizio Gardini, portavoce dell’Alleanza delle Cooperative agroalimentari: “un intervento normativo che introduce elementi che vanno a N o v e m b r e

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Difficoltà operative e zone d’ombra preoccupano produttori e commercianti mutare profondamente prassi radicate negli scambi commerciali. Sono fin troppo evidenti, e di certo anche a noi non sfuggono, tutte le difficoltà e i problemi operativi derivanti dall’applicazione di una riforma di tale portata”. Pollice verso da Confindustria e Confcommercio: “l’obbligo di pagamento entro 30 giorni per le merci deperibili e di 60 giorni per tutte le altre avrà pesanti e inevitabili conseguenze per le imprese del settore produttivo e distributivo incidendo sull’equilibrio finanziario a causa del venir meno importanti flussi di liquidità e determinando, di fatto, un sostanziale blocco degli investimenti in nuovi punti vendita. Tutto questo in un momento in cui le imprese registrano ancora forti difficoltà per l'accesso al credito bancario”. I presidenti delle due organizzazioni, Giorgio Squinzi e Carlo Sangalli, hanno inviato una lettera al presidente del Consiglio Mario Monti e ai ministri Mario Catania (Politiche agricole) e Corrado Passera (Sviluppo economico) ottenendo un incontro con il titolare del Mipaaf. Secondo le due organizzazioni, “si rischia una moltiplicazione degli oneri amministrativi con conseguente lievitazione dei costi per tutte le imprese”. Giudizio totalmente positivo, invece, da parte di Confeuro, secondo cui l’articolo 62 è una garanzia per tutti gli attori della supply chain. Staremo a vedere. mirko.aldinucci@corriereortofrutticolo.it

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Articolo 62 in vigore tra le incognite, filiera perplessa

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Question time Seminari Fruitimprese per esportatori e importatori: tanti i punti di domanda Catania, Cesena, Verona, Bari. Ovunque, un fiume di domande. Da parte di operatori in fibrillazione per le tante novità che l’articolo 62 sta introducendo nei rapporti commerciali all’interno della filiera. Produttori, grossisti, dettaglianti ed esportatori vivono al momento in un limbo d’incertezza; sulle spine anche e soprattutto gli operatori che hanno rapporti con l’estero, come è emerso nel ciclo di incontri promossi da Fruitimprese che, nelle quattro città, ha cercato di spiegare ad associati e non come stanno cambiando le cose con la norma introdotta dal Decreto liberalizzazioni. Corriere Ortofrutticolo ha assistito alla terza tappa, il seminario organizzato nella città veneta, all’interno della sala convegni di Veronamercato: un incontro caratterizzato, ancora una volta, dal fuoco di fila di domande di rappresentanti delle aziende venete, incerti e dubbiosi su molti aspetti della normativa, di cui si www.corriereortofrutticolo.it

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Attualità

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«Il produttore rischia l’effetto boomerang» L’entrata in vigore dell'articolo 62 rischia di avere un effetto boomerang per la produzione. A sostenerlo sono diversi agricoltori siciliani preoccupati per le consuguenze del “contratto scritto”. Secondo alcuni operatori infatti se da un lato è vero che spesso finora dalla grande distribuzione si aspettavano i pagamenti sino a 120 giorni, è anche vero che ora si corre un doppio rischio. Il primo è che la Gdo decida di rivolgersi a produttori e fornitori di altri Paesi che hanno normative meno rigide, il secondo è che anche i produttori dovranno rispettare queste regole. Dice il produttore agricolo Corrado Vigo come riporta La Sicilia: “A fronte di una esigenza reale da parte dei produttori e degli operatori commerciali, ovvero della esigenza di pagamenti certi nei tempi e negli importi, il legislatore norma il tutto con approssimazione e confusione. Buona l’intenzione, difficile e rischiosa l’attuazione”. Ma il pericolo più grande, che anche in Sicilia migliaia di imprese hanno lanciato in queste ore è legato ai già complessi rapporti con i colossi della grande distribuzione organizzata. “L’applicazione di questo articolo - lamenta ancora Vigo farà sì che la Gdo vada sempre più ad acquistare in altri Paesi i prodotti che intende rivendere. Perché il fatto di dovere pagare in quei tempi e in quei termini rischia di scoraggiare. E poi non è giusto che si debba far sì che gli agricoltori divengano degli 007 al fine di vigilare sui contratti ed al fine di evitare di pagare loro stessi pesanti sanzioni”.

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Due momenti del seminario Fruitimprese organizzato a Verona

attende il decreto interministeriale applicativo. E così al tavolo dei relatori - la presidente di Fruitimprese Veneto Danila Bragantini, il coordinatore Carlo Bianchi e il funzionario Pietro Mauro, che è entrato nel dettaglio dell’art.62 coadiuvato da una serie di slides - sono piovuti quesiti su quesiti: composizione dei contratti; modifica degli accordi già presi; modalità di fatturazione, di consegna e di pagamento; rapporti con i fornitori; controlli; assicurazioni; sanzioni; adempimenti necessari nelle vendite all’estero dove l’articolo 62 non esiste. “Questi seminari stanno riscuotendo davvero grande interesse, ieri erano presenti tutte le aziende associate a Fruitimprese del Veneto tranne una a testimonianza di quanto sia sentito l'argomento”, il commento di Danila Bragantini. “Il messaggio di Fruitimprese è che le cose cambieranno e che le aziende dovranno adeguarsi anche se ci sono aspetti tecnici di difficile gestione, come l'adeguamento dei software

di gestione di contratti e modulistica; auspichiamo quindi ci sia tolleranza nei primi tempi e i controlli non siano troppo severi tenuto conto che non c'è ancora il decreto applicativo e le linee guida sono state comunicate da poco”. "Molte aziende hanno crediti assicurati, quindi c'è la volontà da parte delle imprese di applicare correttamente le nuove norme anche per non rischiare di perdere la copertura assicurativa", prosegue la Bragantini. "Attraverso questi incontri, aperti anche ai non soci, stiamo cercando di affrontare in maniera unitaria le diverse problematiche: un segnale importante da parte della nostra associazione". “Seminario dopo seminario - aggiunge Carlo Bianchi - abbiamo recepito le istanze delle imprese cerchando di fornire le risposte necessarie; i temi sono molto sentiti ma più che preoccupazione direi c'è grande voglia di adeguarsi nel minor tempo possibile". M.Ald. N o v e m b r e

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L’ analisi ●

Alberto Filippino*

L’art. 62 del d.L. 24 gennaio 2012 n.1 recante la “Disciplina delle relazioni commerciali in materia di prodotti agricoli e agroalimentari, entrato in vigore lo scorso 24 ottobre, ad oggi stabilisce che: le compravendite di prodotti agricoli e per l’alimentazione necessitano di un contratto in forma scritta (con contenuto minimo obbligatorio), sono vietate condotte commerciali sleali, il pagamento del corrispettivo deve avvenire entro il termine inderogabile di 30 o 60 giorni, il mancato rispetto delle varie prescrizioni, salvo che il fatto non costituisca reato, comporta l’irrogazione di pesanti sanzioni pecuniarie. L’ambito di applicazione dell’articolo riguarda gli operatori economici che pongono in essere cessioni di prodotti agricoli e alimentari nel territorio della Repubblica. Dal tenore della norma si evince pertanto che sono escluse le operazioni di cessione con i consumatori finali, le cessioni con pagamento immediato, i conferimenti effettuati dai soci alle cooperative o alle organizzazioni di produttori di appartenenza, le cessioni con consegna dei prodotti al di fuori dell’Italia. Diciamo subito che la nuova norma non incide sulla cosiddetta procedura monitoria (riscossione coattiva dei propri crediti) ma impone un termine massimo di pagamento: 30 giorni per i prodotti deteriorabili e 60 giorni per quelli non deteriorabili e stabilisce, in caso di mancato rispetto dei termini, una sanzione pecuniaria, che va’ da un minimo di 500,00 ad un massimo di 500.000,00 euro. I termini di pagamento decorrono dal mese successivo a quello di ricevimento della fattura; ciò significa che se una fattura viene con-

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Contratto scritto, pratiche sleali, termini di pagamento, sanzioni: l’articolo 62 nel dettaglio

segnata e ricevuta dal debitore il 31.10, questi avrà tempo fino al 30.11 per effettuare il pagamento, se invece la stessa fattura viene ricevuta il giorno 1.11, il termine ultimo per il pagamento scadrà il 30.12. Tutto finito? No, la data di ricevimento della fattura deve essere attestata in modo certo (fattura che deve essere consegna a mano con sottoscrizione, inviata per raccomandata AR o via PEC, trasmissione EDI) poiché, diversamente, la norma presume che la data di ricevimento della fattura coincida con quella di consegna della merce. Ma c’è dell’altro, l’art. 62 impone che per ciascuna compravendita venga stipulato un contratto in forma scritta, in cui siano indicati, a pena di nullità, “… la durata, le quantità e le caratteristiche del prodotto venduto, il prezzo, le modalità di consegna e di pagamento”. Elementi, questi, che devono essere esplicitati anteriormente alla consegna dei prodotti. Si tratta di un adempimento che in taluni casi (si pensi alle operazioni di vendita presso i mercati all’ingrosso) potrebbe risultare “impossibile”. Fortunatamente sul punto interviene la circolare

emanata dal MIPAF e dal Ministero per lo sviluppo economico in data 19.10.12, in cui si precisa che per contratto, oltre a quello propriamente detto, è da intendersi qualsiasi forma di comunicazione scritta ivi inclusi il documento di trasporto (ddt), la fattura, gli ordini di acquisto opportunamente “…integrati con gli elementi richiesti dall’art. 62…”. La mancanza del contratto (e si ha mancanza del contratto anche nel caso in cui, pur in presenza di contratto, questi sia privo degli elementi necessari) fa scattare una sanzione, in capo ad entrambi i contraenti, che va’ da un minimo di 516,00 ad un massimo di 20.000,00 euro. L’art. 62 e la citata circolare attuativa disciplinano anche altri aspetti: pratiche commerciali sleali, interessi di mora, funzioni dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, supporto operativo prestato dalla Guardia di finanza; argomenti tutti che meriterebbero un ulteriore specifico approfondimento e ciò anche alla luce del parere espresso dal Consiglio di Stato in data 8.10.2012. *direttore Consorzio Groced (Padova)

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Il calo dei raccolti rilancia la patata

Prezzo garantito per le clementine di Sibari

Prezzi in aumento in tutta Europa - Italia compresa rispetto alla scorsa stagione grazie alla minor produzione: trend positivo dai dati Nepg e dalla “Borsa” di Bologna La produzione di patate da conservazione mostra, a livello europeo, una diminuzione generale legata principalmente all’andamento climatico registrato nelle ultime settimane ed alla riduzione delle superfici coltivate. È quanto emerge dai dati aggiornati dall’Organizzazione che raggruppa i principali paesi produttori del Nord Europa (Nepg) ossia Francia, Germania, Gran Bretagna, Belgio e Olanda; qui, secondo le stime ufficiali il raccolto 2012 dovrebbe raggiungere complessivamente i 23 milioni di tonnellate, con una diminuzione del 14,5% rispetto all’anno scorso. La sola Germania fa segnare una contrazione produttiva di circa 14 milioni di quintali, pari alla quasi totalità della produzione italiana. I Paesi del Nepg rappresentano da soli il 60% della produzione di Patata dell’Unione Europea e sono i principali esportatori all’interno del mercato comune con una quota pari al 90% del volume degli scambi effettuati tra i paesi comunitari. “La contrazione della produzione registrata in Europa, unitamente alle incertezze sul livello qualitativo del raccolto nord europeo sottolinea Augusto Renella (foto sopra), coordinatore della Borsa Patata di Bologna - ha determinato il rialzo delle quotazioni del prodotto in tutti i mercati e la tendenza è destinata a proseguire anche nei prossimi mesi per effetto di una offerta in equilibrio rispetto alla domanda”. 38

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Nel corso della fiera Macfrut si è tenuta una riunione a “porte aperte” della Borsa Patata di Bologna cui hanno partecipato rappresentanti del mondo del commercio e della produzione di diverse regioni italiane. Il quadro emerso evidenzia un calo del raccolto di quest’anno rispetto alla precedente stagione con una qualità del prodotto generalmente buona. Le quotazioni all’origine si mantengono su valori superiori rispetto a quelli della passata stagione; quest’anno il prezzo medio per una patata di buona qualità registra una crescita, in alcune zone del paese, di circa il 50% rispetto allo stesso periodo del 2011 e gli indicatori in Italia ed Europa suggeriscono che il trend al rialzo si manterrà anche nei prossimi mesi in tutte le fasi della filiera. Alla luce della situazione produttiva e dell’andamento di mercato in Europa, si prevede infatti che il prezzo del prodotto venduto all’ingrosso in Italia farà segnare a breve un rialzo di almeno 5 centesimi di euro al chilogrammo rispetto ai valori medi attuali. Complessivamente, il mercato italiano assorbe quasi 2,1 milioni di tonnellate di patate l’anno con un consumo medio pari a circa 40 chilogrammi; una quota di prodotto viene importata dall’estero e in particolare da Francia e Germania per quanto concerne le patate comuni, da Israele, Egitto e Marocco per le patate novelle. ●

Un prezzo unitario di produzione: questa la proposta lanciata nei giorni scorsi dal Distretto Agroalimentare di Sibari unitamente alle associazioni professionali di categoria, ai produttori e alle cooperative. È stato il presidente del Distretto, Antonio Schiavelli (nella foto), ad illustrare le motivazioni che inducono i produttori di clementine ad avviare questa “ipotesi di ragionamento”: si tratta del primo tentativo serio di proporre alla grande distribuzione un prezzo alla produzione, fissato a 45 centesimi al chilo, che dovrebbe essere uniforme per tutti i produttori di clementine della Piana di Sibari. “È giunto il momento - afferma Schiavelli - di intraprendere questa strada, tenendo conto del fatto che il settore sta attraversando un periodo abbastanza difficile e la crisi sta mettendo i produttori in condizioni che potrebbero minare il loro futuro lavorativo. Natale Gallo, rappresentante della Cia, ha illustrato come si è giunti a fissare il prezzo minimo di 45 centesimi al chilo: “Abbiamo tenuto conto dei costi che il produttore deve sostenere per produrre un chilo di clementine; indubbiamente 45 cent al produttore è un prezzo altamente competitivo, il resto appartiene e fa riferimento ad altri fattori”.

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Due visite di gruppo a moderni impianti melicoli e a cooperative frutticole altoatesine, con la guida di esperti del settore in lingua inglese, italiana e tedesca, in collaborazione con il Consorzio Mela Alto Adige e Fiera Bolzano: questa una delle principali novità proposte da Interpoma, rassegna di punta del settore melicolo ospitata dalla fiera di Bolzano dal 15 al 17 novembre. La prima visita, mercoledì 14 novembre alle 14 alla Cooperativa Fruchthof Überetsch, a moderni impianti melicoli nella Valle dell’Adige e alla Casa della mela di Terlano. Venerdì 16 novembre, sempre ore 14, la seconda visita: ancora la Casa della mela di Terlano, quindi moderni impianti melicoli nella zona di Terlano e il Consorzio ortofrutticolo Cafa di Merano. L'Alto Adige detiene il 12% del mercato europeo e il 50% del mercato italiano delle mele, con una produzione pari a 950.000 tonnellate, la metà delle quali destinata ai mercati dell’Europa centrale ed orientale. Il maggiore importatore è la Germania, con un terzo della quantità raccolta. “Fiera Bolzano ha il grande vantaggio di costituire una piattaforma informativa su scala internazionale del know-how del settore”, spiega Reinhold Marsoner, direttore di Fiera Bolzano, sottolineando come l’area sia all’avanguardia nel settore della commercializzazione, della conservazione automatizzata e nelle conoscenze tecniche. “Da decenni vi sono numerosi visitatori che seguono con passione la nostra Interpoma e la sfruttano per approfondire la conoscenza del “fenomeno” Alto Adige quale Paese della mela. Per soddisfare al meglio le richieste dei nostri clienti di gettare uno sguardo anche dieN o v e m b r e

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Alla tradizionale rassegna espositiva, ospitata nel quartiere fieristico di Bolzano, gli organizzatori aggiungono la proposta di tour negli impianti e nelle principali aziende

ATTUALITÀ

Non solo fiera: Interpoma fa scoprire la “regione della mela”

Ricerca, consumo, miglioramento genetico Esperti delle aree più vocate a confronto

Le principali problematiche legate alla filiera del frutto per antonomasia al centro del congresso internazionale “La mela nel mondo”, nell’ambito di Interpoma. Nel centro congressi di Fiera Bolzano i temi affrontati il primo giorno sono produzione, commercio e consumo; malattie da reimpianto il secondo; novità della ricerca e del miglioramento genetico il terzo. In programma, nella giornata di esordio, una tavola rotonda con i rappresentanti delle otto più significative aree melicole europee ovvero Alto Adige, Trentino, Altes Land, Lago di Costanza, Benelux, Francia, Polonia e Stiria. Obiettivo: confrontarsi sulla situazione economica delle aziende produttrici e sull’organizzazione delle strutture commerciali, sullo stato di salute della frutticoltura e delle aziende, sulla loro organizzazione, sulle prospettive nei prossimi cinque anni. “Se esaminiamo la commercializzazione delle mele altoatesine, notiamo che l’area nordafricana ha acquistato notevole importanza mentre le vendite in Italia e in Germania sono calate”, spiega il curatore del congresso Kurt Werth. “A livello produttivo invece molte cose stanno cambiando: nel sud della Russia, in Georgia, nel Caucaso, in Azerbaijan sono sorte nuove aree di coltivazione”. tro le quinte della fiera, abbiamo pensato di arricchire la già ampia offerta informativa e formativa con visite guidate a moderni impianti melicoli e a cooperative frutticole altoatesine".

E non è tutto: la mela potrebbe inoltre rivelarsi in grado di attirare un tipo di turismo “tecnologico”, un segmento, questo, che vale la pena di essere seguito con molta attenzione. ● www.corriereortofrutticolo.it

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Attualità

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Conserve Italia chiude in attivo l’esercizio 2011-2012 Bilancio positivo per Conserve Italia, che ha chiuso l’esercizio 2011-2012 con un fatturato aggregato di oltre 1.000 milioni di euro, in aumento del 2,3% rispetto alla campagna precedente. Sul fronte dell’indebitamento, dopo aver consolidato la durata del proprio debito, trasformandolo da breve a medio-lungo termine negli ultimi anni, il Gruppo ha chiuso l’esercizio con una posizione finanziaria netta di circa 273 milioni di euro, in diminuzione del 3% rispetto agli oltre 282 milioni dell’esercizio precedente; di questi 273 milioni, 231 riguardano l’Italia, in calo del 7%. Il patrimonio netto si mantiene stabile sui 223 milioni di euro, mentre il rapporto debiti/patrimonio mostra un miglioramento attestandosi a quota 1,2. Soddisfacente anche la redditività, sostanzialmente stazionaria sui valori dell’anno precedente con l’Ebitda sui 60,6 milioni di euro, pari al 6,1% del fatturato lordo. Gli investimenti del Gruppo si attestano complessivamente sui 65 milioni di euro, di cui 40 destinati al settore tecnico e 25 indirizzati all’area marketing/commerciale. Buoni i risultati dell’esercizio della capofila Conserve Italia, chiuso con un utile netto di 2,3 milioni di euro, in netto aumento rispetto all’utile dell’esercizio precedente, attestatosi a 1,1 milioni. “Nonostante la generale tendenza alla contrazione dei consumi alimentari provocata dalla pesante crisi economica globale - afferma il direttore generale Angel Sanchez - nella campagna 2011-2012 Conserve Italia ha mantenuto un discreto livello di redditività. Un risultato ottenuto grazie anche all’importante azione di com40

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Fatturato su del 2,3%. Maurizio Gardini confermato alla presidenza

Nuova divisione Fresco di Valfrutta Novità organizzativa per il gruppo Conserve Italia che ha tenuto a battesimo recentemente la nuova divisione Fresco di Valfrutta che ha in programma una serie di importanti azioni per accrescere il peso e la penetrazione del marchio nei mercati di riferimento. La nuova business unit si occupa infatti della promozione e delle vendite delle referenze di IV gamma a marchio Valfrutta (insalate in busta), dei frullati di pura frutta e delle polpe di frutta. La presentazione alla forza vendite della divisione Fresco Valfrutta - avvenuta nei giorni scorsi - ha analizzato le prospettive del settore alimentare fresco che ha registrato nel 2011 un’evoluzione positiva nelle vendite sia in volume che in valore, con un trend favorevole che sta proseguendo anche nel 2012. Per alcuni segmenti di mercato essenziali per Valfrutta, sia per aumento delle vendite che in termini di business, sono state annunciate importanti novità in termini di pack, di immagine e di prodotti che a breve saranno lanciati sul mercato.

pressione dei costi fissi, diminuiti da 114 a 107 milioni di euro (6%) a livello di Gruppo e da 69 a 67 milioni (-3%) per la capofila”. “Contemporaneamente – prosegue Sanchez – abbiamo registrato anche un aumento del fatturato, in particolare nel canale fresco (+20%) e nell’export (+14%), cresciuto sia in Europa che fuori dai confini del Vecchio Continente. Nell’esercizio 2011-2012 il Gruppo ha esportato in 91 paesi registrando un importante sviluppo in mercati strategici quali Giappone, Stati Uniti, Australia e Gran Bretagna. Per ciò che concerne i diversi marchi, poi, è emblematico il caso di Cirio: da quando Conserve Italia ha acquisito l’azienda, nel 2004, infatti, la quota estera di questo brand è passata dal 18,2 a 27,1 milioni di euro, aumentando in particolare in Gran Bretagna, Francia, Belgio e Svizzera”. “L’annata chiusa il 30 giugno - dichiara il presidente del Gruppo, Maurizio Gardini (foto), da poco confermato per acclamazione al vertice - è stata davvero impegnativo ma siamo comunque riusciti a mantenere fede alla nostra mission: garantire ai soci le risposte più idonee valorizzando al massimo il loro prodotto. A tale proposito, Conserve Italia non solo ha remunerato la produzione dei soci a condizioni economiche più vantaggiose, ma ha ritirato la materia prima anche quando il mercato non assorbiva prodotto, trasformando complessivamente circa 605.000 tonnellate di ortofrutta fresca (45.000 in più rispetto all’esercizio precedente). Ben l’85% di questa produzione è stata conferita dai soci garantendo quindi una provenienza esclusivamente italiana”. ● N o v e m b r e

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“La gran parte dei marchi più noti dell’agroalimentare italiano sono di proprietà di cooperative”: lo ha ricordato Giuliano Poletti (foto a destra), presidente di Legacoop nazionale, concludendo i lavori della seconda assemblea nazionale dell’Alleanza Cooperative agroalimentari che si è svolta il 7 novembre a Roma. Un patrimonio rilevante, quello della cooperazione agroalimentare, sia in termini di volumi e di fatturati, sia dal punto di vista culturale. “Le agricolture sono tante - ha sottolineato il presidente di Alleanza Cooperative nazionale, Luigi Marino - e tutte da rispettare, ma vanno fatte scelte politiche anche guardando ai numeri. Va bene “Se fino a qualche anno fa la cooperazione era per molti un modello obsoleto rispetto a forme d’impresa giudicate più moderne, oggi la crisi mette in luce la diversità del modello cooperativo come elemento di valore, poiché proprio nei momenti di maggiore criticità, la cooperazione riesce ad esprimere al meglio le proprie potenzialità ed il proprio valore, dimostrando nei fatti di poter costituire una valida alternativa al modello economico tradizionale, basato sull’impresa di capitali e sul profitto”. Lo ha sostenuto con forza il presidente dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari Maurizio Gardini nel corso del suo intervento all’Assemblea dal titolo “Il modello cooperativo forza distintiva in agricoltura”. Un intervento che ha posto l’accento sulla rilevanza economica rappresentata dall’Alleanza: 5.100 cooperative agricole, 720.000 soci produttori, 94.000 addetti, il 56% assunti a tempo indeterminato, per 34,3 miliardi di euro complessivi di fatturato, il 24% del valore della produzione agroalimentare italiana. Accanto ai numeri, c’è poi il sistema valoriale che rende la cooperazione diversa da altri modelli di impresa. “La nostra è una distintività che si declina in fatti concreti. Il primo dei quali è che N o v e m b r e

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il chilometro zero, dove, peraltro, la cooperazione agroalimentare produce 2 miliardi di euro all’anno, ma va valorizzata l’agricoltura che modernizza, che esporta, che compete nei mercati internazionali e garantisce così il reddito dei produttori”. “Il processo di unificazione - ha concluso Poletti - non può riguardare solo le rappresentanze: adesso tocca alle cooperative unirsi e rafforzarsi”. Ai lavori sono intervenuti il ministro delle Politiche agricole Mario Catania, il rappresentante della Fao per la cooperazione Nora Ourabah Haddad e il presidente della Cogeca Cristian Pees.

«Numeri e valori» L’Alleanza delle coop agroalimentari rivendica il “peso” nel sistema Italia

le cooperative trasformano e commercializzano materie prime agricole che per l’86% provengono dai soci. Gli approvvigionamenti della cooperazione avvengono in un ambito quasi esclusivamente italiano (71% locale e 26% nazionale) e solo una

ATTUALITÀ

Poletti: necessarie unificazioni anche nella base I marchi più noti? Quelli della cooperazione

quota limitata di materia prima (3%) è di provenienza estera e serve per lo più al completamento della gamma per produzioni che non esistono in Italia. In un momento di crisi, quindi, la cooperazione agricola si rileva una risorsa straordinaria per il tessuto produttivo agricolo, per garantire ai soci continuità di collocamento della produzione e sicurezza nei pagamenti”. “A differenza di quanto avviene in altri tipi di imprese - ha proseguito Gardini - anche nella contingenza di una fase economica fortemente critica, le cooperative non hanno percorso strade diverse da quella della valorizzazione del territorio e delle produzioni locali, non hanno delocalizzato la produzione ma hanno al contrario continuato ad investire prevalentemente, se non esclusivamente, sul territorio dove si realizzano le attività dei soci”. “La cooperazione agricola - ha concluso Gardini - è riuscita in questi anni di grandi difficoltà a salvaguardare livelli occupazionali stabili nel tempo e di qualità nei suoi aspetti normativi. Ciò è stato fatto a volte penalizzando anche i conti economici delle nostre imprese, rinunciando, a differenza di altri, ad approfittare della crisi per effettuare operazioni di ristrutturazione selvaggia”. ● www.corriereortofrutticolo.it

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MERCATI

A ttualità

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Art.62 e limite all’uso di contanti, i grossisti si mobilitano L’articolo 62 rischia di avere effetti dirompenti sul mondo dei Mercati all’ingrosso. La federazione dei grossisti Fedagro-Confcommercio ha iniziato ad affrontare la scottante questione per tempo, cercando di disinnescare quella che si sarebbe potuta rivelare una bomba ad orologeria. “Ci siamo mossi già un anno fa nei confronti del Mipaaf, ove abbiamo trovato grande disponibilità - dice il presidente della Federazione Ottavio Guala - per far capire la difficoltà di calare una simile normativa all’interno delle strutture mercatali. Abbiamo inoltre inviato recentemente una lettera al Ministro Catania sottolineando la difficoltà di quantificare e rispettare il costo minimo, stante la natura “borsistica” del mercato agroalimentare e le diverse variabili da tenere in considerazione nel ciclo di vita di un prodotto”. “A nostro avviso - scrive Guala nella lettera inviata al Ministero per un operatore dei Mercati ortofrutticoli dovrà essere considerato pratica commerciale sleale unicamente l’acquisto ripetitivo e continuativo dai produttori a quotazioni significativamente inferiori a quelle giornalmente determinate dal mercato in cui opera e rilevabili dai mercuriali”. Il giudizio sul provvedimento tuttavia non è negativo: l’articolo 62 - secondo i vertici di Fedagro - segna una svolta epocale per tutti gli operatori della filiera agroalimentare perché “è vero che determina un certo incremento di burocrazia, ma finalizzato a migliorare la competitività di un mercato strutturalmente squilibrato e debole, facendo in modo che comportamenti leali e trasparenti diventino prassi quotidiana. Oltre ad una maggior trasparenza nella filiera, questa legge invita ad attuare nuovi comportawww.corriereortofrutticolo.it

Aste, quantificazione dei costi di produzione, acquisti sopra i mille euro nei Mercati: Fedagro dialoga con Mipaaf e ministero del Tesoro, cercando e proponendo soluzioni

menti di collaborazione tra gli attori della filiera agroalimentare: è venuto il momento di uscire dall’individualismo per costruire reti di imprese, con il comune obiettivo di collaborare per competere”. “Sicuramente - afferma Guala - vi sarà un forte impatto sugli aspetti finanziari delle aziende, dei tempi di pagamento obbligatori introdotti, che vanno a stravolgere vecchie e consolidate, nonché in taluni casi dannose, abitudini: abbiamo scritto agli associati Fedagro sensibilizzandoli in tal senso. E abbiamo anche predisposto bozze di contratto tipo”. E c’è anche un altro fronte che vede in prima linea il sindacato dei grossisti, quello dell’uso del contante: “l’Italia - dice ancora il leader dei grossisti Fedagro - è l’unico Paese europeo nel quale, con la Manovra Monti del 6 dicembre scorso, è stata abbassata la soglia limite sui pagamenti in contanti a meno di mille euro; pagamenti superiori ai 999,99 euro devono essere fatti utilizzan-

do sistemi di pagamento tracciabili; allo stesso modo, i libretti di deposito al portatore, non possono superare la cifra indicata”. “Risulta facile capire come tale disposizione stia penalizzando gli operatori dei Mercati - aggiunge Guala - in particolare quelli che hanno clienti esteri, soprattuto dell’Est europeo, che si vedono costretti a restare in un range di spesa in contante limitato. Fedagro, sollecitata dai Centri agroalimentari di Verona e Padova e in team con Confcommercio, ha insaturato un dialogo con il Ministero del Tesoro, referente di questa norma antiriciclaggio, oltre che con l’Agenzia delle Entrate. La soluzione suggerita è quella di estendere la deroga prevista per le operazioni legate al turismo nei confronti di persone fisiche aventi cittadinanza al di fuori dell’Italia e dell’Unione europea: in questo caso infatti il limite in alcuni casi sale a 15.000 euro, soglia che darebbe sicuramente ossigeno alla nostra categoria”. (M.Ald.) N o v e m b r e

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ATTUALITÀ

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BARI

PALERMO

Chiude a dicembre tra le polemiche

Il Maab diventa multifunzionale

Lavori straordinari di manutenzione

Nessuna speranza per il mercato ortofrutticolo di Modena. Chiuderà i battenti a fine 2012. Ma grossisti, commercianti, lavoratori e produttori non ci stanno. Raccolgono firme e promettono di non arrendersi. “In caso di cessazione dell’attività mercatale si perderanno posti di lavoro, aumenteranno le difficoltà per i piccoli imprenditori che qui si riforniscono e mancherà un servizio essenziale in periodo di crisi”, la denuncia di Confesercenti Modena nel corso di una conferenza stampa. Nel mirino la decisione dell’Amministrazione Comunale di decretare la chiusura del Mercato al 31 dicembre 2012, senza al momento alcuna alternativa concreta per un nuovo Moi.

Una struttura multifunzionale a ridosso della più grande città pugliese, Bari, e le sue direttrici del nord, sud e ovest della Puglia. È questo il futuro del Maab - il mercato agroalimentare di Mungivacca in parte già realizzato ma ancora non operativo - rielaborato da un team di esperti del Dipartimento di studi aziendali della Facoltà di Economia dell’Università di Bari. !L’obiettivo, oltre ad offrire agli operatori uno spazio moderno ed efficiente, anche nei collegamenti, per la conservazione e lo smistamento delle merci, è quello di revisionare e razionalizzare il secondo lotto di lavori che prevede la costruzione di ulteriori 32 box, dopo aver verificato le esigenze dei grossisti, favorendo economie di scala”.

Un piano di manutenzione straordinario per mettere in sicurezza i luoghi di lavoro, gli accessi al mercato e chi lavora all’interno del complesso commerciale: lo prevede una delibera di gestione e ridefinizione dell’area Mercato ortofrutticolo di Palermo approvata dalla Giunta del capoluogo siciliano. Prevista anche una rivisitazione del Regolamento, fermo da oltre 42 anni. Gli interventi in programma: installazione di sistemi di videosorveglianza, ridefinizione degli spazi interni attualmente adibiti a parcheggio, ripristino del manto stradale, ancoraggio di dissuasori, ripristino del muro perimetrale, dotazione di segnaletica stradale e orizzontale, rifacimento dei servizi igienico sanitari.

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CERTIFICAZIONI

A ttualità

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Certificazioni strategiche tra sicurezza, qualità e sostenibilità ●

Mirko Aldinucci

Il variegato e diamico comparto delle certificazioni ha un ruolo strategico anche nella filiera dell’ortofrutta. L’Italia è tra i primi Paesi al mondo per numero di imprese certificate, sia in valore assoluto sia in percentuale sul numero di aziende attive; le certificazioni di qualità hanno registrato una crescita

esponenziale negli ultimi 20 anni. Il principio della terzietà, di cui l’accreditamento si fa garante e che è alla base dell’affidabilità del sistema, sempre più spesso riesce a intercettare il bisogno di fiducia di produttori, distributori, utenti e consumatori. In queste pagine, Corriere Ortofrutticolo fa il punto della situazione, attraverso le parole e i commenti dei certificatori.

Nuove frontiere Intervista a tutto campo con Mariachiara Ferrarese della divisione food di Csqa Sostenibilità, qualità, sicurezza. Attorno a questi asset (ma non solo) ruota il “pianeta certificazioni” nel settore ortofrutticolo, in cui le aziende ricevono input sia dalla politica agricola comunitaria, sia dal mercato, sia dalle catene distributive. Ne parliamo con Mariachiara Ferrarese (nella foto a pagina 45), responsabile divisione food Csqa. Cosa prevede la normativa comunitaria vigente per il settore ortofrutticolo? La normativa europea in materia agricola da diversi anni è orientata alla salvaguardia ambientale e più in generale alla sostenibilità. A partire dal 1985 - con il libro verde - la Comunità Europea inizia ad affrontare il tema della sostenibilità in ambito agricolo; successivamente, nel 2008, sono state definite quattro nuove linee prioritarie: mitigazione dei cambiamenti climatici, produzione di energie rinnovabili, gestione delle risorse idriche e lotta al declino della biodiversità. La politica agricola comunitaria degli an-

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ni ’90 ha incentivato la diffusione di sistemi produttivi a basso impatto ambientale quali biologico e produzione Integrata. L’applicazione del regolamento Cee n. 2078/92, e dei successivi regolamenti sullo sviluppo rurale, in relazione alla produzione integrata ha portato alla definizione di un quadro normativo di buone pratiche - principalmente per la lotta fitosanitaria e il diserbo - basate sull’utilizzo integrato di metodi di difesa e tecniche agronomiche finalizzate a ridurre il ricorso a prodotti chimici di sintesi (fitofarmaci, diserbanti, concimi, ecc.) a maggior salvaguardia dell’ambiente e della salute di operatori e consumatori. Con “Europa 2020”, l’Unione Europea, abbracciando pienamente il concetto di “sostenibilità economica, sociale ed ambientale”, ha stabilito tre priorità: crescita intelligente, crescita, sostenibile e crescita inclusiva. Questo approccio alla sostenibilità viene confermato anche dalla nuova Pac viene che, dal 2014, chiederà agli agricoltori europei

comportamenti sempre più virtuosi sotto il profilo della tutela ambientale e della sostenibilità delle tecniche di coltivazione e che si concentrerà sui temi delle emissioni di gas a effetto serra, degradazione dei terreni agricoli, qualità dell’acqua e dell’aria, habitat e biodiversità. Cosa offre il panorama delle norme volontarie al settore ortofrutticolo? Parallelamente alle politiche comunitarie su questi aspetti si sono sviluppate, sulla spinta soprattutto delle catene distributive, iniziative volontarie volte a fornire garanzie in materia di food safety e/o in materia di sostenibilità. Le norme volontarie rappresentano uno strumento che le imprese hanno a disposizione per differenziarsi, per creare o mantenere posizioni di leadership. Per le aziende agricole sono stati applicati in gran parte standard specifici per il comparto agricolo, nati per rispondere contemporaneamente alle esigenze delle catene distributive in mateN o v e m b r e

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ATTUALITÀ

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riportato direttamente in etichetta. In Germania attualmente il sistema Qs rappresenta uno dei più significativi sistemi di assicurazione qualità volontario. Ad oggi le catene della Gdo tedesca stanno richiedendo la certificazione a operatori del settore ortofrutticolo, soprattutto a quelle organizzazioni coinvolte nella commercializzazione. Leaf è l’acronimo di Linking Environment And Farming traducibile in italiano come “collegamento tra ambiente e agricoltura”. Questo standard di produzione è stato creato nel 1991 ed è rivolto al settore primario, delinea, cioè un metodo per fare agricoltura nel rispetto dell’ambiente. È stato creato per sviluppare e promuovere la produzione integrata o Integrated Farm Management (Ifm) nelle

aziende agricole, unendo il meglio dei metodi tradizionali con la tecnologia moderna, e la consapevolezza dei coltivatori. Si tratta di una certificazione di prodotto comunicabile nell’etichetta del prodotto finito. Il logo può essere posto anche su prodotti confezionati e/o trasformati. Accanto a questi standard nel 2007 è stata pubblicata da Uni - Ente nazionale italiano di unificazione - la norma Uni 11233 relativa alla produzione integrata. La norma definisce la Produzione Integrata come “Un sistema di produzione agricola che privilegia l’utilizzo delle risorse e dei meccanismi di regolazione naturali in parziale sostituzione delle sostanze chimiche, assicurando una agricoltura sostenibile.

CERTIFICAZIONI

ria di food safety e di tutela dell’ambiente. Da diversi anni le aziende agricole in Italia e all’estero applicano lo standard GlobalGap - riconosciuto a livello mondiale - che viene richiesto da numerose catene distributive europee e che anche in Italia vede coinvolte quasi 16.000 aziende agricole. Oltre a GlobalGap tuttavia, da qualche anno, si sono affacciati al mercato anche standard come Qs e Leaf Marque che cominciano ad essere richiesti rispettivamente dal mercato Tedesco e dal mercato Inglese. Il sistema QS (acronimo di “Qualität & Sicherheit”, ovvero Qualità & Sicurezza) è un sistema che garantisce la qualità del prodotto al consumatore finale, assicurando un controllo di tutta la filiera: dal campo (fase agricola o allevamento) al banco del negozio. Si tratta di un tipo di certificazione che viene comunicata al consumatore attraverso l'uso di un logo

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CERTIFICAZIONI

A ttualità

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Quali sono le novità in ambito di certificazione volontaria? Il tema della sostenibilità è sempre più oggetto di attenzione da parte del mercato. Si stanno sviluppando molte iniziative su questo argomento: proliferano standard privati e i capitolati di fornitura della Gdo, oltre che gli standard aziendali, si arricchiscono di requisiti di sostenibilità. Inoltre, anche gli enti normatori, le associazioni professionali e gli organismi di certificazione stanno sviluppando vere e proprie norme volontarie aventi per oggetto la produzione sostenibile. La sostenibilità ambientale è senza dubbio il tema del futuro e le aziende stanno lavorando molto per innovare e proporre prodotti “verdi” e per comunicare in materia di sostenibilità ambientale sia a livello di prodotto sia a livello istituzionale. In questo contesto anche la certificazione assume un ruolo di grande importanza perchè rappresenta lo strumento per avvalorare la comunicazione aziendale in materia di sostenibilità ambientale, serve per supportarla in modo robusto e per evitare il fenomeno del “green washing”. Esistono diversi strumenti che le aziende possono applicare a supporto della comunicazione “verde”: oltre all’Lca già applicato da qualche tempo, anche la carbon footprint e la water footprint. La logica Lca (Valutazione del Ciclo di Vita) è fortemente sostenuta a livello europeo come strumento idoneo per identificare e stimare gli aspetti ambientali significativi. A livello internazionale però si sta affermando molto anche la carbon footprint che insieme alla water footprint rivestiranno una grande importanza nel settore agroalimentare. La carbon footprint permette di valutare l’impatto in termini di emissioni di gas serra in atmosfera legati alla produzione di un dato prodotto/processo/servizio lungo la filiera produttiva mentre con la water footprint si valutano i consumi idrici connessi alla sua www.corriereortofrutticolo.it

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produzione, sempre in ottica di ciclo di vita. In entrambi i casi non si tratta di una fotografia statica dell’impatto in materia di anidride carbonica e idrica ma viene richiesto alle aziende di definire dei piani di miglioramento volti a garantire nel tempo una riduzione dei loro impatti. Mentre nel caso della carbon footprint esistono degli standard di riferimento, anche a livello Iso, nel caso della water footprint esiste solo un protocollo predisposto dal Water Footprint Network che può essere utilizzato a riferimento e prossimamente sarà pubblicata anche la relativa norma Iso. Sul fronte delle energie rinnovabili e del risparmio energetico preme ricordare la norma Iso 50001 che prevede la possibilità

di certificare il proprio sistema di gestione dell’energia. Oltre alla certificazione a livello di sistema di gestione, sottoscrivendo l’“Ener-gy Saving Code” di Csqa le aziende possono utilizzare un ulteriore strumento di garanzia e di differenziazione: il marchio Csqa “Energy Saving Company”, utilizzabile sul prodotto. La sostenibilità ambientale e i “green claims” rappresentano quindi una grande opportunità per le imprese. Da un lato in accordo alla politica comunitaria che, come detto, spinge verso i temi della sostenibilità e della gestione delle risorse e dall’altro perchè gli impegni che l'azienda assume in modo serio possono essere comunicati al

consumatore che è sempre più sensibile verso questi temi. Alcune imprese si stanno impegnando anche rispetto alla sostenibilità economica. Lo strumento di certificazione che in questo caso è stato adottato è “Valore condiviso” uno standard di proprietà di Csqa che permette di definire i valori e gli impegni in materia di sostenibilità, di condividerli con i propri stakeholder e di sottoporli a verifica da parte dell’organismo di certificazione. Quali, infine, le novità in materia di certificazioni regolamentate? Anche sul fronte delle norme prodotte dalle istituzioni pubbliche ci sono delle importanti novità. Il Reg. Ce 1974/2006 e il Reg. Ce 1698/2005 prevedono la possibilità per gli Stati membri di riconoscere dei “Sistemi di Qualità” a fronte dei quali possono essere previsti contributi pubblici per le aziende agricole aderenti. I sistemi di qualità riconosciuti, nazionali o regionali, devono garantire che la specificità del prodotto finale tutelato da tali sistemi derivi da obblighi tassativi concernenti i metodi di ottenimento. Per il settore ortofrutticolo l’Italia ha riconosciuto con Legge 3 febbraio 2011 n. 4 pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 41 del 19 febbraio 2011 il sistema di qualità nazionale di produzione integrata (Sqnpi) che però non è ancora attivo. Molte regioni però hanno implementato un proprio Sistema di qualità Regionale e nel caso del settore ortofrutticolo il requisito principale è costituito dalla “produzione integrata”. La Regione Toscana e la Regione Emilia Romagna sono state forse fra le prime con il marchio rispettivamente Agriqualità e Qc (Qualità Controllata); anche altre regioni si sono attivate come ad esempio a Regione Veneto con il marchio Qv (Qualità verificata), la Puglia con “prodotti di Qualità Puglia”, le Marche con Qm (Qualità Marche), il Piemonte e altre si stanno organizzando coi rispettivi marchi regionali. ● N o v e m b r e

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ATTUALITÀ

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Certificazione ambientale: in Italia sono solo sette le aziende agroalimentari che l’hanno adottata ma mancano standard legislativi e il cammino per comunicare la sostenibilità in chiave marketing è ancora agli inizi. È quanto emerso a Macfrut nel convegno “Il futuro della redditività in frutticoltura passa attraverso la sostenibilità” organizzato da L’Informatore Agrario. “L’Unione Europea formula normative fortemente orientate alla sostenibilità e il frutticoltore è sempre più chiamato a fare l’imprenditore - ha esordito Antonio Boschetti, direttore del settimanale -. Per questo sia tecniche agronomiche a impatto ambientale ridotto sia la loro valorizzazione in chiave etica possono aiutare le aziende ortofrutticole oggi in crisi per la forbice troppo stretta tra costi di produzione e prezzi di vendita”. “Negli ultimi 25 anni la frutticoltura italiana ha raddoppiato le rese produttive”, ha detto Alberto Dorigoni, ricercatore della Fondazione E. Mach di San Michele all’Adige. “Ora la vera sfida è aumentare la sostenibilità mantenendo le rese e la qualità”. “I presupposti per vincere la sfida alimentare globale ci sono, sfruttando anche gli aiuti diretti previsti dalla nuova Pac, che dovrebbe entrare in vigore dal 2014”, ha spiegato Ermanno Comegna, consulente e collaboratore de L’Informatore Agrario. Quanto alla certificazione ambientale se il “mercato” è in fermento, soprattutto all’estero, in Italia siamo all’anno zero: poche le aziende impegnate. “Nel nostro Paese esiste un Far West di tentativi perché cresce la consapevolezza del valore aggiunto della certificazione, ma manca una normativa univoca e una adeguata valorizzazione di N o v e m b r e

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Mancano standard legisltativi e il “marketing” è ancora carente. Per questo, come è emerso in un convegno a Cesena, solo sette aziende agroalimentari l’hanno adottata

Sgs Italia: anche in questo ambito fattore prezzo determinante “Nell’ultimo anno il trend delle nostre certificazione nell’ortofrutticolo, nonostante la particolare situazione economica, è sicuramente positivo”, dice Glauco Toscani (nella foto), agricultural Services Sales Manager di Sgs Italia. “Malgrado defezioni legate a rinunce di certificazioni soprattutto per motivi economici di piccole aziende agricole, abbiamo registrato un incremento nelle domande di certificazione di aziende più strutturate. L’aspetto negativo invece è che ormai il criterio di scelta predominante dell’ente di certificazione è il prezzo”. “Lo standard che va per la maggiore nel nostro mercato è ancora lo standard Global Gap con un incremento delle richieste del protocollo Grasp. Nuove richieste nell’ambito ortofrutticolo che stanno prendendo piede sono la certificazione a fronte del Leaf Marque e soprattutto dello standard Qs che per la grande distribuzione tedesca sta diventando sempre una richiesta contrattuale soppiantando o per meglio dire andando ad integrare le richieste in tema di Global Gap. Sgs Italia come organismo di certificazione che intende posizionarsi con ruolo predominante in tutti i settori di mercato in cui opera è in grado di offrire servizi di certificazione secondo tutti gli standard legati alla sicurezza alimentare, alla gestione ambientale, alla responsabilità sociale ed alla produzione sostenibile per consentire alle aziende di rispondere alle richieste dei clienti che si identificano sempre di più nella grande distribuzione”.

questo strumento sulle etichette dei prodotti”, ha chiarito Alessandro Cerutti, ricercatore al Dipartimento di colture arboree dell’Università di Torino. Il convegno si è concluso con le

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Certificazione ambientale difficile da applicare e comunicare

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testimonianza di Annamaria Minguzzi, dell’azienda consortile Minguzzi, da 20 anni impegnata nella lotta integrata. Da lei un primo bilancio positivo: “Oggi la potatura del frutteto costa circa 4.000 euro/ettari, con le nuove tecniche sostenibili possiamo risparmiare fino al 70% spendendo appena 1.200 euro l’ettaro”. ● www.corriereortofrutticolo.it

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A ttualità

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Dnv: passaporto indispensabile per la Gd Marco Omodei Salè, Sales Manager Food & Beverage North Area di Dnv Business Assurance fornisce un quadro con più luci che ombre: nonostante la crisi, le certificazioni “business to business”, quelle richieste da grossisti e grande distribuzione, mantengono un “trend” stabile. Oltre a Global Gap, standard completo che attiene la salute di consumatori ma anche la parte agronomica, gli schemi Brc, Ifs e Fssc 2200 sono ormai passaporti indispensabili, puntualizza Omodei Salè, soprattutto se si dialoga con i retailer del Centro e Nord Europa. C’è poi uno standard molto interessante che però non è decollato, forse perché non richiesto dalla Gdo ed ha riconoscimento solo italiano: lo norma Uni 11233, “Sistemi di produzione integrata nelle filiere Agroalimentari”, che detta principi generali per la progettazione e l’attuazione nelle filiere vegetali per la lotta integrata e che, per Omodei Salè, può essere considerata piattaforma comune su cui dialogare. Altro standard interessante per la logistica del fresco è l’Fs Standard logistic. “I nostri servizi di certificazione aiutano le imprese a rafforzare il rapporto di fiducia con gli stakeholder e a lavorare nell’ottica di un business sostenibile”, dice ancora Omodei Salè. “Con oltre 70mila certificati rilasciati emessi in tutto il mondo, Dnv Business Assurance significa impegno totale verso la sicurezza, la qualità e l'attenzione per l'ambiente. !DNV Business Assurance in Italia è presente con 10 sedi operative (Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli, Catania) e 250 dipendenti; la quota di mercato, in Italia, è pari al 14%. ● www.corriereortofrutticolo.it

Marco Omodei Salè fornisce un quadro con più luci che ombre. «Ecco le certificazioni emergenti»

La crisi non “distrae” le aziende del food dalla responsabilità sociale La crisi non distrae le aziende del settore alimentare dalla Responsabilità Sociale. È quanto emerge dai dati, diffusi in occasione della 16ma edizione del salone internazionale dell’alimentazione, di una ricerca sviluppata da Dnv Business Assurance e CReSV - Centro di Ricerche su Sostenibilità e Valore dell’Università Bocconi che ha coinvolto circa 1.400 imprese italiane di diversi settori. In controtendenza rispetto al calo d’interesse registrato a livello generale in Italia, dove i manager che considerano la Responsabilità Sociale come parte integrante della strategia aziendale sono diminuti del 30% rispetto alla prima edizione della ricerca condotta nel 2009, le aziende del settore food mantengono alta l’attenzione. Per ben il 60% delle società food interpellate, Responsabilità Sociale e strategia d’impresa si coniugano, infatti, in maniera sinergica. Solo il 13% percepisce la Responsabilità Sociale semplicemente come un costo e il 3% come “una moda passeggera”. Si attesta intorno al 26% la percentuale di aziende alimentari che, invece, la vede come un modo per migliorare l’immagine. Il 59% degli intervistati, inoltre, afferma di possedere familiarità con le tematiche di Responsabilità Sociale. !Invariato l’orientamento alla responsabilità d’impresa anche in termini di budget e di priorità per quasi il 70% dei manager, mentre il 23% ha manifestato addirittura l’intenzione di voler incrementare gli investimenti. !Governance d’impresa, tutela ambientale e politiche per i dipendenti risultano essere le attività di Responsibilità Sociale più gettonate. Emerge interesse anche per per i sistemi di gestione “etica” della catena dei fornitori e per le certificazioni di prodotto e marchi socio-ambientali. Il 40% delle aziende food riconosce che le strategie di Responsabilità Sociale determinano benefici per la clientela. In quest’ottica la certificazione da parte di un ente terzo rappresenta un elemento di garanzia forte. La ricerca rivela, inoltre, che il settore alimentare sta muovendo passi interessanti anche per quanto riguarda il ruolo delle aziende come parte attiva nella diffusione della Responsabilità Sociale lungo la filiera produttiva. Il 50% delle imprese ha, infatti, dichiarato di svolgere un ruolo attivo verso la propria filiera e il 46% ritiene di poter influenzare le dinamiche e le pratiche di fornitori e distributori.

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ATTUALITÀ

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CEDAX S.r.l.

GlobalGap cresce Francesco Lengua di Check Fruit Cmi parla di trend e prospettive

de distribuzione. Dal sito di GlobalGap (www.globalgap.org) nella sezione Grasp è possibile scaricare un kit informativo che for-

nisce interessanti linee guida per promuovere le buone prassi sociali in agricoltura”. “Si conferma inoltre - aggiunge Lengua - l’interessante trend di crescita relativo alle certificazioni che coinvolgono agenzie (Ifs Broker) e logistica (Ifs Logistic e Brc Storage & Distribution). Considerata la buona diffusione già raggiunta dalla certificazione Brc (Global Standard for Food Safety in vigore la recente versione 6) e l’incremento di richieste legate a Ifs Food, gestiamo sempre più frequentemente richieste per audit congiunti Brc-Ifs che consentono l’ottimizzazione di tempi e costi”.

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Come sta andando l’attività di certificazione nel 2012 e quali sono gli standard più richiesti dal mercato? Lo abbiamo chiesto a Francesco Lengua (foto sotto), responsabile commerciale e marketing di Check Fruit Cmi. “Anche per il 2012 gli standard “proprietari” dominano il panorama delle certificazioni relative al settore agroalimentare. In particolare GlobalGap consolida la sua posizione di standard di certificazione più diffuso nel settore ortofrutticolo. Registriamo, in particolare, una crescita nella diffusione di “Grasp” (GlobalGap Risk Assessment on Social Practices). Trattasi di modulo complementare alla certificazione GlobalGap fortemente orientato alla valutazione degli indicatori base relativi ai potenziali rischi sociali nell’azienda agricola (sicurezza, welfare e salute). Il modulo è stato sviluppato in collaborazione con rappresentanti della gran-

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Quali sono le novità relative a Ifs? “Come anticipato la diffusione di Ifs Broker è ormai realtà consolidata in considerazione del fatto che il principale obiettivo dello standard è di valutare come i brokers selezionano i propri for-

licenziataria XEDA INTERNATIONAL

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Attualità nitori al fine di garantire comparabilità e trasparenza lungo l’intera catena di fornitura. I requisiti dello standard coincidono in larga misura con quelli di un sistema di gestione per la qualità e per la sicurezza alimentare trovando un ottimale applicazione in organizzazioni conformi alla Iso 9001”. Segnaliamo inoltre che dal primo luglio tutti gli audit Ifs Food vengono condotti con la versione 6 dello standard. La nuova ver-

sione è disponibile per il download gratuito direttamente dal sito ufficiale www.ifs-certification.com”. Altri standard proprietari di interesse per il settore ortofrutticolo? “La certificazione secondo lo standard Leaf Marque, nel corso dell’ultimo triennio, ha ormai raggiunto una situazione stabile e consolidata. Ricordiamo che il protocollo è fortemente orientato all'applicazione di un sistema di gestione ambientale e lega le attività di Buone Pratiche Agricole alla implementazione di aspetti ambientali applicabili. In Italia ha avuto riscontro prevalentemente nel settore della IV Gamma e per produzioni destinate a retailer inglesi. È possibile consultare la versione 10 applicabile da Gennaio 2013 dal sito www.leafuk.org. Segnaliamo infine un incremento di richieste per la certificazione Qs che focalizza la propria attenzione sui piani di monitoraggio residui delle organizzazioni ortofrutticole in ottemperanza ai requisiti e regolamenti del mercato tedesco”. ● 50

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«Q-S pone le basi per aumentare la sicurezza alimentare e la fiducia dei consumatori» Q-S è lo schema di assicurazione qualità per prodotti freschi che involve tutti i partecipanti della filiera (dall’azienda agricola al negozio) più grande del mondo. Attraverso l’integrazione e l’ispezione di tutta la filiera la certificazione Q-S crea le basi per aumentare la sicurezza alimentare e dare fiducia ai consumatori. Lo schema inizia con il monitoraggio dei prodotti: della raccolta in campo e attraverso il grossista arriva fino al controllo dei prodotti nel negozio del supermercato. Solo derrate ispezionate secondo lo schema Q-S a tutti i livelli sono autorizzate a riportare in etichetta il marchio Q-S. Il marchio Q-S blu indica al consumatore che la qualità è garantita senza interruzioni nella filiera. Il componente essenziale dell’assicurazione qualità per i vegetali è il programma di monitoraggio dei pesticidi. Tutti i partecipanti allo schema sono obbligati a partecipare ai monitoraggi e a mantenere i prodotti entro specifiche ben definite. I risultati vengono registrati nel database Q-S e valutati. Q-S ha stabilito accordi di mutuo riconoscimento con altri standards internazionali (es. Globalgap) che per la maggior parte però non si occupano di tutta la filiera. Lo standard Q-S è sostenuto dalla maggioranza dei retailers tedeschi (Lidl, Aldi, Rewe). Le aziende agricole certificate Globagap opz.1 possono chiedere l’omologazione del proprio certificato nel sistema QS attraverso il coordinatore (che è il rappresentante Q-S nei confronti della stessa). L’azienda non otterrà un certificato Q-Sgap ma sarà rintracciabile nel server QS (attraverso il public search). Su richiesta dell’azienda e previa accettazione dell’assoggettamento al coordinatore può essere avviata la pratica di inserimento nella filera Q-S. L’azienda può decidere di inserire nel sistema Q-S tutte oppure solo alcune delle colture certificate Globalgap. Periodicamente Q-S invia al coordinatore la richiesta di effettuare analisi sui prodotti dell'azienda da far eseguire esclusivamente a laboratori certificato Q-S. Il prodotto deve essere sempre identificato come prodotto Q-S secondo i dettami di una specifica linea guida; in mancanza di identificazione certa il prodotto perde lo status di prodotto Q-S. Anche se il prodotto viene ceduto a soggetti non Q-S la filiera si interrompe e il prodotto perde lo status Q-S. Questo caso si presenta frequentemente quando l’A.A. cede il prodotto a una “commerciale” o a una OP che poi cede il prodotto al retailer Q-S (es. Lidl o Rewe). Per mantenere l'integrità della filiera è necessario in questo caso che anche la “commerciale” o la Op si certifichino; la “commerciale” o la Op non dipendono dal coordinatore e seguono un iter certificativo simile a quello di altri standards. I “grossisti”, come vengono definite dallo standard Q-S tutte le aziende non agricole e non retailer, non dipendono dal coordinatore ma hanno relazioni direttamente con Q-S in Germania. 4Company srl (www.4companysrl.it) è una società di consulenza attiva in tutta Italia certificata per svolgere l’attività di coordinatore; per informazioni scrivere a coordinatoreqs@companysrl.it o telefonare al +39 0458673074

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Mirko Aldinucci

Non sono tutte rose e fiori, anzi, ma il contenitore riutilizzabile continua a conquistare estimatori nella filiera ortofrutticola. Soddisfazione, in casa Euro Pool System, per l’andamento del 2012: “Sta per andare in archivio un anno sicuramente positivo che, a dispetto della crisi, fa registrare un bel più 15% a livello Italia e un più 5% per l’Europa”, dice Emanuele Timpanaro, direttore di Eps Italia. “Gli obiettivi dell’azienda sono ancora più ambiziosi per il 2013 in quanto ci aspettiamo l’entrata di nuovi distributori nel nostro circuito internazionale che andranno ad utilizzare sia i contenitori riutilizzabili che i pooling pallet LPRLa Pallette Rouge”. “Sicuramente il nostro comparto è fortemente influenzato dall’andamento dei consumi di ortofrutta che ultimamente registrano dei cali importanti”, puntualizza Timpanaro. “Per questo motivo avvertiamo il clima di crisi dei nostri clienti che di conseguenza impatta anche sui nostri fatturati. A noi però piace anche evidenziare il fatto che il tasso di standardizzazione in Italia è ancora basso rispetto ad altri Paesi, ovvero la crescita dei nostri volumi di asset è da vedere in funzione del numero di colli di frutta e verdura che si riesce a far viaggiare su RPC rispetto al one-way. Su questo versante c’è ancora un margine di crescita importante che però in pochi hanno deciso di cogliere. Meno imballaggi a perdere significa anche minori investimenti nella raccolta e nello smaltimento dei rifiuti che invece il monouso crea”. Giudizio positivo sull’articolo 62: “va nella direzione giusta in quanto dovrebbe aiutare le aziende ad incassare prima i propri N o v e m b r e

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Non un imballaggio, ma una filosofia: gli operatori del settore tengono a rimarcare le differenze col packaging a perdere. Il 2012 è stato anno difficile, con delle eccezioni

LOGISTICA

«Il contenitore riutilizzabile? Aiuta ad ammortizzare la crisi»

Da sinistra Emanuele Timpanaro, Alberto Lucchese e Paola Artosi

compensi”, commenta Timpanaro. “La riduzione dei termini di pagamento dovrebbe abbassare complessivamente le esposizioni che oggi sono il vero problema delle aziende in difficoltà. Sicuramente un ruolo determinante lo giocheranno i grandi gruppi della distribuzione che notoriamente hanno tempi di pagamento molto lunghi. Potrebbero dare un forte contributo offrendo un po’ di ossigeno alle aziende di produzione. Rimango dell’opinione che il mercato farà pulizia, facendo selezione tra le aziende sane e quelle che hanno gestioni piu o meno critiche”. Eps sta proponendo il servizio completo che comprende sia il noleggio delle casse che dei pallet rossi LPR: “I nostri clienti - afferma Timpanaro - oggi possono spedire le casse sopra al nostro pallet. Questo li svincola dalla gestione dei resi e soprattutto risolve definitivamente il problema dei contenziosi con le piattaforme logistiche. Praticamente il produttore si può dimenticare totalmente della gestione dei resi e degli scambi pallet tipo Epal, in quanto noi ci occupiamo di tutto”. La filiale italiana italiana di Eps

continua a crescere: “L’incremento del 15% è frutto anche dell’export verso la Germania, locomotiva trainante con i suoi oltre 30 milioni di movimenti, seguiti da altri 5 verso altri paesi del Nord. Il mercato del retailer nazionale cresce anche di più in virtù del fatto che stiamo iniziando a lavorare anche nel comparto della carne rossa, vera novità del 2013”. Alberto Lucchese, sales and business development manager di Polymer Logistics spiega che “il 2012 è stato un anno non esaltante a causa delle contrazioni di mercato. Ciononostante possiamo dire che Polymer Logistics ha ottenuto risultati positivi importanti lanciando nuovi prodottiservizi ed ampliando l’offerta ai propri clienti, aprendo le frontiere a un positivo 2013”. “Contiamo su un 2013 positivo grazie soprattutto al consolidamento del lancio di nuovi servizi, già avviato nel 2012, ed alla convinta determinazione di approcciare nuovi utilizzatori”, prosegue Lucchese. “A differenza di tutti gli altri pooler operanti sul mercato italiano, la nostra è una società che produce in casa il che ci permette di sviluppare progetti con una fleswww.corriereortofrutticolo.it

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Logistica sibilità unica nel suo genere. Le materie prime impattano notevolmente su questo settore ma la capacità di gestire l’intera supply chain sia inboud (interna alla supply chain di Polymer) che outbound (logistica e servizio al cliente utilizzatore) ci permette di sopperire a fatti contingenti e indipendenti dalla nostra stuttura e mantenere elevato il rapporto qualità-prezzo”. E l’articolo 62 potrà creare problemi? “Il problema principale è dato dalla mancanza di un sistema o dall’incapacità delle aziende di fare sistema: l’impatto dell’articolo sembra più pesante nella teoria che nella pratica. Riteniamo che una migliore regolamentazione garantirà tutto il mercato, di conseguenza anche chi oggi ha guidato il mercato stesso. Si tratta di guardare positivamente al futuro e di adeguarsi modificando alcuni assetti. Il nostro settore è velocissimo e una certezza dei tempi di pagamento non può che solo agevolare tutti gli operatori e garantire economie di scala reali”. Sul fronte dei prodotti, la maggiore novità di Polymer Logistics è l’introduzione del pallet in plastica a tara fissa che, commenta Lucchese sta garantendo riscontri importanti a tutti gli attori della filiera che lo utilizzano: “Igienicità, sicurezza, (tara) peso costante costituiscono il maggiore punto di forza di questo prodotto. Inoltre abbiamo a catalogo altri prodotti che al momento sembrano troppo innovativi per il mercato italiano, per esempio i mini bins a piano dinamico o le cassette trasparenti crystal-clear, che però sono già consolidate nei mercati Nord Europeo e Spagnolo”. Eleonora Gemini di Ifco spiega che “il comparto dei contenitori riutilizzabili nel 2012 continua la sua inesorabile crescita, nonostante la non favorevole situazione di mercato. Ifco ha aumentato la sua penetrazione in distributori già partner e convinto nuovi partner italiani a passare dallo 52

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storico sistema con imballaggi a perdere ad un concetto più ampio e complesso di “sistema logistico di ritorno” piuttosto che uso di un semplice contenitore riutilizzabile”. Le prospettive per il 2013 sono “cautamente positive, e legate principalmente alla tenuta del segmento dei discount, le cui principali catene beneficiano di un aumento di acquisti per i problemi economici delel famiglie”. “L’aumentare dei costi di materia prima e dei trasporti hanno sicuramente un effetto negativo sul settore - prosegue Gemini - ma l’abilità di ricercare costantemente sinergie logistiche riesce ad alleviarne il peso e non si ripercuote sui prezzi di noleggio, stabili ormai da alcuni anni. I rapporti con la Gdo tendono a rafforzarsi, in quanto si ricercano sempre partner affidabili e durevoli negli anni. Piuttosto, la principale problematica ed il rischio che minaccia il sistema dei contenitori riutilizzabili oggi è quello di venire scambiati per imballaggi generici. Un messaggio fuorviante che sembra provenire da fonti esterne quali i sistemi lobbistici che tendono evidentemente a difendere tutto quanto legato al tradizionale sistema a perdere in plastica, legno o cartone”. L’articolo 62, invece, “non potrà avere che influenza positiva su tutto il settore dove; da parte dei poolers viene fornito un servizio just in time, che ha a sua volta tempi di pagamento di imposte, trasporti, energia e manodopera sicuri e inderogabili da sempre”.

“Nel nostro mercato - conclude Gemini parlando di novità di prodotto - non vi è un movimento velocissimo in termini di proposte di prodotti alternative; la nostra cassa per le banana, lanciata in Europa lo scorso anno, fatica a trovare un reale interesse da parte dei clienti e degli utilizzatori italiani. Sembra che al momento tutti i bisogni/desideri in termini di prodotti siano stati esauditi, mentre la ricerca di soluzioni sempre nuove e “tailorizzate” per il cliente è e rimane un punto forte di Ifco”. “Le performance di Cprsystem nel 2012 - esordisce il direttore Monica Artosi - risentono delle difficolta ma ritengo che in questo particolare momento di congiuntura economica sfavorevole il sistema Cpr possa offrire risposte e soluzioni altamente vantaggiose per i soci. La nostra è una società cooperativa che gestisce per conto dei propri associati le movimentazioni ed il circuito dei contenitori riutilizzabili; la gestione genera risparmio, documentato da ricerche indipendenti e tale risparmio ha ricadute positive su tutti gli attori della filiera, dal produttore al consumatore”. Il futuro? Un’incognita, secondo Artosi: “Non è facile, al momento, fare previsioni, sono tante le incognite di questo periodo; crediamo tuttavia fermamente che il nostro modello possa rappresentare una risposta concreta in termini di riduzione dei costi così come di risparmio energetico e salvaguardia ambientale e sicuramente sarà una soluzione premiante, nonostante la crisi”. Il processo di innovazione nel settore, nota Artosi, è abbastanza lento e tuttavia, puntualizza, “Cpr sta avvicinandosi al grande passo dell’ampliamento del modello anche al settore carni e si tratta di un passo molto importante, per il resto cerchiamo di rispondere con la massima efficienza e competitività alle esigenze dei soci”. ● N o v e m b r e

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Aziende informano

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Aziende informano

Impianto allʼavanguardia AWETA per la cooperativa altoatesina Eofrut

Un impianto all’avanguardia, sotto molti punti di vista, quello che AWETA ha recentemente realizzato e installato nello stabilimento di Termeno (Bolzano) della Cooperativa EOFRUT Primo Consorzio. Un impianto che, come spiega Karl Ungerer (foto sopra), Presidente della Coop altoatesina, si distingue per innovazione, efficienza, versatilità e affidabilità garantendo un reale valore aggiunto nella lavorazione delle mele. “L'impianto da noi acquistato nel 2011 risponde pienamente alle esigenze della nostra cooperativa e cioè di lavorare un quantitativo di 21 tonnellate di mele mediamente ogni ora. Il settaggio della calibratrice è di un’estrema semplicità per il nostro personale, grazie anche dall’ottimo addestramento che ha ricevuto dai tecnici AWETA”. “Una più dettagliata descrizione dell’impianto AWETA - puntualizza Ungerer - aiuta meglio a capire come semplicità d’uso, potenzialità, precisione di selezione e silenziosità siano stati i

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punti a favore di Aweta: Calibratrice "Calistar" con selezione di qualità automatica “PowerVision” , nuovo riempitore in acqua "Aquafeel" estremamente delicato e ad alte prestazioni e infine un robot “FlashBins” di nuova generazione per l’accatastamento e l’etichettatura di bins pieni con nuovo sistema di barriere fotoelettriche di sicurezza”. Uno strumento che soddisfa in pieno, dunque, le richieste di Eofrut, anche in virtù della versatilità dimostrata e dell’assistenza garantita dalla società Aweta. Ungerer è esplicito nell’esprimere questi concetti: “Concludo dicendo che la nostra decisione di avvalerci di AWETA come partner per la nostra attività è stata motivata dalla serietà, dalla disponibilità a personalizzare l’impianto secondo le nostre necessità, dai materiali e componenti impiegati, dalla tecnologia utilizzata, dall’affidabilità e comunque da un ottimo servizio ricambi ed assistenza”.

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Ha fatto rumore, nel settore, la notizia secondo cui Fruttital sarebbe pronta a lasciare i magazzini di Albenga (Savona). Con un comunicato stampa la Srl ligure sottolinea di aver avviato uno studio per un nuovo assetto organizzativo “nell’ambito di un più ampio processo di razionalizzazione delle attività distributive in corso da anni da parte dell’azienda”. L’azienda, si legge nella nota, si è adeguata alle nuove esigenze di mercato, semplificando i processi ed eliminando movimentazioni e stoccaggi superflui, con l’apertura di piattaforme distributive su tutto il territorio nazionale. Lo spostamento delle attività distributive ha permesso a Fruttital di crescere e mantenere la sua posizione di leader. Quando l’attività operativa era localizzata sul solo magazzino di Albenga, il suo fatturato era un terzo di quello attuale. Oggi, per difendere e consolidare i risultati ottenuti, prosegue il comunicato è necessario ridimensionare l’attività operativa svolta nel magazzino di Albenga, continuando invece a mantenere, o addirittura potenziando, le attività amministrative e commerciali centralizzate nello stesso sito. Fruttital, a fronte di alcune notizie in tal senso, precisa inoltre che non ha mai avuto rapporti di fornitura diretti con Fresh Del Monte Produce Inc, per cui la rottura della partnership tra GF Group e Fresh Del Monte Produce Inc, non ha avuto alcun effetto sull’attività del magazzino albenganese. Leader nel settore dell’importazione di ortofrutticoli freschi e maturazione di banane, nonostante il perdurare della crisi economica generale Fruttital, si legge ancora nel comunicato, continua a mantenere costanti i volumi di vendita e di fatturato. ● N o v e m b r e

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La Srl ligure ha deciso di ridurre l’attività operativa nello stabilimento albenganese «nell’ottica di un nuovo assetto organizzativo»

LOGISTICA

Fruttital ridimensiona l’attività dei magazzini di Albenga

Container: nei primi sette mesi del 2012 cala la movimentazione in Italia. E la Spagna ci batte Porti, la Spagna vince il duello contro l’Italia. Secondo gli ultimi dati ufficiali spagnoli riguardanti i primi sette mesi 2012, forniti da Puertos del Estado (l’organismo del governo che coordina la politica portuale), e quelli ufficiosi dei porti italiani, elaborati dal terminalista privato Contship Italia e pubblicati dal quotidiano “Il Sole 24 ore” il Paese iberico ha la meglio sullo Stivale. In Spagna da gennaio a luglio la movimentazione di container è cresciuta del 4,73%, da 7,751 milioni di teu a 8,118 milioni. In Italia invece, dove nei primi sette mesi di quest’anno sono stati movimentati 5,626 milioni di teu, con una tendenza al ribasso. Secondo Contship c’è stata una flessione del 2,1% rispetto allo stesso periodo del 2011. E se i due scali principali crescono, Genova del 14,2% e Gioia Tauro, specializzato nel trasbordo, del 5%, assieme a Trieste (+16,8%)

e Napoli (+9,2%), i dati degli altri scali fanno pensare che si tratti semplicemente di uno spostamento e di una concentrazione di traffici all’interno del sistema italiano. Vicino a Genova, calano La Spezia (-6%), Livorno (-17,4%) e Savona (-45,4%), sempre secondo i dati Contship. Napoli e Salerno sono storicamente in altalena: quando un porto aumenta i traffici l’altro li perde. Quest’anno è Salerno a perdere il 18,4%. In Adriatico alla crescita di Trieste corrispondono le perdite di Venezia (-5,4%) e Ravenna (-5,2%). In Spagna, nei primi sette mesi del 2012 sono in difficoltà gli scali catalani di Barcellona (-18,02%) e di Tarragona (-11,86%). Valencia, che nel 2010 e 2011 ha superato, primo nel Mediterraneo, i 4 milioni di teu, quest’anno resta stabile (+1,76%). Crescono invece i porti di transhipment di Algeciras (+22,32%, ma dopo anni di forte difficoltà) e Las Palmas (+6,34%) e quelli regionali di Bilbao (+9,33%) e Malaga (+27,69%).

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Logistica flash

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BRASILE

NORVEGIA

Ligurian Ports, accordo con Santos: sempre più scambi

Una rotta polare con la Corea

Il Brasile cresce a ritmo del 4% e, con i sui 200 milioni di abitanti, offre un mercato di consumatori con grandi opportunità per tutta la logistica portuale e interportuale. Anche per quella italiana. Per questo, i porti della Penisola debbono essere pronti a cogliere queste opportunità. Questa la conclusione del convegno “Porti, nautica, logistica e cultura tra Italia e Brasile” che si è tenuto nella sede dell’Autorità Portuale di Genova. L’occasione per l’incontro è giunta a poche settimane dalla missione governativa che ha portato alla firma di un accordo tra l’associazione dei porti liguri, Ligurian Ports e il porto di Santos. “Il Brasile è un Paese in forte sviluppo - ha sottolineato Luigi Merlo, presidente di Autorità Portuale di Genova - noi abbiamo siglato e ampliato l’intesa con Santos per agevolare gli scambi con i nostri Paesi e ci auguriamo che si possano creare le condizioni in Sud America, come è stato per il Nord Africa, per un incremento e uno sviluppo reciproco sia dell’export che dell’import”. Il presidente della associazione Italia-Brasile, Fabio Porta ha ricordato che il Brasile in questo momento investe molto in infrastrutture, in tecnologia applicata alla logistica dei trasporti e in tutta quella semplificazione delle operazioni di import oggi necessaria più che mai per un funzionamento moderno delle attività portuali. “Genova - ha detto - è un punto di riferimento naturale, si tratta solo di mantenere e consolidare rapporti che già esistono”.

MOZAMBICO

Corridoio per l’Africa occidentale

Il Mercato comune per l’Africa orientale e meridionale, attraverso il Programma Portuale Regionale del Mozambico (Mozambique Regional Gateway Program), sta promuovendo un progetto per lo sviluppo di una strategia legata al corridoio di passaggio col porto di Maputo e la realizzazione di una rete di collegamento per il traffico merci. Il programma intende migliorare la politica dei trasporti, rafforzando i collegamenti principali con i corridoi di Beira e Nacala.

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Corea del Sud e Norvegia hanno firmato una lettera d’intesa per la realizzazione di una rotta polare. Una volta aperta la nuova rotta, la tratta Busan-Rotterdam sarà accorciata e si passerà dagli attuali 20,100 Km (24 giorni) - che prevedono l’attraversamento del Canale di Suez - a 12.700 Km (14 giorni). Di conseguenza il centro della rotta per l’Europa si sposterà da Singapore a Busan. La rotta polare è indispensabile anche per il trasporto delle materie provenienti dal Circolo polare artico. L’apertura della rotta polare potrebbe essere una nuova forza motrice anche per l’industria cantieristica: STX Shipbuilding e Samsung Heavy Industries hanno realizzato per la prima volta al mondo un portacontainers rompighiaccio.

TURCHIA

Grandi investimenti sulle infrastrutture L’Autorità per le autostrade turca, nel tentativo di ridurre le spese ed il tempo degli utenti negli spostamenti, ha reso noto ai primi di settembre, attraverso la stampa locale, che in questo momento è in programma la realizzazione di 24 nuovi progetti autostradali, per un totale di 5.500 Km. Fra i progetti più importanti è da citare il Northern Marmara, un piano di ampio respiro che include un terzo ponte sul Bosforo ad Istanbul e che consentirà un risparmio di 1.8 miliardi di dollari in energia e forza lavoro, secondo i calcoli dell’Autorità. Una joint venture della locale IC Ictas Insaat e dell’italiana Astaldi ha già vinto la gara per il progetto. un altro grande progetto è quello dell’autostrada Gebze-Orhangazi-Izmir, che metterà in contatto tre distretti industriali e ridurrà del 30 per cento il traffico fra Gebze, nei pressi di Istanbul e la città egea di Izmir. Una volta completata, la nuova autostrada promette di collegare in una sola ora di auto Istanbul a Bursa. Il progetto include un grande ponte sospeso fra le due sponde del Golfo di Izmit. Un altro ambizioso progetto sta per collegare le province vicine di Izmir e Manisa con un tunnel. Una autostrada fra la capitale, Ankara e la provincia del Mar Nero di Samsun consentirà inoltre un accesso più semplice in Russia.

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Distribuzione

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Settembre nero per i consumi Confcommercio: sarà pesante il bilancio del 2012 L’Indicatore dei Consumi Confcommercio, registra a settembre una diminuzione del 4,2% su base annua ed una flessione dello 0,8% rispetto al mese precedente. La progressiva contrazione del reddito disponibile, legata al permanere di una situazione economica negativa, appesantita dai continui inasprimenti fiscali, ha presumibilmente riportato le famiglie, dopo il periodo estivo, ad adottare modelli di spesa estremamente prudenti. Le incertezze sull'impatto dei provvedimenti della Legge di Stabilità non aiutano la pianificazione degli acquisti. Nel complesso del periodo gennaio-settembre 2012 l’Icc segnala una riduzione del 2,7% rispetto ai primi nove mesi del 2011. Queste valutazioni confermano che il 2012 risulterà caratterizzato da una eccezionale caduta dei consumi reali. L’andamento annuo dell’Icc di settembre riflette una diminuzione dell’1,8% della domanda relativa ai servizi e del 5,1% della spesa per i beni. In un contesto che ha registrato per molti beni e servizi una pesante riduzione delle quantità acquistate dalle famiglie, rispetto all’analogo mese del 2011, i dati più negativi si registrano per la mobilità (-20,5%), gli alimentari le bevande e i tabacchi (-5,7%) e i beni e servizi per la casa (-5,3%). Gli unici segmenti che mostrano ancora variazioni positive sono quelli relativi agli acquisti di beni e servizi per le comunicazioni (+3,4%).

Sos Federdistribuzione: La Gd rischia un bagno di sangue “O dal 2013 inizia la ripresa o la grande distribuzione sarà in estrema difficoltà”. A dichiararlo è Franco Cobolli Gigli (nella foto), presidente di Federdistribuzione in un’intervista rilasciata a L’Avvenire, dove sottolinea come i margini nella Gdo italiana si siano quasi azzerati. “La media del rapporto tra utili e fatturati nel 2007 era attorno all’1%, nel 2010 è scesa allo 0,7%”. I dati ufficiali del 2011, non ancora disponibili saranno comunque ancora peggio. Secondo Cobolli Gigli in questi ultimi anni i supermercati hanno tenuto prezzi bassi e incrementato le promozioni, “sostenendo un comportamento virtuoso che ha consentito di aiutare i cittadini”. “Solo sui prodotti alimentari tra il 2008 e oggi i nostri associati sottolinea il leader di Federdistribuzione - hanno permesso ai cittadini risparmi da oltre 30 miliardi di euro: 21,8 miliardi con gli sconti, fatti in collaborazione con i produttori, e altri 8,8 miliardi con i prodotti a marchio”. Ma Cobolli Gigli ammette che 58

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Cobolli Gigli: se nel 2013 non inizia la ripresa, molte catene finiranno in apnea

“oggi molte delle nostre aziende sono già in perdita”. In cinque anni i ricavi della Gdo sono calati del 5%. Per Federalimentare serve invertire questo trend, occorre una svolta. ●

Vola la private label ma non in ortofrutta Crescono in molti settori le marche commerciali in Italia, ma l’ortofrutta fa eccezionw: sulla base di elaborazione Fedagri-Confcooperative su dati Symphony Iri Group, infatti, la marca commerciale è cresciuta del 42% in sette anni passando dal 12,6% al 17,9% delle vendite complessive in Gdo. A trainare questa crescita hanno inciso maggiormente i prodotti appartenenti alla categoria del freddo (che rappresentano il 26,4% del paniere), i prodotti freschi (22,4%) e la drogheria alimentare (15,6%). Buono anche il trend nei primi otto mesi del 2012. Le private label hanno fatto registrare incrementi nelle vendite in tutti i settori, fatta eccezione per quello dell'ortofrutta.

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Anche Magnit, la seconda catena di supermercati in Russia per fatturato e la prima per numero di punti vendita, sarà presente con l’import buyer Serguey Kotivets al Green Med Forum di Granada che si svolgerà nella splendida città andalusa, a partire da mercoledì 21 novembre. La presenza di Magnit si aggiunge alle già numerose adesioni giunte al Forum dalla Russia a beneficio dei meeting b2b (a cui parteciperanno anche aziende italiane) e del seminario sui rapporti tra il bacino di produzione mediterraneo e i mercati di sbocco dell’Europa dell’Est e della Russia che è il momento più importante della parte convegnistica del Forum 2012. La storia di Magnit è molto interessante e si arricchisce di continui sviluppi che la potrebbero portare al sorpasso della rivale X5 in tempi brevi. E’ una catena in forte espansione, soprattutto fuori da Mosca e San Pietroburgo. Serguey Galitsky, il miliardario russo fondatore di Magnit, ha programmato nei mesi scorsi di investire 350 milioni di euro per la costruzione di un impianto agricolo di proprietà nel Territorio di Krasnodar destinato alla coltivazione di ortaggi. Nonostante ciò, oggi e per i prossimi anni, le importazioni restano fondamentali per l’approvvigionamento di ortofrutta ai punti vendita. Infatti Galitsky sta correndo ad aprire il numero più alto possibile di punti vendita prima che i colossi della distribuzione alimentare mondiale si rafforzino in Russia, dove Walmart non è ancora entrata mentre Carrefour, a causa di alcuni errori, si è già ritirata dopo un’esperienza russa avviata solo nel 2009. Così Magnit ha aperto nel giro di due anni 1400 nuovi punti vendita raggiungendo un totale N o v e m b r e

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La presenza del secondo retailer del Paese si aggiunge alle numerose adesioni giunte a beneficio dei meeting b2b in programma dal 21 novembre in Andalusia di 5.700 e registrando una crescita delle vendite del 30% nello stesso periodo. Forse nessuna catena al mondo può registrare un tale balzo in avanti negli ultimi anni, segnati in Europa da una crisi dei consumi che ha messo in difficoltà seria catene come Carrefour. Anche alla luce di questi dati, la presenza di Magnit a Granada è particolarmente importante. ●

DISTRIBUZIONE

La catena russa Magnit al Green Med Forum di Granada

Sisa “ruba” a Carrefour quattro superstore della capitale Quattro punti vendita di dimensioni notevoli entrano nel sistema Sisa. Tutti superstore, dai 2.800 ai 3.000 metri quadri che si congedano dall’universo Carrefour, di cui facevano parte in precedenza. Di proprietà della Famiglia Lupi, i layout dei nuovi pdv si aprono su uno spazio di quasi 300 mq dedicato all’ortofrutta a libero servizio. Nella parte perimetrale, sempre a libero servizio, i freschi confezionati, la IV gamma, i surgelati, la macelleria ecc… Ai formaggi invece è dedicata una vasta isola centrale take away, dove vengono giornalmente proposte strategiche operazioni di cross mkt, abbinandone la vendita, per esempio, a vini particolari. Un’ area, nella prima parte dello store, “non assistita”, pensata per velocizzare la spesa senza dimenticare il focus continuo sui prodotti tipici, vera vocazione degli store laziali. Ma i superstore sono ancora più dinamici: in virtù della promozione a km 0, infatti, molti sono i fornitori locali che, a rotazione, presentano i propri prodotti, facendoli degustare con momenti mirati di didattica. Superata la prima parte, il percorso si apre sul cuore pulsante dei pdv, i banchi assistiti dei freschi, dotati di lavorazione a vista: la gastronomia, la panetteria, la pescheria e la macelleria, corredati da creative gigantografie di prodotti. I quattro supermercati, collocati nella parte nord ovest di Roma, danno occupazione ognuno a 40 addetti e dispongono di parcheggi di, mediamente, 300 posti auto. Previsto un fatturato a scontrino complessivo di 70 milioni di euro.

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B iologico news Il 64% della frutta e verdura analizzata nel 2011 non presenta residui chimici (diserbanti, insetticidi, fungicidi), mentre i campioni fuorilegge sono fermi allo 0,6%. Anche le mele e le arance con multi-residuo sono in calo (dal 18,5% al al 17,1%), ma aumentano tuttavia i campioni da record: fino a 9 diverse sostanze nell’uva, 8 nel vino, 6 nelle mele, 5 nelle arance. Il risultato complessivo di “Pesticidi nel piatto 2012”, il rapporto annuale di Legambiente sui residui di fitofarmaci nei prodotti ortofrutticoli e derivati commercializzati in Italia (elaborato sulla base dei dati ufficiali forniti da Arpa, Asl e uffici pubblici regionali competenti), ad una prima lettura, offre un quadro “abbastanza rassicurante e in linea con il trend degli ultimi anni che vede diminuire, seppur lentamente, l’uso delle molecole chimiche per la produzione agroalimentare”. Purtroppo però, insieme all’aumento in percentuale dei campioni in regola, aumenta pure il numero delle diverse sostanze chimiche presenti contemporaneamente su uno stesso campione. E “manca ancora una regolamentazione specifica rispetto al simultaneo impiego di più principi attivi, come pure sulla rintracciabilità di più residui in un singolo prodotto alimentare”, lamenta Legambiente che chiede una legge che si esprima anche rispetto al cosiddetto multi residuo, cioé, al quantitativo di residui diversi che si possono ritrovare negli alimenti. “Non possiamo nascondere la soddisfazione per una progressiva riduzione dei residui di fitofarmaci nei prodotti alimentari”, dice Fabrizio Piva, amministratore delegato di CCPB srl commentando il recente rapporto di Legambiente. “La tematica della presenza di campioni con più residui, seppure entro gli Lmr (imiti massimi di residuo consentito), è un tema delicato da affrontare con molta attenzione”. 60

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Frutta “pulita” Legambiente: fuorilegge solo lo 0,6% dei campioni. Soddisfatto il Ccpb

“Come enti di certificazione e controllo, non possiamo però non notare un'assenza: in tutto il rapporto Legambiente non cita mai che l'agricoltura biologica è l'unico settore produttivo in cui è possibile trovare la soluzione del problema”, continua Piva. La fotografia del biologico Il Sud d'Italia, e in particolare la Sicilia, per le produzioni biologiche; il Nord, con il Veneto in testa, per quelle che hanno ottenuto un riconoscimento comunitario Dop o Igp. Sono i primati territoriali per i prodotti agroalimentari di qualità evidenziati da un focus, pubblicato dall’Istat, che trae spunto dal sesto censi-

mento generale dell'agricoltura. Un approfondimento di “particolare importanza”, sottolinea l’Istituto nazionale di statistica, sia perché le aziende produttrici "contribuiscono alla diffusione di forme di conduzione di terreni e di allevamenti compatibili con la tutela dell'ambiente, del suolo e della diversità genetica, sia perché consentono di promuovere la migliore qualità dei prodotti". Il rapporto, che scatta una "fotografia" al 24 ottobre 2010, indica che sono 45.167 le aziende operanti con il metodo biologico, pari al 2,8% delle aziende agricole totali. Di queste, 43.367 aziende applicano il bio sulle coltivazioni, 8.416 lo adottano per l'allevamento del bestiame. Mentre 6.616 aziende utilizzano metodi di produzione biologica sia per le coltivazioni, sia per gli allevamenti. Al Sud oltre il 62% delle aziende Il 62,5% delle aziende è attivo nel Sud e nelle Isole, dove si concentra anche il 70,9% della superficie biologica complessiva. In particolare, la Sicilia è la regione dove si conta il maggior numero di aziende (7.873 unità), seguita da Calabria (6.769)e Puglia (5.295). Un aspetto particolarmente interessante è dato dalla dimensione media della superficie biologica delle aziende, pari a 18 ettari, che è oltre il doppio di quella delle aziende agricole in generale, per le quali il valore medio è pari a 7,9 ettari. A livello regionale, la Sardegna raggiunge addirittura un picco medio di 43,8 ettari di superficie biologica per azienda; la Basilicata tocca una media di 23,7 ettari, la Puglia di 22,8 ettari. Il punto su Dop e Igp Il focus dell'Istat indica poi in 180.947, pari all'11,2% del totale, il numero di aziende con coltivazioni o allevamenti certificati a Dop o a Igp . Oltre un terzo delle aziende DopIgp (35,5%) è localizzato nel Nord-Est. In particolare in Veneto, dove questa tipologia raggiunge 24.524 unità, seguito da Toscana (16.672), Emilia Romagna (15.413) e Piemonte (15.322). ● N o v e m b r e

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Emanuele Zanini

Per Fruit Attraction l’edizione 2012 è stata quella della consacrazione. La fiera internazionale dedicata all'ortofrutta che si è tenuta per il quarto anno consecutivo alla fiera di Madrid dal 24 al 26 ottobre scorsi ha mantenuto le promesse, superando forse addirittura le aspettative degli organizzatori, Ifema e Fepex, l'associazione degli esportatori ortofrutticoli spagnoli. L'affluenza alla kermesse infatti è stata molto ampia e non solo da parte degli operatori spagnoli, che già negli anni scorsi erano stati i protagonisti del buon successo della manifestazione. Quest'anno a Madrid è stata particolarmente nutrita la presenza estera: 97 le aziende internazionai presenti, provenienti da Belgio, Brasile, Francia, Italia, Portogallo, Regno Unito e, per la prima volta, Olanda. Alla fiera hanno partecipato ben 597 espositori, il 6,5% in più rispetto al 2011. La rassegna è stata organizzata sfruttando gli spazi di tre padiglioni, su un'area di 16.900 metri quadrati (+16% rispetto all'anno scorso). Le imprese di produzione hanno rappresentato la maggiore parte delle organizzazioni espositrici (76%), seguite da quelle legate all'industria (18%). Già dalle prime ore del primo giorno i padiglioni di Fruit Attraction, che è stata inaugurata dal ministro spagnolo dell'Agricoltura Miguel Arias Cañete erano traboccanti di persone, tra operatori, buyer e professionisti e visitatori, che hanno affollato gli stand presenti. Ancora più impressionante l'affluenza nella seconda giornata che ha raggiunto il picco massimo. Gli stessi operatori giunti a Madrid hanno dato giudizi più che positivi alla fiera spagnola conN o v e m b r e

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La fiera di Madrid supera le aspettative della vigilia registrando un’affluenza record sin dal primo giorno. Gli espositori italiani: «È quasi come Fruit Logistica»

fermandone l'escalation. A partire da Paolo Bruni, presidente del Cso, Centro Servizi Ortofrutticoli di Ferrara presente assieme ad alcuni associati in uno stand caratterizzato dal nuovo logo "Italy the beauty of quality". “Nonostante il periodo di crisi che si sta attraversando - ha dichiarato Bruni la fiera di Madrid cresce con una nutrita presenza di visitatori e di operatori. Bisogna però registrare - ha sottolineato il presidente del Cso - l'atavico problema, ancora irrisolto, della polverizzazione delle posizioni degli stand italiani, sparsi in tutti i tre padiglioni della fiera. Questo a differenza di altri Paesi, europei ed extra europei, ben più organizzati e uniti. La triste realtà è che l'Italia non ha un sistema unito. Diventa perciò necessario trovare una “centralità” italiana che crei maggiore affiatamento e unione tra le parti. Qui un ruolo fondamentale dovrà giocarlo la politica che dovrà discutere del problema nella conferenza Stato–Regioni”. Giudizi positivi anche da Luca Battaglio, presidente dell'omonimo gruppo torinese, non presente fisicamente con uno stand alla

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Consacrazione Fruit Attraction «È la rivale di Berlino»

fiera spagnola ma in visita già dalla prima edizione del 2009. “La rassegna cresce di anno in anno - afferma Battaglio - e si sta affermando come un appuntamento di riferimento per il settore. Si sta confermando come contraltare di Fruit Logistica”. Soddisfatti pure Fabio Zanesco e Michael Grasser, rispettivamente direttore commerciale e marketing di Vi.P Val Venosta, che hanno sottolineato la grande e crescente affluenza alla manifestazione madrilena e hanno rimarcato l’importanza della Spagna all’interno del business dell’associazione, specializzata nella produzione e vendita di mele della Val Venosta. Per Vi.P il mercato iberico rappresenta il 7% delle vendite. Nel mercato spagnolo la gran parte del venduto si concentra sulla varietà Golden, “anche se nei prossimi anni ci sono buone posibilita di sviluppo anche per le varietà rosse”, hanno affermato Zanesco e Grasser. “Nonostante quest’anno si sia registrato un consistente calo produttivo spiega Zanesco - stiamo mantenendo inalterati i nostri programmi, sia a livello commerciawww.corriereortofrutticolo.it

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le che di marketing”. In questi anni l’associazione di produttori altoatesini ha puntato molto sulla comunicazione, attraverso campagne su stampa e tv nazionali e internazionali, Spagna compresa. “Fruit Attraction rappresenta ormai un appuntamento fisso della nostra agenda espositiva” ha dichiarato Gerhard Dichgans, Direttore del Consorzio VOG di Terlano (Bolzano). “Fin dal primo anno abbiamo creduto in questa manifestazione, che rappresenta un importante crocevia fra l’Europa Continentale, i mercati del Mediterraneo e quelli del Nord Africa”. Anche Agricola Gloria 2, azienda di Uzzano (Pistoia), presente alla fiera madrilena con un proprio stand promuove a pieni voti la manifestazione. "Quest'anno Fruit Attraction è letteralmente esplosa", affermano Alessandra e Simone Magrini. "Da una parte abbiamo incontrato clienti storici dall'altra abbiamo creato nuovi contatti e concluso affari". "Ritengo inoltre - aggiunge Simone che la data scelta, a fine ottobre, sia quella giusta. Perfetta per gli esportatori spagnoli con cui (ma non solo con loro) abbiamo chiuso diversi accordi che sono partiti immediatamente, con forniture di prodotto subito dopo la fiera. Un appuntamento insomma molto concreto in cui non solo ci si incontra ma si fanno anche af62

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E Veronamercato presenta un’“app” A Fruit Attraction Veronamercato, presente nello stand del Veneto, assieme ai mercati di Padova e Treviso, ha presentato un nuovo servizio. Ora infatti è possibile scaricare gratuitamente l’applicazione di Veronamercato sui cellulari Smartphone, disponibile sia su Apple Store per i Phone che su Google Play per Android.La nuova applicazione, come hanno spiegato il presidente di Veronamercato Erminia Perbellini (foto) e il direttore Paolo Merci, contiene le principali informazioni sulle ditte presenti al Centro scaligero con dati legati anche ai prezzi di vendita dei prodotti ortofrutticoli, aggiornati quotidianamente. “Con l’occasione di Fruit Attraction - aggiunge Perbellini - abbiamo pensato di promuovere anche il centenario del festival lirico dell’Arena di Verona, che cadrà il prossimo anno, attraverso anche un messaggio benaugurante di Placido Domingo”.

fari". Tuttavia secondo Magrini ci sono dei punti da migliorare. "Abbiamo avuto buoni riscontri nonostante la posizione infelice del nostro stand, troppo periferico. La nota dolente, forse a causa anche dell'inaspettato boom di presenze probabilmente non preventivabile nemmeno dagli organizzatori, è stato il traffico per le strade limitrofe all'uscita dalla fiera, andato letteralmente in tilt. In questo forse l'organizzazione ha avuto delle lacune". Commenti entusiastici pure da parte di Francesco Cera, direttore del Maap, mercato agroalimentare di Padova (primo mercato agroalimentare italiano nell’export, capace di sviluppare un fatturato annuo di 400 milioni di euro di cui il 45% attraverso le esportazioni, focalizzate sui mercati dell’Est Europa e della Russia), presente a Fruit Attraction nello stand del Veneto, assieme ai Mercati di Verona e Treviso. “Questa fiera continua a crescere di anno in anno”, ha spiegato Cera. “Si sta confermando un appuntamento molto importante in cui i nostri grossisti (cinque le ditte di grossisti padovani del Maap presenti alla rassegna) hanno la possibilità di incontrare fornitori provenienti da tutto il mondo e creare nuovi contatti per le esportazioni”. Non è mancata tuttavia da parte di Cera una bacchettata al comparto italiano. “Fruit Attraction - ha dichiarato il N o v e m b r e

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emanuele.zanini@corriereortofrutticolo.it N o v e m b r e

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Pma Fresh Summit finestra sul mondo Ampia partecipazione internazionale alla rassegna svoltasi a fine ottobre ad Anaheim, in California. Made in Blu e Oranfrizer i portabandiera dell’Italia

Steven Maxwell

Definito dagli organizzatori come il più grande evento degli Stati Uniti per quanto riguarda l’industria dei prodotti freschi, il PMA Fresh Summit che quest’anno si è svolto dal 26 al 28 Ottobre ad Anaheim, California, ha dimostrato ancora una volta di essere l’attrazione principale per le aziende ortofrutticole internazionali, attirando anche aziende dal sud dell’Europa. Certamente la maggior parte dei previsti 20 mila visitatori della fiera veniva dall’America, ma un gran numero di europei ha fatto sentire la sua presenza, anche se il numero dei loro stand era relativamente basso. Tra gli espositori c’era Compagnia Italiana della Frutta, una delle aziende ad aver raggiunto il maggior successo nell’affermare la propria presenza negli Stati Uniti ed in Canada. Fondata da Apofruit e dal Gruppo Mazzoni, ha nove membri associati specializzati nel commercio di frutta di qualità premium - con il marchio “Made in Blu” - nel

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direttore del Maap - è la sconfitta dell’autoreferenzialità dell’Italia, ancora troppo legata a campanilismi che ci stanno facendo perdere posizioni in Europa e nel mondo”. Favorevolmente impressionato dalla fiera pure Alessandro Canalella, amministratore delegato di Simba spa, società del gruppo Gf Group incaricata tra l’altro della commercializzazione del nuovo marchio “F.lli Orsero”, che è stato presentato alla fiera di Madrid ai clienti e ai vari operatori. “Fruit Attraction si sta confermando come un importante appuntamento fieristico internazionale. L’occasione giusta per encontrare i nostri clienti e rafforzare le sinergie create durante quest’anno. Come nei primi sei mesi di quest’anno, anche nel secondo semestre del prossimo anno continueremo a investire in Spagna, uno dei nostri mercali di riferimento”. Positivi anche se meno euforici i commenti sulla fiera da parte di Roberto Gorza, export manager di Melinda, azienda presente per il secondo anno con uno stand a Madrid. “È evidente che Fruit Attraction sta progressivamente crescendo - spiega Gorza - dimostrandosi un valido punto di incontro con clienti storici e nuovi. Mi sembra comunque rimanga una fiera legata soprattutto alla produzione spagnola, nonostante ci sia stato un importante sforzo per dare maggiore spazio alla internazionalizzazione”. Assofruit, associazione di produttori ortofrutticoli di Basilicata, Puglia e Calabria, che conta una sessantina di soci, ha partecipato per la prima volta a Fruit Attraction. “Quest’anno abbiamo deciso di essere protagoniti attivi alla manifestazione dopo il successo che ha riscontrato negli anni scorsi - spiega Andrea Badursi, vicepresidente di Assofruit. Si sta demostrando ben fatta e molto partecipata, non solo dagli operatori spagnoli”.

nord America come in Cina, a Taiwan, a Singapore e, in misura minore, in Europa. Come spiega l’amministratore delegato, Furio Mazzotti, il gruppo è nato nel 2003 per commercializzare la frutta della miglior qualità prodotta ogni anno dalle organizzazioni e cooperative facenti parte della Compagnia Italiana della Frutta fuori dall’Italia (include più di 10 mila membri). Nonostante il gruppo possa contare, secondo i vertici, su circa il 9% della produzione totale italiana e sul 15% di tutte le esportazioni, il volume della frutta scelta per il programma Made in Blu è piccolo, comprendendo tra il 3 ed il 5 per cento. Per esempio, la produzione totale del prodotto di punta Made in Blu fatta dalla Compagnia Italiana della Frutta, il kiwi, raggiunge ogni anno circa 120.000 tonnellate, ma solitamente solo il 4-5% del totale è selezionato per essere commercializzato con la marca premium. Il consorzio ha iniziato ad esportare kiwi in Canada e negli Stati Uniti cinque anni fa ed ha gradualmente allargato la www.corriereortofrutticolo.it

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ondo sua offerta includendo drupacee, frutti di bosco, uva e frutta da albero, tutte vendute con l’etichetta Made in Blue. Nonostante ciò, Mazzotti rimarca come quello che rende la marca diversa dalle altre sia il fatto che abbia un contratto esclusivo di fornitura con ogni singolo cliente del Paese. “Non vendiamo a tutti - stipuliamo accordi esclusivi con un solo importatore di ogni singolo Paese così non entriamo in competizione con noi stessi”, dichiara Mazzotti. “Controlliamo la qualità ed il marchio e tutti sono soddisfatti dato che possiamo ricevere a buon prezzo ed i nostri importatori possono stare certi che nel Paese o nel mercato nel quale operiamo, loro siano gli unici ad avere questo marchio. Nonostante il successo di Made in Blu, il compito di entrare nel mercato del nord America può spesso essere scoraggiante per gli esportatori europei, alla luce delle distanze contemplate e vista la competizione dei coltivatori statunitensi e di quelli dell’America Latina. Per questo risulta forsa più semplice capire perchè il coltivatore italiano di agrumi Oranfrinzer conosciuto in Europa per le sue arance rosse di Sicilia - abbia rivolto la sua attenzione al mercato dei succhi di frutta. L’azienda quest’anno celebra il suo 50esimo anniversario: “vendere su questo mercato non è facile perchè c’è molta competizione, ma io credo che ci sia anche molto potenziale”, dichiara il direttore delle vendite export di Oranfrinzer, Sara Grasso. “È complicato per quanto riguarda la frutta fresca perchè se volessimo spedire i nostri agrumi qui, dovremmo trattarli e ciò potrebbe intaccare la qualità”, sostiene. “Noi produciamo agrumi di qualità con amore, ma per spe-

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dirli negli Stati Uniti bisognerebbe mettere in pratica il trattamento di raffreddamento e la spedizione di tre settimane via nave, cosa che non giova alla qualità del frutto”. Invece, la Grasso dichiara che Oranfrinzer ha deciso di concentrarsi nell’esportazione di succo di frutta in nord America, dove sta costruendosi una solida base di vendita. “Stiamo spremendo molto succo e la domanda è molto alta vista la diffusione del consumo”, spiega. Grasso dice anche che l’azienda ha beneficiato dei mesi di recupero dopo la controversia attorno al succo brasiliano importato negli Stati Uniti che lei sostiene abbia dato una spinta ai produttori italiani. “Questa è una nuova opportunità per l’Italia e spero che noi sapremo coglierla dato che abbiamo ricevuto molte richieste”, dice. Certamente le aziende esportatrici non erano le uniche presenti al PMA di quest’anno vista la presenza di un numero importante di importatori, inclusa la spagnola Fruits CMR. Carles Marti, il direttore dell’import-export del gruppo con sede a Barcellona, spiega che anche se gli Stati Uniti ed il Canada non sono importanti per il giro d’affari di CMR, l’evento ha comunque fornito all’azienda l’opportunità di incontrare tutti i suoi fornitori americani in un solo luogo. “Il PMA offre l’ opportunità di incontrare tutte le persone con le quali lavoriamo in un unico posto, ed inoltre ci da la possibilità di vedere cosa stanno facendo gli Usa per quanto riguarda il

marketing, il packaging e le novità visto che hanno sempre nuove idee”, ha dichiarato. La CMR importa una gran varietà di prodotti dall’ America Latina, inclusa Argentina, Peru, Costa Rica, Guatemala e Messico. Quest’ultima si è distinta particolarmente per la sua presenza alla fiera che ha potuto contare su aziende che occupavano uno spazio importante all’interno delle sale espositive.Da un punto di vista messicano, il mercato europeo resta una risorsa importante dato che offre una forte alternativa al nord America, in particolare per prodotti come i frutti di bosco, gli avocado e i mango. Comunque, nonostante l’interesse delle aziende messicane in Europa, l’attrazione del Vecchio Continente è diminuita da quando l’impatto della crisi economica in molti dei 27 Stati dell’UE ha colpito i consumatori. Un caso particolare è quello del maggior produttore messicano di prodotti freschi, Coliman. L’azienda, che ha sede nel piccolo stato di Colima, esporta ad oggi grandi quantità di avocado, così come volumi più piccoli di banane, in Europa - principalmente in Francia ed in Spagna (avocado) e in Inghilterra, nei Paesi Bassi e nel Belgio (banane). Nonostante il marchio si debba confrontare con una forte competizione proveniente dall’ Ecuador per quanto riguarda le banane nel mercato europeo, Coliman afferma che ha fatto progressi nel Continente dopo aver iniziato le esportazioni, quattro anni fa. “Le nostre banane sono state accolte bene in Europa grazie alla loro qualità e speriamo di continuare ad aumentare la nostra quota di mercato” spiega Audée Rìos Canobbio del dipartimento vendite dell’azienda internazionale. ● N o v e m b r e

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Eugenio Felice

Si è svolta a Hong Kong da 5 al 7 settembre la più importante fiera d’oriente del settore, Asia Fruit Logistica. I dati ufficiali parlano di oltre 5.700 visitatori provenienti da 64 Paesi e di 341 espositori. La rassegna, che per la prima volta si è tenuta nel nuovo polo fieristico adiacente all’aeroporto progettato da Renzo Piano, ha mantenuto l’orario pomeridiano, dalle 13.00 alle 18.00, per lasciare spazio alla mattina al congresso internazionale, l’Asiafruit Congress, che ha richiamato oltre 500 delegati da 38 Paesi. The rise of Asia. Così era intitolata la relazione di Patrick Vizzone, responsabile della filiale di Hong Kong di Rabobank International, che ha aperto mercoledì 5 settembre il congresso internazionale. Una buona notizia, quindi. Se l’Europa si trova in ginocchio sotto il peso della crisi, l’Asia continua ad essere il motore della crescita mondiale. Prendendo in esame il periodo 2006-2011, l’economia cinese è cresciuta a un tasso medio annuo superiore al 10%, l’economia indiana a un tasso dell’8%, quella indonesiana del 6%, quella malesiana di quasi il 5%, quella coreana del 3,5%. Nello stesso periodo l’Asia ha visto una crescita del 17% nella produzione di frutta e ortaggi, del 117% nelle esportazioni e del 98% nelle importazioni. Ciò significa che in cinque anni l’Asia ha raddoppiato sia le esportazioni che le importazioni di frutta e ortaggi. Cosa succederà nei prossimi anni? La popolazione indiana supererà quella cinese nel 2020, superando gli 1,4 miliardi di persone. Crescerà molto anche la popolazione dell’Indonesia, che nel 2020 avrà già abbondantemente N o v e m b r e

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La principale rassegna orientale di settore “testimonia” lo sviluppo dei consumi e dei redditi medi dei Paesi asiatici. Folta, ma piuttosto frammentata, la pattuglia italiana

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Asia Fruit Logistica specchio di un continente che emerge

Federico Milanese nello stand collettivo del Cso ad Asia Fruit Logistica a fianco del nuovo marchio pensato per le fiere estere, sotto il quale vi e l’elenco di tutte le aziende italiane partecipanti

superato i 250 milioni di abitanti. Il fenomeno però più importante è l’urbanizzazione della popolazione asiatica, un fenomeno che sta letteralmente esplodendo e che comporta nuovi e mutati stili di vita e di consumo, ma anche una progressiva crescita dei redditi medi. In alcuni Paesi come la Corea del Sud e Taiwan il reddito

pro capite è già pari al 70% di quello statunitense. Redditi più alti significano anche costo del lavoro più elevato, e infatti dal 2000 al 2010 in Cina è cresciuto del 155%, in India dell’83%, in Vietnam dell’80%, in Indonesia del 48%. “In Cina - ha commentato Patrick Vizzone - si sta drammaticamente riducendo il vanwww.corriereortofrutticolo.it

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taggio competitivo legato ai costi di manodopera più bassi”. In generale nei prossimi anni aumenterà la spesa per alimenti di fascia premium e di importazione. Nel settore ortofrutticolo, continueranno ad essere uva da tavola, ciliegie, mele e agrumi i prodotti di importazione più richiesti. Altri Paesi che importano e importeranno in modo crescente frutta e ortaggi sono l’India e l’Indonesia. In quest’ultimo Paese, dal 2006 al 2011, le importazioni sono quasi triplicate, mentre in India sono raddoppiate. Kafi Kurnia, relatore di Peka Consult, ha sottolineato come ormai proprio in Indonesia i prezzi di frutta e ortaggi nei supermercati non differiscano di molto da quelli europei. La cosiddetta classe media sta crescendo rapidamente e nel 2014 sarà già di 150 milioni di abitanti. Per quanto riguarda l’ortofrutta, Kurnia ha ricordato come in Asia gli ortaggi siano parte integrante della dieta quotidiana, si trovano praticamente in ogni pietanza, mentre la frutta riveste un ruolo più marginale. Tra i prodotti frutticoli maggiormente importati in Indonesia nel 2011 ci sono le mele (per 154 milioni di dollari), le arance (150 milioni), l’uva da tavola (100 milioni) e le pere (92 milioni), con tassi di crescita anno su anno importanti. Ad esempio le mele importate sono state 212 mila tonnellate nel 66

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2011, l’8% in più rispetto al 2010. L’uva da tavola invece è cresciuta addirittura del 35% a 56 mila tonnellate. Performance record per il kiwi, con un +80%, anche se su quantitativi ancora insignificanti (3.600 tonnellate importate nel 2011). “Il potenziale - ha dichiarato Kurnia - in Indonesia è incredibile”. I maggiori Paesi fornitori di frutta sono, nell’ordine, Cina, Thailandia, Stati Uniti, Cile e Australia. Per le mele, un prodotto su cui l’Italia potrebbe dire la sua, i Paesi fornitori sono, nell’ordine, Cina (73% di market share), Stati Uniti (23%), Nuova Zelanda (2%) e Sud Africa (1%); agli altri rimangono le briciole. La presenza italiana. Il nostro Paese non figura in nessuna statistica relativa all’import di frutta in Asia. Si manda qualche container di kiwi, poche mele, via aerea qualche prodotto di nicchia come erbe aromatiche o meloni. Ma nella sostanza, andando nei supermercati o nei mercatini lungo le strade, anche in una megalopoli come Hong Kong, praticamente non esistiamo. Peccato, perché il made in Italy anche in quest’area va molto, con bar, ristoranti, negozi nei centri commerciali che hanno l’italian sounding nelle insegne pur non avendo nulla di italiano. Nei fatti il maggiore mercato, quello cinese, è stato chiuso fino a pochi anni fa ed ora è aperto solo per i kiwi. Oltre alle

barriere fitosanitarie c’è il problema della distanza, che ci penalizza rispetto ad altre provenienze, a partire dagli Stati Uniti, che in Asia dominano per le mele e per l’uva da tavola. Manca poi l’organizzazione la programmazione, per approcciare come si deve un mercato che ha le sue peculiarità. In fiera comunque la presenza italiana era importante, maggiore rispetto allo scorso anno. Purtroppo ancora una volta in ordine sparso. Ci ha provato la fiera a mettere insieme un po’ di espositori italiani, proponendo l’Italy Pavillion. Peccato che hanno partecipato solo quattro aziende. Ben più numerosa e qualificata la presenza invece nello stand del Cso, che portava a battesimo il nuovo logo “Italy the Beauty of Quality”, che probabilmente prenderà il posto di “Piazza Italia”. Tante agenzie o società di trading, poi, ma anche aziende di produzione. Per la prima volta si sono viste le cassette della From, nello stand di Assomela. Si è notata poi una maggiore presenza dei piemontesi, con RK Growers, Gullino e Lagnasco Group presenti per la prima volta con stand. Il mercato europeo è in affanno, le aziende italiane cercano giustamente di spingere su nuovi mercati. Si sente però la mancanza di una regia che promuova il made in Italy della frutta e che coordini lo sviluppo commerciale nell’area. ● N o v e m b r e

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Aglio: mercato condizionato da Cina e Argentina, Europa in fase di “stallo” Emanuele Zanini

le situazione ha a sua volta condizionato il mercato argentino, che sta ricoprendo un ruolo sempre più importante nello scenario mondiale. “L’Argentina - spiega Donato Palmieri, a capo del-

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Sul mercato europeo dell’aglio è calma piatta. Nel vecchio continente, almeno fino a metà novembre le vendite sono state ferme. I prezzi del prodotto si sono attestati su valori medio alti ma la tendenza sarà a un generale ulteriore rialzo delle quotazioni. Nei mesi scorsi la produzione cinese ha influenzato per prima il mercato, segnando prezzi alti dovuti principalmente al calo dei volumi, attorno a un -30%, a cui si sono aggiunti calibri di prodotto generalmente piccoli e comunque inferiori alla media. Ta-

l’omonima azienda di Afragola (Napoli) - quest’anno presenta un prodotto di buona qualità ma con volumi inferiori. Le quotazioni sono alte, visto che la merce è venduta a 28-30 dollari al chilo. I prezzi del prodotto argentino, che in America viene importato in maniera massiccia dal Brasile, aumenteranno ulteriormente quando arriveranno in Europa, presumibilmente a dicembre. Al momento si sta vivendo un momento di attesa, specie in Spagna, che registra un blocco delle esportazioni. Si tratta però di uno stop “forzato”. Gli esportatori spagnoli - sottolinea Palmie-

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specializzata da oltre 40 anni nella lavorazione e nel commercio di aglio, cipolle e scalogno, che guarda alla stagione 2012/2013 in maniera piuttosto ottimista. “Quest’anno possiamo contare su un prodotto di qualità mediamente elevata, ed il mercato appare stabile su buoni livelli. Vedremo cosa ci riserverà nei prossimi mesi”. “In questo periodo (novembre, ndr) - prosegue Delfanti - stiamo distribuendo ai nostri clienti aglio di produzione nazionale oltre a quello di provenienza europea, soprattutto spagnolo. Proprio negli ultimi giorni, inoltre, abbiamo ricevuto i primi resoconti sulla nuova produzione argentina che, pur limitata nelle quantità disponibili, sembra offrire buone garanzie in termini qualitativi”. Nel piacentino c’è inoltre grande soddisfazione per la recente iscrizione nel registro nazionale di una nuova varietà di aglio bianco piacentino, denominata “Pallavicino”, frutto di un attento lavoro di selezione operato dal Consorzio A.Bi.Pi. di Monticelli d’Ongina a partire dall’aglio tradizionale della zona. “Riteniamo che questo riconoscimento sarà utile per la crescita del nostro territorio”, spiegano lo stesso Delfanti, consigliere del consorzio e Davide Cattadori, presidente dell’A.Bi.Pi.. Di altro avviso Francesco Rastelli, presidente del Consorzio di valorizzazione e promozione dell’aglio bianco piacentino e vicepresidente della Copap di Monticelli

d’Ongina. Rastelli al giornale Il Piacenza ha sottolineato come il riconoscimento IGP è ancora, dopo anni, ancora in alto mare; tutto tace da Bruxelles e, ancora peggio, anche da Roma; da mesi ci siamo attivati al Ministero per avere precise risposte sull'iter. Ancora una volta - chiarisce Rastelli - la burocrazia sembra vanificare gli sforzi per garantire il riconoscimento di un prodotto di qualità certificata. L'annata è andata bene ma, il resto - commenta - ci lascia ancora l’amaro in bocca”. Dalle dichiarazioni di Rastelli si evidenzia come non si sia ancora conclusa la querelle con il consorzio A.Bi.Pi (costituito da circa due anni) che secondo il presidente del consorzio di valorizzazione dell’agli piacentino ha accusato di regime di monopolio la Copap. Per quanto riguarda la neonata varietà Pallavicino, Rastelli specifica ancora come “si tratti in realtà di una varietà non ancora definita tale, perché iscritta nel registro B dell'Ensi e deve avere ancora ad un anno di sperimentazione, prima delle registrazione ufficiale. Si tratta di una varietà di aglio generico e non del territorio piacentino, come di fatto se ne può trovare in tutta Europa. Questo è bene chiarirlo perché l'ecotipo (ovvero l'originale) è, con ogni probabilità, scomparso. Le due varietà, Ottolini e Serena, hanno invece già anni di selezione e qualità e non temono confronti”.

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ri - infatti vogliono aspettare l’arrivo del prodotto argentino per capire quale sarà il prezzo (certamente alto) e a loro volta proporre il loro prodotto a valori adeguati e sicuramente sostenuti”. Molto attenti all’evoluzione dei prezzi in Argentina sarà la Francia, che per il Paese sudamerciano rimane di gran lunga il primo mercato europeo di riferimento. Tuttavia le performances di Cina, Argentina e Spagna secondo l’imprenditore campano influenzeranno in misura minore l’Italia. Nel Belpaese secondo Palmieri le prospettive non sono così buie. “L’Italia da alcuni anni sta progressivamente tornando a produrre. C’è un abisso rispetto a soli cinque anni fa quando la produzione era pressoché ferma. Nel 2011 e nel 2012 i quantitativi si sono stabilizzati segnando in media un raccolto tra le 30 e le 33 mila tonnellate. Nei prossimi mesi inoltre sono convinto che le quotazioni riprenderanno vigore”. Punto di vista in parte differente invece quello di Federica Cervati, dell’omonima azienda veneta. L’imprenditrice conferma l’annata molto particolare, “segnata da un insolito prezzo alto dell’aglio cinese, che sta segnando quotazioni superiori anche a quelle del prodotto spagnolo. Una situazione che non si era mai verificata prima – precisa Cervati – e impensabile fino a un paio di anni fa”. Per Cervati tuttavia la situazione statica del mercato difficilmente potrà modificarsi. “Stiamo assistendo a un persistente momento di stasi. I consumi quest’anno sono particolarmente bassi. Si sono registrate delle sovrastime produttive che tenevano conto dei consumi degli anni passati. Così stiamo assistendo a una sovrapproduzione che sta condizionando il mercato, in cui si registrano prezzi insoddisfacenti”. Di tutt’altro umore Francesco Delfanti, responsabile commerciale della Delfanti Trade, di Monticelli d’Ongina (Piacenza),

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Kiwi: raccolti in picchiata, prezzi iniziali confortanti. E la batteriosi fa un po’ meno paura

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Emanuele Zanini

Le previsioni sono state confermate. Quest’anno il raccolto italiano di kiwi sarà decisamente inferiore rispetto al 2011. A livello nazionale si assisterà infatti a un calo produttivo del 25%: dalle quasi 472 mila tonnellate del 2011 quest’anno si supereranno a malapena le 352 mila tonnellate (dati Cso). A condizionare tale dato è stata soprattutto l’area produttiva del Piemonte, in cui le gelate dello scorso inverno hanno falcidiato le piantagioni causando una diminuzione dei volumi del 75%. Dalle oltre 129 mila tonnellate del 2011 in questa stagione si scenderà ad appena 31 mila. Domenico Sacchetto, presidente di Asprofrut, consorzio cooperativo di produttori ortofrutticoli piemontesi, liguri e valdostani che raggruppa 480 soci, conferma la difficile situazione nel Cuneese e aggiunge: “Alle gelate di quest’inverno si sono aggiunte le ripetute grandinate di quest’estate che hanno flagellato diverse aree produttive. Il sommarsi dei due fenomeni atmosferici in alcuni areali ha compromesso quasi del tutto la produzione di actinidia, con riduzioni che sono arrivate anche al 90%”. Secondo Sacchetto “a subire i contraccolpi maggiori sono stati i piccoli produttori. I grandi gruppi invece sono riusciti a sopperire ai forti cali produttivi acquistando merce da altre zone, come nel Veronese e nel Lazio”. Per quanto riguarda Asprofrut si sono registrati riduzioni del 70% rispetto ai 500 mila chilogrammi di kiwi mediamente prodotti. Secondo il presidente del consorzio piemontese alla produzione que-

Da sinistra Domenico Sacchetto, Alessandro Fornari e Fausto Bertaiola

st’anno “mancheranno almeno 40-50 milioni di euro di ricavi, senza considerare l’indotto”. La stagione, tuttavia, in Piemonte è partita con prezzi sostenuti e valori medi attorno ai 70 centesimi al chilo. “La speranza è che le quotazioni rimangano buone anche nel prosieguo dell’annata. Dall’altra parte speriamo che le istituzioni riescano a sostenere il comparto, così fortemente penalizzato, con aiuti economici”. Meno marcata la flessione in Emilia Romagna, dove sono previsti cali attorno al 20%. “Le prospettive dal punto di vista commerciale sono buone”, afferma Alessandro Fornari, direttore del consorzio Kiwigold. “Siamo partiti con le varietà precoci, in attesa di entrare a pieno regime con l’Hayward. Sul mercato ci sono ancora le ultime partite del prodotto proveniente dall’emisfero Sud ma in quantitativi limitati e che pertanto non stanno creando preoccupanti sovrapposizioni”.

Più che soddisfacente l’andamento della varietà gialla a marchio Jingold, di cui il consorzio Kiwigold detiene il brevetto. La produzione di Jingold è in controtendenza rispetto al mercato nazionale visto che i quantitativi sono aumentati, segnando un +10% rispetto al 2011 e arrivando a quota 6 mila tonnellate. “Siamo soddisfatti - conferma Fornari. La domanda sul giallo è buona e continua a superare nettamente l’offerta. Rispetto alla scorsa annata tra l’altro i calibri sono superiori. I prezzi di tale varietà non subisce le fluttuazioni del mercato e pertanto rimane costante. Il top di gamma di prima categoria è venduto all’ingrosso tra i 2 e i 3 euro al chilo a seconda del calibro”. Dal punto di vista commerciale per la varietà a marchio Jingold il consorzio con sede a Cesena intende concentrarsi soprattutto sul mercato europeo e asiatico. Fornari, oltre a dirigere il consorN o v e m b r e

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zio ortofrutticolo padano. “Nonostante le quantità in aumento le quotazioni iniziali sono molto interessanti, con prezzi alla produzione che si aggirano tra i 60 e i 65 centesimi al chilo, cioè il 40% in più rispetto al 2011. La qualità dei frutti è medio-buona e anche la “tenuta” della merce appare più che sufficiente”. Bertaiola conferma inoltre come diversi quantitativi stiano prendendo la direzione del Piemonte, dove per la consistente mancanza di prodotto le richieste di kiwi si sono moltiplicate. Per quanto riguarda il sempre più fondamentale “fattore export”, il presidente dell’Op Cop sottolinea come “ci siano ottime prospettive sui Paesi d’Oltremare e in Asia, dove stiamo assistendo a un trend in crescita. Ci sono buone prospettive soprattutto in Corea del Sud (Paese con cui la scorsa primavera il ministero delle Politiche Agricole ha stretto un ac-

cordo per l’ingresso del kiwi italiano nel mercato sudcoreano, ndr). Tuttavia - precisa Bertaiola - la strada da compiere è ancora lunga, c’è molto da fare. Purtroppo l’Italia palesa ancora un’incapacità di fare sistema specialmente sull’export. È uno dei talloni d’Achille del settore. I progetti di aggregazione sono positivi ma credo serva lavorare ancora di più, unire gli sforzi e fare sintesi. Altrimenti si rischia di creare tanti contenitori che alla fine non risolvono il problema della disgregazione e scarsa organizzazione del comparto”. In calo anche la produzione laziale con una previsione sotto le 130 mila tonnellate, circa il 20% in meno rispetto al 2011. “La qualità del prodotto quest’anno è elevata - dichiara Gianni Cosmi, presidente del Consorzio di Tutela del Kiwi di Latina -. Anche la pezzatura è di ottimo livello. A livello commerciale, nonostante il calo produttivo, non ci sono state conseguenze sulle vendite che si stanno mantenendo su buoni livelli, comprese quelle verso l’Europa e quelle indirizzate a Paesi di altri continenti. Sui consumi tutto sommato stiamo registrando un andamento soddisfacente, considerando il periodo di crisi che stiamo vivendo. I prezzi sono buoni. Per quanto riguarda il calendario di commercializzazione, vista la prevista buona tenuta del prodotto, quest’anno ci sono buone possibilità di prolungare le vendite di un mese e proseguire fino a luglio”. Per quanto riguarda il fenomeno della batteriosi Cosmi afferma di essere cautamente ottimista. “I

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zio Kiwigold, da pochi mesi presiede pure il neonato consorzio Kiwifruit of Italy, che raggruppa nove importanti aziende produttive italiane (Spreafico, Naturitalia, Salvi-Unacoa, Granfrutta Zani, Frutta C2, Orogel Fresco, PempaCorer-Terremerse, Minguzzi, e lo stesso consorzio Kiwigold, ma l’intenzione è allargare il gruppo attraverso l’adesione di altre imprese italiane del settore) e rappresenta oltre un milione di quintali di kiwi Hayward, cioè oltre il 20% della produzione nazionale. Uno degli obiettivi del nuovo organismo è la definizione di regole minime di qualità comuni per la produzione e vendita del kiwi migliorando l’immagine del prodotto italiano affiancata da campagne commerciali e promozionali coordinate. Scopo finale: dare maggior valore al kiwi italiano. “Attraverso questa nuova realtà - spiega Fornari - siamo convinti di poter contribuire a creare le basi per un coordinamento in fase di raccolta e di commercializzazione, soprattutto nell’esportazione verso Oltreoceano e verso l’Asia, dove andare uniti, con un unico marchio. Perseguire insomma una forte politica di marca che sappia “esportare” in maniera efficace il kiwi made in Italy”. A livello produttivo del tutto differente è la situazione in Veneto, in particolare nel Veronese, importante area di produzione, dove quest’anno i volumi dovrebbero aumentare in maniera significativa e almeno del 20%. La controtendenza espressa da Verona è confermata da Fausto Bertaiola, presidente dell’Op Cop, Consor-

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pericoli non sono passati ma la situazione sembra essere gradualmente sotto controllo”. Secondo le segnalazioni fornite dal Centro servizi ortofrutticoli rimane comunque alta la percentuale di aziende colpite dal cancro batterico tra le zone di Latina, Aprilia, Cisterna e Velletri. Per alcune imprese il batterio Psa, Pseudomonas syringae pv actinidiae, ha colpito la totalità degli appezzamenti. La malattia, tra l’altro, rispetto alle scorse annate in cui aveva attecchito principalmente sulle foglie delle piante, quest’anno ha intaccato anche fiori e frutti. Nelle altre aree le problematiche legate alla batteriosi si sono gradualmente ridotte, anche se non sono scomparse. Il fenomeno, dopo l’esplosione tra il 2009 e il 2010 e parte del 2011, rimane ad ogni modo costantemente monitorato grazie anche alla maggiore attenzione e controllo da parte dei produttori e dei vivaisti. Dando uno sguardo alla situazione fuori dall’Italia, uno dei principali competitor del Belpaese rimane la Grecia, dove sono in aumento le superfici dedicate alla coltivazione dell’actinidia (da 4.500 a 6.700 ettari nel 2011). Fenomeno che va di pari passo con l’aumento progressivo della produzione, passata in quattro anni, dal 2007 al 2011, da 30 mila a 100 mila tonnellate. Il Paese ellenico, l’unico quest’anno nell’emisfero nord assieme alla California ad aumentare i volumi prodotti, sta confermando la sua forte propen-

sione all’export, indirizzato principalmente verso Germania e Paesi dell’Est, come Romania, Bulgaria e Russia. Soprattutto a inizio campagna commerciale il prodotto greco, commercializzato a prezzi nettamente inferiori rispetto a quello italiano, sta creando qualche problema al kiwi italiano, che tuttavia rimane superiore a livello qualitativo. “Qualche difficoltà in tal senso non manca - ammette Fornari - ma dobbiamo essere bravi nel far comunicare e percepire che il prodotto “made in Italy” è superiore e anche per questo ha una quotazione superiore. Le catene europee su questo aspetto stanno sempre più puntando sull’innalzamento della qualità dei prodotti e per questo iniziano a prediligere il kiwi italiano”. Tuttavia in diversi Paesi, come la Russia, che si conferma come il principale mercato extraeuropeo per il kiwi italiano, la maggior parte delle catene prediligono, specie a inizio campagna, l’actinidia greca perché più a buon mercato. Solo nella seconda par-

te della stagione ci si rivolge al prodotto italiano, riconosciuto come migliore dal punto di vista qualitativo. Il fattore prezzo insomma appare ancora spesso come variabile principale. Volgendo lo sguardo all’emisfero Sud, la Nuova Zelanda è sempre più alle prese con l’epidemia di batteriosi che sta flagellando le aree produttive del Paese, dove ormai oltre il 60% del frutteti sono stati colpiti dal batterio. Il fenomeno ha avuto e avrà in futuro inevitabili ripercussioni non solo produttive ma anche commerciali sul mercato. Anche in Cile il batterio Psa ha iniziato a diffondersi, anche se in maniera limitata visto che si parla di una trentina di frutteti colpiti. Il Paese sudamericano nonostante ciò sta aumentando la produzione di actinidia. L’obiettivo è raggiungere le 200 mila tonnellate e pertanto incrementare la produzione del 10-15%. Le esportazioni cilene guardano il mercato a 360 gradi, sebbene le destinazioni verso l'Europa, dove è prevista una contrazione della produzione attorno al 15-20%, siano in calo. Il Cile sta puntando perciò su aree alternative come il Medio Oriente e soprattutto l'Asia, dove peraltro le esportazioni sono in costante aumento negli ultimi tre anni. In sole tre stagioni infatti gli invii verso i Paesi asiatici sono quasi raddoppiati passando dalle 12 mila tonnellate del 2010 alle previste 20 mila di quest’anno. Cina, Hong Kong, Corea e Giappone le destinazioni principali.

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