Corriere Ortofrutticolo Novembre 2015

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NOVEMBRE 2015

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MERCATI • PAG.37 ITALMERCATI Verona nella Rete. Cresce l’iniziativa presieduta da Pallottini

ANNO XXIX

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FIERE • PAG.21 FRUIT ATTRACTION A Madrid un coro di sì. Soddisfatti i settanta espositori italiani

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Se il cibo diventa ossessione Salumi, salsicce, wurstel e carne rossa potenzialmente cancerogeni. Marchi famosi dell’olio che truffavano: olio vergine spacciato per extravergine. Il pomodoro cinese che finisce subdolamente nelle nostre passate. Poi la guerra del latte e dei formaggi: attenzione a quello che comprate, entra latte dall’estero di bassa qualità, dilagano latte in polvere e cagliate straniere nei formaggi… Con Expo e dopo Expo continua l’ossessione del cibo e il cibo diventa un’ossessione. Chissà cosa resta nella testa dei consumatori frastornati da questa marmellata mediatica di notizie, allarmi, presunti scandali. Si lanciano sospetti su tutto quello che arriva dall’estero: ma come, non siamo il Paese che ha una rete di controlli a prova di bomba? E se si controllano i prodotti nazionali, si controlleranno anche quelli importati, o no? Comunque da destra e da sinistra lo sport nazionale è attaccare le multinazionali e demonizzare la globalizzazione. Tanto di multinazionali con bandiera tricolore non ne abbiamo più nell’agroalimentare (e ce ne sarebbe bisogno), e la globalizzazione evoca fantasmi inquietanti di sfruttamento e lavoro schiavizzato. E la tv di Stato mostra intere comunità in Puglia e Calabria di lavoratori clandestini che da anni lavorano in nero nelle nostre campagne. Nessuno se n’è mai accorto? Tutti dimenticano che i mercati globali sono quelli dove noi vogliamo e dobbiamo esportare il nostro vino, la nostra ortofrutta, la nostra pasta. Dal palco di Bologna i due nuovi alfieri della Destra, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, attaccano il Governo e l’Europa: non difende i nostri prodotti, la nostra agricoltura. Che significa? Chiudiamo le frontiere, alziamo dazi e barriere? Una bella scelta suicida nel momento in cui abbiamo sempre più bisogno di esportare e mentre stiamo dialogando con gli USA per il trattato Ttip di libero scambio. Pur di attaccare il Governo e l’Europa la Sinistra si allea con la Destra nel vedere complotti ovunque, nel Ttip, che minaccerebbe i nostri standard, nel Tpp, l’accordo transpacifico che per noi è una vera minaccia se non chiudiamo il Ttip. Tutti parlano senza conoscere i problemi, tanto neppure chi ascolta li conosce. E poco importa che De Castro tra una missione e l’altra negli USA ci spieghi come stanno le cose, che questo trattato - se ben gestito - ci regala grandi opportunità. L’Europa è in stallo, bloccata sul nodo immigrazione, divisa sempre più tra l’eurozona e “il resto dell’Ue”, in preda all’afasia politico-economica. Il ministro Martina prima si occupava dell’Expo, adesso si occuperà anche del dopo Expo, annuncia piani mirabolanti per portare il nostro export a 50 miliardi poi partecipa ai blocchi della Col-

✍ Lorenzo Frassoldati

Novembre 2015

diretti al Brennero… Come dire, ha altro a cui pensare. L’agroalimentare è materia complessa, semplificarla è difficile. Se poi ci si urla sopra, se diventa materia di polemica politica, siamo fritti. L’ortofrutta finora è rimasta relativamente ai margini di questa tempesta mediatica sul cibo, come è rimasta ai margini dell’Expo. Il settore comunica poco al grande pubblico, anche se avrebbe tanto da comunicare. E quando viene tirata in ballo spesso ne esce con le ossa rotte, come accadde tempo fa con la storia delle zucchine d’oro. Quindi adesso che i prezzi delle zucchine sono andati alle stelle, non diciamolo troppo forte altrimenti Bruno Vespa ci fa una puntata di Porta a porta. Ironie a parte, il settore ha bisogno di esportare, di trovare nuovi prodotti e nuovi mercati, dà un contributo importante ai quei 50 miliardi di export che sono l’obiettivo del Governo. Lo straordinario successo in pochi anni del salone madrileno Fruit Attraction (di cui ci occupiamo ampiamente in questo numero) ha messo gli operatori italiani davanti a due evidenze: la stretta connessione tra il successo di una fiera e il boom dell’export e il valore strategico per la filiera di fare sistema, di fare squadra, col supporto decisivo del potere politico centrale. Qui da noi il potere politico centrale (leggasi Ministero) fa quello che può: abbiamo avuto 5 ministri in 5 anni e poi uno se il coraggio non ce l’ha, non se lo può dare. E il braccio di ferro con le Regioni è defatigante. Quanto all’export, il sito Italiafruit News ha messo opportunamente in evidenza la stretta correlazione tra il successo di Fruit Attraction e la cavalcata dell’export spagnolo dal 2010 ad oggi cresciuto del 30% in quantità e del 20% in valore (fino a 12 miliardi di euro, tre volte il nostro). Come dire, una sola fiera nazionale, a forte vocazione internazionale, supportata dal Governo, dove tutta la filiera fa sistema senza campanilismi o regionalismi, conta, eccome se conta. Una lezione per noi: l’Italia ha bisogno di una sola fiera nazionale annuale dell’ortofrutta a forte vocazione internazionale, pena regalare tutta la nostra filiera a Madrid o Berlino. Fiera Milano e Cesena Fiera stanno trattando in vista di questo obiettivo. I due Ministeri (Agricoltura e Sviluppo economico) devono battere un colpo e agevolare la positiva conclusione della trattativa.

EDITORIALE

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AMORE Dal pistacchio alla cicoria, dalle mandorle alla cipolla rossa, dall’aglio al peperoncino: sono gli eco-viagra portati in Expo dalla Coldiretti nella prima mostra dei cibi dell'amore. Che dire? Un bel contributo anche alla ‘sostenibilità’ *

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CONTROEDITORIALE

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Come si potrebbero rilanciare in concreto le nostre Dop e Igp ortofrutticole di Tiberio Rabboni * Ha ragione il direttore del Corriere Ortofrutticolo, Lorenzo Frassoldati: le DOP e IGP ortofrutticole italiane, eccezioni a parte, sono un "gigante dai piedi d'argilla". Lo scarto tra il prestigio nazionale ed internazionale di questi prodotti "unici", legati indissolubilmente alle peculiarità di territori determinati e al rispetto di disciplinari di produzione rigorosi e certificati, e il loro effettivo valore economico e commerciale è perfino paradossale. La conseguenza è un crescente disinteresse alla loro produzione ed un autolesionistico sottoutilizzo del riconoscimento europeo di unicità. Perché succede questo? Le ragioni sono molteplici. Tra queste, tre mi sembrano rilevanti. Innanzitutto il freno rappresentato dal carico "burocratico" proprio delle DOP e IGP, vale a dire il rispetto del disciplinare, la certificazione, i controlli e gli oneri conseguenti, la macchinosità e la lentezza delle procedure di modifica dei disciplinari approvati, a cui spesso si aggiunge l'assurda pretesa dei regolamenti europei e nazionali, solo recentemente temperati dal buon senso dei funzionari istruttori, di legare l'indicazione geografica alla storicità di specifiche varietà e non a quella della fami-

glia del vegetale. Una seconda ragione è il basso "appeal" che DOP e IGP hanno per i grandi gruppi ortofrutticoli italiani che per il top di gamma prediligono i propri marchi commerciali. Infine la ragione più importante: l'assenza di una gestione commerciale coordinata tra i produttori della specifica DOP e IGP. La frammentazione delle condizioni di vendita e la rincorsa del cliente sul prezzo inevitabilmente concorrono a vanificare il plus valore di qualità e di unicità del prodotto sul mercato. Si dice che la frammentazione è inevitabile perché i Consorzi di produttori di DOP e IGP, per regolamento europeo e norma nazionale, non possono occuparsi

Snellire il carico burocratico, coordinare la gestione commerciale tra i singoli produttori sono le due cose principali da fare della commercializzazione e di programmazione produttiva. Ed effettivamente è così anche se di recente Bruxelles ha fatto un'eccezione per i formaggi e i prosciutti. Tuttavia una strada per coordinare la commercializzazione e la programmazione produttiva delle Indicazioni Geografi-

che vegetali c'è e ce la indica l'Unione Europea: il Regolamento 1151/2012 parla infatti della gestione delle DOP e IGP in capo a cosiddetti "gruppi" di produttori o trasformatori che in Italia sono stati identificati esclusivamente nei Consorzi. Nel Regolamento europeo invece i "gruppi" possono connotarsi anche come Organizzazioni di Produttori e Organizzazioni Interprofessionali. In altri termini una grande OP, una AOP o una Interprofessione ortofrutticola che concentri anche la maggioranza dei produttori di una determinata DOP e IGP, e che pertanto ne commercializza o programma la produzione, può esercitare, distinguendo formalmente le due attività, anche le funzioni di tutela e di promozione. Tutelare l'esclusiva e nello stesso tempo coordinare unitariamente la commercializzazione dunque si può. Naturalmente bisogna che i produttori e i territori lo vogliano e che il Ministro e il Parlamento adeguino la norma nazionale. E che nell'occasione si sottopongano a revisione gli altri aspetti problematici delle produzioni tutelate e certificate, a partire da un alleggerimento dell'impatto burocratico e delle rigidità immotivate. *già assessore all'Agricoltura della Regione Emilia Romagna

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corriere ORTOFRUTTICOLO11 GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:redazione@corriereortofrutticolo.it / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR

Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Emanuele Zanini Hanno collaborato: Pietro Barbieri, Chiara Brandi, Tiberio Rabboni Sede operativa via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale Antonio Felice Comitato di indirizzo Lucio Bussi, Antonio Felice, Lorenzo Frassoldati, Corrado Giacomini, Claudio Scalise (coordinatore), Luciano Trentini Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 68 euro per due anni: 100 euro abbonamenti@corriereortofrutticolo.it Chiusura in redazione il 13.11.2015

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Profilo: Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio. Diffusione: 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Dettaglianti 23%, Produttori 22%, Grossisti 19%, Distributori 12%, Import-export 6,5%, Servizi 5%, Tecnologie e Trasformati 2,5%, Altri 10%

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Su Fruit Attraction un coro di sì. Settanta gli espositori italiani

RUBRICHE EDITORIALE Se il cibo diventa ossessione CONTROEDITORIALE Come rilanciare (in concreto) le Dop-Igp ortofrutticole

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Copertina - Protagonisti Napitina. La difesa dei sapori genuini

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Verona entra in Italmercati È una svolta per la Rete

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Logistica tallone d’Achille per l’import-export. Parola di Raffele Spreafico

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GENTE & FATTI Conserve Italia chiude un anno da record

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Escherichia Coli: a Frutnet un mega-rimborso

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Asia e Africa mercati del futuro

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BORSINO

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NOTIZIARIO

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Accordo tra Germania e Turchia Agevolato l’export di Ankara

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Mondo flash

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IL PUNTO Interpera di Luciano Trentini

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LETTERE AL DIRETTORE Claudio Dall’Agata Francesco Cera

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VARIETÀ & MERCATO Gialla, precoce, di colore intenso È la nuova pesca Pulchra

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MONDO

SCHEDA PRODOTTO

ATTUALITÀ Primo Piano - Fiere Madrid, un coro di sì

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Primo Piano - Fiere Tra Peraboni e Piraccini spunta la proposta Pallottini

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Primo Piano - Fiere Futurpera: entusiasmo attorno al debutto ferrarese

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MELA

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GENTE &

FATTI

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Conserve Italia chiude un anno da record Maurizio Gardini è stato riconfermato presidente del consorzio cooperativo Conserve Italia. L’elezione è avvenuta all’unanimità nell’ambito dell’assemblea dei soci svoltasi il 23 ottobre a San Lazzaro di Savena, durante la quale sono stati resi noti i dati relativi al bilancio del gruppo, che ha chiuso l’esercizio 2014/15 con un fatturato aggregato di 1.012 milioni di euro. Positive in particolare le performance della capofila Conserve Italia che ha visto un ritorno alla crescita del fatturato net-net (+3,2%), grazie all’incremento delle vendite nel canale retail (+2,3%), alla buona tenuta del canale horeca e al forte incremento sui mercati esteri (+10%). Molto positive le vendite della capofila alle controllate estere che hanno registrato un forte incremento, in conseguenza del fatto che sono state rimpatriate lavorazioni che precedentemente venivano fatte in Francia e che ora invece vengono effettuate utilizzando materie prime dei soci e manodopera degli stabilimenti italiani. “Siamo orgogliosi di presentare oggi ai soci il miglior bilancio della storia”, ha dichiarato Gardini (nella foto) nel suo intervento all’assemblea. “È stato un anno estremamente positivo, suggellato da un lusinghiero segno più nelle vendite, che assume ancora

più valore se si considera il contesto di generale contrazione dei consumi. Grazie al fatturato in crescita, abbiamo potuto incrementare gli investimenti di marketing, con un ritorno in grande stile alla comunicazione pubblicitaria sia per il pomodoro Cirio, con uno spot firmato dal regista Ferzan Özpetek, sia con i nuovi succhi Triangolini Valfrutta. Non sorprende più invece la crescita a due cifre delle vendite all’estero, che fa leva soprattutto sulla notorietà e la forza commerciale del brand Cirio, in virtù di importanti accordi distributivi siglati in mercati come Regno Unito, Germania, Usa e Giappone”. L’assemblea ha anche ratificato il passaggio di consegne nel ruolo di direttore generale da Angel Sanchez a Pier Paolo Rosetti, una lunga carriera interna all’azienda, dal 2010 vicedirettore generale, assumendo anche la direzione risorse umane ed il coordinamento dell’area finanziaria.

Addio a Ennio Eugenio Pavan Il 6 novembre, dopo una breve malattia, si è spento il cav. Ennio Eugenio Pavan, 77 anni, presidente della Pef srl (ex Pevianifrutta srl), fondata da lui stesso assieme alla famiglia Peviani nel 1980. L’annuncio è stato dato dalla famiglia che ricorda l’imprenditore veneto, “sempre attivo e presente fino all’ultimo nella crescita dell’azienda" assieme ai figli, Massimo e Roberto. Grazie alla grande passione per le carote, ha saputo portare la sua azienda ai vertici del settore. Ha costruito tra Chioggia (suo paese natale) e Ispica in Sicilia (territorio per il quale nutriva un grande amore) un’importante realtà.

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Fedagro: al via il Gruppo Giovani Si è costituito ufficialmente il Gruppo Giovani all'interno di FedagroMercati. "Il Gruppo Giovani Fedagromercati è un luogo dove operatori di diverse realtà potranno confrontarsi fra di loro con l'obiettivo di far crescere l’associazione e il settore degli operatori grossisti”, ha affermato il presidente di Fedagro Valentino Di Pisa. In pochissime settimanali Gruppo ha raccolto le adesioni di 22 operatori provenienti da Mercati italiani differenti, come Verona, Bologna, Brescia, Genova, Roma, Firenze ed altri. Jacopo Montresor (nella foto), tra l'altro vice presidente nazionale di Fedagro, è il coordinato-

re del Gruppo, in vista della prossima assemblea elettiva in cui si terranno le elezioni del presidente. E' stato anche approvato un Regolamento sulla linea del Gruppo Giovani Imprenditori di Confcommercio. "L’iniziativa è un’occasione ricca di opportunità di crescita ed innovazione per la federazione, poiché, coinvolgendo i giovani operatori e i grossisti della mia generazione, possiamo creare un gruppo forte e coeso che dia nuovo slancio al settore”, ha concluso Di Pisa.

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Escherichia Coli: a Frutnet un mega-rimborso È stato il caso di Escherichia Coli più rilevante degli ultimi anni; ha tenuto con il fiato sospeso cittadini e produttori per intere settimane, gli uni per la paura di consumare quello o l’altro prodotto di volta in volta sul banco degli imputati, gli altri per le incertezze legate agli effetti sulla domanda. Stiamo parlando del caso di E-coli che travolse l’Europa centrale, soprattutto la Germania, nel maggio 2011 e che coinvolse 4.075 persone provocando 50 morti in 16 paesi. Principale capro espiatorio furono i cetrioli spagnoli, anche se non i soli ad essere additati, fino a che non si scoprì la vera causa dell’epidemia: i germogli di soia prodotti in una azienda della Bassa Sassonia, che a sua volta aveva importato la materia prima dall’Egitto. L’intero comparto ortofrutticolo comunitario ne risentì fortemen-

te: la domanda interna subì una drastica caduta e la Russia chiuse addirittura le frontiere a tutti prodotti freschi di origine europea. Ma le conseguenze più pesanti furono per i produttori iberici di cetrioli. A metà ottobre, un tribunale tedesco ha finalmente messo la parola fine al caso giudiziario che ne scaturì. La città di Amburgo è stata condannata ad un risarcimento di 2,3 milioni di euro a favore della coop di produttori spa-

gnola con sede a Malaga, Frutnet, costituitasi parte offesa per le accuse avanzate dalla responsabile della sanità del governo regionale Cornelia Prüfer-Storcks, che indicò nella cooperativa il focolaio dell’infezione. Ora la palla passa alla città di Amburgo che può cercare di aprire un dialogo con la società spagnola per il patteggiamento della sanzione oppure appellarsi ad un grado superiore di giustizia. Intanto però il direttore commerciale di Frutnet, Richard Soepenberg, si è detto molto soddisfatto della sentenza, non solo per il risarcimento in denaro ma soprattutto per il ritorno di immagine che ne emerge. “È stata riconosciuta la totale estraneità della cooperativa ad una vicenda che a nostro malgrado ci ha visti coinvolti costringendoci a ripartire da zero. Fortunatamente ad oggi però Frutnet è tornata sugli stessi livelli precedenti all’accaduto ed è il più grande produttore di ortaggi biologici della provincia di Malaga”, ha dichiarato Soepenberg. Chiara Brandi

GENTE

FATTI &

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Amidei confermato presidente dell’OI Pera L'Assemblea dell'OI Pera tenutasi il 30 ottobre a Ferrara ha votato all'unanimità per la rielezione di Gianni Amidei (nella foto) alla presidenza e di Albano Bergami e Thomas Brandstaetter alla vicepresidenza. Confermati anche i componenti del Comitato di coordinamento che vede la partecipazione di 21 rappresentanti delle imprese e delle istituzioni associate. L'OI Pera è un Organismo Interprofessionale di circoscrizione che comprende, ad oggi, le Regioni Emilia Romagna e Veneto dove si concentra oltre il 60% dell'offerta pericola nazionale. L'OI è uno strumento strategico a disposizione degli operatori perché

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rappresenta un soggetto giuridico all'interno del quale è presente l'intera filiera, dalla produzione alla distribuzione, dal commercio alla trasformazione. "Ringrazio l'assemblea . ha dichiarato Amidei - per la confermata fiducia. Considero l'OI uno strumento di grande importanza per dare competitività alla nostra pericoltura che vanta una leadership indiscussa ma che deve e può fare ancora tanti passi in avanti. Un obiettivo fondamentale che ci dobbiamo porre per questo nuovo mandato triennale è di aumentare la base sociale raggiungendo una rappresentatività elevata che ci consentirà di fare scelte strategiche utili all'in-

tero comparto. L'OI è uno strumento giuridico grazie al quale potremo, nei prossimi anni, monitorare le produzioni, presentare progetti di valorizzazione del prodotto, sostenere, con decisioni adeguate il mercato nei momenti di crisi. Tutto questo sarà possibile grazie ad una piena adesione degli attori della filiera e ci impegneremo per realizzarlo." L'OI della pera ha realizzato numerose azioni.

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BORSINO

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CHI SCENDE E CHI SALE

Il mondo della pera Un periodo sotto i riflettori, non c’è che dire, per il mondo della pera. Con l’orgoglio che questo ‘rinascimento’ è tutto italiano. Prima Opera, poi Origine, adesso dalle aziende siamo passati agli eventi, con una fiera verticale di livello mondiale partita in quarta: Futurpera. E' un bella storia. Questo è un percorso per rilanciare un prodotto i cui consumi, soprattutto in Italia, avevano segnato a dir poco dei cali significativi, e che all’estero ha incontrato competitori temibili, come il Belgio. C’è voluto il blocco russo per creare una reazione e dare un’accelerazione forte alle nuove iniziative. Ora attorno alla pera c’è un nuovo slancio. Speriamo che il fenomeno sia contagioso e si trasmetta anche alla frutta estiva, a partire dalle pesche. Su

Mercati Associati Il mondo dei Mercati all’ingrosso è in fermento e si costituiscono nuovi equilibri. Mentre c’è chi sta, più o meno, fermo, almeno sul piano strategico generale, quello delle grandi iniziative, e ci riferiamo a Fedagro, la Federazione dei grossisti (sarà il nuovo Gruppo Giovani, che seguiamo con interesse, a rilanciare il sindacato?), c’è chi va avanti, come Italmercati, che ha incassato l’adesione di Verona, e chi, invece, va indietro, come Mercati Associati, l’Associazione nazionale degli Enti gestori, che malgrado le buone intenzioni della presidente Erminia Perbellini, non mostra segni di ripresa. A un mese dalla conferma della dottoressa Perbellini, non si vedono segnali sia pur minimi di quel “ricompattamento del sistema dei Mercati” che era stato affidato alla professionista veronese dopo l'uscita dal sistema di Mercati Associati anche del Mercato di Genova. I grandi mercati non ci sono più nell’associazione. E non solo sono assenti quelli di

Italmercati, a cui si è aggiunta Verona, ma anche Mercati come Bologna e Genova. Ad Erminia Perbellini è stato rinnovato l’incarico a metà ottobre, un rinnovo a scadenza (31 gennaio 2016) proprio per tentare un recupero. Potremmo parlare (ma ci sono ancora due mesi pieni davanti) di missione fallita, però ci sembrerebbe di sparare sulla Croce Rossa. Giù

Fruit & Veg System Ne avete più sentito parlare? Mentre il mondo delle fiere resta in grande movimento e le prese di posizione si susseguono, sull’iniziativa veronese Fruit&Veg System è calato il silenzio. Fiera Verona si sta ancora preparando ad organizzare un nuovo salone, che dovrebbe essere inserito in calendario dal 16 al 18 marzo 2016 nella città scaligera? Una grande - eccessiva - riservatezza circonda questa iniziativa che è già l’evoluzione di una fiera mancata: Fruit Gourmet Expo, che era stata programmata per il 2015 ma poi sospesa anche a causa dell’affollamento nello stesso anno di due iniziative fieristiche tra Milano e Rimini. Durante il Macfrut, a Rimini, un incaricato della fiera veronese girava tra gli stand a promuovere il nuovo evento che avrebbe cadenza annuale e che si proporrebbe – spiega un depliant informativo - come “una innovativa piattaforma globale B2B in cui il Sistema Mediterraneo si apre al mercato mondiale”. La manifestazione sarebbe collegata alla realizzare un Osservatorio economico stabile “in partnership con Università e società di ricerca per analizzare le tendenze dei consumi sui nuovi mercati e orientare gli operatori”. Sul progetto si sta muovendo la società AgriFood Consulting di Verona, ancora nessuno sa bene con quali prospettive. Anche perché, marzo 2016 è alle porte. Forse scopriremo che si tratta di un congresso, articolato magari in più seminari a tema, poi, in futuro, si vedrà. Né su né giù

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ARANCIA ROSARIA. PERFETTO EQUILIBRIO TRA GUSTO E BENESSERE. Ricca di vitamine A, B, PP e C, ideale come coadiuvante della cura degli stati influenzali

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NOTIZIARIO

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Parte da Milano il servizio veloce a domicilio di Amazon Tocca all'Italia. Il servizio ultra veloce di consegne a domicilio di generi alimentari targati Amazon sbarca nelle città italiane. Si parte da Milano e provincia (Cinisello Balsamo, Paderno Dugnano) per poi arrivare in altre località del Belpaese nel corso del 2016. Prime Now è il nome del servizio ed è dedicato ai clienti Prime. Grazie alla nuova app mobile Prime Now, i clienti Amazon possono beneficiare di consegne in un'ora o in finestre di due ore su oltre 15 mila prodotti, alcuni dei quali sono disponibili solo tramite il nuovo servizio, per esempio pane, yogurt, gelato o minestrone surgelato. Con un ordine minimo di 19 euro si possono acquistare prodotti di uso quotidiano come pasta, caffè, pannolini e prodotti per l'infanzia, per la bellezza e la cura della persona, vini e alcolici che sono consegnati direttamente a casa. "I clienti Amazon dell'area di Milano possono usare l'app Prime Now già da qualche settimana e scoprire più di 15 mila prodotti che possono essere consegnati in un’ora”, conferma François Nuyts (nella foto), country manager di Amazon.it e Amazon.es. "L'Italia è il secondo Paese in Europa dove Prime Now è stato lanciato e siamo molto orgogliosi di offrire ai nostri clienti Prime una consegna ultra-veloce, oltre ai benefici di cui possono già godere grazie al loro abbonamento Prime". Tutti gli iscritti Prime - si legge in una nota - possono scaricare da subito l'app Prime Now, disponibile per i dispositivi ios e Android, verificare i CAP coperti dal servizio e chiedere di ricevere le notifiche per sapere quando il servizio sarà disponibile nella propria area. Inoltre, per trovare i CAP raggiunti dal servizio, i clienti possono visitarewww.amazon.it/primenow. La "spedizione in un'ora" è dispoNovembre 2015

nibile per i CAP raggiunti da questa modalità di spedizione al costo di 6,90 euro; la spedizione è invece gratuita scegliendo di ricevere il proprio ordine in finestre di due ore. Il servizio è attivo dalle 8 di mattina a mezzanotte, sette giorni su sette. L'importo minimo per gli ordini Prime Now è 19 euro. Amazon sta dando una svolta alla distribuzione dei prodotti alimentari in Italia e la distribuzione dell’ortofrutta ne sarà sicuramente toccata.

Coop Sole punta sull’estero con piccoli frutti e biologico Avanti tutta su piccoli frutti e biologico per la cooperativa Sole. La cooperativa campana ha in corso la raccolta dei lamponi con la varietà Adelita. Ad annunciarlo è stato il direttore Pietro Ciardiello (nella foto), in occasione dell’ultima edizione di Fruit Attraction. “I frutti sono di ottima qualità. Andremo avanti con la produzione nella pianura casertana fino a giugno. Quella dei piccoli frutti (commercializziamo infatti anche more e mirtilli) è una nicchia sempre più importante che si sta progressivamente facendo largo sui mercati. Puntiamo anche all’export nei Paesi dell’Europa centrale (Germania, Austria e Svizzera) nonostante la forte concorrenza spagnola”. Sul fronte dei piccoli frutti bio l’organizzazione casertana continua inoltre ad aderire al progetto Clean Berries che prevede il controllo delle produzioni attraverso insetti utili. Ciardiello ci ha tracciato un bilancio di questa prima parte d’annata: “Buona la campagna fragole, men-

tre quella delle pesche e nettarine è stata insoddisfacente per i prezzi troppo bassi nonostante la buona qualità. Il settore continua a soffrire eccessivamente la pressione spagnola”. Bene anche i meloni con performance di tutto rispetto sull’export. Buone prospettive infine sulle produzioni orticole autunnali e invernali. “C’è forte interesse per il prodotto italiano. Ci sono buone aspettative”. Ma per il dirigente campano il vero tallone d’Achille “è la mancanza di un sistema Italia all’estero. C’è troppa frammentazione. Serve più Italia, più made in Italy. L’estero ce lo chiede. Dobbiamo sfruttare meglio questa opportunità”. Coop Sole commercializza mediamente quasi 20 mila tonnellate di ortofrutta di cui circa 8 mila tons sono rappresentate dalle fragole, seguite da circa 3.500 tonnellate di meloni, e 3 mila tons da ortaggi invernali (specialmente lattughe e cavoli), in forte crescita. Un altro migliaio di tonnellate infine è rappresentato da melanzane e altri ortaggi estivi. Il resto sono drupacee e altri prodotti ortofrutticoli minori. (e.z.)

Carrefour si espande in Sicilia grazie a CDS Carrefour Italia ha annunciato di aver siglato, dopo 13 anni di collaborazione, un accordo di partnership, per rafforzare la propria presenza commerciale in Sicilia, con CDS (Centro Distribuzione Supermercati), una delle più importanti società di distribuzione del settore food sull'isola. CDS è un franchisee di Carrefour www.corriereortofrutticolo.it

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Italia dal 2002 e grazie a questo accordo gestirà 65 punti vendita Carrefour. Grazie a tale intesa CDS avrà la gestione in esclusiva del marchio Carrefour in Sicilia mentre Carrefour Italia beneficerà della grande esperienza di CDS sul mercato locale e svilupperà ulteriormente il successo del marchio Carrefour in Sicilia. Grazie all’estensione della partnership, CDS potrà così mantenere la sua indipendenza e salvaguardare il suo consolidato rapporto con il territorio usufruendo, al contempo, del know-how e dei vantaggi operativi di un partner come Carrefour, tra i leader del comparto GDO a livello mondiale.

Origine Group lancia Sweeki nuovo brand per il Far East Sfondare sui mercati dell’Estremo Oriente con un brand nuovo, con un nome accattivante e facile da ricordare. Si chiama Sweeki (iniziali delle parole “sweet” e “kiwi”) il marchio dedicato all’actinidia, sia verde che rossa, da commercializzare all’estero lanciato da Origine Group durante Fruit Attraction. Federico Milanese, general manager di Origine Group, ha presentato nel corso della rassegna fieristica spagnola il nuovo brand, che si rivolge principalmente ai mercati

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dell’Estremo Oriente, a partire da Cina, Hong Kong, Taiwán e Malesia. Aree che in prospettiva dovrebbero valere attorno all'80% delle vendite. “Ma anche la Spagna, secondo mercato europeo di import del kiwi è in pieno sviluppo” ha aggiunto Milanese. “Attraverso Origine e il nuovo marchio siamo in grado di offrire un prodotto di alta qualità, con un elevato grado brix. Siamo ottimisti sulle prospettive e le possibilità di sviluppo che abbiamo davanti”. (Nella foto, Sandro Zani, socio di Origine Group, e Federico Milanese, general manager)

Quarta gamma: anche in Veneto i dati sono positivi Continua il trend positivo per la IV gamma: è quanto evidenziano dati e commenti di istituti di ricerca e di operatori del settore, i quali trovano riscontro tra le aziende che fanno capo a OPO Veneto. Luciano Quaggio (nella foto), presidente del Consorzio Freschissimi di Campagna Lupia (Venezia) e vicepresidente di OPO Veneto afferma: “In questo momento vediamo un movimento molto interessante sia nei consumi che nelle vendite, soprattutto all'estero, mentre in Italia siamo sullo stazionario. Spiace che la Russia mantenga chiuse le porte, perché è un mercato che, prima dell'embargo, stava promettendo molto bene. In Italia la situazione si sta evolvendo positivamente: vediamo che i banchi frigo dei supermercati si ampliano sempre più, questo vuol dire che ci si attende una crescita della domanda”. La IV gamma, verdura pronta per l'uso (per la frutta volumi ancora bassissimi), per l'alto contenuto di servizio, per funzionalità e per praticità risponde efficacemente alle attese e alle esigenze del consumatore del nostro tempo. Sempre più impegnato, sempre meno disponibile e, tendenzialmente, meno pre-

parato a fare da mangiare. “Noi effettivamente vendiamo commenta Luciano Quaggio - tempo libero e semplifichiamo il lavoro in cucina. Portiamo le verdure direttamente a tavola, fresche, con tutti i loro valori alimentari e parametri organolettici”. La nuova legge sulla IV gamma, entrata in vigore a metà agosto, si sta dimostrando efficace per la valorizzazione del settore: oltre a disciplinare la preparazione, il confezionamento e la distribuzione dell'ortofrutta, dà garanzia più convincenti al consumatore, al quale sono fornite indicazioni necessarie per utilizzare in maniera corretta il prodotto. Risulta, quindi, appropriata la definizione di “legge salva freschezza”. Il Consorzio Freschissimi, forte in particolare nelle piccole foglie (baby lieves) e nella misticanza, si sta muovendo in maniera sempre più mirata all'estero, in particolare nel Nord Europa. Ci si aspetta, comunque, una più sensibile richiesta anche in Italia, una volta che si riuscirà ad uscire completamente dalla crisi, che ha fortemente condizionato i consumi, compresi quelli alimentari. Il mercato italiano - dominato dalla GDO - si sta avvicinando al miliardo di euro, con più di 200 aziende produttrici.

Nei supermercati Almaverde Bio si rafforza con le “Isole" E' partito a fine ottobre con un test in due reparti ortofrutta ad insegna Conad Ipermercato, nei centri commerciali Punta di Ferro di Forlì e Le Befane di Rimini, un progetto innovativo per lo sviluppo dei consumi del biologico. Si tratta di Isole dedicate interamente all'ortofrutta biologica, a marchio Novembre 2015


logica esistente sul mercato con oltre 100 referenze che vanno dai prodotti esotici, al Km 0, dalla zucca, allo zenzero, dalla prima alla quarta gamma, alla frutta secca ai legumi e cereali secchi". Il prodotto freschissimo è venduto sfuso. "Una scelta, quella del prodotto sfuso - sottolinea Fornari che asseconda la crescente esigenza dei clienti di evitare gli sprechi ed eliminare, il più possibile, l'immissione di rifiuti nell'ambiente con un effetto positivo sul contenimento dei prezzi di vendita”. Almaverde Bio, con vendita assistita e totalmente gestite dalla società Canova del Gruppo Apofruit, licenziataria esclusiva del marchio Almaverde Bio per l'ortofrutta fresca. Le Isole Almaverde Bio sono aree espositive di circa 20 metri quadri in cui si possono trovare l'accoglienza del negozio specializzato, la velocità di acquisto del supermercato e soprattutto i consigli e le

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promozioni con assaggio dei prodotti di stagione. "Siamo molto soddisfatti dei primi risultati - dichiara Ernesto Fornari, direttore di Canova -, le vendite sono in continuo incremento e quello che più sorprende è l'apprezzamento dei clienti per l'ampia scelta di prodotti. Le Isole Almaverde Bio presentano, infatti, la più vasta gamma di offerta di ortofrutta bio-

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Noci, boom dei consumi: in dieci anni + 60 per cento E’ boom per le noci che tornano prepotentemente sulle tavole degli italiani che ne consumano più di 45 milioni di chili all’anno con un

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aumento pari a circa il 60 per cento nel corso di dieci anni. E’ quanto stima la Coldiretti nel segnalare il prepotente ritorno di uno dei frutti simbolo dell’autunno a livelli che non si raggiungevano da decenni.

sforo, rame e zinco. La nuova campagna commerciale è partita bene e la forte richiesta pone le noci come le regine della frutta fresca. Particolarmente apprezzato quest’anno il prodotto di origine francese.

Si ristruttura il porto di Vado. Frutta in calo al porto di Savona Le noci, considerate in passato nemiche della linea per l’apporto calorico, sono state infatti rivalutate come preziose alleate della salute ed i consumi sono dunque esplosi. In Italia negli anni ’70 si producevano circa 80 milioni di chili di noci all’anno ma da allora si è avuto un drastico ridimensionamento della produzione che ha fatto scendere il raccolto ad appena 11 milioni di chilogrammi su una superficie coltivata stimata pari a 9000 ettari di terreno, collocati soprattutto Campania, Sicilia, Calabria, Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto. Anche se si assiste a segnali di ripresa a livello nazionale, l’aumento dei consumi in Italia viene quindi per ora soddisfatto soprattutto dalle importazioni. Sono pari a oltre 35 milioni di chilogrammi le noci in guscio importate da USA, Francia e Cile nel 2014 per effetto di una crescita tumultuosa delle importazioni e dei consumi, basti pensare che nel 2000 ne venivano importati appena 10 milioni di chilogrammi. Il risultato è che più di quattro noci su cinque vendute in Italia provengono dall’estero. A spingere la domanda il fatto che le noci sono appunto considerate delle ottime alleate della salute come hanno confermato numerosi studi scientifici che ne hanno messo in risalto l’efficacia nei confronti delle patologie della vita moderna, dal colesterolo ai problemi dell’apparato cardiovascolare in generale. Contengono un buon numero di minerali e sostanze benefiche come calcio, ferro, foNovembre 2015

La società Vio (Interporto Vado Ligure) ha avviato un bando da oltre 3 milioni di euro per la ristrutturazione edilizia finalizzata all'adeguamento tecnologico funzionale di parte dei magazzini che si trovano alle spalle della banchine di Porto Vado (nella foto). Il bando è gestito dall'Autorità Portuale di Savona - Vado Ligure. Lo scopo è quello di creare un grande centro intermodale per le merci, nodo fondamentale di una rete che comprenderà tutti gli interporti dell'area Nord Ovest. L'importo messo a base di gara è pari a 3 milioni 31 mila euro per un complesso di lavori costituiti soprattutto dalla sostituzione di componenti strutturali in acciaio che dovranno essere completati nell'arco di dieci mesi dalla data di apertura del cantiere. Le offerte dovranno essere presentate entro le ore 13 di lunedì 16 novembre al protocollo della Port Authority.

L'Autorità Portuale di Savona ha intanto reso noto che lo scalo portuale ligure ha concluso i primi nove mesi di quest'anno con un totale di traffico delle merci pari a 9,8 milioni di tonnellate, con una progressione del +0,9% sullo stesso periodo del 2014. In flessione la frutta (-15,4%), che comunque è in ripresa in settembre (nel solo mese 44mila tonnellate, +7,6% rispetto al settembre 2014).

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Accordo sul lavoro al Centro Agro-alimentare di Torino Migliorare le condizioni di lavoro garantendo i diritti di operatori e maestranze. Questo il principale obiettivo del primo accordo tra le parti nella storia del CAAT, il Centro Agro-Alimentare di Torino, che è il terzo centro italiano di vendita all'ingrosso di prodotti ortofrutticoli e rifornisce tutti i giorni i mercati e i supermercati del Piemonte e di parte della Liguria. Il Caat è un'azienda partecipata, al 92% di proprietà del Comune di Torino. Il Mercato torinese si estende su una superficie di 440mila metri quadri di cui 120mila coperti. Ogni anno vengono trattate tra le 500 mila e le 550mila tonnellate di merci. Sono 84 le aziende grossiste insediate e circa 170 i produttori locali delle province di Torino, Cuneo e Asti.

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Sardegna cuore Mediterraneo con il Green Med Forum Si terrà dal 26 al 28 novembre il Green Med Forum di Cagliari, un evento internazionale a cui parteciperanno imprenditori, politici, amministratori, analisti e opinion leaders di diversi Paesi, e che ha lo scopo di connettere e valorizzare l’agro-alimentare mediterraneo. Le precedenti edizioni si erano svolte a Koper in Slovenia (2008), Alessandria d’Egitto (2009), Roma (2010), Tunisi (2011), Granada (2012) con il sostegno di volta in volta di partners internazionali, dal Ciheam all’Unido, dell’Unione Europea e di diversi governi nazionali. I rivolgimenti politici ed economici che hanno investito l’area mediterranea avevano consigliato i promotori a sospendere l’evento per due anni ma ora il Green Med Forum torna alla ribalta. L’iniziativa di Cagliari è stata presentata e discussa a Expo Milano a fine ottobre dai promotori, guidati da Confcooperative Sardegna, con la sua Federlavoro e Servizi. L’edizione 2015 metterà a confronto un territorio al centro del Mediterraneo come la Sardegna, con le sue straordinarie tipicità, e il mercato globale con cui l’agro-alimentare sardo e mediterraneo debbono confrontarsi. Gli obiettivi del Forum di Cagliari - hanno sottolineato a Milano il presidente di Federlavoro Sardegna Fulgenzio Cocco e il direttore di Confcooperative Sardegna Gilberto Marras - sono in particolare di valorizzare le tipicità agro-alimentari sarde a livello nazionale e internazionale, dalla filiera dei formaggi a quella del vino, dalla filiera del pane all’ortofrutta, alla filiera dell’olio d’oliva. Nello stesso tempo l'iniziativa di Cagliari nasce dall’esigenza di migliorare la competitività del sistema imprenditoriale

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Il simbolo dei Green Med Forum

cooperativo associato a Confcooperative e non solo, attraverso interventi relativi al marketing e all’internazionalizzazione, in un’ottica di networking tra imprese. Ma il Green Med Forum 2015 sarà anche, ancora una volta, un momento di riflessione generale sull'economia agricola mediterranea nella contingenza nazionale e internazionale. I lavori si svilupperanno in una sessione plenaria con interventi di scenario generale e in due seminari uno dei quali dedicato alle prospettive di mercato delle tipicità territoriali e l’altro alla logistica in particolare marittima dei prodotti agro-alimentari. Seguiranno il 27 e 28 novembre una sessione business e visite aziendali guidate. Saranno presenti a Cagliari, per la sessione dedicata ai business meetings, buyer e importatori italiani e

stranieri. I Paesi esteri coinvolti sono Francia, Germania, Regno Unito, Olanda, USA, Giappone, Emirati Arabi. Ad essi vanno aggiunti alcuni Paesi europei che guardano con crescente interesse all'offerta agro-alimentare di qualità delle regioni italiane come Polonia, Austria, Svizzera, Danimarca e altri. Per il sistema agro-alimentare sardo si profila una straordinaria opportunità di crescita. L’evento del Green Med Forum è inserito in un progetto più ampio, illustrato nel seminario "La Sardegna cuore del Mediterraneo: l'innovazione, le opportunità e i prodotti”, cofinanziato dalla Regione Sardegna nell’ambito del bando per l’internazionalizzazione che ha portato 7 imprese agroalimentari sarde all’Expo di Milano: Cantina Sociale di Santadi, Cantina Sardus Pater di Sant’Antioco, Latterie di Sardegna di Bonorva, Unione Pastori di Sarule, Cantina Antichi Poderi di Jerzu, Cantina del Madrolisai di Sorgono e la Cantina Trexenta di Senorbì, che è capofila del’ATI. Le 7 imprese hanno presentato i loro prodotti nell’esposizione internazionale e la biologa nutrizionista Maria Cristina Dore, ha coordinato dal 19 al 22 ottobre la raccolta di migliaia di interviste al banco di assaggio dei prodotti tipici sardi presso la Cascina Triulza. I dati contenuti nei questionari raccolti sono in corso di elaborazione da parte di uno staff di esperti in una ricerca che sarà motivo di riflessione in uno dei seminari del Green Med Forum il 26 novembre. Nell’evento è coinvolta Omnibus Comunicazione, società di servizi del nostro gruppo editoriale, incaricata in particolare dell’organizzazione dei business meetings. Per informazioni e per ricevere il programma: info@omnibuscomunicazione.net

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All’interno del Caat lavorano circa 800 persone, per la maggior parte extracomunitari, oltre ad altre diverse centinaia di lavoratori di aziende che collaborano con il Mercato. L’intesa, siglata a fine ottobre, arriva dopo i durissimi scontri dello scorso anno su tematiche legate anche ad alcuni licenziamenti. Soddisfatto per l’intesa il presidente del CAAT, Giuliano Manolino: “L’accordo pone le basi per un dialogo proficuo tra le partiâ€?. Per Ottavio Guala, presidente di Fedagro Torino, “con l’intesa si è attivata una fattiva collaborazione tra grossisti e movimentatori in grado di offrire piena efficienza logistica alla nostra grande piattaforma. Era certamente necessaria una revisione profonda della situazione che si era venuta a creare. Il risultato del lavoro svolto in questi mesi sta in questo importante accordo. Non si può tuttavia dimenticare la situazione drammatica che si era venuta a creare l’anno scorso al CAAT. Alcuni episodi sono inaccettabili e non possono far parte di un Paese civile. La presenza del sindaco Piero Fassino alla conferenza stampa di presentazione ci ha fatto particolarmente piacere – sottolinea Guala – perchĂŠ dimostra la vicinanza della cittĂ al nostro Mercato,

un’azienda fondamentale per il territorioâ€?. Secondo l'assessore comunale al Lavoro Domenico Mangone "le tensioni che si sono verificate al Centro Agro Alimentare di Torino nel recente passato, che hanno portato allo sciopero del maggio dello scorso anno, hanno indotto l’Amministrazione a disegnare un percorso di confronto comune e di dialogo fra le parti. Per questo, dal giugno 2014, è attivo un tavolo di lavoro che ho fortemente voluto allo scopo di creare le condizioni di dialogo fra le parti ed evitare ulteriori radicalizzazioni e scontriâ€?. Al tavolo, gestito dal Comune insieme al CAAT, hanno partecipato anche Apgo, Movimentatori, le organizzazioni sindacali e l’ Associazione Movimentatori Torino (Amt). “Nei moltissimi incontri che si sono susseguiti sono state man mano definite le prioritĂ di intervento e le urgenze, fino a giungere alla definizione del verbale di intesa nel quale è contenuto il riconoscimento dei diritti e doveri tra gli operatori e tra gli operatori stessi e le maestranzeâ€?, aggiunge Mangone. “Un lavoro delicato, lungo e paziente che ha portato alla condivisione del primo accordo tra le parti nella storia del CAAT. Il documento definisce non solo fondamentali questio-

ni di principio, ma anche le procedure per la gestione dei frequenti cambi di appalto fra operatori e il riconoscimento degli strumenti fondamentali per l’esercizio dei diritti sindacali. Abbiamo fatto un buon lavoro e di ciò ringrazio tutti coloro che si sono seduti a trattare. L’attivitĂ del CAAT è determinante per il settore ortofrutticolo e l’accordo ne rafforza il ruolo. La complessitĂ dell’attivitĂ non potrĂ che trarre giovamento dal miglioramento delle relazioni tra i lavoratori e gli operatori del centroâ€?.

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Cresce la domanda di funghi coltivati PiĂš della metĂ dei funghi coltivati in Italia (oltre 70 mila tonnellate) proviene dal Veneto, dove sono arrivati con gli emigrati che tornavano dalla Francia. Le coltivazioni sono sparse un po' in tutto il Veneto, in particolare nel Trevigiano, nel Vicentino e nel Padovano. Con il progressivo abbassamento delle temperature il mercato e i consumi si sono animati e le quotazioni potrebbero beneficiare di questo. E' quanto si rileva a OPO Veneto e viene confermato dai col-

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Quinoa, chia e ortofrutta del Perù nei punti vendita Alì

tivatori. Marco Nada, titolare dell'azienda Menin Funghi di Tisoi, alle porte di Belluno, vicepresidente di OPO Veneto: “Dall'estero arriva meno prodotto e quindi la richiesta interna è più sostenuta, in particolare per i funghi destinati all'industria della trasformazione e conservazione. Situazione in movimento per lo stesso prodotto fresco. Tutto fa pensare quindi che si stiano creando i presupposti anche per un risveglio dei prezzi”. La coltivazione di funghi nel Veneto cominciò negli anni Cinquanta del secolo scorso. Si partì con il prataiolo, il re dei funghi coltivati, comunemente chiamato champignon, parola francese che significa di campagna o campagnolo. E' tuttora il fungo in assoluto più popolare e consumato. E' riconoscibilissimo per il colore bianco, ha poche calorie e tanta vitamina. Ottimo nelle diete dimagranti. Ci sono quindi i Pleurotus, chiamati con diversi nomi: sbrise, in particolare nel Veneto, poi orecchioni, geloni. Piacciono molto anche i pioppini o piopparelli. La famiglia Mancon, proprietaria della Società agricola Mancon di Loreggia, in provincia di Padova, produttrice in particolare di pleurotus e di pioppini, è convinta delle potenzialità del settore: ci sono condizioni favorevoli di ulteriore sviluppo anche per l’export. Segnali positivi arrivano infatti dal Nord e dall'Est Europa. In Italia il consumo annuo di funghi coltivati è piuttosto basso: si è appena sui 2,5 chili a testa. In Olanda, Francia, Gran Bretagna si superano i 3,5 chili a testa. Il 70 per cento dei funghi coltivati è consumato fresco, il restante finisce all'industria di trasformazione e conservazione.

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Nei 106 punti vendita Alì e Aliper è partita la distribuzione di prodotti peruviani, in particolare buste di semi di quinoa e chia di origine peruviana confezionate da Almaverde Bio con il marchio Perù. L’operazione è il risultato di un'intesa tra il Gruppo Alì e l’Ufficio commerciale dell’Ambasciata del Perù in Italia tesa a diffondere i prodotti biologici e del commercio equosolidale provenienti dal Paese sudamericano. La quinoa, alimento base delle popolazioni andine, definita dagli inca “madre di tutti i semi", si distingue da altri cereali per l'alto contenuto proteico e per la totale assenza di glutine. I semi di chia sono apprezzati per il loro contenuto di calcio e la presenza particolarmente bilanciata all'interno di essi di acidi grassi essenziali omega3 e omega6. Entrambi questi 'prodotti etnici’, di cui il Perù è uno dei massimi produttori mondiali, stanno entrando nel mercato italiano. Giuliano Canella ha espresso soddisfazione per il lancio della quinoa e della chia peruviane nei punti vendita del gruppo Alì: “Questo primo test ci sta dando indicazioni positive, soprattutto per la quinoa. I nostri clienti,

concentrati nel Nordest italiano, sono particolarmente vicini ai prodotti territoriali ma nutrono un certo interesse per le novità e per la possibilità di mixare nella loro dieta i prodotti della tradizione con le novità proposte dal mercato internazionale soprattutto se caratterizzate da un particolare apporto salutistico”. La signora Amora Carbajal Schumacher, responsabile dell’Ufficio commerciale del Perù in Italia, con sede a Milano, ha visitato ai primi di novembre l’ipermercato Aliper di via Saetta a Padova in cui era stato allestito un corner di prodotti peruviani, tra i quali anche banane biologiche e asparagi verdi (per entrambi questi prodotti il Perù è il primo esportatore mondiale) e ha avuto un incontro con Giuliano Canella, responsabile dei prodotti freschi del Gruppo Alì. La visita rientra in un programma di contatti per promuovere, presso importatori e distributori italiani, l’ortofrutta (a partire da avocado, mango e uva da tavola) e altri prodotti alimentari peruviani (tra cui il caffè e il cacao). “Abbiamo apprezzato l’accoglienza ricevuta dai nostri prodotti in Aliper - ha dichiarato Amora Carbajal - e ci auguriamo che la collaborazione possa proseguire e dare i suoi frutti”. (Nella foto sotto: Giuliano Canella del Gruppo Alì e Amora Carbajal Schumacher di Ocex Milano)

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Madrid: un coro di sì ©Eiko Ojala • Pink Lady® è il marchio utilizzato per la commercializzazione della varietà Cripps Pink (C.O.V)

Emanuele Zanini Un successo annunciato. Fruit Attraction non ha deluso le attese. I commenti italiani sono tutti positivi, a partire dal comparto delle mele, presente a Madrid praticamente al completo. Per Josef Wielander, direttore di Vip Val Venosta “la fiera anche quest’anno ci ha fatto un’ottima impressione. Siamo qui dalla prima edizione e quindi l’abbiamo vista crescere, edizione dopo edizione. Ordinata, ben organizzata, la rassegna non ha i ritmi frenetici di altre manifestazioni, a partire da Fruit Logistica. Allo stesso tempo però si chiudono affari e si creano nuove opportunità di business. Siamo pienamente soddisfatti”. Sulla stessa lunghezza d’onda il giudizio di Simone Pilati, direttore la Trentina: “Oltre all’organiz-

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zazione impeccabile ho visto con piacere una massiccia presenza di italiani, oltre ovviamente, alla Spagna, al gran completo. L’ampia presenza di buyer italiani e esteri ha dato ulteriore slancio alla rassegna. Per noi de La Trentina è stata la prima edizione in cui siamo stati presenti con stand, una scelta di certo azzeccata”. Il direttore di VOG Gerhard Dichgans: “Siamo andati a Madrid per presentarci come marca leader sul mercato spagnolo. Fruit Attracion è stato un punto di contatto con i nostri “ambasciatori” spagnoli, le “fruterie”, cioè i dettaglianti specializzati che riescono a farci tastare il polso della situazione e dell’appeal dei nostri frutti a marchio nel Paese iberico. La rassegna di Madrid è stato inoltre un momento importante per discutere con i nostri partner

Dal mondo delle mele a quello degli agrumi tutti hanno fatto affari delle strategie e delle pianificazioni da stilare per le prossime campagne sul mercato spagnolo. Quindi il tema comunicazione: a Madrid abbiamo celebrato anche i 20 anni del marchio Marlene (presente da sette anni in Spagna, dove è leader di mercato come marca di mele con il 47,8% di brand awarness)”. La Spagna con 32 mila tonnellate di mele vendute in media (di cui due terzi è prodotto premium a marca), per il Vog vale circa il 6% del fatturato. Il 50% delle mele vendute in Spagna con il brand Marlene è rappresentato dalle Golden. Ma torniamo ai pareri su Fruit

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Madrid insegna, l’Italia ha solo da imparare Adesso è difficile colmare il gap con la Spagna di Claudio Scalise* Sono stato a Fruit Attraction nelle scorse settimane. Camminavo lungo le corsie dei padiglioni della Fiera a Madrid con un misto di frustrazione ed ammirazione. Quel sentimento che ti assale quando ti confronti con gli altri e verifichi che sono più bravi di te. Ammirazione perché hanno fatto una fiera praticamente perfetta. Frustrazione perché pensi che avrebbe potuto (dovuto) farla l’Italia questa fiera. E invece… E invece ci dobbiamo consolare al pensiero che ormai siamo in Europa. Quindi cambia poco se in Italia o Spagna, l’importante è che ci sia una fiera che promuova il sistema produttivo europeo al meglio e lo metta al centro del mercato internazionale. L’hanno capito perfettamente la Francia ed il Portogallo che hanno già adottato Fruit Attraction come fiera di riferimento per le proprie produzioni. Lo stanno capendo anche le nostre aziende, presenti in 70 a questa edizione, ma - a sentire i commenti in fiera - pronte a incrementare fortemente la propria presenza il prossimo anno. Intanto che in Italia discutiamo - in modo un po’ surreale sull’opportunità di fare una o due fiere, se scegliere Milano o Rimini, o magari alternarle, il mondo corre e va avanti. Al contrario, gli spagnoli hanno eliminato tutte le fiere che stavano perdendo peso: Lleida, Valencia, Almeria etc. Hanno concentrato tutto su Madrid ed in sette anni hanno raggiunto un risultato decisamente encomiabile. Le distanze si ampliano: Madrid si consolida come la vera fiera integrativa a Fruit Logistica mentre in Italia se va bene possiamo pensare ad una fiera specializzata sulla tecnologia o ad una di prodotto di respiro nazionale. Francamente, non credo ci siano più le condizioni per colmare il gap con Fruit Attraction. Madrid ha assunto, dunque, un ruolo strategico: divenire la

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sede di promozione della produzione europea e ha già attirato quella del Sud America. Basta guardare i Paesi presenti: Francia, Italia, Spagna e Portogallo per l’emisfero Nord; Cile, Argentina, Perù, Brasile per l’emisfero Sud. Un operatore italiano molto importante mi diceva: “Questa fiera si è rivelata un’occasione unica. Ho parlato contemporaneamente con i clienti europei ed i miei fornitori / partner del Sud America per pianificare anche le campagne in controstagione. Non è così usuale”. In questo senso Madrid rappresenta una integrazione rispetto a Berlino. Fruit Logistica è sempre più la vetrina mondiale dell’ortofrutta in cui si ritrova la comunità globale del settore. Madrid copre l’area europea e si inserisce all’interno delle fiere strategiche per penetrare le più importanti aree-mercato mondiali: Asia Fruit logistica per il Far East; World Food Moscow per Russia ed Est Europa; Wop o Gulf Food per il Medio Oriente; Pma per il Nord e Centro America ed appunto Madrid per l’Europa. Con la specifica che l’Europa è il più importante mercato mondiale per l’ortofrutta fresca. Quindi l’attratti-

vità di una fiera europea del commercio ortofrutticolo è molto alta per gli operatori di tutto il mondo. Se aggiungiamo a questi dati strategici quelli logistici, il valore di Fruit Attraction emerge completamente. Una location che permette anche in un solo giorno di visitare l’esibizione grazie alla vicinanza all’aeroporto ed ai numerosi voli giornalieri da ogni capitale europea. Il massimo dell’ottimizzazione del tempo per un buyer! Infatti, vi è stata una partecipazione molto alta di compratori di tutta Europa. Una fruibilità ottimale della fiera: spazi ampi, aree di incontro free e disponibili per i visitatori, servizi di catering e food service molto funzionali. Tutti elementi che hanno spostato il “sentiment” degli operatori italiani in senso favorevole all’evento. Unico “neo” rilevato da tutti, la necessità di esporre il pass d’entrata ad ogni passaggio tra i padiglioni. Insomma, potremmo prendere questa fiera come dimostrazione di ciò che può essere considerato un ‘sistema-Paese’ che funziona e che antepone le esigenze complessive del Paese a quelle di singole realtà. Una visione strategica che si ritrovava anche tra gli stand delle imprese spagnole. Una cosa colpiva tra gli stand: la quasi mancanza di agrumi tra i prodotti in esposizione. Al contrario, l’enfasi veniva data ad uva da tavola (senza semi), ortaggi evoluti, berries ed esotico. Cioè si dava per scontata la presenza di quella che viene vissuta ormai come una categoria basica, spostando l’attenzione verso le categorie più innovative ed a maggiore marginalità dell’offerta. Anche questo testimonia di un sistema di imprese indirizzato a presentare al mercato i caratteri di distintività della propria offerta in grado di soddisfare le fasce di mercato più profittevoli. Chissà che non se ne tragga qualche utile insegnamento… *SG Marketing Bologna

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Attraction. Soddisfatto Pietro Ciardiello, direttore di Coop Sole: “A Madrid migliorano anno dopo anno, per affluenza, organizzazione, presenza di buyer, ospitalità. Un segnale per il sistema fieristico globale. In Italia si è iniziato a lavorare su questo fronte. Rimini ha gettato il sasso nello stagno. Vedremo se si raccoglieranno i frutti”. Commenti molto positivi sulla fiera di Madrid arrivano anche da Sandro Zani, della GranFrutta Zani. “Fruit Attraction si dimostra una rassegna molto operativa ma allo stesso tempo fresca, giovane, innovativa con il grande vantaggio di essere in una grande città europea. Rischia di rosicchiare spazio anche a Fruit Logistica. Il periodo di Fruit Attraction è azzeccato. C’è tutta la gdo europea. Mi amareggia che nel nostro Paese non siamo riusciti a fare una cosa simile. Ci vorrebbe un Gran Premio d’Italia, ma ormai potrebbe essere troppo tardi”. il Gruppo Spreafico era la prima volta che aveva un proprio spazio (condiviso) tra i padiglioni della fiera madrilena. “Abbiamo avuto contatti internazionali interessanti - ha spiegato Raffaele Spreafico, manager dell’azienda lombarda -. Il clima è stato sereno, disteso, migliore rispetto a quello di Berlino. Per il 2016 confermeremo senz’altro. Sull’Italia speriamo che si faccia sintesi e si crei una fiera unica”. Anche per Luca Battaglio, presidente dell’omonimo gruppo torinese, Fruit Attraction ha ormai un ruolo centrale nel panorama fieristico europeo “con dimensioni consolidate. Si contrappone, anche come calendario, a Berlino. Le due rassegne rischiano di schiacciare le altre. Bisognerà vedere se ci sarà spazio per l’Italia. Il rischio è che la fiera unica non sia più sufficiente”. Entusiasta il commento di Sebastiano Alba di Oranfrizer: “E' una manifestazione sempre più specializzata .Per il settore agrumi-

Marco Salvi, presidente di Fruitimprese, allo stand dell’ICE a Fruit Attraction

colo è perfetta: è a inizio stagione e offre l’opportunità di incontrare buyer internazionali. Una sorta di pre-Berlino. La massiccia presenza italiana ci permette di mostrare quello che il Belpaese è in grado di fare". Per Tom Fusato, direttore commerciale di Brio, “la fiera è stata notevole. Nell’hub dedicato al bio non c’erano moltissimi stand. Ma poco male visto che ormai il biologico è entrato a pieno regime nel settore e quindi lo si trovava pure nei padiglioni dedicati al prodotto convenzionale". Fiera positiva anche per Italia Ortofrutta, che era presente a Madrid con un proprio stand. “L’auspicio – affermano Gennaro Velardo e Vincenzo Falconi, rispettivamente presidente e direttore dell’Unione nazionale – è che anche in Italia si arrivi a creare una fiera davvero rappresentativa con tutti e al servizio del settore”. Approfondiamo l’argomento con Marco Salvi, presidente di Fruit Imprese: “Non c’è più tempo per i compromessi. Se l’Italia vuole una propria rassegna fieristica di respiro internazionale bisogna avere il coraggio di fare delle scelte chiare e subito”. Secondo il numero uno dell’associazione degli esportatori e importatori ortofrutticoli l’unica via percorribile per il Belpaese è quella di creare una fiera unica - concetto su cui ormai concordano molti operatori - ma nei fatti, insiste, “il tempo è scaduto. Bisogna fare in fretta. E non è detto che si fac-

cia ancora in tempo a recuperare”. Tornando sulla rassegna spagnola dichiara come “Madrid si consolida come seconda fiera europea. Molto partecipata anche in questa edizione, è in continua crescita ed è destinata ad aumentare ancora. La Spagna era rappresentata in toto, c’era pure molta Italia, la distribuzione europea era al gran completo. Può ancora migliorare sulle presenze dal Sud America”. “La sensazione – ribadisce Salvi – è che l’Italia abbia perso il treno. Potrebbe non esserci più spazio per un’altra fiera di respiro europeo ed internazionale. Comunque il periodo più adatto per realizzarla sarebbe la primavera, per esempio a maggio. Un periodo di programmazione della campagna estiva e lontano sia da Berlino (a febbraio) che da Madrid (ottobre). A questo punto servirebbe una grande accelerata e una comunicazione chiara, precisa e incisiva”. Per farlo il presidente di FruitImprese reputa indispensabile un tavolo concreto tra imprese e ministeri dell’Agricoltura e dello Sviluppo Economico. “Di certo anche FruitImprese può dare il proprio contributo. Serve trovare la quadra tra politica e imprese. Come è stato fatto qui in Spagna anni fa, quando si è deciso di puntare su Madrid. Serve il coraggio anche in Italia di fare delle scelte definitive. Ripeto: chiudiamo l’epoca dei compromessi”.

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Il 'dopo Fruit Attraction’ ha segnato un’accelerazione del dibattito sulle fiere dell’ortofrutta in Italia. Il 6 novembre Francesco Pugliese, presidente della cabina di regia di Fruit Innovation, ha scritto una lettera ai ministeri dell'Agricoltura e dello Sviluppo Economico, all’ad di Fiera Milano Corrado Peraboni e al presidente di Cesena Fiera Renzo Piraccini, all’indomani di una laboriosa riunione della stessa cabina di regia. Il documento rappresenta probabilmente la punta più alta della disponibilità di Milano verso Cesena per un accordo nazionale con il coinvolgimento dei ministeri competenti. Ma ecco il testo. "I rappresentanti di ADM, Confagricoltura, Fedagri-Confcooperative Lombardia, FruitImprese, Italia Ortofrutta, Italmercati, e UNAPROA, membri della cabina di regia di Fruit Innovation riunitasi il giorno 2 novembre 2015 a Bologna, sotto la presidenza di Francesco Pugliese, presidente di ADM, chiedono a Fiera Milano e a Cesena Fiera, organizzatori rispettivamente di Fruit Innovation e di Macfrut, di pervenire in tempi rapidi ad un accordo sullo svolgimento di un’unica fiera italiana dell'ortofrutta all’anno, così come richiesto dalle categorie e dalle imprese del settore. I suddetti rappresentanti - si legge nel documento - chiedono ai Ministeri delle Politiche Agricole e Forestali e dello Sviluppo Economico di sostenere a livello politico e istituzionale tale accordo, indispensabile a dare all’ortofrutta italiana - leader per produzione a livello europeo - il ruolo e il prestigio che le competono a livello internazionale". "La cabina di regia di Fruit Innovation - si legge ancora - dà atto a Fiera Milano di avere effettuato il

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Tra Peraboni e Piraccini spunta la proposta Pallottini Documento della cabina di regia di Fruit Innovation ai ministeri dell’Agricoltura e dello Sviluppo Economico. Macfrut punta sul 2016. L’ad del CAR: Intesa super-partes

Renzo Piraccini, presidente di Macfrut, e Corrado Peraboni, ad di Fiera Milano

primo passo concreto e necessario perché si possa raggiungere un accordo di collaborazione, sospendendo l’edizione 2016 di Fruit Innovation e dando poi vita ad un evento biennale da porre in alternanza con quello di Rimini. La cabina di regia di Fruit Innovation ritiene vada promossa ogni altra azione necessaria a raggiungere il risultato di un’unica fiera di settore all’anno e si mette a disposizione per dare il suo contributo fattivo e per garantire il sostegno delle categorie rappresentate una volta che sarà raggiunto l’accordo tra le società fieristiche". "In mancanza di tale accordo entro il termine ultimo di maggio 2016, ogni corporazione rappresentata in cabina di regia - conclude il testo - lascerà alle singole aziende associate la libertà di decidere a quale fiera italiana partecipare, mettendo in guardia sui risvolti pesantemente negativi, a livello internazionale, di un mancato accordo, che lascerebbe campo libero all'ulteriore sviluppo delle fiere di settore organiz-

zate all’estero”. Nel frattempo Milano lavora all’edizione 2017 con il marchio Fruit Innovation all’interno dell’organizzazione e della promozione di Tuttofood. Da parte sua Renzo Piraccini ha scritto una lettera aperta a Italiafruitnews, pubblicata il 13 novembre, in cui afferma che "nel 2016 Macfrut ha una chance unica” per affermarsi come la fiera italiana dell’ortofrutta che tutti chiedono dopo il successo dell’edizione 2015. "Mi pare oggettivo - scrive il presidente di Cesena Fiera - che la fiera italiana dell'ortofrutta sia Macfrut. Nel 2015 e 2016 questo significa Rimini, struttura fieristica eccezionale e location con tanto appeal, ma nulla ci impedisce di pensare e ricercare soluzioni diverse per una prossima edizione. Soprattutto se questo può servire a ricompattare il settore. Una proposta che ha trovato molto consenso tra gli espositori è anche quella di riportare la rassegna all'inizio di maggio. Credo realisticamente che questa potrebbe essere la fu-

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Il messaggio del pre-Macfrut di Cesena “Le promozioni non bastano a vendere" Raffaello Bernardi*

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Narrazione, semplificazione, trasparenza, con l’obiettivo di creare valore percepibile al consumo nel reparto ortofrutta: questo, in estrema sintesi, il messaggio emerso al Macfrut Forum di Cesena, lo scorso 22 Settembre, nella giornata precedente l’inaugurazione a Rimini. Del resto, se anche gli ultimi dati Ismea-Nielsen evidenziano, nel primo semestre 2015, una flessione degli acquisti domestici di ortofrutta, in Italia, del 3,0%, a fronte di una pressione promozionale in GDO - canale distributivo prevalente - a quota 30% (fonte: stime SGMARKETING), risulta del tutto evidente l’inefficacia di un approccio alla vendita centrato sulla sola leva promozionale, intesa nella classica accezione di taglio prezzo. Lo ha confermato Germano Fabiani di Coop Italia, sottolineando come, in generale, in un ciclo negativo dei consumi, il taglio prezzo non muove volumi significativi in reparto e, qualora questo accada per particolari promozioni di articoli stoccabili, determina perdite significative di margini che possono compromettere il conto economico della categoria. La deperibilità tipica dei “freschissimi”, peraltro, mal si concilia con obiettivi tattici di creazione di “traffico” intorno ai prodotti ortofrutticoli anche in un contesto economico di “normalità”, per la difficoltà di indurre i consumatori a fare scorta. Molto meglio,

dunque, per la distribuzione, focalizzarsi sulle scelte assortimentali e sulle strategie di comunicazione in e off store, due leve a cui pare legata a doppio filo la percezione di convenienza nel reparto frutta e verdura. Questo l’orientamento che Coop sta testando con successo da oltre un anno, avendo sostituito i prodotti ortofrutticoli in volantino con nuove formule promozionali ad elevato contenuto emozionale. Come emerso dalla relazione di Chris Grobbler, responsabile di progetto VCA di Sainsbury’s, la rivisitazione delle politiche promozionali in ortofrutta è un tema caldo su cui è attualmente forte il fermento anche nel Regno Unito: da oltre un anno proprio Sainsbury’s ha, ad esempio, virato verso un approccio votato alla semplificazione e trasparenza del pricing, riducendo significativamente l’intensità promozionale e reinvestendo parallelamente sul contenimento dei prezzi in continuativo, per facilitare il consumatore nella gestione quotidiana del proprio budget di spesa. Anche la contestuale adozione, da parte del retailer, di una politica di “round prices”, comodi da “amministrare contabilmente”, muove nella medesima direzione. Narrazione e semplificazione, quali driver chiave di sviluppo del mercato ortofrutticolo, trovano conferma nelle relazioni di numerosi altri speaker intervenuti al Macfrut Forum. Ad esempio, Tammy Blank di POPAI In-

ternational ha rimarcato, nel corso dell’evento, l’attrattività di una presentazione appealing ed il ruolo della cartellonistica in store come strumento per informare il consumatore su provenienza, metodo di coltivazione, impiego in cucina e valenze salutistiche dei prodotti. John Ryan di Retail Week ed Andrea Battagliola de La Linea Verde hanno entrambi enfatizzato l’opportunità di un cambio di prospettiva nella gestione dell’offerta, attraverso un approccio di categoria che prenda in considerazione l’intera gamma della proposta, segmentandola su parametri più facilmente percepibili e rilevanti per i clienti. In questo senso, la capacità di fornire al consumatore un’adeguata varietà assortimentale, razionalizzando al contempo l’offerta ortofrutticola a punto vendita per evitare ridondanze e favorire una chiara lettura delle referenze disponibili, rappresenta un imprescindibile fattore di servizio su cui il sistema produzione-distribuzione dovrà fin da subito concentrare maggiormente i propri sforzi. Una riflessione, questa, condivisa anche da Matteo Benatti, Supply Chain Manager di Tesco, che ha evidenziato come l’incessante crescita delle referenze ortofrutticole presenti a scaffale, negli ultimi anni, avesse disorientato anche il cliente medio del primo retailer inglese, alla ricerca di un reparto maggiormente accessibile e funzionale. *SGMARKETING

tura collocazione temporale. Sono fortemente convinto che ce la possiamo fare, entro qualche anno, a riportare Macfrut ai vertici del panorama fieristico internazionale come si aspettano tutti gli operatori italiani della filiera,

ben consapevoli che se la Germania ha saputo costruire una propria grande fiera e la Spagna ha fatto allo stesso modo per il proprio grande comparto, anche l'Italia deve essere in grado di fare altrettanto. La grande forza e la

peculiarità di Macfrut è la filiera, un valore distintivo, unico, che ci deve portare lontano". "Tra gli espositori a Macfrut 2015 - ammette Piraccini nella sua lettera - la produzione e la commercializzazione hanno rappresenta-

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perare sul piano di una grande fiera internazionale dell’ortofrutta in Italia", ha dato mandato al presidente Fabio Massimo Pallottini di prendere posizione sull’argomento e di intraprendere le azioni necessarie a nome della Rete d’Imprese dei grandi Mercati italiani. Le indicazioni emerse sull’argomento - di Fiera Milano e della cabina di regia di Fruit Innovation da una parte e di Macfrut e del suo presidente Renzo Piraccini dall’altra - hanno indotto il presidente di Italmercati ad anticipare una presa di posizione tesa a fare chiarezza su ciò che Pallottini ritiene il nocciolo del problema. “Si può cogliere del buono in tutte e due le iniziative che vengono portate avanti anche nell'ottica di un’intesa - dichiara infatti Fabio Massimo Pallottini ma ad entrambe manca qualcosa. La cabina di regia di Fruit In-

novation ha lanciato una buona idea ma essa dovrebbe essere sorretta da un consesso ancora più ampio e rappresentativo, mettendo insieme l’intero mondo dell’ortofrutta. Dall’altra parte, la posizione di Macfrut e del suo presidente Renzo Piraccini apre ad un ragionamento unitario ma risente della matrice locale e del contesto, quello di Cesena e della Romagna, che lo esprime. Dobbiamo chiederci: questo tema è un tema di interesse nazionale? Se lo è, non può essere affrontato se non da un’entità di livello nazionale, da un tavolo davvero nazionale che dovrebbe coinvolgere tutti. Serve un punto e a capo, uscire dalle posizioni precostituite, se davvero esiste un interesse nazionale per una questione di questo tipo”. Un posizione che pone il problema di una regia super-partes sulla questione fieristica.

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to solo il 29% dell'area espositiva, tenendo in conto che alcune importanti imprese di questo comparto hanno disertato la manifestazione. Nonostante questo gravissimo handicap il cambio di passo della edizione 2015 è stato avvertito chiaramente e ci sono tutte le condizioni per poter ulteriormente crescere”. Piraccini conclude con l’esortazione a fare di Macfrut 2016 una grande manifestazione internazionale, rimandando a dopo il dibattito sul futuro e quindi sulla sede più appropriata. Nel frattempo, sempre a metà novembre, Il Comitato di gestione di Italmercati, riunito a Roma, dopo aver "analizzato con preoccupazione la situazione che si è venuta a creare nel settore fieristico italiano e dopo aver preso atto del successo della recente edizione di Fruit Attraction a Madrid, che rende difficile recu-

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Futurpera: entusiasmo attorno al debutto ferrarese A Ferrara per la prima edizione di Futurpera, l’unica fiera verticale del comparto al mondo, nella città estense dal 19 al 21 novembre, coinvolti 120 espositori, con un programma che ha previsto decine di convegni e incontri tecnici, mostre pomologiche e visite guidate a frutteti sperimentali. Obiettivi pienamente raggiunti e superati, grazie all’entusiasmo con cui l’evento è stato accolto dai produttori. Nutrita anche la partecipazione internazionale “che candida Ferrara e l’Emilia Romagna a diventare la capitale italiana e mondiale della pera”, come ha affermato soddisfatto Stefano Calderoni, presidente di Futurpera, in occasione della conferena stampa che si è svolta alla vigilia della manifestazione. L’evento ha tenuto a battesimo i due nuovi player sul mercato delle pere: Opera e Origine Group. Altre presenze sono pure significative: Spreafico, Civ, Mazzoni Vivai, Salvi Vivai e Zanzi Vivai; Cermac, Maf Roda, Montini, solo per citare alcuni. Particolare prestigio al Salone è stato garantito dalla presenza di Interpera, il più importante Convegno internazionale itinerante dedicato al settore e organizzato da Areflh, l’Associazione delle regioni ortofrutticole europee. Interpera è tornata a Ferrara per la sua ottava edizione, dopo il successo del 2010, con una connotazione fortemente internazionale: presenti tra le 60 e le 65 delegazioni provenienti da molti Paesi, tra questi Argentina, Stati Uniti e Sud Africa (il Paese che ospiterà il Congresso il prossimo anno) Camerun, Ucraina, Turchia, oltre a 12 Paesi europei. "Si tratta di un evento molto vicino al mondo della produzione durante il quale sono illustrati molti studi frutto

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Per la prima edizione della fiera specializzata sulla pera superate le aspettative sia per quanto riguarda gli espositori che gli sponsor

Lo staff di Futurpera durante la conferenza stampa di presentazione

della ricerca a livello internazionale. Vogliamo sostenere, con il ritorno di Interpera a Ferrara, un comparto che vale oltre 300 milioni di euro di PLV agricola nella sola Emilia-Romagna” ha precisato nella conferenza stampa Luciano Trentini, vice-presidente di Areflh. Ma Futurpera non è una manifestazione esclusivamente dedicata ai professionisti del settore, ma si prefigura come “una fiera nuova e diversa, perché in grado di dialogare con il territorio”, ha aggiunto il presidente Calderoni. Nell’ottica di dare nuovo impulso alla domanda è stato infatti valorizzato e coinvolto anche l’ultimo - ma non per importanza - anello della filiera, il consumatore, coinvolto nella città di Ferrara attraverso tante proposte volte a instaurare un legame tra chi produce e chi consuma, nella convinzione che si possano fare buonissime pere ma se non le si vendono il risultato non è raggiunto. Futurpera, così come Interpera, è completamente gratuita - previa

registrazione online - perché garantita dai buoni risultati raggiunti in fase organizzativa e da tutti gli sponsor che hanno sostenuto il progetto. “Un successo quasi inatteso che ci fa già pensare alle prossime edizioni. L’idea potrebbe essere quella di intervallare il Salone con una manifestazione fuori fiera rivolta al solo mondo del consumo attraverso cui promuovere il prodotto”, ha concluso Calderoni. Futurpera ha avuto il patrocinio di Ferrara Fiere e OI Pera, in collaborazione con Regione Emilia Romagna e Fondazione Navarra, con il contributo di Comune e Provincia di Ferrara, Cia, Coldiretti e Confagricoltura, e l’appoggio di tre main sponsor: Cassa di Risparmio di Cento, Camera di Commercio di Ferrara e A&A. Per quanto riguarda la stagione della pera, in Italia, in particolare, le grandinate di settembre abbattutesi sugli impianti emiliani hanno provocato una perdita stimata tra il 15 e il 20% della produzione. Novembre 2015


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di Luciano Trentini* Nella prima edizione di un salone specifico sulla pera come è Futurpera, si inserisce Interpera 2015, momento convegnistico di rilievo mondiale, con molte novità soprattutto in campo internazionale. La nutrita presenza di relatori stranieri vuole farci conoscere come la filiera delle pere intenda rinnovarsi a livello mondiale per aumentare i consumi e cercare nuovi mercati. Per la prima volta nella storia di Interpera è proprio Ferrara ad accogliere il primo incontro internazionale di alcune delle più importanti aziende sperimentali europee associate al mondo della produzione. Relatori di Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Sud Africa, USA e Argentina si alternano per analizzare situazioni produttive e commerciali dei due emisferi, quello Nord, in cui la pera tende a ridurre le proprie superfici investite, e quello Sud, in cui gli investimenti tendono all’aumento anche grazie alla difficile situazione commerciale che sta vivendo la produzione europea, turbata dal blocco delle importazioni da parte della Russia. Sono poi analizzate le nuove proposte relative ai metodi produttivi, innovativi del pero, e la logistica di questo frutto che ormai deve viaggiare a lunghe distanze con tempi di trasporto che debbono superare i 15-30 giorni come nel caso di produzioni importate dal Sudamerica o nel caso di esportazioni verso Paesi lontani come la Cina. La ricerca di nuovi orizzonti è un tema sempre più attuale dopo che il blocco russo ha di fatto in qualche modo stimolato anche per le pere la ricerca di nuovi mercati, molte volte faticosamente raggiungibili a causa della applicazione di barriere sanitarie e

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doganali che di fatto favoriscono la triangolazione delle merci attraverso altri Paesi con un aggravio di costi importante a carico dei produttori e che fanno diventare 'Paesi produttori' anche quelli che non lo sono. In questo contesto si parla di cimice asiatica, un nuovo patogeno che ha colpito alcune aree della pericoltura emiliano romagnola, una delle tante e nuove avversità che colpiscono la frutticoltura europea per le quali non sempre siamo in grado di porre rimedio in tempi brevissimi. Interpera affronta nella sua terza e ultima giornata il tema dell’innovazione tecnologica attraverso una analisi del panorama varietale esistente ma soprattutto quanto di nuovo si sta sperimentando per incontrare meglio i gusti dei consumatori. In particolare in alcuni dei Paesi presenti al convegno, il nuovo corso produttivo passa attraverso la costituzione di nuove cultivar bicolori a buccia rossa che sembrano garantire un futuro alla pericoltura, come peraltro già successo per mele, pesche e nettarine, e anche per le albicocche. Naturalmente per i Paesi ad alto costo del lavoro e dove i consumatori richiedono sempre con maggiore insistenza garanzie sulla qualità del prodotto si evidenzia il ruolo della meccanizzazione e delle tecnologie ad essa applicate per valorizzare la pera sotto l’aspetto qualitativo a cui deve accompagnarsi un imballaggio accattivante e capace di migliorare la conservazione del prodotto. Naturalmente non si parla di solo prodotto fresco ma anche di trasformati e di come i nuovi prodotti possono contribuire a migliorare il consumo di questa produzione che spesso soffre per mancanza di innovazione. Due battute sono riservate in una tavola rotonda

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IL PUNTO. Passa da Interpera il nuovo corso di un prodotto in fase di forte rinnovamento agli aspetti organizzativi in particolare si vuole analizzare il ruolo svolto dagli Organismi Interprofessionali e quale ruolo questi possono giocare nei diversi Paesi. Un’appendice di Interpera è dedicata ai benefici che i consumatori possono trarre dal consumo delle pere come evidenziato da recenti studi, e ai comportamenti di acquisto dei consumatori. Dopo Ferrara Interpera fa rotta verso il Sudafrica. E’ quanto si è discusso a Stellenbosch, appunto in Sudafrica, dove Areflh ha da poco effettuato una missione tecnico commerciale. Quella sudafricana è un’area agricola molto importante con una forte vocazione volta alla produzione di uva da tavola, di pere e mele. Una delegazione di Areflh rappresentata da me e da Pauline Panegos ha visitato il Paese per conoscerne la filiera produttiva e gli aspetti tecnici e commerciali. Un paese quello sudafricano che dispone di 13 milioni di ettari arabili, 1,3 milioni di ettari irrigabili e dove si coltiva ortofrutta su di una superficie di circa 80 mila ettari, condotti da circa 1800 agricoltori in grado di esportare circa il 45 % della propria produzione per un valore complessivo di oltre 970 milioni di euro. Le pere sono coltivate su una superficie di oltre 12.200 ettari per una produzione complessiva di oltre 415 mila tonnellate di cui il 48% esportate ed il 38% destinate all’industria di trasformazione. Tra le varietà coltivate spiccano quelle a buccia rossa come Forelle, Rosemarie e Cheeky mentre la Abate è coltivata su superficie di 750 ettari. In questo contesto avanza la proposta di realizzare Interpera 2016 in questo Paese all’avanguardia per molti aspetti produttivi e commerciali compresa la ricerca varietale. *vicepresidente di Areflh

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Grazie all’Expo l’Italia agroalimentare per sei mesi sotto i riflettori. Ma quale sarà la sua eredità? di Lorenzo Frassoldati Che l’agroalimentare sia altro dall’agricoltura lo dovrebbero sapere anche gli iscritti al primo anno di Agraria. Che il food sia frutto di un processo di trasformazione delle materie prime agricole e che non vada confuso col settore primario è quasi una banalità ripeterlo. Però non è banale ripeterlo adesso che l’Expo ha chiuso i battenti perché durante i 6 mesi si sono volutamente confusi i due piani, mettendo tutto nel calderone dell’agroalimentare (che va a gonfie vele, vedi export, ecc) mentre l’agricoltura ‘primaria’ è sempre più in difficoltà con interi settori (latte, carne e mettiamoci pure l’ortofrutta) dove si fatica a fare reddito e le imprese hanno più voglia di chiudere che di aprire bottega. Non a caso nessuno ricorda più che l’Italia agroalimentare è da sempre in rosso, con un deficit che si è ridotto (perché l’export è cresciuto), ma pur sempre in rosso per 7-8 miliardi. L’Expo partita tra mille problemi, inchieste , scandali, ritardi è finita in gloria con oltre 20 milioni di biglietti venduti e un successo planetario per il nostro Paese e per Milano. Chi voglia leggersi i numeri del trionfo vada sul sito www.padiglioneitaliaexpo2015.com e troverà tutto. Comunque successo è stato e siamo tutti contenti perché siamo italiani (io personalmente mi sento arciitaliano) , perchè il Paese ha bisogno di fiducia per ripartire, perchè Milano ha davvero cambiato faccia e anche perché sono stati smentiti clamorosamente i no-Expo, che poi sono gli stessi disfattisti che urlano noTav, no-Mose, no-rigassificatori, noAlta velocità, no-tutto, quelli che non vorrebbero più grandi opere pubbliche, i teorici della decrescita felice. Con il movimento di Beppe Grillo in prima linea. Quindi bene, applausi, evviva Milano, speriamo che il modello meneghino possa risollevare anche le sorti

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incerte della capitale d’Italia. Tutto ciò premesso diciamo pure che il tema di fondo, la lotta alla fame, “Nutrire il pianeta” è finito in secondo piano rispetto alla grande kermesse enogastronomica, ai cuochi spadellanti, al supermarket delle eccellenze e delle curiosità gastronomiche, delle nicchie del gusto, dei cibi-spettacolo. Il vino – come era prevedibile – l’ha fatta da padrone. L’ortofrutta – altro campione di export - è stata la grande assente, con un po’ di visibilità sul

I numeri hanno smentito i detrattori. Ma sia chiaro per l’ortofrutta è stata un’opportunità mancata finire però senza una immagine forte, un progetto unitario che renda giustizia a un grande comparto economico (occupazione, territorio, ambiente, ecc) , risorsa straordinaria per migliorare il benessere degli italiani. D’altronde ha vinto chi ha investito di più: il mondo del vino, la Coldiretti. Ci voleva un milione di euro per costruire un progetto-ortofrutta in Expo: ci stava provando Renzo Piraccini, poi è finito ad occuparsi di Macfrut. Eravamo partiti con le solite stucchevoli critiche dei radical chic di Slow Food sul ruolo delle multinazionali (Coca Cola, Mc Donald’s) e sul prezzo degli hamburger, sugli stand architettonicamente belli ma vuoti di contenuto, con i malevoli servizi televisivi di Report (era nato

l’hashtag #ingrassiamoilpianeta), con Carlin Petrini che ironizzava: “All’Expo del cibo mancano i contadini”. Poi i contadini sono arrivati, le organizzazioni agricole si sono impegnate (ognuna per suo conto, come sempre) , si è parlato di lotta allo spreco, di biodiversità, di indicazioni geografiche, di biologico. Si è sprecato fino alla nausea il sostantivo ‘sostenibilità’. Romano Prodi ha sommessamente ricordato che per la lotta alla fame bisogna investire anche nella ricerca e che con le eccellenze enogastronomiche non si sfama il mondo . Solo l’Emilia Romagna (mi sembra) ha raccolto il messaggio lanciando il World food research forum. Nessuno ha ricordato (e lo facciamo noi) che l’odiata globalizzazione ha tolto dalla miseria e malnutrizione 1 miliardo di persone negli ultimi anni e che i paesi poveri del Terzo e Quarto mondo chiedono soprattutto di esportare per remunerare le loro produzioni e quindi servono mercati aperti e non chiusi. Della Carta di Milano – con buona pace del ministro Martina – ci dimenticheremo in fretta. I problemi della nostra agricoltura e del nostro agroalimentare sono tutti lì, urgenti e irrisolti come 8 mesi fa. Ci si chiede se, finito l’Expo, l’agricoltura resterà sotto i riflettori. Domanda in parte oziosa. Dipenderà dagli attori in campo e dalla loro volontà di fare squadra, di fare sistema. Per 6 mesi l’Italia col suo patrimonio agroalimentare è stata al centro dell’Europa e del mondo. Dobbiamo non disperdere una eredità importante, una rete di relazioni preziose , rilanciando il protagonismo del nostro Paese a partire dal bacino geopolitico-economico che più gli è naturale: il Mediterraneo, dove siamo assenti da troppo tempo. Concludendo: è stata una grande kermesse che forse non risolverà i problemi della fame nel mondo ma da cui il nostro Paese è uscito alla grande. E tanto basta. Per ora.

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NAPITINA. Innovazione e tradizione nell’agrumicoltura

La difesa dei sapori genuini Antonio Felice Un’agrumicoltura di pregio nel cuore del territorio della Clementina di Calabria. E’ quella che porta avanti Napitina, un’Organizzazione di Produttori con 12 aziende associate nei comuni di Pizzo Calabro, Francavilla Angitola, Curinga, Lamezia Terme e Borgia. Il fondatore e presidente Alessio Basile ha lasciato le redini operative nelle mani dei figli Francesco e Domenico e di uno staff di agronomi preparati quanto appassionati. I risultati ci sono: il prodotto di questa OP è ricercato da importanti distributori. Napitina è dunque non solo una realtà interessante ma anche un esempio e una speranza per l’agrumicoltura calabrese. Per questo, pur non essendo una grandissima organizzazione, è stata scelta come Protagonista di novembre della nostra rivista. Il Corriere Ortofrutticolo ha intervi-

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La OP calabrese, che opera nel cuore dell’area tipica della clementina Igp, punta sulla qualità e il rispetto dell’ambiente. Attenzione all’economia del territorio

Sopra, Domenico Basile, della famiglia dei fondatori della OP Napitina

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stato Domenico Basile. Ecco domande e risposte.

ta di prodotto sui mercati, soprattutto con produzioni provenienti dall’estero, che spesso, dalle notizie di cronaca, non rispettano le ristrette normative igieniche sanitarie italiane. Tutto ciò, oltre a recare danno al prodotto italiano, e quindi danneggiare gravemente la nostra economia, mina la salute dei consumatori".

Come risponde Napitina, dal punto di vista organizzativo e delle scelte strategiche, alle esigenze economiche e produttive del territorio che la circonda?

"L’OP Napitina è fortemente legata al territorio in cui opera. La nostra azienda ha sempre posto tra le proprie priorità, il rispetto della sostenibilità ambientale assicurandosi, per quanto possibile, di prediligere realtà locali tra produttori e personale, con la modesta pretesa di creare un rapporto virtuoso tra reddito e territorio". Quali sono, dal punto vista qualitativo, le caratteristiche fondamentali della OP?

"Le caratteristiche che primeggiano nell’ OP Napitina sono legate alla possibilità di gestire in maniera diretta il prodotto, dalla coltivazione alla commercializzazione, senza delegare a terzi alcuna attività intermedia nel processo di filiera. Portiamo avanti una continua ricerca di elevati standard produttivi nelle fasi di coltivazione, che esaltino tutti gli aspetti organolettici delle produzioni, facendo

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Alessio Basile, fondatore di Napitina. Sopra il magazzino di lavorazione

leva sulle vecchie tecniche agronomiche che garantiscono ed esaltano la genuinità dei sapori a scapito delle moderne tecniche di produzione che sono sempre alla ricerca di maggiori quantitativi di prodotto con scarsa attenzione alla qualità, sapidità e salubrità". Come sta andando la campagna in corso?

"La campagna appena iniziata è decisamente carica di aspettative positive, nonostante persistano tutte le difficoltà che puntualmente si presentano ogni anno per questo settore dell’ortofrutta, legate all’eccessiva offer-

Come giudica la situazione dell’agrumicoltura calabrese e la l’agrumicoltura italiana nel contesto internazionale?

"È con estrema tristezza che ricordiamo come per decenni la politica agrumicola nazionale si sia basata sostanzialmente su interventi assistenziali che, a mio parere, hanno per lo più favorito pratiche irregolari per la trasformazione ed in ultima istanza lo sgretolamento della tradizione agrumicola del Mezzogiorno. In Calabria, in realtà esistono due tipi di agrumicoltura, una da industria di trasformazione in succhi che attualmente vive una situazione drammatica, tant’è che le arance vengono lasciate sugli alberi perché raccoglierle non è remunerativo, ed una da fresco, relativamente giovane e di pregio che si è imposta abbastanza bene sul mercato nazionale perché le clementine di Ca-

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CHI è OP NAPITINA

Napitina è stata costituita nel 1986 sotto forma di Società Cooperativa Agricola. Nel 2005, è stata riconosciuta come Organizzazione di Produttori. L’O.P Napitina ha sede legale ed operativa in contrada Angitola del Comune di Pizzo ed è stata la prima Organizzazione di Produttori della provincia di Vibo Valentia. La spinta primaria che ne ha determinato la costituzione, è stata la passione e la dedizione al lavoro che nel tempo si è concretizzata nell’attuale realtà. L’ organizzazione di produttori commercializza gli agrumi prodotti su una superficie di circa 200 ettari, con le seguenti cultivar : clementine 65%, mandarino comune 5% ,- tangelo 5%, navelina 15%, tarocco nucellare 5% e moro nucellare 5%. Le aziende associate all’O.P. Napitina sono 12 e i soci sono uniti tra loro da vincoli di parentela, costituendo così una organizzazione a carattere familiare. Le aziende dei soci, ubicate lungo la fascia costiera, ricadono nei Comuni di Pizzo, Francavilla, Borgia, Curinga e Lamezia Terme, rientrando nelle aree previste dal disciplinare IGP (Indicazione Geografica Protetta) “Clementine di Calabria.” Tutti i soci aderiscono al piano di lotta integrata disciplinato dalla Regione Calabria e recante le linee guida per produrre

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:- ) agrumi di qualità, nel rispetto dell’ambiente e dei consumatori. Parlare di produzione agrumicola integrata vuol dire dunque parlare di tecniche di produzione mirate alla riduzione dei fertilizzanti e dei trattamenti con prodotti chimici di sintesi. Tale pratica favorisce i cicli biologici naturali, ottenendo, in tal maniera, una produzione genuina che salvaguarda l’ambiente, la salute degli operatori e dei consumatori. Particolare attenzione è dunque rivolta al mantenimento degli equilibri ambientali e alla biodiversità: piani di concimazione organo-minerali; annuale potatura di produzione e potatura verde (finalizzata a garantire un maggiore arieggiamento della pianta e a ridurre drasticamente i trattamenti antiparassitari), irrigazione praticata con il metodo della sub-irrigazione con cui è possibile elaborare contestualmente sia i piani di irrigazione che di concimazione, ottimizzando così l’utilizzo dell’acqua e dei concimi, somministrati in piccole dosi sulla base dei riscontri delle analisi chimico-fisiche e delle esigenza che le piante manifestano nei diversi stadi fenologici. Ogni associato segue le indicazioni agronomiche suggerite dal responsabile agronomico dell’ OP Napitina. Per queste pratiche, Napitina è tra la realtà di eccellenza dell’agrumicoltura calabrese.

labria, grazie alla particolare localizzazione geografica, orografica e per fertilità naturale del suolo, hanno un particolare sapore che ha incontrato il gusto degli Italiani. Di contro i limiti dell’eccessiva frammentarietà aziendale, con aziende medie di 7 ettari, unitamente alla ricerca e alla divulgazione agricola che non svolgono in maniera esaustiva il lavoro previsto, frenano un comparto produttivo che potrebbe essere fiorente". Come giudica la proposta di un Club della Clementina, proposta il 10 ottobre scorso nel corso di un convegno a Corigliano Calabro Scalo?

"Sfortunatamente non abbiamo avuto il piacere di partecipare direttamente al convegno, sicuramente avremmo avuto molto piacere ad approfondire le problematiche. Ovviamente bisogna sempre plaudire a chi ha il coraggio e l’ambizione di pro-

“L’eccessiva frammentazione delle aziende e il mancato supporto della ricerca frenano un comparto che potrebbe essere fiorente”. Tecnici preparati alla base della crescita 34

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porre un’iniziativa tanto imponente per aggregare gli areali calabresi a cui fa eco anche la posizione esposta da Josè Vercher, esperto agrumicolo sulla necessità di un cambiamento di mentalità del settore italiano e calabrese. Sono felice che venga posta attenzione a questo aspetto, e sono sicuro che i nostri colleghi della Piana di Sibari espanderanno questa iniziativa anche alle altre eccellenze agrumicole calabresi". Quali sono a suo avviso le prospettive future di Napitina?

"Le nostre prospettive future sono quelle di continuare sulla strada intrapresa, prestando molta attenzione all’evolversi del comparto agrumicolo e nel contempo far crescere ulteriormente il livello professionale degli addetti e dei tecnici, formando le nuove generazioni di soci nel rispetto delle nostre caratteristiche distintive e, cercando di inserire gradualmente tutte le innovazioni future sia a livello agronomico che di attrezzature, che comunque rispettino sempre la nostra filosofia produttiva, che è quella che ho cercato di esporre".

Sopra, una riunione tra i soci di OP Napitina e i responsabili tecnici

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CHI è I FRATELLI BASILE

I fratelli Basile, Francesco (nella foto) e Domenico, figli del fondatore Alessio Basile, sono i principali punti di riferimento della OP Napitina. La mente della OP nell’ultimo quarto di secolo è considerato il vicepresidente, Francesco Basile. Nato a Reggio Calabria il 12 novembre del 1963, è entrato attivamente a far parte dell’OP subito dopo aver concluso gli studi universitari alla facoltà di Scienze Agrarie dell’Ateneo di Bologna. Grazie alla sua alta professionalità, figlio d’arte, con un’innata predisposizione tecnico-economica, è diventato da subito il fulcro ed il riferimento di tutti i soci. Francesco ha cercato costantemente di migliorare la qualità

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dei prodotti portando in campo le conoscenze acquisite durante gli studi, i viaggi e la costante formazione sulle tematiche

agrumicole. La sua passione sul lavoro è stata maniacale ha condotto l’azienda con molta professionalità, innovando e curando per-

sonalmente tutti gli aspetti della produzione. E’ convinto assertore che il rapporto con il personale dipendente rappresenti parte integrante e fondamentale dell’azienda. Sono queste le sue armi vincenti che lo rendono benvoluto e leader indiscusso di tutto il gruppo che degnamente rappresenta. Francesco, nel lavoro che svolge è costantemente coadiuvato dal fratello Domenico, pure dottore in Agraria, dal cugino Piero Mannacio Soderini , dal nipote Giuseppe Russo e da uno staff di giovani tecnici laureati in Scienze Agrarie, da lui plasmati. Negli ultimi mesi, gradualmente, la gestione è passata nelle mani di Domenico Basile, che abbiamo intervistato, a nome di un intero staff-protagonista.

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ATTUALITÀ

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Verona entra in Italmercati È una svolta per la Rete Il mondo dei mercati è in movimento. E chi si sta muovendo più in fretta e più concretamente è Italmercati, la rete d’imprese fondata solo nel marzo di quest’anno tra i Centri agroalimentari di Roma, Milano, Torino, Firenze e Napoli, che di strada ne ha già fatta parecchia mentre Mercati Associati, la storica associazione degli enti gestori, è in difficoltà e Fedagro, il sindacato dei grossisti, è in una fase statica anche se il suo presidente, il bolognese Valentino Di Pisa, ha riattivato i rapporti con Confcommercio ed è molto attivo sul piano della comunicazione. Nella seduta di mercoledì 4 novembre, il CdA di Veronamercato ha deliberato all'unanimità l'adesione a Italmercati. La rete presieduta da Fabio Massimo Pallottini sale dunque a sei Mercati e si tratta dei sei principali Mercati italiani. Il presidente di Veronamercato Gianni Dalla Bernardina e il direttore Paolo Merci si sono così espressi: "La decisione è stata attentamente ponderata nel corso degli ultimi mesi e va considerata quale naturale evoluzione del processo di riorganizzazione della nostra società, attenta non solo agli sviluppi di nuovi servizi interni, ma anche alla realizzazione di progetti in ambito nazionale ed internazionale, potendo ora contare su una Rete che rappresenta i principali Mercati nazionali, dei quali Verona fa parte per dimensione ed organizzazione. Come principale finalità riteniamo che tale adesione possa rappresentare una grande opportunità per lavorare su progetti e far valere posizioni che accomunano gli interessi dei Mercati all'ingrosso e quindi a vantaggio di tutti gli attori e addetti del settore”.

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Adesso tutti i maggiori Centri Agroalimentari italiani fanno parte dell’organismo presieduto da Fabio Massimo Pallottini. Impegno sull’Imu. Prossimo ingresso nel Wuwm

La galleria di Veronamercato. Sotto, Pallottini e Dalla Bernardina

Italmercati ha ratificato, nella seduta del Comitato di gestione di martedì 10 novembre, l’ammissione di Verona. Dal primo gennaio il Mercato scaligero sarà cooptato nello stesso Comitato. “Verona significa - ha commentato Pallottini - un altro tassello del mosaico che stiamo costruendo e che continuerà a crescere. L'ingresso del Mercato di Verona dimostra una volta di più la bontà del progetto che stiamo

portando avanti, che ha lo scopo di mettere insieme i principali Centri agroalimentari italiani. Il clima costruttivo che contraddistingue le nostre riunioni, con la presenza costante di tutti i Mercati della Rete, ci permette di guardare con fiducia agli appuntamenti che ci attendono e di lavorare concretamente su più piani”. Un esempio? Un contenzioso tra il Centro Agro-Alimentare di Ro-

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ATTUALITÀ

ma CAR e l’Agenzia delle Entrate sull’accatastamento degli immobili del Mercato è stato vinto in sede di Commissione Tributaria, quindi in primo grado, dal CAR. Agli edifici del Centro Agro-Alimentare di Roma l’autorità tributaria ha riconosciuto la loro funzione pubblica. La sentenza dovrebbe avere un effetto diretto sulle imposte e in particolare sull’IMU. Gli edifici pubblici sono infatti esenti dall’IMU e questo dovrebbe significare per il CAR una detassazione annua di circa 500 mila euro. Pallottini: “Abbiamo ottenuto con questa sentenza uno sgravio fiscale non trascurabile ed inoltre abbiamo visto riconosciuto, a livello di Commissione Tributaria, il ruolo pubblico dei Mercati”. La sentenza sul CAR costituisce un precedente, fa giurisprudenza a vantaggio anche di altri Mercati che, come il CAR, si trovavano a fare i conti con l’IMU. E Pallot-

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tini ha preso la palla al balzo. Italmercati ha proposto un’iniziativa nazionale per far valere la sentenza di Roma per tutti quei Mercati, da Torino a Verona, che hanno problemi analoghi. “Affronteremo - ha annunciato il presidente - questo nodo fiscale in sede di Ministero dell’Economia e Finanza per arrivare a una soluzione che ci metta tutti sullo stesso piano”. Un altro campo d’impegno della Rete, anche questo affrontato con concretezza, è l’internazionalizzazione. Il 10 novembre il Comitato di gestione ha deliberato l’ingresso nel Wuwm, l’associazione mondiale dei Mercati, sempre a partire dal gennaio 2016, e la presenza con uno stand autonomo, per la prima volta in una fiera estera, a Fruit Logistica del prossimo febbraio. La scelta è caduta su un’area del padiglione 2.2 dove maggiormente si concentra la presenza italiana a Ber-

lino. A Madrid, in occasione di Fruit Attraction, Pallottini aveva incontrato Manuel Estrada, presidente della World Union of Wholesale Markets. Estrada aveva sottolineato la bontà del progetto di Italmercati, "un modello da seguire, una formula nuova e molto interessante”. E Pallottini aveva aggiunto: “Nell’incontro si sono gettate le basi per inserire Italmercati all'interno del Wuwm. Verso l’estero, inoltre, ci stiamo muovendo con un progetto per comunicare ed estendere nel mondo il know-how acquisito dai Mercati italiani in termini di operatività, organizzazione e gestione dei Centri all’ingrosso. Ora serve cambiare passo, per una diffusa internazionalizzazione della Rete d'imprese, che comunque, a soli sei mesi dalla sua costituzione, sta dimostrando di essere già una protagonista attiva del settore”.

Logistica tallone d’Achille per l’import-export Parola di Raffaele Spreafico La logistica rimane ancora uno dei talloni d’Achille dell’Italia. “Il nostro Paese ha ancora un sistema troppo burocratico e farraginoso”, sottolinea Raffaele Spreafico (nella foto), manager dell'omonimo gruppo di Dolzago (Lecco), uno dei colossi italiani del settore in termini di importazione ed esportazione di ortofrutta. “Nazioni come Olanda, Germania e Spagna sono decisamente più reattive e vicine alle esigenze delle imprese importatrici e/o esportatrici. Per l'Italia ad oggi vedo pochi spiragli di miglioramento”. Il problema rimane soprattutto istituzionale. Le problematiche sono state portate anche sul tavolo di FruitImprese in attesa che pure a livello governativo si

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intervenga per snellire le leggi e le pratiche. Analizzando la situazione commerciale, Spreafico riferisce che per la frutta tropicale si sta chiudendo un anno piuttosto complesso, specialmente per le banane, a causa soprattutto del cambio euro-dollaro sfavorevole. Più positiva invece la situazione dell’ananas. “È necessario trovare modalità che prevedano una razionalizzazione dei volumi e trovare così un maggior equilibrio sul mercato”, afferma Spreafico. Per quan-

to riguarda le importazioni l’imprenditore lombardo parla di un’annata soddisfacente per gli agrumi e di un risveglio dei prodotti a valore aggiunto come l’esotico (escludendo banane e ananas) e i berries. Sempre sul fronte import secondo Spreafico “c’è sempre maggior cautela verso l’Europa, penalizzata dal cambio. I Paesi d’Oltremare hanno sempre più una visione globale dei mercati e guardano sempre con più interesse anche ad altre destinazioni oltre al Vecchio Continente”. Per quanto riguarda le esportazioni Spreafico ha ottenuto risultati positivi in particolare nel Far East, in America e in Medio Oriente, “con l’obiettivo – precisa il manager – di aprire ulteriori nuovi mercati”. (e.z.)

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DALL’AGATA Alla carne aggiungi una spremuta Dopo la pubblicazione dell'articolo del direttore del Corriere Ortofrutticolo, Lorenzo Frassoldati, sulla questione dell'indagine dell'Oms sulle carni e l'incapacita' del sistema ortofrutticolo italiano di approfittarne (leggi news), il direttore di Bestack Claudio Dall'Agata (nella foto qui sotto) ha inviato un proprio commento sulla vicenda che riportiamo qui di seguito, con una risposta delle stesso direttore Frassoldati. "Caro Direttore, ho letto con grande interesse le Sue riflessioni sulla newsletter del Corriere Ortofrutticolo di ieri sull’assist formidabile all’ortofrutta, vero o presunto, fatto dall’OMS sulle carni rosse. Concordo con le Sue riflessioni, la carenza di appeal del nostro settore, la difficoltà a fare squadra e l’assenza di leader riconosciuti con un minimo di visione strategica, e al contempo raccolgo la Sua proposta di affidarsi ad una importante agenzia di comunicazione “per mettere in piedi una campagna a sostegno dei valori di salute e benessere dell’ortofrutta e della Dieta mediterranea”. Ma come Lei sa un campagna di comunicazione efficace richiede un buon briefing che centri l’obiettivo e consenta a copy e art director di concentrarsi, secondo il manuale del bravo comunicatore, nel dire una sola cosa, la più utile, e nel modo più chiaro. Quindi …. cosa dire? Perché a mio avviso il punto è anche questo. Certo manca una regia di sistema ma troppo spesso non si è centrato il tema del cosa comunicare. Quindi se concorda sulla domanda, mi permetto tre brevi premesse ragionando su (falsi) miti, prima di fornire la mia risposta, io che, comunque, pubblicitario, non sono. Novembre 2015

Primo, i consumi alimentari complessivi nel tempo calano in quantità. Diversi professionisti del settore parlano della competizione tra alimenti in quantità, a parità di stomaco quindi, invitandoci a ragionare sull’individuazione dei concorrenti di prodotto. Crescono i consumi dei cibi proteici ed energetici ma meno della diminuzione della quantità complessiva dei consumi alimentari: calo guidato dalla volontà crescente di stare alla larga da grassi e lipidi. In secondo luogo i consumi di carne e ortofrutta sono tra loro impermeabili. Tutti gli scandali nel settore delle carni hanno creato nell’immediato terremoti sui consumi nel breve termine solo sul tipo di carne colpita, vedi il caso mucca pazza, polli alla diossina e l’influenza suina, incidendo positivamente sul consumo delle altre carni. Il risultato è che il dato complessivo in Italia gravita attorno agli 80 kg pro capite da ormai 15 anni, seppur in lieve contrazione. E l’ortofrutta ha tratto giovamento da questi scandali? Certamente no, come Lei sa bene, anzi! La piccola contrazione del consumo di carne risente certamente di una maggiore sensibilità sulla salubrità dei cibi da parte dei consumatori ma è certamente trascurabile rispetto alle bordate che questo settore ha ricevuto…forse perché, utilizzando una Sua espressione, da anni è “in volo la contraerea”. Terza, e ultima premessa, nonostante tutto, la crescente propensione al consumo di cibi freschi e salutari e la diffusione dei vegetariani, passando per valori al Kg. più contenuti, fondamentali in tempi di crisi, i consumatori si allontanano comunque dall’ortofrutta. E qui arrivo al punto dell’importanza del cosa comunicare, permettendomi di integrare quanto da Lei suggerito. Salute, benessere, dieta mediterranea … non bastano più. Con queste armi non abbiamo colpito nel segno così come non serve, e qui concordo con Lei, lucrare sulle disgrazie al-

trui e della carne in particolare, la storia ci insegna. Occorre quindi cavalcare le propensioni al consumo anche perchè non abbiamo la forza di indirizzarle. Il caso di studio di Nutella dice che la crescita dei consumi non passa attraverso il raddoppio dei panini a merenda spalmati per singolo consumatore ma per il raddoppio delle occasioni di consumo, colazione in primis, o per ulteriori modalità e opportunità di consumo. Lo spunto mi viene dalla scienza, da uno dei massimi esperti di oncologia del nostro paese, il Prof. Dino Amadori, Direttore Scientifico dell’IRST (Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori) e Presidente dello IOR (Istituto Oncologico Romagnolo) che studi alla mano, alcuni dei quali di 35 anni fa, teorizza banalmente l’importanza dell’equilibrio tra cibi, non l’abbandono di alcuni. La carne non fa male in assoluto – dice Amadori ma occorre però riequilibrare il ph dello stomaco con prodotti contenenti vitamina C. Lo dice in un video, del quale le allego il link che dura ben 6 minuti e 21 secondi: https://www.youtube.com/watch?v=LzaPFvuS0jw So bene che il tempo di permanenza medio di un consumatore sul web non sia sufficiente. Ma a questo serve la comunicazione.

DIRETTORE

LETTERE al

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Abbandono quindi l’idea che la nostra cara ortofrutta abbia dei nemici di stomaco che deve combattere per veder aumentare i propri consumi preferendo quella secondo cui ci possono essere tanti potenziali alleati. Perciò non smettiamo di mangiare carne ma aggiungiamoci una spremuta. Non sarà certo un film ma un gran bello spot". Claudio Dall'Agata, direttore del Consorzio Bestack di Forlì www.corriereortofrutticolo.it

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LETTERE al

DIRETTORE

Caro Dall’Agata, grazie per le Sue riflessioni che mi trovano pienamente d’accordo. Il problema non è farsi ‘guerra’ mediatica tra alimenti (ortofrutta contro carne), anche perché l’ortofrutta perderebbe, ma di trovare nuove vie, nuove strade per comunicare i valori dell’ortofrutta. E’ inutile scomodare professori, esperti e testimonial vari per sentirsi ripetere che frutta e verdura fanno bene alla salute, che la Dieta mediterranea è un toccasana, bla-bla-bla… E’ un ventilatore che muove sempre la stessa aria, ormai fritta e rifritta. E che non funziona perché i consumi alla fine comunque calano. Servono nuove idee, nuovi progetti – anche forti, di impatto, non convenzionali – e certamente inventarsi nuove occasioni di consumo, come Lei suggerisce. Però occorre la volontà, occorre la sede , occorre un tavolo e qualcuno che lo convochi per cominciare a discutere. Qui non solo manca la cabina di regia, manca la regia e pure la cabina. Lorenzo Frassoldati

CERA. Mercati sottovalutati perché senza un progetto “Valentino Di Pisa ha ragione. Nella nuova legge di stabilità nessun provvedimento e/o finanziamento vi é per i Mercati e Centri Agro-alimentari all'ingrosso italiani . Ma... lo abbiamo mai chiesto? Intendo abbiamo mai steso e determinato un vero grande progetto condiviso da presentare al Governo per le specifiche necessità del nostro mondo? Non lo so precisamente, mi pare di no, ma potrei sbagliarmi. Intendo un progetto, non una semplice lettera o una richiesta estemporanea. Intendo un progetto nel senso più ampio del termine ovvero completo di business plan, time planning , break even point ovve-

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ro tutti quei paroloni di estrazione anglosassone che sono di molto familiari al settore degli industriali, ma un po' meno al nostro. Credo si debba partire, in primis, da una semplice parola chiave: Unione. A livello Enti gestori, per essere buoni, diciamo vi é un momento difficile, con Mercati Associati in palese defaillance e la nuova Italmercati da poco nata da una spaccatura. Bisogna ricostruire le fila tra Enti gestori, ma anche lanciare un nuovo ponte verso i grossisti con i quali bisogna lavorare insieme, con in testa i progetti, non le poltrone. Fate il conto di quante ditte grossiste c'erano in un qualsiasi medio grande mercato 20 anni fa e quante sono ora e quante saranno tra 10 anni. Fate il conto di quanti sono i Mercati all'ingrosso ed alla produzione in Italia (150? 180?... Non si sa perché da tre anni non vi é più neanche la Guida dei mercati italiani) e vi verrà da pensare. Lo spunto di Di Pisa quindi é corretto. Poiché tra 10-15 anni, se va bene, resteremo la metà tra grossisti e Mercati, già per la prossima legge di stabilità, a mio avviso, andrebbe messo in cantiere un grande progetto per far capire chi realmente siamo , cosa valiamo e le risorse che ci servono per i nostri obiettivi e programmi di consolidamento e/o crescita. Questo costa fatica, tempo, molto tempo, indirizzi chiaramente individuati e management preparato a sviluppare e raggiungere gli obiettivi; non basta trovarsi un po' di volte tra Roma e Milano, é necessario un grandissimo sforzo di coesione e di intelletto e di professionalità dedicate per mettere in fila le idee e gli obiettivi. Diversamente, anche se ci sono alcune realtà in controtendenza (poche per la verità) ci lamenteremo anno dopo anno della lenta agonia cui é destinato il settore dei Mercati all'ingrosso, ma con il rammarico di non aver almeno provato a scuotere l'albero...”

Francesco Cera, direttore MAAP già presidente di Mercati Associati Caro Cera, pochi giorni fa è arrivata in Italia Netflix, la tv via Internet. Il suo fondatore, Reed Hastings, prevede che fra pochi anni gli attuali canali televisivi non saranno altro che app sui nostri telefonini o tablet.Come dire: il mondo viaggia e cambia alla velocità della luce. Lei fa bene a chiedersi cosa resterà fra 10 anni dell’attuale rete dei Mercati e del mondo dei grossisti. Il n.1 dei grossisti, Valentino di Pisa, ha sollevato il tema denunciando che nella nuova Legge di stabilità non c’è nulla per i Mercati all’ingrosso e per i Caa (Centri agroalimentari), nonostante il Collegato agricoltura del maggio scorso prevedesse esplicitamente, tra le altre misure, il potenziamento delle infrastrutture logistiche del comparto agroalimentare. Sappiamo tutti che la politica è molto sensibile alla ‘mediaticità’ dei temi. Per cui arrivano misure per combattere la contraffazione o il caporalato, ma non c’è niente per i Mercati che spesso salgono all’onore della cronaca per vicende che nulla hanno a che fare col commercio dell’ortofrutta. Lei parla della mancanza di un progetto ‘condiviso’, dove è l’aggettivo ‘condiviso’ che fa la differenza. Perché il mondo dei mercati – il cui ruolo è strategico nella filiera dell’ortofrutta - è davvero all’anno zero. Frazionato, diviso, attraversato da personalismi che comunicano all’esterno una immagine devastante. Finita l’era Guala, c’è stata l’implosione. Due associazioni degli enti gestori (i grandi, i piccoli e altri che stanno alla finestra), l’associazione dei grossisti che Di Pisa sta faticosamente ricomponendo e poi ci sono anche i manager rappresentati (non tutti) dall’Andmi. Ma dove vogliamo andare in queste condizioni? Lorenzo Frassoldati

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Asia e Africa mercati del futuro

Il clima frena le esportazioni del Cile

Le previsioni della FAO presentate al PMA di Atlanta. Crescita demografica e crescita economica spingeranno in queste aree il commercio ortofrutticolo

L’associazione degli esportatori di frutta del Cile (Asoex) ha fatto sapere a fine ottobre che, alla luce dei recenti eventi climatici registrati e di quelli previsti

Asia e Africa. Sono questi i continenti dove, nei prossimi anni, crescerà maggiormente la domanda di ortofrutta. A sostenerlo è Audriy Yamak (Fao Investment Center), intervenuto al PMA di Atlanta, negli Stati Uniti. Yamak ha sottolineato come ogni anno la popolazione mondiale aumenti di 80 milioni di persone. L'Africa sub-sahariana, l'Asia centrale e l'Asia meridionale sono le aree dove la popolazione crescerà maggiormente, con 740 milioni di persone in più nei prossimi dieci anni. La maggiore crescita - oltre il 18% - sarà in Nord Africa e in Asia. In India la popolazione dovrebbe aumentare di 150 milioni di abitanti in dieci anni, in Nigeria di 50 milioni, in Cina e Pakistan di 38 milioni. Invece Giappone (3.7 milioni), Russia e e Ucraina registreranno un calo di popolazione. Secondo l'esperto, il prezzo basso dell'energia e lo sviluppo di una classe media saranno i fattori decisivi per incrementare il com-

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mercio ortofrutticolo. In India la crescita economica dovrebbe essere dell'ordine dell'8%, superando la percentuale della Cina, e nell'Africa sub-sahariana la crescita supererà il 10%. In tema di commercio ortofrutticolo, i flussi commerciali di frutta sono cresciuti in valore del 5% l'anno negli ultimi cinque anni, mentre quelli della verdura del 4% l'anno. Relativamente al volume, la crescita si è limitata all'1% l'anno. I Paesi più importanti oggi sono Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Olanda, Francia e Russia. L'Europa rappresenta il mercato più importante, con il 51% dei volumi importati, poi segue l'Asia, con un’importazione pari al 27% dei flussi mondiali. L'Asia è il mercato che si sviluppa di più insieme all'Africa. I volumi importati aumentano del 18% l'anno. I Paesi con maggior domanda in Asia sono India, Cina, Vietnam, e in Africa Egitto, Algeria, Angola, Nigeria e Kenya.

per la stagione in corso, è plausibile supporre che per il 201516 le esportazioni di frutta si attesteranno su livelli molto simili a quelli raggiunti durante la scorsa campagna, ovvero intorno a 2 milioni di tonnellate. “Stiamo registrando una primavera molto piovosa e le previsioni indicando che questa situazione continuerà almeno fino a metà dicembre per effetto di El Niño. Ciò comporterà sicuramente costi più elevati per le applicazioni fitosanitarie”, ha dichiarato Ronald Bown, presidente di Asoex. Bown si mostra molto prudente rispetto a qualsiasi tipo di previsione circa l’andamento della stagione: “Va sottolineato che i recenti eventi atmosferici hanno caratteristiche locali di diversa grandezza, per cui è difficile fare stime globali del loro effetto. Ci sono perdite di frutta in alcune località a causa della grandine, ma restano limitate ad aree circoscritte; lo stesso è accaduto con la neve in alcune zone a Elqui. Per questo motivo non è ancora possibile fare stime. Sicuramente, però, non si prevede un significativo aumento dei volumi di prodotto esportato”, conclude il presidente di Asoex.

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Accordo tra Germania e Turchia Agevolato l’export di Ankara Pieno appoggio al processo di integrazione della Turchia all’Unione Europea oltre ad un indennizzo di circa 3 miliardi di euro; sono queste le promesse della cancelliera tedesca Angela Merkel al primo ministro turco, Ahmet Davutoglu, e al presidente, Recep Tayyip Erdogan, fatte durante la visita ad Ankara di metà agosto. In cambio la Turchia diventerà un “filtro” per i rifugiati diretti in Europa, accogliendo e ospitando più di due milioni di profughi che sono in attesa di entrare in Unione Europea e per i quali la méta più ambita è proprio la Germania. In particolare, la Merkel si è impegnata a portare a buon fine diversi punti del processo di integrazione della Turchia entro l’anno, compreso il capitolo 17 in tema di economia che garantirebbe l’accesso agevolato sui mercati degli Stati membri dell’UE ai prodotti ortofrutticoli di origine turca. Nel 2014, le esportazioni di frutta e verdura della Turchia verso l'UE sono state pari a 1.021.030 tonnellate, di cui - secondo il servizio statistico Euroestacom (ICEX-Eurostat) - 763.060 di

La Cancelliera Merkel ha chiesto l’appoggio del governo turco per arginare l’ondata degli immigrati e, in cambio, ha aperto alle esportazioni turche di ortofrutta

Angela Merkel con il primo ministro turco Ahmet Davutoglu

frutta (agrumi compresi) e 257.970 di ortaggi. Tra i prodotti più esportati 240.950 tonnellate corrispondevano ad agrumi mentre 214.630 tonnellate sono state di uva da tavola. In ordine di importanza l’UE ha poi importato pomodori con 51.500 tonnellate, peperoni (50.080 tons), fichi (42.470 tons), angurie (20.770 tonnellate) e meloni (4.400 tons).

Diverse le reazioni contrarie all’accordo, provenienti da organizzazioni e rappresentanti dei produttori a livello europeo che temono una sorta di invasione dei mercati nazionali europei da parte dei prodotti turchi, non soggetti tra l'altro agli stessi vincoli fitosanitari imposti all’ortofrutta made in Ue quando va all’estero, Turchia compresa. (c.b.)

Nasce in Spagna il colosso della produzione in serra È stata costituita a fine ottobre in Spagna Hortiespaña, una nuova Organizzazione destinata a rivoluzionare il settore ortofrutticolo della produzione in serra non solo spagnolo. Hortiespaña nasce dall’accordo sottoscritto da otto associazioni del comparto e coinvolge un totale di 719 aziende orticole che commercializzano mediamente ogni anno oltre 3 milioni di tonnellate di frutta e ortaggi prodotti in serra - di cui il 53% destinato al-

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l’export - per un valore di oltre i 2,6 miliardi di euro. I produttori coinvolti sono 17.790 mentre i lavoratori dipendenti sono circa 60.000; una rappresentanza del 70% dell’intero settore spagnolo per 42.027 ettari di impianti coltivati. I prodotti ortofrutticoli sotto “l'ombrello” della nuova Organizzazione sono pomodori, peperoni, cetrioli, zucchine, melanzane, fagiolini, meloni e cocomeri coltivati in serra, ma l'elenco po-

trebbe essere allungato in caso di ulteriori adesioni al progetto. Hortiespaña si organizzerà operativamente al suo interno dividendo le attività dedicate alla produzione da quelle dedicate alla vendita e alla promozione. Il suo principale obiettivo è il sostegno al comparto spagnolo della produzione di ortofrutta in serra attraverso campagne di sensibilizzazione volte al miglioramento della propria immagine sul mercato nazionale ed estero.

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OLANDA

Alleanza strategica nell'orticoltura in serra in Olanda. Cinque aziende - Best of Four, Door, The Greenery, Haverst House e Van Nature, che insieme rappresentano il 70% di tutte le coltivazioni in serra del Paese - hanno siglato un accordo per costituire una federazione olandese delle associazioni delle coltivazioni orticole (Federatie VruchtgroenteOrganisaties) ottimizzando e sviluppando il settore dell'orticoltura in serra del Paese. La nuova federazione sarà partner privilegiato del governo olandese e di Rabobank, la principale banca di finanziamento del settore agricolo in Olanda. Gli obiettivi prefissati sono ambiziosi: ristrutturazione e sviluppo dell'agricoltura in serra e miglioramento della struttura vendite e della logistica. In Olanda nel comparto non mancano i problemi con diverse imprese che accusano perdite. Lo scopo è proprio aggregarsi per essere più forti e competitivi.

stato pure rieletto in carica il vice presidente Laurent Grandin, in rappresentanza di luncgfl (Unione nazionale del commercio ortofrutticolo all'ingrosso). A loro si uniscono, riconfermati, il segretario generale Daniel Sauvaitre, in rappresentanza di Gefel (Governance economica della frutta e verdura); il tesoriere Daniel Corbel, in rappresentanza di Anefel (Associazione nazionale speditori ed esportatori ortofrutticoli). Dupont ha ringraziato gli amministratori e il board della vicinanza e collaborazione dimostrate negli ultimi tre anni e della fiducia per il nuovo mandato. Il presidente ha sottolineato le sfide che dovrà affrontare l'interprofessione nei prossimi tre anni e ha presentato una serie di indicazioni prioritarie: la volontà di integrare meglio la ricerca e la sperimentazione nella strategia di settore; la sfida continua di consolidare le posizioni del settore sui mercati internazionali; il supporto necessario al consumo di frutta e verdura fresca sul mercato interno, anche tramite un migliore coordinamento delle azioni del settore a livello regionale.

FRANCIA

ARGENTINA

Alleanza a cinque nell’orticoltura in serra

Interfel riconferma i vertici

Barbierato e Bertolotti in Moño Azul

All'ultima assemblea generale, Interfel (l'Associazione interprofessionale di frutta e verdura fresca francese) ha riunito il consiglio di amministrazione, che ha proceduto al rinnovo dei vertici. Bruno Dupont (nella foto) è stato rieletto presidente per tre anni. È

GF Group S.p.A. ha annunciato che Luca Barbierato è stato nominato direttore generale di Moño Azul e che José Carlos Bertolotti ha assunto la carica di direttore commerciale della stessa azienda. Barbierato, di nazionalità italiana, durante gli ultimi dieci anni ha svolto la propria attività in altri settori, ricoprendo il ruolo di direttore generale in diverse società italiane all'estero e in particolare in Argentina. Bertolotti, di nazionalità argentina, lavora attivamente da molti anni nel settore commerciale dei prodotti ortofrutticoli, in particolare in quello degli agrumi. Tonino Beccegato,

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procuratore in Moño Azul nell'ultimo anno e mezzo, continuerà a supervisionare l'andamento della società per conto di GF Group. Moño Azul S.A. è una delle aziende più importanti nella produzione di frutta in Argentina e conta su un importante mercato interno ed estero.

SPAGNA

Agrumicoltura a rischio per la siccità In poco più di tre decenni le temperature nel sud della Spagna sono destinate ad aumentare fino a 4-5 gradi determinando così la fine dell’agrumicoltura nella regione di Valencia. È questo l’apocalittico monito lanciato da un recente rapporto in cui vengono analizzate le possibili implicazioni del cambiamento climatico sulla colture tradizionali e gli eventuali modelli di produzione del futuro. Lo studio - elaborato da David Leal, dell’Università Isabel I di Castiglia, e Jonathan Gomez Cantero, membro dell'Associazione dei Geografi - predice una situazione catastrofica per due tra i settori più importanti per l’economia valenciana: agricoltura e turismo. L'aumento delle temperature, l’elevata concentrazione di anidride carbonica nell'aria e i cambiamenti delle precipitazioni stagionali potrebbero provocare la definitiva scomparsa di alcune colture - come agrumi, uva e olive dalle coste del Mediterraneo e dal sud della Spagna. A detta degli autori, infatti, “l’aumento delle temperature minaccerebbe seriamente il futuro di coltivazioni tradizionali a Valencia e Murcia, a causa dell’eccessivo calore estivo. Di conseguenza – aggiungono – è molto probabile che entro il 2050 gli agrumeti scompariranno dalla zona per essere trasferiti più a nord, ai piedi dei Pirenei e in Europa centrale”. Dunque, mentre il clima spagnolo “potrebbe diven-

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tare sempre più simile a quello subtropicale – concludono gli esperti - altri Paesi come la Russia potranno beneficiare di estati più piovose e inverni più miti, riuscendo così ad approcciare la coltivazione di agrumi”. A tal proposito, “nel Regno Unito sono già stati messi a dimora vigneti e piantagioni di ulivi sfruttando le conseguenze dello spostamento latitudinale delle specie”. (c.b.)

IRLANDA

Fyffes investe 45 milioni di dollari su meloni e banane Fyffes investe 45 milioni di dollari (quasi 40 milioni di euro) in meloni e banane. Il gruppo irlandese ha annunciato di aver puntato sull'espansione delle proprie attività commerciali legate ai due prodotti. L'investimento più sostanzioso riguarda quello relativo ai meloni: 30 milioni di dollari per allargare il business negli Stati Uniti. Gli altri 15 milioni di dollari sono stati spesi per l'acquisizione di un'azienda produttrice di banane in Costa Rica. Negli Usa Fyffes ha acquistato quattro centri di confezionamento, più di 2.600 ettari di aree coltivabiliquasi interamente in affitto, oltre a 100 ettari di proprietà. Attraverso questa operazione il colosso irlandese punta ad aumentare la propria capacità d'offerta di melone del 25% già per l'imminente campa-

gna d'importazione, che partirà il prossimo novembre. Sul melone in America il gruppo prevede ulteriori investimenti per una decina di milioni di dollari prima della fine del 2015.

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MAROCCO

In crescita l’export ortofrutticolo In base ai dati diramati dalla Federazione delle Industrie Agroalimentari (www.fenagri.org), le esportazioni marocchine del settore agroalimentare hanno continuato a crescere nel primo semestre del 2015, raggiungendo il controvalore di 22,5 miliardi di dirham (circa 2 miliardi di euro). Le esportazioni marocchine nel primo semestre 2015 sono così suddivise in base alla merceologia: 15% di molluschi surgelati (310 milioni di euro); 12% di conserve di pesce (247 milioni di euro); 10% di pomodori freschi (214 milioni di euro). Significativa l’esportazione di frutta: l’8% delle esportazioni totali è rappresentato da agrumi; il 3% da meloni freschi e per il 5% da altri tipi di frutta fresca. La restante quota delle esportazioni marocchine si compone principalmente di: gamberetti (3%) e altri prodotti ittici (tra cui polvere e farina di pesce: 3%; oli e grassi di pesce: 2%; altri tipi di pesci freschi o surgelati: 4%), fave (3%) e altre verdure fresche o surgelate (circa 7% in totale) e olio di oliva, di cui il Marocco è il quarto produttore al mondo (2%).

TURCHIA

Boom delle esportazioni di limoni e fichi Nonostante un lieve calo delle esportazioni di frutta (-6% in quantità), l'export totale di ortofrutta della Turchia a ottobre è in crescita rispetto allo stesso periodo del 2014. In volume il 55% delle esportazioni complessive turche riguarda gli agrumi, mentre la percentuale di verdura esportata è del 19% e quella di frutta del 26%. In ottobre è stato il limone il prodotto fresco più esportato (+57% in quantità se paragonato

a ottobre 2014), seguito da mandarini, uva e melagrane. Da notare che il fico, pur arrivando al 7° posto, ha aumentato le esportazioni del 193% in quantità e del 235% in valore, nonostante una produzione inferiore. Il pomodoro resta l'ortaggio maggiormente esportato, e ha rappresentato la metà delle esportazioni complessive di verdura di ottobre. La Russia ha incrementato le importazioni di ortofrutta turca del 10% e costituisce il 35% del totale delle esportazioni di Istanbul, seguita da lontano con il 15% dall'Iraq e dalla Germania al 3° posto, soltanto con il 3%. Le esportazioni di agrumi - la cui stagione quest'anno era iniziata tardi - sono state più alte rispetto a ottobre 2014, con una crescita del 35%.

UNIONE EUROPEA

Marocco, Israele ed Egitto primi fornitori di ortaggi Nei primi sei mesi del 2015 le importazioni di ortaggi freschi dell’Unione Europea provenienti da Paesi extra comunitari hanno registrato una flessione del 5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, portandosi a 1,3 milioni di tonnellate. A riferirlo è Fepex. I principali paesi fornitori sono stati nell’ordine Marocco, Israele ed Egitto. Nel periodo in esame, sono state importate dal Marocco 428.396 tonnellate di ortaggi, il 5% in meno rispetto allo stesso periodo del 2014. Il pomodoro marocchino è il primo prodotto acquistato in termini di quantità e - con un totale di 228.379 tonnellate importate (7%) - rappresenta l'81% dell’import complessivo di pomodori dell’UE. Le importazioni di ortaggi da Israele sono state pari a 229.991 tonnellate. Infine l’export egiziano ha registrato una crescita del 12% portandosi a 228.126 tonnellate, di cui 150.886 tonnellate di patate. Novembre 2015


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MELA

Buona la partenza, inizio 2016 con qualche incertezza Emanuele Zanini La partenza di stagione è stata buona, per qualche operatore addirittura al di là delle aspettative. Ora però bisognerà attendere l’inizio del nuovo anno per capire gli effetti del caldo estivo sul prodotto frigoconservato. Per il mercato delle mele l’inizio dell’autunno ha portato in generale risultati piuttosto positivi, ma nei prossimi mesi non mancheranno alcuni punti interrogativi che ad oggi è ancora difficile sciogliere. Per il consorzio Vog di Terlano (Bolzano) il raccolto è stato soddisfacente (sebbene in calo dell'810% rispetto all’annata record registrata nel 2014), con una buona qualità dei frutti a parte gli ultimi stacchi di Gala, che hanno sofferto le alte temperature di quest’estate, con calibri in generale leggermente inferiori rispetto alla campagna scorsa. Si profila quindi una stagione melicola positiva per il gruppo altoatesino. Il direttore Gerhard Dichgans Novembre 2015

Da verificare la tenuta nei magazzini frigo del prodotto che ha subito le eccessive temperature dell’estate. Molto positivi i risultati conseguiti con la varietà Gala

Sopra il titolo, melicoltura intensiva in Alto Adige

commenta positivamente la partenza delle vendite proprio della varietà Gala, che stanno dando ottime soddisfazioni. “Oltre il

50% del prodotto è stato commercializzato, con vendite record e prezzi più alti rispetto al 2014. Le vendite proseguiranno fino a www.corriereortofrutticolo.it

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Da 70 anni in buone mani. Dal 1945 commercializziamo le mele dell’Alto Adige in tutto il del nostro successo? La qualitĂ e il gusto delle nostre mele? Il clima del nostro territorio, ideale per la loro mondo. Qual’è il segreto s $#"! # $# ! # ! !! $#"!# " $ $ $# # ! # # # !# # #"# # ! # !! !!# " $ $ $ $$# # # ! $" ! ! $ $# ! # " # ! # $$ # "# $$ # $ # " # ! "!

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Gerard Dichgans, direttore di VOG, Josef Wielander, direttore di Vi.P, Federico Barbi, responsabile commerciale di Melinda e, sotto, Simone Pilati, direttore di la Trentina. Le loro valutazioni sono improntate all’ottimismo

il

oro # !

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metà marzo e non andranno a sovrapporsi con le produzioni d’Oltremare". In generale i raccolti sono terminati con le ultime Fuji e le ultime Pink Lady. In questo inizio di stagione sembra che i mercati stiano rispondendo bene, a partire da quello tedesco. “La Germania ha un raccolto scarso e in ritardo di un paio di settimane – spiega Dichgans. Anche per questo motivo le richieste sono sostenute”. In generale – secondo il manager altoatesino – il mercato è comunque “ripulito” dal prodotto d’Oltremare con un’interessante finestra commerciale che si è aperta per la Gala già ad agosto. “Il mercato è più in equilibrio che l’anno scorso. Da una parte l’effetto embargo è stato completamente assorbito e dall’altra i quantitativi previsti in questa campagna sono in calo. Ad oggi le stime parlano di un ulteriore ribasso in termini di volumi rispetto alle previsioni dello scorso agosto. Indicazioni che fanno ben sperare sul proseguimento dell’annata”. Oltre che sulle tipologie classiche (Golden, rosse e bicolore) in generale si lavora molto anche sulle varietà a club, a partire da Kanzi, che fa da apripista. Ora la nuova sfida si chiama Envy: “Quest’anno è la prima annata commerciale e abbiamo presentato la varietà anche a Fruit Attraction a Madrid. Siamo partiti con i primi volumi e il primo raccolto di 250 tonnellate – annuncia Dichgans. Novembre 2015

Sono convinto che sarà un successo enorme. Le premesse sono molto incoraggianti. Chi ha il piacere di gustarla la vuole avere. Presidierà il segmento premium che oggi è definito dal gusto della Fuji, che comunque non verrà assolutamente cannibalizzata. Di volumi di mele con questo gusto unico non ce n’è mai abbastanza”. Per Vi.P Val Venosta i volumi previsti sono in linea con quelli del 2014 (360 mila tonnellate di prodotto). “Siamo soddisfatti della qualità della merce – sottolinea il direttore Josepf Wielander. “Rimane l’incognita del caldo estivo che bisogna vedere se si ripercuoterà sulle mele stoccate. Sui mercati comunque c’è più ottimismo rispetto allo scorso anno, annata insoddisfacente, dove si sono coperte le spese di produzione ma non ci sono stati guadagni in grado di creare nuovi investimenti Il direttore commerciale di Vi.P Fabio Zanesco fa un bilancio

dell’ultima stagione 2014-2015. “Siamo riusciti a mantenere un sostanziale equilibrio tra le diverse destinazioni, come previsto dalla pianificazione. Nello specifico, il 50% del prodotto è venduto sul mercato nazionale ed il restante 50% orientato all'estero.La Spagna continua a rappresentare il 7-8% della produzione, con volumi assoluti in aumento del 10% circa rispetto alla stagione precedente – afferma Zanesco – e le destinazioni europee principali, nonché mercati strategici di riferimento, si confermano Germania, Scandinavia, penisola iberica ed Est-Europa. La maggior parte delle vendite è riconducibile alla varietà per eccellenza, la Golden Delicious, per seguire con gli oltre due terzi legati al marchio proprio e il 15-20% riferiti alle rosse e bicolore come la Red Delicious, la Kanzi, la Gala e la Pinova che stiamo ulteriormente sviluppando per implementare l'intera gamma. Infine – conclude Zanesco - diventano sempre più interessanti aree come Nord-Africa e Medio Oriente, per le quali si stanno delineando strategie stabili e numerose opportunità future". C’è una certa fiducia anche in casa di Melinda. Federico Barbi, direttore commerciale del consorzio trentino parla di un moderato ottimismo. “La produzione è leggermente inferiore rispetto al record del 2014 in cui avevamo superato le 400 mila www.corriereortofrutticolo.it

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Marco Rivoira: “Nord Africa grande assente” Il mercato delle mele viaggia regolare, ma di fronte a sé ha due incognite: la tenuta qualitativa nel tempo per il prodotto frigo conservato a causa del caldo estivo e la grave mancanza di richieste dai Paesi del Nord Africa. Questo il punto di vista di Marco Rivoira (nella foto), manager dell’omonimo gruppo cuneese, tra le principali realtà melicole italiane e internazionali. “Nulla di drammatico – precisa subito l’imprenditore piemontese. Nel settore rimane una certa serenità, ma è indubbio che dall’inizio della campagna ad oggi si stia notando un peggioramento delle condizioni di mercato”. La partenza della nuova annata era stata positiva, addirittura al di là delle aspettative, considerando che sebbene i volumi previsti per questa stagione siano inferiori rispetto a quella record del 2014, “rimane sempre la seconda annata di sempre a livello di quantità”, aggiunge Rivoira. “Fino a fine settembre non ci sono stati cali e anche nella prima metà di ottobre il mercato è stato stabile. Oggi, invece, a inizio novembre, la situazione è cambiata con una flessione partita già nella seconda metà di ottobre”. Il primo problema riguarda, come anticipato, il comportamento della merce stoccata nelle celle frigo nei prossimi mesi (dalle varietà classiche come

Golden e Stark a quelle tardive), specialmente a partire dall’inizio del 2016. Il caldo torrido di quest’estate potrebbe avere delle conseguenze sulla qualità del prodotto. Un punto interrogativo che si scioglierà non nell’immediato ma probabilmente a partire dal nuovo anno. L’altro elemento invece che secondo Rivoira sta pesando sui mercati è la scarsa domanda (per non dire quasi nulla in alcuni casi) da parte dei Paesi nordafricani. “L’Egitto e l’Algeria stanno centellinando i carichi di mele, la Libia è praticamente ferma”, rivela il dirigente dell’impresa di Verzuolo. “Tutti questi Paesi, che per il settore delle mele rappresentano una fetta sempre più importante e in costante crescita delle vendite, al punto che negli ultimi anni avevano fatto la differenza, lo scorso anno avevano

stupito tutti richiedendo volumi molto considerevoli. Quest’anno, invece, tutto è bloccato”. Tra i motivi di questa deblacle Rivoira individua in primis l’enorme difficoltà delle aziende nordafricane a reperire dollari sul mercato per i pagamenti. “Con il petrolio ai minimi come prezzi, gli incassi e le esportazioni del greggio sono molto bassi. Di conseguenza gira poca moneta su quei mercati. E a farne le spese sono anche le aziende locali, costrette a rispettare le restrizioni imposte dai governi. La moneta forte non circola. Speriamo si inverta la tendenza e il Nord Africa torni ad acquistare il prodotto. Ne abbiamo bisogno”. In linea generale, comunque, il mercato delle mele tiene. “Gala finora ha dato risultati soddisfacenti. Il 50% del prodotto è stato venduto con buone performances”, afferma Rivoira. Le varietà a club (dalla nostra Ambrosia fino a Pink Lady e Kanzi), che vengono consumate principalmente in Europa, stanno viaggiando su buoni livelli. Nonostante non manchino come detto delle incognite sono convinto che gli operatori - che l’anno scorso con gli enormi quantitativi a disposizione hanno fatto un autentico miracolo dal punto di vista commerciale –-sapranno regolarsi e chiudere bene la stagione”. (em.zan.)

tonnellate. In linea generale l’Italia (e l’Europa) quest’anno avrà meno prodotto. Quindi avremo con ogni probabilità un mercato più libero e di conseguenza maggiori certezze rispetto alle incognite, specie di carattere commerciale, registrate lo scorso anno dove avevamo un +33% dei volumi sul 2013”. Barbi aggiunge che la qualità delle produzioni è “da buona a molto buona. I frutti, coltivati da 400 a

oltre mille metri di altitudine, non hanno subito le conseguenze della calura estiva”. Buone notizie quindi per le vendite della nuove Golden – che rappresenta il 75% delle vendite – iniziate il 28 settembre scorso e che sono subentrate a quelle “vecchie” della stagione passata, e per le varietà rosse, sul mercato da metà settembre. “Finora siamo soddisfatti grazie alla qualità e ai prezzi superiori rispetto al 2014 con la

sensazione che i valori si possano ulteriormente alzare su tutte le varietà”. L’80% della produzione melicola di Melinda è destinata al mercato interno. Ma l’intento è di aumentare la penetrazione sui mercati esteri. “La nostra produzione nei prossimi anni continuerà ad aumentare – rivela Barbi. I volumi indirizzati al mercato nazionale rimarranno più o meno invariati, mentre gran parte delle nuove

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Bio Val Venosta verso i 620 ettari Bio Val Venosta viaggia a vele spiegate. La fase di raccolta di mele biologiche è terminata con numeri in progressivo e costante aumento: quest’anno sono state raccolte ben 25 mila tonnellate di prodotto bio, quasi il 10% in più rispetto al 2014, dovuto anche al clima favorevole. Ma meteo a parte i programmi dell’azienda altoatesina prevedono incrementi produttivi sostanziosi per i prossimi anni. Oggi gli ettari investiti sono 500, ma altri 120 sono in conversione con l’obiettivo quindi di raggiungere i 620 ettari di terreni dedicati alla coltivazione bio entro il 2018. “I mercati stanno dando una risposta importante - spiega Gerhard Eberhöfer (nella foto), responsabile dell’area Bio di Vi.P Val Venosta. I consumatori pongono sempre maggior attenzione ai prodotti biologici e la domanda è in continua crescita”. In questo inizio di campagna le richieste sono superiori fino al 25% rispetto all’autunno 2014. “Tutti i Paesi in cui operiamo, chi più chi meno, stanno comunque aumentando le richieste. In alcuni la crescita è limitata al 34%, ma in altri, come Danimarca e Svezia, si arriva addirittura al +30%. E proprio la Scandinavia e in Nord Europa, sono tra le aree con gli incrementi più elevati e tra le più attente in fatto di acquisti bio. I leader dei consumi

di prodotti biologici sono Danimarca, Lussemburgo, Svizzera e Austria”. Le vendite delle mele biologiche di Vi.P Val Venosta sono destinate per un terzo all’Italia, per un altro terzo alla Scandinavia e il rimanente 33% al resto dell’Europa oltre a Dubai e Israele. A livello varietale il 67% della produzione bio è rappresentata dalle varietà rosse e bicolore (come Gala, Pinova, Fuji, Kanzi, Red Delicoius e Braeburn), mentre la Golden vale circa un terzo del venduto, destinato per oltre il 66% al mercato nazionale. “Siamo soddisfatti dell’andamento – conclude Eberhöfer -. Uno dei nostri obiettivi rimane sempre quello di dare la garanzia ai nostri partner più importanti di offrire la disponibilità di prodotto 12 mesi l’anno”. (em.zan.)

Golden Delicious, mentre sono in crescita del 15% per le tipologie rosse e bicolore con un buon equilibrio tra domanda e offerta. Il direttore del gruppo trentino Simone Pilati sottolinea in particolare come le contrattazioni siano particolarmente attive sulla varietà Gala, nonostante una parte del raccolto di questa tipologia – come sottolineato anche dagli altri operatori - sia stata condizionata dal caldo estivo. “Ma nel

complesso la qualità dei frutti è molto buona. Siamo soddisfatti”. Per il 2015-2016 la Trentina prevede di commercializzare circa 60 mila tonnellate, volumi in linea con la media. Cresce, come detto, la percentuale di varietà rosse, mentre sono in calo le Golden. Una tendenza che testimonia il riassetto varietale in atto negli ultimi anni. “Gala per esempio sta avendo particolare successo, e su mercati diversi, dalla Norvegia alwww.corriereortofrutticolo.it

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quantità che immetteremo verranno indirizzate all’export”. Melinda punta quindi ad allargare sulle esportazioni, che attualmente vengono indirizzate principalmente verso l’Europa centrale e del Nord grazie a partnership con diverse catene di distribuzione, il Nord Africa – in forte crescita – e l’Est Europa. Melinda non vuol dire solo mele. Il progetto legato ai piccoli frutti, infatti, procede a gonfie vele. Per esempio grandi soddisfazioni hanno dato le performances produttive e commerciali delle ciliegie, prodotte quest’anno dal 1° luglio all’8 agosto in volumi pari a 650 tonnellate, tutte sotto telo. “Abbiamo avuto feedback molto positivi, sia in Italia che all’estero – spiega Barbi – e grazie anche a sinergie create con clienti abituali sulle mele che hanno acquistato pure berries. “Sulle ciliegie nel 2016 investiremo ulteriormente con una sala di lavorazione del prodotto all’interno della quale installeremo una macchina per lavorare la merce che consentirà anche di aumentare la produzione, prevista già dall’anno prossimo grazie a nuovi ettari investiti. I nuovi macchinari saranno da stimolo per i soci ad accrescere ulteriormente i volumi”. Ad oggi dei 4 mila soci di Melinda oltre 100 producono anche ciliegie. “Finora ai produttori si chiedeva di preselezionare il prodotto. Un lavoro impegnativo”, afferma il direttore commerciale del consorzio trentino. “Con i nuovi macchinari dovranno solo depositare i frutti nelle cassette. Al resto penserà la tecnologia delle macchine”. Un altro obiettivo è l’allungamento della stagione delle altre produzioni di berries – lamponi, more e ribes – per avere quantità costanti e regolarità nelle forniture. Raccolta di mele terminata - con gli ultimi stacchi delle tardive Fuji e Cripps Pink - anche per il consorzio la Trentina che guarda con una certa fiducia al mercato. Volumi in media per la varietà

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Cresce l’interesse per le mele di origine serba Quest'anno la Serbia ha esportato oltre 150.000 tonnellate di mele, di cui 115.000 tonnellate in Russia. I produttori di mele serbi sono presenti con i loro prodotti in particolar modo nei Paesi dell'area balcanica, e nei mercati dell'Italia e della Danimarca. Sempre più concreto sta diventando l'interesse anche dei distributori sauditi e kuwaitiani. I buoni riscontri della produzione serba sta nella buona qualità e delle varietà riconosciute dal mercato. Allo stesso tempo, le esportazioni sono in aumento e raggiungono 90 milioni di euro

all'anno. Nikola Milicevic, operatore di un gruppo di Celarevo ha recentemente dichiarato alla stampa che in Serbia i costi per realizzare un impianto moderno di un ettaro di meleto si aggirano a 28.000 euro. Secondo Milicevic, già dalla terza stagione si può ottenere un utile netto di 10-12 mila euro all'anno. Sul mercato serbo solo le aziende agricole di un certo rilievo e di una adeguata dimensione, riescono ad espandere la coltivazione inserendosi nell’export. In difficoltà invece i coltivatori più piccoli.

l’India”, spiega Pilati. Nonostante le tensioni sociali e politiche di alcuni Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, in queste aree le vendite de La Trentina proseguono. “In questi territori ci sono Paesi con un alto potenziale d’acquisto che continuiamo a cercare di intercettare”. Il processo di internazionalizzazione del consorzio trentino prosegue. Circa il 50% del prodotto viene commercializzato all’estero, in oltre 40 Paesi, con proprio Nord Africa e Medio Oriente come mete tra le più significative, oltre all’Europa continentale. Ognuno viene servito basandosi soprattutto sui gusti dei consumatori: prodotto di calibro medio-piccolo per i nordeuropei, medio grande per il Sud Europa. Per quanto riguarda Pink Lady, l’anno scorso, con una produzione di 166 mila tonnellate, la varietà a club ha ottenuto un risultato commerciale storico. Si è trattato dell’aumento più rilevante registrato da una stagione all’altra (più di 40 mila tons), nonostante il contesto piuttosto sfavorevole (produzione europea record, embargo russo, etc). La stagione appena iniziata si preannuncia altrettanto buona. Elevato il tasso zuccherino. Le aspettative commerciali quindi sono piuttosto alte.

Tre nuovi cloni di mele Fuji lanciati dal CIV Alla Fiera Agrialp di Bolzano che si è tenuta dal 6 al 9 novembre, il CIV (Consorzio Italiano Vivaisti) di San Giuseppe di Comacchio (Ferrara) ha presentato tre nuovi cloni di mele Fuji commercializzati dai vivai soci (Tagliani Vivai, Salvi Vivai, Vivai Mazzoni) e il vivaio Nischler.Si tratta di tre cloni denominati KO-CIV® FUCIV181* (nella foto a fianco), SAN-CIV® FUCIV51* e SAN-CIV® FUCIV52* (nella foto sotto). Il primo clone, KO-CIV® FUCIV181*, si identi-

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fica grazie alla sua colorazione attraente di un rosso brillante con lievi striature anche nella parte non esposta al sole e registra un'ottima resistenza alle scottature. Diversamente, le Fuji SANCIV® FUCIV51* e 52* evidenziano frutti intensamente colorati di un rosso attraente su tutta la superficie, con qualche leggera striatura nel caso del clone 52*, mostrando negli areali con buona escursione termica una colorazione tendente al rosso ci-

liegia. I frutti di tali cloni saranno visionabili negli stand dei vivaisti autorizzati durante Agrialp. I tre cloni sono in fase di ottenimento della protezione vegetale presso l'Ufficio Comunitario con i seguenti numeri di pratica: n. 2013/2589 per FUCIV181*, n. 2013/2586 per FUCIV51*, n. 2013/2587 per FUCIV52*. I cloni in oggetto e i marchi, con i quali vengono commercializzati, sono di esclusiva proprietà del CIV-Consorzio Italiano Vivaisti.

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Gialla, precoce, di colore intenso È la nuova pesca Pulchra Pietro Barbieri La disponibilità di nuove cultivar di pesco non è mai stata così ricca come in questi ultimi anni, facendo registrare decine e decine di varietà introdotte in commercio, nonostante le pesanti e ricorrenti crisi del mercato del fresco. L’introduzione di varietà a maturazione precoce rappresenta una risposta interessante alla forte concentrazione di offerta del periodo estivo, caratterizzato da prezzi all’origine spesso ben al di sotto dei costi di produzione. Tra le più recenti ve n’è una il cui nome latino significa “bella”. Si tratta di Pulchra*, una nuova pesca gialla, precocissima, di forma sferica e con una brillante sovracolorazione rossa dell’epidermide che la rende, in effetti, particolarmente attraente. È una cultivar frutto della ricerca italiana, che vanta una lunga tradizione nel miglioramento varietale in peschicoltura. Non si tratta di orgoglio nazionalistico, ma del fatto, positivo, che il suo sviluppo è stato ottimizzato per le caratteristiche pedo-climatiche del luogo dove viene coltivata, l’Italia appunto. È stata ottenuta nel 2002 a Imola (Bologna), presso le strutture di Astra Innovazione e Sviluppo con la collaborazione dell’Università di Milano, dall’incrocio di Vistarich x Maycrest, entrambe pesche gialle. È una varietà conseguita nell’ambito del progetto di miglioramento genetico denominato Mas.Pes, coordinato e gestito dal Crpv di Cesena, sotto la responsabilità scientifica di Daniele Bassi dell’Università di Milano, e cofinanziato dalla Regione Emilia-Romagna, dalle Fondazioni bancarie romagnole e da ApoConerpo, Apofruit, Orogel fresco e Pempacorer-Terremerse. Ma cos’è il progetto Mas.Pes.? In breve, nel 2007 il Crpv ha avvia-

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Può essere una risposta interessante alle crisi cicliche del settore peschicolo. Rappresenta una conferma dell’ottima tradizione italiana nella ricerca varietale

to questo progetto di breeding con l’obiettivo di creare nuove gamme varietali di alto pregio da proporre alla distribuzione commerciale con continuità d’offerta e in grado di rappresentare un elemento qualificante della produzione romagnola di pesche, nettarine e albicocche. Il progetto impiega metodologie innovative basate sulla genomica, scienza che studia l’informazione genica contenuta in un organismo e offre la possibilità di ricavare dati utili che affiancano e velocizzano i programmi di miglioramento genetico. In particolare il progetto del Crpv ha puntato sulla Mas (Marker assisted selection), ovvero una selezione con marcatori che rende più efficiente il lavoro. Oltre a un frutto di aspetto molto

attraente e con un tipico gusto di pesca, raramente presente in cultivar precocissime, Pulchra* si caratterizza per l’elevata e costante produttività ed è consigliata per ambienti con primavere miti, onde sfruttarne la precocità e ottenere frutti di buon calibro. “Questa varietà – conferma Alberto Grassi, direttore tecnico di Apofuit Italia – presenta frutti di forma rotonda regolare, colore di fondo giallo intenso con sovracolore rosso brillante sul 90-100% della superficie. È particolarmente interessante per la grande precocità di maturazione, anticipata di 40 giorni rispetto a Big Top, e per la buona pezzatura dei frutti (calibro prevalente A-B), considerato il periodo in cui matura. Assieme a Bordò* (-

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27 giorni rispetto a Big Top), altra novità varietale scaturita dal medesimo progetto di selezione, possiamo dire che è tra le più interessanti e ben adattate ai nostri areali di coltivazione per sostituire il vecchio standard pomologico caratterizzato dalle oramai superate Maycrest e Springcrest”. Oltre che per la precocissima maturazione (in Romagna si raccoglie nella prima decade di giugno mentre nel Meridione, dove massimizza questa caratteristica, alla metà di maggio), Pulchra* si segnala anche per la cospicua aromaticità del frutto. “In effetti i frutti sono molto buoni e dolci – continua Grassi – con acidità medio-bassa e gusto equilibrato, caratteristiche queste che normalmente è difficile riscontrare nelle varietà precoci. La polpa è fondente, di colore giallo, leggermente pigmentata di rosso, succosa, di ottimo sapore, profumata e aromatica. Il nocciolo è aderente, di medie dimensioni. Altra nota positiva è la quasi totale assenza di ‘scatolato’, ovvero il difetto del nocciolo che si spacca. Sotto il profilo vegetativo le piante presentano un portamento regolare e una vigoria medio-elevata, ma al contempo si gestiscono abbastanza agevolmente dopo la fase di raccolta. Si avvantaggiano della potatura verde per mantenere rivestite le branche basali. In Romagna i nostri impianti sono ubicati nel Forlivese e nel Cesenate, preferibilmente verso la zona pedecollinare, mentre nel Meridione si trovano in provincia di Foggia, nel compren-

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La Pulchra nasce da un progetto finanziato dalle maggiori organizzazioni produttive dell’Emilia Romagna sorio di Cerignola. Ad oggi, complessivamente, in queste due aree di coltivazione abbiamo messo a dimora circa 15-20 ettari. La maggior parte degli impianti è al 2°-3° anno, ma ne abbiamo qualcuno al 4° e uno anche di 5 anni. Sicuramente le superfici investite cresceranno ulteriormente, per arrivare a 35-40 ettari entro i prossimi 2-3 anni”. Parliamo ora di rese. “La produttività è buona, circa 180200 q/ha. Inoltre la tenuta dei frutti sulla pianta è elevata per il periodo precoce e permette un incremento considerevole dei calibri, soprattutto negli ultimi giorni di raccolta”. Sotto il profilo commerciale Pulchra* non è una varietà gestita a “club”. In primo luogo perché le caratteristiche morfologiche dei suoi frutti non sono tali da renderla di-

stinguibile dalle altre pesche agli occhi del consumatore e inoltre perché i costi di gestione di questa formula di coltivazione e vendita sono molto elevati. La moltiplicazione della varietà è stata data in concessione a Vivai F.lli Zanzi e a Vivai Convi. “La produzione che realizziamo – conclude Grassi – viene collocata e venduta nei mercati all’ingrosso e al dettaglio nei punti vendita della grande distribuzione e nei negozi tradizionali. Pulchra* ha caratteristiche organolettiche in termini di gusto, sapore e dolcezza tali da poterla collocare tra le pesche commercializzate a marchio Solarelli, cioè un prodotto premium che all’attenta selezione fatta in campagna abbina una lavorazione particolarmente delicata nella fase di confezionamento. Con questo marchio viene venduta nei maggiori centri agroalimentari del Paese, ma, purtroppo, non nelle grandi catene distributive, perché ci viene chiesto un tenore zuccherino minimo (compreso tra 9,5° e 10,5°, ma talora anche 11° Brix, ogni "insegna” fissa i propri valori) che non è facile raggiungere. L’apprezzamento del consumatore è però quello che conta e da questo punto di vista è una varietà che ci fornisce continuamente ottimi riscontri”. *Privativa comunitaria in corso di rilascio presso il Community Plant Variety Office, domanda N° 2014/2195 del 09/09/2014. Contitolari della privativa: CRPV Soc. Coop., New Plant Soc. Cons. Agr., Pempacorer Soc. Cons. Agr. A r.l., Università degli Studi di Milano.

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