Corriere Ortofrutticolo febbraio 2013

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E AT T U A L I T À D I S E T T O R E

ANNO XXVII Nuova serie

Febbraio 2013 euro 6,00

GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 37135 VERONA - I - TEL. 045.8352317 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n. 46) Art. 1, comma 1. DCB VR

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C orriere Ortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

• L’EVENTO Premiati i campioni dell’ortofrutta PAG. 33

• MARCHI PeraItalia, il brand che segna una svolta PAG. 43

• BIOLOGICO Almaverde Bio apre una rete di negozi PAG. 48

• AGRUMI Campagna discreta Export vitale PAG. 73

PROTAGONISTI Francesca Nadalini: la paladina del melone mantovano PAG.29

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MENSILE DI ECONOMIA





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Abbiamo toccato il fondo della recessioFrassoldati ne? Forse. Pare che da qui non si possa più scendere. Il ‘miracolo’ prossimo venturo potrebbe essere dovuto al fatto – dicono gli osservatori economici - che la parte finanziaria della crisi sembra ormai finita, lo spread è sotto controllo, la Grecia non è fallita, l’euro è salvo, la speculazione internazionale quando ha visto che la Bce faceva sul serio ha smesso di bombardare il fortino Europa. Le Borse danno segnali positivi, l’America ha sistemato il fiscal cliff, l’est Europa e la Russia crescono sempre, l’Asia continua a tirare anche se la Cina si è calmata. Insomma ci sono le premesse per una timida ripresa, o quantomeno per smettere di andare indietro. Finora le banche si sono tenute i soldi (della Bce o dei correntisti, poco importa) per smaltire le montagne di titoli di debito pubblico di Stati di dubbia solvibilità o peggio per ‘digerire’ junk-bonds frutto di speculazioni azzardate (vedi Monte Paschi). Di qui la stretta del credito su imprese e famiglie. Ma adesso le banche possono tornare a fare il loro mestiere, cioè a prestare soldi per sostenere la baracca comune, cioè il sistema Italia. Con il costo del denaro ai minimi storici ci sono le premesse per riaprire i rubinetti del credito a imprese e famiglie. E se le banche recalcitrano, ci dovrà pur essere un governo dopo le elezioni a dare qualche segnale ai banchieri che non possono più stare in trincea coi loro forzieri pieni mentre attorno l’economia reale muore… E’ con questi auspici che andiamo tutti a Berlino per Fruit Logistica a vedere che aria tira nel mondo globale dell’ortofrutta, e soprattutto che aria tira per le nostre imprese. Gli ultimi dati (gennaio-ottobre 2012) sono positivi: l’export cresce in valore (+1,1%) e il saldo attivo della bilancia commerciale raggiunge gli 870 milioni di euro (+16%). Insomma va un po’ meglio, ma non facciamoci illusioni. Siamo ancora troppo dipendenti da fattori congiunturali, da questo o quel prodotto che ha avuto buona o cattiva stagione. L’export è un punto di forza del settore ma la nostra quota nel commercio mondiale cala rispetto a Francia e Spagna. Ci sono enormi potenzialità da sviluppare. Non riusciamo ad intercettare la crescente domanda globale di ortofrutta per mancanza di organizzazione e massa critica. Quello che manca è un approccio di sistema che faccia perno sul valore del made in Italy e su un rinnovato spirito di aggregazione che valorizzi le nostre eccellenze. Parlare di qualità non basta più, non basta perché non è remunerata, non basta perché non fa aggregazione e non aiuta a superare la frammentazione dell’offerta e la competizione al ribasso. L’unica qualità vincente è la “qualità organizzata”. A un recente convegno della Op veronese COP il presidente Fausto Bertaiola ha individuato con coraggio le priorità: competitività delle imprese e aggregazione : “L’equazione più qualità uguale competitività non regge più. Non possiamo avere la presunzione di far entrare tutto il sistema ortofrutticolo in

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una nicchia. La nostra produzione è sicuramente di elevata qualità, e può migliorare, ma è fatta in gran parte anche da commodity dove l’elemento qualificante rimane il prezzo”. E allo stesso convegno il ministro Catania ha definito la battaglia per l’aggregazione “la madre di tutte le battaglie”. Spesso si accostano i due campioni dell’export agroalimentare: vino e ortofrutta. Ma c’è una differenza abissale: il vino ha ritrovato redditività e sviluppo solo attraverso l’export e una massiccia riduzione delle superfici a vigneto (sovvenzionata dall’Ue) e quindi della produzione. Di queste due leve l’ortofrutta può usare solo la prima, l’export, perché la seconda non funziona. O meglio, funziona ma in maniera selvaggia: ci pensa il mercato a far spiantare e ridurre il frutteto tricolore. L’impressione è che il sistema Ortofrutta Italia stia combattendo l’ultima battaglia, quella decisiva. Non mancano le energie positive, i progetti,l’orgoglio imprenditoriale, i “protagonisti”, come dimostra il successo della bella serata organizzata a fine gennaio da questo giornale assieme al Cso in Valpolicella. E non mancano i buoni esempi come dimostra l’esperienza unitaria dei radicchi veneti, delle mele del Trentino Alto Adige che vanno insieme all’estero, dei primi container di kiwi in Corea senza pestarsi i piedi, del nuovo consorzio PeraItalia che mette assieme 9 grandi player per valorizzare l’Abate, della voglia di aggregazione che percorre il mondo dell’arancia rossa siciliana. Ma occorre che tutti, in primo,luogo la politica, le istituzioni, si rendano conto che non è più possibile andare avanti in ordine sparso, allo sbaraglio, col risultato di farsi del male da soli. Anche per esportare di più serve organizzazione, puntare sulle eccellenze dove abbiamo massa critica e magari ripensare il collocamento di quelle produzioni (pesche/nettarine, fragole, agrumi) dove abbiamo perso la leadership europea ma possiamo ancora dire la nostra. E con la Gdo bisogna trovare a tutti i costi, con l’aiuto della politica, una strada di collaborazione. L’art.62 è solo l’inizio di un percorso virtuoso, ma non va aggirato con furbizie e trucchetti e non si può stressare il mondo produttivo con continue promozioni sottocosto o con regali e sconti ai consumatori che paga solo la produzione. lorenzo.frassoldati@corriereortofrutticolo.it

EDITORIALE

La qualità da sola non basta

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PUNTASPILLI TUTTI A WILMINGTON CON LE NOSTRE PERE! Vent’anni di embargo alle nostre pere e mele negli Stati Uniti poi arriva a Bologna un senatore del Delaware con la missione di promuovere il porto di Wilmington. Visita il Caab , incontra la Regione e parte un progetto-pilota che potrebbe sbloccare e smontare la barriera fitosanitaria contro cui finora ci siamo arenati. Dove hanno fallito decine di ministri, dove non è arrivata la Commissione europea riuscirà la Regione? Benissimo, ma – se succederà – non diciamolo troppo in giro. Altrimenti un Tapiro d’oro di Striscia la notizia non ce lo leva nessuno. *

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Controeditoriale

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I plus delle private label L’articolo di Antonio Felice sulle PriScalise vate Label dello scorso numero del Corriere Ortofrutticolo, testimonia in modo chiaro il trend di crescita che stanno registrando le stesse in Italia. In sintesi lo scenario di riferimento è il seguente. La quota del marchio di insegna ormai copre il 18% delle vendite dei prodotti alimentari confezionati. In ortofrutta, aggiungendo la quota del prodotto sfuso, il peso della store brand raggiunge una media del 32% (con punte che superano il 35%) del totale di frutta e verdura commercializzata dalle insegne. Dunque, oggi in Italia la Distribuzione Moderna vende circa un terzo dei suoi prodotti con il proprio marchio. Se a questo aggiungiamo il fatto che la GDO rappresenta ormai, circa il 60% del totale, delle vendite al dettaglio, possiamo realisticamente dedurre che circa il 18%- 20% dell’ortofrutta italiana viene commercializzata dalle store-brand della GDO italiana. La prima considerazione che ne consegue è che nessuna azienda che voglia approcciare in modo strutturato il mercato può evitare di confrontarsi con questo tema. Si tratta infatti di un mercato decisamente importante , che oltretutto risulta in continuo aumento in tutta Europa. Per capire il perché di questa crescita bisogna ragionare sul fenomeno della store- brand per approfondire il che ruolo riveste nelle strategie della catene distributive. In generale, come sappiamo, il fatto che ci sia una quota così alta di private label sul fresco più che sul confezionato , nasce dal fatto che la Private Label ha di fatto svolto nel comparto il ruolo tipico della marca industriale. Nel freschissimo, infatti, le marche della produzione sono marginali e si stanno affermando soprattutto

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negli ultimi tempi. Ciò ha portato , anche in misura maggiore rispetto ad altri comparti food, all’equiparazione della private label al prodotto di marca tout court. Cioè ha consentito alla GDO di svolgere in prima persona nei confronti del consumatore il ruolo di garante circa la qualità e la salubrità della frutta e verdura posta in vendita nei propri negozi. In secondo luogo, per crescere la private label, ha seguito la segmentazione del mercato declinando la propria presenza in tutte le fasce di consumo: primi prezzi, del mass market, il bio, premium, prodotti pronti all’uso, i prodotti locali. Esempi di questo genere ne troviamo molti. Solo a titolo di esempio riporto il caso di Coop Italia: 1) Primo prezzo : Il prezzo più basso 2) Mass Market : Coop 3) Biologico : Vivi Verde 4) Premium : Fior- Fiore 5) Insalate & verdure pronte: Coop 6) Prodotti Locali: Territori (Coop Adriatica) In questo modo l’insegna presidia tutti i segmenti dell’offerta e si propone sempre come brand più conveniente nei confronti della marca della produzione leader del segmento. E’ chiaro che così il consumatore trova nella marca d’insegna la risposta alle sue esigenze di rassicurazione in termini di sicurezza alimentare, di qualità del prodotto, ma anche alle sue diverse esigenze di spesa, di servizio e di ricerca di specialità nel consumo. Ma sul peso e l’importanza della private label del freschissimo per le insegne pesa un ulteriore fattore strategico. L’ assortimento dell’ortofrutta rappresenta uno dei fattori decisivo di scelta del punto vendita da parte del consumatore. Anzi, l’indagine presentata da SG Marketing alla recente edizione di Marca individua proprio nel reparto ortofrutta il primo fattore di scelta del consumatore del supermercato dove fare acquisti. Dunque

l’assortimento del reparto ortofrutta rappresenta un fattore distintivo decisivo nella competizione in atto tra le imprese distributive. Il consumatore, in sostanza , nel proprio processo di valutazione della “qualità del supermercato” considera come l’ ortofrutta nel suo complesso proposta da ciascuna insegna sia buona-scadente ecc.. In altre parole, il fattore prioritario di scelta del supermercato riguarda l’immagine complessiva del reparto che ciascuna insegna trasmette ai potenziali clienti. Il reparto ortofrutta -e più in generale il freschissimo - diventano così un elemento di attrazione e soprattutto di fidelizzazione del consumatore alla insegna. Questo è il valore strategico forse più importante dell’ortofrutta per la Distribuzione Moderna. “Brandizzare” questo reparto, connotarlo con la propria marca, significa accentuare la forza distintiva dell’insegna verso i propri concorrenti. Infine, soprattutto nel segmento premium, si stanno sempre più sviluppando forme di collaborazione trasnazionali tra le insegne distributive. In questi casi le insegne italiane spesso fungono da piattaforma distributive per catene partner all’estero . Prodotti di nicchia, che altrimenti non avrebbero la forza per affrontare i mercati internazionali, possono trovare una risposta anche in queste forme di collaborazioni commerciali trasversali. Il caso della distribuzione nella rete Copernic di prodotti della linea Sapori & Dintorni di Conad ne è un esempio concreto. Dunque il trend positivo della private- label è legato a più fattori: la convenienza rispetto ai brand leader dell’industria, il ruolo strategico di differenziazione che ha assunto nel freschissimo per le insegne, la segmentazione sui diversi segmenti della offerta che la rendono capace di intercettare tutte le potenziali fasce di clientela. *Sg Marketing F e b b r a i o

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Controeditoriale

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Mercati, quanto disinteresse In questi ultimi anni sembra Sibani* che i Mercati (all’ingrosso e al dettaglio) abbiano perso di interesse in quanto soppiantabili dalla grande distribuzione. Di Mercati non se ne sente parlare: le istituzioni pubbliche hanno altro cui pensare. E’ interessante notare che i grandi organismi internazionali (FAO, Bers, Banca Mondiale) che dopo la caduta del muro di Berlino si erano impegnati per la nascita di una rete di mercati nei Paesi dell’est europeo ora hanno cancellato questa parola dai loro programmi. E pare pure interessante sottolineare che questa rete di Mercati, realizzata nel corso dell’ultimo ventennio, ha aperto la strada alla rapida diffusione, anche in quei Paesi, della grande distribuzione. Qualcuno pensa, maliziosamente, che possa essere proprio la lobby della grande distribuzione a cercare di frenare lo sviluppo dei Mercati. Ma, almeno nel nostro Paese, il disinteresse per questo settore può essere più semplicemente spiegato con la nostra persistente incapacità di “fare sistema”. In effetti è giusto rilevare che la grande distribuzione svolge una importante funzione ma, nel contempo, bisogna riconoscere che non soddisfa in pieno le esigenze della collettività. E’ noto che la grande distribuzione privilegia la commercializzazione di ingenti volumi di merci necessariamente il più possibile

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standardizzati, grazie all’interfacciamento con le grande correnti di importazione e le grandi centrali cooperative. Ma ciò contrasta con la tipica biodiversità dei prodotti nazionali che caratterizza i nostri eterogenei territori di produzione. Sono i Mercati all’ingrosso che hanno la capacità di richiamare e accentrare i prodotti tipici locali, specie se deperibili e biologici, per elevarli a massa critica, sufficientemente dimensionata, per poi avviarli alla rete del dettaglio con particolare riguardo ai Mer-

cati rionali e alla ristorazione di qualità. E sono i Mercati all’ingrosso, in sinergia con i Mercati al dettaglio, che possono svolgere i necessari controlli di filiera al fine di garantire il consumatore nella scelta dei prodotti anche sulla base della loro zona di origine. E per converso sono i Mercati - all’ingrosso e al dettaglio - che possono contribuire al rispetto del-

l’ambiente come ben è stato evidenziato in un recente convegno organizzato dall’ANDMI in occasione della Fiera Ecomondo di Rimini. Innanzitutto i Mercati sono da tempo impegnati nella raccolta differenziata dei rifiuti in modo da ottimizzarne la loro utilizzazione nel massimo rispetto dell’ambiente. Inoltre i Mercati all’ingrosso possono evolversi verso la piattaforma logistica, base per l’ultimo miglio per l’approvvigionamento della rete distributiva del centro storico delle città utilizzando mezzi elettrici o a gas, come dimostra l’esperimento che da diversi anni sta conducendo il Centro agro-logistico di Parma con il progetto “ecologistics e servizio ecocity”. Infine le grandi superfici di copertura dei Mercati sono particolarmente idonee per l’installazione dei pannelli solari o fotovoltaici come dimostrano le recenti esperienze dei mercati di Sarzana, del CAR di Roma, del CAAB di Bologna ed anche del mercato alla produzione di Canale nel Piemonte. Come si vede nonostante la situazione critica sorgono iniziative e si avviano progetti che contribuiscono a rafforzare il ruolo importante che i Mercati (all’ingrosso e al dettaglio) possono ancora svolgere nel futuro, naturalmente se riescono ad essere ben organizzati. E questo ruolo potrebbe essere ancora meglio svolto se ci potesse essere una maggiore collaborazione fra le diverse strutture che operano nel settore. * segretario generale Andmi F e b b r a i o

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Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Mirko Aldinucci (coordinatore) Emanuele Zanini Redazione via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it

MENSILE DI E AT T U A L I T À

ECONOMIA DI SETTORE

ANNO XXVII - Nuova serie F E B B R A I O

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Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale: Antonio Felice Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: segreteria@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 66 euro per due anni: 100 euro e-mail: abbonamenti@corriereortofrutticolo.it

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Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio organizzato. Il Corriere Ortofrutticolo è un formidabile, unico e specializzato strumento di raccordo e di informazione per l’intero settore. È presente a fiere in Italia e all’estero dove è diffuso a indirizzi specializzati di oltre 30 nazioni.

Diffusione

6.000 copie. Ripartizione del mailing: Grossisti 29%, Dettaglianti 23% Produttori 22%, Supermercati 9% Import-export 6,5%, Servizi 5% Tecnologie e Trasformati 2,5% Altri 3%

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Nadalini, innovazione nel melone PAG.29

PeraItalia, brand che mancava

RUBRICHE

MONDO

EDITORIALE La qualità da sola non basta CONTROEDITORIALE

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Russia, chi sale e chi scende nel borsino dei Paesi fornitori 69 Diminuisce l’export della Turchia

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BORSINO DELL’ORTOFRUTTA

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In 45 mila da 74 Stati al Vinitech Sifel

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GENTE & FATTI

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Garrocho confermato al vertice di Freshuelva

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NOTIZIARIO

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Mondo flash

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L’INTERVISTA

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BIOLOGICO NEWS

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LOGISTICA

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DISTRIBUZIONE

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QUARTA QUINTA GAMMA

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SPAZIO APERTO

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ATTUALITÀ

SCHEDA PRODOTTO Offerta contenuta, buona qualità: la campagna agrumi parte bene. Si consolida l’export verso l’Est 71

L’ELENCO DEGLI

In Primo Piano - Fruit Logistica Esame berlinese

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Copertina - Protagonisti Nadalini, la principessa del melone

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Serata protagonisti Campioni dell’ortofrutta

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Export in lieve crescita

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Competititivà e ampie intese per rilanciare l’ortofrutta veneta

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Parte col piede giusta la campagna della mela venostana

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Arriva PeraItalia

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Infomercati, pareggio di bilancio L’operazione rilancio è partita

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ALBAFRIGOR AWETA BATTAGLIO PAGINA CHECK FRUIT PAGINA CIESSE PAPER PAGINA COOP SOLE PAGINA CONSERVE ITALIA CPR COPERTINA I + pag. CSO PAGINA DEL MONTE PAGINA DEL PRETE DOLE COPERTINA DON CAMILLO PAGINA EURO POOL SYSTEM FRUITECK PAGINA GRANFRUTTA ZANI KANZI PAGINA

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M O N T H LY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

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www.corriereortofrutticolo.it è il Quotidiano on line nato dall’esperienza del più affermato mensile specializzato di settore www.corriereortofrutticolo.it ti tiene costantemente aggiornato sulla campagna produttiva e commerciale della frutta con notizie, interviste, dati www.corriereortofrutticolo.it aspetta i Tuoi commenti alle news del giorno Corriere Ortofrutticolo è anche su facebook:

Lidl e la sfida-qualità

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Russia, il borsino dei fornitori

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PROTAGONISTI, IN VETRINA I CAMPIONI DELL’ORTOFRUTTA

UNA SERATA DI SUCCESSO

Premiati in Valpolicella i Protagonisti delle copertine 2012 del Corriere ortofrutticolo 33 INSERZIONISTI IFCO PAGINA INFIA PAGINA LA COSTIERA LA TRENTINA MAERSK MEDFEL MONSANTO MONTINI ORTOROMI RIBERA RIJK ZWAAN ROSARIA TATA ULMA VALFRUTTA VIP

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I “+” e “-” dell’ortofrutta

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IL BORSINO ☛ Giuseppe Calcagni

della frutta secca, il successo conseguito e la storica presenza in Gran Bretagna sono ora la base per investire in altri progetti di sviluppo e di consolidamento delle attività oltremanica”. A medio termine, per la sede britannica, si prevedono infatti un incremento delle risorse umane del 20% e un ulteriore investimento di 5 milioni di sterline per un nuovo stabilimento chemical-free e totalmente environment-friendly, ponte verso l’Europa centrale e l’Africa. La cerimonia di premiazione degli UK-ITALY Business Awards si è svolta nella sede di Borsa Italiana, alla presenza del ministro britannico per il Business e l’Innovazione Michael Fallon, del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Elsa Fornero, dell’Ambasciatore britannico in Italia Christopher Prentice e del CEO Borsa Italiana Raffaele Jerusalmi. Su

☛ Paolo Bruni

stesso tempo a difendere e, non appena si possa, a valorizzare il settore e i suoi prodotti. Lo fa con stile. E' un ambasciatore. Ma, non sono pochi a chiedersi, con tutte le manovre della politica in corso in questo periodo, qual è il futuro di Bruno? Ci sarà un posto per lui a Roma, a Bruxelles, dove? Noi ci auguriamo che resti al suo posto. Perché il CSO di Ferrara, che ha tra i suoi compiti quello di promuovere l'ortofrutta, ha in casa un promoter di razza. Su

☛ Andrea Sagrè e Alessandro Bonfiglioli

giorni le delegazioni tecniche si metteranno al lavoro per predisporre il memorandum degli adempimenti da prevedere per una veloce attivazione di questo nuovo corridoio commerciale”. Negli ultimi mesi, da quando alla presidenza si è insediato il prof. Andrea Segrè, il CAAB si è dato una mossa. E Bologna può pensare di tornare ad essere il crocevia degli scambi ortofrutticoli che è stato in passato. Il merito non è solo del professore. Il direttore Alessandro Bonfiglioli, al lavoro da circa un anno, pur arrivato da esperienze diverse, ha un ruolo attivo nel rilancio della grande struttura bolognese che sembrava dormiente. Su

☛ Roberto Zanoni

noni - interesserà l’ampliamento di due progetti: "Il primo, Terre di Ecor, consiste nel lavorare in sinergia con le nostre aziende (sia quelle di proprietà sia quelle di stretta collaborazione) per seguire il prodotto dal campo alla tavola, valorizzando le singole storie di vita e di lavoro e accomunandole sotto un marchio riconoscibile. Il secondo progetto, Alimenti Ritrovati, ha invece l’obiettivo di mantenere la biodiversità salvaguardando quegli alimenti che sono via via spariti dalle nostre tavole, come alcune varietà di cereali e legumi conosciute dai nostri padri, di cui si è persa la tradizione”. Su

Il gruppo Besana Spa, attivo dal 1921, presieduto da Giuseppe Calcagni, ha ricevuto a Milano lo "UK-Italy Business Award", riconoscimento del governo britannico rivolto alle aziende italiane che hanno scelto il Regno Unito. Besana è presente in Gran Bretagna dal 1989 e ha insediato a Great Rissington, nel Gloucestershire, una sede strategica: la piattaforma produttiva e logistica collocata in un complesso che ospitava gli hangar della Royal Air Force è stata infatti per Besana la base per affermarsi sia sul mercato locale sia su quello del Nord Europa. “Questo premio ci riempie di orgoglio – ha commentato Giuseppe Calcagni – perché riconosce i traguardi raggiunti nel Regno Unito. Per la nostra impresa, nata come azienda familiare e oggi player mondiale nel settore Abilità e simpatia, forse nessuno avrebbe potuto condurre la serata dei Protagonisti dell'ortofrutta del 25 gennaio in Valpolicella come Paolo Bruni, presidente del CSO di Ferrara, partner dell'evento. Sollevando anche qualche inevitabile gelosia, il cavalier Bruni è uno dei pochi uomini-immagine del settore. Dovunque si spenda, soprattutto quando di ortofrutta deve parlare in ambienti diversi, generalisti, come per esempio le reti RAI, lui riesce a farsi capire, a dire cose sensate e nello Un accordo commerciale potrebbe sbloccare in breve tempo l’esportazione di ortofrutta italiana negli Stati Uniti, attraverso una serie di procedure nel porto di Wilmington (Delaware), il più importante per l’importazione statunitense di frutta fresca. Ad annunciarlo è stato il senatore Harris Mc Dowell in visita a fine gennaio al Centro agroalimentare di Bologna (CAAB). “La buona notizia – spiega Mc Dowell - è che sarà possibile svolgere direttamente nel Porto di Wilmington le procedure fitosanitarie che finora impedivano alle mele e alle pere italiane di sbarcare negli Usa. I prossimi Chiusura 2012 confortante per Ecor-NaturaSì, la principale azienda italiana specializzata nella distribuzione di prodotti biologici, che controlla le insegne Baule Volante, Naturasì e Cuorebio. L’impresa ha chiuso il bilancio con un aumento a valore delle vendite del 6,5% sul 2011 pari a circa 205 milioni di euro. Baule Volante, società bolognese al 100% di proprietà del gruppo, è cresciuta di oltre il 14%, mentre la rete di supermercati a insegna NaturaSì (100 in tutta Italia) ha segnato +7%. E non mancano i progetti per il 2013. Un anno che - spiega il direttore generale Roberto Za-

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FATTI

GENTE

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Conserve Italia supporta due coop modenesi colpite dal sisma A otto mesi dal sisma che ha colpito l’Emilia, ed in particolare le province di Modena e Ferrara, prosegue senza sosta la gara di solidarietà nei confronti delle popolazioni e delle imprese del territorio. In quest’ottica, Conserve Italia, leader europeo nella trasformazione dell’ortofrutta con un fatturato di oltre 1.000 milioni di euro, ha deciso di indirizzare a due imprese modenesi le risorse destinate ogni anno a finalità sociali. L’attenzione del gruppo agroalimentare si è concentrata su due cooperative sociali aderenti a Confcooperative della provincia di Modena, “La Mano sul Berretto” di Camposanto e la “Bottega del Sole” di Carpi. La prima è specializzata nell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate e svolge prevalentemente attività di giardinaggio e manutenzione del ver-

de, mentre la seconda, che ha un punto vendita anche a Mirandola, commercializza prodotti equosolidali: dall’abbigliamento alla bigiotteria, dalla pelletteria agli alimentari, dai prodotti per la pulizia a quelli per la cura della persona. Due realtà moderne pesantemente colpite dal terremoto di maggio che ha danneggiato seriamente le loro sedi riaperte da pochi mesi. “La nostra scelta di aiutare queste cooperative sociali - dichiara il presidente del gruppo Conserve Italia, Maurizio Gardini - nasce dal profondo spirito di mutualità e solidarietà che caratterizza da sempre la cooperazione. Un sistema economico che proprio grazie a questi principi ed al suo particolare modello organizzativo potrà presto ‘uscire definitivamente dal tunnel’ provocato dal sisma”.

Spreafico punta su Angelys Una varietà di pera ricca di pregi Si chiama Angelys ed è nata con l’obiettivo di contrastare il trend discendente del consumo nazionale di pere. Una sfida tutta emiliana in mano all’azienda agricola Spreafico di Sala Bolognese. Un frutto succoso, fondente, di grande caratterizzazione aromatica. “Ma soprattutto è buona, resistente alla manipolazione, si conserva a lungo e garantisce al produttore un’ottima resa”. Carlo Spreafico per primo ha creduto nella varietà selezionata dai ricercatori francesi dell’Inra di

Cassette dell’Ortomercato per lo studio di Zelig Circus La diciottesima edizione di Zelig Circus, il cabaret nazionale più celebre a memoria televisiva in onda in prima serata sui Canale 5, è piena di sorprese. Novità di quest’anno oltre ai conduttori Teresa Mannino e Michele Foresta in arte Mago Forest, una scenografia interamente fatta di cassette di legno per la frutta “omaggio - spiega lo stesso Foresta - allo storico Ortomercato ubicato nella vicina periferia sud di Milano. Una zona storica negli anni ‘70”. Lo studio televisivo è allestito grazie a milleottocento casse di legno da frutta pitturate di bianco che messe una sull’altra raggiungerebbero un’altezza di 280 metri.

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Angers incrociando la Decana d’Inverno e la Decana del ComizIo e che oggi ne segue la produzione e commercializzazione in esclusiva per l’Italia attraverso la Cooperativa OP Kiwi Sole. Spreafico vanta oltre 300 ettari di pereti tra Emilia Romagna, Veneto e Lazio (di cui 180 sono nella provincia di Bologna) e una produzione annua di 140mila quintali nel 2012, di cui 15mila di Angelys, quota destinata ad aumentare grazie alla messa a dimora di altre 30mila piante. Dal Consumer Test condotto dall'Università di Bologna in collaborazione con il Centro Italiano di Analisi Sensoriali (CIAS) si evince che la novità della pericoltura italiana è in grado di battere la concorrenza della Kaiser a patto che sia immessa sul mercato nel periodo di giusta maturazione. “Va gestita - commenta Spreafico - seguendo un rigoroso iter di lavorazione post raccolta: almeno 60/80 giorni di refrigerazione in cella, seguiti da una sosta di prematurazione in vista della commercializzazione da Natale a maggio”. F e b b r a i o

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FATTI

Ortofrutta a domicilio Iniziativa di Op Terra Orti

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Compie 20 anni la festa del Tardivo di Treviso Ha compiuto 20 anni la festa del radicchio Tardivo Igp di Treviso celebrata a Zero Branco. Una manifestazione che si è imposta negli anni per qualità, per quantità di prodotto esposto, per la presenza dei produttori e di operatori, per numero di visitatori. Zero Branco è cuore di un territorio in cui l’agricoltura è tuttora una voce economica importante in cui gli ortaggi (radicchio, asparago, patate americane e altre verdure pregiate) occupano uno spazio prevalente. La mostra, che cade subito dopo le feste natalizie, è l’appuntamento “clou” in cui si fa il bilancio della stagione del radicchio e dell’orticoltura in generale. E’, comunque, il radicchio, come ha messo sin evidenza in uno studio il professor Ettore Ramponi, collaboratore di OPO Veneto, il prodotto che si è affermato su tutti negli ultimi anni. Il più coltivato. Per l’edizione del ventennale, iniziata l’11 gennaio e terminata il 20 gennaio, sono state allargate ed arricchite le proposte culturali, espositive, gastronomiche e musicali.

a cura di Mirko Aldinucci

Op Terra Orti lancia il progetto “L’orto in condominio”, iniziativa volta a favorire il consumo di frutta e verdura di qualità. Il progetto nasce dalla constatazione che la Piana del Sele è l’ambiente di elezione per la produzione di frutta ed ortaggi. Il progetto è in fase di avvio e richiede una fase di “rodaggio” alla quale hanno già aderito numerosi gruppi della provincia di Salerno. Essenzialmente l’iniziativa consiste nella fornitura, direttamente presso il proprio condominio (oppure scuola, associazione, caserma, gruppo di acquisto...) di frutta e verdura opportunamente confezionata. La frutta e gli ortaggi che si andranno a fornire rispettano precise caratteristiche: sono prodotti nelle aziende agricole associate; forniti secondo la naturale stagionalità dei cicli di produzione; categoria merceologica “prima”; certificati Global GAP (buone pratiche agricole); ottenuti con metodi di difesa integrata e/o biologica; controllati e tracciati in ogni fase del ciclo da agronomi esperti e monitorati attraverso analisi chimiche del terreno, dell'acqua di irrigazione e del prodotto finito; raccolti, selezionati ed inviati al consumatore finale nell'arco di poche ore; confezionati in una cassetta riutilizzabile, lavata e igienizzata ad ogni riutilizzo; consegnati direttamente presso l'indirizzo concordato, in furgoni chiusi e refrigerati, dopo un trasporto di pochi km; offerti alle migliori condizioni di mercato e comunque a prezzi sempre più bassi di quelli normalmente riscontrabili sul mercato. Terra Orti ogni settimana proporrà la fornitura di una cassetta di frutta ed ortaggi assortiti che sono scelti in base ai prodotti giunti a maturazione presenti in campo.

«Radicchio di Verona Igp valore aggiunto» Alcune settimane fa Massimo Mariotto, produttore ortofrutticolo veronese affermava che “il radicchio di Verona Igp non ha mercato, specie tra la grande distribuzione organizzata che snobba il prodotto certificato: un autentico sconosciuto”. Sulla questione è voluta tornare Cristiana Furiani (nella foto), responsabile commerciale della società agricola cooperativa Geofur di Legnago (Verona), al momento l'unica azienda certificata nella produzione e vendita del Radicchio di Verona IGP che già l'11 dicembre scorso in un’intervista al Corriere Ortofrutticolo aveva affermato come il prodotto abbia grandi potenzialità di crescita. Furiani, dopo il punto di vista di Mariotto, insiste e aggiunge: “Il radicchio Verona Igp si ottiene seguendo un disciplinare che impone delle regole dando al consumatore finale un prodotto differenziato nettamente in qualità ma che ha degli oneri sia economici che documentali. Concordo con chi dichiara che non c'è consapevolezza dell'importanza di aver ottenuto dal 2008 il riconoscimento dell’Igp ma ciò è sicuramente dovuto alla mancanza di qualcuno che dia le informazioni necessarie a svilupparlo. Dove mi propongo trovo interesse ed entusiasmo nei confronti del Radicchio Verona Igp, anche in Gdo”.

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Notiziario La Commissione agricoltura della Ue approva la Pac La Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo ha completato l’iter di approvazione delle modifiche alla riforma della Politica agricola comune post 2014. Dopo la seduta dedicata a pagamenti diretti, sviluppo rurale e Ocm unica, si è conclusa infatti nei giorni scorsi la sessione di voto relativa a “Regolamento ‘orizzontale’ sulla gestione e sul monitoraggio della Pac”. “Le novità approvate in Commissione - ha sottolineato Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo prevedono l’introduzione di importanti strumenti di flessibilità per gli Stati Membri. Per i Paesi a programmazione regionale sarà possibile compensare le somme non utilizzate di uno o più programmi di sviluppo rurale con somme spese oltre tale limite da altri programmi (sempre di sviluppo rurale). Sul versante del ‘greening’, il mancato rispetto dei requisiti non influenzerà l’erogazione dei pagamenti di base. Inoltre - ha proseguito De Castro -, in caso di conferma per gli anni successivi degli importi percepiti l'anno precedente, gli agricoltori potranno presentare domande di pagamento pluriennali. Previste poi anche ulteriori misure di sostegno per le regioni i cui agricoltori versano in gravi difficoltà finanziarie a seguito di condizioni eccezionali: in questi casi, gli Stati Membri potranno incrementare fino all'80% (anziché del 50% per i pagamenti diretti e del 75% per lo sviluppo rurale) la percentuale degli anticipi sulla Pac”. “La Commissione Agricoltura del Parlamento europeo -ha detto ancora Catania - ha confermato con impegno e determinazione la vo14

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Le cooperative europee: modifiche apprezzabili “Un significativo passo in avanti rispetto alla originaria proposta di riforma della Politica agricola comune 2014-2020”. Questo, secondo le organizzazioni cooperative di Francia, Spagna, Portogallo e Italia, “l’esito dell’ottimo lavoro svolto in Commissione Agricoltura del Parlamento Ue, che ha analizzato e votato circa 8.000 emendamenti di modifiche al testo di riforma della PAC presentato dalla Commissione, apportando una serie di significativi cambiamenti”. “È stata premiata - continuano le sigle - la costante azione di lobbying che abbiamo condotto in questi mesi a Bruxelles, dal momento che un gran numero di emendamenti approvati oggi contenevano proposte da noi presentate”. Tra le principali novità contenute nei testi finali approvati dal Parlamento, rilevano le cooperative, va evidenziata la modifica introdotta sul capping, che prevede l’esclusione delle cooperative dalla applicazione del tetto massimo di aiuti percepibili; la definizione più precisa dei compiti e degli obiettivi attribuiti alle organizzazioni dei produttori; la possibilità anche per le grandi imprese di accedere ai finanziamenti per gli investimenti e, infine, l’estensione anche alle OP della richiesta di accesso a finanziamenti per le assicurazioni, ai quali auspichiamo si aggiungano ulteriori miglioramenti relativi alla gestione del rischio.

Conserve di mandarino, chieste misure antidumping per le importazioni dalla Cina Gli agricoltori e le cooperative europee chiedono alla Commissione Ue di "adottare immediatamente misure antidumping contro le importazioni di conserve di mandarini provenienti dalla Cina”. Per i produttori europei, riuniti nel Copa e nel Cogeca, “il flusso di quelle importazioni sta avendo conseguenze devastanti sul mercato europeo”. Questo considerando che i costi di produzione nell’Ue sono quasi il doppio di quelli della Cina. Senza contare - aggiungono - che “quei prodotti non sono tenuti a rispettare le stesse regole e prescrizioni onerose, nè tantomeno le stesse norme di sicurezza alimentare imposte nell’Ue”. Se questa situazione continua mettono in guardi ai produttori, "le fabbriche saranno costrette a chiudere e gli agricoltori lasceranno il settore, causando maggiore disoccupazione nelle zone rurali, con il rischio di aggravare ulteriormente la crisi economica”. lontà di creare condizioni e strumenti concreti di sostegno per l’agricoltura europea, con il chiaro intento di mettere al centro i suoi reali protagonisti: il lavoro e l’impresa”. F e b b r a i o

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Sarà ricordato come “annus horribilis” nella storia dell’economia italiana, per quanto riguarda l’andamento di redditi e consumi, il 2012. Inquietanti i dati presentati da Confcommercio, in occasione della conferenza stampa convocata da Rete Imprese Italia per illustrare la Giornata di mobilitazione nazionale delle Pmi del 28 gennaio. L’anno scorso, infatti, i consumi hanno subito una flessione reale pro-capite del 4,4%, mentre il reddito disponibile reale pro-capite è sceso del 4,8% rispetto al 2011. In numeri, nel 2012 i consumi reali pro-capite 2012 sono ammontati a 15.920 euro a fronte dei 16.654 euro del 2011 mentre il reddito disponibile reale pro-capite è stato pari a 17.337 euro contro 18.216 euro. Si tratta, peraltro, di uno scenario negativo che continuerà anche nel 2013, con un’ulteriore flessione per i consumi reali pro-capite dell’1,4% che li riporterà indietro di 15 anni: per trovare un dato analogo bisogna infatti tornare al 1998. In flessione anche il reddito disponibile reale pro-capite, che nel 2013 sarà pari a 16.955 euro contro i 17.337 euro del 2012. In questo caso la “marcia indietro” è di ben 27 anni. E ancora: nei primi nove mesi del 2012 hanno chiuso i battenti oltre 216 mila imprese artigiane e dei servizi di mercato. Le iscrizioni ammontano invece a poco meno di 150mila (147mila) per un “saldo” negativo per 70 mila unità. La pressione fiscale, nel 2013, salirà a quota 56,1%. F e b b r a i o

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Carrello della spesa sempre più caro Sono sempre più vuote le tasche dei cittadini italiani dato che - dichiara il presidente nazionale della Confeuro Rocco Tiso - il rincaro del cosiddetto carrello della spesa nel 2012 è stato del 4,3%, un rialzo superiore a quanto segnato nel 2011 (3,5%), e, ancor più allarmante, maggiore rispetto al tasso d’inflazione (3%), ed è evidente che la causa è da ricercare principalmente nei costi sempre più esorbitanti dei prodotti energetici. In tal senso - continua Tiso preoccupano soprattutto i rincari riguardanti le accise su benzina e gasolio, fattore che ha provocato gravi disagi ai produttori agricoli che hanno visto, nell’ultimo anno, quasi raddoppiare le spese relative. L’unico fattore positivo - sottolinea Tiso - si riscontra nelle percentuali di aumento su base an-

nua per i vegetali freschi (+5,9%) e per la frutta fresca (+6,6%), segno che l’attenzione degli italiani per i prodotti genuini della terra resta sempre una discriminante importante nella scelta degli alimenti da portare in tavola. E’ evidente però - conclude Tiso - che non si possono fronteggiare tali difficoltà senza un’osservazione di insieme che integri politiche serie per il rilancio del comparto agroalimentare e non preveda i soliti provvedimenti tampone, rivelatisi fallimentari nel corso degli anni, che impediscono di fatto al primario italiano di tornare ai propri livelli di eccellenza.

Prezzi agricoli in crescita, ortofrutta sopra la media

NOTIZIARIO

Consumi e redditi, 2012 disastroso. Negozi e imprese, boom di chiusure

Il 2012 chiude con un incremento medio dei prezzi agricoli del 2,1% rispetto al 2011, determinato da una crescita del 2,9% nel comparto delle coltivazioni vegetali e dell’1,1% nell’aggregato zootecnico. È quanto si evince dall’indice dei prezzi all’origine dei prodotti agricoli elaborato dall’Ismea che, nell’anno in esame, si è attestato mediamente a 132,5 (l'indice è calcolato in base 2000=100). L’aumento, sottolinea l’Istituto, risulta nettamente più moderato rispetto a quello del 2011 (+14%) e inferiore alla dinamica dei prezzi al consumo di alimenti e bevande, esclusi gli alcolici, rincarati - in base alle rilevazioni dall’Istat - del 2,6% nella media 2012. Nel dettaglio delle colture vegetali emerge un andamento al rialzo per la frutta (+4,7%), con incrementi superiori alla media per le varietà estive (+12,9%) e per le mele (+5,1%). Positivo il bilancio anche per gli ortaggi, che hanno spuntato in media prezzi superiori del 5,2% rispetto al 2011. A dicembre, infine, Ismea registra per l’insieme dei prodotti agricoli un rimbalzo dei prezzi del 4% su base mensile (novembre aveva chiuso con un meno 0,8%), con quotazioni più elevate dell’11,5% rispetto allo stesso mese del 2011 (a novembre il tasso annuo di crescita era stato del +6,6%). Gli aumenti hanno interessato esclusivamente le coltivazioni vegetali (+7,5% su base mensile +23,2% in un anno). www.corriereortofrutticolo.it

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Notiziario

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Arboricoltura, pubblicata una nuova opera rivolta agli studenti universitari A trentacinque anni dall’ultima edizione dell’“Arboricoltura generale” del prof. Enrico Baldini, è ora disponibile una nuova opera fondamentale per la didattica universitaria, frutto della convergenza verso l’arboricoltura degli apporti scientifici derivati dalle matrici disciplinari biologiche (fisiologia, biochimica, genetica, biotecnologie, scienza del suolo), che hanno alimentato le conoscenze scientifiche relative agli alberi. Il volume è rivolto prevalentemente agli studenti che seguono i corsi di laurea universitari nel settore dell’arboricoltura da frutto (inclusi vite, agrumi ed olivo) e contiene numerosi riferimenti ed esempi riguardanti gli alberi ornamentali, forestali e di ambiente urbano L’opera è diretta principalmente alle lauree triennali di primo livello; ma il contenuto programmatico è arricchito da specifici approfondimenti sia nel testo che sotto forma di “Quadri”, che sono di fatto delle anticipazioni utilizzabili anche per le successive lauree magistrali di secondo livello o corsi di Master. L’ampiezza della trattazione e la multidirezionalità degli argomenti obbligano il docente della disciplina a indirizzare lo studente verso un approccio didattico personale, necessariamente legato al solo programma oggettivamente svolto. L’arboricoltura generale, infatti, viene sviluppata ormai, in forza dei numerosi corsi esistenti nelle varie università, con ampiezza e finalità alquanto differenziate, caso per caso.

Veneto, tiene il settore primario Aumentano export e occupati A fronte di un Pil 2012 previsto in calo del 2,1%, il settore agricolo tiene a livello di fatturato, raggiungendo i 5,27 miliardi di euro, con una crescita dello 0,5%, grazie alla crescita dei prezzi. Succede in Veneto dove cala la produzione agricola, penalizzata dall’andamento metereologico e diminuisce anche il numero delle imprese agricole. Le ditte sono diminuite del 2,1%, soprattutto imprese individuali mentre aumentano società di persone e di capitali. Continua l’incremento del numero di occupati (+11%, più donne e dipendenti) aumenta l’export di prodotti agroalimentari (+9%) e si riduce il deficit della bilancia commerciale (-32%). A fotografare il settore l’outlook presentato dagli esperti di Veneto 18

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Agricoltura a Legnaro (Padova), davanti all’assessore regionale Franco Manzato. Proprio l’assessore ha ribadito “la necessità di razionalizzare le risorse pubbliche e supportare con efficienza il tessuto economico del settore primario in grado di creare reddito e lavoro”. Per il futuro, dimensioni aziendali adeguate, sostegno a ricerca ed innovazione, rafforzamento dell’ufficio regionale in Europa, lotta alla contraffazione, in vista della nuova Pac (Politica agricola comunitaria) e nuovo PSR (Programma di Sviluppo Rurale), sono visti come obiettivi principali.

Pomodoro da industria, campagna deludente

Una delegazione di Confagricoltura comprendente Bianca Maria Balestreri - vicepresidente della Federazione Nazionale di Prodotto e Giovanni Lambertini - presidente della Sezione Regionale di Confagricoltura EmiliaRomagna, ha incontrato i dirigenti delle principali Organizzazioni di Produttori (Op) del Nord Italia, per fare un bilancio sulla deludente campagna del pomodoro da industria appena conclusa e condividere proposte e azioni concrete indispensabili per ridare prospettive e futuro alla filiera. Partendo dai gravi errori emersi fin dalle prime fasi della trattativa per la definizione del prezzo e dalla inefficace programmazione della campagna 2012 e terminando poi con i deludenti risultati in termini di reddito per le aziende agricole, i rappresentanti di Confagricoltura hanno richiamato le Op al loro ruolo fondamentale nella rappresentanza dei Soci produttori e nella gestione dell’offerta. In particolare, anche in vista dell’avvio della trattativa con l’industria di trasformazione per la definizione dell’accordo quadro 2013, si è ribadita la necessità di tenere in degna considerazione il costo di produzione, di definire, in tempi utili alla programmazione aziendale, un prezzo congruo e trasparente, basato su veri parametri di qualità. Indispensabile infine un’accorta programmazione delle semine in funzione delle esigenze di mercato. F e b b r a i o

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✍ Lorenzo Frassoldati Ministro Catania, Lei è alla fine del Suo mandato. Come valuta l’esperienza alla guida del Ministero delle politiche agricole? “Posso dire di essere abbastanza soddisfatto del lavoro che ho svolto, soprattutto se si considera il momento particolarmente complesso in cui ci siamo trovati a operare. Le condizioni in cui l’Italia versava alla fine del 2011 erano oggettivamente molto difficili. In quel quadro, riuscire a ottenere i risultati che abbiamo conseguito è stata un’impresa piuttosto complicata. Tuttavia, sono riuscito a portare a termine alcune iniziative che ritengo importanti per il comparto, come la regolamentazione dei rapporti commerciali nella filiera e la revisione degli incentivi per le energie rinnovabili in agricoltura. Inoltre, molti passi in avanti sono stati fatti anche in ambito comunitario, dove ci siamo impegnati soprattutto per i negoziati per la riforma della Politica agricola comune post 2014 e per la difesa del budget agricolo. Naturalmente, ci sono anche alcune cose che avevo in programma di realizzare e che non sono riuscito a portare a termine. In primo luogo, sarei stato davvero contento di poter vedere approvato il mio disegno di legge contro il consumo del suolo agricolo e la cementificazione. Il mio desiderio oggi è quello di poter proseguire nella strada intrapresa e, in qualsiasi ruolo mi troverò dopo il voto, farò di tutto per cercare di portare avanti i temi che hanno segnato la mia esperienza da Ministro, come la lotta contro la cementificazione del suolo, una migliore funzionalità della filiera agroalimentare e la tutela del ‘Made in Italy’. Tra le priorità c’è senza dubbio la difesa del reddito dei nostri agricoltori. Dobbiamo F e b b r a i o

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Il titolare del Mipaaf traccia un bilancio del suo mandato ed esprime l’auspicio che il settore venga messo nelle condizioni di essere sempre più competitivo

puntare poi sulla crescita, dando ai nostri agricoltori e agli imprenditori in generale, le condizioni migliori per essere sempre più competitivi”. Si guarda sempre a Bruxelles, ma da anni manca una vera politica agricola sul piano nazionale che affronti i tanti nodi irrisolti del comparto. Da dove si deve partire? “È vero, in Italia è mancata per decenni una politica agricola nazionale in grado di affrontare le problematiche del comparto. Si è pensato che bastasse rapportarsi solo con Bruxelles e che le questioni dell’agricoltura italiana potessero essere risolte in relazione alle decisioni comunitarie. Il governo di cui ho fatto parte è stato capace invece di restituire una giusta attenzione al comparto, rimettendo sul tavolo alcuni temi importanti che troppo a

L’INTERVISTA

Articolo 62, aggregazione, export: la ricetta del Ministro Catania

lungo erano stati completamente ignorati. Non c’è dubbio che una delle questioni più urgenti per il settore sia quella del reddito delle imprese che è troppo basso. Bisogna fare in modo di aiutare i nostri agricoltori a recuperare una quota di valore adeguata, soprattutto se pensiamo alle condizioni in cui versano moltissime imprese, che si trovano al limite della sopravvivenza. Serve una politica mirata a sostenerle, in grado di fare fronte alle necessità specifiche del comparto”. Da anni le imprese del settore ortofrutta lamentano un calo di reddito soprattutto nel comparto della frutta estiva: per produrre 1 kg di pesche di qualità servono 45-50 centesimi, mentre il ricavo medio degli ultimi anni non ha superato i 25-35 centesimi. Il 2012 poi doveva segnare il riscatto delle pere, dopo www.corriereortofrutticolo.it

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I ntervista un’annata disastrosa, e invece i prezzi saranno deludenti. Parliamo di prodotti che sono il fiore all’occhiello del made in Italy. Come si ritrova la strada del reddito? “I produttori si confrontano ormai con un mercato sempre più globalizzato e purtroppo dobbiamo fare i conti con frequenti crisi, legate alla volatilità dei prezzi, e quindi strumenti come le polizze assicurative devono essere promossi e diffusi il più possibile. Abbiamo lavorato in questa direzione, sia a livello nazionale dove attraverso la legge di stabilità sono stati recuperati 120 milioni di euro da destinare a questo scopo, sia a livello comunitario nell’ambito della riforma della Politica agricola comune. Il nostro lavoro a Bruxelles è stato finalizzato anche al potenziamento delle misure attuali, con un’attenzione particolare a quegli strumenti mirati ad assicurare il reddito degli agricoltori. È necessario, però, intervenire anche su criticità derivanti da modelli strutturali che continuano a persistere all’interno della filiera. A questo proposito vorrei ricordare l’importanza di un provvedimento come l’articolo 62, che ha reso obbligatori i contratti scritti e ha fissato dei tempi certi di pagamento. Ovviamente, però, questa misura non basta se non si procede in un percorso di aggregazione dell’offerta e se non si punta all’eliminazione di intermediazioni inutili, che sottraggono valore ai nostri agricoltori. È importante poi che si continui a puntare sulla qualità e le peculiarità delle nostre produzioni, elementi strategici per le imprese italiane e in generale del Made in Italy”. Nel 2012 abbiamo esportato orto22

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frutta per un valore di circa 4 miliardi di euro, seconda voce dopo il vino. L’export è strategico per la nostra produzione, che è pari a tre volte i nostri consumi. C’è bisogno di esportare di più e di affrontare il nodo delle barriere che impediscono, ad esempio alle nostre pere e mele, di andare negli Stati Uniti. Come si muove il Ministero per appoggiare gli sforzi delle imprese? “In questo campo, superando anche una certa inerzia da parte della Commissione europea, ci

siamo mossi nei confronti degli Stati Uniti, che rappresentano un importante mercato potenziale per le nostre mele, ottenendo una riapertura del dialogo interrotto da tempo, con buone prospettive di raggiungere l’obiettivo dell’apertura reale del mercato americano. I rispettivi servizi fitosanitari stanno predisponendo un programma di lavoro che, una volta sottoscritto, aprirà il mercato statunitense alle nostre produzioni di mele e pere”. Competere sui mercati globali è al-

ternativa alla valorizzazione del prodotto di territorio, del tipico, alla vendita diretta oppure sono scelte complementari? “La forza della nostra agricoltura può e deve essere proprio quella capacità, caratteristica del nostro Paese, di saper valorizzare al meglio le produzioni locali, frutto delle tradizioni e della storia di un territorio, anche in un’ottica globale. È chiaro che non possiamo pensare di basare la nostra competitività solo sui volumi di produzione, ma è altrettanto evidente che la qualità della nostra agricoltura ci può consentire, con un adeguato supporto a livello di promozione, di conquistare fette importanti dei mercati internazionali. Se guardiamo al futuro dell’agricoltura italiana, non possiamo che pensare a un modello di sviluppo che punti sulla filiera corta e sulla valorizzazione delle produzioni locali, ma anche che abbia il coraggio e la forza, e per questo serve uno sforzo del sistema Paese nel suo insieme, di affrontare le sfide che un mercato sempre più globalizzato inevitabilmente propone”. Sui mercati globali servono: qualità, aggregazione dell’offerta, supporto del sistema-Paese. Cosa si può fare di più su questi tre fronti? “Ritengo che si tratti di tre elementi che devono necessariamente procedere in parallelo. Sul fronte della qualità il nostro Paese ha pochi rivali al mondo e il percorso intrapreso negli ultimi anni è certamente quello giusto. Se manca però un’adeguata aggregazione dell’offerta, se i produttori non riescono a lavorare insieme per acquisire una magF e b b r a i o

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I ntervista giore forza contrattuale e un “peso specifico” sufficiente per competere anche a livello internazionale, la qualità da sola non basta. Lo stesso discorso vale per il ruolo di supporto che il sistema Paese deve saper garantire alla produzione agricola. Mi riferisco alla macchina della Pubblica amministrazione, ma anche al settore dei trasporti e all’industria della trasformazione, elementi fondamentali di una “catena produttiva”, che funziona solo se tutti gli ingranaggi si muovono nella stessa direzione”. Cosa si può aspettare il sistema ortofrutta Italia dal negoziato PAC in particolare sul fronte Ocm? Il sistema delle Op sarà incentivato? Servono più risorse o normative più efficaci? “Al momento la Commissione europea mantiene, nella sua proposta di riforma dell’OCM, il regime di aiuti attualmente vigente,

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confermando quindi il ruolo centrale delle organizzazioni di produttori come strumento per raggiungere gli obiettivi della Politica agricola comune nel settore ortofrutticolo. D’altro canto, la Commissione agricoltura del Parlamento europeo, nel confermare quanto già previsto, spinge su un potenziamento degli strumenti attualmente in vigore, come emerge dagli emendamenti di compromesso, votati alla fine di gennaio, che peraltro recepiscono largamente le nostre istanze. Alla luce di tutto questo, lo scenario di partenza è sicuramente positivo e il lavoro che stiamo svolgendo a tutti i livelli è mirato a realizzare proprio le aspettative della filiera. Considerando poi quanto sta emergendo dalla discussione sul quadro finanziario pluriannuale, innalzare la qualità della spesa attraverso normative più efficaci sarà una strada da percorrere obbliga-

toriamente per dare un contributo sostanziale alla soluzione delle problematiche del settore”. La crisi dei consumi accentua il braccio di ferro con la Gdo, che cerca di recuperare lanciando promozioni che deprimono ulteriormente i margini delle imprese. Con quali strumenti si può tentare di riequilibrare i rapporti all’interno della filiera? “Da questo punto di vista l’articolo 62 del Decreto sulle liberalizzazioni rappresenta uno strumento importante per riequilibrare i rapporti all’interno della filiera. Imporre contratti scritti e tempi certi nelle transazioni tra gli operati del comparto agroalimentare significa intervenire in maniera significativa per ridare forza all’anello produttivo. A questo passaggio, però, come ho già detto, si deve accompagnare un processo di aggregazione dell’offerta”.

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Alla Fruit Logistica di Berlino sono attesi oltre 55.000 operatori di alto livello provenienti da oltre 120 Paesi, i quali avranno la possibilità dal 6 all’8 febbraio, durante le tre giornate di Salone, di incontrare i decision maker del settore, nonchè rappresentanti del commercio all’ingrosso e al dettaglio, produttori ortofrutticoli, importatori ed esportatori. Oltre 2.400 gli epositori, provenienti da 75 Paesi. Come sempre folta la pattuglia italiana. Lo stand collettivo Piazza Italia, coordinato da Cso, avrà quest'anno un layout nuovo interamente realizzato con materiali riciclati. Pannelli realizzati con ritagli di legno, moquette in erba riciclata, uno spazio tutto naturale, aperto ed evocativo, con grandi alberi a foglia larga e, in alto, in formato 3D il nuovissimo logo Italy, messo a punto per presentarsi in tutto il mondo con il payoff “The beauty of quality”. A Fruit Logistica, il Cso, organizzerà, nello spazio Italy, una degustazione di verdura e frutta per mettere i riflettori su prodotti eccellenti ma anche su modi eccellenti di consumarli: il Fruit& Veg experience. Lo stand che supera gli 800 metri F e b b r a i o

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Dall’6 all’8 febbraio Fruit Logistica diventa il contenitore del mondo dell’ortofrutta; ancora una volta corposa la rappresentanza italiana, con alcune novità e sorprese quadri, vede la partecipazione di aziende socie di Cso rappresentanti sia della produzione che della filiera, dal packaging alle tecnologie italiane leader nel mondo. Quest’anno lo stand prevede anche la significativa partecipazione di Fruitimprese con nove imprese associate, nonché una rappresentanza del’Ice. L’elenco completo contempla Cso - Agribologna - Conor - Fresco Senso AB FFrash - Alegra - Almaverde Bio - AOP Serena - Apofruit Italia - Apo Scaligera - CPR System - Eurocompany - Fogliati - Granfrutta Zani - Grazioni Packaging - Jingold - Mazzoni - Fruitimprese/Ice - Agro T18 - Besana - Ceor - De Lucia - Peviani -Salvi - Secondulfo Spreafico - Oranfrizer - Opo Veneto - Orogel Fresco - Naturitalia - Modì Europa - Pempacorer - Tramaco - Valfrutta. Tra i prodotti in vetrina a Berlino la pera Abate Fetel dell’Emilia Romagna protagonista di primo piano grazie alle attività di pro-

mozione messe a punto dal Cso nell’ambito del Progetto Fruitness. Una Abate Fetel gonfiabile alta tre metri troneggerà nell’ingresso sud della Fiera e ritorneranno anche i banner giganti nella hall principale, ma il cuore delle attività promozionali sarà comunque Piazza Italia dove la varietà sarà l’ingrediente principale di speciali degustazioni che consentiranno ai visitatori e ai giornalisti di apprezzare le virtù del frutto. L’Emilia Romagna concentra il 65% delle pere italiane, vale a dire un quantitativo attorno alle 600.000 tonnellate. In Emilia Romagna il 68% dell’offerta di pere è rappresentata da due varietà: la William che detiene il 24% e l’Abate che raggiunge il 44%. L’offerta di pere nella regione è particolarmente concentrata nelle province di Ferrara e Modena, ma anche Bologna. L’export di pere italiane negli ultimi anni ha raggiunto una media oscillante tra le 120 e le www.corriereortofrutticolo.it

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Il Paese partner è lo scalpitante Perù Un Paese interessante e in forte sviluppo il Perù, partner ufficiale di fruit Logistica 2013. Secondo i dati di PromPerù, Commissione per la promozione turistica ed export, ha esportato nel 2011 circa 842.000 di tonnellate di prodotti ortofrutticoli per un valore di 1,1 miliardi di dollari. Le principali referenze esportazione sono state uva (299 milioni di dollari), asparagi (289 milioni di dollari), avocado (164 milioni di dollari), mango (117 milioni di dollari), banane (69 milioni di dollari) e limoni (66 milioni di dollari). Tra i partner commerciali più importanti si annoverano Usa (37%) e Olanda (24%); a seguire Gran Bretagna, Spagna e Hong Kong. La crescente importanza del Perù quale fornitore internazionale di prodotti ortofrutticoli freschi si spiega tra l’altro anche con il fatto che il Perù è il primo Paese esportatore mondiale di asparagi; è al secondo posto nell’export di avocado ed al terzo posto nel export di bio-banane. Il Perù, ancora, sta dimostrando un potenziale di vendita particolarmente significato anche per l’export di melograni, mirtilli, fichi e cherimoyas.

dova (MAAP) e VeronaMercato. Cinque le aziende “co-exhibitor” all’interno dello stand: Due Erre, Dal Bello Davide, Som-Ortopadova, Fratelli Daniele, Dal Bello Sife. VeronaMercato farà da traino alla fitta delegazione veronese. Sono quattordici le aziende scaligere che saranno ospitate, con una postazione fissa, all’interno della grande area, di 210 metri quadri, affittata all’interno di Messe Berlin. Si tratta di Continental, Napoleon, Frigoveneta, Sole Frutta, Corsi, Coop Facchini, Coz, GR Frutta, Cherry Passion, Orti di Giulietta, Frutta C2, Bissoli, Perusi, B&B Frutta. Ad esse vanno aggiunte le aziende - almeno una decina - all’interno dell’area di VeronaMercato.

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190.000 tonnellate, in crescita rispetto agli anni Novanta e primi anni 2000. I mercati di sbocco principali sono quelli europei ed in particolare la Germania, anche se, negli ultimi anni, in questo importante Paese, l’export è in discesa a favore di altri mercati dell’est Europa e del Nord Africa. Numerosi gli espositori italiani. Al gran completo i consorzi e i brand delle mele. E non mancheranno le novità: Sant’Orsola presenterà un espositore frigo “firmato” per i suoi piccoli frutti; Infia si farà forte dello slogan “innovazione per la sostenibilità” lanciando il marchio Infia4earth: un nuovo modello e filosofia di sviluppo sostenibile per l’ambiente e per tutti gli stakeholders coinvolti nell'intera catena del valore; Opo Veneto presenterà una vasta gamma di ortaggi e di servizi connessi facendo affidamento su produzioni dal Veneto nonché di altre aree vocate d’Italia, come il Fucino e la zona di Fondi (Latina), dove l’O.P. opera con propri soci; T18 punterà sulla qualità, sul territorio e sula stagionalità e quindi sulle produzioni mirate, come il pomodoro, i finocchi, i carciofi, gli asparagi, le uve e gli agrumi; il marchio premium Kiku, per la prima volta Berlino, presenterò il prodotto fresco ma anche il succo di mela e le attività promozionali dei 26 partner globali, visibili sulle gigantografie che decorano le pareti dello stand; Terra Orti, in una collettiva di 14 imprese salernitane farà affidamento soprattutto sul Carciofo di Paestum Igp; Unitec presenterà l’intera gamma delle sue tecnologie; Euro Pool System invita i visitatori a misurarsi in una gara ciclistica virtuale e lancia un quiz a premi il cui vincitore riceverà un iPad mini. Significativa anche la presenza dei mercati all’ingrosso: ci saranno i principali Centri agroalimentari del Paese tra cui Treviso e, sempre rimanendo in Veneto, Mercato Agro-alimentare di Pa-

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Innovation award senza italiani Nessun italiano tra i candidati al Fruit Logistica Innovation Award 2013. A contendersi la vittoria sono: “Frische ist Leben2, campagna di promozione per il consumo di frutta e verdura fresca; “High speed counting and packing device", sistema rapido di imballaggio olandese; Banken Champignons BV mix di funghi freschi pronti per il consumatore olandese; Behr AG, preparato tedesco pronto per cucinare rape; “Colored Apricots”, gamma di albicocche di vari colori israeliana; “Apfel-Schiffchen”, fette di mela essiccate tedesca; "On-site biogas plant turning organic waste into energy”, unità di produzione di biogas per trasformare i rifiuti organici in energia; la francese “Nergi”, bacca derivata dal kiwi con la buccia liscia e sottile e la polpa verde; l’olandese “City-Farming”, concetto di produzione in ambiente urbano con illuminazione a LED; l’inglese “Flower SproutTM”, nuovo tipo di ortaggio con foglie verdi e viola, incrocio tra cavolino di Bruxelles e cavolo. (M.A.) www.corriereortofrutticolo.it

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La principessa del melone ✍ Antonio Felice Lo sostengono, a parole, quasi tutti: l’anello debole della filiera è la produzione. Ecco un esempio contrario: l’anello debole che diventa forte grazie all’innovazione. E all’impegno di una giovane donna. Francesca Nadalini, 33 anni, mantovana di Sermide, ha dato una svolta all’azienda fondata dal padre Roberto, 67 anni, nel 1979: 160 ettari attorno alla frazione Santa Croce, tutti a melone, 50 in serra, 110 in campo aperto, per una produzione di cinquemila tonnellate all’anno. Una svolta basata oggi su più fattori ma partita dall’informatica: Francesca ha creato un software per la tracciabilità dei meloni battezzato ‘Local Tracing’, ha messo a regime la gestione aziendale secondo

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Francesca Nadalini, 33 anni, ha dato una svolta all’azienda di famiglia informatizzando e innovando. Un impegno che le è valso due premi a livello nazionale criteri di massima efficienza, ha lanciato iniziative per valorizzare la produzione e il territorio, si è impegnata sull’IGP, ha aperto nuovi sbocchi commerciali. Fino al 2004 non avrebbe mai pensato di lavorare in agricoltura. Si era laureata in scienze della comunicazione a Siena, dopo il liceo a Ferrara, e si occupava di informatica a Firenze quando il padre le chiese una mano per mettersi in regola con le norme sulla tracciabilità. E’ partito tutto da lì, anche se né lei né il padre lo avevano messo in preventivo: ‘Local Tra-

cing’ ha acceso una scintilla, la passione per l’agricoltura. Nel 2012 sono arrivati anche due premi di livello nazionale: in primavera, a Milano, l’Oscar Green della Coldiretti; a fine anno, in Piemonte, il ‘GammaDonna 10 e Lode’ per l’innovazione. Racconta: “Nel 1979 mio padre ha intravisto la possibilità di recuperare la tradizione del melone di cui a Sermide c’erano tracce fin dal 1500, una tradizione che si era persa del tutto". Siamo a 40 km da Mantova, subito sotto il Po, in quell’estremo an-

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C opertina golo orientale della Lombardia che s’incunea tra il Veneto e l’Emilia, lungo la strada che da Ostiglia porta a Ferrara. I campi dei Nadalini sono nella frazione di Santa Croce, attorno a un luogo storico, una chiesetta del 1200 che rientrava sotto la protezione di Matilde di Canossa. Nel 2005, durante lavori di restauro, dalla volta dell’abside riemergono degli affreschi del 1500: c’è ritratto anche un melone. Ma Roberto Nadalini si era mosso prima di quella scoperta. Nel 1979 le colture della zona: dalla barbabietola al mais, erano ai minimi storici e lui cercava redditività per la sua campagna. C’era a Viadana, all’altro polo della provincia, verso Piacenza, qualche coltivazione di melone, una varietà americana, un giallo-retato: l’Harper. Lui fece una prova, prima in campo aperto, poi in serra. I meloni erano così buoni che quando Roberto Nadalini partiva per

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il mercato di Bologna, erano già venduti prima che arrivasse e glieli pagavano in contanti. Risultato: in pochi anni Sermide è diventata una capitale del melone mantovano, è una distesa di serre e tunnellini, li coltivano tutti, non c’è abbastanza terra per coltivarli. E qui ci sono i meriti di un uomo dalla vista lunga. Da qui s’innesta la creatività e la

preparazione ‘up-to-date’ di sua figlia. "Bologna - racconta Francesca Nadalini - è rimasto il nostro riferimento principale ma ormai, da tempo, siamo su tutti i mercati italiani, quelli principali, dove vale la pena. Sui mercati facciamo più del 30 per cento del giro d’affari, un altro 30 lo facciamo direttamente con i supermercati,

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Nadalini sono il melone reato e il melone liscio. Francesca preferisce di gran lunga il secondo: "Va spinto, è il migliore che c’è". La produzione va da metà maggio a metà novembre. La qualità migliore si ha tra settembre e ottobre perché la pianta è nel suo momento di maggior salute. Il terreno può produrre fino a un massimo di cinque anni, poi è lasciato riposare per quattro. D’inverno l’azienda produce zucche. Il terreno è un problema. "C’è conflitto, ma non solo qui, in tutta la Pianura Padana - spiega Francesca Nadalini - tra terreno destinato ad alimentazione umana, quello destinato ad alimentazione animale e quello destinato alla produzione di bioenergia". Così, estendere la superficie a meloni non è facile anche quando ci sarebbe la convenienza. In azienda il padre si occupa della parte agronomica e produttiva (si sente, con orgoglio, un contadino), la figlia gestisce il magazzino, la distribuzione, il marketing. Chiediamo a Francesca quale sia la sfida maggiore che ha di

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il resto della produzione va all’estero: Gran Bretagna, Svizzera, Germania, Austria". Ma andiamo con ordine. Tra il 2004 e il 2005, rispondendo all’SOS del padre, Francesca porta i primi computer in azienda, mette a regime la tracciabilità, inserisce il codice a barre. Lo fa dapprima part time, mantenendo un’attività a Firenze, poi il lavoro a Santa Croce di Sermide diventa totalizzante: "C’era molto da fare ed era molto stimolante. Devo dire che in un’azienda agricola il lavoro non finisce mai, l’evoluzione è continua. Ho capito presto che bisognava partire da una mentalità molto diffusa, quella che non considera un’azienda agricola come tutte le altre aziende, per arrivare passo passo a un normale controllo di gestione, all’adozione di parametri economici di riferimento da rispettare. In quei due anni, con gli aspetti contabili abbiamo affrontato anche la sfida tecnologica. Unitec ha studiato per noi una macchina, una calibratrice meccanica, che controlla gli aspetti qualitativi a partire dai gradi brix e lavora 4,5 frutti al secondo. Abbiamo così potuto verificare con precisione, per esempio, che i brix cambiano da un campo all’altro. Questa tecnologia ci ha permesso di esportare in Gran Bretagna e Svizzera dove esistono regole rigide sui parametri brix e quindi di aprirci con nuove prospettive ai mercati esteri". I due principali prodotti della

fronte oggi. Risponde: "Ridare margini all’attività agricola. I costi, dalle plastiche per le serre al gasolio per i trattori e il trasporto della merce, sono cresciuti. Contemporaneamente, negli ultimi tre anni, il prezzo medio di vendita del prodotto ha avuto un calo progressivo per effetto del calo dei consumi nel mercato interno. I margini di redditività vanno cercati nel controllo dei costi e anche nell’ottimizzare i risultati produttivi. Non è detto che produrre di più faccia maggiori margini, c’è un punto di equilibrio. Il secondo aspetto cruciale è la ricerca di nuovi mercati esteri, perché l’Italia non è più un luogo interessante per le vendite". Ma Francesca ama l’Italia e ama la sua Sermide. Vendendo all’estero porta valore in Italia. E aggiunge: "Mi sono naturalmente legata al territorio; prodotto e territorio sono legati in assoluto". Per questo, con il Politecnico di Milano, sta progettando "le strade del melone mantovano", che entreranno nella fase di start-up il prossimo maggio, all’inizio della nuova campagna. Per questo, è stata tra i principali promotori dell’IGP del melone locale. Per questo, ha avviato la ristrutturazione di antichi esemplari di architettura rurale che danno spunti di cultura e storia, a partire dalla mitica Matilde. La stessa proprietà ha un fondo storico con un rudere chiamato la Beccaguda dal nome di un colonnello canossiano, tale Beccaguti, che fece erigere l’edificio. Tutto è stato salvaguardato, compreso un fienile del 1770, malgrado i danni arrecati dalle scosse di terremoto del 20 e del 29 maggio 2012. E non è finita. Francesca cinque anni fa ha lanciato i ricettari al melone con menù declinati in tre versioni: fast, esotica, classic. Per ogni menù ci sono 6-7 ricette. Ovviamente c’è tutto su Facebook. Ma che cosa volete di più? editor@grenmed.eu

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✍ Mirko Aldinucci La punta dell’iceberg è emersa, mostrando il lato migliore del settore ortofrutticolo - quello della concretezza, dell’impegno, delle buone idee - nella riuscita serata di venerdì 25 in Valpolicella, nella splendida cornice di Villa Serego Alighieri, dove Corriere Ortofrutticolo e Cso hanno organizzato, riscuotendo consensi unanimi, la prima edizione di Protagonisti: un evento voluto per mettere in rete i personaggi di spicco e le punte di diamante del comparto affinché facciano da traino a un settore che ha bisogno di aggregarsi avviando iniziative di filiera e impegnandosi per ritagliarsi un’immagine commisurata al peso economico di chi rappresenta il 25% dell’economia agricola ed è la seconda voce dell’export agroalimentare. Un settore che fa ancora parlare troppo poco di sé, e quando assurge agli onori delle cronache, spesso, è in senso negativo. L’incontro veronese, che ha coinvolto le primarie realtà dell’ortofrutta italiana, da Fruitimprese a Mercati Associati, dai grandi imprenditori privati alle principali F e b b r a i o

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Campioni dell’ortofrutta

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Tutto esaurito (con overbooking in largo anticipo), grande interesse, organizzazione impeccabile: “buona la prima” per “Protagonisti”, iniziativa di Corriere Ortofrutticolo e Cso aggregazioni cooperative, ha avuto come gradito ospite il ministro delle Politiche Agricole Mario Catania. Ma gli onori e gli applausi sono arrivati anche e soprattutto per gli undici leader apparsi sulle copertine del Corriere Ortofrutticolo nel 2012 e saliti sul palco dove hanno ricevuto una riproduzione di una delle formelle del portale della basilica di San Zeno, patrono di Verona, quella raffigurante (non a caso…) l’arca di Noè. In ordine rigorosamente alfabetico: Dino Abbascià, presidente nazionale di Fida, Federazione dei dettaglianti dell’alimentazione; Cesare Bellò, manager di Opo, organizzazione produttori ortofrutticoli, Veneto; Claudio Gamberini, buyer nazionale ortofrutta di Conad; Renato Iseppi esempio di passaggio generazionale a Verona; Giovanni Olivieri, giovane produttore in Egitto; Raffaella Orsero, imprenditrice a Savona, unica assente della serata

(a ritirare il premio per suo conto Patrizia Cozzi, event manager di Gemma Editco publishing Group); Aurelio Pannitteri, impegnato a salvare l’arancia rossa di Sicilia; Renzo Piraccini, innovatore del biologico; Marco Salvi, presidente degli esportatori; Andrea Segrè, economista che ha inventato il Last Minute Market. E poi lui, il “Premiato tra i premiati”, insignito del premio Ortofrutta d'Italia, lanciato dal Cso per promuovere il made in Italy ortofrutticolo: Pietro Paolo Ciardiello, direttore della cooperativa Sole di Caserta, esempio di imprenditoria virtuosa nella terra di Gomorra. Concreto, essenziale, ma sognatore nello stesso tempo: “Il segreto del successo? Impegno, fiducia. E poi ci vuole fortuna, bisogna incontrare belle persone. Io ne ho incontrare tante”. Insieme ai protagonisti c’erano poi tanti big della filiera ortofrutticola: Giuseppe Pavan, presidenwww.corriereortofrutticolo.it

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te di Mercati Associati, Ottavio Guala, presidente Fedagro, Oliviero Gregorelli, presidente dei grossisti bresciani, Erminia Perbellini e Paolo Merci, presidente e direttore di Veronamercato con gli omologhi padovani Franco Frigo e Francesco Cera oltre all’amministratore delegato Giancarlo Daniele, l'ad del Mercato di Genova Gianni Ratto, il direttore del mercato di Udine Andrea Sabot; Danila Bragantini, vicepresidente Fruitimprese, Domenico Scarpellini presidente di Cesena Fiera con il direttore Luigi Bianchi, solo per citarne alcuni (l’elenco completo dei presenti alla serata è a pagina 36). Tra i tavoli anche l’imprenditore Giovanni Rana; Paolo Bedoni, presidente di Cattolica Assicurazioni; Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola, la cui splendida tenuta, con una cantina davvero da primo della classe, è stata visitata dai Protagonisti prima della cena di gala. Mentre la grande distribuzione, oltre che con il “premiato” Gamberini, era rappresentata anche da Vanes Cantieri, numero uno per l'ortofrutta di Coop Italia. Tra i big dell’imprenditoria ortofrutticola Luigi Mazzoni, Tino Olivieri, Giorgio Sambugaro, Loredano Brentegani, Linda Denadai, Renato Dalvit, Mirko Daniele. Tra i logistici Maersk, Corsi, Olympia di Navigazione. www.corriereortofrutticolo.it

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L’intervento di Felice; sopra la sala gremita e premiazione di Ciardiello

Oltre 100 i partecipanti all’evento che ha colto pienamente nel segno congedando con il sorriso sulle labbra e la soddisfazione di aver partecipato - invitati, organizzatori, sponsor - a un qualcosa di nuovo e potenzialmente importante per il futuro del settore. Corriere Ortofrutticolo e Cso, ha detto Paolo Bruni nell’illustrare la serata, che ha poi brillante-

mente condotto, “si sono uniti in questa occasione con il comune obiettivo di valorizzare l’ortofrutta italiana; gran parte delle “punte di diamante” di un settore che produce 36 milioni di tonnellate per un volume di affari di 13 milioni di euro ed è eccellenza ed emblema di italianità, sono qui". Soddisfatto Antonio Felice, coordinatore editoriale di Gemma Editco: una serata riuscita, tante e importanti le presenze tra cui le due maggiori catene della distribuzione nazionale e i leader di numerose organizzazioni di categoria. L’Italia dell’ortofrutta deve fare ancora molta strada: la piccola Olanda esporta quasi il triplo del nostro Paese, la grande sfida è l’export e i protagonisti ci danno l’esempio di come vincere la grandi partite; ci vogliono i - segue a pag.28 -

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Uno per uno i partecipanti alla serata. E già si lavora per l’edizione 2014 della “Cernobbio dell’ortofrutta italiana” Ecco, in ordine alfabetico, l’elenco completo degli imprenditori del settore e degli sponsor partecipanti alla prima edizione di Protagonisti, nello splendido scenario della Foresteria di Villa Serego Alighieri, in Valpolicella: Abbascià Dino; Artosi Monica; Armuzzi Moreno; Barile Umberto; Bedoni Paolo; Benedetti Angelo; Bellò Cesare; Bertaiola Fausto; Berton Piero; Bianchi Luigi; Bighelli Giorgio; Bighelli Stefano; Bonfiglioli Alessandro; Boscaini Alessandro; Bragantini Danila; Brentegani Loredano; Bruni Paolo; Calzolari Roldano; Canella Giuliano; Casadio Tiziana; Cera Francesco; Ciardiello Pietro Paolo; Colpo Christian; Corsi Francesco; Corsi Giacomo; Dalla Bernardina Gianni; Dal Vit Renato; Daniele Giancarlo; Daniele Mirko; De Nadai Linda con Cerno Alessandro; De Santis Massimo; De Santis Giuliana; Donati Tommaso; Drahorad Rolando; Facchini Carlo; Ferri Gabriele; Filippino Alberto; Fornari Alessandro; Frigo Franco; Furiani Alessandra; Gamberini Claudio; Gavotti Elena; Gemini Eleonora; Graziani Roberto; Gregorelli Marco; Gregorelli Oliviero; Guala Ottavio; Iseppi Renato con Savio Elsa; Macchi Elisa; Marrapese Marco; Neri Patrizio; Olivieri Giovanni: Olivieri Massimiliano; Pacifico Marco; Pavan Giuseppe; Perbellini Erminia; Pira Francesca; Piraccini Renzo; Piraccini Valentina; Pizzoli Nicola; Rana Giovanni; Ratto Gianni; Ravaioli Alessandra; Resta Luigi; Sabbadini Laura; Sabot Andrea; Salvi Marco; Sambugaro Giorgio; Savio Elsa; Scarpellini Domenico; Scalise Claudio; Segrè Andrea; Soli Stefano; Toma Luciano; Torreggiani Luciano; Trevisan Sergio; Venzi Aldo; Wernicka Anna; Zanotto Romeo. Questo il menù: tortino di patate novelle, verze stufate, scampi siciliani e crema di lenticchie di castelluccio; risotto mantecato al Campofiorin con fondente di zucca e scaglie di Monte Verone-

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se; guancetta di Chianina brasata all’Amarone della Valpolicella su letto di erbette stufate e polentina; delizia al recioto della Valpolicella con pere candite e velo di cioccolato alle mandorle. Il tutto, naturalmente, annaffiato dai prestigiosi vini Masi e Serego Alighieri. E già si lavora per l’edizione 2014: l’obiettivo è far diventare l’evento la “Cernobbio” dell’ortofrutta italiana. (M.A.)

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Alcuni momenti della serata: Bruni con Salvi, Segrè e Pannitteri; sotto con il ministro Catania e Bragantini. In basso, Frassoldati con Ciardiello e Gamberini

campioni, ci vuole gioco di squadra, ci vuole agonismo per vincere la sfida del mercato. “Un tutto esaurito che ci riempie di orgoglio”: l’ha definito il direttore del Corriere Ortofrutticolo Lorenzo Frassoldati. Che prendendo spunto dal precedente intervento di Boscaini, (il suo marchio Masi è tra i leader mondiali) ha detto che "la forza del vino è stata di raccontare delle storie: ora noi vogliamo raccontare le storie dell’ortofrutta. Questo settore merita di più perché ricco di valori e potenzialità: produciamo il triplo di quello che consumiamo e dobbiamo esportare molto di più”. Formula innovativa ed inedita quella dei Protagonisti. “Vista e presa” da molti dei presenti, che hanno già assicurato l’appoggio per il 2014: l’iniziativa si ripeterà, diventerà probabilmente appuntamento annuale itineran38

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te nelle regioni più vocate dell’ortofrutta. E porterà alla ribalta, nella prossima edizione, altri 11 “big” che appariranno quest’anno sulla copertina del nostro mensile. Un’altra fetta di iceberg che emergerà e porterà a galla quanto di buono il pianeta ortofrutta, trainato dai buoni esempi e dalle buone idee, può ancora fare per costruirsi un futuro mi-

gliore. Un successo, quello del 25 gennaio, da condividere anche con gli sponsor che hanno creduto al progetto: Cso, Unitec spa, Cattolica Assicurazioni, Eurepack, Mercati Associati, Macfrut, Sensitech, Graziani Packaging, mentre Fruitecom ha fornito una preziosa collaborazione. mirko.aldinucci@corriereortofrutticolo.it F e b b r a i o

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Nei primi dieci mesi del 2012 l’Italia ha esportato circa 3,3 milioni di tonnellate

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Export in lieve crescita

I dati relativi a ottobre 2012 evidenziano una crescita delle esportazioni ed un leggero calo delle importazioni. Il saldo, stando ai dati Fruitimprese, raggiunge 870 milioni di euro con un incremento del 16,1% rispetto allo stesso periodo del 2011. Nei primi dieci mesi dell’anno le imprese italiane hanno esportato 3.337.000 tonnellate (+0,3%) per un valore di poco superiore a 3,15 miliardi di euro (+1,1%). In volume segno positivo per i comparti degli ortaggi (1,2%) e della frutta fresca (2,4%) che insieme rappresentano circa il 90% di tutto l’export. In flessione i flussi di esportazione di agrumi (-13,2%) e di frutta secca (-10,7%). In valore segno negativo per ortaggi ed agrumi mentre risultano in crescita frutta fresca (4,6%) e frutta secca (4,3%). L’Italia ha importato circa 2.600.000 tonnellate (-0,3%) per un valore di 2,283 miliardi di euro (-3,7%). Tra i singoli comparti incremento in volume per gli agrumi (15,9%) e per gli ortaggi (5,1%); per gli altri, andamento negativo. Fruitimprese ha intanto confermato i vicepresidenti Danila Bragantini e Giacomo Suglia per un ulteriore triennio in occasione del Consiglio del 18 gennaio a Catania, allargato alla Commissione tecnica Agrumi. Il presidente Marco Salvi ha espresso la sua gratitudine al neo Assessore all’agricoltura della Regione Sicilia Dario Cartabellotta per aver accolto l’invito a presenziare i lavori del Consiglio. Dopo aver ascoltato con attenzione le problematiche emerse dagli interventi degli imprenditori e aver parlato del proprio programma, Cartabellotta si è detto interessato e disponibile a collaborare con Fruitimprese. F e b b r a i o

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Competitività e ampie intese per rilanciare l’ortofrutta veneta Competitività e aggregazione. Sono questi i punti chiave per il rilancio dell’ortofrutta veneta emersi durante la tavola rotonda “Ortofrutta Veneta, rilancio o lento declino?” organizzata dal Consorzio Ortofrutticolo Padano, realtà scaligera che associa 1500 aziende e 15 cooperative, sabato 26 gennaio a Veronamercato. Dopo l’introduzione di Gabriele Tibaldo, direttore del Consorzio, che ha tracciato un’analisi di luci e ombre sulla situazione dell’ortofrutta veneta, è intervenuta Veronica Bertoldo, dirigente dell’assessorato all’agricoltura regionale che ha evidenziato l’importanza del Veneto in ambito agricolo “con 19 OP ortofrutticole, il maggior numero di prodotti DOP e IGP a livello nazionale, il più elevato grado di biodiversità. A seguire Adele Biondani, presidente dell’associazione Banco Alimentare del Veneto ha ricordato l’importanza degli apporti alimentari, specie ortofrutticolo, con 4.472 tonnellate di cibo distribuito all’anno a quasi 90.000 persone. L’associazione conta 114 volontari, due magazzini nel Veneto di cui uno a Verona. Fausto Bertaiola (nel riquadro) presidente del Consorzio Ortofrutticolo Padano ha detto: “in un momento in cui l’agricoltura tiene il passo nonostante la crisi, ci sono ancora molti problemi da risolvere per i produttori. Si registra nell’ultimo anno un calo di consumi di ortofrutta dell’1,5% e nel territorio veronese, che vale l’80% della produzione ortofrutticola regionale, c’è una riduzione di produzioni e di superfici coltivate. La melicoltura veronese, ad esempio, vive una situazione di crisi cronica con prezzi praticamente invariati negli ultimi vent’anni ma i costi di produzione sono quasi raddoppiati, la pro40

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Priorità del settore e rapporti con la politica al centro di un convegno organizzato a Verona del Consorzio Ortofrutticolo Padano

duzione delle pesche si è ridotta del 30%”. “Le priorità su cui dovrebbero concentrasi gli sforzi del comparto ortofrutticolo e della politica ha sottolineato Bertaiola – sono la competitività delle aziende agricole in un mercato europeo unico, dove il prezzo è uguale per tutti e, in un mercato mondiale sempre più globale, il produttore italiano non riesce ad essere concorrenziale per i costi di produzione troppo elevati. Purtroppo, l’equazione più qualità è uguale a più competitività non regge. Servono regola e misure di sostegno affinchè la frutticoltura italiana possa tornare a essere competitiva”. “L’altra priorità – ha aggiunto il presidente del Consorzio Ortofrutticolo Padano - riguarda la necessita di accorciare la filiera, troppo occupata da passaggi che sottraggono valore aggiunto alla produzione. E’ quindi necessario aggregare la produzione e creare soggetti forti in grado di confrontarsi alla pari con la grande distribuzione. Non è più il tempo

per i produttori di restare da soli, è necessario fare rete e mettersi insieme”. Paolo Bruni, Presidente CSO, Centro Servizi Ortofrutticoli di Ferrara, ha messo in evidenza come sia necessario creare intese tra pubblico e privato poiché “nessuno da solo ce la può fare”. “Tutta l’Italia – ha precisato – non si tratta solo del Veneto, non è riuscita a fare sistema. Cioè a definire una specifica programmazione e controllo delle dinamiche di produzione per governare relazioni di mercato complesse specie di fronte a un mercato globalizzato”. “E’ necessario per i produttori ha specificato Bruni - conquistare nuovi mercati ma allo stesso tempo la politica deve intervenire come ad esempio ad abbattere le finte barriere fitosanitarie. Cosa che ha fatto con la Corea del sud in cui adesso si può esportare il kiwi ma non con altri Paesi come gli Stati Uniti in cui non è ancora possibile esportare mele e pere”. Il tema dell’aggregazione è stato F e b b r a i o

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UNIONI NAZIONALI DI PRODOTTO, MEGLIO SEPARATI IN CASA? Al convegno dell’Op COP-Consorzio Ortofrutticolo Padano dal titolo “Ortofrutta veneta, rilancio o lento declino?” dopo la bella, amara e lucida relazione del presidente Fausto Bertaiola, nella tavola rotonda – presente il ministro Catania - che è seguita il presidente di Unaproa, Ambrogio de Ponti, ha reagito vivacemente a una mia domanda. Ho chiesto perché Unaproa non si fosse integrata con le altre unioni nazionali di prodotto come hanno fatto Uiapoa e Unacoa (da cui è nata Italia Ortofrutta). “Non c’è bisogno di sposarsi per lavorare assieme, ecco qui una relazione su tutte le cose che stiamo facendo assieme. Anche voi potreste fondervi con l’Informatore Agrario e non lo fate…”. Raccogliamo volentieri la intelligente provocazione di De Ponti. E’ vero noi e l’Informatore Agrario facciamo lo stesso mestiere (informazione nel settore agroalimentare) però abbiamo mission profondamente diverse: loro sono un settimanale generalista, si occupano di agricoltura a 360 gradi, noi specializzati nell’ortofrutta. Abbiamo pubblici in gran parte diversi, e poi rispondiamo a società editrici private ovviamente separate e distinte, con un unico tratto in comune: la territorialità, il Veneto. Le unioni nazionali di prodotto fanno invece lo stesso mestiere, si rivolgono agli stessi soggetti (le Op) che sono anche i loro ‘padroni’. Per farla breve, siamo d’accordo con De Ponti: non occorre sposarsi per lavorare assieme e andare d’amore e d’accordo. Tante volte è meglio essere “separati in casa”. Però nel mondo cooperativo e in specifico dell’or-

tofrutta si sono avviati negli ultimi tempi processi di semplificazione significativi: prima l’Aci, poi l’Aci agricola, poi l’ufficio ortofrutta unico. A livello più alto è nata Agrinsieme (Aci agricola + Cia e Confagricoltura)…insomma si sono messi in moto processi dai quali non si torna più indietro. Un unico organismo di rappresentanza per tutte le Op dell’ortofrutta sarebbe uno sviluppo naturale, che fra l’altro sembrava già realtà, salvo poi fare retromarcia. Poi è vero, bisogna dimostrare nei fatti che integrarsi serve e che si ottengono migliori risultati. Ma di questo non dubitiamo, se già adesso le due unioni nazionali lavorano di buona intesa. Se però così non fosse, prima o poi bisognerebbe spiegare cosa osta all’integrazione, perché non si fa. E fin qui certamente nessuno vuole arrivare. (L.Frass.)

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al centro della relazione di Ambrogio De Ponti, Presidente Unaproa, Unione nazionale dei produttori ortofrutticoli agrumari e di frutta in guscio, che ha detto “il tentativo che dobbiamo fare è di lavorare insieme e fare un lavoro sistemico. E’ necessario anche ridurre la burocrazia. Ad esempio il recente articolo 62, che regola i contratti e i pagamenti, è un chiaro esempio che si può intervenire”. “E’ importante – ha aggiunto De Ponti – che i produttori italiani siano messi nelle stesse condizioni di competere con i concorrenti stranieri come spagnoli e francesi e che le realtà virtuose italiane che si sono aggregate vengano premiate”. In chiusura della tavola rotonda, il Ministro dell’agricoltura Mario Catania ha evidenziato: ”Il prodotto veneto è ottimo ma va supportato con strategie specifiche. Infatti, come per il resto d’Italia, il problema è che aumentano i costi di produzione ma non altrettanto i guadagni dei produttori”. “A parte alcune situazioni di nicchia - ha proseguito - è sempre più difficile per il comparto far quadrare i conti delle imprese. Sul mercato c’è un’offerta crescente di prodotti: a quelli nazionali si aggiungono i prodotti esteri tra cui spiccano Spagna, Olanda e Nord Africa. La distribuzione trattiene circa l’80% del prezzo del prodotto. Allora è sempre più necessaria l’aggregazione dell’offerta perché solo in questo modo si può raggiungere una certa massa critica da condizionare il mercato. Inoltre, è importante lavorare sull’origine e tracciabilità del prodotto perché il consumatore è disposto anche a spendere qualcosa in più per comprare un prodotto italiano di qualità e controllato. C’è un lavoro da fare tra politica e produttori anche per recuperare sui consumi. Il vino italiano, ad esempio è riuscito a recuperare con l’esportazione quello che perde internamente; l’ortofrutta ha tutte le capacità per fare altrettanto”. www.corriereortofrutticolo.it

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Parte col piede giusto la mela venostana Inizio d’anno positivo per la Vip, grazie soprattutto al dinamismo dei mercati esteri, mentre in Italia - spiega Fabio Zanesco - la crisi si fa sentire Inizio d’anno confortante per le mele Val Venosta. Nelle prime settimane del 2013 l’andamento delle vendite del prodotto commercializzato da Vi.P, Associazione delle Cooperative Ortofrutticole della Val Venosta, è buono. A sostenerlo è Fabio Zanesco, direttore commerciale dell’organizzazione altoatesina. “Tuttavia le migliori performances le stiamo ottenendo fuori dal mercato nazionale – spiega Zanesco. In Italia non c’è grande movimento. La crisi dei consumi si sta facendo sentire. Stiamo notando una certa attenzione da parte dei clienti agli acquisti, più oculati e frequenti e minori in quantità per cercare di non sprecare cibo e di conseguenza soldi. Tale fenomeno lo stiamo riscontrando oltre che nel Belpaese anche in Spagna e Grecia”. Diversa invece la situazione in altri Paesi. “Il mercato in Scandinavia si sta rivelando molto reattivo”, rivela il direttore commerciale di Vi.P. “Siamo soddisfatti anche dei risultati che stiamo ottenendo in Nord Africa e in Medio Oriente grazie soprattutto a partener affidabili che sanno creare nuovi sbocchi commerciali. Sebbene in alcuni di questi Paesi la situazione politica e sociale non sia delle migliori, siamo ugualmente soddisfatti di quanto realizzato. Queste aree sono di certo un buon investimento anche per il futuro. Lo dimostra il fatto che ogni anno Maghreb e Medio Oriente rappresentano una fetta delle vendite estere sempre più consistente e in continua crescita”. Le prospettive per i prossimi me42

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si sono incoraggianti: “Speriamo che la situazione continui così, con quantità ridotte di prodotto e prezzi su buoni livelli e di certo migliori rispetto all’annata 20112012. Siamo speranzosi di effettuare buone liquidazioni ai soci”. Le quantità di mele in netta diminuzione rispetto all’annata precedente (-22%) sono state confermate anche in avvio di 2013. Il raccolto 2012 ha toccato in totale le 284 mila tonnellate, contro le 363 mila del 2011. Il calo produttivo ha riguardato anche il comparto biologico (che rappresenta il 7% sul totale), passato da 20 mila a 16 mila tonnellate. “L’obiettivo resta comunque di fornire il mercato di mele fino a fine agosto, sebbene solo con alcune varietà. La varietà Gala entro febbraio terminerà, così come Red Delicious. Il decumulo della Golden proseguirà invece fino a quest’estate”. L’unica vera incognita secondo il manager di Vi.P rimangono i consumi stagnanti: “Bisognerà capire su che livelli rimarranno e comprendere se le reali cause di questo arretramento dei consumi. Se è dovuto solo alla crisi e a un diminuito potere di spesa o se ci sono altri fattori”. Dall’altro lato VI.P sta investendo molto anche sulla comunicazione e sul marketing per rafforzare il proprio brand. “Stiamo creando nuove iniziative e implementando altre già avviate negli anni passati – spiega Michael Grasser, responsabile marketing di Vi.P - con l’obiettivo di dare ancora più valore al nostro marchio Val Venosta e renderlo sempre più riconoscibile in Italia e

all’estero”. Crescente soddisfazione arriva per esempio dall’ultima iniziativa che ha visto la presenza di un claim promozionale sulle cappelliere di 80 aerei Ryanair in Italia e Spagna per un totale di 3.280 annunci con un impatto stimato di 2.560.000 viaggiatori raggiunti. “Una frequenza molto elevata che garantisce una presenza di volo in grado di coprire gran parte d’Europa – afferma Grasser - e di raggiungere potenziali consumatori anche in paesi oltralpe come Germania, Francia ed Inghilterra”. Un’operazione di marketing non convenzionale cui si sono aggiunte nove giornate di degustazione, tra gennaio e inizio febbraio, all’aeroporto di Bergamo in cui sono state distribuite oltre 12.000 mele Val Venosta. A queste iniziative si aggiungeranno attività promozionali in televisione sui canali Rai e Mediaset oltre che spot su internet e la presenza anche in altri Paesi come Spagna e Nord Africa con telepromozioni e spot tabellari. I progetti proseguono con un “concorso bio” nei centri commerciali italiani e una degustazione con attività specifiche per i bambini come il concorso Crocville, “quest’anno ampliato con il fine di creare una linea “bimbo” per rafforzare la nostra presenza anche su questo importante target di persone. Abbiamo poi sviluppato un un progetto con i fruttivendoli in Spagna e altre iniziative con il trade nordafricano”. E.Zan. F e b b r a i o

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Arriva PeraItalia É il primo marchio commerciale per il frutto espressione di nove imprese Nasce in Emilia Romagna il primo marchio commerciale della pera di qualità italiana. Nove imprese altamente rappresentative della filiera produttiva e commerciale della pera made in Italy (Unacoa, Spreafico, Granfrutta Zani, Naturitalia, Patfrut, Orogel Fresco, Pempacorer, Opera, Bergonzoni) si sono unite nel consorzio PeraItalia. Obiettivo: promuovere il consumo della pera di qualità italiana ed in particolare dell’Emilia Romagna - nel mondo. Una inedita

alleanza produttiva, organizzativa e commerciale per poter affrontare da protagonisti il mercato internazionale forti di un unico marchio PeraItalia che rappresenta circa 1 milione di quintali di pere da tavola fresche commercializzate, a cui va aggiunto il prodotto destinato all’industria. Pera Italia diventa così la prima azienda italiana nel comparto delle pere: rappresenta circa il 12% del totale della produzione nazionale ed oltre il 25% del totale della produzione di Abate Fe-

tel, la qualità più pregiata, vera regina del made in Italy. Presidente di PeraItalia è stato nominato Luciano Torreggiani di Patfrut (nella foto); vicepresidente Mauro Grossi (Unacoa). PeraItalia nasce con l’obiettivo strategico di incrementare il valore aggiunto per i produttori attraverso l’innovazione dell’offerta della pera sul mercato. Si è lavorato in particolare sull’innovazione di packaging e comunicazione di prodotto; sull’offerta di nuovi concept di prodotto/servi-

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A ttualità zio in linea con i più attuali trend della domanda internazionale; sull’alleanza organizzativa e commerciale tra le imprese in grado di affrontare i mercati internazionali; su una strategia di marketing innovativa. La filosofia di PeraItalia è quella della massimizzazione della efficienza e della riduzione dei costi di gestione. Il progetto prevede una fase di start up di 3 anni, in cui i costi di funzionamento della struttura saranno ridotti al minimo indispensabile. La rappresentanza ed il coordinamento del Consorzio saranno garantiti dai rappresentanti delle aziende in forma gratuita: per nessuna figura è previsto alcun compenso. A conclusione di questo primo triennio si valuterà l’opportunità o meno di proseguire nel progetto e si affronteranno i futuri assetti organizzativi. PeraItalia sarà la nuova linea di offerta della pera che le imprese associate introdurranno nella propria gamma, commercializzandola secondo regole comuni. PeraItalia potrà in funzione del mercato/cliente gestire le vendite in maniera centralizzata oppure affidarla ai singoli soci. Il comitato commerciale, in accordo con il Cda, deciderà di volta in volta quale scelta operare. La garanzia sulla qualità del prodotto verso i clienti sarà assicurata sia dagli dagli standard produttivi e merceologici, definiti dal Comitato tecnico e di qualità, sia dalla presenza di un sistema di controllo qualità molto restrittivo che verificherà gli standard di tutti i lotti PeraItalia, prima della loro immissione in mercato. L’approccio al mercato sarà globale e differenziato per area mercato. A partire dalla prossima campagna si realizzeranno i primi test commerciali di prodotto su alcuni mercati europei ed extra-UE. Il canale di riferimento privilegiato sarà la Distribuzione Moderna internazionale con la quale si sperimenteranno forme innovative di system di vendita e promo-comunicazione. 44

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Brand Orsero anche su kiwi e mele

Made in Blu sbarca in Corea

Dopo il lancio del brand Fratelli Orsero, avvenuto lo scorso anno per gli ananas e le banane che si fregiano di questo bollino a forma di camioncino la famiglia Orsero amplia la propria gamma offrendo anche kiwi e mele. Prodotti rigorosamente scelti nelle migliori zone di produzione italiane, si legge in un comunicato. Le mele Golden F.lli Orsero sono coltivate in Trentino Alto Adige e saranno disponibili per tutto l’anno, mentre le mele Deliziose e i kiwi F.lli Orsero sono coltivate in Piemonte e saranno

Sono partiti da San Pietro in Vincoli (Ravenna) i primi tre container Made in Blu che sbarcheranno in Corea il 3 marzo. Il tutto a conclusione di un lungo e complesso iter burocratico che ha portato il Consorzio Made in Blu ad ottenere il via libera per primo ed a organizzare tempestivamente il carico di kiwi prodotto da Agrintesa di Castel Bolognese (Ravenna) e Apofruit di San Pietro in Vincoli (Ravenna) con il marchio globale Made in Blu. “Una grandissima soddisfazione - ha dichiarato Furio Mazzotti, direttore del Consorzio Made in Blu -; voglio esprimere un vivo e sentito ringraziamento a tutti coloro che si sono impegnati affinché si potesse raggiungere questo importante risultato. Grazie in particolare al Servizio Fitosanitario regionale che ha guidato con fermezza e competenza la visita degli ispettori coreani e a Simona Rubbi del Cso che ha avuto il compito dal ministero delle Politiche Agricole di coordinare le attività tecniche, burocratiche e diplomatiche per aprire questo importante mercato”. La Corea rappresenterà per il kiwi Made in Blu uno sbocco determinante sul mercato orientale, i carichi di kiwi, di altissima qualità e prodotti secondo il rigido disciplinare del Consorzio saranno destinati al canale retail. Questo importante risultato va ad ampliare gli sbocchi commerciali del kiwi Made in Blu che oggi vanta una consolidata affermazione in mercati difficili come quello cinese o esigenti e competitivi come quello nordamericano.

disponibili da ottobre ad aprile. Frutta selezionata dai coltivatori con cura e nel rispetto di parametri definiti dall’Azienda, prosegue il comunicato, che garantisce al consumatore prodotti di alta gamma e qualità extra-premium. Anche il packaging, caratterizzato dai colori e dall’elegante grafica che ormai contraddistinguono la nota marca del camioncino, esalta la qualità premium dei prodotti F.lli Orsero. Il prodotto sarà distribuito su tutto il territorio italiano.

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Infomercati ha raggiunto già nel 2012 il pareggio di bilancio, che sarà garantito anche per il 2013. L’obiettivo, si legge in una nota stampa, è stato raggiunto grazie ad un forte contenimento dei costi di gestione e all’accettazione di proposte di accordo transattivo a definitiva composizione bonaria della posizione debitoria del Consorzio, accettate dalla totalità dei creditori. Ciò ha portato il Consorzio alla realizzazione di sopravvenienze attive che hanno consentito la copertura dei costi di esercizio dell’anno 2012. Il compito principale di Infomercati consiste nel gestire e diffondere le informazioni raccolte in modo da assicurare la trasparenza della formazione dei prezzi all’ingrosso dei prodotti agroalimentari. A tale scopo Infomercati ha realizzato un sistema di collegamento informatico e telematico su tutto il territorio nazionale dei mercati agroalimentari all’ingrosso. L’accordo tra BMTI e Infomercati ha permesso di rafforzare le sinergie tra i due Consorzi a vantaggio di una gestione più efficiente degli stessi e rendendo ancora più produttiva l’attività di analisi e monitoraggio sui prezzi dei prodotti. “Nel mese di maggio la nostra società è entrata nella compagine sociale del Consorzio Infomercati con l’acquisizione del 47% del fondo consortile e con l’assunzione della qualifica di gestore del Consorzio tramite la sottoscrizione di un contratto d’affitto del ramo d’azienda - dichiara Riccardo Cuomo, Consigliere del Consorzio Infomercati e Vice Direttore di BMTI S.c.p.a. -. Siamo molto soddisfatti del raggiungimento del pareggio di bilancio e degli altri importanti risultati ottenuti finora e crediamo che, grazie alle sinergie tra BMTI e Infomercati, ancora molto F e b b r a i o

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Il presidente Stefano Zani: forte contenimento dei costi e accordi con i creditori hanno garantito sopravvenienze attive utilizzate per coprire i costi d’esercizio

ATTUALITÀ

«Infomercati, pareggio di bilancio L’operazione rilancio è partita»

Puglia, riconosciuta l’Op Arca Fruit La Regione Puglia ha riconosciuto formalmente la società Arca Fruit scrl come Organizzazione di Produttori ortofrutticoli. Si tratta di un passo importante per questa società che giunge al termine di un percorso lungimirante a beneficio dei produttori agricoli di Bisceglie. “La strutturazione della compagine sociale - si legge in una nota diffusa dai promotori dell’iniziativa - e l’idea di proporre questo sodalizio a riconoscimento come organizzazione di produttori ortofrutticoli ha preso le prime mosse dal ‘Progetto di promozione delle Ciliegie delle Terre di Bari’ che è stato attuato nella scorsa primavera e che ha visto coinvolte diverse realtà del territorio: la Regione Puglia, le provincie di Bari e Barletta-Andria-Trani, la Camera di Commercio di Bari, alcuni Gal ed il Consorzio di Tutela e Valorizzazione della Ciliegia e della Frutta Tipica di Bisceglie”. Il progetto è stato coordinato dal Gal Ponte Lama ed ha avuto concreta attuazione attraverso una serie di iniziative di promozione della ciliegia con eventi che hanno riguardato principalmente la grande distribuzione organizzata. Il successo di questa iniziativa ed il collegamento diretto con i produttori cerasicoli hanno costituito l’humus per la strutturazione dell’Op Arca Fruit. Il volume commercializzato dell’Op Arca Fruit sul quale è stato calcolato il piano operativo annuale è di poco inferiore a 10 milioni di euro ed il piano operativo annuale ha un valore superiore a 800 mila euro. A presiedere l’Op Arca Fruit, la principale Op della provincia di Bari, che raggruppa sotto la stessa insegna Cia, Confagri e Coldiretti, è stato chiamato Sergio Curci, i vice-presidenti sono Donato Fanelli e Sergio De Cillis ed il consiglio di amministrazione è completato da Vincenzo Patruno e Piero Preziosa. si possa fare per valorizzare il patrimonio informativo sui prezzi dei prodotti ortofrutticoli.” “Con un anno di anticipo, già nel bilancio 2012 è stato raggiunto il pareggio economico così come auspicato dai mercati consorziati” commenta Stefano Zani, presidente del Consorzio Infomercati.

“Ciò significa che i mercati consorziati non sostengono nel 2012 e non sosterranno neanche nel 2013 nessun costo per la gestione del Consorzio Infomercati. Inoltre, già dal dicembre scorso, il Consorzio ha attivato l’erogazione ai consorziati dei primi servizi informativi a cadenza mensile”. www.corriereortofrutticolo.it

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A Norimberga si scopre il “bio” cosmopolita Basta fare la valigia una volta sola - destinazione Norimberga per vivere in prima persona marchi e prodotti bio di oltre 80 nazioni. Questo è il Biofach, il più grande appuntamento mondiale di settore, in programma dal 13 al 16 febbraio, che vale, uno più uno meno, 2.400 espositori. Udo Funke, responsabile alla NürnbergMesse di BioFach: “La forte internazionalità rappresenta un vero plusvalore sia per gli espositori sia per il pubblico di BioFach. Da noi a Norimberga si incontrano la domanda e l'offerta mondiale del comparto bio. Gli operatori hanno uno scambio su trend e innovazioni, ampliano le proprie conoscenze al congresso e, nell’incontro tra produzione, commercio, politica e rappresentanti dei media, contribuiscono a plasmare il futuro del loro mercato. Per me una delle più belle conferme del cosmopolitismo dell’appuntamento annuale è il fatto che sempre nuovi Paesi decidono di partecipare con uno stand collettivo. In questo modo si presentano alla community internazionale con una presenza estremamente “visibile”. Agli operatori del commercio ciò regala una fonte d'ispirazione impareggiabile e attraente per arricchire il proprio assortimento. Diamo un cordiale benvenuto sia ai nuovi arrivati come il Giappone e il Kenya, sia ai numerosi stand collettivi ormai tradizionali di vari Paesi”. A proposito di Paesi, in primo piano c’è in questa edizione 2013 la Romania, designata, nel corso di una cerimonia svoltasi a Bucarest lo scorso primo novembre, la nazione bio dell'anno 2013. Sulla Romania, un mercato bio con un numero crescente di fattorie biologiche certificate che, stando ai dati forniti dall’associazione biologica rumena “Bio Romania”, 46

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Ottanta nazioni e 2.400 espositori in mostra al Biofach, il più grande appuntamento mondiale di settore. Giappone al debutto, dall’Italia le aziende leader

tra il 2010 e il 2011 è addirittura triplicato portandosi a 9.800 unità, si puntano così i riflettori del Salone. Marian Cioceanu, presidente della Bio Romania Association of Organic Farm Operators, sostiene che il numero di fattorie biologiche, che negli anni scorsi ha registrato forti tassi di crescita grazie agli incentivi statali e dell’Ue, continuerà a salire a pari velocità. Tuttavia non esistono soltanto sempre più agricoltori che gestiscono le loro aziende secondo principi ecologici: negli ultimi due anni è aumentato anche il numero di prodotti bio, per la precisione da 3.300 a 10 mila. Un mercato dall'alto potenziale per il settore internazionale e un vero e proprio paradiso di materie prime ecologiche nell'Europa dell’Est. Secondo Bio Romania, nel 2011 è stata esportata merce biologica per un valore di circa 200 milioni di euro. Già un anno prima la Romania si era assicurata un posto tra i top 20 delle nazioni esportatrici di bio a livello internazionale. Si notano inoltre

tendenze positive anche nel mercato interno, che registra incrementi annui nei consumi di circa il 20%. In vetrina a Norimberga, con uno stand collettivo, il Giappone. La patria della più vecchia società affiliata estera del salone tedesco (il BioFach Japan si svolge a Tokio dal 2001) concede così per la prima volta uno sguardo, concentrato in un unico padiglione, forte di 30 espositori, sulla varietà dei piaceri del biologico giapponese. Oltre a ciò, i buyer europei potranno toccare con mano la realtà del Kenya e delle sue regioni, al loro debutto al Biofach. Ma forse è proprio il Giappone ad avere le potenzialità per offrire molto al settore bio internazionale, sia come mercato di importazione che di esportazione. Il Paese del Sole Nascente è già da tempo uno dei forti mercati di consumo dell’Asia. Secondo gli esperti in Giappone il settore degli alimenti biologici continuerà a crescere anche in futuro: finora, con un fatturato stimato in 1,3 F e b b r a i o

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Negozi Almaverde Apriranno in tutta Italia grazie all’accordo Ki Group-OrganicAlliance

miliardi di dollari. I sondaggi effettuati nel quadro dell’Organic Market Research Project tra il 2010 e il 2011, confermano che i consumatori giapponesi danno moltissima importanza agli alimenti sani di alta qualità e che il 97% di essi conosce il biologico. Tuttavia i prodotti bio locali non sono consumati soltanto all'interno, bensì convincono anche a livello internazionale. Frank Venjakob, responsabile del BioFach Japan: “I consumatori di bio dell’intero globo hanno scoperto da tempo la loro passione per le delizie giapponesi. Tanto più piacere ci fa convincere gli operatori di settore internazionali della qualità del bio giapponese, per la prima volta al BioFach di Norimberga”. Al Biofach resta comunque in primo piano, per la sua oggettiva importanza, il mercato tedesco. A questo proposito, Biofach offre una riflessione sul bio nei pasti fuori casa. Rainer Röhl, fondatore e gerente dell’Istituto A’Verdis di consulenza per le soluzioni di ristoro sostenibili di Münster, afferma: “Nel mercato della ristorazione fuori casa in Germania si investe complessivamente un buon terzo dell'intera spesa alimentare. In questo segmento di mercato la quota di bio sfiora appena la soglia dell'1% restando nettamente al di sotto di quella generale. Tuttavia, presso molti rivenditori all'ingrosso di prodotti biologici, il 48

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fatturato realizzato con ristoranti, hotel e grandi cucine aumenta di più che in altri comparti. Motori di tale crescita sono specialmente i fornitori di catering agli asili e alle scuole, nonché alle mense aziendali”. L’Italia si presenta a Biofach con tutte le sue aziende principali. E proprio alla vigilia del Salone tedesco, Almaverde Bio ha annunciato che il suo fatturato 2012 è cresciuto di oltre il 10 per cento raggiungendo i 34 milioni di euro, con un valore sul punto vendita di 51 milioni di euro. “Siamo nella nicchia del bio, ma cominciano ad essere risultati non più proprio di nicchia. Quello che conta poi è che il bio ha una grandissima prospettiva”, commenta il presidente Renzo Piraccini. “Nel 2012 poi - aggiunge - è successo quello che non ci aspettavamo: lo sviluppo del bio nei discount, in Italia e ancora di più in Germania. Un fenomeno che ha interessato tutto il 2012 e che probabilmente riguarderà anche quest’anno. I discount stanno dando più spazio al bio dei supermercati. Sembra una contraddizione ma non lo è. Attraverso il bio i discount catturano un consumatore diverso, quello che raggiunge il punto vendita per risparmiare sui prodotti per la casa ma che guarda alla qualità e alla salubrità del cibo”. Questa è una ragione in più per essere a Biofach dove i discounter tedeschi sono presenti.

Ki Group SpA, società controllata da Bioera, ha siglato un accordo con OrganicAllianceSpA, società di partecipazione costituta dalle 11 imprese licenziatarie del marchio AlmaverdeBio. Le parti, con decorrenza immediata, danno avvio ad un progetto finalizzato allo sviluppo su tutto il territorio nazionale di una rete di negozi biologici aventi insegna “AlmaverdeBio”. A tal fine le parti hanno costituito lo strumento societario dedicato (“OrganicFood Retail Srl”), controllato al 60% da Ki Group ed al 40% da OrganicAlliance.

Saranno oggetto di definizione nelle prossime settimane i dettagli relativi alle nuove aperture ed ai progetti di affiliazione che saranno preceduti da iniziative di lancio relative a flagshipstores. Ki Group avrà la responsabilità operativa del progetto, fornendo allo stesso il supporto distributivo di cui dispone, unito ad adeguate competenze che verranno reperite sul mercato. OrganicAlliance contribuirà all’iniziativa attraverso una consolidata struttura di imprese dell’agroalimentare italiano licenziatarie del F e b b r a i o

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marchio AlmaverdeBio attive sul mercato con un portafoglio di prodotti biologici costituito da oltre 300 referenze che vanno ad aggiungersi alle 2,500 già nelle disponibilità di Ki Group. I protagonisti dell’operazione Bioera è una società per azioni con sede a Milano e quotata aPiazza Affari che opera nella produzione e distribuzione di prodotti biologici e naturali per la salute e il benessere. Nata nel 2004, vanta oggi un portafoglio di partecipazioni in aziende attive nella distribuzione di prodotti alimentari, tra cui Ki Group (uno dei principali operatori nel settore della distribuzione di prodotti biologici), OrganicOils e Fonte della Vita, quest’ultima operativa nella produzione di alimenti biologici vegetali sostitutivi della carne e del formaggio. Il Gruppo è cresciuto negli anni affermandosi come uni dei principali operatori di settore grazie alla capacità di intercettare e soddisfare puntualmente il crescente interesse del consumatore verso tutto ciò che è biologico. La filosofia aziendale è quella di promuovere, attraverso i propri prodotti, uno stile di vita naturale nel rispetto della persona e dell’ambiente. Nel 2011 la Società è stata riammessa in Borsa dopo le vicende relative al Gruppo Burani, allorchè è stata rilevata dalla Biofood Italia di Canio Giovanni Mazzaro e riportata in Borsa con un’operazione “market friendly” incentrata su un aumento di capitale privo di sovrapprezzo.Attualmente, l’azionista di riferimento del

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Gruppo è Biofood Italia (50,003%). Oggi, Bioera attraverso le proprie controllate, è leader del mercato dell’alimentare biologico e, nonostante la difficile crisi economica, ha ingranato la marcia della ripresa in un mercato che, cresciuto nel 2011, ha riconfermato il proprio sviluppo anche nel primo semestre 2012. KI Group, grazie all'opera anticipatrice del suo fondatore all'inizio degli anni 70', è stato il pioniere del biologico in Italia. Oggi è l'azienda leader nella distribuzione capillare di prodotti biologici, biodinamici e naturali nei canali del retail specializzato, con circa 4.500 negozi di alimentazione naturale, erboristerie e farmacie serviti direttamente, ai quali si stima se ne aggiungano alcune migliaia raggiunti indirettamente. L’offerta di prodotto è costituita da una gamma di circa 2.500 referenze delle migliori marche del mercato biologico e naturale, attentamente selezionate e sottoposte ai più rigorosi controlli per garantirne qualità, sicurezza e genuinità. KI Group, che oltre all’attività distributiva, controlla il 100% della

società La Fonte della Vita, primario operatore italiano specializzato nella produzione di prodotti biologici vegetali freschi sostitutivi della carne e del formaggio (tofu, seitan, etc…) e di OrganicOils Italia, si avvale complessivamente di oltre 150 tra dipendenti e collaboratori. OrganicAllianceSpA (capitale sociale 5.000.000 di euro) è una società costituita dalle 11 imprese licenziatarie del marchio AlmaverdeBio che nasce con l’obiettivo di acquisire partecipazioni in progetti imprenditoriali che mirino allo sviluppo del mercato del biologico e che abbiamo al centro la politica di marca di AlmaverdeBio. AlmaverdeBio Italia è la società consortile, senza fine di lucro, titolare dell’omonimo marchioche associa 11 imprese dell'agroalimentare italiano con una comprovata esperienza nel settore.AlmaverdeBio Italia nasce nel 2000 con due obiettivi fondamentali: offrire al mercato una gamma completa di prodotti agroalimentari biologici, tutti con lo stesso marchio,e sviluppare una politica di marca nel settore.

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Un patto con l’agricoltura biologica articolato in 10 punti. Questa la proposta che Aiab rivolge ai candidati di ogni coalizione politica della prossima tornata elettorale con il Decalogo per la XVII Legislatura. Un elenco di impegni concreti per il sistema agroalimentare italiano, per l’ambiente in cui prende vita e per gli operatori che ne garantiscono sostanza. AIAB rivolge questi dieci punti a chi si candiderà a dirigere il Paese per i prossimi cinque anni. I firmatari potranno aderire all’intero decalogo o scegliere quale iniziativa sostenere tramite il sito www.aiab.it. Ma per monitorare la reale assunzione di responsabilità dei firmatari, AIAB verificherà tali impegni in quattro momenti della legislatura: nei primi 100 giorni, al termine del 2013, a metà mandato e alla sua scadenza. Ecco i 10 temi proposti ai candidati: 1) Interventi legislativi e nel quadro della Legge di Stabilità per portare il biologico al 20% di Superficie Agricola Utile al 2018 2) Sottoscrizione di un disegno di legge per aumentare almeno al 50% gli Acquisti Pubblici Verdi 3) Varo urgente della clausola di salvaguardia su coltivazione Ogm 4) Determinazione di strumenti legislativi e finanziari per conseguire l’obiettivo del 100% di agricoltura bionelle aree Natura 2000 5) Ripristino della dotazione finanziaria del fondo originato dal prelievo del 2% sulla vendita dei pesticidi a vantaggio della ricerca biologica 6) Approvazione di una legge nazionale per la promozione dell’agricoltura sociale 7) Lotta al consumo di suolo e promozione dell’occupazione giovanile nelle campagne 8) Promozione di un disegno di F e b b r a i o

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Superfici biologiche al 20% della Sau, aumento della quota degli acquisti pubblici verdi, clausola di salvaguardia sugli Ogm, promozione del settore e lotta al consumo del suolo

Obbligazioni “firmate” La Primavera Ammonta a un milione di euro il prestito obbligazionario quinquennale emesso dalla cooperativa biologica La Primavera di Campagnola di Zevio (Verona). Il lotto minimo di adesione è di cinquemila euro con multipli di mille, scadenza dicembre 2017. Il rimborso è previsto in un’unica soluzione a scadenza e senza deduzione di spese. La periodicità delle cedole è semestrale, pagamenti il primo dicembre e il primo giugno. Il tasso d’interesse lordo del primo anno è del 6%. Dal secondo anno potrà oscillare tra un minimo del 4,5% e un massimo del 6,5%, indicatore di riferimento i Bot a sei mesi con uno spread del 3,5%. Non sono previste commissioni di sottoscrizione e collocamento. Il prestito obbligazionario è stato presentato nella sede della Primavera dal presidente Gaetano Zenti, dall’amministratore delegato Andrea Bertoldi e da Andrea Ceradini, responsabile finanziario della Banca di Verona, che cura gli aspetti tecnici dell'operazione. In sala soci ed esponenti del mondo del biologico, nonché rappresentanti della Confcooperative e della Legacoop. “Finanziariamente parlando - ha spiegato Bertoldi - è una sorta di filiera corta in un momento in cui è difficile trovare credito a sostegno di progetti innovativi come il nostro, che offre tassi d’interesse accettabili. Rispetto al prestito obbligazionario di 500mila euro del 2008, l’attuale - ha precisato Bertoldi - ci consentirà nuovi investimenti e di consolidare la situazione finanziaria della coop”.

BIOLOGICO NEWS

Elezioni, Aiab chiede ai candidati l’impegno su dieci punti “green”

legge volto a dare vita a iniziative di realizzazione della Sovranità Alimentare in Italia 9) Gestione del verde pubblico con i metodi del biologico, a tutela della salute dei cittadini 10) Definizione di una delega a Sottosegretario Mipaaf su Biologico e Sovranità Alimentare e costituzione di intergruppo parlamentare bio. www.corriereortofrutticolo.it

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Trieste diventerà nel 2013 il primo porto d’Italia per traffici complessivi e il decimo in Europa. Con l’incremento del 20% dei traffici petroliferi lo scalo giuliano farà un ulteriore salto in avanti. Autorità Portuale e Siot, infatti, sono unite per far crescere il terminal petrolifero. In questi mesi è stata intensa la collaborazione che ha portato all’ufficializzazione degli incrementi di traffico di grande rilevanza previsti per il 2013. Percentuali a due cifre che fanno ben sperare per il futuro, ma che soprattutto, sono delle rarità in questa difficile fase economica. Nel 2013 la Siot - società del Gruppo Tal che gestisce il tratto italiano dell’oleodotto transalpino - ha infatti previsto un incremento del trasporto di greggio dalla Siot alle raffinerie del centro Europa che potrebbe superare i 40 milioni di tonnellate, con più di 500 petroliere attese nel Golfo di Trieste. Posto che l’aspettativa di trasportato in chiusura del 2012 è di 35 milioni di tonnellate, l’incremento stimato per il 2013 è di circa il 20% in più rispetto all’anno in corso. Complessivamente ogni anno l’impatto economico sul territorio del Friuli Venezia Giulia è di ben 70 milioni di euro. La prospettiva di crescita è dovuta principalmente all’aumento dell’approvvigionamento della raffineria di Karlsruhe nel Baden Württemberg in Germania. Il porto di Trieste assumerà un ruolo essenziale non solo per l’economia cittadina ma anche per quella europea. Per far fronte alla previsione di crescita dei traffici la Siot ha deciso di provvedere ad un aumento occupazionale. L’azienda sta assumendo nuove risorse da destinare oltre alle attività del Terminale Marino anche alle operaF e b b r a i o

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Decisivo l’incremento del trasporto di petrolio. Previsti incrementi di traffico con percentuali a due cifre, lo scalo giuliano entrerà nella top ten europea

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Trieste nel 2013 diventerà il primo porto d’Italia

Grimaldi, terminal a Barcellona Cerimonia con posa della prima pietra al Muelle Costa nel porto di Barcellona del nuovo terminal del Gruppo Grimaldi nel capoluogo catalano. Grazie a questo investimento, la compagnia di navigazione italiana consolida il suo forte impegno nel rendere Barcellona epicentro delle proprie attività di trasporto marittimo a corto raggio nel Mediterraneo Occidentale. Alla cerimonia hanno partecipato varie autorità tra cui Santi Vila, Consigliere per il Territorio e la Sostenibilità della Generalitat de Catalunya, Guido Grimaldi, Corporate Truck & Trailer Commercial Director del Gruppo Grimaldi, nonché Mario Massarotti, amministratore delegato di Grimaldi Logistica España. Il Gruppo Grimaldi si è aggiudicato la concessione di 15 anni rinnovabili per altri sette per la gestione del nuovo terminal Muelle Costa nel porto di Barcellona. zioni del Parco Serbatoi di San Dorligo della Valle al fine di adeguarsi alle nuove opportunità. Va ricordato inoltre che ogni petroliera sbarcata al Terminale Marino genera, fra diritti portuali e di ancoraggio, rimorchio, ormeggio, pilotaggio ed esborsi tramite agenzie marittime, un flusso di circa 75 mila euro. Con l’incremento dei traffici di

La nuova struttura, che si chiamerà Grimaldi Terminal Barcellona, sarà composta da un edificio di tre piani per un totale di 3.750 metri quadrati, un piazzale pavimentato e una passerella con tre finger per l’accesso dei passeggeri ai traghetti direttamente dal terminal. Il tutto su una superficie totale di 63.000 metri quadrati. Il terminal passeggeri potrà ospitare contemporaneamente 1.800 passeggeri all’imbarco e 1.800 allo sbarco, 1.000 metri quadrati di uffici, circa 350 metri quadrati di spazi commerciali, un nuovo terminal ospiterà i vari collegamenti per passeggeri e merci offerti dal Gruppo Grimaldi da e per Barcellona nonché di altri operatori marittimi. greggio SIOT garantisce così una netta inversione di rotta rispetto al trend negativo che aveva segnato l’avvio del 2012. Tra gennaio ed agosto, infatti, i traffici di petrolio greggio avevano subito un calo di circa il 9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente a causa della crisi del Gruppo Petroplus, che aveva portato al fermo dell’attività della raffinewww.corriereortofrutticolo.it

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Tramaco sbarca a Koper. Martini: «Negli ultimi anni si sta rivelando il porto più interessante del Nord Adriatico» Dal primo gennaio è pienamente operativa Tramaco Logistika d.o.o. Koper, filiale slovena di Tramaco Srl, impresa di spedizioni internazionali con sede a Ravenna, specializzata nella logistica di prodotti ortofrutticoli. Riccardo Martini (nella foto), amministratore delegato di Tramaco, spiega i motivi che lo hanno portato a puntare su questa nuova apertura. “Il Porto di Koper rappresenta sicuramente il caso più interessante degli ultimi anni nella portualità del Nord Adriatico”, spiega Martini. La sua vertiginosa crescita nel settore containers, passati in 10 anni da 100.000 a 600.000 all'anno, non è casuale. In previsione dell’entrata nell’Unione Europea gli sloveni hanno compreso le potenzialità del loro porto, in posizione ideale per diventare il punto d’ingresso dei nuovi traffici provenienti dal Medio ed Estremo Oriente e destinati all’Europa Centro Orientale. In funzione ria di Ingolstadt in Baviera. Questa situazione era stata superata a fine agosto grazie all’accordo tra il gruppo TAL e la Gunvor, uno dei maggiori trader mondiali di prodotti petroliferi, salvando così oltre i 400 posti di lavoro. Inoltre, grazie a questo accordo le attese di chiusura del 2012 sono in linea con le previsioni di inizio anno (35 milioni di tonnellate di greggio trasportato). A consolidare questo risultato anche la firma dell’acquisizione da parte del Gruppo Gunvor del 10% delle azioni in ciascuna delle tre società del Gruppo TAL, avvenuta il 4 dicembre scorso a seguito del rilevamento del pacchetto azionario prima detenuto dal Gruppo Petroplus. L’ingresso della Gunvor tra gli azionisti garantisce la solidità della struttura azionaria del Gruppo TAL oltre che una prospettiva di maggior stabilità per i traffici petroliferi del porto di Trieste. “Sappiamo bene - ha affermato Marina Monassi, Presidente dell’Autorità Portuale - che la movimentazione delle rinfuse liquide rappresenta il 70% dei traffici del nostro scalo. La SIOT è la linfa vitale per il nostro porto. L’Autorità 54

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di questo obiettivo - prosegue l’Ad. di Tramaco hanno predisposto adeguate infrastrutture portuali, raccordate ad un’ottima rete di collegamenti viari e ferroviari, offrendo la possibilità di raggiungere le principali aree produttive europee in tempi brevissimi ed a costi competitivi”. Quali obiettivi intendete raggiungere con questa nuova iniziativa imprenditoriale? “Parallelamente alle opere infrastrutturali, il Porto di Koper ha adeguato l’apparato burocratico addetto ai controlli sulle merci in entrata, per garantire una operatività di 24 ore al giorno per sette giorni alla settimana. Per chi come noi opera nel settore dei trasporti di prodotti deperibili, ciò rappresenta un innegabile vantaggio, soprattutto se rapportato alle lungaggini che spesso affliggono i porti italiani, dovute agli orari ristretti ed alla cronica carenza di personale degli Uffici Ammistrativi che intervengono su queste merci”.

Portuale di Trieste e la Società Italiana per l’Oleodotto Transalpino collaborano per rafforzare il ruolo strategico del porto di Trieste quale scalo petrolifero più importante del Mediterraneo. I numeri e le previsioni di sviluppo presentati oggi dal gruppo TAL sono incoraggianti, specie se teniamo conto della crisi economica mondiale che sta mettendo a dura prova tutti i porti europei. Siamo un Porto che ha la forza di crescere anche in una fase economica di grande recessione e anche la chiusura stimata per il traffico contenitori 2012 sarà del +3% su un 2011 che è stato un anno eccezionale”. “Si parla molto di Punti franchi in questi mesi e a volte senza cognizione di causa. Infatti, in questo caso risulta fondamentale –

ha aggiunto Marina Monassi - la particolare rilevanza che per la SIOT riveste il regime dei punti franchi. E’ infatti la loro esistenza che consente agli operatori del porto di Trieste di godere di importanti benefici, quali ad esempio il pagamento dei diritti doganali dilazionato fino a 6 mesi ad un tasso d'interesse ridotto. Vantaggi competitivi che dobbiamo prendere in grande considerazione e che, come in questo caso, sono la ragione degli incrementi dei traffici ”. “A 45 anni dall’entrata in funzione dell’oleodotto - ha concluso Ulrike Andres, presidente del Gruppo TAL - la Siot sta consolidando la sua posizione di primato sul mercato quale il più importante oleodotto d’Europa e si appresta a raggiungere il prossimo anno il record storico di petrolio trasportato. Siamo molto soddisfatti di questa nuova prospettiva sia per le ricadute economiche sulla città che per il ruolo strategico che la SIOT rivestirà sul piano portuale e nel contesto energetico europeo, operando sempre nel rispetto dell'ambiente e garantendo i massimi livelli di sicurezza”. F e b b r a i o

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LIVORNO

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TRIESTE

Dall’Ecuador arrivano le banane Bonita

Nuovo collegamento con la Turchia

Da fine gennaio al Livorno Reefer Terminal arriveranno le banane della multinazionale ecuadoriana Bonita. Lo ha dichiarato a Il Tirreno, Riccardo Boccone (foto), amministratore della struttura terminalistica, spiegando che il nuovo collegamento 18.000 cartoni a settimana per un volume annuo di 20 mila tonnellate - si inquadra in un contratto che vede la partecipazione di Maersk. L’accordo con Bonita si aggiunge a quelli già attivi con Dole e Del Monte, anch’essi produttori ed esportatori mondiale di banane. ll porto di Livorno, tra l’altro, ha appena siglato un accordo con l’Interporto di Padova per attuare una collaborazione operativa e commerciale. Il punto centrale della nuova collaborazione con

l’Interporto di Padova è la connessione tra i sistemi informatici, così da migliorare il flusso ferroviario e sincronizzarlo con quello marittimo. Attraverso il sistema telematico Tpcs del porto, l’interporto veneto potrà fornire informazioni all’operatore che effettua il servizio ferroviario con Livorno. Inoltre, gli spedizionieri potranno effettuare in modo automatico le pratiche doganali e prenotare, sempre per via telematica, spazi all'interno dell'interporto.

Nuovo collegamento tra il Fruili Venezia Giulia e uno dei Paesi economicamente più “scattanti”, la Turchia. Sono partite dal Molo VI del porto di Trieste un nuovo servizio ro-ro fra lo scalo giuliano e due scali turchi. A riportarlo il sito Ship2Shore, che precisa che il collegamento sarà effettuato dal Wessex, unità costruita nel 2010 dai cantieri danesi di Odense, capace di trasportare 3.600 metri lineari di carico, insieme ai gemelli Mercia e (probabilmente) Kent. Ad operare il servizio sarà Ekol Lojistik, uno dei più importanti caricatori turchi, finora cliente di U.N Ro-Ro, la compagnia storicamente attiva fra Trieste e i porti turchi di Mersin e Pendik, cliente nel porto giuliano dell’agenzia marittima Samer.

SAVONA

SINGAPORE

ZEEBRUGGE

Giù del 24% il traffico di frutta nel 2012

Superata la soglia dei 30 milioni di teu

Accordo di altri 5 anni con Zespri

Il Porto di Savona Vado ha chiuso il 2012 con una movimentazione complessiva delle merci pari a 13.138.087 tonnellate, in flessione del 10% sul 2011. Il settore delle merci varie ha mostrato luci e ombre in tendenza con gli anni passati. Rispecchiano i dati nazionali quelli relativi all’ortofrutta (-24%). Per quanto riguarda i rotabili, il dato positivo riscontrato sulle banchine del bacino di Savona (212 mila tonnellate di rotabili pari al +116%) bilancia il calo rilevato a Vado, dove la cessata attività di Strade Blu ha condizionato gran parte dell'anno passato, non ancora compensato dalla recente acquisizione della nuova linea bisettimanale Ro-Ro VadoTarragona presso il terminal Forship.

Un 2012 da record per il porto di Singapore, uno dei principali scali mondiali. Nell’anno appena trascorso, infatti, lo scalo del sud est asiatico ha superato per la prima volta la soglia dei trenta milioni di teu movimentati (precisamente 31,7) con un incremento del 5,7 per cento rispetto al 2011. Il traffico di contenitori della piccola repubblica insulare rappresenta più della metà di quello complessivo registrato nei terminal portuali gestiti dal gruppo PSA International, che ha movimentato lo scorso anno nei suoi impianti di tutto il mondo 60,06 milioni di teu (+ 3,9%). Con questi numeri, Singapore dovrebbe confermare il secondo posto nella graduatoria mondiale dei porti contiainer.

Zeebrugge resterà il punto di ingresso principale in Europa per i prodotti Zespri. Il gruppo neozelandese ha siglato un nuovo contratto di cinque anni col porto belga. Secondo l’accordo - che era entrato in vigore per la prima volta nel 1984 - il porto di Zeebrugge continua a fornire a Zespri i mezzi necessari per stoccare, controllare e imballare i kiwi al loro arrivo dalla Nuova Zelanda. Lo scalo resta così il centro di distribuzione europeo di riferimento per i kiwi Zespri. Ogni anno il porto riceve circa 120.000 tonnellate di kiwi dell’impresa neozelandese, che vengono poi distribuiti su 25 mercati europei.

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Discounter di qualità Il 2012 ha segnato un epocale cambiamento di rotta nelle politiche strategiche di Lidl, che ha scelto la Francia per illustrare alla stampa la nuova “direzione” verso la quale procederà nei prossimi anni. Il nuovo direttore generale di Lidl France Fredrich Fuchs, in un incontro allo Zenith di Parigi con a numerosi operatori del settore ha annunciato che è in atto un riorientamento delle politiche aziendali. Lidl mai nella sua storia aveva rilasciato dichiarazioni stampa riguardo alle politiche strategiche. “Il nostro concept - ha dichiarato Fuchs - è di uscire dalla formula hard discount senza diventare un supermercato tradizionale. Nel giro di tre anni i discount Lidl, finora caratterizzati da un assortimento quasi esclusivamente costituito da prodotti a marchio d’insegna, saranno riconvertiti nella formula soft discount, con la presenza in assortimento di molti prodotti a marchio del distributore. Già ora Lidl rappresenta per otto grandi marche la prima fonte di vendita e il numero è destinato a crescere. Qualche “spiraglio”, peraltro, lo si era già notato in precedenza, anche osservando l’espansione di Lidl in 58

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Lidl si riconverte da “hard” a “soft” e il reparto ortofrutta, che non disdegna marchi conosciuti, biologico, IV gamma, ha ormai poco da invidiare ai supermarket tradizionali Italia. Partita con l’offerta di un numero limitato di referenze in un primo punto vendita molto spartano di 400 metri quadri in affitto a Arcole, in provincia di Verona, l’azienda tedesca è arrivata a coprire l’intero territorio nazionale, isole comprese, con superfici di vendita da 800 a 1200 metri quadri, locali ben più accattivanti e con assortimento via via crescente passando gradualmente a un’offerta costituita da 800 a 1.400 prodotti e all’inserimento a scaffale di alcuni prodotti a marchio del distributore. Un esempio: nel reparto ortofrutta troviamo le mele dei marchi nazionali noti. F e b b r a i o

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Reparto ortofrutta strategico per Lidl, dunque. Anche in Italia. Le promozioni sono frequenti e tra i prodotti si trovano anche alcune “chicche” come i mimi ortaggi. Le insalate pronte al consumo sono un segmento che piace al discounter tedesco. Con il brand Vallericca “Qualità marchio Lidl” vengono proposte a prezzi davvero competitivi (a fine gennaio erano in offerta a 99 centesimi), lattughe, mix e altre referenze prodotto a San Paolo d’Argone. Il “pronto al consumo” trova ampio spazio sul sito intenet aziendale e sui social network, facebook in primis. Una politica che sembra pagare: secondo gli ultimi dati ufficiali la catena possiede oltre 10.000 punti vendita in tutta Europa, ed è presente in quasi ogni nazione dell'Unione Europea, tranne che nei Paesi Baltici (Estonia, Lettonia, Lituania). Lidl non è ancora presente, inoltre, in Croazia. In Germania, vanta ben 3.300 punti vendita. Il suo secondo mercato più grande è la Francia, dove sono presenti circa 1.500 negozi. Il Regno Unito è il terzo mercato più grande, seguito dall'Italia con 550 punti vendita e dalla Polonia che ne

conta 525. Spagna, Paesi Bassi e Grecia sono altri mercati rilevanti per il discount tedesco. La storia di Lidl comincia negli anni '30, anno in cui fu fondata, in Germania, la compagnia che ai tempi si occupava di ingrosso alimentare. Il primo punto vendita Lidl fu aperto nel 1973 per diventare poi, entro gli anni '80, il discount più famoso in tutta la Germania. I supermercati del discount continuano a procedere bene nel Regno Unito e secondo gli ultimi dati del Kantar Worldpanel, Lidl ha aumentato la sua quota di mercato nelle 12 settimane terminate il 15 aprile 2012, passando dal 2,6% al 2,8%. Il rapporto comunica che i consumatori britannici hanno dato una valutazione più alta a Lidl, rispetto a Tesco e Asda relativamente a qualità degli ortofrutticoli, prezzi e offerte speciali e prodotti con marchio Lidl. La catena viene considerata competitiva per quanto riguarda i prezzi di frutta e verdura.

Il biologico va a genio al gruppo tedesco Bio e discount sempre più legati a doppio filo: lo conferma Renzo Piraccini, numero uno di Almaverde Bio. Sodalizio che con Lidl lavora molto, esponendo il marchio in bella mostra sugli scaffali italiani della catena tedesca (e tra l’altro mentre in Italia il brand utilizzato è quello del produttore, in Germania Lidl appone sul biologico la “private label”): “I discount stanno dando più spazio al bio dei supermercati. Insomma, lo sviluppo dell’organic è legato ai discount, in Italia e ancora di più in Germania”. “Sono convinto - il commento del presidente di Almaverde Bio che al di là del biologico, al di là del fattore alimentare, lo sviluppo che ci attende dovrà essere qualitativo. La tendenza non sarà quella di consumare di più ma di consumare meglio. E’ dentro questo fenomeno più vasto che il concetto di benessere alimentare e quindi il bio trovano le loro prospettive di crescita. La spesa alimentare pesa in maniera marginale sul reddito della grande maggioranza delle famiglie. Per questo credo che nemmeno la crisi economica inciderà molto su questa prospettiva”.

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Mini ortaggi, insalate pronte e tante offerte dedicate al fresco

“Congelati” almeno per il momento i progetti espansionistici su nuovi mercati quali quelli in Nord America, Estonia, Lituania e Lettonia Lidl consolida i 10.000 punti vendita nei 22 mercati storici europei. Il patron della seconda catena distributiva tedesca (ricordiamo che il gruppo Lidl opera anche nel settore immobiliare, finanziario e turistico) con un giro d’affari nel 2012 di 500 miliardi di euro, Dieter Schwarz, pur confermando la “mission” originaria, sempre seguita fin dalla fondazione, nel lontano1930 - garantire ai propri clienti prodotti di qualità ai prezzi più bassi - non ha lasciato cadere le nuove istanze dei consumatori, rivolte a un’offerta alimentare più sana, con prodotti ottenuti nel rispetto dell’ambiente e della sostenibilità, come è emerso in un recente sondaggio in cui oltre il 40% dei cittadini tedeschi è disposto a spendere un “quid” in più per un prodotto biologico, da agricoltura integrata, ecosostenibile ed equosolidale. (M.Somm.) www.corriereortofrutticolo.it

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Il freschissimo (ortofrutta, macelleria e ittico fresco) conferma il proprio ruolo strategico di posizionamento per le insegne della moderna distribuzione. A sottolinearne la centralità l’indagine di SG Marketing presentata alla platea di Marca by Bologna Fiere in occasione del seminario specialistico del 16 gennaio. Il workshop ha permesso di condividere con i numerosi specialisti di settore appartenenti al mondo della produzione, della distribuzione e dei servizi intervenuti uno scenario di mercato che, sul fronte degli acquisti domestici da fonte Ismea relativi all’anno terminante ad Ottobre 2012 (Panel famiglie GfK Eurisko), presenta un trend generale al ribasso, in particolare: - per l’ortofrutta una riduzione degli acquisti, rispetto al 2011, pari all’1,6% a volume e un meno che proporzionale aumento in valore dell’1,3%; - per la carne una flessione lievemente più contenuta in quantità, -1,5%, a fronte di un incremento nominale pari al +0,6%; - nel caso dell’ittico fresco una più consistente contrazione a volume, -3,8%, a cui corrisponde anche una riduzione a valore, -3,7%. La dinamica di canale sottesa registra: - con l’eccezione dell’ittico fresco, una buona performance del discount (+ 8,3% e +7,1% a volume su ortofrutta e carne), che spicca anche grazie all’attenzione riservata al mondo dei freschissimo tutto, associata ad una sostenuta politica di sviluppo della rete di vendita; - per quanto concerne l’ortofrutta, il consolidamento della quota di mercato del format “super” (34,8%) In relazione al contesto, l’indagine consumer SG Marketing, realizzata in modalità CAWI e che ha F e b b r a i o

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Ortofrutta vitale per la moderna distribuzione ma comunicazione e posizionamento vanno migliorati: è quanto emerso da un convegno a Marca di Bologna

visto la partecipazione di oltre 650 rispondenti, ha sottolineato il ruolo strategico del reparto ortofrutta (valutazione 4,34 su 5) e del reparto carne (valutazione 4,12 su 5) nella scelta del punto vendita del dettaglio moderno in cui effettuare la spesa, evidenziando al contempo due macroaree di lavoro chiave nell’ottica di elevare la competitività dei settori freschissimi, coerentemente con i bisogni emergenti dello shopper nazionale. La prima è l’area del “miglioramento”, che attiene alla capacità da parte dei player della distribuzione di intraprendere percorsi coerenti e tangibili nella direzione di: - Enfatizzare la “percezione relativa della qualità” dell’assortimento presente in store (es.: focus sulla presentazione della gamma proposta), comunicando al proprio cliente in modo diretto, efficace e coerente. - Attivare politiche di differenziazione in rapporto ai propri competitor attraverso percorsi distintivi e funzionali al posizionamento dell’assortimento (es.: inserimento di referenze “speciali” e/o in esclusiva), con l’obiettivo di enfatizzare il dinamismo sul

versante dell’assortimento e del servizio garantito allo shopper a partire dal luogo di acquisto. - Strutturare un system di comunicazione coerente con il proprio vissuto di insegna indirizzato a semplificare e qualificare il livello di informazioni associate all’offerta disponibile a punto vendita. Fondamentale il ruolo della comunicazione sul prodotto e a scaffale. E’ sempre più necessario accompagnare il consumatore nella selezione e scelta del “miglior prodotto per se”. La seconda area critica attiene al “consolidamento” di pratiche e strategie in essere funzionali a: - Presentare la varietà dei prodotti presenti in vendita (es.: spiegazione delle caratteristiche organolettiche peculiari per item di categoria, delle modalità di preparazione e relative occasioni di consumo). - Rassicurare il consumatore finale in rapporto alle garanzie di salubrità e sicurezza dei prodotti freschissimi (es.: trasparenza sullo stadio agricolo della filiera). - Lavorare nella direzione di una politica di pricing di lungo periodo che sia commisurata più che al kg all’unità di acquisto e consumo (es. peso/pezzo). - Proporre dinamiche promozionali che, in modo chiaro e immediatamente percepibile, vadano nella direzione di associare il “risparmio monetario” alla possibilità di costruire il proprio paniere di beni promozionati (es.: meccaniche di spesa certa su paniere di beni da combinare ed enfasi sulla complementarietà inter-reparto delle referenze promozionate). www.corriereortofrutticolo.it

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“Freschissimo” strategico ma serve più differenziazione

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Aweta “trasforma” impianto di Kiwi Uno: lavorerà anche pesche

Kiwi Uno “trasforma” e “converte” l’impianto di lavorazione kiwi, in modo da poter operare anche pesche, nettarine e susine. L’importante Spa di Verzuolo (Cuneo) ha chiesto ad Aweta di progettare questo nuovo impianto integrando le ultime tecnologie nate dai centri R&D di Aweta Group. L’impianto viene modificato per permettere un processo della frutta molto delicato sia con nettarine che con kiwi e il confezionamento del prodotto “in diretta”. Queste le caratteristiche: sistema di calibratura con trasporto a pinza (Calistar ) per evitare qualsiasi tipo di danneggiamento ai frutti; sistemi di visione per identificare grado Brix e grado di maturazione sia di pesche/nettarine che kiwi (INSCAN); sistema selezione per colore e forma; alimentazione automatizzata degli imballaggi alle linee di confezionamento dal soppalco; pallettizzazione automatica;

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sistema di rintracciabilità su tutte le confezioni e sul pallet finito. La potenzialità è di 40 tonnellate l’ora per pesche e nettarine e di 20 tonnellate l’ora per i kiwi. “Abbiamo optato per questa soluzione – spiega Michelangelo Rivoira (nella foto sopra) - alla luce della prevista diminuzione della lavorazione di kiwi a causa del fenomeno batteriosi e dell’aumento dei costo di trasporto dal Cile che da quest’anno cresceranno del 30%: importavamo kiwi per lavorarli per la Gd, ora conviene farli condizionare direttamente nel Paese Sudamericano. Tutti fattori che riducono la convenienza a operare solo sul kiwi e ci hanno spinto a trovare alternative puntando

su pesche, nettarine e susine”. “Un impianto in diretta e non di precalibro – prosegue Rivoira, soddisfatto della nuova soluzione – per dare sempre maggiore valore alla qualità e rafforzare la nostra linea premium”. In futuro tutte le lavorazioni di pesche e nettarine del Gruppo Rivoira confluiranno in Kiwi Uno. “Stiamo aumentando molto la produzione di pesche e mele, per queste ultime prolungheremo il periodo di lavorazione”, aggiunge Michelangelo Rivoira. “Stiamo ampliando le celle frigorifere, prevediamo un aumento del 15-20% delle quantità di pomacee e del 10-15% per pesche e nettarine”L’Impianto Aweta tra l’altro, conclude Rivoira, permetterà di sperimentare l’apparecchiatura che riconosce il frutto sia per grado Brix che per il grado di maturazione. “Per la linea premium dobbiamo garantire sia la qualità che il colore. Vogliamo dare un prodotto sempre più maturo e “garantito” al consumatore”.

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Più 16% nel 2012, con un fatturato superiore ai 600 milioni di euro Successo senza precedenti per le marche commerciali del Gruppo distributivo Selex che nel 2012 hanno segnato una crescita del 16% e un incremento della quota di mercato in tutti i reparti, con tassi di sviluppo superiori alla media nelle aree dei freschi, delle bevande e del dolciario, per un fatturato di oltre 600 milioni di euro. L’offerta copre quasi tutte le categorie merceologiche, con oltre 2.800 prodotti a marchio Selex, cui si affiancano circa 1.000 referenze a marchio Vale e oltre 500 proposte Sù e Vanto (le due linee studiate per il canale Cash&Carry). Completano l'assortimento circa 300 prodotti con marchi di fantasia. “Alla base della crescita - spiega Luca Vaccaro, direttore marche commerciali del Gruppo Selex il rilancio delle categorie più importanti, lavorando sul miglioramento della qualità e dell'assortimento, e i progetti di segmentazione, che hanno portato al debutto, nel 2012, delle linee specialistiche Natura Chiama Selex (filiera controllata e biologico), Vivi Bene Selex (area salutistica), e Primi Anni Selex (prodotti per la primissima infanzia: alimenti bio e articoli per l'igiene, molto apprezzate dalla clientela)”. E per il 2013, i risultati attesi sono altrettanto significativi, grazie anche alle novità in cantiere: oltre al lancio di nuovi prodotti a completamento delle diverse categorie food e non food, una gamma di prodotti senza glutine a marchio Vivi Bene Selex, rivolti a chi soffre di celiachia, una scelta ancora più ricca nell'ambito delF e b b r a i o

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l'ortofrutta da filiera controllata e biologica (Natura Chiama Selex), e la nascita di due linee a marchio Atmosfera&Benessere, una tutta dedicata all'uomo, AB Man, l’altra all'Hair Care. “Massima attenzione alla qualità dei prodotti e al cambiamento delle abitudini di consumo - dichiara Maniele Tasca, direttore Generale del Gruppo Selex - attraverso il presidio di comparti dalle grandi potenzialità, come il biologico e il salutistico. Attenzione più che giustificata se pensiamo che oggi la marca commerciale è una strategia vincente per fidelizzare la clientela e che il suo corretto posizionamento di qualità e prezzo influenza l'immagine del punto di vendita e dell'insegna stessa”. Nel corso del 2013 il Gruppo Selex punterà ancora sullo sviluppo delle linee specialistiche e sulla continua rivisitazione delle categorie in cui è già presente. Il tutto attraverso un piano di marketing ben articolato, che vedrà un deciso incremento delle attività focalizzate sulla marca commerciale, con tante opportunità di risparmio per la clientela, e azioni promozionali volte ad aumentare la penetrazione delle nuove linee specialistiche. Sono previsti importanti investimenti in comunicazione, sia instore sia sui principali media.

E Sisa rafforza le linee di prodotto Sisa è orientata al rafforzamento delle sue linee di prodotto: marchio insegna, PRIMO e Gusto&Passione. Come spiegato da Danilo Preto a Marca, una delle azioni più importanti intraprese da Sisa nel corso di quest’anno è stato l’accordo con Unaprol, azienda di Coldiretti, per la distribuzione di tre tipi di Olio extravergine firmato proprio dagli agricoltori FAI. Ma sono anche altri gli elementi positivi emersi dal confronto. Grazie a una strategia che in Sisa cerca di coniugare capacità innovativa, selezione dei migliori produttori ed individuazione degli strumenti di comunicazione più adatti per rivolgersi ai consumatori. Basti pensare a PRIMO, la linea di primo prezzo di Sisa. “Una linea assolutamente rivitalizzata a partire dal 2011” – secondo le parole di Preto – “Quando ha subito un arricchimento nel numero di referenze e un miglioramento in termini di brand power. PRIMO sta dando degli ottimi risultati proprio perché la forza del brand deve essere assolutamente fondamentale nel momento in cui si propone al consumatore qualcosa che deve rappresentare i valori dell’insegna”. Infine, c’è stato spazio anche per parlare degli obiettivi futuri dell’insegna e della sua marca commerciale. Secondo Preto, fondamentale per il futuro sarà la razionalizzazione degli assortimenti, sempre nell’ottica di una maggiore consapevolezza dei gusti della clientela. In base a questo principio appare indiscutibile la volontà di rafforzare anche Gusto&Passione, la linea di Sisa del settore premium.

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Exploit delle marche commerciali in Selex

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Coop partner dell’Expo 2015 Progetterà il Future food district È Coop il “Food Distribution Partner” di Expo Milano 2015. La prima catena italiana della grande distribuzione sarà protagonista, insieme al MIT, di una delle aree tematiche più innovative dell’Esposizione Universale. Avrà il compito di co-progettare il Future Food District, il supermercato del futuro. Acquisto tramite portali e videowall, display che tracciano la provenienza di ogni prodotto, schermi tattili e flessibilità nei pagamenti sono alcune delle soluzioni che Coop svilupperà per rendere tecnologica e personalizzata l’esperienza della spesa per i visitatori dell’Expo di Milano. L’azienda di distribuzione, che è al tempo stesso una cooperativa di consumatori, promuoverà iniziative (degustazioni, servizi di consulenza e corsi) per sostenere corrette abitudini alimentari e sensibilizzare l’opinione pubblica a un consumo consapevole. Grazie a questa partnership, del valore di circa 13 milioni di euro cui si aggiunge l’accordo per la vendita del primo milione di biglietti di ingresso all’Esposizione Universale, il supermercato del futuro di Expo Milano 2015 diventerà un modello di sostenibilità sociale e ambientale da replicare in altri contesti: l’obiettivo, fino ad oggi utopistico, è raggiungere l’autosufficienza energetica. Tra le novità che Coop metterà a disposizione dei visitatori del Future Food District anche un carrello “speciale” per la spesa realizzato in materiali riciclati e riciclabili che, dietro consenso, potrà essere oggetto di taggatura e relativa tracciabilità, e potrà prevedere specifiche attività di marketing/promozione in funzione delle aree visitate. Attraverso la rete di punti vendita fisici e quella dei siti web e mo64

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Un partnership da 13 milioni di euro. Il supermercato del futuro punta a diventare un modello di sostenibilità sociale e ambientale

bili, Coop distribuirà circa un milione di biglietti di ingresso a Expo Milano 2015, abbinandoli a prodotti o servizi. “Siamo orgogliosi di aver partecipato e vinto la gara – ha spiegato Vincenzo Tassinari, presidente del Consiglio di Gestione di Coop Italia durante la conferenza stampa che ha ufficializzato la collaborazione -. D’altra parte pensiamo che i valori di Coop siano assolutamente coerenti con il tema su cui ruota Expo 2015 ovvero ‘Nutrire il pianeta. Energia per la vita’. Coop non è un semplice distributore di prodotti a prezzi convenienti, bensì è un modello economico che ha dimostrato - anche in tempi di crisi come gli attuali - quanto sia di vitale importanza saper coniugare le logiche di mercato con la responsabilità sociale. Il punto di vendita è il luogo in cui questo modello si manifesta e diventa visibile, è il luogo della comunità in cui le scelte operate a valle si concretizzano. Ora la partecipazione a Expo 2015 ci impegnerà nello studio e nella progettazione di una nuova visione di supermercato, una scommessa che noi

riteniamo necessaria e vitale di fronte ai cambiamenti comportamentali che già oggi registriamo fra i nostri soci e consumatori. Orientare il cambiamento e stimolarlo attraverso progetti innovativi ed efficaci fa parte della mission di Coop. In questa sfida inoltre saremo affiancati dai migliori produttori italiani e svolgeremo una formidabile azione di promozione delle eccellenze italiane in una manifestazione che avrà più di 20 milioni di visitatori da tutto il mondo”. “Con l’arrivo di Coop come partner per la distribuzione alimentare – ha affermato Giuliano Pisapia, Sindaco di Milano e Commissario straordinario del Governo per Expo - abbiamo un assaggio di una delle sfide maggiori e più affascinanti di Expo Milano 2015: la declinazione dei contenuti dell’Esposizione attraverso le tecnologie più avanzate. Apriamo una finestra sul futuro e ci inoltriamo nel campo delle possibili evoluzioni della filiera alimentare e il ruolo attivo che i consumatori giocheranno al loro interno. Il Distretto del Cibo del Futuro è un progetto che, oltre i confini e i mesi di Expo, si inserisce peraltro a pieno titolo nel progetto Smart City Milano”. “Grazie a partnership operative come quella che ci lega a Coop – ha dichiarato Giuseppe Sala, Amministratore Delegato di Expo 2015 S.p.A. -, il progetto di Expo Milano 2015 acquista ogni giorno di più forma e forza. Il tema dell’alimentazione trova in questa collaborazione uno dei punti più alti di rappresentazione all’interno del sito espositivo”. F e b b r a i o

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Distribuzione Flash

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Presidenza a Claudio Alibrandi Succede a Mario Natale Mezzanotte

Ricavi in crescita e nuovi investimenti

Claudio Alibrandi, socio imprenditore e presidente di PAC 2000A, è stato eletto dal consiglio di amministrazione nuovo presidente di Conad, la maggiore organizzazione di imprenditori dettaglianti indipendenti associati in cooperativa presente in Italia. Alibrandi prende il posto di Mario Natale Mezzanotte, al quale va la gratitudine degli amministratori e della comunità aziendale per l’impegno profuso e il prezioso contributo per rendere Conad un’insegna di successo nel panorama della moderna distribuzione. In occasione della nomina del neopresidente, il direttore generale di Conad Francesco Pugliese ha sottolineato il valore del sistema cooperativo di Conad, che riesce a coniugare il ruolo del socio imprenditore con lo sviluppo dell’impresa cooperativa. Un modello da additare quale esempio peraffrontare e superare l’attuale stato di crisi. Claudio Alibrandi è nato a Roma nel 1956, è sposato, ha due figli e vanta una lunga tradizione familiare nel commercio. Nel 1984 apre il suo primo supermercato a Roma e si associa a Ari Conad, la cooperativa che in quegli anni opera nella capitale. E’ tra gli artefici della fusione di Ari in PAC 2000A Conad, di cui è eletto vicepresidente nel 1992 e presidente nel 2010, e promotore dello sviluppo in Campania e in Calabria portando la cooperativa a raggiungere quote di mercato rilevanti in tutte le regioni in cui opera. Attualmente è titolare di cinque supermercati.

Il gruppo Conad si appresta a chiudere un 2012 positivo, con una crescita dei ricavi dell'8%, mette in cantiere per il 2013 nuovi investimenti per 240 milioni di euro e annuncia l'apertura di nuovi punti vendita anche nelle grandi stazioni ferroviarie. Si tratterà, ha detto il direttore generale Francesco Pugliese, di quattro store innovativi, con l'insegna 'Sapori & Dintorni'. Saranno situati nelle stazioni centrali di Milano e Napoli, a Roma Termini e Firenze Santa Maria Novella. I punti vendita avranno un assortimento di oltre 4.000 prodotti, per il 65% nel comparto del fresco, daranno occupazione a 100 nuovi dipendenti e saranno inaugurati entro il primo semestre 2013.

ALDI

GDO ITALIA

A due velocità in Germania: filiali del Sud in attivo, Nord in sofferenza

In calo le vendite e anche la fiducia

Restano a velocità differenziate le prestazioni commerciali in Germania di Aldi Nord e Aldi Süd. Le due società sorelle si dividono le competenze di gestione e posizionamento sul territorio tedesco e - insieme - costituiscono il gruppo leader nel canale discount, il più importante a livello di largo consumo alimentare in Germania. L’attuale analisi presentata dai media locali si basa sui bilanci 2011 di una parte delle imprese regionali del gruppo e non trova riscontro presso la centrale. Il fatturato delle filiali meridionali sarebbe cresciuto di 4,4 punti percentuali nel 2011 e di ulteriori 5,6 punti nel 2012. Tanto che il management guarda con ottimismo al 2013. Il giro d'affari si collocherebbe, così, vicino al tetto dei 14 miliardi di euro, con 1.805 discount operativi a luglio 2012. La marginalità sarebbe al contrario in sofferenza presso entrambe lo società, secondo quanto scritto dagli analisti tedeschi. Dato, però, non confermato dal gruppo, che spesso ha saputo riservare sorprese in passato. Differente è la situazione della società settentrionale. Guardando ai bilanci di 18 delle 35 filiali territoriali, Aldi Nord risulta in perdita almeno per quanto riguarda l’andamento in Germania. La causa sarebbe il non buon andamento dell’offerta extra-alimentare, aggravato da un periodo di approvvigionamento a prezzi più alti del preventivato. Il giro d'affari oscillerebbe, dunque, attorno agli 11 miliardi di euro, con 2.512 discount operativi a metà 2012.

Il 2012 della grande distribuzione (Gdo) si è chiuso con un calo dell’1,5% dei volumi di vendita, con un risparmio di 1,1 miliardi di euro sui prodotti confezionati e un indice della fiducia dei consumatori sceso a 46 punti (-6 rispetto al 2011). Questo il quadro della crisi secondo Nielsen, presentato a Milano da Carrefour Italia. Quanto all’anno in corso Nielsen “non si aspetta una trasformazione significativa di questo scenario”. Oltre a ridurre le quantità di prodotti acquistati, gli italiani modificano il carrello della spesa, acquistando più ingredienti di base (farina, uova e zucchero) e pollame (+9,4% in volume), salumi (6,6%) e conserve (+6,7%), tagliando invece su dolci, carni, pane e pesce.

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Andrea Freschi

Mirko Aldinucci

Servizio al cliente e qualità superiore

Andrea Freschi, 47 anni, perito agrario, è contitolare de “La Boutique della Frutta”, punto vendita di 240 metri quadri nella periferia nord di Udine che propone food di buona qualità in un contesto nel quale si cerca anche di fare cultura dell’alimentazione attraverso corsi e degustazioni. Quali sono le caratteristiche del negozio che gestisce? “Vendiamo ortofrutta fresca ma anche, quarta e quinta gamma. Il punto vendita è stato aperto negli anni Sessanta dai miei genitori; nel 1985 abbiamo iniziato a commercializzare prodotti pronti al consumo, nel 2008 è stata aperta la cucina nella quale prepariamo pietanze esclusivamente a base di ortaggi: pasticci, verdure saltate. Inoltre facciamo solo vendita assistita, il self service non è contemplato: riteniamo sia questa la strada giusta per garantirsi un futuro, il cliente ha bisogno di servizio. L’apertura della cucina ci ha salvato, siamo riusciti a dare valore aggiunto al prodotto e a tenere le posizioni: oggi quarta e quinta gamma “valgono” il 30% circa dell’intero fatturato del punto vendita e il trend è di crescita. Nel 1985 avevamo iniziato a lavorare anche con il prodotto biologico “sfuso”, poi abbandonato: il bio “funziona” solo nei negozi specializzati”. Qual è lo stato di salute del dettaglio ortofrutticolo nell’Udinese? Udine è una delle province con la più alta concentrazione di streutture della grande distribuzione; ciò ha determinato la cri-

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DISTRIBUZIONE

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A questo proposito, l’importanza del fattore prezzo è aumentata negli ultimi tempi? Ripeto, a essere determinante è il rapporto qualità-prezzo. Noi abbiamo un “doppio prezzo” sullo stesso prodotto, per lo sfuso e per la cassa intera, che ovviamente costa meno.

si e la chiusura di molte botteghe anche dell’ortofrutta; siamo rimasti in pochi - una ventina di specialisti nel capoluogo, un centinaio considerando l’intera provincia - ma determinati. Lo specializzato è cassa di risonanza del prodotto di qualità; se riesce a giustificare lo scontrino un po’ più alto con un migliore rapporto qualità-prezzo ho vinto la mia “battaglia” e non devo avere paura della Gd, che è un canale dalle caratteristiche diverse. Chi sa e saprà lavorare con questi presupposti, deve essere fiducioso.

Dove acquista la merce? Per rifornirci facciamo riferimento al Mercato ortofrutticolo di Udine e poi ad alcuni agricoltori locali. Alle tipicità e ai “nostri” prodotti ci teniamo. Le piace quello che fa? Oltre che un lavoro è una passione. Tranne che per un breve periodo ho sempre fatto il dettagliante ortofrutticolo. Mi alzo prima delle 4 per fare gli acquisti, si lavora tutto il giorno e poi talvolta ci sono anche le serate di degustazione dedicate ai prodotti... Se non ci fosse la passione come farei a resistere a questi ritmi?

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Quarta - quinta gamma «La IV gamma decolla se la Gdo collabora»

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La Linea Verde... in Piazza Rossa

La Linea Verde: partnership tra mondo produttivo e distributivo indispensabili per il successo dei pronti al consumo; no alle politiche di prezzo aggressivo “È necessaria una strategia condivisa e comune, tra la Gdo e l’industria, mirata ad uno sviluppo profittevole dello scaffale legato alla presenza concomitante della private label e della marca del produttore”. Così ha esordito Massimo Bragotto (foto), direttore commerciale de La Linea Verde, durante il suo speech al convegno “Generare valore attraverso il freschissimo: le strategie della Gdo in rapporto ai nuovi modelli di acquisto e consumo”, organizzato in occasione della nona edizione di Marca. Presente in qualità di relatore alla tavola rotonda moderata da Patrick Fontana, vicecaporedattore di MARK UP, Massimo Bragotto ha invitato al confronto per incrementare i consumi della IV gamma. Ha sottolineato che, per raggiungere tale obiettivo, è imprescindibile la partnership tra il mondo produttivo e quello distributivo per lavorare insieme su aspetti fondamentali come: posizionamento prezzo; ottimizzazione dell’assortimento anche in funzione dell’innovazione di prodotto; maggiore chiarezza di lettura del display e aumento della comunicazione riferita ai vantaggi della IV gamma, anche sul punto vendita. E’ fondamentale puntare sul forte contenuto di servizio, sulla bontà e sulla salubrità tranquillizzando il consumatore sulla sicurezza alimentare così che aumenti il numero di coloro che si avvicinano alla categoria. “Purtroppo - ha proseguito il di68

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rettore commerciale - nell’ultimo anno si è data troppo importanza a logiche di prezzo “aggressivo” che creano solo competizione orizzontale tra le insegne senza generare valore. E’ una tendenza che non aiuta il mercato della IV gamma in cui il prezzo non è nemmeno tra i primi cinque driver di acquisto. Più che su questa leva, a mio avviso, bisogna tornare a ragionare su come fare crescita e sviluppo. L’industria è disponibile ad investire in progetti di lungo periodo (3-5 anni), nel category, in innovazione di prodotto, in tecnologica, nella sostenibilità del packaging ma, per realizzare tutto ciò, è necessario avere maggiori sicurezze e garanzie da parte della distribuzione”. Bragotto ha inoltre esposto le azioni di successo che hanno portato l’azienda ai vertici del mercato di IV gamma e ne hanno delineato il ruolo di collaboratore riconosciuto e ricercato dalla Gdo. Non un semplice co-packer, ma una realtà produttiva italiana che vanta un’organizzazione aziendale complessa e strutturata con competenze verticali per rispondere alle esigenze della distribuzione moderna con conseguente incremento del business del banco frigo dell’ortofrutta.

Russia terza tappa dell’espansione all’estero de La Linea Verde, azienda di Manerbio (Brescia) specializzata nella quarta gamma, dopo lo sbarco in Spagna tre anni fa e quello in Austria nel 2012. Un processo finalizzato ad una progressiva internazionalizzazione e all’incremento della quota di fatturato estera, che oggi sfiora il 20%. “La Russia è finita nei nostri radar già da un anno circa” ha dichiarato al Sole 24 Ore Giuseppe Battagliola, presidente de La Linea Verde. Così abbiamo avviato un aesplorazione di quel mercato per capire cosa stava avvenendo”. I risultati sono stati incoraggianti, come chiarisce il direttore commerciale Massimo Bragotto: “Abbiamo verificato che in un anno il comparto delle insalate in busta è esploso, arrivando a 40-50 milioni di euro. Si tratta di un segmento premium di prodotti che vengono vissuti come una sorta di status da parte dei cittadini moscoviti”. La Linea Verde ha cercato un possibile partner russo, “trovandolo in Vegetoria”, commenta Bragotto. Nell'arco di sei mesi, l'alleanza con Vegetoria prevede l’importazione di prodotti dall’Italia per un test di mercato, quindi, forse già entro il 2013, l’avvio di qualche linea di produzione per la preparazione e la vendita di insalate.

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Con chi si rapporta la Russia per l’interscambio di prodotti ortofrutticoli? E per quali prodotti? Questo il quadro presentato in occasione del Green Med Forum di Granada da Vadim Aniskin, editore e direttore della rivista Russiafruit Magazine. CROAZIA: La Croazia è una new entry sul mercato della frutta russo. Nonostante di volumi molto piccoli di spedizioni è un esempio di nuovo esportatore sul mercato russo in rapida crescita. EGITTO: Esporta in Russia arance, patate, cipolle precoci, melograni, uva senza semi Tompson e altri. FRANCIA: mele, cavolfiori e altri ortaggi i prodotti esportati in Russia. Inoltre, alcune aziende francesi sono ben noto in Russia come fornitori di ananas provenienti dall'Africa e dipartimenti francesi d'oltremare. GRECIA: kiwi, pesche e nettarine, uva, fragole e altri. ISRAELE: Peperoni, pompelmi, carote precoci, melograni, avocado e altri. Attualmente si osserva una rapida crescita delle spedizioni di avocado da Israele alla Russia. ITALIA: Mele, kiwi, uva, tutti i tipi di frutti con il nocciolo, diversi tipi di ortaggi MAROCCO: Easy peelers e tutti i tipi di pomodori vengono esportati dal Marocco alla Russia. Maersk Line ha lanciato il suo nuovo servizio Marus Express. È il primo servizio container diretto tra il Marocco e la Russia. Grazie a questo servizio i prodotti freschi del Marocco sono diventati più disponibili per le piccole e medie imprese di Russia. SPAGNA: L’esportazione di ortofrutta dalla Spagna alla Russia comprende tutti i tipi di ortaggi in serra, tutti i tipi di frutta e arance. La varietà più popolare di drupacea spagnole in Russia è la F e b b r a i o

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Al recente Green Med Forum di Granada Vadim Aniskin, direttore di Russiafruit Magazine, ha analizzato le caratteristiche dei Paesi che esportano a Mosca

Diminuisce l’export della Turchia In Turchia le esportazioni di frutta e verdura sono diminuite di circa il 6% rispetto al 2011, arrivando a 3 milioni di tonnellate. Il calo è dovuto principalmente a una più ridotta esportazione di agrumi (-13%), passata da 1,5 milioni tonnellate a un po' meno di 1,3 milioni di tonnellate, mentre le altre esportazioni ortofrutticole sono più o meno invariate rispetto all'anno precedente. In ordine decrescente, i 10 prodotti principali esportati sono: pomodoro, mandarino, limone, arancia, uva, ciliegia, pompelmo, peperone, melagrana e cetriolo, L’albicocca, in undicesima posizione, ha praticamente raddoppiato le esportazioni. Non ci sono sostanziali variazioni nei Paesi a cui sono destinate le esportazioni ortofrutticole provenienti dalla Turchia.

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Russia, chi sale e chi scende nel borsino dei fornitori

pesca piatta di nome Paraguay. SIRIA: Le ciliegie provenienti dalla Siria hanno una reputazione molto buona in Russia. TUNISIA: Frutti tunisini sono presentati sul mercato russo, ma solo in alcuni periodi dell’anno. TURCHIA: La Turchia è il più grande esportatore di frutta e verdura per la Russia. L’export turco in Russia comprende tutti i tipi di agrumi, pomodori, uva sultanina, tutti i tipi di frutta in pietra e altri. L’adesione della Russia all'Organizzazione mondiale del commercio offrirà notevoli opportunità commerciali per gli esportatori stranieri. I produttori e gli esportatori stranieri avranno un accesso al mercato più sicuro a seguito dell’impegno della Russia a non aumentare le tariffe e applicare le misure non tariffarie in modo uniforme e trasparente; Mentre, ha concluso Aniskin, la Russia si è impegnata ad applicare l’accordo sulle misure sanitarie e fitosanitarie, limitando la sua capacità di imporre misure arbitrarie che hanno ostacolato il commercio in passato. www.corriereortofrutticolo.it

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M ondo Spagna, Alberto Garrocho confermato al vertice di Freshuelva. Per lui secondo mandato

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Alberto Garrocho rappresentante dell’azienda Fresón de Palos, nel corso dell’assemblea generale di Freshuelva, è stato rieletto all'unanimità presidente dell'associazione - che guida dal 2009 - e si troverà, quindi, ad affrontare il suo secondo mandato. Primo vice presidente sarà Emilio Gonzalez (Cuna de Platero); come secondo vice presidente è stato designato Christopher Picon (Costa de Huelva). L’Assemblea Generale di Freshuelva ha inoltre nominato i membri della Giunta Direttiva, che torna ad essere composta dalle seguenti società: Fresón de Palos, Cu-

na de Platero, Grufesa, Bonafru, Cobella, Coophuelva, Cartayfres, Condado de Huelva, Productora Corchito, Gorofres, Frutas de Bonares, Freslucena e Agromartín.

In 45 mila da 74 Paesi al Vinitech-Sifel Buoni riscontri dal Salone francese, che aumenta la vocazione internazionale. A giugno appuntamento a Santiago del Cile Con 45.573 ingressi professionali, di cui 5.924 di provenienza internazionale, 800 società che hanno esposto in rappresentanza di 1.000 marche, il Salone Vinitech-Sifel (27 - 29 novembre) ha dimostrato il suo ruolo di appuntamento di rilievo per gli operatori delle filiere vitivinicola e ortofrutticola. Il salone ha confermato il dinamismo di un’industria in grado di adattarsi alle necessità del mercato e di innovare. La qualità dei visitatori è stata apprezzata dagli espositori. Direttori della cantina, responsabili degli acquisti, distributori, consulenti di alto livello hanno scelto Vinitech-Sifel per informarsi sulle novità, incontrare i fornitori e preparare i loro acquisti. I contatti sono stati giudicati interessanti se non addirittura premettenti. Gli espositori hanno messo in evidenza la volontà d’investimento dei visitatori che hanno presentato progetti d’acquisto più o meno importanti. Con il sostegno dei suoi partner dei network Promosalons Inter70

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co, Vinitech-Sifel ha accolto circa 6.000 operatori internazionali provenienti da 74 paesi. Nella classifica dei primi paesi visitatori internazionali vi sono: la Spagna, l’Italia e i Paesi dell’Est. Le progressioni più significative sono state registrate nei seguenti paesi: Stati Uniti, Messico, Brasile, Uruguay, Cina, Svizzera. Sono state accolte 70 delegazioni internazionali con gruppi provenienti dalla Germania, dall’Australia, dalla Cina, dalla Spagna, dagli Stati Uniti, dall’Italia, dal Messico e dal Portogallo. Oltre alla vetrina tecnologica che costituisce il salone, l’informazione e gli scambi con gli esperti della filiera sono indispensabili per il futuro delle aziende. Il successo di partecipazione alle conferenze (una quarantina previste nel programma) e ai workshop sull’attualità, conferma la vocazione di VinitechSifel come piattaforma di scambi al servizio delle due filiere. Oltre 600 persone hanno seguito gli interventi di una ventina di esperti

sui progressi tecnici e scientifici della filiera che si sono svolti nell’ambito di Mondiaviti. Questo Forum di Idee è stato completato, quest’anno, da alcune nuove iniziative quali lo spazio Eco Phyto, che ha permesso agli operatori d’informarsi e di scoprire attrezzature atte a rispondere agli obiettivi della futura regolamentazione che prevede la riduzione di additivi fitosanitari. Le problematiche legate al reclutamento e alla formazione, di fondamentale importanza per la competitività e la sopravvivenza delle aziende, sono state trattate nell’ambito della Sphère des Métiers (584 partecipanti, 136 iscritti al job-dating), un salone dedicato al lavoro e alla formazione organizzato in collaborazione con Vitisphère. Prima dello svolgimento della prossima edizione di Vinitech-Sifel nel 2014, appuntamento nel 2013 con Sitevinitech. Dal 5 al 7 giugno prossimi si terrà, a Santiago del Cile, Sitevinitech Cile. F e b b r a i o

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STATI UNITI

Sempre più prolifica l’area di Mendoza

Mele, l’Asia è un grande business

Produzione in forte crescita nell’area di Mendoza, in Argentina, per la stagione 2012-2013. L’indagine annuale da parte dell’Instituto de Desarrollo Rural prevede una produzione di 667.946 tonnellate di frutta e verdura nella regione. Si tratta della miglior produzione da un decennio, Molto positive pertanto le performances attese per l'annata ortofrutticola. Per esempio le raccolte delle prugne per l’industria sono stimate a 211.103 tonnellate, quattro volte la produzione della stagione passata; quelle delle pesche dovrebbero arrivare a 100.703 tonnellate. Il 2012 chiude con un calo del 7% delle importazioni argentine, anche se l’impatto sará diverso a seconda dei settori.

Eccellenti prospettive per i produttori di mele negli Stati Uniti. Nei prossimi 10 anni Cina e India triplicheranno le importazioni di mele. L'Indonesia raddoppierà la sua domanda e anche altri mercati asiatici (Sri Lanka, Malesia, Thailandia) la incrementeranno notevolmente. E’ la società americana Belrose Inc. che anticipa queste previsioni: Belrose Inc. ha condotto uno studio sulla domanda di importazione di 16 Paesi asiatici. L’aumento del reddito pro capite in Asia genera una maggior domanda di prodotti di qualità e quindi un incremento delle importazioni. Belrose Inc. rimarca le enormi possibilità per gli esportatori americani in questi mercati.

Una ricerca effettuata dall’impresa di consulenza Desarrollo de Negocios Internacionales (DNI) ha determinato che il settore piú colpito per il calo degli acquisti all’estero è quello delle imbarcazioni, che ha registrato un calo del 91%, seguito da zuccheri e confetture (-57%), concimi (-44%), legumi e ortaggi (42%).

CINA

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Ha acquistato meno attrezzature agricole

Import, 60 miliardi di dollari in nove mesi

La bilancia commerciale dell’Algeria ha registrato un surplus di 24,26 miliardi di dollari durante i primi undici mesi del 2012, rispetto ai 23,19 miliardi di dollari per le stesso periodo del 2011, con un incremento del 4,6%. Tale surplus commerciale dovrebbe raggiungere, alla fine dell’anno, 26,3 miliardi di dollari. Le esportazioni dell’Algeria sono ammontate a 66,78 miliardi di dollari rispetto ai 66,53 miliardi di dollari per lo stesso periodo dell’anno scorso, registrando un lieve aumento (0,37%) secondo il Centro Nazionale dell’Informazione e delle Statistiche delle dogane algerine (CNIS). Per quanto concerne le importazioni, queste sono ammontate a 42,52 miliardi di dollari rispetto ai 43,34 miliardi US$ dello stesso

La Cina nel 2011 ha importato 71,53 miliardi USD di prodotti agroalimentari e bevande, segnando un aumento del 28% rispetto al 2010. I prodotti maggiormente importati sono stati soia, oli e grassi, pesce e crostacei. Nei primi nove mesi del 2012, ultimi dati disponibili, si conferma il trend positivo: le importazioni totali hanno raggiunto 59,49 miliardi USD, in aumento del 19,6% rispetto al 2011. Analizzando la graduatoria 2011 dei principali paesi esportatori di prodotti agroalimentari verso la Cina, l’Italia sale al 25mo posto dal 28mo con un valore complessivo di 300 milioni USD, in crescita del 31,8%. L’Italia è il primo fornitore di cioccolato (con una quota del 39,1%) e pasta (19,6%).

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MONDO FLASH

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periodo del 2011, con un calo dell’1,89% secondo il bilancio provvisorio del CNIS. Le importazioni hanno registrato un calo dell’1,89% soprattutto quelle relative ai prodotti industriali (-18,43%) per un valore di 12,10 miliardi di dollari, le attrezzature agricole (-20,22%) per 290 milioni di dollari, i prodotti alimentari (-9,78% con 8,10 miliardi di dollari) e i semiprodotti (-3,36% con 9,46 miliardi US$).

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SCHEDA PRODOTTO

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Emanuele Zanini

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Operatori moderatamente soddisfatti anche se preoccupa la siccità che ha colpito la Sicilia. I consumi interni non brillano e la strada dell’estero è sempre più battuta

numero 2 del 2013

Le buone premesse di inizio stagione sono state confermate anche all’inizio del 2013. La campagna agrumi nel complesso si sta dimostrando soddisfacente. Dal punto di vista commerciale le arance stanno ottenendo delle buone performance grazie anche a una domanda piuttosto vivace, un’offerta nettamente inferiore allo scorso anno che ha influenzato un innalzamento generale dei prezzi. Un altro elemento positivo è la qualità delle produzioni, di livello buono o ottimo a seconda degli areali di produzione. Il ritardo di maturazione delle arance, stimato nella media attorno ai 15 giorni, ha infatti limitato la cascola dei frutti a vantaggio di qualità e produttività. Un’iniezione di fiducia per il comparto tuttavia alle prese ancora con cronici problemi, dalla necessità di aggregazione e maggior organizzazione, al bisogno di creare più azioni promozionali nella grande distribuzione. Per la campagna agrumaria 20122013 la siciliana Oranfrizer punta a mantenere una “strategia di mantenimento”. Per quanto riguarda le vendite, facendo un confronto sui volumi tra il 2013 ed i primi 15 giorni di gennaio 2012 per l’impresa catanese è già possibile rilevare una crescita sensibile. “Le attività dello scorso anno hanno subito le penalità dello sciopero dei trasporti, due settimane in cui l’attività si è concretamente paralizzata. Quest’anno a condizionare la commercializzazione degli agrumi è stato soprattutto l’incremento dei prezzi degli agrumi in campagna, all’origine del ciclo produttivo. Si parla di un innalzamento

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Offerta contenuta, buona qualità: la campagna agrumi parte bene Si consolida l’export verso Est

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dei prezzi di circa 0,20 euro al chilo. Questo incremento – spiegano dall’azienda di Scordia - è dovuto al calo marcato della produzione degli agrumeti”. “Il mercato ne risente e l’effetto è tangibile anche dai consumatori che ritrovano al banco prodotti freschi con un percepibile incremento del prezzo. Ma non tutti i prodotti presentano le stesse caratteristiche qualitative”. Secondo Oranfrizer non sale solo il prezzo per questa campagna 2013, c’è anche una diversa tipologia di incremento: è aumentata la pezzatura media delle arance commercializzate rispetto alla scorsa stagione. “Questa caratteristica del prodotto quest’anno aumenta drasticamente la qualità percepita delle nostre arance rosse, con particolare riferimento all’arancia Moro, la varietà che al momento è la preferita dai principali buyers esEsteri”. Di fronte alle caratteristiche di questa nuo-

va campagna agrumaria, la ditta siciliana ha registrato sul mercato nazionale ed estero una positiva risposta dai clienti storici. Contemporaneamente non si arrestano i test di fornitura per lo sviluppo di nuovi mercati. Ed alla commercializzazione del fresco, in Italia e all’estero, si affianca l’attività di trasformazione e distribuzione delle spremute fresche di agrumi le cui prospettive appaiono più che favorevoli per il 2013. Si prospettano alcuni segnali di crescita in controtendenza rispetto alle difficoltà di approvvigionamento dovute alla carenza di materie prime e all’inevitabile incremento dei prezzi cui tutti i prodotti sono sottoposti. È soddisfatto della campagna in corso Giuseppe Pasciuta, presidente del Consorzio di Tutela dell’Arancia di Ribera Dop, che annuncia: “Se negli altri anni a gennaio il mercato si dimostrava pe73


SCHEDA PRODOTTO

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numero 2 del 2013

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sante e piuttosto asfittico, quest’anno la situazione è diversa. Le difficoltà generali non mancano ma per l’arancia di Ribera i prezzi tengono e le vendite proseguono spedite. La commercializzazione sta proseguendo su tutti i mercati, sia su quello nazionale che sull’estero, dove si sono aperti nuovi interessanti sbocchi. Le esportazioni sono concentrate su Germania, specie con il biologico, Austria, Svizzera, Francia. Ma stiamo sperimentando le vendite anche nel Regno Unito e in Scandinavia. Stiamo inoltre notando – sottolinea Pasciuta – che anche la grande distribuzione sta richiedendo sempre più prodotto, soprattutto quello a marchio Dop e Riberella. Il favorevole andamento iniziale delle varietà “Brasiliano” e “Washington Navel” è continuato in queste ultime settimane”. I punti su cui lavorare per ottimizzare la produzione e le vendite tuttavia non mancano. “Notiamo come il mercato sia eccessivamente concentrato su pochi mesi. Lo scorso anno per esempio i centri di lavorazione a fine marzo erano già chiusi. Il nostro obiettivo – rivela il presidente del Consorzio di Tutela dell’Arancia di Ribera Dop – è allungare il calendario e di commercializzazione, estendendo la stagione partendo a novembre e concludendo a maggio. Oggi invece a novembre si realizzano volumi quasi insignificanti e il grosso della pro-

duzione e vendita avviene tra dicembre e marzo. Per questo stiamo studiando nuove varietà che ci permettano di vendere il prodotto fino ad aprile e maggio”. Per quanto riguarda l’annata in generale Pasciuta conferma la riduzione di quantitativi, anche se in misura minore rispetto alla media, attestandosi per l’arancia di Ribera a un -10% che ha portato la produzione totale a 140 milioni di chili. “Grazie anche a pezzature ottime, all’assenza di problemi fitosanitari, la qualità del prodotto quest’anno è di livello eccezionale. Questo è dimostrato anche da un altro fattore: solitamente circa il 30% del prodotto è destinato all’industria. In questa annata invece la quantità di arance trasformate sarà inferiore al 10% del totale”. Sia con l’arancia di Ribera Dop che con il frutto a marchio Riberella in questa annata si è registrato un notevole incremento di volumi, che ha sfiorato il 100% rispetto al 2011-2012, “grazie anche all’ingresso di nuovi soci e all’interesse crescente del mercato”. Risultati più che confortanti anche in termini di fatturato: “Nel 20112012 – spiega Pasciuta – abbiamo realizzato un giro d’affari di 3,5 milioni di euro. Nel 2012-2013 abbiamo già superato i 4 milioni di euro. Si profila pertanto un raddoppio del valore raggiunto la scorsa annata. Il nostro obiettivo è continuare su questa strada e aumentare la nostra quota di

mercato e la redditività del comparto e dei soci”. Situazione diversa per il comparto delle clementine calabresi, giunte a gennaio alla fine della stagione con la conclusione della raccolta delle varietà tardive, che hanno vissuto un’annata soddisfacente ma solo grazie alle esportazioni. A spiegarlo è Giovanni Mastrangelo, direttore del Consorzio di Tutela delle Clementine di Calabria Igp: “Il mercato in Italia si è rivelato asfittico, bloccato. Ci hanno salvato le vendite all’estero, in particolare nell’Est Europa e nei Paesi Baltici, stabile invece l’export verso Germania e Paesi limitrofi. Gli invii di prodotto in Lituania, Estonia, Polonia e altri Paesi dell’area balcanica e baltica in un solo anno sono aumentati fino al 20%. Ancora tutto da scoprire invece il mercato russo che offre enormi potenzialità di sviluppo e su cui stiamo lavorando per soddisfare l’accresciuta domanda e potere d’acquisto di una buona fetta di consumatori di quelle aree”. La campagna delle clementine calabresi si è chiusa quindi positivamente proprio grazie alle vendite nell’Est, che ha acquistato soprattutto prodotto anche di non prima qualità, caratterizzato da difetti di buccia, con calibri inferiori alla media. L’export dell’agrume sta aumentando anno dopo anno. “Se nell’annata 2010-2011 le esportazioni rappresentavano circa il 30% del F e b b r a i o

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SCHEDA PRODOTTO

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lavorato molto sul biologico che è sempre più richiesto all’estero. I risultati stanno arrivando anche se colmano solo in parte le altre difficoltà di mercato che stiamo riscontrando. A causa della forte siccità di cui parlavo – sottolinea Moschella – il grosso della campagna deve ancora partire (fine gennaio, ndr). Una consolazione arriva dall’elevato livello qualitativo del prodotto che tuttavia ha realizzato rese e volumi inferiori del 10-15% rispetto alla media. I prezzi fortunatamente si sono mantenuti su buoni valori, segnando un +15-20% sul 20112012”. Una delle maggiori preoccupazioni per Moschella è rappresentata dalla continua pressione esercitata dalla Spagna. “In particolare stiamo notando come la grande distribuzione tedesca, da Aldi a Edeka, abbia trasferito buona parte degli ordinativi che ci riservava gli scorsi anni proprio verso il Paese iberico. Questo fattore potrebbe essere la conseguenza della pessima immagine che il comparto siciliano diede di sé l’anno scorso con il fenomeno dei Forconi e il blocco dei trasporti e pertanto delle forniture di prodotto per tre settimane a gennaio e febbraio”. L’arancia Vaniglia di Parlapiano L'azienda Parlapiano Fruit di Ribera (Agrigento) punta sul marchio "Paradiso" attraverso l'arancia Vaniglia apireno di Ribera. Si

tratta, come riferisce Paolo Parlapiano, responsabile marketing e vendite della Parlapiano Fruit di un’arancia dolce, priva di semi e con un gusto delicato e profumato. Si tratta dell'unica varietà di tipo Vaniglia Apireno (senza semi) esistente al mondo, spiega Parlapiano. È caratterizzata da una bassissima acidità, tanto da essere raccomandata alle persone affette da disturbi gastrici, intestinali ed epatici. Inoltre, nonostante sia dolce, contiene una bassissima quantità di zuccheri, per cui si presta ad essere consumata anche da persone diabetiche. L’arancia “Vaniglia apireno di Ribera”, prodotta da dicembre a maggio, è un'arancia bionda senza ombelico, originata da una mutazione gemmaria della vaniglia con seme, avvenuta nel territorio di Ribera, in provincia di Agrigento, e successivamente diffusasi nell'intero comprensorio. “Con questo nuovo marchio puntiamo ad incrementare le vendite attraverso questa nuova “identità”. Per quanto riguarda le altre varietà commercializzate Parlapiano conferma le buone performance realizzate a inizio campagna: “Washington Navel e il prodotto a marchio stanno riscuotendo un buon successo nella gdo che riconosce al prodotto buone quotazioni alla produzione. Le vendite delle arance andranno avanti per tutto marzo”.

numero 2 del 2013

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AGRUMI

totale venduto – afferma Mastrangelo – nel 2011-2012 tale percentuale ha raggiunto il 40%. Nella stagione in corso l’export vale ormai metà delle vendite, a conferma che il trend vede un costante aumento del 10% annuo”. Quest’anno il mercato è stato favorito indubbiamente anche dal calo produttivo, stimato attorno al 20%. Il Consorzio di tutela delle Clementine di Calabria Igp raggruppa un centinaio di soci, che producono il frutto per l’80% a Corigliano e la Piana di Sibari e per il restante 20% tra Lamezia Terme, Rosarno e la Locride. La produzione si attesta tra i 40 mila e i 50 mila quintali. “La qualità del prodotto è stata ottima, i prezzi si sono mantenuti superiori del 10-20% rispetto allo scorso anno - aggiunge Mastrangelo”. La stagione, tuttavia, è partita nella prima settimana di novembre, con una quindicina di giorni di ritardo rispetto alla media a causa del caldo e della siccità dei mesi precedenti. Le vendite sono proseguite fino a gennaio con buoni risultati. Nel complesso – chiude Mastrangelo – abbiamo avuto una stagione leggermente migliore rispetto agli anni passati. Mai come quest’anno si è compreso come le esportazioni siano l’unica chiave di volta per il comparto. Concentreremo soprattutto nell’export i nostri sforzi”. Più preoccupata la visione della stagione per Fabio Moschella, amministratore di Campisi e presidente del Consorzio del Limone di Siracusa Igp. “La fortissima siccità che la Sicilia, specie nel sudest dell’isola, da molti mesi sta accusando sta creando dei notevoli problemi al prodotto, che ha tendenzialmente un calibro piccolo seppur di ottima qualità, e di conseguenza al mercato,. A questo fattore si sommano le difficoltà di vendita in Italia e il cronico problema dei consumi, sempre più ridotti. L’unica voce positiva rimane l’export, dove viene indirizzato quasi esclusivamente il prodotto biologico, l’80%”. “Negli ultimi cinque anni abbiamo

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SPAZIO APERTO

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Come tornare forti e vincenti di Rolando Drahorad*

I nuovi equilibri mondiali richiedono gioco di squadra e grande competenza

La rivoluzione che scuote gli equilibri del mercato ortofrutticolo internazionale può essere paragonata solo all’espansione dei supermercati nei decenni precedenti in Europa. Si tratta dell’emergere di nuovi mercati che vedono un miliardo di persone raggiungere lo standard di vita ormai normale da tempo nei paesi occidentali. Lo afferma in un suo recente corsivo Chris White, direttore di Eurofruit Magazine. Un battere di ali di una farfalla in un certo punto del pianeta, dice, provoca un terremoto nell’emisfero opposto causando un’interdipendenza fra tutte le economie come non la si è mai conosciuta. Come esempi porta la Russia che è diventata il maggior importatore al mondo di mele, l’India che ormai rappresenta il quinto più importante cliente del Washington State, il Brasile che è diventato il miglior cliente per la propria produzione frutticola, la Francia che esporta più mele nei paesi nordafricani del Maghreb che in tutta l’Asia, la Cina che è diventata un produttore high cost e non può più competere in Europa. E l’Italia cosa fa? Purtroppo soffre le conseguenze di anni di staticità. Politiche sbagliate, costi alti, l’emergere di nuovi concorrenti sempre più agguerriti hanno causato la perdita di ogni primato. L’interscambio mondiale di ortofrutta (circa il 7 % della produzione totale) fra il 2000 ed il 2010 è aumentato del 220 % ma la quota italiana si è fermata al +110 %. Dal primo posto siamo stati spodestati dalla Spagna e nelle varie aree ci insidiano USA, Turchia, Cina; ultimamente ci prova anche il Perù. Riorganizzare la squadra L’Italia ortofrutticola ha tutti i fondamentali per tornare competitiva perché: a) produce di tutto e potrebbe produrlo bene, b) ha l’immagine positiva dell’alimentare italiano a sostenerla, c) il know how specializzato è intatto a tutti i livelli e d) la tecnologia avanzata del manifatturiero domina il mercato dei macchinari in tutto il mondo. A Fruit Logistica di Berlino la rappresentanza italiana poliedrica batte tutti, almeno nei numeri. E’ vero che non sempre le palette varietali sono aggiornate, che le istituzioni sono spesso in ritardo, che le infrastrutture lasciano a desiderare e che manca il supporto qualificato dei servizi bancari, assicurativi e promozionali (ICE) ma in fondo in fondo quel che veramente manca è l’organizzazione commerciale. Dove sono le ricerche di mercato approfondite, le schiere di commerciali che conoscono le lingue che girano per gli 80 mercati mondiali che ormai sono potenziali compratori del Made in Italy ortofrutticolo? Io non li vedo. In attesa della grande svolta In tempi di crisi generalizzata, che non intacca solo l’ortofrutta, tempi che impongono grandi cambiamenti, è venuto il momento di ripensare certe impostazioni di fondo. Da un lato le Organizzazioni dei produttori stanno già sprigionando attraverso collaborazioni e fusioni le sinergie latenti. Altre iniziative mirano a concentrare le forze per un miglior

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funzionamento delle collaborazioni fra zone di produzione nazionali ed estere. Ma se, nonostante tutto, i risultati tardano ad arrivare vuol dire che alla base ci sono errori di fondo. Lo si osserva per esempio in Emilia Romagna dove sono già in atto tutti gli strumenti che da anni vengono indicati come risolutori: l’aggregazione dei produttori e la concentrazione dell’offerta. Se anche in questa regione ci sono difficoltà a collocare i prodotti al giusto prezzo e l’unico mezzo finora messo in campo per compensare gli squilibri fra domanda ed offerta è quella di estirpare pescheti, qualcosa non quadra. In presenza di aumento di concorrenza in Europa e di cali di consumi nei mercati tradizionali l’unico metodo per evitare l’eccesso di offerta con conseguenti cali di prezzo è l’esportazione, oggi descritta come internazionalizzazione. La strategia deve pertanto intervenire su questo fronte mettendo in campo tattiche e forze nuove. Da un lato la produzione organizzata dovrebbe finanziare ricerca di mercato e promozione, dall’altro lato si dovrebbe ridare il giusto peso alla distribuzione. Se è vero che vendere ai supermercati significa soprattutto dare servizi è anche vero che i traffici internazionali sono fatti prevalentemente di vero commercio. Ci sono fattori di rischio che uno specialista che si mette in gioco con i propri capitali affronta meglio. In questa fase può venire in aiuto una categoria, quella degli esportatori specializzati, che da troppo tempo è tenuta lontana da ogni compito incisivo. Il fatto che alcuni di loro siano stati costretti a travestirsi da Organizzazioni di produttori per ottenere finanziamenti non ha migliorato la qualità del loro operato ma ha semmai replicato il modello abituato a sostegni impropri. Quella che deve essere nuovamente sprigionata è l’intraprendenza commerciale che in Italia - nonostante tutto - non è venuta a mancare. Per rilanciarla ci vorrebbe solo più liberismo, più egualitarismo, più sostegno. Per giocare in serie A La squadra nazionale ortofrutticola ha bisogno di poter mettere in campo a rotazione tutti i giocatori disponibili ma per questo serve che tutti siano ben nutriti ed allenati per rendere al massimo quando giunge il momento. Il campionato è ormai mondiale ed i giocatori commerciali devono pertanto essere tanti. I mercati nuovi non sono solo quelli classici dei BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) ma anche quelli chiamati CIVETS (Egitto, Turchia, Sud Africa, Colombia, Indonesia e Venezuela) ed altri ancora. Basta conoscere gli uffici vendita degli esportatori olandesi, campioni del mondo di interscambio, per capire quanto sono lontane le strutture italiane dai loro standard. Ma noi abbiamo tutte le potenzialità per partecipare ed anche vincere a patto che tutti remino forte nella stessa direzione. Ultima proposta: riuscire a ripartire come ha fatto 25 anni fa il vino italiano dopo lo scandalo del metanolo: rivedere tutti gli standard interni ed affidare alla nuova ICE una promozione a tappeto su tutti i mercati che oggi contano. *Ncx Drahorad F e b b r a i o

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