Corriere 06 2015 (meno pesante)

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DI

ECONOMIA

ANNO XXIX Nuova serie

Giugno 2015

E AT T U A L I T À D I S E T T O R E

euro 6,00

GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 37135 VERONA - I - TEL. 045.8352317 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n. 46) Art. 1, comma 1. DCB VR

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C orriere Ortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

PROTAGONISTI Giancarlo Minguzzi: “Rinnovamento varietale” PAG. 25

• FIERE Buona la prima per Fruit Innovation PAG. 19

• IV GAMMA Tante novità per rispondere meglio al mercato PAG. 29

• PERE Opera al lavoro sulla campagna in corso PAG. 35

• RUSSIA Confermato il blocco delle importazioni PAG. 45

• PEPERONE Nuove strategie per rilanciare all’estero PAG. 53

daily news: www.corriereortofrutticolo.it

MENSILE



la forza della

deter determinazione rminaazione

la forza delle nostre varietĂ

la forza di Enza Zaden

Andrea Campus (Crop Business Developer Fruity)

enzazaden.it



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CorriereOrtofrutticolo

✍ Lorenzo

Tra crisi greca ed emergenza immiFrassoldati grati la politica si accapiglia in dibattiti sempre più stucchevoli e urticanti per il comune cittadino, che non a caso ormai diserta in massa le urne convinto come è che chiunque governi lo farà a suo danno. Intanto a fronte di una ripresa appena accennata c’è il rischio che a gennaio 2016 l’Iva potrebbe salire dal 22 al 25%: scenario devastante in grado di stroncare qualunque ‘ripresina’. Servirebbero 16 miliardi per esorcizzare questa “Iva monstre” ma intanto le tasse non calano, la spesa pubblica aumenta e di tagli alla burocrazia politico-sindacal-corporativa non v’è traccia. In compenso veniamo sommersi da servizi giornalistici e televisivi sul cibo , sulla biodiversità, sui cuochi-filosofi che ci spiegano come riciclare gli avanzi di cucina ma con stile (mia nonna era un pozzo di scienza in materia). E’ la lunga ombra dell’Expo dove dovrebbe dominare l’agricoltura, invece sulla scena ci sono i cuochi, le multinazionali, gli agrichef e via spadellando. Vogliamo sfamare il mondo tra i padiglioni di Expo, ma intanto le nostre imprese agricole sono ogni giorno meno competitive. E’ l’assetto generale del nostro sistema agricolo a fare acqua da tutte le parti. La gestione regionale dell’agricoltura ormai è sotto processo: abbiamo 21 politiche agricole diverse, che non dialogano tra di loro e producono solo burocrazia. La Conferenza Stato-Regioni non funziona e sforna solo compromessi al ribasso. Le risorse Pac rischiano di non essere spese e molte Regioni finiranno per perdere i fondi comunitari. La nuova Pac 2014-2020 sta partendo malissimo (per la prima volta ci sono aiuti diretti anche ai frutticoltori). Su “Terra e Vita” Angelo Frascarelli parla di “vero disastro…peggio di così non poteva andare”. Sull’Informatore Agrario Antonio Boschetti scrive di “disastro annunciato” a proposito dei ritardi e delle inefficienze dell’apparato pubblico (Ministero e Agea) nell’emanare le regole per le domande degli agricoltori. Questi sono i veri problemi dell’agricoltura italiana che avrebbe bisogno di una grande “operazione verità”, con una burocrazia al reale servizio delle imprese, dove chi sbaglia paga, con uno Stato centrale in grado di avocare a sé funzioni e ruoli che magari la singola Regione non riesce ad esercitare. L’agricoltura va in parte ri-centralizzata dove l’esperienza regionale si è rivelata lacunosa o inefficiente. Ma di tutto questo chiaramente all’Expo non si parla, la linea d’ombra della grande kermesse oscura tutto. Come, per venire a noi, non si parla di ortofrutta, che ha avuto qualche fuggevole momento di celebrità mediatica solo grazie alla first lady americana Michelle Obama e alla sua campagna globale a favore dell’alimentazione sana e di uno stile di vita equilibrato. Adesso tutti scoprono che il sistema ortofrutta Italia G i u g n o

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EDITORIALE

È tutto (o quasi) da rifare

all’Expo non c’è. Che il vino domina, conquista e usurpa l’immagine dell’agroalimentare italiano. Che la stessa agricoltura – intesa come attività primaria produttrice di materie prime alimentari – è solo un lontano ricordo: a furia di parlare di eccellenze, ci siamo dimenticati che per sfamare il pianeta serve anche produrre in quantità materie prime basiche. Sul ruolo dell’ortofrutta e sui limiti culturali dell’evento avevamo scritto in tempi non sospetti. E anche sulla frenesia di convegnite e di forum mondiali che inevitabilmente si trasformano in giganteschi frullatori di aria fritta. Un momento importante si è rivelato invece gli Stati Generali delle Indicazioni geografiche. Dove il ministro ha annunciato misure di lotta all’agropirateria sul web e soprattutto un accordo con le associazioni della Distribuzione moderna (Federdistribuzione, Ancc-Coop, Ancd-Conad) per dare più spazio sugli scaffali ai prodotti Dop e Igp e rilanciarne i consumi attraverso una migliore informazione ai consumatori. Un apposito protocollo è stato siglato, senza però dire di più. Ad esempio quanto è stato messo sul piatto dal Ministero per le campagne di promozione. IL paniere delle Dop e Igp è una grande ricchezza nazionale, però sappiamo tutti che – in particolare per i prodotti Igp – spesso parliamo di niente, di realtà fantasmatiche sul piano produttivo e commerciale. In particolare nel comparto dell’ortofrutta, dove gli esempi virtuosi si contano sulle dita di una mano, e sempre grazie alle capacità di singoli imprenditori/manager . Comunque non voglio essere il solito bastian contrario e dico bene, applausi, a questa iniziativa. Purchè ci dicano quanto il Ministero ci mette di finanziamenti pubblici alle catene della Gdo, quelle stesse catene che – in particolare verso il mondo dell’ortofrutta – continuano ad applicare in barba all’art. 62 della Legge 27/2012 forme più o meno mascherate di ristorni, scontistica, richiesta di contributi a vario titolo, cioè tutte quelle pratiche commerciali sleali che dovevano essere spazzate via proprio dall’art. 62. Nessuno ne parla pubblicamente , ma sottovoce se ne parla eccome. Il mondo produttivo non solleva l’argomento per ovvie ragioni però toccherebbe al Ministero convocare un tavolo sull’argomento anche per fare un adeguato check all’art.62 e valutarne l’attuazione e l’effettiva operatività. Anche qui “operazione verità”.

PUNTASPILLI NOBEL Il premio Nobel Amartya Sen si è detto favorevole agli Ogm (contro la fame), al commercio internazionale e un po’ scettico sul ‘km zero’. Che sia anche lui al servizio delle multinazionali? *

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Fragole, lamponi e ciliegie dell’Alto Adige

In Alto Adige le fragole maturano da giugno a fine settembre, i lamponi da giugno a ottobre e le ciliegie da fine giugno a fine agosto. Crescono in montagna e all’aria pura. Per questo hanno un sapore più intenso, sono profumati, genuini e ricchi di vitamine. www.fragolealtoadige.com


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Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Emanuele Zanini Hanno collaborato: Pietro Barbieri Chiara Brandi Sede operativa via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale: Antonio Felice Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 68 euro per due anni: 100 euro abbonamenti@corriereortofrutticolo.it Chiusura in redazione il 26.06.2015

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Profilo Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio organizzato. Il Corriere Ortofrutticolo è un formidabile, unico e specializzato strumento di raccordo e di informazione per l’intero settore. È presente a fiere in Italia e all’estero dove è diffuso a indirizzi specializzati di oltre 30 nazioni.

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Fruit Innovation, ok la prima

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GENTE & FATTI Spreafico rilancia Dolzago: un’efficiente struttura sulle ceneri della sede bruciata nel 2012 6 Gennaro Velardo eletto presidente di Italia Ortofrutta Cordoglio per Dino Abbascià. Se ne è andato il “padre” dei dettaglianti ortofrutticoli

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Mosca, saracinesche abbassate

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RUBRICHE EDITORIALE È tutto o quasi, da rifare

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L’innovazione spinge la IV gamma a rispondere meglio al mercato

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Opera al lavoro sulla campagna 2015 Aggregazione tra chi è rimasto fuori

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Greenpeace attacca, Assomela risponde 41 La cassetta wood-look che aumenta le vendite

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MONDO 7

BAROMETRO Lieve aumento dell’export nel primo trimestre. Fermi i consumi. Ma si contiua a sprecare cibo per oltre 8 miliardi di euro 8 NOTIZIARIO

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VARIETÀ & MERCATO Come trasformare il sedano da prodotto povero a vincente

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Russia, saracinesche abbassate

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Mondo flash: Spagna, Stati Uniti, Budapest, Francia

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SCHEDA PRODOTTO

ATTUALITÀ Primo Piano-Bilancio di Fruit Innovation A Milano buona la prima 19

MELONE

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PEPERONE

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Primo Piano-Bilancio di Fruit Innovation Confortanti risultati dall’indagine consumer SG Marketing: “È lo stesso consumatore a dire che l’ortofrutta avrà un’importanza maggiore” 20

Diffusione 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Dettaglianti 23%, Produttori 22%, Grossisti 19%, Distributori 12%, Import-export 6,5%, Servizi 5%, Tecnologie e Trasformati 2,5%, Altri 10% G i u g n o

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Primo Piano-Bilancio di Fruit Innovation Fruit Innovation flash 22 Copertina - Protagonisti MINGUZZI. “Rinnovo varietale”

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FATTI

GENTE

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Spreafico rilancia a Dolzago: un’efficiente struttura sulle ceneri della sede bruciata nel 2012 La sede storica di Dolzago (Lecco) del Gruppo Spreafico, fondato nel 1963, è risorta dopo il devastante incendio che l'1 gennaio del 2012 aveva bruciato oltre metà dei magazzini. Il 22 giugno scorso Spreafico ha inaugurato il rinnovato stabilimento. In un incontro organizzato proprio nella nuova struttura di Dolzago i vertici aziendali, rappresentati da Raffaele, Cesare e Mauro Spreafico, accompagnati dai decani dell'impresa, Carlo e Ferdinando, fondatori della ditta assieme al compianto fratello Francesco, hanno spiegato come è avvenuta la rinascita della sede storica dell'impresa. Con l'occasione del rifacimento di buona parte della struttura, il gruppo ha rilanciato realizzando un complesso con avanzate soluzioni tecnologiche nel rispetto della sostenibilità ambientale. Oggi il deposito di Dolzago può contare su una superficie coperta complessiva di 11.051 metri quadrati, a cui si aggiungono 4 mila metri quadri di celle frigorifere e 2.895 metri quadrati adibiti ad uffici amministrativi e commerciali. Il tutto all'interno dei 36.775 metri quadri che rappresentano l'area di proprietà. Con la ricostruzione del deposito sono stati inseriti nell'organico 73 lavoratori raggiungendo le 271 unità per la sede lecchese e le 1.200 in totale. Il fatturato di gruppo è passato dagli oltre 185 milioni di euro del 2011 ai 275 milioni previsti per il 2015 (proiezione al 30 giugno). Il rifacimento della struttura è stato reso possibile anche grazie al finanziamento di 5,6 milioni di euro di Isa, società finanziaria con socio unico il Mipaaf, Ministero delle Politiche Agricole alimentari e forestali, che promuove e sostiene progetti di sviluppo agroindustriale che comportino miglioramenti strutturali. Isa ha www.corriereortofrutticolo.it

Raffaele, Carlo, Ferdinando, Cesare e Mauro Spreafico

partecipato inoltre al capitale sociale con 50 mila euro. “L'incendio è stata l'occasione

per migliorarci ancora”, hanno sottolineato Raffaele, Mauro e Cesare Spreafico.

Gennaro Velardo eletto presidente di Italia Ortofrutta Gennaro Velardo (nella foto) è il nuovo presidente di Italia Ortofrutta. L’elezione, all'unanimità, è avvenuta ieri in occasione dell’assemblea elettiva per il rinnovo delle cariche sociali che si è tenuta a fine giugno a Roma nella sede dell’Unione nazionale. Velardo, 58 anni, campano, è direttore della Aoa, Associazione Ortofrutticoltori Agro di Scafati (Salerno) con una base associativa distribuita oltre che in Campania in altre regioni del Centrosud Italia e che opera prioritariamente nel comparto del pomodoro da industria. Vicepresidente uscente di Italia Ortofrutta, Velardo sostituisce Ibrahim Saadeh. Rimarrà in carica per tre anni. Sono stati eletti come vicepresidenti Andrea Badursi, direttore di Assofruit, e Pietro Fabbri, presidente della Eur.O.P. Fruit. Al loro fianco ci sarà anche Carmelo Vazzana, confermato alla vicepresidenza, ruolo già ricoperto durante il mandato di Saadeh. Nel corso dell’assemblea è stato ridotto inoltre il numero dei consiglieri dell’Unione, passati

da 29 a 21. A breve verrà convocato un consiglio per affidare altre deleghe ai consiglieri. Il nuovo Consiglio e l’Assemblea dei soci hanno unanimemente espresso un vivo ringraziamento a Saadeh per il lavoro svolto in questi anni "che ha consentito all’Unione Nazionale di consolidare il proprio ruolo nonostante le criticità che hanno investito il settore in questo ultimo periodo, confermandosi un importante punto di riferimento per l’intero sistema". “In un contesto come quello attuale - ha detto da parte sua il neopresidente - il tema della rappresentanza rimane un elemento centrale da valorizzare, superando divisioni e particolarismi”. Il Corriere Ortofrutticolo ringrazia Ibrahim Saadeh per l’attenzione che ha riservato al nostro lavoro e formula al nuovo presidente i migliori auguri.

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Dino Abbascià (nella foto), storico presidente nazionale dei dettaglianti di Fida-Confcommercio e leader carismatico del Sindacato dettaglianti ortofrutticoli di Milano, è deceduto intorno alle 23 di sabato 13 giugno dopo una lunga malattia dalla quale, grazie alla sua forte fibra, si era più volte ripreso. Una personalità forte, aperta, dinamica lo ha sorretto per tutta la vita facendolo apprezzare ben oltre la categoria di appartenenza. Veniva dalla gavetta e aveva fondato due negozi di ortofrutta che a Milano erano stati battezzati ben presto ‘boutique della frutta’. Sceglieva ogni notte all’Ortomercato il prodotto migliore e la sua clientela sapeva apprezzare la sua grande professionalità. Nato a Bisceglie, in Puglia, nel 1942, era il "numero uno" dei venditori ortofrutticoli di Milano. Nel 1955, quando aveva 13 anni, era partito da solo in treno per raggiungere a Milano il fratello maggiore Donato, che lavorava come elettrauto. Aveva iniziato come garzone in un negozio di fruttivendolo in via Pacini, a Lambrate, facendo le consegne in bicicletta e dormendo nello sgabuzzino, come ha raccontato lui stesso più volte parlando della sua storia. Ad un certo punto cominciò anche a vendere gelati alla sera all'ex cinema Pacini e poi andò a fare il garzone in un altro fruttivendolo, in viale Tunisia. A 18 anni, con i fratelli (nel frattempo ne era arrivato a Milano anche un altro), prese in affitto la licenza di fruttivendolo per due negozi, in via Montebello e in viale Coni Zugna. Fu l'inizio dell'avventura imprenditoriale. A 25 anni l'ingresso in Confcommercio, poi la Spa tra quattro fratelli, con decine di dipendenti, un magazzino all'ingrosso e un negozio in Porta Nuova. Nel tempo l'azienda si è specializzata G i u g n o

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nella fornitura a catering, hotel, ristoranti, mense e bar. "E' una grave perdita per il commercio milanese e di tutta Italia", ha affermato Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio. "Ha rappresentato la storia di quella Milano capace di accogliere e coinvolgere un'imprenditorialità che si distingue per intraprendenza e nel sapersi costantemente innovare". Sangalli ha ricordato in particolare che Abbascià può essere considerato colui che ha "scoperto" e diffuso la frutta esotica a Milano. Attivo nella solidarietà, aveva anche fondato una scuola in Kenya. Questa la testimonianza di Valentino Di Pisa, presidente Fedagromercati: “Con lui condividevo l'attaccamento al nostro mondo di Confcommercio, che oggi perde, non solo una delle sue figure più importanti e rappresentative, ma soprattutto un grande uomo che è riuscito a far convivere la passione e l'impegno del suo lavoro, che molto spesso cominciava alle due di notte, con la passione per l'associazione a cui dedicava il restante tempo utile delle sue giornate. Aveva un deside-

FATTI

Cordoglio per Dino Abbascià. Se ne è andato il “padre” dei dettaglianti ortofrutticoli

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rio, che nell'ultimo periodo della sua vita mi aveva sempre esternato, quello di far confluire, all'interno di Confcommercio, in un'unica rappresentanza sindacale tutto il settore agroalimentare. Io credo che sia un dovere per tutti noi lavorare con l'obiettivo di realizzare questo suo sogno". Il Corriere Ortofrutticolo ha assegnato a Dino Abbascià, nel giugno 2012, il riconoscimento ‘Protagonista dell’Ortofrutta Italiana’. Alla nostra iniziativa editoriale è sempre stato vicino riconoscendo che tutta la filiera ortofrutticola, dal produttore al fruttivendolo hanno bisogno di informazione, di aggiornamento, di una continua qualificazione professionale. Ricordiamo, in questa triste circostanza, una frase tra le tante che di lui abbiamo riportato. Questa è, appunto, del 2012: “Abbiamo bisogno dei giovani e del loro impegno. A volte la saggezza è un errore. Mia madre era saggia ma io nel 1969 presi la mia strada contro il suo parere. Alla fine, ho avuto ragione. Ai giovani vorrei dire: andate dove vi porta il vostro sentire ma andateci”. www.corriereortofrutticolo.it

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Lieve aumento dell’export nel primo trimestre. Fermi i consumi Ma si continua a sprecare cibo per oltre 8 miliardi di euro Secondo i dati diffusi da FruitImprese a metà giugno relativi al primo trimestre del 2015, l'import-export ortofrutticolo registra un leggero aumento delle esportazioni in volume (1,7%) ed un più consistente aumento in valore (6,3%); analoga situazione per le importazioni che crescono dell'1,3% in volume e del 13,6% in valore. Il saldo è di circa 355 milioni di euro con una riduzione del 7,4% rispetto al primo trimestre del 2014. Complessivamente, nel primo trimestre l'Italia ha esportato oltre un milione di tonnellate di prodotti per un valore di 1 miliardo e 173 milioni di euro. In volume segno positivo solo per la frutta fresca (8,1%) mentre risulta in calo la quota degli ortaggi (-4%), degli agrumi (-2,5%) e della frutta secca (-16,2%). In valore andamento completamente opposto: in calo la frutta fresca (-1,2%) e segno positivo per ortaggi (13,6%), agrumi (7,3%) e frutta secca (17,6%). Per quanto riguarda le importazioni l'Italia ha importato circa 850 mila tonnellate di ortofrutticoli per un valore di 817 milioni di euro. Tra i singoli comparti incremento in volume per la frutta fresca (20,2%) e gli agrumi (38,4%) mentre si registra una diminuzione degli ortaggi (-5,5%), della frutta secca (-10,8%) e della frutta tropicale (-2,3%). In valore segno negativo per gli ortaggi (-7,1%) e positivo per tutti gli altri. Per quanto riguarda il fronte interno, piccoli segnali di ripresa dei consumi anche se rimangono ancora fragili. Secondo l'Istat migliorano le vendite del commercio al dettaglio ad aprile 2015 con una crescita dello 0,7% rispetto al mese precedente e un risultato stabile rispetto ad aprile 2014. In febbraio e marzo si erano registrate delle contrazioni. In generale, i trend rimangono altalenanti: le condizioni delle famiglie non sono cambiate in modo significativo da determinare una decisa ripresa dei consumi. Ma sembra, almeno, di aver toccato il fondo. Negli ultimi sette mesi rilevati da Istat, a volume e su base congiunturale, sono stati registrati 4 dati positivi e 3 negativi. Su base tendenziale, 5 negativi e 2 positivi. Tornando ai dati Istat, rispetto a marzo 2015, c'è un aumento, a valore, dell'1% per i prodotti alimentari e dello 0,5% per quelli non alimentari. L’istituto di statistica, poi, sottolinea che, considerando i

volumi venduti (quindi solo le quantità e non anche i prezzi), si rileva una crescita congiunturale delle vendite al dettaglio dello 0,7% e un calo tendenziale dello 0,5 per cento. I dati sui volumi sono una novità e iniziano ad essere diffusi dall'istituto a partire da questa rilevazione. Circa i canali commerciali, continua la crisi del piccolo commercio: nei primi 4 mesi dell’anno ha perso lo 0,6% delle vendite mentre la grande distribuzione ha guadagnato l’1,3%. All’interno della distribuzione moderna, però, continua l’emorragia degli ipermermercati (-0,6% nei primi 4 mesi), tengono i super (+0,6%) ma volano i discount (+3,3%) e i negozi specializzati (+3,3%), come per esempio la catena “Acqua e sapone”. Malgrado la crisi e i consumi al contagocce, si continua a sprecare. Lo spreco di cibo - dal residuo in campo alla produzione e distribuzione fino allo spreco domestico - vale nel mondo circa 2.060 miliardi di euro, in Italia lo spreco domestico vale lo 0,5% del nostro Pil, oltre 8 miliardi di euro. È quanto hanno ricordato gli esperti di Last Minute Market durante una conferenza in Expo agli inizi di giugno. Ogni settimana vengono buttati nella spazzatura di ogni casa una media di due etti di cibo ancora buono: quasi un chilo al mese. Nella lotta allo spreco l'educazione alimentare è la parola chiave. "Lo spreco del cibo - afferma il sottosegretario all'Ambiente Barbara Degani - deve essere assolutamente combattuto e bisogna insegnare a non sprecare". In questo senso "va fatta un'azione capillare nelle famiglie perché lo spreco maggiore si ha nel frigo di casa". Parole condivide dall'agroeconomista e fondatore di Last Minute Market, Andrea Segrè: "Si spreca ancora molto, ma la tendenza allo spreco diminuisce: non sappiamo se è colpa della crisi, per cui tutti siamo più attenti, o anche l'effetto della battaglia, della lotta che abbiamo messo in campo in questi anni". E aggiunge: "Dovremmo fare uno scatto, fare prevenzione contro lo spreco alimentare e ambientale perché prevenire è meglio che punire". Gli ultimi dati dell'osservatorio rilevano progressi nella cultura ambientale del Paese: il rispetto dell'ambiente è 'una necessità' per un italiano su due (52%) ed è 'un valore' per il 38% degli intervistati.

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Conad non molla e punta sulla crescita per strappare a Coop la leadership della grande distribuzione. La catena dei dettaglianti il 23 giugno ha annunciato alla comunità finanziaria un programma di investimenti di 950 milioni di euro in tre anni che comprende, oltre alla crescita organica, l’acquisizione di pezzi di catene commerciali. Conad dichiara di avere "nel mirino esercizi commerciali indipendenti, le catene locali e quelle di proprietà di gruppi internazionali che potrebbero lasciare il Paese". In passato la cooperativa dei dettaglianti, approfittando delle difficoltà di mercato, ha fatto un intenso shopping di pezzi di catena dell’austriaca Billa, di Lombardini e di vari altri operatori regionali. Ora però sembra puntare anche su pezzi del gruppo Sma-Auchan, alle prese con una crisi durissima. "Abbiamo le potenzialità per investire nello sviluppo anche nel prossimo triennio - sostiene Francesco Pugliese (nella foto) ad di Conad - convinti che, così facendo, saremo sempre più protagonisti, fino a diventare leader”. La galassia Conad ha però bisogno di finanziare la crescita con nuova liquidità (anche se il patrimonio aggregato dicono sia salito da 1,5 a 1,9 miliardi) e infatti da almeno un anno sta trattando per arrivare a un affidamento di una parte del patrimonio immobiliare di Conad a un fondo. Su questo punto Pugliese qualche mese fa avvertiva che "il progetto è in dirittura d’arrivo e saranno coinvolte quattro cooperative su otto". Nel 2014 il sistema Conad ha sviluppato un fatturato di rete pari a 11,7 miliardi di euro e prevede di continuare a crescere fino al 2017 in controtendenza, con un tasso G i u g n o

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medio annuo del 3,9%, a fronte di un piano di investimenti che assegna uno stanziamento di 366 milioni all’anno in corso, di 308 milioni al 2016 e di 276 milioni al 2017.

Assemblea a Gallo nel nuovo stabilimento per CPR System Il 2014 è stata un’annata più che soddisfacente per Cpr System, l’azienda leader italiana degli imballaggi in plastica a sponde abbattibili e riutilizzabili, chiusa con un fatturato di 46,2 milioni di euro, in linea con il 2013. Il patrimonio netto è salito a 31,2 milioni di euro mentre il ristorno è stato di 3,4 milioni di euro. Questi alcuni dei numeri del gruppo presentati il 23 giugno all’Assemblea di bilancio 2014 nel nuovo stabilimento di Gallo (Ferrara), il terzo, inaugurato per l’occasione, e che vede mettere a segno risultati decisamente positivi sul piano economico, nonostante la crisi, con 111 milioni di movimentazioni di casse, 518 mila di mini bins, e quasi 5 milioni di movimenti dei pallet. Nel corso dell’assemblea inoltre è stato sostituito un consigliere di amministrazione: al posto di Rosanna Rossi è entrato Nicola Pizzoli, numero uno dell’omonima impresa di Budrio nel Bolognese. “Se i dati di bilancio – ha dichiarato Maura Latini (nella foto), presidente di CPR System - mostrano un andamento estremamente positivo, nonostante la crisi economica di questi anni, ancora più importanti e ottimistici sono i dati relativi alle innovazioni che l’azienda di Gallo (Ferrara) sta realizzando e grazie alle quali si

evidenziano importanti ricadute anche sull’ambiente e la tutela delle risorse. Ritengo che i passi compiuti da CPR in questa direzione siano una strada giusta da percorrere per garantire la competitività economica insieme alla sostenibilità ambientale”. Con l’inaugurazione del nuovo stabilimento nella sede di CPR System di Gallo si sono realizzati progetti importanti tutti orientati all’efficienza ed al risparmio energetico ed economico. Il nuovo stabilimento concentra, al suo interno, tutto il ciclo di lavorazione delle casse compreso lo stampaggio realizzato dalla ditta Rossi Fratelli e l’utilizzo di materiale da rigranulo, con circa 540 mila chili di plastica rigranulata e riciclata per nuovi imballaggi. Questa attività porta a grandi benefici ambientali e consente una riduzione di costi di gestione. Il risparmio energetico ed economico nel nuovo stabilimento è garantito anche dall’impianto di lavaggio cassette con cogenerazione che consente di creare un circolo virtuoso che sfrutta, per lavare le cassette, il solare termico esistente e consente, addirittura di produrre energia elettrica da utilizzare nelle attività di routine. A fine assemblea il primo presidente di CPR, Marco Salvi, ha ringraziato a nome di tutti l’ex direttore generale Gianni Bonora che ebbe l’intuizione nel 1998 di costruire questa impresa innovativa e che l’ha fatta crescere “con energia, entusiasmo, caparbietà” fino ai successi di oggi. In un video Cesare Bellò ha ringraziato e salutato Bonora ricordando la passione con cui l’ex direttore del CPR promuoveva la sua ‘creatura’ in Veneto.

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NOTIZIARIO

Conad vuole sorpassare Coop: investimenti per 950 milioni

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ARANCIA ROSARIA. PERFETTO EQUILIBRIO TRA GUSTO E BENESSERE. Ricca di vitamine A, B, PP e C, ideale come coadiuvante della cura degli stati influenzali

Ricca di antiossidanti contro l’invecchiamento

Una sferzata di energia, ideale per chi pratica sport

Effetti benefici sulla microcircolazione

Oggi Rosaria è anche una spremuta 100% di arance rosse, sempre fresca e disponibile tutto l’anno.


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CorriereOrtofrutticolo

La Ferrero scommette sulle nocciole siciliane. La multinazionale dell'industria dolciaria, che sul pregiato frutto secco ha basato la sua fortuna, chiede alla Regione Sicilia di individuare cinquemila nuovi ettari di terra dove impiantare le sue coltivazioni. L'opportunità, come riferisce Il Giornale di Sicilia, arriva in un momento in cui la produzione di nocciole nell'Isola è in una fase di espansione. Nel 2014 sono stati prodotti 10 mila quintali, venduti quasi esclusivamente sul mercato locale. Fatturato del comparto quattro milioni di euro. Quest'anno, le previsioni sono in crescita. Come il prezzo, che nel 2014 ha segnato un record: 400 euro al quintale, a fronte di una quotazione normale vicina a 150 euro. L'impennata del valore di mercato, spiegano all'assessorato regionale all'Agricoltura, deriva dalla contemporanea scarsa produzione della Turchia, grande concorrente dell'Italia, ma anche dalla brutta annata di Campania e Piemonte. E in previsione, i cinquemila ettari con il bollino Ferrero, coltivati con la varietà "Tonda di Giffoni", potrebbero portare, a regime dal 2020, milioni di euro nelle tasche dei produttori, posti di lavoro e un ritorno di immagine per il marchio Sicilia.

Oranfrizer cresce e si distingue nella GDO norvegese La giuria norvegese di Klikk.no ha segnalato tra i migliori prodotti sul mercato la spremuta di arance rosse distribuita da Coop Norge e prodotta da Oranfrizer: è risultata infatti tra i primi quattro prodotti in vetta alla classifica G i u g n o

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dei succhi NFC consigliati ai consumatori dai valutatori di Klikk.no. Lo scopo del blind test era consigliare un succo di alta qualità per una buona e sana colazione, il test non teneva in considerazione i succhi da concentrato. Il sito web ha pubblicato gli esiti (http://www.klikk.no/mat/drik ke/article1582948.ece) e specifica che i sommelier hanno puntato l'attenzione solo verso "il vero succo di qualità, non da concentrato, con polpa". In tutto sono stati valutati 16 succhi, tutti disponibili nei vari supermercati del Paese. Ecco il giudizio dei sommeliers per il succo 100% di arance rosse, di origine siciliana, che Oranfrizer confeziona per il private label Coop Norge ed in

conferma questa sua importante presenza sugli scaffali della grande distribuzione norvegese, sia con la spremuta fresca da bere tutto l'anno e da includere in un pasto importantissimo della giornata come la colazione, sia con l'arancia rossa fresca da mangiare. Anche quest'anno in Norvegia siamo riusciti a garantire ai nostri clienti e ai consumatori un esteso calendario di fornitura cominciando le vendite dell'arancia rossa ai primi di gennaio fino a maggio; non è stata una stagione facile, ma ci siamo riusciti e ricominceremo da dicembre con l'ultima new entry tra le referenze Premium scelte da Coop Norge, il Tarocco Ippolito, che sarà già pigmentato a dicembre".

NOTIZIARIO

La Ferrero chiede terreni in Sicilia per produrre nocciole

Aggregazioni nel Sud: alleate Alma Seges e Pomoidea

vendita nell'omonima catena di distribuzione. Il giudizio: "Differs from the other juices naturally because of its color as it is made from red orange. Smells a little similar to grapefruit. Fresh and good balance in acid. Sweet ripe fruit with bitter notes. Lasting taste. A very nice and fresh orange juice" "Differisce dagli altri succhi naturalmente per il suo colore, è a base di arancia rossa. Dall'odore sembra leggermente simile al pompelmo. E'fresco ed ha un buon equilibrio. Una frutta dolce dalle note agri. Ha un gusto deciso. E' un succo d'arancia molto buono e fresco". "Siamo orgogliosi dei riconoscimenti che riceviamo da questo mercato, crediamo si possa ancora fare molto. Oranfrizer - spiega l'export manager Sara Grasso -

Alma Seges e Pomoidea si alleano. Le due organizzazioni di produttori ortofrutticoli del Sud, specialiste in ortofrutta fresca e trasformata, hanno iniziato un percorso che le porterà, entro la fine di quest'anno, alla nascita di una organizzazione comune. I circa 500 produttori aderenti alle due OP avranno così a disposizione una grande struttura tecnica e commerciale, sia per il prodotto fresco che per quello trasformato. Alma Seges, con circa 40 milioni di fatturato, è una delle realtà più importanti a livello nazionale nell'ortofrutta fresca. Le aziende associate operano nelle zone ortofrutticole più rappresentative del mezzogiorno d'Italia, in particolare nella Piana del Sele (provincia di Salerno), nel Casertano e in Puglia (Terra di Bari e murge tarantine). I circa 70 milioni di Kg di prodotti commercializzati vengono selezionati e condizionati in 10 stabilimenti. Il magazzino centrale è ubicato in Eboli, località Campolongo, cuore della www.corriereortofrutticolo.it

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Notiziario Piana del Sele. Pomoidea è, anch'essa, una delle OP più importanti nel campo del pomodoro da industria; opera infatti al centro del distretto agroindustriale che si sviluppa nelle provincie di Napoli e Salerno, bacino storico di produzione e trasformazione del pomodoro. E' partner di industrie conserviere leader sul mercato. Gestisce circa 2 milioni di quintali su una superficie di 2.500 ha, fattura circa 20 ilioni di euro. Le 12 cooperative associate hanno proprie strutture, oltre che in Campania, anche in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Lazio, Molise, Puglia, Toscana e Umbria. Dalla unione delle due OP nascerà quindi una Organizzazione completa (fresco e industria) che, con le nuove adesioni già previste alla OP unitaria, prevede per il 2016 una fatturato di oltre 70 milioni di euro. Sono previsti due poli operativi:

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il polo del fresco presso la sede di Eboli e il polo del trasformato presso la sede di Angri.

Melinda crea ‘Amici di Melinda’ nuovo marchio per i frutti di bosco Dal 12 giugno c'è un'importante novità firmata Melinda dedicata a chiunque cerchi l'intera gamma di frutti rossi italiani. Accanto alle ciliegie, alle fragole ed ai frutti di bosco Melinda, prodotti rigorosamente nelle Valli di Non e di Sole, il Consorzio che ha dato il nome alla più famosa fra le mele italiane, lancia ora "Amici di Melinda", una selezione di frutti rossi garantiti dal nuovo brand. "Amici di Melinda" è un marchio che porterà i migliori frutti di bosco italiani sulle tavole di tutto il Bel Paese, certifican-

done la qualità rigorosamente italiana al 100% unendo le fragole, i lamponi, il ribes e le more della Val di Non ai migliori mirtilli prodotti in Italia. "Amici di Melinda - sottolinea Michele Odorizzi, presidente del Consorzio Melinda - si propone all'attenzione del mercato italiano come il marchio che testimonia la massima qualità dei frutti di bosco scelti fra le migliori pro-

duzioni italiane per affiancare il made in Val di Non. E' la base di partenza per nuove collaborazioni con realtà produttive italiane di eccellenza e ci auguriamo sia soltanto l'inizio di future collabo-

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SIPO lancia sette referenze di verdure di Romagna Sipo ha lanciato a inizio giugno le 'Verdure di Romagna' nei supermercati e ipermercati italiani. Rispettando la filosofia intrapresa fin dalla sua fondazione negli anni '50 di valorizzazione

dei prodotti ortofrutticoli, l'azienda ha messo a punto un'offerta distintiva di ortaggi coltivati in Romagna, nelle Province di Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna. L'assortimento iniziale, che verrà ampliato alla prossima stagione produttiva, è formato da 7 referenze: cuori di sedano, carote, cardo, fiori di zucca, cavolo riccio, cavolo nero e coste di sedano verde. I nuovi prodotti sono contraddistinti da un packaging distintivo con un'etichetta che riporta l'immagine della Regione Emilia Romagna e sono disponibili sia in vassoio che in busta flow-pack (in formati che vanno da 80 grammi per i fiori di zucchina a 600 grammi per le carote). La commercializzazione nei punti vendita avviene solamente nella stagione vocata, secondo il calendario produttivo, preservando l'ecosistema e la filiera agricola. "Siamo convinti - sottolinea Mas-

similiano Ceccarini, general manager SIPO Group - che le Verdure di Romagna saranno apprezzate dai consumatori delle nostre zone e di altre Regioni, proprio per la peculiare storia agricola delle terre di Romagna. Il nostro obiettivo è di valorizzare non solo gli ortaggi freschi del territorio ma anche la sua cultura e la gran-

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razioni che faranno diventare sempre più numerosi gli Amici di Melinda". Così come nessuna mela diventa Melinda per caso, ma solo grazie alle rigorose attenzioni delle 4.000 famiglie della Val di Non, allo stesso modo assicurano al consorzio - solo i migliori frutti di bosco che saranno selezionati da Melinda per la loro alta qualità e provenienza certificata, si potranno fregiare del marchio Amici di Melinda.

de tradizione eno-gastronomica". Azienda di produzione, lavorazione e commercializzazione di prodotti ortofrutticoli freschi di I e IV gamma, SIPO è presente sul mercato con la linea Sapori del

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mio Orto per la distribuzione Retail e HoReCa e con la linea SIBionda di insalate biologiche. Le verdure provengono da coltivazioni dirette in campo aperto e in serra seguite direttamente dall'azienda che utilizza disciplinari di produzione al fine di limitare l'utilizzo di fitofarmaci. Il lavoro quotidiano è basato sulla presenza di sistemi produttivi sicuri e moderni, sulla ricerca di prodotti di alta qualità e sull'attenzione alle esigenze del consumatore.

Agrinsieme trova ulteriore slancio con l’ingresso di Copagri Con l’ingresso il 9 giugno di Copagri si è rafforzata Agrinsieme al punto di essere diventata ormai l’interlocutore numero uno per chiunque voglia rapportarsi con l’agricoltura italiana, a partire dal mondo politico. Sono infatti salite a sei le Organizzazioni legate da un accordo interassociativo, che operano in modo coordinato ed unitario: CIA, Confagricoltura, Copagri (come organizzazioni professionali); Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative e Legacoop Agroalimentare (come centrali cooperative, a loro volte riunite nella sigla Alleanza delle Cooperative Agroalimentari). “Le varie organizzazioni del Coordinamento - ha commentato il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi - hanno saputo integrare storie e patrimoni di valori che non vengono annullati, ma esaltati in una strategia unitaria fortemente orientata al futuro. Siamo un raggruppamento inclusivo. Le nostre porte sono aperte a quelle organizzazioni che si riconoscono nella nostra visione dell’agroalimentare italiano”. Da parte sua Dino Scanavino, presidente CIA e dal 9 giugno coordinatore nazionale di Agrin16

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sieme, ha aggiunto: “Ci accingiamo ad assumere il compito di coordinamento con la consapevolezza del lavoro importante ed equilibrato svolto da Mario Guidi e delle nuove sfide che ci attendono. Il mio pensiero va a Giuseppe Politi, primo coordinatore e strenuo sostenitore della necessità del processo unitario della rappresentanza agricola. Due le priorità: accompagnare e sostenere le imprese in una fase economica e sociale difficile; promuovere e sviluppare sempre più le forme di aggregazione economica”. “La ragione della nostra adesione ad Agrinsieme è nella stessa natura di Copagri, che è nata come aggregazione di diverse associazioni - ha infine commentato il presidente Franco Verrascina -. L'unità è nel nostro Dna, per questo abbiamo deciso di fare questo sostanziale passo avanti nella nostra storia e in quella dell’agricoltura italiana. Aderiamo ad Agrinsieme per semplificare la rappresentanza delle imprese agricole. Unità è ciò che chiedono i produttori”. Il documento programmatico di Agrinsieme parla del resto chiaro: attuare politiche di rafforzamento dell’impresa per modernizzarla e favorirne l’aggregazione in strutture economiche fortemente orientate al mercato; organizzare le filiere; sostenere l’internazionalizzazione delle imprese; svolgere una sistematica azione di semplificazione burocratica, diretta a ottenere il

riordino degli enti e delle tecnostrutture operative, sia in ambito nazionale sia in quello regionale; rilanciare la ricerca e le politiche di supporto al trasferimento dell’innovazione; sostenere il ricambio generazionale; definire strumenti per il credito (puntando pure su politiche innovative relative a strumenti assicurativi e fondi mutualistici); incamminarsi sulla strada della corretta gestione delle risorse naturali (suolo ed acqua), per coniugare produttività e sostenibilità e per valorizzare il ruolo delle aziende agricole anche nel campo delle energie rinnovabili e dei servizi eco-ambientali; proseguire nell’aggiornamento del quadro normativo di riferimento a livello europeo, nazionale e regionale.

Accordo per dare più spazio a DOP e IGP nei supermercati Più spazio ai prodotti Dop e Igp nei punti vendita della grande distribuzione organizzata. E’ quanto prevede il protocollo d’intesa siglato il 15 giugno tra il Ministero delle Politiche Agricole e le associazioni della grande distribuzione per garantire una migliore informazione dei consumatori e favorire nei punti vendita una più facile individuazione dei prodotti. L’intesa è stata firmata in occasione degli Stati generali delle InG i u g n o

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dicazioni geografiche italiane. Il Patto, firmato dal ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina (nella foto), ha un unico obiettivo: il rilancio dei consumi interni. “L’accordo siglato con la Gdo – ha spiegato – darà una spinta al rilancio dei consumi dei prodotti a denominazione in uno dei mercati più importanti a livello nazionale, come quello della grande distribuzione”.

Il protocollo – a cui hanno aderito associazioni come Federdistribuzione, Ancc-Coop e Ancd-Conad – servirà a garantire una migliore informazione dei consumatori e a favorire una più facile individuazione dei prodotti Dop e Igp nei punti vendita, tramite l’incremento nei supermercati degli spazi dedicati e campagne come “La settimana delle DopIgp”.

L’assemblea ordinaria dell’ANDMI (Associazione Nazionale Direttori Mercati all’Ingrosso Italiani) riunitasi a Foligno ha riconfermato per acclamazione, Pietro Cernigliaro alla presidenza. Vicepresidenti sono stati eletti Mauro Ottaviano del CAR di Roma e Marco Hrobat dell’Ortomercato di Brescia. Nell’assemblea è stato discusso un progetto di rilancio del comparto dei mercati agroalimentari, all’ingrosso e al dettaglio, "in un momento particolarmente critico per l’economia nazionale ed internazionale e particolarmente innovativo per il settore distributivo dominato dalla GDO".

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Andmi: Cernigliaro confermato, Ottaviano e Hrobat i vice

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A Milano buona la prima Ha chiuso i battenti il 22 maggio, nei padiglioni 9 e 11 di Fieramilano, la prima edizione di Fruit Innovation, la nuova fiera internazionale dell’ortofrutta, focalizzata su innovazione e internazionalizzazione. Gli organizzatori, Fiera Milano e Ipack-Ima spa, valutando positivamente il debutto di Fruit Innovation, hanno annunciato ufficialmente le date della seconda edizione, che si svolgerà da mercoledì 4 maggio a venerdì 6 maggio 2016 nei padiglioni 1 e 3 di Fieramilano. Anche per gli espositori, che sono stati oltre 230, il bilancio di Fruit Innovation 2015 è positivo. Unanime il consenso raccolto sulla location e sull’organizzazione, forte l’adesione da parte della gdo italiana, buono l’andamento del buyers programme con i compratori esteri, interessanti le presentazioni che si sono susseguite nei tre giorni all’Innovation Corner e di spessore i due seminari focalizzati sulla valorizzazione G i u g n o

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Oltre 230 espositori. Unanime consenso su location e organizzazione, forte adesione della Gdo italiana, buono l’andamento del Buyers Programme del reparto ortofrutta nei negozi della gdo. Archiviato positivamente l’esordio, si è già al lavoro per l’organizzazione della prossima edizione. La cabina di regia si riunirà il 15 luglio a Bologna non solo per gettare le basi della seconda edizione ma anche per concretizzare l’obiettivo di essere uno strumento di riflessione e di proposte per l’intera filiera ortofrutticola italiana. Il debutto di Fruit Innovation ha proprio dimostrato che una regia della filiera ortofrutticola ha senso e si può fare. Il 20 maggio l a manifestazione si è aperta con il “botto” di una conferenza molto partecipata e interessante, moderata dal giornalista di Sky Gianluca Semprini, introdotta

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La nuova fiera ha chiuso con un bilancio positivo

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dai saluti dell'amministratore delegato di FieraMilano Corrado Peraboni e dell'assessore al commercio della Regione Lombardia, Mauro Parolini. All'evento hanno partecipato i principali rappresentanti della filiera ortofrutticola italiana, oltre al presidente di Fruit Innovation Francesco Pugliese, al presidente dell’ICE Riccardo Monti, all’amministratore delegato di Ipack-Ima spa Guido Corbella e a Luca Bianchi del Ministero delle Politiche Agricole. E’ stato un confronto franco e aperto - che ha sorpreso lo stesso rappresentante ministeriale - tra Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, Nicola Cilento, componente della Giunta esecutiva nazionale di Confagricoltura, Marco Salvi, www.corriereortofrutticolo.it

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Confortanti risultati dell’indagine consumer SG Marketing: “È lo stesso consumatore a dire che l’ortofrutta avrà un’importanza maggiore” I dati parlano chiaro: i consumi di ortofrutta negli ultimi 15 anni sono crollati (con un'erosione di 130 chili di ortofrutta a famiglia). Ma ciò che è più sorprendente è che i dati dicono esattamente il contrario di quello che pensano i consumatori. Chi compera ortofrutta è convinto di consumarne di più rispetto al passato. Gli acquirenti di frutta e ortaggi quindi sono disponibili a consumare prodotti ortofrutticoli ma non lo fanno. Perché? È stato questo lo stimolo da cui è partito il convegno del 22 maggio organizzato da Sg Marketing a Fruit Innovation incentrato sul racconto del valore del prodotto ortofrutticolo sul punto vendita. L'incontro, coordinato da Claudio Scalise di Sg Marketing, ha offerto spunti molto interessanti al numeroso pubblico presente composto da operatori provenienti dai diversi anelli della filiera con l'ambizioso obiettivo di ridefinire i valori dell’ortofrutta italiana per migliorare la relazione tra il consumatore e il punto vendita. Secondo Scalise “se l'intento è quello di creare valore all'ortofrutta non dobbiamo pensare di rincorrere i volumi che si sviluppavano 10-15 anni fa. Negli ultimi anni - ha sottolineato - i componenti delle famiglie sono calati, abbiamo assistito ad una destrutturazione dei pasti e un cambiamento di consumo con una progressiva razionalizzazione delle quantità e una riduzione degli sprechi, dovute principalmente alla crisi”. “Il cibo – ha aggiunto Scalise - è tornato al centro delle relazioni attraverso programmi tv dedicati e al successo degli chef, a cui si aggiunge un numero crescente di community dedicate al food. Senza dimenticare il boom del vegetarianesimo, che in Italia conta ben 8 milioni di seguaci. Un panorama - ha affermato il

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direttore di Sg Marketing - che consente alla filiera, dalla produzione alla distribuzione di giocare le sue carte”. Salvo Garipoli e Raffaello Bernardi, consulenti di Sg Marketing, hanno riportato i dati di un'analisi consumer condotta per capire meglio come si comporta il consumatore in rapporto al ruolo dell'ortofrutta e alla sua gestione all'interno del punto vendita anche attraverso studi effettuati direttamente nei punti vendita di alcuni retailers internazionali. Dallo studio sono emersi elementi incoraggianti per gli operatori del settore. “Il consumatore - è stato sottolineato - ci sta dicendo che il ruolo dell'ortofrutta nel pasto in futuro avrà sempre maggiore importanza”. Una considerazione derivata dal fatto che i numeri parlano di una progressiva riduzione del consumo di carne a favore dei legumi, e della sostituzione dei carboidrati con frutta e ortaggi. La percezione dei consumatori ad un aumento degli acquisti ortofrutticoli e ad un riavvicinamento alla categoria è dovuto, secondo lo studio, all'accresciuta attenzione a temi quali il salutismo e il benessere, al “fattore vegan” e alla consapevolezza che il consumo quotidiano di ortofrutta sia insufficiente. L'analisi si è focalizzata anche sui comportamenti dei consumatori nel reparto ortofrutta dei supermercati esteri al centro dell'inchiesta che ha individuato tre temi centrali nelle decisioni di acquisto: l'accessibilità del prodotto (determinata dal prezzo), il benessere e la garanzia delle produzioni. Elementi che costituiscono “un'esperienza di consumo”. Prezioso inoltre il contributo fornito da un pannel di insegne nazionali che hanno portato la loro testimonianza sul lavoro effettuato nella valorizzazione del-

l'ortofrutta nei loro punti vendita, una categoria strategica per la grande distribuzione. A testimoniarlo è un dato su tutti: il 66% degli acquisti di frutta e verdura avviene in gdo. Nadia Caraffi, category ortofrutta di Coop Centrale Adriatica, si è soffermata sulle politiche adottate dalla catena incentrate su territorio, tradizione, lavoro e gusto per dare valore al comparto, anche attraverso la formazione ad hoc di addetti al reparto. A livello commerciale Caraffi ha sottolineato come la Centrale non adotti più offerte a volantino per l'ortofrutta (a parte IV gamma e prodotti trasformati) ma preferisca puntare su prezzi convenienti tutti i giorni. Massimo Silvestrini, direttore sviluppo vendite e formazione PFT Market di Carrefour, ha presentato il format studiato per valorizzare l'ortofrutta, “reparto di benvenuto” all'interno dei punti vendita del retailer, puntando su differenziazione dalla concorrenza (con fornitori locali, servizio ad hoc per le eccellenze, qualità (ricerca delle eccellenze ortofrutticole, esposizione valorizzante) e la modernità (strutture innovative). Gian Marco Guernelli, category manager ortofrutta di Conad, ha parlato delle linea Sapori&Dintorni focalizzata sulle specialità e in fase di sperimentazione per diventare insegna. La linea, attraverso il legame con la territorialità e l'attenzione alla qualità, punta a rappresentare sul punto vendita la regione, il territorio e la tradizione. Gabriele Nicotra, direttore acquisti di Unes Supermercati, ha raccontato come la catena allestisca il reparto come un mercato per soddisfare il cliente. “Progetti – ha concluso Scalise – che hanno un obiettivo finale: accrescere la marginalità della filiera”.

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Francesco Pugliese ha presieduto l’opening conference del 20 maggio esortando la filiera ortofrutticola a stringere le maglie e fare sistema

competitore del nostro Paese. Per Ambrogio De Ponti innovazione vuol dire “aiutare i soci produttori di Unaproa ad essere competitivi sui mercati esteri”, mentre per Valentino Di Pisa “innovare significa trasformare i Centri agroalimentari in piattaforme informatizzate in grado di dare servizi, integrandosi a monte con la produzione e a valle con le catene della gdo. Auspico si concretizzi un progetto di filiera che colga l’opportunità offerta dai nostri Centri agro-alimentari”. Il leader di FruitImprese Marco Salvi ha sottolineato che “in una fiera per le aziende quello che conta è la presenza dei buyers esteri. Finalmente con Fruit Innovation è stato impostato un lavoro che va nell'ottica di fare sistema. Serve condividere un progetto comune. Questa manifestazione va nella direzione giusta. Abbiamo una grande opportunità”. “L'innovazione ci è imposta dai mercati – ha aggiunto Marco Salvi -. L’alleanza tra i vari anelli

Interessanti presentazioni all’Innovation Corner, di spessore i due seminari sulla valorizzazione del reparto ortofrutta

della filiera è una grande occasione per aumentare i consumi”. Il dibattito sull’innovazione ha dato un articolato contributo al tema. Secondo Pugliese, “per creare innovazione non bisogna inventare qualcosa. È una variazione sul tema: significa trovare gli elementi di miglioramento della nostra attività. Innovazione può essere portare in modo diverso lo stesso prodotto, con le stesse caratteristiche intrinseche, sulla tavola. Per l'ortofrutta l'elemento distintivo non è solo l'occhio ma anche il gusto. Un'albicocca che sa di patata non funziona”. Sia De Ponti che Enrico De Corso hanno ribadito su questo punto che il gusto ovvero la qualità data dal prodotto che sta sulla pianta fino alla sua maturazione ottimale, costa fatica al produttore e andrebbe remunerata per quello che vale mentre spesso non è così. La soluzione, anche in questo caso, sono politiche e scelte concordate di filiera. Anche De Corso ha poi sottolineato l’importanza dell’internazionalizzazione attraverso iniziative come Fruit Innovation. "Fruit Innovation non è solo a una fiera di tre giorni, ma un impegno che si prolungherà per tutto l'anno attraverso gli orientamenti e le indicazioni che verranno dalla nostra cabina di rewww.corriereortofrutticolo.it

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presidente di FruitImprese, Ambrogio De Ponti, presidente di Unaproa, Valentino Di Pisa, presidente di FedagroMercati ed Enrico De Corso, direttore di Fedagri Confcooperative Lombardia. Francesco Pugliese ha spronato il mondo dell'ortofrutta ad essere più unito. “Siamo un gruppo che rappresenta tutta la filiera, dal mondo della produzione a quello della distribuzione, e che ha superato gli steccati della divisione. Questa fiera vuole essere il punto di partenza di un nuovo dialogo nella filiera, il luogo da dove si lancia un messaggio nuovo”. L'ad di Ipack-Ima Guido Corbella ha posto gli obiettivi di Fruit Innovation, una rassegna che ha visto la partecipazione di oltre 230 espositori provenienti da 15 Paesi (con 61 aziende delle tecnologie, la IV gamma al gran completo), 30 buyers da 21 Paesi oltre alle delegazioni estere raggruppate dall'Ice. “La cabina di regia – ha spiegato Corbella - era nata per orientare la mostra, ma data la sua rappresentatività ha tutti i numeri per agire come un vero strumento di politica industriale al servizio del comparto. È una fiera che punta alla promozione e all'innovazione sui mercati internazionali. Nei prossimi tre anni – ha aggiunto – vogliamo allinearci a fiere come Fruit Logistica a Berlino e soprattutto a Fruit Attraction a Madrid. Siamo partiti solo nove mesi fa. L'esordio è soddisfacente”. Roberto Moncalvo ha sottolineato l’opportunità offerta da Fruit Innovation: “Questo è il luogo giusto per far esplodere alcuni percorsi intrapresi con i mercati all'ingrosso e con la grande distribuzione”. Nicola Cilento ha sottolineato l’importanza dell’ortofrutta nell’economia agricola italiana aggiungendo che la qualità è risultato di diverse componenti, a partire dalla sostenibilità economica. Una politica di filiera non può prescindere dall’attenzione ai costi che la produzione deve sostenere, in Italia molti più alti che in Spagna, primo

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UNAPROA protagonista con "L'ortofrutta nell’arte” Alimentazione e arte quali aspetti identitari dell'eccellenza italiana. È puntando sulla forza di questo connubio che si è svolta a Milano la campagna di informazione e promozione di UNAPROA (finanziata con il contributo dell'Unione europea e dello Stato italiano) "Nutritevi dei colori della vita", con l'allestimento della mostra L'ortofrutta nell'arte: emozioni a colori (mostra di capolavori pittorici dal ‘500 all'arte moderna). Si è trattato di una innovativa proposta artistica, con la frutta come protagonista, presentata in un contesto del tutto inedito: la rassegna di settore Fruit Innovation. L'idea alla base dell'iniziativa è stata quella di associare elementi emozionali, quali l'espressione artistica e particolari atmosfere suggestive (olfattive e musicali), ai prodotti di frutta e verdura che accompagnano la nostra vita quotidiana. Un connubio raccontato attraverso oggetti d'arte (dipinti, un gioiello e un libro del '500) in una visita guidata condotta da un'esperta d'arte. "Il nostro territorio – spiega raccontando il progetto il presidente di UNAPROA Ambrogio De Ponti – ci dona i frutti della natura e i frutti della cultura, intrinsecamente legati perché nati dalla stessa terra. Con questa mostra allestita in un contesto, quale quello di Fruit innovation, espressamente dedicato a un settore vitale ed essenziale come quello ortofrutticolo, abbiamo voluto creare un'occasione per riavvicinare questi due elementi, artistico e naturale, che profondamente modellano chi siamo. Valorizzare Agricoltura e Arte - sottolinea De Ponti - significa valorizzare patrimoni che ci arricchiscono e che formano la nostra identità". Le visite alla mostra sono state uno degli elementi di maggiore curiosità e successo di Fruit Innovation.

Presentato il codice a barre che racconta il prodotto Conoscere la tracciabilità, il numero del lotto e la data di scadenza di un prodotto ortofrutticolo sugli scaffali di un supermercato non è mai stato così facile grazie al GS1 DataBar. Si tratta di un codice a barre lineare leggibile dal registratore di cassa e creato sotto forma di etichetta dalle bilance dopo aver pesato la merce. I punti vendita della GDO potranno così fornire al consumatore tutte le informazioni sul prodotto con più semplicità. Il nuovo codice a barre è stato presentato da Indicod-Ecr – GS1 Italy, durante una tavola rotonda organizzata da Retail Watch nel corso di Fruit Innovation. Il sistema GS1 è un sistema integrato di standard globali per l’identificazione e la

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comunicazione. Fornisce informazioni relative a prodotti, beni, luoghi e servizi con l’obiettivo di migliorare il servizio e la soddisfazione del cliente. Il consumatore oggi non è più solo l’anello finale della catena che dal produttore passa per il distributore: è sempre più esigente e attento nella scelta dei prodotti della sua spesa quotidiana. Nel tempo i partner commerciali hanno imparato a collaborare e sfruttare al meglio le sinergie dell’azione congiunta e della condivisione proprio per migliorare il servizio al consumatore attraverso l’adozione di questi strumenti innovativi. Nuove soluzioni che garantiscono qualità e sicurezza in un mercato sempre più globale attraverso vantaggi chiari che si tramutano in processi operativi più veloci, scambio di informazioni on line, logistica più efficiente. Perché il codice a barre è espressione di innovazione ed efficienza. In futuro queste soluzioni contribuiranno a migliorare anche il trasferimento di informazioni al consumatore finale.

Con Bestack la nuova frontiera del packaging di cartone In un mercato come quello degli imballaggi, che solo in Italia vale 2 miliardi di confezioni, è ancora possibile innovare? Bestack, consorzio attivo nella produzione di imballaggi in cartone ondulato per ortofrutta, ha dimostrato come lo spazio per l’innovazione sia ancora ampio e ha scelto la vetrina milanese di Fruit Innovation per raccontare i frutti di un progetto di ricerca durato tre anni e realizzato in collaborazione con l’Università di Bologna. Presso l’Innovation Corner di Fruit Innovation, Lorenzo Siroli, del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari di Bologna e Claudio Dall’Agata, direttore di Bestack, hanno preso la parola esponendo gli esiti del progetto che, negli auspici di Dall’Agata, porterà alla realizzazione e commercializzazione di imballaggi innovativi entro fine 2016. Partendo da una comparazione tra prodotti ortofrutticoli conservati e movimentati in imballaggi di plastica, piuttosto che in cartone tradizionale, si è preliminarente dimostrato come il secondo, anche in condizioni ideali di mantenimento della catena del freddo, rappresenti con numeri (e fotografie) alla mano il veicolo ideale per l’imballaggio di prodotto fresco. Tuttavia, la vera novità presentata da Bestack, sono stati gli studi su una nuova tipologia di imballaggio (il cosiddetto 'imballaggio attivo'), capace di unire i tradizionali benefici del cartone alle proprietà di olii essenziali in grado di combattere l’insorgenza delle cariche macrobiotiche. I risultati sono stati sorprendenti, con una shelf-life eccezionalmente lunga.

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La Calabria propone le sue idee per il futuro Si è tenuto presso l'Innovation Corner di Fruit Innovation un affollato workshop organizzato dalla Regione Calabria dedicato alle filiere ortofrutticole moderato dall’agronomo Giuseppe Perri. I gap sono tanti - logistica e aggregazione tra tutti - ma le basi su cui puntare non mancano. Sul podio hanno infatti sfilato i rappresentanti delle diverse OP e dei vari Consorzi (Consorzio di Tutela della Patata della Sila Igp, Consorzio della Cipolla Rossa di Tropea Calabria Igp, Consorzio Tutela del Bergamotto, OP Natura, per citarne alcuni) che con entusiasmo hanno riferito del successo ottenuto dai loro prodotti. La produzione ortofrutticola occupa oltre 80 mila ettari di superficie coltivabile e rappresenta il 35% della PLV agricola regionale. Numeri importanti non adeguatamente sostenuti dalle infrastrutture - la logistica rappresenta infatti uno dei problemi più gravi per la crescita del comparto - e tantomeno dal livello di aggregazione (appena del 23%). Puntare sullo sviluppo della piattaforma logistica di Gioia Tauro, affinché diventi un importante centro di scambio, e lavorare per un nuovo PSR che premi chi sceglie di aggregarsi sono le prerogative delle Istituzioni locali, sostenute dai deputati Orlandino Greco e Franco Sergio.

Venice Green Terminal si lancia in Adriatico "Qual è il motivo della partecipazione di VGT a Fruit Innovation? Creare nuovi contatti, certo, ma perché proprio alla fiera dedicata all'innovazione?", ha esordito così Claudio Iccardi, sales manager Venice Green Terminal, all'incontro organizzato alla nuova fiera dell’ortofrutta di Milano. "La risposta è semplice - ha spiegato - poiché come azienda rappresentiamo un'importante novità per il porto di Venezia: siamo infatti il primo e unico operatore che garantisce il rispetto della catena del freddo dall'arrivo della merce in banchina fino allo stoccaggio". Con un investimento intorno ai 7 milioni di euro - altri in previsione per il prossimo futuro - VGT si pone alla guida della riscossa del porto veneziano attraverso la ricerca di maggiore efficienza, professionalità ed economicità a vantaggio dei clienti. L'obiettivo dunque è offrire un servizio nuovo ed esclusivo, in grado di proporre il capoluogo veneto come vera alternativa dell'Adriatico, riportando volumi elevati di ortofrutta al porto e aprendo nuove rotte commerciali. Uno sviluppo che passa per tre punti fondamentali: innovazione, strategia e visione futura.

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gia” ha concluso Pugliese. “Intendiamo dare un segnale, mettere in campo cambiamenti che premino gli anelli della filiera a partire dalla produzione, soluzioni che favoriscano accordi in tema di aggregazione e abbattimento dei costi. Innovazione è una parola da riempire di contenuti. Fruit Innovation nasce con questa progettualità”. Gli ha fatto eco Guido Corbella, assicurando che la cabina di regia di Fruit Innovation si metterà al lavoro dopo la chiusura della manifestazione anche per mettere a punto iniziative all’estero riservate agli espositori". Parole che hanno trovato presto una risposta. Fruit Innovation è stata presentata al mercato americano nell'ambito della Fmi Connect (Chicago, 9-11 giugno), fiera di riferimento per il prodotto alimentare destinato alla grande distribuzione organizzata, che ha visto l'Italia come Host Country. Nell'occasione Fiera Milano, coorganizzatrice insieme a IpackIma spa, ha lanciato Fruit Innovation come la manifestazione internazionale focalizzata su innovazione di prodotto e internazionalizzazione, che va a coprire un segmento rappresentato in Europa da Fruit Logistica di Berlino e da Fruit Attraction di Madrid, ma ancora scoperto in Italia, pur essendo il Paese il primo produttore di ortofrutta d'Europa e il secondo esportatore, oltre che uno dei massimi players del commercio ortofrutticolo mondiale. Il target della seconda edizione è stato detto a Chicago - è di raddoppiare il numero degli espositori e di rafforzare le presenze internazionali, sia dai Paesi dell'Emisfero Sud, che sono fornitori di ortofrutta dell'Europa in controstagione, sia dai Paesi che costituiscono i tradizionali mercati di sbocco dell'ortofrutta italiana ed europea e dai nuovi mercati, rappresentati da Middle East, Far East, India e Cina. Saranno approfondite anche le relazioni con gli Stati Uniti.

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Accordo tra Sace Bt e FedagroMercati Sace Bt e Fedagromercati hanno firmato a Fruit Innovation un accordo di collaborazione destinato a rafforzare la competitività delle aziende della filiera agroalimentare sui mercati internazionali. Le oltre 800 aziende del sistema Fedagromercati potranno ottenere un accesso più diretto ed efficace alle soluzioni assicurative sviluppate da Sace Bt per migliorare i flussi di incasso, gestire al meglio aspetti delicati come la valutazione delle controparti, la redazione dei contratti e la gestione dei rischi. Le imprese federate, inoltre, grazie alla sinergia tra gli strumenti messi a disposizione da Sace Bt e la piattaforma online Osservatorio Fedagromercati potranno gestire al meglio i proprio crediti commerciali e crescere in sicurezza in Italia e all’estero. L’accordo è stato firmato da Claudio Andreani, dg di Sace Bt e Valentino Di Pisa, presidente di Fedagromercati.

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MINGUZZI. La ricetta dello “specialista” dell’estate

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“Rinnovamento varietale” Lorenzo Frassoldati Comincia la battaglia della frutta estiva. Minguzzi, nella Bassa Romagna, da sempre è uno specialista dell’estate. Come si annuncia l’estate 2015? “Le condizioni meteorologiche in Italia e in Europa hanno da sempre condizionato il consumo della frutta estiva; nel 2015 gli esperti prevedono un’ estate degna del suo nome. L’estate scorsa in quasi tutta Europa il clima è stato pessimo e non ha favorito il consumo di frutta estiva, anzi, ironia della sorte, lunghi periodi di caldo si sono registrati in Russia dove per i noti motivi non si è potuto esportare. Per l’estate 2015 i meteorologi prevedono un’estate normalmente calda per cui si parte con il piede giusto. Tutti si augurano che non si ripeta una campagna disastrosa come quella dello scorso anno per un accavallarsi di fattori negativi (clima freddo, piogge, sovrapposizioni G i u g n o

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Il presidente di FruitImprese Emilia Romagna, importante produttore di frutta estiva, chiede di seguire l’esempio delle albicocche, anche per pesche, nettarine e susine produttive). Comunque in caso di crisi dei prezzi e dei consumi, vista anche la situazione russa (embargo), è auspicabile che l’Italia quest’anno si muova per tempo chiedendo alla Commis-

sione Ue di intervenire con misure anticrisi tempestive ed efficaci”. Pesche e nettarine soffrono di crisi cicliche: in questo comparto l’Italia, una volta leader, sta perdendo www.corriereortofrutticolo.it

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Copertina CHI È

GIANCARLO MINGUZZI Giancarlo Minguzzi nasce ad Alfonsine (Ravenna) il 22 ottobre 1954. Laureato in Economia e Commercio presso l'Università di Bologna. Sposato con Romana, dalla quale ha avuto cinque figli. Nel 1980 ha iniziato a lavorare con il padre Egisto, prima seguendo le produzioni frutticole, poi dal 1985 a capo dell'azienda Minguzzi Spa. Ha svolto e svolge diversi incarichi fra i quali dal 2002 al 2010 consigliere della Banca d'Italia, presidio di Ravenna, quale esperto nel settore agroalimentare. Dal 2007 é presidente della Cooperativa esportatori ortofrutticoli (Ceor) di Lugo (Ravenna). Dal 2011 è presidente di Fruitimprese Emilia Romagna.

redditività, produzione e non è più competitiva. Intanto in Europa la produzione spagnola conquista sempre più ampie quote di mercato. Il rischio è che si ripeta per pesche/nettarine quello che è accaduto negli agrumi con l’Italia rassegnata alla leadership spagnola. Come se ne esce? “Indipendentemente dalle condizioni meteo le crisi cicliche sono determinate soprattutto dalla lentezza del rinnovamento varietale di susine, pesche e nettarine negli ultimi 10 anni. Solo per le albicocche gli operatori hanno provveduto ad un rapido e significativo rinnovo con varietà decisamente più colorate che hanno trovato nei consumatori europei un ottimo riscontro. Per quanto riguarda susine, pesche e nettarine occorre velocemente migliorarsi, poiché la domanda c’e’ ma 26

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stiamo perdendo tempo. Ormai la Spagna si e’ ritagliata un ruolo da leader soprattutto nella produzione e nell’esportazione di pesche e nettarine, specializzandosi anche nelle piatte che hanno trovato tra i consumatori europei un alto gradimento. La richiesta di susine è in aumento soprattutto da parte dei giovani poiché si può anche consumarle come snack. Bisognerà però produrre nell’arco della stagione una qualità costantemente alta e in questo l’Italia potrà ritornare leader nei prossimi anni”. L’ortofrutta è un grande comparto economico, ma… “Seconda voce dell’export agroalimentare italiano ed è tra i primi al mondo con una produzione di oltre 10 milioni di tonnellate di frutta all’anno, quasi 6 milioni di tonnellate di ortaggi e un fat-

turato che si aggira sui 12 miliardi di euro, di cui 4 realizzati grazie alle esportazioni. Tra il 2009 e il 2014, l’export di ortofrutta italiana è cresciuto del 28,2%; come quello dei Paesi Bassi (27,9%); meno della Spagna (35,7%); più della Francia (24%). Il comparto ortofrutticolo è un motore non solo del settore agroalimentare, ma dell'intero Paese, con oltre 490mila aziende, più di un milione di ettari coltivati e 12,8 miliardi di euro di valore alla produzione. Il nostro export conserva ampi margini di crescita ma siamo penalizzati da costi di produzione sopra la media Ue, dalla burocrazia e da norme non uniformi a livello europeo sull'impiego dei fitosanitari. Produrre frutta e verdura nel Belpaese costa il 10% in più rispetto ad altri Paesi Ue, per via del costo del lavoro, del costo del trasporto e dell’energia per uso industriale, i più alti in Europa. Inoltre, l’Italia è penalizzata da una burocrazia bizantina. E’ giusto che vi siano controlli, ma spesso sono ripetitivi, non coordinati e vengono richieste documentazioni già in possesso alla Pubblica amministrazione”. Op Minguzzi è impresa su base famigliare, ma vocata all’innovazione e all’export. Questo modello è valido anche nel terzo millennio? “La base produttiva commercializzata dalla Op Minguzzi viene conferita dalle aziende agricole Minguzzi, ma nell’ Op ci avvaliamo anche di altre aziende agricole ( circa 100 soci) che si integrano molto bene con produzione di kiwi, pere, mele, pesche, nettarine, susine e albicocche in Romagna, ma anche nel centro e sud Italia. Specializzazione è il nostro motto e cerchiamo di farlo su tutti questi prodotti; l’esportazione che è sempre stato il nostro obiettivo, lo sarà ancora di più andando a conquistare anche i consumatori asiatici ed oltremare”. Qual è l’eredità in azienda lasciata da vostro padre Egisto, il fondatore? “L’azienda è stata fondata nel G i u g n o

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varietà a club. E’ questa la formula vincente? “In Romagna hanno trovato un buon habitat varietà di mele come pink lady, fuji e gala; specialmente le prime due sono gestite con le modalità a club: Pink lady e Melapiù stanno dando agli agricoltori buoni risultati” Con Zani siete distributori esclusivi della nuova susina Metis. Come sta andando questa varietà e qual è il suo plus? “Con Granfrutta Zani abbiamo un rapporto di collaborazione consolidato e anche con un partner spagnolo e uno francese; da 4 anni stiamo investendo su una serie di susine chiamate Metis (most exciting tasty interspecific plums) costituite da Bradford, noto breeder californiano. Queste susine hanno la caratteristica di avere un elevato grado zuccheG i u g n o

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CHI È

GRUPPO MINGUZZI L'azienda Minguzzi nasce ad Alfonsine (Ravenna) nel 1960 grazie ad Egisto il quale, da subito crede nell'esportazione dei prodotti ortofrutticoli locali (pesche, susine, mele e pere, con l'arrivo poi del kiwi dal 1973), in particolare verso il mercato inglese. L'azienda si amplia sia come produzione, ma anche stoccaggio e lavorazione anche dopo la scomparsa di Egisto nel 1985. Assieme alla sorella Anna Maria, Giancarlo cerca nelle eccellenze frutticole un modo per continuare ad essere leader sia nella produzione che nella commercializzazione, dove trova nei vari club di prodotto un modo per poter mantenere e far crescere l’azienda. Dal 2004 l'azienda é cresciuta diventando Organizzazione di Produttori con una produzione complessiva di 25 mila tonnellate e con oltre 100 soci. I mercati di riferimento della Minguzzi spa consortile sono oltre al mercato italiano ed europeo anche diversi Paesi di Asia, Africa e America. Ad Alfonsine ci sono due stabilimenti di stoccaggio, di cui uno è la sede anche delle lavorazioni con oltre 10 mila mq coperti nei quali lavorano da 100 a 150 persone a seconda dei periodi, anche se oramai si cerca di lavorare tutto l'anno, anche per ammortizzare i costi di investimento. Gli stabilimenti come le aziende agricole sono certificate con Brc Standard, Global Gap, Biologico e anche altre certificazioni richieste dai clienti. Le certificazioni attestano l'impegno dell'azienda a perseguire le esigenze di trasparenza e salubrità, richiesti dai clienti e dai produttori. I prodotti e le quantità che la OP Minguzzi lavora sono: 12 mila tonnellate di pesche e nettarine, 2.500 tonnellate di susine e albicocche, 2.500 tonnellate di pere, 6 mila tonnellate di mele e 2 mila di kiwi. Tutti i prodotti che i soci della OP Minguzzi producono vengono esportati per il 70% prevalentemente in Europa, ma il kiwi ad esempio prende la via d'oltreoceano per oltre il 50% soprattutto Nord America e Paesi Arabi. Mele, pere e susine in misura minore e cioè per il 10% vengono esportate nel Nord e Sud America, in Nord Africa e Asia.

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1960 da nostro padre Egisto il quale iniziò commercializzando piccole quantità di frutta acquistate direttamente dagli agricoltori in Romagna. Iniziò l’attività da puro commerciante, poi via via negli anni decise di produrre una parte di ciò che commercializzava. Nel 1985 alla sua precoce scomparsa continuammo le attività io e mia sorella Anna Maria e oggi in azienda si sta inserendo bene anche la terza generazione”. Per mele e kiwi puntate molto sulle

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La storica sede dello stabilimento Minguzzi ad Alfonsine. Nelle altre foto Giancarlo Minguzzi in famiglia e qui sopra la sorella Annamaria www.corriereortofrutticolo.it

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rino, mantenendo un rapporto ideale di acidità- zucchero. L’anno scorso abbiamo venduto le prime quantità con successo e per il 2015 le nostre produzioni sono già prenotate dagli stessi clienti”. Come presidente di Fruitimprese Emilia Romagna cosa consiglia ai suoi associati? “Essere presidente di Fruitimprese Emilia Romagna è un onore poiché i soci sono persone schiette e lavoratori che hanno come obiettivo oltre all’utile dell‘azienda anche la tutela dell’agricoltore. Non ho consigli particolari da dare a loro, poiché sono loro che mi insegnano e sono sempre concentrati nel cercare innovazione a seconda della specializzazione di prodotto. Vorrei ricordare qui

che la nostra associazione sta crescendo: 70 imprese aderenti contro le 60 di quattro anni fa, con quantità commercializzate di 1 milione di tonnellate e un giro d’affari di 900 milioni di euro, di cui oltre il 60% di export”. Nel maggio 2014 lei parlò di una svolta epocale per il commercio dell’ortofrutta. Conferma? “Nella relazione presentata ai soci all’ inizio di maggio 2015 dissi che la competitività di una impresa dipende dalla sua capacità di essere integrata in modo rilevante nelle reti internazionali. Affinché questo avvenga nel settore ortofrutticolo occorre che gli attori della filiera siano tutti integrati partendo dai costitutori di varietà, dai vivaisti,che producono piante certificate, agli agricol-

tori che in collaborazione con le stazioni di conservazione e lavorazione soddisfano il consumatore attraverso la grande distribuzione e il mercato tradizionale. L’evoluzione del sistema distributivo è in progress: il nostro orizzonte commerciale sembra stia ancora per cambiare. Il commercio tradizionale sta per essere soppiantato da contratti di appalto di forniture strutturati. La negoziazione settimanale di prezzi e importi sta lasciando il campo a contratti fissi di fornitura, che garantiscono prezzi e volumi per l'intero anno. Questo sviluppo è iniziato in Inghilterra e si sta diffondendo in tutta Europa. Dobbiamo prendere atto di questa nuova realtà e cominciare ad organizzarci per tempo”.

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Chiara Brandi A Fruit Innovation, la nuova fiera dell’ortofrutta che ha chiuso i battenti a Milano venerdì 22 maggio, la IV gamma era presente al gran completo. A ben pensare non c’è da stupirsi: qual è infatti la fiera che ha deciso di concentrarsi sull'innovazione nel settore ortofrutticolo? E qual è il comparto che meglio interpreta tale proposito se non quello del "fresh cut"? Il 'Corriere Ortofrutticolo' ha curiosato tra gli stand alla ricerca delle idee più innovative. E il comparto dei 'ready to eat', innovativo per eccellenza, non ha deluso le aspettative e si è confermato tra i più dinamici del settore. La Linea Verde, Gruppo italiano con sede a Manerbio in provincia di Brescia e detentore del marchio “DimmidiSì”, da venticinque anni ai vertici della IV gamma, era presente al Salone con importanti novità. Tra queste, le Zuppe Fresche per il consumo “on the go”, una nuova linea di vellutate in “monoporzioni generose” da 350 grammi con crostini e set servizio, proposte in quattro varianti: Passato di Verdure, Vellutate di Carciofi, Vellutata di Zucca e - novità assoluta - la nuova Vellutata di Pomodoro. La kermesse è stata anche l’occasione per presentare l'allungamento della gamma dei primi piatti pronti freschi, che sono stati arricchiti di due referenze: Farro & Fantasia di sapori freschi e Riso Venere & Sapori mediterranei freschi. E non solo, l’attenzione de La Linea Verde a proporsi come azienda al passo con i tempi è stata confermata anche dalle novità lanciate negli ultimi mesi, come la nuova insalata a edizione limitata “I Love Milano 2015” introdotta in occasione dell’Expo. Un progetto di comunicazione innovativo che investe nel G i u g n o

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Le novità di La Linea Verde, Bonduelle Italia, OrtoRomi, Valfrutta, MioOrto, Lady Leaf, San Lidano e L’Insalata dell’Orto presentate a Fruit Innovation

marketing emozionale e che punta sulla sensibilità del consumatore incentivando l’acquisto attraverso confezioni “a tema". Lo scorso aprile infine l’azienda in seguito ad una partnership con Gardaland - ha proposto un nuovo mix di insalata in busta dal nome “Insalata Divertente" con Indivia riccia, Cicoria Pan di Zucchero e Radicchio rosso. Sulla confezione del prodotto - e su circa altre 20 referenze alto-rotanti DimmidiSì - da aprile ad ottobre è inserito un coupon valido per un ingresso omaggio al Parco Divertimenti numero uno in Italia a fronte dell'acquisto di due biglietti a tariffa intera diurna. Si tratta di importanti novità che aumentano il valore di una realtà con ottime prospettive di crescita: "Dall'inizio dell'anno si sta registrando una ripresa delle vendite dei prodotti di IV gamma - ci ha detto Valerie Hoff, direttore marketing e comunicazione de La Linea Verde -. Si vede la luce alla fine del tunnel

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L’innovazione spinge la IV gamma a rispondere meglio al mercato

grazie soprattutto all'export che ha raggiunto una quota del 30% del fatturato globale (nel 2014 pari a 195 milioni di euro ndr). Per le zuppe invece non ci sono mai stati problemi e anche quest'anno si conferma un trend in forte ascesa, da gennaio ad oggi l'incremento è stato nell'ordine del 20%”. L'impressione su Fruit Innovation è stata molto positiva. "La location si presenta bene, con stand molto curati e ariosi, l'accesso ai padiglioni è molto comodo e facile poiché la zona è servita benissimo in termini di mezzi e infrastrutture. Come IV gamma - continua la Hoff - siamo tutti presenti, e questo si traduce in un dato assolutamente positivo. Gli incontri B2B sono stati molto interessanti, anche con buyer esteri, la GDO c'è tutta e la vicinanza all'Expo è stata assolutamente un plus". Presente a Milano anche Bonduelle Italia. La filiale italiana www.corriereortofrutticolo.it

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Un mercato da un miliardo di euro Italia seconda in Europa dopo il Regno Unito Si è svolta il 3 giugno nella cornice di Expo Milano 2015, al padiglione di Federalimentare, la tavola rotonda “Quarta Gamma, Orgoglio Italiano. Nuova regolamentazione e opportunità per lo sviluppo del settore: tutti gli aspetti per cui l’Italia traina la IV gamma in Europa”. L'iniziativa è stata promossa da AIIPA IV Gamma, Gruppo dell’Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari (AIIPA) che rappresenta numerosi settori dell’industria alimentare italiana tra cui i maggiori produttori di Quarta Gamma. Cesare Ponti, Presidente di AIIPA, ha introdotto l’incontro alla presenza dei rappresentanti delle aziende produttrici e della GDO, fornendo i dati positivi del comparto in Italia della IV gamma con oltre l’85% della produzione e un mercato da circa 1 miliardo di euro. Il mercato italiano è stato messo a confronto con quello europeo nella presentazione di Monica Pesce, managing director Valdani Vicari e Associati. In un mercato complessivo di quasi 3 miliardi di euro, l’Italia figura al secondo posto (26%), preceduta dalla Gran Bretagna (33%) e seguita da Francia (18%), Spagna (12%) e Germania (11%). Lo studio ha messo in evidenza i plus del livello di servizio offerto dalla IV gamma, tra cui il risparmio di tempo, la possibilità di utilizzare un prodotto già lavato e porzionato, nonché la riduzione degli sprechi. Dall’altro lato sono emerse le vere sfide da affrontare in futuro:

migliorare le sinergie e l’efficienza della filiera, nonché la percezione delle caratteristiche di qualità e sicurezza dei prodotti da parte dei consumatori. La tavola rotonda, moderata da Laura La Posta del Sole 24 Ore, ha visto coinvolti Paolo De Castro, membro della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, Francesco Pugliese, amministratore delegato e direttore generale di CONAD, Mario Gasbarrino, amministratore delegato Gruppo UNES, Gianfranco D’Amico, presidente del Gruppo AIIPA quarta gamma e ad di Bonduelle Italia, Giuseppe Battagliola, vice presidente del Gruppo AIIPA quarta gamma e presidente La Linea Verde. Oggetto di discussione è stata principalmente l’importanza di avere una filiera sempre più veloce, efficiente e controllata, garantendo qualità e informazioni ai consumatori in vista dell’applicazione - il prossimo 13 agosto - della Legge n. 77/2011. Infine, la tavola rotonda ha rappresentato un’occasione di confronto per sottolineare l’opportunità offerta dalla prossima applicazione della legislazione di settore, per aprire le porte a una sempre più efficace collaborazione tra tutti gli operatori della filiera e per mettere in atto cambiamenti positivi all’interno del mercato, che si possano tradurre in termini di qualità ancora maggiore per i consumatori, anche attraverso il prolungamento della shelf life dei prodotti.

tra i produttori di I e IV gamma, con due importanti novità: "Insalata in Fiore" e la nuova linea "Pausa Pranzo In Forma". Disponibili in due diverse varianti - lattughino e misticanza - la nuova linea di "Insalate in Fiore" con fiori edibili è disponibile sugli scaf-

fali della Grande Distribuzione già dalla settimana successiva a Fruit Innovation, cioè in questi giorni. Si tratta di un prodotto che l'azienda padovana ha preferito inserire tra le referenze della prima gamma; è infatti un'insalata già tagliata ma non lavata per www.corriereortofrutticolo.it

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del colosso francese si è presentata all'appuntamento di Fruit Innovation con due novità in termini di prodotto - grazie all’ampliamento di gamma con il lancio di "In Pausa" e ad una maggior profondità della linea "le Primizie" - e una in termini di packaging. Dopo un'attenta analisi di mercato, Bonduelle ha optato per un riposizionamento delle insalate in busta "le Selezioni”, comunicato al consumatore attraverso un pack innovativo dall'involucro accoppiato e più brillante, che conferisce maggior appeal al prodotto sullo scaffale. Passando alle novità di prodotto, Bonduelle - proponendosi di occupare un vuoto di offerta a metà tra "la leggerezza e il benessere" delle insalate e "il gusto e la sazietà" di prodotti più sostanziosi ha introdotto la nuova linea "In Pausa". Una gamma di referenze freschissime, gustose e sane confezionate in pratiche monoporzioni complete di dressing. Due le soluzioni: Agita e Gusta e - novità assoluta - le Cereallegre, gustose insalate fresche di cereali già pronte e condite, ricche di verdure e proposte in tre varianti (cous cous con pollo e verdure; cous cous delizioso; insalata di orzo con tonno). Un'ultima novità è relativa all’allungamento della gamma "le Primizie" con l'inserimento in scaffale di due nuovi mix estivi, Acetosetta (con Acetosetta rossa, Soncino e Radicchio rosso) e Insalatine Gustose (con Soncino, Red Moustard e Romana verde). Commentando la partecipazione a Fruit Innovation, i rappresentanti della divisione vendite presenti allo stand Bonduelle non hanno nascosto la loro soddisfazione per i risultati raggiunti e per la location scelta: "Tutta la distribuzione italiana è passata di qua e, nonostante la presenza di stranieri sia stata un po' limitata, come vendite siamo molto contenti. Pensiamo che Milano meriti fiducia per il futuro". Tra gli stand c'era anche quello di OrtoRomi, terzo player nazionale

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una migliore conservabilità dei fiori. Per la IV gamma, invece, appena si otterrà il consenso ministeriale per l'inserimento di alcuni claim salutistici in confezione (previsto circa per la metà di giugno), verrà lanciata la nuova linea "Pausa Pranzo In Forma" in quattro diverse varianti: Bulgur e Quinoa, Melograno e Mix di Semi, Pomodori e Tofu, Finocchio e Ananas. "Nonostante una partenza un po' piatta per il numero di visitatori, ci sono stati molti incontri profit-

nefici per la salute (con effetti anti-stanchezza, antiossidanti, con apporti di omega 3, oppure a supporto della vista e con sostegno energizzante). Anche in questo caso su Fruit Innovation il giudizio è stato molto positivo: "Buona la location, più accessibile e meglio organizzata di qualsiasi altra manifestazione finora. Spero ci sia un accordo affinché in futuro si possa organizzare una sola fiera italiana così da concentrare energie, denaro e presenze", ha commentato Gian-

tevoli in termini commerciali e la programmazione dei convegni è stata molto interessante", ha commentato Martina Boromello, responsabile marketing dell'azienda. "Fin dall'inizio ho dato fiducia alla fiera sia per la vicinanza all'Expo sia per la presenza di tutti i big del settore. Credo che per noi sia stato importante partecipare perché Saloni come questi rappresentano un momento di condivisione da cui estrapolare idee vincenti". Presente anche Valfrutta con la nuova "Linea Benessere", 5 referenze di verdure di IV gamma sviluppate da Cultiva, il nuovo brand che riunisce la O.P. Valle Padana, MB Produce (filiale commerciale UK per il Nord Europa) e Royal Rose (che gestisce la produzione e commercializzazione di prodotto negli USA). Si tratta di mix innovativi caratterizzati ciascuno da un arricchitore diverso: semi di girasole, bacche di Goji, semi di lino, mandorle, semi di sesamo insieme a semi di zucca, che garantiscono specifici e mirati be-

carlo Boscolo di Cultiva, che non dimentica di esprimere parole di soddisfazione per il successo riscosso da Valfrutta: "In pochi giorni siamo riusciti a concentrare molte visite dagli esiti molto positivi". Anche per MioOrto il settore dovrebbe scegliere un'unica piazza dove incontrarsi annualmente. "Trattandosi di una prima edizione - ha commentato Bruno Signorelli, direttore commerciale Italia dell'azienda bergamasca - l'iniziativa è di per sé un successo. È chiaro però - ha aggiunto - che due fiere sono un problema e riunirle sarebbe l'ideale. A mio giudizio lo si dovrebbe fare qui a Milano, in un’ottica di maggior internazionalizzazione". Anche quelle presentate da MioOrto sono state novità interessanti, a partire dalla nuova linea "Fitness Snack", veri e propri "spezzafame" a base di ortofrutta tagliata e pronta al consumo "on the go”. La proposta è stata declinata in tre diverse varianti: Pinzimonio; Pomodoro Sedano e Carote; Mele Se-

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dano e Carote. Una novità inoltre è stata suggerita anche in termini di packaging con la nuova versione del soffritto, in vendita in confezione rigida in sostituzione del tradizionale sacchetto. Infine alla linea di insalate in busta sono state aggiunte tre nuove referenze: Iceberg + Radicchio; Catalana (cavolo bianco, carote, insalata riccia; peperone rosso e giallo); Country (carote, pan di zucchero,radicchio, mais, rucola, insalata riccia). "Nonostante la crisi - ha spiegato Signorelli - stiamo continuando a crescere. Dopo un gennaio straordinario, anche i mesi successivi sono andati bene. Aprile è andato benissimo e maggio si sta confermando altrettanto buono. Circa i nostri progetti futuri stiamo pianificando una campagna di comunicazione su media locali e nazionali, specializzati e non. I dettagli però sono ancora da definire, è tutto in divenire". Interessanti novità anche quelle introdotte da Lady Leaf, marchio commerciale della società agricola Fornari con sede a Asola in provincia di Cremona, da anni player nel comparto della I e della IV gamma. Particolare curiosità ha suscitato il nuovo snack di Indivia belga, presentato in confezioni rigide divise in due scomparti, uno per le foglie di insalata mentre l'altro per la salsa a base di concentrato di fragola dove "pucciare" l'Indivia grazie a pratiche bacchettine in bambù. Una seconda innovazione riguarda un prodotto di "I gamma evoluta", ovvero cespi di insalata (Indivia riccia, Scarola e Pan di Zucchero) lavati e asciugati ma non tagliati per non alterarne le proprietà organolettiche. I cespi sono confezionati singolarmente in sacchetti a base di amido di mais con microfori praticati a laser. Una nuova tecnica di confezionamento che - senza modificare l'atmosfera all'interno dell'imballaggio - è in grado di allungare la shelf life del prodotto fino a 12 giorni dalla raccolta poiché permette alla pianta di "continuare a vivere" senza disidratarsi. G i u g n o

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gamma di Bolgare (Bergamo), dove negli ultimi mesi si è registrato un raddoppio dei volumi prodotti. "Per i prossimi 12 mesi dal solo sito bergamasco si prevede di generare un fatturato di circa 10 milioni di euro grazie all'acquisizione di nuovi clienti", ha confidato Testa, che commentando l'andamento della fiera si è detto soddisfatto. "Nonostante non vi siano stati troppi visitatori, l'evento è stato comunque proficuo. Grazie alla partecipazione ad uno stand collettivo abbiamo avuto la possibilità di entrare in contatto con tanti buyer avendo fatto un investimento contenuto", ha concluso il manager. Infine positivo anche il commento di Cinzia Busana, amministratore de L'Insalata dell'Orto, azienda veneta che alla fiera di Milano ha portato l'insalata con i fiori. Si tratta di un prodotto già presente in catalogo da due anni per il mercato estero (che rappre-

senta il 40% del business aziendale) ma novità assoluta per l'Italia. "La fiera è andata bene; le visite dei buyer sono state parecchie, soprattutto italiani ma qualcuno anche straniero". Anche in questo caso tra i progetti futuri c'è un ampliamento della struttura: già da inizio luglio il magazzino di Gambare di Mira raggiungerà un'estensione di 2000 metri quadrati. "A fronte di un previsto aumento dei volumi si sta investendo nella crescita degli spazi. Le nostre previsioni per il futuro sono buone, anche negli ultimi mesi si sta confermando il trend di crescita registrato negli ultimi anni", ha concluso la manager. Quello che si prospetta dunque sembrerebbe un periodo di crescita - almeno per il comparto della IV gamma - caratterizzato da importanti novità che una fiera come Fruit Innovation, pur alla prima edizione, è riuscita a valorizzare al meglio.

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ATTUALITÀ

Per Letizia Guerreschi, responsabile marketing e comunicazione di Lady Leaf, nonostante non vi siano state troppe presenze, i risultati sono stati straordinari. "Abbiamo avuto modo di entrare in contatto con molti buyer italiani e esteri. Il prodotto si presenta molto bene e suscita tanta curiosità”, ha commentato. Per San Lidano le novità sono soprattutto in termini di packaging. "Abbiamo fatto un restyling delle confezioni della linea Ciotole di Marzia attraverso una maggior trasparenza dell'imballaggio che permette al consumatore di valutare meglio la freschezza del prodotto", ha spiegato Matteo Testa, direttore vendite della cooperativa di Latina. Una nuova referenza viene inoltre aggiunta nel catalogo della linea "Miste +”: si tratta dell'insalata "Mista + Ravanelli". Per il prossimo futuro San Lidano ha in programma un miglioramento del sito produttivo di IV

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La nuova new.co diretta da Luca Granata il cui progetto di base era stato presentato la scorsa primavera in diverse parti dell'Emilia Romagna, è diventata realtà agli inizi di giugno. Si chiama Opera ed è già operativa con numeri ragguardevoli: 18 aziende coinvolte, oltre 7.500 ettari di pere, con una capacità di oltre 200 mila tonnellate di produzione annua. A fine maggio si è tenuta la prima assemblea dei soci che ne ha ufficializzato la costituzione, lo statuto, il presidente e i relativi vice, la direzione generale. "Grazie alla volontà di oltre 1.000 produttori di pere, alla lungimiranza di 18 importanti aziende che a vario titolo operano in questa filiera ed al grande lavoro di molte persone, in poco più di 5 mesi è stato possibile passare da un’idea iniziale alla costituzione ufficiale di OPERA S.c.a., l’unica grande azienda del settore ortofrutticolo esclusivamente specializzata sulla pera", si legge nella nota ufficiale di presentazione. Oltre ad approvare lo Statuto, l’assemblea dei soci di Opera, ha anche provveduto a nominare come presidente Adriano Aldrovandi e

Sarà l’anno della verità per la pera italiana. La new.co presieduta da Aldrovandi e diretta da Granata a un mese dalla costituzione è operativa. In cantiere l’alternativa come vice presidenti Atos Bortolotto, Piero Emiliani, Raffaele Drei e Luigi Mazzoni, tra i 22 consiglieri di Amministrazione indicati. La direzione generale è stata invece affidata, come da previsioni, a Luca Granata. Il Consiglio di Amministrazione di Opera ha condiviso l’organigramma proposto dal direttore, basato su circa 50 persone individuate tra i migliori talenti delle aziende socie che – pur restando alle dipendenze delle stesse – opereranno in out-sourcing parziale per la nuova azienda. Il CdA ha inoltre espresso apprezzamento per lo stato di avanzamento delle attività dei reparti Vendite, Logistica, Information Technology, Marketing ed Amministrazione. Seppur appena nata, Opera, il cui marchio è stato messo a disposizione da una delle aziende costitutrici, può contare sulla pluridecennale esperienza dei suoi 18 soci nella produzione, conservazio-

ATTUALITÀ

Opera al lavoro sulla campagna 2015 Aggregazione tra chi è rimasto fuori

ne, selezione, confezionamento e commercializzazione delle pere e quindi "ha tutte le caratteristiche per diventare il partner ideale dei migliori distributori di pere in Italia e nel mondo su tutti i canali distributivi - si legge nella nota -. Oltre alla qualità e quantità dei prodotti e dei servizi offerti, Opera potrà garantire ai propri clienti consistenti e costanti investimenti in ricerca – per esempio nel miglioramento continuo delle tecniche di coltivazione e stoccaggio – finalizzata a migliorare la eating experience delle persone che sceglieranno una pera Opera ed un forte sostegno alla creazione della domanda, grazie ad un importante piano pluriennale di investimenti in comunicazione multimediale che si prefigge l’obiettivo di far diventare Opera la pera italiana più nota e più richiesta in Italia ed all’estero". I vertici di Opera S.c.a. lanciano inoltre un chiaro messaggio agli

Da sinistra: Raffaele Drei, vice presidente Opera e presidente Agrintesa di Faenza (Ravenna); Atos Bortolotto vice presidente Opera e presidente dell’omonima cooperativa Opera di Ferrara; Adriano Aldrovandi, presidente Opera e presidente Fruit Modena Group di Campogalliano (Modena); Piero Emiliani, vice presidente Opera e presidente PATFrut di Monestirolo (Ferrara); Luigi Mazzoni, vice presidente Opera e consigliere Gruppo Mazzoni di Ferrara G i u g n o

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Attualità

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Da una parte Opera, dall’altra un polo da un milione di quintali di Lorenzo Frassoldati Il dado è tratto. Il mondo della pera italiana di qualità si aggrega attorno a due poli: il progetto Per.A., poi evoluto in Opera – a larghissima base cooperativa -, guidato da Luca Granata sotto l’ombrello di Apo Conerpo e il coordinamento operativo di Agrintesa e una nuova aggregazione che chiameremo per comodità ex-PeraItalia, a larga base privata ma con significative presenze cooperative (Apofruit, Terremerse). La novità è che dopo qualche incertezza e dopo aver perso un socio forte come il gruppo Mazzoni - che dopo aver firmato con gli altri privati ha finito per aderire proprio alla newco di Granata – Salvi, Spreafico, Zani, Apofruit e Pempa Corer hanno rotto gli indugi e sono usciti allo scoperto col loro progetto che non è meno ambizioso di quello di Granata. Intanto una aggregazione aperta a tutto il sistema ortofrutticolo nazionale, avente come obiettivo non solo le pere. E qui viene subito in mente il kiwi, altra nostra grande speciality bisognosa di progetti innovativi e che potrebbe rendere molto di più di adesso. Un progetto ‘a rete’ “che valorizzi le risorse, il posizionamento di mercato e la specializzazione delle imprese socie”. Quindi, pare di capire, un progetto più flessibile di Opera e con minori rialtri operatori del comparto: "Opera resterà fedele allo spirito inclusivo, generoso e di ampie vedute, nato per unire e non per dividere che l’ha caratterizzata fin dai primi momenti. Pertanto è e sarà sempre aperta a tutti i frutticoltori ed a tutti gli operatori attivi a qualsiasi titolo ed in qualsia36

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gidità sul fronte commerciale. Infine un progetto tagliato su misura di imprese già strutturate che vogliono aggredire nuovi mercati senza caricarsi di ulteriori costi e che vuole sfruttare i migliori esempi di successo di ‘club di prodotto’. L’obiettivo generale dei due poli è la creazione di valore per le imprese agricole attraverso efficienti strategie di aggregazione della produzione e innovative politiche di marca e comunicazione. Obiettivo comune, percorsi e soggetti diversi che lavoreranno sul mercato al quale toccherà in ultima istanza dare il verdetto definitivo. E non è detto che prima o poi i due poli non possano trovare momenti di collaborazione magari sui mercati esteri (come avviene per le mele del Trentino Alto Adige). Intanto l’ex-PeraItalia attende nuovi ingressi che dovrebbero portare la quantità di prodotto controllata a oltre 1 milione di quintali mentre tutto il lavoro fatto finora sul marchio e sul packaging verrà rilanciato e valorizzato appena la nuova aggregazione avrà definito base sociale e modus operandi. Insomma l’aggregazione – da tutti sempre invocata e auspicata – adesso è servita, con un contorno di forte competizione. Attorno al capezzale del prodotto pera i medici si affollano: vedremo chi proporrà la terapia migliore. lorenzo.frassoldati@corriereortofrutticolo.it

Spreafico, Salvi e Zani insieme ad Apofruit e a Pempa Corer Terremerse per un progetto che non guarda solo alle pere

si ambito della filiera della pera che – al pari dei soci fondatori – credono davvero che l’aggregazione tra agricoltori sia una condizione imprescindibile per lo sviluppo e per la sostenibilità vera dell’agricoltura in generale e della coltivazione del pero in particolare". Agrintesa, Alegra, Apo Conerpo, Apo Scaligera, Apol Industriale, Cico, La Diamantina, FruitModena Group, Iaffa, Ital-Frutta, Mazzoni, Naturitalia, Op Ferrara, Op Francescon, Opera, Orogel Fresco, Patfrut, Sant'Adriano sono dunque le 18 imprese coinvolte con una superficie produttiva totale di 7.527 ettari. La reazione principale a Opera è stata la tempestiva creazione di un'aggregazione di cinque imprese di primo piano del panorama ortofrutticolo italiano: Apofruit, Afe/Salvi, Granfrutta Zani, Pempa Corer/Terremerse, Spreafico/OPKiwiSole , che hanno deciso di promuovere "un nuovo strumento di aggregazione aperto a tutto il sistema ortofrutticolo nazionale". Già a inizio maggio le cinque aziende (oltre al gruppo Mazzoni, che solo in un secondo momento ha aderito a Opera) avevano espresso diverse perplessità nei confronti del progetto coordinato da Apo Conerpo e diretto da Luca Granata. Da allora la situazione non si è sbloccata. Da qui la decisione di andare avanti con un proprio piano, che non comprenderà solo la pera ma che coinvolgerà altre produzioni. "Il gruppo - si legge in una nota diffusa nel pomeriggio del 18 maggio - agirà nell’ottica di creare valore per gli agricoltori attraverso strategie di aggregazione della produzione; la nuova sinergia ha come obiettivo non solo la singola produzione “pera” ma la generale redditività delle imprese agricole ortofrutticole penalizzate da margini insufficienti per garantire la sopravvivenza del settore". Sono sei i principali obiettivi che la nuova aggregazione si prefigge G i u g n o

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di raggiungere: 1. migliorare il reddito della produzione agricola associata; 2. mettere a punto un’aggregazione condivisa ed un modello che, partendo da un prodotto, sia estendibile ad altre specie; 3. organizzare un sistema a rete che valorizzi le risorse, il posizionamento di mercato e la specializzazione delle imprese socie; 4. coordinare il destoccaggio per scongiurare le possibili “perdite di valore” dovute a squilibri di mercato; 5. sviluppare nuovi mercati che richiederebbero un sforzo eccessivo se sostenuto singolarmente da ciascuna azienda; 6. creare nuovi elementi di distintività attraverso politica di qualità, comunicazione e marca. "L’aggregazione - spiegano gli aderenti al nuovo gruppo - intende essere aperta a tutte quelle aziende organizzate che condividano gli obiettivi e le modalità operative proposte. Un modello aggregativo efficiente, integrato,

I marchi delle 5 aziende della nuova aggregazione ex PeraItallia

che non generi costi di sistema e che prenda spunto da esempi di successo di “club di prodotto” che in questi anni si sono affermati sul mercato ed hanno permesso

di valorizzare il lavoro delle aziende agricole". Nella seconda metà di giugno si è ancora in attesa di conoscere le modalità operative del progetto.

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Greenpeace attacca Assomela risponde Al documento del movimento ecologista sull’inquinamento dei meleti in Europa risponde l’associazione che raggruppa la produzione organizzata italiana di mele In un rapporto diffuso a metà giugno ('Il gusto amaro della produzione intensiva di mele. Un'analisi dei pesticidi nei meleti europei e di come soluzioni ecologiche possono fare la differenza') Greenpeace ha passato ai raggi X la produzione di mele in Europa e il risultato non è incoraggiante. Su un totale di 85 campioni raccolti (49 di suolo e 36 di acqua provenienti da meleti intensivi) sono stati trovati 53 pesticidi diversi: il 78% dei prelievi di suolo e il 72% dei prelievi di acqua contenevano residui di almeno un pesticida. E il 70% dei pesticidi individuati ha un'elevata tossicità per gli esseri umani o per l'ambiente. Questa fotografia ambientale è stata scattata all'inizio del periodo di fioritura. Non si tratta dunque di stabilire quanti residui rimangono nei frutti (da anni risulta che quelli fuori norma sono dell'ordine di qualche percento) ma di misurare l'impatto sull'ambiente. I risultati, si legge nel rapporto, 'mostrano che nei meleti europei è possibile trovare una vasta gamma di pesticidi nel suolo e nelle acque, che rimangono nel terreno e continuano a inquinare l'ecosistema anche dopo l'applicazione. Nonostante non sia possibile determinare l'esatta provenienza di questi pesticidi, l'ipotesi più verosimile è l'uso diretto (recente o passato) di pesticidi nei meleti dove questi campioni sono stati raccolti, mentre alcune sostanze potrebbero essere il prodotto della parziale degradazione di altri pesticidi'. Ci si sente peggio guardando alla classifica dei Paesi. Il più alto nuG i u g n o

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mero di pesticidi nel suolo è stato trovato in Italia (18 in totale su 3 campioni raccolti), seguono il Belgio (15 su 3 campioni) e la Francia (13 su 6 campioni). Per quanto riguarda l'acqua, invece, i valori maggiori sono stati registrati in Polonia (13 pesticidi su 3 campioni), Slovacchia (12 su 3 campioni) e Italia (10 su 2 campioni). Dei 38 pesticidi scoperti nei campioni di acqua, 8 sono altamente tossici per gli organismi acquatici. Mentre tra quelli trovati nel complesso dei prelievi, 8 risultano altamente tossici per le api. Inoltre 7 non sono attualmente approvati nell'Unione europea e possono essere utilizzati solo da eccezionali deroghe temporanee. Il rapporto sottolinea le tecniche alternative per la lotta ai parassiti e alle malattie dei meli: 'Un ecosistema agricolo in equilibrio è il fattore chiave per una produzione sostenibile di mele dal momento che aumenta la resilienza a parassiti e malattie e, contemporaneamente, favorisce i nemici naturali dei parassiti, come le vespe, attraverso una maggiore disponibilità di polline e nettare'. Assomela di Trento ha replicato a Greenpeace con una nota in cui si legge: 'Ad una prima impressione il lavoro, apparentemente ben impostato, presenta alcune criticità, prima fra tutte la mancanza di terzietà, punto fondamentale per una piena affidabilità dei risultati. Ciò nonostante si è attentamente valutato quanto riportato, peraltro da tempo oggetto di costante attenzione ed impegno. In alcuni casi si conferma un livello di coerenza con

parte dei risultati emersi, in particolare riguardo agli agrofarmaci rilevati, che, come peraltro affermato dalla stessa Greenpeace, sono ammessi dalla legislazione Europea. Tali agrofarmaci sono inseriti nei disciplinari di produzione integrata nazionali e, di conseguenza, in quelli delle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano, spesso con ulteriori limitazioni tecniche volontarie. Il bassissimo tenore dei residui rilevati per questi prodotti, nell’ordine delle 'parti per miliardo', molto inferiori rispetto ai limiti di legge, conferma peraltro la correttezza e la professionalità nell’impiego di tali sostanze da parte dei frutticoltori. Un’analisi critica dei risultati pubblicizzati mette peraltro in evidenza il rilevante progresso realizzato dal settore melicolo nell’impiego di agrofarmaci. Tre fatti, che emergono dal lavoro di Greenpeace, possono accompagnarci a tale conclusione, del tutto opposta a quella che appare a prima vista: 1. il ritrovamento di molecole risalenti agli anni ’60 – ‘70 (DDT, Endrin, Dieldrin, Linuron), da molto tempo escluse dalla legge e peraltro non trovate in Italia, con alta persistenza nel suolo; 2. il generalmente basso residuo, anche da 1 - 15 volte inferiore al massimo ammesso dalla legislazione, di sostanze oggi regolarmente ammesse e correttamente utilizzate; 3. il mancato ritrovamento nello studio di Greenpeace di diverse sostanze di comune impiego, che ne dimostra ancora una volta non www.corriereortofrutticolo.it

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I cinquant’anni di Cervati: 7.000 tonnellate di aglio confezionato, 80% di export Cinquant’anni fa Malvino Cervati cominciava la sua attività di produttore e commerciante di aglio. Un anno dopo con un furgoncino lo stava già portando direttamente nei mercati di Monaco di Baviera per le prime consegne fuori dall’Italia. Altri tempi, si dirà, ma quella storia, che poi è anche quella che sta alla base dell’attuale Malvi Cervati (“Malvi” è il diminutivo di Malvino) è continuata e viene raccontata attraverso un libro che è pronto a fine giugno, insieme a quella di un prodotto come l’aglio che ha nel Polesine una delle sue culle italiane di qualità. "L’idea del libro, che distribuiremo ai nostri clienti e fornitori, nasce per festeggiare i cinquant’anni dell’azienda. Viene stampato in italiano e in inglese e vuole essere anche un modo per raccontare la tipicità e le caratteristiche di un prodotto come l’aglio”, racconta Roberto Cervati, figlio di Malvino, entrato in azienda nel 1993. Oggi Malvi Cervati, con sede a Villadose in provincia di Rovigo, è una solida realtà che produce quasi 400 tonnellate di aglio italiano. "Circa trenta nella nostra zona e poi in altri areali di pregio italiani, come a Sulmona in Abruzzo piuttosto che a Voghiera in Emila Romagna". E poi l’importazione e distribuzione di aglio che proviene dall’estero. "Abbiamo iniziato nel 1980 con la Spagna, due anni dopo con l’Argentina e nel 1987 con la Cina". In totale l’azienda confeziona 7000 tonnellate di aglio, per l’80% destinate ai mercati esteri. "Lo esportiamo In tutta Europa, ma la Germania è sicuramente il nostro mercato più importante". La grande distribuzione è il principale, se non esclusivo, canale di sbocco, con clienti di grande importanza che portano il nome di Edeka per il prodotto biologico e Lidl per quello con-

venzionale. «L’aglio biologico, sostanzialmente di provenienza argentina e spagnola, sta riscuotendo molto successo da 5 o 6 anni a questa parte e lo consegnano tutto in Germania. Una crescita, ogni anno, del 20/30%, siamo arrivati a 500 tonnellate di prodotto». Negli 8000 metri quadrati di capannoni dell’azienda c’è spazio naturalmente anche per l’aglio cinese, poco richiesto dal consumatore italiano, molto tradizionalista, ma ben accetto nel resto

ATTUALITÀ

solo un uso professionale, ma anche la veloce degradabilità nel suolo. 'Tutto questo - continua la nota di Assomela - ci porta a concludere che quanto viene oggi utilizzato per la difesa dalle malattie del melo si dimostra quindi poco persistente, poco residuale e rispettoso degli equilibri naturali del terreno e delle acque. In breve, proprio quanto diffuso da Greenpeace dimostra la straordinaria evoluzione nella selezione di agrofarmaci sempre più moderni e la professionalità dei frutticoltori nel loro impiego. Il raggiungimento di questo obiettivo, certamente migliorabile, è facilmente dimostrato attraverso alcuni indicatori della salute dell’ambiente. Il report di Greenpeace, non cita ad esempio alcuno dei molteplici indicatori della rinnovata vitalità dei frutteti del giorno d’oggi, dove nidificano molte specie di volatili, dove tornano i rapaci ma anche molte altre forme di vita e dove l’incontro con animali selvatici è facile e frequente. Su questi aspetti la collaborazione intensa e strategica tra produttori, centri di ricerca, consulenza tecnica ed autorità pubbliche è un fatto forte ed i risultati in termini di qualità ambientale lo certificano. Da almeno 30 anni i frutticoltori si sono posti il problema della sicurezza del frutto e del proprio lavoro. Importanti investimenti sono stati fatti in sperimentazione, ricerca ed innovazione ed altri sono in via di attuazione'. 'Il lavoro di Greenpeace - conclude la nota - offre comunque spunti utili per proseguire nell’impegno a ricercare soluzioni progressivamente sempre migliori, che possano salvaguardare una sufficiente redditività per le circa 20 mila aziende produttrici di mele italiane e l’indotto occupazionale diretto che ne deriva, stimabile in oltre 5.000 dipendenti, con trend in crescita. Si conclude infine confermando che la garanzia di sicurezza delle mele commercializzate resta inalterata ed ai massimi livelli internazionali'.

dei mercati. E non è tutto uguale. «Nel 2001 abbiamo cominciato ad importare anche dal Sud Est della Cina, dalla regione dello Yunnan, al confine con il Laos. Si tratta di un aglio monobulbo di grande qualità: più dolce, più facile da digerire, che sta riscuotendo un ottimo successo sul mercato europeo». Un’azienda in fermento anche sul fronte della sperimentazione e delle novità di prodotto: a partire dall’aglio nero. "Ci stiamo lavorando e siamo già a buon punto tanto che con una catena della grande distribuzione siamo oramai alla fase finale con gli audit già quasi terminati e tutti positivamente”. Di che cosa si tratta? “È un aglio argentino fermentato. Il risultato, oltre che nel colore finale (marrone all’esterno, nero all’interno) è una consistenza differente. Un aglio anche da spalmare sul pane, dolce e gustoso”. (al.fr.)

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La cassetta wood-look che aumenta le vendite Carrefour in Italia e Walmart negli Stati Uniti hanno sottoscritto un accordo con Polymer Logistics per l’utilizzo della cassetta in plastica Wood-effect Carrefour in Italia e Walmart negli USA hanno sottoscritto un contratto di pooling di lungo temine con Polymer Logistics, leader ed innovatore nel settore degli imballi riutilizzabili RRP (retail-ready packaging), produttore e distributore della cassetta RPC a sponde abbattibili Wood-effect (Effetto Legno). Entrambe le catene hanno già potuto riscontrare la netta preferenza mostrata dai clienti per il nuovo imballaggio attraverso test svolti direttamente all’interno delle superfici commerciali. I retailers hanno inoltre riscontrato un significativo incremento delle vendite dei prodotti OF del 3-6% durante i tests di presentazione delle cassette in plastica riutilizzabili Wood-effect. Basandoci sui risultati di tali sondaggi, l’87% dei consumatori preferisce il look più naturale della cassetta Wood-effect rispetto alle altre cassette in plastica; inoltre, un blind test comparativo effettuato con i medesimi prodotti esposti nelle cassette Woodeffect e in quelle di plastica standard ha evidenziato la netta per-

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cezione del consumatore di una migliore qualità del prodotto contenuto nella cassetta Wood-effect perché, evidentemente, l’aspetto e l’effetto espositivo sono importanti. “Certo, la cassetta Wood-effect migliora l’aspetto del prodotto contenuto”, sottolinea Gideon Feiner, CEO di Polymer Logistics, parlando delle novità in fatto di imballi riutilizzabili. “Abbiamo sperimentato la nostra cassetta Wood-effect nelle varie aree dei reparti Ortofrutta dimostrando come il valore aggiunto del display dato dalla nostra cassetta migliori l’intero ambiente rendendolo più sobrio ed invitante. Nel complesso il reparto risulta più curato e pulito e dà maggiore risalto al prodotto esposto. Tale cambiamento ha avuto un significativo e positivo effetto sul consumatore. I sondaggi effettuati presso i due retailers hanno evidenziato una netta preferenza per la cassetta Wood-look rispetto ad altre in plastica e - aggiunge Feiner - i clienti apprezzano molto l’aspetto caldo dell’effetto

legno che richiama i piccoli mercati di quartiere e quindi è evocativo di tradizione e genuinità.” Gian Paolo Mezzanotte, managing director di Polymer Logistics Italy, sottolinea che Carrefour Italy ha identificato nell’utilizzo della cassetta in plastica Wood Effect un’opportunità unica per differenziarsi perseguendo miglioramenti di display dei reparti ortofrutta ma contestualmente preservando il vantaggio gestionale garantito dall’imballaggio riutilizzabile in pooling: “Possiamo realmente asserire che la nuova cassetta Wood-effect ha definitivamente catturato l’attenzione dei retailers che hanno intenzione di distinguersi offrendo una shopping experience unica e qualificante e - osserva - è ciò che il mercato sta cercando e per il quale sia i distributori commerciali che i consumatori hanno chiaramente espresso il loro apprezzamento”. Mezzanotte rivela che Carrefour Italia ha già iniziato il processo di introduzione della cassetta Wood-effect, utilizzata al momento come display all’interno dei negozi rispondenti al nuovo format Market “Gourmet”, ma che entro qualche mese partirà l’implementazione in sistema pooling su tutto il circuito Ortofutta di Carrefour Italia. Alla domanda sulla eventuale complessità che l’introduzione della nuova cassetta possa comportare Feiner, da parte sua, risponde: “Non ci sono cambiamenti significativi né particolari costi operativi nell’implementazione di queste cassette nella supply-chain. In base alle verifiche avute con i retailers, ci si aspetta che la cassetta Wood-effect venga utilizzata come standard.” Polymer Logistics mette dunque in risalto tre key points: 1. l’immagine fresca della linea che cattura l’attenzione del consumatore; 2. incrementa la percezione di qualità del prodotto contenuto e contribuisce ad incrementarne la vendita; il costo è in linea con altri contenitori in plastica. G i u g n o

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Illusione all’Expo ma è chiusura tra UE e Mosca

Russia, saracinesche abbassate Lunedì 10 giugno, visitando Expo Milano, Putin lo aveva detto chiaramente a Matteo Renzi: “Se le sanzioni contro la Russia non saranno ritirate, le imprese italiane perderanno contratti per un miliardo di euro. Noi potremmo trovare altri partner, ma sarebbe un peccato rinunciare alla collaborazione con l’Italia”. Il messaggio, forte e chiaro, era stato accompagnato da parole di apertura: “Le sanzioni vanno eliminate o modificate per sostenere le aziende che vogliono collaborare con noi”. Il premier Renzi aveva fatto notare che in Europa sulla questione ci sono opinioni divergenti tra i 28 Paesi membri, ma che l’obiettivo comune è quello di arrivare ad una soluzione condivisa che preveda una normalizzazione dei rapporti tra la UE e la Federazione russa. E la soluzione, su cui entrambi i leader si erano detti d’accordo, è l’applicazione integrale degli accordi di pace di Minsk che avrebbero dovuto G i u g n o

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Putin, parlando a Milano con Renzi, aveva dimostrato interesse per una ripresa di regolari rapporti commerciali tra l’Italia e Mosca. Poi sono prevalsi gli interessi strategici

Vladimir Putin e il suo ministro dell’Economia Aleksey Ulyukayev

chiudere la crisi ucraina, che resta invece tuttora aperta. Sono passate poche ore è da Washington è arrivata la doccia fredda: il presidente degli Stati Uniti Barack Obama in persona ha addirittura paventato un inasprimento delle sanzioni, accusando Mosca di violare apertamente gli accordi, inducendo il Cremlino a

parlare di inevitabili reazioni a qualunque atto considerato ostile. Fine di ogni timida speranza. Passa qualche giorno. Le sanzioni europee, imposte nel luglio del 2014, e che colpiscono i settori della difesa, dell’energia e del sistema bancario russo, vengono rinnovate come risposta della UE all’annessione della Crimea da www.corriereortofrutticolo.it

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M ondo parte di Mosca e alla irrisolta crisi ucraina. La replica russa è stata la proproga dell’embargo su gran parte dei prodotti agroalimentari provenienti dai Paesi UE. Il 18 giugno infatti i governi dell’Unione Europea hanno dato il via libera alla proroga di sei mesi delle sanzioni contro le "entità ucraine e russe" in scadenza il 31 luglio. La proroga varrà fino al 31 gennaio 2016. La ratifica da parte dei ministri degli Esteri lunedì 22 giugno è stata una mera formalità. La risposta russa è stato l’embargo su gran parte dei prodotti agroalimentari provenienti dai Paesi Ue, un divieto automaticamnte esteso, come ha sottolineato subito il ministro dell’economia russo Aleksey Ulyukayev in un'intervista all'agenzia di stampa Ria Novosti. “Vogliamo solo conservare lo status quo: l’embargo sui prodotti introdotto in risposta al regime

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di sanzioni. Ovviamente si tratta di una misura simmetrica” ha dichiarato. L’embargo, ha aggiunto, “potrebbe essere esteso e affinato”. Intervistato sulla possibilità che Mosca imponga delle sanzioni su altri prodotti europei, il ministro ha risposto di ritenere che sia “poco probabile”. Finora la Federazione russa ha interrotto l’importazione della maggior parte dei prodotti agricoli e di allevamento provenienti dall’Unione europea, oltre che dagli Stati Uniti, dall’Australia, dal Canada e dalla Norvegia. L’accordo tra i governi europei dello scorso marzo prevedeva che le misure sarebbero rimaste in vigore fino a quando gli accordi di Minsk per la pace in Ucraina non fossero stati pienamente rispettati. Cosa che in effetti non è avvenuta, con Mosca e Kiev impegnate a rimbalzarsi le responsabilità. Le sanzioni europee, varate in luglio e rafforzate lo scor-

so settembre, vietano a banche e imprese russe di finanziarsi sul mercato dei capitali europei, limitano l’export di tecnologia europea nel settore energetico e colpiscono specifiche società e individui. Tra le società più colpite figurano in particolare Gazpromneft, Transneft e Rosneft, tutte attive nel settore petrolifero. Le sanzioni, e le ritorsioni russe, hanno pesato non poco sull’interscambio tra Italia e Russia. Il 2014 ha coinciso con la prima vera battuta d'arresto dai tempi della crisi del 2008-2009. Le esportazioni italiane sono infatti scese dell'11,6% a quota 9,5 miliardi e quelle russe hanno perso il 20% a quota 16 miliardi. E non è finita: a giudicare dall'andamento dei primi mesi del 2015, la tendenza al ribasso si sta accentuando. E nei primi tre mesi il made in Italy ha accusato una flessione del 30 per cento.

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Sarà l’Egitto il Paese partner di Fruit Logistica 2016 L'Egitto sarà il Paese Partner ufficiale di Fruit Logistica 2016, che si svolgerà a Berlino dal 3 al 5 febbraio 2016. Christian Göke, amministratore delegato di Messe Berlin GmbH commenta: "L'Egitto ha oltre 5.000 anni di storia nell'agricoltura - nessun altro Paese al mondo può vantare una tale lunga esperienza. Anche adesso l'Egitto continua a giocare, a livello mondiale, un ruolo importantissimo nel settore dei prodotti ortofrutticoli freschi con importanti quote d'export in 145 Paesi". Nella stagione 2013-2014 l'Egitto ha esportato frutta e verdura per un valore di 2 miliardi dollari. L'export si è rivolto principalmente nei mercati Russi, in Arabia Saudita e Regno Unito, così

come in Iraq, Emirati Arabi Uniti, Libia, Italia, anche i Paesi Bassi ed il Kuwait sono clienti importanti. Il volume delle esportazioni è cresciuto da 1,7 milioni di tonnellate nella stagione 2005-2006 a 2,9 milioni di tonnellate nella stagione 20132014, con un aumento del 69 per cento. Le principali esportazioni egiziane nella stagione 20132014 sono state agrumi (1.142.000 tons), patate (688 mila tons), cipolle (359.000 tons), uva (99.000 tons), melograni (85.000 tons), fragole (34.000 tons) e fagiolini (31.000 tons). La prima partecipazione dell'Egitto a Fruit Logistica è stata nel 1999. Il Padiglione Egiziano è organizzato dalla Egypt Expo & Convention Authority (EECA).

MONDO

Secondo Coldiretti, la decisione di prorogare di un anno l'embargo sui prodotti alimentari da parte della Russia costa all’Italia oltre 20 milioni di euro al mese solo nell’agroalimentare. Le esportazioni agroalimentari dell’Italia in Russia sono praticamente dimezzate (-51,1%) nei primo trimestre del 2015 ma sono del tutto azzerate per l’ortofrutta, i formaggi e la carne e derivati. L’impossibilità di esportare sul mercato russo provoca per molti prodotti alimentari una situazione di eccesso di offerta sul mercato europeo con ricadute negative sui prezzi riconosciuti agli agricoltori. Il danno maggiore che rischia di durare negli anni è determinato però dal fatto che lo stop alle importazioni ha provocato in Russia il ricorso ad importazioni da altri Paesi oltre che a un vero boom nella produzione locale di prodotti made in Italy taroccati.

NUOVA ZELANDA. Stagione record per la produzione di mele che tocca le 551 mila tons Si è conclusa con ottimi risultati la stagione melicola neozelandese. Le preoccupazioni legate alle grandinate che si erano abbattute sul Paese tra la fine dello scorso anno e l’inizio di quello in corso si sono rivelate fortunatamente infondate. I volumi finali sono ancora in via di definizione ma dovrebbero raggiungere le 551 mila tonnellate, battendo il record del 2013 di 550 mila tons. I produttori stanno estendendo le proprie produzioni con una crescita media degli impianti pari al 5% annuo. “C’è un interessante proliferare di investimenti in corso”, ha dichiarato Alan Pollard (nella foto), amministratore delegato di Pipfruit New Zeland. “Circa il 40% delle nostre piante ha meno di 10 anni. Si prevede dunque un ulteriore aumento dei volumi grazie all’entrata in produzione di molti nuovi im-

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pianti”. Anche in termini di export le performance sono state molto positive. “Siamo sulla buona strada per raggiungere il traguardo del miliardo di dollari attraverso le spedizioni oltremare. Un obiettivo che ci eravamo precedentemente posti al 2022”, svela Pollard. “Si sono succedute tre buone campagne una dopo l’altra - continua - ora tocca a noi intraprendere un percorso di cre-

scita sostenibile”. Nel 2014 il valore del commercio di mele ha raggiunto i 536 milioni di dollari, in crescita del 65% rispetto ai 324 milioni del 2010. Nello stesso periodo i ritorni per cartone sono aumentati del 30%. In Nuova Zelanda la stagione delle mele si apre in gennaio e continua fino alle prime settimane di maggio. Circa il 65% del raccolto proviene da Hawkes Bay, il 27% dalla regione di Nelson mentre il 4% dal Central Otago. Paese leader tra i suoi principali competitor (Cile, Stati Uniti e Sud Africa), produce per circa un terzo di Royal Gala nonostante la Braeburn rappresenti una varietà molto importante per i produttori locali. Negli ultimi anni inoltre sta prendendo piede la produzione di nuove cultivar quali Queen, Rose e Beauty. (c.b.)

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STATI UNITI

Campagna fragole chiusa con un calo oltre il 10% in volume

Lo sbarco di Lidl apre un nuovo scenario

Si è conclusa la campagna di fragole spagnola; una produzione molto importante per il paese, concentrata per il 94% del totale nazionale nella provincia di Huelva. E’ dunque già possibile tracciare un primo bilancio stagionale. Rafael Dominguez (nella foto), direttore di Freshuelva (associazione di produttori ed esportatori che rappresenta il 95% del comparto della zona), ha recentemente dichiarato soddisfatto che la campagna attuale si è mantenuta su prezzi decisamente migliori rispetto alla precedente. In maggio inoltre - nonostante la concorrenza del prodotto proveniente da Francia, Italia, Regno Unito, Germania e Belgio - l’andamento dei prezzi delle fragole andaluse sui mercati europei ha evidenziato ottime performance. Il motivo, ha spiegato Dominguez, è da ricondursi “alla qualità del prodotto offerto che ha permesso di restare sul mercato per quasi l’intero mese”. Purtroppo il caldo degli ultimi giorni ha accelerato la chiusura di una campagna caratterizzata da una produzione significativamente inferiore rispetto al 2014, quando si raccolsero complessivamente 279 mila tonnellate di prodotto. In termini di volumi, infatti, si calcolano quantitativi inferiori tra il 10 e il 15% rispetto allo scorso anno a causa di una sensibile contrazione delle superfici dedicate, passate da 6.980 a 6.340 ettari.

Un ingresso che apre a un nuovo scenario per i retailer in Usa, quello di Lidl nel mercato statunitense. Con conferma ufficiale rilasciata il 12 giugno, la catena tedesca annuncia la creazione di "un'esperienza unica per i consumatori americani, diversa da qualunque altra sul mercato". Il Ceo di Lidl Us sarà l'ex presidente di Lidl Ireland Brendan Proctor (nella foto). Stando a quanto riportato da Supermarket News, del format oltreoceano sono prevedibili alcuni elementi, a partire da un assortimento iniziale composto da brand nazionali, per favorire l'accettazione dello stesso presso la nuova utenza. Attesa un'offerta fortemente orientata sulla private label, spinta da una gamma di qualità a prezzi estremamente bassi. In generale, ci si aspetta una certa cautela da parte del retailer, sulla scia della disastrosa esperienza di Tesco con Fresh&Easy. Un rischio mitigato dalle somiglianza con la catena Aldi, che già detiene la fiducia dei consumatori americani.

di riduzione degli sprechi e sostenibilità economica e sociale. In altre parole l’accordo tende a valorizzare il ruolo sociale dei Mercati anche in tema di solidarietà. La Conferenza di Budapest ha visto anche il rinnovo del Board od Directors, l’organo più rappresentativo dell’Unione che affianca il presidente. Lo spagnolo Manuel Estrada-Bora, presidente di Mercasa, è stato confermato alla presidenza del WUWM per un anno mentre è stato eletto alla vicepresidenza Donald Darnall, direttore esecutivo del Maryland Food Center Authority (MFCA) di Baltimora, USA. Sono entrati poi a far parte del Board quattro nuovi delegati: Andrés de Pando, direttore internazionale di Mercasa, Spagna, Fabio Massimo Pallottini (nella foto), amministratore del CAR di Roma, Italia, Mário Maurici de Lima Morais, presidente di ABRACEN, San Paolo, Brasile e Ioannis (John) Triantafyllis, amministratore del Mercato Centrale di Atene, Grecia. All’incontro di Budapest la delegazione italiana ha visto tra l’altro la presenza del presidente di Mercati Associati Erminia Perbellini, del direttore del Mercato di Padova Francesco Cera e del direttore del Mercato di Udine Andrea Sabot.

BUDAPEST

FRANCIA

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Nel consiglio direttivo del Wuwm entra Massimo Pallottini

Nasce una super AOP per pesche, nettarine e albicocche

Più di 250 delegati provenienti da 35 Paesi hanno preso parte a Budapest alla prima conferenza del 2015 del WUWM, l’Unione mondiale dei Mercati all’ingrosso, durante la quale è stato siglato un memorandum of understanding tra l’Unione e la FAO in materia

Le AOP Pêche et Nectarine e Abricot hanno trovato un accordo che prevede la fusione delle due associazioni. Si costituisce un gruppo di 37 imprese, che rappresenta il 70% della produzione xdi pesche e nettarine e circa metà di quella di albicocche. G i u g n o

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Produzione elevata in Sicilia e nel Centro-Nord. Buona la qualità. Prezzi non esaltanti ma “comunque dignitosi”. Qualche soddisfazione dall’estero. Importante portare la produzione fino a settembre

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Campagna tra alti e bassi per il melone italiano. A condizionare la stagione, almeno fino a fine giugno, è stato ancora una volta il meteo, con vendite sostenute nei giorni con temperature medie elevate, e calo nei giorni particolarmente freschi o peggio con maltempo. A questo si sono aggiunte alcune sovrapposizioni produttive tra nord e sud del Paese. Il settore nel giro di un mese è passato dalla sovrapproduzione di maggio al vuoto produttivo di giugno causato anche dalla mancata allegagione del prodotto influenzato dal maltempo. Per quanto riguarda il clima, parte della produzione tra bassa reggiana e bassa mantovana, alcune delle aree produttive tipiche, è stata colpita a metà giugno da una violenta grandinata che ha

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Melone in altalena per il meteo e la sovrapposizione Nord-Sud

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Bruno Francescon e Ettore Cagna, due leader di mercato a livello nazionale. Pietro Paolo Ciardiello, testimonial della produzione di qualità nel Sud, sostenitore dell’incremento delle varietà tardive

in parte influenzato il raccolto e la disponibilità di prodotto di alcune aziende locali. La prima parte di giugno è stata promettente dal punto di vista delle quotazioni, raddoppiate nel giro di una settimana. “Fino alla prima settimana di luglio la diG i u g n o

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sponibilità di prodotto è sotto le previsioni”, avverte Bruno Francescon a capo dell’omonima op mantovana (intervista del 15 giugno, ndr), che quest’anno punta a raggiungere le 35 mila tonnellate di volumi commercializzati su oltre un migliaio di ettari di

aree coltivate. “I volumi sono in calo con un -20% della produzione precoce (con allegagione ad aprile e maggio). Dalla seconda settimana di luglio la situazione dovrebbe tornare alla normalità. Se aumenteranno le richieste potrebbero però esserci alcuni pic49


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Scarsa propensione all’export, rileva l’Ismea Solo il 5% della produzione italiana raggiunge i mercati esteri Un prodotto che mostra ancora una scarsa propensione all’export, con appena il 5% della produzione italiana destinata ai mercati esteri. Anche se il trend delle esportazioni registrato nell’ultimo quinquennio ha mostrato un deciso miglioramento. Il riferimento è ai meloni, di cui rileva un’analisi Ismea - si sono superate, nel 2014, le 30 mila tonnellate di esportazioni e i 21 milioni di euro di corrispettivi introiti monetari. Un risultato che pone l’Italia al nono posto nella classifica degli esportatori mondiali, con la Spagna top performer per volumi, seguita da Stati Uniti, Brasile, Messico e Paesi Bassi. Davanti all’Italia anche Francia, Cina e Marocco. Si stima che solo il 5% della produzione nazionale di meloni, valutata in 567 mila tonnella-

te nel 2014, sia destinata ai mercati esteri. Le importazioni rappresentano tuttavia una quota di

appena il 6% dei fabbisogni nazionali - spiega ancora l’Ismea per un prodotto di cui l’Italia è quasi totalmente autosufficiente. In un contesto di calo generalizzato degli acquisti di frutta da parte delle famiglie italiane nel quinquennio 2010-2014, con un tasso di variazione negativo dell’1,2% nella media di ciascun anno, i meloni hanno mostrato una maggiore tenuta cedendo, annualmente, solo lo 0,5%. Le vendite, sul mercato interno, fanno riferimento per l’80% al canale domestico, rappresentato dalla distribuzione moderna (iper e supermercati, discount e libero servizio) e dal traditional trade (piccolo dettaglio tradizionale). Il restante 20% è invece riconducile al canale Horeca, principalmente costituito da bar, ristorazione e food service.

La produzione Igp del Mantovano richiesta dalla Gdo ma anche dai Mercati all’ingrosso Partenza di stagione con volumi in calo per il melone mantovano Igp. A metà giugno, a circa un mese dall’avvio della raccolta i quantitativi finora hanno segnato un -30% rispetto alla media. Ad annunciarlo è il presidente del Consorzio di tutela del melone mantovano igp Mauro Aguzzi. “Abbiamo avuto un’allegagione sotto le aspettative. La qualità del prodotto raccolto comunque è ottima”. Secondo Aguzzi sui mercati si è sentita la sovrapposizione del prodotto siciliano, in ritardo di maturazione di quasi un mese. Un po’ di fastidio l’ha provocata pure la merce proveniente dal Marocco. I due fenomeni hanno influenzato i prezzi: “Le quotazioni si sono attestate su 30-40 centesimi al di sotto delle aspettative iniziali”, sottolinea il presidente del consorzio mantovano. La situazione tuttavia ora è in miglioramento. “Ad oggi le vendite e i consumi tengono bene e sono in crescita, a tal punto che in certi momenti la richiesta supera l’offerta. I prezzi sono così tornati a salire con valori che a seconda della qualità del prodotto oscilla tra 1,20 a 2 euro al chilo”. Il Consorzio conta dieci aziende mantovane associate (Aguzzi Mauro; Op Ortofrutticoli Bellaguarda;

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Francescon Op; Francescon Antonio, Carlo, Roberto; Merighi Lino Bruno Enzo e Dario; Nadalini Roberto; Nadalini Francesca; ass. Produttori Casteldidone, Rossi Giorgio az agr. Ca’ dei Preti, tutte comprese tra Viadana, Sermide, Rodigo e Casteldidone, oltre alla neoentrata Agricola Don Camillo di Brescello) con 1.000 ettari controllati, di cui 400 certificati Igp. Il potenziale produttivo arriva a 10 mila tonnellate, di cui circa 5 mila certificate con l’indicazione geografica protetta. “Quest’ultimo valore è il nostro obiettivo come produzione Igp”, precisa Aguzzi. L’80% del prodotto viene commercializzato in Italia, il restante 20% è esportato. “Il melone certificato ci viene richiesto sia dalla grande distribuzione che dai centri agroalimentari e sta avendo un buon riscontro tra i consumatori. La nostra intenzione è offrire ancora maggiore disponibilità di prodotto sia al dettaglio che all’ingrosso”. Le prospettive per le prossime settimane parlano di un atteso calo produttivo dovuto anche al passaggio dalla produzione in tunnel al campo aperto, quest’ultima sotto le aspettative. La produzione proseguirà comunque fino a fine settembre. (e.z.)

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Bruno Francescon: “Dovremmo seguire l’esempio delle pere aggregandoci” L’aggregazione sta accelerando il passo nel mondo delle pere, con la costituzione da una parte del progetto Opera, coordinato da Luca Granata, dall’altra con il gruppo formato da cinque aziende (Apofruit, Salvi, Zani, Pempa Corer e Spreafico). Il settore del melone, invece, pur con caratteristiche diverse dalla pera (i produttori di meloni sono sparsi lungo quasi tutta la penisola, mentre buona parte di quelli delle pere si concentrano nell’area emiliano-romagnola), continua a viaggiare frammentato. Ne è ben consapevole Bruno Francescon, a capo dell’omonima organizzazione di produttori mantovana, leader in Italia nella produzione e commercializzazione di meloni. “L’aggregazione nel mondo del melone è ancora difficile da realizzarsi. I produttori di melone che contano, che fanno i numeri più importanti, saranno una decina o poco più. Il vero neo di questo settore però sono i produttori improvvisati, disseminati un po’ ovunque: sono troppi gli operatori che, avendo il proprio core business su altre colture, investono a melone solo le esigue superfici rimaste libere, parliamo di pochi ettari. Questo scaturisce anche dai bassi costi

che hanno gli impianti di melone. Per realizzare una cinquantina di ettari di melone non servono grandi risorse economiche. Mentre per farne altrettanti a pere, i costi sono molto più alti. Questo dimostra in parte la frammentazione del settore melone, su cui un vero piano di aggregazione non c'è o comunque è ancora lontano dal realizzarsi”. Sul comparto, aggregazione a parte, la speranza si chiama Oi. “Mi auguro che il lavoro che si sta portando avanti con l’organismo interprofessionale – aggiunge Francescon – sia in grado di fornire una corretta regolamentazione nella vendita di melone, con regole certe e uniche per tutti”. L’imprenditore lombardo ritorna infine sul progetto Opera, a cui ha aderito con la propria Op. “È un progetto in cui crediamo fortemente. Alcuni nostri soci conferitori, produttori anche di pere, ci hanno chiesto di aderire. Abbiamo valutato il progetto che ci ha subito convinto per serietà e chiarezza degli obiettivi, portato avanti da professionisti competenti. Su Opera c’è un grande fermento. Sono certo che sarà un successo. Non potrà che essere così”. (e.z.)

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Le produzioni precoci del Nord hanno subito cali fino al 20% a causa delle grandinate

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coli problemi di fornitura”. Nonostante le noie riscontrate in merito alla allegagione “la qualità del prodotto è buona, i calibri sono più grandi del normale, con la presenza di meno frutti ma più grossi”. Nella seconda parte di giugno poi i prezzi si sono stabilizzati o hanno subito un leggero calo. Moderatamente soddisfatto dell’andamento stagionale Ettore Cagna, presidente dell’agricola Don Camillo di Brescello e coordinatore dell’Oi Melone. “Tutto sommato i prezzi sono stati buoni considerando anche il delicato momento di sovrapproduzione tra Sicilia e Centro Nord. Tuttavia molto dipenderà dalle temperature, che influenzano da sempre i consumi”. Il calendario prevede che dopo la fine della produzione siciliana a metà giugno, si avvii verso la conclusione anche la Campania. Dal 15-20 di giugno è iniziata anche la produzione toscana e umbra, con l’importante areale mantovano che è partito a pieno ritmo con le produzioni in serra. Pietro Ciardiello, direttore della Coop Sole di Parete (Caserta) può tracciare quasi un bilancio dell’annata, definita “buona per qualità del prodotto, con una produzione regolare. I prezzi non sono stati esaltanti, comunque dignitosi. Le soddisfazioni più positive sono arrivate dall’estero”, annuncia il direttore della cooperativa campana, che punta ad allungare il calendario, che ad oggi va da inizio maggio a quasi metà luglio. “L’obiettivo è ampliare le produzioni precoci e tardive, specie su settembre”. Per luglio, tempo permettendo, i produttori si aspettano una ripresa generale del mercato.

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Crescita costante per le mini angurie Stagione complessa, almeno fino alla fine di giugno, per l’anguria. Il tempo, con temperature spesso al di sotto della media, ha influito negativamente. I consumi ne hanno risentito con cali in alcuni casi anche del 50%, in parte riscontrati pure sulla “mini”, che si conferma comunque la tipologia più promettente grazie alle sue caratteristiche di dolcezza, croccantezza, possibilmente senza semi e con un peso contenuto (2-3 chili circa). Le superfici investite

dalle aziende sulle angurie mini è comunque in costante crescita, con buona produttività. I cocomeri di grande pezzatura invece sono in costante diminuzione. Le aziende pertanto investono e continuano a scommettere sul formato ridotto. L’agricola Don Camillo, per esempio, quest’anno prevede di produrre oltre 10 mila tonnellate di mini cocomera su 250 ettari, numeri quasi doppi rispetto al 2014. Una delle novità di quest’anno è la mini anguria

Prezzi bassi per l’anguria greca fortemente richiesta all’estero Continua la raccolta delle angurie in Grecia nonostante i prezzi all’origine si mantengano ormai da qualche tempo su livelli relativamente bassi. Nell’Elide, nel Peloponneso - dove cocomeri e fragole sono il vero fiore all’occhiello dell’agricoltura locale - i produttori stanno facendo i conti con valori che si aggirano tra i 20 e i 23 centesimi al chilo per le varietà tonde e tra i 24 e i 28 centesimi per quelle allungate. A metà giugno era ancora presto per fare un bilancio; nell’area la campagna è iniziata solo nel mese di maggio - in leggero ritardo rispetto al calendario tradizionale - e proseguirà fino ad agosto. Purtroppo però le grandinate delle scorse settimane - oltre ad aver distrutto 4.000 ettari di campi - hanno compromesso in parte la qualità del prodotto. Unica eccezione è relativa a Trifilia, dove la raccolta è ormai stata completata. Secondo quanto dichiarato dal dottore agronomo Antonis Paraskevopoulos, la stagione nel distretto è stata qualitativamente

eccellente, con rese in campo molto buone. “Il prodotto si è contraddistinto per l’omogeneità della qualità con frutti generalmente ‘pieni’. In termini di quantità i volumi finali dovrebbero raggiungere le 40.000 tonnellate. Purtroppo il clima non ha favorito la domanda interna che al contrario è stata molto forte sui mercati esteri”, ha dichiarato Paraskevopoulos. Anche in questo caso però i prezzi si sono rilevati il vero tallone d’Achille: secondo quanto riportato dal network locale specializzato nell’agroalimentare Agrotypos, nonostante la buona partenza - nell’intorno dei 40 centesimi al chilo per le varietà allungate e ai 45 cent/chilo per le tonde - ben presto la curva ha mostrato una decisa flessione verso il basso toccando minimi di 23 e 17 centesimi al chilo. In termini di export la Polonia si sta confermando tra i principali mercati di destinazione ma carichi importanti vengono spediti anche in Germania, Ungheria, Estonia, Belgio, Gran Bretagna, Austria e Italia. (c.b.)

Cuoredolce dell’azienda ferrarese Malavasi, appartenente all’organizzazione di produttori La Diamantina. Il prodotto punta soprattutto sulle proprietà organolettiche e sull’alto contenuto di licopene per attrarre consumatori particolarmente attenti a tematiche legate al benessere e alla salubrità dei prodotti. Per quest’anno l’impresa emiliana sta coltivando il prodotto su una cinquantina di ettari per poi commercializzarlo nelle principali catene distributive nazionali e locali. Al decimo anno di commercializzazione, la “mini” Solinda ha ottenuto risultati lusinghieri a inizio campagna, la raccolta proseguirà fino a settembre. Dando alcuni numeri in Italia nel 2014 sono state commercializzate 476 mila tonnellate di cocomeri su 11.424 ettari, di cui il 17% sotto serra. Puglia, Lazio e Campania sono le prime tre regioni come volumi prodotti, seguite da Emilia Romagna e Lombardia. La Sicilia detiene la leadership come ettari investiti: oltre 2 mila, di cui quasi un terzo in serra. Secondo i dati Istat lo scorso anno il Belpaese ha importato oltre 36.500 tonnellate di angurie per un valore di 16,2 milioni di euro. Dal 2008 al 2014 le esportazioni sono balzate da 113 mila a 170 mila tons, con un prezzo medio attorno ai 31 centesimi al chilo. I consumi negli ultimi sette anni sono calati del 10% ma a valore si è registrato un +5% favorito dall’aumento dei prezzi del 15%: dai 54 centesimi del 2008 si sono toccati i 63 cents lo scorso anno. L’Italia è il quinto Paese produttore in Europa in termini di volume, dietro a Spagna, Ucraina, Grecia e Romania e il venticinquesimo a livello planetario. Nel mondo l’Asia, e la Cina in particolare, la fa da padrone con ben 91 milioni di tonnellate prodotte nel 2013 su 109 milioni complessivi. Nella classifica, Cina a parte, si distinguono Iran (4 milioni di tons), Turchia (3,9 milioni di tons), seguite da Brasile, Egitto e Stati Uniti. (e.z.) G i u g n o

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Emanuele Zanini

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“L’Italia ad oggi non esporta peperone – sottolinea Soli. Con questa tipologia crediamo di poter offrire una possibilità all’export del peperone italiano. Ci si può ritagliare uno spazio sui mercati esteri a patto di produrre un prodotto di fascia premium e con un brand forte e riconoscibile. Stiamo lavorando per aumentare i volumi (ad oggi coltiviamo su 30 ettari) dando ulteriore continuità produttiva. I calibri variano dai 100 ai 250 grammi In futuro puntiamo ad estendere il progetto ad altre aziende. Ci sono tutte le potenzialità per sviluppare la produzione anche in aziende non specializzate su questa orticola. Nel frattempo in autunno partiremo anche con le produzioni biologiche attraverso Brio, con ottime prospettive”. L’obiettivo finale nel comparto del peperone secondo Soli è “avere a disposizio-

ne un prodotto da vendere ad un prezzo costante e accessibile 12 mesi all’anno o comunque nei due periodi autunno-inverno e primavera-estate”. Sull’alta qualità di prodotto sta puntando molto anche Rijk Zwaan in particolare con il suo Sweet Palermo, che già dal nome promette una particolare dolcezza al palato con un grado brix superiore di media di 1-2 gradi su quelli tradizionali oltre all’alta resa e conservabilità. Il peperone a punta dell’azienda sementiera, come riferisce Massimo Perboni, crop specialist sul peperone per Rijk Zwaan, ha come obiettivo quello di distinguersi sul mercato in linea con lo sviluppo sulle tipologie dolci, quelle cioè con le migliori potenzialità di crescita. “Si stanno progressivamente creando delle nicchie di mercato con protagonisti i mini peperoni

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Alta qualità, specializzazione e identità territoriale del prodotto. Sono alcuni degli elementi chiave su cui il peperone italiano gioca il suo futuro. Schiacciato dai massicci volumi e dall’organizzazione di Spagna e Olanda, vere potenze commerciali sull’orticola che viene però proposta in maniera più standardizzata, il peperone italiano per cercare di emergere deve puntare sulle proprie caratteristiche peculiari e difficilmente replicabili all’estero. La strada ad oggi appare ancora in salita. Secondo alcuni operatori non c’è la massa critica sufficiente per tentare di inserirsi nella competizione. Secondo altri il punto di ripartenza sta nel creare il prodotto “giusto”, con brand, riconoscibilità e qualità premium in grado di dire la sua anche fuori dai confini nazionali. Fa parte di quest’ultimo gruppo Stefano Soli, direttore marketing di Valfrutta Fresco, l’azienda che lo scorso anno ha lanciato sul mercato italiano (e quest’anno anche all’estero) Cornelio, peperone dolce, italiano al 100%, selezionato da Enza Zaden. Coltivato in pieno campo e in coltura protetta in Sicilia e disponibile per dodici mesi all’anno l’ortaggio, con colorazione rossa o gialla (ci sono test in corso su tipologie color arancione), presenta forma a corno, polpa dolce, soda e croccante, buccia sottile con caratteristiche di alta digeribilità. “Il progetto sta crescendo – spiega il manager di Valfrutta-Alegra. Dopo i test nel Nord Europa siamo pronti alle esportazioni. Le prime impressioni sono positive con le catene che stanno richiedendo il prodotto con quantitativi crescenti”.

La produzione italiana vorrebbe emergere sui mercati esteri stretta tra Spagna e Olanda che possono contare su una solida organizzazione e volumi massicci. L’Italia dovrebbe puntare su brand e qualità premium

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Peperone, la partita si gioca sull’alta qualità

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Peperone

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“corni” dolci italiani, che stanno crescendo un po' alla volta – spiega il manager di Rijk Zwaan. Credo che in futuro queste tipologie, come il Palermo, avranno un ruolo sempre più importante”. Perboni spiega inoltre l'evoluzione dei consumi dell'ortaggio negli ultimi anni, con il boom all'estero del peperone quadrato. “In Italia il quadrato

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stro Paese”. Il mercato italiano rimane ancora ancorato ad una produzione che fatica a varcare i confini nazionali, concentrata in Sicilia per il periodo invernale, principalmente con le varietà lunghe e calibri importanti, in Campania e Veneto tra primavera ed estate con il semi lungo. Secondo il manager di Rijk Zwaan il peperone italiano per poter ot-

Stefano Soli di Valfrutta, Massimo Perboni di Rijk Zwaan, Massimo Longo di T18 e Stefano Pezzo di Cherry Passion

Valfrutta sta puntando sulla collaborazione con Enza Zaden che ha selezionato il peperone dolce Cornelio, lanciato lo scorso anno sul mercato italiano e che presto potrebbe essere l’apripista dei peperoni italiani nel mondo non è ancora molto sviluppato, ma attraverso le crescenti importazioni da Spagna e Olanda credo che attecchirà anche nel no54

tenere qualche chances di successo all'estero ha due strade. La prima, meno percorribile, è invertire la rotta, allineandosi sul-

le grandi produzioni come gli spagnoli. La seconda, quella potenzialmente vincente, è puntare sulle nicchie di altissima qualità. “Meglio specializzarsi sulle cultivar locali esaltando le caratteristiche del territorio di riferimento. Meglio giocare la carta del made in Italy e sulla elevata qualità anche sul peperone piuttosto che scontrarsi con gli elevati volumi prodotti dai Paesi competitors”. La conferma che per il peperone italiano il mercato continua ad essere in salita arriva da Massimo Longo, direttore commerciale di T18. Non mancano le potenzialità ma in troppo pochi sembrano credere nel successo di questa orticola che invece in altri Paesi sta ottenendo risultati più che lusinghieri. “Il peperone italiano ha perso di competitività. Mancano le superfici dedicate per competere con Paesi come Spagna e Olanda”, spiega Longo. “Le due-tre zone produttive maggiormente vocate (Sicilia e Campania in testa) non sono sufficienti. Esiste un vuoto produttivo in alcuni periodi dell’anno che non consentono all’orticola di stare al passo dei competitors. Per esempio da settembre a gennaio la Sicilia con le produzioni fuori campo non è in grado di rimanere competitiva. Manca insomma massa critica e progetti su produzione e commercializzazione di ampio respiro. Serve inoltre garantire un costante livello qualitativo che ad oggi è difficile ottenere. Al comparto servirebbe una svolta”. Stefano Pezzo, titolare dell'azienda veronese Cherry Passion, commenta invece l'andamento della stagione dei peperoni di importazione olandese. “La Spagna ha avuto un buco produttivo a maggio, per poi stabilizzarsi durante giugno. Il prodotto olandese dopo i prezzi sostenuti di aprile, a 3-4 euro al chilo, le quotazioni sono scese a maggio fino all'euro e mezzo con un rialzo nella prima metò di giugno fino a 2-2,50 euro al chilo”. G i u g n o

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Pietro Barbieri La massima attenzione alle esigenze del consumatore è la chiave oggi per affrontare qualsiasi mercato. Un concetto detto e ripetuto talmente tante volte da essere ormai considerato banale. Ma tanto banale non è quando si parla di ortofrutta, un comparto che negli ultimi anni ha visto sensibilmente scendere il livello della domanda e anche, purtroppo, la redditività delle aziende. C’è chi, però, nel mondo dell’ortofrutta italiana, tenendo presente queste parole e coniugandole con una forte dinamicità e predisposizione all’innovazione, è riuscito ad arrivare al successo con un prodotto “povero” come il sedano, facendolo diventare il proprio cavallo di battaglia. Parliamo dell’azienda Fortini Ortofrutticoli, con sede a Castello d’Argile (Bologna), che oggi è in grado di garantire la fornitura di sedano verde, sbiancato e bianco, con diverse possibilità di lavorazione, per tutti i 12 mesi dell’anno alle principali catene distributive italiane, per le quali vengono pianificate anche specifiche produzioni a marchio del distributore. Parte della produzione viene inoltre destinata ai principali mercati ortofrutticoli del Nord Italia, sebbene questo canale commerciale rivesta attualmente meno importanza rispetto ad alcuni anni fa. “Le conoscenze e le capacità che abbiamo sviluppato - dice Sergio Fortini, titolare dell’azienda assieme al fratello Fabio – sono il risultato di un’esperienza ormai trentennale all’interno della particolare filiera di questo ortaggio”. Proprio grazie al know how acquisito oggi l’azienda è pronta per lanciare una referenza davvero innovativa per il mercato itaG i u g n o

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L’esempio dell’azienda Fortini Ortofrutticoli, pronta per lanciare una referenza innovativa come il sedano in stick, pulito e confezionato in flow pack

liano, il sedano in stick, pulito e confezionato in flow pack, che andrà ad affiancarsi agli altri prodotti principali: il sedano nastrato, il cuore di sedano e le coste di sedano. Perché il sedano in stick, viene da chiedersi. “Perché il consumatore cerca sempre più prodotti pronti all’uso – interviene Fabio Fortini – e noi intendiamo accontentarlo. Questa tendenza in generale si va allargando e trova conferma anche in un ortaggio particolare come il sedano. Negli ultimi anni abbiamo constatato infatti una progressiva diminuzione delle

vendite del prodotto nastrato, sebbene con circa l’80% del venduto sia per noi ancora la referenza principale, a favore dei cuori di sedano che oggi rappresentano circa il 15% del fatturato e delle coste di sedano (5%). La preponderanza è dunque sempre del nastrato, che però ha perso negli ultimi 5-6 anni circa il 15% a favore delle lavorazioni alternative quali cuori e coste. Coste e stick perciò non hanno l'ambizione di sostituire le lavorazioni classiche (soprattutto nel breve periodo), ma tentare di raggiungere e soddisfare fasce di consumatori magari fino ad ora poco inclini al consumo del prodotto classico per diverse ragioni.”. Anche per il sedano, dunque, i dati dimostrano che l’innovazione di processo può rappresentare una risposta efficace alle difficoltà del mercato. Del resto, è proprio l’attenzione all’innovazione che ha portato i titolari dell’azienda, oggi affiancati dai giovani figli Simone e Alessandro, ad essere stati tra i primi in Italia, a metà degli anni 90, a installare una linea di lavorazione per questo ortaggio. Oggi quella linea non c’è più, è stata interamente sostituita con una nuova più performante, affiancata da due nastratrici automatiche. Il tutto permette indiscutibili vantaggi di produttività, tecnici, legati al comfort per gli operatori, e di qualità del prodotto finito che, grazie a una maggiore efficacia dei sistemi di taglio, lavaggio e asciugatura, arriva ad avere una shelf life maggiore. Ogni anno l’azienda pianifica la www.corriereortofrutticolo.it

VARIETÀ & MERCATO

Come trasformare il sedano da prodotto povero a vincente

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V arietà & mercato produzione del sedano su circa 70 ettari di superficie presso aziende agricole fornitrici distribuite in diversi areali produttivi in Italia (Emilia-Romagna, Puglia, Lazio) e in Spagna (Murcia), ma mantiene una produzione interna, su terreni di proprietà, anche per poter sperimentare nuove tecnologie e tecniche colturali. Questa ripartizione degli areali produttivi, Spagna inclusa, è stata realizzata per garantire al consumatore in ogni momento dell’anno la massima qualità del prodotto. Le varietà selezionate, sia verdi che bianche, si prestano a differenti utilizzi e collocazioni commerciali e sono state valutate accuratamente lungo i 30 anni di esperienza commerciale dell’azienda. Le varietà bianche sono numericamente ridotte, si tratta in prevalenza di Loretta e di vari ecotipi del Bianco di Sperlonga, che è in dirittura d’arrivo per ottenere l’IGP, l’indicazione geografica protetta. Tra le cultivar verdi Darklet F1 è l’ibrido di riferimento, con produzione dalla tarda primavera all’inizio dell’autunno, mentre tra le varietà verdi invernali sono da segnalare Octavius e Utah. Tutte le coltivazioni sono effettuate seguendo le indicazioni fornite dalle linee guida nazionali di difesa e dai disciplinari regionali. Grazie a un costante monitoraggio delle produzioni da parte dei tecnici dell’azienda è possibile intervenire sul prodotto fin dal trapianto, evitando cosi il sorgere di problematiche al momento della raccolta. Il prodotto maturo viene ritirato e lavorato all’interno dello stabilimento seguendo i capitolati della gdo per la presentazione, caratteristiche merceologiche ed etichettatura, e infine spedito al cliente. L’azienda lavora mediamente 200 quintali di prodotto grezzo al giorno, per un totale di circa 45.000 quintali di prodotto finito nel 2014. Tutto il processo produttivo è teso 56

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Diverse lavorazioni di sedano in confezioni pronte per l’uso

a fornire garanzie al consumatore su ciò che acquista. Quindi l’azienda, oltre a soddisfare i requisiti cogenti sulla rintracciabilità dei prodotti alimentari, è in grado di tracciare il prodotto a partire dal trapianto in poi, fino ad arrivare alla consegna al cliente, potendo ricostruire l’intera storia del prodotto durante il processo di produzione, trasformazione e commercializzazione. Ma torniamo al sedano in stick e cerchiamo di capire in cosa è diverso da quello proposto in coste, cioè la referenza ad esso più si-

Cuori e coste di sedano stanno prendendo posizioni rispetto al tradizionale prodotto confezionato a nastro

mile. “Migliorare la presentazione del prodotto nei punti vendita e la sua praticità d’uso per il consumatore finale: questi sono i nostri obiettivi” dichiarano i fratelli Fortini. “In quest’ottica – precisano – lo stick è la logica evoluzione del prodotto proposto in coste, da cui si distingue però per due ragioni: innanzitutto per la confezione in flow pack, cioè in busta anziché in vaschetta, e poi per il fatto che la costa non è intera, ma ne viene offerta solo la parte lineare, senza il cosiddetto ‘cucchiaio’. Questo per ridurre le dimensioni del packaging, aumentare la maneggevolezza del prodotto e renderlo più adatto al consumo immediato. Bisogna però precisare che stiamo parlando di una referenza che appartiene alla 1^ gamma e quindi il prodotto è da lavare. La 4^ gamma, cioè un prodotto già lavato e pronto al consumo, rappresenta il nostro prossimo obiettivo”. “Crediamo – conclude Fabio Fortini – che il sedano in stick abbia un interessante potenziale di vendita proprio per la sua grande praticità d’impiego per il consumo fresco, essendo pronto per essere servito come snack, o vicino ad un aperitivo, oppure in un pinzimonio. E poi, grazie al flow pack, nonostante si tratti di un prodotto di base, la presentazione è più accattivante e invoglia all’acquisto”. G i u g n o

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