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ECONOMIA

ANNO XXIX Nuova serie

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Cosa sperare da questa edizione di Fruit Logistica 2015? Intanto speriamo che ci sia il ministro. E’ da tempo che il comparto aspetta un segnale da Maurizio Martina, che già molto si è speso sul fronte vino. L’altro gioiello della corona agroalimentare italiana (e dell’export) è appunto l’ortofrutta, che esce da un anno – il 2014 – doppiamente orribile: per la crisi della frutta estiva, protrattasi poi anche sulle produzioni autunnali, e per le conseguenze dell’embargo russo cui l’Europa ha posto rimedio in maniera tardiva e insufficiente. Non è che il semestre italiano di presidenza Ue abbia fatto fare salti di gioia agli agricoltori italiani e tantomeno al sistema produttivo e commerciale dell’ortofrutta. C’è una nuova Commissione al lavoro e un nuovo commissario all’Agricoltura. Per fortuna. Dei Barroso e dei Ciolos non vogliamo neppure ricordare le facce. Se l’Europa ha perso immagine e credibilità nei confronti dei cittadini europei e delle imprese agricole in particolare, la responsabilità di questi signori è grande. Ma non facciamoci illusioni. Questa Europa funziona male, detta norme e regolamenti che o non funzionano o sono obsoleti e vanno cambiati. E quando li cambia spesso fa disastri. E soprattutto la gente non si rende conto, non capisce cosa fa l’Europa, che resta un’entità astratta, gestita da una macchina burocratica enorme, costosissima e con quali ricadute sulla vita concreta dei cittadini e delle imprese nessuno riesce a capire. Il 2015 è partito con un doppio annuncio: il piano Juncker , al momento appunto solo un annuncio, e il piano Draghi, cioè una gigantesca immissione di liquidità nel sistema: più di mille miliardi da qui alla fine del 2016. Basteranno a ridare slancio all’economia stagnante del Vecchio Continente? E’ la domanda che tutti si pongono mentre la locomotiva americana è ripartita alla grande. Rendiamoci conto che se l’Europa si trascina “stanca e rassegnata” (Papa Francesco) la colpa non è dell’euro o della Merkel ma dei governi (non tutti) che non fanno le riforme. In sostanza: lo strumento finanziario aiuta la ripresa ma da solo non basta. Serve la politica, servono le scelte a favore della competitività. Ecco perché ci aspettiamo la presenza del ministro a Berlino. Ecco perché ci aspettiamo un confronto non rituale, non formale con gli operatori del settore. Stiamo faticosamente aprendoci la strada verso nuovi mercati di sbocco per le nostre produzioni: mele, pere e kiwi in Usa; kiwi e agrumi in Cina; kiwi in Corea del sud; agrumi in Brasile. Su altri paesi si sta lavorando: arance rosse e kiwi in Giappone; kiwi, uva da tavola, mele e pere in Vietnam; mele e kiwi in Messico; mele e pere in Sud Africa. Un processo lento, tra mille difficoltà. Intanto la Russia resta ancora off limits mentre la Germania, nostro principale mercato di sbocco Frassoldati

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EDITORIALE

Memorandum per il ministro

per l’export, batte in testa. Assorbe ancora il 30% delle nostre esportazioni di mele, pesche/nettarine, uva, kiwi e pere per un controvalore di oltre 1 miliardo di euro (il 30-35% del valore totale dell’export tricolore di ortofrutta) però il calo è costante: dal 2000 ad oggi abbiamo perso 10 punti percentuali. Restiamo i principali fornitori di kiwi e uva da tavola (con quantità calanti) , ma perdiamo terreno nelle mele e soprattutto nelle pesche/nettarine. Qui piove sul bagnato: dal 2013 il primo fornitore di pesche della Germania è la Spagna che ha raddoppiato in 7 anni le quantità inviate: da 80.000 ad oltre 160.000 tonnellate (dati Cso). L’Italia nello stesso periodo ha perso un terzo del suo export (da 150.000 tonnellate a 100.000). Dopo aver perso il mercato europeo degli agrumi, stiamo perdendo quello della principale frutta estiva. Insomma, il mercato tedesco è la cartina di tornasole della perdita di competitività della nostra peschicoltura, ma non solo. Ce la prendiamo sempre con fattori esterni (il calo dei consumi, l’andamento climatico, l’embargo russo) ma qui i problemi sono più strutturali e stanno tutti dentro la filiera. Produrre meno ed esportare di più; più qualità del prodotto e più qualità dei servizi offerti; più aggregazione e più controllo dell’offerta; più marketing e un rapporto più equilibrato con la Gdo. Le ricette sono più o meno sempre le stesse e in gran parte sono compiti che il sistema ortofrutta deve fare a casa propria, superando rivalità, gelosie, controproducenti protagonismi. Inutile costituire organismi interprofessionali o Aop se poi non li si fa funzionare. Fare marchi consortili e dividersi poi sulla gestione del day-by-day. Ma la politica non può solo stare a guardare. All’ultimo Macfrut l’ex assessore dell’Emilia-Romagna Tiberio Rabboni fece tre proposte “a risorse pubbliche invariate” cioè senza maggiore spesa. Le ricordiamo: cambiare l’attuale sistema Ocm di prevenzione e gestione delle crisi di mercato separando promozione e ritiri e rendendo ‘spendibili’ i ritiri da un anno all’altro. Secondo. Utilizzo mirato, finalizzato sugli effettivi punti deboli del sistema Italia, delle risorse che ogni anno l’Ocm destina alle Op per il cofinanziamento dei Po (piani operativi). Sono soldi: oltre 200 milioni. Terzo: un fondo mutualistico per garantire una redditività minima al comparto ortofrutticolo, su cui mettere fondi pubblici già disponibili. Il ministro allora apprezzò. Vogliamo parlarne?

PUNTASPILLI DOP contro DOP Volano i prezzi del Pecorino romano (fatto in Sardegna). Grazie all’export surclassa in valore il Parmigiano Reggiano. Ma allora la Dop, il territorio, la tipicità…contano più o meno dell’organizzazione commerciale? *

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Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Emanuele Zanini Hanno collaborato: Pietro Barbieri, Chiara Brandi Sede operativa via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale: Antonio Felice Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 68 euro per due anni: 100 euro abbonamenti@corriereortofrutticolo.it Chiusura in redazione il 29.01.2015

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I Protagonisti dell’Ortofrutta

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RUBRICHE EDITORIALE Memorandum per il ministro IL BORSINO Oscar Farinetti, Paolo Bruni

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Salvi: l’Italia può migliorare

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L’INTERVENTO. Perché sarebbe necessario un nuovo ‘Piano Mercati’ 46 5 8

NOTIZIARIO

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VARIETÀ & MERCATO Uve apirene, la ricerca latita Viene in aiuto la California

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Fruit Innovation a Berlino con un evento all’ambasciata d’Italia

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MACFRUT. Partono da Sofia e Varsavia i road show organizzati in collaborazione con il partner strategico Unicredit 49

MONDO Retailer nel mondo: su Lidl, giù Tesco

ATTUALITÀ Primo Piano - La serata dei Protagonisti Glamour e fiducia nel futuro 21

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SCHEDA PRODOTTO

Primo Piano - La serata dei Protagonisti I protagonisti e le motivazioni 24 Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Profilo Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio organizzato. Il Corriere Ortofrutticolo è un formidabile, unico e specializzato strumento di raccordo e di informazione per l’intero settore. È presente a fiere in Italia e all’estero dove è diffuso a indirizzi specializzati di oltre 30 nazioni.

Primo Piano - La serata dei Protagonisti Il super-premio al “Sistema delle mele del Trentino Alto Adige” 27 Primo Piano - La serata dei Protagonisti Promozione dell’ortofrutta: documento di Assomela agli europarlamentari 29 Copertina - Protagonisti Nello Alba. La Sicilia che vince le sfide

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Salvi alla vigilia di Fruit Logistica “Ci difendiamo, si deve migliorare”

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Besana cresce del 19% in un anno cavalcando il trend della frutta secca

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L’ortofrutta nel marasma della comunicazione

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Nasce Italmercati Il battesimo a Firenze

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KIWI

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PATATE

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Diffusione 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Grossisti 29%, Dettaglianti 23%, Produttori 22%, Supermercati 9%, Import-export 6,5%, Servizi 5%, Tecnologie e Trasformati 2,5%, Altri 3%

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I “+” e “-” dell’ortofrutta

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IL BORSINO * Oscar Farinetti Di Oscar Farinetti a volte non si sa cosa pensare. Adesso spinge per un nuovo marchio degli alimenti 'made in Italy' e si aspetta venga annunciato in occasione dell'Expo. Il fondatore di Eataly, presentando l'accordo tra Eataly e Starhotels, ha detto: "Ho idea che ci sarà all'Expo il grosso lancio del nuovo marchio unico Italia". "Diversi imprenditori privati, tra cui anche io, hanno mandato delle idee - ha spiegato - e il ministero ha ricevuto diversi progetti. Credo che il ministro Maurizio Martina, che è molto bravo e preparato, tirerà fuori un progetto buono e spero che lo presenti a Expo. I marchi come Igp o Dop non vanno eliminati, ma mi immagino qualcosa che vada sopra: io l'ho chiamato 'Unico marchio Italia'". Farinetti non è nuovo ai colpi di scena, ai grandi lanci, alle grandi idee. Gli va dato atto di essere uno che ha

fatto non poco per il made in Italy alimentare nel mondo. Ma intanto, la grande idea bolognese di FICO, di cui è partner, dà segni di difficoltà. L'Oscar che non molla mai, però a volte, come nel caso di Bologna, tentenna. E così, purtroppo, ci lascia un po' perplessi. Né su né giù

* Paolo Bruni Il Cavaliere. Tutti lo chiamano così e Paolo Bruni è proprio un cavaliere, ne ha i tratti gentili e brillanti, la battuta pronta, la... cavalleria, appunto. Noi lo scriviamo da qualche anno: non è solo un uomo di immagine, ha anche contenuti, preparazione, esperienza, sa quello che dice. Qualche anno fa, qualcuno lo avrebbe visto bene anche come ministro. Nella serata dei Protagonisti dell'Ortofrutta Italiana, di cui è stato conduttore insieme al nostro direttore Frassoldati, è stato un gigante nel tenere il tono e il ritmo di un evento che, anche grazie a lui, quest'anno è cresciuto. Paolo Bruni, essendo co-organizzatore dell'iniziativa, non potrà mai essere premiato come Protagonista, ma forse non ne ha bisogno: lui un protagonista è comunque. Complimenti! Decisamente su

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AICUBE, l’Associazione di Imprenditori Italiani Indipendenti creata nel 2012 da Gruppo VéGé e Pam Panorama per ottimizzare le rispettive performance sul versante dell’offerta commerciale, si rafforza con l’accordo raggiunto tra Pam Panorama e Despar Servizi, alla quale aderiscono le società Ergon Società Consortile arl, Fiorino Srl, Ingross Levante, SCS scarl, L’Alco Grandi Magazzini Spa e Maiora Srl. La decisione di Despar Servizi - si legge in una nota del 28 gennaio - va a rafforzare l’autorevolezza e il peso contrattuale dell’alleanza AICUBE, "a riprova della validità di un modello innovativo di partnership strategica e operativa tra retailer. L’intesa tra i partner, infatti, si estende oltre la contrattualistica, puntando al raggiungimento di obiettivi di ottimizzazione dell’offerta per il cliente finale e di abbattimento dei costi complessivi di filiera attraverso la condivisione dei know-how di marketing, acquisti comuni, importazioni congiunte, attivazione di sinergie logistiche e la progettazione sia di prodotti trasversali alle tre organizzazioni che di format comuni innovativi".

Marco Pedroni di Coop Italia eletto presidente di Copernic Marco Pedroni (nella foto), presidente di Coop Italia è stato eletto presidente di Coopernic e Frans Muller, ceo di Delhaize Group, vicepresidente, per un mandato di due anni. Il Consiglio di amministrazione è inoltre composto da: Maura Latini direttore generale di Coop Italia, Frédéric Legal, aderente E.Leclerc, David F e b b r a i o

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Vander Schueren, senior vicepresident di Delhaize Europe e Michel-Edouard Leclerc presidente dei centri E.Leclerc. Per Coop Italia ha così inizio una nuova stagione di accordi internazionali, a seguito della conclusione dell’esperienza di Centrale Italia, sciolta alla fine del 2014, e della nuova alleanza siglata lo scorso settembre, ma con decorrenza operativa a partire da gennaio 2015. “Sono onorato di questo nuovo incarico - ha detto Marco Pedroni - e al tempo stesso

152.500 a livello globale. Il Gruppo Delhaize è quotato in borsa al NYSE Euronext Bruxelles (DELB) e al New York Stock Exchange (NYSE). E.Leclerc, con 642 punti vendita e 499 aderenti in Francia, è il leader della distribuzione francese. Nel 2013 l’insegna ha realizzato un fatturato di 45,6 miliardi di euro (compresi i carburanti), con una crescita del 4,4%. La leadership dell’insegna è confermata da una quota di mercato del 19,5%.

NOTIZIARIO

Distribuzione: intesa tra Pam Panorama e Despar Servizi

Supermercato24: la spesa a casa che può sfondare in Europa

consapevole che non è più possibile ragionare solo in termini di confini nazionali. La sfida globale e competitiva che ci troviamo a dover affrontare impone un respiro internazionale. Abbiamo di fronte impegni importanti di natura commerciale che si possono tradurre in vantaggi per i nostri soci e consumatori”. Coop è il leader della distribuzione italiana, con un fatturato di 12,7 miliardi di euro, una quota di mercato del 18,5 % e 55 mila dipendenti. Il sistema cooperativo ha una base di 8,2 milioni di soci consumatori. La rete di vendita multi-format comprende 1.200 negozi. Il Gruppo Delhaize è uno dei principali attori della grande distribuzione belga, presente a livello internazionale in 7 Paesi di 3 continenti. Alla fine del secondo trimestre 2014, Delhaize Group contava 3.377 punti vendita. Nel 2013, il fatturato ha raggiunto i 20,9 miliardi di euro (27,8 miliardi di dollari) con un risultato netto di 179 milioni di euro (237 milioni di dollari). Al 30 giugno 2014, il numero dei dipendenti del Gruppo era di circa

"Supermercato24", la startup veronese nata a settembre è già un successo. Grazie al suo profilo innovativo e promettente, si è appena aggiudicata un premio di 360mila dollari (circa 310mila euro) per spiccare il volo nel mercato europeo. Già un gruppo di investitori veneti aveva creduto nel progetto, finanziandolo con 155mila euro. Supermercato24 è un servizio nuovo che, a modico prezzo (si parte da 3,50 euro), permette di fare la spesa comodamente online e di vedersela recapitare a domicilio, in giornata e all'ora richiesta: "Così semplice che sembra impossibile non ci abbia mai pensato nessuno", dice Enrico Pandian, titolare dell'azienda. Così semplice, eppure tanto convincente da vincere la seconda edizione di "360by360 competition": il concorso per startup di 360 Capital Partners, società di gestione specializzata in venture capital che investe tramite i fondi gestiti in aziende innovative europee, ponendo particolare attenzione alle realtà emergenti in Italia e in Francia. Allo sviluppo di Supermercato24 lavorano otto persone, "tutte sui trent'anni", tiene a precisare Pandian. E il quartetto, oltre ad www.corriereortofrutticolo.it

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Notiziario

Enrico, è composto dai giovani Vanessa Rutar, Daniele Sandri e un altro veronese, Nicola Armellini. Come funziona? Il cliente si collega al sito (www.supermercato24.it), inserisce il codice postale del luogo di residenza, e in base a questo gli compare davanti la lista dei supermercati disponibili. Entra nel preferito e inizia a mettere i prodotti nel suo carrello virtuale. Invia l'ordine e aspetta che il fattorino suoni il campanello. Il guadagno del corriere è dato dall'intero costo della consegna. Supermercato24, invece, incassa dai supermercati una percentuale sulla spesa. Il servizio, finora attivo a Verona, Vicenza, Padova, Treviso, Venezia, Brescia, Bergamo, Monza e Roma, ora tenta - riporta il quotidiano 'L'Arena' - il salto di qualità, aprendo entro fine anno a Parigi, Londra ed altre città europee minori. "Nei prossimi mesi passeremo da 300 a 1.800 fattorini", anticipa Pandian. E poi? "L'obiettivo è portare la startup all'apice nel giro di tre anni, guadagnando più mercato possibile, e poi venderla".

Tronchin di OPO Veneto: previsti volumi in calo per gli ortaggi Per OPO Veneto il 2014 si è chiuso positivamente, al di là di momenti difficili, che hanno interessato l'intero comparto dell'ortofrutta, e di situazioni di notevole incertezza, provocate in primo luogo dal maltempo e da un mercato fortemente condizionato dal 12

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calo dei consumi familiari. Sergio Tronchin (nella foto), responsabile commerciale di OPO Veneto, evidenzia un fatto: “Di fronte a un sensibile calo di produzione di ortaggi non c'è stata un'altrettanta lievitazione dei prezzi e questo pone una serie di riflessioni su come potrebbe essere lo scenario prossimo. Il 2015 si è aperto comunque nel segno di una positiva attesa. Si è seminato meno, sia per motivazioni reddituali sia per le piogge autunnali, e quindi ci sarà a primavera una minore disponibilità di prodotti, e questo fa pensare che ci possa essere un ragionevole ed equilibrato aumento dei prezzi. Per la primavera ormai vicina è previ-

sta dunque una minore produzione, almeno a livello veneto, e quindi dovrebbe esserci anche una maggiore soddisfazione per gli orticoltori”. Condizionerà molto l'andamento dei consumi, se aumenteranno oppure se stagneranno o se scenderanno ulteriormente, sotto il peso di una crisi che sembra senza fine e che sta mettendo alla prova le capacità di spesa delle famiglie. La situazione di positiva attesa riguarda, in particolare, il comparto radicchi: per quelli tardivi invernali si sta concludendo una stagione che, tutto sommato, ha retto ed ha confermato le sue potenzialità e capacità di penetrazione in nuovi mercati. Per Sergio Tronchin si tratta di rilanciare, anche attraverso mirate campagne promozionali, le richieste di prodotto, che sono diminuite, sia pure in maniera più contenuta rispetto ad altri ortaggi. Il fatto sarà favorito se il tempo migliorerà, garantendo maggiore qualità.

Aumentano (+3,6%) gli acquisti di frutta trasformata L’ultimo scorcio del 2014, complice il calo del prezzo del petrolio e un tasso di inflazione ai minimi storici, regala un mini rimbalzo dei consumi alimentari delle famiglie italiane. È quanto emerge dai dati del Panel famiglie Ismea Gfk/Eurisko relativi ai primi 11 mesi dell’anno, da cui si evince un recupero della spesa per alimenti e bevande di circa mezzo punto percentuale su base annua. Un primo timido segnale di inversione di tendenza, dopo il dato particolarmente allarmante del 2013 (-3,1% la contrazione della spesa alimentare) che prelude, se non a un rilancio dei consumi, quanto meno ad uno stop del trend flessivo che ha caratterizzato il periodo recente. Il potere d’acquisto delle famiglie (in crescita dell’1,9% nel terzo trimestre dell’anno) ha trovato giovamento dall’inflazione vicina allo zero, dal calo del prezzo della benzina e da una politica di bilancio pubblico, dopo anni di austerity, un po' meno restrittiva, ma l’elevata disoccupazione e la frenata degli investimenti lasciano ancora dubbi su un auspicabile consolidamento del trend. Riguardo all’ortofrutta, secondo il panel famiglie Ismea - GFK/Eurisko (che monitora gli acquisti non solo presso gli scaffali della Gdo ma anche nel dettaglio tradizionale, mercati rionali, ambulanti e porta a porta ) gli italiani hanno risparmiato, negli acquisti di frutta e verdura fresche, il 2,4% sul 2013, aumentando invece del 3,6% il budget destinato alla frutta trasformata. Secondi i dati ISTAT più aggiornati, nel 2014 è cresciuta in generale solo la spesa low cost nei discount alimentari che ha fatto segnare un aumento del 2,3% mentre sono calati gli acquisti alif e b b r a i o

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Notiziario mentari in tutte le altre forme distributive con un segno negativo nelle vendite nella grande distribuzione (- 0,7%) ed un vero tonfo per le piccole botteghe alimentari (- 2,9%).

Assosementi: rafforzare in Europa la ricerca varietale L’Associazione Sementiera Europea (ESA) ha lanciato il 26 gennaio a Bruxelles il documento “Diamo voce alle sementi” (Speak up for seeds!), che vuole

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portare all’attenzione delle istituzioni comunitarie e dell’opinione pubblica la ricerca varietale quale strumento primario per far fronte alle esigenze di innovazione del mondo agricolo e alla crescente domanda di cibo del pianeta. Il documento strategico è stato presentato in occasione di un evento promosso dall’europarlamentare svedese Marit Paulsen, al quale ha preso parte anche il neo Commissario europeo dell’agricoltura Phil Hogan. La Paulsen è la relatrice del rapporto sulla selezione vegetale e sulle opzioni a disposizione per incrementare la qualità e la capacità produttiva delle colture nell’UE, adottato dal Parlamento Europeo nel gennaio dello scorso anno. “Occorre una forte ricerca varietale europea” ha affermato la Paulsen, che ha evidenziato come questo settore si stia progressivamente delocalizzando in altre

parti del mondo, verso gli Stati Uniti in particolare, indebolendo la capacità dei paesi europei di competere e difendere le proprie diversità colturali. “Le aziende sementiere europee sono molto preoccupate per la mancanza di politiche comunitarie che incentivino la ricerca varietale nell’UE” ha dichiarato Guido Dall’Ara, presidente di Assosementi, l’associazione che riunisce le aziende sementiere in Italia. “Il documento ‘Diamo voce alle sementi’ prende le mosse dal rapporto Paulsen, che presenta una serie di proposte per consentire all’Europa di non perdere ulteriore spazio nel campo della ricerca varietale, e intende anche stimolare il dibattito dopo lo stop subito di recente dalla proposta per un nuovo regolamento sulle sementi”. “Dall’innovazione varietale di oggi dipende la possibilità futura di soddisfare la domanda di cibo”,

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Ambiente: alla Coop Sole pacciamatura con teli biodegradabili Sicurezza alimentare e salute in ambito agricolo: questi gli obiettivi raggiunti dalla sperimentazione, in termini di innovazione di processo e di prodotto, attuata con il progetto PA.BI.OR.FRU. che la Cooperativa Sole ha presentato il 30 gennaio a Parete, nella sala convegni della sede. Sensibile ai temi di cultura agricola, legalità e ambiente, la Cooperativa Sole si è resa promotrice di azioni tese a migliorare vivibilità, lavoro e qualità del territorio. "In questo caso - dice Pietro Ciardiello (nella foto), direttore di Sole - è stato previsto l’impiego di pacciamatura compostabile, in campo ed in serra, per la coltivazione di fragole, angurie, meloni, insalate e cavolo rapa". "Il principale problema - spiega Ciardiello - dato dall’impiego in agricoltura dei teli plastici per la pacciamatura o per la copertura di piccoli tunnel, sta nel costo legato alla

loro rimozione dopo l’uso e nel relativo smaltimento, in quanto costituiscono rifiuti speciali da smaltire con ulteriori oneri. Attraverso l’uso del Mater-bi, che a contatto con l’acqua ed in presenza di microrganismi in condizioni aerobiche viene completamente biodegradato e trasformato in acqua e anidride carbonica in suolo, adotteremo pratiche che miglioreranno la sostenibilità ambientale del processo produttivo perché noi vogliamo un’agricoltura che non produce rifiuti ma arricchisce e tutela l’ambiente". "Questa sperimentazione - conclude Ciardiello - conferma il nostro impegno nella difesa della terra come valore e ci consente di rafforzare ulteriormente l’attività di crescita aziendale, accelerando la trasforma-

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prosegue Dall’Ara. “Se la carenza di altri mezzi tecnici come fertilizzanti e agrofarmaci non permette di ottenere rese ottimali, la mancanza di sementi adeguate rende del tutto impossibile fare agricoltura. È necessario che la ricerca possa sviluppare nuove varietà e sementi capaci di affrontare gli scenari futuri, confrontandosi non solo con l’impossibilità di mettere a coltura nuovi terreni e la spinta verso un’agricoltura sempre più sostenibile, ma anche con i cambiamenti climatici e quelli demografici”. Come sottolinea il documento “Diamo voce alle sementi”, entro il 2050 la popolazione mondiale aumenterà a 9-10 miliardi di individui e circa il 70% di essa vivrà in aree urbane. Inoltre, almeno nei paesi OCSE, gli anziani rappresenteranno più del 10% della popolazione complessiva. La ricerca genetica ed il lavoro di costituzione di nuove varietà di sementi dovranno tenere conto anche di nuovi stili di vita e della domanda di cibi diversi che aiutino a combattere ad esempio l'obesità ed altri stati patologici.

Finalmente anche il settore ortofrutticolo ha una app dedicata! Whiteapple è la risposta La nuova app è già scaricabile gratuitamente dalle piattaforme Apple Store e Google Play ed ha come unico obbiettivo quello di far conoscere e incontrare le tantissime aziende del settore che spesso non riescono ad esprimere a pieno il proprio potenziale produttivo, offrendo loro una piazza elettronica su cui farsi pubblicità. Whiteapple mette a disposizione il sito www.whiteapple.it e la app whiteapple, tramite i quali oltre a pubblicarsi e cercare partner commerciali è possibile consulta-

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re un numero sempre crescente di mercuriali dei principali mercati italiani ed esteri, indispensabili per avere la reale valutazione dei prodotti in distribuzione. Sarà inoltre possibile usare una bacheca virtuale dove si potranno promuovere i propri prodotti o segnalare che se ne sta cercando qualcuno in particolare; tramite questi mezzi sarà facile render noto a tutti che la propria stagione produttiva sta iniziando o che state cercando urgentemente una particolare referenza per i vostri

clienti. In poche parole si avranno a disposizione mezzi tecnologicamente all’avanguardia coniugati con una semplicità di utilizzo disarmante, tramite i quali farsi conoscere senza grossi investimenti pubblicitari. La consultazione è gratuita, la pubblicazione della propria ditta o dei propri annunci richiede la sottoscrizione di un abbonamento annuale dal prezzo molto contenuto o in alternativa un pagamento una tantum che garantisce l’accesso per tutta la durata futura del servizio.

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Notiziario zione in atto negli ultimi anni che va nel solco della garanzia della salubrità delle nostre coltivazioni associata a processi produttivi sempre innovativi, a servizio dei consumatori e della ricerca’.

Assologistica chiede dignità normativa per il settore “Nel nostro Paese la logistica non ha dignità normativa. Assologistica intende avviare questo processo” ha annunciato il Presidente dell’associazione di rappresentanza nazionale delle imprese e operatori della logistica in conto terzi (contract logistics), Carlo Mearelli, nel corso convegno 'Il Sistema Logistico Italia: un valore per il nostro Paese', tenutosi a Roma il 23 gennaio.

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“La logistica è il minimo comun denominatore dei servizi alle imprese manifatturiere e ai cittadini” ha spiegato Mearelli. “Per affrontare la spinta che sta provenendo dal Nord dell’Europa e dal Sud del Mediterraneo sul nostro Paese è necessario che finalmente il nostro settore abbia dignità normativa, necessaria a competere efficacemente sui mercati. Nonostante siamo ai primi posti dei Paesi europei più industrializzati, ancora non abbiamo un ordinamento adeguato di settore; diversamente da altri Paesi che, invece, stanno crescendo a due cifre; come l’Egitto che si è dotato del ministero della Logistica”. Il convegno, che ha visto una folta partecipazione delle principali imprese italiane di logistica in conto terzi ed ha ospitato gli interventi di ministro Maurizio Lupi e del sottosegretario Umberto Del Basso De Caro, è stato organizzato dall’Osservatorio Con-

tract Logistics del Politecnico di Milano con la collaborazione di Assologistica. Nel corso dei lavori è stato presentato uno studio condotto dal Politecnico che ha evidenziato l’importanza strategica del settore, che vale circa il 7% del Pil. In esso è decisivo il contributo della logistica in conto terzi, di cui Assologistica è rappresentante, il cui fatturato ammonta a 80 miliardi di euro (l’intera logistica è a 110 miliardi di euro), con una previsione di crescita 2015 al +0,9%.

Pannitteri prepara il lancio di Rosaria sui mercati esteri Rosaria sta mettendo in campo nuove azioni per affrontare i mercati esteri. A dieci anni dal lancio del marchio, dopo tanti

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investimenti, il coinvolgimento di selezionati produttori, la costituzione di una delle migliori Organizzazioni Produttori agrumicole siciliane, la costante selezione del prodotto, Rosaria in Italia è conosciuta dai consumatori che l’acquistano sia attraverso i principali partner della grande distribuzione sia on line. Si continuerà a lavorare in Italia e si continuerà a farlo, affermano in azienda, ma certamente è venuto il momento di affrontare l’estero, dove la competizione è molto forte, i gusti dei consumatori i più diversi. "Siamo consapevoli delle nostre potenzialità - si afferma nell'azienda Pannitteri - oggi più di ieri e quindi abbiamo deciso di partire per nuovi mercati portando con noi, oltre che le nostre caratteristiche in fatto di bontà, salubrità, gusto e passione siciliana anche tutta la nostra strategia". Premesse battagliere alla presenza a Fruit Logistica 2015 (padiglione 2.2 - stand B09).

Succo: nuovo distributore della Oranfresh Oranfresh® presenta l’ultima innovazione per il comparto vending: il nuovo distributore semiautomatico OR Fill-Up, in grado d’erogare succo fresco d’arancia refrigerato e appena spremuto in bottiglie di varia capienza per il consumo d’asporto. Tutto il processo di spremitura è visibile dall’ampio vetro antisfondamento, dando così evidenza dell’assoluta igienicità della preparazione. Il sistema di refrigerazione e il sensore automatico di livello di succo, che determina la quantità della spremuta, fanno di OR FillUp un distributore unico nel suo genere. Il cliente sceglie da sé la bottiglia, presa dal rack accanto alla macchina: avrà succo fresco d’arancia in bottigliette da ½ litro, ideali per fare jogging, o bottiglie da 1 litro o più, perfette da tenere in frigo. F e b b r a i o

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Glamour e fiducia nel futuro Sta diventando uno degli eventi più attesi del settore ortofrutticolo italiano. Lo dice la sempre più ampia adesione di imprenditori e manager e lo confermano i 'commenti del giorno dopo' arrivati in redazione. Il perché cerca di spiegarlo il direttore Lorenzo Frassoldati: "Eventi come questo sono importanti per un settore che deve credere di più in se stesso, facendo sintesi al proprio interno come premessa per comunicare di più e meglio i propri valori all’esterno. E serate un po’ glamour come quella di Mezzocorona servono proprio a questo scopo, a ritrovarsi in un'atmosfera conviviale per un confrontoincontro tra Protagonisti di storie imprenditoriali di successo, gente che nonostante le difficoltà non molla, continua a credere e a investire, e che ai Protagonisti F e b b r a i o

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L’EVENTO. Successo della terza edizione a Mezzocorona

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Una parte significativa del mondo ortofrutticolo italiano si è ritrovata alla Cantina Rotari il 23 gennaio tra premiazioni, euro-dibattito e condivisione di progetti

Paolo Bruni, conduttore della serata dei Protagonisti. Sopra, i premiati www.corriereortofrutticolo.it

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Gli eurodeputati Dorfmann e De Castro ai Protagonisti. Sotto, l’imprenditore Giovanni Rana con Guido Corbella. Sopra, la cena curata da PrimeRose

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appunto si ritrova e si riconosce. Gente che comincia a sentire questo appuntamento come proprio. E in effetti gli appartiene, noi siamo solo il mezzo, il braccio operativo". Ha avuto pieno successo la serata dei 'Protagonisti dell'Ortofrutta Italiana' organizzata dalla nostra redazione per la terza volta il 23 gennaio alla Cantina Rotari di Mezzocorona (Trento), in collaborazione con Assomela, APOT, il CSO, il patrocinio della Provincia Autonoma di Trento, e la sponsorizzazione dell'Unione nazionale Italia Ortofrutta (sponsor principale), di FruitImprese, della nuova fiera di settore Fruit Innovation e dell'azienda ILIP. L'evento si era svolto due anni fa in Valpolicella (Verona), l'anno scorso a Dozza (Bologna) e per il 2016 prenderĂ la strada del Sud, sempre in apertura d'anno, alla vigilia di grandi appuntamenti come Fruit Logistica. Nel corso della serata, movimentata da un talk-show con gli europarlamentari Paolo De Castro e Herbert Dorfmann su uno dei temi di attualitĂ del settore: la valorizzazione dell'ortofrutta italiana nel mondo, moderato da Frassoldati, sono stati consegnati gli F e b b r a i o

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Protagonisti dell’ortofrutta italiana - Le motivazioni

Monica Artosi, direttore generale di CPR System, Emilia Romagna, è il raro esempio di una giovane donna al vertice di una grande impresa della filiera, in cui l'efficienza organizzativa va ottimizzata al massimo. All'insegna dell'efficienza e della buona gestione ha percorso rapidamente tutti i gradini della carriera.

Raffaella Di Donna, responsabile qualità e marketing della Eredi Di Donna, Puglia, è il passaggio generazionale che funziona. La 'lady dell’uva da tavola' ha preso sulle spalle l’eredità del carismatico Franco Di Donna, e sta facendo crescere l'azienda attraverso marketing e innovazione varietale.

Luca Battaglio, presidente di Battaglio spa, Piemonte, ha fatto diventare, insieme al fratello Siro, l'azienda di famiglia tra le realtà private più efficienti dell’ortofrutta italiana e tra i primi quattro importatori nazionali. Nel 2014 il gruppo ha assunto una dimensione più grande con la piattaforma di Roma. Il suo motto: "La qualità nei fatti".

Luciano Di Pastina, presidente del Gruppo San Lidano, Lazio, ha messo a punto e portato al successo, partendo dalla tradizione di famiglia e dagli ortaggi tipici della sua Sezze, i prodotti freschi di quarta gamma, emergendo come un innovatore, grazie anche a una formula organizzativa che abbiamo definito 'glocal'.

Ettore Cagna, presidente Agricola Don Camillo, Emilia Romagna, da Brescello, il paese di Peppone e di Don Camillo, è passato al coordinamento del Comitato Melone dell’Organismo Interprofessionale, con un obbiettivo in testa: creare un sistema nazionale forte come quello francese. E ci sta riuscendo.

Marco Eleuteri, direttore commerciale della AOP Armonia, Campania, è un paladino del Sud che cresce e di un'aggregazione autentica della produzione. La AOP Armonia è stata la prima associazione di OP del Mezzogiorno. Ha orientato la produzione verso varietà vincenti sui mercati.

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Luca Granata, direttore generale di Melinda, Trentino Alto Adige, ha esordito nella sua esperienza con le mele così: “Le mele della Valle di Non sono come i diamanti, uniche al mondo”. Da allora ha dimostrato di avere ragione. Melinda è il marchio italiano più conosciuto tra i consumatori di frutta. Un successo che lui sostiene con energia.

Raffaele Spreafico, presidente della Spreafico Francesco & F.lli Spa, Lombardia, ha l'innovazione nel DNA. Si occupa delle importazioni nel Gruppo gestito da una famiglia in cui ognuno ha il suo ruolo. La Spreafico, con la nuova generazione, presidia con puntiglio i canali della distribuzione e ha rafforzato la visione internazionale.

Ottavio Gaula, 50 anni di lavoro al Mercato di Torino e negli organismi di rappresentanza nazionale della sua categoria, padre dei moderni Centri Agro-alimentari italiani, ha un'eredità da lasciare ai grossisti di ortofrutta del nostro Paese: di credere nella centralità del loro ruolo nella filiera dell'ortofrutta anche per il futuro.

Josef Wielander, direttore V.IP Val Venosta, Alto Adige, si sente l'allenatore di una squadra da primato. Quale? Il primato della bontà delle mele della vallata. “La nostra scelta - dice - è il marchio d’origine. Dobbiamo crederci perché la mela è la nostra ricchezza”. In Val Venosta la mela è la prima economia. Grazie a manager come lui.

Stefano Soli, direttore marketing di Alegra, Emilia Romagna, un manager di lunga esperienza e con tante ricette per il rilancio del settore. Crede nel ruolo dei giovani. Ha il marketing come passione. Ha dato un contributo convinto alla nascita di strategie nuove per la frutta estiva italiana.

Per l’impegno di una vita. Un riconoscimento nazionale a Domenico Scarpellini, amministratore delegato del Mercato ortofrutticolo di Cesena e già presidente di Macfrut, è stato consegnato nella serata dei Protagonisti. Paolo Bruni: "Grazie a Domenico Scarpellini per quanto ha fatto per il settore ortofrutticolo italiano".

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Il super-premio al “Sistema delle mele del Trentino Alto Adige” "Non una persona, non un singolo gruppo ma un sistema. Un'esperienza unica che ci rende orgogliosi e dovrebbe diventare un esempio da seguire nel nostro Paese. Per questo la nostra giuria, presieduta dal sottoscritto e dal direttore del Corriere Ortofrutticolo Lorenzo Frassoldati, tenendo conto del particolare momento dell'economia globale e di settore, ha deciso all'unanimità di indicare, con questo riconoscimento, una strada da seguire.Il Premio Ortofrutta d'Italia 2015 va al 'Sistema delle Mele del Trentino Alto Adige'." Questa la motivazione con la quale Paolo Bruni, presidente del CSO, ha consegnato (nella foto), durante la serata dei 'Protagonisti dell'Ortofrutta Italiana', venerdì 23 gennaio a Mezzocorona di Trento, il Premio Ortofrutta d'Italia a Ennio Magnani, presidente di Assomela e a Georg Koessler, presidente del Consorzio Mela Alto Adige e di Vog. Con le Organizzazioni di Produttori associati ad Assomela e Apot, il Sistema delle mele del Trentino Alto Adige produce circa il 65% della produzione di mele nazionale, rappresenta 14.000 frutticoltori con 4.000 occupati, esprime un valore di circa un miliardo 160 milioni di euro. Il 50% delle mele prodotte viene esportato in circa 60 Paesi. I fattori portanti del Distretto frutticolo del Trentino Alto Adige sono la qualità, l'innovazione e la promozione declinati con grande attenzione al locale e un

forte orientamento internazionale. Il Sistema delle mele del Trentino Alto Adige - si legge in un comunicato emesso dal CSO - rappresenta oggi nel panorama produttivo italiano lo stretto legame con il territorio che diventa brand, la forza dell'organizzazione e dei produttori che tutti insieme rendono eccezionali le loro mele. Il premio consegnato al Sistema delle Mele ha dato il via al terzo anno di attività di 'Ortofrutta d’Italia', l'iniziativa del CSO che coinvolge le più importanti imprese ortofrutticole nazionali con un'attività di promo-comunicazione sul valore salutistico del consumo di frutta e verdura in collaborazione con i medici della Chirurgia Vascolare dell’Università di Bologna e con le principali catene distributive

italiane. “E’ con grande piacere – ha dichiarato il presidente Paolo Bruni nell'occasione - che mi accingo ad avviare, con il Premio che consegno alle mele del Trentino Alto Adige, il terzo anno di vita di un Progetto che ha mostrato fin da subito di aver colto appieno le più attuali esigenze di comunicazione dell’ortofrutta italiana. I consumatori, finalmente, stanno mostrando un'attenzione nuova verso la frutta e la verdura e gli acquisti, negli ultimi mesi, sono in crescita. Questa attenzione va colta al volo dagli addetti ai lavori. Il progetto sta dimostrando una grande efficacia testimoniata dal crescente numero di insegne e punti vendita che verranno coinvolti, con oltre 8 milioni di contatti utili raggiunti con le attività del 2014".

11 riconoscimenti agli altrettanti imprenditori e manager 'Protagonisti dell'Ortofrutta Italiana' per il 2014, ed è stato assegnato il Premio Ortofrutta d'Italia voluto dal CSO d'intesa con la nostra redazione, assegnato per tradizione ad uno dei Protagonisti ma quest'anno ad un intero 'sistema' dal

quale in effetti due degli 11 Protagonisti erano stati 'pescati': assegnare il 'super-premio' ad uno di loro sarebbe stato far torto all'altro ma anche a Protagonisti della precedente edizione pure espressione del mondo delle mele. Insomma, facendo una sintesi che qualcuno ha visto come un

po' fuori dalla tradizione ma che la maggioranza ha valutato 'perfetta', il Premio Ortofrutta d'Italia 2015 è stato assegnato al 'Sistema delle mele del Trentino e dell'Alto Adige', che a Mezzocorona è stato rappresentato dai suoi vertici al completo. Un riconoscimento particolare - "Per l'impe-

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L’ALBO D’ORO Protagonisti 2012 Dino Abbascià Pietro Paolo Ciardiello Cesare Bellò Claudio Gamberini Renato Iseppi Giovanni Olivieri Aurelio Pannitteri Renzo Piraccini Marco Salvi Raffaella Orsero Andrea Segré Premio Ortofrutta d'Italia Oscar della Frutta 2013 Pietro Paolo Ciardiello Protagonisti 2013 Angelo Benedetti Pino Calcagni Gerhard Dichgans Luigi Mazzoni Luigi Mion Francesca Nadalini Francesco Nicodemo gno di una vita" - è stato assegnato a Domenico Scarpellini per la sua trentennale presidenza di Macfrut. Tra gli ospiti d'eccezione della serata l'industriale dell'agro-alimentare Giovanni Rana, che ha nel mondo degli ortaggi importanti fornitori. Intervistato dal quotidiano di Trento 'L'Adige', Rana non ha escluso di lanciare tortellini con ripieni che vedano l'inserimento di frutta, proprio a partire dalle mele. All'interno del talk-show, Herbert Dorfmann ha sottolineato come sia necessario riflettere sui contenuti dell'OCM Ortofrutta, i fondi per la promozione ci sono, va data speciale attenzione al biologico perché i consumi in Europa superano la capacità produttiva. Paolo De Castro, sul biologico, ha ricordato che la proposta di riforma europea sarà completata entro maggio e un particolare cenno ha fatto all'iniziativa 'frutta nelle scuole': "servirà inserire www.corriereortofrutticolo.it

Michelangelo Rivoira Luciano Torreggiani Nicola Zanotelli Premio Ortofrutta d'Italia Oscar della Frutta 2014 Angelo Benedetti Protagonisti 2014 Monica Artosi Luca Battaglio Ettore Cagna Raffaella Di Donna Luciano Di Pastina Marco Eleuteri Luca Granata Ottavio Guala Stefano Soli Raffaele Spreafico Josef Wielander Premio Ortofrutta d'Italia Oscar della Frutta 2015 Il sistema delle mele del Trentino e dell’Alto Adige

nelle scuole più educazione alimentare accanto alla semplice presenza del prodotto". Certo, la partita dell'ortofrutta - ha detto il rappresentante di punta dell'agricoltura italiana a Bruxelles - si gioca in misura sempre più determinante sui mercati internazionali: per la promozione all'estero i fondi ci sono, importante sarà spenderli con efficacia. La serata si era aperta con i saluti degli assessori della Provincia Autonoma di Trento, Tiziano

Ibrahim Saadeh, presidente Unione Nazionale Italia Ortofrutta

Mellarini e Michele Dallapiccola, e del presidente di Assomela Ennio Magnani. Trovate notizie della serata nei box che arricchiscono queste pagine, qui riportiamo una sintesi dell'intervento significativo del presidente di Italia Ortofrutta, Ibrahim Saadeh, che ha preceduto le premiazioni. “Italia Ortofrutta - ha esordito Saadeh - ha voluto fortemente sostenere per il secondo anno consecutivo questa iniziativa, lo abbiamo fatto perché siamo convinti dell’importanza di dare visibilità ai protagonisti e agli attori di un settore, quello ortofrutticolo, che quanto mai ha bisogno di rinnovarsi, di trovare nuova linfa e nuovo slancio per interpretare con nuove energie e maggiore forza le sfide che i cambiamenti economici, i nuovi modelli di consumo e non ultima la crisi economica sottopongono al nostro settore. Siamo convinti che, da occasione come questa dove vengono messi in luce i fattori di successo e di competitività, possono maturare idee e si possono trovare soluzioni che singolarmente non si riescono ad individuare e perseguire. Quindi, il confronto come elemento di crescita e competitività. Dal confronto con gli altri e dalla condivisione di analisi e proposte, nasce sempre qualcosa di buono soprattutto per chi non ha paura di mettersi in gioco quotidianamente e non si arrocca sulle proprie posizioni innalzando muri ma bensì costruendo relazioni e rapporti (anche in un regime di concorrenza leale) per raggiungere insieme nuovi obiettivi e nuovi traguardi". "Questo è il caso - ha precisato Saadeh - degli undici protagonisti del 2014 che, al di là dei singoli elementi di successo che li hanno portati a ricevere questo meritato riconoscimento, sono accumunati certamente dalla passione per la sfida, dalla voglia di lavorare, ma soprattutto dal desiderio di crescere e di competere. Credo che tutti noi, (chi più chi meno) abbiamo bisogno di ritroF e b b r a i o

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Promozione dell’ortofrutta: documento di Assomela agli europarlamentari Il direttore di Assomela e Apot Alessandro Dalpiaz (nella foto) ha consegnato ai due parlamentari europei Paolo De Castro e Herbert Dorfmann un documento riguardante l'attuazione del regolamento UE 1144/2014 relativo alle azioni di informazione e promozione dei prodotti agricoli. Nel testo di Dalpiaz si segnalano alcuni spunti in

chi, evitando criteri fortemente limitanti presenti nella proposta corrente. Occorre anzitutto precisare che, in merito alla grandezza dei marchi, il regolamento di base non recita 'molto' più piccoli, ma solo 'formato ridotto': la proposta presente altera quanto deciso in sede di accordo politico”. A tal riguardo la lettera entra nel dettaglio e pre-

merito alla riforma del sistema di supporto alla promozione in itinere. Nella nota, che riguarda argomenti affrontati in collaborazione con CSO e Fedagri-Aci. Dalpiaz si sofferma in particolare sui temi legati all'origine dei prodotti e ai marchi commerciali. Nello specifico, per quanto concerne la visibilità dell'origine, nel documento si sottolinea che “un determinato prodotto, oltre ad essere anzitutto europeo, sia anche italiano e/o regionale, senza limitarsi alla sola indicazione nazionale”. Tra le richieste avanzate agli europarlamentari c'è quindi la “ragionevole visibilità dei mar-

cisa: “La percentuale del 5% di visibilità appare assolutamente troppo bassa, considerando anche la variabilità del materiale promozionale e dei diversi supporti utilizzabili (volantino, poster, ecc). La scelta della Commissione europea di indicare minimo 10 marchi appare del tutto immotivata e assolutamente eccessiva. Si suggerisce vivamente di invitare la Commissione a riconsiderare l’obbligo espresso fino ad ora di inserire sul materiale promozionale due loghi della UE, ovvero “Enjoy it’s from Europe” e il logo dell’Unione europea in quanto ridondante”.

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vare questo gusto della sfida, il gusto di essere appunto protagonisti. Apertura, confronto, condivisione sono anche le linee di indirizzo della nostra Unione, di Italia Ortofrutta che ha da sempre la capacità di interpretare e qualche volta di anticipare le esigenze degli associati per fare lobby e fornire risposte anche per l’intero sistema ortofrutticolo nazionale". "Lo scenario con cui dobbiamo confrontarci oggi - ha concluso è ancora tale da costringerci ad attrezzarci per l’emergenza (la drammatica situazione del mercato del 2014 è li a ricordarcelo). Noi riteniamo che, uno degli elementi di criticità e di debolezza del nostro settore, è certamente anche quello della rappresentanza, della forza contrattuale e di confronto sia con i nostri clienti e nostri fornitori, sia nei confronti delle istituzioni regionali, nazionali ed europee: la si possa definire tranquillamente una rappresentanza frammentata, a volte poco incisiva, in alcuni casi ripetitiva e quindi, anche costosa per i bilanci delle imprese associate. Per il futuro, ed essendo alla vigilia dell’entrata in vigore delle riforme comunitarie che modificheranno radicalmente gli scenari dell’agricoltura europea e nazionale, abbiamo bisogno di nuove strategie e nuova visione imprenditoriale". A titolo di cronaca, pur essendo Fruit Innovation tra gli sponsor di quest'anno, erano presenti all'evento i rappresentanti di tutte tre le rassegne ortofrutticole in calendario in Italia nel 2015 (Milano, Rimini, Verona), a partire dal nuovo presidente di Macfrut Renzo Piraccini. Presenti anche i vertici dei principali Mercati italiani e dei vertici che pure nel corso del 2014 hanno manifestato situazioni di discontinuità particolarmente significative. Questo a riprova che Protagonisti dell'Ortofrutta Italiana è un evento che promuovo il dialogo aperto verso un sistema più forte e compatto. (a.f.)

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NELLO ALBA. Oranfrizer, conquiste e sogni nel cassetto

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La Sicilia che vince le sfide Emanuele Zanini Nello Alba e Oranfrizer rappresentano uno dei motori della Sicilia ortofrutticola, che ha saputo mettersi in mostra grazie al lavoro di valorizzazione di uno dei prodotti cardine dell'isola, l'arancia. Catanese “doc”, Alba ha saputo proseguire l'attività del padre iniziata oltre 50 anni fa e sviluppare ulteriormente l'azienda puntando sulla qualità delle produzioni, sull'innovazione, sull'apertura verso nuovi mercati, a partire dal Giappone ma non solo, puntando molto anche sul marketing. Su quest'ultimo aspetto un ruolo fondamentale è ricoperto anche da Salvo Laudani, responsabile marketing di Oranfrizer e braccio destro di Alba, il quale, proprio per le mansioni che riveste, ha portato il proprio contributo nelle risposte F e b b r a i o

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Dall’arancia rossa, dono della natura, alle nuove selezioni di agrumi per estendere il calendario di raccolta e commercializzazione. L’impegno a esportare di più alle domande che seguono. Buona lettura. Il prodotto, l’arancia rossa con le sue proprietà benefiche, e il suo territorio, la Sicilia. In quale modo Oranfrizer ha creato nei suoi oltre 50 anni di storia questo connubio che oggi appare così indissolubile? "Quando chi aspirava a lavorare in comunicazione un po' di anni fa cominciava ad acquisire i rudimenti per farlo, dietro un prodotto ed una campagna di advertising c’era la mitica USP, la Unique Selling Proposition, cioè l’argomentazione unica di vendita che caratterizzava il prodotto ed

il messaggio. Da identificare tra i punti di forza del prodotto, o da inventare, se non c’era. L’USP di Oranfrizer c’è sempre stata, l’Arancia rossa, un dono della natura straordinario che svariate generazioni di produttori agrumicoli hanno saputo, con le loro fatiche, valorizzare. Non è facile disporre di forti argomenti distintivi capaci di “marcare” un prodotto su mercati sempre più saturi. Per questo quando ce li hai, devi saperli utilizzare. L’arancia Rossa è davvero un agrume a parte, come il luogo che la esprime, il comprensorio etneo, una terra viva, dalle caratteristiche pedoclimatiche uniche. Così www.corriereortofrutticolo.it

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CHI È

NELLO ALBA

ORANFRIZER

Classe 1962, è nato e risiede a Scordia (Catania). Sposato con due figlie, è amministratore unico di Oranfrizer srl. La nascita del gruppo risale proprio al 1962, l'anno di nascita di Alba, quando il cav. Giuseppe Alba ha scelto di puntare sulla produzione agrumicola dell’isola costruendo le solide basi di un investimento cresciuto - in questi 50 anni - con i figli Sebastiano ed Alessandro Alba. Dall’iniziale distribuzione della frutta fresca negli importanti mercati ortofrutticoli nazionali si sono sviluppati i canali della gdo, susseguiti da un processo di diversificazione. Alla produzione e distribuzione degli agrumi, si sono aggiunte nuove referenze ortofrutticole. L’evoluzione ha raggiunto la sua massima espressione con la trasformazione dei prodotti in spremute fresche 100%, una nuova linea di prodotti che ha ampliato i business dell’azienda siciliana. La mission che Alba porta avanti mira all’internazionalizzazione dell'impresa già presente in diversi mercati esteri, in Europa ed overseas. Alba è inoltre amministratore unico dell’azienda agricola Carmito, estesa su oltre 160 ettari, e una delle migliori fonti di approvvigionamento della materia prima relativamente alle coltivazioni agrumicole siciliane. L’imprenditore ha notevolmente ampliato i confini della grande proprietà terriera, ne cura la produttività con dedizione e pianifica ciclicamente delle sperimentazioni su alcuni campi per innovare e inserire nel mercato agrumicolo nuove varietà, avvalendosi del supporto di esperti e professionisti. Negli ultimi dieci anni è stata compiuta un'azione di forte riqualificazione varietale, con la messa a dimora di nuove selezioni di Tarocco ed ibridi di mandarino, oltre che di impianti di melograno, realizzati con tecniche colturali nuove, delle quali Oranfrizer è precursore in Sicilia. Alba è pure amministratore unico dell'Op “Terre e Sole di Sicilia”, l’organizzazione dei produttori nata con l’obiettivo di incrementare il valore degli agrumi siciliani all’interno del mercato. L’imprenditore, che occupa una posizione centrale nel settore, promuove l’op diffondendo valori di condivisione, invitando i piccoli e medi produttori ad aderire per realizzare azioni sinergiche che possano migliorare le condizioni economiche per tutti coloro che hanno deciso di investire sugli agrumi siciliani. Il numero uno di Oranfrizer è anche membro del consiglio di amministrazione di Cpr System, il sistema italiano di movimentazione, con imballaggi in plastica a sponde abbattibili riutilizzabili ed europallet.

Punto di riferimento nel mercato agrumicolo in Italia, è un’azienda solida che ha fatto dei prodotti di Sicilia il proprio elemento distintivo. Dal 1962 la famiglia Alba ha accolto e raccolto ciò che la natura le aveva destinato. Gli agrumeti localizzati alle pendici del vulcano Etna, nel cuore della Sicilia Orientale, sono sempre stati le principali zone vocate di coltivazione; da decenni donano buoni frutti grazie alle particolari condizioni microclimatiche, alle escursioni termiche, alle costanti cure agronomiche e ai metodi di produzione adottati. Gli alberi sono sempreverdi, la zagara fiorisce rigogliosa, le arance continuano a maturare, rosse come la lava. È un ciclo incessante quello a cui diede inizio nel 1962 il cavaliere Giuseppe Alba, un imprenditore che ha creduto in un frutto siciliano e che ha trasmesso la sua passione ai figli Nello e Alessandro, oggi alla guida di Oranfrizer. L'azienda - che si occupa prevalentemente della lavorazione e trasformazione degli agrumi in sinergia con l’Organizzazione dei Produttori “Terre e Sole di Sicilia” – gestisce anche tutta la filiera di alcuni prodotti ortofrutticoli, dalla coltivazione alla selezione, dalla lavorazione alla distribuzione del prodotto finito. Le continue ricerche e innovazioni sul post-raccolta consentono di esportare i prodotti della Sicilia verso mercati prima impensabili; infatti, l’unione tra un servizio ad alto valore aggiunto e un eccellente prodotto crea un’alchimia vincente che conquista i mercati esteri. Alla catena del fresco si unisce l’innovazione e la trasformazione degli agrumi in succhi. L’azienda siciliana Oranfrizer produce spremute, fresche al 100%, senza aggiungere o togliere nulla al succo ottenuto dalla trasformazione di propri agrumi. La produzione di Oranfrizer, infatti, non parte dall’acquisto di succhi semilavorati, ma dalla raccolta e dalla selezione frutta scelta e spremuta ad hoc. Dai campi ai processi tecnologici di trasformazione Oranfrizer segue ogni fase delle attività di filiera. Oggi i canali di distribuzione sono molteplici, Oranfrizer cerca di trasmettere all’interno dei puntivendita l’importanza del territorio di provenienza dei prodotti e le caratteristiche che distinguono le spremute fresche dai succhi diffusi in commercio. Oranfrizer, che si avvale delle certificazioni Brc, Organic, GlobalGAP, Arancia rossa di Sicilia IGP, Limone di Siracusa IGP, nella campagna 2014 ha commercializzato 30.736 tonnellate di prodotti ortofrutticoli, di cui 22.485 di agrumi. Nel 2013 la percentuale di prodotto destinato all'industria è stato del 16%, mentre la quota export è del 5%. Oltre i confini nazionali le destinazioni sono Giappone, Korea, Australia, USA, Sud Africa, Norvegia, Svizzera, Finlandia, Gran Bretagna, Francia. Le partnership all’interno di consorzi di imprese e la costante presenza di Oranfrizer in organismi rappresentativi del settore, sia in Italia che in Europa, hanno contribuito ad incrementare l’autorevolezza del brand.

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PROTAGONISTI

quella di Oranfrizer con la Sicilia e l’Arancia Rossa in particolare è una storia fatta di passione per la propria terra e di amore per i propri frutti. Una relazione forte, giunta alla quarta generazione, che è stata e continuerà ad essere lo zoccolo duro dell’attività dell’impresa, che ha poi saputo esprimere altre competenze e prodotti da un’Isola che è davvero lo scrigno di tanti gioielli dell’ortofrutta italiana". L’azienda negli anni ha sviluppato una forte propensione al rinnovamento (di prodotto e non solo), alla ricerca e all’innovazione varietale. Quali sono state le tappe principali di questo processo negli anni? Quali sono stati i momenti decisivi per la crescita della vostra azienda? Quale sarà il percorso che intendete intraprendere in futuro in tal senso? "L’idea e la volontà di offrire al mercato nuove selezioni di agrumi, per puntare ad estendere sempre di più il calendario della loro raccolta e commercializzazione, ci sono sempre state. Ma certamente, negli ultimi dieci anni, si sono rafforzate, un po’ per F e b b r a i o

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necessità, un po’ per vocazione. La necessità è stata determinata dall’“esplosione” del CTV, Citrus Tristeza Virus, che ha accelerato gli interventi di riqualificazione delle produzioni agrumicole in tante aziende agricole colpite dalla malattia. L’obbligo a riconvertire ha poi incontrato l’offerta di nuove selezioni (frutto del lavoro di ricerca svolto dal CRA di Acireale e dalla Facoltà di Agraria dell’Università di Catania), specie di Tarocco e di Ibridi triplodi, (questi ultimi mettono insieme il patrimonio genetico di Tarocco e soft citrus). Così oggi stiamo vivendo un momento di forte cambiamento della nostra agrumicoltura, con nuove opportunità per il futuro. E gli agrumi non sono l’unico caso di innovazione che ci ha riguardato: si pensi, per esempio, al mondo dei pomodorini o a quello, più recente, del melograno, dove abbiamo portato in Sicilia un “pacchetto” fatto di varietà e tecniche colturali del tutto nuove, con risultati entusiasmanti. Oggi, chi visita la nostra azienda agricola, Carmito, parte della OP Terre e Sole di Sicilia (profondamente integrata con Oranfrizer), e la

confronta con quello che era 6 anni fa, vede una farm completamente “stravolta”, con produzioni nuove di zecca, tutte, ovviamente, su portainnesti tolleranti al Tristeza Virus. E la stessa cosa stanno facendo diversi produttori che sono parte del nostro sistema aggregato di produzione. E Il futuro sarà ancor di più legato alla ricerca varietale ed all’innovazione. Di recente, l’azienda, ha sottoscritto col CRA di Acireale, assieme ad altre due imprese, un accordo a medio termine finalizzato a ricercare nuove selezioni di arancia, limone e mandarino. Si tratta di un processo irreversibile che cerca di tenere il passo con quanto fatto ed in corso d’opera in altri paesi importanti per l’agrumicoltura". Uno dei punti di forza di Oranfrizer è senza dubbio la forte propensione all’export e all’esplorazione di nuovi mercati. Quali sono dal vostro punto di vista i Paesi più interessanti e promettenti e perché? "Oranfrizer guarda all’estero come una grande opportunità. Lo fa puntando sia sul prodotto fresco che su quello trasformato. www.corriereortofrutticolo.it

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Copertina Con alcuni limiti nel primo caso e nessuno nel secondo. Il limite è quello costituito dalla shelf life del prodotto fresco, che ne ostacola l’invio in container via nave quando il transit time per raggiungere, per esempio, mercati come quelli del Far East, è molto lungo (circa quaranta giorni nel caso specifico). Peraltro, utilizzare per questi paesi la sola consegna via aerea renderebbe le vendite assai marginali, per gli alti costi di trasporto. L’Europa, con

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fare accordi di trade. Scorciatoie, per quanto ci riguarda, non ce ne sono". Quale è la percezione dell’arancia rossa siciliana nel mondo? Il vostro gruppo ha sempre puntato molto sulla diffusione del prodotto attraverso la promozione e il marketing per valorizzare questo prodotto. Quanto incide questo lavoro di comunicazione sui mercati esteri? Come dovrebbero operare le altre aziende italiane del settore per cer-

L’Etna innevato dalla tenuta degli Alba (foto NextVideoProduction)

la Russia e gli Emirati arabi sono quindi i paesi più importanti dove concentrare gli sforzi. Diverso è il caso delle nostre spremute che possiamo esportare dappertutto, sia frozen che chilled. E qui paesi come il Giappone sono mercati chiave". Da anni la parola d’ordine è sempre la stessa: bisogna esportare di più. Le aziende “export oriented” come la vostra però si trovano spesso bloccate dalla burocrazia, oltre che da cambi sfavorevoli e da “barriere” protezionistiche. Secondo lei le istituzioni possono intervenire per risolvere alcune di queste problematiche e in che modo? Ci sono altre eventuali vie percorribili? "Negli ultimi anni nuovi mercati sono stati aperti per diverse varietà frutticole. Mi pare che il lavoro delle istituzioni sia andato via via intensificandosi. Probabilmente, risultati più consistenti potranno essere raggiunti quando sarà soltanto l’Europa a 34

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care di “sfondare” fuori dai confini nazionali? "Crediamo che prodotti distintivi e fortemente identificati di certi territori che li generano vadano, congiuntamente, promossi. E sarebbe fantastico se ciò potesse avvenire assieme al turismo, perché quest’ultimo e la nostra enogastronomia, espressione delle tantissime materie prime che sappiamo produrre in Italia, vanno certamente a braccetto. In passato e tutt’oggi, abbiamo impiegato e continuiamo ad impiegare svariate risorse per attività di marketing, anche cofinanziando progetti coperti in parte da contributo pubblico. Quando a metà degli anni ’90 ci recavamo in Giappone per presentare la nostra spremuta di arance rosse, molti la confondevano per succo di pomodoro. Oggi, naturalmente, non è più così. Comunicare paga. Anche far toccare con mano i nostri agrumi, in una full immersion con il nostro territo-

rio, la sua cultura e le sue tradizioni , aiuta moltissimo a fissare attenzione e memoria verso il nostro lavoro ed i suoi tanti punti di forza. Ma “fare estero” è tutta un’altra cosa che fornire il mercato nazionale, lo sperimentiamo anno dopo anno. Lo scenario è più complesso. La competizione più aspra. Bisogna veramente volerlo". La Sicilia è considerata ancora oggi una terra dalle enormi potenzialità inespresse o sprecate. Poteva essere il fornitore europeo d’eccellenza, mentre l’Italia si ritrova a importare di più di quanto esporta. Frutto anche della frammentazione. A parte pochi casi di aziende lungimiranti e organizzate come la vostra e gli sforzi di organizzazioni di categoria, il tessuto formato dalle imprese ortofrutticole è quasi sempre disaggregato. Quali sono a suo avviso gli strumenti necessari per tentare di uscire da questa cronica situazione d’impasse e rilanciare il sistema agrumicolo? "È vero, il gene dell’aggregazione non fa parte del nostro dna! Eppure, quella di creare soggetti più grandi e competitivi per essere meno marginali sul mercato e realizzare fino in fondo le potenzialità inespresse della Sicilia in agricoltura è una strada obbligatoria. Anche l’Associazionismo può favorire questo processo di integrazione. Per questo abbiamo sostenuto e salutato con soddisfazione la nascita di Fruitimprese Sicilia (presieduta da Salvo Laudani, ndr), proprio perché rappresenta un’occasione privilegiata di dialogo fra le imprese e di comune progettualità. Per quanto ci riguarda, ci stiamo impegnando al massimo per incrementare il livello di aggregazione all’interno della nostra OP, Terre e Sole di Sicilia, in modo da organizzare meglio la produzione e metterla in sintonia col mercato. Altre aziende stanno seguendo percorsi simili. Pensiamo che esse, prima o dopo, per vocazione o necessità, si incontreranno". F e b b r a i o

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à t i n i u n e g i d e n o i z i d a r t a n U

Agricola Don Camillo è un'associazione che si avvale del contributo di 50 produttori suddivisi tra Sud, Centro e Nord Italia, che hanno deciso di unire le proprie forze per garantire un prodotto genuino e di qualità, proprio come avrebbe voluto il Don Camillo di Guareschi. I nostri meloni, le angurie, le mini angurie, le zucche e le zucchine sono coltivate in zone vocate per garantire il miglior prodotto in ogni periodo dell'anno. 1000 ettari di superficie coltivata dai nostri soci, un grande impegno in campagna, flessibilità nel confezionamento e nella logistica, un magazzino completamente climatizzato ed automatizzato di 9.000 mq, ci permettono oggi di commercializzare 26.000 ton. di meloni, 2.000 ton. di angurie, 9.000 ton. di mini angurie, 800 ton. di zucche e 1.500 ton. di zucchine. Questa organizzazione può garantire al consumatore finale un prodotto buono e con una garanzia di filiera che parte dal seme ed arriva fino al frutto maturo, pronto per essere esportato in tutto il mondo.

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Salvi alla vigilia di Fruit Logistica “Ci difendiamo, si deve migliorare” Chiara Brandi Mercati caratterizzati da un'eccessiva offerta di prodotto, consumi che in taluni casi stentano a ripartire, l'embargo russo ancora in vigore a cui si deve aggiungere la forte svalutazione del rublo; insomma quello che si prospetta alla vigilia di Fruit Logistica 2015 è uno scenario a dir poco complicato. Il Corriere Ortofrutticolo cerca di fare il punto con Marco Salvi (nella foto), Presidente di Fruitimprese. - Sono stati pubblicati in questi giorni i dati relativi al commercio estero ortofrutticolo nei primi dieci mesi del 2014. Qualche commento in merito? “In termini di export si conferma un trend positivo (+5,1% a volume) nonostante il blocco delle esportazioni verso la Russia. A valore però si evidenzia una penalizzazione (-1,0%) dovuta alla contrazione dei prezzi medi soprattutto nella seconda metà del 2014, ovvero delle quotazioni relative a prodotti di stagione come la frutta e la verdura estiva, le mele e le pere. Nota più che positiva è relativa all'andamento del comparto della frutta secca che ha registrato ottimi risultati sia a volume (+17,9%) sia a valore (+37,7%). Le importazioni rimangono sostanzialmente invariate rispetto ai primi dieci mesi del 2013; a fronte di un calo nei volumi (-2,7%) si registra un leggero aumento dei prezzi medi. Anche in questo caso in controtendenza rispetto al trend generale è l'andamento della frutta secca (+23,1% a volume; +23,4% a valore); da segnalare il calo delle importazioni di agrumi (-20,8% a volume; 15,0% a valore) da ricondursi sostanzialmente al calo degli acquisti delle varietà estive”. F e b b r a i o

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Il presidente di FruitImprese analizza in una intervista esclusiva la posizione dell’ortofrutta italiana sui mercati internazionali. Uno scenario con luci e ombre

- Dal suo osservatorio come giudica l'andamento del comparto ortofrutticolo italiano in Europa e nel mondo? “In Europa già da qualche anno ci troviamo a dover difendere le nostre quote di mercato e lo facciamo con non poche difficoltà. L'Italia paga un problema di competitività rispetto ad altri Paesi europei, come ad esempio la Spagna, dovuto agli eccessivi costi alla produzione, dal costo del lavoro a quello del trasporto per non parlare dell'elevata tassazione che grava sugli imprenditori. Quest'anno oltre alla mancanza di competitività ci siamo trovati ad affrontare il fattore contingente dell'embargo, non solo in modo diretto ma anche subendone conseguenze in maniera indiretta. Paesi come Olanda e Belgio infatti trovandosi le porte di Mosca chiuse hanno riversato enormi quantità di pere sul mercato europeo, la stessa cosa è accaduta per le mele polacche e per i kiwi della Grecia. A livello globale, il sistema Italia si sta dimo-

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strando virtuoso, ne sono esempi il comparto del kiwi, il prodotto italiano è presente in oltre 100 Paesi, e quello melicolo, che si rivolge sempre più oltremare a mercati nordafricani, mediorientali e del Sud-est asiatico. Mele e kiwi sono la dimostrazione che l'apertura a nuovi mercati può portare a ritorni interessanti ma l'impegno dei singoli non basta; sono necessari - con l'appoggio delle Istituzioni italiane - accordi bilaterali in grado di superare le barriere fitosanitarie vigenti in alcuni Paesi extra-europei” - Del blocco della Russia ormai si è già detto tantissimo ma l'ulteriore inasprirsi della situazione a causa del crollo del rublo complica ancor più le cose. Anche Paesi non coinvolti direttamente dal veto non possono più contare su un mercato finora importante come la Russia. Che effetto ha questa situazione sui mercati ortofrutticoli internazionali, in particolare su quello italiano? “La Russia rappresentava il 39% dell'export dell'ortofrutta eurowww.corriereortofrutticolo.it

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- Una battuta sull'andamento delle principali campagne frutticole in Italia, mi riferisco a kiwi, mele, agrumi etc.?

“La Russia rappresentava il 39% dell’export ortofrutticolo europeo. Il blocco e la svalutazione del rublo alla fine hanno penalizzato l’intero commercio ortofrutticolo mondiale” “Iniziando dagli agrumi, da segnalare il buon andamento della stagione delle Arance Tarocco caratterizzata da un'elevata richiesta di export e da una soddisfacente domanda di prodotto interna. Negativa invece la stagione delle Clementine, soprattutto per le varietà tardive, a causa delle gelate che ne hanno provocato la chiusura anticipata della raccolta. Stagione a due velocità per le pere: a fronte di quantitativi elevati, nei primi 4/5 mesi di campagna i prezzi si sono mantenuti bassi, inferiori ai costi di produzione. La domanda però è buona. Per le Abate, ad esempio, la produzione di quest'anno è superiore del 20% rispetto alla stagione precedente ma lo stock al 15 gennaio 2015 era inferiore del 16% rispetto alla stessa data dello scorso anno; sono state dunque smaltite tra le 70 e le 80 mila tonnellate di prodotto in più rispetto al 2013/14 grazie anche al buon andamento dell'export. Il comparto delle mele quest'anno, oltre ai problemi a livello internazionale di cui abbiamo già parlato, si è trovato ad affrontare una produ-

zione record a livello europeo (12 milioni di tons) ma nonostante ciò il destoccaggio va abbastanza bene; i prezzi sono bassi ma la domanda è sicuramente superiore alle aspettative e questo fa ben sperare in una ripresa. A confortare tale auspicio è l'aumento dei prezzi delle mele della varietà Gala registrato nelle ultime settimane che ha altresì influenzato l'andamento dei prezzi delle Stark. Infine circa la stagione dei kiwi, in termini di volumi di raccolta e di stoccaggio attualmente si hanno valori simili a quelli dello scorso anno. Le vendite sono andate molto bene fin dalle fasi iniziali della stagione grazie anche alla fine anticipata delle campagne d'oltremare. L'unica nota negativa è legata alla concorrenza del kiwi greco che, su certi mercati e in certi periodi, è stata molto forte. Lo stato attuale degli stock e l'andamento della domanda però ci fanno ben sperare in un imminente aumento dei prezzi”.

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pea. Da mesi ci stiamo adoperando, insieme ad altre associazioni e al Ministro Martina, per cercare di risolvere la situazione ma al momento non si è trovata alcuna soluzione. A livello comunitario sono stati fatti ben pochi passi avanti ma, proprio in questi giorni, sembra che finalmente si incominci a smuovere qualcosa. Probabilmente in un prossimo futuro si potrà contare anche sull'apertura di Paesi importanti come Germania e Francia, oltre che sull'appoggio della Spagna. La svalutazione del rublo inoltre porta ad un calo delle importazioni verso la Russia anche da parte di quei Paesi non coinvolti dal blocco, provocando ulteriori incertezze a livello internazionale. In Argentina, ad esempio, in queste settimane si sta discutendo di come affrontare l'imminente campagna di raccolta delle pere alla luce della situazione a Mosca. La Russia è da sempre un importante mercato di destinazione per le pere argentine ma si sta pensando di non raccogliere tutta la produzione o di destinare quantitativi superiori alla trasformazione industriale. Tutto ciò sta a significare che se in un primo momento la chiusura del mercato russo sembrava portare enormi opportunità ai Paesi non sanzionati, nel medio lungo termine è l'intero mercato a rimetterci”.

- C'è il Salone leader mondiale per il mondo ortofrutticolo, la Fruit Logistica di Berlino. Cosa si aspetta dall'edizione di quest'anno? “Come sempre ci aspettiamo di trovare tutti i più importanti player del settore a livello europeo e mondiale. Sarà ancora una volta un appuntamento importante dove poter fare incontri e sviluppare relazioni interessanti oltre ad entrare direttamente in contatto con le ultime novità del settore”.

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Besana Group spa, la società di San Gennaro Vesuviano specialista europea della frutta secca, ha compiuto 94 anni e ha festeggto nella sua sede (36.500 mq coperti) il 22 gennaio, con numeri e dati, il successo di un’annata 2014 da record. Besana ha beneficiato della riscoperta, in chiave nutrizionale, della frutta secca, che ha ampliato il target dei consumatori e le occasioni di consumo, generando attenzione anche da parte dei più giovani, attirati dai mix innovativi e dalla facilità di consumo di prodotti considerati sempre più snack salutari per eccellenza. In tale contesto, il Gruppo Besana ha giocato e sta giocando un ruolo di primo piano in Europa e nel mondo con una presenza importante su tutti i principali mercati e segmenti. I dati presentati dal presidente Pino Calcagni evidenziano un percorso virtuoso partito nel lontano 1921, con la grande intuizione imprenditoriale dei fratelli Emilio e Vincenzo Besana, fondatori di questa azienda modello. Da subito Besana manifesta la vocazione internazionale attivando, già nel 1928, forniture e collaborazioni in Germania, nel Regno Unito, in Svezia e nel Nord America a cui fanno seguito, negli anni, gli stretti rapporti di collaborazione e partnership con le più importanti catene distributive europee quali Ica (1928), Mark & Spencer (1934), Colruyt e Delhaize (1970) , Tesco, per citarne alcune. La vocazione internazionale ha portato alla nascita di Besana UK nel 1988, una società per la distribuzione di prodotti in Gran Bretagna ed è proseguita con importanti Joint venture in diversi Paesi. Lo sviluppo dei mercati di sbocco e le collaborazioni sempre più strette con i retailers e con l’inF e b b r a i o

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Il dato è stato festeggiato nella sede dell’azienda napoletana. E l’occasione è servita ad illustrare le notevoli innovazioni tecnologiche inserite nello stabilimento

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Besana cresce del 19% in un anno cavalcando il trend della frutta secca

Pino e Riccardo Calcagni, presidente e ad di Besana Group

dustria dolciaria (Ferrero, Nestlè, Ica, Colruyt e Delhaize, Mark & Spencer, Sainsbury’s, Waitrose, Tesco, Barilla), portano il volume di produzione dalle 1500 tonnellate lavorate nel 1935 alle 24.000 tonnellate lavorate nel 2014, sugli attuali 35 impianti di confezionamento, che si traducono in più di 100 milioni di piccole confezioni prodotte all’anno.Un primato che si consolida con le recenti importanti forniture di prodotti top quality per il Gruppo Wallmart sul mercato cinese. L’impatto sociale di Besana Group in termini di occupazione - ha sempre rammentato il presidente Giuseppe Calcagni - è im-

portante, con i suoi 400 dipendenti diretti ed un indotto di 2500 persone (in Italia e all’estero). Il fatturato del Gruppo in 15 anni è cresciuto del 478% raggiungendo nel 2014 ben 171 milioni di euro pari ad un + 19% rispetto al 2013. Il Gruppo reinveste annualmente ingenti somme di capitale in qualità, tecnologie innovative (di cui lo stabilimento alle porte di Napoli è un esempio), nuovi prodotti, logistica, ambiente e sicurezza alimentare; negli ultimi 7 anni sono stati investiti oltre 25 milioni di euro, 7,5 milioni solo nel 2014. Riccardo Calcagni, amministrawww.corriereortofrutticolo.it

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Attualità

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L'ortofrutta nel marasma della comunicazione di Lorenzo Frassoldati Vedete come è fatta la comunicazione. Tutto il giorno a parlare delle manovre per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Scena, retroscena, nomi lanciati, sussurrati, bruciati… Già non se ne può più prima che cominci. Viene da dire: fatelo in fretta questo presidente e basta, torniamo ai problemi del Paese. A New York viene annunciata la nevicata del secolo: per giorni tutti a parlarne, allarme continuo, inviti a restare in casa, a non mettersi alla guida dell’auto, a fare provviste nei negozi. Poi il flop: solo 30 centimetri di neve a Central Park, il dramma si sgonfia, scuse dei metereologi. Come dire: l’importante è esagerare, spaventare, usare le leve del sensazionalismo. Uno spreco di superlativi, di frasi ad effetto, di colpi bassi sotto la cintura. L’agricoltura, la produzione di beni primari, è una attività troppo prosaica e complicata per fare colpo. Quindi non se ne parla. Le assurdità della nuova Pac, quasi inapplicabile, il marasma delle venti politiche agricole regionali, i prezzi dell’ortofrutta ai minimi storici che umiliano chi fa qualità, tassazione e burocrazia crescenti anziché calanti, il nulla o poco che si sta facendo per agevolare chi esporta, i costi dei trasporti e dell’energia più alti d’Europa, la competitività calante del nostro sistema: tutti argomenti troppo banali e difficili da spiegare. Meglio prendersela con gli Ogm, visti come il diavolo; parlare con enfasi solo delle nostre “eccellenze”, salvo poi scoprire che il Parmigiano sta crollando di prezzo. Dipingere il Ttip, il trattato di

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libero scambio con gli Usa come una catastrofe annunciata. Bombardarci di comunicati sulle agromafie o sul falso made in Italy. Strepitare nei dibattiti televisivi sulla difesa del made in Italy chiedendo dazi e barriere doganali, il che è un bel modo di fare autogol. L’agricoltura è passata di moda, troppo faticoso farla e spiegarla. La nouvelle vague si chiama agroalimentare, in particolare quello declinato a uso e consumo dei cuochi (come se fosse importante sapere quello che pensa Vissani del Ttip) o dei politici a caccia di voti. L’ortofrutta, ahimè, in questo marasma è mal posizionata. Difficile tirarla fuori dal cono d’ombra dell’anonimato produttivo, delle produzioni indistinte sui banchi dei market o dei mercati rionali dove le signore impegnate a far la spesa rispondono alle domande dei giornalisti tv lamentandosi che “eh sì, tutto cresce”. Andare a spiegare alla pubblica opinione cose banali come i valori salutistici dell’ortofrutta, ma non solo. I valori economico-sociali-ambientali, i passi da gigante fatti dalle imprese nell’innovazione di processo e di prodotto, nelle politiche di marca, nelle tecnologie di imballo, lavorazione, confezionamento e conservazione dei prodotti, nell’adeguamento alle certificazioni, alle politiche di qualità e sostenibilità… Tutto troppo difficile da raccontare, soprattutto quando sono i diretti interessati ad avere poca voglia (e poco tempo) per farlo. Meglio lasciare alla Gdo o all’industria l’uso e lo sfruttamento di questi valori. Eh sì, l’agricoltura è proprio passata di moda. lorenzo.frassoldati@corriereortofrutticolo.it

tore delegato del Gruppo, ha presentato i nuovi investimenti nello stabilimento di San Gennaro Vesuviano: il nuovissimo pastorizzatore Napasol 2 ad alta capacità, l‘impianto fotovoltaico sull'intera superfice coperta dello stabilimento, le nuove linee ad alta tecnologia e precisione per la miscelazione ed il confezionamento di misti in monoporzione, i nuovi impianti per il confezionamento delle smarties, i nuovissimi impianti per la selezione delle materie prime che consentono un elevatissimo livello di qualità delle selezioni, i nuovi impianti di tostatura, la nuova area “Nut Free” attualmente dedicata ai pinoli. Riccardo Calcagni ha presentato anche i nuovi magazzini refrigerati presso l’Interporto Campano, il nuovo stabilimento inglese di Ipswich, i nuovi impianti ad alta tecnologia per la lavorazione del cioccolato della Vittoria Chocolatery. Il gruppo dispone di tutte le principali certificazioni di qualità (IFS, BRC, Soil, Biologica, Halal, Kosher, Fair Trade) e sta lavorando per ottenere la certificazione per la lavorazione di cioccolato UTZ presso lo stabilimento di Vittoria Chocolatery. Sono circa 40 gli audit a cui il Gruppo Besana deve far fronte in un anno, non solo dai principali enti di certificazione, ma anche dai suoi clienti di riferimento (Tesco, Marks & Spencer, Lidl, Nestlè, Mondelez, Walmart) per essere in linea con le procedure richieste. Un 'gioiello italiano' Besana, che affonda le sue radici nel territorio nazionale ma sa anche guardare lontano per cogliere le opportunità del mercato globale, attenta ai movimenti del mercato ma anche alle tematiche ambientali e alla produzione biologica. All'incontro del 23 gennaio una relazione sulle tendenze del mercato della frutta secca è stata svolta da Roberto Della Casa, direttore di Agroter e specialista di marketing. F e b b r a i o

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Nasce Italmercati Il battesimo a Firenze La nuova aggregazione ha preso la forma di rete d’imprese. Vi aderiscono i Centri Agroalimentari di Firenze, Milano, Napoli, Pescara, Roma e Torino. Attenzione alla filiera Nuova aggregazione nel mondo dei mercati. I Centri agroalimentari di Firenze, Milano, Napoli, Pescara, Roma e Torino hanno creato “Italmercati, Rete d'imprese”, network che collega gli enti gestori di sei tra i più significativi e importanti mercati all'ingrosso italiani (i primi tre Mercati italiani per numero di operatori sono infatti Milano, Roma e Torino). Una nota diffusa da Roma nel primo pomeriggio del 29 gennaio, sottolinea che i sei Mercati alleati condivi-

dono “i valori, i criteri, le innovazioni, gli obiettivi di una vera e propria strategia comune”. Italmercati ha da subito aperto le porte a nuovi associati: “quei Centri agroalimentari e Mercati all’ingrosso che intendono condividere un percorso di innovazione e di costruzione del futuro". Nel testo del documento si precisa inoltre che “i rappresentanti di queste realtà aziendali riunitisi per la prima volta a Firenze il 26 gennaio - hanno compiuto questo primo passo in base

alla necessità condivisa di valorizzare la funzione strategica dei Centri agroalimentari attraverso un’azione che sia concreta e incisiva sia sul versante della rappresentanza istituzionale che su quello operativo”. All'incontro di fondazione del nuovo organismo erano presenti il presidente di Mercafir Falchetti (Firenze) con il vice presidente Dianzani, il direttore generale di Sogemi (Milano), Zani, il presidente del CAAN (Napoli), Diana, il presidente di S.M.A. (Pe-

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scara), Galasso, il direttore generale di CAR (Roma) Pallottini (nella foto di pag. 43), il vice presidente di CAAT (Torino) Guala con il direttore generale Busi. Italmercati Rete d'imprese è nelle intenzioni dei fondatori un’organizzazione orientata al confronto politico ed istituzionale sul piano nazionale ed internazionale, e a sostenere lo sviluppo del business dei Mercati e dei loro operatori. A livello operativo, verranno affrontati temi quali l’efficienza della filiera "anche attraverso sinergie di ricavi e di costi", la tutela e la promozione della qualità dei prodotti, la regolamentazione del settore nella valorizzazione delle sue specificità. Il nuovo organismo - si legge infine nella nota - proprio per la sua natura di rete d’imprese, "nasce proiettato verso lo sviluppo futuro ed efficiente della filiera ortofrutticola, radicandosi nella

professionalità e nell’esperienza di generazioni di operatori di tutta Italia”. La nascita della nuova organizzazione avviene dopo l'uscita dei sei mercati da Mercati Associati, decisa il 18 dicembre 2014 a Verona, nello stesso giorno in cui veniva eletta alla presidenza di Mercati Associati la presidente di Veronamercato Erminia Perbellini.

allo sviluppo della qualità, anche attraverso la costituzione di un marchio specifico unico nazionale. 3. Regolamentazione del regime giuridico e fiscale, che tenga conto delle specificità industriali e della valenza d’interesse pubblico del settore. 4. Sinergie sui costi gestionali dei mercati, attraverso la condivisione dei processi di acquisto dei beni e gestione dei servizi. 5. Sinergie di ricavi, mediante lo sviluppo di servizi integrati legati alla logistica, alla distribuzione e alla conservazione dei prodotti agro-alimentari sia in Italia che all’estero, con particolare riferimento alla filiera del prodotto fresco.

Ecco in 5 punti sintetici i principali obiettivi strategici di Italmercati: 1. Rappresentanza unitaria dei Mercati presso le istituzioni nazionali e comunitarie, finalizzata al riconoscimento delle peculiarità e della funzione strategica dei Centri agroalimentare nella filiera nazionale. 2. Regolamentazione specifica della filiera distributiva e della tracciabilità dei prodotti agroalimentari finalizzata al controllo e

Obiettivi ambiziosi e che in buona sostanza sanciscono la rottura definitiva con Mercati Associati dei Mercati presenti nella nuova aggregazione.

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L’INTERVENTO Perché sarebbe necessario un nuovo 'Piano Mercati' di Pietro Cernigliaro* Stiamo vivendo una pesante crisi economica che ovviamente ha aggravato le difficoltà nelle quali già di per se operavano ed operano molti Mercati all’ingrosso. La situazione risulta ancora più grave se si considerano le errate posizioni delle diverse componenti: il disinteresse da tempo dimostrato dalle istituzioni pubbliche, la pesante sovrapposizione degli operatori economici-grossisti nei confronti dei mercati associati, che a loro volta manifestano una notevole conflittualità con sbocchi imprevedibili. In questo contesto è doloroso rilevare, già da diversi anni, la mancanza di iniziative da parte di Mercati Associati e il disastro di Infomercati. Occorre risalire alla fine degli anni ’80 per comprendere il perché si è giunti a questa situazione. A quella data i mercati erano in grave crisi in quanto le strutture risultavano obsolete a fronte di una distribuzione moderna che si organizzava con propri centri logistici saltando di pari passo i mercati. Fu pertanto opportuno da parte dello Stato finanziare, con la legge 41/86 il Piano mercati con l’obiettivo primario di rinnovare le strutture oltre che favorire la privatizzazione della gestione. Fra la fine degli anni ’90 e il primo decennio del presente millennio sono stati realizzati molti nuovi mercati all’ingrosso in buona parte gestiti da società miste a maggioranza pubblica (Comune, Provincia, regione, Camera di commercio) e la partecipazione seppur minoritaria delle rappresentanze degli operatori. Prima della realizzazione del piano mercati queste strutture erano in massima parte di proprietà e gestione comunale ed erano raggruppate nella CISPEL (Confederazione Italiana servizi pubblici degli enti locali). Con l’avvio della privatizzazione della gestione di questi servizi (legge 142/90) le funzioni rappresentative della CISPEL furono svuotate. Il che indusse i direttori di mercato e gli enti pubblici locali maggiormente sensibili, a costituire un nuovo soggetto associativo per lo sviluppo dei mercati. Il 31 gennaio 1995 i direttori e i rappresentanti degli enti gestori dei mercati all’ingrosso di Bologna, Bolzano, Brescia, Firenze, Milano e Venezia, costituirono la ”Associazione enti gestori e realizzatori dei mercati e dei centri agro ittico alimentari italiani” con sede in Bologna. Al fine di tener conto dello spirito innovativo del legislatore che aveva avviato il processo di privatizzazione della gestione con il conseguente coinvolgimento delle componenti private maggiormente interessate, e tenuto conto che all’e-

poca la rappresentanza degli operatori grossisti a livello nazionale manifestava qualche difficoltà, i soci fondatori inserirono nell’art. 13 dello Statuto la clausola che per partecipare all’assemblea “ogni associato nomina due delegati, tenendo conto possibilmente della rappresentanza degli operatori economici del mercato”. Si veniva in tal modo ad accogliere lo spirito del legislatore che, attraverso la legge 41/86, intendeva fin da allora creare un “sistema” sia a livello locale, attraverso il coinvolgimento nell’ente gestore dei soggetti pubblici e privati direttamente interessati, sia a livello nazionale con la “costituzione di un sistema integrato e funzionale … di mercati” Purtroppo a partire dalla fine degli anni ’90 si registrò un progressivo disinteresse per il settore da parte delle rappresentanza pubbliche e un conseguente crescente peso politico delle rappresentanze degli operatori: il che ha portato da un lato alla progressiva emarginazione dei direttori e dall’altro alla crisi di indirizzo politico e di programmazione del settore con pesanti conseguenze sulla salvaguardia dell’interesse pubblico generale. L’ANDMI, nonostante le molteplici difficoltà incontrate, ha continuato ad operare sul piano culturale - grazie in particolare alla collaborazione con le istituzioni ed in particolare con INDIS Unioncamere - attraverso studi, convegni, pubblicazioni, delineando e diffondendo una nuova fisionomia per i mercati, individuando nella formula “Mercati di terza generazione” un più avanzato modello di sviluppo che ha contribuito a concretizzare alcune innovazioni significative come il rilancio dei mercati al dettaglio in stretta connessione con i mercati all’ingrosso, la logistica integrata, la qualificazione e la valorizzazione dei prodotti lungo l’intera filiera e non ultimo la difesa dei consumatori. L’ANDMI ancora una volta, cogliendo l’estrema gravità del momento, lancia una proposta a tutte le componenti pubbliche e private del settore per invitarle a collaborare ad un innovativo progetto di sviluppo del settore che potremmo sinteticamente definire “Nuovo Piano Mercati” che, nel rispetto delle autonomie di ciascuno e con pari dignità, abbia come obiettivo comune e condiviso il rilancio della funzione pubblica e del ruolo dei mercati all’ingrosso in un sistema integrato della distribuzione alimentare in Italia, in una doverosa prospettiva europea. *presidente ANDMI Associazione nazionale direttori mercati all'ingrosso

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Fruit Innovation, la nuova fiera internazionale dell'ortofrutta in calendario a Milano dal 20 al 22 maggio, si presenta a Berlino in occasione di Fruit Logistica con un evento all'Ambasciata d'Italia organizzato in collaborazione con Confagricoltura e la Camera di Commercio Italiana per la Germania. E' stato lo stesso ambasciatore Pietro Benassi a sottoscrivere gli inviti di una serata, quella del 4 febbraio, giorno inaugurale di Fruit Logistica, che si profila come uno degli avvenimenti più significativi ed esclusivi della tre giorni berlinese, diventata il punto di riferimento mondiale del settore ortofrutticolo. Sono previsti interventi, dopo il saluto dello stesso ambasciatore, di Enrico Pazzali, amministratore delegato di Fiera Milano, Francesco Pugliese, presidente di Fruit Innovation, Mario Guidi, presidente di Confagricoltura, e Claudia Sorlini, presidente del Comitato Scientifico di Expo 2015, a sottolineare, ancora una volta, lo stretto collegamento tra Expo e la nuova iniziativa fieristica. In chiusura, gli interventi di Luca Bianchi, capo del Dipartimento delle Politiche competitive, della qualità agroalimentare, ippiche e della pesca del Ministero delle Politiche Agricole, e di Emanuele Gatti, presidente della Camera di Commercio italiana per la Germania. Tra gli invitati, operatori di punta del settore ortofrutticolo italiano e internazionale. Fruit Innovation è presente a Fruit Logistica anche con uno stand (padiglione 4.2, stand A16) e un nutrito staff dedicato alla promozione dell'evento milanese del prossimo maggio. "Fruit Innovation 2015 - sottolineano all'unisono Fiera Milano e IpackIma - è la risposta alla richiesta di innovazione e di internazionaF e b b r a i o

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Presenza della nuova fiera ortofrutticola italiana alla Fruit Logistica anche con uno stand. A fine gennaio l’iniziativa di Milano era stata presentata a Pechino

ATTUALITÀ

Fruit Innovation a Berlino con un evento all’ambasciata d’Italia

Giornalisti cinesi alla presentazione di Fruit Innovation a Pechino

lizzazione della filiera ortofrutticola. Il panoramna espositivo punterà infatti sui prodotti, le tecnologie e i servizi che esprimono innovazione mentre un fitto calendario di incontri business darà concretezza alla dimensione internazionale". Le iniziative in programma a

Berlino si inquadrano in un più vasto panorama di missioni e incontri preparatori internazionali che hanno già visto rappresentanti di Fruit Innovation, nelle ultime settimane, presentare la manifestazione in Iran e in Cina. Ed è imminente una trasferta a Dubai. La presentazione di Fruit Innovation a Pechino è avvenuta giovedì 15 gennaio nell'ambito di una conferenza stampa alla quale ha preso parte l'ambasciatore italiano in Cina, Alberto Bradanini. L'incontro è servito a illustrare ai rappresentanti delle associazioni e delle aziende più importanti che operano in Cina nei settori di attività non solo di Fruit Innovation ma anche delle rassegne collegate, a partire da IPACK-IMA, gli aspetti e le caratteristiche principali della mostra. Nel corso della conferenza sono stati presentati la brochure e il sito in lingua cinese di Fruit www.corriereortofrutticolo.it

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mercato italiano, dopo la Germania e la Francia. Questa performance trova riscontro nel forte incremento di presenze delle imprese cinesi a IPACK-IMA 2015: +71% rispetto all'edizione del 2012. “E’ un risultato straordinario, del quale siamo particolarmente soddisfatti - ha dichiarato Guido Corbella, amministratore delegato di Ipack-Ima Spa - e sta a dimostrare che la Cina ormai è in grado di competere con Paesi leader per livello tecnologico quali Italia, Germania e Stati Uniti”. Interesse ha suscitato tra il pubblico cinese la concomitanza di Fruit Innovation e delle mostre contemporanee con EXPO Milano 2015. Secondo le previsioni degli organizzatori di EXPO, sarà cinese oltre un milione di visita-

tori sui 20 milioni attesi per Expo Milano nell’arco dei sei mesi della sua durata, da maggio a ottobre. Fruit Innovation (20-22 maggio 2015) si terrà nei padiglioni 9 e 11 di Fiera Milano e, per la sua prima edizione, avrà un contesto straordinario per il contemporaneo svolgimento di Expo 2015 e di rassegne specifiche sulla filiera del fresco (Dairytech e MeatTech), sulle tecnologie del processing, packaging e converting (IPACK-IMA, Converflex) e sulla logistica (IntraLogistica Italia). Fruit Innovation nasce da una joint-venture tra Fiera Milano e Ipack-Ima e conta su promotori come FruitImprese, Unaproa, Fedagromercati, Confagricoltura, Coldiretti, Fedagri Confcooperative Lombardia.

ATTUALITÀ

Innovation. L'interesse dell'imprenditoria cinese verso l'Europa e in particolare verso l'Italia è crescente anche nel settore dell'ortofrutta e delle tecnologie dedicate. E' noto come la Cina sia il primo produttore di frutta (quasi un sesto della produzione mondiale) e di ortaggi (circa il 40% della produzione mondiale) e il primo consumatore di ortaggi. Quello che l'incontro di Pechino ha evidenziato è il ruolo da protagonista mondiale che spetta oggi alla Cina anche nel campo delle imprese di processo e confezionamento. Il Paese, oggi, è il terzo importatore globale di macchine e attrezzature (5,7% del totale mondiale per l’import di tecnologie) dopo Stati Uniti e Germania; è anche il terzo fornitore del

MACFRUT. Partono da Sofia e Varsavia i road show organizzati in collaborazione con il partner strategico Unicredit Primi due road show di Macfrut nell'Est Europa insieme a UniCredit. Si parte con due capitali, il 24 febbraio a Sofia in Bulgaria, il 5 marzo a Varsavia in Polonia. Venti i posti disponibili in ogni tappa internazionale, la partecipazione è gratuita per le imprese che prendono parte alla prossima edizione di Macfrut International. In tali incontri, che si terranno presso la sedi locali di UniCredit, le società italiane presenti all'evento potranno incontrare operatori del settore accuratamente selezionati dalla banca tra la propria clientela. In questi meeting, i partecipanti potranno conoscersi e presentare i propri prodotti, dandosi poi appuntamento a Rimini per approfondire le potenzialità commerciali emerse durante il road show. Proprio per supportare l'internazionalizzazione di Macfrut, UniCredit sostiene l'edizione 2015 della manifestazione che rappresenta un punto di incontro e di confronto internazionale per i professionisti dell'ortofrutta. Il ruolo di UniCredit non è quello di un semplice sponsor: il gruppo bancario - si legge in una nota di Macfrut - è partner strategico di questa iniziativa. Infatti, grazie al network internazionale distribuito in circa 50 mercati, 8.600 sportelli e oltre 148.000 dipendenti, UniCredit ha tutte le caratteristiche per sostenere Cesena Fiere in questo percorso. UniCredit può contribuire in concreto ad alcuni degli obiettivi primari di Macfrut. In particolare, grazie ad alla sua indiscussa leadership in Centro ed Est Europa, UniCredit sta

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fornendo assistenza logistica e organizzativa per supportare in modo concreto le tappe dei road show, a partire da Sofia e Varsavia. "Macfrut 2015 entra nel vivo come fiera internazionale di business, insieme al suo partner più prestigioso: UniCredit - afferma Renzo Piraccini (nella foto), presidente di Cesena Fiera -. I road show costituiscono un elemento fortemente attrattivo per i nostri espositori a cui viene offerta un'occasione unica per presentarsi a importanti mercati in ascesa e ai loro target di riferimento”. I road show a Sofia e Varsavia sono i primi di una serie di altri appuntamenti in programma nei prossimi mesi sempre nei Paesi dell'Est Europa. Il percorso di internazionalizzazione prosegue, congiuntamente, anche verso i Paesi dell'Africa Sub Sahariana con i quali sono stati stretti importanti rapporti grazie alla collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e con i Paesi del Sud America (Brasile in primis). Il tutto con l'obiettivo di ospitare a Macfrut buyers internazionali.

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Retailer nel mondo: su Lidl, giù Tesco Il discounter tedesco è salito al quarto posto tra le catene a livello mondiale. Il primato viene largamente confermato dall’americana Wal-Mart. Seconda Costco, terza Carrefour Wal-Mart si conferma prima catena al mondo nei supermercati, mentre nel commercio elettronico il primato resta saldamente nelle mani di Amazon. In Italia Coop guida la classifica della gdo, nonostante il calo del fatturato, ma alle sue spalle incalza Conad. La diciottesima edizione di Global Powers of Retailing, realizzato da Deloitte Touche Tohmatsu in collaborazione con Media Stores 2015, dà un quadro esaustivo della gdo a livello globale. Nell'esercizio fiscale che va dal giugno 2013 al giugno 2014 i fatturati delle 250 più grandi catene di negozi al mondo hanno raggiunto i 4.355 miliardi di dollari, con un progresso del 4,1% rispetto ai dodici mesi precedenti. Seppur positivo questo dato rappresenta una frenata rispetto al +4,9% dell'anno precedente ed è spiegato dalle difficoltà economiche dell'Europa e di alcuni importanti mercati. La crescita delle vendite risulta comunque essere sostanzialmente in linea con il dato an-

nuo medio del periodo 2008-2013 (+4,2%). I negozi online continuano a guadagnare terreno e ben 37 sono entrati a far parte della lista dei 250 big mondiali oggetto dell'analisi di Deloitte. "La crescita del fatturato in questo anno fiscale è stata modesta a seguito di diversi fattori, tra cui la debolezza dell'economia globale e l'aumento delle quote di mercato per i retailer del canale online - spiega Dario Righetti, partner Deloitte responsabile del settore Consumer Business - Se guardiamo all'economia globale, osserviamo come nello scorso anno ci sia stato un inasprimento della politica fiscale negli Stati Uniti, con un relativo aumento delle tasse. In Europa, le ricadute dovute alla crisi del debito dell'Eurozona hanno spinto i governi ad applicare nuove misure di austerity, i livelli della disoccupazione sono rimasti elevati e le condizioni del credito residuo restrittive". La contingenza sfavorevole non

Fuori Madrid la più grande piattaforma logistica d’Europa La catena di distribuzione tedesca Lidl costruirà ad Alcalá de Henares, una cittadina poco distante da Madrid, la più grande piattaforma logistica d’Europa. La prima pietra dell’immensa opera è stata posta il 21 gennaio alla presenza del presidente della Regione di Madrid, Ignacio González, e del segretario di Stato per il Commercio, Jaime

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García Legaz. La piattaforma logistica, la decima di Lidl in Spagna, avrà un’estensione pari a 71.800 metri quadrati e sarà posta su un terreno di 100 mila metri quadrati. Il nuovo centro sarà operativo fin dall’estate del 2016. Insieme all’altro centro di Pinto (Madrid) la piattaforma fornirà più di 150 supermercati della Spagna centrale al giorno. (c.b.)

ha impedito a Wal-Mart di incrementare le vendite dell'1,5%, raggiungendo quota 476 miliardi di dollari, un valore pari a circa un quarto dell'intero prodotto interno lordo italiano. La rivale statunitense Costco, che ha guadagnato una posizione in classifica arrivando alle spalle di Wal-Mart, ha fatto ancora meglio con un balzo del fatturato del 6,1% a 105 ma le sue dimensioni restano ancora notevolmente più piccole rispetto al leader mondiale. La francese Carrefour è la prima delle europee, nonché terza in classifica (era quarta nella rilevazione precedente), nonostante la performance nei dodici mesi in esame sia stata deludente (-2,4% a 98,7 miliardi di dollari). Ha invece archiviato un'ottima annata e scalato due posizioni la tedesca Schwarz Unternehmens Treuhand (Lidl), che ha conquistato la quarta piazza in classifica grazie a un balzo del fatturato del 9,5% a 98,6 miliardi di dollari. La vera sconfitta è stata invece l'inglese Tesco che è scesa dalla seconda alla quinta posizione in seguito al calo di fatturato (-2% a 98,6 miliardi di dollari) e all'indebolimento della sterlina nei confronti del dollaro. Il mondo della distribuziomne sta attraversando un periodo di forte cambiamento per effetto dell'innovazione tecnologica. Si ritiene che entro il 2015, l'83% dell'utilizzo di internet avverrà attraverso dispositivi mobili. I retailer dovranno adattarsi, con wifi negli store o siti compatibili con questi tipi di strumenti. La conferma dell'importanza di Internet viene dai dati sui negozi online. Amazon, con una crescita del 17%, ha raggiunto un fatturato di 61 miliardi di dollari, seguito dalla cinese JD. com, le cui vendite sono cresciute del 66% a 11 miliardi di dollari. Ma anche Wal-Mart è entrato nella partita: ha infatti trovato la strada per espandersi sul web e oggi il 2,1% delle sue vendite, pari a 10 miliardi (+30% in un anno), viene dalla rete. F e b b r a i o

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Campagna più abbondante della precedente ma comunque sotto la media. Frenato il fenomeno della raccolta anticipata F e b b r a i o

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Secondo gli addetti ai lavori le prospettive commerciali sono positive sui mercati esteri fino a tutto maggiogiugno. La Grecia ha dato fastidio fino al 15 gennaio. Aumenta la richiesta sui mercati dell’Est

Gli esportatori neozelandesi respirano un clima di euforia In Nuova Zelanda c’è fermento ed euforia per l’imminente inizio della stagione di mele e kiwi: il prodotto viene definito “superbo” dagli operatori. Nube nera che minaccia l’ottimismo neozelandese è però la volatilità del mercato internazionale. John McCliskie, ex presidente del neozelandese Apple and Pear Board, ha ammesso di non aver mai visto un quadro internazionale tanto preoccupante. Il vero problema per i produttori potrebbe infatti essere quello della vendita sui mercati esteri, caratterizzati da una generale instabilità e saturazione di prodotto. Gran parte delle elevate produzioni europee e nordamericane restano ad oggi ancora invendute. Una situazione complicata, resa ancora più intrigata dalle disastrose conseguenze dovute prima all’embargo russo e in seguito all’attuale svalutazione del rublo. Se finora infatti i mercati europei e asiatici abbondavano di prodotti provenienti da paesi

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C’è soddisfazione nel comparto del kiwi. Dopo la forte concorrenza della Grecia soprattutto a cavallo tra dicembre e inizio gennaio, alla fine di gennaio il mercato sembra essersi assestato, favorito da un’ottima qualità del prodotto. Per Patrizio Neri (nella foto), presidente del consorzio Kiwigold, la stagione del kiwi itialino sarà piuttosto promettente nel primo semestre di quest’anno. “Abbiamo più prodotto della scorsa annata ma siamo comunque sotto media. Prevedo che fino a maggio-giugno in Europa avremo buone possibilità”. La campagna era partita sotto buoni auspici a novembre con vendite in risalita rispetto al 2013 grazie alla buona penetrazione nei mercati asiatici e nonostante le turbolenze indirette provocate dall’embargo russo. Poi è arrivato lo spauracchio della Grecia, che con la sua sovraproduzione e la forte aggressività sui prezzi in dicembre e nella prima parte di gennaio ha creato non pochi grattacapi alle aziende italiane e non solo. “Ora che la pressione greca è scesa nettamente gli spiragli per tornare a delle buone performances di vendite ci sono tutte”, afferma Neri che aggiunge. “Da sottolineare l’influenza positiva dell’azione dell’Iko (organizzazione internazionale di cui fanno parte i rappresentanti dei principali paesi produttori di kiwi mondiale) che ha migliorato la qualità

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Dopo lo spauracchio greco il kiwi italiano corre

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soggetti a embargo, tra poco bisognerà anche aggiungere la frutta (mele e kiwi in primis) proveniente da Cile e Argentina, paesi scoraggiati ad esportare a Mosca proprio causa della forte svalutazione della moneta locale. Per far fronte a tale scenario McCliskie ha esortato produttori ed esportatori ad essere prudenti e spedire solo frutta di qualità ai mercati terzi. In generale però l’ottimismo neozelandese non sembra essere stato intaccato. Tra gli operatori si lamenta solo la mancanza di pioggia - per i possibili effetti negativi sulle varietà tardive - ma l’incognita relativa alla tumultuosità del mercato internazionale al momento non preoccupa. L’auspicio infatti è che la sovra-offerta di prodotto interessi solo i primi della campagna di commercializzazione e non sia troppo drammatica. La speranza infatti è interamente riposta sulla qualità del raccolto che allo stato attuale sembra eccellente. (c.b.)

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del kiwi e la riduzione dei casi di raccolta anticipata del prodotto”.

L’attenuazione della batteriosi ha dato respiro ai produttori Nel 2014 l’attenuazione dei sintomi della batteriosi dell’actinidia (Psa), e il sensibile rialzo dei prezzi, hanno dato respiro e speranza alla produzione di Kiwi. Ora i frutticoltori si interrogano sul futuro: quali sono le prospettive commerciali, ma soprattutto quale potrà essere l’evoluzione della malattia. Il decorso favorevole dell’anno scorso potrebbe infatti essere una semplice conseguenza dell’inverno mite, che ha impedito la penetrazione dei batteri nelle microlesioni da freddo, oppure potrebbe essersi avviata una sorta di risposta immunitaria della pianta, il cosiddetto recovery – meccanismo di difesa attivato in seguito all’infezione del patogeno. Intanto i nuovi indirizzi produttivi e le strategie di difesa messe a punto presso il Centro di ricerca del Creso e diffusamente applicate sul territorio hanno fatto la loro parte nel prevenire la malattia. Se ne è discusso al Centro ricerche per la frutticoltura di Manta, dove venerdì 30 gennaio sono stati presentati i risultati del Progetto PRO.ACT.IN (finanziato dalla Regione Piemonte), che ha visto lavorare insieme CReSO, Disafa dell’Università di Torino, Asprofrut e Albifrutta. Il CSO di Ferrara ha presentato le tendenze del mercato del kiwi a livello internazionale. Dopo la drastica riduzione delle varietà a polpa gialla (Hort16A è risultata la varietà più sensibile alla Psa), la forbice di prezzo tra le tipologie a polpa verde e gialla si è accentuata. I flussi di prodotto tra emisferi e continenti mostrano dinamiche interessanti, che devono guidare le scelte varietali e imprenditoriali. Chiara Morone del Servizio fitosanitario della Regione Piemonte e Luca Nari del Creso hanno fatto il punto su come sta evolvendo la Psa in Piemonte, cercando anche di individuare le correlazioni tra le condizioni meteo e lo “stop and go” della malattia. Davide Spadaro e Simona Prencipe dell’Università di Torino hanno presentato le recenti acquisizioni sulla biologia e l’epidemiologia del batterio, evidenziando gli effetti sulla qualità e conservabilità dei frutti. Graziano Vittone e Michele Giraudo del Creso hanno concluso infine l’incontro parlando delle strategie di difesa per la prossima stagione.

Sulla stessa lunghezza d’onda il parare di Gualtiero Rivoira (nella foto) dell’omonimo gruppo piemontese. “La partenza ha segnato prezzi alti, con un +10% in campagna e +15-20% alla vendita”, spiega Rivoira. “La Grecia ha dato fastidio soprattutto tra il 15 dicembre e il 15 gennaio, ma ora si sta alleggerendo con il proprio prodotto dando respiro al mercato e creando la possibilità di esplorare commercialmente nuovi Paesi. Da segnalare anche l’aumento delle richieste dai mercati dell’Est. Il mercato ora è abbastanza soddisfacente, prezzi discreti, qualità nella media”. Soddisfacente anche il fronte export, da sempre autentico cavallo da battaglia per il gruppo di Verzuolo (Cuneo). “Finora abbiamo registrato buoni risultati soprattutto in Oriente, Australia, Paesi arabi e Sud America”. Dando infine uno sguardo agli ultimi dati, secondo i rilevamenti del Cso, Centro servizi ortofrutticoli, a livello nazionale le superfici produttive al 2014 sono stimate in oltre 24.800 ettari, in calo del 2% rispetto al 2013 e conseguenza di un minor rinnovo degli impianti. La produzione 2014 a livello nazionale dovrebbe essere superiore del 4% rispetto al 2013, con tutte le regioni produttive in aumento ad eccezione del Lazio. emanuele.zanini@corriereortofrutticolo.it

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Il calo raggiunge anche il 7% tra il 2013 e il 2014 e condiziona l’anno nuovo con scorte di prodotto fino al 15% superiori alla media. Il mercato stressato dall’immissione di prodotto di bassa qualità climatico non sempre favorevole, che ha alimentato la continua depressione del prezzo e la progressiva riduzione dei consumi. “Gli operatori commerciali hanno reagito accentuando una pressione promozionale già consistente”, spiega Giulio Romagnoli (nella foto), presidente di Romagnoli F.lli SpA e coordinatore della Commissione Patate di

Le patate potrebbero uscire dal bando imposto dai russi ai prodotti alimentari C'è una "indicazione di apertura" da parte della Russia sul bando imposto ad alcuni prodotti agroalimentari europei, ma al momento "non c'è nessun accordo formale" con la Commissione Ue per porvi fine o allentarlo. E' quanto afferma il portavoce alla salute dell'esecutivo Ue Enrico Brivio il 23 gennaio, sottolineando che "sono in corso discussioni tecniche esclusivamente sulla carne di maiale e sulle patate" anche se Mosca "ha chiesto che alla lista vengano aggiunti prodotti di alta gamma" come i Dop o gli Igp. Bruxelles resta però ferma su un punto: "se ci sarà un accordo, questo dovrà rientrare nel sistema delle certificazioni UE ed essere applicato a tutti i Paesi senza discriminazioni". Mosca sta infatti cercando di 'spezzare' il fronte europeo con intese bilate-

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Qualità della produzione nazionale da ottima a eccelsa, ma consumi in flessione tra il 5 e il 7%: questa contraddizione riassume il consuntivo di un 2014 al di sotto delle aspettative per chi produce e commercializza patate nel nostro Paese e condiziona il mercato anche nella primissima parte del 2015, con scorte di prodotto italiano che restano del 1015% superiori alla media con qualche distinguo tra una areale produttivo e l’altro. La difficoltà di un alimento tanto popolare, accessibile e saldamente inserito nella tradizione gastronomica italiana suona in aperto contrasto con un periodo di recessione, dove a rigor di logica i cibi altamente nutrienti, versatili e a costo contenuto dovrebbero conoscere un momento di gloria. Quali sono le ragioni di questa apparente disaffezione dei consumatori nei confronti della patata? Secondo Romagnoli Fratelli SpA, una delle più importanti realtà nazionali nella lavorazione e commercializzazione di prodotti ortofrutticoli, le chiavi di lettura sono due: una interna alla filiera pataticola e una più legata alla crisi economica e all’evoluzione dei consumi. Da un lato, l’andamento negativo del 2014 non ha interessato solo il mercato italiano, dove il consumo complessivo (distribuzione organizzata, canale Ho.re.ca, normal trade e industia) di patata è sceso da 2,1 a circa 1,9 milioni di tonnellate, ma anche le aree di produzione e di fortissimo consumo dell’Europa Settentrionale. In entrambi i casi, nel corso dell’anno è stata immessa sul mercato anche una consistente quantità di prodotto di scarsa qualità a causa dell’andamento

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Patata italiana con tanta qualità ma i consumi sono in flessione

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rali e spingendo per un sistema che le consenta di non importare dagli stati membri a lei 'ostili' come i Baltici o la Polonia, e far invece rientrare nel Paese i prodotti di qualità ora colpiti dal bando come per esempio Parmigiano reggiano e Prosciutto di Parma. "La Commissione UE sta aspettando una risposta da parte della Russia e spera che le barriere fitosanitarie possano essere rimosse" anche se "l'esito di questi negoziati tecnici non pregiudica la procedura in corso al Wto" sul bando in blocco imposto a tutti prodotti del maiale un anno fa, "né la politica commerciale Ue nei confronti della Russia". In ogni caso, ha sottolineato il portavoce ricordando che l'avvicinamento tra i responsabili UE e russo delle norme sanitarie è avvenuto a Berlino a margine della Settimana Verde.

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Patate francesi alla conquista dei consumatori con un piano triennale Il comparto francese della patata ha affilato le armi ed è pronto a “combattere” una battaglia a colpi di comunicazione. E’ infatti imminente una massiccia campagna promozionale, sapientemente ideata e gestita dal Comitato Nazionale Interprofessionale della Patata di Francia (CNIPT), che “colpirà” il consumatore su più fronti. Una strategia triennale che prevede la realizzazione di due diversi programmi di comunicazione; uno completamente focalizzato sulla patata, l’altro comune con l’intero settore dell’ortofrutta d’Oltralpe. Sostenute finanziariamente dal Governo francese e da fondi comunitari, le due campagne promozionali si svilupperanno nello stesso periodo e avranno un obiettivo comune che cercheranno di raggiungere con azioni complementari. La Francia è il secondo produttore di patate in Europa occidentale dopo la Germania e il più grande esportatore dell’UE. L’export totale medio di patate dal 2010 al 2013 ammonta a 1,8 milioni di tonnellate, per un valore di 415,5 milioni di euro (fonte CNIPT). La nuova campagna, dal titolo

“Ogni patata si esprime a modo suo”, ne promuove il consumo legato alla versatilità tipica di questi tuberi in cucina ed è la continuazione di una precedente operazione promozionale, sviluppata negli anni ’90, grazie a cui i consumatori francesi per la prima volta avevano associato le diverse varietà ad utilizzi specifici in cucina. Per raggiungere tale obiettivo sono stati realizzati spot televisivi volti a descrivere minuziosamente le tre principali famiglie di patate secondo la loro “funzione d’uso”: da lessare, al forno o per purè e fritte. Gli spot da 40, 20 e 10 secondi andranno in onda nel corso del mese di febbraio su diversi canali TV francesi. La campagna tuttavia si avvarrà anche di altri supporti digital e non: sono previste attività di promozione attraverso i social network e nei punti vendita. Insieme a questa attività specifica per il comparto, nel corso del 2015 prenderà il via anche un programma congiunto di CNIPT e INTERFEL (Interprofessionale francese di frutta e verdura), sostenuto dall’UE, volto a incrementare il consumo di frutta, verdura e patate attraverso azioni in-store e partecipazioni ad eventi pubblici. (c.b.)

Fruitimprese. “Le patate, però, sono un prodotto a consumo rigido, vale a dire che i consumatori non reagiscono al prezzo promozionale mangiando più patate del solito, ma eventualmente spostando l’acquisto sul prodotto in promozione. In questo modo, l’unico effetto sortito da quotazioni costantemente e innaturalmente basse è stato mandare in crisi la sostenibilità della filiera”. Difatti, i riflessi negativi della campagna produttiva e commerciale 2014 non hanno tardato a farsi sentire a livello di aziende agricole sotto forma di riduzione delle superfici destinate alla coltivazione della patata. Tutti i principali areali dell’Italia meridionale fanno registrare una contrazione delle superfici investite, con in cima la Campania. Se confermata al termine delle semine, questa situazione creerà i presupposti per un riequilibrio tra offerta e domanda a partire dai prossimi mesi di aprile e maggio. D’altro canto non si possono sottovalutare gli effetti della crisi economica e, ancor più, dell’evoluzione in atto negli stili di vita e di consumo degli italiani. Per Romagnoli il perdurare della recessione ha portato sicuramente a un’ulteriore stretta sui consumi, anche essenziali, che è arrivata a lambire il segmento altospendente dei consumatori. Tuttavia, in questo quadro si sta manifestando anche un fenomeno di polarizzazione dei consumi. Non si spiegherebbe altrimenti la crescita delle linee di prodotto premium nella Moderna Distribuzione. Tutte le principali insegne, infatti, stanno procedendo a segmentare verso l’alto l’offerta allo scopo di ricavare marginalità attraverso la soddisfazione di un consumatore sempre più informato ed esigente sul value for money. Aumenta di pari passo la fascia che acquista generi alimentari di primo prezzo ma, anche in questo caso, solo se li trova buoni e convincenti. F e b b r a i o

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Pietro Barbieri La campagna 2014 dell’uva da tavola italiana si è chiusa in chiaroscuro. L’offerta è stata infatti inferiore alla media, la qualità del prodotto variabile e le quotazioni sono apparse generalmente in flessione rispetto all’annata precedente, seppure con le dovute eccezioni. Anche l’export ha mostrato una tendenza negativa, con riduzioni sia in valore che in volume e un lieve calo del prezzo medio. In questo quadro generale abbastanza grigio, positivo si può al contrario definire il bilancio delle uve apirene, sia per i volumi venduti, sia per il livello dei prezzi, a conferma di una tendenza che vede queste nuove varietà sempre più apprezzate dai consumatori, soprattutto internazionali, ma oramai anche dagli italiani. Si tratta di un’offerta ancora contenuta rispetto ai circa 14 milioni di quintali di uva da tavola complessivamente realizzati a livello nazionale, ma in progressiva crescita per l’entrata in produzione dei nuovi impianti chiamati a sostituire le varietà tradizionali. Che però, soprattutto nel nostro Paese, continuano a mantenere un forte gradimento da parte del consumatore. Parliamo di quelle varietà con semi come Italia, Pizzutella, Regina, Vittoria, Red Globe che hanno tuttora un buon mercato. Tuttavia l’innovazione varietale avanza, purtroppo senza il contributo della ricerca italiana, che non riesce a proporre nuove costituzioni con caratteristiche paragonabili alle proposte che giungono dalla California, da Israele o dal Sudafrica. Tra i protagonisti a livello globale delle nuove varietà di uva senza semi vi è la californiana Sun F e b b r a i o

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L’americana Sun World sta incrementando il numero dei licenziatari italiani per le sue varietà senza semi. Dopo Peviani, Apofruit e Di Donna coinvolto Giuliano

World che lo scorso anno ha aggiunto ai tre licenziatari già esistenti in Italia (Gruppo Peviani, Apofruit Italia e Gruppo Di Donna) anche Giuliano Puglia Fruit, azienda pugliese gestita da tre fratelli: Nicola, Giovanni e Vito Giuliano. L’azienda è una delle realtà più dinamiche del Sud Italia e tra i promotori nel nostro Paese dello sviluppo della moderna coltivazione dell’uva da tavola. Parte della produzione commercializzata proviene dalle aziende agri-

VARIETÀ & MERCATO

Uve apirene, la ricerca latita Viene in aiuto la California

cole di famiglia, dislocate in aree vocate e strategiche della Puglia che consentono di avere disponibilità di prodotti a maturazione scalare. “La scelta della varietà - dice Nicola Giuliano – quando si deve impiantare un nuovo vigneto è una decisione difficile, perché è un elemento che incide in modo significativo sulla determinazione del reddito netto del produttore. Fino a qualche anno fa l’offerta di nuove varietà era limitata, ma oggi non è più così. Anzi, www.corriereortofrutticolo.it

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V arietà & mercato possiamo dire che il panorama varietale disponibile continua velocemente ad arricchirsi di nuove costituzioni, con caratteristiche via via migliori di quelle esistenti, fatto che rende la scelta ancora più problematica”. “La nostra azienda - prosegue – ha deciso di investire 50 ettari con alcune delle nuove varietà proposte da Sun World. Più precisamente abbiamo destinato 10 ettari a Sugranineteen (marchio Scarlotta Seedless), varietà rossa a maturazione tardiva con acini di grossa pezzatura e aroma neutro, 10 ettari a Sugrasixteen (marchio Sable Seedless), uva nera a media epoca di raccolta dal sapore tropicale, 10 ettari a Sugrathirteen (marchio Midnight Beauty), uva nera precoce, con acini di grossa pezzatura e aroma neutro, e infine 20 ettari a Sugraone (marchio Superior Seedless), uva bianca precoce, con leggero aroma di moscato, eccellente sia per le qualità organolettiche, sia dal punto di vista estetico”. Tutte queste nuove varietà, bisogna ricordarlo, sono registrate con il brevetto vegetale e quindi per poterle coltivare è necessario sottoscrivere un contratto d’impianto e pagare una royalty. Pertanto chiunque propaghi, pianti, produca o venda viti di queste varietà, o frutta da esse provenienti, senza una licenza è perseguibile dalla legge. “I nostri progetti di rinnovo varietale però non si fermano qui – continua Giuliano – Dal prossimo autunno infatti intendiamo dare il via a un nuovo programma triennale di investimenti che ci porterà a piantare 20 ettari con Sugrathirtyfive (marchio Autumncrisp), varietà bianca tardiva dal leggero aroma moscato, altri 10 ettari con Sable Seedless, 5 con Midnight Beauty, 5 con Scarlotta Seedless e infine ulteriori 10 ettari con novità non ancora catalogate”. Le nuove varietà senza semi hanno in qualche caso comportato un’innovazione anche nella for56

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Nicola Giuliano, titolare con i fratelli di Giuliano Puglia Fruit. Sotto, una delle varietà apirene della società californiana Sun World

ma di allevamento della vite. Dal tradizionale “tendone”, adottato finora in maniera quasi esclusiva in Italia, si è infatti passati, come ad esempio nel caso di Midnight Beauty, ad un allevamento a Y, che migliora la fertilità, la produttività e comporta anche una certa riduzione dei costi colturali. Mentre nella forma a tendone foglie e germogli coprono i tralci a frutto, nell’allevamento a Y la zona tra le file priva di vegetazione consente una migliore esposizione al sole di tralci e grappoli e quindi una maggiore luminosità che migliora la differenziazione a frutto delle gemme Come si diceva in precedenza, le nuove varietà apirene, caratterizzate da ottima presentabilità

dei grappoli, bel colore, acino sodo, aromi e sapore intenso ed elevato contenuto in zuccheri, cominciano a fare breccia sul mercato italiano, dove il consumatore è assai esigente in termini di caratteristiche organolettiche, in particolare riguardo al colore e al sapore. “Ma è soprattutto all’estero – precisa Giuliano - che le nuove cultivar ci permettono di essere competitivi. Germania, Austria, Regno Unito, Norvegia, Belgio e Francia, in ordine di importanza, sono per la mia azienda le principali destinazioni di questo prodotto. Il nostro obiettivo è servire sempre meglio la grande distribuzione italiana ed estera e, sotto il profilo delle strategie di marketing e commercializzazione, un leader a livello mondiale com’è Sun World ci ha offerto un supporto importante. Grazie al loro impegno e a quello dei diversi partner sparsi nelle migliori aree produttive a livello mondiale stiamo infatti lavorando – conclude – alla creazione di un network internazionale per offrire alla gdo la stessa varietà di uva in assortimento tutto l’anno. Per loro è un bel vantaggio e per noi una chance commerciale in più”. F e b b r a i o

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