Corriere Ortofrutticolo giugno 2013

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E AT T U A L I T À D I S E T T O R E

ANNO XXVII Nuova serie

Giugno 2013 euro 6,00

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C orriere Ortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

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• RISTORANTI Si cercano ricette Il piatto piange PAG. 23

• MERCATI.1 Genova, per crescere punta sulla Tunisia PAG. 48

• MERCATI.2 MAAP, vent’anni spesi bene PAG. 50

• PRODOTTI La sberla del clima non rovina la stagione PAG. 63

PROTAGONISTI Benedetti: la nostra tecnologia è creatività e amore per la frutta PAG.31

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MENSILE DI ECONOMIA


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CorriereOrtofrutticolo

✍ Lorenzo

Grande è la confusione sotto il cielo Frassoldati della Penisola. Proprio mentre S&P ci declassa, l’Europa ci lancia l’altolà sul taglio di Imu e Iva, proprio i due argomenti che il Pdl giudica “non negoziabili”. E il 30 luglio la Cassazione con una sentenza può condannare definitivamente Berlusconi e insieme chiudere l’esperienza del governo di larghe intese. Il Corriere della sera (finalmente) in prima pagina (9 luglio, “Km zero? Sì ma senza esagerare”) scopre le ipocrisie e i luoghi comuni che si nascondono dietro la moda del km zero e intanto il ministro della salute Lorenzin annuncia un disegno di legge in Parlamento proprio per valorizzare il km zero (e una legge per aiutare chi esporta, quella mai?) . Il ministro De Girolamo intanto dice che è “figo” fare il contadino e fa approvare dal Governo l’ennesima legge delega “per l’orientamento e la modernizzazione” di agricoltura e agroalimentare. Corrado Giacomini sull’Informatore Agrario ricorda gli altri tentativi di leggi-delega (2001 col ministro Pecoraro Scanio e 2003 con Gianni Alemanno) tutti finiti con un nulla di fatto. “Bene la legge delega – scrive Giacomini – ma ora l’agricoltura ha bisogno di fatti”. E tra i fatti da fare c’è – sotto gli occhi di tutti – la necessità di dare impulso al nostro agroalimentare sul fronte dell’export, che macina record su record (siamo a 34 miliardi). E qui c’è una buona notizia. Il ministro è riuscita a coinvolgere nella cabina di regia per l’Italia Internazionale le organizzazioni di categoria dell’agricoltura “a conferma del ruolo fondamentale che l’agroalimentare ha per l’export, il made in Italy e per le straordinarie opportunità che esso può offrire a Expo 2015”. Bene, benissimo. Basterà a scuotere il torpore che c’è attorno all’agricoltura che sarà ‘figa’, farà tanto glamour, ma è da sempre figlia di un dio minore nella considerazione della politica? Tutti soddisfatti di questo ingresso nella cabina di regia. Agrinsieme (Cia, Confagricoltura più Aci-Alleanza cooperative) applaude, così come applaude Coldiretti che però fa un distinguo: “Da anni si parla di internazionalizzare le imprese facendo massa critica ma se il modello di sviluppo vincente è quello di portare le diversità e le unicità che caratterizzano il nostro Made in Italy nel mondo allora – dice Marini, n.1 Coldiretti - è evidente che dobbiamo sostituire per prima cosa il termine di massa critica con quello di rete di imprese e quello di piattaforma logistica con quello di piattaforma leggera. Dalla Simest all’Ice, dalle Camere di Commercio alle Ambasciate, tutti dovranno adeguare le proprie funzioni”. Dietro questo distinguo c’è la filosofia della nuova centrale cooperativa UeCoop, costola di Coldiretti, che sta facendo il giro delle regioni italiane in un road show che prelude all’assemblea nazionale dell’8 ottobre. Abbiamo G i u g n o

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EDITORIALE

Fratelli-coltelli dell’export

ascoltato Marini nell’affollata assemblea emiliana e abbiamo capito che la linea di UeCoop può essere in rotta di collisione con quella delle altre centrali cooperative riunite in Aci-Agrinsieme. La polemica è vivace in particolare verso Confcooperative, nel cui ambito prioritariamente UeCoop va a cercare adesioni, magari proponendo il doppio tesseramento, fatto che già in Trentino ha fatto volare gli stracci tra l’organizzazione agricola e Federcoop con minacce di espulsione e duri scontri a mezzo stampa. Questa storia della doppia tessera sta alimentando polemiche e scontri all’interno del mondo cooperativo bianco. Marini ha parlato di “ricatti” da parte degli attuali vertici cooperativi nei confronti delle imprese che volevano associarsi a UeCoop. Ma perché fare una nuova centrale? Non si poteva stare tutti assieme in Confcooperative? Qui Marini è stato tranchant: “Abbiamo provato a convincere i vertici cooperativi a noi vicini, e poi anche quelli più lontani, a cambiare strada, ci abbiamo provato in tutti i modi, ma non c’è stato niente da fare”. Il motivo? “Un approccio egoistico e corporativo a tutti i livelli. Sono arrivati a dire che la nascita di UeCoop è pericolosa per la democrazia…E’ inutile stare insieme solo per difendere se stessi”. La filosofia Coldiretti punta a una nuova visione per salvare il Paese, basata sulle tipicità e diversità dei territori, sul “bello dell’Italia che gli stranieri non possono comprare”, sul “piccolo è bello”, sulla rete efficiente che si sostituisce all’ossessione per la dimensione a tutti i costi. E così l’internazionalizzazione è sì un tema centrale ma va perseguita “non per costruire masse critiche, indistinte, ma per portare in giro le nostre eccellenze attraverso reti/piattaforme leggere”. Gli ha risposto indirettamente il presidente dell’Aci agricola Maurizio Gardini secondo cui per far crescere l’export “occorre affrontare con nuovi strumenti le problematiche legate alla frammentazione della struttura produttiva, alla dispersione delle attività promozionali e alla necessità di sinergie tra soggetti pubblici e privati”. Magari Gardini e Marini dicono la stessa cosa, però sono pronto a scommettere che in quella cabina di regia per l’Italia internazionale voleranno spesso i coltelli.

PUNTASPILLI L’ART.62 METTE TUTTI D’ACCORDO. O QUASI L’art.62 è in vigore, non è in vigore, è abrogato, anzi no, è in linea con l’Europa, ma forse no. Il ministero dello Sviluppo economico lo manda al macero, quello dell’Agricoltura lo rimette in pista. Il bello dell’Italia è che la situazione è disperata ma quasi mai seria. *

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I ntervista

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Saint-Charles, fenomeno europeo La piattaforma logistica di Perpignan ha superato i volumi di traffico dei principali mercati continentali. Il direttore di Snifl, David Patte, spiega come e perché Saint-Charles di Perpignan è un fenomeno non sufficientemente conosciuto in Italia. Lo conoscono poco e male persino coloro che a Perpignan si riforniscono di prodotto marocchino, spagnolo o francese. Saint-Charles è un’area logistica, a gestione privata, che muove almeno un milione 400 mila tonnellate di ortofrutta l’anno, più di qualsiasi mercato all’ingrosso d’Europa; mette in fila Rungis, di cui è un fondamentale fornitore, e i mercati di Londra, Madrid, Barcellona (di cui è, per certi aspetti, antagonista). Di anno in anno, la specializzazione ortofrutticola di Perpignan è cresciuta fino a raggiungere un giro d’affari di 1,6 miliardi di euro, che salgono a 3,8 con l’indotto. Come e perché? Ne abbiamo parlato con il dirigente di una delle società di coordinamento dell’area, la SaintCharles International, l’import manager David Patte. Una premessa va tuttavia fatta, perché Patte, ha dato l’argomento per scontato: la posizione geografica. Perpignan è ai piedi del versante francese dei Pirenei, a meno di 50 chilometri dalla Spagna, a pochi chilometri dal Mediterraneo e da un piccolo porto con una lunga storia: Port Vendres. Due volte al giorno, in 80 minuti, un treno ad alta velocità collega Perpignan a Barcellona, prima tratta di quella che sarà la linea TGV Barcellona-Parigi. E Perpignan Sud è la prima importante uscita autostradale in Francia per chi ha risalito la Spagna lungo la direttrice mediterranea. In più, Perpignan è al centro di una delle aree di produzione ortofrutticola più vocate di Francia. L’export marocchino, quando non prende le rotte marittime del Nord Europa, passa tutto da qui e in grandissima parte qui si ferma per essere smistato verso le principali destinazioni europee. Vi transita anche la quota di gran lunga più importante del primo esportatore d’Europa: la Spagna, per la quale Perpignan è pure una fondamentale base di smistamento (Anecoop France ha sede qui). I logistici e i distributori francesi fanno tesoro di tutto ciò (ed ecco presente una grande piattaforma logistica Auchan), mentre per gli esportatori di una vasta zona della regione Languedoc-Roussillon convogliare il prodotto su Saint-Charles è la scelta più naturale. Ma la Francia pesa meno della Spagna e del Marocco sul volume d’affari di Perpignan. “L'Europa dell’ortofrutta si costruisce a Perpignan tutti i giorni”, recita uno slogan azzeccato. “Tutto è cominciato attorno al 1970 - racconta David Patte - come conseguenza di un fatto precedente, l’in4

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dipendenza dell’Algeria del 1962. Importatori e grossisti erano dovunque a Perpignan e la prima origine dei loro prodotti, che venivano sbarcati nella vicina Port Vendres, era l’Algeria. Bloccato l’import algerino a seguito di tutto ciò che l’indipendenza dell’Algeria aveva comportato anche per la Francia, cominciò il commercio con la Spagna. Ciò coincise con la necessità degli importatori di lavorare uno accanto all’altro in un’area attrezzata. Si costituì per questo un Sindacato dei proprietari di Saint-Charles che oggi è composto di 72 aziende private i due terzi delle quali sono non solo proprietarie ma anche attive nel commercio dell’ortofrutta e nelle attività collegate, come alcuni big della logistica. Un terzo dei proprietari cede invece in affitto magazzini a società operative”. Tutti i proprietari sono francesi? “No, ci sono società miste franco-marocchine - risponde Patte - tra i proprietari e altre straniere, spagnole o marocchine al 100%”. Quanto è grande l’area? “Saint-Charles si estende su 33 ettari ma, a sua volta, rientra in un’area più vasta di 490 ettari, 200 dei quali completamente dedicati alla logistica. Commercio e logistica dell’ortofrutta prendono da soli 160 ettari”. L’organizzazione è tutta in mano al Sindacato dei proprietari? “No. A Saint-Charles c’è la sede del Sindacato Nazionale degli importatori-esportatori di ortofrutta, l’Snifl, che con l’insegna Saint-Charles International, svolge un ruolo importante nella promozione di SaintCharles e delle sue aziende, così come la società Saint Charles Export. Quest’ultima rappresenta anche aziende di produzione e di trasporti”. Qual è il principale obiettivo di Saint-Charles? “Crescere ancora nella logistica. Rilanciare il treno per il trasporto dei prodotti deperibili. Due anni fa abbiamo fatto un grosso investimento nella stazione ferroviaria di Perpignan finalizzato al traffico combinato da Perpignan a Rungis a Lilla. Il trasporto combinato è il migliore dal punto di vista ecologico”. E Port Vendres, ha ancora un ruolo? “Certo. Movimenta 300 mila tonnellate ed è a soli 25 km da noi. Se ne serve il Marocco ma anche il Senegal, da cui importiamo pomodori, fagiolini e altri ortaggi. A Port Vendres sbarcano 180 mila tonnellate di banane”. Quali sono le prime destinazioni? “La Francia per il 60%. Seguono Italia, Germania, Svizzera, Russia, Polonia”. Ci chiediamo. Quante altre Saint-Charles ci potrebbe essere in Europa? E perché non ci sono? (A.F.) G i u g n o

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Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Mirko Aldinucci (coordinatore) Emanuele Zanini

MENSILE DI E AT T U A L I T À

ECONOMIA DI SETTORE

ANNO XXVII - Nuova serie G I U G N O

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Redazione via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale: Antonio Felice Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: segreteria@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 66 euro per due anni: 100 euro e-mail: abbonamenti@corriereortofrutticolo.it

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Profilo Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio organizzato. Il Corriere Ortofrutticolo è un formidabile, unico e specializzato strumento di raccordo e di informazione per l’intero settore. È presente a fiere in Italia e all’estero dove è diffuso a indirizzi specializzati di oltre 30 nazioni.

Diffusione 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Grossisti 29%, Dettaglianti 23% Produttori 22%, Supermercati 9% Import-export 6,5%, Servizi 5% Tecnologie e Trasformati 2,5% Altri 3%

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Saint-Charles, primato europeo

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Frutta al ristorante: piatto piange PAG.23 Il dettagliante Renato Palermo

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BIOLOGICO NEWS Organic ancora nella bufera, certificazioni false sull’import

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Biologico flash

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GENTE & FATTI Miss Fruitness nuova testimonial di stili di vita sani e corretti

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LOGISTICA Cpr System si consolida. Cesena nuovo polo logistico 57

Frutta fresca a “bordo vasca” al Trofeo Settecolli di nuoto

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Il cartone ondulato “tiene” Gifco: «Ripresa entro il 2014»

RUBRICHE EDITORIALE Fratelli-coltelli dell’export INTERVISTA Saint-Charles, fenomeno europeo David Patte spiega come e perché

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ATTUALITÀ

Last minute Market sbarca al Maas di Catania

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Quasi cinque milioni di orti urbani in Italia

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NOTIZIARIO Nomisma: tempi di pagamento ridotti del 20% con l’articolo 62

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Agricoltori “under 40” high tech ed export oriented

Primo Piano - Frutta nei ristoranti Il piatto piange

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Primo Piano - Frutta nei ristoranti «Costa troppo», «Insapore»: il popolo di facebook dice la sua

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Primo Piano - Frutta nei ristoranti Ma il marketing mix può ridare dignità alla Cenerentola dei menù

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Opportunità di business per le aziende italiane in Algeria

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Copertina - Protagonisti La ricerca del successo

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Assicurazioni, il 37% delle polizze è nel settore ortofrutticolo

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Mele e pere, Stati Uniti più vicini: «Una chance straordinaria»

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Italiani meno sciuponi: sprechi alimentari giù del 25%

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L’ispettore americano dà l’ok. Produzioni e strutture promosse 41

Mele e fragole Civ promosse nel consumer test della Siss

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Maggio rilancia i prezzi in campagna, boom degli ortaggi

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FEDAGRO NEWS “Veronamercato network” apre il mondo ai grossisti. Giomaro: una rete anti-crisi 34 DISTRIBUZIONE Distribuzione flash

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L’ELENCO DEGLI AGRICOLA GLORIA DUE ALBAFRIGOR APO CONERPO APO SCALIGERA BATTAGLIO CLAUSE ITALIA CSO ENZA ZADEN EOS FEDAGRO

copertina I pagina 44 pagina 36 pagina 67 pagina 64 pagina 5 pagina 1 pagina 29 pagina22-24 pagina34-35

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Ortofrutticolo

M O N T H LY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

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www.corriereortofrutticolo.it è il Quotidiano on line nato dall’esperienza del più affermato mensile specializzato di settore www.corriereortofrutticolo.it ti tiene costantemente aggiornato sulla campagna produttiva e commerciale della frutta con notizie, interviste, dati www.corriereortofrutticolo.it aspetta i Tuoi commenti alle news del giorno Corriere Ortofrutticolo è anche su facebook:

Con Benedetti l’Unitec cresce Scende in campo PeraItalia

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Genova pittaforma per la Tunisia PAG.48

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NEL PROSSIMO NUMERO

Frigoconservazione, l’estero diventa un’ancora di salvezza

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Conerpo ok. Export strategico

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Genova si candida a diventare piattaforma per la Tunisia

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Maap, vent’anni spesi bene

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☛ Le aspettative per Macfrut A Cesena fari puntati su Macfrut, la fiera di settore più importante d’Italia che si terrà dal 25 al 27 settembre a Cesena. Il settembre fieristico sarà anche movimentato da World Fruit Moscow, dal 16 al 19 settembre nella capitale russa. E non è finita: a Bologna dal 7 al 10 settembre va in scena Sana, la vetrina del biologico. Ma è soprattutto su Macfrut che sono puntate le aspettative del settore.

☛ Insegna della Gdo e Dettagliante, due rubriche ad hoc

MONDO Mercadona, prezzi variabili in giornata 59 Spagna, calano i volumi di fragole

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Germania, in rialzo le quotazioni dei negozi di vicinato

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Lidl ci riprova: dopo il flop 2003 vuole sbarcare in America

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Pesche, bocciata la proposta francese di eliminare il calibro D

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Perù, ottime chance per l’export di uva in Europa

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Sul prossimo numero riflettori sul gruppo Despar e intervista a un dettagliante ortofrutticolo: due rubriche proposte in tutti i numeri del Corriere Ortofrutticolo 2013 per approfondire il legame dell’ortofrutta con piccola e grande distribuzione.

☛ Focus sull’uva da tavola La Scheda prodotto di luglio/agosto è dedicata all’uva da tavola, un prodotto di grande importanza nel settore ortofrutticolo italiano. E che va rilanciato.

SCHEDA PRODOTTO - FRUTTA ESTIVA

Banane: commercio in crisi, ma è boom di importazioni in Russia e Ucraina 61 Mondo flash Ecuador, Sudafrica, Marocco, Germania, mirtilli

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INSERZIONISTI FRIGOVENETA LA COSTIERA MAERSK NETPACK RIJK ZWAAN ROSARIA SGM SYNGENTA VALFRUTTA FRESCO

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pagina 43 pagina 13 pagina 15 pagina 21 pagina16-26 pagina 12 pagina 2 pagina 47 pagina 18

FRUTTA ESTIVA La sberla del maltempo, prima con basse temperature, poi con forti temporali, non ha messo ko la frutta estiva italiana. Quotazioni e qualità alla fine sono risultate buone 63

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FATTI

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Il kiwi di Chiquita protagonista in sette Mercati all’ingrosso Torino, Roma, Bari, Palermo, Fondi, Catania, Pagani. Sette tappe per far conoscere agli operatori dei mercati all’ingrosso ortofrutticoli la qualità dieci e lode dei kiwi Chiquita. Sono queste le caratteristiche del tour promozionale che, fino al 5 luglio, tocca alcune fra le più importanti piazze del commercio di frutta e verdura all’ingrosso d’Italia. In ciascun mercato verranno allestiti corner promozionali dove alcune hostess forniranno agli acquirenti informazioni e un kit per assaggiare e scoprire gusto e qualità del kiwi Chiquita. “Il kiwi è uno dei prodotti su cui puntiamo” ha commentato Franco Piccolo, Sales Manager Centro-Sud Italia di Chiquita. “Queste attività hanno l’obiettivo di far conoscere ai dettaglianti la qualità ecceziona-

le del kiwi con il bollino blu” ha concluso. I kiwi Chiquita disponibili in occasione delle promozioni negli ortomercati sono coltivati in Cile e selezionati sulla base di elevati standard qualitativi, per garantire prodotti con il gusto “10 e lode” di Chiquita. Le promozioni toccano i Centri agroalimentari delle città di Torino (20-21 giugno dalle 4:30 alle 8:30) Roma (27-28 giugno dalle 17:00 alle 21:00), Bari (2728 giugno dalle 5:00 alle 9:00), Palermo (27-28 giugno) dalle 4:30 alle 8:30, Fondi (4-5 luglio dalle 7:00 alle 11:00), Catania (4-5 luglio dalle 4:30 alle 8:30) e Pagani (4-5 luglio dalle 6:00 alle 10:00).

Miss Fruitness nuova testimonial di stili di vita sani e corretti “Con l’estate è tornata anche la campagna Fruitness, Enjoy it!, il progetto promosso da nove imprese Socie di Cso (Afe, Alegra, Apofruit, Naturitalia, Granfrutta Zani, Cico, Pempa Corer, Made in Blu, Orogel) e co-finanziato dall’Unione Europea e dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali per la promozione di stili di vi-

La Cassazione: per Centurione la corruzione non è provata La Cassazione smonta l’operazione “Centurione”. Passo per passo, nella sentenza depositata in cancelleria lo scorso 24 maggio, viene fatta a pezzi tutta la struttura degli investigatori che ha fatto parlare di “manette” e di “corruzione” al ministero delle Politiche agricole. L’indagine aveva portato l'ex capo di gabinetto Giuseppe Ambrosio (nella foto, soprannominato “Centurione”) a Regina Coeli. In linea generale, scrive la Cassazione, “si osserva che il provvedimento impugnato appare effettivamente connotato da una motivazione assai generica”. Anche il contenuto dell’ordinanza di custodia che ha portato Giuseppe Ambrosio e altri funzionari del Mipaaf in carcere, “appare carente di motivazione, limitandosi sostanzialmente alla sintesi delle attività della polizia giudiziaria riconoscendo erroneamente a tale elencazione di circostanze l’adeguata capacità di dimostrare l’ipotesi di accusa. Eppure non si è di fronte a vicende di palmare evidenza che possano giustificare e rendere adeguata una motivazione così semplificata”.

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ta sani e della corretta alimentazione in Germania, Regno Unito, Svezia, Danimarca e Polonia. Tante le novità di quest’anno per il programma Fruitness, a partire da un nuovo testimonial: Miss Fruitness, che affianca il supereroe Mister Fruitness nella promozione dei consumi di frutta fresca - in particolare kiwi, pere, pesche e nettarine, susine e albicocche e la diffusione di stili di vita sani. Il messaggio è semplice: fare sport e mangiare frutta fa bene ma è anche e soprattutto un piacere ed è il modo migliore per godersi l’estate. Un messaggio particolarmente importante anche dal punto di vista sociale, se si considera che, secondo il rapporto “Health at a Glance Europe 2010” elaborato da Commissione Europea e Ocse, nell’Europa a 27 il 15% della popolazione è obesa, un dato che in Regno Unito raggiunge il 24,7%. Se si guarda ai consumi pro-capite (dati Freshfel Europe 2012), pochissimi paesi nord europei raggiungono la dose giornaliera di 400 grammi di frutta e verdura raccomandata. Il sito www.fruitness.eu offre informazioni e consigli. G i u g n o

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lenza sportiva, quale il prestigioso meeting internazionale, prodotti alimentari d’eccellenza con un occhio di riguardo alla salute, soprattutto dei più piccoli. Infatti, durante l’intera durata della manifestazione trasmessa integralmente dalla Rai, all’interno dello spazio dedicato alla campagna un animatore professionista ha intrattenuto i giovani visitatori con momenti di divertimento con l’obiettivo di avvicinarli al consumo dell’ortofrutta. G i u g n o

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Finaf, Cera resta al vertice

Bayer celebra i 150 anni

L’assemblea dei soci ha confermato all’unanimità il ferrarese Roberto Cera alla presidenza di Finaf, l’Associazione Internazionale di Organizzazioni di produttori ortofrutticoli nata nel 2001 con l’obiettivo di favorire l’integrazione tra le principali realtà europee del settore. Costituita inizialmente da Apo Conerpo e Conserve Gard, in questi anni Finaf ha visto aumentare progressivamente la propria base sociale che attualmente comprende 22 tra le più importanti Organizzazioni di produttori operanti nel comparto dell’ortofrutta fresca e trasformata. L’ultima tappa di questo percorso virtuoso e fruttuoso è stata l’incorporazione, nel 2012, della Aop Gruppo Mediterraneo che ha dato vita al colosso europeo dell’ortofrutta. “Il costante aumento dell’aggregazione e dell’integrazione - dichiara Cera - è un elemento sempre più necessario ed efficace per mantenere un elevato livello di competitività in grado di premiare il grande impegno dei produttori e per svolgere un ruolo chiave nella definizione delle politiche del settorei. Finaf ha visto crescere continuamente la propria base sociale alla quale offre una gamma di servizi estremamente ampia e qualificata: proseguiremo su questo strada”.

Bayer celebra in tutto il mondo il suo 150mo anniversario con oltre 20 progetti. I risultati dell’azienda verranno documentati con una mostra interattiva insolita: “Science For A Better Life”: 21 lettere in box espositivi alti due metri spiegheranno la mission di Bayer attraverso esempi concreti e materiali di facile impiego. Dalla “S” di Scienza attraverso la “A” di Aspirina alla “E” di Efficienza energetica per la mobilità - ogni lettera fa riferimento a un campo di attività di Bayer. Il tour dell’anniversario farà tappa in 30 località in tutto il mondo. Il logo dell’azienda sarà anche visibile in cielo, grazie ad un dirigibile con i colori aziendali di Bayer, blu e verde. Il tour del dirigibile sarà associato a numerosi eventi e documentato su Internet e sui social media. Anche la squadra di calcio Bayer Leverkusen 04 sarà in tour in tutto il mondo. Per celebrare l’anniversario, il team della Bundesliga giocherà partite amichevoli in paesi come il Giappone e la Cina. Un’altra prima assoluta è costituita da una mostra di opere d’arte esposte per la prima volta all’esterno dell’azienda: “Da Beckmann a Warhol. Arte del 20º e del 21º secolo. La collezione Bayer”, il titolo.

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a cura di Mirko Aldinucci

Una lunga parata di campioni, di primati e... buona frutta fresca. Il nuoto non è stato l’unico protagonista quest’anno dell’edizione appena conclusa del Trofeo Settecolli - Internazionali di nuoto d’Italia: mentre Federica Pellegrini, Fabio Scozzoli, Filippo Magnini, Laszlo Cseh, Florent Manadou e tanti altri campioni olimpici e mondiali si sono alternati tra le prestigiose corsie della piscina del Foro Italico di Roma, all’esterno della vasca gli atleti stessi e tutti gli appassionati di nuoto hanno potuto allietare la propria visita con la frutta offerta loro da alcune delle più importanti organizzazioni ortofrutticole italiane come Alegra, Apoconerpo, Apofruit Italia, Assomela, Naturitalia e Orogel Fresco. L’iniziativa si è inserita nell’ambito di “Frutta&Verdura: scoprila, gustala e sceglila”, la campagna di comunicazione franco-italiana promossa da Alimos Alimenta la Salute e Interfel, l’Interprofessione dell’ortofrutta francese. Un’occasione importante per abbinare ad un momento di eccel-

FATTI

Frutta fresca a “bordo vasca” al Trofeo Settecolli di nuoto

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Last minute Market sbarca al Maas di Catania Trasformare gli sprechi in risorse: questa la finalità del progetto “Last minute market” che prevede una convenzione tra i mercati agroalimentari di Sicilia (Maas) di contrada Jungetto a Catania e la Caritas diocesana per la raccolta dei prodotti in eccedenza. La merce invenduta, frutta, verdura, ortaggi e pesce confluirà in un centro di raccolta e sarà donata ai meno abbienti che ogni giorno chiedono aiuto perché in stato di indigenza. . “L’iniziativa si basa su un principio: quello di trasformare lo spreco in risorsa - ha detto il presidente del Cda del Maas, Emanuele Zappia - nel sistema agroalimentare italiano sprechiamo una quantità di merce che è equiparata per tre volte all’Imu. Con la solidarietà degli operatori, oggi nasce una convenzione strutturata, con cui i prodotti che

commercialmente non sono più appetibili o che hanno un grado di maturazione più elevato, vengono trasferiti alla Caritas attraverso il punto di raccolta per le persone che hanno di bisogno. C’è un risparmio anche per gli operatori perché la convenzione si basa su una normativa nazionale che dà loro la possibilità di scaricare il costo dell’imponibile e di stornare l’Iva dei prodotti donati alle associazioni no profit”. Due volte a settimana i volontari della Caritas ritireranno i prodotti all’interno del deposito messo a disposizione dal Maas. Le forniture alimentari saranno destinate all’help center della Stazione, alle parrocchie e alle associazioni onlus per soddisfare le richieste sempre più insistenti di senzatetto, poveri, famiglie in difficoltà economiche.

Prampolini n.2 della Fida Il presidente Dino Abbascià ha nominato Donatella Prampolini Manzini (nella foto) vicepresidente vicario della Fida, Federazione Italiana Dettaglianti Alimentazione. La nomina è stata comunicata al Consiglio federale, che ha condiviso la scelta del Presidente. Prampolini dal 2000 si occupa a tempo pieno dell’azienda della famiglia Manzini. L'impresa è stata fondata nel 1938 dal suocero Renato con l'apertura del primo punto vendita a Casalgrande (Reggio Emilia). Oggi la “Manzini & Co.” è titolare di otto punti vendita tra le province di Reggio Emilia e Piacenza. Donatella Prampolini è Presidente di Fida Reggio Emilia, coordinatrice regionale della Federazione e membro di Eurocommerce.

Car, centro logistico di Supermercati Gros Prosegue il piano di espansione del Car: è stato inaugurato il nuovo centro logistico realizzato all’interno del Centro Agroalimentare Roma. Il nuovo impianto di 42mila metri quadrati, realizzato dal Gruppo Romano Supermercati-Gros andrà a concentrare tutta la logistica e la distribuzione del Gruppo Romano Supermercati. L’opera è stata presentata dal presidente del Gruppo Giorgio Trombetta che ha dichiarato: “L’inaugurazione del nuovo Centro Logistico è un’ulteriore conferma di come il Gros abbia saputo lavorare in questi anni tenendo sempre nella giusta considerazione gli interessi dei consumatori. I risultati fin qui raggiunti sono stati ottenuti percorrendo la strada del legame con il territorio, con i cittadini romani, con la comunità locale e soprattutto la strada dello stare insieme, del fare rete e della sinergia tra imprese”.

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Il 10 giugno scorso, intanto, il Centro Agroalimentare Roma ha ospitato una delegazione di imprenditori tunisini del settore agroalimentare ed ittico per favorire le attività internazionali di matching & networking, import-export, scambio culturale e informativo tra Tunisia e Lazio, ma esteso agli altri Paesi del Maghreb. Durante il meeting è stata siglata una lettera di intenti che prevede la valorizzazione degli scambi dei prodotti ortofrutticoli, ittici e agroalimentari, promuovendo sistemi distributivi e reti logistiche, per aumentare i traffici mediterranei.

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GENTE

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FATTI

Quasi cinque milioni di orti urbani in Italia

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Opo Veneto, nuovo gruppo dirigente Nell’anno del crollo record dei consumi, con 7 famiglie su 10 costrette a “tagliare” quantità e qualità del cibo, gli orti urbani cambiano pelle e da hobby del weekend diventano una pratica quotidiana “anticrisi”. Oggi infatti sono sempre di più gli italiani che coltivano zucchine, lattuga e limoni in giardino o sul balcone, risparmiando minimo il 10 per cento sulla spesa mensile per frutta e verdura e garantendosi la completa trasparenza e tracciabilità alimentare. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori. Nell’ultimo anno gli “urban farmer” che coltivano stabilmente l’orto in terrazzo o su piccoli appezzamenti di terra cittadini sono cresciuti del 9 per cento, passando da 4,5 milioni a 4,9 milioni -spiega la Cia-. Ma il “fai da te” agricolo incuriosisce e attira una platea molto più ampia, con una famiglia su tre che da “principiante” inizia a sostituire gerani e margherite con qualche pianta di basilico, peperoncini e ciliegini. E nella classifica dei prodotti agricoli più gettonati tra i nuovi “farmer” urbani - continua la Cia - al primo posto ci sono verdure da mangiare a crudo, come insalate e pomodori (36%). Seguono le erbe aromatiche (29)%, la frutta (18%) e infine verdure da cuocere, come zucchine, melanzane e piselli (17%). Che gli orti urbani sono una realtà in crescita è evidente sia dall’estensione delle superfici con 1,8 milioni di ettari coltivati in tutta Italia nelle aree cittadine, sia dall’impegno delle amministrazioni pro “city farming”, adibendo verde pubblico alle coltivazioni a uso domestico. G i u g n o

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Una “rivoluzione nella continuità” per la struttura di Opo Veneto: si cambia al vertice e avanza un nuovo gruppo dirigente. E’ un cambiamento condiviso e “guidato” dal Consiglio di Amministrazione volto al rinnovo generazionale ed a garantire sviluppo ed operatività anche per il futuro dell’Organizzazione di produttori ortofrutticoli. Opo Veneto, dopo avere chiuso bene il 2012 (un bilancio consolidato di 35 milioni), continua a registrare cifre in positivo, al di là di crescenti difficoltà del settore, attraversato dalla crisi dei consumi e dalle perdite di prodotto provocate dal maltempo. Alla direzione è stato nominato il quarantatreenne Francesco Arrigoni che subentra a Cesare Bellò, che è stato nominato consigliere delegato. Alla vicedirezione è stato chiamato Simone Natali, mentre la responsabilità del settore amministrativo è stata confermata in capo a Daniele Martignago; così come al commerciale è stato confermato Sergio Tronchin. Istituito anche un Comitato di Direzione quale momento di condivisione delle esperienze e sintesi delle scelte strategiche della cooperativa a garantire l’efficienza della gestione e della operatività. Attorno alla “ristrutturazione” - si sottolinea da Opo Veneto - si è confermata un’ampia condivisione di obiettivi, di strategie e di impegni.Attorno alla “ristrutturazione” si è confermata un’ampia condivisione di obiettivi, di strategie e di impegni.

Ortofrutta ancora “viva” sugli scaffali (e anche dopo) La frutta e la verdura che compriamo al mercato sono ancora vive anche quando si trovano sui banchi del mercato o nelle nostre case. Vale a dire che continuano a rispondere alla luce, all’umidità e agli stimoli ambientali come quando erano sulla pianta. Lo studio è stato realizzato da ricercatori dell'Università Rice, in Texas, e pubblicato sulla rivista Current Biology. La scoperta impone un ripensamento sulle procedure finora adottate per immagazzinare ortaggi e frutta, in modo da ottenerne il massimo valore nutritivo. Lo studio dimostra come

frutta e verdure continuino a percepire la luce e, di conseguenza, i loro orologi biologici continuano a ticchettare. Quindi anche dopo la raccolta, le cellule di queste parti delle piante rimangono attive e vive, quindi capaci di modificare i livelli di sostanze chimiche al loro interno in base al momento della giornata, della quantità di luce o della temperatura. La scoperta dell’esistenza di queste variazioni potrebbe suggerire gli orari migliori per cibarsi di specifici frutti, adeguandoci ai ritmi interni in modo da sfruttarne al massimo il potere nutritivo.

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A sette mesi dall’entrata in vigore dell’art. 62 della legge 1/2012, i tempi medi di pagamento alle cooperative da parte della grande distribuzione organizzata si sono ridotti del 20%. Questo il risultato di una indagine congiunturale realizzata da Nomisma nell’ambito delle attività di ricerca svolte dall’Osservatorio della cooperazione agricola italiana istituito presso il Mipaaf. L’art. 62, come è noto, aveva fissato l’obbligo di forma scritta per le transazioni commerciali di prodotti agroalimentari e tempi di pagamento a 60 giorni (a 30 nel caso di prodotti deperibili). Dall’indagine realizzata su 100 cooperative dei settori latte, ortofrutta e vino, è emerso che i tempi medi necessari all’incasso delle vendite nel periodo compreso tra ottobre 2012, data dell’entrata in vigore della legge, e febbraio 2013 sono in media di 74 giorni, e che calano a 65 giorni per i prodotti più deperibili, quali ortofrutta e latte. Se si prende ad esame solo i pagamenti che la Gdo effettua alle cooperative per la fornitura di agroalimentari, i tempi sono in media di 62 giorni, con un minimo di 30 e un massimo di 108. Rispetto al periodo gennaio-ottobre 2012, un calo d’attesa del 20%.

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CORSIVO LA SCHIZOFRENIA DEI NUMERI IN AGRICOLTURA Il misero aumento degli occupati in agricoltura nel primo trimestre 2013 (+0,7%) induce entusiasmi di troppo in qualche organizzazione agricola. Intanto si passa dal +3,6% del 2012 appunto al +0,7, quindi un calo di quasi tre punti percentuali dell’occupazione nelle campagne. Poi è chiaro che questo ‘riflusso’ nasce dai dati terrificanti sulla disoccupazione giovanile. Disoccupazione che sotto i 25 anni raggiunge il 40%, e livelli ancor più superiori al Sud. Insomma non c’è niente da festeggiare; se le cose vanno avanti così fra un po’ caleranno anche gli occupati (ufficiali) nelle campagne. Però su questo +0,7% è tutto un fiorire di commenti positivi, comunicati , ecc. Il tutto si mixa con la denuncia degli effetti catastrofici del maltempo, delle imprese agricole che chiudono, del crollo dei redditi ‘verdi’ in uno zibaldone comunicativo che si abbatte su una opinione pubblica sempre più disorientata, distratta da altri problemi ben più gravi, e incapace di valutare se l’agricoltura - alla fine dei conti - va bene o va male. Questa schizofrenia, che nasce dalla volontà di comunicare sempre e comunque, alla caccia di un titolo sui giornali, riguarda anche il comparto dell’ortofrutta, su cui ne abbiamo lette di tutti i colori. I prezzi finali sono ‘gonfiati’ a causa del maltempo, ripetono i comunicati di Cia e Coldiretti, ma non si capisce se questo è un bene o un male (per noi è semplicemente una legge di mercato). Poi si parla di speculazione sui prezzi al supermercato e si parla solo nell’ottica del consumatore finale, che per carità è sacrosanto. Però bisognerebbe ogni tanto preoccuparsi anche dei prezzi in campagna (sono remunerativi o no?) e dei problemi di chi produce, non solo di chi consuma. E’ la naturale conseguenza per un comparto che ha quasi del tutto rinunciato a fare comunicazione su se stesso, sui suoi valori, e che deve assistere inerme alla comunicazione sull’ortofrutta fatta da altri. *

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NOTIZIARIO

Nomisma: tempi di pagamento ridotti del 20% con l’articolo 62

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Notiziario

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Funziona il piano di comunicazione dell’aglio di Voghiera Interesse anche tra le catene della moderna distribuzione Iniziata a marzo nella duplice direttrice trade e consumer, la nuova campagna multicanale dell’Aglio di Voghiera Dop ha già prodotto interessanti ritorni, generando traffico e interesse sul sito web della Denominazione - www.agliodivoghiera.it - e garantendo visibilità al prodotto. Una delle primarie catene distributive nazionali, venuta a conoscenza di questa eccellenza orticola della Pianura Padana Ferrarese

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è interessata ora ad approfondirne le caratteristiche distintive. Il piano di comunicazione si inserisce in un più ampio progetto di valorizzazione che il 17 maggio scorso ha visto anche coinvolta la Denominazione in un’attività di sponsorship, in occasione della tappa della Mille Miglia a Voghiera. Il progetto di valorizzazione dell’Aglio di Voghiera Dop riprenderà ora nel mese di settembre.

Agricoltori “under 40” high tech ed export oriented

Opportunità di business per le aziende italiane in Algeria

L’agricoltura “under 40” naviga in rete, parla inglese e va a scuola di marketing. Tutti presupposti che rendono i giovani imprenditori della terra i più naturalmente proiettati verso i mercati stranieri, tanto che oggi un’azienda “junior” su tre vende prodotti oltreconfine. Messe in condizione di fare impresa, infatti, le nuove leve del settore dimostrano di essere in grado di ampliare i canali di vendita, dribblando la crisi e le difficolta’ di un mercato interno fortemente segnato dal crollo della domanda, con i consumi alimentari in calo del 3% circa solo nel primo bimestre dell’anno. Lo afferma l’Agia-Cia, l’associazione nazionale dei giovani imprenditori della Confederazione italiana agricoltori, in occasione della “due giorni” a Siena dedicata all’approfondimento dei servizi di marketing e degli aiuti all’export per le aziende del settore. L’80% delle imprese agricole che opera solo sul territorio nazionale ha i fatturati in calo - sottolinea l’Agia-Cia -. Ed è per questo che, per resistere ai morsi della crisi, le imprese giovani si affacciano sempre più spesso sui mercati esteri, dove l’agroalimentare “made in Italy” continua a collezionare successi con una crescita

Opportunità di business per le aziende italiane in Algeria, anche nel settore agroalimentare: le ha indicate, in occasione della 38ma Conferenza della Fao di Roma, il ministro algerino dell’Agricoltura e dello Sviluppo rurale, Rachid Benaissa. “La domanda di prodotti agricoli è enorme - ha detto il Ministro perchè il Paese sta vivendo quello che l’Europa ha vissuto tra gli anni Settanta e Ottanta”. Per le aziende italiane c’è un buon margine, perchè in un mondo in continua mutazione come quello agricolo, “c’è bisogno di fare formazione, di sviluppo tecnologico e di macchinari. La nostra ambizione è di rafforzare la collaborazione tra Italia e Algeria in questo campo, attravero la creazione di società miste”. Nella produzione di alcuni prodotti poi, Italia e Algeria, suggerisce il ministro, non dovrebbero essere concorrenti, ma piuttosto lavorare in sinergia. “In dieci anni il nostro Pil (esclusi gli idrocarburi) è cresciuto di 4 volte”, ha concluso il ministro. “E in questo incremento, l'agricoltura ha giocato un ruolo molto importante”. Dall’indipendenza del Paese a oggi, ha ricordato Benaissa, la disponibilità alimentare è cresciuta di otto volte.

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di quasi il 7% nel 2012 a quota 30 miliardi di euro. Una cifra pari a un quarto del fatturato complessivo del comparto. Anche per motivi anagrafici, gli “under 40″ hanno una maggiore dimestichezza dei colleghi più anziani sia con le lingue che con il web. In otto casi su dieci -spiega l’AgiaCia- si connettono quotidianamente a Internet, mentre in cinque casi su dieci usano la rete per promuovere i propri prodotti. In questo modo raggiungono più facilmente i consumatori, ampliando la propria clientela. Ma non solo: soprattutto con i social media, che consentono un rapporto estremamente diretto col pubblico, possono condurre indagini di mercato per comprendere e anticipare i gusti e le esigenze dei compratori, orientando al meglio la propria offerta. Un atteggiamento che sta alla base della maggiore capacita’ delle aziende “junior” di fare fatturato: secondo recenti indagini del Ceja (Consiglio europeo dei giovani agricoltori), infatti, i giovani agricoltori hanno un potenziale economico superiore del 40 per cento rispetto ai “senior”.

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Quello ortofrutticolo è il primo comparto in valore della produzione agricola nazionale ed è fondamentale come si gestisce il rischio. Infatti il 37% circa del valore delle polizze assicurate attiene al settore ortofrutticolo; non è un caso, visto che è particolarmente esposto alla volatilità dei prezzi e dei mercati". “A breve, con la riforma della Pac si prevedono molte novità per gli strumenti della gestione del rischio che saranno tutti finanziati nell’ambito secondo pilastro dello sviluppo rurale”. Lo ha sottolineato il presidente della Federazione Nazionale di Prodotto (FNP) frutticola di Confagricoltura, Giorgio Tusini, nel corso del seminario promosso a Roma, a Palazzo della Valle, dall’Organizzazione degli imprenditori agricoli, sui nuovi strumenti di gestione del rischio previsti dalla riforma della PAC. L’incontro, riservato ad una selezionata platea di addetti ai lavori, è stato concepito per fare il punto sull’evoluzione della normativa comunitaria relativa alle nuove forme di assicurazione agevolata e sulle modalità di istituzione e funzionamento dei fondi mutualistici al fine di verificare il grado di coerenza di questi nuovi strumenti con le reali necessità delle imprese. Il tutto con interessanti contributi di Ismea (Roberto D’Auria e Giovanni Razeto) e dell’Università di Napoli (Fabian Capitanio). “Importante seguire - ha detto il componente di Giunta di Confagricoltura con delega all’organizzazione economica, Nicola Cilento - l’evoluzione della normativa a Bruxelles e comprenderne i riflessi e le prospettive dell’assicurazione agevolata e dei fondi mutualistici e di come possono essere utilizzati dagli agricoltori”. G i u g n o

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100 giorni di lavoro per la burocrazia

Nelle aziende la burocrazia fa perdere fino a 100 giorni di lavoro l’anno che vengono sottratte all’attività di impresa per l’innovazione e la ricerca di nuovi mercati, in un difficile momento di crisi. Il dato emerge da una analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia anche che rappresenta anche uno dei fattori indicati come principale ostacolo dai giovani che vogliono aprire una attività agricola. La situazione è particolarmente grave ad esempio in uno dei settori simbolo del made in Italy come il vino dove dalla produzione di uva fino all’imbottigliamento e vendita le imprese - sottolinea Coldiretti - devono assolvere a oltre 70 attività burocratiche e relazionarsi con ben 20 diversi soggetti che vanno dal Ministero delle Politiche agricole alle Regioni, dalle Province ai Comuni, fino ad Agea, Organismi pagatori regionali, Agenzia delle Dogane, Asl, Forestale, Ispettorato Centrale qualità e repressione frodi, Nac, Guardia di Finanza, Nas, Camere di Commercio, organismi di controllo, consorzi di tutela, laboratori di analisi. Dimezzare il “tempo perso” dalle imprese con la burocrazia, attuando misure per un rapido processo di digitalizzazione della PA, per il coordinamento delle competenze nazionali e regionali, per l’unificazione di tutti gli adempimenti burocratici nel fascicolo aziendale” è uno degli obiettivi indicati dalla Coldiretti nel documento “L’Italia che vogliamo”.

Italiani meno sciuponi: sprechi alimentari giù del 25% Con la crisi gli italiani diventano meno sciuponi e più attenti al riciclo in cucina: negli ultimi due anni hanno ridotto di netto il volume degli sprechi casalinghi, passati dai 100 chili pro capite l’anno del 2011 ai 76 chili di oggi, con un “taglio” del 25% in quantità degli alimenti che finiscono direttamente nella spazzatura. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori. È una tendenza -spiega la Ciache va di pari passo con il calo degli acquisti per la tavola da parte di 16 milioni di famiglie italiane, che per effetto delle difficoltà economiche sono costrette a ridurre il budget della spesa e a svuotare il carrello alimentare. Ma è anche il riflesso di una ritrovata capacità di riciclare il cibo non consumato, che porta oggi 5,5 milioni di famiglie (cioè 1 su 4) a fare cucina di recupero con gli avanzi. Le cifre dello spreco, però, sono ancora troppo alte -ricorda la Cia- soprattutto considerato che nell’ultimo triennio in Italia il numero degli indigenti è cresciuto del 33 per cento. Nonostante la crisi, infatti, ogni famiglia italiana spende in media 500 euro in alimenti che non consumerà, con uno spreco che tocca quasi il 10 per cento della spesa mensile. Complici gli stili di vita frenetici e la scarsa capacità di conservare adeguatamente i cibi, a finire nella pattumiera con più frequenza sono i prodotti freschi come latticini, uova, carne e preparati (39 per cento), il pane (19 per cento), la frutta e la verdura (17 per cento). E una sola tonnellata di rifiuti alimentari genera fino a 4,2 tonnellate di Co2. È anche per questo -conclude la Cia- che dobbiamo smettere di considerare lo spreco un rifiuto. www.corriereortofrutticolo.it

NOTIZIARIO

Assicurazioni, il 37% delle polizze è nel settore ortofrutticolo

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Dalle nostre cooperative

Frutta Fresca Valfrutta

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Grande successo per le varietà di mele e fragole Civ - Consorzio Italiano Vivaisti - al workshop della Società Italiana di Scienze Sensoriali (Siss) recentemente svoltosi a Bologna, in collaborazione col Centro Nazionale Ricerche. L’evento aveva l’obiettivo di fornire delle valutazioni scientifiche sull’impatto sensoriale dei prodotti alimentari esaminati, di come cioè agiscano non solo sul senso del gusto ma anche sulla percezione psicologica del consumatore. In questo senso le scienze sensoriali si pongono come tramite tra l’attenzione verso le proprietà sensoriali dei prodotti e il responso verso i consumatori. Le mele Fujion e Smeralda e la fragola Rania di CIV sono state così sottoposte al giudizio dei 45 partecipanti del convegno, tutti docenti di Scienze sensoriali, esperti assaggiatori e panel leader, riscuotendo un ottimo gradimento. In particolare la fragola Rania è stata apprezzata per la freschezza e persistenza del gusto dopo l'assaggio e per l’equilibrio dolceacido rispetto a fragole simili nell'aspetto, ma deludenti dal punto di vista del sapore e dei retrogusti erbacei ed amari. Gli assaggi di mele nel consumer test hanno invece evidenziato la croccantezza che la mela Fujion è riuscita a mantenere anche in una fase avanzata della stagione, come pure forte interesse è stato suscitato dalle altre varietà Renoir, Isaaq e Smeralda. G i u g n o

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Conserve Italia riduce le emissioni Conserve Italia sempre più “green”. Il gruppo cooperativo leader nel settore dell’ortofrutta trasformata ha recentemente siglato un accordo con il Ministero dell’Ambiente. Obiettivo dell’intesa, firmata dal presidente di Conserve Italia Maurizio Gardini e dal direttore del Ministero Corrado Clini, è la riduzione e l’eventuale neutralizzazione delle emissioni di CO2 (carbon footprint) del settore conserviero per produzioni di largo consumo, in un’ottica di Life Cycle Assessment (LCA) dalla coltivazione alla distribuzione. “Quella della sostenibilità ambientale - dichiara il presidente Gardini - è una strada seguita con decisione dal nostro Gruppo, che per l’intera produzione Valfrutta utilizza già da tempo soltanto energia eolica in grado di coprire l’intero fabbisogno di energia elettrica e di evitare così, ogni anno, l’immissione in atmosfera di oltre 13.000 tonnellate di anidride carbonica”. Inoltre, l’origine italiana delle materie prime, il controllo diretto dalla semina al confezionamento ed i tempi di lavorazione decisamente ridotti consentono di preservare la naturale freschezza dei frutti e degli ortaggi raccolti. “Per questi motivi - prosegue Gardini - Conserve Italia ha deciso di sottoporre all’analisi del ciclo di vita tre prodotti Valfrutta a larghissimo consumo, ovvero polpa di pomodoro gran cubetti di giornata, fagioli borlotti di giornata, nettare di pera”.

NOTIZIARIO

Mele e fragole Civ promosse nel consumer test della Siss

La Regione Emilia Romagna stanzia 1,2 milioni contro la batteriosi del kiwi Un importante intervento per risarcire i pesanti danni provocati dalla batteriosi del kiwi: Davide Vernocchi, presidente del Settore Ortofrutticolo di Fedagri/Confcooperative e della Organizzazione di produttori Apo Conerpo, commenta così l’assestamento di bilancio approvato dalla Giunta dell’Emilia Romagna che prevede uno stanziamento di 1,2 milioni di euro per la lotta alle malattie delle piante e 6 milioni di euro per migliorare l’efficienza irrigua delle aziende agricole. “Questo provvedimento – dice Vernocchi – evidenzia la grande attenzione dimostrata dall’Assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni nei confronti della gravissima situazione creatasi tra gli impianti di kiwi della Romagna a causa della diffusione della batteriosi. Una fitopatia che, anche in seguito all’andamento stagionale anomalo di questi primi mesi del 2013, ha registrato una forte recrudescenza che sta mettendo in ginocchio una delle coltivazioni più estese ed importanti del territorio emiliano romagnolo: in tutto 4.300 ettari, ovvero circa il 18% degli oltre 24.000 ettari investiti a kiwi a livello nazionale”. “La misura approvata dalla Regione – conclude Vernocchi – assume ancora maggior importanza alla luce delle note difficoltà di bilancio degli enti pubblici, un elemento, questo, che impone l’individuazione di strumenti di tutela del reddito degli agricoltori quali i fondi mutualistici, previsti anche dalla Pac, che possono consentire di affrontare i problemi di carattere fitosanitario al di fuori dell’emergenza e in un’ottica di medio-lungo periodo”.

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Notiziario Pac, a settembre si chiude? Dopo la pausa estiva le proposte di compromesso Entro fine settembre i negoziatori del Parlamento europeo puntano a chiudere la riforma della politica agricola comune (Pac) presentando, dopo la pausa estiva, le ultime proposte di compromesso alla neopresidenza lituana dell’Ue. Sul tavolo negoziale i temi stralciati dall’intesa raggiunta a fine giugno dai ministri europei dell’agricoltura. “Il Parlamento europeo deve decidere su tutto”, ha detto all’Ansa Paolo De Castro (nella foto), presidente della com-

Maggio rilancia i prezzi in campagna, boom degli ortaggi Maggio rilancia i prezzi in campagna, anche in conseguenza del maltempo che ha limitato la disponibilità di alcuni prodotti ortofrutticoli. È quanto rileva l’Ismea sulla base dell’indice dei prezzi dei prodotti agricoli all’origine che si è attestato nel quinto mese dell’anno a 138,3, facendo segnare un aumento del 2,4% mensile e del 9,9% su base annua. A rincarare sono state esclusivamente le coltivazioni (+5,4% la variazione congiunturale dell’indice, più 16,5% quella tendenziale), mentre l’aggregato zootecnico ha ceduto in un mese lo 0,2%, mantenendo un divario positivo del 2,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Tra le colture vegetali, la dinamica mensile dell’indice Ismea evidenzia un significativo incremento per la frutta (+26,4%), legato principalmente ai rincari di mele, pere e kiwi registrati in queste ultime battute della campagna di commercializzazione, complici gli scarsi raccolti. Ma è soprattutto nel comparto degli ortaggi (+12,6% l’incremento mensile dei prezzi) che si ravvisano le conseguenze del maltempo. Le ridotte disponibilità di lattuga e radicchio hanno spinto in alto i relativi listini rispettivamente del 7,7% e del 48% 20

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missione agricoltura precisando che si tratta di una questione di principio importante. Dopo l’accordo sul bilancio Ue 2014-2020, i principali temi ancora in discussione riguardano il livellamento degli aiuti Ue alle grandi aziende; il trasferimento dei fondi tra quelli destinati al mercato e quelli destinati allo sviluppo delle campagne e viceversa; l’avvicinamento del livello dei pagamenti Ue versati agli agricoltori tra i diversi Stati membri.

CORSIVO COLDIRETTI CONTRO TUTTI: GUERRA FRA CENTRALI COOP Dopo il via libera dell’ex ministro Passera, la quarta centrale cooperativa (Ue.Coop) espressione di Coldiretti incassa anche l’apprezzamento del nuovo governo. Alla prima assemblea romana di Ue.Coop il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Simona Vicari, elogia l’iniziativa (“un disegno ambizioso e moderno”) e annuncia un “tavolo permanente sull'impresa cooperativa per lavorare insieme su obiettivi e soluzioni”. Ci viene un dubbio: ma non c’era già un tavolo sulla cooperazione al ministero? E se non c’era, e viene istituito ora, è un altro punto a favore della nuova centrale cooperativa che, calandosi sul territorio, sta provocando sconquassi e bracci di ferro. Ad esempio in Trentino, culla della cooperazione bianca, dove la strategia associativa di Ue.Coop basata sulla doppia tessera ha provocato un acceso scambio di accuse tra il presidente di Federcoop, Diego Schelfi, e il n.1 di Coldiretti Gabriele Calliari. Schelfi avrebbe minacciato l’espulsione per quelle imprese che aderiscono a Ue.Coop sostenendo che la legge regionale non ammette l’adesione a due centrali cooperative. Circostanza contestata da Calliari che sostiene che anche Federcoop trentina è iscritta a Roma sia a Confcooperative che a Legacoop, circostanza contestata da Schelfi. L’irruzione di Coldiretti con una propria centrale nel mondo cooperativo e la conseguente campagna acquisti lanciata su tutte le imprese dove i soci Coldiretti sono in maggioranza riapre una guerra che vede uno (Coldiretti) contro tutti (Aci, cioè il coordinamento tra Confcooperative, Legacoop e Agci). E la concorrenza di Ue.Coop, sostenuta dal massiccio fuoco di sbarramento mediatico di cui dispone Coldiretti, potrebbe diventare una insidia davvero importante, quando ad esempio sullo stesso territorio una impresa di Ue.Coop potesse far valere risultati gestionali migliori e prezzi di liquidazione più vantaggiosi per i soci di una impresa aderente a Fedagri o Legacoop. Come dire: “È la concorrenza , bellezza”. (L.Frass.) rispetto ad aprile, mentre per patate, cavolfiori e finocchi i rialzi a due cifre sono riconducibili all’abbassamento delle temperature, che hanno ne hanno rilanciato i consumi.

Flessioni anche di un certo peso si rilevano, invece, per gli oli di oliva (-3,3% su aprile) e i vini (1,2%); rincarano del 2,9% i semi oleosi, in un mercato invece stazionario per i cereali. G i u g n o

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Mirko Aldinucci Lo scrive nero su bianco il ricettario “Siamo alla frutta, 400 ricette per riportarla in tavola“, presentato all’ultimo Salone del libro di Torino: di frutta nei ristoranti non se ne vede, o se ne vede sempre meno. A volte si ritaglia qualche timido spazio sotto forma di macedonia o viene “rappresentata” dall’ananas, digestiva ed esotica al punto giusto per “sopravvivere” a margine di menù sempre più variegati e ricchi di opzioni, in cui l’ultima portata, la frutta appunto, non può che essere penalizzata. E poi, inutile nasconderlo, la frutta è scomoda: non a caso il banco di prova più severo del galateo, a tavola, era (usiamo l’imperfetto perché sono immagini che richiamano alla mente film in bianco e nero...) lo sbucciare e portare alla bocca arancia, mela o pera servendosi di forchetta e coltello. Sarà anche per questo che per pomacee e agrumi servirebbe una puntata di “Chi l’ha visto?”: non pervenuti, pressoché introvabili. “Diciamo che la frutta non è in cima ai pensieri degli chef e dei ristoratori: difficile vederla servire in maniera strutturata e con la giusta valorizzazione nei ristoranti, un po’ meno arduo nei grandi hotel”, conferma Dino Abbascià, titolare di una società speG i u g n o

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Frutta sempre meno servita nei ristoranti italiani: colpa della “pigrizia” di chef e clienti e del rapporto qualità-prezzo Abbascià: «Relegata in macedonie e sorbetti, è un peccato» cializzata nel servizio di distribuzione ad hotels, ristoranti, società di catering, mense, bar. “Se vogliamo dirla tutta - affonda Abbascià (nella foto nel riquadro) - il cliente è pigro e l’unico spiraglio per i ristoratori è quello di proporre un prodotto già tagliato e pulito. Che deve essere ovviamente saporito e profumato. Il pranzo diventa sempre più veloce, i menù sono generosi di prelibatezze dagli antipasti ai primi, dai secondi ai dolci: in questo contesto non è semplice ritagliare uno spazio significativo alla frutta. Se poi non è pronta alla degustazione, meglio lasciar perdere…”. Naturalmente non mancano le eccezioni, coloro che decidono di stupire esibendo veri e propri trionfi di frutta ricchi di ogni ben di dio, magari come centri tavola, in occasione di eventi e ricorrenze. “Una cascata di frutta con ghiaccio e qualche fiore commestibile ha un fascino unico che solletica la vista, l’olfatto, il gusto”, prosegue Abbascià. “Vero che la frutta di qualità ha un costo, tuttavia “opere” di questo tipo possono garantire un importante valore aggiunto”. Ma non basta a salvare un bilancio che lascia l’a-

maro in bocca, se è vero che frutta e verdura di qualità sono a tutti gli effetti un baluardo della tipicità “made in Italy” e potrebbero solleticare i palati anche dei turisti più esigenti facendo conoscere il meglio di quanto viene coltivato nei terreni e nelle piantagioni della Penisola. I tempi cambiano, ma non tutto è perduto: per alcuni frutti che hanno fatto il loro tempo (mele, pere e arance) ce ne sono altri che stanno mostrando un trend interessante.“I frutti di bosco, in tutte le declinazioni, dal ribes alla mora, dal lampone alla fragolina, sono da qualche anno realtà emergente nella ristorazione – spiega Abbascià - così come “tirano” i sorbetti a base di frutta: non più solo al limone, ma alla mela verde, al melograno....”. E c’è un’altra “ancora di salvezza”: “I dolci alla frutta - conclude Abbascià - vanno per la maggiore, anche questo è un modo per far degustare referenze che prese singolarmente non verrebbero mai ordinate. Se ne trovano sempre di più nelle pasticcerie, grazie al riconosciuto ruolo salutistico e benefico della frutta”.

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Il piatto piange

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Buona per chi la compra, buono per chi la vende

La Verdura dell’Alto Adige cresce in montagna, al sole e all’aria pura. Si raccoglie da giugno a ottobre e arriva fresca al punto vendita. Per questo è molto amata e richiesta dai consumatori. www.verduraaltoadige.com

Verdura


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Mirko Aldinucci Frutta… alla frutta nei ristoranti. Ma non a caso: per i lettori del nostro giornale, che abbiamo coinvolto in un’inchiesta sul social network facebook, la qualità non sempre adeguata e il prezzo poco conveniente, insieme a una certa ritrosia da parte dei ristoratori, sono le cause di un progressivo allontanamento dalle tavole dei locali italiani. Dove è relegata a comprimaria o totalmente assente nei menù, al massimo utilizzata in macedonie e sorbetti. Certo, qualche ristoratore illuminato propone pietanze dedicate o va oltre: uno dei ristoranti più noti di Senigallia abbina il pesce alla frutta di stagione e agli agrumi. Ma sono sostanzialmente eccezioni che confermano la regola. Ai lettori del Corriere Ortofrutticolo collegati al profilo facebook della nostra testata, sono state rivolte due domande: perché la frutta sta sparendo dai tavoli dei ristoranti? Come fare per rilanciarla? “Complice la crisi - il parere dello studente Vito Scalia, il primo a rispondere sul profilo facebook del Corriere Ortofrutticolo - si va sempre meno a mangiare nei ristoranti. E quando si va, si è più propensi a provare un dessert particolare e difficile da preparare in casa piuttosto che ordinare della semplice frutta. Anche perché i prezzi sono troppo alti. Perfino nelle mense universitarie, ad esempio quella di Bologna, in cui il consumo della frutta dovrebbe essere stimolato, i prezzi sono alle stelle e si preferisce mangiare altro. Cosa fare? Forse si potrebbe creare una rete di collegamento, mettere in contatto diretto ristoratori con produttori…”. “Ma non è solo questione di prezG i u g n o

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I “contatti” del profilo del Corriere sul social network analizzano i motivi dello scarso feeling tra frutta e locali. «Ma i ristoranti che sanno proporla hanno successo»

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«Costa troppo», «Insapore»: il popolo di facebook dice la sua

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Alcuni dei lettori che hanno contribuito al dibattito su Facebook

zo, il basso costo non è sempre sinonimo di consumo - puntualizza il grossista catanese Giuseppe Guagliardi -; il nocciolo della questione è che i ristoranti dovrebbero portare sulle tavole frutta che abbia sapore, ponendo massima attenzione e cura alla frutta. Cosa che, purtroppo, non sempre avviene…”. “Nei menù non ci sono ricette di frutta”, la constatazione del giornalista romagnolo Maicol Mercuriali. “Ma basterebbe poco: una bella insalata di frutta sarebbe l'ideale per una pausa pranzo estiva. La frutta si sposa bene col gelato poi... Comunque se si dà un po’ di frutta in mano a uno chef è facile vederne ricavare una pietanza da restare a bocca aperta…”. “La gente al ristorante non ordina frutta per risparmiare”, il parere dalla Sicilia del titolare di Agricola Zito. “Del resto con la crisi e le tasche vuote il più delle volte si ordina un primo o un se-

condo accompagnato da un insalata o antipasto. La frutta si può mangiare anche a casa”. “La gente non ordina la frutta nei ristoranti perché nel 90% dei casi è scarsa e cara – scrive, da Cagliari, Cenzo Pisano - ma i ristoranti che presentano un bel vassoio di frutta ai commensali hanno successo. Tempo fa rifornivo un noto ristorante di Cagliari: ordinava sempre primizie, la frutta doveva essere la migliore. E andava alla grande…”. “Anche i ristoratori – l’analisi di Andrea Isoardi, piemontese - devono fare i conti a fine serata e non possono mettere una o più persone a pelare e tagliare la frutta... Molto meglio preparare un bel dessert, che non sporca, fa molto "in" e rende di più…”. “I ristoratori non la curano, non la sanno presentare e forse a loro non interessa nemmeno proporla”, taglia corto Patrizia Borelli di Ariccia. www.corriereortofrutticolo.it

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Aziende informano

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Presentazione e gusto: le carte vincenti di Oneida Rz F1, lʼanguria “perfect size” di Rijk Zwaan Rijk Zwaan Italia, filiale dell’omonima multinazionale olandese, leader nella ricerca, produzione e commercializzazione di sementi orticole di qualità, incontra sempre l’apprezzamento del mercato per l’anguria Crimson Sweet grazie alla varietà Oneida RZ F1. Quest’anguria, dal frutto tondo, del peso di circa 68 kg, si caratterizza per la pezzatura e la forma molto regolari e la buccia di colore brillante, di buon spessore. Ne deriva una presentazione accattivante che la rende ideale anche per il confezionamento in box e in cartone. Un ulteriore punto di forza è senz’altro la polpa, dalle tonalità rosso intenso e con pochi semi di piccole dimensioni. L’alta qualità di questo prodotto è data anche dall’elevato grado zuccherino che conferisce a Oneida RZ F1 un sapore unico, per la gioia del palato dei consumatori. Il Sig. Alfonso Nocera che, insieme ai suoi fratelli (Carmine, Roberto e Gianni), è titolare di AGRINOCERA S.S., è stato tra i primi a credere nel potenziale di Oneida RZ F1. Agrinocera S.S. è tra le aziende orticole più importanti dell’Agro Pontino ed appartiene alla Cooperativa AGRIEUROPA con sede a Terracina. I fratelli Nocera, da più di 30 anni coltivano anguria per il mercato fresco, esportandola poi soprattutto in Germania. “Ho scelto Oneida RZ F1” dichiara il Sig. Nocera

“poiché dalla prima volta in cui ho visto alcune piante in uno screening, nel 2007, ho subito intuito che potesse essere una varietà di pezzatura ideale per l’esportazione, per realizzare una confezione con quattro angurie in una cassetta. Oggi il mercato sta andando verso pezzature più contenute poiché il consumatore vuole un prodotto d’alta qualità che sia più facile da trasportare e da conservare in frigorifero. Oneida RZ F1 in effetti possiede tutti questi requisiti.” “Il mercato sta andando infatti verso una pezzatura media che varia dai 5 agli 8 kg e Oneida RZ F1 ha queste caratteristiche” continua il Sig. Nocera. “Ha inoltre un’ottima produttività ed omogeneità. Molto importante è anche la facilità che ha la pianta di allegare anche in condizioni difficili nonché la sua precocità che permette una raccolta circa 10 giorni prima rispetto alle varietà che vengono coltivate in zona. Oneida RZ F1 viene apprezzata dal mercato soprattutto per la forma, il colore esterno del frutto e per la “croccantezza” ma anche per il colore della polpa, per il sapore e per l’elevata conservabilità”. Oltre ad essere il giusto prodotto da inserire nei carrelli del supermercato, essendo molto gradita dalle famiglie in genere, Oneida RZ F1, nel segmento delle angurie di pezzatura media, rappresenta la giusta risposta alle esigenze della Grande Distribuzione Organizzata e dell’export. Per informazioni: Segreteria Rijk Zwaan Italia tel. 051 729448 e-mail: rijkzwaanitaly@rijkzwaan.it sito web: www.rijkzwaan.it

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Elena Accati (foto in alto a destra) ha scritto, insieme a Mina Novello, il libro “Siamo alla frutta”, pubblicato da Blu Edizioni; le due amiche l’una agronoma, l’altra economista hanno elaborato ricette dolci e salate in cui trionfa la frutta “coinvolgendo” una quarantina di specie dall’albicocco all’uva, passando per frutti anche insoliti come fico d’india e cocco, avocado, anguria e melone, mango e frutto della passione. Schede botaniche dettagliate illustrano l’origine della specie, le principali varietà, l’utilizzazione, le caratteristiche nutrizionali accanto ad alcune curiosità. Il libro contiene suggerimenti su come ottenere preparazioni di base, gelati e sorbetti, marmellate e confetture, su come recuperare la frutta non più idonea ad essere portata in tavola come tale. “Un testo concepito con l’intento di dare alla frutta nostrana ed esotica il ruolo da protagonista che le compete - spiega Accati - augurandoci che molti ristoratori facciano tesoro dei suggerimenti contenuti nel volume. Il libro è stato concepito con l’intento di dare alla frutta nostrana ed esotica il ruolo da protagonista che le compete, augurandoci che molti ristoratori facciano tesoro dei suggerimenti contenuti nel volume sottolineati anche nelle presentazioni al libro da Rolando Piccioni e da Giorgio e Caterina Calabrese”. Per Accati il problema della carenza di frutta nei ristoranti è legato a doppio filo con il ridimensionamento produttivo e varietale: “Pur sapendo che la frutta ha doti preziose ed è insostituibile nella nostra alimentazione, assistiamo ad una preoccupante diminuzione di superficie coltivata passata da 628 mila ettari degli anni ’90 a 424 mila ettari del 2010”, prosegue l’autrice. “In questi dati sono esclusi gli agrumi e la vite che però hanno subito la medesima tendenza. E d’altra parte nei “La frutta al ristorante non sa di nulla e se la servono sciroppata (capita anche quello) pagarla 5 euro sa di furto”, va giù duro Severino Bellan dall’Emilia. “La frutta in tavola è gratis..il dessert o la macedonia si possono mettere in menù a pagamento”, il parere del trevigiano Roberto Loschi. E dalla Basilicata Domenico Mele scrive: “la frutta, oltre G i u g n o

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ristoranti, dal più costoso al più economico, al momento di proporre la frutta ci si sente invece snocciolare un elenco appetitoso, senza dubbio, di dolci in cui la frutta quasi non compare. A parte l’ananas forse per il prezzo contenuto, forse perchè il suo uso proviene probabilmente da una antica tradizione che lo vedeva come fine pasto sulle mense di principi e nobili, tanto che non tollerando tale frutto un tempo il trasporto erano state costruite apposite serre, le cosiddette stufe, per produrlo localmente”. “L’Italia possiede o meglio possedeva nel settore della frutticoltura un patrimonio varietale davvero ragguardevole che con il tempo si è andato sempre più affievolendo”, annota ancora Accati. “Ad esempio le mele che consumiamo sono sempre più belle, ma standardizzate .Sui mercati predominano le Gala, le Golden e poche altre. Dove sono le centinaia di varietà presenti nei vecchi cataloghi? All’inizio del Novecento ne erano state censite 8000 dall’ibridatore americano Luther Burbank , ma dieci anni or sono erano scese a circa 1500. Al riguardo va senz’altro citata la Pomologia dei fratelli Marcellino e Giuseppe Roda (Il giardino dei frutti perduti-edito da l’Artistica Editrice) in cui sono riportate 170 tavole a colori che presentano frutti presenti nel nostro Paese a metà ottocento e che possono rappresentare una preziosa guida per chi vivaista o studioso vuole affrontare il problema del recupero del germoplasma al fine di disporre di materiale con caratteristiche valide per i lavori di miglioramento genetico. Stiamo sacrificando alle leggi del mercato e della distribuzione sapori e forme, nonostante si intensifichino da parte dei nutrizionisti ricerche che consigliano la frutta perché ricca di flavonoidi, di ferro, di fenoli”.

che farla assaporare, bisognerebbe raccontarla”. Il problema, sostiene però la coltivatrice Carla Zanarini di Bologna, è a monte: “La frutta non viene raccolta al giusto grado di maturazione e spesso è, oltre che insapore, acidula. Trovare fragole croccanti e dolci oggigiorno è un'impresa, anche per degli addetti ai lavori. Facile invece trovarne di enormi,

FRUTTA NEI RISTORANTI

Elena Accati: «Siamo alla frutta anche per colpa del ridimensionamento produttivo e varietale»

bellissime e rosse ma decisamente insapori”. Se la prende con i mass media generalisti, infine, Gigi Cre: “Finché ci sono giornali che scrivono che frutta e verdura sono causa del morbo di Parkinson chi ha il coraggio di chiederla?”. Ci mancava solo la cattiva stampa... mirko.aldinucci@corriereortofrutticolo.it

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P rimo piano

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Ma il marketing mix può ridare dignità alla Cenerentola dei menù Roland Drahorad Quando all’età di 20 anni arrivai a Bologna per la prima volta mio padre mi portò “da Giuseppe”, storico ristorante in Piazza Maggiore. Mi ricordo questo evento per due particolarità: c’erano i camerieri vistiti elegantemente in nero con farfallina ed alla fine mangiammo un arancia al maraschino che il cameriere preparò al nostro tavolo sbucciandola con forchetta e coltello. Forse anche un californiano o un giapponese rimerebbe ben impressionato e lo racconterebbe al suo ritorno in patria ove fosse servito durante il suo viaggio in Italia in questo modo. Perché invece, come dice giustamente Lorenzo Frassoldati commentando un libro appena uscito (Siamo Alla Frutta di Acati - Novello), la frutta è sparita dai ristoranti? Siccome questo stato di cose è orami un incancrenito e non credo ci siano molte chance per invertirne l’andamento, cerco un approccio da venditore e mi chiedo se i classici 4P del Marketing Mix non possano dare un aiuto. Il prodotto può essere ancora migliorato soprattutto se diamo al singolo frutto il suo peso. Dobbiamo chiederci ogni volta: tornerei a mangiare lo stesso tipo di frutto che ho appena consumato (il classico WYBIT - Would You Buy It? dei buyer inglesi), perché eventualmente è piaciuto? Dobbiamo pertanto offrire al consumatore frutta raccolta al punto giusto e maturata al punto giusto. Soprattutto l’ultimo suggerimento richiede impegno. Ma non credo neppure nei “sommelier della frutta” che dovrebbero essere piuttosto degustatori professionali che indirizzano la produzione e la distribuzione. www.corriereortofrutticolo.it

Prodotto, prezzo, promozioni, professionalità: la frutta può ritagliarsi un suo spazio nei ristoranti (e anche nei bar), a patto che...

La seconda P rappresenta la Promozione e Comunicazione. Parlando di Promozione sappiamo tutti che qui ci sono le maggiori mancanze. Trattandosi di norma di un prodotto di massa quasi nessuno riesce ad investire abbastanza per farsi notare ma forse in questo caso, dove la scelta viene affidata al gestore del locale, è sufficiente parlare a lui. E’ lui che sceglie cosa proporre. Vi immaginate un avventore che si raccomanda che venga servita una banana Chiquita? O voi che rifiutata di scegliere nel self service una banana solo perché non travate la Vostra marca? Parlare al gestore è più semplice: ci sono riviste sia cartacee che online. Ci sono programmi televisivi che si dedicano alla cucina, ci sono giornalisti ed opinion leader specializzati nei vini che orientano il pubblico ed indirettamente anche il gestore che vuol essere à la page. Nel campo della frutta ci manca ancora quella figura che come Luigi Veronelli

nel vino seppe entusiasmare le anime intorno a un vitigno o un territorio vocato. Bisognerà trovare il modo per mobilitare intorno a un buon fico o intorno a una super arancia rivenditori, ristoratori e ed estimatori. Insieme potranno coinvolgere il pubblico adatto ed ottenere da questi il giusto compenso gli investimenti necessari. Dovrebbe però diventare un filone particolare, una fonte di piacere nuovo portato dal gusto a amanti ed intenditori. Spesso sarà preparato ed elaborato in modo particolare. La grande massa continuerà ad essere in offerta nei supermercati come prodotto alimentare sano a livelli buoni ma non necessariamente eccelsi. L’offerta standard dovrà tenere conto delle leggi e dei disciplinari imposti anche dalla GDO e rispondere alle necessità di base in fatto di accessibilità economica. L’aspetto della Comunicazione è probabilmente la più importante in questo contesto. Girando G i u g n o

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ressa tranne di parlar di frutta. Io credo invece che in un mondo sempre più individualista come oggi si possa trovare gruppi magari inizialmente anche ristretti, di veri amatori ed estimatori del buon sapore nella frutta. Un piacere che come pochi è assecondato dall’aspetto positivo della salute. E arrivo così all’altra P che qui vorrei trattare non toccando per oggi la P del Prezzo . Questa P corrisponde a “Place” e cioè la localizzazione. Quali sono

i canali distributivi che possono essere maggiormente coinvolti e che oggi non lo sono a mio parere ancora abbastanza? Già la parola HORECA indica tre tipologie interessate. Siamo sicuri che gli Hotel siano sufficientemente coinvolti? Che i “restaurant” abbiamo l’attenzione che meritano, che il catering sia sufficiente-

mente specializzato? Ed ancora: i vegetariani aumentano costantemente da decenni ma non ottengono da nessuno del settore la giusta attenzione che meriterebbe chi, come “heavy consumer”, consuma anche il triplo di una persona media. A conti fatti, se anche rappresentano solo il 5 % di consumatori, vegetariani e vegani forniscono il 15 % del consumo totale di ortofrutta. Una categoria così importante e fedele non meriterebbe qualche azione premiante o qualche promozione speciale? Come ultimo menziono un mio vecchio pallino: il maggior coinvolgimento di bar, caffetterie e paninoteche. Riuscire a imporre la moda di una bicchierino di macedonia al posto dei salatini con gli aperitivi analcolici (come già vedo fare qua e là) potrebbe da solo aumentare il consumo nazionale di qualche punto. Sarebbe il coinvolgimento di un canale distributivo quasi inesplorato che però attira milioni di clienti ogni giorno. Ogni esposizione accattivante potrebbe produrre maggior consumo sia sul posto che a casa. Certo, non si tratterebbe di un’operazione veloce e a costo zero. Necessiterebbe un’azione corale, istituzionale. Le professionalità per mettere in atto una cosa di questo genere non mancano ed il costo al KG sarebbe giustificato: 2 centesimi su ogni KG venduto significherebbe poter finanziare una campagna di 60 milioni di euro, 3 volte quanto spende Orsero, Marlene, Melinda e Chiquita messe insieme. roland@ncx.it twitter@roulandus www.corriereortofrutticolo.it

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per i mercatini o anche ascoltando qualche sporadica trasmissione televisiva capita di ascoltare in fatto di ortofrutta tanta disinformazione come in nessun altro campo. I consumatori si mostrano interessati, chiedono e danno giudizi, ma manca l’informazione scientifica, quella al di sopra delle parti in causa. Le fonti ufficiali che si esprimono sono quasi sempre orientati da interessi particolari, basti a pensare al Biologico, al KM Zero oppure agli OGM. Anche qui abbiamo a che fare con le “inossidabili tifoserie italiane” descritte recentemente da Ernesto Galli della Loggia in un articolo di fondo del Corriere della Sera: quelle per le quali “non importa ciò che si dice e si fa, importa chi lo dice e chi lo fa. Ed ancora “tutto è avvelenato da questa pervadente partigianeria , da questo incessante strumentalismo” Ben venga dunque una voce autorevole e seria che “comunichi” e che abbia unicamente a cuore la soddisfazione gustativa pura del consumatore. Quella che parla di resa per ettaro, di ore luce, di esposizione al sole, di gradi brix, di sapori, di grado di maturazione misurata con il penetronetro, di vitamine, di antiossidanti, di antocianine, di aromi, di profumi, di stagioni e di “shelf life”. EATALY WORLD che sta per nascere a Bologna potrebbe essere l’occasione buona. Sarà pure vero quello che un giorno affermò Davide Paolini il Gastronauta che in risposta a un mio invito di non trascurare l’ortofrutta mi rispose perentoriamente che alla gente tutto inte-

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Macfrut e lʼinnovazione: dalla rilevazione ottica al canale Youtube Nel 1983 nasceva Internet e MACFRUT, a Cesena, esponeva una delle prime macchine per la calibrazione ottica della frutta. E’ la dimostrazione di quanto la maggior rassegna internazionale della filiera ortofrutticola abbia operato, spinto, stimolato e aiutato l’innovazione. Si era ad uno dei primi gradini di quella innovazione che accompagna da decenni il settore dell’ortofrutticoltura. Si pensi ai primi vagoni ferroviari e ai primi camion (con rimorchio) che negli anni ‘30 varcavano le Alpi con la frutta “conservata” con le sbarre di ghiaccio. Di qui, poi, si passò ai camion e ai vagoni frigo per arrivare negli anni 90, a quel “freddo intelligente” che ebbe l’avvio sempre a Cesena, grazie all’apporto dell’elettronica. “Stiamo parlando di frutta e macchinari, due componenti del nome che scegliemmo facendo nascere la rassegna”, ricorda Domenico Scarpellini, Presidente di Macfrut“appunto MAC da “macchine” e FRUT da “frutta”“. Macfrut, sin dall’inizio ha lanciato la sfida dell’innovazione a tutta la filiera, facendone il leit motive della manifestazione. Innovazione per quanto riguarda le varietà –frutta ed ortaggi più gustosi e a maggiori contenuti di elementi di nutrizione– la logistica, la salubrità, il vasto orizzonte della IV e V gamma (all’interno di Macfrut da varie edizioni è presente il Salone nazionale), per finire con i diversi e nuovi modi di consumare frutta. A Macfrut si è cercato di stimolare con l’alta convegnistica, innovazioni tecnologiche e di prodotto coinvolgendo tutti gli operatori della filiera (produttori, sementieri e ricercatori, distribuzione moderna e associazioni). Ultimamente, per offrire un’occasione in più, si è istituito l’OSCAR Macfrut, che premia le innovazioni nelle produzioni, nei servizi e nelle

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attrezzature. Un Premio che viene, fra l’altro, assegnato in collaborazione con i visitatori e gli espositori che votano prodotti e attrezzature presentati. Non solo, perché, fin dalla sua nascita, Macfrut ha cercato di dare al consumatore, messaggi di ecosostenibilità e, più in generale, di valorizzazione del Made in Italy. Dal punto di vista della salubrità, i prodotti ortofrutticoli rivestono un duplice aspetto che Macfrut ha sottolineato e contribuito a chiarire e diffondere sia all’interno della “filiera” (ovvero i soli addetti al ciclo che porta dal campo alla tavola) sia rivolgendosi al più vasto pubblico dei consumatori. Una mela o uno zucchino coltivato in maniera ecosostenibile ha un plus di salubrità per chi lo mangia e, contemporaneamente, ha un effetto positivo nella salvaguardia dell’ambiente, che è un bene di tutti e che non sempre si può rinnovare. Se si considera che l’ortofrutta è uno dei più importanti “Ambasciatori” del Made in Italy (agroalimentare e moda sono i maggiori “tesori” del Belpaese all’estero) proprio l’export di prodotti ortofrutticoli consente di far conoscere in tutto il mondo la realtà delle produzioni italiane e di mantenere quote di mercato in Europa, conquistando, allo stesso

tempo, quote in quelli emergenti (da Cina e India al Brasile). E sotto tale profilo c’è da sottolineare un rilevante aspetto socioeconomico che è quello di creare reddito ed occupazione al settore, oltre a fornire un forte contributo a reggere la globalizzazione. Sul fronte dell’innovazione, quest’anno MACFRUT amplia il rapporto con l’estero, con un evento forse inimmaginabile per una rassegna fieristica. MACFRUT promuove un Corso di promozione per operatori ortofrutticoli del Mediterraneo. Gli “studenti” saranno tutti stranieri e il Corso si terrà nel Centro Congressi di Cesena Fiera alcuni giorni prima della rassegna, con qualificati docenti ed esperti e avrà uno svolgimento in mattinata con lezioni teoriche e nel pomeriggio si avranno visite e sopralluoghi in aziende e imprese ortofrutticole. Infine, fra le novità, c’è il già citato canale di Macfrut su YouTube: si entra dal sito www.macfrut.com e nella home page cliccare sul logo YouTube, oppure dal sito www.youtube.com con le parole chiave “Macfrut Fiera”. Per informazioni: 0547 317435 - Sito web: www.macfrut.com - e mail: info@macfrut.com

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La ricerca del successo Presidente Benedetti come nasce Unitec, dove fonda le sue radici? “Unitec nasce nel 1993 dall’unione di due aziende del settore operanti nella provincia di Ravenna, Tnt Srl con sede a Ravenna e la Dalle Vacche Srl con sede a Massa Lombarda (Ravenna). Il nome Unitec deriva infatti da Uni (“unione”) e Tec (“tecnologie”). La Dalle Vacche ha sempre operato nella costruzione di tecnologie per l’ortofrutta fin dal 1924, quindi il prossimo anno (2014) compiremo 90 anni di ininterrotto servizio al mondo ortofrutticolo del nostro Paese e, in particolare negli ultimi 10 anni, anche a livello internazionale. Oggi esportiamo in 23 Paesi nel mondo e la quota di export è di circa l’85%. Abbiamo nostre filiali in Francia, Spagna, Stati Uniti, Cile e Argentina, e la fiducia che ci viene espressa da molti clienti a livello internazionale ci dice che stiamo camminando sulla strada giusta. Crediamo che questi risultati derivino dalla nostra continua innovazione abbinata alla ricerca costante di risultati concreti per i nostri clienti”. Le tecnologie possono aiutare il mondo dell’ortofrutta italiana a uscire dalle difficoltà attuali? “Non possiamo fare miracoli ma G i u g n o

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Fucìna di idee, impegnata constantemente sul fronte dell’innovazione tecnologica Unitec, sapientemente guidata da Angelo Benedetti, guadagna terreno in Italia e all’estero certamente in molti casi possiamo concretamente aiutare gli operatori del nostro settore riducendo sensibilmente molti costi dei processi di lavorazione e confezionamento. Come possiamo ridurre, anche di molto, i rischi delle malattie professionali per gli operatori impegnati nelle varie fasi della lavorazione, dalla selezione alla confezione della frutta, con una progettazione attenta delle macchine dove esistono postazioni di lavoro. A tale scopo già da alcuni anni possiamo fornire le linee certificate secondo le norme ergonomiche che seguono le direttive del metodo Ocra. Un ulteriore aspetto che a nostro parere merita molta attenzione è quello di aiutare le centrali ortofrutticole nel processo di internazionalizzazione tramite tecnologie in grado di selezionare la qualità della frutta in base alla distanza da percorrere (giorni/viaggio) per arrivare sui mercati anche più lontani (che prevedono, ad esempio, 40 giorni di trasporto via nave). Su questo

versante dello sviluppo dell’esportazione delle nostre centrali ortofrutticole con l’utilizzo di tecnologie (oggi veramente molto performanti) dedicate alla selezione della qualità sia esterna che interna dei frutti, si possono anche dare risposte ai mercati più esigenti in modo continuo e affidabile nel tempo”. La crisi economica sembra protrarsi e dopo un 2012 decisamente pesante anche il 2013 non è iniziato all’insegna dell’ottimismo. Quali sono le strategie per superare questo difficile momento congiunturale? “Credo che l’attuale stato di crisi possa essere ricondotto, oltre che ad evidenti e oggettivi fattori socio-economici, anche in buona misura ad una perdita di valori etici e morali del nostro modello imprenditoriale, unita ad una diffusa caduta di credibilità per quei comparti che hanno fondato il proprio business soltanto su dinamiche di tipo finanziario. In questo momento, caratterizzato www.corriereortofrutticolo.it

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PROTAGONISTI

C opertina da una preoccupante perdita di occupazione e da una pesante contrazione dei consumi, è di fondamentale importanza poter garantire un’iniezione di sicurezza sociale e di credibilità imprenditoriale per rimettere in movimento il volano della fiducia verso il nostro Paese, dal quale potranno nascere nuovi posti di lavoro, per i giovani in particolare. Non siamo ancora usciti dal tunnel della crisi, ma ci sono aziende italiane che si confrontano e si muovono nella maniera giusta, investendo con coraggio in ricerca ed innovazione, progettazione avanzata e internazionalizzazione: credo che Unitec sia una di queste, forte dell’85 % di vendite sviluppate fuori dai confini nazionali, ma soprattutto dei consensi che le nostre tecnologie riscuotono sul palcoscenico ortofrutticolo internazionale, estremamente competitivo e concorrenziale.” In un contesto mondiale caratterizzato da una crisi economica prolungata, con quale bilancio si è chiuso il 2012 per Unitec? “Il 2012 si è chiuso in maniera soddisfacente per Unitec che ha visto aumentare del 40% il proprio fatturato, arrivato così ai 40 milioni di euro. Con estrema serietà e concretezza, orgogliosi che i nostri sistemi sono al 100% realizzati al nostro interno, abbiamo siglato e portato a termine positivamente oltre 150 ordini nell’anno passato, e il trend è in crescita per l’anno in corso, garantendo piena soddisfazione e risposte efficaci alle richieste di una clientela assai difforme per esigenze legate ai diversi prodotti lavorati (oltre 35) e operative. Questo soprattutto in termini di riduzione di costi e maggiore efficienza nei processi produttivi”. Quali sono le maggiori innovazioni che avete applicato in questi primi sei mesi del 2013? E in quali Paesi? “Sono stati sei mesi di intenso lavoro per tutto lo staff della nostra 32

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azienda. Siamo stati impegnati in diversi Paesi con molte nuove installazioni alcune della quali penso possano essere considerate delle pietre miliari del nostro settore. Negli Stati Uniti, ad esempio, abbiamo avviato (a oggi) un impianto per la selezione elettronica di parametri di qualità (colore, difetti esterni, difetti interni, durezza, grado brix, calibro) sulle ciliegie composto da 40 linee parallele con una potenzialità massima di oltre 20 tonnellate l’ora. In Cile, ad esempio, abbiamo avviato un innovativo impianto per il confezionamento automatico del kiwi dove abbiamo ridotto i costi delle fasi di confezionamento di circa il 60%” Sul fronte delle tecnologie quali sono i programmi per il futuro in chiave di maggiore efficienza a minor costo? “Siamo un laboratorio di idee originali, che successivamente, quasi sempre, riusciamo a tradurre in progetti e successivamente in tecnologie per migliorare i principali processi della filiera ortofrutticola. Anche per il 2013 puntiamo con decisione su ricerca ed innovazione per sviluppare il nostro business con la messa in produzione di nuove macchine e

nuovi impianti per la selezione della qualità (interna ed esterna) di molte specie ortofrutticole, a partire da mele, pere, ciliegie, agrumi, fino a nocciole, castagne e pomodori. Unitec progetta e produce tecnologie delle quali è esclusiva proprietaria e forte della propria esperienza riesce a dare risposte personalizzate anche alle richieste specifiche degli operatori ortofrutticoli più esigenti”. Con quali prospettive si è aperto il 2013 per il vostro gruppo? Alla luce del buon andamento dell’export 2012, avete in programma un’ulteriore espansione sui mercati esteri? “Il 2013 è iniziato sotto buoni auspici per il nostro gruppo con l’acquisizione di un soddisfacente volume di ordini derivato da un crescente interesse verso le nostre tecnologie: questo ci consente di guardare al futuro con rinnovata fiducia, mantenendo anche un positivo livello di occupazione nei nostri stabilimenti, un dato, questo, che soddisfa la nostra attenzione responsabile nei confronti delle risorse umane attive in azienda, in un panorama industriale sicuramente non facile dal punto di vista occupazionale”. G i u g n o

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COPERTINA

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Lorenzo Frassoldati Quando si dice la forza di un distretto, anzi la forza delle radici. Unitec, multinazionale “tascabile”, specializzata nella progettazione e realizzazione di tecnologie per la lavorazione, calibrazione e selezione di oltre 35 tipologie di frutta ed ortaggi freschi, affonda le sue radici a Lugo, piccola capitale della Bassa Romagna, ma allunga le sue antenne con filiali operative in mezzo mondo (Stati Uniti, Francia, Spagna, Cile, Argentina) e presidia i mercati con una struttura commerciale che rileva le esigenze dei clienti negli altri oltre 23 paesi in cui opera. Come dire, un esempio da manuale di impresa “glocal” che compete sul mercato globale ma con i piedi ben piantati nella Romagna dell’ortofrutta, che “pensa” globale ma agisce come fosse sul suo mercato domestico. Una crescita culturale, prima che economica, che ha visto protagonista Angelo Benedetti, presidente e direttore generale, un romagnolo doc (origini faentine) che sulla flessibilità, qualità e innovazione ha costruito una case history di successo aziendale. “La tecnologia come servizio” è il suo motto preferito. I risultati di bilancio (sempre in crescita: 40 milioni il fatturato 2012 contro i 28 del 2011) sono il frutto di una filosofia aziendale improntata all’adesione alle necessità del cliente. “Tecnologie su misura”, insiste Benedetti, “perché la frutta è qualcosa di vivo, cambia di stagione in stagione. Va rispettata, come vanno rispettate le esigenze di chi produce, che punta giustamente a ridurre costi e tempi, che vuole risultati e affidabilità in tutte le fasi della filiera produttiva, fino al post-vendita con un moderno servizio di assistenza”. Il successo di Unitec quindi è il successo dei clienti di Unitec. La vocazione di Unitec per la riProponendo macchine per la lavorazione, calibrazione e selezione di oltre 35 tipologie di frutta e ortaggi freschi, siete una delle realtà di punta a livello internazionale nel settore del post raccolta. Qual è il segreto del vostro successo? “Non esiste una particolare “formula magica”, ma soltanto un incessante gioco di squadra, tanto impegno e disponibilità a soddisfare, nel migliore dei modi, le mutevoli richieste della clientela per riuscire a fornire risposte G i u g n o

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cerca di soluzioni che aumentino l’efficienza e riducano i costi dei processi lavorativi si toccava con mano all’ultima Fruit Logistica. Novità tecnologiche che andavano da Multi_pack©, l’innovativa macchina per il confezionamento automatico del kiwi, estremamente versatile, rapida e delicata, al Uni_Cleaning selection, il nuovo sistema per la selezione automatica delle casse a sponde abbattibili sporche e/o rotte; da Unical_300 , la calibratrice elettronica ad alta potenzialità in grado di lavorare con la massima precisione frutti particolarmente delicati, come le albicocche, ma anche le pesche e le susine a Unical_200, la calibratrice elettronica destinata alla lavorazione di frutti delicati di piccole dimensioni, in particolare ciliegie e pomodorino cherry. Quest’ultima tecnologia ha stupito un po’ tutti con Cherry_Vision, il sistema che permette la rilevazione non distruttiva della qualità esterna ed interna delle ciliegie. “Si tratta di una tecnologia estremamente innovativa, versatile e personalizzabile in base alle diverse esigenze del cliente”, spiega con orgoglio Benedetti. “Con questa nuova tecnologia di grande successo è stato possibile ridurre notevolmente l’impiego del personale addetto alla selezione manuale dei difetti dei frutti ottenendo un netto calo dei costi di lavorazione”. Meno costi, meno difetti, più qualità, tutti soddisfatti. Sembra facile, ma non lo è. Dietro c’è la visione glocal di uomini nati nel distretto romagnolo della frutta e che ogni giorno lavorano e fanno innovazione e ricerca perché il sistema Italia si affermi nel mondo.

concrete e affidabili alle aspettative del mercato. A titolo d’esempio, da oltre sei anni abbiamo consegnato le commesse a noi ordinate puntualmente, senza ritardi, garantendo anche un puntuale e regolare servizio di assisten-

PROTAGONISTI

“La tecnologia come servizio”, “tecnologie su misura”: così Unitec si è costruita una case history di successo

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za tecnica che rappresenta un completamento importante della nostra strategia commerciale finalizzata a valorizzare il rapporto con il cliente al di là della pura e semplice fornitura degli impianti di lavorazione”. www.corriereortofrutticolo.it

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Fedagro news

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“Veronamercato Network” apre il mondo ai grossisti. Giomaro: una Rete anti-crisi fine marzo 48 imprese concessionarie del Centro agroalimentare di Verona hanno sottoscritto un contratto di rete avente come capofila Veronamercato Spa. Successivamente altre aziende si sono aggiunte e ora sono 62 i protagonisti del progetto-pilota ribattezzato “Veronamercato Network”, finalizzato allo sviluppo di nuovi canali commerciali in un’ottica di internazionalizzazione delle imprese aderenti. Il processo si concretizza nella pianificazione di contatti d’affari con operatori esteri (grossisti e grande distribuzione); la realizzazione di piattaforme in alcuni mercati di sbocco, finalizzate alla distribuzione e vendita dei prodotti, con priorità alle produzioni del territorio; la presenza alle principali fiere internazionali di settore. La rete ha anche lo scopo di organizzare e gestire servizi comuni e definire contratti di gruppo per ottimizzare acquisti e forniture ed ha refistrato un numero di adesioni oltre le previsioni, grazie anche alla fattiva collaborazione dell'organizzazione dei grossisti Fedagro, che ha creduto nell’iniziativa. “Un’ottima idea nata per aggirare la crisi - esordisce il presidente dei grossisti veronesi Giuseppe Giomaro (nella foto nel riquadro) - e per muoverci a livello europeo e non sul fronte dell’esportazione, partendo dal presupposto che il Mercato scaligero è da sempre vocato all’export. E il risultato dei primi mesi si può già definire molto buono: missioni e visite sono state proficue, hanno trovato porte aperte, le imprese partecipante hanno avuto contatti con grandi aziende e distributori importan-

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ti”. “Veronamercato Network - aggiunge Giomaro - consente a tutte le aziende del mercato di partecipare ad attività di esportazione cui singolarmente le aziende non potrebbero accedere nei confronti di esportatori o strutture della Gd in quanto troppo costose o inaccessibili. Il prodotto del Mercato veronese, con una gamma quasi illimitatata viene portata in tutta Europa, riusciamo a organizzare carichi misti e groupage cui possono accedere tutti i grossisti”. “Uno dei pregi del progetto è che riusciamo a contattare una clientela importante, qualificata, che offre garanzie, senza andare allo sbaraglio e rischiare anche es soprattutto nei Paesi emergenti dove spesso c’è una “clientela a rischio”; con la Rete non corriamo questo pericolo grazie anche all’intercessione delle autorità locali”. Nelle scorse settimane si è aperto un canale privilegiato importante ad Amburgo, dove è stato acquisito uno spazio nel Mercato ortofrutticolo in collaborazione con un grosso operatore locale. “Abbiamo già iniziato l’export

di prodotto di alta qualità veronese, circa 200 quintali di merce in groupage, con pedane miste”, dice Giomaro. “E abbiamo incontrato il favore dei nostri referenti”. Altri contatti riguardano la Bulgaria e inoltre, racconta il presidente di Fedagro Verona “stiamo iniziando un percorso importantissima ad Abu Dhabi e a Jeddah, in Arabia Saudita, dove chiedono prodotto di alta qualità, qualificato: è stato fatto un accordo con il Cargo center dell’aeroporto di Verona per trasporto con container a temperature controllata; in 36 ore arriverà prodotto a Jeddah e in altre desintazioni saudite”. E nel “mirino” della Rete c’è anche il Giappone, interessato a prodotti “top”: “loro hanno problemi con la Cina che ha un prodotto di bassa qualità non apprezzato dal mercato nipponico”. Contatti in vista pure con la Serbia. Tanta carne al fuoco dunque: “Questi primi risultati - dice Giomaro - sono importantissimi, ovunque la Rete si muove con 62 aziende dal prodotto quasi illimitato incontrando grande interesse. Crediamo molto in questa operazione il Mercato di Verona è in posizione logistica particolarmente interessante, tra i Corridoi Sud Nord ed Est –Ovest, aperto all’Europa in tutti i sensi”. Il rapporto tra Fedagro e Veronamercato network è di strettissima collaborazione: “L’associazione si pone al servizio della struttura di rete a beneficio degli operatori messi insieme proprio da Fedagro, uno strumento di coesione in un ambito di collaborazione che va ben oltre la pura funzione di ognuno, creando

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Limite all’uso di contante, Fedagro torna alla carica Torino, Brescia e Bologna: grossisti in prima linea Fedagro torna alla carica sul limite dell’utilizzo di denaro contante che tante difficoltà e complicazioni ha creato e sta creando nei Mercati ortofrutticoli. La normativa infatti ha limitato l'operatività soprattutto nei rapporti con i clienti provenienti dall’estero. “Siamo andati alla carica dell’Agenzia delle Entrate, ribadendo i concetti che già avevamo espresso subito dopo l’introduzione della normativa spiega il presidente Fedagro Mercati Ottavio Guala -: continuare a limitare l’utilizzo del contante rischia di avere effetti nefasti in questo periodo di grave crisi, crea un handicap pesante ed istiga all’evasione”. Della questione si sta interessando anche la senatrice Cinzia Bonfrisco, sensibilizzata sul tema dallo stesso Guala.

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un’unica grande azienda. La Rete opera con le proprie gambe ma Fedagro sarà sempre disponibile a dare una mano affinché le operazioni ed i business si concretizzino”. E le prospettive sono buone: “si prospettano l’ampliamento del lavoro e il consolidamento dell’immagine del Mercato con un avvicinamento del mondo della produzione al nostro mercato. Un’operazione cher va a benificio di tutta la filiera provinciale e regionale. Vogliamo arrivare ad avere un’autonomia, dopo la fase di sostegno di Veronamercato che ci ha dato una mano dal punto di vista organizzativo e strutturale”. La Rete punta a tutte le principali piazze europee “che apprezzano molto il prodotto italiano, da Praga a Berlino a Budapest: vogliamo mettere radici in tutti i mercati dove ci sia potenzialità di consumo”. “Siamo in stretto contatto con Padova, ma anche con Treviso e Udine, consapevoli della nostra forza economica che va operò potenziata e portata in campo europeo”, aggiunge Giomaro. “Il Veneto a livello di produzione ortofrutticola è forte e Verona è la città più produttiva d’Italia con prodotti di alta qualità”. Giomaro infine tiene a sottolineare il “cambo di mentalità dei grossisti, passati da individualismo storico a situazione di grande collaborazione e Fedagro ne è stata fautrice: su 67 aziende iscritte, hanno aderito in 62 e le altre stanno per entrare. Non ci aspettavamo un risultato così immediato, l’associazione ha fatto un grande lavoro soprattutto perché ha tenuto insieme la categoria creando opportunità. Credo che altre realtà ci seguiranno a breve in questa operazione”. “Anche chi non sarà in Rete godrà di benefici, perché ci saranno più vendite all’estero e meno offerta sul mercato locale. Insomma, il lavoro aumenterà per tutti…”.

Torino. L’associazione piemontese grossisti ortofrutticoli Apgo-Fedagromercati Torino ha rinnovato le cariche valide per il quadriennio 2013-2017 confermando al vertice lo storico presidente Ottavio Guala (nella foto). Due i vicepresidenti, Franco Angelo Fogliati (vicario) e Edoardo Romando. Completano il Consiglio di Apgo l’amministratore Luca Battaglio, il segretario Lorenzo Cuniberto, i consiglieri Federico Andolfi, Marco Anselmo, Manuela Passerino, Carlo Quirico, Massimo Rinaldi, Angelo Vairolatti. “Un consiglio forte e giovane”, il commento di Guala. “Stiamo verificando la possibilità di entrare nella società di gestione del Mercato di Torino acquisendo quote o la parte commerciale della società di gestione e gli stand. L’obiettivo è spingere Torino verso l’internazionalizzazione sull’esempio di altri Mercati”. Brescia. Il Consorzio Brescia Mercati Spa, che gestisce il Centro all’ingrosso di via Orzinuovi, è retto ora dal presidente dei grossisti Oliviero Gregorelli (in foto): in qualità di vicepresidente vicario del sodalizio, ne ha assunto la guida dopo che il presidente Massimo Tacconi si è candidato alla elezioni amministrative. “Un’esperienza positiva - la definisce Gregorelli - a conferma del fatto che nei Mercati amministrati dagli operatori le cose funzionano; ritengo sarebbe giusto delegare ovunque la parte operativa agli imprenditori che hanno l’esperienza e le conoscenze per far funzionare tutto al meglio. Gli enti gestori debbono promuovere e fornire servizi agli imprenditori, serve una presa di coscienza diffusa su questo aspetto”. Intanto si lavora per portare un paio di piattaforme della media distribuzione nella struttura lombarda. “Il dialogo con la moderna distribuzione è migliorato, la crisi sprona a stringere nuove alleanze anche nell’ottica di accorciare la filiera”, conclude Gregorelli. Bologna. Il presidente di Fedagro Bologna Valentino Di Pisa è stato confermato a fine giugno vicepresidente di AscomConfcommercio di Bologna. Il Caab si candida intanto ad ospitare, in vista dell’Expo 2015, Eataly word, un grande parco tematico dell’agroalimentare: entro il 31 dicembre 2013 bisognerà reperire i fondi e andrà trovato l’accordo con le aziende del Caab che dovranno essere riallocate. 5 milioni i visitatori stimati, 50 milioni di euro l’investimento necessario. Di Pisa: “Sul progetto grande condivisione”.

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Emanuele Zanini Mele e pere italiane presto potrebbero avere il semaforo verde per entrare nel mercato degli Stati Uniti. Il condizionale, in questo caso, è d’obbligo, anche se nel settore si respira un’aria di cauto ottimismo in merito alla trattativa. Il sito internet www.corriereortofrutticolo.it ne ha dato notizia in anteprima nazionale. Il Cso, Centro Servizi ortofrutticoli, per il comparto pere, e Assomela, per le mele, stanno lavorando alacremente per cercare di chiudere positivamente la mediazione con il Paese nordamericano. L’accordo vale molto, moltissimo per il settore ortofrutticolo nazionale che con questa intesa troverebbe uno sbocco commerciale fondamentale per i due prodotti ortofrutticoli, finora bloccati da rigide barriere fitosanitarie. A breve arriverà in Italia un ispettore americano, per analizzare e valutare l’organizzazione della filiera italiana. Quindi si dovrebbe firmare il piano di lavoro per stabilire i criteri attraverso i quali sarà possibile inviare le mele e le pere made in Italy sugli scaffali dei supermercati statunitensi. La prossima settimana sarà fondamentale per capire le concrete possibilità di realizzazione dell’intesa. Se si dovesse chiudere l’accordo rapidamente entro le prossime settimane, i primi quantitativi di mele e pere potrebbero partire alla volta degli Usa già dalla prossima campagna 2013-2014. Una manna dal cielo per gli operatori del settore. Per questa annata quindi si tratterebbe di volumi molto ridotti, si parla di poche migliaia di tonnellate, ma che aprirebbero la via del mercato statunitense, dopo lunghi anni di attese e speranze. Già dalla campagna successiva, 20142015, i quantitativi potrebbero inG i u g n o

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Semaforo verde vicino per l’apertura del mercato americano e gli operatori sognano. Granata: sbocco fondamentale. Torreggiani e Soli: organizzarsi. Rivoira: Golden prima scelta

ATTUALITÀ

Mele e pere, Stati Uniti più vicini «Una chance straordinaria»

Luca Granata di Melinda, Gianni Amidei di OI Pera e Stefano Soli di Valfrutta Fresco

fatti aumentare considerevolmente. “Se l’accordo si dovesse davvero chiudere, per le mele italiane si aprirebbe una porta fondamentale per l’export”, commenta Luca Granata, direttore generale di Melinda, che vuole volare basso e rimanere molto cauto. “Non siamo mai stati così vicini nel chiudere questo patto. Sulla carta, anche dal punto di vista burocratico, sembra fattibile. L’Italia dal canto suo non ha nulla da perdere. Finora nemmeno un chilogrammo di ortofrutta italiana ha mai varcato le dogane statunitensi, sebbene sia stato fatto l’impossibile per cercare di abbattere le barriere fitosanitarie finora imposte dal Paese nordamericano. È chiaro quindi che sul tema c’è un’attenzione e un interesse elevatissimo. Se dovesse davvero chiudersi l’intesa potrebbero partire per la prima volta le prime mele (e pere) italiane ver-

so gli Stati Uniti. Un primo importantissimo varco verso un mercato dalle enormi potenzialità”. “Il mercato Usa è sicuramente un grande mercato, molto interessante per pere e mele”, dice Gianni Amidei, presidente dell’Oi pera. “Credo per noi l’opportunità migliore sia per la vendita delle pere Abate, varietà non presente come produzione e neppure con simili negli Stati Uniti. Essendo l’Abate la nostra regine delle pere, ciò si trasforma in una grande opportunità se sapremo farla conoscere e presentare in modo corretto al consumatore americano. Il compito dell’O.I. pera , sarà di spendersi per far conoscere il prodotto attraverso comunicazioni, fiere, eventi particolari che portino a questo risultato”. “Un’opportunità straordinaria, da sfruttare al massimo”, dice Luwww.corriereortofrutticolo.it

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ciano Torreggiani, presidente di Patfrut e di Peraitalia, marchio commerciale rappresentante nove aziende italiane. “Anche economicamente le prospettive possono essere davvero eccezionali, con costi “logistici” relativi e rischi limitati”, sottolinea Torreggiani. “Dovremo però essere in grado di penetrare il mercato americano in maniera efficace. A piccoli e calcolati passi, senza voler strafare. Bisognerà presentarsi in pochi e coordinati. In tal senso Peraitalia (consorzio in grdo di raggruppare oltre un milione di quintali di pere e rappresentante nove imprese italiane: Unacoa, Spreafico, Granfrutta Zani, Naturitalia, Patfrut, Orogel Fresco, Pempacorer, Opera, Bergonzoni; ndr) potrà svolgere un ruolo importante. Non servirà quindi che tutti vadano fisicamente alla conquista del mercato ma sarà sufficiente incaricare un solo soggetto in rappresentanza

di tutti. Credo che questo passaggio potrà creare grandi vantaggi all’organizzazione e all’immagine stessa del comparto italiano” “L’apertura del mercato statunitense per la pera italiana sarebbe importantissima, specie per la sua “regina”, l’Abate Fetel”, dice Stefano Soli, direttore commerciale e marketing di Valfrutta Fresco. “Tale sbocco darebbe una straordinaria alternativa ai mercati europei e non solo”. Attenzione però all’approccio al mercato a stelle e strisce, avverte Soli. “Serve concentrare maggiormente l’offerta. Non si potrà andare in ordine sparso. Sarà necessario costruire e comunicare una attenta e incisiva politica di marca e un’azione unitaria. Ci sono già esempi positivi in tal senso in altri comparti e su altre aree, co-

me From per le mele. Seguiamo quella via”. “Se si chiudesse davvero l’accordo - dice Marco Rivoira (foto a sinistra) - sarebbe quasi da non credere. Una grandissima opportunità per un mercato vastissimo con oltre 300 milioni di potenziali consumatori a disposizione. Vedo in particolar modo molto bene la varietà Golden, un mela che potrebbe ritrovare sul mercato americano nuove grandi opportunità di rilancio e riscoperta. In generale potrebbe rivelarsi anche una rilevante valvola di sfogo commerciale, soprattutto per la costa Est del Paese nordamericano, la più vicina all’Europa”. “Penso poi a cosa significherebbe poter presentare e commercializzare le mele italiane con i propri marchi negli Usa”, aggiunge Rivoira.

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Esame superato: si è conclusa positivamente la visita dell’ispettore americano Aphis nella settimana dal 24 al 28 giugno scorsi. Si tratta di un ulteriore tassello per arrivare alla definizione del piano di lavoro che consentirà, per la prima volta, dopo anni di tentativi, di esportare pere e mele negli Usa. “Questo importante risultato evidenzia un comunicato stampa di Cso e Assomela - è frutto del gioco di squadra tra le nostre due realtà e tutte le Istituzioni coinvolte a partire dal Mipaaf, dalle rappresentanze diplomatiche a Roma e Washington, dai Servizi fitosanitari della Regione Emilia Romagna, del Trentino e dell’Alto Adige, dai Centri di Consulenza tecnica nonché da tutti i tecnici delle strutture interessate”. Scopo della visita dell’ispettore Usa era quello di verificare l’idoneità delle produzioni e delle strutture per il mercato statunitense. A tal fine l’ispettore ha potuto visitare i territori di produzione di pere e mele, nonché le strutture di lavorazione e confezionamento in Emilia Romagna ed in Trentino Alto Adige dove, si legge nel comunicato, “ha ricevuto ampie garanzie sulla qualità e sicurezza dei prodotti e dei processi”. Le visite hanno permesso di “illustrare la capacità produttiva ed organizzativa delle Organizzazioni di Produttori coinvolte e di acquisire ulteriori elementi e dettagli per la definizione del piano di lavoro”. Entrando nel merito dell’attività commerciale, che si prospetta possa iniziare già dai primi giorni di ottobre, va innanzitutto specificato che si tratta di un “progetto pilota”, volto a testare tutti i punti, ancora complessi, di controllo ed organizzazione richiesti dalle procedure ufficiali statunitensi. “Il progetto - evidenzia il G i u g n o

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Dal 24 al 28 giugno un incaricato dell’Aphis ha visitato territori di produzione e strutture di lavorazione. Cso e Assomela soddisfatte in attesa del piano di lavoro

ATTUALITÀ

L’ispettore americano da l’ok Produzioni e strutture promosse

Alessandro Dalpiaz, direttore di Assomela. A destra, Simona Rubbi, del Cso

comunicato - interesserà l’Emilia-Romagna per le pere e più specificamente per la varietà Abate e il Trentino Alto Adige per le mele, con le varietà Golden Delicious, Gala e Granny Smith, coinvolgendo un ristretto numero di operatori che si sono assunti gli oneri di portare avanti il progetto. L’obiettivo dichiarato è la collocazione di un quantitativo limitato di prodotti di alta qualità nelle grandi città della fascia Est degli Stati Uniti d’America”. La visita dell’Ispettore Aphis “è stata caratterizzata da un clima di grande collaborazione, disponibilità e volontà di portare a termine questo programma”. “Ci auguriamo - il commento di Alessandro Dalpiaz, direttore di Assomela - che al più presto venga siglato il piano di lavoro che ci consentirà di iniziare le prime esportazioni. In questo contesto l’ispettore stesso ha espresso un grande apprezzamento per l’organizzazione della visita che ha fatto trasparire il lavoro di squa-

dra messo in campo già da molti mesi a questa parte ed il forte impegno italiano per questo progetto”. “Questa esperienza - rimarca Dalpiaz - mette in evidenza, tra l’altro, anche il ruolo della cooperazione e delle Organizzazioni dei Produttori che rappresentano uno strumento indispensabile per raggiungere obiettivi importanti offrendo così maggiori prospettive ai frutticoltori”. “Il lavoro di squadra - dichiara Simona Rubbi, responsabile Cso per l’apertura dei nuovi mercati è un requisito indispensabile per raggiungere l'obiettivo. In questo caso, proprio attraverso un ampio coinvolgimento tecnico da parte di tutti gli operatori, siamo riusciti con successo, in questo sforzo. Ci auguriamo che il progetto pilota possa dare i primi risultati già in questa campagna commerciale, ma ancor più che possa essere ampliato, con condizioni meno restrittive, a partire dalla successiva”. www.corriereortofrutticolo.it

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Attualità

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Scende in campo PeraItalia Consorzio attivo su più fronti per essere operativo dalla prossima campagna. A settembre grande evento per presentarsi Un grande evento in settembre per presentare ai produttori e alla stampa la nuova proposta di PeraItalia; l’avvio dei primi test commerciali sui diversi mercati a partire già dalla campagna pere 2013; una ricerca di mercato sui principali mercati mondiali per cogliere i bisogni del consumatore estero; la definizione del nuovo packaging sia per il prodotto sfuso che confezionato, che sarà pronto in settembre. Il Consorzio PeraItalia, costituito pochi mesi tra nove imprese altamente rappresentative della filiera produttiva e commerciale (Unacoa Spa Consortile, Spreafico Spa, Granfrutta Zani Soc. Coop., Naturitalia Soc. Coop., Patfrut Soc. Coop, Orogel Fresco Soc. Coop., Pempacorer Soc. Consortile, Opera Soc. Coop., Bergonzoni Srl), sta lavorando intensamente per essere pienamente operativo già dalla prossima campagna. “Stiamo procedendo a tappe forzate - dice il presidente Luciano Torreggiani - su tutti i fronti. D’altronde l’obiettivo non è di poco conto. PeraItalia è un progetto ambizioso: punta a recuperare valore aggiunto per i produttori emiliano romagnoli di pere e costruire una proposta in grado di far arrivare la pera italiana, emiliano romagnola in particolare, sui mercati internazionali. Se ne parla da vent’anni, adesso siamo al dunque”. Tra l’altro ci sono nuove richieste di adesione al Consorzio da parte 42

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di altri operatori che potrebbero ampliare ulteriormente la base sociale. “Le stiamo vagliando con attenzione - dice Torreggiani - ma stiamo anche lavorando in modo serrato per presentarci ai nastri di partenza della prossima campagna pronti ad iniziare al meglio questa nuova avventura. In tal senso, già dal prossimo mese, comunicheremo ai produttori un’importante novità riguardante una delle nostre linee di offerta che li coinvolgerà direttamente durante la fase di raccolta in campagna”. Si tratta di innovare l’offerta del prodotto-pera, in particolare l’Abate Fetel a partire dal packaging: “La sfida in questo caso è decisamente alta: coniugare la valorizzazione della pera con il mantenimento di costi in linea con gli attuali per permettere di trasferire il valore aggiunto alla produzione. Col supporto di istituti di design industriale abbiamo messo a punto nuove idee e ci troviamo ora nella fase di definizione delle stesse con il contributo di un pool di partner industriali”. Parallelamente al lavoro di messa a punto dell’offerta, si sta operando sul fronte del marketing. “Il comitato commerciale - spiega il responsabile Gabriele Ferri - ha messo a punto formule di vendita innovative che saranno presentate ai clienti internazionali a partire dalle prossime settimane, così da essere pronti già all’avvio della pros-

sima campagna. Per ciascuna area di mercato, inoltre, si stanno mettendo a punto proposte commerciali ad hoc. Il tutto supportato da una campagna di promo-comunicazione elaborata dai consulenti della Sg Marketing Agroalimentare”. Il comitato commerciale ha deciso, per questa campagna 2013, di concentrarsi sulla varietà Abate Fètel, ma nei prossimi anni la gamma si arricchirà di nuove referenze. “PeraItalia rappresenterà la linea premium presente nel portafoglio di offerta di ciascuna azienda socia. In sede di comitato commerciale verrà definita la distribuzione dei clienti/mercati tra i partner, individuando per ciascun mercato gli account PeraItalia di riferimento”, continua Ferri. Peraitalia nutre grandi attese anche per la possibile apertura del mercato americano alle nostre pere: “Alcune tra le nostre aziende socie - spiega Ferri - sono tra quelle pre-accreditate per ottenere la certificazione sanitaria al fine di realizzare i test di esportazione verso gli Usa. Questo è un risultato di grande importanza perché PeraItalia potrà da subito essere protagonista dello sviluppo del mercato nord-americano”. Il Comitato tecnico di PeraItalia ha poi messo a punto i disciplinari di qualità di prodotto che definiranno gli standard merceologici delle diverse linee. Per questa prima campagna il Consorzio si è dotato di un sistema di controlli a tappeto. L’attività avrà inoltre lo scopo di costruirsi una base di informazioni, utili per affinare gli standard di prodotto. G i u g n o

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Mirko Aldinucci Est Europa e Sudamerica tengono alte le sorti della frigoconservazione “made in Italy”. Paesi come la Polonia che, nell’ottica di diventare autosufficienti e poter esportare, si stanno rapidamente dotando di magazzini per allungare la “vita” delle mele - fino a qualche anno fa di bassa qualità, destinate quasi esclusivamentea all’autoconsumo - assicurano business e fatturati alle aziende italiane del settore, che all’estero godono di buona fama e si accaparrano commesse importanti. “Se fino allo scorso anno la nostra quota di mercato interno non era mai scesa al di sotto del 50% - spiega Ivano Villa di Mar-

Mercato italiano bloccato dalla crisi mentre all’estero (in primis Europa Orientale e Sudamerica) non mancano richieste per la realizzazione di magazzini. Nostra inchiesta

Ivani Villa di Marvil Engineering

vil Engineering - in questi primi mesi del 2013 il dato nazionale non supera il 35%: il resto è tutto relativo a contratti con aziende straniere, prevalentemente del-

ATTUALITÀ

Frigoconservazione, l’estero diventa un’ancora di salvezza

l’Europa Orientale e sudamericane, grazie alla vitalità di Paesi emergenti in cui aumenta la produzione ortofrutticola e i consumi sono dinamici, a differenza dell’Italia”. Con questi presupposti, Marvil nel primo semestre dell’anno ha già migliorato di un 20% il fatturato relativo a tutto il 2012. “Ci rapportiamo con Paesi in forte sviluppo che richiedono magazzini nuovi, mentre in Italia ci si limita per lo più all’aggiornamento degli impianti esistenti,

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Melinda in ipogeo Via al progetto

Siglato a inizio giugno a Trento l’accordo per la realizzazione delle celle di frigoconservazione in ipogeo (sottoterra) delle mele Melinda nelle gallerie scavate dalla Tassullo Materiali spa nella roccia di Mollaro. A firmare l’accordo, che dà il via alla prima fase del progetto, nove dei 13 presidenti di cooperative Melinda. Il progetto è per fasi e dalla prima che che prevede l’immagazzinamento nelle celle ricavate nelle gallerie Rio Maggiore di Mollaro di 970 vagoni di mele, sono rimaste fuori, perché non hanno previsione di esuberi nel breve periodo (due anni) le cooperative Sarc di Tassullo, la Coba di Denno, il Terza Sponda di Revò e la Cocea di Taio. Rientreranno, se ci sarà bisogno, nella seconda fase che prevede due lotti di celle ipogee per complessivi 1.800 vagoni e a seguire, sempre se sarà necessario, anche una terza fase dopo il 2018, che dovrebbe completare il progetto che prevede uno stoccaggio in roccia di 4.800 vagoni di mele ed un investimento di circa 30 milioni di euro. Le grotte, alla fine, ospiteranno circa il 10% dell’intera produzione. aggiunge Gallerani. “Va detto peraltro che il mondo dell’ortofrutta è in evoluzione e gli imprenditori sono molto attenti all’importanza di una corretta frigoconservazione che può aumentare il valore dei loro pro-

dotti, conservandoli in modo ottimale per tempi lunghi. Il risparmio energetico, così come il fattore ambientale, viene recepito dagli operatori in funzione del rapporto costo beneficio. Tant’è che la sfrenata corsa al fotovoltaico ha subito un forte rallentamento in funzione del calo del beneficio: questo vale anche per altre forme energetiche alternative, per le quali, in Italia si registra un ritardo preoccupante. Si comincia ora a parlare di cogenerazione, di biomasse ecc ma le difficoltà tecniche e finanziarie per l’investimento iniziale, spesso azzerano l’interesse. E’ mia opinione che andrebbero incentivate in modo serio e concreto. Solo così si potrà portare gli operatori a dotarsi di strumenti che oltre a farli risparmiare garantiscano un positivo impatto ambientale”. “A proposito di ambiente, le manutenzioni e i retrofit sugli impianti funzionanti a freon 22, che dalla fine del 2014 non potrà più essere disponibile sul mercato - prosegue Gallerani - stanno incrementando il lavoro del nostro ufficio tecnico e del service. Dove è possibile applicarla la soluzione più efficace rimane sempre l’ammoniaca, gas assolutamente ecologico: oggi fra l’altro si riescono ad ottenere performance sempre elevate con un basso contenuto di ammoniaca, entro i 75Kg., limite sopra al quale scattano tutte una serie di problematiche che complicano l’utilizzo di questo gas. Per cui si riescono a realizzare impianti anche importanti con chiller ammoniaca/glicole al servizio di magazzini ortofrutticoli e piattaforme di distribuzione”. Albafrigor dopo anni di crescita ha subito una flessione nel 2012 pur mantenendo quasi inalterato il livello occupazionale e lo standard qualitativo delle realizzazioni. “Il 2013 è partito bene con l’acquisizione di importanti commesse nel settore ortofrutticolo e prevediamo una seconda parte dell’anno in crescita”. www.corriereortofrutticolo.it

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all’adozione di nuove tecnologie in strutture datate, anche da parte dei grandi gruppi”, prosegue Villa. “Manca la voglia di fare, tra le aziende c’è cautela e si avverte un certo timore, sicuramente per colpa della crisi. Un problema che del resto è avvertito anche in altri comparti”. Qualcosa si muove in Val di Non, dove sta per entrare nel vivo il progetto per conservare mele in ipogeo (si veda box a parte). Un’iniziativa seguita con attenzione da tutti i player del settore, compresa Marvil. “Il primo tunnel, che sarà inaugurato il prossimo anno, potrà accogliere 78.000 tonnellate di pomacee; ne sono stati programmati in tutto 10, che porteranno la capacità di stivaggio in 80 mila tonnellate circa. Un’operazione interessante, che ha anche un risvolto di marketing non irrilevante”. Italia all’avanguardia per la frigoconservazione dunque: il mix di affidabilità, know how e buon rapporto qualità prezzo consente di “galleggiare” agevolmente nel mare della crisi e di guardare con ottimismo al futuro. “La crisi che attanaglia il nostro Paese e l’Europa - spiega Roberto Gallerani, responsabile commerciale della veronese Albafrigor condiziona fortemente il nostro settore e, dall’inizio del 2013, continua il trend già riscontrato nel 2012. Gli operatori del comparto alimentari comunque, sono costretti, per la propria sopravvivenza, ad investire per crescere e quindi qualche importante iniziativa c’è stata e ci sarà soprattutto nel settore della grande distribuzione e della logistica”. La componente estera vale un 20% del fatturato di Albafrigor ed è garantita per lo più da realizzazioni di impianti speciali altamente tecnologici e performanti nel settore della conservazione della frutta e maturazione banane, settore nel quale la società è leader da anni. “Il prezzo è sempre più una discriminante, spesso a scapito della qualità del prodotto impianto”,

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Attualità Conerpo ok, export strategico Trainato dalle vendite all’estero, il volume d’affari 2012 supera i 700 milioni Avanti tutta con l’export per Apo Conerpo, la più grande organizzazione di produttori ortofrutticoli europea con 7.000 soci e 43 cooperative, che nel 2012 ha aumentato dell’8,1% le esportazioni ortofrutticole rispetto allo scorso anno, toccando le 147mila tonnellate per un valore di oltre112 milioni di euro. Un risultato in cui è stata determinante l’aggregazione che ha permesso di affrontare in maniera unita i mercati esteri da parte di Apo Conerpo. Durante il “pranzo di lavoro” organizzato a fine giugno a Bologna dal gruppo cooperativo,Davide Vernocchi e Gabriele Chiesa, rispettivamente presidente e direttore generale di Apo Conerpo, hanno affermato come anche per quest’anno ci siano buone prospettive per l’export. Cresce l’attenzione in particolare sull’accordo tra Italia e gli Stati Uniti, ormai vicino alla chiusura, per l’invio negli Usa di mele e pere italiane e su un protocollo d’intesa che prevede l’esportazione dei kiwi sul mercato giapponese. “Per l’apertura del mercato statunitense per mele e pere il lavoro del ministero delle Politiche Agricole, del Cso e di Assomela è stato determinante. Ora attendiamo la chiusura dell’accordo. Contiamo già dalla prossima campagna di poter esportare negli Stati Uniti circa 5 mila quintali di mele e 10 mila quintali di pere. Sono volumi bassi, quasi simbolici, ma assai significativi”, ha sottolineato Vernocchi. “L’importante in 46

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questo momento è aprire una breccia nel muro finora alzato con l’utilizzo delle barriere fitosanitarie. Aperto quel mercato le possibilità per i prossimi anni sono enormi”, hanno ribadito i due dirigenti del colosso ortofrutticolo nazionale. Buone notizie arrivano inoltre per le susine. Una decina di giorni fa la Commissione consultiva dei prodotti fitosanitari ha concesso l'uso d'emergenza dello Scholar (a base di Fludioxonil) in post raccolta per le susine destinate all'esportazione. “Grazie a questa concessione, che finora mancava all’Italia – spiega Vernocchi – potremo utilizzare il fungicida dopo la raccolta e allungare così la shelf life del prodotto. In tal modo potremo ampliare le esportazioni delle susine medio-tardive, in particolare della varietà Angeleno (di cui Apo Conerpo produce circa 150200 mila quintali ogni anno, ndr), in aree lontane, come il Sud America, specialmente in Brasile. Speriamo ora di avere la stessa deroga per le pesche e nettarine in modo da poterle inviare in altri mercati come quello russo”. Recessione, andamento climatico sfavorevole e terremoto in Emilia non hanno dunque frenato lo sviluppo di Apo Conerpo che chiude il 2012 con un volume d’affari aggregato di 702 milioni di euro, in aumento dell’1% circa rispetto ai 696 milioni del 2011 e del 4% rispetto ai 675 milioni del 2010. . “Un risultato senza dubbio positivo - sottolinea Vernocchi - ottenuto nonostante la diminuzione

della produzione conferita, attestatasi sulle 947.000 tonnellate e quindi inferiore di circa il 19% ai livelli raggiunti nel 2011 che però, è bene ricordarlo, è stato un anno caratterizzato da un’offerta ortofrutticola decisamente superiore alla media”. “L’aumento del fatturato - prosegue Vernocchi - è frutto, tra l’altro, delle politiche commerciali vincenti del Gruppo che attraverso le società Alegra, Naturitalia e Valfrutta Fresco ha collocato sul mercato 1.018.000 tonnellate di prodotti (quasi 427.000 di frutta e 591.000 tra ortaggi e patate) puntando con decisione sull’export, un canale in grado di valorizzare al meglio le produzioni conferite dai soci e garantire loro una maggiore remunerazione. “Per quanto riguarda le altre destinazioni della produzione di Apo Conerpo - dichiarano Vernocchi e il vice presidente Roberto Cera - nella Grande Distribuzione italiana sono state collocate oltre 155.000 tonnellate (-2,5%) per un valore di circa 115 milioni di euro (+0,36%), mentre al mercato tradizionale sono state indirizzate 163.500 tonnellate di prodotto non confezionato (+1%) per un valore di 89,5 milioni (1%)”. “Quali contromisure alla crisi - ha detto Chiesa - abbiamo ridotto i costi di funzionamento, garantendo il supporto finanziario alle cooperative socie, l’aumento degli investimenti nella ricerca e innovazione, la ricerca di nuovi mercati, la promozione di aggregazioni e sinergie, il consolidamento patrimoniale”. (E.Z.) G i u g n o

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Genova si candida a diventare piattaforma per la Tunisia Una delegazione di esportatori di ortofrutta della Tunisia formata da 11 aziende, da un dirigente di GIFruit (l’associazione dei produttori ortofrutticoli tunisini) e da due rappresentanti del Cepex (l’ente per la promozione dell’export della Tunisia) è stata ospite di SGM, la società che gestisce il Mercato ortofrutticolo di Genova. Arrivata nel capoluogo ligure il 30 giugno, lunedì 1 luglio la delegazione ha visitato il mercato genovese a Bolzaneto, ha animato un'intensa seduta di incontri b2b con alcuni dei principali grossisti genovesi (56 gli incontri d'affari effettuati), ha partecipato a una tavola rotonda su "Genova e la Tunisia, un ponte per il commercio dell'ortofrutta nel Mediterraneo". Ottima l'organizzazione messa in campo da Mercato Genova. A dare il benvenuto alla delegazione sono stati l’amministratore delegato Gianni Ratto e il direttore Nino Testini. Oltre al presidente di Sgm, Cesare Rè hanno preso parte alla tavola rotonda del pomeriggio il presidente nazionale di Fedagromercati Ottavio Guala, l’assessore allo Sviluppo economico del Comune di Genova Francesco Oddone, gli esperti di logistica Christian Castellani e Giuseppe Rutigliano mentre la Tunisia è stata rappresentata dal vice console generale a Genova Chiheb Chaouch, dalla direttrice dell’ufficio di Milano di Cepex signora Trabelsi e dal dirigente di GIFruit Samir ben Slimane. Nonostante la transizione politica che ancora caratterizza la Tunisia dopo la famosa rivoluzione dei Gelsomini, il prodotto interno lordo del Paese nordafricano è cresciuto del 3,3% nel 2012 e mantiene lo stesso trend di crescita nel primo semestre di quest’anno. L’agricoltura ha un peso importante nell’economia tunisina rappresentando più del 15% 48

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SGM, la società di gestione del Mercato genovese, ha ospitato per tre giorni una delegazione di esportatori tunisini. Può essere l’inizio di un importante percorso del Pil e coinvolgendo circa il 23% della popolazione attiva. L’ortofrutta è una risorsa particolarmente importante: la Tunisia è il primo esportatore mondiale di datteri e ha interessanti produzioni di agrumi, frutta estiva precoce, verdure, patate ed una importante produzione biologica, che si estende alle erbe aromatiche. L’Italia è al terzo posto tra i Paesi destinatari della frutta tunisina, che è indirizzata principalmente al mercato francese. I contatti avvenuti nel corso della giornata lasciano intravvedere un interessante sviluppo commerciale legato alla possibilità che Genova possa diventare la piattaforma lo-

gistica della Tunisia per il mercato italiano e non solo. Il Mercato Ortofrutticolo di Genova come piattaforma logistica del prodotto tunisino per tutti gli altri mercati italiani non è affatto un'ipotesi campata in aria ma un obiettivo strategico emerso nel corso della tavola rotonda. “In molti mercati si trovano prodotti tunisini – ha detto Walid Gaddas, managing director di Alyssa Fruits, una delle 11 aziende tunisine presenti a Genova - ma spesso non se ne conosce la provenienza. Con questo incontro abbiamo gettato le basi per far diventare Genova il punto di riferimento del commercio del prodotG i u g n o

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to tunisino anche sviluppando un servizio di groupage in grado di servire non solo il mercato genovese”. Le altre aziende presenti, rappresentanti il meglio dell'ortofrutta tunisina, sono state: Seda, Azur Distribution, Agrinvest International, Tunisia Food, Simaco, Jinan Slama, Stifen, Agrumes du Golf, Chatti Agro e Sun Agri. In particolare le aziende erano provenienti dalla regione di Tunisi, da Cap Bon, da Sfax, da Sidi Bouzid e Gabès ed erano rappresentate dal titolare o dal responsabile commerciale. “In questi anni abbiamo lavorato a fondo per trasformare i mercati italiani in vere e proprie piattaforme logistiche – ha affermato Ottavio Guala, presidente di Fedagromercati -. Gli operatori genovesi hanno investito, ora sono pronti a raccogliere queste nuove occasioni commerciali. Il Mercato di Genova può giocare un ruolo fondamentale nello sviluppo dei rapporti commerciali con la Tunisia”.

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Genova può contare su una struttura snella, frutto di una felice collaborazione tra pubblico e privato. “Oggi a Genova possiamo veramente parlare di un Centro Agroalimentare in grado di rappresentare tutta la città come la vera e propria Porta del Mediterraneo per il settore dell’ortofrutta – ha sottolineato Francesco Oddone, assessore allo Sviluppo Economico del Comune -. Il coordinamento efficace tra la parte privata e la parte pubblica permette di dare risposte immediate alle nuove esigenze che la clientela sviluppa. Questo canale aperto con gli operatori tunisini rappresenta un’occasione da non perdere”. La Tunisia, d’altra parte, si pone sempre più come un interlocutore credibile e con molte opportunità. “Nel settore ortofrutticolo abbiamo una situazione favorevole – ha spiegato Kaouther Ghanouchi Trabelsi, direttrice dell’ufficio di Milano di Cepex -. C’è una forte disponibilità di terreni pri-

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Kaouther Ghanouchi Trabelsi, direttrice dell’ufficio Cepex di Milano, con Ottavio Guala, presidente Fedagro. A destra, una fase del seminario di Genova sulla Tunisia

vati e pubblici che fornisce opportunità per la diversificazione della produzione agricola. Condizioni climatiche favorevoli. Una grande ricchezza d’acqua. I numeri dell’esportazione di frutta e verdura sono stati in forte crescita in questi ultimi dieci anni. Verso l’Italia sono praticamente raddoppiati ma gli spazi sono ancora molto ampi”. Si tenga inoltre presente che la Tunisia è il tramite più appropriato per flussi commerciali rivolti a Libia e Algeria. Tra i tanti punti favorevoli ad un forte sviluppo degli scambi, in primo piano c’è indubbiamente la tempistica. Almeno 5 giorni alla settimana c'è una nave che collega Tunisi e Genova in grado di trasportare container frigo. E ci sono logistici specializzati come, tra gli altri, le società Martinelli e Germanetti. “E’ stato un incontro di grande interesse - ha spiegato Nino Testini, vicedirettore di Società Gestione Mercato Genova – perché, grazie anche ad alcuni interventi tecnici di operatori impegnati nella parte del trasporto, abbiamo capito come i tempi di trasferimento delle merci siano rapidi e quindi in grado di rispettare le esigenze dei nostri operatori. Ora occorre un tavolo di lavoro in grado di mettere a fuoco tutte le opportunità in modo da avviare al più presto la parte operativa”. “La nostra realtà è frutto della proficua collaborazione, iniziata alcuni anni fa, tra il Comune di Genova e gli operatori economici del settore agroalimentare che si sono posti un obiettivo comune di consolidamento e di crescita dei volumi commerciali - ha concluso il presidente di SGM Cesare Rè -. La professionalità e le competenze delle aziende che si sono incontrate in questi giorni sono una sicura garanzia perché questo sia il primo tassello di una forte e proficua collaborazione”. Il ponte per il commercio dell’ortofrutta nel Mediterraneo tra Genova e la Tunisia, così come titolava la tavola rotonda, non è così lungo da attraversare.

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MAAP, vent’anni spesi bene Il 13 luglio il Mercato Agro-Alimentare di Padova ha festeggiato il trasferimento del 1993 nella nuova sede di corso Stati Uniti. Una storia che guarda al futuro Hanno fatto suonare la storica campana che apriva le contrattazioni fino a 20 anni fa ed è iniziata la festa. Su uno schermo gigante scorrevano le immagini di un filmato dal titolo "La notte dei lunghi carrelli" che ricordava il trasloco dell'estate 1993. Così, sabato 13 luglio a Padova, un giorno diverso dagli altri per il MAAP, un giorno da Amarcord ma non solo. La celebrazione dei 20 anni dal trasferimento del Mercato AgroAlimentare nella sede di corso Stati Uniti 50, è stata non solo l'occasione per discorsi di ricorrenza, premiazioni e taglio della torta (davvero gigantesca per l'occasione e pure buona), ma anche motivo di incontri e scambi di opinioni tra personaggi di primo piano del mondo dei mercati all'ingrosso italiani, complice la presenza del Ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato. "Questa - ha detto Zanonato - dovrebbe essere la storia di tante realtà italiane. Siamo un Paese che esporta più di quanto importa nel campo dell'agricoltura e, nonostante una contrazione di consumi negli ultimi anni, si continua a crescere perché abbiamo innovato. Innovazione, esportazione, volontà di risolvere i problemi e di superare la burocrazia: qui al MAAP è avvenuto, da qui bisognerebbe prendere l'esempio". "La presenza e la crescita del Mercato non rappresentano per Padova solo un fatto economico, ma anche un evento sociale e culturale" ha detto Franco Frigo, presidente del MAAP. "Dal 1934 il Mer50

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cato fa parte integrante della storia di Padova e dell’intero nordest, visto che oggi è il primo Mercato della penisola per quantità di merce esportata". E' stata una bella festa, molto partecipata dai protagonisti - i grossisti del Mercato patavino - e ricca di spunti per il futuro non solo di Padova ma dei mercati italiani. Padova era presente al completo, dal sindaco Ivo Rossi al presidente della Camera di Commercio Fernando Zilio. Ma c'era soprattutto Zanonato, non solo ministro dello Sviluppo Economico ma sindaco di Padova il giorno del trasferimento dalla vecchia sede di via Tommaseo al nuovo Mercato di Corso Stati Uniti. Una tappa importante, questo trasferimento del 1993, in una storia cominciata molto prima, nel 1934, anno di nascita di quello che è oggi uno dei Mercati migliori d'Italia, che ha saputo sviluppare, an-

no dopo anno, proprio nella sede attuale, logistica, imprenditoria, investimenti, voglia di crescere e, soprattutto, esportazione, al punto da non essere secondo a nessuno per capacità di export. Giuseppe Pavan, presidente di Mercati Associati, e il suo vice Oliviero Gregorelli, hanno idealmente rappresentato gli altri mercati italiani, con Verona presente in forze, a partire dal presidente Erminia Perbellini, grazie al sentito rapporto di collaborazione con Padova sul fronte dell'internazionalizzazione. A fare gli onori di casa l'amministratore delegato del MAAP Giancarlo Daniele, il presidente Franco Frigo, il direttore generale Francesco Cera. Una squadra forte e coesa alla quale va aggiunto il direttore del Gruppo Grossisti e del Groced Alberto Filippino. E' stata una mattinata piena di ritmo: saluto delle autorità, preG i u g n o

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rimento noto anche come 'la notte dei lunghi carrelli'. Di Zanonato, conservo scolpite nella memoria le sue parole quando, alla fine di tutto, mi disse: 'Giancarlo, fin qui ci siamo arrivati. Il Comune ha fatto la sua parte, ora tocca a voi. Ricordatevi però che noi non metteremo più una lira perché qui ci sono le vostre aziende! Fatene un buon uso'." "E noi - ha proseguito Daniele rivolgendosi a Zanonato che gli era accanto - l’abbiamo presa in parola e abbiamo fatto del nostro meglio e posso dire che ci siamo riusciti e la vostra presenza di oggi ne è la dimostrazione. Ma la avviso: non abbiamo ancora finito!"

all’attuale 49% - ad oggi unico esempio tra i mercati italiani. E questo perché? Perché ciò che è stato promesso è stato mantenuto, perché ognuno ha svolto con lealtà e correttezza il proprio compito senza inopportune e inutili invasioni di campo. La sintesi di tutto ciò è rappresentata dai consiglieri di amministrazione che si sono succeduti nel tempo e dai loro presidenti. Tra costoro, indimenticati e indimenticabili, Giorgio Dal Bello (inaugurazione dei magazzini di supporto), Franco Grosoli (attività di promozione all’estero, missioni, il Caffè Pedrocchi alla fiera di Berlino), Giampietro Battaglia

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sentazione del libro 'I 20 anni del MAAP', premiazione degli operatori del Mercato, buffet con taglio di una torta colossale. Alle spalle dei relatori, la famosa e storica campana del Mercato all'Ingrosso di Padova, con stemma papalino, che ogni mattina con i suoi rintocchi, dal 1934 al 1993, ha fatto da starter a un'attività quasi sempre a ritmi febbrili. "Questa mattina entrando in mercato, per la prima volta in oltre 50 anni di attività, sono stato percorso da un brivido perché ho visto questa struttura sotto una luce diversa", ha esordito Giancarlo Daniele. E ha precisato: "In un attimo, come in una specie di breve viaggio nel tempo, ho pensato a cosa eravamo e dove eravamo vent’anni fa, e cosa siamo riusciti a fare in questo lasso di tempo. In un lampo, davanti ai mie occhi, sono apparsi volti, luoghi, vicende e persone. Molti dei protagonisti di allora li rivedo tutti assieme, qui ed ora, per festeggiare questa importante ricorrenza. Saluto Settimo Gottardo, già sindaco di Padova, con cui abbiamo stabilito criteri più equi e trasparenti nelle procedure di assegnazione dei posteggi. Saluto Giuseppe Calore, già assessore al commercio, con cui abbiamo concordato le procedure per il completamento del mercato e che, assieme all’allora sindaco Paolo Giaretta, è stato uno dei promotori della costituzione della società consortile MAAP. Saluto Giustina Destro, già sindaco di Padova, con la quale abbiamo ampliato il Mercato con l’acquisizione delle aree in corso Spagna. Saluto Ivo Rossi, sindaco di Padova, per il supporto ed il sostegno che ci ha sempre dato, anche in fase di realizzazione dell’impianto fotovoltaico. Saluto per ultimo, non perché me ne sono dimenticato ma perché di lui ho un ricordo speciale, Flavio Zanonato, ora ministro della Repubblica ma all’epoca dei fatti sindaco di Padova, con cui ho condiviso l’esperienza del trasferimento vero e proprio dalla sede di via Tommaseo a quella attuale, trasfe-

Flavio Zanonato, Ministro allo sviluppo economico (secondo da destra) è stato tra i protagonisti della festa di Padova. Nell’altra pagina è con l’ad Giancarlo Daniele e altaglio della torta “di compleanno” del MAAP. Qui, con lui, Pavan, Frigo e Gregorelli

"Abbiamo avuto il coraggio - ha continuato l'ad del MAAP - di rischiare sia dentro che fuori casa: abbiamo investito in persone e cose (magazzini di supporto e tettoie di carico); ancora oggi, nonostante i venti di crisi, mentre altri delocalizzano, noi stiamo ampliando il mercato con la realizzazione di ulteriori 3.000 quadrati di magazzini refrigerati; abbiamo concluso accordi e protocolli di intesa con importanti organizzazioni straniere per consolidare ulteriormente i rapporti economici esistenti; stiamo aprendo nostre rappresentanze all’estero per nuovi sbocchi; abbiamo talmente creduto nel connubio tra pubblico e privato, che in MAAP la parte privata (i grossisti) è cresciuta dall’iniziale 10%

(realizzazione dell’impianto fotovoltaico), Franco Frigo (ammodernamento e messa in sicurezza delle strutture esistenti, ampiamento del mercato e ulteriore impulso alle attività di promozione e consolidamento all’estero). Tutto questo rappresenta ciò che sta dando un senso al nostro impegno, ed è ciò che questa mattina, come un lampo, mi ha percorso da cima a fondo, come un brivido". Al di là dei toni emotivi, la sostanza è una realtà competitiva, che lascia sperare che per i Mercati all'Ingrosso italiani, oggi moderne piattaforme logistiche, ci sia ancora un futuro nell'agone del mercato globale, grazie ad esempi come quello di Padova.(A.F.) www.corriereortofrutticolo.it

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Distribuzione flash

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COOP ITALIA

Svolta all’assemblea del colosso distributivo Lascia Tassinari, gli subentra Marco Pedroni Vincenzo Tassinari ha lasciato Coop Italia. La notizia è stata ufficializzata durante l’assemblea di Coop Italia, del 24 giugno, in cui è stato presentato il bilancio 2012 delle imprese del sistema Coop. Nell’occasione è stato approvato un nuovo modello di governance in sostituzione del precedente modello duale varato nel 2008. Il vecchio sistema prevedeva un Consiglio di Gestione e un Consiglio di Sorveglianza espressione della proprietà, guidato da Ernesto Dalle Rive, Presidente di NovaCoop. Il nuovo modello prevede invece per Coop Italia un solo consiglio di amministrazione alla cui guida è stato eletto all’unanimità Marco Pedroni, attuale presidente di Coop Consumatori Nordest, che va in sostanza a prendere il posto di Tassinari. Alla vicepresidenza è stato eletto Marcello Balestrero, presidente del Consorzio Nordovest, e direttore generale alla gestione Maura Latini, in precedenza vicepresidente di Coop Italia. A Vincenzo Tassinari è andato il ringraziamento e il riconoscimento di tutta l'assemblea per la sua grande professionalità, unita alla passione e alla dedizione per Coop. Tassinari è stato per un quarto di seco-

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lo un manager di punta delle cooperative di consumo e ha svolto un ruolo da protagonista sulla scena economica nazionale. “Dopo 25 anni si chiude per Coop Italia un ciclo e se ne apre un altro – ha detto Vincenzo Tassinari. Ritengo opportuno in considerazione anche del principio di transgenerazionalità lasciare a Marco Pedroni e agli altri dirigenti il compito di guidare un nuovo progetto di cambiamento di Coop Italia nell’interesse di tutte le cooperative associate”. A Marco Pedroni, reggiano, 54 anni, una carriera interna al movimento Coop fino a ricoprire incarichi importanti sia nella cooperativa, che in Finsoe (la società maggiore azionista di Unipol), tocca ora sviluppare la strategia di Coop in un quadro unitario di riferimento. "Ci aspettano sfide importanti per rispondere al meglio alla crisi dei consumi e alle difficoltà di tante famiglie - ha sostenuto Pedroni -. La scelta che abbiamo fatto è quella di rafforzare la prospettiva unitaria di Coop. Ci accingiamo a progettare insieme soluzioni innovative per Coop Italia e per il mercato distributivo italiano".

MAGIC CODE

ESD ITALIA

Milano porta bene al concorso in rete

Marcello Poli nuovo presidente

Magic Code, l’innovativo progetto finalizzato alla creazione di una rete interattiva tra la produzione più qualificata e la distribuzione al dettaglio più specializzata sta cogliendo nel segno. Il concorso dedicato ai Dettaglianti Specialisti dell’ortofrutta dai quattro grandi produttori italiani Apofruit, Melinda, Sant’Orsola e F.lli Orsero, nei primi tre mesi del 2013 ha registrato risultati superiori del 50% rispetto allo stesso periodo dell’anno passato, con particolare incidenza nell’area di Milano (105% in più). Tali dati dimostrano una sempre maggiore fidelizzazione dei Dettaglianti Specialisti e dei loro clienti ai prodotti della 4 grandi marche italiane coinvolte, ossia Apofruit, con i marchi Solarelli per l’ortofrutta di qualità e Alma-

La centrale d'acquisto ESD Italia, che ha come soci le catene distributive Selex, Agorà Network, Sun e Acqua&Sapone ha eletto nel corso dell'Assemblea Generale Marcello Poli come nuovo Presidente. Poli, 55 anni, trentino, contitolare dell'azienda di famiglia, è Presidente della capogruppo F.lli Poli SpA. È anche Amministratore Delegato delle società operative Seven SpA, Supermercati Poli SpA, Billig SpA, e Consigliere d'Amministrazione di Agorà Network Scarl. Nel corso dell'Assemblea Generale di ESD Italia sono stati eletti come Vice Presidenti Dario Brendolan (Presidente Gruppo Selex e contitolare di Maxi Di di Belfiore, Verona) e Sergio Reale (Reale Commerciale di Napoli Acqua&Sapone).

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verde Bio per il biologico, Melinda, leader nella qualità delle mele e nella notorietà della marca, Sant’Orsola, leader italiano dei Piccoli Frutti (lamponi, mirtilli, more ciliegie, fragole), F.lli Orsero, brand sinonimo di banane e ananas di qualità Extra Premium commercializzato da Simba, azienda di GF Group. Magic Code 2013 è partito a febbraio e dopo la prima fase di test del 2012 quest’anno è stato ampliato a circa 350 Dettaglianti Specialisti, in parte già attivati con la scorsa edizione, sull’intero territorio nazionale. Si conferma vincente la raccolta punti con i codici Quick Response.

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Renato Palermo

Mirko Aldinucci

Renato Palermo “respira” da sempre il commercio ortofrutticolo: il padre Nicola, lasciata la Calabria nel 1963, anno di nascita di Renato, acquistò un negozio di ortofrutta a Prato in cui avrebbe esercitato l’attività sino al 1984. Fin da piccolo Renato dava una mano. “Mi svegliavo alle 4.30 per andare al Mercato ortofrutticolo locale perché le contrattazioni con i produttori avvenivano prima che aprisse la struttura”, racconta Palermo. “Terminato il periodo di leva, avevo iniziato a lavorare in un altro settore ma purtroppo nel 1984 mio padre si sentì male e mi passò le consegne: da allora non ho più cambiato”. Renato prende in mano le redini della piccola impresa familiare e diversifica; non più cassette fuori dal negozio, spazio alle tipicità. Nel 2004 il salto di qualità: con Rino Pratesi, “norcino” che opera nella stessa strada sin dal 1969, decide di aprire un punto vendita di 100 metri quadri, il “Rino & Renato Emporio alimentare Prato”, una vera e propria gastronomia: non solo ortofrutta ma anche macelleria e norcineria, salumi e formaggi, oltre ad una fornita enoteca. Il negozio si trova sul ponte del Mercatale, con le finestre che guardano a strapiombo il fiume Bisenzio e si caratterizza come “emporio del buon gusto” in cui è possibile trovare prodotti di alto livello. Mentre Rino segue prevalentemente il reparto carni, Renato ha la responsabilità del reparto ortofrutta. “Ho messo il banco frutta e verdura proprio come in macelleria, in modo che i prodotti non vengano

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La boutique gastronomica toccati da nessuno: frutta e verdura le tocco e la servo solo io. Abbiamo primizie e prodotti tipici, facciamo servizio a domicilio, IV e V gamma di frutta e verdura, gastronomia”. In negozio si trovano anche alcune specialità prodotte personalmente dai due soci, tra cui torte salate a base di verdura. Un negozio a tutto tondo, nel quartiere della Pietà, la zona d’elite della città, con un forte indice di fidelizzazione della clientela, di fascia medio-alta; in questo contesto l’enoteca ha un importante ruolo di richiamo, mentre frutta e macelleria si spartiscono la metà circa del business. Palermo è attivo anche a livello sindacale, con un trascorso di presidente provinciale della Fida-Confcommercio di cui è ancora nel consiglio. Nella sua lunga “militanza” professionale ha assistito ad una traformazione radicale del modo di fare commercio che però, denuncia, non viene adeguatamente colta e interpretata dal mondo della politica. “Molti i negozi che hanno chiuso anche qui a Prato, forse il dettaglio ortofrutticolo ha tenuto un po’ meglio ma la situazione è difficile. Il problema grave non è il costo della

materia prima quanto i costi fissi; ci sono alcuni prodotti su cui non guadagnamo, per i quali facciamo solo un servizio. Paradossalmente se mi regalassero la merce la situazione non cambierebbe più di tanto perché a incidere realmente sono imposte, tasse, oneri di gestione…”. Eppure Palermo il dettagliante vuole continuare a farlo: “Io in questo lavoro ci credo, anche se i margini sono sempre più ridotti. Mi porto dentro le parole di mio padre, il suo insegnamento resta una guida. Nei primi anni sotto la mia gestione l’incremento di fatturato del negozio è stato importante; il periodo migliore, anche se può sembrare strano, è coinciso con la crisi del tessile pratese quando la media borghesia aveva ridotto il periodo delle vacanze, un mese invece di tre, restando di più in città senza però farsi manca nulla in tavola e quindi acquistando di più. Ora da seisette anni c’è una crisi vera, profonda: bisognerebbe che i politici vivessero l’esperienza del commerciante per capire e prendere le opportune contromisure”. Anche l’ingrosso soffre: “Il Mercato di Prato non esiste praticamente più, noi ci riforniamo da un grossista di fiducia e da alcuni produttori regionali per le tipicità”. Palermo e socio hanno avviato anche una società che gestisce, sempre nel pratese, un laboratorio di gastronomia: “lavora all’ingrosso prevalentemente con il Centro Nord Italia, facciamo anche sughi. Prodotti caratterizzatu dal marchio “Rino & Renato” che si trovano un po’in tutta Italia, tranne che nella Gd”.

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DISTRIBUZIONE

“Rino & Renato Srl Emporio Alimentare”, via Gobetti 1, Prato - www.rinoerenato.it

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Organic ancora nella bufera Certificazioni false sull’import Il biologico torna alla ribalta in chiave negativa. La Guardia di Finanza ha sgominato un’associazione a delinquere formata da aziende coinvolte in un nuovo giro di falso biologico. Nell’ambito dell’operazione denominata “Green War”, in corso in tutta Italia da diversi mesi le Fiamme gialle di Pesaro e i funzionari dell’Ispettorato Repressione frodi del ministero delle Politiche agricole e forestali di Roma, hanno infatti perquisito aziende operanti nel settore dei prodotti da agricoltura biologica, ubicate a Cremona, Brescia e Pesaro, e sequestrato 800 tonnellate di semi di soia proveniente dall’India e 340 tonnellate di panello e olio di colza proveniente dalla Turchia, per un valore di circa 600mila euro, in quanto prodotto contaminato con “clormequat”, pesticida altamente tossico per la salute. Tale quantitativo si aggiunge a quello precedentemente effettuato, consistito in 1.500 tonnellate di mais ucraino e 76 tonnellate di soia indiana. La presenza del pesticida con un’alta concentrazione - si precisa - rende la merce invendibile sia come biologica, sia come convenzionale. I semi di colza e di soia sequestrati erano destinati ai mangimifici, mentre l’olio di colza doveva essere impiegato nell’alimentazione umana. Le produzioni agricole, falsamente certificate come biologiche, venivano importate per essere successivamente commercializzate nel territorio nazionale e all’estero. Più in particolare, l’attività di controllo degli investigatori, ha consentito di dimostrare che il meccanismo fraudolento attuato dalle aziende “scorrette” è consistito nel finanziare società estere compiacenti, al fine di introdurre nel territorio nazionale merce falsamente biologica. 54

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Sgominata associazione a delinquere composta da aziende di Cremona, Brescia e Pesaro: nel mirino prodotti contenenti pesticidi provenienti da India e Turchia

L’indagine, coordinata dalla Procura di Pesaro, ha permesso finora di sequestrare un totale di 2.640 tonnellate di prodotti “falsamente bio”, per un valore di circa 1,2 milioni di euro, in quanto contaminati da sostanze fitosanitarie nocive alla salute umana ed animale. In tutto trenta le persone indagate per associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio, delle quali 23 in relazione all’operazione condotta ad aprile e 7 denunciate a seguito di quest’ultima, resa nota il 6 giugno. Immediate le reazioni delle associazioni nazionali del biologico. Questa la dichiarazione di Paolo Carnemolla (nella foto a pag. 55), presidente Federbio: “Anche in questo caso le indagini e l’intervento a garanzia dei consumatori svolto da un organismo di certificazione autorizzato dal Mipaaf per le produzioni biologiche ha consentito alle Autorità di polizia giudiziaria di intervenire in maniera mirata e efficace su partite

di prodotti biologici contaminate da residui di sostanze non ammesse. In ogni modo la gran parte di questi prodotti non sarebbe stata comunque commercializzata con i riferimenti al biologico perché l’organismo di certificazione aveva già provveduto a fermare la vendita. Da tempo FederBio chiede al Ministero competente di attivare una cabina di regia permanente per assicurare una condivisione di informazioni e una pianificazione delle attività di controllo più efficace fra le Autorità pubbliche e gli organismi di certificazione autorizzati affinché si possa elevare ancora di più il livello di garanzie per i consumatori e per i produttori biologici onesti, che sono la grande maggioranza. FederBio, come in tutti gli altri casi di frode, ha già offerto la propria collaborazione alla Magistratura e alle Autorità inquirenti e si costituirà parte civile nei confronti dei soggetti che verranno rinviati a giudizi”. E questo è il commento di AlesG i u g n o

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Il mondo del biologico nel 2012 ha retto bene all’urto della congiuntura economica registrando numeri positivi, con un aumento degli operatori (+3%), delle superfici coltivate (+6,4%), dei consumi (+8,8%). Dai dati diffusi dal Sinab-Mipaaf e dagli organismi di controllo gli operatori bio certificati sono 49.709. Di questi 40.146 sono produttori esclusivi, 5.597 preparatori, 3.669 che effettuano sia attività di produzione che di preparazione; 297 operatori che effettuano attività di importazione. La distribuzione degli operatori, aumentati del 3%, sul territorio nazionale vede, come per gli anni passati, la Sicilia seguita dalla Calabria tra le regioni con maggiore presenza di aziende agricole biologiche, mentre per il numero di imprese di trasformazione impegnate nel settore la leadership spetta all'Emilia Romagna, seguita da Lombardia e Veneto. La superficie coltivata secondo il metodo biologico èdi 1.167.362 ettari, con un aumento complessivo, rispetto all'anno precedente, del 6,4%. Intanto, sul fronte della domanda, la crisi dei consumi sembra ancora non toccare i prodotti biologici. A testimoniarlo è l'ultima rilevazione del Panel famiglie Ismea/GFK-Eurisko che indica, nel primo quadrimestre 2013, una spesa bio in espansione (+8,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente). I dati, riferiti agli acquisti di prodotti bio confezionati presso i punti di vendita della Gdo, rivelano andamenti favorevoli per gli ortofrutticoli freschi e trasformati, in entrambi i casi in aumento superiore al 12% rispetto al primo quadrimestre 2012. I risultati del primo quadrimestre 2013 confermano anche una serie di dinamiche che trovano consolidamento nel corso del tempo. Prima fra tutte, la consistente concentrazione degli acquisti su poche categorie, con le prime tre (ortofrutta fresca e trasformata, lattiero-caseari e uova) che coprono quasi due terzi della spesa totale. In secondo luogo la notevole maggiore propensione al consumo di prodotti biologici nelle regioni settentrionali, che rappresentano da sole oltre il 73% della spesa totale bio, sebbene l'andamento degli acquisti dei primi quattro mesi del 2013 riveli un trend positivo in tutte le aree ad eccezione del Centro, dove si registra una flessione rispetto allo stesso periodo del 2012. Tra esportazioni e consumi interni il giro d'affari complessivo del biologico in Italia ammonta, secondo gli ultimi dati Fibi-Ifoam, a circa tre miliardi di euro. Un fatturato che pone l'Italia al quarto posto a livello europeo - dietro a Germania, Francia e Regno Unito - e in sesta posizione nella classifica mondiale. “La crescita del biologico è ormai una delle certezze dell’economia italiana, non solo del settore agroalimentare”, il commento di Fabrizio Piva, amministratore delegato di Ccpb sui dati anticipati da Sinab sul bio italiano, che saranno presentati al Sana di Bologna in programma dal 7 al 10 settembre prossimi.

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sandro Triantafyllidis, presidente di Aiab: “La storia si ripete perché manca ancora, a livello europeo e nazionale, quella sicurezza alle frontiere che garantisca al 100% la certificazione dei prodotti, né è presente un sistema sanzionatorio così severo da scoraggiare questo tipo di frodi. Ma la causa di portata maggiore va attribuita alla carenza italiana di colture proteaginose, come la soia, il pisello proteico o il favino, che spinge il nostro Paese, cronicamente deficitario, ad importare dall’estero”. “In questo senso - per il leader Aiab - un piano di strutturazione per la produzione di proteine vegetali bio, come abbiamo proposto già da anni, sarebbe la soluzione migliore per l’agricoltura italiana, in termini sia agronomici che economici. Gli esempi in tal senso non mancano e fa specie che iniziative come “Soia Danubiana” nascano e si rafforzino in areali dove la coltivazione delle proteaginose è ben più problematica che in Italia, senza neanche il coinvolgimento di attori italiani che potrebbero svolgere, invece, un ruolo di peso sia come produttori che come utilizzatori, a beneficio di entrambi e con un utile impatto sull’economia agricola nazionale”. “Il fatto che le truffe vengano scoperte - prosegue Triantafyllidis - vuol dire che i controlli in Italia ci sono ed in tal senso un plauso va alla Guardia di Finanza che fin dall’indagine Gatto con gli stivali ha effettuato un lavoro minuzioso di analisi del settore che continua a portare alla luce ramificazioni e distorsioni delle volontà criminali che le hanno organizzate. Ma se tra le persone e le organizzazioni coinvolte ci sono dei recidivi, questi devono essere espulsi definitivamente dal sistema bio e pagare per il danno che arrecano”. www.corriereortofrutticolo.it

BIOLOGICO NEWS

Ma il settore in Italia continua a svilupparsi Operatori, superfici, consumi: tutti segni più

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B iologico flash BRUXELLES

BELGIO

Il Consiglio Ue: semplificare le norme

Fiandre, superficie bio in crescita del 41%

Va riesaminato l’attuale quadro normativo al fine di dare “stabilità e certezza” al settore: questo l’invito lanciato dal Consiglio dei ministri dell’agricoltura europea - a rappresentare l’Italia il Ministro Nunzia De Girolamo - agli Stati membri e alla Commissione Ue. Un settore in cui la domanda supera ampiamente l’offerta e su cui punta da anni l’Italia. Per il Consiglio Ue il biologico, per crescere, ha bisogno “di chiarimenti e semplificazione” e anche di essere incluso nelle attuali proposte di riforma della Pac, valutando se ci sono ulteriori possibilità di fornire sostegni finanziari. Con una certezza: “l’impiego di Ogm è severamente vietato nella produzione bio”. Nel momento in cui Bruxelles sta riflettendo sui prossimi passi da realizzare sul fronte del biologico, il Consiglio europeo ricorda che “la Commissione ha incluso nel suo programma di lavoro per il 2013 l’adozione di una proposta legislativa per la revisione del regolamento sulla produzione biologica”. Di qui l’invito a continuare nel processo di sviluppo del settore. Con alcuni interventi precisi “suggeriti” dal Consiglio su vari fronti. Flessibilità: ridurre al minimo le eccezioni nei regolamenti con più flessibilità nell’applicare le norme di produzione; Controlli: adottare un sistema efficiente con sanzioni armonizzate nell’Ue; Concorrenza: varare linee guida; Commercio: facilitare il commercio internazionale; Promozione: incoraggiarla per incrementare i consumi; Ricerca e innovazione: Sostenerle tramite i partenariati Ue.

La superficie dedicata all’agricoltura biologica è cresciuta nelle Fiandre del 41%, tra il 2008 e il 2012. Nello stesso periodo, la quota di mercato dei prodotti biologici è aumentata dall’1,3% all’1,9%. Come risulta da un rapporto presentato dal governo regionale fiammingo, sono attive 300 aziende che lavorano, in totale, 5.000 ettari. Il governo delle Fiandre ha investito, nel 2012, 3,68 milioni di euro nel settore, il 19% in più rispetto all’anno prima. La spesa totale delle famiglie è stata di 417 milioni di euro; circa l’89% delle famiglie ha acquistato, almeno una volta, un prodotto biologico nel 2012. Il 18% degli acquirenti sono da considerarsi clienti frequenti, dai quali deriva il 78% della spesa totale.

APOFRUIT

CCPB

Iniziative per esaltare il kiwi bio del Lazio

Celebrati i 25 anni con un incontro

Si è concluso a giugno il percorso di valorizzazione del kiwi biologico del Lazio, promosso e avviato da Apofruit Italia nel maggio 2011 grazie al Programma di Sviluppo Rurale del Lazio. Obiettivo del progetto era quello di aumentare i consumi di kiwi biologico a livello regionale e nazionale e di aumentare la conoscenza del consumatore sul metodo di coltivazione del kiwi biologico. Il Lazio costituisce una delle regioni più importanti per le produzioni di kiwi sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, tanto da essere diventato la specie frutticola principale nell'areale di Latina. Meno conosciuta risulta invece la eccellente qualità del kiwi laziale da parte del consumatore finale. Per questo Apofruit Italia, tramite la sua 56

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controllata Canova che commercializza i prodotti biologici col marchio Almaverde Bio, ha attuato campagne promozionali presso i punti vendita della Distribuzione Moderna e azioni educative presso le scuole. Apofruit ha realizzato 694 settimane promozionali su 571 negozi, tra iper e supermercati. In tali punti vendita è stato allestito lo spazio per la vendita del kiwi laziale con materiali appositamente studiati, e in alcuni casi è stata presente una promoter per guidare l’attività di degustazione. Con tale azioni, si stima che il messaggio del progetto sia arrivato ad oltre 2,1 milioni di Responsabili Acquisto. Parallelamente, nelle scuole, sono state così condotte apposite giornate formative tenute da una nutrizionista.

La ricorrenza dei 25 anni di CCPB-Consorzio il Biologico celebrata a Bologna, ha fornito lo spunto per riflettere sul settore. Dopo l’apertura di Lino Nori, presidente del Consorzio, sono intervenuti vari personaggi tra cui Andrea Segrè (foto), creatore del Last Minute Market. Durante l’incontro è stato presentato il libro “La Terra che nutre”, pubblicato per celebrare l’anniversario e stimolare un dibattito vero sul biologico e le sue prospettive. Poco prima dell’evento si era svolta l’assemblea generale di bilancio del Consorzio il Biologico e del Ccpb. G i u g n o

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Bilancio in attivo per la cooperativa ferrarese Artosi: più efficienza

Cpr System archivia in attivo il bilancio 2012 nonostante le difficoltà congiunturali del periodo. La cooperativa ferrarese, che associa 1.023 aziende della filiera ortofrutticola, dai produttori alla distribuzione, ha realizzato un fatturato di 46,14 milioni di euro, in linea con il 2011, frutto di 116 milioni di movimenti di cassette, 494.000 movimenti di minibins e 4,4 milioni di movimenti di pallet. Il risultato di gestione evidenzia un utile netto di 1,48 milioni di euro. Il patrimonio raggiunge i 32,8 milioni di euro e conferma l’impresa come la più solida del proprio settore. Ai soci verranno inoltre ristornati 3,51 milioni di euro, proporzionalmente alle movimentazioni effettuate e il capitale sociale, pari a 17,8 milioni di euro, verrà remunerato al 3%. “Credo - dichiara il presidente Renzo Piraccini - che l’efficienza logistica della filiera rappresenta un punto chiave. Cpr è un esempio virtuoso in questa direzione: da 15 anni applichiamo ai nostri soci le stesse tariffe, sicuramente le più competitive del mercato con una importante capitalizzazione dell’impresa ed elevati ristorni alla base sociale. ” “Quest’anno - aggiunge Monica G i u g n o

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CORSIVO IL MODELLO CPR POTREBBE ASPIRARE ALL’EXPO 2015 In apertura un commosso ricordo del vicepresidente Roberto Fiammenghi, prematuramente scomparso, ricordato da Renzo Piraccini (“Roberto è stato uomo del dialogo, impegnato a migliorare il rapporto tra produzione e Gdo”) anche con la bella iniziativa di una borsa di studio a suo nome con l’università di Bologna. Poi anche l’emozione e il ricordo dell’altro vicepresidente Claudio Gamberini, che ha ricordato fra le tante virtù del Cpr anche il riuscito esempio del cambio generazionale tra Gianni Bonora (“le radici dell’azienda”) e la giovane gestione manageriale di Monica Artosi. A concludere l’assemblea di Cpr System l’intervento dell’assessore emiliano Tiberio Rabboni che annuncia una possibile “svolta” per l’ortofrutta dopo tanti anni bui. In mezzo una valanga di dati tutti a confermare l’eccezione positiva del modello Cpr: mettere assieme tutta la filiera dell’ortofrutta (prossimo comparto: carne, entro il 2014) in nome di una logistica più efficiente, meno costosa, più sostenibile, al di là delle rispettive appartenenze e degli interessi di bottega. Che, per carità, sono legittimi e ben rappresentati ma che trovano superamento e sintesi nelle reciproche convenienze e nel comune interesse verso un servizio più efficiente e dove vince il rapporto qualità/prezzo. Questo del Cpr è uno dei pochi tavoli, forse l’unico, dove produzione e Gdo si siedono, trattano, magari litigano, poi si alzano dopo aver trovato un accordo di comune gradimento. Pensate quali risultati si potrebbero ottenere se questo modello venisse esportato in altri contesti, ad esempio quando si tratta di sostenere le produzioni nazionali in una annata difficile o di valorizzare eccellenze territoriali, di nicchia o di più largo mercato. Infine una nota di merito all’assessore Rabboni che ha ricordato il valore dell’innovazione anche nella logistica, fattore di competitività e di risposta intelligente alla crisi. La logistica è materia dura da raccontare, non fa molto titolo sui giornali, però fa scalare le classifiche della competitività e dell’export (gli esempi di Spagna e Olanda sono sotto gli occhi di tutti). “Il modello Cpr - è l’invito di Rabboni - per i risultati in termini di costi/benefici, di impatto ambientale, di riduzione del ciclo dei rifiuti e della CO2 è un esempio positivo da candidare all’Expo 2015. Pensateci, noi daremo tutto l’appoggio possibile”. Una bella occasione anche per l’ortofrutta di lustrare la propria immagine davanti all’opinione pubblica. Una proposta choc, forse un po’ folle e provocatoria, però qualche volta si deve gettare il cuore oltre l’ostacolo. (L.Frass.) Artosi, direttore generale (nella foto con il presidente) - abbiamo centrato importanti obiettivi aziendali concentrando il nostro impegno sul miglioramento dell’efficienza in tutte le fasi del processo produttivo e sulla ottimizzazione della gestione del sistema”. Quanto agli investimenti, nel biennio 2013-2014 sarà migliorata

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Cpr System si consolida A Cesena nuovo polo logistico

la anti-sismicità delle strutture di Gallo, colpite da terremoto nel 2012 e saranno inoltre realizzati nuovi impianti di lavaggio, completamente robotizzati a Firenze, Aprilia e Ferrara. Sempre a Ferrara è in fase di costruzione un nuovo magazzino e a Cesena prenderà avvio il nuovo Polo Logistico Cpr Servizi. www.corriereortofrutticolo.it

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Il cartone ondulato “tiene” Gifco: «Ripresa entro il 2014» Il cartone ondulato ha un ruolo fondamentale nei meccanismi della logistica italiana: ogni anno, con questo materiale, in Italia vengono prodotte circa 3,5 milioni di tonnellate di imballaggi, ovvero oltre 6 miliardi di metri quadri di superficie, per un comparto che si conferma come un settore fondamentale per l’industria manifatturiera del nostro Paese. A fornire questi dati è Gifco, il Gruppo Italiano Fabbricanti Cartone Ondulato, facente parte di Assografici e del sistema Confindustria, che recentemente ha dato appuntamento a tutti i suoi associati a Baveno, in provincia di Verbano-Cusio-Ossola, per il convegno annuale e per presentare il bilancio e il resoconto delle attività svolte nel 2012. Nell’occasione si sono incontrati i produttori italiani di packaging in cartone ondulato per fare il punto sullo stato di salute del comparto, a fronte di un momento in cui la crisi economica e dei consumi continua a ripercuotersi in maniera negativa su tutto il sistema produttivo italiano. Erano presenti oltre 150 partecipanti, a rappresentanza di tutto il comparto produttivo, tra cui alcune aziende leader di settore. Meno merci e quindi meno imballaggi: è questa la fotografia che salta subito all’occhio andando ad analizzare i dati di bilancio dell’intera industria del packaging italiana, e questo fenomeno negativo riguarda un po’ tutte le filiere dell’imballaggio, alcune delle quali risultano più colpite di altre. Oltre alla crisi dei consumi, a pesare negativamente sul sistema produttivo è anche l’aumento del costo della materia prima, in special modo della carta, che ad oggi non si è ancora arrestato - creando una forte tensione sul merca58

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Aumento del costo della materia prima e calo delle merci pesano, ma la flessione produttiva 2012 si limita al 3,3%: immessi sul mercato quasi 3,5 milioni di tonnellate

to degli imballaggi - e che sembra destinato a perdurare nel tempo. In meno di un anno la carta ha consolidato incrementi di prezzo che sfiorano il 20%. Il settore ha quindi la necessità di un consistente recupero dal mercato del maggior costo. Tuttavia il settore dell’ondulato sembra reagire meglio di altri comparti dell’industria italiana, reggendo in modo migliore alla flessione della domanda di beni e consumi. Per la seconda volta in quattro anni, infatti, la produzione di imballaggi in cartone ondulato registra performance migliori rispetto ad altre filiere, perdendo solo qualche punto percentuale: nel 2012, secondo i dati Gifco, in Italia sono stati prodotti precisamente 6.150.326.000 metri quadri di cartone ondulato, con una flessione rispetto all’anno precedente di 3,31 punti percentuali. La produzione in peso è stata pari a 3.472.557 tonnellate (-3,9%). Di questi oltre 6 miliardi di metri quadri di ondulato prodotti, 5.507.128.000 metri quadri sono stati prodotti dalle aziende asso-

ciate a Gifco, pari a un peso di 3.147.951 tonnellate, con una flessione rispetto all’anno precedente del 3,3%. Dai dati emerge che gli iscritti a Gifco hanno limitato meglio le perdite del 2012 rispetto alle aziende non associate, che hanno registrato invece una flessione dell’8,4%. Nel 2012 Gifco si conferma il secondo produttore di cartone ondulato a livello europeo. “Negli anni passati abbiamo provato a ipotizzare quando il settore sarebbe potuto tornare ai livelli pre-crisi - dichiara il presidente di Gifco, Piero Attoma -. Se nel 2010 eravamo arrivati a poche migliaia di metri quadri dall’ottenere livelli simili, il 2011 prima e il 2012 dopo hanno raffreddato le speranze delle aziende, che hanno visto nuovamente allontanarsi il traguardo dei 6,5 miliardi di metri quadri di produzione nazionale. Tuttavia il nostro comparto regge meglio di altri. I dati del primo quadrimestre del 2013 hanno un segno appena negativo, non si arriva al -1%. Ciò fa ben sperare in una ripresa entro il 2015”. G i u g n o

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Calano i volumi di fragole nel 2013 in Spagna. Rispetto al 2012 i quantitativi si sono ridotti del 10%: il dato non supera le 274.800 tonnellate. Il sensibile calo è stato causato soprattuttto da piogge e umidità che hanno colpito le aree produttive. A sostenerlo è l’associazione nazionale di fragole e piccoli frutti Freshuelva. Anche i lamponi flettono: meno 5%, 10.550 tonnellate il dato. Ancora più negativo il risultato se si dà uno sguardo ai risultati a valore, scesi del 20% a 315,6 milioni di euro, conseguenza della discesa dei prezzi in media del 14%. Il 67,6% delle fragole sono state commercializzate nel mercato del fresco, il restante 32,3% sono state invece inviate all’industria, con un aumento in volumi per quest’ultima destinazione del 17%. “Le aspettative iniziali non sono state raggiunte, considerando che si è investito nell'aumento delle superfici con un +6,7% di ettari rispetto alle campagne precedenti”, spiegano i vertici dell’associazione iberica. La raccolta di mirtilli e more, prosegue nel riepilogo Freshuelva, è iniziata nel mese di aprile. “Finora entrambe le produzioni hanno avuto un andamento simile a quello dello scorso anno, mentre non si sono verificati grandi problemi legati al maltempo. I due frutti hanno assunto maggiore rilievo questa in stagione, in quanto entrambi hanno aumentato le superfici. Infatti, sono stati impiantati 900 ettari in più dedicati ai mirtilli, mentre l’aumento a more è stata pari a 60 ettari”.

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Mercadona, prezzi variabili in giornata L’originale idea del gruppo distributivo spagnolo tradotta in test in alcuni punti vendita di Valencia: i listini di frutta e verdura si abbassano nel tardo pomeriggio

Variare i prezzi di frutta e verdura in base all’orario di acquisto. L’idea è di Mercadona, gruppo distributivo spagnolo, tra i più organizzati e innovativi d’Europa. Il retailer iberico in queste settimane sta effettuando dei test su alcuni punti vendita pilota a Valencia, in cui cresce, non a caso, in maniera esponenziale il numero di clienti nel tardo pomeriggio. I consumatori infatti possono approfittare delle riduzioni di prezzo applicare nella seconda parte della giornata, quando si possono trovare mazzi di asparagi a 50 centesimi, patate a 20 centesimi o ciliegie a metà prezzo rispetto alle quotazioni che avevano al mattino. I capi reparto di frutta e verdura di questi negozi, che aderiscono a un test per migliorare le vendite, ora hanno l’autonomia di ridurre i prezzi dei prodotti ed evitare di rimanere con merce invenduta. L’obiettivo: avere prodotti freschissimi ogni giorno e rimanenze minime o nulle. Il presidente della rete, Juan Roig, ha recentemente dichiarato che quest’anno la società concentrerà i suoi sfor-

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Spagna, calano i volumi di fragole

zi per raddoppiare le vendite di freschi per arrivare a volumi di vendita simili al secco. Il ribasso del prezzo viene deciso dal responsabile del reparto, che direttamente cambia i prezzi esposti e alle casse. Diversi capi settore di questi negozi, come riporta Gdo News, hanno indicato di non avere limiti al ribasso che possono applicare, anche se in Mercadona sostengono c’è una forchetta ufficiale per evitare di vendere sottocosto. L’ora del giorno in cui iniziare i ribassi di prezzo non è stabilito a priori; in linea teorica l’operazione può iniziare anche al mattino, ma di solito si inizia nella seconda parte della giornata, in prossimità della chiusura in quanto il responsabile può decidere in base agli articoli che potrebbero rimanere invenduti. Il piano per promuovere frutta e verdura ha reso possibile un rifornimento quotidiano. “L’obiettivo è quello di imparare a gestire gli ordini con un concetto di microimpresa”, sostengono i responsabili del gruppo. Tuttavia il processo è ancora in fase di perfezionamento. www.corriereortofrutticolo.it

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Germania, in rialzo le quotazioni dei negozi di vicinato I consumatori tedeschi comprano sempre meno nei grandi centri commerciali situati fuori città e preferiscono, invece, i negozi situati vicino al luogo di residenza. Questo fenomeno emerge da un'analisi svolta dall'agenzia GfK di Norimberga. Di conseguenza il commercio apre i nuovi negozi non in luoghi dove l'affitto del terreno risulta più economico, ma piuttosto dove la gente vive e lavora Secondo i ricercatori di mercato, oggi ciascuna famiglia tedesca raggiunge mediamente in cinque minuti di viaggio 6,2 negozi alimentari. Nel raggio di 10 minuti di viaggio da casa un cliente può scegliere tra 28 negozi. Anche le azioni promozionali svolte nei centri commerciali fuori città hanno difficoltà ad attrarre i clienti. Gli anziani e i singles sono le categorie che più preferiscono acquistare in negozi di prossimità. Danni ingenti da maltempo Sono stimati in circa 173 milioni di euro, di cui circa 80 milioni solo in Baviera, i danni da inondazioni e forti pioggie della scorsa primavera (foto). In particolare sono state danneggiate le coltivazioni di asparagi, di fragole e di mais. La rilevazione è del ministero Federale dell'Agricoltura. La coltura bavarese più importante è quella degli asparagi. Nel 2012 sono state raccolte in questo land federale 12.247 tonnellate su una superficie di 2.088 ettari; si stima che quest’anno la metà della produzione andrà persa. Pomodori, offerta in crescita L’offerta di pomodori ai Mercati all’ingrosso tedeschi cresce continuamente. E aumenta la pressione sui prezzi che hanno registrato un calo nonostante il consumo più elevato in confronto all’anno 60

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I consumatori li preferiscono ai centri commerciali. Danni ingenti dal maltempo per l’ortofrutta del Paese, che ha nella Spagna il principale mercato di riferimento

Lidl ci riprova: dopo il flop 2003 vuole sbarcare in America Lidl potrebbe entrare nel mercato statunitense. Un portavoce della catena discount ha confermato le indiscrezioni: la dirigenza del gruppo sta effettuando studi di fattibilità sul progetto che dovrebbero essere completati tra il 2014 e il 2015. Lidl, che attualmente gestisce circa 10.000 punti vendita in Europa, già in passato si era interessata al mercato nordamericano. Nel 2003, la catena tedesca aveva annunciato un piano di “espansione aggressiva” in Canada, in quella che sarebbe stata la sua prima esperienza al di fuori del Vecchio Continente. I piani, però, sarebbero stati modificati a causa di difficoltà nel trovare immobili adatti e per via della forte concorrenza che avrebbe dovuto affrontare nel settore. Lidl fa parte del gruppo Lidl & Schwarz, fondato nel 1973. Dopo l’apertura dei primi negozi in Germania negli anni ’70, e la forte crescita del decennio successivo, a partire dai primi anni ’90 l’insegna ha iniziato la sua espansione in quasi tutta Europa. La filiale italiana, fondata nel 1991, ha sede direttiva ad Arcole (Verona). Ad oggi conta oltre 560 punti vendita, più di 9.400 dipendenti e 10 centri distributivi dislocati su tutto il territorio. scorso. Il prezzo ha fatto registrare un livello di 1,60 euro al cjiolo nella settimana 23 cioè il 14% in meno rispetto allo stesso periodo 2012. Nel 2012 l’Italia con una quota d’importazione del 4,4% è stato il quinto fornitore (dopo Paesi Bassi, Spagna, Belgio e Marocco) di pomodori sul mercato tedesco e ne ha venduti per 30 mila tonnellate. Spagna fornitore numero uno La Germania è in testa alla classifica dei principali importatori

dei prodotti spagnoli. Il Paese teutonico è il maggiore mercato per le esportazioni spagnole di frutta e verdura, con una quota del 24% per il 2012. Seguono nella classifica: Francia (19%), Regno Unito (13%), Paesi Bassi (9%) e Italia (6%). I cinque Paesi rappresentato il 71% delle vendite totali spagnole all'estero. I principali frutti esportati sono mandarini, arance e fragole. Per la verdura, sono pomodori, peperoni e insalata. G i u g n o

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Ottime prospettive per le esportazioni di uva da tavola peruviana verso l’Unione Europea. Quest’anno le spedizioni verso il vecchio continente aumenteranno del 30%. Ne è convinto Carlos Posada, vice ministro dei Commercio Estero del Perù. Il Paese sudamericano nel 2012 ha inviato verso l’Europa uva da tavola per un valore di 79 milioni di euro. L’uva è molto richiesta dal mercato euro-

MONDO

Perù, ottime chance per l’export di uva in Europa

peo. Anche per questo le produzioni peruviane sono aumentate, in previsione di un incremento di vendite Oltreoceano.

Pesche, bloccata la proposta francese di eliminare il calibro D Non passa la proposta francese di eliminare il calibro D dalle norme di commercializzazione di pesche e nettarine. In sede comunitaria, il Paese transalpino aveva già manifestato la volontà di proporre la modifica alla sessione specializzata ortofrutta fresca dell’Unece (Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite). L’idea appunto era quella di eliminare il calibro D. Questo avrebbe significato innalzare il calibro minimo per le categorie I e II portandolo da 51 millimetri (o 65 grammi) a 56 millimetri (85 grammi). La norma Unece è simile a quella comunitaria e, attraverso i processi di allineamento che periodicamente vengono effettuati, la norma Ue avrebbe poi potuto essere modificata nello stesso senso. Nei mesi scorsi era sfumata la possibilità di un accordo interprofessionale a livello italiano sullo stesso tema, a causa dell’impossibilità di vincolare a tale accordo anche le pesche e le nettarine di importazione. Le delegazioni dei diversi Paesi non hanno condiviso la proposta francese, ritenendo sufficiente la regolamentazione attualmente in vigore ed avendo manifestato perplessità (soprattutto la Spagna) sugli effetti che la modifica avrebbe portato per alcune varietà di piccole dimensioni, ma di elevato tenore zuccherino. G i u g n o

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Non condivisa la proposta di regolamentazione: per la Spagna, in particolare, avrebbe penalizzato le varietà di minori dimensioni ma ad elevato tenore zuccherino

Banane: commercio in crisi, ma è boom di importazioni in Russia e Ucraina Russia e Ucraina “salvano” il mercato delle banane con performance record. I due Paesi avrebbero conosciuto un mercato molto dinamico nella prima parte dell’anno. Le importazioni di banane in Russia e Ucraina hanno superato quota 800 mila tonnellate da gennaio a maggio 2013: si tratta di un record assoluto che segna un +16% su base annua e un +29% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Performances che avrebbero reso assai meno pesante il traccolo generale del mercato mondiale di banane. “Questo brusco aumento delle importazioni in Russia e Ucraina - dichiara Tetiana Getman, responsabile di Fruit-Inform - è collegato ai prezzi storicamente bassi delle banane e al ritardo stagionale di due settimane che si registra in Europa per le primizie orticole, la frutta a nocciolo e i piccoli frutti. Allo stesso tempo - prosegue Getman - ci aspettiamo che il mercato della banana sarà nuovamente costretto a ridurre i prezzi verso fine giugno”, periodo in cui gli “operatori russi e europei inizieranno in massa a fornire frutta, piccoli frutti e verdure a prezzi economici. Ciò avrà un impatto importante sulla domanda di banane”, conclude la responsabile. Fruit-Inform rileva tuttavia che attualmente le quotazioni della banane in Russia e Ucraina sono del 30% più basse rispetto al solito. Questa situazione rischia di confluire in una riduzione delle quotazioni anche per altri prodotti frutticoli.

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M ondoflash

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ECUADOR

SUDAFRICA

MAROCCO

Nuovo Consorzio per la frutta secca

La Ue sospende l’import di agrumi?

La Russia salva l’export di mandarini

La Ue potrebbe sospendere le importazioni di agrumi provenienti dal Sudafrica. Questo dopo la scoperta di macchie di Cbs (citrus black spot) su alcune partite di frutta. Il CBS intacca la buccia del frutto. Per il Sudafrica, tuttavia, i provvedimenti previsti dalla Ue sono misure protezionistiche. Una delegazione sudafricana è arrivata a Bruxelles per negoziare con i responsabili europei. L'Unione europea è uno dei mercati principali per il Sudafrica, poiché riceve quasi il 40% delle esportazioni di agrumi dal paese africano.

La forte domanda russa salva le esportazioni agrumicole marocchine. Tra settembre 2012 e marzo di quest’anno l’export di agrumi del Marocco verso l’Europa, primo sbocco commerciale del Paese magrebino, sono sensibilmente diminuite, segnando un 8% rispetto allo stesso periodo dell’annata precedente. Il Marocco ha così programmato una maggiore penetrazione nel mercato dell’Est. Nell'ultima stagione il Paese nordafricano ha spedito in Russia quasi 200 mila tonnellate di mandarini, con un aumento del 52% rispetto alle stagioni precedenti. Quest’anno le vendite dovrebbero aumentare dell’8%. Il Marocco vuole raddoppiare la produzione di agrumi entro il 2020 e arrivare a 3,19 milioni di tonnellate l’anno.

In Ecuador è nato recentemente un nuovo consorzio per l’esportazione della frutta secca e disidratata con l’obiettivo di puntare i mercati internazionali a partire dall'Europa e da Nord America. Si chiama Ecua-Dehyd ed è il primo consorzio dedicato all'esportazione di questa tipologia di prodotti. In un primo momento gli obiettivi del neonato sodalizio saranno Regno Unito, Canada e Stati Uniti. Ecua-Dehyd è formato da piccole e medie imprese - Agroapoyo, Cevera Fruits, Sumak, Mikuy, Biolcom, Fruvesol, Alvaro Minho - che cercano di unire le forze per migliorare la produzione e iniziare a vendere all’estero. Il consorzio produrrà uva, banane, arance, ananas e mango.

GERMANIA

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Sarà l’Argentina il Paese partner di Fruit Logistica 2014

Ampi margini di crescita nel pianeta

Fruit Logistica, la cui edizione 2014 si svolgerà dal 5 al 7 febbraio prossimo a Berlino, ha annunciato che il Paese partner dell’evento sarà l’Argentina. Una scelta che va a confermare l’importanza della nazione sudamericana come produttore ed esportatore, e la sua ascesa a livello mondiale. Il Paese sudamericano esporta una grande varietà di prodotti in oltre 60 Paesi. È il primo esportatore mondiale di limoni ed uno dei principali esportatori di pere (foto). Negli ultimi anni, i proventi delle esportazioni sono aumentati del 20% a 2,2 miliardi di dollari. L’Argentina è stata presente come espositore a Fruit Logistica ogni anno dal 2000: il suo padiglione è sotto l'organizzazione della Fundación ExportAR. 62

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Il mercato mondiale dei mirtilli può crescere di oltre il 500% se Cina, Sud America ed Europa raggiungeranno lo stesso livello di consumo degli Stati Uniti. Secondo l'ultimo rapporto di DGC Asset Management sul mercato globale dei mirtilli, la domanda è già significativa, ma può fare un ulteriore balzo in avanti e diventare davvero eccezionale. Attualmente circa l'80% della produzione mondiale viene consumato in Nord America, ma altri Paesi hanno un enorme potenziale. E la domanda cinese dovrebbe triplicare il mercato mondiale in 10 anni. Eppure, nonostante la domanda crescente, la produzione mondiale di mirtilli dovrebbe aumentare solo del 10% l’anno, secondo previsioni North America Blueberry Council. G i u g n o

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FRUTTA ESTIVA

La sberla del clima non rovina la stagione Emanuele Zanini

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Pesche, nettarine, albicocche si riprendono dopo un avvio stravolto dal cattivo tempo duzione di circa 784.000 tonnellate nel Sud Italia. Il che siginifica un -8% sul 2012, mentre al Nord, con circa 642.000 tonnellate si registra un complessivo -5%. In questo caso il calo è più attenuato, grazie alle produzioni piemontesi che dopo un anno di forte deficit produttivo rientrano su livelli più normali. Negli altri Paesi produttori europei la situazione è analoga e in alcuni casi più deficitaria. È il caso della Grecia, dove gravi problemi di grandine, hanno influito negativamente sui volumi, che si attestano su circa 175.000 tonnellate per le pesche, -24% sul 2012, 250.000 tonnellate di percoche, 37% e 57.000 tonnellate di nettarine, -29%. La Francia presenta una produzione complessiva di circa 258.000 tonnellate, -8% sul 2012. Le stime produttive di fine aprile sono state riviste al ribasso anche per la Spagna. La produzione di pesche da consumo fresco (escluso le pesche piatte) è stimata ora su circa 293.000 tonnellate, +12%

rispetto al deficitario 2012, ma 4% rispetto all’annata 2011, stagione con produzioni più vicine al potenziale produttivo. Crescono le produzioni di pesche piatte, ora sulle 130.000 tonnellate, grazie all’entrata in produzione degli impianti più giovani. Per le nettarine le stime aggiornate registrano un +7% sul 2012, ma se il confronto viene fatto con il 2011, si registra un significativo -7%. A livello europeo la produzione 2013 scende del 7% rispetto al 2012 e dell’8% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Accanto al calo generalizzato della produ-

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Una pazza primavera mette sotto sopra le produzioni. Le bizze del maltempo con freddo e piogge che hanno imperversato fino a giugno hanno creato alla frutta estiva non pochi problemi, almeno a inizio campagna. A fine giugno, secondo i dati della Coldiretti, il clima sfavorevole ha causato un netto calo dei consumi di frutta estiva facendo di contro volare in alto i prezzi del 7% (+11% per la verdura). Tuttavia, nonostante le premesse poco incoraggianti, il mercato ha ripreso quota nella fase successiva con buone prospettive per i produttori in termine di remunerazione del prodotto. Solo le albicocche hanno registrato gravi ammanchi di prodotto, anche del 50%, che in molti casi hanno compromesso la stagione. Per quanto riguarda più nello specifico pesche e nettarine la produzione 2013 in Italia, stimata su circa 1.520.000 tonnellate, cala del 7% rispetto al 2012. Ad evidenziarlo è il Cso, Centro Servizio Ortofrutticoli di Ferrara. Il calo produttivo di quest’anno, legato soprattutto alle condizioni climatiche primaverili particolarmente avverse, riguarda sia le pesche che le nettarine, entrambe al -7%. A livello territoriale si rileva una pro-

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Agricola Don Camillo è un’associazione che si avvale del contributo di 50 produttori suddivisi tra Sud, Centro e Nord Italia che hanno deciso di unire le proprie forze per garantire un prodotto di qualità e genuino, proprio come avrebbe voluto il Don Camillo di Guareschi. Per questo motivo i nostri meloni, le nostre mini angurie, le nostre angurie e le nostre zucche sono coltivati in zone vocate garantendo sempre il miglior prodotto per ogni periodo. I nostri soci coltivano 800 ettari di superficie ed aggiungendo un grande impegno in campagna, flessibilità nel confezionamento e nella logistica, in un magazzino completamente climatizzato ed automatizzato di 5.400 mq in ampliamento ad 8000 mq, nel 2012 abbiamo raggiunto i vertici nazionali commercializzando 21.000 ton. di meloni, 6.000 ton. di angurie, 5.000 ton. di mini angurie e 700 ton. di zucche. Questa organizzazione può garantire al consumatore finale un prodotto buono e con una garanzia di filiera che parte dal seme ed arriva fino al frutto maturo per il consumo, permettendoci durante il 2012 di esportare i nostri prodotti in tutto il mondo.

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zione della stessa cooperativa Bellaguarda. "Attorno alle 7.30 è diventato tutto buio, tanto che abbiamo dovuto accendere l'illuminazione delle macchine agricole nei campi. Poi tuoni, fulmini, saette. Il vento spezzava i rami delle piante e faceva cadere pere, staccava le foglie ai vigneti. E poi la grandine: non erano chicchi grandi, ma ne sono caduti così tanti che pareva che avesse nevicato. Così la frutta che non era caduta per il vento è rimasta segnata dalla grandine e non è più adatta a essere venduta". Amara la conclusione: "Nella mia azienda ho perso tutto. Davvero quest'anno non è andata bene". Impressionanti anche le scene nai campi di cocomeri con la frutta spaccata e segnata. Ma a soffrire è anche la produzione principale, quella del melone. A fare un quadro della situazione è Mauro Rosa, uno dei principali produttori della zona: "Un disastro totale. Sul tardivo siamo al 100% di danni. Nonostante fossero coperti da teli, i frutti ancora piccoli sono stati schiacciati dalla forza della grandine. Tutto da buttare". I meloni più vicini alla maturazione si salveranno, ma avranno comunque dei danni che ne pregiudicheranno la qualità. "Insomma, l'unica produzione buona quest'anno - conclude Rosa - è stata quella in serra". Situazione simile anche nel Veneziano, a sua volta colpito duramente da un’autentica tempesta. Per Coldiretti “è stato un fenomeno mai visto. Oltre 2 mila gli ettari di coltivazioni colpite duramente, con interi frutteti devastati dalla grandine". Si sono registrati forti temporalianche nel Bresciano oltre a smottamenti e frane nelle Marche. (E.Z.)

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Il maltempo colpisce ancora, e in modo pesante, le coltivazioni di mezza Italia. Nel Centro-Nord violenti temporali e in alcuni casi trombe d’aria hanno devastato intere coltivazioni frutticole. Tra le zone più colpite quella del Mantovano e del Reggiano, dove in diverse aree sono stati colpite coltivazioni di meloni e angurie, oltre a pere e uva. Nella zona di Viadana, in provincia di Mantova, oltre all’area reggiana e il territorio tra Sabbioneta e Casal Maggiore verso le otto di mattina di sabato 13 luglio, è scoppiato il finimondo. Fortissime raffiche di vento, accompagnata da un’autentica tempesta di chicchi di grandine e da pioggia hanno devastato le produzioni ortofrutticole della zona. “Buona parte delle nostre imprese associate sono state pesantemente colpite – afferma Giacomo Scaroni, presidente dell’Op Bellaguarda di Viadana, che conta un centinaio di soci. A farne le spese sono state soprattutto pere, zucche, meloni e angurie. Di questi due ultimi prodotti, che rappresentano circa il 90% del totale commercializzato dall’op, è stato compromesso circa il 20% della produzione”. L’organizzazione dei produttori mantovana era alle prese con una campagna dall’andamento altalenante sia in produzione che nelle vendite. “Ora con questo nuovo fenomeno grandigeno registreremo volumi inferiori del 30% rispetto alla scorsa stagione e non supereremo le 16 mila tonnellate di prodotto. Parte delle produzioni tardive infatti è compromessa”. “La situazione in golena è drammatica, siamo al 100% dei danni", ha raccontato alla Gazzetta di Manotva Elio Orlandelli, titolare di un'azienda agricola nonché consigliere di amministra-

zione, in questa annata si evidenziano segnali positivi legati alla scalarità della produzione italiana ed europea. Non ci sono sovrapposizioni tra prodotto proveniente dal Sud e quello del Centro Nord perché la maturazione dei frutti al Sud ha seguito un calendario normale, senza ritardi, mentre al Nord si è registrato un ritardo di maturazione di parecchi giorni rispetto all’anno scorso e questa scansione del calendario, di fatto, evita quei picchi produttivi di fine giugno e inizio luglio che molto spesso hanno effetti negativi sul mercato. "Dai dati aggiornati a livello nazionale ed europeo - dichiara Elisa Macchi, Direttore di CSO emergono due considerazioni importanti. A livello europeo dobbiamo ricordare che il confronto con l’anno precedente avviene rispetto ad un’annata che non ha visto eccessi di offerta, sia dal punto di vista dei volumi totali che delle entrate settimanali. La Spagna, già lo scorso anno, aveva presentato problemi produttivi nel periodo precoce ma anche nel periodo medio tardivo a causa di importanti grandinate. L’incremento produttivo spagnolo, registrato rispetto allo scorso anno, è dovuto, quindi, sostanzialmente al confronto con le basse produzioni 2012 e i livelli produttivi attesi per questa campagna sono nettamente inferiori al potenziale di questo Paese. L’altro aspetto da sottolineare è la buona scalarità delle produzioni che dovrebbe scongiurare quegli eccessi di offerta che molto spesso, soprattutto in determinati periodi della campagna, finiscono per penalizzare pesantemente il mercato". Andando più nello specifico ad analizzare le considerazioni degli operatori sulla stagione dei vari prodotti frutticoli dell’estate, Gianni Amidei, amministratore delegato di Alegra, definisce leggermente negativa l’annata 2012 per la frutta estiva. “Pur avendo prodotti che sono andati anche bene, come ciliegie e albicocche, altre referenze come pesche e net-

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Nella zona tipica del melone mantovano inizio luglio disastroso per i temporali

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L’INTERVISTA. BRUNO FRANCESCON “Al melone italiano serve più organizzazione all’ estero” “Nel comparto dei meloni l’Italia è poco competitiva all’estero. Per il nostro Paese è l’ennesima occasione mancata, perché gli sbocchi commerciali fuori dai confini nazionali ci sono, eccome. Ma per sfondare serve molta organizzazione e basi solide”. A disegnare il quadro a tinte fosche sulla scarsa tendenza all’export-oriented del Belpaese è Bruno Francescon. L’imprenditore mantovano è a capo di uno dei colossi del comparto meloni in Italia. “Siamo tra i pochissimi in grado di esportare in maniera organizzata il nostro prodotto”, afferma Francescon. Non lo dico per vanto o per arroganza. Credo infatti che nel nostro settore, a parte un paio di casi, manchino aziende grandi e organizzate in modo adeguato per affrontare in maniera davvero competitiva i mercati esteri. In Italia sui meloni manca la cultura dell’export. Serve avere una precisa pianificazione, approcciare il mercato nel modo giusto. La maggior parte delle imprese italiane invece considera le esportazioni più come dei tappa buchi che come una vera e propria strategia commerciale. Noi invece l’estero è parte fondante della nostra strategia che portiamo avanti da almeno quindici anni”. “Il problema di fondo sta nella composizione delle aziende che producono e commercializzano meloni – aggiunge con amarezza Francescon –. Sono mediamente piccole e non ben organizzate. Il contrario di ciò che dovrebbe essere un’impresa dedita all’esportazione. Per il bene del comparto invece credo che sarebbe più salutare una maggiore concorrenza sull’export. Il mercato estero sarebbe pronto a importare prodotto italiano. Ma ci mancano i numeri. Se dall’Italia partissero per l’esportazione volumi più consistenti di prodotto ne guadagneremmo anche in immagine. All’estero non siamo considerati. E intanto i competitors, a partire dalla Spagna, ne approfittano”. L’impresa di Rodigo esporta circa il 40% della propria produzione, che quest’anno toccherà complessivamente le 40 mila tonnellate, circa il 15% in più rispetto al 2012. Da quest’anno inoltre è partita la produzione in Senegal, nella zona di Dakar, dove, in collaborazione con un’azienda spagnola, su un’a-

tarine che per noi sono prodotti con un certo peso, non hanno permesso liquidazioni ai produttori tali da coprire appieno tutti i costi. Per questo motivo in Italia prosegue un ridimensionamento delle superfici di queste due frutti, in particolare le nettarine”. Per quanto riguarda la stagione in 66

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reale di 60 ettari. “Grazie a un ciclo produttivo più lungo la qualità dei frutti coltivati nel Paese africano è di altissimo livello che abbiamo spedito, già da marzo, sia nella gdo italiana, per circa il 70% del totale commercializzato, sia all’estero, per il restante 30%. Abbiamo avuto ottimi riscontri sul mercato e tra gli operatori. Nel 2014 aumenteremo le piantagioni fino a superare i 100 ettari e anticiperemo il raccolto a febbraio”. “Infatti uno dei nostri obiettivi nei prossimi cinque anni – sottolinea l’imprenditore lombardo – è stimolare il consumo di melone già nei primi mesi dell’anno. Credo che una della chiavi di volta per il settore sarà anticipare i consumi e di conseguenza le produzioni e accompagnare lo stesso consumatore in tale processo. Ad oggi in Italia il 90% dei consumatori mangia melone solo nei mesi estivi, in altri Paesi la percentuale scende al 60%. Il consumo durante l’estate va benissimo ma il nostro obiettivo è far comprendere che si può mangiare melone di alta qualità anche a febbraio o marzo”. Francescon si sofferma poi sull’andamento della campagna 2013. Buona la campagna siciliana in maggio, con prezzi soddisfacenti, più alti degli altri anni. “Tuttavia – sottolinea il produttore mantovano – abbiamo riscontrato in certi casi una qualità insoddisfacente. Alcuni produttori locali infatti usano tecniche produttive esasperate puntando tutto sulle quantità a discapito della qualità. Dal prossimo anno prenderò le distanze da chi opererà in questo modo scegliendo tecniche agronomiche sbagliate e dannose per l’immagine del settore”. Per quanto riguarda giugno “si sono visti prezzi molto alti, anche il 20% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. I picchi speculativi continueranno fino alla fine di luglio. Dalla seconda metà di luglio il prodotto inizierà a scarseggiare. Il picco di produzione sarà nella prima decade di agosto, mentre il finale di stagione rientrerà nella normalità. La nostra azienda inoltre tra agosto e settembre si concentrerà sull’export verso i Paesi del Nord Europa dove il consumo e il mercato è piuttosto stabile”. Emanuele Zanini

corso, invece, il numero uno di Alegra afferma che le previsioni di produzione per pesche e nettarine sono inferiori del 10-15%, per le pesche è previsto un calo del 5%, mentre per le albicocche c’è un crollo del 30-35% a causa soprattutto del clima. Stazionarie ciliegie e susine. “L’andamento

commerciale al momento (4 luglio, ndr) è soddisfacente, ma in pratica, la campagna, come conseguenza del ritardo di quasi 10 giorni nella raccolta, non è ancora iniziata per pesche nettarine e susine. Gli unici prodotti trattati sono albicocche e ciliegie. All’estero la Spagna con le offerte di G i u g n o

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cessive e per le alte temperature dello scorso anno che hanno creato qualche problema alle piante. Sul prodotto rimasto però si spuntano buoni prezzi. Per quanto riguarda le medio-tardive, invece, stiamo entrando in produzione in questi giorni (prima settimana di luglio, ndr), con un ritardo sul calendario medio di circa 6-8 giorni. Avremo delle nuove cultivar sul tardivo e andremo avanti fino ai primi di agosto. La qualità media è buona. Abbiamo inoltre utilizzato il diradamento meccanico in fioritura per consentire migliore qualità al frutto e pezzatura”. Il ritardo nel raccolto, sempre attorno alla settimana, riguarda anche pesche e nettarine. “Registriamo anche un leggero calo nei volumi, attorno al 4% per le nettarine e al 5% per le pesche, ma la qualità è importante. Ci sono buone aspettative di mercato. I primi prezzi sono incoraggianti con quotazioni superiori del 30% ri-

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del totale commercializzato. Mercati principali rimangono Germania e Regno Unito, oltre ai Paesi dell’Est. Le esportazioni raggiungono una cinquantina di Paesi oltre ad altri 52 Paesi. Secondo Marco Casalini, presidente di Terremerse, sulle albicocche il maltempo ha inciso notevolmente sulla stagione. “Sul prodotto della Basilicata, dove, nella zona del Metaponto, abbiamo una cinquantina di soci, una brinata avvenuta questa primavera ha causato seri danni alle coltivazioni determinando un calo produttivo del 70-80%”. Un dato importante visto che i volumi delle albicocche meta pontine incidono per il 25% del totale di albicocche prodotte dalla cooperativa con sede a Bagnacavallo (Ravenna). In generale il calo produttivo delle albicocche per Terremerse sarà del 35%. “In Romagna invece le quantità di albicocche si sono dimezzate a causa delle piogge ec-

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prodotto aumentate considerevolmente, si è fatta molto più aggressiva ed i prezzi sono diminuiti anche di 20/25 centesimi rispetto alla settimana scorsa (ultima di giugno, ndr) per pesche et nettarine”. Buono e stazionario il mercato delle albicocche a fronte di una raccolta comunque scarsa. Per quanto riguarda le susine Amidei afferma che “pur trovandoci all’inizio campagna, con la Spagna che prevede un raccolto scarso, ci attendiamo buone quotazioni se arriverà il caldo a incentivare i consumi”. Sui meloni Amidei dichiara come “oggi il prodotto sta andando malissimo dopo un mese di giugno dove le cose sono andate bene. SI sta confermando come un prodotto con alti e bassi”. Alegra prevede di collocare il proprio prodotto prevalentemente sul mercato estero, dove anche lo anno scorso ha collocato il 70%

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spetto al 2012”. Si prospetta nelle norma anche la stagione delle susine, in linea con le annate precedenti, anche se si prevede una crescita produttiva del 6%. “Partiremo tra una settimana (12 luglio, ndr) con la varietà Dofi Sandra”. I primi segnali incoraggianti per la stagione dei meloni sono arrivati a inizio luglio dopo un giugno, che seppur soddisfacente in termini di prezzi, si è rivelato essere molto complicato. Questo il punto di vista di Francesca Nadalini, dell’omonima azienda di Sermide (Mantova), secondo cui l’inizio di luglio ha iniziato a offrerire qualche spiraglio di ripresa. La stagione fino a quel momento è stata molto tribolata. Il clima ha condizionato enormemente le produzioni. “Finora (inizio luglio, ndr) Il mercato è stato pesante – spiega Nadalini. In giugno abbiamo registrato scarse quantità in serra e in partenza in campo aperto con anche un -30%

in volumi. I prezzi del prodotto erano piuttosto alti, ma la qualità a causa del maltempo dei mesi scorsi non è stata di buon livello. In questo modo purtroppo il consumatore, già poco propenso all’acquisto a causa del freddo che non incentiva di certo il consumo, si è ritrovato un frutto caro e di qualità non eccelsa”. Il freddo e le piogge hanno inoltre ritardato le coltivazioni e di conseguenza i raccolti. “Di solito tra il 15 maggio e il 15 giugno si apre una finestra in cui il Mantovano è una delle poche aree italiane produttrice di melone. Quest’ano invece a causa del clima abbiamo avuto un ritardo di maturazione che ha causato una sovrapposizione con altre zone come la Campania, la Puglia e l’alto Lazio che ci ha fatto perdere almeno 20 giorni di mercato”. Per Ettore Cagna, presidente di Agricola Don Camillo di Brescello (Reggio Emilia), “la qualità dei

meloni è rimasta su buoni livelli nonostante il maltempo abbia condizionato non poco l’andamento delle vendite e dei consumi. Tuttavia – sottolinea Cagna – siamo riusciti ad aprirci interessanti finestre con l’estero, dove le richieste sono state soddisfacenti”. Bene anche l’andamento della campagna dei mini cocomeri con vendite e prezzi più alti rispetto al 2012. Agricola Don Camillo per quest’anno prevede di produrre 24 mila tonnellate di meloni retati (nel 2012 furono 21 mila) 7 mila di angurie (contro le 6 mila del 2012) e 6 mila di “baby” angurie, mille in più rispetto all’anno scorso. Considerando anche al tri prodotti ortofrutticoli minori, Don Camillo quest’anno prevede di commercializzare 38 mila tonnellate di ortofrutta. La quota export viaggia tra il 10 e il 12%, “ma puntiamo a irrobustirla e portarla al 30%”. emanuele.zanini@corriereortofrutticolo.it

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