Corriere Ortofrutticolo Maggio 2013

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ANNO XXVII Nuova serie

Maggio 2013

E AT T U A L I T À D I S E T T O R E

euro 6,00

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C orriere Ortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

CORSI spa Verona preventivi on line su

www.corsispa.it

• MALTEMPO Produzioni falcidiate e consumi frenati PAG. 23

• MERCATI Progetti ambiziosi a Genova e Verona PAG. 35

• REPARTO GD Auchan, ortofrutta sottotono PAG. 44

• PRODOTTI Ciliegie e piccoli frutti Campagna in salita PAG. 63

PROTAGONISTI Michelangelo Rivoira: investire è la risposta alla crisi PAG.27

daily news: www.corriereortofrutticolo.it

MENSILE DI ECONOMIA





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CorriereOrtofrutticolo

✍ Lorenzo

Anche i ristoranti non sono più quelFrassoldati li di una volta. E pazienza che qualcuno si sia finalmente accorto che la frutta è scomparsa anche dai menù della ristorazione. Due docenti torinesi Elena Accati e Mina Novello ci hanno scritto un libro (“Siamo alla frutta”, Blu Edizioni) pieno di ricette per ridare dignità a un alimento che “non appaga il narcisismo degli chef e non stuzzica la golosità del buongustaio”. Come tirare la frutta fuori dalla clandestinità? Ci vuole voglia, tecnica, ci vorrebbero veri e propri sommelier per farla apprezzare come si fa col vino. Ma forse stiamo sognando. Restiamo con i piedi per terra. Torniamo al tema della ristorazione/distribuzione che cambia. La crisi sta rivoluzionando non soltanto i consumi casalinghi ma anche quelli extra. Così mentre i ristoranti tradizionali si svuotano, nascono nuovi format di locali, ‘multifunzionali’, un po’ bar, gastronomie, forno, salumeria, enoteche, bistrot, minimarket con pochi prodotti ma selezionati. Si mangia, si fa uno ‘spuntino, magari un po’ di spesa. Il format richiama quello dei megastore Eataly lanciati da Oscar Farinetti, anche se non sempre la qualità dei prodotti è la stessa. Il concept di fondo è la qualità da comprare e da mangiare a un giusto prezzo, la flessibilità del servizio (apertura spesso fino a notte inoltrata) e l’interazione col cliente che viene informato su origine, tracciabilità, ecc. Della rivoluzione in atto nei consumi si è accorta anche la Coop, il più grande distributore nazionale, che (ne parliamo in questo numero) ha annunciato che sta studiando in collaborazione coi cervelloni americani del Mit- Massachussets Institute of Technology un nuovo format di market ipertecnologico in cui coinvolgere i fornitori all’insegna delle eccellenze agroalimentari del made in Italy, di cui Coop vuole farsi promotrice anche all’estero attraverso la rete internazionale delle cooperative di consumatori. Anche l’universo dei mercati all’ingrosso sta uscendo dal cono d’ombra degli ultimi anni puntando su internazionalizzazione e mercati di ‘terza generazione’. Insomma il mondo della distribuzione è attraversato da fermenti nuovi che stanno rivoluzionando le carte in tavola: si pensi , ad esempio, alla strategia aggressiva di un grande player dei discount come Lidl che si sta riposizionando su una fascia alta del mercato in grado di insidiare le catene ‘tradizionali’, in primis quelle cooperative. Di tutto questo si parla ancora troppo poco nel mondo dell’ortofrutta che ha un bisogno disperato di entrare in nuovi progetti innovativi, dinamici, aperti al futuro. Ad esempio, abbiamo appreso per caso che nei cluster tematici del prossimo Expo 2015 di Milano (motto ‘Nutrire il pianeta’) ci saranno caffè e spezie M a g g i o

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EDITORIALE

Frutta, questa sconosciuta

(prodotti non propriamente made in Italy) ma non l’ortofrutta. Speriamo che alla mancanza provveda Coop che dell’Expo è “Food Distribution Partner”. In una delle sue prime interviste da presidente di FruitImprese, Marco Salvi ci disse che “siamo un settore forte ma vecchio nell’immagine, con poca innovazione e comunicazione. Qui c’è tanto da lavorare”. Proprio così, il settore ha bisogno di svecchiarsi, non può più accontentarsi di sopravvivere. Matteo Renzi dice al governo delle larghe intese che o si spiccia a fare le cose che servono al Paese o è meglio che vada a casa. Servirebbe un ‘rottamatore’ anche per l’ortofrutta: basta tirare a campare, ognuno chiuso nel suo orticello o tra le mura della propria azienda. Serve il dialogo vero, un confronto aperto tra i player oggi sul mercato, privati e cooperativi, singoli e associati. Produzione, commercio privato e all’ingrosso (Mercati) , distribuzione dovranno prima o poi confrontarsi su queste nuove sfide per capire quali opportunità si aprono per l’ortofrutta dalla rivoluzione dei consumi e dall’ansia di rinnovamento che attraversa la Gdo. Su questo fronte, giusto per metterci la faccia, noi come Corriere Ortofrutticolo abbiamo in serbo alcune iniziative che speriamo possano dare una scossa in questo senso. Tutti auspicano un rilancio dei consumi ma non è che lo si fa per decreto. I consumi alimentari sono tornati indietro di vent’anni. Servono idee e progetti nuovi. Che il 2013 sia un altro anno di austerity nel food – un tempo bene ‘incomprimibile’ - lo conferma ufficialmente l’Ismea che - commentando i dati del primo trimestre 2013 - segnala una contrazione della spesa del 2,3% su base annua, accompagnata da una flessione delle quantità acquistate dell’1,4%. In questo quadro per l’ortofrutta si spende quasi il 4% in meno (in volume quasi - 3%). Per la prima volta, accusano una flessione anche gli acquisti di ortaggi e insalate di IV gamma (-4,8% in volume), “che fino allo scorso anno avevano sempre mantenuto incrementi anche elevati”, annota Ismea. Con l’allarme rosso che suona per la prima volta anche per la IV gamma lo stato di emergenza è adesso ufficiale.

PUNTASPILLI LOW COST Coldiretti porta a Bruxelles la sua denuncia sui rischi del cibo low cost. “Di fronte ad una escalation di truffe ed inganni sul cibo favorita dalla crisi, è importante investire sull’agricoltura europea anche per assicurare cibo in quantità e qualità adeguate alle esigenze dei cittadini”. Per carità, denuncia sacrosanta. Però davanti ad un Paese che scivola verso la povertà, la domanda è un’altra: come ci difendiamo dai rischi della vita low cost? *

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Il ricordo

CorriereOrtofrutticolo

ROBERTO FIAMMENGHI, L’ANIMA CHE CUCIVA I RAPPORTI TRA PRODUZIONE E GDO Lutto nel settore agroalimentare italiano. Nella notte tra il 28 e il 29 maggio a Cervia è morto improvvisamente Roberto Fiammenghi, consigliere delegato di Coop Italia, direttore acquisti di Centrale Italiana, vicepresidente di Ortofrutta Italia (Organizzazione Interprofessionale nel comparto ortofrutticolo), vicepresidente di Cpr System. Aveva 64 anni. Nato a Cervia nel 1949, dopo aver lavorato nel mondo cooperativo ravennate negli anni Settanta, Fiammenghi era entrato in Coop Italia nel 1986, prima responsabile del settore carni poi del fresco-ortofrutta fino a divenire nel 2009 consigliere delegato commerciale food. Lo choc in Coop Italia è stato tale che per ore, il 29 maggio, la notizia non è stata ufficialmente diramata né tantomeno commentata. Poi poche righe, gonfie di emozione: “Con profonda tristezza e con grande affetto Coop Italia e tutto il movimento cooperativo partecipa al dolore della famiglia annunciando l’improvvisa scomparsa di Roberto Fiammenghi consigliere delegato. Coop Italia ricorda con immensa gratitudine la figura di un dirigente di primo piano del movimento cooperativo che negli incarichi ricoperti ha sempre unito la grande professionalità con un’autentica passione per gli ideali e i valori cooperativi. Ha saputo trasmettere identica passione in tutti coloro che hanno avuto il privilegio e la fortuna di conoscerlo e lavorare al suo fianco. Roberto ha così contribuito in maniera determinante e con innata generosità a far crescere la cooperazione nel nostro Paese con la sensibilità e l’altruismo del vero cooperatore. L’intero sistema Coop non potrà non percepire il vuoto della sua assenza”. La prima reazione è stata quella di Renzo Piraccini, top manager di Apofruit e presidente di Almaverde Bio: “Quando ho saputo della morte di Roberto questa mattina alle sette ero letteralmente sconvolto. Mi risulta ancora difficile parlare di lui al passato. L’ultima volta che ci siamo sentiti è stato solo venerdì scorso (24 maggio, n.d.r.) per parlare di lavoro e dei consueti problemi che il settore deve affrontare. Ma ci vedevamo o sentivamo almeno un paio di volte alla settimana. Con lui avevo un rapporto fraterno. Roberto lo conoscevo da una vita, dai tempi dell’Agraria di Cesena e della Cooperativa Braccianti di Cervia negli anni Settanta. Era poi entrato in Coop Italia. Per diversi anni le nostre strade professionali si erano divise. Poi ci siamo incontrati di nuovo quando è diventato responsabile dei prodotti deperibili di Coop Italia. Era davvero una persona speciale dal punto di vista professionale e umano. Era schivo e allo stesso tempo disponibile e modesto. Nell’ambito della cooperazione ha lavorato in maniera fondamentale per il settore ortofrutta. Era l’anima che cu-

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civa i rapporti, spesso conflittuali, tra produzione e Gdo”. Renzo Piraccini ha poi aggiunto nell'intervista rilasciata al nostro Emanuele Zanini per il sito del Corriere: “È stato uno degli artefici della nascita di Cpr System e del suo sistema. Tutti coloro, e sono tanti, che lo conoscevano nel settore agroalimentare hanno sempre parlato in maniera positiva del suo operato e del suo modo di fare. Non perdeva mai di vista l’importanza del rapporto con le persone. Non lo dimenticheremo”. “Un uomo di grande levatura e spessore, che tanto ha dato al mondo della cooperazione, e dell’ortofrutta in particolare, fornendo, con il proprio lavoro, un contributo fondamentale che rimarrà nel tempo”. Questo il ricordo di Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo. “Fiammenghi è stato un professionista serio, figura di riferimento per l’agro-alimentare italiano di cui è stato portatore di valore e innovazione”. “Un uomo di cuore, con una straordinaria passione per il settore, era legato al mondo della produzione nonostante lavorasse per la distribuzione e per questo ha saputo conservare un’attenzione ed una sensibilità rara nei confronti delle aziende agroalimentari. Esprimo il mio più profondo cordoglio per una perdita che lascerà un grande vuoto nella distribuzione ortofrutticola italiana”. Queste le parole sulla figura di Fiammenghi di Paolo Bruni, presidente del Cso. Anche Domenico Scarpellini, presidente di Cesena Fiera, ha voluto ricordare il consigliere delegato di Coop: “Roberto ci mancherai: è stato un punto di riferimento, una persona speciale per professionalità, generosità ed umanità. Esprimo il mio profondo cordoglio per una perdita che lascerà un vuoto per l’intera filiera ortofrutticola". “Roberto era un grande uomo di cooperazione. Era innamorato del suo lavoro come pochi. Aveva un’onestà intellettuale che oggi è difficile trovare”. Così Gianni Bonora, fondatore di Cpr System. “Fiammenghi non instaurava un semplice rapporto tra fornitore e cliente ma vere e proprie partnership, basate anche molto sul rapporto umano. La sua professione per lui era tutto. Ricordo quando dava gli appuntamenti di lavoro alle sette della mattina oppure a cena alle otto. Dava il cento per cento per il suo lavoro, per cui metteva tutta la sua passione, dedizione e alta professionalità ed esperienza. Ho perso un amico fraterno”. La direzione e la redazione del Corriere Ortofrutticolo partecipano al dolore della famiglia di Roberto Fiammenghi, manager di cui abbiamo sempre apprezzato la disponibilità e l'onestà intellettuale.

M a g g i o

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Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Mirko Aldinucci (coordinatore) Emanuele Zanini

MENSILE DI E AT T U A L I T À

ECONOMIA DI SETTORE

ANNO XXVII - Nuova serie M A G G I O

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Corriere

T H E F I R S T ITALIAN

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Redazione via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale: Antonio Felice Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: segreteria@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 66 euro per due anni: 100 euro e-mail: abbonamenti@corriereortofrutticolo.it

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Profilo Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio organizzato. Il Corriere Ortofrutticolo è un formidabile, unico e specializzato strumento di raccordo e di informazione per l’intero settore. È presente a fiere in Italia e all’estero dove è diffuso a indirizzi specializzati di oltre 30 nazioni.

Diffusione 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Grossisti 29%, Dettaglianti 23% Produttori 22%, Supermercati 9% Import-export 6,5%, Servizi 5% Tecnologie e Trasformati 2,5% Altri 3%

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Crisi e maltempo: primavera “no” PAG.23

Un brand per il Mercato di Genova PAG.35

RUBRICHE

dei grossisti italiani

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Ritorno... alle origini

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Patto con Ismea per monitorare crediti e prezzi

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DISTRIBUZIONE Auchan, ortofrutta sottotono

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«Il sistema-Barcellona esalta la filiera ortofrutticola»

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Distribuzione flash

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LOGISTICA Carrelli elevatori, mercato tiepido. Ok noleggio e modelli ecologici

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Porti, a Savona transita più frutta

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QUARTA - QUINTA GAMMA Bonduelle, non solo business Parola d’ordine sostenibilità

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SPAZIO APERTO Qualcuno salvi il Pachino

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EDITORIALE Frutta, questa sconosciuta

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IL RICORDO Roberto Fiammenghi, l’anima che cuciva i rapporti tra produzione e Gdo 4 GENTE & FATTI Vip main sponsor delle due tappe altoatesine della corsa rosa

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Cso rinnova le cariche 21 i consiglieri del nuovo Cda

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La frutta scompare dai tavoli dei ristoranti

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A scuola di frutta: laboratori interattivi in nove regioni italiane

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L’INTERVISTA Bruni: sogno un Cso senza confini Più servizi, ma non cabina di regia

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NOTIZIARIO Sospeso il pagamento dell’Imu per terreni e fabbricati rurali

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L’edizione 2014 di Tomato Congress sul lago di Garda e a Parma

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Post raccolta delle pomacee, i risultati del progetto Ager

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Consorzio di tutela Igp di Pachino, partnership giapponese

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Aglio: commercio e sinergie temi caldi nel summit tra Italia, Francia e Spagna 19 Patata da consumo, firmato a Bologna il contratto quadro 2013-2015

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Asparago T18 protagonista… dell’allenaza italo-austriaca in tavola

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FEDAGRO NEWS Fedagro, la grande casa

LETTERE DEI LETTORI Ripensare logistica e frutta nelle scuole 62 Occasione unica per settore e Paese 62

ATTUALITÀ Primo Piano - Sos maltempo Grandina sul bagnato

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L’ELENCO DEGLI AGLIO VOGHIERA BATTAGLIO CLAUSE ITALIA COOP SOLE DEL MONTE EOS FEDAGRO FRUITECOM LA COSTIERA

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M a g g i o

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Ortofrutticolo

M O N T H LY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

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w w w. c o r r i e r e o r t o f r u t t i c o l o. i t

www.corriereortofrutticolo.it è il Quotidiano on line nato dall’esperienza del più affermato mensile specializzato di settore www.corriereortofrutticolo.it ti tiene costantemente aggiornato sulla campagna produttiva e commerciale della frutta con notizie, interviste, dati www.corriereortofrutticolo.it aspetta i Tuoi commenti alle news del giorno Corriere Ortofrutticolo è anche su facebook:

Auchan “snobba” l’ortofrutta

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Copertina - Protagonisti Nel nome del padre

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Copertina - Protagonisti Dal 1950 all’avanguardia per coltivazioni e conservazione

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Tante sfide per De Girolamo erede del ministro iper-tecnico

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Michele Corradino confermato Capo di Gabinetto Mipaaf

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Radicchio anti-crisi Ha margini consistenti

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Mela Annurca, disciplinare da rivedere Solo il 20% dei frutti si fregia dell’Igp

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Kiwi: batteriosi nel Veronese

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…e nei frutteti romagnoli

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Il Mercato di Genova è… Sicuramente Fresco

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Estero, più servizi e sinergie nel futuro di Veornamercato

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I surgelati tirano e Orogel investe

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Produttori nei punti vendita

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Confronto con la Gdo

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INSERZIONISTI

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NEL PROSSIMO NUMERO ☛ La frutta estiva cerca la strada del rilancio

«Imprese private vero pilastro dell’Emilia Romagna»

MONSANTO MONTINI ORTOFRUIT RIJK ZWAAN ROSARIA SERMAC VALFRUTTA FRESCO

Carrelli elevatori, piace il noleggio PAG.50

pagina 15 pagina 51 pagina 67 pagina 16-36-40 pagina 12 pagina 63 pagina 20

Resoconto sull’andamento commerciale della frutta estiva: dalla viva voce degli operatori un primo bilancio per comprendere se i consumi saranno finalmente decollati dopo un avvio di stagione reso complicato dalla crisi economica e dal clima avverso.

☛ Insegna della Gdo e Dettagliante, due rubriche ad hoc Sul prossimo numero riflettori sulla catena Despar e intervista a un dettagliante ortofrutticolo: due rubriche proposte dal Corriere Ortofrutticolo 2013 per avvicinare chi opera a monte nel settore con piccola e grande distribuzione.

☛ Frigoconservazione, novità e tendenze Approfondimento sulla frigoconservazione. Dati e interviste ai principali operatori con le ultime tendenze e un focus sulle innovazioni, che interessano anche le imprese made in Italy protagoniste in questo comparto.

MONDO

SCHEDA PRODOTTO

Wuwm casa comune dei Mercati Ma all’Italia interessa poco

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Volumi in calo

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Organizzazione e.... posizione. Medfel si conferma su buoni livelli

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Mondo flash Spagna - Almeria, nuovo re dell’export Germania - Biologico, vendite su. Superfici insufficienti Francia - Cap Seine acquista Pomm’Alliance Costarica - Accordo di libero scambio con il Perù Canada - Il gelo distrugge i pomodori Venezuela - Progetti comuni con Cuba 59 Vietnam - Revocato il blocco dell’export verso l’Ue Colombia - Crollano le vendite di banane Belgio - Leader per le verdure surgelate Cile - Noci, boom delle esportazioni Senegal - Cresce il commercio del mango Turchia - Danni all’uva apirene 60

CILIEGIA Maturazione in ritardo e qualità iniziale bassa, ma ci sono speranze 63

PICCOLI FRUTTI Maltempo e freddo eredità pesanti per la campagna commerciale

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FATTI

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Il logo dei F.lli Orsero sulla maglia bianca del Giro d’Italia Per il secondo anno consecutivo F.lli Orsero ha sponsorizzato il Giro d’Italia. Il logo appariva sulla Maglia bianca del Giro d’Italia. Per la seconda volta consecutiva quindi il furgoncino ha accompagnato le gesta del miglior giovane della competizione ciclistica più famosa della Penisola. La Maglia bianca nasce nel Giro d’Italia del 1976 e venne regolarmente assegnata fino all’edizione del 1994. Il primo a conquistarla è stato il corridore Alfio Vandi, inaugu-

rando, in questo primo avvicendamento, una supremazia dei ciclisti italiani. Dopo 12 anni la Maglia bianca è stata nuovamente assegnata nell’edizione del 2007. A partire dal 2009 è intitolata a Candido Cannavò, storico giornalista sportivo. Tra i grandi nomi che si sono fregiati della Maglia bianca durante il Giro d’Italia figurano anche Pavel Tonkov (che se l’è aggiudicata per due anni di seguito, nel 1992 e nel 1993), Andy Schleck (nel 2007) e Riccardo Riccò (nel 2008).

Vip main sponsor delle due tappe altoatesine della corsa rosa VI.P tra i Main Sponsor locali di due delle più importanti tappe Giro d’Italia, competizione ciclistica tra le più attese e prestigiose. Giunta alla 96ma edizione, il Giro si è svolto dal 4 al 26 maggio passando per la Val Venosta con due tappe tra le più attese: la prima, la tappa numero 19, ha avuto luogo venerdì 24 maggio con parten-

Vetrina Vinitaly per insalata di Lusia Igp e aglio polesano Dop I Consorzi di Tutela dell’Insalata di Lusia Igp e dell’Aglio Bianco Polesano Dop erano presenti con una esposizione al Vinitaly 2013 nel padiglione “Sol&Agrifood”. La presenza delle due eccellenze della Provincia di Rovigo è stata resa possibile all’interno di uno spazio espositivo organizzato dal Cosvipo dove c’era la presenza anche di altri importanti ditte dell’agroalimentare polesano. La kermesse è stata l’occasione per far degustare i prodotti Dop e Igp elaborati da Enrico Rizzato chef del ristorante “Al Ponte” di Lusia in collaborazione con lo chef del risotorante “Aurora” di Porto Tolle. L’Insalata di Lusia Igp è stata proposta sotto forma di sorbetto, e come plumcake con crema di carote. Sono state due preparazioni create appositamente per l’evento e che hanno destato molto interesse e commenti positivi tra i partecipanti. L’Aglio Bianco Polesano Dop è stato presentato con la “Ciabatta Polesana” ed olio extravergine d’oliva, una proposta che ha permesso di far esaltare le caratteristiche gustative del prodotto.

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za da Ponte di Legno (Brescia), attraverso il Passo dello Stelvio (Cima Coppi grazie ai suoi 2.758 metri d’altezza) fino alla Val Martello (Bolzano). Nel corso di questa tappa, tra Silandro e Laces, patria delle mele venostane, è stato allestito uno speciale traguardo dedicato alla “Mela Val Venosta”. Il vincitore è stato premiato nel corso di una cerimonia, allestita il giorno dopo prima della partenza per l’ultima tappa, con un trofeo a forma di mela realizzato con il prestigioso marmo di Lasa creato da un mastro artigiano locale. Il giorno dopo partenza da Silandro (Bolzano) per tutta la Val Venosta, passando quindi da Merano e Bolzano fino alle Tre cime di Lavaredo (Belluno) nelle Dolomiti. Due tappe impegnative determinanti per decidere l’esito della gara: tra salite vertiginose, ardui tornanti e paesaggi mozzafiato, Mela Val Venosta ha affiancato i “girini” accompagnandoli con la genuinità e l’inconfondibile croccantezzezza delle mele venostane, uniche come questa bellissima e storica manifestazione ciclistica. M a g g i o

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GENTE

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I consiglieri eletti sono: Bruni Paolo (presidente) Manzo Carlo (vicepresidente) Bellò Cesare (vicepresidente) Tamanti Mario Maldini Giuseppe Garbuglia Alberto Mordenti Egidio Bertaiola Fausto Chiesa Gabriele Crivellaro Fidenzio Magnani Ennio Termanini Giuseppe Grossi Mauro Mazzoni Mario Drei Pierluigi Neri Patrizio Graziani Roberto Benedetti Angelo Falconi Vincenzo Romagnoli Giulio Vernocchi Davide M a g g i o

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Ilip premiata al Medfel

Assosementi a Marchesini

È Ilip la vincitrice del premio Medfel’s Best Publicity Contest 2013 nella categoria Packaging. L’azienda italiana specialista nell’imballaggio plastico termoformato per alimenti è stata premiata nella serata di martedì 23 aprile nel corso della fiera professionale del settore ortofrutticolo di Perpignan (Francia). In particolare, la giuria professionale ha premiato il video realizzato dall’azienda per illustrare il ciclo chiuso del Pet riciclato all’interno del gruppo Ilpa, di cui Ilip è colonna portante. Il filmato è disponibile sul canale Youtube del gruppo (www.youtube.com/ILPAGROUP). Sui materiali promozionali offline è stato inoltre riportato un QR code collegato al video. Ilip, si legge in un comunicato, è l’unico produttore di imballaggi per alimenti in Europa ad avere integrato il ciclo dell’r-Pet, generando e controllando completamente la produzione di questo materiale, dal post-consumo al nuovo imballaggio termoformato. Un tassello di una ampia strategia che mette le tematiche dell’ambiente e della sostenibilità al centro della propria strategia e della propria comunicazione.

Sarà di nuovo Paolo Marchesini a ricoprire nel triennio 20132015 l’incarico di presidente di Assosementi, l’associazione che rappresenta l’industria sementiera in Italia. Il Consiglio direttivo riunitosi recentemente a Bologna, ha inoltre eletto Valeria Martino come nuovo vicepresidente. 39 anni e una laurea in Scienze Agrarie, Marchesini è al suo secondo mandato dopo essere stato nominato per la prima volta presidente dell’associazione nel giugno 2010. “La revisione della legislazione sementiera in Europa, all’interno del pacchetto normativo europeo sulla sicurezza e la tracciabilità della filiera agroalimentare, presentato lo scorso lunedì dalla Commissione europea sarà tra le priorità del prossimo mandato”, ha detto. “Sempre sul tappeto europeo assisteremo ad importanti dibattiti: la riforma della Pac, il dibattito sulla proprietà intellettuale e l’evoluzione del protocollo di Nagoya sull’accesso alle risorse genetiche e l’equa condivisione dei benefici derivanti dal loro utilizzo. A livello nazionale ci attendono numerose sfide: il contrasto alle illegalità che affliggono il settore, la diffusione di una cultura positiva nei confronti della “tutela” dei ritrovati vegetali, la definizione di accordi quadro nell’ambito dell’intesa di filiera per il settore sementiero a garanzia di sicurezza e tracciabilità del Made in Italy”. Da sottolineare che Francesco Bavicchi guiderà la sezione dedicata alle orticole.

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a cura di Mirko Aldinucci

Il Centro Servizi Ortofrutticoli, riunito in assemblea elettiva, dopo aver eletto il nuovo Consiglio di amministrazione per il triennio 2013-2016, ha confermato la carica di presidente a Paolo Bruni (a pagina 13 e 14 l’intervista che gli ha dedicato il Corriere). Il Cda ha confermato le cariche di vicepresidenti a Cesare Bellò di Opo Veneto e Carlo Manzo di Ortofruit Italia istituendo un Comitato di Presidenza a supporto strategico del Cda ed eleggendo all’unanimità alla direzione Elisa Macchi 45enne laureata in scienze statistiche, da sette anni responsabile della Sezione Statistica e Osservatorio di Mercato del Cso.

FATTI

Cso rinnova il Cda confermando i vertici e nomina Elisa Macchi alla direzione

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FATTI

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La frutta scompare dai tavoli dei ristoranti “Siamo alla frutta”: non si tratta di un rassegnato commento per descrivere l’attuale situazione economica, ma del titolo di un libro scritto a quattro mani da Elena Accati e Mina Novello, rispettivamente docente di Floricoltura e di Parchi e giardini presso la facoltà di Agraria dell’Università di Torino e coordinatrice dell’attività dell’associazione Sapori Biellesi. Le due curatrici nel volume, edito da Blu Edizioni, hanno raccolto 400 ricette in cui la frutta diventa protagonista dei piatti. Nell’introduzione, scritta dal presidente del Salone del Libro di Torino Rolando Picchioni, come riporta il quotidiano La Stampa, viene lanciato l’allarme sulla scomparsa dai menù dei ristoranti, stellati o meno che siano, della frutta. Perché? “Non appaga il narcisismo dello chef come un dessert, non stuzzica la golosità

del buongustaio come un dolce elaborato e sibaritico”, sostiene sempre Picchioni che sogna, un giorno, di trovare nei ristoranti, come un tempo, non solo cesti pieni di ogni frutto di stagione, magari locale e a Km0, ma anche un sua lista dedicata, come capita con vini, acque o caffé. Ma perché questa diffidenza, se non opposizione? Secondo il quotidiano torinese la causa è anche dovuta alla perdita di gusto e sapore dei prodotti ortofrutticoli, che non invoglia poi a pretenderla anche quando si esce al ristorante. C’è poi anche la mancanza di tecnica da parte degli chef nel “trattarla”. Figuriamoci i clienti a tavola. Servirebbe forse tornare a educare i consumatori a come mangiare la frutta, ma anche creare degli esperti degustatori, sommelier delle frutta.

Cesena Fiera, in utile il bilancio 2012 Martedì 30 aprile si è riunita l’assemblea dei soci di Cesena Fiera Spa per l’approvazione del bilancio consuntivo 2012 e per la rielezione del Consiglio di Amministrazione e collegio sindacale. Il bilancio consuntivo 2012, chiuso nuovamente in utile, denota che Cesena Fiera ha capacità e strumenti per mantenere un ruolo di rilievo nel panorama della fiere nazionali e internazionali. Quest’ultimo aspetto grazie ai positivi risultati riscontrati da Macfrut, la rassegna dedicata alla filiera ortofrutticola. Su proposta del sindaco di Cesena, l’Assemblea ha approvato all’unanimità di ridurre del 25% i compensi del collegio sindacale e del CdA (presidente da 20 mila a 15 mila euro, vice presidente da 15 mila a 11.250 euro, consiglieri da 7 mila a 5.250 euro, tutti compensi intesi al lordo), e la durata del CdA stesso è stata fissata al 30 giugno 2014. Per quanto riguarda l’assetto della governance, l’assemblea dei soci ha riconfermato alla presidenza Domenico Scarpellini ed alla vicepresidenza Roberto Sanulli ed ha completato l’assetto con i Consiglieri Guido Pedrelli, Luca Pagliacci, Stefano Montaguti, Maddalena Forlivesi e Susanna Magnani.

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Innovazioni ad Agrosud

La fiera Agrosud, tenutasi recentemente a Napoli è stata scelta da alcune aziende per presentare le proprie novità. La ditta Graziani Packaging ha portato per la prima volta in una fiera in Italia gli angolari idrorepellenti. Un miglioramento tecnico dei tradizionali angolari che servono per fissare il carico nei pallet durante il trasporto su gomma. “Da tempo gli operatori - spiega Luigi Resta, direttore vendite della Graziani - ci avevano segnalato la necessità di un angolare resistente all’acqua che non si deformasse in particolari situazioni di umidità”. La cooperativa Sole ha optato per Agrosud per mostrare (e fare assaggiare) una nuova cultivar di fragola adatta ai climi meridionali. Presenta polpa consistente e un buon grado zuccherino che si esprime al meglio in primavera. Anche International Paper Italia (Ipi) ha scelto Agrosud per far conoscere un una nuova tecnica per migliorare le caratteristiche dell’imballaggio. Anche in questo caso si vuole superare il problema del tradizionale cartone ondulato che, quando viene riempito con ortaggi bagnati quali finocchi, insalate o asparagi, tende a perdere le proprie caratteristiche di resistenza e protezione. “In pratica andiamo ad applicare sul cartone - spiega Stefano Buono di Ipi - un trattamento antiumido che respinge l’acqua e lascia integro il cartone”.

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Imparare fin da piccoli a combinare in maniera equilibrata ingredienti diversi, superando il pregiudizio nei confronti di alcuni cibi grazie ad un percorso di valorizzazione del momento di preparazione della merenda. Questo l’obiettivo di A Scuola di Frutta, il format di educazione alimentare ideato da Alimos e offerto dalle aziende Alegra, Apofruit Italia e Orogel Fresco in nove regioni italiane nel contesto della quarta annualità di Frutta nelle scuole, programma comunitario gestito dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.

FATTI

A scuola di frutta: laboratori interattivi in nove regioni italiane

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Ortoromi... in Ferrari: trimestrale ok e aprile record Fabio Ferrari, da febbraio nuovo direttore commerciale di Ortoromi, sta guidando con autorevolezza e risultati oltremodo confortanti - a dispetto di una crisi che non risparmia ormai neppure i prodotti pronti al consumo - la terza azienda italiana del settore. Netto il cambio di rotta dell’azienda che all’eccellenza qualitativa ormai da anni riconosciuta dai consumatori e dal mercato ha aggiunto una ambiziosa strategia di restyling del marchio e del portafoglio prodotti. Obiettivo dichiarato: diventare il riferimento italiano nelle insalate confezionate. I risultati non si sono fatti attendere: quello “portato a casa” da Ferrari, che vanta una pluriennale esperienza nel settore della IV gamma, è infatti il migliore bilancio trimestrale degli ultimi cinque anni cui si aggiungere il record di vendite assoluto, nella storia dell’azienda, nel mese di aprile 2013. Se il buongiorno si vede dal mattino...

Alimos conferma Lombardi alla presidenza L’attività consiste in un laboratorio interattivo in cui, guidati da un esperto di alimentazione (una dietista qualificata), genitori e figli vengono coinvolti contemporaneamente in un alternarsi di momenti di apprendimento teorico e pratico che ha come risultato finale la preparazione collettiva di una serie di ricette a base di frutta da degustare insieme alla fine delle due ore abbondanti di incontro. A Scuola di Frutta ha fatto tappa a Faenza (Ravenna), sede di Alegra-Agrintesa, l’azienda che si occupa di gestire le distribuzioni di frutta e verdura per circa 133 mila bambini di oltre 700 scuole in Emilia-Romagna, Toscana e Umbria. M a g g i o

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Il consiglio d’amministrazione di Alimos Alimenta la Salute ha confermato alla guida della cooperativa cesenate Romeo Lombardi (nella foto). “L’anno appena concluso positivamente ci induce a guardare in avanti con fiducia - ha detto il presidente, giunto al terzo mandato consecutivo - allargando le nostre prospettive”. “Ciò ci permette di estendere le nostre attività di educazione alla salute oltre all'ortofrutta anche ad altri alimenti e ad altri territori, in sintonia con il percorso già intrapreso tramite i progetti europei grazie ai quali Alimos sta lavorando in Francia e Germania”. Nel ruolo di vicepresidente della

cooperativa è stato nominato Giuseppe Maldini, presidente di Orogel Fresco. Due le new entry nel consiglio d’amministrazione: Domenico Scarpellini (Cesena Fiere) e Gabriele Chiesa (Apoconerpo).

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Lorenzo Frassoldati

Paolo Bruni, altri tre anni al vertice del Cso. Per fare che? “Il Cso nasce nel 1998 dalle ceneri del Centro Operativo Ortofrutticolo con obiettivi e impianto societario innovativi e dinamici. È stata una esperienza di successo come attesta la crescita della base sociale che dai 9 fondatori è passata agli attuali 66 compresi i Soci di filiera. Ed è dal successo della formula Cso che si deve partire per centrare gli obiettivi del prossimo triennio. Il Cso è un tavolo comune dell’ortofrutta italiana dove si possono confrontare idee e strategie tra aziende concorrenti, è uno strumento di servizio unico in Italia, in grado di rispondere alle complesse esigenze di conoscenza e informazione dell'ortofrutta. È una straordinaria piattaforma progettuale. Queste le basi di riferimento per il prossimo triennio: consolidare la nostra vocazione di servizio alle imprese socie mettendo a punto strumenti operativi anche nuovi che possano dare risposte concrete alla competitività. Penso al grande tema della sostenibilità, alla comunicazione, alla logistica, alla programmazione delle produzioni”.

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Fresco di rielezione al vertice del Centro servizi ortofrutticoli il manager ferrarese illustra le priorità per il triennio: espansione, sostenibilità, comunicazione, programmazione

All’Assemblea Fruitimprese il presidente Salvi ha citato il Cso “una grande realtà che ora deve allargare gli orizzonti inglobando anche le orticole del sud, l’uva e altre produzioni, perché sia il tavolo dei servizi di tutta l’ortofrutta italiana”. Un Cso a vocazione nazionale, in sostanza. Lei che dice? “È senza dubbio uno dei nostri obiettivi a breve termine e ci stiamo già organizzando in questo senso con azioni concrete e nuove progettualità che presto saranno operative. Sono completamente d’accordo con Salvi sia perché il Mezzogiorno rappresenta senz’altro l’areale di maggiore

L’INTERVISTA

Bruni: sogno un Cso senza confini Più servizi ma non cabina di regia

sviluppo dell’ortofrutta italiana, sia perché il Cso è l’unico ambito ove possono convivere espressioni imprenditoriali diverse come le cooperative e gli esportatori privati”. La base sociale del Cso in questi anni si è allargata. Sono previste altre new entry prossimamente? “La base sociale di Cso è destinata senza dubbio a crescere coinvolgendo altre imprese della filiera e nuove realtà nazionali anche del comparto orticolo”. Di sistema ortofrutta Italia non si può parlare senza pensare all’ex-

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port. I progetti internazionali del Cso in che direzione vanno? “La nostra sezione internazionalizzazione che si è implementata in questi anni con l’ingresso delle imprese di filiera (packaging, logistica, macchinari, ecc) è uno strumento strategico importante per la crescita del settore. Abbiamo in programma di consolidare il nostro supporto alle imprese che intendono operare sui mercati mondiali con l’attività di coordinamento della rimozione delle barriere fitosanitarie, la realizzazione di nuovi Progetti finanziati dall’Unione Europea per favorire la conoscenza dei nostri prodotti in mercati lontani, la partecipazione comune a fiere in tutto il mondo con una immagine coordinata sotto il marchio Italy, la pianificazione di missioni commerciali in mercati interessanti”. Nei progetti sull’estero il Cso può incrociare altri soggetti che si dedicano all’internazionalizzazione come Macfrut o altri. Sarebbe un’occasione di fare squadra… “Macfrut è entrato nella compagine sociale di Cso e stiamo già programmando attività insieme a partire dal mese di giugno con una missione in Polonia. Credo molto nella sinergia all’interno del settore e non vi è dubbio che il Macfrut, nonostante la competizione internazionale, è la Fiera che dobbiamo valorizzare”.

Fare squadra, sinergie è la parola d’ordine per il settore. Il Cso è un tavolo importante, forse unico nel suo genere, che vede protagonisti Op, coop e privati che qui collaborano anche quando sul mercato sono in competizione fra loro. Il Cso nasce per dare servizi, ma l’ambizione è individuare strategie comuni per valorizzare il settore…da centro servizi a cabina di regia è realisticamente possibile? “Parlare di cabina di regia in questo momento è controproducente. Prima uniamo le forze e facciamo cose concrete per il settore. Il tema della cabina di regia è più politico che tecnico e quindi non ci compete. Abbiamo ribadito anche nel corso dell’ultima assemblea che il Cso avrà sempre più interesse a specializzarsi in servizi avanzati alle imprese e promozione del settore. Questo è ciò che intendiamo fare”. Il settore soffre di un deficit di immagine e comunicazione. A che punto è il progetto Ortofrutta d’Italia? Proseguirà anche nel 2013? Con quali strumenti e obiettivi? “Il progetto Ortofrutta d’Italia ha grandissime potenzialità che in

questo momento sono frenate dalla crisi che impone alle imprese di limitare i costi. È un progetto che oggi ci consente di rendere protagonista sui media nazionali il nostro sistema produttivo organizzato con i suoi valori e la sua grande forza anche sociale. Il progetto Ortofrutta d’Italia dovrà diventare anche uno strumento istituzionale con l’appoggio del Mipaaf e delle istituzioni locali per dare voce ad un comparto importantissimo per l'economia italiana”. Risorse finanziarie: il Cso dipende sempre meno dalla mano pubblica. Arriveranno dal mercato le risorse per le proprie attività? “Come ogni organismo efficiente, nell’epoca della spending review dovremo saper fare meglio spendendo meno. La grande forza del Cso, comunque, dalla sua costituzione è stata quella di prevedere un forte coinvolgimento economico delle imprese associate che da sempre sostengono le nostre attività. La mano pubblica ed in particolare il supporto ai progetti è venuto in questi anni dalla Regione Emilia Romagna, oltre che da Ue, Ministero, Regione Piemonte,ecc. Le risorse pubbliche sono in diminuzione, certamente, ma a fronte di validi progetti e servizi sono certo che non mancherà il sostegno delle istitu● zioni”.

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Il Consiglio dei Ministri ha sospeso il pagamento dell’Imu per i terreni e fabbricati rurali. Riguardo al provvedimento il ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo esprime grande soddisfazione: “È un grande risultato per il comparto. Questa battaglia l’abbiamo condotta insieme, con le associazioni e con tutto il mondo agricolo". "Non si tratta di una vittoria del Governo o di chi ne ha parlato in campagna elettorale. Oggi vince l’agricoltura, che subiva un’ingiustizia, perché non si può tassare uno strumento di lavoro come la terra”. De Girolamo aggiunge: “È un passo molto importante per gli imprenditori agricoli. Cerchiamo di dare una parziale risposta anche al problema della liquidità. In questo modo diverse risorse, parliamo di circa 350 milioni di euro, resteranno in mano agli agricoltori e potranno essere reinvestite nel settore, da sempre molto attento al rispetto e al giusto impiego delle risorse. Gli ultimi dati Istat ci dicono che l’agricoltura registra segnali positivi. Senza l’Imu sono sicura che molti avranno una boccata d’ossigeno e potranno pensare a ripartire con le loro aziende”. La notizia è stata accolta con soddisfazione dai rappresentanti delle categorie e dal mondo agricolo in generale. M a g g i o

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Agricoltura italiana, Sos della Cia: a rischio 50 mila aziende nel 2013 Per l’agricoltura italiana suona l’allarme. La situazione per le imprese è sempre più difficile e i produttori sono ormai sull’orlo del collasso. Costi (produttivi, contributivi e burocratici) pesanti, prezzi non remunerativi, redditi tagliati, mancanza di interventi incisivi e di politiche realmente propulsive. Con la prospettiva di una riforma della Politica agricola comune quanto mai incerta. La denuncia è venuta a metà maggio dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori durante l’Assemblea nazionale dei Gie-Gruppi di interesse economico svoltasi a Roma sul tema “Più agricoltura, più reddito: si può fare insieme”, che è stata conclusa dal presidente confederale Giuseppe Politi. I bilanci aziendali -è stato affermato durante l’Assemblea Gie-Cia- sono “in rosso”. Nel 2013, senza immediati e straordinari interventi a sostegno degli agricoltori, oltre 50 mila aziende possono chiudere i battenti (già nel primo trimestre più di 13 mila sono uscite dal mercato) e più di 2 milioni di ettari di terreni coltivati sono in grave pericolo. Non solo. Si potrebbero verificare un “taglio” deciso all’occupazione e pesanti conseguenze anche del “made Italy”. Negli ultimi 12 anni -è stato rilevato nel corso dell’Assemblea dei GieCia- i redditi delle aziende sono scesi del 25 per cento. La perdita di competitività dell’agricoltura è molto antecedente alla crisi economica, anche se, con il crollo della domanda e il blocco del credito, si è fortemente acuita. Sempre nello stesso periodo la forbice tra i costi dei fattori e i prezzi dei prodotti alimentari è mediamente aumentata del 20 per cento a svantaggio degli agricoltori.

NOTIZIARIO

Sospeso il pagamento Imu per terreni e fabbricati rurali

Sul lago di Garda e a Parma l’edizione 2014 di Tomato congress 4,5 milioni di tonnellate di pomodoro trasformato nell’ultimo anno, di cui 2,5 prodotti dalle industrie del Distretto del Pomodoro del Nord Italia. Con questi numeri l’Italia si prepara ad accogliere il World Processing Tomato Congress (WPTC) che si terrà dall’8-11 giugno 2014 sul lago di Garda e proseguirà fino al 13 in un post congress tour a Parma, nel cuore della food valley italiana. L’evento, annunciato dal Distretto del Pomodoro del Nord Italia il 22 aprile scorso, sarà seguito dal punto di vista logistico dall’autorevole expertise dell’ente Fiere di Parma e conterà su un main sponsor di prestigio che con il suo claim ha fatto il giro del mondo come simbolo della

vera passata italiana: Pomì. Il marchio del Consorzio Casalasco del Pomodoro è in perfetta sinergia, per mission e vision aziendali, con il fil rouge che avvolge tutte le tematiche che saranno affrontate durante il Congresso: “Dalla terra alla tavola: un impegno comune per il futuro dei prodotti trasformati a base pomodoro”. Da sempre l’obiettivo primario di Pomì è, infatti, quello di garantire qualità e servizio nel rispetto e nella valorizzazione piena del territorio, dell’ambiente e delle persone attraverso tecnologie e piani di business innovativi e contemporanei. www.corriereortofrutticolo.it

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Notiziario Vog lancia Leni’s, brand per le mele lavorate

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Arriva un nuovo marchio dei trasformati a base di mela: si tratta di Leni’s, il brand degli specialisti dei derivati di mele del Trentino-Alto Adige che per tre giorni a partire dal 19 maggio è stato fra gli espositori della edizione 2013 di Tuttofood. Alla manifestazione di Fiera Milano i visitatori potevano assaggiare le fettine di mela rossa, gialla e verde pronte al consumo e il succo 100% mela. Una golosa premiere che ha anticipato di alcune settimane il lancio ufficiale della nuova griffe del panorama delle mele trasformate, pronta al suo debutto presso gli operatori del settore. Leni’s è un marchio di Vog Products, realtà leader in Europa nel settore dei prodotti trasformati a base di mela.

Post raccolta delle pomacee, i risultati del progetto Ager

Consorzio di tutela Ipg di Pachino, partnership giapponese

Presentati a metà maggio al CReSO - Centro di Ricerca per la Frutticoltura di Manta (Cuneo), i risultati del Progetto Ager - Qualità della mela sulla prevenzione delle fisiopatie del post-raccolta. Il progetto “Qualità della mela” vede coinvolti i più importanti Centri di ricerca italiani, a partire dalla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, alle Università di Bologna, Padova, Udine e Milano, al Creso. La tecnologia del post-raccolta è diventata lo strumento chiave per programmare l’immissione sul mercato. I temi caldi del post-raccolta sono le fisiopatie, sia quelle che possono compromettere l’estetica del frutto, come il riscaldo, sia il decadimento della croccantezza della polpa. Luca Giordani del CReSO ha aperto l’incontro tracciando un quadro delle strategie adottate dai centri di lavorazione e stoccaggio piemontesi nel prevenire le fisiopatie da conservazione, con particolare riferimento al riscaldo superficiale. A oggi i magazzini piemontesi integrano efficacemente l’AD – atmosfera dinamica con una serie di pratiche che vanno dalla corretta gestione del frutteto all’uso l’1-MCP SmartFresh®. Quest’ultimo viene utilizzato da tutti i magazzini per la sua efficacia nel prolungare la shelf-life dei frutti. La molecola, andandosi a legare con i ricettori

Partnership in vista tra il Consorzio di Tutela Igp del Pomodoro di Pachino e la società giapponese Kyomocoo Corporation di Kyoto. A fine aprile i vertici dell’impresa nipponica hanno incontrato i dirigenti del consorzio siciliano individuando nell’organismo di tutela il partner ideale per definire una nuova strategia di mercato. Sembra infatti che i giapponesi abbiano perfezionato un sistema innovativo di conservazione del pomodoro, che permetterebbe di facilitare l’esportazione del prodotto fresco bypassando tutte le complicazioni burocratiche legate alla dogana (messa in quarantena del prodotto prima dell’entrata nel Paese). Un sistema semplice, che non richiede particolari investimenti, conforme ai requisiti alimentari e legislativi giapponesi, già adoperato con successo con altri prodotti alimentari simili. “È stata concordata una sperimentazione in loco, per individuare il tipo di pomodoro più adatto ai gusti del popolo del sol levante”, ha dichiarato il vicepresidente del consorzio, Massimo Pavan. “Se i test risulteranno positivi, il passo successivo sarà quello di industrializzare il processo di conservazione per organizzare quantitativi importanti per il mercato giapponese, che conta ben 120 milioni di abitanti”.

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dell’etilene blocca i processi biochimici che favoriscono la sovramaturazione dei frutti. A fronte di alcune centrali che ne fanno un uso generalizzato, la maggior parte dei magazzini ne concentra l’utilizzo sulle partite destinate ai mercati d’oltremare o a quei mercati che richiedono parametri di durezza elevati come quello inglese. Guglielmo Costa dell’Università di Bologna ha illustrato la fisiologia della maturazione, raccontando quanto a oggi si sa sui processi biochimici che causano la comparsa del riscaldo superficiale. Nel caso delle varietà sensibili (nell’ordine: Granny Smith, Red Delicious, Pink Lady, Fuji), la prevenzione del riscaldo si gioca sulla combinazione di più fattori. Nell’ambito del Progetto AGER l’Università di Bologna, insieme al CReSO, ha definito per ogni varietà le finestre di raccolta che minimizzano la sensibilità al riscaldo. Si tratta di parametri oggettivi, dall’ormai consolidato amido test, al più recente indice non distruttivo DA. Costa ha riferito dello sviluppo di metodi predittivi e del relativo modelling per programmare e gestire correttamente il delicato periodo pre-raccolta in funzione di prevenzione del riscaldo e della massimizzazione della qualità.

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Primo incontro dell’anno del gruppo di contatto italo-francospagnolo dell’aglio a Voghiera (Ferrara). Nella due giorni, tenutasi il 18 e 19 aprile scorsi, i rappresentanti dei tre Paesi hanno discusso degli aspetti produttivi e commerciali dell’aglio e come i produttori europei possono unirsi in un percorso aggregativo comune che mira a valorizzare l’aglio europeo. Nel mondo è la Cina il primo Paese produttore con 17,5 milioni di tonnellate, circa il 75% della produzione mondiale, che alimenta anche una forte corrente di esportazione verso l’Europa e che spesso è in grado di influenzare il prezzo dell’aglio sul mercato mondiale. In Europa è la Spagna il primo Paese produttore in con circa 140.000 tonnellate prodotte prevalentemente nelle regioni di Castiglia-La Mancha e Andalusia. La Spagna è anche primo paese esportatore europeo e destina la sua produzione prevalentemente al mercato italiano ed a quello francese, oltre a quello del Regno Unito e tedesco. In Francia la produzione si attesta intorno alle 20.000 tonnellate; di queste, circa l’80% è di aglio bianco, coltivato soprattutto nel Sud Est e nel Sud Ovest del Paese. In Italia, su di una superficie di 2980 ettari nel 2012 sono state prodotte 27.000 tonnellate, non sufficienti per soddisfare il fabbisogno interno visto che circa un terzo della produzione italiana viene esportata. La prima giornata dei lavori è stata dedicata alle visite tecniche presso le imprese aderenti al Consorzio dell’Aglio Bianco di Voghiera costituito da imprese di M a g g i o

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piccole e medie dimensioni che individualmente coltivano e confezionano il prodotto secondo le indicazioni del consorzio che ne cura l’immagine e la valorizzazione. Nella seconda giornata gli operatori del settore - coordinati da Luciano Trentini del Cso - hanno posto l’attenzione sulle difficoltà commerciali dell’anno 2012, dove i prezzi di mercato hanno subito una flessione rispetto all’anno precedente. Per l’Italia, Francesco Delfanti, del gruppo Delfanti Trade, ha spiegato come un 2012 caratterizzato da un inverno particolarmente nevoso ed un andamento estremamente siccitoso del periodo primaverile estivo abbia condizionato la produzione. Al secondo punto all’ordine del giorno si è discussa l’opportunità di dare vita ad una organizzazione europea dei produttori di aglio per difendere gli interessi di un prodotto che può vantare numerosi riconoscimenti di qualità quali l’aglio Bianco di Voghiera DOP, oppure l’aglio Bianco Polesano DOP, mentre troppa produzione italiana ed europea non viene sufficientemente valorizzata e l’immissione sul mercato non è sufficientemente programmata. La discussione ha posto poi in evidenza come in Francia e in Spagna oggi esistano associazioni che raccolgono le istanze dei produttori e di coloro che immettono il prodotto sul mercato. Erano presenti Christiane Pieters, presidente di ANIAIL in rappresentanza della delegazione francese, e Antonio Escudero presidente ANPCA e Iulio Bacete in rappresentanza della Spagna.

I Consorzi espongono le eccellenze venete I migliori prodotti dell’agricoltura veneta, riconosciuti dal marchio europeo di origine protetta, hanno fatto bella mostra di sé al Circolo di Campagna Wigwam di Arzerello di Piove di Sacco (Padova). All’evento, promosso da Veneto Agricoltura-Europe Direct e patrocinato dalla Regione Veneto, hanno partecipato oltre una ventina di Consorzi di Tutela che hanno messo in vetrina le loro preziose produzioni. Il Veneto, con le sue 17 Denominazioni di Origine Protetta (DOP), 18 Indicazioni Geografiche Protette (IGP), 28 Denominazioni di Origine Controllata (DOC), 14 DOCG (Controlla e Garantita) e 10 IGT (Indicazioni Geografiche Tipiche), rappresenta la Regione più titolata a livello europeo.

NOTIZIARIO

Aglio: commercio e sinergie temi caldi nel summit tra Italia, Francia e Spagna

Eccedenze alimentari Impegno Unaproa “Condivido in pieno quanto dichiarato dal Ministro Nunzia De Girolamo in ordine allo spreco del cibo così come quanto richiesto dal presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro per il recupero delle eccedenze alimentari: una società civile in cui il fabbisogno di cibo è destinato ad aumentare non può essere impreparata davanti ad una sfida sempre più importante, anche in funzione dell’incremento della popolazione mondiale“. Così Ambrogio De Ponti, presidente Unaproa, a proposito dei recenti interventi del Ministro De Girolamo e del Presidente De Castro contro lo spreco del cibo e delle eccedenze alimentari. “Serve però un quadro di riferimento comunitario nuovo e diverso”.

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È una voce importante dell’agricoltura emiliano-romagnola, con un valore di oltre 40 milioni di euro, una superficie interessata che supera i 5 mila ettari ed alcune eccellenze come la patata di Bologna Dop. Per sostenere e qualificare ulteriormente questo importante comparto, le organizzazioni dei produttori Appe e Assopa, le principali cooperative del settore, i commercianti, Fruitimprese, Ascom, con la parteci-

pazione del Centro documentazione per la Patata, hanno firmato a Bologna alla presenza dell’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni il rinnovo del Contratto quadro per la patata da consumo fresco 2013-2015. Due gli obiettivi di fondo: fornire ai consumatori un prodotto di sicura qualità e ai diversi soggetti della filiera un’equa e trasparente remunerazione. Il contratto conferma il rispetto del disciplinare di Produzione Integrata, come standard per tutta la produzione contrattualizzata, al quale si aggiungono i disciplinari di Selenella e della Patata di Bologna DOP. Per elevare ulteriormente la qualità del prodotto viene costituito un Comitato Tecnico Agronomico, con un rappresentante per ogni organizzazione firmataria, che coordina e sviluppa azioni di tipo tecnico sia sul fronte produttivo che della conservazione, per aumentare l’omogeneità di comportamento degli operatori e alzare il livello di quaM a g g i o

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Op, il Mipaaf valuta di innalzare i parametri I parametri di riconoscimento per le Op ortofrutticole sono attualmente fissati dalla normativa nazionale in 5 soci e 1.500.000 euro di fatturato, prevedendo una cifra più bassa per alcuni prodotti, tra cui la frutta in guscio. Il Mipaaf sta ora valutando la possibilità di innalzare i parametri minimi di riconoscimento. L'innalzamento porterebbe il numero minimo di soci da 5 a 25 ed il fatturato a 2.500.000 euro, con deroghe per alcune tipologie di produzioni minori in termini di diffusione. Tale proposta, ipotizzata in vista dell'aggiornamento della normativa per il 2014, vorrebbe andare nella direzione di avere Organizzazioni di produttori più forti economicamente, capaci di stare in modo più efficace sul mercato, puntando a risolvere nel contempo alcuni problemi di democraticità che si sarebbero venuti a creare in OP con un numero limitato di soci. Il rischio è, però, quello di penalizzare le realtà che funzionano, non portando ai miglioramenti attesi. Sono in atto le verifiche relative ai problemi che tale impostazione comporterebbe per le OP esistenti, che comunque avrebbero tempo fino al 31/12/2016 per adeguarsi ai nuovi requisiti. lità del prodotto immesso sul mercato. Il CTA potrà predisporre ulteriori indicazioni in merito a coltivazione, raccolta e conservazione che si rendessero necessarie, frutto anche di sperimentazione comune (es. su varietà, tecniche irrigue, modalità di raccolta ecc). ll CTA lavorerà in sinergia con il Servizio regionale Fitosanitario e con il Centro Ricerche Produzioni Vegetali di Cesena. Invariate le modalità di classificazione dei tuberi, anche attraverso l’uso di un manuale fotografico dei principali difetti. Si avvia l’impegno delle strutture di stoccaggio a monitorare per la prossima campagna l’indice di lavabilità: l’obiettivo è valutare i dati in funzione di un loro utilizzo come indicatori di qualità. Confermato il funzionamento generale del contratto quadro: i produttori sottoscrivono, attraverso le OP, contratti coi commercianti utilizzando un modello contrattuale standardizzato.

NOTIZIARIO

Patata da consumo firmato a Bologna il contratto quadro 2013-2015

Asparago T18 protagonista sulle tavole Slow Food Dal gusto deciso, ma anche naturalmente dolce, l’asparago T18, è stato il protagonista della cena “Bianco, Violetto e...Verdone: Italia e Austria, Larghe Intese sull’asparago”, per presentare la regione austriaca della Carinzia, che si è tenuto mercoledì 22 maggio al Ristorante Carignano del Grand Hotel Sitea di Torino. La serata, in collaborazione con la Condotta Slow Food Torino, ha celebrato uno dei prodotti di eccellenza della primavera. “Siamo lieti - dice Edoardo Ramondo, AD del Gruppo T 18 - di questo evento che ha contribuito ad esaltare ulteriormente la qualità dei nostri asparagi, prodotti nelle zone più vocate d’Italia, dalla Puglia, alla Campania, al Lazio, al Piemonte”. www.corriereortofrutticolo.it

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PRIMO PIANO

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Ortofrutta con l’acqua... alla gola. E non in senso figurato. Il maltempo che ha imperversato in Italia praticamente per tutta la primavera, ha messo a dura prova le coltivazioni distruggendo raccolti e facendo ritardare in modo consistente la maturazione delle specie estive. I danni per le campagne italiane ammontano a oltre 500 milioni di euro, secondo la Cia. Le conseguenze maggiori si registrano al Nord, specialmente in Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Ed è allarme -avverte la Cia- per la frutta estiva, come pesche, albicocche e prugne; ci sono grossi ritardi nella prima fruttificazione, uno dei momenti più importanti dello sviluppo del futuro raccolto. Mentre sono in pericolo, oltre a molte piante di ciliegi, fragole, meloni, patate e insalate, completamente sott’acqua o soffocati dal fango. Per l’ortofrutta si prevedono perdite di raccolto del 15% in Lombardia e Piemonte, del 10% in Veneto, mentre in Emilia Romagna il calo produttivo per il settore può raggiungere dimensioni superiori, soprattutto per quello che riguarda i pomodori. A fine maggio Ambrogio De Ponti, presidente di Unaproa e di Aop UnoLombardia, esprimeva M a g g i o

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Grandina sul bagnato

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Non solo crisi: il clima anomalo (freddo, piogge torrenziali, tempeste) ha distrutto ingenti quantitativi di coltivazioni e ritardato la maturazione di frutta e verdura specie a Nord con forza la preoccupazione delle Organizzazioni associate e di tutti i produttori. Il maltempo ha causato grave danno per le programmazioni con inevitabili problemi nelle forniture, soprattutto nei confronti della Gdo. “A maggio, in un anno normale, si sarebbe già raccolto il prodotto messo a dimora nei mesi precedenti”, sottolineava a fine maggio De Ponti. “Oggi invece non siamo nelle condizioni né di seminare, né di trapiantare le piantine che da settimane sono ferme nei magazzini e questo perché i terreni, anche se preparati per accoglierle, sono letteralmente sommersi dall’acqua”. “Dal mese di febbraio - l’analisi di De Ponti - abbiamo avuto soltanto alcune “finestre” di bel tempo subito compromesse da forti e persistenti piogge e temperature fuori dalla norma stagionale, che hanno infierito sui trapianti di zucchine, melanzane, meloni, zucche, insalate e altri prodotti a foglia nonché le semine di colture come patate, cipolle, piselli e pomodoro da industria e altre colture destinati all’industria di

trasformazione. Ma anche le colture protette non stanno avendo sorte migliore”. Le basse temperature, associate alla scarsa luminosità, creano problemi di allegagione e di crescita dei frutti, l’allungamento dei cicli colturali delle piante a foglia in serra (lattughe, insalate, bietole, ecc.), e delle erbe aromatiche. “Anche il comparto frutticolo, le mele della Valtellina e le pere nel Mantovano, risentono del clima avverso con il rischio di non riuscire a controllare problematiche fitosanitarie conseguenti al prolungato maltempo”, proseguiva De Ponti parlando della realtà lombarda. Una situazione che - oltretutto ha fortemente influenzato le abitudini alimentari, con le vendite di frutta in calo del 5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Allarme rosso anche a detta di Coldiretti che mette in rilievo gravi difficoltà nelle semine di patata, pomodoro ed altre orticole fatto che influirà notevolmente sulle produzioni al momento del raccolto. www.corriereortofrutticolo.it

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SOS MALTEMPO

P rimo piano

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La violenta tromba d’aria e la pesante grandinata che il 3 maggio hanno colpito le province di Modena, Bologna e Ferrara hanno creato problemi strutturali ad alcune cooperative operanti in queste zone e parallelamente hanno provocato ingenti danni alle produzioni agricole, in particolare alle colture frutticole, di cui al momento non è possibile quantificare l’esatta entità. In questo caso, come sottolineato dal presidente di Confcooperative Emilia Romagna, Massimo Coccia, i problemi maggiori si sono registrati sugli alberi di pere. Il tornado ha lambito anche gli appezzamenti di meloni dell’azienda Lorenzini di Sermide (Mantova) nei terreni di proprietà a San Martino Spino (Modena), al confine tra il Mantovano e il Modenese. “Per fortuna la tromba d’aria ha solo lambito i nostri terreni, nell’estremità sud. Sono stati colpite solo alcune centinaia di metri di area. La forza e la devastazione del fortunale però è stata impressionante. Si vedeva distintamente al centro del vortice oggetti di tutti i tipi sospesi in aria”. Il problema maggiore per l’impresa lombarda rimane tuttavia il persistere del maltempo che non dà tregua alle coltivazioni. “I ritardi nella maturazione dei meloni sono notevoli. Temiamo che successivamente arrivi il caldo all’improvviso, magari in giugno, e che a luglio si crei una finestra con scarsità di offerta. La situazione è molto complessa”. Una conferma arriva pure da Francesca Nadalini dell’omonima azienda mantovana, produttrice a sua volta di meloni. “Non si hanno ricordi, anche tra le persone più anziane, di una stagione come questa”, afferma sconsolata la giovane imprenditrice. Una “maledetta primavera” anche quella vissuta dagli orti del Veneto: finora non hanno dato tregua le piogge e le basse temperature. Tutti gli ortaggi sono in ritardo: va meno peggio per quelli www.corriereortofrutticolo.it

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Da sinistra Francesca Nadalini, Ambrogio De Ponti e Sergio Tronchin

coltivati in serra, mentre per le verdure all’aperto sono stati quasi bloccati semine e trapianti. L’intero settore è sconvolto. Si continuano a commercializzare ortaggi provenienti dall’estero. La primavera orticola finora quasi non si è vista: forti perdite per le insalate di Lusia, marcato ritardo per tutti gli asparagi, sia bianchi che verdi, problemi per i radicchi precoci. Buona parte delle piantine “crescono” nei vivai in attesa che finalmente ci siano giorni di sole. “Il mercato - commenta Sergio Tronchin, responsabile commerciale di Opo Veneto - è in subbuglio: scarsità di prodotto, qualità non sempre al top, quotazioni in tensione”. Tronchin sottolinea, inoltre, il rischio di una possibile concentrazione di offerta di prodotto nelle prossime settimane, con conseguenze negative sui prezzi. Forti perdite per le insalate di Lusia, marcato ritardo per tutti gli asparagi, sia bianchi che verdi, problemi per i radicchi precoci. L’intero settore ortofrutticolo, rileva anche il collega Federico Nadaletto, responsabile del reparto mezzi tecnici di Opo Veneto, soffre in modo pesanteParte della cerasicoltura veronese è stata duramente colpita dalla violenta grandinata che si è abbattuta su alcune zone della provincia il 3 maggio. Danila Bragantini, presidente di

Fruitimprese Veneto e vicepresidente nazionale, conferma i danni: “il maltempo persistente non aiuta la campagna ciliegie, che accusa un ritardo di almeno 15 giorni. Se il tempo non si rimetterà in sesto a breve l’annata rischia di subire seri danni”. Gravissimi i danni nella regione: per Coldiretti sono tra il 30 e il 40% a seconda delle colture. Non va meglio al Sud, con trattori fermi e terreni allagati: le piogge intense e i violenti nubifragi primaverili hanno impedito i lavori nei campi, facendo slittare ulteriormente in avanti il calendario delle colture primaverili. Le precipitazioni sopra la norma registrate a cominciare dal mese di marzo, che è stato il più piovoso degli ultimi 60 anni, hanno spostato in avanti l’agenda delle operazioni agricole. Un ritardo che soprattutto per le foraggere, ma non solo quelle, significherà in moti casi la perdita della prima raccolta, che va generalmente dai primi di maggio ai primi di giugno. Una violenta grandinata ha colpito anche la città di Foggia e i territori limitrofi. Nella Capitanata agricola numerose sono le coltivazioni seriamente danneggiate dalla grandine. Interi vitigni sono stati letteralmente distrutti dai chicchi di acqua e ghiaccio che si sono abbattuti sui raccolti. Diversi anche i danni a uliveti e alberi da frutta. M a g g i o

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Sotto, c’è tutto un gruppo. Da quarant’anni il nostro Gruppo produce, confeziona e distribuisce frutta scegliendo i migliori prodotti e le zone più vocate. L’attenzione rigorosa alla qualità, alla professionalità, all’impegno e la cura nei rapporti con partner, collaboratori e clienti hanno fatto di noi un importante player nel settore ortofrutticolo internazionale. Battaglio importa e distribuisce in Italia. Geagri e Cosur producono e confezionano, rispettivamente, in Italia e in Argentina: entrambe le aziende esportano in Europa, Russia, Medio Oriente e America Latina. Dentro la nostra frutta, la nostra consistenza!



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PROTAGONISTI

Michelangelo Rivoira (a destra) con il fratello Piero

Nel nome del padre ●

Mirko Aldinucci

Fondato nel dopoguerra e oggi alla terza generazione, il gruppo Rivoira è stato precursore nella coltivazione del kiwi in Italia, tra i primissimi a cimentarsi nell’export oltremare e a creare alleanze strategiche a migliaia di chilometri di distanza per essere presente con i propri prodotti ovunque, senza frontiere, 12 mesi l’anno. Una vocazione da “primi della classe” ribadita oggi con l’intuizione di Ambrosia, varietà di mela sulla quale detiene l’esclusiva di commercializzazione in Europa, Medio Oriente e Nord Africa nonché con il progetto finalizzato ad avere i diritti su una nuova varietà di kiwi a polpa rossa dall’elevato grado zuccherino, al momento sospeso per colpa della batteriosi. Una vocazione consolidata anche da ingenti investimenti aziendali che in questi mesi stanno incrementando la capacità produttiva e modificando il peso specifico delle diverse referenze del “paniere” frutticolo. M a g g i o

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Michelangelo Rivoira narra la storia del gruppo piemontese a forte impronta familiare, tra i primi a credere nel kiwi e a spingersi Oltreoceano. «L’antidoto alla crisi? Investire» Ne parliamo con Michelangelo Rivoira, presidente di Kiwi Uno e vicepresidente di Rivoira Giovanni & Figli Spa, che con pragmatismo e passione sta tenendo il gruppo piemontese lontano dalla tempesta della crisi. Innovazione varietale, internazionalizzazione, destagionalizzazione, diversificazione, certificazioni delle aziende agricole per garantire la qualità hanno fin qui caratterizzato l’azione di Rivoira: sulla carta gli elementi per sfuggire alla crisi ci sono tutti, ma il mercato è talmente complesso e “compresso” da rendere la vita dura anche a chi punta sempre in alto. È così? Come sta vivendo il gruppo la delicata fase attuale? E quali contromosse ha attivato per preservare il proprio business? I fattori che ha elencato ci hanno permesso di raggiungere risultati importanti. Abbiamo cercato di precorrere i tempi investendo in

Cile, dove in partnership con il gruppo Unifrutti è stata costituita la Unikiwi e successivamente in Cina, dove è stata realizzata una struttura per la lavorazione della frutta finalizzata a rifornire il mercato locale ed esportare negli altri Paesi dell’Estremo Oriente. Nel Paese asiatico però ci siamo dovuti fermare: costi e oneri sono troppo elevati, il progetto è congelato. Vista con gli occhi dell’investitore straniero direi che la Cina è più adatta a importare, che a esportare. Certo, quella attuale non è una fase facile per l’intero settore ma, come diceva mio padre Giovanni, i momenti di crisi sono i migliori per fare investimenti. Negli scorsi mesi abbiamo pianificato e dato il via a lavori che incrementeranno la produzione e modificheranno gli impianti nell’ottica di elevare la qualità, incrementare i margini e ridurre i costi: a Verzuolo stanno per entrare in funzione nuove www.corriereortofrutticolo.it

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PROTAGONISTI

C opertina Dal 1950 all’avanguardia per coltivazioni e conservazione Tutto inizia nel 1950: Giovanni Rivoira fonda insieme ai fratelli Andrea e Michele, la società che porta il cognome di famiglia. La società inizialmente si dedica alla produzione di mele e pesche, distribuendo sui mercati del Nord Italia l’intera produzione. Il primo frigorifero viene costruito nel 1954 in Falicetto (nel comune di Verzuolo). Per quei tempi e in particolar modo per la Provincia di Cuneo, si trattava di una struttura davvero importante, con una capacità frigorifera di 3.000 q.li. Un anno dopo furono esportati i primi quantitativi di mele e pesche in Francia, Germania e Algeria. Nel 1960 Giovanni, che ha già coinvolto i figli Michelangelo e Pietro, costruisce un impianto frigorifero della capacità di 11.000 quintali. I grossi quantitativi di frutta esportati portano presto la “Rivoira Giovanni & Figli SpA” a livelli di prim’ordine nel comparto delle esportazioni d'oltre mare. Sei anni dopo vengono costruite le prime celle ad atmosfera controllata; da allora è un susseguirsi di investimenti tecnologici che portano la società ad essere riconosciuta leader nel settore ortofrutticolo italiano. Nel 1972 vengono importate le prime piante di kiwi in Italia e nel 1975, in collaborazione con alcuni produttori locali, ecco le prime piantagioni di kiwi. Dieci anni dopo nasce la “Kiwi Uno S.p.A.” e si costruisce un frigorifero e un impianto di lavorazione progettato specificamente per il frutto. Lo stesso anno, in partnership con il gruppo Unifrutti Ltda, si costituisce la “Unikiwi Ltda”, compagnia con sede in Santiago del Cile, che rapidamente diventa la più grande produttrice del Paese sudamericano. Cinque anni più tardi Unikiwi inizia a preparare le prime piante di Abate Fetel e in pochi anni mette a dimora un frutteto intencelle frigorifere e impianti di lavorazione di pesche, nettarine e mele. Opere che verranno completate entro questa estate e che una volta terminate aumenteranno del 30% circa la capacità di condizionare e commercialzzare. L’importo dell’investimento? Non lo dico, sennò qualcuno ci prende per matti… Un “riposizionamento” che ridurrà l’incidenza del kiwi sull’offerta complessiva del gruppo; proprio il kiwi del resto sta soffrendo la concorrenza di competitor emergenti e 28

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sivo di 110 ettari diventando il più grande produttore di Abate Fetel del Cile. “Rivoira”, “Kiwi Uno” e “Unifrutti” riescono a essere presenti sui mercati mondiali tutto l’anno senza frontiere: kiwi e mele per tutte le stagioni, grazie all’integrazione tra produzione italiana e cilena. Nei tre stabilimenti con capacità frigorifera di oltre 60.000 tonnellate ubicati a Verzuolo vengono lavorati complessivamente ogni stagione: - 45.000 tonnellate di mele di cui il 35% produzione propria e 65% produttori conferitori. -9.000 tonnellate di pesche e nettarine di cui il 35% produzione propria e 65% da conferitori. - 20.000 tonnellate di kiwi di cui il 35% produzione propria e 65% conferitori. A quelli sopra elencati vanno aggiunti altri prodotti di importazione: kiwi, mele, pere, pesche e nettarine, uva, susine. Le aziende agricole italiane di proprietà sono sei per un totale di 300 ettari in provincia di Cuneo e di Torino. Tutte le aziende agricole sono certificate Globalgap. I produttori conferitori del Gruppo sono circa 200, certificati Globalgap. Le aziende agricole cilene di proprietà sono invece 7 per un totale di circa 700 ettari disposte secondo i prodotti su tutto il territorio. Viene altresì curato dal gruppo il management varietale delle cultivar sui nuovi impianti gestendole in modo da soddisfare le esigenze della clientela.

tradizionali e l’effetto-batteriosi. L’Italia rischia di perdere lo scettro? “Abbattere” barriere fitosanitarie per arrivare in nuove aree strategiche, come ad esempio il Nord America, basterà? Cercare nuovi sbocchi è fondamentale ma bisognerebbe concentrarsi su mercati che non siano produttori: puntare ad esportare mele negli Usa o kiwi in Corea va bene ma non basta certo a risolvere i problemi perché entrambi già dispongono di materia prima locale. Perché non cercare rotte alternative? In Estre-

mo Oriente, penso ad esempio a Vietnam e Cambogia, avremmo vita facile: dispongono di un mercato interno interessante e ospitano ogni anno milioni di turisti. Però vi si trova solo frutta americana. Sono convinto che apprezzerebbero molto le nostre mele e i nostri kiwi. A proposito della batteriosi vorrei dire una cosa. Noi consigliamo ai produttori di essere cauti nell’espiantare perché il mercato non reggerebbe a una riconversione di massa verso pomacee, pesche e nettarine. Bisogna cercare di M a g g i o

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Consumi interni in ribasso, prezzi inadeguati a remunerare la produzione, export sottodimensionato, scarsa organizzazione, caratterizzano il panorama dell’ortofrutta italiana. Fruitimprese, nella recente assemblea annuale, ha lanciato l’invito a fare sistema, ad attivare collaborazioni di filiera per dare forza a un settore ancora troppo fragile anche sul fronte dell’immagine e della comunicazione. È la strada giusta? I consumi interni sono calati ma per quanto riguarda l’export non possiamo lamentarci: dalla campagna estiva 2012 abbiamo visto aumentare volumi e fatturati. Indubbiamente però al settore servono strategie complessive, bisogna mettere dei punti fermi. Per prima cosa va data maggiore soddisfazione al produttore e deve essere migliorata la qualità. Non basta fare promozione se chi fornisce la materia prima non porta a casa un utile che gli permetta di investire in nuove varietà. Il produttore deve guadagnare. È quindi necessario rafforzare i legami tra le aziende commerciali, o meglio di servizi - perché le nostre, di fatto, sono sempre più aziende di servizio - e chi opera a monte della filiera. Però attenzione. Le aggregazioni sono importanti a patto vi siano soggetti omogenei per mentalità e prodotto. Altrimenti non apportano benefici. Qui in Piemonte c’è ancora molto individualismo. Il problema numero uno resta in ogni caso la burocrazia devastante che soffoca la voglia di fare impresa. E tuttavia non sono pessimista sul futuro di questo settore a patto di riuscire a portare sui banchi di vendita frutta e verdura buona, selezionata, quella insomma che il mercato richiede e premia con prezzi adeguati. M a g g i o

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Quello legato ad Ambrosia è un progetto innovativo. Il nome identifica sia la varietà di mela (foto sotto, ndr) sia il trademark e il packaging è uguale in tutto il mondo. Quale bilancio e quali progetti? Con Ambrosia abbiamo fin qui ottenuto risultati superiori ad ogni migliore aspettativa, impensabili fino a 4-5 anni fa. Dopo i primi test nei supermercati abbiamo ricevuto centinaia di email di consumatori che chiedevano dove avrebbero potuto acquistare ancora questa varietà, che ha il grosso merito di piacere ai giovani. Per il momento viene coltivata su 250 ettari, divente-

ranno 300 nel 2015; un centinaio di ettari saranno seguiti dalla Vip che produce ad altitudine elevata. Potremo così estendere di un mese circa il periodo di commercializzazione, concordando le strategie di immissione sul mercato. Rivoira al traguardo della terza generazione. Con quale filosofia aziendale? Io e mio fratello Piero siamo da sempre impeganti nell’azienda di famiglia. Abbiamo superato i 70 anni ma lavoriamo dalla mattina alla sera. Qualcuno dei giovani dice che rompiamo un po’ ma io credo che ogni tanto sia anche giusto rompere un po’… Ai

tempi della scuola, mio padre, d’estate, ci faceva venire in azienda per imparare. Lo stesso ho fatto io con i figli e credo di poter dire che i risultati sono arrivati: Gualtiero porta avanti Kiwi Uno ed è amministratore delegato della Fonti Alta Valle Po SpA, protagonista nel business delle acque minerali: l’acqua, che abbiamo denominato “Eva” sgorga a 1.820 metri di altezza nel Monviso e assicura una produzione attuale di 60.000 bottiglie l’ora, esportate anche in Egitto, Libia e Medio Oriente; Daniela, segue l’amministrazione della Rivoira Giovanni e Figli Spa; Marco e Silvia, figli di Piero, si occupano rispettivamente del prodotto-mele e dell’amministrazione di Kiwi Uno.

PROTAGONISTI

“convivere” con il problema, prima o poi si troverà il modo di debellarlo.

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Se dovesse indicare i momenti topici della pluridecennale storia del gruppo? C’è stato un biennio caratterizzato da decisioni importanti; il 1984 quando siamo partiti con Kiwi Uno e il 1985 con Unifrutti in Cile. Due progetti che ci hanno impegnato molto; abbiamo capito che se non ci fossimo mossi in quella direzione l’azienda ne avrebbe sofferto, si sarebbe probabilmente arenata. Avevamo pensato di creare una società anche in Nuova Zelanda ma alla fine non se n’è fatto niente… L’investimento in Cile ci ha portato al top produttivo, ora abbiamo bloccati gli investimenti. Anche perché i costi del personale sono lievitati del 20-30% in un anno, tanto che stiamo pensando di assumere operai di Bolivia e Perù. Inoltre è aumentata in modo consisntente l’incidenza di logistica e trasporti e questo scoraggia l’export dal Paese, il cui mercato interno è poco ricettivo. In ogni caso adesso per un po’ staremo fermi, in Italia come in Sudamerica: di carne al fuoco ne abbiamo messa abbastanza… mirko.aldinucci@corriereortofrutticolo.it

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Attualità

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Tante sfide per De Girolamo erede del ministro iper-tecnico ●

Lorenzo Frassoldati

L’abbraccio caloroso tra un sorridente Paolo de Castro e il neoministro delle Politiche Agricole, Nunzia De Girolamo, segna il primo punto a favore del più giovane componente dell’Esecutivo guidato da Enrico Letta, appunto la 37enne avvocatessa beneventana, di cui finora non si conoscevano particolari interessi verso l’agroalimentare, se non nella biografia paterna come presidente del locale Consorzio agrario. Da un ministro iper-tecnico come Mario Catania a un ministro tutto politico come la De Girolamo il salto è davvero grande, tant’è che si era parlato di un ritorno di Catania al ministero in qualità di viceministro, per offrire un forte supporto di continuità in una fase delicatissima di trattative europee e con una struttura ministeriale destrutturata dallo scandalo del “centurione” Ambrosio e dai tanti pensionamenti dei vertici degli organigrammi interni. La foto-opportunity del neoministro col presidente della Commissione agricoltura dell’Europarlamento testimonia di una sintonia con un “interlocutore fondamentale, con il quale sono certa che riusciremo a condurre in porto una riforma della Politica agricola comune adeguata alle caratteristiche e rispondente alle esigenze del mondo agricolo e delle imprese italiane”, come ha dichiarato il ministro. Un buon viatico per una avventura ministeriale che ha davvero bisogno del sostegno convinto di tutto il Governo, a partire dal presidente del Consiglio (come lo ebbe Catania da Mario Monti), e del raccordo col Parlamento europeo (oggi in veste di co-decisore), per portare a casa risultati significativi nell’ambito della trat30

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Trattativa sulla Pac banco di prova severo per la giovane succeditrice di Mario Catania. Che dovrà confrontarsi con i gravi problemi dell’ortofrutta

Michele Corradino confermato Capo di Gabinetto Mipaaf Il Ministro De Girolamo ha confermato come Capo di Gabinetto il Consigliere di Stato Michele Corradino. Corradino, 44 anni, si è laureato a 21 anni in giurisprudenza, acquisendo successivamente un dottorato di ricerca in diritto penale italiano e comparato. Dopo aver prestato servizio presso la Banca d’Italia, nel 2000 supera il concorso di Magistrato del tribunale Amministrativo e viene assegnato prima al Tar della Sicilia e poi a quello della Calabria. Già Capo di Gabinetto del Ministero per l’Attuazione del programma e del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, è magistrato del Consiglio di Stato. tativa Pac. Da Bruxelles a Roma prendiamo atto con rammarico che il dopo-Catania segna un ritorno al malvezzo di usare la poltrona di via XX settembre come merce di scambio tra le forze politiche, ma tant’è… d’altronde dopo il tris Zaia-Galan-Romano difficile fare peggio. Quindi meglio puntare sulle qualità di intelligenza, passione ed equilibrio che non mancano al giovane neoministro, certamente consapevole dell’importanza del comparto agroalimentare, seconda voce dell'economia nazionale dopo il manifatturiero, bandiera del made in Italy nel mondo e campione di export con i due cavalli di battaglia vino e ortofrutta. En-

trambi asset che dovrebbero essere cari al cuore di un ministro che non nasconde l’orgoglio delle sue radici nel profondo Meridione d’Italia. Nel formulare al neo-ministro i nostri personali auguri di buon lavoro nell’interesse del sistemapaese, contiamo sulla presenza della De Girolamo ai prossimi appuntamenti col mondo dell’ortofrutta, a partire da Macfrut, e poi a Berlino dove l’Italia si confronta col resto del mondo. E dove la presenza di un ministro, nel quadro abbastanza disarticolato delle iniziative regionali e locali, sarebbe un segnale confortante per un comparto che ha bisogno disperato di fare più sistema. ● M a g g i o

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Cop sole


Attualità

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«Imprese private vero pilastro dell’Emilia Romagna» Nonostante la crisi, il calo dei consumi, le difficoltà del credito e l’aggravio burocratico, le imprese commerciali private dell’ortofrutta rappresentano un pilastro dell’agricoltura emiliano romagnola: lo ha detto Giancarlo Minguzzi (foto), presidente dell’omonima società consortile di Alfonsine (Ravenna) e leader di Fruitimprese Emilia Romagna (aziende che lavorano 1 milione di tonnellate di prodotto all’anno, per 700 milioni di fatturato e il 60% di export) alla recente assemblea dell’associazione dove è intervenuto sui principali temi di attualità legati all’ortofrutta. “Le nostre aziende, negli anni, hanno instaurato solidi rapporti di fiducia con le imprese agricole conferenti e costituiscono il loro anello di congiunzione con i consumatori. Consigliano, orientano, supportano con tecnici qualificati le produzioni e spesso aiutano le aziende agricole ad ottenere reddito anticipando, a volte, quelle risorse finanziarie che le banche non possono o non vogliono concedere”. “Si delinea - ha proseguito - una tendenza a forme di aggregazione per migliorare l’aspetto strutturale del sistema. Un esempio è dato dall’Organizzazione Interprofessionale della Pera, alla quale anche noi partecipiamo”. Minguzzi è intervenuto anche sull’art.62 del decreto “Salva Italia”. “Una grande novità per il settore. Nato per stroncare le pratiche commerciali sleali ha, però, di fatto creato un appesantimento degli aspetti gestionali dell’attività lavorativa. C’è attesa per il secondo decreto attuativo da parte del Ministero contenente alcune semplificazioni che riguardano non tanto le scadenze di pagamento quanto piuttosto le fatture differite e quelle promiscue, nonché il chiarimento che la norma32

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Giancarlo Minguzzi all’assemblea regionale Fruitimprese ha ribadito l’importanza delle aziende commerciali soffermandosi in particolare sugli effetti dell’articolo 62

tiva si applica solo alle gestioni in Italia”. Ad ogni modo - il commento di Minguzzi - si deve valutare molto positivamente l’introduzione di regole e paletti che limitino gli abusi della Gdo: “Secondo nostre stime, l’accorciamento dei tempi di pagamento ha generato alla Gdo un esborso di 3 miliardi di euro a favore dei fornitori. Vi è però stata una contro-reazione della Gdo nei confronti dei fornitori, generalmente di due tipi: richiesta di sconti; congelamento del debito verso i fornitori al 24 ottobre 2012: correttivi apertamente in contrasto con lo spirito della normativa”. I nuovi termini di pagamento hanno avuto anche effetti negativi per le imprese agricole per quanto riguarda i tempi di pagamento degli acquisti di prodotti come piante, sementi, ha aggiunto Minguzzi: “L’obbligo del rispetto dei tempi di pagamento a 60 giorni ha peggiorato le condizioni finanziarie dell’agricoltore. In ragione di ciò, molti produttori si sono trovati nella condizione di dover chiedere alle nostre aziende di anticipare le somme necessarie per questi nuovi impegni”.

E ciò in un contesto in cui le difficoltà di accesso al credito penalizzano anche le imprese. “Sono convinto - ha concluso Minguzzi - che il nostro Paese potrà ritrovare una via sostenibile di sviluppo e competitività sui mercati locali e globali solo se saprà valorizzare e tutelare la creatività delle imprese oggi soffocate da sterili adempimenti burocratici, da un’imposizione fiscale iniqua, da difficoltà di accesso al credito e da disparità di trattamento rispetto ad altri soggetti della filiera”. Export nazionale dinamico Nei primi due mesi del 2013 si è registrato un andamento molto diversificato per il settore ortofrutticolo. Rispetto ai primi due mesi del 2012 vi è stato un calo dei volumi esportati (-10,9%) cui ha fatto riscontro un aumento del valore (7,1%). In aumento le importazioni sia in quantità (6,1%) che in valore (11,5%). Il saldo è di circa 240 milioni di euro con un decremento del 2,9%. Complessivamente nel primo bimestre l’Italia ha esportato circa 615.000 tonnellate per un valore di 694 milioni di euro. In diminuzione i flussi di ortaggi (10,9%), agrumi (-5,7%) e frutta fresca (-13,4%); solo il comparto della frutta secca ha aumentato i volumi (37,3%). In valore segno positivo per tutti i comparti ad eccezione degli ortaggi che hanno fatto registrare un calo del 3,3%. Per quanto riguarda le importazioni l’Italia ha importato circa 526 mila tonnellate di ortofrutticoli per un valore di 452 milioni di euro. ● M a g g i o

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Il radicchio è uno dei pochi ortaggi che, in questo momento critico per l’economia, non solo tiene le posizioni, ma le migliora e lascia intuire per il futuro un notevole sviluppo. Il trend è positivo sia in termini di produzione che di prezzi (più 4% nello scorso anno rispetto al 2011), di consumi (più 2%) e di esportazioni (più 4%, con una crescita di valore dell’8%). Sono dati elaborati e diffusi dal Cso di Ferrara che prevede nel futuro una ulteriore crescita. Il Veneto conferma il primato nel settore. Dati, situazione di mercato, prospettive sono stati esaminati da Opo Veneto, l’organizzazione di produttori con sede centrale a Zero Branco nel trevigiano, che tratta il 12% del radicchio prodotto nel Veneto, che nello scorso anno (dato Istat) ha raggiunto il milione 117 mila 365 quintali, metà della produzione nazionale. “Il miglioramento di Opo Veneto - rileva il direttore Cesare Bellò - è ancora più accentuato. Il radicchio è un ortaggio “giovane”, ancora poco conosciuto fuori del suo territorio, che mantiene tutte le promesse di gusto e di qualità. C’è dunque spazio per una ulteriore crescita”. Da oltre un decennio la produzione di radicchio nel Veneto è sostanzialmente stabile, ma con tendenza alla crescita in alcune province. Un incremento rilevante si è avuto in provincia di Padova mentre “esplosiva” è risultata la crescita nel Trevigiano, cuore dell’attività di OPO Veneto. In una decina di anni la coltivazione dell’ortaggio ha quasi raddoppiato le superfici ad esso destinate (si è arrivati a 1.150 ettari dai 750 del Duemila) ed è quasi triplicata la raccolta (da 48 mila quintali a 103 mila). Stabile la produzione nelle altre aree orticole del Veneto. ● M a g g i o

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Positivo il consuntivo di Opo Veneto dal punto di vista produttivo, dell’export e dei consumi mentre nel trevigiano è boom delle superfici coltivate

ATTUALITÀ

Radicchio anti-crisi Margini consistenti

Mela Annurca, disciplinare da rivedere Solo il 20% dei frutti si fregia dell’Igp Mela Annurca: agli agricoltori devono essere pagati almeno 80 centesimi il chilogrammo affinché la produzione possa essere remunerativa. E il presidente del Consorzio Igp lancia un allarme: occorre rivedere il disciplinare di produzione. Sono alcuni dei temi scaturiti durante il convegno organizzato nell’ambito della recente edizione della fiera Agrosud di Napoli. “Il disciplinare di Identificazione geografica protetta - ha affermato Giuseppe Giaccio, presidente del Consorzio di tutela Melannurca Campana - è da rivedere in quanto non è più in linea con la produzione. Le tecniche produttive tradizionali vanno mantenute, ma occorre adeguarsi ai moderni impianti che prevedono un numero maggiore di piante per ettaro”. Di tutta la produzione campana di mela Annurca, solo il 20% si fregia dell’Igp. “Occorre uscire dall’autoreferenzialità - ha detto Gennarino Masiello, presidente regionale Coldiretti - e far conoscere il nostro prodotto anche fuori dai mercati locali”. Il prodotto tradizionale è unico al mondo: le mele, raccolte a metà settembre, vengono stese nei “melai” in modo che acquisiscano una colorazione rossa, intensa e uniforme. Dopo otto giorni, ogni mela viene girata a mano. L’esposizione al sole dura in tutto 12-15 giorni. Le mele sono appoggiate, in genere, su un letto di trucioli, mentre una rete ombreggiante nera le protegge dai raggi solari diretti. L’assessore regionale all’Agricoltura, Daniela Nugnes, ha ribadito che porterà le istanze dei produttori in Ministero: “Riguardo al disciplinare Igp - ha detto l’assessore - non subiremo decisioni, ma affronteremo un confronto costruttivo che vada a soddisfare nel migliore dei modi il mondo produttivo”. E circa il prezzo, il presidente Giaccio è stato chiaro: “I costi di produzione fino alla raccolta compresa sono di 50 centesimi il chilogrammo. Poi vanno aggiunti 30 centesimi per l’arrossamento nei melai: ovvio che se ci pagano meno di 80 centesimi il chilo, siamo in perdita”.

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Attualità

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Kiwi: batteriosi nel Veronese

...e nei frutteti romagnoli

Nell’area di Villafranca attivati i primi espianti necessari per fermare il diffondersi della Psa

A rischio 4.000 ettari, soprattutto nel ravennate: la recrudescenza favorita dalle piogge insistenti

La batteriosi del kiwi è arrivata anche nel veronese. Nei campi vicini a Villafranca, secondo Comune per numero di abitanti della provincia, sono in corso i primi espianti, necessari per cercare di fermare il diffondersi della Psa. I danni economici per gli operatori sono enormi. Negli ultimi anni molti agricoltori, nel Villafranchese, hanno optato per i kiwi, sostituendoli alle pesche, non più remunerative. Hanno affrontato investimenti per decine di migliaia di euro: un impianto, tra piantine (dai 3,5 a 6 euro l’una), pali di cemento, reti antigrandine, e sistema di irrigazione a pioggia, costa dai 30 ai 45mila euro a ettaro. Ora è tutto da smantellare. “A primavera, al risveglio vegetativo le piante erano secche”, ha raccontato al quotidiano L’Arena Simone Barlottini, di Quaderni, tra i primi coltivatori a espiantare. “I periti della Regione sono venuti in sopralluogo e abbiamo constatato la presenza della Psa. Mi hanno consigliato o di pulire il frutteto o di eliminare tutte le piante”. È amareggiato Barlottini: coltivava pesche, ma per la Sharka ha smesso e si è orientato sui kiwi. “Il frutteto del 2005 era in produzione e ha ripagato le spese. Quello del 2010 doveva dare i primi frutti quest’anno. Tolgo tutto in questi giorni”. Le temperature basse e le piogge delle scorse settimane hanno aiutato la proliferazione della malattia. “La situazione è grave. Non sappiamo ancora quantificare l’importo totale del danno che abbiamo patito”, spiega Luigi Scattolini, direttore del mercato ortofrutticolo di Villafranca. “È stata colpita tutta la fascia sud, da Villafranca a Valeggio, lungo la cintura mantovana. Siamo in apprensione. Temo un’ecatombe”. Verona coltiva a kiwi 2.500 ettari (sui 3.300 in tutto il Veneto) con una produzione annua di oltre 570mila quintali e un fatturato di 27 milioni di euro. La Psa, conosciuta all’estero dal 1989, giunse in Lazio nel 1994, ma fu “avvistata” in Veneto a Treviso nel 2010. La Regione vietò nuovi impianti fino al dicembre dello scorso anno. ●

A rischio occupazione le aziende agricole in Emilia Romagna a causa della recrudescenza della batteriosi del kiwi, un’infezione che mette a rischio 4.000 ettari di frutteti (di cui il 70% prodotto nella sola provincia di Ravenna, con il territorio faentino a fare da capofila) per una produzione di oltre 80 milioni di chilogrammi, con un valore al consumo di oltre 120 milioni di euro. Lo evidenzia Coldiretti Emilia Romagna in riferimento alla grave batteriosi che già dallo scorso anno ha colpito il kiwi. L’eccesso di pioggia di questa primavera ha reso la lotta contro questa malattia ancora più difficile in quanto il batterio ha trovato le condizioni favorevoli per diffondersi. Mentre le piante collassano e muoiono (circa 200 ettari colpiti fino ad oggi), gli agricoltori sono impotenti in quanto la ricerca non ha ancora trovato un rimedio efficace per questa malattia che attacca solo le piante, ma non i frutti. In questo momento, l’unico modo di contrastare l’epidemia - ricorda Coldiretti - è quello di tenere attentamente monitorati gli impianti e di intervenire con prontezza ai primi sintomi, abbattendo e bruciando sul posto le piante infette. Una soluzione che ha ovviamente costi pesantissimi per le imprese agricole. Coldiretti, come già lo scorso anno, ha sollecitato un intervento della Regione perché non venga lasciata solo sulle spalle degli imprenditori agricoli la lotta contro una vera calamità per l’agricoltura e l’economia emiliano romagnola. I rischi in questo 2013 si sono anche aggravati anche a causa della riduzione del 56% dei contributi previsti per le aziende agricole colpite nel 2012. La Regione ha peraltro promesso di aumentare le risorse stanziando complessivamente un milione di euro. “Ora - commenta Massimiliano Pederzoli, vice presidente Coldiretti Emilia-Romagna - si tratta di passare dalle promesse ai fatti, con indennizzi a tutti i produttori colpiti, anche perché ignorare anche solo un piccolo focolaio significa ridare spinta alla malattia”. ●

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Un nuovo marchio garantisce e rende tracciabile l’ortofrutta per assicurare valore aggiunto ai prodotti e alla filiera locale. Ma il progetto potrebbe presto assumere valenza più ampia Da Genova ha preso il largo un nuovo marchio, “Sicuramente Fresco”, che si propone di trasmettere i valori trasmessi dal Mercato Ortofrutticolo ligure: ortofrutta garantita, rintracciabile, di qualità. Prodotti che nell’immediato puntano al mercato locale e a quelli limitrofi, ma con lo sguardo rivolto ad altri... porti, come dimostra la bella immagine promozionale con un’arancia, un kiwi e una cipolla che veleggiano sul mare, “novelle” Nina, Pinta e Santa Maria. Una iniziativa, quella presentata al Mercato genovese a fine aprile in una conferenza stampa, che mira al controllo e al raggiungimento di elevati standard di sicurezza a favore del consumatore finale. L’attuazione del progetto, che va a supporto dell’attuale sistema di autocontrollo già operativo all’interno del Mercato, permette di realizzare attività di verifica sui singoli associati aderenti all’iniziativa con campionamenti ed analisi dei prodotti ortofrutticoli da essi commercializzati. “Tra i diversi obiettivi di questa iniziativa la verifica dell’eventuale presenza di residui di fitofarmaci o altri contaminanti chimici al fine di garantire la salubrità dei prodotti commercializzati - ha spiegato il vice direttore di Società Gestione Mercato, Nino Testini -. Con un piano di campionamento puntuale e razionale, da integrarsi con un efficiente sistema di autocontrollo, siamo in grado di garantire un elevato livello di sicurezza dei prodotti ortofrutticoli”. Per facilitare il coordinamento sia dell’attività di verifica che quelli di campionamento e analisi chimica, gli associati del mercato sono stati suddivisi a seconda delle loro dimensioni in grandi, medi e piccoli. I controlli saranno effettuati secondo un piano programmato e validato annualmente. Il progetto, al quale hanno aderito tutti gli operatori soci del consorzio Comag, comporta un dettagliato programma di verifiche sulla base della normativa cogente seguendo una specifica check list. L’attività di verifica dei singoli associati è integrata con un calendario di campionamenti di prodotti ortofrutticoli e successiva analisi a cura della Sata di Quargnento (Alessandria), società di consulenza agronomica da 25 anni attiva nella filiera ortofrutticola. “Il disciplinare tecnico approntato - ha confermato Gregorio Della Rupe, consigliere di Amministrazione di SGM e operatore grossista del mercato - è frutM a g g i o

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Il Mercato di Genova è... Sicuramente Fresco

to di un lavoro dettagliato che ha coinvolto gli operatori per definire il più alto standard di sicurezza possibile per i prodotti”. Solo gli operatori che applicheranno correttamente i requisiti richiesti dalla legge e le condizioni definite nel disciplinare tecnico del progetto potranno utilizzare il marchio “Sicuramente Fresco”. Un brand che a quel punto potrà identificare i prodotti commercializzati da questi operatori e i relativi imballaggi (bancali, cassette) con fascette, bollini ed altri elementi identificativi riportanti il marchio. Potranno inoltre fornire ai clienti brochure, locandine e materiale informativo, realizzato da Società Gestione Mercato in modo coordinato, in grado di attestare e informare il consumatore finale che il prodotto acquistato soddisfa le caratteristiche richieste dal disciplinare tecnico. “Il consumatore - ha affermato l’assessore allo Sviluppo Economico del Comune di Genova, Francesco Oddone - avrà la possibilità di conoscere e riconoscere i prodotti che acquista con questo marchio; i dettaglianti potranno garantire che ciò che vendono è sicuro e svolgere un’azione di educazione al consumo; tutti i grossisti garantiranno in prima persona l’alto livello di sicurezza dei prodotti”. Il nuovo disciplinare tecnico di controllo non si applica ai prodotti delle grandi marche che arrivano al Mercato già sottoposti ad azioni di controllo. “Il marchio tra l’altro - ha detto il vice segretario generale della Camera di Commercio genovese Franco Agostini - ci aiuta a promuovere i nostri negozi in un momento certamente non facile, puntando sulla qualità e sulla sicurezza dei prodotti per invertire la tendenza attuale”. (M.A.) www.corriereortofrutticolo.it

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Rijk Zwaan: lʼeccellenza nelle melanzane Rijk Zwaan, filiale dell’omonima multinazionale olandese, leader nella ricerca, produzione e commercializzazione di sementi orticole di qualità, è protagonista di rilievo nel mercato della melanzana. Ha una conoscenza approfondita dei gusti dei consumatori e dei trend presenti e futuri. Lavora con lo sguardo rivolto sia al passato, alla riscoperta della tradizione, che al futuro, ricercando prodotti innovativi. In questo modo è in grado di soddisfare al meglio le esigenze del mercato attraverso una proposta varietale ampia e ricca di qualità: tutte sicurezze per i clienti. Per la prossima stagione primaverile-estiva, Rijk Zwaan propone le seguenti specialità nei segmenti della tipologia tondo-viola e striata. SABELLE RZ F1 SEMPLICEMENTE ECCELLENTE È una melanzana violetta di alta qualità, tipicamente italiana. Presenta frutti di forma tondeggiante, dal colore viola intenso con una particolare sfumatura bianca subito sotto il calice, tipica della sua tipologia. Ha un impatto visivo di forte appeal, nonché un gusto eccezionale.

LEIRE RZ F1 DOLCEZZA CHE CONQUISTA È la melanzana striata che fonde tradizione ed innovazione. I suoi frutti, di forma ovale-allungata, sono di colore brillante. È apprezzatissima dai consumatori per le sue notevoli qualità organolettiche, come l’estrema dolcezza ed il sapore unico. ANGELA RZ F1 SPECIALE FUORI, STRAORDINARIA DENTRO È una varietà caratterizzata da forma ovale così come da buccia striata e sottile. Per la sua cromia viene definita “striata”, ma anche “zebrata”,“listata” o “graffiti”. Ha una polpa bianchissima e di elevata dolcezza. Altri plus del prodotto sono la sua grande duttilità di utilizzo in cucina e l’ottima conservabilità.

Sapori eccellenti sulla tavola degli italiani Meno olio, più sapore. Senza melanzane non esisterebbe la cucina mediterranea. Ma anche nel resto del mondo, la melanzana è protagonista di moltissime ricette ricche di gusto. Le varietà proposte da Rijk Zwaan hanno la polpa dolce, sono ideali al forno e alla griglia perché assorbono molto meno olio, rimanendo sempre leggere e appetitose. Le melanzane Sabelle RZ F1, Leire RZ F1 e Angela RZ F1 fanno parte di Sensational Flavours, una gamma di varietà orticole di Rijk Zwaan dal sapore straordinario e dal gusto unico, selezionate per la gioia del palato dei consumatori.

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Aprire nuovi canali commerciali all’estero, creare iniziative e servizi agli operatori per offrire nuove opportunità, sviluppare sinergie per affrontare la crisi e lanciare nuove sfide raccogliendo le opportunità della globalizzazione. Parte da qui il futuro di Veronamercato, che sabato 18 maggio ha festeggiato il decennale della nuova sede. La struttura è stata infatti inaugurata nel 2003 in un’area logistica strategica, tra le autostrade Serenissima e Brennero, l’aeroporto di Verona Catullo e il centro intermodale Quadrante Europa. “Dieci anni fa VeronaMercato ha coronato un percorso fondamentale - ha spiegato Erminia Perbellini, presidente di Veronamercato SpA - collocandosi nell'area più favorevole per ottimizzare la logistica e i trasporti che sono oggi più che mai gli elementi fondamentali di un'attività commerciale di successo”. Nel suo intervento Perbellini ha annunciato le nuove iniziative portate avanti dal centro agroalimentare scaligero, sottolineando in particolare l’importanza della creazione di Veronamercato Network, rete d’imprese, a cui hanno aderito 60 aziende del mercato ortofrutticolo veronese, che ha l’obiettivo di rafforzare la presenza all’estero delle aziende attraverso servizi specifici. “Intendiamo premere sull'acceleratore delle nuove iniziative e dei nuovi servizi per dare un valore aggiunto ai nostri operatori che sono i nostri partner, il nostro futuro”. Il presidente della società di gestione del centro agroalimentare di Verona ha inoltre presentato l’accordo con GrossMarkt Hamburg, il mercato all’ingrosso di Amburgo, operativo dal primo M a g g i o

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Convegno, tavola rotonda ed evento conviviale per celebrare il decennale della nuova sede. Progetto “network” e patto con Amburgo ciliegine sulla torta

giugno. “Con Amburgo - ha rivelato Perbellini - abbiamo firmato un contratto per l’affitto di un’area che sarà una sorta di filiale veronese nel Nord Europa, in cui compariranno i colori della nostra città e dei suoi prodotti ortofrutticoli e agroalimentari. Parallelamente VeronaMercato Network si è accordata con un grande importatore di Amburgo per dare il via concretamente al flusso commerciale”. Il presidente di Veronamercato ha inoltre ricordato l’importante alleanza con il Maap di Padova volta all’internazionalizzazione e alla ricerca di nuovi sbocchi commerciali all’estero. Sulla positiva e costruttiva sinergia nata tra i due centri agroalimentari veneti si è soffermato pure Giancarlo Daniele, amministratore delegato del Maap . “Affinché le gestioni dei nostri centri agroalimentari all’ingrosso abbiano successo - ha affermato Daniele - sono fermamente convinto che un’importante chiave di successo sia la collaborazione e la piena sintonia tra operatori grossisti ed enti gestori. È ancora più fondamentale per

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Estero, più servizi e sinergie nel futuro di Veronamercato

mercati che si sono specializzati nell’esportazione, come Padova e Verona che insieme commercializzano oltre 800 mila tonnellate di prodotti freschi ogni anno, configurandosi come primo polo nazionale per volumi venduti e per capacità di esportazione”. Daniele ha poi ricordato la recente nascita di una filiale del Maap in Albania da cui è nato il consorzio di imprese Alba che raggruppa grossisti padovani e che punta all’export nell’area balcanica. “Penso che in futuro sia fondamentale e strategico lavorare con piattaforme dirette presenti all’estero”, ha affermato l’amministratore delegato del mercato patavino. “Se si agirà in maniera differente - ha avvertito la concorrenza spagnola e turca, già presente in quelle aree, ci soppianterà”. “L’ente gestore Veronamercato SpA - ha aggiunto successivamente Giuseppe Giomaro, presidente di Fedagro Verona - si pone come anello di supporto strategico ed economico delle nostre aziende, offrendoci le opportunità di costituire e, soprattutto, di gestire una rete di imprese in grado di www.corriereortofrutticolo.it

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Consumi, export, logistica, barriere fitosanitarie, aggregazioni: i temi clou del settore nella tavola rotonda con Salvi, Bruni e Pavan Fare sistema creando nuove sinergie tra operatori, valorizzare le produzioni ortofrutticole, comunicare di più e meglio, puntare decisamente sulle esportazioni. Questa la ricetta per tornare vincenti sui mercati emersa dalla tavola rotonda organizzata in occasione del decennale di Veronamercato il 18 maggio scorso. All’incontro, moderato dal giornalista del Sole 24Ore Massimo Agostini, hanno partecipato Marco Salvi, presidente di Fruitimprese, Paolo Bruni, presidente del Cso di Ferrara e Giuseppe Pavan, presidente di Mercati Associati. Bruni ha posto l’accento in particolare su tre priorità da affrontare: la ripresa dei consumi di ortofrutta che negli ultimi 10 anni sono calati di 100 chili a famiglia (da 450 chili annui a famiglia nel 2002 si è passati a 350 nel 2012), il miglioramento della logistica e la conquista di nuovi mercati attraverso l’abbattimento delle barriere fitosanitarie che impediscono, per esempio, a mele e pere italiane di raggiungere il mercato degli Stati Uniti. Salvi ha esaminato nel dettaglio i dati dell’import-export ortofrutticolo italiano. “L’Italia ha ancora un peso significativo nell’export. Nel 2012 le esportazioni ortofrutticole italiane a valore hanno sfiorato i 4 miliardi di euro (+3% sul 2011). In molti comparti tuttavia si potrebbe fare meglio, ha sottolineato il presidente di Fruitimprese che ha aggiunto: “Il nostro settore ha numeri importanti. Dovremmo però comunicarli meglio, imparando per esempio dal mondo del vino”. Salvi ha portato alcuni esempi eclatanti, come quello delle pere. L’Italia ha in mano un terzo della produzione europea ma esporta solo il

muoversi come un’unica grande impresa a livello europeo. Si tratta di una grande innovazione che ci ha portato nella giusta direzio38

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27% della produzione. Il presidente di Fruitimprese ha poi citato il caso delle fragole, “di cui l’Italia 15 anni fa era leader indiscussa in Europa. Oggi invece il mercato lo fa la Spagna, mentre noi arranchiamo, specie nelle esportazioni verso la Germania, Paese che si è organizzato fino a essere produttore grazie a investimenti su 15 mila ettari di terreni coltivati a fragola”. Salvi ha poi ricordato come “la frutta stia sparendo dalle tavole dei ristoranti. L’unico frutto che si trova con regolarità è l’ananas (le importazioni del frutto si sono moltiplicate, passando dalle 50 mila tonnellate del 1997, alle 80 mila del 2002 fino alle 151 mila del 2011, ndr). Dovremmo invece far ritornare nei ristoranti anche l’ortofrutta di casa nostra nell’ottica di dare nuovo impulso ai consumi”. Salvi è poi tornato sulla necessità “di fare sistema: anche la politica deve capire come questo settore debba diventare strategico”. Pavan dal canto suo ha sottolineato il ruolo strategico che stanno assumendo gli enti di gestione dei mercati nello sviluppo dell’internazionalizzazione. Il presidente di Mercati Associati ha quindi riferito che l’ente si sta impegnando per “favorire la creazione di maggiori sinergie tra gli enti gestori, portare le esperienze dell’associazione in tutti i Mercati Agroalimentari che stanno crescendo e allargare la base associativa”. Pavan ha inoltre ha sollecitato maggiori sinergie tra gli operatori su tutto il territorio nazionale e la ripresa di un dialogo con i ministeri competenti, Mipaaf e Sviluppo economico - per un rilancio e una razionalizzazione dei centri stessi. Paolo Merci, direttore di Veronamercato, ha infine ripercorso la storia del centro agroalimentare e i numeri importanti raggiunti, gettando uno sguardo ottimista e pieno di speranze sul futuro.

ne. La sinergia che si è creata tra le imprese e la società di gestione ci sta portando verso risultati importanti, proprio mentre è in at-

to una forte crisi economica. Un bell’esempio che molti possono cogliere”. Nel corso della manifestazione sono intervenuti anche Lorenzo Fontana, della Commissione agricoltura del Parlamento Europeo, Alessandro Bianchi, presidente della Camera di commercio ed Enrico Toffali, assessore alle società partecipate del Comune di Verona. emanuele.zanini@corriereortofrutticolo.it M a g g i o

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Nel 2012 vendute quasi 90 mila tonnellate (+2% sul 2011). Il gruppo è il primo produttore nazionale di vegetali con una quota del 21,8% Bilancio positivo per il settore surgelati del Gruppo Orogel che ha chiuso l’esercizio con un fatturato di 176,2 milioni di euro, registrando un incremento del 3,6% a valore. I quantitativi di prodotti surgelati venduti nel 2012 sono pari a 88.900 tonnellate (+2% rispetto al 2011). Il mercato vede Orogel leader assoluto nel settore Food Service (ristorazione collettiva e commerciale) dove l’azienda cresce del 2,3% a valore. Anche il comparto Retail vede Orogel protagonista in Italia: il gruppo è il primo produttore nazionale di vegetali con una quota complessiva del 21,8%. Praticamente un quarto dei prodotti vegetali consumati in Italia proviene dagli stabilimenti di Cesena e 11 milioni di famiglie (700 mila in più rispetto all’anno precedente) acquistano abitualmente i prodotti provenienti dalla sede cesenate. Inoltre Orogel è leader nel segmento spinaci con una quota del 20,5%; nell’area minestroni è ai vertici con una quota del 17,4%; Verdurì, prodotto di punta dell’azienda, mantiene la leadership assoluta di vendite nel settore piatti pronti con 21,4% di quota (+1,6% rispetto al 2011); nel settore delle erbe aromatiche la produzione Orogel copre addirittura il 55% del mercato nazionale. “Grazie a questi risultati positivi spiega Bruno Piraccini, amministratore delegato del gruppo -Orogel continua a investire sul futuro; come avvenuto sino a oggi il cash flow (nel 2012 pari a 20,2 milioni di euro; +3% rispetto all’esercizio precedente) sarà interamente destinato agli investiM a g g i o

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menti produttivi e tecnologici. Complessivamente dal 2008 al 2012 le risorse ottenute dall’attività (pari a 90,5 milioni di euro, ossia la cassa prodotta in questi esercizi) sono state reinvestite con l’obiettivo di proseguire la politica destinata all’espansione ed all’innovazione. Sono queste le ragioni del buon andamento aziendale in grado di assicurare buoni risultati ai produttori agricoli, alle loro aziende cooperative e all’economia dei territori in cui queste ultime operano”. Per mantenere la competitività delle aziende del sistema OrogelFruttadoro è stato necessario continuare a perseguire la via dell’innovazione con investimenti tecnologici indispensabili per eccellere sul mercato, per potenziare la ricerca e sviluppo e per contenere i costi di produzione. Oltre a ciò, il gruppo sta sostenendo importanti investimenti nel settore della sostenibilità e del risparmio energetico. Gli investimenti sono inseriti nel progetto “Orogel 360°” che certifica e assicura il controllo completo della filiera dal campo alla tavola e promuove la politica di produrre solo verdure italiane dai terreni più vocati. ●

Op Terra Orti, bilancio positivo Approvato dall’assemblea dei soci il bilancio di esercizio al 31 dicembre 2012 della Op Terra Orti. Un 2012 di crescita con 50 milioni di euro (41 milioni di fatturato più 9 milioni di fatturazione delegata a due cooperative associate), per un complessivo più 11% rispetto al precedente esercizio 2011. Una gestione che punta soprattutto sulla grande capacità di innovazione delle aziende agricole associate sul miglioramento qualitativo e sulla ottimizzazione dei costi di produzione. Il presidente Alfonso Esposito ha dato appuntamento all’imminente inaugurazione del nuovo stabilimento in località Santa Cecilia a Eboli (Salerno).

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I surgelati tirano e Orogel investe

Terremerse liquida la frutta autunnale Con la liquidazione ai soci conferenti si e conclusa la campagna di commercializzazione dell’ortofrutta autunnale (susine Angeleno, kaki, pere William e zucche) di Terremerse “che possiamo valutare complessivamente in maniera positiva e con un andamento migliore rispetto alla produzione di ortofrutta estiva” dichiara Egidio Mordenti, direttore ortofrutta della Cooperativa. “Terremerse ha liquidato 20.749 ql. di pere William, 11.569 ql. di susine Angeleno, 8.696 ql. di kaki e 2.350 ql. di zucche, per un totale complessivo di 43.364 ql. di ortofrutta autunnale. La liquidazione complessiva erogata ai soci e stata pari a 1.445.000 euro.

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Solarino RZ F1: il migliore datterino per gusto e praticità Rijk Zwaan Italia, filiale dell’omonima multinazionale olandese, leader nella ricerca, produzione e commercializzazione di sementi orticole di qualità, si sta distinguendo nel mercato del pomodoro datterino grazie alla sua varietà Solarino RZ F1 che ha riscosso grande successo fin dalla sua introduzione: un risultato previsto grazie alla straordinaria dolcezza del prodotto. Inoltre le sue dimensioni ed il peso di appena 10 grammi rendono Solarino RZ F1 uno snack perfetto ed estremamente gustoso grazie ad un grado Brix costantemente elevato. Solarino RZ F1 può essere anche definito un pomodoro versatile: è adatto alle preparazioni in cucina perché esalta o intensifica il sapore di ogni piatto. Inoltre, la bella conformazione ed il colore molto attraente, invogliano bambini ed adulti a consumare questo pomodoro come sanissimo snack. Ben presto è diventato il leader del segmento dei pomodori datterini nei principali supermercati. La varietà è caratterizzata da un’elevata produttività e frutti uniformi. Il colore, rosso intenso e brillante, l’elevato grado zuccherino e la buona consistenza, inoltre, rendono Solarino RZ F1 perfettamente idoneo alle esigenze dei consumatori finali. Oltre ad offrire frutti di qualità superiore, Solarino RZ

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F1 è una varietà facile da coltivare. La pianta, dal portamento aperto, possiede caratteristiche spiccatamente generative che lo rendono eccezionale per qualsiasi produttore. Solarino RZ F1 può essere coltivato sia da agricoltura biologica che in maniera tradizionale e ben si adatta alle diverse condizioni di coltivazione, guadagnandosi una posizione di primo piano nel segmento dei pomodori datterini. Il gusto risulta costante durante tutto il periodo di coltivazione, sempre in linea o addirittura oltre lo standard di qualità fissato per questa tipologia di pomodoro. Un varietà selezionata in maniera affidabile come Solarino RZ F1 è quindi la prima garanzia di successo presso acquirenti e produttori. Chi punta alla qualità dei prodotti sceglie Solarino RZ F1

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L’ortofrutta di Naturitalia promossa direttamente dagli agricoltori L’ortofrutta di Naturitalia sarà promossa direttamente dagli agricoltori, che incontreranno i consumatori nell’area ortofrutta dei punti vendita della grande distribuzione per rispondere alle loro domande. È quanto prevede la nuova campagna di comunicazione di Naturitalia, “Passioni radicate”, ideata per far emergere il valore della produzione agricola. Tutto ciò attraverso la testimonianza diretta e appassionata dei produttori, cuore di un sistema integrato di aziende agricole specializzate nella produzione di frutta e ortaggi che vanta nella propria compagine associativa alcune delle realtà italiane più rappresentative del settore. Con i suoi produttori, la società rappresenta quindi un serbatoio importante e unico di valori e conoscenze da mettere in campo per rispondere in maniera diretta ed esauriente alle richieste di informazione del consumatore e rafforzare il rapporto di fattiva collaborazione con la clientela. “Per questi motivi - dichiara il presidente, Roberto Cera - Naturitalia ha scelto di avvalersi dei propri agricoltori come testimonial per trasmettere ai consumatori i concetti di naturalità, trasparenza e vicinanza”. “I nostri produttori - afferma il responsabile marketing, Augusto Renella saranno poi ‘affiancati’ in questo impegno da un personaggio di fantasia creato appositamente per l’occasione, vale a dire Gigi Filare (www.gigifilare.it), simpatica icona della campagna”. “L’avvio delle prime azioni promozionali rivolte ai consumatori - prosegue Renella - è previsto per M a g g i o

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il mese di luglio e vedrà il coinvolgimento di numerosi punti vendita della Distribuzione Organizzata, concentrati prevalentemente nei grandi centri urbani del Nord Italia e in alcune importanti località turistiche. La prima fase del progetto si concentrerà sui prodotti più tipicamente estivi, vale a dire pesche e nettarine, mentre nella stagione autunnale ed invernale i protagonisti della innovativa campagna di comunicazione saranno altri prodotti di punta dell’ampia gamma Naturitalia, cioè pere, kiwi e patate”. Oltre alle iniziative in programma presso i punti vendita della distribuzione organizzata, il nuovo progetto di comunicazione prevede anche un’articolata presenza sulle principali riviste del trade. “La campagna promozionale messa a punto da Naturitalia - sottolinea il direttore generale, Gabriele Ferri - nasce anche come risposta alle nuove tendenze del consumo in base alle quali negli ultimi tempi la maggioranza degli Italiani ha modificato il proprio comportamento di acquisto. In particolare, recenti ricerche dimostrano che si sta diffondendo rapidamente l’esigenza di un’ampia parte dei cittadini di essere considerati consumatori intelligenti ed informati”. “Ecco quindi - conclude Ferri - la grande importanza che può assumere, in questo scenario, la nuova campagna ideata per informare e conquistare il consumatore”. ●

CONFRONTO CON LA GDO La nuova campagna promozionale di Naturitalia (Gruppo Apo Conerpo) prevede la presenza dei produttori negli spazi di vendita della Gdo italiana in qualità di testimonial della bontà dell’ortofrutta da loro prodotta, messaggeri di qualità, narratori della filiera, ‘stimolatori’ di consumi. Scriviamo da tempo che l’export non potrà da solo risolvere i problemi del settore. Serve intervenire per arrestare la spirale negativa del mercato nazionale, dei consumi che hanno preso una china quasi irreversibile in basso, soprattutto per la frutta evidentemente percepita dalle famiglie come un bene voluttuario, di cui si può fare a meno. Questa iniziativa - maturata nello staff di Gabriele Ferri e Augusto Renella coglie la doppia valenza di fare concretamente qualcosa di nuovo, di uscire dall’angolo del ring e di avviare un percorso di confronto serio con la Gdo. Perché, nessuno se lo nasconde, sarà l’atteggiamento della Gdo a fare la differenza in un progetto che vede un forte impegno del gruppo cooperativo (almeno 400.000 euro per il primo anno). Le catene distributive sono preoccupate del calo dei consumi, vogliono un nuovo rapporto col cliente, soddisfare il nuovo stile della spesa quotidiana, la richiesta dei consumatori di essere informati, rassicurati su origine, tracciabilità, ecc? Questo progetto sposa tutte queste pulsioni e sarà imbarazzante per le catene - anche quelle più legate alla propria marca commerciale - dire di no o ostacolare. Infine questa campagna “Passioni radicate” può anche essere vista come la risposta di Confcooperative all’offensiva Coldiretti in tema di vendita diretta e Farmer market: là si vuole portare il consumatore dal produttore, qui si fa l’inverso, si porta il produttore dal consumatore. (L.Frass.)

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Fedagro, la grande casa dei grossisti italiani edagro-Mercati è l’organizzazione che comprende le Associazione degli operatori grossisti dei maggiori mercati all’ingrosso dell’ortofrutta italiani: Bologna, Bergamo, Brescia, Firenze, Fondi, Genova, Mestre, Parma, Pescara, Pistoia, Savona, Torino Treviso, Trieste, Udine, Verona, Vicenza, Vittoria, Cagliari e Napoli. Complessivamente aderiscono circa 700 aziende di operatori grossisti. sviluppa prevalentemente una attività politico sindacale e riveste un’importanza decisiva a livello istituzionale, grazie alla quale: - supporta nell’interpretazione delle normative di settore; - è sintesi e diffusore di informazioni mirate e professionalmente corrette; - si confronta con soggetti istituzionali per la redazione delle normative di settore. Fedagro è attiva nell’Organismo Interprofessionale - Ortofrutta Italia (dove sono presenti tutte le componenti dell’Agro Alimentare ortofrutticolo) con due consiglieri, Guala e Galasso. Guala dopo anni di vicepresidenza è stato presidente fino a metà 2012. Svolge un ruolo determinante nel proporre un modello di gestione, adottato da quasi tutti i Mercati e Centri Agroalimentari, che prevede la presenza degli operatori grossisti nel Consiglio di Amministrazione delle Società di Gestione. Molti dei rappresentanti degli operatori sono presenti nel Consiglio Direttivo di Mercati Associati (Associazione Enti Gestori e realizzatori dei mercati e dei Centri Agro Alimentari Italiani) che ha visto la presidenza di

Ritorno... alle origini

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edagro “sposa” Confcommercio. Martedì 14 maggio la federazione dei grossisti ha insediato un proprio ufficio all’interno della confederazione guidata da Carlo Sangalli. “Dopo oltre dieci anni - afferma il presidente Ottavio Guala (foto sopra) - siamo tornati alla casa madre dalla quale peraltro non ci eravamo mai distaccati e con la quale collaboriamo fin dai tempi in cui l’organizzazione si chiamava Federmercati prima di essere ribattezzata, nel 1989, Fedagro; abbiamo deciso di insediarci fisicamente in Piazza Belli perché la federazione è cresciuta e gli interessi degli operatori si sono ampliati così come la necessità di avere una ancora maggior tutela a livello di normative, aspetti fiscali, in un mercato in profondo cambiamento. Confcommercio intende tutelare sempre più e sempre meglio le aziende e si avvale di un apparato dirigenziale e funzionariale, diretto dal Dg Francesco Rivolta, di alta professionalità”. “E poi - prosegue Guala - non bisogna dimenticare, in un momento come quello attuale di riflessione e di apertura a nuovi orizzonti, che è proprio grazie all’apporto di Confcommercio che è stato concepito il quadro normativo che avrebbe rivoluzionato il mondo dei mercati con la legge 41/86. Se oggi il nostro Paese vanta una rete di mercati all’ingrosso tra i più moderni ed efficienti lo si deve proprio all’opera di Fedagro e di Conf-

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Guala negli ultimi dieci anni e attualmente vede quella di Giuseppe Pavan, vicepresidente di Fedagro-Mercati Confcommercio. I circa 150 centro agroalimentari e mercati all’ingrosso italiani attualmente attivi servono tutte le forme del dettaglio: garantiscono la quasi totalità degli approvvigionamenti al dettaglio ortofrutticolo specializzato fisso ed ambulante, l’80% di quelli destinati alla ristorazione commerciale, il 55% della ristorazione collettiva e il 30% della distribuzione moderna. Si tratta in totale di circa 11 milioni di tonnellate all’anno, direttamente dentro le strutture o tramite magazzini di complemento esterni e con un fatturato di 11-12 miliardi di euro: significa tra il 60 e il 70% dell’ortofrutta fresca che transita sulle tavole degli italiani, con un trend di crescita negli ultimi anni, al contrario di quanto succede in Spagna e Francia (quota di mercato 21% circa). Gli addetti sono 42 mila. Il fatturato con indotto è stimato intorno ai 22 miliardi di euro, con gli addetti che diventano 500 mila. In futuro le prospettive di sviluppo di queste strutture sono soprattutto legate alla capacità di trasformarsi in vere piattaforme logistico-commercaili fortemente specializzate.

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commercio, insomma”. “Con l’avvento della 41/86 - continua il leader di Fedagro - si è assistito a una rivoluzione del sistema gestionale dell’ingrosso che prevede l’obbligo della presenza di operatori nella proprietà e vede gli operatori stessi protagonisti assoluti della gestione. Da semplici luoghi di commercio, infatti, i mercati si sono trasformati culturalmente e strutturalmente, diventando centri strategici di erogazione di servizi, nonchè di promozione commerciale e valorizzazione del prodotto italiano. Gli effetti della legge si sono estesi a tutto il sistema: non soltanto nelle città in cui sono stati costruiti centri agroalimentari nuovi, ma anche in molti altri mercati che hanno recepito la filosofia modernizzatrice alla base della legge, cominciando dal modello gestionale. La gestione è stata trasferita dalle amministrazioni comunali, in molti casi rimaste proprietarie degli immobili, a società di capitale nate dalla partnership tra enti pubblici ed operatori privati. Nei 14 mercati realizzati con i finanziamenti della legge 41 le società di capitale sono anche le proprietarie delle strutture, ma sono ugualmente composte dall’incontro di soci pubblici e soci privati. Non si è trattato quindi di una privatizzazione, bensì di una modernizzazione”. “Rientrare in Confcommercio conclude Guala - significa rivendicare la storia di una federazione che ha lasciato un segno decisvo nello sviluppo dei mercati e dei centri agroalimentari e potenziare un’attività che non è solo storia ma cronaca quotidiana; un evento che potrà essere foriero di opportunità e importanti novità per Fedagro”.

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egli ultimi anni particolare importanza ha assunto la collaborazione tra Fedagro e Ismea, l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare del Mipaaf, sia nello sviluppo di progetti relativi all’agroalimentare, sia nella rilevazione dei prezzi dei prodotti ortofrutticoli. Un’intesa, come sottolinea Valentino Di Pisa (foto sopra), vicepresidente vicario di Fedagro, che ha consentito la realizzazione di progetti specifici su temi strategici per tutta la filiera quali le procedure di tracciabilità della merce, le buone pratiche commerciali, la creazione di un Osservatorio del credito e dei prezzi. “Siamo partiti nel 2007 con l’Osservatorio crediti che ha messo in rete 11 mercati (primo dei quali Fondi) e circa 270 aziende che tengono monitorati 21-23 mila dati anagrafici”, racconta Di Pisa. “Uno strumento che va a “pescare” nel gestionale delle aziende e, pur garantendo la privacy, fa conoscere l’esposizione di un cliente. Basandoci su questo sistema abbiamo dato vita nel 2009, con

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Isema, all’Osservatorio prezzi, che fornisce la possibilità di verificare le quotazioni facendo un’analisi effettiva del prodotto venduto”. Una serie di dati importanti “che possiamo analizzare e mettere a disposizione dell’intero sistema agroalimentare”, prosegue Di Pisa. “Con Ismea si è creato un legame forte che ci offre la possibilità di costruire progetti che in futuro potranno dare ulteriore valore aggiunto”. Strategico poi il ruolo di Cerved, “la più importante società di informazioni commerciali che collabora con l’Osservatorio crediti, con la quale vorremmo implementare servizi per associazione ed associati; ci ha permesso di aumentare efficienza e credibilità”. “Oggi - conclude Di Pisa - siamo visti come fornitori di servizi alla produzione, non più e non tanto come commercianti, e per noi ciò è motivo di soddisfazione. Merito anche e soprattutto degli imprenditori che hanno deciso di aderire a questi progetti denotando maturità e una moderna visione aziendale”.

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Patto con Ismea per monitorare crediti e prezzi

“Adesso tocca a Voi!”: raccolta di firme contro la crisi al Mercato di Brescia Raccolta di firme della Federazione nazionale degli operatori all’ingrosso Fedagro, e dell’associazione Grossisti ortofrutta ortomercato Brescia, venerdì 3 e sabato 4 all’Ortomercato bresciano, per aderire all’appello “Adesso Tocca a Voi!” promosso da Rete Imprese Italia. Una petizione su alcuni punti programmatici ritenuti prioritari per la ripresa dell’economia indirizzata dagli imprenditori al Governo, al Parlamento ed alla politica. “Abbiamo fatto nostro questo appello nazionale perchè crediamo che sia necessario frenare il trend di chiusura delle attività commerciali”, ha spiegato Oliviero Gregorelli, presidente Grossisti del Mercato. All’iniziativa è intervenuto anche Ottavio Guala.

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Ortofrutta sottotono Sarà che la settimana 21 (20-25 maggio) è stata interessata da fenomeni climatici abbastanza eccezionali, tali da incidere sui raccolti e sul commercio dell'ortofrutta, sta di fatto che le visite da noi compiute in questa settimana in alcuni reparti ortofrutta italiani della catena Auchan non hanno dato risultati eccezionali. La valutazione media che abbiamo dato per la frutta è di una sufficienza appena (6 su 10) mentre per gli ortaggi è migliore perché abbiamo riscontrato buona varietà di assortimento e qualità mediamente superiore (voto 7). La convenienza, che è un elemento che in genere caratterizza i costi dei prodotti esposti alla Auchan, non era particolarmente forte, anzi alcune referenze avevano prezzi decisamente importanti (forse proprio a causa delle turbolenze create al mercato dal clima). A differenza di altri grandi distributori, Auchan non presenta il reparto ortofrutta all’ingresso dei suoi ipermercati; a volte il reparto è addirittura abbastanza appartato o proprio alla fine del percorso più naturale del consumatore. Questo dà l’impressione che 44

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Rapporto qualità-prezzo non esaltante in un reparto ortofrutta poco valorizzato Auchan non punti in modo particolare sull’ortofrutta, a differenza di altre insegne che stanno facendo di questo reparto il loro fiore all’occhiello. All’estero, in particolare in Russia, Ungheria e Ucraina, avevamo notato reparti ortofrutta Auchan (neppure lì messi all’ingresso del negozio) più “pimpanti”, ampi e molto bene organizzati (per esempio: controllo solerte della qualità del prodotto esposto sui banconi). Quest’ultima annota-

zione trova pure un’importante giustificazione: quei mercati esteri “tirano”, non c’è calo nei consumi, sono economie in progresso mentre in Italia la crisi si fa molto sentire e incide probabilmente di più su un grande gruppo, con grandi superfici, come Auchan, piuttosto che su catene meno strutturate e importanti. Tutto questo premesso, entriamo in alcune annotazioni specifiche, in particolare sui prezzi dei prodotti esposti all’Auchan italiana nella settimana 21. Su alcuni banconi ortofrutta campeggia un cartello con la scritta “Qui” con grande evidenza e l’aggiunta di un testo con caratteri più piccoli: M a g g i o

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Auchan è diventato, dopo quasi 50 anni di attività, uno dei leader della grande distribuzione mondiale. Conta nel mondo (dati aggiornati al 31 dicembre 2012) su 616 ipermercati, 759 supermercati, 320 gallerie commerciali per un totale di 1,84 milioni di metri quadrati di superficie complessiva. Auchan è presente in 13 paesi tra Europa Occidentale, Europa Orientale e Asia, ha 269 mila dipendenti e 152 mila azionisti. Il fatturato del gruppo è intorno ai 45 miliardi di euro. La forza di Auchan sono le grandi superfici. Gli ipermercati sono così suddivisi nei 12 Paesi: in Francia 126 ipermercati e 7 Les Halles d'Auchan; in Italia 58 ipermercati; in Spagna 53 ipermercati Alcampo; in Cina 45 ipermercati e 185 RTMart; a Taiwan 180 ipermercati RTMart; in Russia 48 ipermercati; in Portogallo 33 ipermercati Jumbo e Pao de Acucar; in Polonia 22 ipermercati; in Ungheria 12 ipermercati; in Romania 9 ipermercati; in Ucraina 8 ipermercati; in Lussemburgo un ipermercato; a Dubai una nuovissima superficie di vendita. L’attività di Auchan include la gestione del parco immobiliare costituito dai centri commerciali attraverso Immochan e il mondo dei servizi finanziari al consumo attraverso Banque Accord. Auchan SpA è la società italiana del gruppo, attiva nel nostro Paese dal 1989, con punti vendita in 12 regioni e proprietaria delle insegne Bricocenter, Città Mercato, Cityper, Leroy Merlin, Rinascente, Sma e Upim. La sede centrale di Milano gestisce 58 ipermercati, di cui 51 a gestione diretta, 6 in franchising e 1 affiliato. Conta circa 13 mila collaboratori, il 98% dei quali è azionista. Nel 2011 gli ipermercati Auchan hanno emesso in Italia 83 milioni di scontrini, raggiungendo un fatturato di 3,1 miliardi di euro. Auchan sviluppa un rapporto di collaborazione costante con i fornitori. I fornitori con cui Auchan collabora da oltre dieci anni sono pari al 35% del totale. Auchan predilige, a parità di qualità e condizioni d'acquisto, fornitori italiani - nel 2011 pari al 92% del totale - e prodotti locali, per mantenere il legame con il territorio e valorizzarlo con una sempre più strutturata attività di selezione e monitoraggio. Per l'ortofrutta, Auchan prevede la rintracciabilità di tutte le fasi della filiera, dalla coltivazione alla raccolta, dal trasporto al confezionamento, fino alla vendita, per

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garantire prodotti sicuri. Nel 2011 iniziative importanti di promozione e valorizzazione dei prodotti locali sono state sviluppate dagli ipermercati Auchan della Sardegna e della Puglia (120/130 referenze). Il bilancio ufficiale del primo trimestre 2013 per le vendite di ortofrutta e generi agroalimentari rispetto al primo trimestre 2012 segna un trend positivo a volume venduto di (+3%) e un fatturato stabile. Per soddisfare tutte le esigenze in fatto di gusto e benessere, Auchan ha creato linee speciali, quali: I Sapori delle Regioni, prodotti tipici regionali selezionati per gustare l'autentica tradizione gastronomica italiana; Bio, i prodotti biologici certificati CCPB che offrono benessere e attenzione all'ambiente con 30 referenze a meno di 1 euro; Mmm! la linea golosa pensata per i palati più esigenti; Fairtrade, l'equo-solidale garantito secondo standard internazionali. Il progetto I Sapori delle Regioni mira a valorizzare i prodotti enogastronomici delle diverse regioni italiane. Il patrocinio ottenuto dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali rinnovato a partire dal 2012 per altri 5 anni - rappresenta un significativo riconoscimento per l’importante attività sostenuta da Auchan. Le iniziative quindi sono numerose e importanti. Ciò che si vede sui banconi rimane però la sostanza. Forniamo due dati significativi sull’estero. Nel 2010 un’agenzia specializzata indipendente ha condotto a Kiev, in Ucraina, una gara tra le catene di supermercati in base alla qualità dei loro reparti ortofrutta. Auchan ha ottenuto i risultati migliori, con ben 78 punti su 100 nella valutazione complessiva del reparto ortofrutta. La catena era in particolare risultata imbattibile per la varietà dei prodotti in vendita. A Parigi Auchan sta sperimentando quest’anno i nuovi format per il futuro. Come Arcimbo, nome ricavato dal pittore milanese Arcimboldo per le sue famose composizioni a base di ortofrutta fresca, che è un negozio dedicato ai prodotti freschi di qualità e insieme alla gastronomia gourmet, con una cantina fornitissima. Ecco, questo anche per l’Italia potrebbe essere il domani di Auchan. (a.f.)

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Presente in 13 Paesi, dispone di oltre 600 iper e 750 supermercati Grandi superfici, gestione del parco immobiliare e dei servizi finanziari

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D istribuzione “Qui difende il potere d’acquisto”. Su questi banconi si trovano le offerte della settimana. Vediamole: melanzane a 0,99 euro al chilo, ananas senza ciuffo pure a 0,99, pesche a polpa gialla (2.a categoria) a 1,99 euro e a prezzo uguale le nettarine, il pomodoro insalataro (2.a categoria) a 1,29 euro chilo, i cetrioli sfusi a 1 euro; le banane sfuse (provenienza Camerun) a 1,19 euro chilo. Fuori da “Qui”, ecco le mele Golden in vassoio a 2,99 euro chilo, le Red Delicious a 3,69, le Golden Melinda a 3,29, le Granny Smith a 2,99. Le arance Valencia sfuse esposte a 1,99 euro chilo. I kiwi sfusi a 2,69 euro chilo. I limoni primo fiore in rete a 1,99 euro chilo e i primo fiore con foglie di 1.a categoria a euro 2,99 al chilo. Pompelmi bianchi e rossi sfusi a 1,79. Albicocche in cestino (nota dolente, calibro piccolo e maturazione incerta) a 2,99 euro chilo. Uva Red Globe (questa bella) a 4,79 euro chilo (prezzo notevole). Melone retati sfuso a 1,99 al chilo. Carciofi sfusi di prima categoria a 2,49 euro chilo, zucchine scure sfuse a 1,99 al chilo, pomodoro allungato sfuso (alla vista poco invitante, il peggiore ortaggio esposto) a 2,69 euro chilo, pomodoro cuore di bue (non eccezionale) a 3,99 euro chilo, pomodoro ciliegino a 3,19 al chilo. Insalata scarola sfusa a 2,49, insalata romana sfusa a 2,19. Carote a 1,49. La conclusione indipendente che abbiamo fatto alla fine delle visite è stata uniforme: la crisi dei consumi mostra i suoi effetti sulla gestione del reparto ortofrutta. La settimana precedente alle nostre visite alla Auchan, un sito di analisi della grande distribuzione aveva scritto: “Questa settimana sarà caratterizzata da una serie di nuove promozioni in arrivo nelle più importanti catene di ipermercati. Ad aprire la strada sono i volantini di Auchan e Unes. Sfogliandoli scopriamo iniziative piuttosto diverse tra loro, ma purtroppo accomunate dalla carenza di buone offerte. In pra46

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tica, le occasioni di risparmio sono poco numerose e riguardano prodotti che non riescono ad incidere sull’importo complessivo della spesa”. Questo ci conferma nella nostra impressione: anche le strategie più di fondo di un gruppo anche importante sono alla fine condizionate dall’andamento del mercato. Auchan aveva allettato a lungo i consumatori con offerte importanti, oggi forse gli riesce

meno. Dobbiamo tuttavia precisare, come si evidenzia nella scheda pubblicata nella pagina precedente, che nel primo trimestre 2013 i dati Auchan si sono confermati positivi in Italia. Auchan è un grande gruppo con una forte connotazione e una forte crescita nel mondo (e in Italia) negli ultimi anni e tuttavia, concludiamo, forse risente della stasi del suo format vero: l’ipermercato. (A.F.) M a g g i o

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tano della crisi greca, ma si stiano attrezzando per incrementare i propri orizzonti produttivi e commerciali. Un interesse che si è toccato con mano anche ad Algeri, dove Macfrut è stato presente alla Fiera SIPSA Agrofood (14-17 maggio) assieme a imprese italiane di grande rilevanza. Visitatori e operatori algerini, oltre agli esponenti dell’Umagri (Unione Magrebina degli agricoltori - incontrati appositamente) hanno dimostrato interesse per Macfrut come momento per avere contatti sui due grandi fronti che interessano l’ortofrutticoltura del Paese africano: tecnologie e packaging. E se il packaging sta muovendo i primi passi, per la tecnologia c’è l’esigenza di utilizzare la catena del freddo, per elevare la qualità dell’offerta algerina. E’ una conferma dell’attenzione internazionale verso Macfrut che, oltre ad essere la rassegna dell’intera filiera ortofrutticola (dal campo alla tavola), si tiene in Italia, uno dei Paesi più vocati per la produzione di frutta e verdura di qualità. La vocazione produttiva italiana non si limita alla qualità dei prodotti primari (pesche e pomodori, kiwi e meloni) o a quelli trasformati (confetture e passata di pomodoro), tanto per citare), ma si è estesa a tutto quel know how e alle tecnologie, derivanti dalla ricerca, che si applicano alle attrezzature e ai macchinari per “lavorare” la produzione e,

con un packaging adeguato, la rendono più gradevole (si pensi alle vaschette che difendono frutti maturi da urti e manipolazioni) ed anche alla IV e V gamma, al surgelato e al Biologico. Macfrut ha il vantaggio di essere stata concepita come la “vetrina” di questo mondo, una vetrina che non è una semplice esposizione di Frutta e Verdura, con le ultime varietà o con l’ingresso dell’elettronica nelle attrezzature e nelle tecnologie. Macfrut è punto di riferimento di tutta la filiera (o settore) in quanto la penisola italiana è geograficamente il crocevia fra nord e sud, est (soprattutto Estremo Oriente) ed ovest. Un crocevia in cui “fanno tappa” produttori e buyers della DM (distribuzione moderna), ricercatori e operatori dei Paesi emergenti. Macfrut è un appuntamento irrinunciabile per il settore anche a causa di una convegnistica di alto livello e di oltre 350 incontri B2B fra imprese italiane e operatori esteri, programmati in precedenza in base alle specifiche esigenze dei partecipanti. Macfrut, la maggior rassegna del bacino del Mediterraneo dedicata alla filiera ortofrutticola, si presenta con l’anteprima del Simposio Internazionale, che anche quest’anno (martedì 24 settembre) anticipa l’apertura di Macfrut (l’inaugurazione c’è il giorno dopo). Il Summit 2013 esaminerà produzione e commercializzazione di uno dei frutti protagonista del mercato mondiale: il kiwi. Ne parleranno con relazioni, esperienze e ricerche, operatori ed esperti, esponenti della Gdo e produttori provenienti da ogni parte del globo. Infine, Macfrut proseguirà nella valorizzazione dell’innovazione, di prodotto e di processo, con l’edizione 2013 dell’“Oscar Macfrut”.

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Aziende top, Regioni e nuovi partner esteri in vetrina a Macfrut C’è soddisfazione dello staff di Macfrut sullo “stato dell’arte”, in relazione all’andamento della rassegna che rappresenta un punto consolidato dell’ortofrutta mondiale. Di tale soddisfazione si fa interprete Domenico Scarpellini, Presidente di Cesena Fiera che sottolinea: “l’organizzazione di Macfrut 2013 è già ad un ottimo punto e ci fa grande piacere aver avuto le adesioni delle imprese leader dell’intera filiera ortofrutticola italiana ed estera”. Alle aziende top si aggiungono mai come in questa edizione - diverse Regioni particolarmente vocate alla produzione ortofrutticola che in Macfrut vedono il luogo adatto per dare maggiore risalto alla valorizzazione dei loro prodotti, in particolare IGP, DOP, ed al loro territorio. “Tali adesioni e la parte convegnistica, sempre più orientata all’esame della situazione internazionale prosegue Scarpellini - sono importanti elementi che denotano come l’edizione che stiamo preparando sarà assai attrattiva sia a livello nazionale che per quanto riguarda le provenienze estere, dove si riscontra un particolare interesse anche da mercati nuovi ed emergenti”. Come dimostra, ad esempio, la missione dell’Ufficio estero di Macfrut che, dal 7 al 9 maggio, ha incontrato a Cipro l’Unione degli agricoltori turco-ciprioti per programmare la loro partecipazione. Anche il Ministro dell’Agricoltura di Cipro - in una apposita riunione - ha espresso l’interesse della zona turca dell’isola verso la rassegna di Cesena. E’ un apprezzamento importante, in quanto questa parte di Cipro è molto legata alla situazione dello sviluppo ortofrutticolo della Turchia, Paese che da anni si sta affermando sui mercati. La visita ha evidenziato come i turco ciprioti non risen-

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Cesena 25-27 settembre

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«Il sistema-Barcellona esalta la filiera ortofrutticola» Dettaglianti italiani alla scoperta del sistema-Barcellona, una rete organizzata di mercati e strutture che tengono vivo e stretto il legame tra commercianti di ortofrutta e consumatori. A metà maggio una delegazione della Fida-Confcommercio guidata dal presidente Dino Abbascia e dai vice Donatella Prampolini e Antonello Di Liberto (vicepresidente) ha trascorso alcuni giorni nella metropoli catalana compiendo un tour tra i colorati e suggestivi mercati, in tutto una quarantina, disseminati per la città. Donatella Prampolini ci ha fatto avere le impressioni scaturite dal viaggio. “Quando sulla tua strada ti si presenta un esempio come quello di Barcellona, una città che ha saputo ricreare se stessa, attorno all’asse vincente della buona collaborazione tra pubblico e privato, i sentimenti sono contrastanti”, esordisce Donatella Prampolini. “C’è ammirazione, forse anche una punta di invidia, ma c’è soprattutto la consapevolezza di tante occasioni perdute… Mentre la Spagna, libera dal franchismo, rincorreva le cugine europee nella corsa alle grandi superfici, un gruppo di amministratori illuminati stringeva un patto con gli imprenditori e con i cittadini, per programmare a Barcellona, una città a misura d’uomo, simbolo oggi della gioia di vivere, dei colori e dei profumi che non ti aspetti più di trovare”. “Son partiti dalle politiche di lungo respiro, dalla vera programmazione pluriennale, non chiudendo la porta alla Grande Distribuzione, ma relegandola fuori dalla città, e studiando un sistema di mercati coperti (ben 39) che potesse servire ogni parte di Barcellona, senza entrare in concorrenza tra loro, ma dando a tutti l’opportunità di eseprimere le 48

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La rete organizzata dei 39 mercati della metropoli catalana meta di un recente viaggio di studio compiuto dalla Fida. «Un modello vincente, l’Italia dovrebbe prendere nota»

proprie eccellenze, che oggi ci consegnano una varietà ed una profondità assortimentale eccezionali”. “Qualcuno potrà chiamarlo protezionismo, ma la realtà è che la vera programmazione si fa così, avendo ben presenti le dinamiche che permettono la sopravvivenza delle attività di vicinato, ma soprattutto avendo ben chiaro il fatto che attorno agli interessi di un sano tessuto commerciale, ci sono gli interessi dell’intera collettività. L’Amministrazione di Barcellona non si è limitata a programmare la nascita e il bacino di influenza dei mercati coperti, ma ha lavorato sulle vie commerciali e sull’educazione della cittadinanza. Ogni anno parte una importante campagna pubblicitaria pubblica in cui si spiega ai cittadini e alle nuove generazioni, l’importanza dei negozi di vicinato e della difesa di questi valori.” “L’effetto di questa scommessa che ha giocato la città? Bè, lo si può vedere nella quantità di persone che frequentano le vie di Barcellona, anche in un giorno qualsiasi della settimana, soprattutto giovani e famiglie”. “I 39 mercati coperti, tra cui i famosi Mercato di Santa Caterina e

la Bouqueria, sono i fulcri su cui si muove la vita cittadina, gestiti da pubblico e privato in perfetta sinergia. Qui la concertazione è reale, le decisioni sono prese assieme, nel rispetto delle singole competenze. Il grosso dell’investimento è stato fatto dal pubblico, ma il privato, per poter godere di queste migliorie è soggetto a regole ben precise ed è tenuto a compartecipare al bene dell’impresa”. “All’interno dei mercati possiamo vedere anche medie strutture, supermercati di quartiere, che completano l’offerta commerciale, ma la parte da leone la fanno i meravigliosi e specializzati banchi di frutta, di pesce , di spezie, di salumi e di carne. Un’apoteosi di colori, di sapori, dove nulla è lasciato all’immaginazione. Sono tantissimi competitors, uno a fianco all’altro e devono catturare l’attenzione degli avventori, per cui la cura nel dettaglio, nella presentazione, nella ricerca dell’eccellenza è maniacale. Puoi trovare un banco specializzato solo in spezie, così come fragole e ciliegie dalle pezzature impossibili, presentati come dei gioielli in tutto il loro splendore”. “I mercati curano anche i servizi alla clientela, dalle consegne a domicilio, ai parcheggi gratuiti per chi arriva in macchina, al ciclo integrato dei rifiuti. La ristorazione completa l’offerta”. “La politica della lungimiranza paga molto di più di quella del profitto a breve degli oneri di urbanizzazione che la grande distribuzione offre ogni qual volta effettua una nuova apertura”, conclude Prampolini. ● M a g g i o

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Vendite al dettaglio, fatturato e investimenti ok Maurizio Pelliconi è il nuovo presidente

Si riduce la forbice di prezzo con la Gd

Vendite al dettaglio superiori a 1,25 miliardi di euro (+7%), fatturato di 874 milioni (+7%) e un patrimonio netto di quasi 530 milioni, con investimenti nell’arco dei dodici mesi di 43 milioni di euro. È la fotografia del bilancio 2012 di Commercianti Indipendenti Associati, cooperativa del sistema Conad attiva in Romagna, Marche, Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Regioni quest'ultime in cui associa 206 negozi che ogni anno battono 58 milioni di scontrini. Il sistema CIA-Conad – tra dipendenti dei negozi, cooperativa e società collegate – dà lavoro a circa 5.300 persone. Nonostante uno scenario competitivo durissimo e la crisi dei consumi che prosegue da sei anni, i quattro canali di vendita (ipermercati E.LeclercConad, superstore e supermercati Conad, negozi City) mantengono tutti numeri positivi. Nel 2013 sono previsti 53 milioni di euro di investimenti. Verranno ampliati i magazzini surgelati di Cesena e quelli dei freschi a Forlì, dove a breve è attesa la conclusione dell’iter amministrativo per il nuovo magazzino secchi e il nuovo centro uffici, i cui lavori dovrebbero partire entro la fine dell’anno. Dopo la recente inaugurazione dell’ipermercato di San Biagio di Callalta, in provincia di Treviso, nel 2013 è prevista l’apertura di due superstore (a Pordenone e a Forlì, in via Bengasi) e l’ampliamento del negozio di Punta Marina, a Ravenna. La rete carburanti verrà estesa con l’apertura del distributore di Azzano Decimo, presso Pordenone, e l’ampliamento di quello di Faenza. Intanto Maurizio Pelliconi, 45 M a g g i o

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anni, titolare del Conad La Filanda di Faenza, è stato eletto nuovo presidente di Commercianti Indipendenti Associati (CIA-CONAD), cooperativa di esercenti attiva in Romagna, Marche, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, dove associa 206 negozi che realizzano oltre 1,25 miliardi di vendite. Subentra a Mario Natale Mezzanotte, uno dei titolari del superstore Conad Giardino di Forlimpopoli, al vertice di Commercianti Indipendenti Associati dal 1991. Classe 1942, cooperatore sin dall’età di 14 anni, Mezzanotte è socio Conad dal 1967 e ha ricoperto anche la carica di presidente nazionale, dal 1995 fino a poche settimane fa. Insieme a Pelliconi il Consiglio della cooperativa ha eletto il nuovo vicepresidente, Daniele Galluzzi, 60 anni, socio di Pesaro-Urbino. Nuova nomina a consigliere anche per Enrico Gaspari, 36 anni, titolare del Conad di Castrocaro e Terra del Sole. Socio imprenditore dall’età di 24 anni, vicepresidente di CIA-Conad dal 2003, Pelliconi ha lanciato numerosi punti vendita in Romagna ed è stato uno dei primi imprenditori della grande distribuzione in Italia ad aprire un distributore di carburante. “Sostituire un punto di riferimento come Mario Natale Mezzanotte non sarà facile è un grande onore succedergli”, dice Pelliconi.

Più di sei famiglie su dieci fanno la spesa solo al discount. E i supermercati tentano di riconquistare la loro quota di mercato abbassando i prezzi: nel corso dell’ultimo anno, si è ridotta notevolmente la differenza dei prezzi tra i discount ed i supermercati/ipermercati tradizionali, passando dal 35-40% degli anni passati all’attuale 28%. È quanto rileva una ricerca dell’O.N.F., Osservatorio Nazionale Federconsumatori. Una rilevazione che non riguarda i prezzi dei singoli prodotti, ma interessa esclusivamente il costo comples-

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CIA-CONAD

sivo della spesa, spesso molto scontato grazie alle numerose iniziative e promozioni attivate dai supermercati e dagli ipermercati. Considerando lo stesso paniere di prodotti (ovviamente le marche non sono le stesse), la spesa settimanale di una famiglia di 4 persone risulta pari a 98,00 euro presso un supermercato (sfruttando, appunto, sconti ed offerte) e 70,26 euro presso un discount, con un risparmio, presso quest’ultimo, del 28%. www.corriereortofrutticolo.it

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Carrelli elevatori, mercato tiepido Ok noleggio e modelli ecologici ●

Mirko Aldinucci

Vendite in flessione, selettività, grande attenzione alle innovazioni, interesse per il noleggio: i carelli elevatori attraversano un periodo difficile, anche se non mancano i distinguo: “Nel 2012 e in questo inizio 2013 siamo tornati ai livelli del 2009, che era stato un anno di stagnazione”, dice Loreno Leri, Head of Marketing & Intralogistics Services Om Still. “Il mercato è contratto anche se ci sono segnali positivi: si vogliono prodotti efficienti, ecologici, si ponte grande attenzione alla sicurezza, a dimostrazione che il è mercato attivo e non in stato comatoso. L’Italia, in particolare, è al vertice per i carrelli a batteria a dimostrazione della grande attenzione posta all’aspetto ambientale. Inoltre il mercato lo “fanno” ancora le aziende europee, proprio perché si vogliono carrelli di qualità, performanti, sicuri”. La crisi non è vissuta in tutti gli ambiti nella stessa maniera: “La fase della distribuzione e della logistica è quella meno colpita, siano in attesa di una ripresa dell’industria. Il mercato assorbe per lo più macchine per il magazzino”. “L’Italia soffre di più rispetto a Germania e Francia - prosegue Leri - ma meno di Spagna e Grecia; è stato per tanti anni il terzo mercato d’Europa, in questo momento vi è un testa a testa con l’Inghilterra. Sarà un 2013 difficile ma credo che prima o poi tornerà il sereno”. A livello di produttori di carrelli la crisi si fa sentire in particolare sulle realtà di minor dimensione, che per sopravvivere debbono puntare alla nicchie mentre ha agevolato alcune aggregazioni. “Il settore ortofrutticolo è per noi 50

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2012 e inizio di 2013 particolarmente difficile nel comparto ma gli operatori colgono segnali di vitalità. Aspetto ambientale sempre più rilevante

In alto Francesco Garotti; sotto Loreno Leri e Marco Minotti con i due figli

fonte di interesse, abbisogna di prodotti e necessità specifiche che noi vogliamo soddisfare, ha standard quasi unici”, prosegue l’esponente di Om Still. “E’ un settore di riferimento anche per i volumi importanti oltre che essere stimolante. Richiede soluzioni particolari come le bilance per pesare sui carrelli…”. Una soluzione interessante per contenere i costi di gestione, è quello del noleggio dei carrelli per chi li utilizza saltuariamente. Nel mercato italiano vale circa il 40% dei prodotti immessi sul mercato; “il ciente preferisce pagare un servizio che fare un investimento e doverlo gestire”, spiega Leri. Un fenomento che sta incrementando il parco usato; i mezzi vengono certificati da Om Still e reimmessi sul mercato sud-

divisi in tre fasce (Gold, Silver e Bronzo), a seconda dell’utilizzo che ne è stato fatto, con la possibilità di avvalersi quindi del carrello sostenendo investimenti più contenuti. Francesco Garotti, direttore generale di Montini non nasconde che il settore dei carrelli elevatori risente della grave crisi economica dei mercati internazionali e della frenata dell’economia globale: “l’instabilità di mercato, il perdurare della performance negativa del mercato domestico, la forte pressione sui prezzi delle materie prime e la competizione tra i vari soggetti - afferma - hanno provocato, in generale, un netto calo dei fatturati, lo scorso anno. E questa, purtroppo, è la tendenza del primo semestre del 2013 mentre la prospettiva per i M a g g i o

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L ogistica

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Jungheinrich si espande in Cina: stabilimento produttivo a Shanghai, l’obiettivo è raddoppiare la quota di modelli a combustione Jungheinrich espande la presenza in Cina con l’apertura di un nuovo stabilimento produttivo a Shanghai. La decisione segnala, al contempo, la volontà dell’azienda di investire fortemente nello sviluppo di nuovi modelli per ampliare, nel medio periodo, la propria quota di mercato complessiva nel segmento dei carrelli elevatori con motore a combustione - che in Cina rappresentano oltre il 75% del mercato - dominato ad oggi dai concorrenti Toyota e Kion. Con 73.000 carrelli elevatori prodotti a livello gloprossimi mesi non è certo positiva”. “Nonostante ciò - prosegue Garotti - l’anno passato si è chiuso per Montini con un andamento abbastanza positivo, nel senso che le vendite effettuate per le aziende del settore agroalimentare italiano sono quelle che hanno tenuto e “rimediato” al calo registrato negli altri settori”. Le vendite all’estero ed in Europa in particolare si sono posizionate ad un livello del 20% del fatturato totale. “Le scelte strategiche messe in atto da “MONTINI” per far fronte ai problemi dati dalla crisi economica puntano soprattutto sull’offerta di prodotti e di servizi dal valore aggiunto”. “Il 2012 è stato migliore del 2011 ma l’inizio di quest’anno è negativo, nei primi tre mesi si è registrato un -10% nelle vendite di prodotti da interni, frontali elettrici e frontali termici, rispetto all’analogo periodo del 2012”, dice Gian Carlo Rondinini, presidente della ravennate Icem che ha lo scorso anno ha fatturato circa 5 milioni di euro, il 60% derivante da vendite all’estero. “Negli ultimi anni abbiamo aumentato la propensione all’export, fino a quattro anni fa il commercio interno era preponderante”, prosegue Rondinini. “Il momento sicuramente è deli52

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bale da Junheinrich nel 2012, il vero core business dell’azienda è costituito da carrelli a trazione elettrica, venduti soprattutto in Europa occidentale, mentre solamente il 5 percento della produzione è rappresentata da modelli a combustione. Grazie anche al nuovo stabilimento cinese, Jungheinrich si pone come obiettivo il raddoppio di tale percentuale nell’arco dei prossimi cinque anni, puntando ad una crescita della propria quota di mercato nel segmento pari all’1-2% su base annuale.

Montini fa... Bingo Prodotti e servizi ad alto valore aggiunto Montini per far fronte ai problemi dati dalla crisi economica punta soprattutto sull’offerta di prodotti e servizi dal valore aggiunto: - presentazione del modello “BINGOplus N 250 COMPACT.P XL” (ideale per il lavoro nei magazzini da frutta, in corridoi di stivaggio ristretti e celle frigorifere poiché compatto nelle ridotte dimensioni di lunghezza e larghezza). Portata: 1.600 kg a 6.950 mm di alzata a baricentro 500 mm. Dotato di Super Sterzo Montini per lavorare con la massima maneggevolezza, poiché equipaggiato di serie con assale posteriore sterzante fino a 101 gradi. Può essere equipaggiato con batteria fino a 80V/775Ah e con carica batteria “Super Charger”, per ottenere un’autonomia di lavoro fino a 12 ore); - presentazione della nuova serie di carrelli elevatori “BINGO ZINC”; - presentazione del modello “BINGOplus N 123 .H Light 700“ e “BINGOplus N 163 Light 1100” (trattasi dei carrelli MONTINI “leggeri”, ma con una buona portata nominale). I loro minimi pesi complessivi a vuoto di soli 2150 kg (per il modello 123) e 2500 kg (per il modello 163) permettono di operare in soppalchi rispettando, in tutta sicurezza, le portate degli stessi soppalchi); - vendita di carrelli elevatori con Servizio di Assistenza Tecnica; - servizio di monitoraggio delle batterie, tramite il sistema GPRS (via internet), per ridurre tempi e costi delle manutenzioni. cato, forse se ci fossero incentivi il comparto si rimetterebbe in moto e si tornerebbe a vendere. A essere in difficoltà non è solo il mercato italiano, anche nel resto d’Europa abbiamo registrato un “rilassamento”. Difficile fare pre-

visioni, forse adesso abbiamo toccato il punto più basso..”. “Nel 2012 il mercato ha registrato un forte calo di vendite di transpallet elettrici nuovi, un calo dei prezzi e una forte svalutazione del mercato usato e ricambi/assiM a g g i o

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Linde investe e apre a Bologna Nuova generazione di carrelli retrattili Il 18 aprile, Linde Material Handling Italia, società controllata da Linde Material Handling GmbH, uno dei maggiori produttori mondiali di carrelli elevatori frontali e gamma da magazzino, ha inaugurato la nuova filiale diretta a Bologna. Operativa da settembre 2012, la nuova sede è situata a Castel Maggiore ed è al servizio delle province di Bologna, Ravenna, Forlì Cesena, Pesaro Urbino, Rimini e Repubblica di San Marino. Durante il battesimo della nuova filiale sono state presentate le formule di acquisto e noleggio, oltre ai servizi di assistenza post vendita ed alle tecnologie che accompagnano l’evoluzione degli ultimi modelli dei carrelli elevatori frontali e gamma da magazzino. La nuova sede, a pochi mesi dall’apertura, occupa oltre 12 addetti nei settori del servizio post vendita, vendita e back office. Nonostante le importanti flessioni del mercato interno, Linde MH GmbH ha ritenuto opportuno proseguire il rilevante piano di sviluppo che prevede un’ulteriore integrazione dell’organico fino a 20 unità nel corso del 2013. Andrea Lusvardi, direttore Business & Development di Linde MH Italia, dichiara: “La consapevolezza dell’unicità dei nostri prodotti, corredati di servizi confezionati per le specifiche e diverse esigenze di ciascun cliente, rappresenta la molla al nostro determinato piano d’investimenti che vedrà Linde Italia incrementare progressivamente la propria quota sul mercato nazionale”. Linde ha presentato sul mercato la nuova generazione di carrelli retrattili R14/R20 con una portata da 1,4 t a 2 tonnellate. I nuovi carrelli permettono una movimentazione ancora più produttiva delle merci all’interno dei magazzini, mentre le nuove soluzioni tecniche rendono il veicolo più confortevole, potente, sicuro e di semplice manutenzione. L’ampia scelta di montanti, batterie, telai ed equipaggiamenti speciali permette, inoltre, di offrire al cliente soluzioni su misura derivate direttamente dalla produzione di serie. I carrelli sono in grado di raggiungere un sollevamento di 13 metri, così da poter utilizzare ulteriori posti-pallet. Durante il processo di sviluppo dei nuovi carrelli retrattili, Linde ha concentrato la propria attenzione sul miglioramento dell’ergonomia. Le migliorie introdotte riducono lo stress per il conducente e contribuiscono a salvaguardare la sua salute. Gli operatori possono regolare la console di comando, il volante, il display, i joystick ed il bracciolo, in modo da adattare perfettamente il posto di guida alle proprie esigenze. Le vibrazioni causate da superfici irregolari, dossi o pavimentazioni danneggiate vengono ridotte al minimo grazie ad un sedile ammortizzato ad aria, che permette anche la regolazione in altezza. In relazione al peso dell’operatore, è anche disponibile il posizionamento automatico ottimale della corsa del sedile.

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LOGISTICA

stenza”, sottolinea Marco Minotti, titolare di Carrellificio Cesenate. “L’inizio del 2013 continua a registrare forti malumori sia nella clientela che nei nostri concorrenti; l’andamento dei primi tre mesi è stato ancora di calo e a mio parere a fine anno avremo, a livello generale, un sostanziale pareggio con il 2012”. Carrellificio Cesenate lavora per il 95% in Italia. “Oramai il mercato richiede un servizio a 360 gradi”, spiega Minotti: “All’inizio del 2000 si acquistavano macchine che facessero bene il lavoro; ora non solo richiedono macchine prive di difetti, ma soprattutto un service a loro disposizione e finanziamenti all’“acquisto”: leasing, noleggi soprattutto, oltre a dilazione di pagamenti che fino a due anni fa nessuno autorizzava”. “Il nostro cliente tipo vuole una macchina specifica per l’ortofrutta; di qualità; bella e performante. Il 2013 è molto positivo per i nostri transpallet elettronici con pedana modello Joker e per le bici da mercato (carrelli a tre ruote). Per noi l’anno in corso è di crescita. Con le macchine che andremo a consegnare entro il 31 giugno pareggeremo la produzione del 2012. I transpallet elettrici JOLLY e JOKER presentati al Macfrut 2012 stanno avendo molto successo: siamo molto orgogliosi degli sforzi fatti nel progetto durato quasi tre anni. Segno comunque che il mercato in flessione numerica, recepisce molto volentieri delle macchine di nuova concezione”. “Il 2012 ha registrato un fatturato piuttosto scarso rispetto ai nostri standard con poca produzione di macchine elettriche e grandi numeri di transpallet manuali”, conclude Minotti. “Quest’anno la prospettiva è di fatturato è +22/28%”. L’anno scorso Carrelificio Cesenate ha presentato tre nuovi transpallet elettrici: Jolly, Joker, Jiant. ●

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L ogistica Om Still punta su Blue-Q La complessità dell’attuale scenario impone alle aziende scelte economiche e strategiche improntate a massimizzare l’efficienza, riducendo al contempo i costi. Una delle più recenti e importanti innovazioni Om Still in tal senso è il programma Blue-Q che, a seconda dell’impiego e dell’attrezzatura, garantisce risparmi del 10-20% nei consumi di energia attraverso una gestione intelligente delle curve caratteristiche, con conseguente ottimizzazione della trazione. Nel caso di un carrello elettrico con una

portata di 1,6t, impiegato per 5 anni su tre turni, ciò si traduce in un risparmio di valutato da Om Still in 2.500 euro. E dal conteggio sono stati tralasciati gli altri effetti di riduzione dei costi dovuti alla minor usura. Questo risparmio si traduce inoltre in minori emissioni di CO2 relative alla produzione di corrente elettrica. Ma la modalità Blue-Q non influenza solo il comportamento di guida, bensì anche il disinserimento intelligente di utenze elettriche. A seconda della dotazione e impiego, proprio queste utenze secondarie (luci, riscaldamento elettrico, tergicristalli…) sommate tra loro contribuiscono anche sino al 35% del consumo totale (carrello elettrico). Il programma Blue-Q è montato di serie su tutti i carrelli frontali della serie RX.

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Porti, a Savona transita più frutta Traffico in crescita del 6,5% nei primi cinque mesi del 2013 Intanto la Spagna, spinta dai buoni risultati dei container, si accinge a ridurre le tasse portuali

Aumentano i traffici di frutta al porto di Savona. Secondo l'analisi dell'Autorità Portuale savonese nel periodo gennaio-maggio 2013 i traffici si sono chiusi con una differenza di 105.323 tonnellate, pari al -2%, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Si è verificato un minor traffico di greggio (-7.2), raffinati (-30.2%) e altre (biocarburanti, -54.2%), da addebitarsi per la quasi totalità a un minor consumo del settore industriale. Tiene positivamente il traffico delle rinfuse solide: quadruplicato il movimento di minerali e il movimento di combustibili minerali solidi (+20.9%), mentre in perdita sono risultate le rinfuse alimentari (granaglie etc. -29.9%) e le altre (coke di petrolio etc., 40.2%). Buono il risultato dalle merci convenzionali che chiudono a +9.8%: con i minerali più che raddoppiati rispetto allo scorso anno, i rotabili +38.6%, la frutta +6.5% e forestali + 1.9%, negativi soltanto i dati della merce in container (-11.1%) e le altre merci varie (-4.7%). In ripresa il settore dei container, dopo un inizio 2013 negativo: il trend a maggio ha registrato + 13% rispetto al 2012.

Spagna, giù le tasse portuali Il ministro spagnolo dello Sviluppo, Ana Pastor ha annunciato che il governo di Madrid ridurrà entro quest'anno le tasse portuali per favorire il commercio del Paese. Pastor ha segnalato che la Spagna ha un sistema portuale di interesse generale con un grande potenziale di crescita, con la maggior parte dei porti risanati e in buona situazione economica. L’annuncio del ministro è un colpo ad effetto che non può che suscitare l’invidia degli operatori italiani, che quest'anno hanno subito un aumento medio delle tasse portuali pari al 30%. Ma si può fare un paragone fra Italia e Spagna? Come vanno davvero le cose sull'altra sponda del Mediterraneo occidentale? A giudicare dai dati disponibili, sembra proprio che la politica spagnola, che sta facendo di tutto per favorire i propri porti, stia dando frutto. Basterebbe guardare l'andamento del traffico negli ultimi dieci anni per vedere il recupero effettuato nel settore container. Ad aprile, ha spiegato Pastor, le operazioni di import-export in Spagna sono aumentate del 6,5% migliorando del 20% i risultati delle Autorità portuali. ● M a g g i o

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Sorridono, nonostante la crisi economica, i conti del Gruppo Bonduelle e di Bonduelle Italia. La conferma dello stato di salute del Gruppo agro-industriale, specialista mondiale nelle verdure, è arrivata da Jean-Bernard Bonduelle, direttore Relazioni Esterne e sviluppo Sostenibile del Gruppo Bonduelle, e da Umberto Galassini, amministratore delegato di Bonduelle Italia in occasione del recente Open Day Bonduelle. Secondo i due top manager, il 2,4% di incremento nel fatturato 2012 del Gruppo Bonduelle, che ha raggiunto quota 1,7 miliardi di euro, unitamente all’aumento dell’utile operativo (101 milioni di euro) e dell’utile netto (48 milioni di euro) rispetto al 2011, si spiegano con le doti di resilienza dell’azienda, ma anche con gli investimenti fatti nello sviluppo sostenibile che stanno alimentando l’innovazione, l’efficienza e la produttività, consentendo a Bonduelle di cogliere le opportunità di crescita presenti nello scenario economico internazionale. Jean-Bernard Bonduelle (nella foto sopra), rappresentante della sesta generazione della famiglia Bonduelle, ha sottolineato come, fin dal 2002, il Gruppo stia perseguendo obiettivi di sostenibilità coerenti con la mission aziendale, ovverosia essere referente mondiale che assicura il benessere attraverso l’alimentazione vegetale, per rispondere a tre grandi sfide globali: nutrire l’umanità salvaguardando il pianeta, mettere l’uomo al centro del progetto economico e controllare e ridurre l’impatto ambientale. Bonduelle ha illustrato i risultati raggiunti nella sostenibilità sociale, nella riduzione dell’impatto ambientale delle attività agricole e nell’uso responsabile delle risorse naturali. Nei confronti M a g g i o

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Il gruppo che nel 2012 ha incremento fatturato (+2,4%) e utile operativo, investe sull’asset-ambiente per consolidarsi in Italia così come negli altri mercati di riferimento

dei dipendenti spiccano le misure assunte sulla sicurezza sul lavoro, con il tasso d’incidenza degli infortuni passato dal 39,7 del 2002 al 18,76 del 2012. Inoltre, l’equità e l’inclusività delle linee guida del Gruppo in materia di contratti di lavoro trovano riscontro nel fatto che tra il 2011 e il 2012 la presenza di dipendenti portatori di disabilità ha toccato il 10,65% contro il 7,76% del periodo 2010-2011. Per quanto riguarda le attività agricole, gli obiettivi del Gruppo Bonduelle consistono nell’estendere al 100% delle aziende agricole partner la sottoscrizione della Carta degli Approvvigionamenti, documento vincolante che fissa in dettaglio i parametri per la corretta gestione delle coltivazioni, ma anche nel ridurre del 20% l’impiego di fitosanitari entro il 2015 e nel proseguire le collaborazioni scientifiche in campo agronomico, specie nell’ambito dello sviluppo di modalità di agricoltura integrata. Sul piano del rispetto e della salvaguardia delle risorse ambientali, i risultati raggiunti dal Gruppo nel periodo 2011-2012 possono essere sintetizzati nella riduzione del 6% di energia elettrica, del

14% dei consumi idrici per tonnellata di prodotto lavorato, nonché nel riciclaggio a fini energetici del 73% dei rifiuti industriali non pericolosi prodotti dalle lavorazioni, con l’obiettivo di arrivare al 80% entro il 2015. JeanBernard Bonduelle, inoltre, ha sottolineato come il Gruppo si stia muovendo sul fronte dell’ottimizzazione del packaging al fine di ridurre la produzione di rifiuti da avviare a smaltimento, con risparmi pari a 155 tonnellate di cartone ottenuti nel segmento dei surgelati, un taglio del 11% nei consumi di film plastico nel Fresco confezionato e nuove soluzioni applicate alle conserve che, a regime, porteranno a risparmiare fino a 90 tonnellate annue di imballaggi. Autentiche sfide appaiono gli obiettivi di riduzione della carbon footprint complessiva dei prodotti, con l’abbattimento di 3.000 tonnellate nelle emissioni di CO2 da conseguire nel biennio 2012-2013, l’ottimizzazione delle piattaforme logistiche e l’uso di alternative al trasporto su gomma. Galassini ha rimarcato la solidità finanziaria della filiale italiana, che ha chiuso il 2012 con un fatturato di 224,5 milioni di euro e ha mantenuto stabili i livelli di occupazione. Ha messo in luce come gli ingenti investimenti effettuati negli ultimi anni, in particolare per la ricostruzione dello stabilimento di IV Gamma di San Paolo d’Argon. Ha citato poi senso la confezione eco-friendly di Agita & Gusta che consente un taglio delle emissioni di anidride carbonica del 40% rispetto alla versione precedente. ● www.corriereortofrutticolo.it

QUARTA - QUINTA GAMMA

Bonduelle, non solo business Parola d’ordine sostenibilità

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Wuwm casa comune dei Mercati Ma all’Italia interessa poco ●

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(da Helsinki)

Il Wuwm serve a qualche cosa? La risposta più probabile è sì, perché l’Unione mondiale dei Mercati all’Ingrosso e dei Centri agro-alimentari è l’unico raccordo internazionale tra Mercati e una volta all’anno, nel corso dell’assemblea generale, che si svolge ogni anno in una città diversa, offre l’opportunità di un fondamentale scambio di informazioni sullo stato di salute del settore a cui si rivolge. Eppure l’Italia snobba il Wuwm, commettendo un errore non da poco, sotto il profilo strategico, per la stessa tenuta del sistema italiano dei Mercati. Infatti, anche i Mercati sono nella globalizzazione e se il loro raccordo internazionale è debole ciò indebolisce inevitabilmente anche i singoli sistemi nazionali. All’ultima assemblea generale del Wuwm, lo scorso maggio a Helsinki, era presente per l’Italia il solo Mercato Agro-Alimentare di Padova. Un atteggiamento nazionale di questo genere comporta inevitabilmente che l’Italia nonostante l’ottima figura fatta da Padova a Helsinki grazie agli interventi di Francesco Cera e Allberto Filippino - pesi pochissimo nel Wuwm. Eppure l’Italia ha un sistema di Mercati tra i più forti al mondo, almeno sotto il profilo della modernità delle strutture. Di conseguenza, ancora una volta, il nostro Paese è stato tagliato fuori dalle cariche rappresentative del Wuwm rinnovate a Helsinki. Ed è un vero peccato, un peccato di miopia. Il 25 maggio a Helsinki alla carica di presidente è stato nominato lo spagnolo Manuel Estrada-Nora, capo a Madrid del Dipartimento internazionale di Mercasa 56

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Solo il Maap di Padova a rappresentare il nostro Paese all’assemblea generale di maggio dell’Unione mondiale dei Centri agroalimentari. Nessun italiano nel Direttivo (l’organizzazione dei mercati all’ingrosso spagnoli). Guarda un po’, uno spagnolo (e poi ci lamentiamo se la Spagna ci batte ormai su tutti i mercati mondiali in termini di vendite, le quali in parte dipendono anche dall’organizzazione generale che un sistema-Paese riesce a darsi all’estero). Alla vicepresidenza è stato nominato il tedesco Torsten Berens, direttore generale del Mercato di Amburgo. E’ stato anche rinnovato, parzialmente, il comitato direttivo del Wuwm, dove non trova posto nessun italiano. All’assemblea hanno partecipato 120 dirigenti di mercato provenienti da 30 Paesi su 200 membri aderenti all’Unione. Manuel Estrada-Nora ha espresso l’intenzione di valorizzare il ruolo del Wuwm a livello internazionale nella promozione del ruolo dei Centri agro-alimentari e nello scambio di idee e esperienze tra gli associati finalizzate ad accrescere l’efficienza dei Mercati. Estrada-Nora e Berens resteranno in carica due anni.

All’assemblea di Helsinki il MAAP ha presentato l’unica relazione italiana, molto seguita, illustrata dal direttore Francesco Cera e dal direttore dell’Associazione grossisti Alberto Filippino. Il MAAP è stato riconosciuto come caso interessante, a livello internazionale, per la sua organizzazione generale e i servizi che ha saputo sviluppare per i suoi grossisti e a supporto delle esportazioni. Tre gli elementi che hanno caratterizzato la relazione dei due dirigenti padovani: il concetto di ‘carico misto’ che dà il senso della definizione del mercato all’ingrosso come piattaforma logistica; la prima ‘filiale’ aperta all’estero; il dinamismo del Gruppo Grossisti e i servizi sviluppati dal GROCED. L’organizzazione dei grossisti è la vera forza del MAAP e questo è stato un concetto abbastanza rivoluzionario per l’assemblea di Helsinki. Ma anche la specializzazione nel realizzare i cosiddetti carichi misti ha sollevato interesse. Ciò significa che il mercato di-

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venta una naturale piattaforma redistributiva dove viene svolta una vera e propria attività di ‘cross docking’; il MAAP raccoglie sulle proprie piattaforme quantità notevoli di prodotti freschi ed è in grado di riassemblarli e prepararli per la spedizione organizzando pallets di prodotti misti, già pronti per i punti vendita di smercio. Un ulteriore aspetto che ha contribuito allo sviluppo dell’attività di export è dato da un approccio alla vendita che premia più il servizio e la collaborazione con il cliente che non la parte meramente commerciale. Ciò significa garantire: controlli di qualità dei prodotti; estrema velocità di fornitura dall’ordine; definizione e gestione concordata del prezzo di vendita che è spesso franco partenza. Da evidenziare, poi, un altro aspetto importante per la garanzia della velocità ed efficienza logistica del sistema di esportazione ovvero la flessibilità negli orari di mercato garantita dall’Ente gestore. Infine il MAAP ha illustrato la sua recente ‘operazione-coraggio’: la nuova società MAAP Albania con sede a Tirana. La società, partecipata dall’Ente gestore padovano, dal Gruppo Grossisti del Mercato e da un socio albanese, è nata nell’intento di testare e sviluppare un nuovo format sperimentale di approccio per incrementare l’esportazione verso l’estero. Un format che prevede di creare veri e propri avamposti all’estero, da utilizzarsi quali vere e proprie piattaforme logistiche per gestire l’esportazione. Ciò anche per contenere la forte concorrenza in tal senso sviluppata da Paesi competitors dell’Italia per le aree dell’Est Europa, in particolare Spagna e Turchia. In conclusione, la relazione padovana è stata un segnale per tutti: è finita l’éra degli enti gestori di mercati all’ingrosso che aspettano la fine del mese per tirare l’affitto dai grossisti. Oggi ci vuole di più, molto di più, pena la fine stessa dei Mercati. editor@greenmed.eu

Volumi in calo Riviste al ribasso le stime riguardanti i volumi di pesche e nettarine nell’Unione Europea. L’Italia potrebbe far segnare una flessione del 9% Sono previsti in calo i volumi di pesche e nettarine quest’estate. A seguito della riunione del gruppo di lavoro della Commissione Euroepa dedicato ai due prodotti ortofrutticoli tenutasi recentemente a Bruxelles, le prime proiezioni sono state riviste al ribasso rispetto alle prime previsioni espresse in occasione di Europeche nell’aprile scorso che davano volumi in crescita rispetto al 2012. Secondo i rappresentanti del gruppo si stima una riduzione del 4,6% della produzione di net-

tarine nell’Unione Europea, rispetto alla campagna del 2012, e una riduzione del 7,9% nel raccolto di pesche. Per le nettarine i maggiori cali produttivi attesi in questa campagna riguardano la Francia, con il 19,7% in meno e l’Italia, con il 9% in meno. Note negative in particolare per le pesche per le quali è atteso un declino generale: in Italia si stima il 9% in meno di raccolto. La notizia, riportata dall’associazione degli esportatori ortofrutticoli spagnoli Fepex, desta preoccupazione tra gli addetti ai lavori. ● www.corriereortofrutticolo.it

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Organizzazione e... posizione Medfel si conferma su buoni livelli Numeri confortanti per Medfel, la fiera dedicata all’ortofrutta che si è tenuta a Perpignan (Francia) dal 22 al 24 aprile scorsi. La rassegna internazionale, pur essendo di medie dimensioni, ha confermato un suo ruolo per il comparto ortofrutticolo nel Mediterraneo: nell’edizione di quest’anno, in cui l’Egitto e gli agrumi erano i protagonisti, ha visto un aumento dei visitatori del 13%. Sono stati 141 i buyer internazionali provenienti da 40 Paesi di tutto il mondo. Il numero di espositori è arrivato a 225, produttori, trasportatori e operatori di logistica di frutta e verdura fresca provenienti dai Paesi di tutto il Mediterraneo. La fiera ha organizzato 3.840 appuntamenti b2b, 13 conferenze e previsioni di raccolta (tra cui Europeach) condotte da esperti di fama internazionale e un concorso per la migliore comunicazione degli espositori. La forza di Medfel è la buona organizzazione che gli sta alle spalle e l’importante posizione di Perpignan nel commercio ortofrutticolo della Francia. L’organizzazione fa capo all’agenzia Sud de France Developpement, braccio operativo della Regione Languedoc-Roussillon. La posizione di Perpignan si spiega poi con il fatto che è proprio Perpignan lo snodo logistico per l’ortofrutta non solo della regione in cui si trova (sede di una forte produzione) ma per l’ortofrutta che dal Marocco risale in Europa attraversando la Spagna e che a Perpignan, in particolare nella piattaforma di Saint Charles, viene smistata per le diverse destinazioni europee. Soddisfatta dell’andamento della fiera Chantal Passat, responsabile della filiera agro-alimentare di Sud de France, e quindi principale referente organizzativa: “Pos58

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Numeri confortanti per la fiera dell’ortofrutta di Perpignan che dal 22 al 24 aprile ha registrato un aumento di espositori, visitatori e buyer

siamo dire che Medfel tiene in questo periodo non facile per l’economia europea e quindi anche per le manifestazioni fieristiche ci ha detto -. Abbiamo avuto più visitatori che nelle precedenti tre edizioni e abbiamo riempito tutta l’area espositiva a disposizione. Ma il significato di Medfel va oltre le cifre. Il nostro è un incontro annuale che deve dare l’occasione di lavorare insieme tra nord e sud del Mediterraneo. E quest’anno abbiamo avuto molti incontri b2b qualificati che hanno dato concretezza a questo concetto strategico, perché hanno confermato che c’è una domanda e c’è un’offerta”. Su questa base (sviluppare il business mediterraneo) il Medfel intende crescere nel prossimo futuro. Il punto di partenza è solido. Ed è un segnale anche per Macfrut, che si sta muovendo in varie direzioni per la sua crescita, in cerca di un’identità internazionale. La rappresentanza italiana a questa fiera francese è stata soprattutto incentrata sul CSO, il Centro Servizi Ortofrutticoli di Ferrara, che attorno al logo ‘Italy the

beauty of quality’, ha riunito in una stessa area espositiva Apofruit, Canova, Ghelfi, Frutta C2, Macfrut, Mazzoni e Unitec. “Medfel ha risposto alle aspettative che avevamo”, è stato il commento di Federico Milanese, responsabile per il CSO delle iniziative all’estero. “Interessante la presenza così numerosa di buyers esteri, ci saremmo aspettati qualche azienda francese in più, tra quelle che contano. Ma questa rimane un punto di riferimento come fiera di eccellenza per la Francia, nonostante certe lacune. Per questo ritengo ci saremo anche nel 2014 per portare avanti il messaggio racchiuso nel nostro marchio di filiera Italy the beauty of quality”. Elisa Macchi del CSO ha premuto in ambito Areflh (l’Associazione delle regioni ortofrutticole europee) per lo spostamento della fiera da aprile a maggio in modo che il lavoro di studio sulle previsioni produttive della frutta estiva possa presentare, in occasione della prossima edizione di Medfel, dati più completi e affidabili di quanto non sia potuto avvenire quest’anno. (AF) M a g g i o

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Almeria, peperone nuovo re dell’export

Biologico, vendite su Superfici insufficienti

Cap Seine acquista Pom’Alliance

Pomodoro scalzato dal peperone: ad Almeria, in Spagna, dopo anni, nelle classifica dei prodotti più esportati l’oro rosso perde il primato. Nei primi due mesi dell’anno infatti il peperone è stato il prodotto ortofrutticolo maggiormente inviato all’estero per un valore di 156,8 milioni di euro, pari al 24,1% del totale esportato. Al secondo posto il pomodoro con 156,5 milioni di euro, seguito dal cetriolo (14,8%), dallo zucchino (6,7%) e dalla melanzana (4,6%). L’export di Almeria nei primi sessanta giorni del 2013 ha raggiunto 498,2 milioni di euro, con un incremento del 3,04% rispetto al 2012. La Germania è il primo Paese di destinazione, con il 31,4%, poi Olanda, con il 13,8% e Francia (12,9%).

Il biologico è in forte espansione in Germania, ma i produttori tedeschi non sono in grado di soddisfare la crescente domanda. Gran parte del cibo bio è quindi importato. Questo è il risultato di uno studio dell’Università di Bonn. Le vendite sono triplicate nel periodo dal 2006 al 2012. I tedeschi spendono più di 7 miliardi di euro l’anno, con una media di 73,60 euro pro capite. La superficie produttiva è solo raddoppiata e ora copre il 6,3%.

COSTARICA

CANADA

VENEZUELA

Accordo di libero scambia con il Perù

Il gelo distrugge i pomodori

Progetti comuni con Cuba

La regione di Leamington, nota come la capitale canadese del pomodoro, è appena stata colpita da un’ondata di gelo distruttiva. Nella regione, quella più a sud del Canada sul lago Erie, ci sono grandi coltivazioni di pomodoro e un impianto della società americana Heinz. Il gelo ha danneggiato tra il 10 e il 30% delle coltivazioni di pomodori. La maggior parte dei produttori non ha abbastanza piante per sostituire quelle che sono gelate. La raccolta sarà dimezzata.

I governi di Cuba e Venezuela hanno annunciato un importante programma di investimenti da realizzare nel 2013. La XIII riunione intergovernativa che ha rafforzato la collaborazioen tra i due paesi. Nel 2013 si prevede la realizzazione di 51 progetti comuni nei settori del trasporto, salute, formazione, alimentazione, costruzione per un valore complessivo pari 2 miliardi di dollari. Il presidente cubano Raúl Castro ed il presidente venezuelano Nicolás Maduro hanno firmato un accordo per sviluppare un agenda economica bilaterale a medio e lungo termine che rafforza l’allenza strategica tra i due paesi dell’America Latina. Dal 2000 il Venezuela ha avviato una collaborazione con l’isola caraibica.

L’assembea legislativa del Costarica ha approvato l’accordo di libero scambio con il Perù. Il ministero del Commercio Estero del Paese centroamericano ha celebrato la votazione evidenziando le opportunitá derivanti dall’accordo per le Pmi dei due paesi. In America Latina si moltiplicano gli accordi di libero scambio per cogliere le opportunità derivanti dalla crescente apertura internazionale. L’accordo prevede il reciproco accesso in regime preferenziale dei beni podotti nelle zone franche. In particolare, l’intesa copre circa il 68,2% dei beni esportati dal Costaria ed il 76,2% dei beni importati. Il governo del Costarica punta a far parte dell’Alleanza del Pacifico che annovera Cile, Colombia, Messico, Perú. M a g g i o

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Cap Seine rileva i leader francesi delle patate fresche e delle patate e verdure cotte sotto vuoto. La cooperativa francese, con sede nel dipartimento Haute-Normandie, specializzata in cereali e semi oleosi con un fatturato di 716 milioni di euro, volendo diversificarsi e dipendere meno dalle esportazioni di cereali, Cap Seine è entrata sul mercato delle patate e delle verdure. Lo ha fatto con l’acquisizione di Pom’Alliance, numero uno delle patate fresche e Lunor, al top per patate e verdure sotto vuoto. Pom’Alliance raccoglie e commercializza 250.000 tonnellate di patate ogni anno, il 40% dei quali destinato all'esportazione. Il suo fatturato è di 100 milioni di euro l’anno. Lunor ha un giro d’affari di 47 milioni di euro.

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MONDO FLASH

SPAGNA

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M ondo flash VIETNAM

COLOMBIA

BELGIO

Revocato il blocco dell’export verso l’Ue

Crollano le vendite all’estero di banane

Leader europeo per le verdure surgelate

Dopo il blocco delle esportazioni vietnamite di basilico Thai (“hung que” in vietnamita), peperone, sedano, zucca amara (“muop dang”) e coriandolo lungo (“ngo gay”) per non conformità alle norme fitosanitarie europee, dal Paese asiatico riprende l’export di molta frutta e verdura verso il vecchio continente. Il divieto sarà revocato il 30 giugno prossimo, ha specificato l’Agenzia di quarantena delle piante e il Ministero dell’Agricoltura. Nel 2012 il Vietnam ha esportato per un valore di più di 10 milioni di dollari, 11,7 volte in più rispetto al 1997 e 5,5 volte in più rispetto al 2003. Quest’anno il valore dell’export, grazie al migliormento qualitativo, potrebbe arrivare a 1 milione di dollari.

La Colombia ha subito un crollo nelle esportazioni di banane. Secondo Fedeplátano, la Federazione nazionale dei produttori, il Paese sarebbe passato dal primo al terzo posto degli esportatori mondiali di banane, con una diminuzione del 22% delle esportazioni lo scorso anno, che ha consentito a Guatemala ed Ecuador di superare la Colombia nella classifica dei Paesi esportatori. Tra le cause la mancanza di interesse delle giovani generazioni.

Con una quota del 27,6%, il Belgio è il più importante produttore europeo di verdure surgelate: ha raggiunto una produzione totale di 885.100 tonnellate nel 2011 (+16% in confronto al 2010) e precede la Spagna (490.000 tonnellate), la Polonia (435.000 tonnellate) e la Francia (430.0000 tonnellate). Anche la bilancia commerciale in questo settore è nettamente a favore del Belgio (738.000 tonnellate), visto che i volumi esportati, che continuano a crescere, hanno raggiunto, nel 2011, un totale di 1.169.000 tonnellate. Ciò non toglie che anche le importazioni (+20% nel 2011) rivestono un ruolo importante anche per colmare la scarsità di certi prodotti.

CILE

SENEGAL

TURCHIA

Noci, boom delle esportazioni

Cresce il commercio del mango

Grandine, gravi danni all’uva apirene

Cresce l’export di mango del Senegal. Il Paese africano nel 2012 ha esportato circa 8.500 tonnellate di prodotto, contro le 7.648 tonnellate del 2011. Nonostante il risultato positivo i volumi inviati all’estero rimangono ancora bassi, vista anche la produzione totale che è stimata in 118.950 tonnellate. Le organizzazioni del settore stanno lavorando comunque per migliorare la situazione. Con 1.610 tonnellate, l’Europa è il principale destinatario dei manghi senegalesi.

Turchia piena di problemi in questo periodo, anche nel settore primario. Il ministro dell’Agricoltura turco ha fatto visita ad alcuni dei 1.500 agricoltori i cui vigneti per circa 60.000 ettari - sono stati duramente colpiti dalla grandine. Le tre province colpite sono famose per la produzione di uva senza semi, utilizzata per ottenere le celebri uve sultanine che sono esportate in oltre cento Paesi. I danni variano dal 10 al 100% a seconda dei vigneti, e il ministro dell’agricoltura garantisce che l’assicurazione per gli agricoltori li compenserà, almeno in parte, mentre i programmi speciali di credito possono essere attuati. Non si conosce ancora esattamente l’impatto che questa calamità naturale avrà sulle importazioni di quest’anno.

Dati molto soddisfacenti per l’export di noci cilene. Secondo i rapporti della società di analisi iQonsulting, le esportazioni sono aumentate notevolmente: a fine aprile le spedizioni ammontavano a 1.147 tonnellate di noci in guscio e 1.101 tonnellate di noci sgusciate, con incrementi rispettivamente del 107% e del 41% rispetto all’anno precedente. Attualmente il Cile è il primo Paese dell’emisfero meridionale per l'esportazione di noci e si colloca tra i primi 5 fornitori mondiali. Il Paese conta 20.000 ettari di noci e nel 2014 prevede di arrivare a una produzione di 60.000 tonnellate. Chilenut, l’associazione dei produttori ed esportatori di noci, ha chiesto al governo cileno di raddoppiare gli sforzi per l’accesso al mercato cinese. 60

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SPAZIO APERTO

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Qualcuno salvi il “Pachino” Salvatore Chiaramida * Il nuovo Governo, se vorrà dimostrare di avere a cuore le sorti dell’agroalimentare, dovrà occuparsi della valorizzazione e della difesa dei tanti marchi Dop e Igp riconosciuti e di cui l’Italia, non dimentichiamolo, ha il primato in Europa (quasi 250, contro i 180 o poco piu della Francia e i 160 circa della Spagna). Non mancheranno perciò le “gatte da pelare” per il Ministro delle politiche agricole. Il precedente, con l’approvazione del famoso art.62, ha incominciato a mettere mano allo strapotere della Grande Distribuzione affrontando, tra numerose difficoltà, la problematica dei tempi di pagamento. L’Antitrust con il suo presidente Catricalà in passato aveva preannunciato delle indagini sulla spropositata forbice dei prezzi dal campo alla tavola: peccato che ai proclami non sono mai seguiti provvedimenti significativi. A questo proposito emblematico è il caso del Pomodoro di Pachino. Prodotto famoso e conosciuto dappertutto, da dieci anni ha ottenuto dalla Ue il marchio Igp. Eppure le aziende di produzione sono in crisi, ogni anno a decine chiudono i battenti e Pomodoro di Pachino se ne fa sempre meno, al punto che qualcuno provocatoriamente, ma non tanto, propone di rinunciare al marchio di tutela. Di chi la colpa? Di alcune catene della GDO, sicuramente. Lo comprano a due soldi, lasciando ai produttori solo le briciole ma lo mettono in vendita con prezzi alle stelle applicando delle marginalità spropositate. Così facendo lo rendono un prodotto d’elite, inaccessibile ai più, e che solo una fascia limitata di consumatori si può permettere. Il risultato? Se ne consuma poco e di conseguenza se ne produce sempre di meno. Anche perché la legislazione non aiuta visto che

Il nuovo Governo dovrà occuparsi della difesa dei prodotti Dop e Igp, “ostaggio” della Gdo

non permette ai Consorzi di Tutela di poter commercializzare, ravvisando un ipotesi di cartello (“trust”). Ma se il cartello lo fa chi compra il prodotto e lo commercializza, pur essendoci un abuso di posizione dominante scandaloso, nessuno ravvisa alcuna ipotesi di reato.Ed è così che “muore” un prodotto. Un prodotto non solo buono, grazie ai fattori climatici della zona in cui viene coltivato (la zona più assolata d’Italia secondo l’Enea dal terreno sabbioso e l’acqua salmastra) ma anche salutare, visto l’alto contenuto di licopene e di sostanze antiossidanti. E naturalmente non muore solo un prodotto ma un’intera economia formata da tante piccole famiglie che vivono solo di quello. Ma a chi importa? Facciamoci arrivare pure vagonate di pomodoro marocchino, con il beneplacito dei nostri lungimiranti eurodeputati. Sarà coltivato con prodotti non ammessi, può essere tossico e nocivo ma chissenefrega... L’importante è che costa meno! * Direttore O.P. “FARO” Scapa (già Presidente A.T.P.T.P.-Associazione per la Tutela dei Prodotti Tipici di Pachino dal 2001 al 2004 e Direttore del Consorzio per la Tutela dell’IGP Pomodoro di Pachino dal 2005 al 2012)

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LETTERE dei LETTORI

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FILIERA (E ALTRO)

EXPO 2015

Ripensare logistica e Frutta nelle scuole

Occasione unica per settore e Paese

Mi spiace per l’avvicendamento del Ministro Catania, che ho apprezzato nella sua presa di posizione riguardo al consumo di suolo agricolo, ma era solo, Davide contro Golia, e via via nei mesi l’ho visto ritratto con un mondo che poco ha a spartire con quello agricolo. Questo a dimostrazione che è il sistema che va riformato, pulito e messo in condizione di governare secondo logiche di buon senso; quelle del buon padre di famiglia per intenderci. Di Frutta nelle scuole, che dire? Io vendo direttamente al Caab e posso assicurare che i produttori che vendono la loro frutta, raccolta al giusto grado di maturazione difficilmente hanno rimanenze e spuntano prezzi discreti. Certo è faticoso, le raccolte sono molteplici, i mercati sono notturni ed il sistema non ti aiuta… la filiera è la filiera. Il discorso è lungo e complesso… Ritornando al progetto comunitario era troppo semplice affidarne la realizzazione ai Comuni? Questi, in base alle scuole che aderivano al progetto selezionavano le aziende agricole, con le stesse avrebbero potuto realizzare dei piani di consegna legati alla stagionalità ed alla territorialità. I frutti potevano essere consegnati in casse e distribuiti dal personale ausiliario, previo lavaggio dello stesso. Io come genitore rifuggo dall’idea che i miei ragazzi mangino mele cubettate, lavate in acido citrico e messe sottovuoto; mandaranci avvolti in plastica con tanto di logo, tutto biodegradabile si intende… Nel suo primo anno di applicazione il progetto costò 30 euro a bimbo; tre i kg di frutta e verdura distribuiti in confezioni da 150

La giornata dedicata dal Presidente del Consiglio Enrico Letta a Expo 2015 non ha solo sancito la nomina di Giuseppe Sala a commissario unico ed amministratore delegato dell’esposizione milanese ma ha anche concentrata tanta attenzione sulla manifestazione universale che potrebbe rappresentare la rinascita del paese dopo lunghi anni di stagnazione. Per il mondo agricolo questa è un’occasione formidabile per appropriarsi del Leit Motiv di questa fiera: tutti i temi legati all’alimentazione, all’agricoltura, alla sostenibilità. “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” riassume come slogan il concetto di base. Solo gli aiuti pubblici superano i 1.300 milioni di euro che serviranno ad attrezzare un area di oltre 1,1 milioni di metri quadrati. 126 sono finora i paesi che hanno aderito ed entro dicembre saranno consegnati i primi terreni ai paesi che verranno a realizzare i loro padiglioni. In sei mesi di attività sono previsti 20 milioni di visitatori. A me piace la raffigurazione visiva dei prodotti agricoli che avranno il loro proprio spazio, ben in evidenza Frutta e Legumi situati al centro nella parte alta, in zona centralissima. Altri spazi saranno a disposizione delle regioni nel padiglione Italia che promette di non sfigurare nel contesto generale. Ci sono ancora centinaia di giorni prima dell’apertura dei cancelli e dovrebbe essere compito di tutti gli operatori italiani di prepararsi bene per questo show che ci porta in casa tanti ospiti ma anche tanta visibilità mediatica. Roland Drahorad Vignola

grammi. Mele, pere, kiwi, arance, mandarini, carote furono i frutti che andarono per la maggiore. Trent’anni or sono andavamo nei campi alle quattro per raccogliere le insalate con cappelli da minatore; alle sette cominciavano i primi arrivi di tagli freschi sul mercato di Bologna, a volte non si finiva prima delle quattordici. Da li partivano per tutta Italia, il cittadino dell’Elba alle tredici poteva mangiare le lattughe fresche di giornata. Ora è impensabile per i bolognesi mangiare una lattuga raccolta in giornata, se non la si acquista direttamente dal produttore o in un mercatino. Raccogli, consegni alla tua Op, che trasporta alla piattaforma che smercia nei vari punti vendita e la tua lattuga ritorna a Bologna con qualche centinaio di chilometri percorsi e un paio di giorni in più. Ma se ad ogni passaggio aggiungi un rincaro del 30% avrai un costo finale molto piú alto, quasi il doppio nei tre passaggi con un guadagno doppio anche per la Gdo che rincarerà su un prezzo finale piú che doppio. Chiunque, con il buon senso capirebbe che questo sistema non regge piú. Avrei tanto da raccontare, dico solo che quando passo davanti a quello che era il mercato ortofrutticolo di Bologna, mi si stringe il cuore e gli occhi navigano in un mare in piena. Cordiali Saluti Carla Zanarini Bologna

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Emanuele Zanini

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Ciliegie, quiete dopo la tempesta? Maturazione in ritardo e qualità iniziale bassa, prospettive così così

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Il maltempo crea gravi problemi soprattutto al Nord, gli operatori però confidano nelle varietà tardive. E intanto a Vignola viene lanciato il marchio “Tentatrice” per il prodotto che non si può fregiare dell’Igp

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Annata 2013 molto tribolata per le ciliegie italiane, soprattutto per il Nord Italia. Nella parte più settentrionale del Paese il maltempo, come del resto per molti altri prodotti ortofrutticoli, ha provocato grossi problemi ai produttori. Le piogge abbondanti e assai frequenti degli ultimi mesi in molti casi hanno seriamente danneggiato il prodotto, ritardando la maturazione e abbassando il livello qualitativo. Ciliegina, è proprio il caso di dire, sulla torta i frequenti fenomeni di cracking che vanno solo a peggiorare un quadro già di per sé a tinte molto fosche. “La situazione è quasi disperata”. Non usa mezzi termini Danila Bragantini, a capo dell’omonima azienda di San Martino Buon Albergo (Verona), dedita all’import-export di prodotti ortofrutticoli tra cui ciliegie, per descrivere la situazione del mercato. “Il clima rigido e piovoso sta creando molti problemi alla produzione. L’assenza di giornate calde e soleggiate impedisce la piena maturazione delle ciliegie. Di conseguenza - spiega Bragantini stiamo assistendo a un ritardo sul

Da sinistra a destra, Bragantini, Monari e Giuliano

calendario di almeno una ventina di giorni. Particolarmente critica la situazione per le precoci Bigarreaux, che scontano una bassa qualità a causa di una presenza eccessiva di acqua. La situazione ci sta preoccupando, per recuperare almeno in parte la stagione dovrebbe arrivare il

bel tempo, altrimenti saranno dolori”. “Anche per le altre tipologie medie e tardive i volumi sembrano esserci speriamo non maturino dopo tanto attendere tutte assieme, le duracine arriveranno sul mercato più tardi del normale. Bisognerà aspettare almeno fino

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SCHEDA PRODOTTO al 10 giugno. Vedremo le tardive come si comporteranno potrebbero avere ancora possibilità”. Sui banchi dei supermercati il prodotto è presente, “anche se abbiamo già notato sconti notevoli, fino al 33% per le diverse tipologie a causa dei limitati consumi, certo non incentivati dalle condizioni climatiche che stanno penalizzando in generale i consumi di tutta la frutta estiva. La stagione si fa davvero dura”. “La Spagna - prosegue Bragantini - non è messa meglio di noi, visto che anche nel Paese Iberico sono indietro con la produzione e la qualità non è alta, e c'è il rischio di una sovrapposizione di offerta, anche questo non potrà di certo risollevare le sorti di un’annata che si profila assai negativa”. Per Walter Monari, presidente del Consorzio di Tutela della Ciliegia e della Susina di Vignola (Modena) lo scenario è meno preoccupante anche se è indubbio che il maltempo ha condizionato la campagna che ha portato le produzioni a un ritardo di almeno una decina di giorni rispetto alla media. Le prime ciliegie precoci sono state raccolte attorno al 20 maggio, caratterizzate da un calibro non eccezionale a causa proprio delle basse temperature e delle scarse giornate soleggiate. Le varietà di maturazione media arrivano invece ai primi di giugno, mentre le tardive tra il 10 e il 15 giugno. “La produzione è scarsa - afferma Monari - a causa di una fioritura anomala e di breve durata. Tuttavia la qualità del prodotto è alta, specialmente per le medie e le tardive. Non ci sono stati fenomeni di cracking”. A livello commerciale i primi prezzi secondo

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Monari sono stati nella media con quotazioni che variavano a seconda della tipologia e qualità tra 5,5 e 8,5 euro al chilo. Una delle novità di quest’anno invece è rappresentata dal lancio di un nuovo marchio: si chiama “Tentatrice, la ciliegia del desiderio” e rappresenta il prodotto non identificato con l’Igp di Vignola. “Si tratta di un marchio che racchiude quel prodotto che non può essere registrato come Igp ma che comunque ha caratteristiche qualitative molto simili al prodotto con l’indicazione geografica protetta. Abbiamo deciso di creare questo brand per non svilire la produzione “non Igp”, che ha comunque le caratteristiche per essere venduta bene sui mercati. Si tratta del primo anno di “Tentatrice”: siamo fiduciosi”. Dei 25 mila quintali di produzione (di cui circa il 25% è sotto copertura) prevista, tra i 12 e i 15 mila saranno Igp, mentre il resto sarà marchiata “Tentatrice””. Spostando lo sguardo a Sud le previsioni sono più incoraggianti, sebbene anche qui il clima abbia influenzato la stagione, specie nella prima fase. A testimoniarlo è Nicola Giuliano, a capo dell’omonima azienda barese. “La stagione è partita subito con una riduzione dei quantitativi: di fatto nella prima fase si stima per le ciliegie Bigarreaux una riduzione del 20% della produzione, dovuta principalmente alle condizioni meteo avverse durante la fase della fioritura. La qualità, invece, sembra essere migliore di quella degli ultimi anni soprattutto perché non abbiamo avuto cattivo tempo durante il periodo della raccolta”. Il tutto, riferisce Giuliano, si ri-

flette in un incremento medio dei prezzi del 10% in più rispetto al 2012. “Relativamente al calendario di raccolta si pensava inizialmente di essere in ritardo rispetto all’anno scorso, invece 15 giorni prima dello stacco si sono registrate temperature elevate, tali da provocare un’accelerazione della maturazione e portarci alla stessa epoca di raccolta della passata annata”. I primi raccolti della varietà precoce Bigarreaux si sono avuti nei primi giorni di maggio. “Le prospettive produttive quindi sono incoraggianti per la seconda fase della campagna perché a differenza della Bigarreaux, si prevede un incremento di produzione di circa il 30% rispetto al 2012 per la varietà Ferrovia. Un prodotto, quest’ultimo, che si presenta di elevata qualità, supportato da condizioni climatiche favorevoli che stanno caratterizzando questa fase della stagione”. Buone aspettative anche per le quotazioni: “Ci aspettiamo per il durone, soprattutto Ferrovia, dei prezzi migliori nel 2013 - conferma Giuliano - visto che, come dicevo, abbiamo una qualità buona e non si sono avuti danni da intemperie. In più sembra che nelle altre zone vocate in italia e all'estero ci sia, invece, una drastica riduzione dei quantitativi. Quindi ci può essere un'aspettativa di prezzi leggermente migliore rispetto alla media”. Per Giuliano srl il comparto delle ciliegie rappresenta circa il 20% dell’intero fatturato raggiungendo in volumi circa 40 mila quintali (media degli ultimi tre anni), che dovrebbero essere confermati pure quest’anno. Oltre al Nord Italia l’impresa pugliese invia il prodotto in Austria, Germania, Inghilterra e da quest’anno anche Russia, con una quota export che si attesta attorno al 50% delle vendite. Inoltre Giuliano ha implementato ulteriormente il lavoro sull’innovazione. “Abbiamo allestito nella nostra azienda agricola di Turi (Bari) un campo sperimentale basato sul potenziaM a g g i o

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emanuele.zanini@corriereortofrutticolo.it

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Partenza sottotono e in ritardo per le ciliegie di Marostica a causa anche in questo caso del maltempo che ha causato uno slittamento sul calendario già stabilito perché si è stati costretti ad aspettare il prodotto “bloccato” dal maltempo. “Un disastro per le precoci: una stagione compromessa”, commenta molto sinteticamente la situazione Giuseppe Zuech (foto) presidente del Consorzio della ciliegia Igp di Marostica. Poche ciliegie precoci, acquose, tante spaccate dalla’acqua abbondante. Il mercato e le quotazioni, commenta Federico Corradin, di OPO Veneto, che ha un centro di raccolta presso il Mercato Ortofrutticolo di Bassano del Grappa, riflettono tale situazione. Manca il prodotto locale, che, tra l’altro, non risponde alla qualità tradizionale. Perdute le precoci, si nutre una qualche speranza per le medio precoci e, soprattutto, si confida sulle tardive, che pure sono ferite dal maltempo. Se dovesse esserci, come ci si attende, un rapido cambiamento delle temperature e arrivasse finalmente il sole, potrebbe esserci un discreto recupero. Le stesse condizioni critiche si registrano anche per i ciliegeti della confinante area della provincia di Treviso: le colline di Asolo, di Maser, di Montebelluna e dintorni, dove negli ultimi anni la cerasicoltura è rafforzata e si è qualificata, con una potenzialità che viene valutata vicino ai 10 mila quintali.

mento e miglioramento della varietà Ferrovia, che è la indiscussa leader tra le ciliegie. Abbiamo inoltre testato nuove varietà, di diverse provenienze. Tale impianto è munito di sistemi di protezione contro le intemperie e consente una raccolta più comoda agli operatori. Contestualmente - conclude l’imprenditore pugliese - stiamo collaborando con l'Assessorato all'Agricoltura della Regione Puglia per incentivare le “protezioni su ciliegieti”, cercando di inserire nei Programmi di Sviluppo Regionali un paragrafo particolare dedicato alle ciliegie ad alle protezioni degli impianti. In tal modo tra qualche anno potremo garantire ai nostri clienti una standardizzazione del prodotto e soprattutto evitare di interrompere la fornitura e disponibilità a causa di eventi climatici sfavorevoli, che stanno diventando sempre più frequenti.

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Partenza sottotono a Marostica Precoci ko, si confida nell’arrivo dell’estate

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Maltempo e freddo “eredità” pesanti per la campagna commerciale dei piccoli frutti ●

Emanuele Zanini

Il maltempo degli ultimi mesi ha condizionato, seppur in maniera meno evidente rispetto ad altri prodotti ortofrutticoli, anche le produzioni di piccoli frutti che hanno risentito delle temperature nettamente più basse rispetto alla media e delle abbondantissime piogge di questa prima parte d’anno. Tali fenomeni hanno nella maggior parte dei casi provocato un ritardo nel calendario di raccolta. La conferma arriva da Stefano Gatto, direttore commerciale della veronese Garden Frutta. “Sia-

La carenza di prodotto spagnolo assicura prezzi iniziali soddisfacenti ma c’è il rischio di future sovrapposizioni, anche se gli addetti ai lavori sono cautamente ottimisti. Ortofruit sviluppa nuove varietà e amplia gli orizzonti

Grandi cambiamenti in casa Sant’Orsola: Rizzoli e Bortolini i volti nuovi per consolidarsi in italia e all’estero Inizio d’anno di grandi cambiamenti in casa Sant’Orsola, cooperativa di Pergine Valsugana (Trento), una delle principali realtà italiane nella produzione e commercializzazione di piccoli frutti. Dopo la separazione dal direttore Michele Scrinzi avvenuta in marzo, il presidente Silvio Bertoldi ha chiamato al suo fianco Fabio Rizzoli, già amministratore delegato del gruppo Mezzacorona. Si tratta di un incarico a tempo deciso per costituire una nuova squadra di esperti e professionisti, individuando da subito economie di spesa, e, sulla carta, senza ulteriori sacrifici per i soci. Rizzoli (a destra nella foto) ha individuato in Matteo Bortolini (a sinistra), ingegnere, il nuovo responsabile di filiera. Sant’Orsola continuerà inoltre le attività di ricerca in collaborazione anche con la Fondazione Mach di San Michele. La cooperativa intende lavorare per ottenere una presenza più costante sui mercati nazionali ed internazionali, un assetto organizzativo con nuovi canali di vendita e marketing. Tra le strategie di rilancio ci sono anche la riduzione dell'acquisto di frutta e prodotto fresco dall'estero, che oggi arriva a circa il 10% dei conferimenti, oltre a una maggiore sinergia con i soci extra-regionali (4 milioni di fatturato vengono oggi dai soci della Calabria) e la rinnovata collaborazione con le altre cooperative del territorio, ad iniziare da Me-

linda. L’ambizioso obiettivo è ritrovarsi tra un anno con un bilancio risanato e una realtà più moderna ed efficiente. Il 2012 infatti è stato un anno complesso per Sant’Orsola, che ha chiuso l’annata con un fatturato leggermente inferiore a 49 milioni di euro e un calo dei conferimenti, in particolar modo per ciliegie (-31,8%), ribes (-27,4%) e soprattutto amarene (-77,62%). “Risparmiate” invece dal “taglio” fragole, fragoline, mirtilli e more. In totale sono stati conferiti 4.730.250 chilogrammi di piccoli frutti, il 5,71% in meno rispetto all'anno precedente. M a g g i o

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alla produzione”. I produttori tuttavia rimangono avviliti per le difficili condizioni meteo che li ha costretti a un continuo lavoro “start and stop”, lavorando solo nei momenti senza pioggia. Un fenomeno che ha creato qualche difficoltà nella gestione aziendale in generale e più nello specifico in quella del personale.

A livello commerciale la stagione è comunque partita in maniera positiva. “La mancanza di prodotto spagnolo sul mercato ha comportato prezzi iniziali soddisfacenti per il lampone”, aggiunge Gatto. “Negli ultimi giorni di maggio sono arrivate sui banchi le produzioni rifiorenti spagnole con prezzi aggressivi, seppur difficilmente paragonabili alla mer-

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mo in ritardo di una quindicina di giorni rispetto alla media spiega Gatto - a causa soprattutto del maltempo di aprile e maggio che ha condizionato la maturazione dei frutti e di conseguenza la raccolta. Siamo partiti a fine maggio con le prime produzioni di lampone nella pianura veronese. Ai primi di giugno partiremo con le primissime more. Per il mirtillo invece bisognerà aspettare metà giugno”. Questo slittamento potrebbe tuttavia provocare qualche problema al mercato. “Il rischio è ritrovarsi più avanti in sovrapposizione con altri areali produttivi come quello piemontese”, continua il responsabile vendite di Garden Frutta. “La qualità del prodotto tuttavia è buona, discreta la pezzatura, tenendo conto soprattutto del tempo non favorevole che ci ha costretto ad effettuare trattamenti per prevenire problemi di qualità

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ce italiana che rimane di qualità e consistenza nettamente superiori. Per i prossimi mesi - conclude Gatto - siamo comunque cautamente ottimisti. Dobbiamo adeguarci alle caratteristiche di questa stagione anomala, almeno dal punto di vista meteorologico. Speriamo invece che nelle prossime settimane (giugno, ndr) non esploda improvvisamente il caldo. Il rischio sarebbe una accelerazione della maturazione del prodotto e un ulteriore sovrapposizione delle produzioni e un sensibile calo delle quotazioni”. Garden Frutta quest’anno prevede un aumento tra il 20 e il 30% dei volumi commercializzati grazie in particolare alla nuova entrata di soci produttori. Il principale prodotto venduto è il mirtillo, seguito da lampone, mora, ribes e fragoline. Le produzioni sono dislocate tra la pianura veronese, raccolte nella prima parte della stagione e le pendici trentine, per il periodo estivo. Le produzioni proseguono fino a ottobre. Da quel momento fino a marzo entrano in gioco le importazioni da oltreoceano: in particolare more dal Messico, mirtillo da Argentina, Uruguay e Cile. I due prodotti vengono importanti in parte anche dalla Spagna. Spostandoci invece in Piemonte

da Ortofruit, organizzazione di produttori saluzzese, i segnali sono piuttosto positivi. “L’interesse per il settore rimane vivo”, dichiara Carlo Manzo (nella foto qui sopra) direttore dell’Op cuneese. “È un segmento su cui crediamo: lo testimoniano le attività di promozione e valorizzazione che stiamo portando avanti. Siamo convinti inoltre che nel comparto ci siano ancora buoni spazi di crescita. Per quest’anno però - precisa Manzo - c’è una grossa incognita contrassegnata da una sensibile contrazione dei consumi e dal clima. Il calendario per quanto ci riguarda non subirà grandi slittamenti, come invece è accaduto per le fragole che hanno subito venti giorni di ritardo (da inizio a fine maggio)”. Nella categoria dei piccoli frutti Ortofruit sta puntando con decisione in particolare su mirtilli e lamponi che da soli rappresentano l’80% dei volumi di berrei. “Su questi due prodotti - mette in rilievo Manzo - abbiamo in progetto lo sviluppo di nuove varietà caratterizzate da alta qualità e soprattutto da un’ottima shelf life”. I piccoli frutti nel 2012 hanno tolto grandi soddisfazioni in Ortofruit, grazie a una buona remu-

nerazione agevolata anche da una politica di marketing efficace che ha avuto presa sul mercato con buoni prezzi in linea con quelli del 2011”. “Lo scorso anno sono stati prodotti circa 4 mila quintali di berries, mentre per il 2013 la quota dovrebbe salire anche grazie all’ingresso di nuovi soci. Circa l’80% del prodotto viene inviato alle catene della grande distribuzione organizzata”. “Per quest’anno - rivela ancora Manzo - l’obiettivo è quello di allargare il panorama delle forniture rivolgendoci pertanto non solo al Nord Ovest dell’Italia ma spingendoci anche nelle altre zone del Paese e aumentare leggermente le vendite fuori confine”. C’è ancora incertezza sulla stagione in casa di Aurora Fruit, Consorzio Piccoli Frutti di Verona. La causa rimane ancora una volta il clima “Il maltempo sta condizionando l’annata. Stiamo raccogliendo i primi lamponi e le primissime more (fine maggio, ndr), mentre in Trentino siamo indietro con il calendario di raccolta. I volumi dovrebbero mantenersi stabili attorno ai 10 mila quintali, ma è ancora presto per stabilire con precisione che annata sarà”. M a g g i o

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