Corriereortofrutticolo

Page 1

ANNO XXVI Nuova serie

Maggio 2012

E AT T U A L I T À D I S E T T O R E

euro 6,00

GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 37135 VERONA - I - TEL. 045.8352317 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n. 46) Art. 1, comma 1. DCB VR

5

C orriere Ortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

CORSI spa Verona preventivi on line su

www.corsispa.it

• EXPORT Fruitimprese: servono nuovi sbocchi PAG. 27

• MARKETING Uva, un’immagine appannata PAG. 36

• RUSSIA Mercato ghiotto ma poca Italia PAG. 60

• CILIEGIE Raccolti in calo, prezzi interessanti PAG. 69

PROTAGONISTI Marco Salvi: cambio di passo per un settore che invecchia PAG. 33

daily news: www.corriereortofrutticolo.it

MENSILE DI ECONOMIA



• TRANSPORT • FORWARDING • STORAGE

-C E

890 .n RT

.2

2891

NTARE IME AL

N IE

N

N

N IE

A SICUREZZA EM

2 ISO 2 000:05

9001:20 ISO 08

. 22

U

U

VERONA

n T. ER

SIS T

CORSI spa

-C

• LOGISTICS

preventivi on-line su www.corsispa.it



E

CorriereOrtofrutticolo

✍ Lorenzo

15 maggio 2012, data da segnare nel calendario perché finalmente con la dovuta tempestività Ortofrutta Italia (Oi), l’organismo interprofessionale del comparto ortofrutticolo nazionale, ha trasmesso al Ministero delle Politiche Agricole per le verifiche di competenza, l’accordo 2012 per la commercializzazione delle pesche e delle nettarine, deliberato all’unanimità dal consiglio di amministrazione. Diamo atto al presidente Guala di avere ben lavorato assieme a tutto il Cda, ma diciamo anche che qualcosa è cambiato nel clima generale. Due anni fa, ministro Galan, analogo accordo, siglato in extremis, non fu nemmeno preso in considerazione dal Ministero. Oggi, con un ministro che non perde occasione per invitare all’aggregazione dell’offerta e a nuove regole contrattuali per cambiare i rapporti di filiera, si respira davvero aria nuova. Il che non significa che tutto è risolto, ma che si sono create le condizioni per farlo, o che almeno ci si sta provando. Fino a pochi mesi fa la maggior frustrazione del comparto era quella di vedere sempre riemergere gli stessi problemi ma senza alcuna volontà di risolverli, senza un progetto vero in campo, tra il bla-bla dei politici e l’avanzare in ordine sparso della filiera. Prendiamo il caso della pera, su cui si sta lavorando in Emilia per una Oi fortemente voluta da tutti, anche alla luce della deludente ultima campagna. Se andrà in porto - e l’entusiasmo di Mario Tamanti, coordinatore del tavolo, ne è garanzia - si aprono positive prospettive per altre nostre produzioni di eccellenza come il kiwi, l’uva da tavola pugliese o le arance siciliane. Le regole ben fatte sono come la moneta: quella buona scaccia la cattiva. Fatto un buon accordo, si creano le premesse per altri. La Oi pera, e non parliamo solo della Abate, dunque diventa un po’ la madre di tutte le battaglie per dare più organizzazione al nostro comparto ortofrutticolo, l’archetipo delle Oi di settore. La partita, non facile, è ancora in corso. Le difficoltà sono di doppio ordine, formale e sostanziale. Sul piano formale manca ancora l’adesione al Tavolo della Grande distribuzione, mentre la componente commercio è garantita da Fruitimprese e dai Centri agroalimentari. Il pressing sulla Gdo è in corso sia a livello regionale che nazionale: l’impressione è che se si trova un’intesa sull’art. 62, si sbloccheranno anche le altre partite. Ovvio che non si possono fare accordi “contro” la Gdo: se in dieci anni si è perso quasi il 15% dei consumi di ortofrutta e se la Distribuzione moderna rappresenta il 50-60% delle vendite, sarebbe da folli aprire uno scontro devastante per tutti. Fatte le regole poi, bisogna metterle alla prova del mercato. Perché se non c’è reddito per i produttori, parliamo di niente. E qui rimandiamo alla bella analisi del nostro Claudio Scalise su questo numero del Corriere, in particolare ai suoi interrogativi finali: ha senso concentrarsi solo sull’Abate? Che ne facciamo di Williams e Decana? E delle pere estive? Quello che bisogna mettere in campo insomma è un progetto complessivo di riqualificazione delle pericoltura emiliano- romagnola e quindi nazionale. Fatte le regole, il passo

Frassoldati

M a g g i o

2012

successivo dovrà essere giocoforza la scelta di un marchio, di un marketing efficace, di un brand riconoscibile. Vari modelli consortili sono in campo (da Melinda a Melapiù, ad Almaverde Bio al Parmigiano-Reggiano), da qualche parte bisognerà andare a parare. Si chiami Perinda, Perapiù o altro, il marketing, la comunicazione saranno strumenti decisivi per il rilancio e la valorizzazione delle nostre migliori varietà di pere, che dovranno puntare necessariamente ai nuovi mercati di export (Russia in primis). Perinda è il modello più ambizioso (promozione e commercializzazione in comune); Perapiù forse quello più praticabile (promozione in comune, commercializzazione distinta ma coordinata). Il Parmigiano è modello efficace soprattutto per conquistare nuovi mercati dell’export, dove far confluire la parte eccedentaria della produzione. Le carte sono in tavola, spetta ai giocatori giocarle al meglio. Su una cosa tutti gli osservatori sono d’accordo: parlando di Abate, ma non solo, è vero che i grandi player sono pochi, ma ci sono anche tanti piccoli player in grado di condizionare l’offerta. Pertanto l’erga omnes va allargato dal 66% almeno all’80-85%. Poi bisogna coinvolgere nel progetto anche quella grossa fetta di operatori che non operano all’interno delle Op, per evitare che la quota di prodotto che fluttua libera sul mercato diventi destabilizzante e condizioni in negativo la campagna. Insomma tante variabili che comunque non possono prescindere da una valorizzazione del prodotto-pera: che oggi - diciamolo francamente - non è percepito dal consumatore come eccellenza bensì come frutta anonima senza particolari valori identitari e organolettici. Insomma bisogna anche insegnare a degustarle queste benedette pere, se vogliamo venderne di più. L’Abate è la regina, ma va proposta matura, fondente. Poi c’è la ottima Decana, cibo gourmet ottima da servire con formaggio tipo Parmigiano o Padano, e la Kaiser da cuocere al forno col vino rosso: gusti ignoti alla maggior parte del pubblico italiano e straniero. Come per il vino, il successo si costruisce alfabetizzando il consumatore. lorenzo.frassoldati@corriereortofrutticolo.it

EDITORIALE

Perinda o Perapiù? Partita aperta

PUNTASPILLI SPENDING REVIEW AL MINISTERO. C’E’ CHI TACE L’organizzazione centrale dell’agricoltura è stata modellata su misura della burocrazia romana. Con un semplice provvedimento Catania ha riorganizzato il Ministero risparmiando oltre 15 milioni. Altre decine di milioni di soldi pubblici risparmiati arriveranno dal riordino degli enti controllati (Ismea, Inea, ecc) che da 15 dovrebbero passare a 4-5. Il Cda del Sin è stato rinnovato risparmiando in un colpo 440mila euro/anno mentre il presidente reintegrato di Agea, Fruscio, sta aprendo il vaso di Pandora degli sprechi abissali legati al commissariamento di Agea disposto dall’ex ministro Romano. Il mondo agricolo sentitamente ringrazia. Su questa lodevole azione di ‘pulizia’ fa notizia però il silenzio assordante delle Organizzazioni professionali, che - di casa al Ministero - normalmente intervengono su tutto. Già, perché? *

www.corriereortofrutticolo.it

3


PICCOLI DETTAGLI CHE CI FANNO GRANDI

Fruttital S.r.l.

Simba S.p.A.

AZ France S.A.

Hermanos Fernandez Lopez S.A.

Albenga, Bari, Bologna, Cagliari, Firenze, Milano, Roma, Verona

Savona, Medellín, Parigi, San José

Parigi, Cavaillon, Metz, Rouen, Tours

Barcellona, Lerida, Madrid, Mallorca, Sabadell, Tarragona, Tenerife, Valencia


Forte di un grande passato e con lo sguardo rivolto al futuro, GF Group si conferma una realtà importante ed efficiente sul mercato internazionale per la commercializzazione e movimentazione di frutta e verdura. Innovazione, ricerca ed estrema attenzione, anche per i particolari, ci permettono di offrire elevati standard di controllo e qualità. Così, giorno dopo giorno, ci siamo guadagnati la fiducia di clienti e fornitori. Così, ci guadagneremo anche la vostra.

Contattateci chiamando lo 0182 560400 o inviandoci un’e-mail a gf@gfgroup.it

Eurofrutas S.A.

Bella Frutta S.A.

Lisbona, Faro, Oporto

Atene



C

CorriereOrtofrutticolo

La prima cosa da sottolineare Scalise in relazione al dibattito sull’OI della pera e kiwi ed in generale sul convegno di Bologna del 16 aprile scorso è che finalmente la politica si è riappropriata del proprio ruolo di indirizzo e governo ed attraverso proposte chiare e concrete trasmette una idea di sviluppo organico dell’ortofrutta. Di questo credo vada dato atto in primo luogo all’assessore Rabboni. Entrando nel merito del dibattito delle proposte del convegno, intendo soffermarmi in particolare sul discorso dell’interprofessione e del rapporto con l’azione imprenditoriale propriamente detta. Un passaggio della relazione di Rabboni mi pare abbia colto chiaramente il punto, quando ha parlato del fatto che l’autogoverno della produzione non è in contrasto, anzi è sinergico agli eventuali accordi “privati” tra le imprese per qualificare e valorizzare l’offerta. Non si può che condividere il fatto che l’adozione di regole condivise per armonizzare l’offerta alle esigenze del mercato/consumo, non può che facilitare l’azione delle imprese nell’impatto con la vendita: è una affermazione quasi banale nella sua semplicità. Il difficile è appunto realizzarla in modo efficiente ed in particolare in modo attuale. Esempi di gestione “efficiente” della messa in mercato dell’offerta ce ne sono diversi nel mondo: dai “vecchi” board per l’export, alle grandi concentrazioni private e cooperative che gestiscono intere aree produttive, ai club di prodotto. Chiaro che per funzionare un sistema di questo tipo deve fondarsi almeno su due presupposti fondamentali:

✍ Claudio

M a g g i o

2012

1 - Governo e programmazione della offerta. In termini quanti e qualitativi e di conseguenza possibilità di ritirare dal mercato la produzione “non valorizzabile” (per difetti, per eccedenza produttiva, per crisi di mercato ecc.) senza penalizzare il produttore. Oggi si tratta di prevedere adeguati compensi per questa quota di prodotto da ritirare, evitando però il problema della produzione ad hoc per i ritiri (tristemente diffusa in Italia nella fine del secolo scorso). Di conseguenza, la necessità di definire regole da adottare da parte della produzione per poter usufruire del regime di cui sopra. Sono elementi su cui non voglio soffermarmi perché sono ampiamente dibattuti nel corso di questi mesi, comprese le proposte di Rabboni. 2 - Necessità-capacità di valorizzare al meglio la parte di produzione effettivamente immessa sul mercato. Cioè la possibilità di costruire una gamma di offerta in grado di intercettare effettivamente le richieste del consumatore moderno nei vari mercati, e la possibilità di costruire una segmentazione tale da ottenere il massimo da ogni segmento: livello di pezzatura, produzione integrata, biologica, convenience, prodotto trasfor-

mato. La prima area di intervento afferisce appunto all’area delle regole di autodisciplina, la seconda attiene alla capacità delle imprese di valorizzare al massimo il prodotto commercializzato. Solo se entrambe queste condizioni verranno soddisfatte infatti, si potrà realizzare un sistema virtuoso in cui possa essere soddisfatto l’elemento fondante del modello: dare un reddito adeguato agli agricoltori. Dunque il tema degli strumenti è strettamente connesso a quello dei contenuti. Quanto più essi saranno chiari e sinergici tanto più il sistema risulterà efficiente ed efficace. Proviamo di analizzare in questa prospettiva il caso della pera di cui si parla tanto.

CONTROEDITORIALE

Pere, il progetto sia ampio

Adozione di regole di governo dell’offerta Lo strumento individuato è come detto l’Interprofessione. Operando in regime di erga-omnes le regole da essa adottate varrebbero per tutti i soggetti coinvolti: siano essi aderenti alla OI o meno ed indipendentemente dal fatto che si tratti di soggetti associati o di aziende private. La parte pubblica attraverso le politiche che mette in campo: misure Ocm, sostegni al reddito, assicurazioni ecc. (i pilastri indicati da Rabboni) potrà supportare le decisioni della OI senza penalizzare la produzione. La cornice risulta, almeno in teoria, perfetta. Valorizzazione Come detto le regole dovranno essere funzionali agli obiettivi per raggiungere uno scopo preciso: innalzare il reddito dei produttori. La base di partenza è che bisogna dare valore alla produzione nel suo insieme. Ho apprezzato che Marco Salvi, neopresidente di Fruitimprese, l’abbia segnalato come una delle priorità da perseguire per dare futuro al sistema produttivo nawww.corriereortofrutticolo.it

7


Controeditoriale zionale. Lo stesso Salvi ha citato un altro elemento, totalmente condivisibile: l’obiettivo del nostro sistema ortofrutticolo dovrà essere quello di uscire da una logica di prezzo per spostare l’attenzione sul concetto di valore. Il tema che abbiamo di fronte è appunto quello di come recuperare valore alla produzione. Un recente studio - curato da Innocenzo Cipolletta - recentemente pubblicato sulla rivista Economia Italiana, sulle aziende italiane virtuose, che cioè crescono anche in tempi di crisi, evidenzia tre condizioni decisive: • Essere riusciti a penetrare stabilmente nei nuovi mercati mondiali, vedi i Paesi Brics • Avere investito sulla filiera valorizzando le competenze e le artigianalità uniche italiane, lavorando sul valore e non sul prezzo. • Avere realizzato innovazione: investendo su nuove idee e soprattutto su nuovi modelli di business. Queste tre condizioni sono assolutamente applicabili al nostro comparto della pera. Per i nostri prodotti si tratta infatti di: 1. Individuare a quali mercati (tradizionali e nuovi) vendere le nostre pere. A quali fasce di consumatori rivolgerci. Con quali segmenti di offerta rispondere ai loro desiderata. Quali prodotti sono i più adeguati e remunerativi. 2. Riorganizzare ed ottimizzare la filiera produzione-distribuzione per il fresco ed il trasformato, lavorando sui segmenti di maggiore valore ed uscendo da una logica di prodotto indifferenziato. 3. Pensare soprattutto per i nuovi mercati, ma non solo, a nuove forme di alleanza tra le imprese in grado di costruire la massa critica adeguata per affrontare i nuovi mercati. Soddisfare appieno queste condizioni è un tema decisivo per il Paese che è leader della produzione europea di pere ed il secondo al mondo dopo la Cina; che però è solo il settimo esportatore a livello mondiale superato abbondantemente a livello UE da Bel8

www.corriereortofrutticolo.it

CorriereOrtofrutticolo

gio e Olanda. Ciò che va sviluppato è dunque un progetto di riqualificazione della pericoltura emiliano-romagnola e quindi Italiana. Qui bisogna uscire dall’ambiguità, non ci si può nascondere. La capacità di ripensare in termini nuovi e con una visione globale al mercato delle pere è il tema su cui le imprese dovranno misurarsi nei prossimi mesi, altrimenti le regole di autogoverno rimarranno fine a se stesse. Per essere più espliciti, bisogna dare risposte a domande di queste tipo: • Ha senso pensare di concentrarsi solo sull’Abate? E comunque che politica di valorizzazione sviluppiamo per questa varietà? Pensiamo di eliminare dal mercato la quota di prodotto di calibro minore oppure tentiamo di valorizzare al meglio sia le piccole che le grandi pezzature? • Per la William, l’Italia produce il 57% della produzione UE. Cosa facciamo? La destiniamo all’industria e quindi tramite OI costruiamo un accordo quadro in cui programmare: quantità, caratteristiche e prezzi di ritiro per offrire adeguate garanzie alla produzione? Oppure, almeno in parte, la destiniamo al consumo fresco e magari proviamo a recuperare le quote perse sul mercato (vedi Gran Bretagna)? • Nel gruppo delle Coscia Ercolini, l’Italia occupa il primo posto in Europa con il 62% della produzione UE. In generale il mercato estivo delle pere è in crescita, cogliamo l’opportunità o no?

• Ed ancora per la Decana: siamo il primo produttore europeo, come ci comportiamo? Proviamo a sviluppare un posizionamento di pera gourmet? Non si può non considerare che: • mentre noi siamo immersi nella più pesante crisi della categoria da diversi anni, i nostri colleghi olandesi si inventano le due anime della Conference: croccante e fresca per l’inverno e morbida e succosa per l’estate, per allargare il calendario commerciale e coprire nuovi segmenti di domanda. • la Russia rappresenta il primo mercato mondiale delle pere e noi siamo meno del 2% dell’import totale. • la pera è dei gusti più amati dai bambini come succo e noi non ci siamo mai posti il problema di valorizzare l’offerta del prodotto tal quale verso questa fascia (pezzature- varietà più piccole?) Ho fatto solo alcuni esempi di natura diversa per confermare quanto urgente sia non fermarsi al lodevolissimo e per nulla scontato primo step delle regole. Bisogna utilizzarlo come base per andare oltre. Su questo terreno c’è la possibilità di mettere a frutto una ulteriore sinergia tra pubblico e privato, tra sistema commerciale e mondo della ricerca. Rabboni, ha fatto cenno alla possibilità di utilizzare la leva del sistema di ricerca. Un progetto del quale la Regione potrebbe farsi promotrice valorizzando i numerosi centri di eccellenza Universitari che insistono sul territorio. Si tratterebbe di mettere insieme queste eccellenze al servizio di un progetto che potrebbe fare da supporto alle imprese nell’area della innovazione di prodotto, della riorganizzazione dei processi produttivi, nella ottimizzazione della gestione logistica, fino alle politiche di distribuzione e gestione delle relazioni commerciali. L’importanza del settore della pera e del kiwi impongono di non essere superficiali nell’approccio. M a g g i o

2012



I ntervista

CorriereOrtofrutticolo

Chiquita e il business sostenibile «L’etica? Un valore aggiunto» ●

Mirko Aldinucci

Il concetto di “business sostenibile” è sempre più strategico per intercettare le nuove sensibilità dei consumatori e consolidare i rapporti con gli altri “stakeholder”. Tra le realtà protagoniste nel processo di acquisizione di certificazioni e sensibili a iniziative no profit vi è Chiquita, che negli ultimi anni ha lavorato sodo per migliorare i propri standard. “L’idea di perseguire e consolidare un modello di business sostenibile è nata agli inizi degli anni ’90”, spiega al Corriere Ortofrutticolo Luciana Luciani, responsabile comunicazione per l’Italia, che ripercorre le principali tappe di questo perocorso. “In quel periodo Chiquita ha deciso di affidarsi alla rigorosità degli standard più credibili e misurabili in campo ambientale e sociale, dando inizio a un processo di trasformazione entrato a far parte a pieno titolo della propria strategia a lungo termine con la collaborazione con Rainforest Alliance, l’adozione di un Codice di Condotta integralmente ispirato ai principi dello standard Sa8000, l’accordo con i sindacati internazionali di categoria, l’avvio di progetti concreti, e lo sviluppo di partnership. Oggi il 100% delle aziende agricole di nostra proprietà in America Latina e la maggioranza di quelle gestite da coltivatori indipendenti è certificato Rainforest Alliance, con il risultato che nelle piantagioni di banane si applicano criteri di produzione rispettosi dell’uomo e dell’ambiente. Nel 2000 infatti, Chiquita ha scelto di adottare il Sa8000, lo standard sociale considerato più affidabile sul piano internazionale anche in ragione della serietà delle sue linee guida”. “Nel 2001, prima e tuttora unica 10

www.corriereortofrutticolo.it

Luciana Luciani: progetti no profit e certificazioni, siamo all’avanguardia

azienda americana, Chiquita ha siglato con Colsiba, la principale organizzazione sindacale del settore bananiero e Iuf (International Union of Foodworkers) un accordo che garantisce a tutti i lavoratori nelle piantagioni la libertà di associazione e l’applicazione delle Convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Tra i progetti concreti il primo è stato quello di housing lanciato nel 1998 in Honduras - esteso poi a Guatemala, Costa Rica e Panama - che ha consentito a più di 5.500 famiglie, di entrare in possesso di una casa. Successivamente grazie all’avvio di partnership internazionali di rilievo tra cui UNDP e GTZ, e la collaborazione di retailer europei come Migros e Rewe, sono stati lanciati progetti di conservazione della biodiversità e di sostegno alle comunità rurali. I due più importanti sono in Costa Rica e a Panama”. Cosa fa Chiquita per rendere le proprie scelte “visibili” e conseguire valore aggiunto sul fronte della comunicazione? “L’impegno per un business etico non è semplice da comunicare

senza incorrere nell’autoreferenzialità. La lealtà dei consumatori e la loro adesione al nostro sistema di valori sono i risultati più gratificanti del percorso di CSR di Chiquita. Al di là delle conseguenze positive e dei benefici tangibili del nostro programma di responsabilità sociale d’impresa si rilevano anche fattori immateriali che hanno a che fare con l’identità, l’immagine, e la reputazione della marca. Per comunicare questo tipo di argomenti cerchiamo di evitare gli strumenti pubblicitari classici che pretendono sintesi e optiamo per mezzi che consentono maggiore spazio come la rete attraverso le testimonianze dirette delle organizzazioni non-profit e delle organizzazioni internazionali che collaborano con noi. Nel caso di accadimenti speciali, ci affidiamo alle pubbliche relazioni e agli eventi: a Fruit Logistica a Berlino, abbiamo celebrato i vent’anni della collaborazione con Rainforest Alliance”. Progetti futuri? “Guardando al futuro, l’impegno è quello di mantenere le certificazioni estendendole alla percentuale più alta possibile dei nostri fornitori. Insieme a Rainforest Alliance stiamo inoltre valutando la sperimentazione del “Climate Module”, un pacchetto di procedure virtuose propedeutiche alla riduzione delle emissioni di gas serra lungo il ciclo produttivo. A Gorinchem in Olanda è già attivo un impianto “carbon neutral” per la maturazione delle banane. È questa la strada che abbiamo intrapreso e che nei prossimi anni ci porterà a nuovi e interessanti progetti”. mirko.aldinucci@corriereortofrutticolo.it M a g g i o

2012



I “+” e “-” dell’ortofrutta

CorriereOrtofrutticolo

IL BORSINO ☛ Ambrogio De Ponti Il consiglio di amministrazione di Unaproa, nella riunione del 16 maggio, ha nominato all’unanimità Ambrogio De Ponti alla presidenza dell’Unione per i prossimi tre anni. “Sono onorato per la fiducia che mi è stata confermata da tutti i consiglieri. Vogliamo continuare sulla strada avviata, lavorando su cose concrete al servizio delle nostre OP”, ha detto De Ponti subito dopo la nomina. “A tutte le OP associate chiedo un'assunzione di responsabilità per affrontare questo difficile momento, nella consapevolezza che anche le crisi possono essere

☛ Del Monte Sussuri e grida. Le seconde non le ha sentite nessuno fuori dalle pareti ovattate del Principato di Monaco; i primi continuano e si riferiscono al destino del manager che, per probabili divergenze di vedute sulle strategie di marketing e commerciali, ha lasciato la Del Monte praticamente ancora prima di aver preso in mano le redini di quanto gli era stato affidato ovvero lo sviluppo del marchio in Italia dopo l’inevitabile ristrutturazione seguita alla rottura con GF Group. Maurizio Pisani, ex uomo di punta di di Chiquita Italia poi passato a Del Monte, a fine maggio non era ancora

☛ VeronaMercato Attesa per il consiglio di amministrazione del prossimo 2 luglio. Dopo la vittoria a mani bassi alle recenti elezioni amministrative del sindaco uscente Flavio Tosi, a Verona si tratta per il rinnovo del cda che regge le sorti di uno dei più importanti mercati all'ingrosso italiani. Il presidente

☛ Federbio I giudici hanno accettato l’istanza di costituzione a parte civile di FederBio, Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica, unica ammessa in tale veste, venerdì 25 maggio all’apertura del processo a due delle sei persone accusate di frode commerciale e fiscale emersa attraverso l’operazione Gatto con gli stivali. “L’aver ammesso FederBio quale unica parte civile nel processo - commenta Paolo Carnemolla, presidente di FederBio - testimonia e certifica il ruolo della Federazione per la rappresentanza e tutela del settore biologico na-

12

www.corriereortofrutticolo.it

vissute come occasione di cambiamento e quindi una grande opportunità di crescita”. Il Cda ha confermato alla vice presidenza Antonio Schiavelli, Ad della Op Sibarit. Ambrogio De Ponti, milanese 56 anni, produttore orticolo ed è presidente dell’AOP Unolombardia e della Op Ortonatura. Su

approdato in nessun altro lido. Invece si sa per certo il nome di chi lo ha rimpiazzato dall’inizio di maggio con l’incarico di direttore commerciale: Pietro Casalini, già a Del Monte tra il 1998 e il 2008, poi alla spagnola Unica Group, quindi consulente indipendente con incarichi alla Capespan e al gruppo Peviani. L’impressione, tutta da verificare, è che la guerra delle banane in Italia è una strada in salita per tutti, tranne che per Chiquita che, almeno per ora, può ancora permettersi di continuare a guardare i competitori dall’alto di una leadership di mercato indiscussa. Ne su né giù

Gian Paolo Sardos Albertini, avvocato, il cui operato è stato comunque molto equilibrato e dai più giudicato positivamente, potrebbe non essere confermato. A fine maggio, per la presidenza, è in pole position Mimma Erminia Perbellini, già assessore comunale nella prima giunta Tosi. Né su né giù

zionale, pesantemente colpito dalle conseguenze di questa frode. Nel processo intendiamo essere parte attiva, a fianco della Procura della Repubblica di Verona che ha svolto un lavoro eccellente, per far emergere tutte le responsabilità in questa vicenda. È del resto evidente che se il sistema di certificazione di settore fosse stato allertato e attivato a tempo debito da chi ne ha la responsabilità primaria, con tutta probabilità la frode avrebbe avuto dimensioni ed esiti assai differenti e la stessa Magistratura non sarebbe stata lasciata sola nelle attività. Su

M a g g i o

2012


btsadv.com

Prima di scegliere, conta fino a 100.

Con 100 organizzazioni di vendita e assistenza in Italia, qualità e tempestività sono sempre a portata di mano. Copertura capillare del territorio. Esperienza e affidabilità. Qualità dei prodotti, modernità dei servizi, velocità degli interventi. Ecco ciò che ti offrono le nostre 100 organizzazioni di vendita e assistenza in Italia: per noi un traguardo storico, per te un vantaggio unico.

Toyota Material Handling Italia. 1Azienda. 2 Reti. 3 Marchi.

www.toyota-forklifts.it


Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Mirko Aldinucci (coordinatore) Emanuele Zanini

MENSILE DI ECONOMIA E AT T U A L I T À DI SETTORE ANNO XXVI - Nuova serie

S

O

M

Corriere T H E F I R S T ITALIAN

MAGGIO 2012

M

A

R

I

O

Redazione via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale: Antonio Felice Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: segreteria@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 60 euro per due anni: 95 euro e-mail: abbonamenti@corriereortofrutticolo.it

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Fruitimprese: osare di più

PAG.27

RUBRICHE EDITORIALE Perinda o Perapiù? Partita aperta

3

CONTROEDITORIALE Pere, il progetto sia ampio

7

Marco Salvi: settore da svecchiare PAG.33 LOGISTICA Carrelli elevatori, la crisi morde Italia tra i Paesi più in sofferenza

48

Uni_Box, il macchinario che apre automaticamente le cassette

52

Logistica flash

53

BIOLOGICO NEWS Biologico, consumi 2011 ok Un business da 1,5 miliardi di euro

54

INTERVISTA Chiquita e il business sostenibile «L’etica? Un valore aggiunto»

10

BORSINO DELL’ORTOFRUTTA Ambrogio De Ponti, Del Monte, VeronaMercato, Federbio

12

Almaverde “firma” la prima frutteria bio

55

GENTE & FATTI Il camioncino dei F.lli Orsero “a ruota” del giro d’Italia vinto da Hesjedal

16

DISTRIBUZIONE L’export? Può aumentare solo coinvolgendo la Gdo straniera

57

Frutta tracciabile e “trasparente” nel nuovo sito internet di Dole Europe

Ciolos: sviluppare la vendita diretta

58

17

Distribuzione flash

59

Il Cso in Brasile «Mercato promettente» 18

Profilo Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio organizzato. Il Corriere Ortofrutticolo è un formidabile, unico e specializzato strumento di raccordo e di informazione per l’intero settore. È presente a fiere in Italia e all’estero dove è diffuso a indirizzi specializzati di oltre 30 nazioni.

PILLOLE La vera sfida di Monti: sostenere imprese e reddito delle famiglie per uscire dalla crisi

Diffusione 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Grossisti 29%, Dettaglianti 23% Produttori 22%, Supermercati 9% Import-export 6,5%, Servizi 5% Tecnologie e Trasformati 2,5% Altri 3%

14

www.corriereortofrutticolo.it

ATTUALITÀ 19

Primo Piano - Obiettivo Export È il momento di osare

NOTIZIARIO Torna a crescere la fiducia della Gd alimentare da gennaio a marzo

21

Primo Piano - Obiettivo Export Export dinamico nel primo bimestre 2012 La bilancia commerciale migliora 30

Imprese agricole, è Sos: 13.335 chiusure nel primo trimestre

21

In copertina - Protagonisti Salvi: «Il settore è vecchio»

Brescia Mercati, accordo per agevolare l’export

22

Cesena Fiera intensifica le iniziative Bilancio in utile

23

“Frutti della cooperazione” protagonista in Francia

24

Frutta nelle scuole, 440 mila alunni coinvolti in Lombardia

25

Ismea monitora le aziende in crisi

25

27

33

L’ELENCO DEGLI AGRICOLA GLORIA DUE BIO VAL VENOSTA BT CESAB CONSERVE ITALIA CONSORZIO VIGNOLA CORSI EOS GARDEN FRUTTA GF GROUP ITACA

copertina I pagina 30 pagina 13 pagina 45 pagina 69 pagina 1 pagina 20 copertinaIII pagina 4-5 pagina 41

M a g g i o 2012


5

Ortofrutticolo

M O N T H LY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

www.corriereortofrutticolo.it è il nuovo Quotidiano on line nato dall’esperienza del più affermato mensile specializzato di settore

www.corriereortofrutticolo.it

w w w. c o r r i e r e o r t o f r u t t i c o l o . i t

ti tiene costantemente aggiornato sulla campagna produttiva e commerciale della frutta con notizie, interviste, dati

www.corriereortofrutticolo.it aspetta i Tuoi commenti alle news del giorno

Troppo poca Italia in Russia

PAG.60

In copertina - Protagonisti Salvi story

35

“Svecchiare” l’uva raccontandola e ricostruendone l’immagine

36

Pesche e albicocche, estate di passione? 37

Piccoli frutti ancora di nicchia

PAG.67

SCHEDA PRODOTTO PICCOLI FRUTTI I piccoli frutti rallentano ma si confermano remunerativi pur restando di nicchia

67

69 72

Accordo zoppo

37

Fragole, volano le superfici

40

CILIEGIE Poche ma buone: le ciliegie approfittano del calo dei raccolti e portano a casa buone quotazioni

Calabria e Sicilia, arance amare «Il settore rischia il collasso»

43

Dal Veneto alla Puglia forte impegno per valorizzare le produzioni

Scuderi: fermi a 20 anni fa

43

Agrintesa, 24 milioni di euro per uno stabilimento all’avanguardia

46

Zucchina e cetriolo Seminis scopre le carte

47

MONDO Troppo poca Italia in Russia La colpa? Non conoscere il mercato

60

Buyers da tutto il mondo, la chiave del successo di Medfel

63

Mondo flash

64

Limagrain-Hm Clause si consolida Almeria “paradiso” delle serre

65

Mondo flash

66

NEL PROSSIMO NUMERO ☛ Dopo il terremoto Il sisma che ha colpito l’Emilia a fine maggio ha causato gravi danni anche al sistema produttivo ed economico. Nostra inchiesta tra le imprese del settore per capire quali sono stati i reali effetti del sisma sul comparto ortofrutticolo

☛ Frutta estiva, si parte Primo bilancio della campagna della frutta estiva con un approfondimento particolare su pesche e nettarine e su meloni e angurie, protagonisti delle due Schede prodotto del Corriere Ortofrutticolo di giugno. Dati, aspettative e stime degli operatori

☛ Focus Andalusia Una delle Regioni spagnole più vocate per la produzione ortofrutticola al centro di un approfondimento che riguarderà soprattutto l’area serricola di Almeria e la zona di Granada, che ospiterà l’edizione 2012 del Green Med Forum

INSERZIONISTI LA COSTIERA MONTINI MONSANTO OM STILL ORTOFRUIT ROSARIA SERMAC UNITEC VALFRUTTA FRESCO VILMORIN

M a g g i o 2012

pagina 23 pagina 2 pagina 9 copertinaIV pagina 25 pagina 26 pagina 71 pagina 72 pagina 6 pagina 39

il vostro sito è online iscriviti alla newsletter quotidiana newsletter@corriereortofrutticolo.it www.corriereortofrutticolo.it

15


GENTE

&

FATTI

CorriereOrtofrutticolo

Lista della spesa a portata di palmare Merito dell’applicazione Valfrutta per iPhone naturalmente presenti tutti i prodotti Valfrutta, corredati da una scheda informativa per consigliare e orientare il consumatore nel momento dell’acquisto. iSpesa by Valfrutta è scaricabile gratuitamente da iTunes Store. Maggiori informazioni su iSpesa.com e www.valfrutta.it dove è disponibile anche il video - girato con iPhone 4S - che spiega come ricordarsi dei prodotti da acquistare. iSpesa è stata realizzata per Valfrutta dall’agenzia bolognese D-sign.

Fare la spesa diventa più facile con iSpesa by Valfrutta, nuova applicazione per iPhone ed iPad che permette di preparare una propria lista della spesa per usarla al supermercato, aggiornarla in qualsiasi momento e condividerla con chi si vuole. Poche e semplici funzionalità ne fanno una delle app più immediate e intuitive della categoria. È possibile scegliere fra più di 200 prodotti, con la possibilità anche di inserirne dei nuovi e creare una lista di preferiti. Sono

Il camioncino dei F.lli Orsero “a ruota” del Giro d’Italia vinto da Hesjedal Il camioncino F.lli Orsero è stato sponsor della maglia bianca e ha accompagnato la 95mo edizione del Giro d’Italia nell’intero percorso, proponendo di volta in volta l’assaggio di ananas e banane e animando l’arrivo delle varie tappe con una fiesta ispirata a suoni, i colori e all’immaginario latinoamericani.

“Abbiamo scelto di unire il nostro brand al Giro - ha dichiarato Antonio Orsero, presidente di GF

Benesserextutti: Noberasco offre ai clienti massaggi e palestra Si chiama “Benesserextutti” ed è il nuovo Concorso instant win che offre ai consumatori Noberasco varie possibilità di “coccolarsi”: farsi un massaggio,un trattamento estetico, una sessione con un personal trainer, una settimana di palestra, un nuovo taglio di capelli ecc. È possibile scegliere il regalo all’interno di in uno dei 1500 Centri Benessere, su tutto il territorio nazionale, che aderiscono all’iniziativa. La meccanica è semplice, immediata e garantisce un regalo sicuro per tutti. Basta acquistare una sola confezione di frutta morbida Noberasco, a scelta tra Viva la prugna, Viva l’albicocca e Viva la macedonia; collegarsi al sito www.benesserextutti.it e, dopo essersi registrati, inserire il codice che si trova nel fix posto sulla confezione acquistata. Quindi si riceve subito in regalo il buono per il trattamento benessere preferito.

16

www.corriereortofrutticolo.it

Group - perché il ciclismo e questa manifestazione in particolare esaltano i valori e i tratti salienti di F.lli Orsero. Il ciclismo è uno sport per tutti esattamente come la frutta è un alimento semplice, non elitario, in grado di soddisfare il gusto e le esigenze nutritive di tutti e fare il pieno di quell’energia “sana” e “pulita” che solo la natura ci sa dare”. “Il Giro - ha aggiunto Raffaella Orsero, amministratore delegato di GF Group - ha il grande merito di aver riunito e riscoperto l’Italia all’indomani del secondo dopoguerra, accompagnando il Paese negli anni del boom economico, risvegliando passioni, energie, voglia di stare e di fare insieme: la medesima attitudine che animò prima il nonno e poi nostro padre nella creazione dell’azienda di famiglia, partita, per l’appunto, con un camioncino che portava frutta in tutta Italia”. La sponsorship F.lli Orsero al Giro d’Italia 2012, vinto a sorpresa dal canadese Hesjedal, non si è limitata alla maglia bianca, ma ha visto anche un’operazione di animazione in grado di attrarre un folto pubblico. M a g g i o

2012


GENTE

CorriereOrtofrutticolo

nane e scoprire l’intero processo di produzione “vivendo” la fattoria in un tour guidato. “Con Dole Terra - afferma Xavier Roussel, direttore marketing e comunicazione di Dole Europe stiamo rendendo produzione e supply chain completamente trasparenti per i consumatori. La nostra è una sfida importante: raccontare la storia dei prodotti e spiegare ai consumatori il loro valore. Dole sta dimostrando il know-how e la dedizione che ci vuole per crescere in modo responsabile e portare sul mercato la migliore frutta di qualità”. Il sito web informativo è disponibile in inglese e tedesco. Il lancio sarà supportato da una campagna online e social media in primavera e autunno. M a g g i o

2012

Mediterraneo Group conferma Ciardiello e Bastoni ai vertici Confermati i vertici di Mediterraneo Group, network fra imprese nato per valorizzare le produzioni ortofrutticole di qualità dei soci, di cui fanno parte le cooperative ortofrutticole Apofruit, sede centrale a Cesena, Sole di Parete (in provincia di Caserta), Codma di Fano e Coltor di Avezzano (in provincia dell’Aquila). I soci del gruppo hanno rieletto alla presidenza Pietro Ciardiello (a destra nella foto), che è anche direttore di Cooperativa Sole, mentre alla direzione è stato riconfermato Ilenio Bastoni (a sinistra), cesenate, membro del gruppo dirigente di Apofruit. La rielezione è avvenuta nel corso dell’assemblea dei soci svolta-

a cura di Mirko Aldinucci

Dole Europe ha lanciato il sito www.dole-earth.com che invita i consumatori a scoprire tutto quello che vogliono sapere sulla banana che acquistano. “Dole Terra” consente di tracciare il percorso del frutto dalla fattoria alla tavola. A partire da maggio, tutte le banane Dole nel Nord Europa riportano, su un adesivo di frutta di nuova concezione, un numero di 5 cifre che identifica ogni azienda. Digitando questo codice sul sito www.dole-earth.com, i consumatori saranno in grado di localizzare la fattoria dove è stato coltivato. Essi potranno anche trovare informazioni su ciascuna azienda, le certificazioni, le regioni e i paesi da cui proviene. Si può effettuare una visita interattiva di una piantagione di ba-

FATTI

Frutta tracciabile e “trasparente” nel nuovo sito internet di Dole Europe

&

si nei giorni scorsi nella sede di Apofruit a Cesena. Mediterraneo Group, nato nel 1998 come Moc Mediterraneo per gestire un progetto di aggregazione tra realtà del sud e del nord Italia, divenuto network di valorizzazione dei prodotti nel 2011 senza abbandonare la sua natura consortile, è oggi una realtà consolidata che si sta aprendo a nuovi partner.

Tutto Macfrut sul web È online il nuovo sito web del Macfrut, con sezioni dedicate a espositori, visitatori e giornalisti. All’indirizzo www.macfrut.com, gli utenti potranno selezionare la lingua preferita (italiano, inglese e francese) e lanciarsi alla scoperta del “pianeta verde” del business ortofrutticolo. Tra le opportunità offerte dal sito, quella di scaricare i moduli di partecipazione, consultare il calendario degli eventi collaterali e ricevere indicazioni sulla logistica, l’allestimento e l’organizzazione del proprio soggiorno. Una apposita sezione dedicata alla stampa permetterà ai giornalisti di scaricare comunicati e novità degli espositori. Infine, a partire da luglio, espositori e buyer potranno accedere a un’area riservata per creare la propria agenda, pianificando preventivamente meeting e incontri con i partner di maggior interesse. Nelle varie sezioni sarà possibile trovare tutte le informazioni utili.

www.corriereortofrutticolo.it

17


GENTE

&

FATTI

CorriereOrtofrutticolo

Il Cso in Brasile «Mercato promettente» Si è chiusa con successo la missione commerciale organizzata da Cso in questi giorni in Brasile. Vi hanno partecipato imprese di produzione come Naturitalia, Alegra, Frutta C2, Gruppo Mazzoni insieme ad imprese della filiera da poco confluite in Cso come Unitec, Tr Turoni e Graziani. “Il sistema ortofrutticolo italiano - dichiara Paolo Bruni, presidente di Cso - ha un enorme bisogno di internazionalizzarsi, perché la competizione sempre più globale e i grandi volumi di offerta Made in Italy non possono che trovare posto verso nuovi mercati in grado di recepire ed apprezzare le nostre produzioni di qualità, le nostre tecnologie e il nostro packaging. Il nuovo modello di Cso è uno strumento innovativo e strategico per promuovere il meglio dell'ortofrutta italiana”. Grazie alla missione in Brasile il sistema Italia è potuto entrare in contatto con operatori, istituzioni e buyers molto interessanti per allacciare proficui rapporti commerciali. “I nostri obiettivi - dichiara Federico Milanese, responsabile filiera e internazionalizzazione di Cso - sono stati raggiunti. Abbiamo incontrato i vertici di Wall Mart, di Carrefour e di Paolo De Acucar, con grande soddisfazione

per le potenzialità offerte dal mercato brasiliano. Molto interesse anche per la nostra tecnologia all’avanguardia nel mondo rimarcato anche in occasione della visita a Curitiba dove è in fase di riorganizzazione il Ceasa, mercato ortofrutticolo cittadino e dove gli operatori della filiera intravedono grandi opportunità di export di tecnologia per l’ortofrutta Made in Italy”. L’export ortofrutticolo italiano in Brasile è in continua crescita (tra il 2011 e il 2010 si è registrato un incremente particolarmente significativo) e rappresenta una grande potenzialità soprattutto per la frutta invernale.

Sangari incontra la Cucinotta L’attrice al bar del Mercato Fortunato incontro per Francesco Sangari che recentemente, al bar del Maas, ha “incocciato” nell’attrice messinese Maria Grazia Cucinotta. Con prontezza di spirito il titolare della Srl etnea, che ha un posteggio in Mercato, si è fatto scattare una foto pubblicata a tempo di record su Facebook, dove ha suscitato ammirati, e in qualche caso invidiosi, messaggi di approvazione...

18

www.corriereortofrutticolo.it

Sisma padano Danni ingenti Il Consiglio dei Ministri ha preso un primo provvedimento dichiarando lo stato di emergenza per i territori colpiti dal sisma che a metà maggio ha messo in ginocchio numerosi Comuni della pianura padana. Da una prima stima i danni per il settore agroalimentare potrebbero rivelarsi superiori ai 200 milioni di euro. Il 21 maggio è stato attivato a tale scopo un coordinamento con gli uffici degli assessorati all’agricoltura delle Regioni interessate (Emilia Romagna, Lombardia e Veneto) nonché con i soggetti associativi e consortili del territorio. Il sisma del 20 maggio ha coinvolto il territorio di 4 provincie (Ferrara, Modena, Mantova, Ro-

vigo). Nei centri interessati con danni strutturali (in tutto circa 50 Comuni), operano oltre 10.000 aziende agricole, di cui poco meno di 1.000 allevamenti, e alcune centinaia di strutture di trasformazione, lavorazione e magazzinaggio di prodotti agroalimentari. La superficie agricola interessata è di oltre 250.000 ettari. Il danno maggiore riguarda i magazzini di conservazione dei formaggi Dop Parmigiano Reggiano e Grana Padano.

M a g g i o

2012


P illole ●

Luca Lanini*

La crisi economica sta creando un vero e proprio scenario di guerra, lasciando sul terreno macerie e morti, fallimenti industriali e drammi umani, che si susseguono con un’intensità forse neanche immaginabile solo qualche mese fa. Nel 2011 (dati CGIA di Mestre) sono fallite 2.615 imprese, record in Lombardia con 2.600 fallimenti, per un totale di 50 mila posti di lavoro persi. In agricoltura, Coldiretti denuncia 50 mila aziende agricole in meno. Non ci sono più soldi in circolazione e chi li ha se li tiene. E’ da questa tragedia nazionale, da questa sfida, che la politica e la politica economica devono ripartire. A mio parere sono due le priorità fondamentali che l’Italia dovrebbe perseguire: accesso al credito per le imprese e aumento del reddito disponibile delle famiglie. Mi spiego partendo da quello che a mio avviso rappresenta il vero limite di Mario Monti. Il prof. Monti è di tradizione economica “liberista” e non riesce fino in fondo a superare questo limite. Io credo che farebbe bene invece ad utilizzare qualche vecchia ricetta di suola economica opposta, quella Keynesiana. Un Monti meno liberista comprenderebbe meglio che, dopo aver salvato le banche, occorre salvare le imprese industriali ed artigiane e occorre dare priorità massima all’accesso al credito, con tutto quello che ne consegue. Un Monti più “keynesiano” non avrebbe difficoltà a riconoscere che, dopo aver aumentato le tasse, occorre accrescere subito il reddito disponibile delle famiglie per far aumentare i consumi, condizione essenziale per il rilancio dell’economia reale. La contrapposizione fra la scuola di pensiero “keynesiana” e quella “liberista/monetarista” è ancora oggi attuale. John Maynard Keynes sosteneva quanto fosse essenziale, in periodi di crisi, sostenere la ‘domanda’, ossia i redditi dei lavoratori, affinché fossero i loro consumi a stimolare la produzione industriale e da qui tutta l’economia (gli esempi “storici” sono quelli di Henri Ford il padre del moderno capitalismo che aveva alzato il salario dei suoi operai affinchè acquistassero le sue auto, o quello del Presidente americano Roosevelt che, in piena Grande Depressione pagava disoccupati affinché scavassero buche ed altri lavoratori affinché le riempissero di nuovo, al solo scopo di dare reddito per sostenere i consumi). A questa visione del mondo si è sempre contrapposta la cultura liberista, prima, e monetarista, poi, secondo cui la crescita economica passa tutta attraverso l’estrema libertà di mercato ed il ruolo dominante del sistema bancario e finanziario, allontanando sempre di più l’economia finanziaria da quella reale.

M a g g i o

2012

La vera sfida di Monti: sostenere imprese e reddito delle famiglie per uscire dalla crisi Il presente, come sempre, è figlio legittimo del passato. Le Banche europee hanno ricevuto negli ultimi anni una montagna di denaro grazie ai tassi super agevolati della Banca Centrale Europea, ma li hanno usati nelle attività di ricapitalizzazione delle banche. I dati sui fondi propri e sulle riserve parlano chiaro. Una scelta in parte comprensibile, vista la loro necessità di difendersi dagli attacchi degli speculatori internazionali. Monti dovrebbe aver capito che siamo dentro fino al collo alla famosa “trappola della liquidità” che proprio Keynes aveva definito a suo tempo. Chi ha i soldi non li spende e se li tiene, le famiglie non spendono quel poco che hanno, le imprese non investono, la moneta non circola più, l’economia si ferma. La politica monetaria ha esaurito il suo ruolo e non riesce a questo punto a far ripartire l’economia: “È possibile portare un cammello all'abbeveratoio, ma non lo si può costringere a bere” diceva Keynes. Il vero motore dei consumi risiede quindi nella fiducia. Ecco perché le priorità del prof. Monti dovrebbero essere: agevolare l’accesso al credito per le imprese, da un lato, sviluppare ogni azione atta a far crescere il reddito disponibile delle famiglie, dall’altro. Solo così la sua continua e meritoria azione di diffondere fiducia a tutto tondo produrrà il suo effetto per l’Italia. Le battaglie che il governo Monti sta portando avanti (mercato del lavoro, liberalizzazioni, tasse), non avranno l’impatto necessario sulla società italiana finché i cittadini non capiranno se ed in che modo il Governo intenda far crescere il reddito disponibile delle famiglie ed aiutare le imprese a sopravvivere e a investire. Dal dire al fare, ci sono di mezzo i fatti. E sono quelli che verranno giudicati. Monti deve sforzarsi ad “avanzare in linea” su tutte le priorità prefissate, senza cedere su alcune ed avanzare troppo su altre, perché è solo con l’equilibrio/equità degli interventi che si troverà il consenso sociale prima che politico. Certo è che la situazione generale di questi ultimi tempi conferma il bisogno di definire bene, e in fretta, una nuova “politica economica” per l’Italia. * professore di logistica e supply chain management all’Università Cattolica di Piacenza-Cremona

www.corriereortofrutticolo.it

19



N N

CorriereOrtofrutticolo

In forte recupero nel primo trimestre 2012 l’indice di fiducia della Grande distribuzione alimentare. L’indicatore - come si evince dalla consueta indagine Ismea condotta su un panel di 200 aziende del canale moderno permane in terreno lievemente negativo (-0,6 , in un campo di variazione tra -100 e +100), facendo tuttavia registrare un incremento di oltre 21 punti rispetto ai tre mesi precedenti. Dal confronto con lo stesso periodo del 2011 emerge, invece, un calo di circa 11 punti. A determinare il miglioramento congiunturale della fiducia - sottolinea l’Istituto - è stata la riduzione del livello delle scorte, giudicato dagli operatori molto inferiore alla media del periodo, e il miglioramento delle aspettative di vendita per il trimestre successivo, dopo una prolungata fase negativa protrattasi fino al primo trimestre 2012. Tra le diverse tipologie di punti vendita, la congiuntura si è rivelata più favorevole per i minimarket (indice +4), a fronte di un livello dell’indicatore appena positivo per gli ipermercati (+0,7) e negativo (2,9) per i supermercati. Per macroripartizioni territoriali il dato sulla fiducia ha assunto valore negativo nel Nord ovest (4,6) e nel Mezzogiorno (-2), mentre è risultato positivo nel Nord est (+3,4) e nel Centro Italia (+1,1). Ha inciso infine ancora in modo considerevole sull’andamento delle vendite, la leva promozionale che continua ad essere fortemente utilizzata (dal 98,8% del Panel nel trimestre in esame) e che coinvolge circa il 33% del fatturato complessivo, percentuale superiore sia rispetto al trimestre precedente, sia allo stesso periodo del 2011. M a g g i o

2012

Prezzi del food in aumento anche in Francia Il paniere della spesa lievita del 5,1%

Il paniere della spesa delle famiglie francesi ha subito un’impennata dei prezzi dei prodotti alimentari del 5,1% negli ultimi dodici mesi. L’associazione dei consumatori Clcv ha rilevato i costi di 28 articoli ritenuti essenziali per l’alimentazione quotidiana, prendendo come riferimento tutto il territorio francese e rilevando - tra l’altro - che in molti supermercati non erano stati installati gli appositi cartelli che avrebbero dovuto indirizzare i consumatori verso i prodotti più a buon mercato, constatandolo nel 60% dei casi

NOTIZIARIO

Torna a crescere la fiducia della Gd alimentare da gennaio a marzo

(214 i supermercati visitati). L’indagine ha concluso che l’inflazione dei prezzi praticati nei supermercati (+6,7%) è stata superiore rispetto a quella degli ipermercati (+4,7%). Con riferimento ai tipi di prodotti, i picchi più importanti sono stati rilevati nel caffé (2022%), nei cereali per la prima colazione (6-10%) e nel cioccolato (3-8%). Una delle cause degli aumenti secondo la Clcv - è l’aumento dei prezzi delle materie prime nell’agricoltura registrato nel 20102011.

Imprese agricole, è Sos: 13.335 chiusure nel primo trimestre L’agricoltura è il settore produttivo con il peggiore saldo negativo con la perdita di 13.335 imprese nel primo trimestre dell’anno. Il dato emerge da una analisi della Coldiretti in occasione della diffusione dei dati Cerved sui fallimenti. A pesare, insieme alle difficoltà di mercato, sono stati l’aumento dei costi e la stretta creditizia nei confronti delle imprese. A marzo i prezzi pagati agli agricoltori - precisa la Coldiretti - sono scesi in media del 2,3% rispetto allo scorso anno con crolli per olio di olia (21,4%), frutta (13 per cento), cereali (12%) mentre si è verificato un aumento dei costi a partire da quelli energetici.

Il credit crunch ha colpito anche i campi dove - continua la Coldiretti - sei imprese agricole su dieci hanno difficoltà ad accedere al credito, con il costo del denaro in agricoltura che ha raggiunto il 6 per cento e risulta superiore del 30 per cento a quello medio del settore industriale. Una situazione di difficoltà che conclude la Coldiretti - si aggiunge agli effetti dei danni da maltempo ed anche le preoccupazioni per l'applicazione della nuova Imu.

www.corriereortofrutticolo.it

21


Notiziario Brescia Mercati, accordo per agevolare l’export La parola d’ordine è export, anche per l’ortofrutta. Questa premessa è alla base dell’accordo siglato tra Pro-Brixia (azienda speciale della Camera di Commercio di Brescia) e il Consorzio Brescia Mercati spa, illustrato recentemente durante un incontro tra i rispettivi vertici e operatori. L’accordo è finalizzato all’organizzazione di una serie di attività che creino opportunità commerciali per le aziende locali presso i mercati internazionali; si concretizzerà in studi di settore e partecipazione a fiere sostenute da voucher camerali in base ad un calendario di appuntamenti, scelti secondo specifiche esigenze e con la presenza di un numero minimo di partecipanti. Il direttore Pro-Brixia Massimo Ziletti (nella foto a sinistra) e il presidente del Consorzio Brescia Mercati Massimo Tacconi (nella seconda foto) hanno insistito sulla necessità, per il rilancio del settore ortofrutticolo bresciano, di realizzare una piattaforma per l'esportazione. “Ce lo insegnano - ha sottolineato Tacconi - i casi degli Ortomercati di Padova e Verona, che hanno triplicato l'attività con le vendite oltre confine, mentre quelli di Piacenza, Cremona, Mantova, Reggio Emilia hanno chiuso. Non vogliamo fare la stessa fine”. Ziletti ha poi illustrato i dati di una ricerca sulle occasioni oltre confine per i prodotti ortofrutticoli. Attualmente, per gli ortaggi freschi l'Italia detiene una quota di circa il 4% nel mercato mondiale, che vale quasi 28 miliardi di dollari. I volumi di vendita bresciani stanno aumentando, ma per il 70% sono diretti in Austria. In questa fase, però, stanno crescendo le richieste da Canada, Usa, Giappone, Russia, Singapore e Irlanda. 22

www.corriereortofrutticolo.it

CorriereOrtofrutticolo

2011 con il segno più al Mercato cesenate

Maas conferma gli amministratori

Venerdì 27 aprile si è tenuta l’Assemblea di Bilancio 2011 della FOR - Filiera Ortofrutticola Romagnola, Mercato Ortofrutticolo all’Ingrosso di Cesena che ha evidenziato un andamento positivo sia per l’incremento delle quantità trattate con 812.000 quintali (+10% sull’anno precedente) sia per un utile di 3.821 euro. L’assemblea ha approvato le varie azioni promozionali che hanno caratterizzato la gestione 2011 ed ha sollecitato la continuità delle azioni rivolte a tutte le categorie. Inoltre ha condiviso i vari interventi strutturali volti a facilitare le operazioni logistiche e commerciali di tutti gli operatori. Fra i risultati conseguiti va ascritto che la raccolta differenziata nell’area del Mercato ha raggiunto la quota dell’80% e che l’iniziativa “Un calcio allo spreco” vede attualmente coinvolte una ventina di onlus, tanto che nel 2011 sono state consegnate oltre 1.200 quintali di frutta, che sono andati a beneficio dei più bisognosi. L’assemblea ha inoltre provveduto al rinnovo delle cariche: la presidenza è andata a Dea Frani, con la conferma di Domenico Scarpellini in veste di amministratore delegato.

L’assemblea dei soci del Maas, il mercato agroalimentare di Sicilia ha approvato a Palermo, presso la presidenza della Regione Siciliana, il bilancio del 2011. I soci presenti sia pubblici che privati hanno ratificato lo strumento finanziario che nonostante registri una perdita d’esercizio, ha messo in evidenza la positiva gestione del mercato ortofrutticolo. Nel corso della riunione è avvenuta anche la nomina degli amministratori, riconfermati per i risultati ottenuti: presidente l’avvocato Mario Luciano Brancato, consiglieri Ionella Rapisarda, Giuseppe Aliffi, Rosario Cavallaro e Giuseppe Guagliardi. Fanno parte del collegio sindacale Francesco La Fauci (presidente), l’avvocato Francesco Failla, Rosario Benigno e il sindaco supplente Antonio Scaglione. Oggi il Maas svolge la doppia funzione di “Ente Proprietario” dell’immobile e di “Ente Gestore” che ha prodotto la maggior parte dei ricavi della società (oltre un milione e mezzo di euro). Negli ultimi 21 mesi è stato retto da un consiglio di amministrazione presieduto dall’avvocato Mario Luciano Brancato. Ancora minimo il peso dell'export bresciano di frutta, limitato all'uva, che nel 2010 è valso solo 334 mila euro. In questo specifico ambito, l'attenzione potrebbe rivolgersi verso Cina, Hong Kong, Usa e Giappone. L'ambito nel quale la provincia eccelle è quello degli ortaggi e della frutta lavorati e conservati: un business di 15 milioni di euro nel 2010, in crescita sugli anni prima. Anche in questo caso l’Europa rappresenta il principale canale di sbocco, con il 77% degli acquisti. M a g g i o

2012


N

CorriereOrtofrutticolo

Record di analisi per l’ufficio qualità di Sogemi L’ortofrutta meneghina si conferma sicura

Un fatturato di oltre 3,3 milioni di euro con un aumento del +1,5% sul 2010, frutto di un intenso programma ricco di 30 manifestazioni - che hanno occupato i padiglioni fieristici per oltre 200 giorni - e di un incremento dell’attività congressuale con 80 eventi (12% sull'anno precedente). Questi i dati salienti del Bilancio di Cesena Fiera approvato venerdì 27 aprile dai soci. “Nonostante la crisi che sta attraversando il settore fieristico/congressuale europeo ed italiano, il Bilancio di Cesena Fiera si pone in controtendenza registrando un aumento sia in termini economici che di utilizzo delle strutture, con un utile di 1.126 Euro, conseguito con accantonamenti a fondi per rischi ed oneri di 946.000 euro”, sottolinea il presidente della Spa, Domenico Scarpellini, al termine dell’assemblea. “Un contributo importante al raggiungimento di questi obbiettivi -aggiunge Scarpellini- è sicuramente dovuto ai lusinghieri risultati ottenuti da Macfrut, resi possibili grazie anche al fondamentale apporto assicurato dai Soci istituzionali, e di questo voglio ringraziare sentitamente la Camera di Commercio, il Comu-

Nel corso del 2011 all’interno del Mercato Ortofrutticolo di Milano sono state effettuate oltre 900 analisi a cura dell’Ufficio Controllo Qualità e Sicurezza Alimentare di Sogemi SpA al fine di ottenere un campione significativo, sia temporalmente (con verifiche ripetute nell’arco dell'anno), sia quantitativamente (implementando costantemente il numero di campioni sottoposti ad analisi di laboratorio), con l’obiettivo di verificare l’eventuale presenza di microrganismi patogeni e radioattività. Le analisi avviate da Sogemi si aggiungono alle altre centinaia effettuate dai singoli grossisti nell’ambito dei rispettivi piani di Autocontrollo a garanzia dei consumatori e di quanti si approvvigionano quotidianamente presso le aziende operanti all’interno del Mercato Ortofrutticolo all’Ingrosso. L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, in accordo con SO.GE.M.I. SpA, nell’ambito di un piano nazionale di monitoraggio microbiologico, ha effettuato nel corso dell’anno ben 882 analisi sui prodotti ortofrutticoli alla ricerca di 16 differenti microrganismi patogeni. I prodotti analizzati, forniti da diverse aziende operanti all’interno del Mercato Ortofrutticolo all’Ingrosso, sono stati: lattuga, scarola, radicchio, rucola, indivia, insalata iceberg (per i prodotti freschi); songino, lattuga, rucola, insalata novella e insalata mista (per i prodotti di IV gamma). Nel corso del 2011, Sogemi SpA ha promosso anche analisi a campione su numerosi prodotti ortofrutticoli (pomodori, insalata belga e iceberg, spinaci, asparagi, funghi freschi, finocchi, peperoni, mirtilli, rapanelli, rucola, basilico e cetrioli) per verificare l'eventuale presenza di residui radioattivi e di Escherichia Coli, ed i risultati hanno confermato il fatto che i prodotti commercializzati nei mercati milanesi si possono consumare in piena sicurezza.

NOTIZIARIO

Cesena Fiera intensifica le iniziative Bilancio in utile

ne di Cesena e la Provincia di Forlì-Cesena”. “Ora il nostro impegno è concentrato sull’edizione 2012 di Macfrut. I segnali che arrivano dagli operatori, lasciano prevedere che la prossima edizione sarà quanto meno all’altezza di quella precedente”.

LA COSTIERA

M a g g i o

2012

www.corriereortofrutticolo.it

23


Notiziario “Frutti della cooperazione” protagonista in Francia È positivo il bilancio della “missione” francese dei “Frutti della Cooperazione”, il progetto messo a punto da Fedagri-Confcooperative Emilia Romagna e Gruppo Sigma per accorciare la distanza produzione-mercato e rafforzare il legame tra la filiera produttiva e quella distributiva, entrambi di espressione cooperativa, attraverso la definizione di strategie commerciali condivise. Avviato nel 2011, il Progetto ha varcato i confini italiani e, superando le Alpi, è arrivato a Parigi dove è stato al centro del dibattito dell’Assemblea generale di Felcoop, la Federazione francese delle cooperative ortofrutticole nata nel 1962 per tutelare le imprese associate a livello nazionale e comunitario. In questa occasione, il presidente di Felcoop, Jean-Michel Delannoy, ha manifestato interesse per “I Frutti della Cooperazione”, presentati da Giovanni Bettini, presidente di Fedagri-Confcooperative Emilia Romagna, e Aldo Puccini, presidente onorario del Gruppo distributivo Sigma. “Un obiettivo - ha sottolineato Delannoy - che si sposa perfettamente con la finalità del progetto Agri Confiance messo a punto dalle cooperative agricole francesi attraverso l’organizzazione professionale Coop de France: offrire ai consumatori prodotti ortofrutticoli di alta qualità, ottenuti nel rispetto dell’ambiente e della salute e garantiti da organismi di certificazione indipendenti”. Caratteristiche molto apprezzate dal sistema distributivo d’oltralpe, come ha affermato Serge Papin, presidente di Systéme U, la quarta catena commerciale francese. “E in quest’ottica - ha dichiarato Papin - la nostra insegna ha recentemente siglato con Agri Con24

www.corriereortofrutticolo.it

CorriereOrtofrutticolo

Pac, le coop di 4 Paesi incontrano Pacheco Una delegazione delle organizzazioni cooperative di Francia, Spagna, Italia e Portogallo ha incontrato a Bruxelles il vicedirettore generale della Dg Agricola João Pacheco per discutere la prossima riforma della Politica Agricola Comunitaria (Pac). Il presidente del settore ortofrutticolo di Fedagri-Confcooperative Davide Vernocchi, a nome della delegazione cooperativa, ha richiesto per i due anni che precederanno l’applicazione della riforma, così come sostenuto alla fine dello scorso anno dal Parlamento Europeo, una attualizzazione dei prezzi di ritiro dei prodotti ortofrutticoli che tenga conto dei costi di produzione, nonché la possibilità di attivare strumenti straordinari di ritiro che coinvolgano tutti i produttori europei secondo lo schema adottato per l’emergenza Escheria Coli. “Bisogna agire - ha dichiarato Vernocchi - per poter disporre di strumenti realmente incisivi nell’eventualità in cui si dovessero verificare situazioni di crisi dovute a surplus produttivi”. Pacheco ha confermato che la Commissione sta lavorando ad un regolamento da presentare prima della prossima campagna sulle misure di gestione delle crisi, sia sui ritiri che sulla distribuzione gratuita, pur a fronte delle attuali limitatezze di budget.

E il gruppo di contatto italo-franco-spagnolo chiede correttivi su crisi di mercato e Ocm Soddisfazione per i lavori del Gruppo Misto Ortofrutticoli Italia-Francia-Spagna, riunitosi nei giorni scorsi a Madrid per esaminare congiuntamente i diversi problemi del settore e che ha visto la partecipazione di istituzioni e rappresentanze dei rispettivi Paesi. Per Italia Ortofrutta, la nuova Unione Nazionale frutto della fusione di UIAPOA e UNACOA, erano presenti Gianni Petrocchi e Vincenzo Falconi. Tra gli scambi di informazioni su alcuni comparti (fragole, aglio, pomodoro da mensa, pesche) ci si è soffermati in particolare sulle dinamiche dell'attuale campagna pesche e nettarine. Si è affrontata, infine, la problematica relativa ai miglioramenti della normativa comunitaria sulle crisi di mercato e sulla nuova OCM unica post 2013. Il Gruppo ha ribadito l'importanza che alcuni correttivi vengano predisposti dalla Comunità Europea prima della prossima campagna estiva. fiance una partnership che interessa la filiera dei legumi”. Il dialogo proseguirà nei prossimi mesi con la probabile partecipa-

zione di Serge Papin alla convention annuale del Gruppo Sigma. Sino ad oggi i “Frutti della Cooperazione” hanno coinvolto complessivamente 160 punti vendita Realco, centro distributivo aderente a Sigma concentrati prevalentemente sul territorio emiliano-romagnolo ed in particolare a Reggio Emilia, Modena, Bologna, Parma, Piacenza e Ravenna. M a g g i o

2012


n N

CorriereOrtofrutticolo

Frutta nelle scuole ha registrato in Lombardia una folta partecipazione, che ha superato quest’anno i 440.000 alunni. Per l’assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia Giulio De Capitani “gli effetti positivi di questa iniziativa - ha detto De Capitani - si riflettono non solo sui comportamenti di consumo dei piccoli alunni lombardi, ma anche sullo stesso comparto ortofrutticolo. Promuovere un’alimentazione sana a base di frutta e verdura, educare alla qualità dei prodotti certificati o coltivati secondo i metodi biologici, incoraggiare il consumo secondo i criteri legati alla stagionalità dei prodotti significa consegnare alle giovani

Monitoraggio Ismea delle aziende in crisi Il Consiglio di Amministrazione dell’Ismea ha deciso di costituire un Gruppo di monitoraggio sulle condizioni economico-finanziarie delle aziende agricole che hanno rapporti con l’Istituto. Il monitoraggio consentirà di valutare, di volta in volta, le situazioni e le soluzioni più idonee per salvaguardare la continuità delle imprese. L’Ismea che attraverso diversi strumenti favorisce l’accesso al credito in agricoltura, ha già aderito, relativamente alle garanzie prestate alle aziende agricole, alla nuova moratoria dell’Abi per il credito alle Pmi. Le aziende possono segnalare la crisi ai numeri 06-855.68.319 e 06-855.68.260, o con una mail a gruppocrisi@ismea.it

generazioni un patrimonio duraturo di conoscenze e di valori”. Nel programma “Frutta nelle Scuole” confluiscono le esperienze di “Ortocircuito” e delle “Fattorie didattiche”. Ma le iniziative in Lombardia si stanno moltiplicando grazie al protocollo di intesa “Verso Expo 2015”. Nel corso della conferenza stampa è stata resa nota una dichiarazione del ministro Mario Catania: “Contiamo ha scritto il ministro - di ottenere simili risultati anche per il prossimo anno scolastico, con la quarta edizione consecutiva di “Frutta nelle scuole”, che sarà realizzata grazie alle risorse stanziate dalla Ue, che ha assegnato al nostro Paese oltre 20 milioni e di euro, ai quali si aggiungeranno i fondi nazionali cofinanziati dal Ministero dell'Economia, per un totale di oltre 35 milioni di euro, permettendo così di raggiungere anche per il 2012-13 più di un milione di bambini”.

NOTIZIARIO

Frutta nelle scuole, 440 mila alunni coinvolti in Lombardia

ORTOFRUIT

M a g g i o

2012

www.corriereortofrutticolo.it

25


Roncaglia&Wijkander

Ricca di vitamine A, B, PP e C, ideale come coadiuvante della cura degli stati influenzali

Ricca di antiossidanti contro l'invecchiamento

Effetti benefici sulla microcircolazione Una sferzata di energia, ideale per chi pratica sport

Rosaria è l'arancia rossa coltivata alle pendici dell'Etna da un gruppo di produttori associati secondo rigorose tecniche di produzione integrata. Fresca, succosa, profumata e con la caratteristica pigmentazione “rossa”: infatti, grazie alla forte escursione termica tra il giorno e la notte, si accelera il processo di pigmentazione che fa diventare rosse le arance e che dà loro un'inconfondibile ricchezza organolettica.

Oggi Rosaria è anche una spremuta 100% di arance rosse, sempre fresca e disponibile tutto l’anno.

Finanziato con i contributi della Comunità Europea. Regg. CE 1234/2007 - 543/2011. Programma Operativo 2009/2013. Programma Esecutivo 2012. Azione n. 3


PRIMO PIANO

CorriereOrtofrutticolo

Mirko Aldinucci

È dunque Marco Salvi il nuovo presidente di Fruitimprese. Il passaggio del testimone con Luigi Peviani, che ha guidato l’associazione per tre mandati a partire dal 2003, è avvenuto nell’assise elettiva del 20 aprile scorso a Roma. L’imprenditore ferrarese, cui dedichiamo un’ampia intervista a partire da pagina 33, è stato eletto all’unanimità confermando le previsioni della vigilia, riportate in anteprima dal nostro sito www.corriereortofrutticolo.it Il giorno prima della nomina l’associazione degli esportatori ed importatori, colosso capace di aggregare aziende in grado di esprimere 4 miliardi e mezzo di euro di fatturato, un terzo dei quali derivanti da vendite all’estero, aveva celebrato l’assemblea annuale dalla quale è emerso un quadro a tinte piuttosto fosche, ma comunque non disastroso, dell’ortofrutta made in Italy. Che però, come ha detto in apertura del convegno intitolato “Il futuro del sistema ortofrutticolo italiano tra struttura e congiuntura”, il professor Roberto Della CaM a g g i o

2 0 1 2

OBIETTIVO EXPORT

È il momento di osare

P

Il futuro del sistema ortofrutticolo italiano - gravato da una forte crisi strutturale - al centro dell’assemblea 2012 di Fruitimprese, l’ultima con Luigi Peviani alla presidenza

SALDO ATTIVO 2011 IN CALO SUL 2010

sa, ha il “difetto” di camminare mentre a livello internazionale i competitor, soprattutto quelli emergenti, corrono. Una crisi che parte da lontano “Questa crisi, che è strutturale ha detto il docente, che ha preso la parola dopo l’introduzione del giornalista di Rai1 Attilio Romita

- parte da lontano ed è accentuata, ma non causata, dal calo di consumi accusato dal mercato nazionale ed europeo. Si registra un’attenzione crescente al concetto di locale, ma l’Italia, deve esportare molto di più. Il valore dell’export in 10 anni da noi è cresciuto del 110%, nel mondo del 240%”. Nel settore, ha incalzato www.corriereortofrutticolo.it

27


OBIETTIVO EXPORT

P rimo piano

28

Della Casa serve specializzazione ma occorre anche portare emozione: “facciamo bellissimi prodotti poco ricchi di appeal, spesso anonimi e relegati a commodities”. Il docente ha fatto l’esempio delle pere, emblema del periodo travagliato in cui versa il settore: dal 2000 al 2009 è stata ridotta lievemente la produzione, si è perso il 16% dei consumi interni riducendo l’export dal 15,7% a 15,4%, a fronte di un import sostanzialmente stabile. E mentre flettono i consumi e aumentano in modo sensibile gli italiani che hanno acquistato ed intendono acquistare direttamente dal produttore, cresce la “pressione” su frutta e verdura, oggetto spesso di promozioni “da volantino” esasperate. L’ortofrutta italiana vola basso, dovrebbe ragionare con la logica della “categoria” per andare incontro ai desideri del consumatore, ha detto ancora Della Casa: grazie ad aree dedicate nella Gd inglese, i “berries” (protagonisti della Scheda prodotto di questo numero ndr), in terra angolasassone sono diventati la prima referenza ortofrutticola in termini di vendite, più ancora di mele e banane, crescendo del 92% dal 2005 al 2011. Bisogna segmentare l’offerta e poi creare il mercato, non viceversa, ha proseguito Della Casa secondo cui occorre cambiare prospettiva: dal prodotto al desiderio andando oltre il servizio www.corriereortofrutticolo.it

CorriereOrtofrutticolo

per passare al “beneficio”. Un cenno poi alle norme che regolano il settore: l’articolo 62 del Decreto Salva Italia (pagamenti dei deperibili entro 30 giorni, obbligo di contratti scritti), ha detto Della Casa, non è la panacea di tutti i mali: ci sono già tante regole, il problema è il loro reale rispetto. Il provvedimento andrebbe poi valutato in sede di applicazione tecnica specie sulle piccole partite e nell’import-export per non alterare condizioni di mercato nell’ambito della Ue. Occorrerebbe inoltre arrivare al prezzo netto in fattura e alla revisione dei contributi: scontistica incondizionata e costi accessori pesano sugli operatori ha detto ancora Della Casa, che ha concluso segnalando altri temi caldi del comparto (Barriere fitosanitarie,

dazi doganali, vincoli all’export, orari dei mercati…) e dichiarando, con particolare riferimenti all’accordo Ue-Marocco sugli agrumi, che “quello in cui operano le aziende in realtà è un mercato globale dominato dal protezionismo in cui la reciprocità si gioca sulle alleanze trasversali: occorre un nuovo profilo di lobbing, occorre capacità negoziale”. Peviani: no frutta “commodity” Il past president Luigi Peviani prima di illustrare le slides che testimoniano come l’import-export italiano nel 2011 abbia sostanzialmente tenuto rispetto al 2010, ha definito il quadro economico difficile “penalizzante per il consumo di prodotti considerati non indispensabili come i nostri”. M a g g i o

2 0 1 2


PRIMO PIANO

CorriereOrtofrutticolo

M a g g i o

2 0 1 2

OBIETTIVO EXPORT

Giudizio nettamente positivo sull’attuale esecutivo: “Il governo Monti ha migliorato la visibilità del Paese all’estero mettendo al centro i veri problemi per risanare i conti pubblici. Speriamo orienti l’azione su l’aspetto fiscale e poi alla crescita, che non sarà facile, dando prova di forza sulla spending review. Il settore è preoccupato ma tiene e garantisce livelli invariati di occupazione”. “Il nuovo ministro dell’Agricoltura Mario Catania - ha detto Peviani - ci ha molto impressionato, ha una visione dall’alto applicabile al quotidiano. Non si era mai vista tanta competenza. Ha insistito sull’aggregazione dell’offerta che non deve necessariamente avvenire tramite Op e cooperative ma con un approccio più laico studiando nuove forme associative; al Sud verranno elaborate formule alternative e aggregative diverse dalle attuali”. Come reagire alle difficoltà nell’export e ai consumi contratti? Peviani ha stilato un mini elenco: integrando il modello individualistico, che oggi va ripensato; costruendo un sistema organico e funzionale attraverso un tavolo di confronto anche con il Mipaaf; elaborando analisi e progettualità; valorizzando il Made in Italy; attraverso ricerca e formazione qualificata e qualificante. Il Made in Italy ha detto Peviani è appannato rispetto alla fine del secolo scorso non solo per l’immagine non proprio positiva dell’Italia ma anche per una standardizzazione di proposte “figlie” anche dell’aumento dell’importanza delle multinazionali, che propongono le stesse varietà in tutto il mondo. “Servono valori tecnici imprescindibili e peculiarità del nostro territorio per emergere”, ha affermato l’imprenditore milanese. “Non è più accettabile produrre commodity in aree non vocate con prodotti non adatti. Serve una chiave di lettura più funzionale riallacciandosi a quello che l’industria agroalimentare ci in-

P

segna “sfornando” prodotti funzionali, ad alto valore aggiunto”. “I consumi sono a picco quindi dobbiamo esportare verso nuovi mercati con prodotti idonei, sfruttando le opportunità della logistica (che fanno costare poco l’export oltremare), che deve però essere più competitiva e accessibile”, ha concluso Peviani. “Bisogna ridurre la burocrazia e fare controlli ma senza ostacolare le imprese in modo ossessivo, con tempistiche diverse, anche a livello di Agecontrol. E poi c’è un’altra nota dolente: le certificazioni, che si sovrappongono facendo lievitare i costi…”. Stefàno: dalle parola ai fatti Per Dario Stefàno coordinatore della Commissione Politiche agricole nazionale, l’Italia si è

presentata sul mercato globale con approssimazione. Ha sofferto e soffre gli effetti di una politica nazionale modesta. “Servono regole per difendere l’autenticità e la qualità dei nostri prodotti. Certo, Catania è un buon Ministro, ma da un governo tecnico ci si può aspettare di più con regole e strumenti. E’ finito il tempo di annunciare la necessità di creare aggregazioni; si passi dalle parole ai fatti, associazioni come Fruitimprese devono essere fornite di strumenti che premino aggregazioni, con misure capaci di accompagnare e rendere solide relazioni le nostre realtà produttive e commerciali nel rispetto delle regole. Come sistema delle regioni non abbiamo soldi per servire il sistema produttivo ed “accompagnarlo” all’estero. www.corriereortofrutticolo.it

29


OBIETTIVO EXPORT

P rimo piano

30

CorriereOrtofrutticolo

Eppure siamo titolari di delega costituzionale. È un problema di disponibilità? Non credo. Il problema è la ricetta da adottare. Abbiamo bisogno di regole nuove e idee. Da scrivere con gli operatori. I cinque grandi temi posti da Rabboni al summit di Bologna di metà aprile sono di stimolo ma non bastano, urge rafforzare il sistema produttivo che ha poche possibilità di riuscire se non accompagnato da diplomazia istituzionale. Vogliamo un tavolo con gli agricoltori e gli altri operatori della filiera affinché emergano input interessanti. Dal Moro: problema qualità Per il veronese Gianni Dal Moro, componente la commissione agricoltura alla Camera l’agricoltura in Italia è bistrattata, come dimostra il fatto che vi siano stati quattro ministri in una legislatura. “Nel resto del mondo, agroalimentare e food contano molto di più: gli altri Paesi hanno capito che nel breve periodo lo scenario dell’alimentazione cambierà radicalmente, i Paesi emergenti chiederanno sempre più cibo. Un problema che diverrà serissimo in pochissimo tempo: l’Italia si troverà a dover affrontare competitor con più superfici, meno costi e con il know how che abbiamo loro insegnato”. E la Pac? “Le risorse sono minori e i Paesi della Ue di più, sarà partita difficile ed abbiamo bisogno di fare sistema. Quanto allo specifico dell’ortofrutta dico che occorre aiutare chi lavora nell’export partendo da chi c’è già ed è consolidato”. “Però - ha concluso Dal Moro - c’è anche un problema di qualità dei prodotti che non va sottaciuto e di cui mi sono reso conto quando ero presidente di Veronamercato”. Il presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro ha inviato un videomessaggio in cui ha sottolineato che si è nel pieno del dibattito Pac ed è il momento delle proposte. “Ci auguriamo che questa riforma possa essere profonwww.corriereortofrutticolo.it

Export dinamico nel primo bimestre 2012 La bilancia commerciale migliora Nei primi due mesi del 2012 sono aumentati i flussi di esportazione e diminuiti quelli in import. In valore, segno negativo sia in export che in import. Il saldo è di circa 250 milioni di euro con un incremento del 7,2% rispetto allo stesso periodo del 2011. Complessivamente nel primo bimestre l’Italia ha esportato quasi 700.000 tonnellate (+6,8%) per un valore di 650 milioni di euro (-7%). In aumento i flussi di ortaggi (+5,9%), frutta fresca (+15,1%) e frutta secca (+10,7%); in flessione gli agrumi (-6,9%). In valore segno negativo per tutti i comparti ad eccezione della frutta secca che ha fatto registrare un incremento del 28,8%. Per quanto riguarda le importazioni l’Italia ha importato circa 500 mila tonnellate di ortofrutticoli (-5,7%) per un valore di 400 milioni di euro (-14,2). Tra i singoli comparti incremento in volume solo per gli agrumi (+37,2%); per gli altri andamento negativo: ortaggi (-8,1%), frutta fresca (-10%), frutta secca (-17,7%) e frutta tropicale (-10,1%). Anche in valore segno negativo per tutti i comparti ad eccezione degli agrumi (+23,9%). Agroalimentare, 2011 positivo. Anno molto positivo il 2011 per le esportazioni dei prodotti agroalimentari italiani. I primi undici mesi hanno fatto registrare un incremento in valore dell’8,5%, consolidando l’ottima performance del 2010 (+11,3%). Tra i principali Paesi di destinazione, i dati aggiornati a novembre 2011 indicano aumenti dei flussi in valore verso la Germania (+5,4%), la Francia (+9,2%) e il Regno Unito (+2,8%). Tra i Paesi extra Ue (+13,5%) spiccano gli Usa (+10,8%). damente rivisitata per mettere le imprese al centro del mercato e dare competitività alle aziende. Fruitimprese, in ogni caso è uno dei fiori all’occhiello, la parte migliore del settore ortofrutticolo italiano”. Dopo l’assemblea, piacevole evento conviviale a Cinecittà con consegna di un riconoscimento

al presidente Peviani da parte dei vicepresidenti Danila Bragantini e Giacomo Suglia a nome di Fruitimprese e con un filmato che ha ripercorso le principali tappe dei nove anni al vertice dell’ex Aneioa, che ha cambiato denominazione proprio durante la sua presidenza. mirko.aldinucci@corriereortofrutticolo.it M a g g i o

2 0 1 2



OBIETTIVO EXPORT

P rimo piano

CorriereOrtofrutticolo

FOTOGALLERY DI ASSEMBLEA E SERATA DI GALA FRUITIMPRESE

In alto da sinistra: l’inizio dell’assemblea con Romita che presenta Peviani e Della Casa; la platea; gli interventi di Dal Moro, De Castro e, qui a sinistra, Stefàno; la serata a Cinecittà con l’intervento di Peviani, affiancato da Romita, uno dei tavoli e la consegna di un riconoscimento al past president da parte dei “vice” Bragantini e Suglia.

32

www.corriereortofrutticolo.it

M a g g i o

2 0 1 2


COPERTINA

CorriereOrtofrutticolo

C

PROTAGONISTI

«Il settore è vecchio» ●

Lorenzo Frassoldati

Marco Salvi, che cosa ha detto a Gino Peviani, assumendo la presidenza di Fruitimprese? “L’ho ringraziato per aver gestito la nostra associazione per nove anni, con eccellenti risultati. L’associazione si è ricompattata, col ritorno degli importatori; è cresciuta la compagine sociale e oggi FruitImprese è presente su tutti i tavoli che contano per le questioni ortofrutticole. Mi muoverò in continuità con la presidenza di Gino, adeguandomi alle esigenze del mercato”. FruitImprese rappresenta un sistema che tra import ed export vale molti miliardi di euro. L’impressione è che alla indiscutibile rappresentanza economica non corrisponda altrettanto peso politico, nel senso di far valere questo peso economico sui tavoli istituzionali… “Le cose sono cambiate negli ultimi anni, si sono fatti passi in avanti. Oggi FruitImprese è interlocutore credibile e ascoltata a tutti i livelli. Insomma, c’è da fare ma siamo sulla buona strada”. L’ortofrutta soffre di una debolezza di immagine: un sistema che pesa tanto in termici economici e sociali, pilastro della Dieta mediterraM a g g i o

2 0 1 2

Il neo-presidente di Fruitimprese Marco Salvi plaude al lavoro del predecessore Peviani ma auspica un cambio di marcia nel settore. Con marketing, accordi, regole più eque

nea e del made in Italy all’estero, non riesce ad affrancarsi da una immagine semplicistica e riduttiva: la bottega del fruttivendolo, il mercatino rionale, il reparto del market dove il prodotto spesso viene gestito in maniera “poco accurata”, per non dire peggio. Chi deve comunicare i valori dell’ortofrutta se non i suoi protagonisti? “Certamente il comparto ha qualche autocritica da fare in proposito. Per troppo tempo abbiamo pensato che la frutta e verdura si vendessero da sole, che la nostra posizione di leadership produttiva bastasse a risolvere tutti i problemi… Bisogna andare oltre frammentazione e individualismo per lavorare di più sul sistema, su obiettivi comuni, primo dei quali deve essere invertire la tendenza dei consumi. Siamo un settore forte ma vecchio nell’immagine, con poca innovazione e comunicazione. Qui c’è tanto da lavorare”. Quando si parla di carovita, spesso l’ortofrutta viene tirata in ballo

senza alcuna colpa o responsabilità. Ricordiamo tutti le polemiche sulle zucchine d’oro a gennaio o quest’anno i titoli sui prezzi “alle stelle” per le gelate quando invece stavano più o meno nella normalità. C’è da sperare che il presidente Salvi non sia più disposto a tollerare questa mistificazione? Come si può reagire? “In parte ho già risposto prima: dobbiamo comunicare di più, raccontare la realtà dei fatti oltre le tante mistificazioni mediatiche. I nostri prezzi magari sono fermi a vent’anni fa ma il consumatore non lo sa e qualcuno ci specula sopra. Dobbiamo raccontare di più il nostro mondo e meglio comunicare i nostri valori”. Sull’art. 62 si profila un braccio di ferro con la Grande distribuzione, che diserta anche i tavoli dell’Interprofessione. I privati dell’ortofrutta, che con la Gdo si confrontano (e si scontrano) tutti i giorni, hanno proposte in merito? “Abbiamo le nostre proposte che saranno raccolte in un documenwww.corriereortofrutticolo.it

33


PROTAGONISTI

Copertina to che daremo al ministro. Ribadisco la sostanza: l’art.62 va visto come una opportunità per riscrivere i rapporti commerciali con la Gdo nella massima trasparenza e nell’interesse di tutta la filiera. Certamente l’art.62 non deve essere l’occasione per aprire un nuovo fronte di scontro, che sarebbe distruttivo per tutti. Oggi il tema è: invertire la tendenza, far crescere i consumi e qui con la Gdo dobbiamo essere alleati. Certo, oggi nei rapporti contrattuali con le catene della distribuzione moderna c’è troppa confusione. Servono regole chiare e non penalizzanti per una sola parte: i margini per trovare la quadra ci sono”. In estrema sintesi le priorità per il comparto sono tre: aumentare i consumi, esportare di più , rendere le imprese più competitive a partire dai costi, in primis quello del lavoro. In definitiva: più certezza di reddito per le imprese. Presidente Salvi, su questi temi qual è la progettualità dei privati? “Sono proprio queste le priorità di fondo su cui lavorare. Dei consumi ho detto. Per rilanciare l’export servono maggiori collaborazioni tra imprese uscendo da una logica individualista. Occupare i mercati emergenti, dove crescono ricchezza e consumi, è possibile attivando sinergie dentro FruitImprese e anche fuori. L’esempio dei melai del Trentino Alto Adige che si sono uniti per affrontare il mercato russo è significativo. Infine il costo del lavoro, che per noi è uno svantaggio competitivo. Qui il dipendente costa tanto e porta a casa poco. Ridurre il costo del lavoro sarebbe certamente un grande assist per la ripresa: vedremo se il Governo, con le scarse risorse disponibili, avrà la forza di fare qualcosa”. FruitImprese non rappresenta tutto l’universo privato di settore: come contate di far crescere i vostri associati? “È il momento di coinvolgere di 34

CorriereOrtofrutticolo

www.corriereortofrutticolo.it

più le nostre imprese sul territorio in iniziative rivolte alle imprese non socie. FruitImprese deve andare oltre la semplice prestazione di servizi per puntare verso iniziative orientate al mercato. Con il Cda e i vicepresidenti studieremo momenti di confronto nelle zone vocate per i singoli prodotti”. Il sistema Ortofrutta Italia forse soffre anche della mancanza di una cabina di regia, di una stanza di compensazione in cui conciliare i diversi interessi. Il Cso di Ferrara con l’allargamento della rappresentanza e l’impulso all’internazionalizzazione punta ad andare oltre la semplice fornitura di servizi. Lei vede un nuovo ruolo per il Cso? “Certamente. Avevamo sperato nell’OI come tavolo di confronto ma i tempi non sono ancora maturi. Il Cso è cresciuto molto in questi anni ed è giusto utilizzare al meglio questa esperienza positiva. Di una cabina di regia nazionale c’è certamente bisogno: sottolineo l’aggettivo ‘nazionale’. Bisogna allargare gli orizzonti, lasciando da parte regionalismi e campanilismi”.

Il prodotto ortofrutta resta ancora nell’immaginario collettivo una commodity di massa, anonima e indistinta. E questo pesa anche sul fronte export. Temi come la comunicazione dei valori qualitativi, l’innovazione, la territorialità, la distintività (che hanno fatto la fortuna del vino) qui non sono all’ordine del giorno. La crisi poi spinge il consumatore verso il primo prezzo, le offerte e le promozioni. Come in una spirale perversa tutto questo colpisce doppiamente il mondo produttivo, che vede da un lato il calo dei redditi e dall’altro l’aumento dei costi produttivi e nuove imposizioni fiscali. Come se ne esce? “L’analisi è questa. Se non riusciamo ad essere competitivi nelle commodity per la nostra struttura dei costi, bisogna spingere sull’internazionalizzazione, sui mercati nuovi dove affermare prodotti simbolo del made in Italy. Il nostro mercato di riferimento non può più essere solo l’Europa ma il mondo, e qui serve il sistema Italia, con l’appoggio delle istituzioni e della diplomazia per superare vecchie e nuove barriere. Quanto ai valori M a g g i o

2 0 1 2


CorriereOrtofrutticolo

Salvi, un gruppo familiare le cui origini risalgono alla fine dell’800 quando Luigi Salvi, nonno dell’attuale titolare, raccoglieva la frutta dai contadini della campagna bergamasca e, con un carro trainato da un cavallo, la portava al mercato di Bergamo per la vendita. Negli anni ’50 l’attività viene trasferita a Ferrara, polo centrale in quegli anni della produzione e commercializzazione dell’ortofrutta. Il 1968 è l’anno di svolta: l’azienda Salvi inizia a produrre direttamente la frutta non solo allo scopo di completare l’approvvigionamento ma, soprattutto, per introdurre nella zona le più avanzate tecniche di coltivazione. Il modello organizzativo sperimentato con successo nel Ferrarese, che parte con la coltivazione delle piante da frutto (vivai) e termina con la vendita del prodotto finito, si trasferisce al Sud a Battipaglia, in Campania, e, successivamente, a Scanzano Jonico, nel Metapontino in Basilicata. Da quel momento il Gruppo Salvi diventa una realtà nazionale e inizia ad operare lungo l’intera filiera di produzione. Servono soluzioni organizzative più avanzate e negli anni ’90 il gruppo evolve in vera e propria società consortile, Unacoa Spa, dove gli agricoltori non sono più semplici fornitori ma soci di un grande gruppo. Arrivano le normative comunitarie che incentivano l’aggregazione del prodotto e nascono le Organizzazioni produttori Afe e Cjo. Oggi il gruppo Salvi-Unacoa non è solo un punto di riferimento per la propria clientela, italiana ed estera; ma è riuscito a diventare un “partner - specialista di prodotto” per le catene della Gdo italiana e straniera. Il modello vincente del gruppo ferrarese è la capacità di intervenire in ogni fase della filiera di produzione dell’ortofrutta. Nel primo stadio, quello del vivaio, è operativa principalmente la società agricola Salvi Vivai S.S. che produce piante di fragola, piante da frutto e portinnesti destinati alla vendita, tanto alle aziende del gruppo, quanto ai mercati esterni. Della fase di produzione della frutta si occupano i circa 1.000 produttori agricoli associati distribuiti nelle aree vocate di tutto il territorio italiano; anche Salvi interviene direttamente nella produzione apportando il proprio know-how e sviluppando sempre nuove tecniche di produzione. Una rete di cooperative operanti in tutta l’Italia hanno il compito di far confluire nella filiera i frutti dei produttori italiani. Queste strutture di raccolta sono dislocate nelle principali zone vocate di produzione, per ridurre al minimo i tempi di condizionamento e preservare al meglio la qualità del prodotto appena raccolto. SalviUnacoa infine è il terminale per la vendita del prodotto finito col marchio “Salvi” in prevalenza verso la grande distribuzione italiana ed estera e verso i principali distributori europei. Con le società controllate il gruppo ferrarese raggiunge un fatturato annuo attorno ai 150 milioni di euro. (L.Frass.)

M a g g i o

2 0 1 2

dell’ortofrutta, ribadisco: la comunicazione è una priorità, è incredibile vedere che l’industria sfrutta e comunica le qualità salutistiche e organolettiche dei nostri prodotti più e meglio di noi. Ma il mondo industriale si rinnova ogni giorno, noi invece restiamo un po’ vecchi, fermi agli schemi del passato. Dobbiamo avere il coraggio delle novità, innovare con decisione e fantasia, usando tutti gli strumenti del marketing”. Il ministro Catania ha fatto importanti aperture al mondo privato, sollecitando il superamento di vecchie formule e modelli obsoleti. Gran parte del mondo FruitImprese svolge le stesse funzioni della cooperazione: però se una Op fa ag-

C

PROTAGONISTI

Salvi Story. Da Bergamo a Ferrara, un secolo nell’ortofrutta. Nel 1968 la svolta

COPERTINA

gregazione viene tutelata e incentivata dalla normativa comunitaria, il privato invece resta discriminato. Ha ancora senso? “Sono decenni che diciamo che non ha senso distinguere tra produttori di serie A e di serie B sul fronte aggregazione. Adesso lo dice anche un ministro ed è una piccola rivoluzione di cui siamo grati a Mario Catania. Se servono più aggregazione, più offerta concentrata, se questa è l’imperativo categorico, perché continuare a penalizzare i privati quando fanno lo stesso mestiere di coop e Op? È un bel punto di partenza su cui cominciare a lavorare”. ● www.corriereortofrutticolo.it

35


A ttualità

CorriereOrtofrutticolo

“Svecchiare” l’uva raccontandola e ricostruendone l’immagine ●

Eugenio Felice

L’uva da tavola? Prodotto noioso. Parola del professor David Hughes (nella foto a destra), esperto di marketing presso l’Imperial College di Londra, intervenuto con una relazione brillante e convincente al convegno GrapePassion, tenutosi a Rutigliano lo scorso 12 aprile e organizzato dallo stesso Comune di Rutigliano. Hughes ha intrattenuto la platea con dei consigli utili e ben argomentati, a supporto dei quali ha illustrato alcuni dati statistici che evidenziano un doppio fenomeno: da una parte l’invecchiamento costante della popolazione e il calo nei consumi di ortofrutta nei Paesi più industrializzati, dall’altra il boom delle economie emergenti, Cina e India in testa, e la crescente concorrenza in un mercato sempre più globalizzato. Dove ci sarà il maggiore incremento di popolazione da qui al 2050? In Africa, che passerà da uno a due miliardi di abitanti. L’Asia crescerà, ma meno velocemente: da 4,1 a 5,1 miliardi di abitanti. Crescerà anche il Nord America, da 300 a 500 milioni di abitanti. Chi rimarrà al palo? La vecchia Europa, stabile a 700 milioni di abitanti. Il Giappone addirittura arretrerà: da 160 a 130 milioni. La popolazione mondiale salirà nel 2050 a 9 miliardi di persone. C’è poi l’andamento dei consumi di ortofrutta fresca, poco confortante, dato che in Europa stanno calando di anno in anno, a causa degli attuali stili di vita, sempre più frenetici, in cui il tempo dedicato alla preparazione dei pasti è sempre più risicato. Non solo, aumenta di giorno in giorno la concorrenza di succhi di frutta, smoothies, insalate pronte, verdure cotte, zuppe fresche e altri prodotti pronti al consumo. 36

www.corriereortofrutticolo.it

La “ricetta” del professor David Hughes, al convegno GrapePassion di Rutigliano, per rilanciare un frutto relegato oggi a commodity. L’esempio dei piccoli frutti in Inghilterra

Hughes ha portato nella sua relazione vari esempi di questo tipo. Prodotti con un design accattivante, promossi con campagne pubblicitarie importanti che fanno leva sugli aspetti soggettivi e irrazionali del processo di acquisto (marketing emozionale). E l’uva da tavola? Ormai è considerata una commodity, un prodotto da prezzo, esposto tutto l’anno in modo noioso e anonimo nei punti vendita. Nessuno poi, secondo Hughes, conosce la provenienza dell’uva da tavola, almeno nel Regno Unito, che rappresenta il maggiore mercato europeo per questo articolo, con vendite sopra i 600 milioni di euro l’anno, il doppio rispetto all’Italia. In un mercato in cui la private label la fa sempre più da padrona, il consumatore inglese associa l’origine del prodotto più all’insegna del retailer che alla provenienza effettiva del prodotto. Non solo, l’unica uva con semi ammessa è la Red Globe, l’uva con semi verde non ha mercato - sempre nel mercato inglese - e l’uva verde seedless è quella da primo prezzo, mentre sono considerate premium le varietà rosse o nere.

Quindi l’invito del professore: l’uva italiana è “il terzo segreto di Fatima”, la conoscono in pochi, va raccontata la sua storia, va presentata in modo più accattivante, facendo leva sul “made in Italy”, dato che il nostro Paese è universalmente apprezzato per la bontà del suo cibo, bisogna puntare infine a varietà seedless perché quelle sono oggi le varietà richieste dal mercato. È necessario, in buona sostanza, investire in massicce campagne di marketing. Fantascienza? Hughes ha portato l’esperienza, che lo ha visto coinvolto in prima persona, delle fragole e dei piccoli frutti sul mercato britannico: i produttori si sono riuniti nel comitato British Summer Fruits (britishsummerfruits.co.uk) che sta investendo un milione di euro l’anno nel mercato interno per iniziative di marketing. Il risultato? I consumi di fragole e piccoli frutti nel Regno Unito stanno crescendo a due cifre ogni anno e si calcola che il ritorno annuo dell’investimento sia di 25 milioni di euro, a dimostrazione che la pubblicità rimane sempre l’anima del commercio. ● M a g g i o

2012


A

CorriereOrtofruttIcolo

Le prime previsioni indicano un aumento dei raccolti in quasi tutti i principali Paesi produttori del continente. Con il rischio, ancora una volta, di prezzi non remunerativi Le prime previsioni di produzione di albicocche, pesche e nettarine in Europa evidenziano un’offerta diversificata e in evoluzione nei principali paesi produttori. E il rischio di una campagna dai prezzi bassi è quanto mai concreto. Le albicocche sono in crescita in tutti i Paesi e l’offerta complessiva è stimata in circa 594.000 tonnellate pari a +21% rispetto alla campagna 2011 ma va rimarcato il fatto che l’anno scorso la produzione di albicocche è stata fortemente deficitaria in tutta Europa. Per le pesche da consumo fresco si prevede, per il 2012, un livello produttivo europeo pari a 1.481.000 tonnellate, un punto percentuale in più rispetto al 2011 e +5% sulla media del quinquennio 2006-2010. In Spagna le pesche da consumo fresco potrebbero avvicinarsi alle 410.000 tonnellate, +2% rispetto allo scorso anno, che corrisponde ad oltre il 30% in più rispetto alla media dell’ultimo quinquennio. Presentano un’offerta maggiore a quella già elevata del 2011, la Catalogna e l’area di Rioja, Navarra ed Aragona, tutte regioni con una stagionalità simile alle regioni settentrionali italiane. Sono le pesche piatte in Spagna a determinare l’impulso produttivo con un incremento di +40% rispetto all’anno scorso solo nella regione Catalogna, andando a compensare la riduzione degli impianti più tradizionali. In Francia l’offerta di pesche da consumo fresco è prevista in calo di un punto percentuale rispetto alla scorsa stagione mentre in Italia le prime stime indicano, M a g g i o

2012

ATTUALITÀ

Pesche e albicocche Estate di passione?

Accordo zoppo La Gdo non firma l’intesa interprofessionale dedicata alla frutta estiva per quest’anno, circa 703.000 tonnellate, un livello simile alla scorsa annata. Per quanto riguarda le percoche la produzione europea sembrerebbe porsi sulle 748.000 tonnellate +1% rispetto allo scorso anno. La flessione degli investimenti interessa molte aree ed il livello produttivo previsto per il 2012 risulta più basso del 24% rispetto alla media 2006-2010. Per le nettarine l’offerta europea dovrebbe registrare un -1% sul 2011, con un totale di 1.507.000 tonnellate. Solamente la Grecia evidenzia un’offerta superiore allo scorso anno (+7%) ma Spagna ed Italia presentano una stima simile (entrambe -1%) e solo la Francia flette lievemente (-5%). Nel caso delle nettarine gli incrementi previsti in Catalogna e Rioja/Navarra/Aragona potrebbero non compensare completamente le flessioni attese nelle regioni di Valencia, Andalusia e Murcia. Le produzioni greche e francesi risultano comunque inferiori (rispettivamente -7% e -10%) alla media dell’ultimo quinquennio.

No all’immissione sul mercato del fresco di prodotto classificato come seconda categoria in base alle normative Ue, di qualunque origine o provenienza, nonché dei frutti di calibro D a partire dal primo giugno, mentre per i frutti di calibro C è ammessa l’immissione sul mercato limitatamente alle cultivar a maturazione precoce e medio-precoce. Lo prevede l’accordo raggiunto a metà maggio dall’organismo Interprofessionale del comparto ortofrutticolo nazionale, trasmesso al Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali per le verifiche di competenza, che dovrebbe regolare la commercializzazione delle pesche e delle nettarine. Un’intesa deliberata all’unanimità dei presenti dal Consiglio di Amministrazione dell’Oi ma su cui pesa l’assenza dei rappresentanti della grande distribuzione. “L’accordo con la sua tempestività e con le sue chiare specifiche di miglioramento della qualità e della commercializzazione delle pesche e delle nettarine in Italia, è la prima vera risposta della filiera alla terribile risulwww.corriereortofrutticolo.it

37


A ttualità Prezzi dei ritiri, nessuna revisione Preoccupazione tra gli operatori La frutta estiva rischia anche quest’anno di entrare in crisi, specie se la produzione sarà abbondante. C’è infatti da registrare la mancata revisione dei prezzi di ritiro da parte dell’Unione Europea, attualmente fissati a 21,26 euro il quintale per le albicocche e a 26,90 euro il quintale per pesche e nettarine, a fronte di costi di produzione medi di 40 euro. Il commissario europeo all’Agricoltura Dacian Ciolos aveva promesso sarebbero aumentati entro maggio, prima dell’avvio della campagna estiva; ma così non è stato. L’aumento dei prezzi è stato fortemente richiesto dai principali produttori europei, Italia in primis. Ma Bruxelles ha per ora “congelato” questa possibilità. La situazione potrebbe sbloccarsi entro il prossimo comitato del 18 giugno. Duro il commento delle istituzioni e degli operatori del settore. Paolo Bruni, presidente Cogeca, ha dichiarato a Il Sole 24 Ore: “Trovo contraddittorio che si tenda a proporre nella futura Politica agricola il modello ortofrutticolo e poi, contemporaneamente, non si dia seguito a modifiche da tempo richieste per evitare ulteriori crisi come negli ultimi anni”. tante fra le previsioni produttive europee ufficiali e la prevedibile stagnazione/riduzione dei consumi, in particolare nel nostro Paese”, si sottolinea dall’organismo interprofessionale presieduto da Ottavio Guala (nella foto a destra). Il testo trasmesso al Ministero propone che la Pubblica Amministrazione accompagni l’accordo con iniziative di promozione istituzionale per le pesche e le nettarine al fine di incentivarne i consumi in concomitanza con la centralità della campagna; che vengano adottati provvedimenti straordinari a favore di tutti i produttori in caso di crisi di mercato e che, infine, vi sia una immediata iniziativa dello stesso MIPAAF in sede comunitaria con l’obiettivo di una sostanziale omogeneizzazione di comportamento nei principali Paesi produttori, attivandone gli omologhi strumenti interprofessionali. “L’accordo su pesche e nettarine evidenzia una nota dell’Oi - si in38

www.corriereortofrutticolo.it

Deluso il presidente di Unaproa Ambrogio De Ponti, che ha scritto una lettera al Ministro dell'Agricoltura Mario Catania: “Non nascondo la nostra delusione - si legge nella lettera - ma ancora di più la nostra seria preoccupazione per la mancata decisione che, inevitabilmente, sposta a inizio campagna estiva la possibile adozione dell’atteso regolamento e i miglioramenti auspicati, soprattutto in tema di prezzi di ritiro e di ritiri per la beneficienza”. “Il Ministro Catania è fiducioso di portare a casa l’obiettivo, ma i nostri timori restano”, ha detto Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo. “Bruxelles dice che deve fare una verifica contabile, ma l’aumento dei prezzi di ritiro non comporterà alcuna variazione di bilancio, perché rientrava nel budget già destinato alla prevenzione delle crisi”.

serisce all’interno di un più generale “Protocollo d’Intesa della Filiera Ortofrutticola Nazionale” deliberato dal Consiglio di Amministrazione di Ortofrutta Italia con l’adesione unanime dei presenti, raccogliendo il costruttivo stimolo del Ministero ad un vero cambiamento nei rapporti di filiera, aggiornandone anche alcuni aspetti formali e rafforzando gli strumenti interprofessionali, in coerenza con quanto Governo e Parlamento hanno recentemente decretato con l’articolo 62 del provvedimento di inizio anno sulla semplificazione”. Il Protocollo descrive l’obiettivo comune delle parti di assicurare fluidità all'azione della filiera ortofrutticola italiana, valorizzando il prodotto nazionale e garantendo il reddito del produttore, nel rispetto degli interessi degli operatori della filiera e dei consumatori.

“L’assenza dei rappresentanti della distribuzione organizzata non inficia la grande rappresentatività degli accordi deliberati ed, anzi, esalta il ruolo di valorizzazione e promozione della qualità del prodotto nazionale svolto dagli operatori grossisti dei mercati e dei centri agroalimentari italiani e dagli operatori commerciali privati”, prosegue la nota dell’organismo interprofessionale L’accordo interprofessionale sul comparto peschicolo rappresenta anche un forte presidio che sostiene l’impegno dei produttori e delle loro strutture di lavorazione per gli interventi agronomici (al netto degli eventi atmosferici) e di confezionamento necessari alle specifiche concordate, con l’obiettivo di veri cambiamenti per non ripetere la disastrosa campagna del 2011. ●

M a g g i o

2012


Il datterino resistente al Tylc !

Dakty F1 Foto Vilmorin - La copia anche se parziale è proibita. Tutti i diritti riservati. 03/12.

Creazione

www.vilmorin.com NOI

INNOVIAMO CON VOI E PER VOI

Vilmorin Italia SRL - Centergross Via dei Notai, 123 Blocco 22 - 40050 FUNO (BO) TEL. : (051) 86 33 13 - FAX : (051) 86 14 63 E-mail: italia@vilmorin.com


A ttualità Fragole, volano le superfici

40

CorriereOrtofrutticolo

In Italia si coltivano 3.700 ettari di fragole, un dato in crescita del 4% rispetto alle superfici dello scorso anno. La produzione parte dal Sud, con Basilicata e Campania a farla da padrone e segue successivamente il Veneto con una fragolicoltura che sta assumendo sempre più importanza e l’Emilia Romagna per poi arrivare alle produzioni più tardive del Trentino Alto Adige. Sul fronte consumi, gli italiani, secondo i dati Cso elaborati per Ortofrutta d’Italia, acquistano circa 4,3 chilogrammi per famiglia. Si stanno raggiungendo i livelli degli anni ’90, quando si aggiravano sui 4,6 chili a famiglia. Gli acquisti al dettaglio di fragole presentano un’elevata stagionalità che segue quella del prodotto. Si nota pertanto una forte concentrazione degli acquisti da aprile a giugno, quando viene acquistata mediamente una quota di prodotto pari al 78% del totale (media 20002011). Negli ultimi anni, poi, si sta affermando sempre più la tendenza ad ampliare il periodo di consumo anche nel mese di marzo e nei mesi di piena estate fino a settembre.

Sabrina entra nella linea Solarelli E si fa pubblicità su Radio Rai

Basilicata: le varietà precoci tardano, quotazioni irrisorie

Sta registrando un’ottima accoglienza tra i consumatori la fragola Sabrina della Campania promossa anche attraverso uno spot radiofonico su RAI Radio1 e RAI Radio2 nell’ambito di una campagna promozionale che totalizzerà 40.000 contatti utili (fonte Starcom Italia). La fragola Sabrina, prodotta dalla Cooperativa Sole di Parete, in provincia di Caserta, è uno degli ultimi prodotti inseriti nella gamma Solarelli di Apofruit Italia, caratterizzato da prodotti che vanno direttamente dal produttore al mercato e strumento per conferire identità e valore aggiunto alla frutta dei soci produttori. Il marchio è il risultato della strategia del Gruppo Apofruit di sviluppo delle alleanze attraverso Mediterraneo Group (network tra imprese per valorizzare le produzioni di qualità dei soci) di cui fa parte anche la cooperativa Sole. Che, non a caso, su una produzione di oltre 15.000 tonnellate di ortofrutta fresca, ha nelle fragole il proprio prodotto di punta. Per questo specifico prodotto la Cooperativa Sole, che negli ultimi tre anni ha registrato un aumento del fatturato del +33%, ha sviluppato una specializzazione in termini di varietà e di tecniche di coltivazione che, tra l’altro, garantiscono una continuità di offerta per 12 mesi l’anno.

Sos fragole in Basilicata. Il mercato lucano concentrate per la maggior parte nella fascia jonica è al collasso: il prezzo di vendita registrato sui mercati all’ingrosso è di appena 0,80-1 euro al chilogrammo, ben al di sotto dei costi di produzione. A denunciarlo è Nunzio Scarnato, presidente della Coldiretti di Scanzano Jonico (provincia di Matera) e produttore di fragole: “Non riusciamo a trovare una collocazione sui mercati nazionali, perché c'è un’offerta ben superiore alla domanda che di fatto abbatte il prezzo al produttore. Le produzioni lucane che normalmente tendono ad anticipare in massima parte l’ingresso sui mercati già a marzo e aprile, quest’anno a causa delle avverse condizioni climatiche hanno ritardato la maturazione di un mese arrivando a maggio. Nel mese di maggio i mercati italiani sono invasi da fragole provenienti dai paesi del Mediterraneo come Spagna, Marocco, Grecia e Tunisia, Paesi dove i costi di produzioni sono molto al di sotto di quelli italiani e, spesso, queste fragole o non recano alcuna informazione circa la loro origine o vengono vendute come prodotto nazionale”. “Subiamo un vero dumping economico continua Scarnato - in quanto noi produttori di vero Made in Italy, produciamo a costi italiani e vendiamo a prezzi europei”. Il problema è che al consumatore il prezzo finale delle fragole è praticamente immutato, aggirandosi sempre intorno ai 2,50-3 euro, senza alcuna variazione di sorta, anche in questo momento di eccesso di prodotto sui mercati. E adesso si cercano rimedi per evitare che i listini siano insoddisfacenti per tutta la stagione.

www.corriereortofrutticolo.it

M a g g i o

2012


ITACA RZ F1 IL POMODORO CHE NON TEME ALCUN TIPO DI RACCOLTA

Frutto pieno e compatto sia a verde che a rosso. s FORMA TRADIZIONALE

markaadv.it

s CALICE CARATTERISTICO s COLORE ATTRAENTE s OTTIMA CONSISTENZA E CONSERVABILITÀ

Rijk Zwaan Italia s.r.l. Via dell’Industria, 13 40012 Calderara di Reno (BO) Tel. +39 051 729448 - Fax +39 051 4149308 rijkzwaanitaly@rijkzwaan.it - www.rijkzwaan.it CPVR: Privativa comunitaria per ritrovati vegetali richiesta o concessa (CPVR). La produzione o riproduzione di costituenti varietali protetti da CPVR necessita dell’autorizzazione del titolare. Informazioni aggiornate sul CPVR sono disponibili al sito www.cpvo.europa.eu È importante evidenziare che la specificità dei parassiti o patogeni può variare a seconda della stagione e dell’area, che dipende da fattori ambientali e che possono emergere nuovi biotipi di parassiti o nuove razze di patogeni in grado di superare la resistenza. Le descrizioni, le illustrazioni, i consigli colturali e qualsiasi altra informazione, per esempio sulle date di scadenza, di semina, di trapianto e di raccolta, sotto qualsiasi forma compaiano, si basano nel modo più preciso possibile su quanto rilevato dalle prove e dalla pratica. È esclusa qualsiasi responsabilità da parte di Rijk Zwaan Italia per eventuali difformità manifestatesi nel prodotto coltivato rispetto a quanto indicato nelle descrizioni, illustrazioni ed informazioni. È una precisa responsabilità dell’Acquirente conservare il seme in modo appropriato così come valutare se i prodotti sono adatti al tipo di coltivazioni che si intendono effettuare ed alle condizioni ambientali.


Cesena, 26-28 settembre 2012

Qui Macfrut

i

42

CorriereOrtofrutticolo

Macfrut dà concretezza agli obiettivi del “Manifesto di Bologna” L’ortofrutticoltura ha avuto un forte input dall’incontro di metà aprile a Bologna, dove operatori ed associazioni, istituzioni e lo stesso Ministro Catania, hanno condiviso quello che si può chiamare il “Manifesto di Bologna”, ovvero alcune indicazioni precise sul prossimo futuro della filiera, illustrate da Tiberio Rabboni, Assessore all’Agricoltura dell’Emilia Romagna. “Anch’io ho condiviso le prospettive lanciate da Rabboni - sostiene Domenico Scarpellini, Presidente di Cesena Fiera, che organizza MACFRUT - e credo che questi punti, possano fornire risultati che potremo in qualche modo rendere espliciti nel corso dell’edizione 2012 che si terrà a Cesena dal 26 al 28 settembre”. Non a caso il “Manifesto di Bologna” affonda le sue radici proprio a Macfrut 2011, quando furono presentate le “basi”, poi divenuti i 5 punti di Rabboni e di tutto il mondo dell’ortofrutticoltura italiana. Che in sintesi sono un importante condensato del dibattito del settore avvenuto nell’ultimo periodo. Rabboni ha proposto di 1) autogovernare produzione e immissione sul mercato, 2) un impegno sulle assicurazioni sul reddito e i fondi mutualistici, 3) ritiri più efficaci per prevenire e gestire le crisi di mercato, 4) di “entrare” in nuovi mercati e valorizzare DOP e IGP. Al quinto punto viene posta una buona applicazione dell'articolo 62 del DL liberalizzazioni. Voluto dal Ministro Catania (su sollecitazione del settore), questo DL introduce l’obbligo dei con-

www.corriereortofrutticolo.it

tratti scritti nei rapporti di fornitura, tempi massimi di pagamento e il divieto di pratiche commerciali scorrette. Come si può vedere il “pacchetto” è, di fatto, la concretizzazione di quanto l’Assessore Rabboni ha fatto emergere nelle ultime edizioni di Macfrut. “Anzi - aggiunge Scarpellini- siamo già operativi per quanto riguarda il punto di “muoversi” verso nuovi mercati e, non a caso, sull’innovazione abbiamo istituito da un paio di anni il “Premio MACFRUT”, facendo emergere idee e realizzazioni che aiutano il settore ed anche la capacità di consumare frutta e verdura in modo nuovo e, soprattutto, adeguato agli stili di vita del consumatore che ha cambiato abitudini, trasformando anche la domanda”. Così fra fine aprile e primi di maggio 2012, Macfrut si è “presentato” in alcuni Paesi dell’Est Europa (Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia e, soprattutto, Russia) proprio perché questi sono mercati in forte espansione e che si stanno modificando. Ad esempio, per l’ortofrutta è sempre più richiesta la qualità italiana. Inoltre, l’aumento degli standard qualitativi ha incrementato pu-

re la tendenza ad utilizzare tecnologie e macchinari Made in Italy. Per quanto riguarda mercati più lontani, MACFRUT è partner di Istituzioni Regionale e nazionali in alcune mission che si stanno preparando verso l’India e il Brasile, allo scopo di ampliare il raggio d’azione delle imprese italiane del settore ortofrutticolo (produzione e macchinari) e per consolidare i contatti in tali due mercati di fortissimo sviluppo. E per comprendere aspettative e punti a favore per MACFRUT e per la filiera ortofrutticola italiana, si può citare un passaggio dell’intervento di Martin Ludvìk, Presidente dell'Associazione dei produttori ortofrutticoli della Cechia. Nel suo discorso alla presentazione di Macfrut a Praga, Ludvìk ha detto che i rapporti con l'Italia sono buoni e che l'export italiano integra bene le produzioni interne con categorie e varietà che non sono coltivate nel loro Paese e che sono, invece, apprezzate dai consumatori cechi. “Anche se - ha ricordato Ludvìk - l’ortofrutta italiana deve fare i conti con competitor che stanno cercando di incrementare i flussi di prodotto provenienti da Spagna e Olanda”. Nella foto i partecipanti alla missione a Praga: da sinistra Roman Chaloupka, direttore dell'Associazione dei produttori di ortofrutta della Repubblica Ceca; Antonio Felice, coordinatore editoriale del Corriere Ortofrutticolo; Martin Ludvìk, presidente dell'Associazione dei produttori della Repubblica Ceca; Valentina Piraccini, responsabile Ufficio estero Macfrut; Matteo Mariani della Camera di Commercio Italo-Ceca di Praga.

M a g g i o

2011


A

CorriereOrtofrutticolo

La puntata del TG2 Dossier di sabato 5 maggio, in onda alle 23,30, ha presentato un quadro drammatico del settore agrumicolo in Sicilia e Calabria. Sotto accusa i prezzi alla produzione troppo bassi (5-15 centesimi al chilo per le arance, prezzo che si moltiplica fino a 500 volte prima di arrivare sulla tavola dei consumatori) e altri fattori. Tra questi, l’individualismo, la scarsa capacità di associazione sia a livello produttivo che commerciale, la concorrenza dei prodotti del Nord Africa e della Cina, la scarsa o inefficace promozione (anche a causa di normative “assurde”), il rapporto sempre più difficile con le banche. Ecco spiegato il titolo: “Arance amare”, dato alla trasmissione condotta dal giornalista Francesco Vitale. Sullo sfondo, i dati terribili dell’agricoltura italiana in questi primi mesi del 2012: 13 mila aziende agricole chiuse in soli tre mesi, un'azienda su due che chiude dopo i primi cinque anni di vita. Nelle immagini del Dossier un’infinità di arance lasciate a terra perché raccoglierle non conviene più. In Calabria non ci sarebbero più nemmeno i soldi per pagare in nero, a pochi euro al giorno, i braccianti immigrati dall’Africa. Ha parlato di “disastro” un agrumicoltore siciliano, Rocco Marchetta, che ha raccontato di essersi recato a Milano a trovare la propria madre ricoverata in ospedale e di aver trovato le sue arance, proprio quelle della sua azienda, che a lui erano state pagate 11 centesimi al chilo, in vendita a due euro, un prezzo da lui definito assurdo. Secondo le affermazioni rilasciate a Vitale, “meno di dieci aziende ancora lavorano le arance rosse” nella piana di Catania perché - ha affermato Davide Tamburino M a g g i o

2012

ATTUALITÀ

Calabria e Sicilia, arance amare «Il settore rischia il collasso»

Individualismo, difficoltà di accesso al credito, concorrenza spietata dei Paesi emergenti e scarsa promozione: allarmante il quadro presentato da Tg2 Dossier il 5 maggio - non si riesce nemmeno a promuoverle in quanto tali. Sotto accusa “l’oligarchia” che dominerebbe il mercato all’ingrosso di Vittoria, il più importante della Sicilia, e dall’altra parte, tuttavia, le aziende commerciali sono pure in difficoltà e minacciano di trasferirsi “armi e bagagli” dall’altra parte del Mediterraneo, lunga la costa nordafricana. “Qui si è innescata una guerra tra poveri”, ha commentato un commissionario del mercato. E intanto i cinesi hanno mandato emissari a comperare milioni di piantine di arance e di limoni per trapiantarle in Cina. In queste condizioni chi non gliele avrebbe vendute? Ma la prospettiva così diventa ancora più cupa: come dire, il futuro dell’agrumicoltura è altrove e nel Sud rischia di morire. La trasmissione si è chiusa con una frase lapidaria di un allevatore del Nord: “L’agricoltore è duro come la sua zolla. Se l’agricoltura cede per questo Paese è la fine”. (a.f.)

Scuderi: fermi a 20 anni fa

Alessandro Scuderi, presidente del Consorzio Tutela Arancia di Sicilia Igp ●

Emanuele Zanini

Il settore degli agrumi in Italia (in particolare in Sicilia e Calabria) sta vivendo una crisi sempre più drammatica che quest’anno, tra le peggiori stagioni degli ultimi vent’anni, ha toccato il suo apice a causa anche di www.corriereortofrutticolo.it

43


A ttualità quotazioni alla produzione al minimo storico e danni alle produzioni (-30%) oltre che del maltempo (gelo, grandine, cenere vulcanica, etc). A questi fattori si sommano tra l’altro la spietata concorrenza sui prezzi del Nord Africa e pure della Cina. Sul tema, su cui Tg2 Dossier ha dedicato un ampio servizio che mette in luce tra l’altro la scarsa capacità di associazione a livello produttivo e commerciale da parte del comparto, e la poca e inefficace promozione dei prodotti, il Corriere Ortofrutticolo ha interpellato Alessandro Scuderi, presidente del Consorzio di Tutela Arancia Rossa di Sicilia Igp. Scuderi sottolinea come “nell’ultimo ventennio si sia assistito a una totale mancanza di sviluppo del settore, specie sul fresco. L’agrumicoltura infatti deve orientarsi principalmente sul fresco, che deve rappresentare il canale principale (a cui è comunque importante affiancare l’industria). Il sistema Paese, ahimè, non ha mai pensato all’agrumicoltura nazionale come a un comparto strategico connotandolo spesso solo tra i settori da sostenere senza attivare vere politiche di sviluppo”. “In questo contesto si assiste a una preoccupante diminuzione del ruolo della produzione all’interno della filiera”. Questa condizione, secondo Scuderi, è causata anche dalla presenza sul territorio siciliano di aziende piccole e organizzate in maniera individualistica che rende impossibile creare massa critica all’interno dei mercati, in particolare quelli esteri. Per il presidente del Consorzio di Tutela Arancia Rossa di Sicilia IGP “è necessario attivare strategie operative che definiscano obiettivi, metodi e azioni da attuare. Quattro sono i punti strategici da cui partire: innovare, competere, differenziare e organizzare. Per quanto riguarda l’innovazione bisognerebbe definire un risanamento fitosanitario degli agru44

www.corriereortofrutticolo.it

CorriereOrtofrutticolo

meti, creare vera innovazione di sistema e creare una cabina di regia che indirizzi le scelte strategiche del mondo agrumicolo per quel che riguarda la fase della produzione, del confezionamento e della distribuzione”. “Per quanto riguarda la competitività - aggiunge Scuderi - è necessario agire per diminuire i costi e definire meglio (e avvalorare) il ruolo della produzione rispetto a quello dei servizi, dal momento che ormai, al netto dei costi dei servizi il valore del prodotto è (quasi) pari a zero. Un paradosso su cui bisogna porre rimedio ricucendo i rapporti con la distribuzione e la gdo attraverso una politica “condivisa” ridefinendo con chiarezza il ruolo che deve avere il prodotto nella formazione del prezzo, al quale solo dopo si devono aggiungere in varia forma il valore dei servizi”. Inoltre per Scuderi è indispensabile pensare a fonti energetiche alternative e rivedere il sistema logistico puntando non solo sui trasporti su gomma ma pure su treni e navi (comprese le cosiddette “autostrade del mare”), ridurre i costi attraverso agevola-

zioni ai trasportatori tradizionali. Per quanto riguarda l’internazionalizzazione del comparto “serve che l’Italia inserisca gli agrumi tra le proprie produzioni strategiche d’eccellenza con azioni mirate in nuovi mercati. In tal senso - aggiunge Scuderi - la strategia da adottare dovrà prevedere azioni di marketing per far conoscere attraverso un’efficace comunicazione le produzioni agrumicole di qualità Igp e Dop in Italia e all’estero”. La sfida più complessa, tuttavia, sempre essere rappresentata dal punto riguardante l’organizzazione, “raggiungibile attraverso nuove forme aggregative trasversali come organizzazioni di produttori in forma allargata, inserendo e facendo dialogare tra loro figure di diversa provenienza (produzione, commercio, industria) e distretti produttivi a cui assegnare ruoli strategici. Infine - conclude ancora Alessandro Scuderi - sarà fondamentale rivedere le politiche di sviluppo del sistema Paese in chiave di promozione, alle principali fiere internazionali”. emanuele.zanini@corriereortofrutticolo.it M a g g i o

2012



A ttualità

CorriereOrtofrutticolo

Agrintesa, 24 milioni di euro per uno stabilimento all’avanguardia Una capacità di lavorazione totale di 40.000 tonnellate, una potenzialità di stoccaggio pari a 17.000 tonnellate, una superficie complessiva di quasi 55.000 metri quadrati, di cui ben 33.700 coperti, con 12.500 metri quadrati di celle per la conservazione di prodotti ortofrutticoli in atmosfera controllata, una sala di oltre 10.000 metri quadrati dotata delle più moderne ed efficienti linee per la lavorazione ed il confezionamento. Questa, in sintesi, la “carta d’identità” del nuovo stabilimento realizzato a Bagnacavallo (Ravenna), con un investimento di quasi 24 milioni di euro, dalla cooperativa faentina Agrintesa, aderente a Confcooperative e ad Apo Conerpo e realtà di punta dell’ortofrutticoltura e della vitivinicoltura italiana. “Studiata nei minimi particolari per coniugare innovazione, efficienza tecnologica e logistica, risparmio energetico - ha sottolineato in occasione dell’inaugurazione il presidente di Agrintesa, Raffaele Drei - la nuova struttura è il frutto dell’accorpamento di tre stabilimenti produttivi: Sant’Agata e Godo di Russi e Mordano. Al suo interno si concentrerà in particolare la lavorazione delle pere dell’area romagnola nonché delle mele, pesche, nettarine e susine con impianti modernissimi in grado di garantire gli standard qualitativi più elevati e soddisfare le richieste della clientela più esigente, italiana ed estera”. “L’obiettivo è aumentare sempre più il livello di competitività e difendere il reddito dei produttori e al tempo stesso offrire un’importante occasione di sviluppo e crescita dell’occupazione all’entroterra romagnolo”. “Il magazzino di Bagnacavallo ha dichiarato il direttore della cooperativa, Gianni Amidei - rap46

www.corriereortofrutticolo.it

La nuova struttura, ubicata a Bagnacavallo, nel ravennate, si estende su 55 mila metri e può lavorare 40 mila tons

Fatturato ok (+10%) Opo Veneto gongola Opo Veneto soddisfatta per i risulati raggiunti e per i dati di bilancio 2011. Il documento contabile, approvato dall’assemblea venerdì 11 maggio, ha evidenziato un fatturato superiore ai 31 milioni di euro, ed un incremento di quasi il 10%

rispetto all’esercizio precedente. Il presidente Francesco Daminato e il direttore Cesare Bellò, oltre a presentare i programmi futuri, hanno detto che la società si è fortemente impegnata a consolidare i canali Gdo e Horeca nonché a rafforzare le esportazioni. Più del 78% del prodotto complessivamente commercializzato (quasi 31 mila tonnellate) proviene direttamente dai soci.

presenta il fiore all’occhiello del piano industriale di Agrintesa basato su una riorganizzazione complessiva che negli ultimi anni ha interessato tutta la cooperativa. Un progetto che, nel contesto di crescente competitività in cui opera anche il settore ortofrutticolo, intende raggiungere importanti obiettivi quali la maggiore specializzazione, l’ulteriore razionalizzazione dei costi, la crescente flessibilità, la modernizzazione e la sicurezza dei processi”. “Grazie alla sempre maggiore concentrazione della lavorazione ed al sistema di logistica integrata in grado di migliorare l’efficienza e ridurre i costi – ha concluso Amidei – Agrintesa si conferma un partner strategico della Grande Distribuzione Organizzata”. Giudizio decisamente positivo sullo stabilimento di Bagnacavallo è stato espresso anche da Maurizio Gardini, presidente di Fedagri/Confcooperative, il quale ha sottolineato come “questo progetto offra un segnale di speranza soprattutto per i giovani, che devono guardare avanti con rinnovata fiducia”. “L’attuale scenario economico ha proseguito Gardini - è senza dubbio preoccupante, ma di fronte a queste difficoltà abbiamo la responsabilità e l’obbligo morale di consegnare alle generazioni cooperative future strutture sempre più efficienti e remunerative”. “La realizzazione del nuovo impianto di Bagnacavallo, offre un importante segnale di fiducia e coesione del mondo agricolo cooperativo”. M a g g i o

2012


A

CorriereOrtofrutticolo

Evento Open Day per il marchio di Monsanto, che ha presentato le ultime novità nel segmento cucurbitacee. Kimber e Monteverde varietà emergenti L’evento Open Day Living Proof dedicato a zucchino e cetriolo in coltura protetta, organizzato da Monsanto col marchio Seminis, ha richiamato a inizio maggio numerosi professionisti del settore, tra cui produttori, vivaisti e tecnici alla presentazione delle varietà di zucchino Kimber e di cetriolo Monteverde. Gli ospiti sono stati coinvolti in visite guidate tra le serre dove hanno potuto valutare le proprietà e le performance produttive delle varietà esposte e confrontare alcuni dati importanti come la produttività, la precocità e la sanità delle piante verso le varietà dei principali competitor. In particolare, l’evento ha fornito l’occasione per presentare due importanti novità nel segmento delle cucurbitacee a marchio Seminis: Kimber, lo zucchino partenocapico per una raccolta facilitata e Monteverde, il cetriolo ibrido che si distingue per produttività, precocità e shelf life. Thomas Zanini, Sales Promoter di Monsanto ha dichiarato che “Kimber è un ottima cultivar che si presta molto bene ai trapianti precoci in serra ed è in grado di offrire buone produzioni quantiqualitative anche con basse temperature; Monteverde è un cetriolo molto precoce in grado di offrire elevate produzioni di buona qualità”. Soddisfatto Luca Lombardi, district sales area manager di Monsanto: “Come abbiamo potuto vedere direttamente nelle serre, anche in cicli precocissimi, soggetti a basse temperature e forti escursioni notte/giorno, con Kimber e M a g g i o

2012

ATTUALITÀ

Zucchina e cetriolo Seminis scopre le carte

Le varietà ibride Nunhems al Simposio sul carciofo In occasione dell’ottava edizione del Simposio Internazionale sul carciofo e il cardo, svoltosi nei giorni scorsi a Viterbo Nunhems, che è stata tra i maggiori sponsor dell’iniziativa, ha avuto tra l’altro l’opportunità di presentare a una platea qualificata di ricercatori, scienziati, professionisti e commerciali, le più recenti varietà ibride che vanno a posizionarsi nei diversi segmenti di mercato e nelle diverse tipologie. Ad esempio, nei tipi “violetto” sono state introdotte varietà come Opal F1, Opera F1, Concerto F1 e Nun 4051 AR F1, nei “verdi” sono state presentate cultivar come Symphony F1, Madrigal F1, Sambo F1 e Nun 4011 AR F1, che ben si adattano al mercato fresco e alla trasformazione industriale. Tutte varietà che hanno riscosso un grande interesse tra i partecipanti al convegno. Durante i lavori del Simposio sono stati approfonditi diversi aspetti sull’attuale stato della ricerca varietale e sulla coltivazione del carciofo in Italia e nel mondo, tra cui non sono mancati approfondimenti sulle sue virtù salutistiche (in Iran si stanno studiando le sue proprietà antiossidanti) e sulla sua resistenza agli stress abiotici, come disponibilità idrica, qualità della luce, temperatura, etc. Oltre alle relazioni scientifiche, molto seguite ed apprezzate sono state pure le visite ai vivai e ai campi di prova, dove sono state mostrate alcune delle varietà più note e le ultime novità del settore, tra cui naturalmente gli ibridi selezionati da Nunhems. Nel tirare le somme Vito Carrieri, sales specialist carciofo di Nunhems, ha spiegato che “il convegno ha offerto l’occasione per fare il punto sullo stato dell’arte della produzione mondiale del carciofo e del cardo e sulle prospettive future di crescita per queste colture. Non dimentichiamo che proprio l’Italia, con oltre 50.000 ettari di produzione, detiene il primato europeo, seguita da Spagna e Francia”. Monteverde sono possibili alte rese di primario grado qualitativo. Con l’Open Day Living Proof zucchino e cetriolo in coltura protetta, Monsanto ha confermato l’impegno ad operare a stretto contatto con i propri partner”. ● www.corriereortofrutticolo.it

47


L ogistica

CorriereOrtofrutticolo

Carrelli elevatori, la crisi morde Italia tra i Paesi più in sofferenza ●

Mirko Aldinucci

I carrelli elevatori non si risollevano, almeno per il momento, dalla crisi. Soprattutto in Italia dove, a differenza di altri Paesi europei in cui soffiano venti di ripresa, il mercato continua a riservare poche soddisfazioni ai principali player di settore. “Dopo la pesante crisi economica internazionale del 2009, il mercato dei carrelli elevatori industriali ha fatto segnare un deciso recupero in molti Paesi Europei e in taluni casi, come ad esempio in Germania, si è persino riusciti a tornare ai livelli segnati negli anni migliori, ma per il mercato italiano, purtroppo, l’analisi è diversa”, esordisce Loreno Leri, Head of Marketing & Intralogistics Services di Om Still. “Nela prima parte del 2011, nella Penisola, si sono registrati recuperi sensibili, mentre nella seconda parte la crescita si è sensibilmente ridotta. L’inizio del 2012 non è purtroppo promettente; possiamo dire che il mercato dei carrelli elevatori industriali sembra rispecchiare la situazione economica italiana ed è probabile che per la ripresa bisognerà attendere il 2013”. Ma non tutto il male vien per nuocere: “momenti di crisi economica come quello che stiamo attraversando - prosegue Leri sono importanti per gettare le basi per il futuro e sviluppare progetti finalizzati a cogliere immediatamente la ripresa. Noi non siamo rimasti con le mani in mano e, al di là dei progressi compiuti in termini di sviluppo di nuovi software e prodotti, abbiamo realizzato l’ambiziosa fusione tra Om e Still. Grazie a questa operazione saremo in grado di consolidare e rafforzare ulteriormente la nostra posizione di leadership di mercato in Italia, visto 48

www.corriereortofrutticolo.it

Inizio di 2012 particolarmente complesso in un settore in cui i grandi player sono impegnati nel lanciare prodotti sempre più performanti e dai bassi costi di gestione

Nei riquadri, da sinistra, Piacenza, Leri e Garotti. Nella pagina di destra, Lombardi

che i clienti possono ora beneficiare della più solida e capillare rete di vendita e assistenza presente sul territorio italiano e, soprattutto, attingere da un catalogo prodotti ampio e completo come mai prima d’ora”. Ma quali sono le tendenze del mercato e le dinamiche di settore? “In un momento complesso come questo le richieste dei nostri clienti sono orientate a prodotti di sicuro valore aggiunto, in grado di garantire prestazioni eccellenti a fronte di bassi costi di gestione. Il fatto che gli utilizzatori siano più maturi, attenti ed esigenti è per noi indubbiamente positivo; i prodotti Om Still rappresentano infatti una delle eccellenze del settore. In futuro, proseguiremo su questa strada,

realizzando prodotti e software in grado di garantire ai nostri clienti prestazioni eccellenti a fronte di una costante riduzione dei costi, grazie a minori consumi e ad una razionalizzazione dei flussi logistici e dell’utilizzo dei mezzi”. Una delle più recenti e avanzate innovazioni di Om Still in termini di prodotto è rappresentata dai carrelli della famiglia RX 70 (a tecnologia Ibrida Diesel-Elettrico): “Mezzi che garantiscono prestazioni straordinarie ma consumi di carburante tra i più bassi sul mercato - commenta Leri - oltre a bassi livelli di emissione di particolato e ridotto livello di rumorosità. Vi è poi il FleetManager, applicazione software utilizzata con profitto da molti dei nostri clienti che permette una geM a g g i o

2012


L

CorriereOrtofrutticolo

CLS, dealer dei carrelli Hyster in Italia, lancia il nuovo carrello controbilanciato elettrico J4.05.0XN per rispondere alla crescente domanda di carrelli elettrici robusti del segmento di mercato delle 4-5 tonnellate. I carrelli elettrici rappresentano attualmente il 20% circa del segmento dei carrelli controbilanciati da 4-5 tonnellate. Con i prezzi del carburante in continuo aumento e la progressiva centralità delle problematiche ambientali nel mondo del lavoro, i carrelli elettrici, controbilanciati e di grande portata sono destinati ad assumere un ruolo prevalente in una vasta gamma di applicazioni. Hyster riveste un ruolo fondamentale in questa porzione di mercato riservata ai carrelli a combustione interna offrendo prodotti leader a diesel e GPL, forte anche del supporto fornito per diversi decenni a centinaia di clienti in Europa, Medio Oriente e Africa con carrelli controbilanciati elettrici da 4-5.5t. La serie J4.0-5.0XN andrà a completare l'offerta di carrelli da 4-5 tonnellate che forniscono un basso costo di funzionamento e sono progettati per applicazioni gravose. Hyster ha progettato questa serie non solo per sollevare, ma anche per movimentare saldamente i carichi. La serie Hyster J4.0-5.0XN offre le funzioni della nuova gamma J-XN, comprese le regolazioni ECO-eLo e HiP per il bilanciamento ottimale di impatto ambientale e prestazioni. La trazione CA stione attenta del parco carrelli, segnalando le potenzialità di ottimizzazione dello stesso”. “Il settore risente della grande crisi economica presente sui mercati globali”, afferma Franco Garotti, direttore generale della Montini di Cotignola (Ravenna). “La situazione si caratterizza, in generale, per l’instabilità di mercato, la forte pressione sui costi delle materie prime e la marcata competizione, basata esclusivamente sui prezzi più bassi. Questa è una fotografia dell’anno passato e, purtroppo anche dell’inizio di questo 2012. Le prospettive per i prossimi mesi non sono esaltanti e sembra seguano questo trend”. E tuttavia l’anno passato si è chiuso per Montini con un andaM a g g i o

2012

e i motori di sollevamento forniscono prestazioni affidabili. Grazie all’assale motore di grado IP65 con freni a disco che non richiedono manutenzione, il nuovo carrello elettrico fornisce prestazioni eccellenti sia in spazi interni che esterni. Le dimensioni compatte e la manovrabilità sono frutto della combinazione della doppia trazione sull'assale anteriore e dell'assale a raggio di sterzo zero (ZTR), che consente all’operatore di girare il carrello sul posto e di manovrare con larghezze di accatastamento di soli 4,161 mm (4 tonnellate). Questo design unico è stato applicato alla gamma J-XN perché consente la miglior manovrabilità senza compromettere l'ergonomia dell'operatore, come ad esempio lo spazio per i piedi. Le opzioni disponibili includono bracciolo facilmente regolabile con mini leve TouchPoint integrate, volante con regolazione telescopica e memoria inclinazione, pedale Monotrol, comando di ritorno a inclinazione impostata incorporato nel bracciolo, rimozione batteria laterale, cabina completa o parziale con riscaldamento opzionale, sensore d’urto e carrello con traslatore integrato.

mento positivo, almeno nel segmento legato all’agroalimentare: “Le vendite in questo comparto sono quelle che hanno tenuto a fronte di un calo registrato negli altri settori. Mentre le vendite all’estero, sul mercato europeo, si sono posizionate ad un livello del

LOGISTICA

Cls si consolida nel segmento delle 4-5 tonnellate

40% del fatturato globale”. Ma come fronteggiare la crisi? “Le scelte strategiche messe in atto puntano soprattutto sull’offerta di prodotti e di servizi ad alto valore aggiunto”, chiarisce Garotti. “Per quanto riguarda i primi, abbiamo presentato la nuova serie di carrelli elevatori “Bingo Zinc”; il modello “Bingoplus N 250 Compact.P Xl“ ideale per il lavoro nei magazzini da frutta, in corridoi di stivaggio ristretti e celle frigorifere poiché compatto nelle ridotte dimensioni di lunghezza e larghezza, elevata portata, dotato di Super Sterzo Montini per lavorare con la massima maneggevolezza, poiché equipaggiato di serie con assale posteriore sterzante fino a 101 gradi. Offriamo inoltre promozioni e sconti www.corriereortofrutticolo.it

49


L ogistica speciali con condizioni di pagamento agevolate e garantiamo il mantenimento dell’estensione della garanzia a 30 mesi o 4.000 ore di lavoro oltre al servizio di monitoraggio delle batterie tramite il sistema Gprs”. Tempi duri, in ogni caso, come conferma Danilo Piacenza, head of Key account management di Jungheinrich Italia: “Viviamo, come altri settori, un momento di stagnazione ed il livello dei prezzi rimane molto compresso”, afferma Piacenza. “L'inizio del 2012 conferma questa tendenda di difficoltà generalizzata e per i prossimi mesi non è previsto un miglioramento della situazione. Le aziende più grandi sono ancora in grado di fare qualche acquisto mentre per le più piccole, anche per le difficoltà di accesso al credito, è davvero molto difficile investire sui macchinari. Queste ultime sono in gran parte dotate di una logistica di magazzino obsoleta; investimenti in attrezzature e tecnologia permetterebbero di avere un aumento di efficienza e una sensibile riduzione dei costi di gestione. Infatti la tendenza diffusa del mercato nella media e piccola impresa è quella di trovare soluzione tecnologiche che possano dare maggior valore aggiunto alla propria attivita come software gestionali di magazzino e radiofrequenza che Jungheinrich e in grado di offrire nel proprio range di prodotti”. “Per quanto riguarda i mercati esteri - prosegue Piacenza - alcuni sono in sofferenza maggiore mentre altri stanno leggermente meglio, rispecchiando esattamente la situazione economica dei rispettivi Paesi. La nostra azienda mantiene anche nel 2012 un trend stabile attestandosi sugli stessi risultati del 2011 quando il fatturato si è attestato sui 235 milioni di euro”. Le ultime novità presentate da Jungheinrich sono relative alla nuova serie di carrelli frontali elettrici da 25/30 quintali e diesel da 35/50 quintali. Inoltre so50

www.corriereortofrutticolo.it

CorriereOrtofrutticolo

Cesab, rilancio riuscito in Europa Cesab Material Handling Europe in continua crescita: a due anni dal rilancio dello storico marchio italiano in tutta Europa, chiude l’anno fiscale con un bilancio nettamente positivo. E mentre in Italia i carrelli controbilanciati a marchio Cesab continuano a essere commercializzati dalla fitta rete BT/Cesab, composta da oltre 60 organizzazioni di vendita ed assistenza, all’estero il marchio Cesab si è ulteriormente evoluto, aumentando il numero di organizzazioni distributrici in esclusiva e arricchendo l’offerta tradizionalmente orientata ai carrelli controbilanciati con un’ampia gamma di carrelli da magazzino. Cmhe può vantare una copertura territoriale a livello continentale pari a circa due terzi dell’intera Europa. Le performance sul mercato hanno superato non solo i risultati precedenti, ma anche quelli già previsti in crescita dalla società. Ciò ha portato ad un consistente superamento del budget di vendita”.

no stati presentati i nuovi retrattili da 14 e 16 quintali “Negli ultimi anni la Jungheinrich ha investito molto per aumentare la propria presenza in mercati specifici come quello ortofrutticolo realizzando anche soluzioni personalizzate per la soluzione di specifiche applicazioni”, conclude Piacenza. Piero Lombardi, amministratore delegato di Amis, evidenzia che “benchè nel 2011 si sia registrato un incremento degli ordini di circa il 10% nei confronti dell’anno precedente il mercato è stato ben lungi dall’assorbire i volumi realizzati nel 2007, prima della crisi, ed anche del 2008.” Insomma, una sorta “aggiustamento rispetto al crollo della domanda verificatosi nel 2009, quando gli effetti della crisi economica hanno cominciato a manifestarsi in modo pesante. Purtroppo l’andamento del primo trimestre 2012 poco lascia sperare e conferma, con un ulteriore peggioramento ( -22% rispetto al primo trimestre dell’anno precedente) questo trend negativo; sia il calo generale dei consumi, sia la rilevante restrizione del credito temo continueranno a deprimere la propensione agli investimenti in beni strumentali, quali i carrelli elevatori; non è quindi realistico attendersi una ripresa della domanda entro il 2012”. Ed ovviamente è lotta a colpi di “ribassi”: “La concorrenza molto M a g g i o

2012


L

CorriereOrtofrutticolo

Dopo i successi conseguiti nel 2009 con due dei propri prodotti (BT Levio e Toyota Traigo 48), lo scorso febbraio, a Monaco di Baviera, Toyota Material Handling ha vinto il prestigioso riconoscimento nella categoria “Product Design” con il BT Optio serie L. Questa volta il titolo conseguito è addirittura il cosiddetto “Gold Award”, assegnato a quelle macchine che eccellono in tutte le categorie esaminate dalla giuria: design di qualità, scelta dei materiali, sicurezza, durata, ergonomia e basso impatto ambientale. La gamma BT Optio serie L, sottolinea un comunicato stampa, è stata sviluppata attorno al concetto “Smooth Operator” concepito per fornire le migliori condizioni di lavoro all'operatore conducente il mezzo. Tutti i modelli sono dotati di un basso gradino di accesso ed è disponibile in opzione un sistema di ammortizzazione della pedana operatore. Il sistema di sterzo E-man consente una guida facile: il timone è elettronico e può essere posizionato a seconda delle condizioni di guida. Ciò include il fatto di poter seguire l’operatore mentre lavora al secondo livello, permettendo al carrello di poter essere guidato da un punto all'altro senza dover per forza scendere al livello terra. Inoltre i comandi possono essere traslati a destra o a sinistra per consentire all’operatore di far avanzare il carrello camminando al suo fianco. I carrelli BT Optio annoverano un gran numero di vani portaoggetti, oltre all'E-bar opzionale, che consente un facile montaggio di dispositivi ausiliari come terminali di computer o scanner di codici a barre. Per Magnus Oliveira Andersson, responsabile del Design Center di Toyota, che ha diretto lo sviluppo del design della gamma BT Optio serie L, semplicità, robustezza, maneggevolezza e sostenibilità sono i fattori chiave che conducono alle prestazioni. “Questo commissionatore orizzontale è stato progettato e costruito con il conducente in primo piano. Un design “evoluzionale” con forme pulite e funzionali, sviluppate attraverso anni di esperienza”. Attivo sin dal 1953, l'International Forum Design Award (iF) è diventato un prestigioso riconoscimento internazionale ed il marchio iF rappresenta oggigiorno un simbolo di eccellenza, per non dire “l'Oscar del Design”.

M a g g i o

2012

accentuata con una domanda ridotta, porta ad assorbire quanto più possibile i costi per non aumentare o addirittura ridurre i prezzi, con effetti negativi sui margini”, spiega Lombardi. “Le priorità e necessità dei clienti oggi riflettono la congiuntura attuale - dice ancora Lombardi con richieste di fornitura improntate a maggiore flessibilità e possibilità di finanziamento: quindi riduzione della durata dei contratti di noleggio o possibilità eventuale di termine anticipato e di sostituzione delle tipologie di macchine noleggiate, come pure proposte di finanziamento della fornitura. In questo contesto Amis, al quinto anno dalla sua fondazione, continuerà nela sua filosofia di diffusione e penetrazione del mercato con marchiprodotti di elevata qualità e ad alto contenuto innovativo, in grado di offrire efficienza, produttività e minor costo operativo”. “Il fatturato di Amis nel 2011 non ha subito praticamente variazioni rispetto al 2010, mentre gli ordini sono aumentati dell’11%”, puntualizza ancora Lombardi. “Il volume degli ordini realizzati nel corso del primo trimestre del 2012, risulta anch’esso invariato nei confronti del pari periodo 2011, grazie alla definizione di trattative importanti iniziate l’anno precedente. Tuttavia le richieste d’offerta e nuove trattative iniziate quest’anno si sono ridotte in modo significativo. Mantenere i risultati del 2011 sia per fatturato che per volumi di macchine introdotte sul mercato sarebbe un risultato soddisfacente anche se non facile da centrare”. Quanto alle novità del 2011 dalla società lombarda si segnalano il trasportatore bi-pallet di Crown modello DT3000 che ha completato la gamma dei trasportatori a timone uomo a bordo della serie WT3000 e la nuova serie di carrelli controbilanciati elettronici a 48 Volt SC5000 con portate da 13 a 20 qiuintali con il nuovo sistema di sostituzione laterale delle batterie in corso di brevetto. ● www.corriereortofrutticolo.it

LOGISTICA

Toyota Material Handling si aggiudica il Gold award all’International forum design

51


L ogistica

CorriereOrtofrutticolo

Uni_Box, il macchinario che apre automaticamente le cassette ●

Emanuele Zanini

Si chiama Uni_Box ed è l’ultima “creatura” sfornata dagli stabilimenti di Unitec, azienda con sede a Lugo (Ravenna), tra i leader nel settore macchinari dedicati all’ortofrutta e nelle relative tecnologie applicate. Il nuovo macchinario si basa su un innovativo sistema di apertura automatica delle cassette in plastica a sponde abbattibili con funzionamento elettro-pneumatico. Alla presentazione del macchinario, avvenuta nella sede dell’impresa romagnola e a cui tra gli altri hanno partecipato Gianni Bonora di Cpr System ed Emanuele Timpanaro di Euro Pool System interessati a capire le caratteristiche e i vantaggi del nuovo modello, Angelo Benedetti (nella foto), presidente e direttore generale di Unitec, ha sottolineato in particolare le novità che Uni_Box presenta rispetto ad altre apparecchiature simili. “Con questo prodotto siamo convinti di aver compiuto un importante passo avanti”, ha commentato illustrando le caratteristiche dell’innovativo modello. Uni Box è in grado di andare perfino sui soppalchi riducendo i “viaggi” che si compiono montando le casse da terra per portarle appunto sui soppalchi. Inoltre le casse si possono estrarre con facilità anche grazie a un sistema di apertura, rapido (visto che è in grado di manovrare 1.200 casse all’ora) e allo stesso tempo delicato. Nelle manovre di carico delle cassette ancora chiuse la macchina può essere alimentata con traspallet (esiste tuttavia pure una versione manuale, più economica). Uni_Box, che grazie alla presenza delle ruote può essere spostato con facilità, è completamente trasparente. Una caratteristica quest’ultima che consente di vi52

www.corriereortofrutticolo.it

Unitec lancia sul mercato un nuovo sistema che gestisce rapidamente le cassette a sponde abbattibili basandosi su un meccanismo elettro penumatico

sualizzare immediatamente eventuali problemi nel corso dell’apertura delle casse. Inoltre tutti i componenti che possono entrare in contatto con l’acqua (per esempio nel lavaggio delle cassette) sono stati costruiti in acciaio inossidabile. Dotata di quattro moduli (il primo per la de palletizzazione automatica delle casse chiuse, il secondo per l’apertura automatica della casse e il terzo per l’impilatura delle casse aperte e l’ultimo per il deflusso delle casse aperte e impilate) il macchinario è in grado di

aprire automaticamente cassette con dimensioni di 600x400 millimetri ad altezze variabili (da un minimo di 90 a un massimo di 230 millimetri). La meccanica dell’apparecchio, che consente un forte risparmio di manodopera e bassi costi di gestione grazie alla semplicità e alla funzionalità dei meccanismi, è stata collocata nella parte superiore del corpomacchina per evitare che si sporchi e per consentire che l’eventuale sporcizia presente nelle casse si depositi direttamente a terra senza entrare in contatto con i vari meccanismi di funzionamento. Unitec, ha lavorato un anno e mezzo per mettere a punto lo studio, il progetto e la realizzazione di Uni_Box, “prodotta interamente - sottolinea con orgoglio Benedetti - nella nostra azienda, software compresi, attraverso un investimento di 140 mila euro”. La ditta ravennate, ad oggi, è in grado di produrre un esemplare di Uni-Box ogni 60 giorni. Il macchinario è già stato testato in alcune aziende ed è disponibile sul mercato: si può sia acquistare direttamente che noleggiare. ● M a g g i o

2012


L

CorriereOrtofrutticolo

PORTI/1

PORTI/2

Chep certificata Fsc e Pefc

Container, Amburgo sorpassa Anversa

Terminal shipping di Grimaldi a Barcellona

Il porto di Anversa ha gestito l’anno scorso 8,7 milioni di container, classificandosi con questi dati al quindicesimo posto nella graduatoria mondiale sulla base di dati dell’Institute of Shipping Economics and Logistics (ISL). Da notare che Anversa ha perso un posto a favore di Amburgo, il quale ha gestito 9 milioni di container nello stesso periodo. Il principale porto di container rimane Shanghai (31,6 milioni di container), seguito da Singapore (29,8 milioni di container) ed Hong Kong (24,2 milioni di container). E il porto di Anversa è stato premiato con il ‘World Ports Award’ in occasione del World Ports & Trade Summit (WPTS) di Abu Dhabi. La giuria ha ricompensato l’ottima reputazione ottenuta in materia di sviluppo, organizzazione e sostenibilità.

L’autorità portuale di Barcellona ha assegnato all’italiana Grimaldi il progetto per la costruzione e la gestione di un nuovo terminal di short sea shipping. L’investimento previsto è di 22 milioni di euro e la durata della concessione sarà di 15 anni prorogabili. Il nuovo terminal occuperà una superficie di 7,4 ettari e prevede la costruzione di una stazione marittima per passeggeri, l’urbanizzazione e pavimentazione della spianata, il controllo degli accessi e la realizzazione di tre passerelle di collegamento. Con questa nuova infrastruttura, il porto di Barcellona conterà due terminal specializzati nel traffico marittimo a corto raggio, il “Terminal Ferry Barcelona”, gestito dalla società spagnola Acciona Transmediterránea, ed il “Grimaldi Terminal Barcelona”.

PORTI/3

PORTI/4

Il Brasile informatizza il sistema portuale

Traffici di contenitori in crescita a Genova

Il Governo federale brasiliano spenderà 500 milioni di Reais (oltre 200 milioni di euro) entro il 2014 per informatizzare la gestione dei principali porti del Brasile, senza investire in infrastrutture. Il pacchetto include l’installazione di radar e telecamere di monitoraggio per le navi e le condizioni climatiche (un sistema già superato in altre parti del mondo ma ancora esistente in Brasile). Tutto il complesso portuale brasiliano movimenta attualmente 800 milioni di tonnellate di merci all’anno e risponde per il 96% delle importazioni e delle esportazioni nazionali; la burocrazia però resta pesante.

Al porto di Genova i traffici di container, corrono. Nel 2011 lo scalo ha segnato infatti un +5% nel segmento container, mentre nei primi due mesi del 2012 si è arrivati addirittura al +9,5%. Un dato in controtendenza rispetto alla contrazione dell'economia italiana.

Chep ha ottenuto la certificazione di Gestione Forestale Sostenibile in tutti i Paesi europei nei quali opera, raggiungendo così uno dei principali obiettivi di sostenibilità ambientale stabiliti per il primo semestre 2012. Il Forest Stewardship Council (Fsc) e il Programma per il riconoscimento di Certificazione Forestale (Pefc), due delle organizzazioni per la gestione forestale più accreditate del mondo, riconoscono attraverso questa certificazione la rigorosa attenzione posta da Chep nell’approvvigionamento sostenibile del legname sul territorio europeo. “In precedenza, la certificazione ottenuta da Chep copriva il Regno Unito, la Spagna, la Francia e il Belgio. Ora abbiamo raggiunto la piena certificazione per tutti i 23 Paesi europei nei quali operiamo” dichiara Dolph Westerbos, Presidente del gruppo Chep, Emea & Asia-Pacific”. Chep è stato il primo fornitore di soluzioni di pooling di pallet nel mondo a ottenere la certificazione multisito Fsc e Pefc. Ciò significa che siamo davvero in grado di garantire ai nostri clienti che tutto il legname che utilizziamo proviene da risorse legali e sostenibili” Sono già 243 milioni gli ettari di foreste certificate Pefc e 8.886 le aziende che possono già vantare la certificazione Pefc Chain of Custody. M a g g i o

2012

www.corriereortofrutticolo.it

LOGISTICA FLASH

IMBALLAGGI

53


B iologico news

CorriereOrtofrutticolo

Biologico, consumi 2011 ok Un business da 1,5 miliardi di euro È un bilancio soddisfacente quello che il 2011 ha riservato ai prodotti biologici in Italia. Dalle rilevazioni Ismea-Gfk-Eurisko emerge infatti un incremento della spesa dell’8,9% su base annua, in leggero rallentamento rispetto al tasso di crescita del 2010, ma in evidente controtendenza con la riduzione complessiva dei consumi di generi alimentari “convenzionali”. La dinamica, che riguarda l’insieme dei prodotti bio confezionati venduti dalla Gdo, è il risultato di andamenti comunque differenziati. Incrementi si rilevano in particolare per i lattiero-caseari (le rilevazioni indicano una crescita degli acquisti nel 2011 del 16,2%), le uova (+21,4%) e per altre referenze come biscotti, dolciumi e snack (+16,1%) e bevande analcoliche (+16%). Più contenuti gli aumenti per l’ortofrutta fresca e trasformata (+3,4%), che resta comunque la categoria guida tra i prodotti biologici, raggiungendo un’incidenza sul totale pari a quasi un terzo in termini di valore. Segnano il passo anche pasta, riso e sostituti del pane (-3,2% nel complesso), con un bilancio 2011 particolarmente negativo per la pasta bio, i cui acquisti si sono ridotti di oltre l’11%. Anche per carni e salumi emerge una flessione dell’8,2% degli acquisti, in un’annata negativa inoltre per gli oli (-18,6%) e per “zucchero, caffè e tè” (-3,4%). I consumi denotano, dunque, un quadro molto variegato nella dinamica del 2011, confermando tuttavia, all’interno delle singole produzioni, ancora una convergenza degli acquisti su uova, yogurt e latte, che insieme coprono oltre il 30% dei prodotti monitorati e che hanno registrato forti aumenti rispetto all’anno precedente. Tutte le macro ripartizioni 54

www.corriereortofrutticolo.it

Positivo il consuntivo che emerge dai dati Ismea: sul mercato italiano la spesa è cresciuta dell’8,9% (3,4% per l’ortofrutta); superfici a 1,11 milioni di ettari

Segnali incoraggianti dal Cibus di Parma Piva: il bio adesso è alla portata di tutti L’edizione 2012 del Cibus di Parma, a inizio maggio, ha denotato una nuova attenzione per l’alimento biologico, segnalato dal logo verde “Bio Organic”. “Nel panorama Italiano la crescita dei prodotti bio - fa sapere l’organizzazione della Fiera - mostra consumi e ritmi di crescita contenuti ma incoraggianti per il futuro mentre in molti paesi esteri, in particolare quelli germanofoni e nel Nord America, il prodotto biologico e in particolare il prodotto “Organic - Made in Italy” riscuote ampie preferenze”. Mai come quest’anno la presenza di CCPB – Consorzio il Biologico è risultata significativa e interessante per i soci e per i buyers di tutto il mondo. “La nostra presenza al Cibus 2012 - diceva Fabrizio Piva, amministratore delegato di Cccp alla vigilia della rassegna - vuole rappresentare il nostro impegno per un biologico che non sia più soltanto una scelta etica, ma che incontri il largo consumo grazie alla sua qualità superiore e al suo sapore. Il nostro motto è da sempre il biologico è anche buono, ma oggi è anche per tutti”. territoriali - rileva ancora l’Ismea - sono state interessate da una crescita degli acquisti nel corso del 2011, più accentuata al Sud (+19,2%). Le regioni settentrionali mantengono però un peso preponderante, con oltre il 70% di incidenza sul totale. Si stima in Italia un giro d’affari legato al mercato bio attorno a un miliardo e 550 milioni di eu-

ro, che assegna allo Stivale il quinto posto dopo Usa, Germania, Francia, Regno Unito e Canada. A livello mondiale, stando alle ultime valutazioni, il fatturato del biologico è stimato complessivamente sui 44,5 miliardi di euro. Sul piano strutturale l’Italia, con 1,11 milioni di ettari investiti nelle coltivazioni bio, ha perso, da un paio d’anni, il primato europeo, passato adesso della Spagna (1,46 milioni di ettari). La classifica mondiale la vede al settimo posto, con il 3% circa della superficie complessiva mondiale, valutata sui 37 milioni di ettari. M a g g i o

2012


B

CorriereOrtofrutticolo

In Germania il fatturato di prodotti biologici nel commercio specializzato cresce da anni ed ha raggiunto nel 2011 un volume di più di 2 miliardi di euro. Le imprese hanno aumentato le loro vendite del 12,7% rispetto all’anno precedente. Sia nel 2010 che nel 2011 sono stati aperti 65 nuovi mercati per prodotti biologici con una superficie pari ad almeno 200 mq. Diminuito invece il numero dei piccoli punti vendita o per mancata competitività oppure perchè il proprietario ha aperto un negozio più grande. Attualmente vi sono 2.346 negozi destinati ai prodotti biologici. L’aumento del fatturato è dovuto innanzitutto all’acquisizione di nuovi clienti. Nel 2011 il loro numero è cresciuto dell’11%. Pur essendo rimasti i prezzi allo stesso livello dello scorso anno, l’ammontare delle spese per singolo cliente è aumentato. Quindi i punti vendita hanno potuto registrare un incremento del risultato dell’esercizio pari al 15%. Il fatturato globale di generi alimentari biologici è aumentato da un volume di 6 miliardi nel 2010 a 6,6 miliardi di euro nel 2011. La quota dei prodotti biologici ammonta ora al 3,7%, il doppio rispetto al 2000. Mentre il commercio sta crescendo continuamente, la produzione su aree biologiche non registravariazioni significative: nel 2011 l’area coltivata con metodi biologici ha raggiunto i 16,8 milioni di ettari, il 2,3% in più dell’anno prima. Di conseguenza aumenta la dipendenza dalle importazioni.

M a g g i o

2012

Almaverde “firma” la prima frutteria bio Un format inedito che intende creare i presupposti per aumentare i consumi fuori-casa di snack e bevande “organic”. Lidl entra nell’orbita della società cesenate

La prima frutteria-bar al 100% biologica è stata inaugurata a inizio maggio nella cintura bolognese, al Centro Nova di Castenaso, da Almaverde Bio, il marchio leader del biologico in Italia. Si tratta di uno spazio di oltre 150 metri quadri, accogliente e colorato, ideale per un pasto leggero rigorosamente bio, un’insalatona, una macedonia o un frullato di frutta, uno snack o una semplice pausa-(bio)caffé. La frutteria attiverà anche un servizio take away grazie alle confezioni già appositamente preparate da Almaverde. Il format, che potrà essere replicato altrove in caso di successo della bio-frutteria bolognese, è stato realizzato in collaborazione con Camst, il gruppo leader in Italia nella ristorazione (1.500 punti di consumo, 90 milioni di pasti l'anno per un fatturato di un miliardo di euro). Con il presidente di Almaverde Bio Renzo Piraccini e la responsabile delle relazioni esterne di Camst Antonella Pasquariello, erano presenti all’inaugurazione l’assessore all'Agricoltura dell’Emila Romagna Tiberio Rabboni,

BIOLOGICO NEWS

In Germania fatturato sopra i due miliardi

il presidente di Besana Pino Calcagni, l’amministratore delegato del Cccpb Fabrizio Piva, lo stesso direttore di Almaverde Bio Paolo Pari con Ernesto Fornari direttore di Canova, l’amministratore delegato di Cpr System Gianni Bonora, il presidente di Cesena Fiere Domenico Scarpellini. “Il biologico è l’ideale per i consumi fuori casa - ha detto Piraccini - e la gamma dei nostri prodotti si presta molto bene a un format come questo, che va nella stessa direzione di un’iniziativa lanciata l’anno scorso e che sta dando risultati positivi, la frutteria Almaverde Bio di Mirabilandia. Il nostro obiettivo è fare del biologico una scelta quotidiana alla portata di tutti”. Almaverde Bio gode di ottima salute. Un sintomo della sua espansione è la scelta fatta da Lidl, il leader dei discount, che sta abbandonando il suo marchio per il bio, e ha scelto Almaverde. Il segreto? La perfetta organizzazione logistica, i rigorosi controlli, la serietà che contraddistinguono i magazzini di lavorazione, a partire da quello di Longiano. (a.f.) www.corriereortofrutticolo.it

55



D

CorriereOrtofrutticolo

L’incremento dell’export dei prodotti alimentari italiani passa dal coinvolgimento della grande distribuzione estera. È il messaggio lanciato nella seconda giornata di Cibus in cui si è tenuto il convegno “Cibus Global Award”, che ha presentato il primo studio quali-quantitativo mai realizzato sulla presenza del food made in Italy sugli scaffali dei supermercati di Europa, Stati Uniti ed Asia. Una squadra di “osservatori” ha lavorato per mesi per studiare e classificare l’esposizione dell’alimentare italiano nella Gdo estera; in sintesi pur essendo penalizzati dall’assenza di insegne italiane, cresce esponenzialmente l’interesse da parte delle catene internazionali per l’offerta dell’industria italiana. “Cibus Global Award”, organizzato dal Gruppo Food e Fiere di Parma, ha anche premiato le catene distributive estere che si sono distinte per parametri di valutazione vanno dall’ampiezza dell’assortimento al numero di referenze a scaffale, dalle promozioni alle attività informative instore. Per effettuare le rilevazioni, il Gruppo Food si è avvalso della collaborazione dei migliori esperti nei rispettivi mercati di riferimento: Retail Watch per il mercato europeo, Mra per quello americano, BTG group per quello asiatico. Per la Gdo in Europa il primo classificato è la catena tedesca Edeka, per il vasto assortimento, per l’eccellente ordine e visibilità del prodotto italiano in scaffale, specie nelle merceologie dei salumi e dei formaggi (secondo e terzo classificato l’inglese Waitrose e la francese Carrefour). Per la Gdo statunitense il primo classificato è la catena Central Market, premiata per il grande coinvolgimento del consumatore nell’esperienza di acquisto del M a g g i o

2012

Presentato in un convegno al Cibus il primo studio sulla presenza del food italiano nella distribuzione estera. Edeka la catena europea che tratta meglio il made in Italy

Sisa, funzionano le promozioni in partnership con l’industria di marca Sisa ha incontrato a Bologna i rappresentanti dell’industria di Marca per illustrare i risultati raggiunti grazie all’intensa campagna di comunicazione di cui l’insegna è stata protagonista nell’ultimo anno e che ha coinvolto proprio i prodotti delle grandi marche. Dopo l’introduzione di Danilo Preto, direttore marketing del Gruppo, che ha elencato le diverse iniziative commerciali promosse sui principali media nazionali nel corso del 2011 e del 2012, il meeting è proseguito con l’intervento di Marco Ravagnan, direttore tecnico di Sisa, con l’analisi mirata delle due promozioni sviluppate in partnership con l’industria di marca, “Operazione Sottocosto” e “1+1”, rispettivamente in sell out a gennaio e a marzo del 2012. Nei quindici giorni di pianificazione di ognuna delle singole promozioni, tra le aziende aderenti è stato realizzato fino al 17% del proprio fatturato totale anno nel caso di Operazione Sottocosto, e fino al 62% durante 1+1. Pur mancando i dati definitivi di quest’ultima, la tendenza sembra confermare gli ottimi risultati conseguiti dalla prima operazione con un aumento complessivo delle vendite per l’insegna del 546% a quantità e del 759% a valore. food italiano, con assaggi e corsi (secondo Whole Foods e terzo Kings/Balducci’s). Per la Gdo asiatica (Cina, Corea e Giappone) il primo premio è andato alla catena giapponese Isetan, per la gran cura messa nelle promozioni del prodotto italiano, seguita dalla cinese City Super e dalla giapponese Kinokunya. Le osservazioni sulla Gdo europea hanno evidenziato che le industrie italiane dovrebbero privilegiare l’investimento sui prodotti a marchio commerciale delle varie catene cercando però di evidenziare al massimo sulla confezione la tipicità italiana, accom-

DISTRIBUZIONE

L’export? Può aumentare solo coinvolgendo la Gdo straniera

pagnandola possibilmente con informazioni sul prodotto. Negli Stati Uniti il problema è rappresentato dalla vastità del prodotto imitativo, tanto che sugli scaffali spesso convivono prodotti autentici italiani e prodotti falsi. Più complesso il discorso sulla Gdo asiatica, dove il prodotto italiano se non viene spiegato rischia di non essere venduto, con l’eccezione della pasta che è un prodotto dove l’italianità trionfa. Esemplare l’esempio della Cina dove la presenza radicata di catene francesi ed inglesi favorisce il consumo dei prodotti di quei Paesi. www.corriereortofrutticolo.it

57


Distribuzione “Natura chiama Selex” Ortrofrutta a filiera controllata Una nuova linea specialistica per il Gruppo distributivo Selex: “Natura Chiama Selex”, una selezione di frutta e verdura già pronta di filiera controllata e prodotti alimentari biologici, per un’alimentazione sana e rispettosa dell’ambiente. Per dare il giusto risalto alla linea è stata creata un’immagine grafica comune, con la scritta Natura Chiama su fondo verde unita al tradizionale logo rosso di Selex. In primo piano, sono evidenziate le caratteristiche del prodotto, per una scelta sicura e garantita. “Vogliamo dare una risposta concreta alle attese di sicurezza, rispetto dell’ambiente e della salute espresse quotidianamente dai nostri clienti - sottolinea Luca Vaccaro, responsabile Marche Commerciali del Gruppo -. L’obiettivo è anche quello di segmentare e valorizzare ulteriormente l’offerta dei nostri prodotti a marchio, oggi costituita da oltre 3.500 referenze”. Con il lancio di Natura Chiama Selex, il Gruppo rafforza il suo impegno nel settore delle marche commerciali che, grazie a questa strategia di segmentazione e specializzazione nel segno della qualità, ha registrato nel 2011 un incremento delle vendite superiore al +15%. La frutta e gli ortaggi di filiera controllata “Natura Chiama Selex” provengono dalle zone più vocate e sono prodotti secondo precise tecniche di coltivazione, che prevedono il minor uso possibile di sostanze non naturali. Rigorosi controlli sul campo e post raccolta assicurano la massima qualità e la rintracciabilità dei prodotti. L’assortimento delle verdure, oltre a patate, cipolle, pomodorini, vede anche una vasta scelta di insalate già pronte, valeriana, rucola, radicchio, lattuga, rucola, proposte anche nei mix iceberg e radicchio, mista saporita, misto julienne, insalata greca. Non mancano le verdure pronte da cuocere, come le erbette e gli spinaci. La frutta, in sacchetto, cestino o sfusa, comprende per il momento agrumi (arance, clementine e limoni), meloni, kiwi, mele nelle varietà Golden, Stark e Royal Gala, ma si arricchirà durante l'anno di tanti prodotti di stagione. Le proposte bio della linea Natura Chiama Selex sono preparate esclusivamente con materie prime biologiche, ottenute cioè senza l’uso di prodotti chimici di sintesi e nel rispetto dell'ambiente.

58

www.corriereortofrutticolo.it

CorriereOrtofrutticolo

Ciolos: sviluppare la vendita diretta Il Commissario all’agricoltura Ue: ricchezza da preservare. Fedagri: investire in formazione e marketing “Il 15% delle aziende agricole europee colloca più della metà dei loro prodotti con la vendita diretta, ma un consumatore su due dice tuttavia di avere difficoltà a reperire alcuni prodotti agricoli. La vendita diretta è una ricchezza da preservare e ha un potenziale ancora da sviluppare”. Parole del Commissario all’Agricoltura Dacian Ciolos (foto) nel dare avvio, a Bruxelles, ai lavori della conferenza Agricoltura locale e filiera corta. Anche in Italia la vendita diretta e la filiera corta hanno conosciuto in questi anni una crescita significativa, sia in termini di incremento di vendite che di apprezzamento da parte del pubblico. “Delle 3.500 cooperative aderenti a Fedagri Confcooperative circa 2.600 commer-

cializzano i loro prodotti direttamente attraverso propri spacci aziendali e punti di vendita diretta, distribuiti su tutto il territorio nazionale”, ha affermato Antonello Ciambriello di Fedagri-Confcooperative e responsabile del Progetto Qui Da Noi - Negozi cooperativi di vendita diretta intervenendo alle sessioni di lavoro pomeridiane. “Si tratta di un sistema di vendita storico e consolidato che negli ultimi anni si sta evolvendo attraverso punti vendita sempre più specializzati e rispondenti alle esigenze dei consumatori. Raccogliamo, pertanto, l’invito della Commissione di lavorare per qualificare ulteriormente questo canale di vendita non solo per dare un reddito sempre maggiore ai nostri soci produttori, ma anche per valorizzare le produzioni tipiche locali”. Per migliorare la competitività della vendita diretta in Italia, secondo Fedagri, occorre investire nella formazione degli addetti alla vendita e nelle attività di marketing. Il gradimento da parte del pubblico è in crescita: nel periodo compreso tra il 2009 ed il 2011 i fatturati da vendita diretta nelle cooperative sono aumentati del 7%. M a g g i o

2012


D

CorriereOrtofrutticolo

FRANCIA

THAILANDIA

I 2.900 Pv di Crai aderiscono alla Fida

Via libera alla fusione Auchan-Cora

The Mall apre altri 10 Gourmet Market

La Direzione Generale della Concorrenza della Commissione europea ha dato l’autorizzazione alla fusione Auchan-Cora. Secondo il decreto la catena francese di supermercati Auchan può acquistare dal gruppo belga Louis Delhaize l'intera unità ungherese della catena Cora, alla quale appartenevano sette ipermercati nel Paese. La Auchan assorbirà quindi anche i dipendenti dell’ex Cora, raggiungendo le 8.000 unità. Attraverso la fusione, secondo le previsioni, la Auchan diventerà la quinta catena di supermercati in Ungheria, considerando il fatturato annuo raggiunto.

Il gruppo The Mall, numero 2 della grande distribuzione thailandese, ha pianificato l’apertura di 10 Gourmet Market, grandi supermercati alimentari di qualità, entro il 2015. Il gruppo, proprietario dei prestigiosi shopping mall Emporium e Siam Paragon, i più lussuosi centri commerciali di Bangkok, investirà nel progetto 10 milioni di euro. Le vendite di prodotti alimentari nel punto vendita ubicato nel Siam Pragon ammontano da sole a 4 miloni di euro mensili. Il fatturato proveniente dai reparti food costituisce da solo il 27% del fatturato totale di The Mall.

MESSICO

BRASILE

Chedraui investe in Centri commerciali

Più caro il paniere dei prodotti di base

Prosegue l’espansione dei maggiori operatori della grande distribuzione organizzata messicana: il gruppo Chedraui (183 punti vendita e circa 32.000 dipendenti) ha annunciato, tramite la sua divisione immobiliare, un investimento di 1.700 milioni di pesos (circa 100 milioni di euro) in un complesso immobiliare commerciale nello stato di Veracruz. Il progetto “Eldorado” prevede la costruzione di un complesso immobiliare con 166 spazi commerciali, sale cinematografiche, 2.200 parcheggi e una marina con 106 posti-barca. E non è tutto visto che Alfredo Chedraui, responsabile del progetto Eldorado, ha evidenziato che il gruppo distributivo sta lavorando anche su un 33mo centro commerciale da realizzare a Guadalajara, nello Stato di Jalisco.

I prezzi praticati dai supermercati brasiliani nel mese di marzo scorso sono aumentati del 6,01%, nel confronto con lo stesso periodo dello scorso anno. Secondo i dati divulgati dall’ABRAS (Associazione Brasiliana dei Supermercati) il paniere di base che comprende 35 prodotti di largo consumo è risultato costare 315,26 reais (circa 132 euro) nel terzo mese dell’anno in corso. Un anno fa, negli stessi 31 giorni, gli stessi prodotti si potevano acquistare per 297,39 reais (circa 123 euro).

Il Gruppo Crai aderisce a FidaConfcommercio. Il presidente nazionale dei dettaglianti Dino Abbascià (nella foto), il massimo esponente di Crai-Cooperative, Giangiacomo Ibba e il presidente di Crai-Secom, Piero Boccalatte, hanno siglato un protocollo d’intesa per formalizzare l'adesione del Gruppo alla Federazione Italiana Dettaglianti dell’Alimentazione, aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia, che rappresenta, a livello nazionale, circa 60.000 imprese del dettaglio alimentare. Crai nasce nel 1973, quando un piccolo gruppo di dettaglianti alimentari decise di unire le forze costituendo, a Desenzano del Garda, la Commissionarie Riunite Alta Italia (Crai), presto trasformata in Commissionarie Riunite Alimentaristi Italiani. Oggi, il Gruppo Crai rappresenta una rete di supermercati e negozi alimentari che si distinguono per l’atmosfera familiare, per l'assistenza del personale, per un modo di fare la spesa moderno ma al tempo stesso ancorato alle tradizioni. Il sodalizio è presente in modo diffuso e radicato sul territorio, attraverso 17 poli e oltre 2.900 punti vendita, è attualmente presente in circa mille comuni e in 19 regioni d'Italia. A ciò si aggiunge una presenza in due Paesi esteri, Malta e Svizzera, in entrambi i casi con una rete costituita da oltre un centinaio di punti vendita affiliati. M a g g i o

2012

www.corriereortofrutticolo.it

DISTRIBUZIONE FLASH

ITALIA

59


M

ondo

CorriereOrtofrutticolo

Troppo poca Italia in Russia La colpa? Non conoscere il mercato

Antonio Felice

Ma c’è spazio per l’ortofrutta italiana in Russia? E che spazio è? La risposta di Oleg Ivanov, consulente di importanti ditte d’importazione a San Pietroburgo, è laconica: “Sul volume complessivo delle importazioni all’Italia resta, se vogliamo essere sinceri, una porzione decisamente piccola”. Più articolata la risposta del giornalista specializzato Vadim Aniskin di Mosca: “In generale, l’ortofrutta italiana ha una buona reputazione al traino del successo dei prodotti alimentari italiani che sono molto apprezzati. Purtroppo, a volte i prezzi richiesti dagli esportatori italiani sono troppo elevati per il nostro mercato e c’è troppo poca flessibilità al riguardo così come nei termini di consegna. Ci sono nicchie in cui l’Italia potrebbe lavorare di più se conoscesse meglio le esigenze del mercato russo. Comunque l’Italia sfrutta la forte domanda di kiwi tra l’autunno e la primavera, in concorrenza con la Grecia. Le mele italiane hanno 60

www.corriereortofrutticolo.it

La delegazione veneta al completo; nell’altra pagina Daniele e Cera del Maap

Missione di imprenditori e manager veneti a San Pietroburgo, dove c’è spazio per il made in Italy. Carichi misti e prodotto di qualità per conquistare i russi un mercato migliore di quelle francesi ma non possono competere sul prezzo con quelle polacche e ucraine. C’è una finestra di commercializzazione in settembre per l’uva da tavola. La frutta estiva incontra la forte concorrenza della Turchia, della Spagna e della Serbia. Ma l’Italia è leader in tutte le varietà di insalate, con eccezione della Iceberg. Insomma, lo spazio c’è, soprattutto se gli italiani cureranno meglio, con maggiore attenzione e conoscenza, il nostro mercato”. Altri interlocutori prendono tempo, poi non rispondono. Ma si legge nei loro occhi la risposta: “Prezzo o non prezzo, non scaricateci qui prodotto di scarsa qualità. Non tirateci bidoni. All’Italia non resta che lavorare sulla

qualità extra, questo è il suo mercato”. Dopo la missione del 23 e 26 maggio a San Pietroburgo, aggiungiamo: il futuro, se non già il presente, è nei carichi misti e in una logistica meglio organizzata, che può limitare a quattro giorni i tempi di consegna. La Russia, dunque. Un mercato immenso, fatto di province sconfinate e di due metropoli: Mosca e San Pietroburgo. Tre mercati in uno, diversi tra loro. La Russia importa frutta per 4 milioni di tonnellate l’anno e un valore intorno ai 2 miliardi di euro e verdura per 4,5 milioni di tonnellate (soprattutto pomodori). È il maggior importatore mondiale di mele e pere. L’Italia entra in questo business con 100 mila tonnelM a g g i o

2012


M

CorriereOrtofruttIcolo

MONDO

Produzione locale insufficiente Il dinamismo del mercato russo è confermato anche dalla proporzione fra gli ortaggi importati e quelli prodotti nella regione attorno a San Pietroburgo, che è in continuo cambiamento e dipende dalla stagione. Ad oggi, in ogni caso, i volumi della produzione locale sono insufficienti a coprire il totale dei consumi della regione: generalmente, nel periodo da febbraio ad aprile di ogni anno la quota di ortaggi locali è pari all’11%, mentre da giugno ad ottobre è il 70%. L’adesione della Russia alla Wto avrà come probabile conseguenza la riduzione entro il 2015 dei dazi doganali per l’importazione di molte tipologie di ortaggi. Principalmente saranno ridotti i dazi doganali per pomodori e cetrioli, le due colture più adatte alla coltivazione in serra (dal 15% al 10%). La riduzione dei dazi riguarderà anche i cavolfiori e i broccoli (dal 15% all’11%), i cavoli di Bruxelles e i cavoli cappucci (dal 15% al 13%), le carote, le rape e le bietole (dal 15% al 12%). Pertanto, in vista del prevedibile aumento della concorrenza estera a causa della significativa diminuzione dei dazi, le pubbliche autorità hanno annunciato il lancio di un programma statale per il sostegno dell’agricoltura, nell’ambito del quale tre importanti produttori di ortaggi hanno già deciso di ampliare le proprie capacità produttive. Si tratta delle aziende Evrika, Viborzhets e Agroline, che in totale investiranno nei prossimi anni circa 300 milioni di euro per la costruzione di oltre 35 ettari di nuove serre.

M a g g i o

2012

late e 70 milioni di euro. Decisamente poco. Maggiore conoscenza di questo mercato e dei suoi meccanismi, e si potrebbe fare meglio, molto meglio. Anche perché, dopo una pausa dovuta alla crisi economica generale, dal 2010 i consumi di ortofrutta sono ripresi alla grande e gli incrementi viaggiano a due cifre di anno in anno. San Pietroburgo si è affermata negli ultimi anni come il principale centro di smistamento dell’ortofrutta importata in Russia. La città è sede delle principali società di importazione del Paese e di alcuni importanti strutture logistiche, a partire dal porto. La sola Nevskaya della famiglia Frenkel, principale attore del commercio ortofrutticolo della città, importa almeno 260 mila

tonnellate di ortofrutta all’anno ovvero due volte e mezzo il totale dell’export italiano. Nel porto si scarica ortofrutta proveniente da tutti i continenti. I flussi europei arrivano via terra spesso intermediati dal punto di vista logistico nei Paesi Baltici, in Olanda o in Polonia. Abbiamo guidato una missione a San Pietroburgo di 11 imprenditori e manager veneti interessati al mercato russo. Vi hanno fatto parte Gian Paolo Sardos Albertini, presidente di Veronamercato, con il direttore Paolo Merci, Giancarlo Daniele, amministratore delegato del Maap di Padova con il direttore Francesco Cera e il coordinatore dei grossisti Alberto Filippino, il titolare della B&B Loredano Brentegani, la sales manager Natalia Rojcov, Stefa-

www.corriereortofrutticolo.it

61


M

ondo

no Bighelli export manager della società Perusi di Verona, Chiara Zuccari, export manager di Primo Mattino Baratella con la commerciale Mirca Saggioro, Lilia Ganea dell’ufficio export della società Due Erre di Padova. San Pietroburgo, seconda città della Russia, con una popolazione nell’area metropolitana di 4,4 milioni di abitanti, vede crescere i consumi di ortofrutta a ritmi del 20% l'anno. Sono attive società di importazione serie e di consolidata esperienza, la grande distribuzione è in piena espansione con l'ortofrutta che occupa il secondo posto nel settore alimentare per fatturato dopo le carni e insieme ai latticini. La delegazione ha visitato il mercato di Sofiskaya, la catena di supermercati Okey, che è in grande espansione (20 grandi superfici di vendita nell’area metropolitana e altre cinque di medie dimensioni, oltre a due supermercati a Mosca), i magazzini di confezionamento di numerose società di importazione come Alga, Oasis, RGS, Novfrut e il colosso Nevskaya. Negli incontri b2b presso l'albergo Emerald si sono avvicendate anche altre società come Deltraders, BalFruit, Fruittime, MirabellaFruit che si sono affiancate agli incontri organiz62

www.corriereortofrutticolo.it

CorriereOrtofrutticolo

Irina Sinelnikova, import manager di Alga e Oleg Ivanov, consulente. Sopra, cipolle egiziane a Sofiskaya dopo lo sbarco al porto di San Pietroburgo

zati dalle singole aziende italiane partecipanti. Il clima dei colloqui è stato di grande attenzione per quello che gli italiani avevano da offrire e l’impressione generale è stata di enormi potenzialità da sviluppare. Oltre ai problemi logistici, che incidono in modo negativo sulla costruzione del prezzo del prodotto italiano, che a volte risulta elevato, pesa sulla scarsa presenza dell’Italia a San Pietroburgo la poca informazione sull’organizzazione del mercato, in cui operano serie società di importazione. I concorrenti sono certo numerosi per tutte le categorie di prodotto, tuttavia esistono fine-

stre temporali in cui il prodotto italiano potrebbe inserirsi con successo. Ma ciò raramente avviene proprio per mancanza di informazioni dettagliate. È il caso delle produzioni estive, in particolare pesche e nettarine, che qui potrebbero realizzare grandi quantitativi di venduto. Si sta affermando la quarta gamma e si è aperta una piccola nicchia per il mercato del biologico. Il consumatore, attento ai costi e all’aspetto del prodotto, comincia ad apprezzare anche gli aspetti qualitativi e il rispetto dell’ambiente. Un mercato dunque che sarebbe un peccato trascurare. editor@greenmed.eu M a g g i o

2012


M

CorriereOrtofruttIcolo

Medfel, tenutasi dal 24 al 26 aprile a Perpignan (Francia), ha avuto un asso nella manica: il sostegno economico di “Sud de France Développement”, agenzia pubblica di Montpellier (capoluogo della regione Languedoc-Roussillon) che ha invitato a sue spese 112 buyers provenienti da tutto il mondo. Buyers selezionati, cinesi, russi, argentini, brasiliani, del Nord Europa, eccetera (in tutto 36 Paesi), che hanno dato alla fiera un decisivo impulso verso la dimensione business e hanno fatto la felicità dei 230 espositori. Alcuni nomi delle aziende che hanno inviato loro rappresentanti a Medfel: DLCMuchellini (Argentina), Berrygood (Brasile), Pingakol (Uruguay), Euro-Atlantic e TongGuan (Malesia), Shenzhen AgriculturalProducts (Cina), Park n' shop (Hong Kong), Yamaoka e AICINC (Giappone), BanChoon (Singapore), LesentrepotsFruigor, Sun Mark Foods e Bar ImeInternational (USA e Canada), FreshFruitsCompany (Emirati Arabi Uniti), FreshFruit (Kuwait), Spinneys (Libano-Egitto), Azayz (Tunisia), oltre ai buyers europei e russi. L’afflusso alla manifestazione ha registrato peraltro un netto aumento (+17,8%) rispetto all'edizione 2011. In questa quarta edizione, Medfel ha registrato 4.325 visitatori professionali. Se i buyers ci saranno anche nel 2013 (la prossima edizione è in programma dal 22 al 24 aprile, sempre a Perpignan), la crescita di Medfel sarà garantita malgrado la forte concorrenza fieristica in Europa. L’Italia è stato il Paese ospite e la delegazione italiana, organizzata dal Cso di Ferrara, ha cercato anche di sfruttare l’occasione per rinsaldare i rapporti tra la Francia e il nostro Paese. Gli espositori, a partire dagli italiani, hanno espresso valutazioni positive, anche se la dimensione della fiera M a g g i o

2012

La regione Languedoc-Roussillon ha finanziato la presenza di compratori asiatici e americani. Debutto del Cso come promotore della filiera italiana

MONDO

Buyers da tutto il mondo la chiave del successo di Medfel

Le tavole rotonde in spazi aperti sono una delle caratteeristiche di Medfel. Sopra, gli stand del Caab di Bologna e del Vog di Bolzano

è rimasta abbastanza piccola. Il direttore di VOG, Gerard Dichgans, ha approfittato della presenza dei buyers internazionali per stringere nuovi rapporti. Il CAAB di Bologna, con il direttore Alessandro Bonfiglioli e il presidente dei grossisti Valentino Di Pisa, ha lanciato l’alleanza con il mercato di Saint-Charles, l’importante centro logistico alle porte di Perpignan. Il mercato di Bologna ha aperto un distaccamento a SaintCharles con un proprio funzionario, autorizzato a monitorare prezzi e flussi commerciali al fine di incrementare l’interscambio tra gli operatori. Federico Milanese, che è a capo dei servizi per

l’internazionalizzazione del CSO di Ferrara, ha presentato in un solo “pacchetto”, la filiera italiana dell’ortofrutta: produzione, tecnologie, imballaggi, servizi, all'insegna del fare sistema all'estero. “Stiamo creando una nuova immagine che sarà presentata alla prossima FruitLogistica, un brand Italia, un brand di filiera con il quale ci presenteremo in tutte le fiere”, ci ha detto. La presenza della Unitec aveva un significato particolare: quello di lanciare la nuova filiale francese, Unitec France, con sede ad Avignone. L’azienda di Lugo di Ravenna è sicura di avere tecnologie interessanti per il mercato francese. (A.F.) www.corriereortofrutticolo.it

63


M

ondo Flash BELGIO/1

BELGIO/2

BELGIO/3

Leadership mondiale per le patate

Prodotti di marca poco convenienti

Accordo tra Syngenta e Univeg

Nel corso del 2011 il Belgio ha lavorato un totale di 3,2 miliardi di patate, diventando il leader mondiale davanti ai Paesi Bassi. Da notare che circa il 90% di questi prodotti lavorati è destinato all’export. Il fatturato complessivo del settore è passato da 1,03 miliardi di euro nel 2010 a 1,2 miliardi del 2011. Lutosa, uno dei principali produttori di patate fritte surgelate, ritiene che il Belgio faccia parte con il Nord della Francia e la Germania dell’Ovest del cluster della patata più produttivo al mondo. I produttori belgi di patate fritte surgelate vantano uno know-how importante, che permette di adattare i prodotti alle esigenze dei mercati esteri.

In Belgio i prezzi dei prodotti alimentari sono in media il 10% superiori rispetto ai Paesi Bassi e la Germania ed il 7,5% in confronto alla Francia. Lo dimostra uno studio realizzato dal ministero dell’Economia belga. Il divario è soprattutto sui prezzi dei prodotti di marca, mentre il marchio distributore risulta sensibilmente inferiore a quello all’estero. Si noti che le differenze tra le varie catene possono arrivare fino al 25%. Il Ministro dell’Economia Johan Vande Lanotte, ritiene che i listini più elevati siano da imputare al fatto che il distributore belga vende relativamente meno al metro quadro rispetto ai Paesi limitrofi e ha costi fissi superiori.

Syngenta ha annunciato un accordo di collaborazione con Univeg, società leader mondiale per la commercializzazione di prodotti ortofrutticoli con sede in Belgio. Le due società collaboreranno strettamente per aiutare i produttori ortofrutticoli a rispondere alle richieste della grande distribuzione in materia di sostenibilità in Europa, Medio Oriente e Africa. Nello specifico, l’accordo prevede, tra le altre cose, la possibilità di frequentare corsi di formazione gestiti da Syngenta relativamente all'implementazione dei programmi IPM (Integra-ted Pest Management), alla gestione in sicurezza e al corretto utilizzo degli agro-farmaci.

CINA

PERÙ

GEORGIA

Volano nel 2011 gli scambi con l’Italia

Esportazioni di uva, +47% in tre anni

Prepara il terreno per diventare big nel kiwi

Negli ultimi tre anni le esportazioni di uva peruviana sono aumentate del 47%. Iniziato 13 anni fa, l’export del prodotto peruviano toccavavo i 631.802 chili, più di 30 container. Attualmente il Perù esporta 132 milioni di chilogrammi, l’equivalente di 7.060 container, destinati a 50 Paesi. La principale varietà per l’esportazione è la Red Globe, che rappresenta il 75% delle vendite totali. La Cina è il principale mercato di riferimento di questa varietà: assorbe un quarto di tutte le esportazioni.

L’obiettivo è ambizioso: diventare uno dei principali Paesi produttori del kiwi nell’emisfero Nord. Ci sta lavorando la Georgia, in particolare la nuova azienda Nergeta che sta stringendo un accordo con un importante importatore inglese, particolarmente interessato ad acquistare l’actinidia georgiana. Secondo Vekua, manager dela Nergeta, le vendite di kiwi della Georgia raggiungeranno circa 600 tonnellate nel 2013, delle quali il 50% verrà destinata all’esportazione. L’azienda ha 24 ettari impiantati a kiwi e prevede di arrivare a 200 ettari entro il 20162017. “Credo realmente - spiega Vekua - che la Georgia possa pensare di diventare la Nuova Zelanda dell'Emisfero Nord per quanto riguarda i kiwi”.

In base ai dati EuroStat elaborati da Ice Shanghai, nei primi dieci mesi del 2011 l’interscambio Italia-Cina ha raggiunto la cifra record di 47,387 miliardi di euro (+17,1% sull’analogo periodo 2010), confermando Pechino al terzo posto fra i partner commerciali dell’Italia, preceduta da Germania e Francia e seguita da Spagna e Usa. Gli scambi con la Cina rappresentano il 5,2% del commercio estero italiano. La Cina è divenuta il settimo cliente dell’Italia con acquisti per 11,661 miliardi di euro, (+26%) con una quota sulle nostre esportazioni del 2,7%. Sul fronte delle importazioni la Cina, con 35,725 miliardi di euro (+14,5% rispetto allo stesso periodo del 2010), è il terzo fornitore dopo Germania e Francia, con una quota del 7,6% 64

CorriereOrtofrutticolo

www.corriereortofrutticolo.it

M a g g i o

2012


M

CorriereOrtofruttIcolo

Il gruppo Limagrain (di cui fanno parte quattro business unit, tra cui Hm Clause Italia) ha organizzato un evento rivolto alla stampa europea che si è svolto dal 21 al 23 maggio ad Almeria (Andalusia, Spagna), per far conoscere meglio una delle principali zone produttive in serra del continente oltre alle specificità del sodalizio, unico esempio di governance cooperativo nel settore sementiero. A fare gli onori di casa il direttore generale di Limagrain, Daniel Chéron e Franck Berger (entrambi nella foto in basso), direttore generale aggiunto di Hm Clause i quali, dopo le visite alle serre e al Centro di ricerca della città andalusa, hanno presentato una relazione ricca di dati. Limagrain nel 2010/2011 ha venduto per 1.555 milioni di euro, il 15,3% in più rispetto a quanto messo a bilancio nel 2009/2010 e conta 7.200 dipendenti; è al quarto posto al mondo nel settore delle sementi ed è secondo assoluto, alle spalle di Monsanto, per le sementi orticole, la cui divisione conta 2.700 dipendenti ed esprime vendite per 510 milioni di euro. È inoltre leader assoluto, in Europa, per le grandi colture. Il gruppo, che investe sempre di più in ricerca, punta a fornire soluzioni innovative e a consolidare il futuro dei partner attraverso strategie sinergiche. All’interno di Limagraine, Hm Clause, il cui business, nelle sementi orticole, è pari a 230 milioni di euro e conta 1.350 dipendenti, è protagonista nella produzione di 23 specie dal pomodoro (23% della quota totale) al melone (15%), dal peperone (11%) allo zucchino al cavolfiore, al fagiolo; le prime cinque specie rappresentano il 65% del volume d’affari totale. Hm Clause è al primo posto tra i grandi gruppi per M a g g i o

2012

Quarto gruppo sementiero al mondo, secondo per le orticole il sodalizio francese, unico modello cooperativo nel settore, nel 2010-2011 ha incrementato le vendite del 15,3%

MONDO

Limagrain-Hm Clause si consolida Almeria “paradiso” delle serre

Le serre di Almeria. A fianco alcune delle varietà di melone Hm Clause

melone, zucchina estiva, dolcetta e zucca, al secondo per pomodoro fresco, cavolfiore, finocchio, al terzo per peperone e fagiolo. Le sterminate serre di Almeria si estendono su 27 mila ettari coperti e offrono una produzione di 2,9 milioni di tonnellate, il 63% destinato all’export. Il valore delle sole colture protette di Hm

Clause supera in Spagna i 140 milioni di euro e rappresenta l’80% del valore di mercato complessivo iberico. A livello di trend di mercato, Hm Clause rileva che il consumo di meloni sta aumentando nei Paesi dove tradizionalmente non vengono coltivati, mentre i distributori stanno cercando una finestra di disponibilità produttiva più ampia. La produzione mondiale si estende su 410 mila ettari, 18 mila dei quali in Italia e altrettanti in Spagna. Sul prossimo numero del Corriere Ortofrutticolo ulteriore approfondimenti. (M.A.) www.corriereortofrutticolo.it

65


M

66

ondo Flash

CorriereOrtofrutticolo

FRANCIA/1

FRANCIA/2

RUANDA

Indivia, l’Antitrust condanna undici Op

Stanor investe 5 milioni e mezzo

Fagioli rampicanti molto più produttivi

L’Autorità garante della Concorrenza ha condannato in Francia 11 Op specializzate nell’indivia a una sanzione di 3,6 milioni di euro per aver concordato un prezzo minimo del prodotto per 14 anni. La filiera, come si legge su Fructidor si difende e le organizzazioni di produttori sottolineano che regolamentare i prezzi è una delle loro missioni. I margini della distribuzione sono stati di 1,24 euro al chilo nel periodo 2000-2010 mentre il prezzo medio al produttore nello stesso arco di tempo è sceso da 0,74 a 0,68 euro al chilo lo scorso anno, diminuendo ulteriormente tra 0,30 e 0,45 euro al chilo tra metà aprile e metà maggio 2011.

Imponente piano di investimento per la Stanor, la maggior cooperativa francese di stoccaggio e confezionamento di frutta. Quest’anno l’impresa transalpina investirà 5,5 milioni di euro sul sito di Moissac. Il progetto prevede la costruzione di una piattaforma di stoccaggio frigorifero di mille metri quadri, che permetterà di aumentare la capacità di stoccaggio di 6 000 tonnellate per arrivare a 28 mila tonnellate. Previsti anche il miglioramento della calibratura e la realizzazione di una linea di imballaggio automatico. Stanor è specializzata in mele (90%) e kiwi (10%). La produzione 2012 dovrebbe arrivare a 58 mila tonnellate.

I fagioli diventano rampicanti e salvano l’agricoltura africana. Si tratta dell'ultima scoperta dell'Istituto di ricerca in agricoltura del Ruanda, pubblicato di recente dal Guardian: la nuova varietà di fagioli sostituirà quella tradizionale che cresce a cespuglio. I fagioli rampicanti, infatti, permettono un notevole risparmio di spazio che triplica la quantità di legumi coltivati. E la varietà di fagiolo rampicante sviluppata in Ruanda è ciò che di meglio potevano sperare gli africani, che di questo legume fanno la loro alimentazione di base. E che ora, dopo 15 anni di ricerche, potranno godere di una coltivazione che triplica il rendimento del classico fagiolo.

www.corriereortofrutticolo.it

M a g g i o

2012


SCHEDA PRODOTTO

CorriereOrtofrutticolo

Emanuele Zanini

M a g g i o

2012

numero 5 del 2012

La crisi non demorde e anche il mercato dei piccoli frutti patisce un rallentamento generale, seppur non drammatico. Già il 2011 è stato un anno difficile per una delle principali realtà italiane dei “berries” come la cooperativa trentina Sant’Orsola. I risultati ottenuti dal gruppo di Pergine Valsugana lo scorso anno sono stati influenzati dalle condizioni meteo non favorevoli riscontrate la scorsa estate e dai problemi legati a nuovi insetti infestanti che hanno pesato in modo determinante sui numeri. Nonostante tutto l’esercizio 2011 si è chiuso con un fatturato di 52,2 milioni di euro, con una flessione del 2% rispetto all’anno precedente da imputare principalmente a un netto calo dei conferimenti. Il fatturato derivante dalla frutta fresca ammonta a 41,9 milioni di euro, con una diminuzione del 6%. A questi si aggiungono 3,2 milioni di euro derivanti dalle vendite di scorte agrarie, 3,1 milioni dalla vendita di piante ai soci, 680mila euro dal punto vendita aziendale e oltre 415.000 euro derivanti dalla vendita di prodotto trasformato. Nel corso dei mesi, infatti, il prezzo medio di vendita al chilogrammo dei prodotti Sant’Orsola si è mantenuto a un livello leggermente superiore a quello del 2010 (da 6,52 a 6,61 euro/al chilo), dimostrando come, a fronte di una stagione di produzione normale, si sarebbero potute ottenere performance in linea con quelle degli esercizi precedenti, anche in virtù di una domanda che si mantiene su buoni livelli. L’andamento dei mesi invernali ha inciso sul primo ciclo produt-

Difficili da trovare, spesso troppo cari, poco conosciuti: i berries non riescono a sfondare e gli operatori sono consci della necessità di investire in comunicazione per elevare i consumi, ancora marginali

PICCOLI FRUTTI

I piccoli frutti rallentano ma si confermano remunerativi pur restando di nicchia

S

Da sinistra Silvio Bertoldi di Sant’Orsola e Fabio Vazzana di Sabrosa International

tivo delle fragole, mentre le piogge della prima quindicina di giugno 2011 hanno influito negativamente sulla stagione delle ciliegie. Infine, l’andamento meteorologico anomalo ha determinato sovrapposizioni di picchi produttivi tra diverse aree di produzione, in particolare per quanto riguarda lampone e mora. A incidere sulla produzione, anche la presenza del parassita Drosophila suzukii. Nel corso dell'anno sono state messe in commercio 6.100 tonnellate di fragole, piccoli frutti e ciliegie, con una richiesta costante lungo tutti i 12 mesi. Il prezzo di vendita medio è stato di 6,61 euro al chilo. Le liquidazioni ai soci hanno raggiunto complessi-

vamente poco più di 18 milioni di euro, mentre gli acquisti di frutta dall’Italia e dall’estero si sono attestati a 9,9 milioni di euro. “Anche in presenza di una annata non ottimale - ha commentato il presidente della Cooperativa Sant’Orsola Silvio Bertoldi - siamo riusciti ad avere valutazioni positive per il nostro prodotto. Siamo fiduciosi in un miglioramento delle nostre performance nel 2012, grazie alle misure di efficienza e contenimento dei costi che stiamo introducendo da diverso tempo”. “La domanda di piccoli frutti, fragole e ciliegie tardive continua ad attestarsi su buoni livelli - gli fa eco Michele Scrinzi, direttore 67


numero 5 del 2012

PICCOLI FRUTTI

S

SCHEDA PRODOTTO

CorriereOrtofrutticolo

della Cooperativa Sant’Orsola -. Grazie alle loro caratteristiche gustative, nutrizionali e alle grandi proprietà salutistiche, i nostri prodotti si continuano a vendere molto bene e i problemi di giacenze e scorte sono praticamente assenti”. Secondo Luciano Mattivi, del Consorzio Piccoli Frutti di San Giovanni Lupatoto (Verona) conosciuto anche con il marchio Aurorafruit, il 2012 si prospetta per il settore un’annata normale. Tuttavia per il consorzio veneto i numeri parlano di un atteso +20% nella produzione, che dovrebbe raggiungere i 9 mila quintali di prodotto, di cui il 40% rappresentato dal lampone, il 30% dal mirtillo e il restante 30% da mora e ribes. Il 60% della produzione viene commercializzata in Italia, mentre il restante 40% va all’estero, con destinazioni principali il Regno Unito, la Germania e la Svizzera. Mattivi afferma che “i piccoli frutti rappresentano ancora una nicchia di mercato nonostante ci siano i margini per ampliare il raggio di vendita. In Italia, ahimé, il consumo di questi prodotti, seppur sia in crescita, è ancora piuttosto basso. Inoltre i berries sono difficili da trovare e ancora troppo cari. Da una parte servirebbe un passo in avanti della grande distribuzione organiz-

zata e dei buyer che dovrebbero essere maggiormente sensibili nei confronti di questa tipologia di frutta. Dall’altra occorrerebbe una seria politica di marketing e promozione, condivisa, che invece non esiste. Il prodotto è molto attrattivo per i consumatori ma serve comunicare maggiormente le caratteristiche e le modalità di consumo. Al momento i piccoli frutti continuano ad essere considerati come frutta da consumare solo o quasi per occasioni speciali. Ripeto, senza promozione e comunicazione adeguate non si riuscirà a invertire questo trend e far comprendere che i berries si possono consumare così come sono al momento e ogni giorno. Serve compiere un “passaggio” in più: ne beneficerebbero tutti, produttori, distributori, consumatori”. Per quanto riguarda l’annata in corso Fabio Vazzana, della mila-

nese Sabrosa International, la considera in linea con i volumi dello scorso anno, “anche se i prezzi hanno risentito della crisi economica che sta colpendo tutto il mondo e sono stati leggermente inferiori alle medie previste. Per quanto riguarda le aspettative commerciali Vazzana sottolinea che “come in passato stiamo dando particolare spazio alla vendita dei piccoli frutti e ci aspettiamo di mantenere uguali i nostri volumi anche nel 2012 sebbene diventi sempre più difficile competere con chi serve la GDO che rappresenta in assoluto il cliente numero uno per questa tipologia di prodotti”. Per quest’anno, dopo quattro annate di crescita, le prospettive sono di mantenere il “consolidato” “ma a fronte di un aumento dei costi”. Mirtilli e lamponi rappresentano i due prodotti di punta del segmento berries per Sabrosa, a seguire more e ribes. La società milanese opera pure con un brand, “Sabor del Sol”, “che al momento abbiniamo solo a una linea di prodotti esotici, in particolare ananas, ginger, mango e noce di cocco. Per quanto riguarda i piccoli frutti stiamo pensando, non tanto di ampliare la gamma dei prodotti a marchio, ma di rafforzare le vendite e la distribuzione sul mercato nazionale”.

pubblicità SITO C.O. il vostro sito è online iscriviti alla newsletter quotidiana newsletter@corriereortofrutticolo.it 68

M a g g i o

2012


SCHEDA PRODOTTO

S

Poche ma buone: le ciliegie “approfittano” del calo dei raccolti e portano a casa buone quotazioni

CILIEGIE

CorriereOrtofrutticolo

Emanuele Zanini

disciplinare della Ciliegia di Vignola IGP, marchio con cui si potranno denominare le ciliegie di Vignola con ogni probabilità dal 2013), si stima che la produzione abbia subito una riduzione del 30% rispetto alla media, ma con frutti di maggior calibro e di qualità elevata. La raccolta, iniziata verso il 10 maggio con le varietà

Early e Bigarreau e con fenomeni di cracking sulle varietà più precoci a causa delle insistenti piogge primaverili, proseguirà almeno fino a fine giugno per arrivare in alcuni casi agli inizi di luglio. “Tutto sommato il prodotto si è presentato con buone caratteristiche - spiega Valter Monari, presidente del Consorzio di tutela della Ciliegia e della Susina di Vignola - con prezzi di vendita soddisfacenti. Inizialmente siamo partiti con valori tra i 5 e i 6,5 euro al chilo. Per quanto riguarda invece la varietà più tardiva Ferrovia, le quantità temo saran-

numero 5 del 2012

Qualità del prodotto buona, volumi scarsi e quotazioni, in linea generale, soddisfacenti. Nelle principali aree di produzione nazionale il mercato delle ciliegie quest’anno ha subito un deciso calo delle quantità prodotte, soprattutto a causa delle gelate primaverili e delle persistenti piogge che hanno influenzato i quantitativi. A Vignola, nel Modenese, una delle aree maggiormente vocate alla produzione “dell’oro rosso” (tra l’altro a fine febbraio la Commissione europea ha approvato il

Qualità elevata, qualche problema a inizio campagna ma operatori nel complesso soddisfatti

buone,, uniche, buone uniche, tipiche

CONSORZIO DI VIGNOLA

GRUPPO BPER

M a g g i o

2012

69


numero 5 del 2012

CILIEGIE

S

70

no più che dimezzate rispetto alla media. La presenza sul mercato comunque è garantita da una sempre più elevata copertura antigrandine delle superfici coltivate (nel comprensorio sono coperti un centinaio di ettari). Soddisfatto dell’inizio di campagna Marco Marrapese, uno dei referenti dell’omonima azienda che possiede uno stand negli spazi di Veronamercato. “Siamo partiti l’8 maggio con una qualità ottima del prodotto precoce - rivela il produttore scaligero - e prezzi più che buoni, oscillanti tra i 2,5 e i 4 euro al chilo nella prima settimana di vendita. Ma anche nelle settimane successive le quotazioni si sono mantenute su valori più che accettabili. Le piogge della seconda metà di maggio hanno in parte frenato il mercato, ma senza influenzarlo eccessivamente”. Danila Bragantini, a capo dell’omonima ditta di San Martino Buon Albergo (Verona) aggiunge che “l’anticipo di 10 giorni che avevamo all’inizio di campagna, partita ai primi di maggio, è stato perduto nel corso delle settimane successive, quando abbiamo assistito a un rallentamento a causa delle piogge, che hanno in parte danneggiato la varietà Giorgia. Tuttavia in linea generale le quantità sono soddisfacenti e le quotazioni buone, anche grazie alla carenza generale di cilie-

Da sinistra Danila Bragantini, Marco Marrapese e Nicola Giuliano

gie, in Italia e nel resto d’Europa. A inizio giugno prevediamo l’arrivo di molto prodotto (varietà Adriana, Duroni Mora etc) e se il tempo non darà problemi, pensiamo di chiudere la stagione con la fine di giugno con risultati discreti, tenendo conto comunque di un prodotto con una qualità eccezionale”. A Marostica, nel Vicentino, altra terra di riferimento per il comparto cerasicolo, le ciliegie precoci sono maturate con una decina di giorni di anticipo rispetto alla norma. Si è registrato in generale un buon livello dei prezzi, più alto rispetto al 2011, mentre la pezzatura dei frutti non si è rivelata sempre soddisfacente. La produzione a Marostica supera i 7 mila quintali, di cui un migliaio sono Igp. Anche nel Barese la campagna è iniziata a rilento a causa delle basse temperature registrate almeno fino ad aprile con prezzi questa volta insoddisfacenti, anche per le varietà di punta come Bigarreaux, con quotazioni che nel corso degli ultimi anni sono costantemente scese passando da 5 a 2 euro al chilo. Non si sono re-

gistrati invece particolari problemi per quanto riguarda la qualità del prodotto. In alcune aree si segnala una drastica diminuzione dei quantitativi della varietà Ferrovia. “Con Bigarreaux siamo partiti il 6 maggio - afferma Vincenzo Pernice de La Pernice di Turi (Bari) - con un prodotto buono. Abbiamo avuto ordini superiori rispetto al 2011, annata disastrosa, ma inferiori rispetto al 2010”. La gelata registrata il giorno di Pasquetta (9 aprile), tra Biscegli e Conversano, ha causato in parte la perdita del 50% del prodotto, specie per la varietà Ferrovia. Ma non mancano altri problemi da risolvere come “l’aumento del costo dei trasporti del 20-30% lievitati a causa soprattutto del “caro benzina”. E poi non bisogna dimenticare la rincorsa al prezzo della gdo - aggiunge Pernice – che se fino a 5-6 anni fa dava la precedenza alla qualità, ora, sempre più spesso, punta quasi tutto sul prezzo finale”. Soddisfacente l’annata per l’azienda Giuliano srl di Rutigliano (Bari). “La campagna si presenta molto buona soprattutto perché M a g g i o

2012


SCHEDA PRODOTTO

CorriereOrtofrutticolo

numero 5 del 2012

cercando attraverso le istituzioni e quindi la Regione Puglia di poter incentivare le strutture di protezione dei ciliegeti. Questo perché ogni anno siamo costretti a subire i danni del maltempo ed alternare settimane positive sui mercati a settimane negative. In questo modo non possiamo garantire la continuità dello standard del prodotto a causa del maltempo. Stiamo pertanto cercando insieme alle istituzioni di favorire nei prossimi piani di sviluppo rurale il finanziamento di produttori col lo scopo di far fronte alle spese di coperture quindi dei sistemi di protezione dei ciliegeti”. Sempre a Bari è stato avviato un nuovo progetto sotto l’egida di un nuovo marchio, “Ciliegia delle Terre di Bari”, che ha l’ambizione di riunire tutti i produttori locali

facenti capo al Consorzio di Tutela e valorizzazione della ciligia tipica di Bisceglie e alla Cooperativa Lavorazione ciliegie di Castellana Grotte. A gestire la parte commerciale è l’Aop Armonia, che ha già iniziato a stringere accordi con la grande distribuzione organizzata. Il progetto prevede per questo primo anno la vendita di circa 5 mila tonnellate di frutta a marchio “Ciliegia delle Terre di Bari”. L’attività promozionale della ciliegia di Bari verrà effettuata nei supermercati e superstore di Lazio, Toscana, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Dando infine uno sguardo all’estero non sono mancati i problemi pure in Spagna, dove a causa del maltempo in alcune aree i raccolti sono diminuiti del 3040% rispetto alle scorse annate con fenomeni di cracking. In Francia, secondo le stime del ministero transalpino la produzione dovrebbe calare del 13% rispetto all’anno scorso e del 10% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. A condizionare alcune delle aree maggiormente vocate come quella del Rodano-Alpi e ProvenzaCosta Azzurra è stato in particolare il maltempo con cali produttivi fino al 30%. Le buone prospettive di raccolto in Grecia sono state in parte disattese a causa delle forti piogge abbattutesi nella parte settentrionale del Paese a metà maggio che hanno compromesso almeno il 60-80% delle produzioni precoci.

CILIEGIE

il mercato non è appesantito dall’abbondanza del prodotto, sia nella nostra zona ma in generale in tutta Europa”, afferma Nicola Giuliano a capo dell'impresa pugliese. “Per la varietà Ferrovia si stima un 50-60% di produzione rispetto ad un’annata normale. Questa situazione sta favorendo, chiaramente, la qualità del prodotto che è di ottima pezzatura e con un eccezionale aspetto visivo, oltre che molto buono da mangiare”. Per quanto riguarda l’aspetto qualitativo Giuliano aggiunge che “la Bigarreaux è stata di buona qualità con una produzione nella norma. Tutte le varietà stanno rispettando le aspettative tranne la Ferrovia, che a causa del cattivo tempo durante il periodo pasquale, in cui la pianta si trovava tra la fioritura e l’allegagione, ha subito danni da freddo e da pioggia”. Secondo l’imprenditore barese i prezzi a inizio campagna sono stati tendenzialmente bassi mentre in un secondo momento si sono ripresi arrivando a essere più alti rispetto alla scorsa annata. Quest’anno Giuliano Srl dovrebbe commercializzare circa 40 mila quintali di ciliegie, 7 mila in meno rispetto al 2011 (-15%). Il prodotto rappresenta il 10% dei volumi di ortofrutta venduti dall'impresa, mentre a valore rappresenta il 25% del totale. Sui progetti sviluppati dal gruppo di Rutigliano, Giuliano sottolinea come “per quanto riguarda la produzione in campagna stiamo

S

ra

te c

n olo g i a

Sistemi e tecnologie per impianti di lavorazione ortofrutta

no

st

L e tue

er it zucc h i n e m

M a g g i o

2012

an

a ol

Ser.mac Group - Cesena (FC) - Tel. 0547 415193 - www.sermac.org - e-mail: info@sermac.org

71


numero 5 del 2012

CILIEGIE

S

SCHEDA PRODOTTO

CorriereOrtofrutticolo

Dal Veneto alla Puglia forte impegno per valorizzare il prodotto Le prime Ciliegie di Marostica Igp sono arrivate con quasi una decina di giorni di anticipo sui mercati, a inizio maggio, raccolte nell’azienda dei fratelli Giuseppe e Vittorino Miotti, cerasicoltori di Breganze. “La fioritura è stata splendida, il raccolto dovrebbe essere conseguente”, rileva Giuseppe Zuech, presidente del Consorzio di tutela ciliegie Igp del vicentino, mentre sarà sullo scarso la produzione delle tardive, in particolare delle durone, la cui fioritura ha coinciso con giorni di freddo e di pioggia che le hanno danneggiate. La raccolta delle precoci è stata frenata dalle piogge. Con le Sandre, sulle piante, sono starte raccolte le Rita e le Bigarreau e altre varietà precoci coltivate sulle colline vicentine che spalleggiano Marostica e Bassano del Grappa. Federico Corradin, Opo Veneto, sottolinea che “sta crescendo la richiesta di prodotto con il marchio Igp dal quale il consumatore si sente garantito” e può mettersi al riparo da “false ciliegie di Marostica” che circolano anche in zona. Tra i produttori, inoltre, si sta diffondendo la vendita diretta, in azienda o lungo le strade con l’obiettivo di integrare il reddito aziendale. Qualche euro in più e “cash”, in tempo di crisi, fa sempre comodo. La produzione di ciliegie sulle colline di Marostica si aggira sui 7 mila quintali, mille dei quali sono Igp, con il

Marostica fa leva sull’Igp; nel Barese Bigarreu e Giorgia vanno meglio della Ferrovia

marchio di origine geografica protetta. E in Puglia si invita a consumare il prodotto locale “I residui di pesticidi che si riscontrano sulle ciliegie turche e

spagnole sono elevati: è per questo che dobbiamo consumare quelle prodotte nel Barese”. Così, Onofrio Resta, assessore alle Attività produttive della Provincia di Bari, nel corso della conferenza stampa di presentazione della festa delle ciliegie di Conversano, 32 chilometri da Bari. Questa, è emerso nela conferenza stampa, non sarà certo ricordata come una buona annata per la campagna cerasicola nel Sud-Est Barese: se la qualità è ottima, la resa è assai inferiore rispetto al passato, soprattutto per la varietà regina, la “Ferrovia”. Le avversità atmosferiche hanno compromesso la stagione: nel giorno della Pasquetta, in piena fioritura, la pioggia e il repentino abbassamento della temperatura hanno inferto un colpo doloroso alle ciliegie. È andata meglio per le altre due varietà che caratterizzano la fase iniziale della raccolta cerasicola, la “Bigarreau” e la “Giorgia”. Dal punto di vista dei prezzi, per gli agricoltori si sta rivelando una buona stagione con una media di non meno di 3 euro al chilo, sufficienti almeno a recuperare le spese produttive. A Conversano, una delle capitali dell’“oro rosso”, la stagione cerasicola movimenta un fatturato di circa 10 milioni di euro e rappresenta ancora la maggiore fonte di sostentamento per famiglie e aziende agricole.

Il nostro modo di prenderci cura delle tue Ciliegie

UNITEC CILIEGIE

INNOVAZIONE - QUALITÀ - EFFICIENZA

www.unitec-group.com

72

unitec@unitec-group.com

Tel: +39 0545 288884

Fax: +39 0545 288709

M a g g i o

2012


Via Sommacampagna, 63 VERONA - ITALY - Tel. +39 045 8626209 - fruttidibosco@gardenfrutta.it


La scelta migliore

Combinazione vincente Con 6 filiali, oltre 50 Concessionari esclusivi e più di 700 officine mobili per l’assistenza OM STILL dispone della rete più capillare d’Italia. Una gamma di prodotti e di soluzioni in grado di rispondere sia alle esigenze del magazzino delle piccole e medie aziende che alle necessità delle grandi realtà intralogistiche. Più scelta, più servizio e più assistenza: da oggi potete guardare alla nostra organizzazione con occhi diversi.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.