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ECONOMIA
ANNO XXVIII Nuova serie
Dicembre 2014 CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
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C orriere Ortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET
• 2014 Putin con il suo blocco è stato lo spauracchio di un anno PAG. 19
• GDO
PROTAGONISTI Ottavio Guala: Il futuro dei Mercati è nelle mani dei grossisti
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ANNO XXVIII - NUOVA SERIE
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Conad muove alla conquista della Cina PAG. 25
• MERCATI Perbellini presidente ma Roma, Milano e Torino lasciano PAG. 35
• VARIETÀ Envy, una mela tanto bella da fare invidia PAG. 51
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MENSILE
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Frutta, l’immagine negata ✍ Lorenzo
IL vino fa tendenza? Risposta: sì, senza esitazioni. Eppure i suoi consumi in Italia crollano (siamo vicini ai 40 litri pro capite, quasi dimezzati rispetto a 30 anni fa) e se non ci fosse l’export il comparto sarebbe alla canna del gas. E’ del tutto casuale la correlazione tra ‘fare tendenza’ e consumi. L’ortofrutta diamo per scontato che non faccia tendenza e i consumi continuano a calare. Anche qui non c’è un rapporto di causa-effetto; i problemi sono altri. Recentemente si sta alimentando un dibattito, anche un po’ ozioso, sull’ortofrutta se fa tendenza o no, se fa bene o è buona, e così via. Sento in giro un gran frullare di aria fritta. Di una cosa invece siamo assolutamente certi: il mondo dell’ortofrutta non comunica i suoi valori che sono tanti e legati ai giacimenti del made in Italy. La comunicazione – come noi andiamo scrivendo da anni – è il vero tallone d’Achille del settore, il male oscuro che tarpa le ali a un vero rinascimento come è accaduto per il vino. Signori, la comunicazione oggi è tutto. Chi non comunica può essere bravissimo, ma non esiste. Comunicare significa non solo far conoscere il proprio prodotto, ma accreditarsi, rendersi autorevole presso la pubblica opinione, influenzare comportamenti collettivi. Alcuni esempi. Il simpatico faccione di uno chef napoletano di grido ci informa che il gorgonzola non solo è buono ma fa anche bene. E dire che una volta quel formaggio veniva giudicato ‘pesante, troppo grasso’… La frutta secca solo pochi anni fa veniva guardata con sospetto: “mangiane poca che è piena di grassi”. Adesso ne viene consigliato il consumo (a dosi moderate) perché si è scoperto che non solo è buona ma fa anche bene. La comunicazione ci dà messaggi interessati (perché pagati da qualcuno) ma anche utili e non a caso la frutta secca sta facendo boom nei consumi (al contrario della frutta fresca). Il cambiamento delle abitudini alimentari degli italiani era al centro del 15° Rapporto di Mark Up con frutta e verdura “al cuore dell’alimentazione” (vedi articolo a pag…). Giustamente si è marcata la differenza tra salute e benessere: l’ortofrutta va associata soprattutto al wellness, perché assimilarla ad un farmaco evoca lo spettro della malattia. Al mondo produttivo-commerciale seduto in platea sempre il n.1 di Conad, Francesco Pugliese, ha spiegato che la frutta deve essere soprattutto buona e che il settore vive “di un gap di marketing pazzesco… L’ortofrutta oggi ha un’immagine vecchia, da sfigati, bisogna che diventi una cosa da fighi”. Cose dette e ridette : noi del Corriere Ortofrutticolo sulla mancanza di immagine del settore scriviamo da anni. Sicuramente se queste cose le dice un grande buyer come Conad, avranno maggiore impatto. Forse. Ma fotografare lo status quo non fa fare al settore neppure un mezzo passo in avanti. ServoFrassoldati
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no più organizzazione, più coordinamento, più spirito di squadra non solo per vendere ma anche per ‘vendersi’ presso la pubblica opinione, cioè i consumatori. Scoprire il tema del benessere adesso che tutti – a partire dalla grande industria – lo stanno usando, rischia di essere una mossa tardiva e inefficace. Una immagine la si costruisce mettendo a valore le risorse. Almaverde attraverso campagne di comunicazione è diventato il primo marchio del bio in Italia, facendo l’interesse dei suoi consorziati ma anche sdoganando presso la pubblica opinione un comparto di nicchia. Perché non si è mai riusciti a fare nulla del genere al di fuori del bio? Giustamente il mondo produttivo si lamenta che gli sforzi e i costi per qualità, sostenibilità, certificazione, ecc. non trovano riscontro nei prezzi. Ma i famosi valori dell’ortofrutta (salutistici, sociali, ambientali, culturali, economici) c’è qualcuno che li comunica? Ma se non abbiamo neppure statistiche attendibili sul ‘peso’ del settore! Concludendo: inutile far finta che l’ortofrutta non sia oggi percepita come una commodity, con poche eccezioni legate a chi da tempo ha intrapreso una politica di marca. Per costruire una immagine di speciality , la strada è lunga e non basta chiamare due cuochi a spadellare per invertire la rotta. Poi salute e benessere sono temi importantissimi, per carità. Ma ci sono anche altre priorità che vanno affrontate: ad esempio iniziative concrete per una maggiore competitività all'estero e sul mercato interno puntare a reparti ortofrutta nella Gdo che diano maggiori informazioni al consumatore e valorizzino le produzioni italiane (cosa che quasi nessuno fa). Avete mai visto una catena che promuove il prodotto italiano di stagione, non abbassando i prezzi ma al contrario alzandoli perché la stagionalità è sinonimo di qualità e freschezza e perché così si supporta l'economia nazionale? Priorità che richiedono una regia e un’organizzazione che oggi non ci sono. Per finire, al dilemma se la frutta fa bene o è buona rispondiamo banalmente: la frutta certo che fa bene e deve essere buona. Detto questo però non siamo che all’inizio del problema, non alla soluzione, che è tutta da costruire. Illudersi che l’ortofrutta sia oggi argomento per gourmet significa gettare il cuore (e la testa) oltre l’ostacolo. Magari lo diventerà ma in condizioni diverse da oggi e con attori diversi. Un rinnovato sistema ortofrutta Italia va costruito dalle fondamenta, non partendo dal tetto.
PUNTASPILLI ROMA CAPITALE (?) L’economia italiana è sempre in recessione ma il business delle agromafie prospera: 14 miliardi di euro. E Roma, adesso lo abbiamo capito, ne è la degna capitale. *
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Controeditoriale
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Alla fine della fiera… ✍ Antonio
L’informazione è fatta di notizie e opinioni. Questa è un’opinione. E riguarda le fiere. Ne hanno scritto molti, abbiamo letto di tutto senza capirci un granché, tranne una cosa: poco coraggio nel sostenere quello che davvero si pensa. Farò esattamente il contrario. Io sostengo Fruit Innovation, la fiera che si terrà a Milano dal 20 al 22 maggio. Non la sostengo perché mi-ci aiutino nel nostro impegno di editori e di giornalisti di settore. La sostengo - a costo di subirne danni, di inimicarmi amici che conosco e stimo da anni - perché ci credo. Potrei sbagliarmi, perché nessuno ha la verità in tasca, ma ci credo e per le ragioni che spiego. Macfrut ha 31 anni. L’ho conosciuta a partire dalla seconda edizione, frequentandola ogni anno. Poi ho conosciuto Fruit Logistica, visitandola dalla prima edizione. Poi Fruit Innovation, presente dall’inizio a Madrid, come prima a Berlino. All’inizio degli Anni Duemila ho scritto sul Corriere Ortofrutticolo delle idee su Macfrut che poi corrispondono a quello che da alcuni mesi dice il suo nuovo presidente, Renzo Piraccini. Allora, nessuno ci ha ascoltato, ma è scritto, è ‘agli atti’ come si suol dire, nero su bianco. Avevamo visto l’evoluzione di Fruit Logistica e avevamo capito che l’éra di Macfrut era al tramonto, constatando, con tristezza, che la vera fiera italiana dell’ortofrutta era diventata una hall di una fiera tedesca, il padiglione 2.2 di Messe Berlin: non l’aveva ordinato nessuno, di andare a Berlino, era stata ed è tuttora una scelta obbligata. A Macfrut si andava a salutare gli amici, a tirare per la giacca il ministro di turno, a Fruit Logistica per cercare nuovi clienti e nuovi fornitori. Per cercare soprattutto questi ultimi, ma anche per vendere un po’ di mele e un po’ di kiwi, oggi si va anche a Madrid. Per tante ragioni, Macfrut non riusciva, non poteva allora e non ha potuto negli ultimi anni, dopo aver subìto il sorpasso prima di Berlino poi anche di Madrid, cambiare pelle: era nata, continuava e continua ad essere una fiera di distretto, forse del più bel distretto ortofrutticolo italiano, con realtà importanti come Apofruit e altre, il distretto romagnolo, terra forte, di gente sanguigna, innamorata del proprio campanile. Non è un difetto, anzi. E’ una forza, ma è anche un limite. Dipende da quello che si vuole. Semplicemente in Romagna e sostenendo in primo luogo interessi romagnoli, non si può fare una fiera internazionale. La Romagna vuole vendere la sua ortofrutta e le sue tecnologie per l’ortofrutta. E va benissimo. Le vende a Macfrut? No. A Macfrut si può festeggiare a lambrusco e piadine, andare la sera in riviera, invitare amici e clienti a visitare l'aFelice
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zienda (e ci sono gioielli come l’impianto di Longiano di Apofruit) e tutto aiuta. Ma anche la Romagna, per vendere, va in massa a Berlino. Chiediamoci onestamente: è mai stata Macfrut lo specchio dell’Italia ortofrutticola? Forse all’inizio. Ma in generale la risposta è no. E adesso, cosa cambia con il trasferimento da Cesena a qualche chilometro più a sud, a Rimini, nella stessa terra di Romagna? Troppo poco per un cambio di registro, nonostante tutto, nonostante a capo di Macfrut sia stato messo l'uomo migliore. Renzo è un manager straordinario ma ha un limite che poi è il suo lato più bello: ama la sua terra, ha fatto grande Apofruit anche a livello internazionale per dare un contributo alla terra che ama, alla sua gente ma sa bene, meglio di chi scrive, che non potrà mai fare di Macfrut una Fruit Logistica e nemmeno una Fruit Attraction. Quel treno è passato e la scelta di Rimini ne è solo la conferma. La domanda è: ma allora è finita per l’Italia? Ho letto con attenzione l’intervento, un po’ sconsolato ("perché dovremmo rivedere il nostro budget partecipando alle tre fiere italiane o per quali criteri oggettivi dovremmo invece sceglierne una escludendo le altre?") dell’amico Francesco Cera, direttore del Mercato di Padova, poi quello - per la verità un po’ salomonico - della brava Rossella Gigli su FreshPlaza corredato dall’immagine delle Tre Grazie di Raffaello, poi quello, lungo, del giovane collega inglese Mike Knowles, direttore di Eurofruit Magazine su Italiafruit. E se una conclusione abbiamo potuto trarne è una mancanza di prospettiva, una mancanza di fiducia, un pensiero debole; ricavandone l’impressione, negativa e pessimistica, che l’Italia non sarebbe in grado di organizzare una fiera internazionale dell’ortofrutta. Ma perché? Knowles, in particolare, con il piglio del giornalista anglosassone che sembra volere andare fino in fondo, non poteva non abbozzare una conclusione (ma mi sarei aspettato da lui una maggiore convinzione nel sostenerla): che, in fondo, agli italiani è utile frequentare le fiere all’estero per cui perché tanto affannarsi attorno a quale fiera scegliere in Italia? Tanto - se abbiamo capito bene quello che ha scritto - sarebbe comunque una scelta perdente. Siamo i primi espositori a Berlino (battiamo persino i tedeschi), i secondi a Hong Kong dopo i cinesi, i secondi a Madrid dopo gli spagnoli; non c’è fiera sui prodotti freschi al mondo che non ci veda in prima fila. Sarebbe stato e sarebbe lo stesso se avessimo una fiera in Italia davvero internazionale, una fiera di business? Sarebbe altrettanto utile investire un’enormità di denari all’estero (Berlino in particolare è (segue a pag. 40) D i c e m b r e
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Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Emanuele Zanini Hanno collaborato: Pietro Barbieri, Chiara Brandi Sede operativa via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale: Antonio Felice Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 68 euro per due anni: 100 euro abbonamenti@corriereortofrutticolo.it Chiusura in redazione il 29.12.2014
Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
Profilo Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio organizzato. Il Corriere Ortofrutticolo è un formidabile, unico e specializzato strumento di raccordo e di informazione per l’intero settore. È presente a fiere in Italia e all’estero dove è diffuso a indirizzi specializzati di oltre 30 nazioni.
Diffusione 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Grossisti 29%, Dettaglianti 23%, Produttori 22%, Supermercati 9%, Import-export 6,5%, Servizi 5%, Tecnologie e Trasformati 2,5%, Altri 3%
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Blocco: lo spauracchio Putin PAG.19
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Il nuovo Macfrut rilancia a Rimini Milano risponde a suon di adesioni
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Perbellini a Mercati Associati Roma, Milano e Torino dicono ‘no’
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EDITORIALE Frutta, l’immagine negata CONTROEDITORIALE Alla fine della fiera…
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GENTE & FATTI La famiglia Iseppi, 85 anni di attività nel settore tra Svizzera, Italia e Spagna 6 Noberasco lancia la linea ‘Super Frutti’ all’insegna del benessere NOTIZIARIO
Copertina - Protagonisti Ottavio Guala. “I Mercati hanno un futuro”
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VARIETÀ & MERCATO Envy, dolce e croccante da fare invidia. Al via la produzione italiana 51
ATTUALITÀ Primo Piano - Bilancio di un anno Lo spauracchio Putin
FEDAGROMERCATI. Il ‘traghettatore’ Di Pisa invita all’unità per affrontare le scadenze della Federazione dei grossisti 36
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Primo Piano - Bilancio di un anno Protagonisti, l’evento che apre il 2015 si terrà a Mezzocorona di Trento. Undici in lizza per il premio Ortofrutta d’Italia, il vero Oscar del settore 21 Frutta sana, buona e virtuosa? Ma il consumatore fa confusione
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Conad si muove all’estero e va alla conquista della Cina
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Carrefour e Auchan segnano il passo Esselunga ‘regina’ degli utili
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Il progetto PeraItalia alla verifica Cruciale la campagna in corso
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MONDO Spagna, crolla l’export di pomodori Crescono le importazioni di kiwi
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Embargo russo: l’UE proroga a giugno gli aiuti
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In aprile torna Medfel
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Mondo flash: Polonia, Perù, Algeria, Germania, Israele, India, Argentina
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La famiglia Iseppi, 85 anni di attività nel settore tra Svizzera, Italia e Spagna 85 anni di attività della Famiglia Iseppi nel settore ortofrutta. Tutti i collaboratori delle singole Aziende di Gruppo: Iseppi Frutta Svizzera (Basilea e Campascio), Villafrut Verona (Italia), Villagrow Spagna (Almeria), hanno celebrato con una cena, a metà di dicembre, l’importante traguardo che sarà tagliato nel 2015. "Dietro ad una grande storia imprenditoriale ci sono sempre degli uomini e delle donne. Persone che antepongono l'essere all'apparire, persone animate da un'etica, da una passione e da uno spirito di sacrificio che oggi definiremmo d'altri tempi." Con queste parole Renato Iseppi ha aperto la serata. Successivamente Roberto Iseppi, direttore di Iseppi Frutta e Matteo Falzi, direttore di Villafrut hanno ringraziato i collaboratori presenti per i loro 20, 30 anni e più di lavoro presso le singole società del Gruppo. Successivamente, Javier Casares, direttore di Villagrow, la società più giovane, ha regalato a Villafrut ed Iseppi Frutta le targhe per commemorare Villafrut nel suo 30° anniversario dalla fondazione e Iseppi Frutta nel suo 55° anniversario. Infatti, sono esattamente 30 anni da quando è stata fondata Villafrut, mentre nel 2015 saranno 55 gli anni della Iseppi & Co., oggi Iseppi Frutta S.A., ovvero da quando due dei tre figli, Renato e Delio, hanno rilevato l'azienda dai genitori Adele Biancotti e Dino Iseppi. Adele e Dino Iseppi (nella foto a fianco), gestivano un'azienda agricola in Valposchiavo (Svizzera) e in Valtellina (Italia), dove coltivavano frutta e verdura. Negli anni Trenta hanno cominciato con l'attività di commercializzazione di frutta in Engadina (Svizzera) attraverso il passo Bernina. D'estate e d'inverno, col www.corriereortofrutticolo.it
Di Francesco presidente di Fairtrade Italia
carro trainato da cavalli, attraversavano il Passo del Bernina e scendevano verso St. Moritz fornendo ortaggi e frutta fresca agli alberghi. Successivamente, Adele e Dino Iseppi ampliarono il commercio di frutta e verdura a livello regionale con prodotti della regione che venivano messi sul mercato accanto alla produzione propria. Nel dopoguerra furono protagonisti dei primi magazzini a libero servizio in Svizzera, precursori della grande distribuzione organizzata di oggi. Oggi più di 215 collaboratrici e collaboratori contribuiscono al successo del Gruppo Iseppi che complessivamente commercializza nel mercato europeo 135.000 tonnellate di frutta e verdura l'anno, per un volume d'affari di circa 198 milioni di euro.
Giuseppe Di Francesco (nella foto) è stato eletto nuovo presidente di Fairtrade Italia. Il consiglio di amministrazione del Consorzio ha accolto le dimissioni di Andrea Nicolello-Rossi sia per la carica di presidente che di consigliere di amministrazione, dovute a sopraggiunti impegni personali e professionali, ed eletto il nuovo vertice. Giuseppe Di Francesco, già consigliere in Fairtrade Italia, dirige l’ufficio amministrazione della direzione nazionale di Arci e dal 2013 siede nel consiglio di amministrazione di Banca Etica. La notizia arriva a conclusione di un anno positivo per il Consorzio, che, in linea col trend degli ultimi semestri, registra una significativa crescita. Solo nei primi nove mesi del 2014 il valore del venduto dei prodotti del commercio equo certificato ha registrato un aumento del 20%.
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Una nuova gamma di prodotti, denominati Super Frutti: bacche, semi e frutti per uno stile di vita sano, per la prima volta nella grande distribuzione con una linea completa. A proporla è Noberasco che intende così intercettare una tendenza che negli ultimi dieci anni ha posto l’attenzione verso il benessere, cresciuta in misura esponenziale, così come l’attenzione alla prevenzione. Da frutta, bacche e semi si posso-
no attingere i principi attivi di cui l’organismo umano ha bisogno per superare particolari condizioni di stress e ricevere effetti benefici sulla salute. Ecco cosa cercano negli alimenti i consumatori di oggi. Così il gruppo piemontese ha presentato una gamma di prodotti dalle spiccate proprietà salutistiche, per la prima volta nella grande distribuzione. I Super Frutti sono otto referenze di frutti davvero super che vanta-
Alessandria: Zerbinati premiato come imprenditore dell’anno 2014 Simone Zerbinati (nella foto), direttore generale di Zerbinati Srl, azienda italiana leader di mercato nella produzione di verdure fresche pronte al consumo e di piatti pronti freschi, ha ricevuto il 12 dicembre dalla Camera di Commercio di Alessandria in rappresentanza dell’azienda di famiglia il premio “Imprenditore dell’anno 2014”, attribuito ogni anno ad aziende e personalità di spicco del tessuto economico della provincia di Alessandria. Questa la motivazione dell’assegnazione del riconoscimento: “L’azienda è stata fondata a Borgo San Martino nel 1970 da Ferdinando Zerbinati. In questa esemplare storia aziendale, tradizione e innovazione, un mix tipico delle eccellenze italiane, hanno costantemente rappresentato due poli capaci di orien-
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tare le scelte d’impresa, dimostrando il contributo che un’agricoltura evoluta e modernamente intesa può dare all’immagine e alla sostanza del made in Italy. Il riconoscimento a un giovane imprenditore che assomma in sé capacità e meriti di un’intera linea famigliare è anche un modo per dare l’opportuna risonanza a una formula tipicamente italiana di risposta alla crisi: l’imprenditorialità che si trasmette da una generazione all’altra”. La premiazione si è svolta al 'Palazzo del Monferrato' di Alessandria.
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Noberasco lancia la linea ‘Super Frutti’ all’insegna del benessere
no gusto e contenuto di nutrienti superiore alla media degli alimenti comuni in termini di vitamine, sali minerali, fibre, enzimi, antiossidanti e fitonutrienti: bacche di Maqui, di Aronia, di Goji, di Physalis, more di gelso, semi di Chia e Pitaya. A questi si aggiunge il Super Mix, misto dalle molte proprietà benefiche. I Super Frutti intendono essere un aiuto naturale per il benessere quotidiano attraverso uno stile di vita sano. Hanno effetti anti-invecchiamento, antinfiammatori, drenanti, contro l’ipertensione, protettivi della pelle, rinforzano ossa e denti. Noberasco ha accuratamente selezionato in ogni parte del mondo questi integratori naturali, energizzanti, persino considerati elisir di lunga vita. Il target di riferimento abbraccia tutte le fasce d’età: bambini, adolescenti, che notoriamente seguono diete alimentari povere di elementi salutari, adulti ed anziani.
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Bertaiola leader veronese di Confcooperative Fausto Bertaiola è il nuovo presidente di Confcooperative Verona. Eletto a metà dicembre dal consiglio provinciale di Confcooperative, subentra a Bruno Nestori, che lascia la presidenza dell'associazione scaligera dopo 18 anni. Bertaiola, 49 anni, è presidente della OP Consorzio Ortofrutticolo Padano. "Una responsabilità che assumo con realismo e spirito di squadra - ha dichiarato subito dopo la nomina - perché so di poter contare sulla disponibilità di un gruppo dirigente coeso, che rappresenta un’economia cooperativa solida nella nostra provincia”. Confcooperative Verona associa 360 cooperative che rappresentano oltre 57.000 soci e realizzano 3,7 miliardi di euro di fatturato.
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Più produttività e meno costi a D&D Frutta con Aweta Calistar Un'azienda giovane, nata nel 2007, ma che s'innesta sulla forte tradizione agricola e commerciale del territorio veronese, legato alle pesche e alle nettarine ma recentemente diventato una delle 'capitali' italiane e internazionali del kiwi. Parliamo della D&D Frutta srl di Sona, retta da Dino Pippa e dalla moglie Sonia Brentegani: un'azienda che ha saputo reagire ai tempi nuovi e alla crisi del mercato interno arrivando a esportare, in pochi anni, il 90% della produzione verso destinazioni extra-UE, dall'India agli Emitari, dal Nordafrica al Sud America. Un miracolo? "No - risponde Dino Pippa -, abbiamo costruito la nostra realtà passo passo e non abbiamo mai smesso di investire nell'azienda. Siamo partiti dalla produzione, che nel nostro caso significa quattro aziende agricole di proprietà, specializzate in kiwi e, più marginalmente, in nettarine, pesche e albicocche. Abbiamo certificato la produzione, prima con la basilare certificazione Global Gap, poi siamo passati a certificare anche l'attività commerciale, che fa capo alla D&D Frutta, con i certificati più richiesti dai distributori esteri come lo standard internazionale IFS. Adesso, siamo in attesa della certificazione per la Cina. Dopo la certificazione, abbiamo investito nell'altro elemento essenziale in un'azienda competitiva: le tecnologie all'avanguardia". "In questo campo - ci spiega il
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Dino Pippa e Sonia Brentegani di D&D Frutta con la nuova calibratrice Aweta Calistar
titolare di D&D Frutta - il passo avanti decisivo lo abbiamo fatto quest'anno con l'acquisto di una linea di lavorazione kiwi, nettarine, pesche con calibratrice Aweta Calistar 6 canali. La Calistar è entrata in funzione in settembre, pronta per la campagna kiwi, che significa circa 7 mila tonnellate pari al 60% della nostra produzione. Devo fare tanto di cappello alla Aweta per l'assistenza ricevuta nell'installazione e nell'entrata in funzione della macchina e anche per il rispetto dei tempi di consegna. Avevo visto con interesse in aziende della Romagna e del Piemonte il sistema di la-
vorazione con il trasporto a pinze, che rispetta molto il prodotto. Avevamo bisogno di una tecnologia che ci riducesse i costi e i tempi di lavorazione, una macchina flessibile, una soluzione a ciclo completo, acquistabile a lotti. Abbiamo trovato tutto questo in Aweta e l'investimento è stato deciso. Devo aggiungere che i sensori ottici che selezionano il prodotto per forma, colore e difetti esterni, permettendoci di dividere in automatico il prodotto di prima e seconda categoria, sono un elemento fondamentale per accrescere la nostra competitività. Un altro vantaggio è che l'impianto permette di lavorare in pre-calibratura oppure con confezionamento diretto. In definitiva, Aweta ha ascoltato le nostre idee e ci ha dato la risposta che cercavamo". La campagna kiwi di D&D Frutta è partita bene. La tecnologia e la professionalità di Aweta ha contribuito e contribuirà al risultato in maniera importante. D i c e m b r e
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che coltiva i suoi valori. ©Immagine : Eiko Ojala • Il marchio Pink Lady® è usato per la commercializzazione della varietà Cripps Pink (C.O.V.)
Pink Lady® firma una nuova comunicazione corporate sulla stampa periodica.
Portata in Italia dallo slancio collettivo di produttori appassionati, la mela Pink Lady® è l’avventura di donne e uomini riuniti in un’associazione senza scopo di lucro e legati dagli stessi valori. Rispetto del
Una comunicazione che si pone come obiettivo la presentazione dei valori della mela attraverso la valorizzazione dell’impegno della filiera responsabile Pink Lady® nei confronti del know-how degli Uomini, nel rispetto della Terra, dell’amore e del Tempo.
lavoro dell’uomo. Rispetto del tempo. Rispetto della terra. Questi valori sono alla base di tutte le scelte e di tutte le azioni e costituiscono il terreno fertile dal quale nasce una mela straordinaria.
COLTIVARE L’ESPERIENZA DELL’UOMO Nata dall’attento lavoro dell’uomo, la mela Pink Lady ® è il
• Associazione senza scopo di lucro
frutto di una minuziosa produzione e di un progetto collettivo,
• Produttori pienamente coinvolti nella governance
basato su solidi valori: giusta condivisione del valore
• Vivaisti, produttori e commercianti sono associati in una filiera produttiva virtuosa
economico, trasmissione del sapere tradizionale, filosofia
molto più di una mela
comune di progresso... Una produzione di eccellenza e un
• 2 827 produttori europei, 100 centri di condizionamento certificati e 10 000 lavoratori diretti
modello di sviluppo virtuoso in cui i valori umani crescono giorno dopo giorno.
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©Immagine : Eiko Ojala • Il marchio Pink Lady® è usato per la commercializzazione della varietà Cripps Pink (C.O.V.)
Portata in Italia dallo slancio collettivo di produttori appassionati, la mela Pink Lady® è l’avventura di donne e uomini riuniti in un’associazione senza scopo di lucro e legati dagli stessi valori. Rispetto del lavoro dell’uomo. Rispetto del tempo. Rispetto della terra. Questi valori sono alla base di tutte le scelte e di tutte le azioni e costituiscono il terreno fertile dal quale nasce una mela straordinaria.
Portata in Italia dallo slancio collettivo di produttori appassionati, la mela Pink Lady® è l’avventura di donne e uomini riuniti in un’associazione senza scopo di lucro e legati dagli stessi valori. Rispetto del lavoro dell’uomo. Rispetto del tempo. Rispetto della terra. Questi valori sono alla base di tutte le scelte e di tutte le azioni e costituiscono il terreno fertile dal quale nasce una mela straordinaria.
COLTIVARE IL RISPETTO DELLA TERRA Riconoscente alla terra che la nutre e desiderosa di proteggere il suo ambiente, la mela Pink Lady® matura nei migliori terreni, molto più di una mela
©Immagine : Eiko Ojala • Il marchio Pink Lady® è usato per la commercializzazione della varietà Cripps Pink (C.O.V.)
LA MELA CHE COLTIVA I SUOI VALORI
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in frutteti a misura d’uomo. Il suo sistema di produzione preserva le risorse naturali e si ispira alle tradizioni, per valorizzare un modello virtuoso di produzione agricola che integra la lotta contro lo spreco alimentare e la riduzione dei rifiuti.
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- Pink Lady® è il marchio utilizzato per la commercializzazione della varietà Cripps Pink (C.O.V)
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Nasce Vi.Va. con Apofruit, Codma, Pempacorer, Sole e Terra di Bari Le sfide del mercato globale e la difficile situazione del comparto ortofrutticolo impongono nuove strategie e nuove alleanze. E' nata così la nuova Associazione di Organizzazioni di Produttori (AOP) 'Gruppo Vi.Va. Visione Valore Soc. Coop.' Alla società aderiscono l’Apofruit Italia di Cesena (FC), Pempacorer di Bagnacavallo (RA), Sole di Parete (CE), Codma di Fano (PS) e Terra di Bari di Noicattaro (BA). Alla presidenza è stato nominato Marco Casalini, già presidente di Terremerse aderente a Pempacorer, mentre la direzione è stata affidata a Mario Tamanti di Apofruit Italia. Per effetto di un valore della produzione commercializzata di circa 400 milioni di euro conferita da 5.138 produttori associati è stato recentemente approvato il programma operativo quinquennale 2015-2019 del 'Gruppo ViVa' che prevede per ogni anno investimenti di circa 37 milioni di euro. Le somme sono destinate alla programmazione e la gestione in rete degli investimenti a cui partecipano tutte le OP associate con particolare riferimento alla programmazione delle produzioni e l’innovazione varietale, allo sviluppo delle produzioni di qualità e del biologico, alla realizzazione di strategie comuni di valorizzazione e commercializzazione delle produzioni degli aderenti tramite le filiali del Gruppo, alla politica di marca e lo sviluppo dell’export e di nuovi mercati. 'Abbiamo voluto fortemente questa aggregazione - ha sottolineato il presidente Marco Casalini in quanto il livello del mercato internazionale sempre più difficile e competitivo genera ormai frequentemente forti tensioni nel rapporto domanda/offerta a discapito della remunerazione D i c e m b r e
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FruitImprese, a settembre export in aumento a volume ma in calo a valore I dati relativi ai primi nove mesi del 2014 degli scambi commerciali di ortofrutta non si discostano molto dal trend registrato negli ultimi mesi: aumento dei volumi esportati del 4,6% per un valore inferiore del 3,6%; in calo le importazioni sia in volume (3,1%) che in valore (-2,7%). Il saldo è di circa 587 milioni di euro (-6,7% rispetto allo stesso periodo del 2013). Ne dà notizia FruitImprese. Complessivamente da gennaio a settembre, le imprese italiane hanno esportato 2 milioni e 807 mila tonnellate per un valore di poco superiore a 2 miliardi e 835 milioni di euro. In flessione i flussi di esportazione di ortaggi (-1,9%); segno positivo per gli al-
tri comparti: frutta fresca (7,3%); agrumi (3,4%) e frutta secca (23,7%). In termini economici si è registrato un incremento soltanto per la frutta secca (40,1%), mentre vi è stato un calo per ortaggi (-9,7%), agrumi (-7,4%) e frutta fresca (-4,5). Per quanto riguarda le importazioni, l'Italia ha importato circa 2 milioni e 412 mila tonnellate di ortofrutticoli per un valore di 2 miliardi e 248 milioni di euro. Tra i singoli comparti incremento in volume per frutta fresca (2,4%), frutta secca (19,1%) e frutta tropicale (5,5%); in calo agrumi (-23,9%) e ortaggi (-6%). In valore segno negativo per ortaggi, agrumi e frutta fresca e positivo per frutta secca e frutta tropicale.
per i produttori aderenti. E’ per questo che sono richieste nuove strategie con l’attivazione di processi comuni e nuove iniziative di sviluppo'. Tra gli obiettivi previsti, oltre alle opportunità che derivano dai meccanismi di applicazione dell’OCM ortofrutta, si evidenzia la possibilità di accesso a nuove varietà in esclusiva, il godimento di economie di scala con la gestione comune delle attività produttive, l’ampliamento della gamma di beni e servizi prodotti, la possibilità di accedere a nuovi sbocchi commerciali, la facilitazione dell’accesso a istituzioni finanziarie e pubbliche, l’accesso alle varie forme di sostegno sia comunitarie, nazionali e regionali, la gestione in comune di marchi commerciali, l’abbassamento dei costi partecipando in forma comune anche come centrale acquisti e quindi alla maggiore forza contrattuale. Gruppo ViVa sarà chiamata anche a coordinare le attività svolte dalle filiali partecipate dalle OP associate, quali Mediterraneo Group spa consortile, Canova srl e Fruttagel sca. La nuova AOP si
propone inoltre di attuare per conto dei soci azioni di prevenzione e gestione delle crisi previste dalla normativa OCM con particolare riferimento alla gestione dei ritiri dal mercato e la realizzazione di azioni promozionali comuni. Fra gli obiettivi prioritari quello di favorire la partecipazione di altre OP del settore che intendano integrarsi sul piano gestionale e commerciale.
NOTIZIARIO
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SIPO e Dismano uniscono le forze: nasce in Romagna Flavour Valley Spa La famiglia Ceccarini di SIPO (Società Italiana Prodotti Ortofrutticoli) e la famiglia Bagnara dell’azienda agricola Dismano storica azienda radicata nel territorio forlivese dal 1904 - hanno costituito a inizio dicembre la Flavour Valley Spa Società Agricola. La società nasce con l’obiettivo di produrre e distribuire sul mercato interno e sulle principali piazwww.corriereortofrutticolo.it
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Notiziario ze internazionali gli ortaggi romagnoli di qualità, con un knowhow della filiera orticola che va dal campo alla commercializzazione accumulato dalle due aziende fondatrici in decenni di attività. Nella compagine societaria ci sono Maria Teresa Mengarelli nel ruolo di presidente, Gabriele Bagnara come consigliere di amministrazione e Massimiliano Ceccarini con l’incarico di amministratore delegato. “In Flavour Valley abbiamo voluto portare i nostri principi di valorizzazione dei prodotti territoriali - dichiara Maria Teresa Mengarelli - facendo tesoro dell’esperienza di SIPO che da più di 50 anni opera sul mercato come azienda leader nel campo delle produzioni a foglia larga”. “Flavour Valley dedicherà la massima attenzione alla filiera orticola e alla biodiversità - sottolinea Massimiliano Ceccarini - e vuole essere lo strumento con cui affrontare un percorso di crescita comune orientato alla internazionalizzazione: una scelta guidata dalla voglia di crescere, come sempre al fianco dei nostri clienti”. Flavour Valley si occuperà di semina e trapianto, coltivazione e raccolta di ortaggi a lotta integrata per la filiera di prima e quarta gamma e successiva trasformazione e commercializzazione in giornata, a temperatura controllata. Le principali categorie merceologiche sono: carote, sedano, lattughe, indivie, verze, zucche e zucchine, cavolo nero, cavolo cinese, radicchio, scarola, cavolo cappuccio e pan di zucchero.
Cooperative VIP: dopo Mivor e Texel l’automazione anche alla Geos Dopo i due magazzini automatici della cooperativa Mivor e della cooperativa Texel, l’Associazione delle Cooperative Ortofrutticole della Val Venosta, VIP ha pianificato la realizzazione di un terzo 12
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magazzino automatico presso la cooperativa Geos per il 2015. Il nuovo magazzino avrà una capacità pari a 17.500 bins, con otto corridoi a trasloelevatori, la possibilità di un flusso in entrata di 160 x 3 bins all‘ora e in uscita 190 x 3 bins all‘ora. Il fine è quello di ottimizzare al meglio la gestione della merce, attraverso la totale automazione del passaggio tra la fase di calibrazione e quella di lavorazione/imballaggio. Grazie al sistema FIFO (First in, First out), ovvero il prodotto che per primo entra nel magazzino automatico è il primo ad uscire, è assicurato al meglio il mantenimento della freschezza e l’alta qualità delle mele. Completamente automatizzati, i magazzini garantiscono la totale tracciabilità delle merci e il puntuale controllo delle giacenze, ottimizzando così le condizioni di stoccaggio.
Bologna: per Fico 3 milioni dalla Camera di Commercio La Giunta della Camera di commercio di Bologna ha deliberato un ulteriore impegno dell'Ente camerale di tre milioni di euro per Fico - Eataly World. Ciò si aggiunge ai due milioni di euro di quote già sottoscritte da parte della Camera di commercio del Fondo Immobiliare 'Parchi Agroalimentari Italiani' e ai circa 4 milioni di euro fatti confluire dalla Camera di commercio a tale Fondo in relazione alla partecipazione dell'Ente camerale nella società Centro Agro-Alimentare di Bologna. L'ulteriore investimento, ha commentato il presidente della Camera di Commercio Giorgio Tabellini, è finalizzato a "poter consentire l'avvio dei lavori per la realizzazione di Fico, importante occasione di sviluppo per tutti i settori nell'attuale contesto economico".
Articolo 62: istruttoria dell'Antitrust per Eurospin L’Autorità Antitrust ha avviato la sua prima istruttoria in materia di relazioni commerciali tra operatori della filiera agro-alimentare, contestando alla Eurospin Italia, holding del gruppo leader sul mercato nazionale del discount, una violazione dell’art. 62 del D.L. 1/2012, cosiddetto Decreto liberalizzazioni, e delle disposizioni del relativo Decreto di attuazione. Queste norme, in forza delle quali è stata attribuita all’Autorità una nuova competenza, vietano al contraente più forte di imporre alla controparte negoziale condizioni non eque, in presenza di uno squilibrio di potere commerciale tra le parti che hanno un rapporto di fornitura di prodotti agroalimentari. Nella comunicazione di avvio, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha ritenuto che la posizione di primato del gruppo Eurospin sul mercato della Grande distribuzione organizzata nel canale discount (per numero di punti vendita, fatturato e fedeltà dei clienti) comporti per la holding Eurospin Italia la possibilità di esercitare una forte pressione commerciale nei confronti dei produttori agricoli e alimentari, parti deboli del rapporto, in sede di negoziazione, conclusione ed esecuzione dei contratti di fornitura. L’istruttoria, di cui si è saputo nella prima settimana di dicembre, riguarda, in particolare, "la presunta condotta di Eurospin Italia consistente nell’avere imposto ai propri fornitori il versamento semestrale di contributi economici ingiustificatamente gravosi, in quanto non rispondenti ad alcun servizio prestato dal gruppo in loro favore". I funzionari dell’Agcm, con la collaborazione della Guardia di Finanza, D i c e m b r e
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Notiziario hanno condotto accertamenti ispettivi presso la sede della società. L’istruttoria dovrebbe concludersi alla fine del prossimo marzo.
Mela a polpa rossa: Kiku e Escande lanciano il marchio Redmoon Surprise
Redmoon® Surprise é un nuovo marchio per una gamma di mele a polpa rossa. Il marchio nasce dalla collaborazione del vivaio francese Escande, e l'italiana Kiku Variety Management dei fratelli Braun, conosciuta per il marchio Kiku. "Kiku è uno dei leader nel mondo per il management di varietà e marchi", afferma Benoit Escande dell'omonima azienda. "Con Kiku®, ma anche altri brand come la mela snack Isaaq® oppure la Crimson Snow®, i Braun dimostrano una professionalitá nell´introduzione di novità propense a generare ottime opportunità per i produttori da una parte, e dall´altra un'emozione gustativa per il consumatore". "L'enfatizzazione della qualità affermano i fratelli Braun - è il nostro credo: vogliamo creare un'emozione nel consumatore, creare consumi aggiuntivi con prodotti innovativi e di altissima qualità. La gamma di mele a polpa rossa Red Moon® è infatti di alta qualità: ci sono alcune varietà ottime per i prodotti trasformati 14
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come il succo ed i chips. Altre invece, sono buone per il consumo fresco, ed in piú sono stoccabili per diversi mesi". "Il prodotto di qualità è la base, ed è una parte - continuano i Braun - l’altra è il marketing. Con le mele a polpa rossa nasce la difficoltà di comunicare questa caratteristica non-evidente al consumatore. Da qui è nata
l´idea di brandizzare con Surprise, cioé annunciare dal principio che ci sará la sorpresa. Infatti la sorpresa c'è, ed é la polpa rossa". I piani di sviluppo prevedono piantagioni in numerosi Paesi europei per capire il potenziale nelle diverse realtá climatiche. In piú, nasceranno alcuni ettari giá nella primavera 2015 in Italia, piantati dagli stessi Braun.
Terremerse investe sulle nuove varietà Per la Cooperativa Terremerse si prospetta nel 2014 un incremento complessivo di fatturato del bilancio consolidato - comprendente anche le società controllate Terre da Frutta, Semìa e Borgobuono - che raggiunge i 171 milioni di euro, con un aumento di 11 milioni rispetto al 2013 (pur in presenza della pesante flessione dei prezzi), corrispondente circa al 6,8% di crescita, facendo così
registrare un incremento di fatturato di ben 40 milioni di euro negli ultimi quattro anni. Il prestito da soci, in costante aumento, raggiunge i 14 milioni di euro. Il margine prevedibile, superiore al mezzo milione di euro, ricavato dalle attività con clienti non soci che la Cooperativa gestisce nei vari settori, verrà destinato ad accantonamenti, che sommati a quelli già effettuati negli anni precedenti, andranno a raggiungere la ragguardevole somma di 2 milioni di euro. Il comparto ortofrutta realizza un importante recupero di volumi di conferimento (+90.000 quintali rispetto al 2013: +23%). La crescita dei volumi dovrà essere accompagnata da un ulteriore impegno di sostegno da parte della Cooperativa, in attesa di realizzare compiutamente il riposizionamento verso nuovi prodotti, intercettando imprese e territori in grado di generare redditi aggiuntivi, così da abbassare ancora i costi dei servizi per gli associati. "Le produzioni classiche della Romagna, come le nettarine, hanno bisogno - si ritiene - di essere integrate con importanti innovazioni di prodotto". Terremerse sosterrà, con risorse del piano operativo, nuovi investimenti per varietà di kiwi rosso e giallo, nuove varietà di mele come la Fujion, e opererà per dare massima diffusione alle innovazioni tecnologiche e agronomiche, quali reti avvolgenti, diradamento meccanico, finalizzate a realizzare economie di costo. Il settore delle agroforniture (commercializzazione prodotti agronomici e zoomangimistici, macchine e attrezzature agricole, impiantistica, irrigazione e drenaggio) mette a segno un ulteriore incremento del fatturato dell’11%, conservando la propria marginalità e configurando la presenza di Terremerse nel settore come uno dei maggiori player di livello nazionale, pronto a compiere nuovi balzi in avanti, attraverso acquisizioni d’impresa, già allo studio per il budget dell’anno nuovo. D i c e m b r e
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Assomela: volumi record, vendite dinamiche Ottimismo sui prezzi dei prossimi mesi Come di consueto a metà dicembre Assomela ha reso disponibili i dati definitivi di produzione per la stagione. Il Comitato marketing di Assomela ha analizzato la situazione a livello regionale e provinciale. Il volume di mele prodotte si assesta a 2.460.005 tonnellate con un aumento del 14,3% rispetto al totale 2013. Si confermano nel complesso le previsioni per una stagione produttiva record, sostenuta da una primavera mite e favorevole all'impollinazione e successiva allegagione ed una estate fresca e regolarmente piovosa che ha sostenuto uno sviluppo progressivo e regolare dei frutti. La qualità finale dei frutti in termini di gusto e colorazione è particolarmente elevata, favorita da condizioni climatiche molto positive, con temperature notturne fresche nel corso della raccolta. Tutto il volume prodotto è stato regolarmente immagazzinato e si presenta in condizioni ottimali per una conservazione regolare e prolungata. La produzione della Comunità Europea si conferma parimenti elevata e, sia pur con qualche dato da confermare, si colloca attorno a 11 milioni 900 mila tonnellate. Le giacenze di "mele da tavola" in Italia alla data 1 dicembre 2014 sono di 1.595.713 tons, superiori del 14% rispetto alla stessa data dell'anno precedente. A livello comunitario le giacenze allo stesso periodo si collocano attorno ai 5 milioni di tonnellate, in aumento di circa il 12% rispetto all'1 dicembre 2013. Dalla partenza della stagione commerciale sono state vendute complessivamente 556.672 ton., con un aumento particolarmente significativo pari a 105.765 tonnellate (+23%) rispetto allo stesso periodo del 2013. Per il gruppo Gala si registra una vendita di 180.793 ton. da inizio sta-
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gione, rispetto alle 152.073 ton. dell'anno precedente, livello record che consente di recuperare buona parte dell'aumento di disponibilità rispetto all'anno precedente. Ottimi volumi di vendita si trovano anche per il gruppo Red delicious, con 64.388 ton. collocate all'1 dicembre 2014 contro le 40.544 del 2013, della Fuji con 34.272 ton. vendute rispetto alle 29.505 del 2013 (+16%) e per la Golden delicious, che evidenzia un volume di vendita pari a 165.872 ton. con un aumento di 30.082 ton. (+ 22%) rispetto al 2013. In maniera un po' sorprendente la stessa Granny Smith segna un record di vendite, con 39.215 ton. esitate nella stagione corrente contro le 18.602 dello stesso periodo nell'anno 2013 (+ 99%). Anche a livello comunitario i volumi di vendita al 01 dicembre sono significativamente alti, superiori di circa 200.000 ton. (+75%) dalla partenza della campagna di commercializzazione. La situazione di mercato corrente a metà dicembre risultava pesante ed ancora segnata da un eccesso di offerta che pesa sulle valutazioni commerciali, con valori medi delle mele in alcuni casi sicuramente inferiori al costo di produzione. I trends di vendita sono comunque molto interessanti. Per alcune varietà, come Gala e Fuji, che stanno rientrando entro volumi di disponibilità ordinari, si avvertono già primi segnali di recupero dei prezzi. Se il ritmo di vendita proseguirà con la medesima dinamica, il volume di prodotto aggiuntivo rispetto al 2013 potrebbe essere assorbito già dai mesi primaverili. Tutti questi fattori permettono di esprimere valutazioni prudenti ma ragionevoli per una graduale ripresa del mercato nel prosieguo della stagione commerciale.
Pere, Amidei: “Già venduto il 45% dei volumi di Abate” I dati definitivi relativi alla produzione italiana di pere indicano, per quest’anno, circa 736.000 tonnellate a livello nazionale, confermando così per l’Italia un raccolto di pere piuttosto contenuto, nettamente al di sotto del potenziale produttivo. L’offerta si pone su livelli molto simili a quelli dell’anno scorso ed al di sotto del 6% rispetto alla media del quadriennio 2009/2012. E’ quanto emerge dai dati diffusi dall’OI Pera sulla base delle elaborazioni condotte da CSO. Per quanto riguarda le giacenze di pere in Emilia Romagna i dati relativi ad inizio dicembre evidenziano un ritmo di vendita fino ad oggi molto sostenuto: al 1° dicembre 2014 risulta già immesso sui mercati il 53% del totale delle pere immagazzinate, contro il 40% dello scorso anno. Forte la richiesta per tutte le varietà. Per quanto riguarda l’Abate Fetel vede a inizio dicembre già venduto il 45% del totale prodotto, contro il 27% dello stesso periodo dello scorso anno. Ad inizio dicembre, quindi, a fronte di una produzione di Abate pari al 18% in più rispetto all’anno precedente si è registrata una disponibilità di prodotto pari all’11% in meno grazie alle maggiori vendite di tutto il periodo autunnale. “Siamo di fronte – dichiara Gianni Amidei, presidente dell’OI Pera – ad una campagna commerciale che ha mostrato fino ad ora una grande vivacità, come attestato anche dall’alta percentuale di venduto raggiunta già ai primi di dicembre. A metà mese stiamo assistendo ad un lieve rallentamento della domanda che va ritenuto fisiologico in questo periodo che vede il mercato più orientato sulle promozioni degli agrumi. Va sottolineata comunque la buona qualità del prodotto”. D i c e m b r e
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Forte dei buoni risultati raggiunti fino ad oggi, nonostante lo scenario economico non favorevole e le grandi difficoltà registrate quest’anno prima a causa della crisi della frutta estiva e poi dell’embargo russo, il gruppo Apo Conerpo, con le sue business unit Alegra, Naturitalia, Valfrutta Fresco e Brio guarda avanti con fiducia. Lo sostiene il presidente di Apo Conerpo Davide Vernocchi. Anche per il futuro, la più grande organizzazione di produttori ortofrutticoli europea continuerà il percorso intrapreso, investendo sulla ricerca e l’innovazione, potenziando le attività commerciali delle filiali con l’ampliamento delle disponibilità di prodotto e l’apertura di nuovi mercati, sostenendo, anche dal punto di vista finanziario, le cooperative e le aziende agricole associate. Nel 2015 la OP investirà complessivamente 15 milioni di euro di cui 750 mila euro nella ricerca e sperimentazione, 5,5 milioni nella riconversione varietale, 2,2 milioni negli impianti di irrigazione e antigrandine, 4 milioni negli impianti di lavorazione e condizionamento e 2,5 milioni in azioni promozionali.
Italia, Spagna e Francia spaventate dall’import marocchino Il gruppo di contatto italo-francospagnolo del pomodoro composto da rappresentanti dei tre Paesi produttori Italia, Francia e Spagna ha analizzato nella prima settimana di dicembre la situazione del comparto che vede una forte crescita delle importazioni di pomodoro dal Marocco, più del 50% dall’inizio della campaD i c e m b r e
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gna rispetto a quella scorsa. Nello specifico dagli ultimi dati si evince che le importazioni comunitarie di pomodoro marocchino a ottobre sono aumentate del 66% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, secondo i rilievi del mercato di Saint Charles in Francia, principale punto di entrata in Europa del prodotto del Paese nordafricano. La crescita si è confermata a novembre con un +55% dei volumi rispetto al 2013. Secondo il gruppo di contatto questo export “disordinato” da parte del Marocco rischia di danneggiare gravemente il mercato comunitario con conseguenti perdite per i produttori dei tre Paesi produttori europei.
Kiwi: Jingold amplia la gamma con la varietà ‘verde boerica’
Dopo la recente acquisizione di tre nuove varietà di kiwi, l’offerta Jingold aumenta ulteriormente grazie all’accordo di licenza siglato con la società agricola Bovo Angelo di Giuseppe e F.lli s.s. per la gestione della varietà Boerica. “L’accordo punta a migliorare i processi di gestione della varietà lungo tutta la filiera produttiva e contribuire al suo migliore sviluppo” ha commentato Valentino Bovo della società agricola Bovo Angelo, titolare della varietà Boerica. Alessandro Fornari (nella foto), direttore di Jingold spa, ha aggiunto da parte sua: “Crediamo che la varietà Boerica abbia grandi potenzialità. Questa operazione va ad inserirsi in un progetto di gestione della categoria kiwi
che Jingold sta portando avanti nei principali mercati mondiali, ai quali l’azienda è in grado di offrire una gamma intera di kiwi, con caratteristiche organolettiche d’eccellenza, per 12 mesi all’anno”.
Almaverde Bio: cresce la riconoscibilità del marchio
NOTIZIARIO
Apo Conerpo investe 15 milioni nel 2015 a partire dalle nuove varietà
E’ stata presentata il 27 novembre durante un incontro organizzato da Almaverde Bio a Bologna un’indagine di mercato sulla notorietà del marchio Almaverde. L’indagine - svolta dalla società di ricerca Beyond Research dal 31 ottobre al 7 novembre scorsi - è stata condotta su un campione di 1.000 persone rappresentativo dell’universo di riferimento (famiglie italiane). In generale il 77% del campione ha acquistato prodotti alimentari biologici negli ultimi 12 mesi, di questi il 48% può essere considerato consumatore abituale (con frequenza di acquisto uguale o superiore ad una volta a settimana). Tracciando il profilo del consumatore bio tipo, emerge che sebbene gli acquisti siano distribuiti abbastanza omogeneamente per fasce di età, la maggiore concentrazione tra i consumatori abituali è da ricercarsi tra i giovani al di sotto dei 34 anni, sia uomini che donne. Il maggior numero di acquirenti abituali abita in centri medi (tra i 30 e i 100 mila abitanti), ha un grado di istruzione elevato (laurea) e un reddito superiore a media. La notorietà del marchio Almaverde ha raggiunto una percentuale pari al 71%. La brand awarness dei soli acquirenti bio mostra Almaverde inferiore solo al totale delle private labels, con il 77% contro l’89%, ma di gran lunga migliore rispetto a qualsiasi altro brand (NaturaSì 51%, Prima Natura Bio 47%, Rigoni di Asiago 44%, Alce Nero 43%). www.corriereortofrutticolo.it
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Lo spauracchio Putin Dall’embargo russo alla pesantissima crisi della frutta estiva, dalla sfida a tre nel sistema fiere di settore alla scomparsa di personaggi come Danila Bragantini, Romeo Lombardi e Gennaro Galdiero, per finire con la spaccatura nel mondo del Mercati all'ingrosso e le dimissioni di Ottavio Guala, protagonista di un lunga stagione di sviluppo dei Centri Agroalimentari italiani. Sono solo alcuni degli argomenti caldi del 2014. Un’annata che ha segnato alcune tappe importanti del settore , che il Corriere Ortofrutticolo, mese per mese, come ogni anno, ha raccontato dando spazio alle storie dei personaggi delle undici copertine del mensile. Qui di seguito ripercorriamo l’anno appena concluso attraverso le pagine della rivista. GENNAIO Il protagonista della prima copertina dell’anno è Luca Granata, direttore generale di Melinda, uno degli artefici del definitivo decollo del Consorzio trentino dedito alla produzione e commercializzazione di mele prodotte in Val di Non. Nel numero non poteva ovD i c e m b r e
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L’embargo russo è stato l’evento più importante del 2014, le cui conseguenze negative si ripercuotono anche nel 2015. Altri eventi clou: guerra delle fiere e spaccatura nei Mercati
viamente mancare la presentazione della serata degli “Oscar della frutta” a Dozza (Bologna) organizzata dal Corriere Ortofrutticolo per celebrare i protagonisti del 2013. Tra le notizie del mese da segnalare l’annuncio da parte di Fruttital, azienda di Gf Group, della famiglia Orsero, dello spostamento di buona parte della distribuzione e della logistica dalla storica sede di Albenga (Savona) a Verona. FEBBRAIO Innovazione e internazionalizzazione. Sono i due punti di forza del “protagonista” Raffaele Spreafico, manager dell’omonima azienda lombarda, una delle più organizzate e strutturate realtà private in Italia. Viene lanciato il progetto Fi.Co, Fabbrica Italiana Contadina. Secondo il vicepresidente vicario di Fedagro Valentino Di Pisa, il progetto, ideato dal
CAAB in collaborazione con il Comune di Bologna e Eataly, può dare una svolta alla città felsinea, all'Emilia Romagna e all'intera Italia dell'agroaliomentare. Il progetto poggia su due figure chiave che, come si dice, ci hanno messo la faccia: Andrea Segré, presidente del CAAB, e Oscar Farinetti, il patron di Eataly. La seconda edizione della serata dei Protagonisti dell'Ortofrutta Italiana, con la partecipazione del presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro, segna il successo dell’iniziativa del Corriere Ortofrutticolo. MARZO La rivista dedica la copertina a Josef Wielander, direttore di Vi.P, l’associazione che riunisce le sette cooperative della Val Venosta, che punta tutto sul marchio d’origine per il successo delle proprie mele in Italia e all’estero. Il monwww.corriereortofrutticolo.it
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Primo piano
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do delle banane è sotto choc per l’annunciata fusione tra Chiquita e Fyffes (che dopo pochi mesi verrà clamorosamente sciolta con l’inserimento della brasiliana Cutrale in posizione di comando al posto del gruppo irlandese). Arrivano nuove conferme da Fruit Logistica, sempre più mondiale, sempre più mastodontica, mentre il mondo ortofrutticolo italiano e romagnolo in particolare piange la scomparsa di Romeo Lombardi, tra i fondatori di Apofruit. APRILE Le dimissioni di Claudio Gamberini da responsabile Ortofrutta di Conad a seguito del presunto scandalo delle patate 'italiane' coltivate in Francia, creano incredulità e disagio. In un mondo di persone che non mollano mai la poltrona, Claudio Gamberini lancia un segnale diverso, di serietà. Tra l'altro, a quanto pare, con il
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presunto scandalo lui c'entrava poco o nulla. Il caso fa riflettere sui rapporti tra i buyer della GDO e mondo della produzione. A Roma si svolge l’assemblea annuale di FruitImprese con l’appello del presidente Marco Salvi a lavorare per creare un vero sistema organizzato dell'ortofrutta italiana. Agrintesa e Alegra entrano in Brio per creare un colosso italiano nel settore del biologico. Protagonista della copertina di aprile è Luca Battaglio, presidente dell’omonimo gruppo torinese, una delle principali realtà ortofrutticole italiane e tra i primi quattro importatori nazionali. MAGGIO Il mondo ortofrutticolo è in lutto per la scomparsa di due personaggi del settore. Prima la morte di Gennaro Galdiero, amministratore delegato della Aop Serena, ucciso in un agguato nel Casertano, poi quella di Danila Bra-
gantini, vice presidente di FruitImprese e una delle imprenditrici di punta del comparto. Il personaggio del mese è Stefano Soli, marketing manager di Valfrutta Fresco che al Corriere Ortofrutticolo sottolinea: “Bisogna far crescere giovani professionisti per il bene della filiera”. GIUGNO Entro nel vivo il toto fiere. Non più solo Macfrut - sorpassata in tempi lontani da Fruit Logistica Berlino e più recentemente da Fruit Attraction Madrid - ma ben altre due iniziative scuotono il panorama statico delle fiere italiane di settore. Dapprima la veronese Fruit Gourmet Expo, voluta da Veronafiere e dall'agenzia NCX Drahorad, poi la milanese Fruit Innovation, nata da una joint-venture tra Fiera Milano e Ipack-Ima spa, escono definitivamente allo scoperto, mentre Macfrut cerca di reagire, ma in giu-
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Tornano, per la terza edizione, i "Protagonisti dell'Ortofrutta Italiana", iniziativa della redazione del Corriere Ortofrutticolo e del CSO (Centro Servizi Ortofrutticoli di Ferrara). Dopo Villa Serego Alighieri in Valpolicella (2013) e il Resort Monte del Re di Dozza (2014), l'evento approda il 23 gennaio 2015 alla Cantina Rotari di Mezzocorona (Trento), dove si ripropone il connubio tra due ‘must' dell'Italia agroalimentare: l'ortofrutta e il vino. Nel corso della serata vengono premiati gli 11 Protagonisti delle copertine del Corriere Ortofrutticolo 2014 e tra essi viene nominato il vincitore del premio Ortofrutta d'Italia, un riconoscimento voluto dal Corriere e dal CSO per un Protagonista speciale. Ancora una volta, l'evento battezzato lo scorso anno da molti media come l'Oscar della frutta italiana - sarà movimentato da un talk show su uno dei temi di attualità del settore: la valorizzazione dell'ortofrutta italiana nel mondo, una necessità avvertita da un numero crescente di aziende per poter incrementare le proprie quote di export. Interverranno gli europarlamentari Paolo De Castro e Herbert Dorfmann per spiegare il ruolo che l'Europa può giocare in questa direzione. "Protagonisti dell'Ortofrutta Italiana - dice il direttore del Corriere Ortofrutticolo, Lorenzo Frassoldati - è una serata esclusiva, che riunisce i vertici delle aziende di produzione e commercializzazione di settore e della filiera. Dobbiamo ringraziare Assomela, l'Associazione dei Produttori di Ortofrutta del Trentino e gli Assessori all'Agricoltura e alla Cultura della Provincia Autonoma di Trento per aver accettato il delicato ruolo di sostenere l'organizzazione dell'evento sul posto e il Centro Servizi Ortofrutticoli di Ferrara, per aver con-
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L’INFORMAZIONE RICONOSCE L’ECCELLENZA DEI
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fermato il ruolo di co-organizzatore insieme alla nostra redazione. Un particolare grazie anche al nostro main sponsor, l'Unione nazionale Italia Ortofrutta". Accanto al main sponsor Italia Ortofrutta, che per il secondo anno consecutivo ha voluto essere in prima fila nella serata dei 'Protagonisti', l'iniziativa - a conferma del suo successo crescente - ha ricevuto il sostegno anche da parte di FruitImprese, Fruit Innovation e Ilip. La raccolta sponsor si è chiusa il 30 dicembre, prima che venisse redatta questa notizia per cui non è escluso che l'elenco degli sponsor si sia arricchito di qualche altro nome. La crescita delle sponsorizzazioni ci hanno permesso di allargare l'ambito degli inviti, fermo restando il punto della particolare esclusività della serata. Sono attesi a Mezzocorona circa 200 imprenditori e dirigenti della produzione e della filiera ortofrutticola. Ecco i Protagonisti dell'Ortofrutta che la sera del 23 gennaio riceveranno in Trentino il loro speciale riconoscimento come benemeriti del settore. Il super-pre-
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Protagonisti, l’evento che apre il 2015 si terrà a Mezzocorona di Trento Undici in lizza per il premio Ortofrutta d’Italia, il vero Oscar del settore
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miato resta invece una sorpresa fino all'ultimo. PROTAGONISTI 2014: Monica ARTOSI, direttore generale di CPR System, Emilia Romagna; Luca BATTAGLIO, presidente Battaglio SPA, Piemonte; Ettore CAGNA, presidente Agricola Don Camillo, Emilia Romagna; Raffaella DI DONNA, responsabile qualità e marketing della Eredi Di Donna, Puglia; Luciano DI PASTINA, presidente Gruppo San Lidano, Lazio; Marco ELEUTERI, direttore commerciale AOP Armonia, Campania; Luca GRANATA, direttore generale di Melinda, Trentino Alto Adige; Ottavio GUALA, past president Fedagromercati e vicepresidente CAAT, Piemonte; Stefano SOLI, direttore marketing Alegra, Emilia Romagna; Raffaele SPREAFICO, presidente Spreafico Francesco & F.lli Spa, Lombardia; Josef WIELANDER, direttore V.IP Val Venosta, Trentino Alto Adige.
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Primo piano gno Cesena Fiera non è ancora in grado di annunciare dove si sarebbe svolta l’edizione 2015 e in quali date. Inizia a farsi sentire la grave crisi delle drupacee, in particolar modo di pesche e nettarine, con quotazioni in ribasso anche del 40%. Ettore Cagna, presidente di Agricola Don Camillo e coordinatore del Comitato Melone dell’Organismo Interprofessionale, è il protagonista del mese. Un personaggio che da sempre vive nel mondo del melone in forte sinergia con il territorio dove è nato, Brescello, la patria di Peppone e Don Camillo. LUGLIO-AGOSTO Embargo russo sulle importazioni di prodotti agricoli e alimentari dei Paesi comunitari per un anno. È senza ombra di dubbio questa la notizia dell’estate – e forse dell’anno – che scuote tutto il mondo ortofrutticolo europeo e non solo. Il decreto di Putin, entrato in vigore il 7 agosto, scuote buona parte del mercato con inevitabili ricadute a catena sul settore. Il Corriere Ortofrutticolo analizza la situazione e gli effetti del provvedimento. In evidenza anche l’immobilismo di Bruxelles di fronte alla gravissima crisi della frutta estiva che colpisce le produzioni europee. Rimane di strettissima attualità il tema delle fiere con una certezza: nessuno fa un passo indietro dopo che i tentativi di intesa falliscono. Così il 2015, l’anno dell’Expo di Milano, vedrà la grande sfida fra Macfrut (che si saprà in seguito sarà presa per mano da Renzo Piraccini e verrà spostata a Rimini), Fruit Innovation e Fruit Gourmet Expo. Marco Eleuteri, direttore commerciale dell’Aop Armonia, guadagna la copertina come personaggio del mese. Un manager con l’obiettivo di risollevare le sorti del Mezzogiorno attraverso l’aggregazione e la qualità delle produzioni. SETTEMBRE Monica Artosi, direttore generale di Cpr System leader nel settore 22
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degli imballaggi con cassette riutilizzabili, è la protagonista di settembre. Una donna - come la presidente Maura Latini - a capo di un gruppo che punta con decisione verso innovazione, efficienza gestionale e sostenibilità. Il Corriere torna quindi sul blocco russo con un reportage dal World Food Moscow con diverse indicazioni, tra cui quella che nei supermercati di Mosca, dopo l’entrata in vigore dell’embargo la qualità dell’ortofrutta si è decisamente abbassata e i prezzi sono in aumento. Dal mondo delle aziende una delle notizie del mese è il cambio di rotta del Gruppo Orsero: cambi ai vertici e ristrutturazione del debito. OTTOBRE Altra presenza femminile nella copertina di ottobre, con Raffaella Di Donna, imprenditrice pugliese, la “lady dell’uva da tavola”, che punta sull'abbinata innovazioneterritorio per il successo sui mercati internazionali. Ancora una volta le fiere sono al centro del dibattito. Da una parte il successo – l’ennesimo – di Fruit Attraction di Madrid, con boom di presenze e incontri d’affari. Dall’altra la prima presentazione estera di Fruit Innovation, proprio in occasione della rassegna fieristica spagnola, con un evento di successo all'Ambasciata d'Italia a Madrid. Spazio anche al colpo di scena nella vicenda Chiquita-Fyffes, con il colosso americano delle banane che cambia rotta stringendo un accordo con i brasiliani di Cutrale e Safra lasciando a bocca asciutta il gruppo irlandese. Chiquita passa a suon di dollari sotto il controllo brasiliano. NOVEMBRE Il Macfrut nel 2015 si terrà a Rimini, anziché Bologna, che in un primo momento sembrava in pole position. È del 13 novembre la notizia ufficiale del passaggio da Cesena alla capitale della Riviera romagnola. Sul penultimo numero dell’anno, il Corriere si interroga sul ruolo che avrà l’ortofrut-
ta a Expo 2015. Molte aziende si stanno inserendo e organizzando per l’evento del maggio prossimo, nonostante manchi una visione d’insieme. Luciano Di Pastina, presidente di San Lidano, è il protagonista di Novembre con un obiettivo preciso: creare una ricetta “glocal”, capace cioè di unire il locale al globale, per il successo sui mercati della quarta gamma e delle insalate pronte in particolare. DICEMBRE Si consuma una profonda spaccatura nel mondo dei mercati all'ingrosso. L'elezione della veronese Erminia Perbellini a presidente di Mercati Associati (l'Associazione che riunisce gli enti gestori dei Centri Agroalimentari italiani) coincide con l'uscita dall'organizzazione di 3 dei principali 4 Mercati italiani e di altri ancora. Escono da Mercati Associati gli ortomercati di Roma, Milano, Torino e poi ancora Bologna, Firenze, Genova, Napoli e Pescara. La neo-presidente Perbellini, sostenuta dai Mercati del Nordest e da Catania, cerca una via unitaria. Fabio Massimo Pallottini, ad del CAR di Roma, replica così: "Mercati Associati non si è spaccata, semplicemente non esiste più". Non si esclude, per gennaio 2015, la nascita di una nuova organizzazione. Poco prima di questo patatrac, la situazione di profondo disagio che attraversa i Mercati italiani aveva portato alle dimissioni, anticipate di un anno, di Ottavio Guala dalla presidenza di Fedagromercati, l'organizzazione sindacale delle aziende grossiste che operano all'interno dei Mercati, con ruoli in alcuni casi importanti nella gestione stessa dei Mercati. Ottavio Guala, figura per lunghi anni determinante nella vita dei Mercati e delle loro organizzazioni, con una specie di suo 'testamento professionale', che potrete leggere nelle prossime pagine, diventa l'uomo di copertina di dicembre del Corriere Ortofrutticolo. (e.z - a.f.) D i c e m b r e
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Ogni italiano consuma 303 grammi di frutta e verdura al giorno, con un drastico calo rispetto a 15 anni fa, quando il consumo quotidiano di ortofrutta era di 361 grammi a persona. Numeri che preoccupano, se si pensa che il consumo ideale per una corretta alimentazione dovrebbe essere di almeno 500 grammi al giorno, e che fanno riflettere sulla necessità di un'inversione di tendenza, non solo per migliorare la salute e le aspettative di vita degli italiani, ma anche per contenere la spesa sanitaria. Basterebbe - secondo uno studio della società Agroter per Mark Up - un aumento dei consumi di appena 200 grammi per risparmiare 1,5 miliardi di euro all'anno di costi sanitari, solo per le malattie cardiovascolari. La ricetta per tornare ad un'alimentazione “virtuosa” e sana? Sostituire almeno una quota di prodotti raffinati, ricchi di zuccheri aggiunti, con l'ortofrutta, in linea con i principi della dieta mediterranea. Facile a dirsi, difficile a farsi. E' stato comunque questo lo spunto principale offerto dal 15esimo rapporto 'Mercati Frutta & Verdura 2014 di Mark Up', redatto da Roberto Della Casa e illustrato a Milano il 3 dicembre, nel consueto incontro annuale di Milano, che ha visto quest'anno Unaproa come main sponsor con la campagna di informazione Nutritevi dei colori della vita, finanziata con il contributo dell'Unione Europea e dello Stato Italiano. Un progetto che punta a valorizzare le specifiche proprietà nutrizionali dei prodotti ortofrutticoli. "Per raggiungere questo obiettivo - ha spiegato il presidente Unaproa Ambrogio De Ponti - basterebbe dire 'Frutta e verdura, aliD i c e m b r e
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Il Monitor Ortofrutta 2014 di Agroter è stato presentato all’evento Mark Up di Milano lasciando qualche dubbio sulle strategie necessarie per rilanciare i consumi
ATTUALITÀ
Frutta sana, buona e virtuosa? Ma il consumatore fa confusione
Ambrogio De Ponti, presidente di Unaproa, interviene a Mark Up
menti chiave per vivere meglio e più a lungo', ma non si può perché gli iter burocratici impediscono di dire ciò che è scontato e che appartiene al buon senso comune. "Oggi, per lanciare un messaggio riconducibile alla salute, questo - ha precisato il presidente di Unaproa - deve sottostare ad un percorso lungo e costoso e noi, convinti da sempre di produrre e vendere prodotti che sono salute, non possiamo raccontarlo come vorremmo. Per questo credo sia ormai tempo di chiedere alle istituzioni, alla politica, di costruire una strada meno complessa per i messaggi salutistici basati sul consumo di frutta e verdura. Se necessario, chiediamo che si intervenga per regolamento comunitario. Lavoriamo insieme per raggiungere questo traguardo". Ma, per rilanciare il comparto ortofrutticolo, è invece importante parlare di bontà, come ha
suggerito Francesco Pugliese, presidente di Adm (Associazione distribuzione moderna), amministratore delegato e direttore generale di Conad, "per allontanare il rischio che frutta e verdura possano essere considerati farmaci per mantenersi in buona salute. Occorre chiedere alle istituzioni di promuovere campagne informative in questo senso, perché risparmiare anche solo una piccola percentuale dei costi sanitari che attualmente sosteniamo sarebbe un risultato straordinario". Chiara Daltri e Michele Dall'Olio hanno illustrato i dati sui consumi emersi dal Monitor Ortofrutta di Agroter. Ospiti d'eccezione, Fabio Ancarani, direttore area marketing delle Scuole di Direzione Aziendale dell'Università Bocconi, Federico Francesco Ferrero, vincitore dell'edizione 2014 di 'Masterchef Italia, Gian Luigi Russo, responsabile dell'Unità www.corriereortofrutticolo.it
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Attualità 'Alimenti e Salute dell'Uomo' dell'Istituto di Scienze dell'Alimentazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Isa-Cnr), e Katia Petroni, dell'Università degli Studi di Milano e membro del Comitato Scientifico di valutazione della Fondazione Umberto Veronesi. Secondo I risultati del Monitor Ortofrutta 2014 di Agroter, su un campione di 2.000 intervistati rappresentativo della popolazione italiana, netto è lo scostamento fra 'il percepito' e la realtà in tema di consumi di ortofrutta: solo il 9% ritiene di aver contribuito al calo dei consumi che si è registrato nel 2013 ed è purtroppo proseguito nel 2014, mentre il 21% addirittura parla di un aumento dei consumi. E’ evidente che o gli italiani hanno una percezione errata di ciò che fanno o stanno barando per fare bella figura, dimostrandosi almeno a parole sensibili al coro di solleci-
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tazioni che invitano ad un maggior consumo di frutta e verdura. Per la stragrande maggioranza, invece, che si bea di una costanza di consumo, la realtà è una strisciante riduzione non percepita. Altri dati vanno in questa direzione, evidenziati nella stessa analisi. La realtà ha visto nel corso del periodo preso in esame una diminuzione dei prezzi dei prodotti ortofrutticoli, secondo il 64% degli intervistati invece si è registrato un incremento dei prezzi dell’ortofrutta. Non solo: i dati Istat evidenziano come il 45% della popolazione italiana risulti avere dei problemi con il peso (11% obesi, 31% sovrappeso, 3% sottopeso) mentre secondo l’analisi del Monitor l’87% degli intervistati afferma ‘candidamente’ di seguire un’alimentazione sana ed equilibrata. Il passaggio dai 361 grammi di consumo procapite al giorno di ortofrutta in parte edibile ai 303
negli ultimi 15 anni è un fenomeno di erosione strutturale che va ben oltre la crisi economica degli ultimi anni. Il calo a cui si sta assistendo è infatti lineare e sottolinea problematiche strategiche che spaziano dalla progressiva sostituzione di frutta e verdura con altre fonti di carboidrati, magari più accattivanti grazie ai quantitativi di zuccheri aggiunti, fino alla perdita di fiducia da parte del consumatore verso prodotti ortofrutticoli a volte non idonei qualitativamente in fase di acquisto. Secondo l’Osservatorio Agroter, senza un forte investimento, pienamente giustificato dai risparmi a lungo termine sul sistema sanitario, si stima che nel 2022 i consumi continueranno a scendere fino ad arrivare a 277 grammi, facendo svanire così, più di quanto stia già succedendo, l’amata dieta mediterranea dalle tavole degli italiani.
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Dopo l'esperienza fatta a partire dal 2010 a Hong Kong, i prodotti italiani di qualità firmati Conad approdano sul mercato cinese. Dal 19 febbraio 2015, giorno del Capodanno cinese, 5 punti di vendita a insegna Conad apriranno nella municipalità di Shanghai e nelle province di Jiangsu e di Zhejiang. Non solo commercio "tradizionale", però. Saranno, infatti, attivate anche macchine distributrici dotate di un'ampia selezione di prodotti Conad, da cui i cinesi potranno fare acquisti anche attraverso Internet. In una fase successiva ne saranno istallate 200 in altrettanti punti strategici delle città. Non sono, comunque, solo queste le soluzioni che si prospettano per il mercato cinese; altre potranno essere individuate quando matureranno esperienze diretta e le necessarie conoscenze. "La gestione dei 5 punti di vendita e delle vending machines è stata affidata a un imprenditore locale anche per poter meglio cogliere le tendenze di un mercato in continua, rapida trasformazione", ha spiegato il gruppo della grande distribuzione. La Cina ha liberalizzato il settore distributivo aprendolo agli investitori stranieri l'11 dicembre 2004. In dieci anni i supermercati sono diventati la tipologia di rivendita più diffusa tra la popolazione per l'acquisto di generi alimentari. E Conad non ha voluto perdere quest'occasione. L'iniziativa, un ulteriore passo avanti per sostenere e valorizzare il made in Italy di qualità ovunque nel mondo, è destinata a rafforzare i 60 milioni di euro di fatturato realizzati all'estero con la vendita di prodotti con il marchio Conad nel corso del 2014, un anno comunque da dimenticare per quanto riguarda gli acquisti, in D i c e m b r e
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Dal 19 febbraio 5 punti vendita dell’insegna italiana a Shanghai e in due province del ‘pianeta giallo’. Le vendite all’estero dei prodotti a marchio valgono 60 milioni di euro
calo a Natale dell'1,8/2,8%, vale a dire 200-300 milioni di euro, quindi dai 10,8 miliardi spesi nel 2013 si passerà ai 10,5-10,6 stimati per il 2014. Per il 2015 "bisogna capire come riparte la produzione e quindi gli investimenti delle imprese e come andrà la ripresa", ha affermato l'ad, Francesco Pugliese (nella foto). Nonostante le difficoltà del mercato e la forte presenza al centro sud Italia, dove i consumi flettono più che altrove, il gruppo stima comunque un aumento del fatturato 2014 dell'1,5% a 11,73 miliardi di euro e una crescita del 3% nel 2015. Il risultato 2014, ha spiegato Pugliese nella conferenza stampa di fine anno, è stato ottenuto riqualificando la rete, cresciuta con 351 punti vendita, 89 dei quali nuove aperture, il resto ristruttu-
ATTUALITÀ
Conad si muove all’estero e va alla conquista della Cina
razioni o cambi di insegna, per un investimento totale di 350 milioni e con la creazione di 1.890 posti di lavoro, portando il totale a 48.604. All'inizio del 2015 la rete in Italia si amplierà con altri 40 punti di vendita Billa, frutto di acquisizioni per 38.581 metri quadrati, che porteranno un fatturato aggiuntivo di 205 milioni di euro. Dato che servirà a incrementare la quota di mercato, salita quest'anno all'11,4%, e a rafforzare la leadership nel canale supermercati, ora al 18,6% (+0,4% rispetto al 2013), e nei punti di vendita di prossimità, al 14,3%. L'effetto degli investimenti, ha precisato l'ad, si vedrà soprattutto nel 2015. Sull'andamento dei consumi in generale è però negativo: "non la vedo benissimo. Senza la ripresa, le previsioni non possono che essere negative sui consumi interni". Conad intanto sta portando avanti il progetto di costituire un fondo immobiliare a cui conferire i propri asset: "Stiamo andando avanti, ci sono quattro operatori fortemente interessati, siamo in dirittura d'arrivo", ha concluso Pugliese. www.corriereortofrutticolo.it
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LA POLEMICA. Francesco Pugliese: “Le iper-promozioni sono come la droga e alla fine ci travolgeranno” Industria di marca nella bufera. Almeno per Francesco Pugliese, ad di Conad, che nella tradizionale conferenza stampa di fine anno ne ha sottolineato le contraddizioni. A iniziare dalla forte pressione promozionale “con punte del 50%, che finisce per svilire e banalizzare il prodotto e la marca”. La media della pressione promozionale nel 2014 è stata del 28,4%, 1,5 punti in più dell’anno prima. “Le iperpromozioni – ha detto il top manager – sono come la droga: alla fine ci travolgerà tutti”. Conad investe sempre di più nella comunicazione ma “le imprese di marca hanno tirato i remi in barca – ha sostenuto il vulcanico Mr. Conad -. Le Top 100 investono sempre meno: nel 2014 il 53% delle aziende del largo consumo confezionato ha ridotto gli investimenti in comunicazione nei primi 9 mesi. E il 40% le ha ridotte per aumentare le promozioni. Solo il 9% ha fatto il contrario. Centromarca (l’associazione delle imprese di marca, ndr) punta alla difesa di brand che non sono più tali: dovrebbe suggerire alle sue associate che per sostenere un brand è necessario comunicarne i valori”. Pugliese ha aggiunto che “l’industria di marca dovrebbe prendere
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posizione contro le nuove norme comunitarie Ue 1169/2011 che hanno eliminato, dal 13 dicembre, l’obbligo di indicare il sito di produzione dalle etichette dei prodotti alimentari. Questa è una vergogna”. Conad investirà nel 2015 in comunicazione 36 milioni, 500mila euro in più del 2014. Francesco Pugliese è stato eletto a dicembre presidente di Core, la nuova alleanza strategica in cui sono presenti Colruyt (Belgio), Conad, Coop (Svizzera) e Rewe Group (Germania). Nel 2013 i quattro gruppi hanno registrato un giro d'affari di circa 90 miliardi di euro - il 6,7 per cento circa del valore dell'intero mercato europeo - con una rete di 20.000 punti di vendita presenti in 18 Paesi dell'Europa. Pugliese è nato a Taranto nel 1959, è entrato in Conad nel 2004 con la carica di direttore generale. Ha promosso e rafforzato lo sviluppo commerciale del gruppo fino a ottenere performance eccellenti e a portarlo a una quota di mercato dell'11,4 per cento. A giugno 2014 è stato eletto amministratore delegato mantenendo anche la carica di direttore generale del gruppo.
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Aziende informano
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Rijk Zwaan: le melanzane simbolo di mediterraneità Naturalmente eccellenti. Le melanzane proposte da Rijk Zwaan Italia si connotano per l’alta qualità intrinseca e la polpa dolce e soda, quindi in grado di assorbire meno olio: preparate al forno o alla griglia, nelle svariate ricette della cucina mediterranea, risultano sempre leggere, appetitose ed altamente gratificanti per il palato dei consumatori. Tre le tipologie inserite nella gamma Rijk Zwaan, posizionate nei segmenti della melanzana tondo-viola e di quella striata: Leire RZ F1, Sabelle RZ F1 e Angela RZ F1. Le ultime due fanno parte della linea di prodotti denominata Sensational Flavours, comprensiva di varietà orticole caratterizzate da un aspetto attraente e da un gusto straordinario, espressamente selezionate per centrare le richieste dei target group più esigenti. Sabelle RZ F1: aspetto e sapore al top La tonda viola italiana. Presenta frutti di forma tondeg-
giante, dal colore viola intenso con una particolare sfumatura bianca subito sotto il calice, caratteristica della sua tipologia. Ha un impatto visivo di forte appeal, nonché un sapore eccezionale.
viene definita “striata”, ma anche “zebrata”,“listata” o “graffiti”. Presenta una polpa bianchissima e di elevata dolcezza e si contraddistingue per la grande duttilità di utilizzo in cucina e l’ottima conservabilità.
Leire RZ F1: dolcezza che conquista La striata che fonde tradizione ed innovazione. Dotata di frutti di forma ovale, di colore brillante, è molto apprezzata dai consumatori per le notevoli qualità organolettico-nutrizionali, così come per l’estrema dolcezza ed il gusto incomparabile.
Rijk Zwaan - società leader nella ricerca, produzione e commercializzazione di sementi orticole di qualità – vanta una indiscussa leadership nel campo delle melanzane ed è uno dei principali operatori di questo mercato. Possiede una conoscenza approfondita dei bisogni dei produttori, delle esigenze dei trader e dei gusti dei consumatori. Lavora con lo sguardo rivolto sia al passato – alla riscoperta della tradizione – che al futuro, alla ricerca di prodotti innovativi. Per questo offre una proposta varietale ampia e ricca di qualità, a garanzia della massima soddisfazione di produttori, distributori e clienti finali.
Angela RZ F1: speciale dentro e fuori Il primo plus è l’aspetto: callice elegante di un verde brillante e buccia venata e sottile. Per la sua cromia
Per informazioni: Segreteria Rijk Zwaan Italia tel. 051 729448 e-mail: rijkzwaanitaly@rijkzwaan.it sito web: www.rijkzwaan.it
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Esselunga e Coop continuano a erodere terreno nei confronti dei grandi gruppi francesi della Gdo presenti in Italia; questi ultimi segnano il passo sia in merito al giro d'affari riportato sia per il numero complessivo dei dipendenti. In particolare, il gruppo fondato da Bernardo Caprotti si conferma in cima alla classifica per redditività, mentre le due Coop guidano la graduatoria del fatturato. I punti vendita complessivi sul territorio si sono contratti del 7,9% a 4.444 unità, rispetto ai 5.075 store del 2009. Sono alcuni degli aspetti emersi in uno studio condotto da Mediobanca R&S sui principali gruppi italiani della grande distribuzione nel periodo 2009-2013. Nell'arco del quinquennio preso in esame emerge che Esselunga ha fatto registrare la crescita percentuale più marcata del fatturato (+16,4% a 6,789 miliardi di euro), seguita dalle Coop (+5,2% a 11,2781 mld) e dal gruppo Metro (+4% a 3,39 mld). La media del settore è risultata invece negativa dello 0,6%, trascinata al ribasso dalle flessioni accusate da Carrefour (-21% a 4,763 mld), Auchan/Sma (-7,8% a 4,869 mld) e Gecos/Pam (-1,1% a 2,459 mld). Trend peraltro confermato anche nel 2013, anno che si è chiuso in nero soltanto per Esselunga (+0,8%) e Coop (+0,5%). Per quanto riguarda la sola Carrefour, nel periodo analizzato ha visto ridursi i punti vendita complessivi sul territorio nazionale sia diretti sia in franchising o in affiliazione - del 27,2%, passando da 1.545 punti nel 2009 ai 1.125 di fine 2013, per un saldo negativo di 420 unità. Sotto il profilo della forza lavoro, l'indagine condotta da Mediobanca R&S sottolinea come per Gecos/Pam i dipendenti siano aumentati del 13% a 10.081 unità. D i c e m b r e
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L’evoluzione del mercato della grande distribuzione in Italia premia i gruppi nazionali. Sfida tra Coop Italia e Conad per il primato di punti vendita e fatturato
ATTUALITÀ
Carrefour e Auchan segnano il passo Esselunga ‘regina’ degli utili
Crollo del colosso britannico Tesco Il valore del titolo a Londra ha perso il 60% Secondo le previsioni aggiornate a metà dicembre, i profitti di Tesco, il colosso britannico della grande distribuzione, non andranno oltre gli 1,4 miliardi di sterline al termine dell'anno fiscale che si concluderà a febbraio 2015. Il titolo ha perso più del 60% nel corso del 2014. Le attese degli analisti indicavano utili per 1,94 miliardi di sterline. Lo scorso ottobre il top management Tesco aveva confessato di aver sopravvalutato gli utili di 263 milioni di sterline a causa di errori contabili risalenti a due anni fa. Sulla vicenda, che
portò a un deciso rimpasto della dirigenza, è in corso un'inchiesta della magistratura britannica. Il gruppo ha spiegato che le attese di una diminuzione degli utili sono dovuti in parte ai forti investimenti che la società sta realizzando, inclusa l'assunzione di oltre 6 mila persone di staff nei negozi, una maggiore disponibilità dei prodotti negli scaffali e la riduzione dei prezzi. Tutto questo in un momento in cui Teso sta affrotnando una dura concorrenza nel mercato inglese da parte di catene di supermercati concorrenti.
Variazione positiva è poi quella di Esselunga che registra una crescita della forza lavoro pari al 7,1%, 20.605 unità in termini assoluti. Più contenuti, ma comunque con il segno più, i progressi fatti registrare in questa direzione da Coop (+1,9% a 51.143 dipendenti) e da Metro (+0,7% a 11.514 unità). Incassa invece una flessione a due cifre Carrefour, che 'perde' oltre 3.000 dipendenti e vede diminuire del 17,1% il numero dei propri addetti, mentre per Auchan/Sma la contrazione è risultata pari all'8,1% a 17.417 unità. Le superfici dei punti vendita sono aumentate sensibilmente nel corso dei cinque anni per Coop, che ha visto crescere del 24,6% i metri quadrati medi degli spazi destinati alla vendita. In progresso anche Esselunga, per la quale l'aumento è stato del 7,8% a 2.923 metri qua-
drati. Analogamente, il progresso per Auchan è stato del 7,7% a 2.647 metri quadrati. Contrazioni per Carrefour (3,9%), e Gecos/Pam (-2%). Il fatturato per dipendente - uno dei parametri più importanti utilizzati nella Gdo per valutare la redditività di un punto vendita - cresce dell'8,6% a 329.000 euro per Esselunga e dello 0,4% a 280.000 euro per Auchan. Flessioni, invece, per Metro (-25,7% a 330.000 euro), Gecos/Pam (-12,5% a 244.000 euro), Carrefour (-4,8% a 296.000 euro) e Coop (-0,9% a 216.000 euro). In merito al costo del lavoro, infine, la media per addetto ha fatto emergere parametri più contenuti per Gecos/Pam e per Coop (31.000 euro), seguite da Metro (34.000 euro), Auchan/Sma (37.000 euro), Esselunga (40.000 euro) e Carrefour (42.000 euro). www.corriereortofrutticolo.it
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Attualità
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Il progetto PeraItalia alla verifica Cruciale la campagna in corso Vendite di pere superiore alle attese, giacenze in esaurimento, ripresa dei prezzi medi, buona partenza delle iniziative internazionali. Luciano Torreggiani (nella foto), presidente del Consorzio PeraItalia, il primo brand italiano delle pere di qualità, fa il punto su una annata complicata e su una campagna pere a due facce. “Siamo partiti in effetti con prezzi molto bassi anche per le Abate. Nonostante l’ottima qualità del prodotto, a causa del blocco dei consumi, la pressione sui prezzi da parte della GDO italiana ed internazionale è stata molto forte. Ma da metà ottobre la situazione è cambiata. Già a metà novembre PeraItalia® ha registrato un andamento delle vendite superiore alle previsioni. Il venduto dei nostri soci supera il 35% del totale disponibile per tutte le varietà raccolte. Il prodotto non conservato si sta esaurendo e si comincia a dicembre anche a vedere una ripresa dei prezzi medi sui mercati. Sul fronte prezzi siamo più ottimisti sulla seconda parte della stagione quando pensiamo che il riequilibrio tra domanda ed offerta porterà ad avere un livello di prezzi superiore e più soddisfacente per le nostre Abate”. GDO ITALIANA Sui vari mercati PeraItalia è partita con iniziative fortemente innovative. In primo luogo puntando allo svecchiamento dell’immagine della pera e a un suo riposizionamento in termini di servizio. E quindi nuove confezioni da 2-3 frutti, già inserite in otto gruppi della grande distribuzione italiana ed in alcuni gruppi europei. “Siamo soddisfatti dei primi risultati di queste nuove proposte”, commenta Torreggiani. “Con queste nuove confezioni vorremmo valorizzare la pezzatu30
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Il presidente del Consorzio Torreggiani fa il punto della situazione e presenta i piani per il futuro. Nuovi imballaggi e strategie di marketing innovative
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CHI È PERAITALIA PeraItalia è un consorzio nato nel 2013 per promuovere il consumo della pera di qualità italiana - ed in particolare dell’Emilia Romagna - nel mondo. Nove i soci (Unacoa Spa Consortile, Spreafico Spa, Granfrutta Zani Soc. Coop., Naturitalia Soc. Coop., Patfrut Soc. Coop, Orogel Fresco Soc. Coop., Pempacorer Soc. Consortile, Opera Soc. Coop., Bergonzoni srl) in rappresentanza di 1 milione di quintali di pere da tavola fresche commercializzate cui va aggiunto il prodotto da industria. PeraItalia è la prima azienda Italiana nel comparto delle pere con il 12% della produzione nazionale ed oltre un quarto del totale della produzione di Abate Fetel, la qualità più pregiata, vera regina della frutta made in Italy. ra media dell’Abate che è sempre stato un tallone d’Achille della produzione in termini di reddito. Le nuove confezioni permettono di ottenere una marginalità maggiore delle confezioni tradizionalmente utilizzate per questa fascia di prodotto (cestino/vassoio). Nella seconda parte della campagna faremo un test anche su un innovativo packaging per il prodotto sfuso che il Consorzio ha messo a punto e che completerà la gamma di offerta a mar-
chio PeraItalia ®. Ci aspettiamo, lavorando sullo sfuso e sui diversi calibri, di avere risultanti altrettanto significativi”. Poi i mercati esteri. Sul fronte extraeuropeo, PeraItalia® aveva puntato su 3 grandi aree: Russia, Nord America e Medio Oriente. A causa del blocco del mercato russo, è stato giocoforza focalizzarsi sugli altri due mercati. NORD AMERICA Dopo la partecipazione al PMA D i c e m b r e
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PERE. Il punto dolente resta la conservazione ‘aggrappata’ al sistema Smartfresh Freddo e regimazione gassosa sono le tecniche più importanti messe a punto nel corso degli anni per rallentare l’invecchiamento dei frutti, che provoca la perdita di acqua e l’ossidazione e finisce per impedire la commercializzazione di questi prodotti, avviati quindi alla distillazione. Questi sistemi consentono ad esempio ai consumatori di mangiare tutto l’anno mele italiane. “Purtroppo – dichiara Monica Guizzardi, dell’Ufficio Tecnico di Apo Conerpo – questo risultato non è ancora raggiungibile con le pere, danneggiate dal riscaldo superficiale, un’alterazione ossidativa che rende i frutti scuri e poco attraenti e contro la quale la tecnologia offre soltanto un aiuto parziale”. “A differenza di quello delle mele – aggiunge Guizzardi – il mercato delle pere è estremamente segmentato e richiede tipologie di prodotto anche molto diverse per aspetto esteriore, grado di maturazione, ecc. Ma gli strumenti per ottenere queste differenze (buccia “cruda” o virata, sfaccettata, polpa soda o morbida, ecc.) sono davvero esigui: possiamo lavorare con il freddo, in parte con le concentrazioni gassose, ma non disponiamo – come la concorrenza estera – di antiossidanti autorizzati. I produttori italiani possono fare affidamento unicamente sullo Smartfresh, fisiofarmaco che riduce il metabolismo respiratorio dei frutti”. di Los Angeles in ottobre, si sono avviate nuove collaborazioni con operatori di quell’area per inviare i primi container di prodotto. In relazione all’impatto che avranno questi primi carichi si vedrà come proseguire. Il prodotto sarà accompagnato nei punti vendita da diversi materiali informativi, studiati appositamente per il consumatore americano. Il primo obiettivo infatti è quello di far conoscere la pera Abate e le sue caratteristiche organolettiche. Un passo decisivo per giustificare il differenziale di prezzo che la pera italiana avrà rispetto alle varietà autoctone. MEDIO ORIENTE Partecipando al WOP di Dubai con uno stand, è stato registrato un buon interesse verso la nostra Abate. In particolare ciò che ha colpito di più è stata la dolcezza e la consistenza dell’Abate che sono state molto gradite dai visitatori dello stand. A seguito dell’iniziativa si stanno sviluppando contatti su diversi Paesi dell’area per poter sviluppare uno sbarco dell’Abate in quei mercati. “In entrambe le aree – commenta 32
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Torreggiani - siamo consapevoli che servirà un percorso di medio lungo periodo i cui frutti potranno essere raccolti tra alcuni anni. Ma crediamo che se si creeranno le giuste condizioni, potranno rappresentare per il futuro della nostra pericoltura importanti sbocchi commerciali. Resta un grande rimpianto per quanto riguarda il mercato russo chiuso a causa dell’embargo. Quel paese in termini di volumi potrebbe rappresentare il mercato di maggior potenzialità nei tempi brevi. Che dire? Bisogna prendere atto della impossibilità ad esportare per ora ed augurarsi che nonostante le ultime posizioni di Putin la situazione si sblocchi al più presto”. IL FUTURO Il progetto PeraItalia è nato per dare risposte ai produttori attraverso la costruzione di un’aggregazione commerciale che fosse in grado di sostenere un progetto di valorizzazione che le singole imprese non potevano affrontare. “Dopo che per decenni si è fatto poco o niente per valorizzare e far conoscere l’eccellenza delle
nostre pere – aggiunge Torreggiani – bisogna essere consapevoli che dare un futuro alla pericoltura emiliano romagnola ed all’Abate in primis, significa lavorare su più livelli per recuperare redditività per gli agricoltori. Significa lavorare sul recupero di costi, attraverso la ottimizzazione della filiera di lavorazione e confezionamento per le fasce di prodotto meno pregiate; costruire valore aggiunto con una comunicazione e soluzioni di vendita innovative per il prodotto di medio grande pezzatura, allargare gli sbocchi commerciali per ridurre le pressioni sui mercati tradizionali”. E’ ovvio – aggiunge il presidente di PeraItalia – che “da soli non possiamo raggiungere tutti questi obiettivi, ma vogliamo essere uno stimolo anche per altri che potranno unirsi o seguire strade simili”. Per PeraItalia la campagna 20142015 è dunque un test importante per verificare se il progetto è sostenibile e se ci sono le condizioni per sviluppare proficuamente la strategia di valorizzazione che è stata messa a punto. I soci del consorzio si incontrano ogni due settimane per condividere le politiche commerciali da applicare ai diversi clienti italiani ed esteri. “Attraverso questo lavoro comune si fa squadra e si contribuisce tutti insieme a superare steccati un tempo invalicabili", conclude Torreggiani. “Si tratta di vincere il conservatorismo di base del mondo agricolo, la diffidenza verso il cambiamento. Al tavolo di PeraItalia® si lavora su direttrici nuove e vincenti: innovazione della filiera, comunicazione al consumatore, incremento dell’esportazione sui nuovi mercati. Per questo auspico la condivisione e l'aiuto di tutto il mondo produttivo. Strada facendo cercheremo le soluzioni più efficaci per dare risposte ai produttori, con la massima apertura verso tutti e senza nessun pregiudizio a priori per nessuna possibilità”. D i c e m b r e
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La presenza il 3 dicembre a Milano, in occasione dell'evento Mark Up, di Fruit Innovation, Fruit Gourmet Expo e Macfrut (elenco rigorosamente in ordine alfabetico), ha mostrato anche ai ciechi che le fiere italiane dell'ortofrutta nel 2015 saranno tre. A dicembre Macfrut ha annunciato ufficialmente, in un incontro al ministero dell'Agricoltura, presente il ministro Martina, che la sua sede sarà Rimini e che Cesena Fiera avrà come partner una banca importante come Unicredit, un polmone finanziario in grado di sostenere i programmi del navigatissimo neo-presidente Renzo Piraccini. Macfrut si terrà dal 23 al 25 settembre e avrà cinque padiglioni, undici settori espositivi e ha annunciato la presenza di buyer da varie parti del mondo. Per il 2015 ha scelto di presentarsi come evento 3.2 (sarà l'edizione n. 32) per sottolineare la novità del format che si regge su tre parole d'ordine che sono per la verità presenti in tutte e tre le iniziative fieristiche italiane: internazionalizzazione, innovazione, nuovi segmenti della filiera (le prime due, in particolare, sono il perno di Fruit Innovation, tanto che la fiera milanese ha l'innovazione nel nome). Ma è vero: il punto sta proprio il quelle paro-
Confermate per il 2015 le tre fiere italiane di settore. Verona gioca di rimessa mentre è entrata nel vivo la partita tra Cesena Fiera e la squadra di Fruit Innovation le. Staremo a vedere chi le interpreterà meglio. Se Cesena punta sul suo centravanti di sfondamento, Verona ha scelto il contropiede e Milano un composito gioco di squadra che coinvolge Fiera Milano, Ipack-Ima spa, Expo 2015, l'ICE e soprattutto le categorie, che intende far diventare le vere protagoniste della nuova fiera. In effetti, l’appeal internazionale della manifestazione milanese (20-22 maggio), il suo taglio innovativo sia per la proposta convegnistica sia per il peso dato agli incontri b2b, con l’obiettivo di farne una vera piattaforma di business internazionale per l’ortofrutta italiana, la contemporaneità e vicinanza fisica con Expo 2015 sono ingredienti che hanno già sollevato l’interesse di alcune delle realtà più significative della filiera ortofrutticola a livello nazionale ed estero, con stand collettivi di FruitImprese, Unaproa, Italia Ortofrutta, oltre che dei Centri agro-alimentari di riferimento a livello nazionale. Presenze individuali di aziende commerciali e di tecnologie come Peviani, Bat-
ATTUALITÀ
Il nuovo Macfrut rilancia a Rimini Milano risponde a suon di adesioni
taglio, CPR System e, a quanto pare, la stessa Unitec stanno a significare che Milano fa sul serio e che il confronto con Macfrut è tutt'altro che accademico. Se Piraccini è entrato in scena con tutto il peso delle sue conoscenze all'interno del settore e a livello politico, Guido Corbella, amministratore di Ipack-Ima, è convinto che l'Italia dell'ortofrutta può giocare la sua partita fieristica solo a Milano se vuol davvero essere competitiva con Madrid e Berlino: "Se il sostegno e l’avallo delle categorie, da FruitImprese a Fedagromercati, da Unaproa a Fedadgri Confcooperative Lombardia, da Confagricoltura a Coldiretti, non ci fosse stato, se i vertici di queste organizzazioni non avessero partecipato alle riunioni preparatorie, non ci staremmo impegnando per questa nuova fiera che vuole essere proprio la risposta alle richieste della filiera ortofrutticola di avere finalmente in Italia una fiera internazionale dell'ortofrutta". Una bella partita. Non c'è che dire. (a.f.)
Guido Corbella, ad di Ipack-Ima Spa e Renzo Piraccini, presidente di Cesena Fiera D i c e m b r e
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Al servizio delle organizzazioni dei produttori e loro imprese ortofrutticole www.italiaortofrutta.it
Perbellini a Mercati Associati Roma, Milano e Torino dicono ‘no’ Il mondo dei Mercati all'ingrosso italiani sta vivendo una delicata fase di transizione. Ottavio Guala si è dimesso da presidente del sindacato dei grossisti, la Fedagromercati, mentre l'associazione nazionale degli enti gestori, Mercati Associati, si è spezzata in due nel giorno stesso della nomina del nuovo presidente, la veronese Erminia Perbellini. Partiamo da questo secondo episodio. Un comunicato ufficiale di Mercati Associati, diffuso da Brescia il 18 dicembre, avvertiva: "Si è riunita presso la sede di Veronamercato l’assemblea ordinaria di Mercati Associati per il rinnovo delle cariche associative e la determinazione delle linee guida per l’anno sociale 2015. Il nuovo Consiglio ha nominato, all’unanimità dei presenti, presidente nazionale Erminia Perbellini, presidente di Veronamercato". C'era però un antefatto di non poco conto. L'assemblea ordinaria di Mercati Associati era stata preceduta dall'assemblea straordinaria della stessa associazione che portava all'ordine del giorno alcune modifiche statutarie che avrebbero dovuto concludere un iter avviato da due anni per l'attribuzione di un peso associativo più rilevante ai Mercati associati più grandi. Alla 'straordinaria' avevano partecipato i mercati di Milano, Torino, Roma, Genova, Firenze, Napoli e Pescara. Assenti gli altri, Verona compresa. La 'straordinaria' era stata così sospesa per mancanza del numero legale. La cosa non avrebbe assunto rilievo particolare se i 7 Mercati citati non avessero dichiarato formalmente al notaio presente, la loro decesioni di recedere da Mercati Associati. Un mese prima era uscito da Mercati Associati il Centro Agro-alimentare di Bologna, CAAB. A partire dal 19 dicembre il recesso è stato D i c e m b r e
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Spaccatura nella Associazione degli enti gestori dei Centri Agroalimentari italiani. Per Fabio Massimo Pallottini, ad del CAR di Roma, “Mercati Associati non esiste più”
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Fabio Massimo Pallottini e Erminia Perbellini
firmato dall'Ortomercato di Milano, dal CAR di Roma, dal CAAT di Torino, dai mercati di Firenze, Napoli e Pescara, mentre Genova ha deciso di prendersi una pausa di riflessione. "In un momento in cui tutte le associazioni rappresentative devono diventare più forti e unite è inconcepibile quanto è accaduto a Verona, ovvero che si arrivi ad un'associazione che vede i Mercati più importanti dissociarsi, i Mercati che sono per statuto chiamati a sostenere più fortemente l'associazione", aveva dichiara al Corriere Ortofrutticolo l'avvocato Stefano Zani, direttore generale del Mercato di Milano. Ancora più perentoria la presa di posizione di Fabio Massimo Pallottini, direttore generale del CAR: “Per me Mercati Associati come associazione non esiste più. Quello che serve ora è un network alternativo. Negli ultimi tre anni Mercati Associati non è esistita. Lo dimostra il fatto che sono state fatte appena cinque riunioni. Niente per un'associazione che sulla carta aveva da discutere mol-
teplici problematiche e progetti”. Secondo Pallottini è giunto il momento “di dare vita a qualcosa di nuovo. Avevamo provato a rilanciare l'associazione ma senza successo. Serve una svolta. Un network che riparta da basi nuove. Uno strumento che da una parte affronti problematiche concrete come le tassazioni, a partire dall'Imu, ad azioni strategiche come la collaborazione con gli operatori, dai grossisti ai produttori, il destino delle partecipazioni pubbliche all'interno dei centri agroalimentari, la ripresa della politica dei prezzi. Prossimamente ci incontreremo con gli altri mercati per capire le azioni da intraprendere per realizzare un nuovo organismo”. Ed Erminia Perbellini? Cerca di ricucire ma non demorde, forte dell'appoggio in particolare di Oliviero Gregorelli, riferimento dei grossisti bresciani, e dell'udinese Giuseppe Pavan, che l'ha preceduta alla presidenza. Mentre scriviamo la partita è aperta e si annunciano novità molto prossime. www.corriereortofrutticolo.it
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Attualità
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FEDAGROMERCATI. Il ‘traghettatore’ Di Pisa invita all’unità per affrontare le prossime scadenze della Federazione dei grossisti “In un contesto complicato come l’attuale, è necessario che tutte le categorie e le loro rappresentanze facciano fronte comune, in modo tale che alla prossima assemblea per il rinnovo cariche possa emergere una posizione condivisa ed unitaria”. Queste le dichiarazioni del “traghettatore” Valentino Di Pisa (nella foto) dopo le dimissioni da presidente Fedagro di Ottavio Guala, dimissioni che, al di là dei toni e delle incomprensioni verificatesi nell'assemblea del 29 novembre, spianano la strada al rinnovamento, rappresentando, comunque, una grande responsabilità per tutti i dirigenti della federazione. Il vicepresidente vicario Di Pisa ha precisa-
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to: “La nostra Federazione, per affrontare insieme le sfide del prossimo futuro, e per compiere scelte appropriate sulle scadenze imminenti, necessita, sia a livello locale che nazionale, di
una rappresentatività sempre più ampia. La mia linea in questa delicata fase di transizione, sarà, pertanto, quella della condivisione, del dialogo con i vertici di tutte le associazioni territoriali, al fine di arrivare ad una prospettiva comune ed a un programma condiviso, che possa permetterci di guardare con fiducia al futuro, e di affrontare serenamente l’immediato”.
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OTTAVIO GUALA. Il ‘padre’ dei Centri Agroalimentari
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“Sì, i Mercati hanno futuro” Antonio Felice Il 29 novembre 2014 Ottavio Guala si è dimesso dalla presidenza di Fedagromercati, la Federazione dei grossisti italiani di ortofrutta, dopo una militanza di mezzo secolo. Questa storia di copertina vuole ripercorrere in breve alcuni aspetti della sua straordinaria esperienza professionale all'interno del commercio ortofrutticolo italiano e insieme intende raccogliere le sue valutazioni sul futuro dei Mercati all'Ingrosso nel nostro Paese. La storia "Avevo capito fin dall'inizio che lì si sarebbe sviluppata l'avventura della mia vita". "Lì" sta per Mercato all'Ingrosso di Torino. "Fin dall'inizio" sta per 1954. Per anni sotto l'ala di una madre battagliera (che per l'ultima volta D i c e m b r e
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Tra storia e attualità, il “testamento professionale” di una figura sindacale e politica che ha segnato tutte le tappe più significative del mondo dell’ingrosso ortofrutticolo ha messo piede al Mercato nel 1984) e poi in collaborazione con il fratello Enrico ("siamo stati sempre amici, non abbiamo mai avuto un litigio, un fratello perfetto"), Ottavio Guala ha imparato, fin da ragazzo, cosa significhi fare il grossista di ortofrutta. La sua fortuna è stata di impararlo in un grande mercato, che era arrivato a contare fino a 320 aziende grossiste. "Per anni - ricorda Guala - mi sono interessato poco delle rappresentanze, anche se mia madre era un punto di riferimento. Mi sono avvicinato all'APGO (Associazione piemontese grossisti ortofrutta) nel 1967 solo perché al-
cuni amici erano nel consiglio. Un giorno di dieci anni dopo, in un'assemblea, il presidente Cesare Coxe propose la mia cooptazione in consiglio. Un anno più tardi, al rinnovo delle cariche, ebbi più preferenze di tutti. I colleghi mi volevano bene". E' cominciata così, quasi per caso, la lunga storia di Ottavio Guala alla testa dei grossisti torinesi, piemontesi e italiani, una storia di più di 40 anni ai vertici delle rappresentanze di categoria. Nel 1980 diventa presidente di APGO ricevendo 250 preferenze su 264 votanti: come poteva rifiutare di impegnarsi in prima persona? Il perché di questo successo tra i www.corriereortofrutticolo.it
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PROTAGONISTI
Copertina CHI È OTTAVIO GUALA La famiglia Guala, originaria dell'Alessandrino, discendente per via femminile dai conti Morozzo della Rocca, arriva a Torino negli Anni Trenta e opera nell'ingrosso dell'ortofrutta al Mercato di Torino dall'immediato dopoguerra. Nel 1952 la mamma di Ottavio Guala, Clotilde Moccagatta, entra in società con l'imprenditrice Luigina Bianchetta per gestire uno stand del Mercato. Pochi anni dopo, a seguito di un'asta voluta dal Comune di Torino, Clotilde diventa titolare di uno stand tutto suo e presto coinvolge nel lavoro il figlio Ottavio e, successivamente, il terzogenito Enrico. Ottavio entra al Mercato la prima volta nel 1954, l'anno della morte del fratello maggiore Giorgio, vittima dello scoppio di un mortaio durante il servizio militare nel battaglione San Marco. Ottavio Guala diventa ufficialmente operatore all'ingrosso di prodotti ortofrutticoli a Torino nel 1957 e lo rimarrà fino al 1992. Guala ha inanellato una lunga serie di cariche nel corso della sua carriera di rappresentate e leader della categoria dei grossisti. E' stato presidente dell'Associazione Piemontese dei grossisti ortofrutticoli dal 1980 al 1993, vicepresidente di Federmercati (Federazione nazionale degli operatori dei Mercati agro-alimentari) dal 1984 al 1989, quindi presidente di Fedagro (Federazione nazionale delle associazioni degli operatori all'ingrosso agro-floro-itticoalimentari) con un primo mandato dal 1991 al 1993. Nel frattempo, dal 1987 al 1993, è stato presidente dell'Associazione commercianti della Provincia di Torino (Ascom Confcommercio) e dal 1990 al 1993 presidente dell'Unione Regionale del commercio, turismo e servizi del Piemonte (Confcommercio Piemonte); contemporneamente, sempre quindi dal 1990 al 1993, ha ricoperto la carica di vicepresidente nazionale di Confcommercio. A Torino, dal 1991 al 1993, è stato membro di giunta della Camera di Commercio e dal 1989 allo stesso 1993 amministratore delegato della società consortile del nuovo Centro Agro-Alimentare di Torino (CAAT). Per due anni, dal 1992 al 1993, è colleghi di lavoro sta in un sentimento che non ha mai abbandonato Ottavio Guala e che è stato la molla del suo impegno sindacale: "Mi bruciava e mi ha sempre bruciato il fatto che il lavoro duro dei grossisti non venisse considerato, fosse confinato in un ruolo marginale e avesse un'immagine non positiva tra le componenti economiche e sociali di Torino, del Piemonte e del Paese. Ribaltare questa situazione, far entrare la categoria in un ruolo attivo riconosciuto a livello 38
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stato vicepresidente esecutivo del Progetto Mercati (soci: Bonifiche, Lega delle Cooperative, Unioncamere, Confcommercio). Alla ripresa dell’attività politico-sindacale, a fine 1996, decide di concentrare la propria attività nella costruzione di un nuovo sistema dei mercati italiani, rinunciando a impegni in altre direzione, Confcommercio compresa. Nel febbraio 1997 riprende la presidenza di Fedagromercati. Nel frattempo è consulente per il trasferimento dalle vecchie alle nuove strutture mercatali a Bologna, Roma e Genova e vicepresidente vicario del Consorzio obbligatorio di informatica 'Infomercati' partecipato dalla società di gestione dei più importanti mercati italiani. Nel 2002 assume la presidenza di Mercati Associati portando il modello di gestione dei Mercati italiani in tutti i mercati del mondo e per due volte, a Roma e Torino, l’Italia ospita una conferenza internazionale del Wuwm (l’Unione mondiale dei mercati). Nel 2006 non accetta la presidenza del Wuwm ma entra nel consiglio dell’Organismo Interprofessionale Ortofrutta Italiana di cui sarà vicepresidente per due mandati e poi il presidente. Fino al 29 novembre 2014 ha mantenuto la carica di presidente di Fedagromercati mentre è attualmente: membro dell’Organismo Interprofessionale dell'Ortofrutta (O.I) che vede presenti al suo interno tutte le organizzazioni del mondo della produzione, i rappresentanti del mondo delle industrie di trasformazione ed i rappresentanti della commercializzazione, dopo due mandati da vice presidente e un mandato da presidente. E' presidente in carica di Apgo Servizi srl, vicepresidente del cda del Centro Agro-Alimentare di Torino, membro del Consiglio di Mercati Associati, dopo circa dieci anni di presidenza, presidente di Apgo Fedagromercati Torino (Associazione piemontese grossisti ortoflorofrutticoli). Ottavio Guala ha due figli, Giorgio e Gianni. Ha perso la moglie Lia nel 1988. Da allora la vicinanza ai figli è stato il motivo ispiratore della sua vita.
sindacale e politico è stata per me, che avevo visto i sacrifici di mia madre e di tanti grossisti, la sfida che ho sentito di più in tutti questi anni. Nei primi tempi ho avuto scontri abbastanza caldi con i rappresentanti delle amministrazioni che esprimevano valutazioni sbagliate sulla categoria e sul lavoro dei grossisti e questa mia carica m'ha dato una vasta popolarità tra i colleghi, di cui io stesso ero sorpreso. L'attività sindacale mi ha assorbito totalmente e con amarezza, negli
Anni Novanta, ho dovuto accettare l'idea di lasciare l'attività aziendale. In mezzo c'era stata una delle esperienze più importanti del mio impegno associativo, che testimonia l'approccio che ho avuto da subito con il mio mondo, assumendomi responsabilità che nessuno prima si era assunto". Un giorno del 1981 il presidente di APGO Ottavio Guala, pur sconsigliato dagli amici più vicini, va a trovare, in compagnia del direttore dell'associazione Renzo D i c e m b r e
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PROTAGONISTI Ottavio Guala oggi, all’interno del CAAT, il Mercato di Torino, dove è diventato grossista nel 1957
Trombotto, un giovane magistrato di Torino. Sospetta che qualcosa di grave inquini l'attività del Mercato, nessuno gliene parla esplicitamente ma corre voce che non pochi operatori siano nelle mani del racket delle estorsioni. Partono due anni di indagini, gli interrogatori terminano con l'individuazione dei colpevoli, ci sono quattro arresti. Guala si costituisce parte civile: il processo termina con quattro condanne. Di racket al Mercato di Torino, da allora, non si è più sentito parlare. "Ci sono stati momenti difficili in questa vicenda - ricorda Guala -, come quando i grossisti non volevano parlare, senza sapere che gli inquirenti erano in possesso delle intercettazioni telefoniche che rilevavano come fossero vittime del racket. Alla fine è stata una battaglia vinta. Ho conosciuto in quelle circostanze personaggi straordinari tra le forze dell'ordine, come il questore Faraoni e il dott. Merigo. E se oggi incontro qualcuno di quei grossisti, i pochi che sono rimasti, ancora mi ringraziano. Credo che noi a Torino siamo stati i primi in Italia a denunciare una situazione del genere". Le cose di Torino, le conquiste progressive del Mercato, il suo ruolo tra i Mercati italiani, sono D i c e m b r e
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la premessa al salto di Ottavio Guala nella dimensione nazionale, dove già c'era un torinese, Andrea Francone, alla vicepresidenza. Francone porta Guala a Roma e Guala in un anno diventa amministratore di Federmercati, il cui presidente è Domenico Cavallaro, siciliano. "E' da lui - ricorda Ottavio Guala - e da uomini come Andrea Francone che noi della vecchia guardia abbiamo imparato a fare sindacato. La Federazione, sotto la guida di Cavallaro, ha ottenuto dal governo l'approvazione della legge 41/86 che avrebbe portato alla rivoluzione dei Mercati italiani e alla quale dobbiamo se oggi, in alcune città, purtroppo non tutte, abbiamo i mercati più belli e funzionali del mondo". Prima di affrontare con Guala le prospettive dei Mercati, di fare cioè un salto nell'oggi di un presidente nazionale che lascia la guida di Fedagromercati dopo tanti anni, cercando di avere da lui una sorta di 'testamento professionale' a futura memoria, accenniamo a una parentesi dolorosa ma che si è chiusa bene (altrimenti non saremmo oggi a scrivere di lui). Nel 1993 Guala a Torino, dove aveva assunto ruoli dirigenziali in Confcommercio (ne è stato anche vice nazionale) è stato toccato da un'indagine re-
lativa all'appalto di un centro commerciale. Erano gli anni di tangentopoli. Il caso è stato archiviato perché di nessuna rilevanza penale e civile. Si era ritirato da tutto, nonostante i sollecitato di mantenere alcune posizioni. Nel 1996, richiamato a gran voce dai colleghi, Ottavio Guala è tornato in campo, in 'servizio permanente effettivo', misurandosi, dopo un po', con un mondo nuovo, più complesso, in cui i Mercati non potevano essere più solo luoghi di contrattazione ma anche centri erogatori di servizi, nell'interesse delle aziende grossiste. La prospettiva dei mercati e della rappresentanza "Credo che tutti dobbiamo ammettere - afferma Guala - che viviamo in un clima di incertezza sul futuro, anche perché, in qualche modo, veniamo messi di fronte a problemi organizzativi aziendali che, come grossisti, non avevamo mai affrontato in passato. Vendere ortofrutta, che era il nostro DNA, oggi non basta. Se un'azienda vuole essere competitiva e ancora di più se vuole crescere deve conoscere il mondo della distribuzione e fornire una serie di servizi ai propri clienti che hanno come priorità la logistica. Chi riesce a sfruttare www.corriereortofrutticolo.it
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le peculiarità del commercio all'ingrosso di oggi ha davanti grandi prospettive perché nessuna organizzazione al mondo può offrire sul piano commerciale la scelta offerta da un Mercato bene organizzato. Entrate in un qualsiasi giorno, dopo mezzanotte, in un Mercato all'ingrosso che funzioni bene: troverete la produzione di tutto il mondo, fresca, con innumerevoli referenze tra cui scegliere in termini di quantità e prezzo. Troverete innanzitutto professionisti che sanno distinguere, che sanno garantire il cliente, puntando sulla qualità, sul sapore. I Mercati e gli operatori competitivi nei termini che ho detto possono recuperare anche nei confronti della distribuzione moderna, possono essere davvero i fornitori di tutti riportando i Mercati al centro del commercio ortofrutticolo. Come operatori grossisti dobbiamo essere consapevoli che le battaglie che dobbiamo vincere per non temere un declino sono quelle della freschezza e della sicurezza del prodotto. La produzione, a fronte di un recupero sul prezzo, è chiamata a garantirci il sapore dell'ortofrutta, che è quello che il consumatore cerca sui banconi di vendita e che troppo spesso non trova. Si parla di calo dei consumi. Sono convinto che una parte dei consumatori sia stata persa perché la frutta ha perso il suo sapore". "Ma ci sono altre battaglie - continua Guala - che è venuto il momento il vincere una volta per tutte per riportare i Mercati davvero al centro del commercio e della distribuzione dei prodotti freschi. Battaglie che valgono una maggiore efficienza, una più forte organizzazione, un maggiore peso politico. Ormai spetta ai nuovi dirigenti affrontarle. Ma sono sfide inevitabili. Mi riferisco ai rapporti tra operatori grossisti, enti gestori dei Mercati ed enti locali, che vanno rinsaldati, che debbono stringersi attorno a proposte e iniziative concrete. Pensate ai servizi che un Mercato www.corriereortofrutticolo.it
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può dare a una città, alle scuole per esempio. Per questo i Mercati hanno bisogno di consigli di amministrazione lungimiranti, di dirigenti che siano manager preparati, in grado di sviluppare servizi che si trasformino in aumento di lavoro per gli operatori. Il Centro agroalimentare del futuro è un centro multi-funzioni, dove si fanno economie di scala a vantaggio delle realtà operative interne e dei fruitori esterni che
ci debbono trovare il massimo di referenze, di provenienze, di servizi insieme a freschezza e sapori. E' chiaro che questo non è realizzabile ovunque, che ci dovrà essere un processo inevitabile di concentrazione". "Dobbiamo avere la consapevolezza - conclude Ottavio Guala come aziende grossiste, che c'è un futuro oltre le incertezze se siamo organizzati in modo adeguato per rafforzare il ruolo che ci compete di snodo tra produzione e distribuzione. Abbiamo la fortuna che l'ortofrutta si mangia, si continuerà a mangiare. Dobbiamo fare la nostra parte perché sia sempre più buona e salutare e arrivi al consumatore il più fresca possibile. E, per fortuna, abbiamo buoni esempi da seguire nel nostro stesso mondo, di aziende e colleghi che crescono, nonostante la crisi. Dico a quei colleghi: non dimenticate il sindacato, la vostra categoria, che vale se è il vostro sindacato e che ha bisogno di voi".
Fiere. (segue da pag. 4) carissima) se avessimo una fiera che richiamasse tedeschi, spagnoli, cinesi e quant’altro in Italia? In 32 anni Macfrut non c’è riuscita, abbiamo cercato di spiegare perché. Tuttavia non viviamo in un Paese che non sa organizzare fiere. L’Italia è tra i primi poli fieristici al mondo, è il secondo organizzatore di fiere in Europa dopo la Germania, quindi veniamo prima di Francia, Regno Unito, Spagna, Olanda; abbiamo fiere che sono leader mondiali nel loro segmento, un nome a caso: VinItaly. Non sono il solo a credere sinceramente che lo spazio per rilanciare ci sia, attraverso un cambio di marcia radicale, e che l’opportunità da non sprecare oggi, anno di Expo, un’Expo dedicata all’alimentazione sostenibile (e che cos’è l’ortofrutta se non questo?), si chiami Milano. Ma ci vuole coraggio, uno scatto di orgoglio. Diciamocelo: le fiere si fanno dove si può fare business. A Milano si può fare. Una fiera internazionale si fa pensando al made in Italy ma anche alla dimensione dell’import perché siamo tra i primi sei mercati d’importazione di ortofrutta al mondo. Non c’è supermercato, mercato all’ingrosso, fruttivendolo sul cui bancone dell’ortofrutta non sia presente, ormai, il mondo intero. VinItaly, nonostante il nome, non è una fiera italiana, è mondiale. Il panorama dell’ortofrutta è ancora più composito e ricco, a livello internazionale, di quello del vino. Serve l'organizzazione adatta a una fiera che sia lo specchio di questa realtà e che nello stesso tempo mostri al mondo il meglio del made in Italy. Questa organizzazione in Italia ce l’ha Milano. E’ una strada in salita ma cominciamo a crederci. Non facciamoci del male. D i c e m b r e
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Chiara Brandi A ottobre 2014 l’export spagnolo di frutta e verdura ha registrato una contrazione del 3% anno su anno in termini di volume, portandosi a 804.184 tonnellate, a fronte di una crescita del 7% a valore, per un totale di 724,2 milioni di euro. Sono questi alcuni dati riferiti dalla Direzione generale delle dogane spagnola, riportati da FEPEX a fine dicembre. Il calo a volume è principalmente da ricondursi al crollo delle spedizioni di verdure: -11% rispetto allo stesso mese del 2013, per un quantitativo totale pari a 313.571 tonnellate. Particolarmente negative sono state le spedizioni di pomodori e cetrioli - generalmente i prodotti più esportati della categoria nel mese di ottobre - che hanno registrato una contrazione del 41 e del 13%, portandosi rispettivamente a 34.328 e 59.535 tonnellate. Nel caso del pomodoro - in controtendenza rispetto al trend generale - anche il fatturato ha riportato il segno meno (14%), per un valore pari a 42,8 milioni di euro. In generale, in termini di valore le esportazioni di ortaggi della Spagna in ottobre sono cresciute dell’1,7% rispetto allo scorso anno, per un totale pari a 255 milioni di euro. Analizzando l’andamento della frutta, nel mese di ottobre è stato registrato un aumento delle esportazioni del 2% a volume (490.613 tonnellate totali) e dell’11% a valore (pari a 469 milioni di euro). Da gennaio a ottobre di quest’anno l’export del primo player europeo è aumentato del 3% a volume rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, per un totale di 9,3 milioni di tonnellate mentre a valore si è registrata una contrazione dello 0,4% (8,3 miliardi di euro). In particolare, nei primi dieD i c e m b r e
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ci mesi dell’anno l’export di verdure si è attestato a 3,8 milioni di tonnellate (+4,5%) pari a 3,3 miliardi di euro (-2%). Da segnalare tra gli ortaggi la contrazione delle spedizioni di pomodoro, -8% a volume e -4% a valore, per un totale di 724.377 tonnellate e 741,7 milioni di euro. Nello stesso arco temporale le esportazioni di frutta hanno registrato una lieve crescita sia in termini di volume (+1,6% pari a 5,5 milioni di tonnellate) sia in termini di valore (+0,5% pari a circa 5 miliardi di euro). Passando a parlare di importazioni, a fronte di un aumento del 7% dei volumi anno su anno (224.238 tonnellate) si è registrata un’impennata del 23% in termini di valore, pari a 152 milioni di euro. In particolare l’import di frutta è aumentato dell’11,5% a volume, per un totale di 132.007 tonnellate, e del 25% a valore, portandosi a 107 milioni di euro. I principali prodotti della categoria acquistati sono stati banane e kiwi, con una crescita a valore rispettivamente del 59 e del 38%, pari a 16,8 e 16,4 milioni di euro, mentre per le arance si è registrato un crollo dell’11%, per un valore totale degli acquisti da paesi terzi di 15,2 milioni. Le importazioni di ortaggi sono state pari a 92.232 tonnellate (+1%) a fronte di un aumento in valore del 18%, per un totale di 45 milioni di euro. I principali pro-
MONDO
Spagna, crolla l’export di pomodori Crescono le importazioni di kiwi
dotti importati sono fagiolini con 12,4 milioni di euro (+51%), patate con 7,8 milioni di euro (-38%) e pomodori con 7,6 milioni di euro (+98%). A contribuire fortemente a tale aumento dell’import sono state le spedizioni dal Marocco: nel mese di ottobre le importazioni dal paese magrebino sono aumentate del 48% a volume (9.893 tonnellate); tra i principali prodotti acquistati dalla Spagna si segnalano fagiolini, pomodori, zucchine e peperoni. Nel periodo gennaio-ottobre 2014 le importazioni di ortofrutta sono cresciute del 5% a volume, per un totale di 2 milioni di tonnellate, e dell’1% a valore, raggiungendo circa 1,4 miliardi di euro. L’import di frutta si è attestato a 1,12 milioni di tonnellate (+7%), pari a 970 milioni di euro (+ 4%), mentre le importazioni di ortaggi hanno toccato le 902.358 tonnellate (+2%), per un valore di 421 milioni di euro (5%). Per l’associazione spagnola di esportatori di ortofrutta la forte crescita delle importazioni nel mese di ottobre - in concomitanza con la contrazione osservata nell’export - evidenzia la criticità del periodo nonché l’importanza del correggere distorsioni della concorrenza effettivamente esistenti a livello comunitario, adottando misure urgenti ed efficaci per migliorare la competitività e il rispetto degli accordi commerciali. Chiaro il riferimento al Marocco. www.corriereortofrutticolo.it
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M ondo Embargo russo: l’UE proroga a giugno gli aiuti Mosca prevede un blocco duraturo nei confronti delle esportazioni europee e per questo stringe accordi con la Cina su export e piattaforme logistiche Il commissario europeo all'agricoltura Phil Hogan (nella foto) ha annunciato a Bruxelles la proroga - dal 31 dicembre 2014 al 30 giugno 2015 - delle misure di emergenza per i prodotti ortofrutticoli, in risposta alle perturbazioni del mercato derivanti dall'embargo russo su determinati prodotti agricoli dell'UE. I produttori europei avranno quindi più tempo a disposizione nel caso in cui non avessero ancora inviato tutte le richieste a Bruxelles, rispetto ai volumi di prodotto stabiliti per Stato membro.La misura può contare su 165 milioni di euro di aiuti che sono già stati suddivisi tra gli Stati membri, sottoforma di quantitativi fissi che potranno essere ritirati dal mercato, sulla base della media delle esportazioni di ogni Stato membro verso la Russia, tra il 2011 e il 2013. Per questa misura, l'Italia può contare su 77.270 tonnellate di ortofrutta, così distribuite: pere e mele 35.805 tonnellate; kiwi, prugne e uva da tavola 38.845; arance, clementine e mandarini 2.620. A questo quantitativo si aggiunge una riserva di altre 3mila tonnellate per venire in aiuto a prodotti - come cavolfiori, broccoli, funghi e altri - che non rientrano nella lista di interventi. Il blocco russo sta agevolando l'export cinese. L'esportazione di frutta e verdura dalla Cina al mercato russo è salita a valore a 140 milioni di dollari, numeri superiori del 20% rispetto a quelli del 2013. Negli ultimi dodici mesi, la quantità di ortofrutta esportata dalla Cina al mercato locale russo è arrivata a 320 mila tonnellate. Per facilitare l'esportazione di or42
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tofrutta, recentemente sono state create speciali aree economiche al confine tra i due Paesi. Si sta sviluppando una grande alleanza tra Russia e Cina per lo sviluppo di un servizio multimodale tra i due Paesi. La russa "JSC Russian Railways Logistics" ha siglato un accordo con la cinese "Zhengzhou International Land Port Development and Construction" per la costruzione e lo sviluppo di un servizio di treno container multimodale tra Zhengzhou (provincia di Henan) e Mosca. L'intesa è stata firmata il 27 novembre scorso a Zhengzhou durante il Congresso internazionale della piattaforma logistica Cina-Europa nell'area della Silk Road (Strada della Seta). Le parti intendono sviluppare attivamente il tragitto Zhengzhou-Mosca e cooperare nel settore del servizio ferroviario container. Dall'accordo sono previste aperture di piattaforme logistiche a Mosca. Tutto ciò lascia presagire che Mosca guardi ad oriente, stia strutturando su basi solide le relazioni con la Cina, nella prospettiva che il blocco verso l'Europa sia duraturo. La questione ucraina, del resto, che resta il nocciolo della questione, è ben lungi dal trovare una soluzione e potrebbe anzi costituire ulteriore elemento di crisi nelle relazioni politiche UERussia nel 2015.
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In aprile torna Medfel Organizzato da Sud de France Développement e dalla Regione Languedoc-Roussillon, Medfel 2015 metterà al centro dell'attenzione le mele. Sotto l'alto patrocinio del Ministero dell'Agricoltura e delle politiche Agroalimentari e Forestali di Francia per il quarto anno consecutivo, questa fierabusiness incentrata sull’ortofrutta mediterranea avrà luogo dal 21 al 23 aprile 2015 presso il Parc des Expositions di Perpignan. La principale innovazione di questa 7a edizione sarà il lancio di Medfel Tech, l'incontro d'affari dei fornitori attivi nel settore della produzione mediterranea di frutta e verdura. Per la prima volta, l'appello è rivolto ai professionisti a monte della produzione. Medfel ha continuato a crescere sul piano internazionale per sette anni. Per la sesta edizione, sono arrivati a Perpignan ben 5.315 visitatori (+ 10% rispetto al 2013), fra cui i più importanti acquirenti della filiera frutta e verdura; inoltre hanno partecipato all'evento economico più rinomato in Francia nel settore della frutta e della verdura 241 espositori provenienti dall'intero bacino mediterraneo. Medfel mantiene i propri obiettivi: incrementare gli sbocchi per gli espositori e presentare ai visitatori la massima competenza nell'offerta di frutta e verdura. Mantiene anche il suo orientamento: sviluppare le relazioni economiche fra i 43 paesi dell'Unione per il Mediterraneo. Per info: www.medfel.com
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Problemi per l'export di mele verso i mercati del Far East Sostituire il mercato russo con quelli del Far East è l'obiettivo degli esportatori ortofrutticoli polacchi, impresa tuttavia non facile. Secondo i giornali locali polacchi le prime consegne di mele della Polonia a Singapore e in India non sono state soddisfacenti. I frutti sono arrivati guasti, non avendo evidentemente sopportato le difficoltà e la lunghezza del viaggio. Ci si sta interrogando quali siano i contrattempi della grande operazione di export verso l'Estremo Oriente: dalla qualità delle mele ai container, alla refrigerazione. I mercati asiatici - che sembravano un'ottima opportunità per compensare la perdita del mercato russo - sono quindi più problematici del previsto.
esportati totali assorbiti (per un valore di 10,2 milioni dollari), seguiti da Hong Kong con il 23% (5 milioni di dollari), Olanda con il 22% (4,9 milioni di dollari), Regno Unito con il 6% ed infine Spagna e Costa Rica entrambe con l’1%. In generale l’Unione Europea rappresenta un mercato molto interessante per l’intero comparto di piccoli frutti del Perù, poiché sebbene nel Vecchio Continente vi siano molte aree vocate a queste produzioni, la raccolta avviene in contro-stagione rispetto al Sud America. Tra i Paesi Ue tre sembrano particolarmente interessanti in termini di prospettive future: Regno Unito, Germania e Olanda. Nel Regno Unito - il mercato più esigente dei tre menzionati - i frutti di bosco sono al secondo posto dopo le mele nella classifica dei frutti più consumati. Tra questi i principali sono le fragole, seguite da mirtilli, more, ciliegie e lampo-
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Il caldo ha messo ko la produzione di datteri
Ampi margini per l'export di piccoli frutti Quella della produzione di mirtilli in Perù sembra - almeno per ora - essere una scommessa vinta. Da tempo infatti il paese sudamericano sta concentrando importanti sforzi per migliorare la produzione e l’esportazione di piccoli frutti, mirtilli in primis, e i risultati 2014 sembrano rendergliene merito. Secondo i dati riportati da AgrodataPerù.com, dal gennaio al novembre 2014 l’export di mirtilli ha registrato un’impennata dell’84% in termini di volume, passando da 1.129,765 a 2.080,782 tonnellate. Tale incremento rappresenta un aumento del 68% in termini di valore; da 13,188 a 22,174 milioni di dollari. Secondo il portale specializzato, i principali mercati di destinazione dei mirtilli peruviani sono gli Stati Uniti, con il 46% dei volumi
gennaio all’ottobre 2014 una crescita in termini di export pari al 30,2%, per un valore di circa 14 milioni di dollari. Tale incremento riflette una maggiore produzione peruviana a cui ha fatto seguito un aumento della domanda di Stati Uniti, Canada e Giappone. E i margini per sviluppare ulteriormente il settore sono ampi: il Perù ha un clima perfetto per la coltivazione di questo frutto ma la produzione deve essere supportata da tecnologie ancora più all'avanguardia volte a migliorarne la qualità dell’output e favorirne l’esportazione. La coltivazione di fragole in Perù ha rendimenti molto interessanti per qualsiasi imprenditore: il costo di produzione per ettaro è di 8.439 dollari con una resa pari a 40 ton/ha. E posto che il prezzo di esportazione tocca in media 1,64 dollari a chilogrammo, un ettaro di fragole può fruttare fino a 65.600 dollari. (c.b.)
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ni. E se il mercato tedesco si sta via via aprendo ai prodotti del Sud America grazie ad una domanda crescente nell’arco dell’anno, in Olanda il consumo pro capite annuo è di 950 grammi, con un aumento del 700% dal 2010. A differenza di Gran Bretagna e Germania, l’Olanda però non ha una produzione locale importante, il che la rende fortemente dipendente da altri Paesi per soddisfare la domanda interna. Tornando al Perù, un altro baluardo della categoria dei piccoli frutti, la fragola, ha registrato dal
A settembre e ottobre, nel momento della maturazione dei datteri, nella regione delle oasi di Ghardaia in Algeria si sono avute temperature molto alte che hanno avuto un impatto negativo sulla produzione. "Tutti i datteri si sono danneggiati e disidratati, e questo ha modificato notevolmente forma, colore, sapore e consistenza dei frutti. I danni sono stati particolarmente gravi nei datteri dalla pelle morbida molto fragile e vulnerabile alle fluttuazioni climatiche come le varietà Deglet Nour, Bent Kballa e Ghers", avverte la Direzione dei servizi agricoli della regione. La regione di Ghardaia è considerata una delle importanti aree di produzione del Paese, con quasi 11 mila ettari, vale a dire 1,3 milioni di palme di cui 524 mila della sola varietà "Deglet Nour", la più richiesta. www.corriereortofrutticolo.it
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Tra Hapag-Lloyd e CSAV nasce il quarto gruppo logistico al mondo Un gruppo capace di fatturae ogni anno 12 miliardi di dollari gestendo circa 200 navi. Sono solo alcuni numeri che descrivono le potenzialità della fusione tra i gruppi Hapag-Lloyd/Csav. L'intesa consentirà un risparmio di cir-
ca 300 milioni di dollari l'anno grazie all'ottimizzazione delle due reti e alla riduzione dei costi prevista. Il processo di integrazione dovrebbe essere completato alla fine del secondo trimestre del 2015. Hapag-Lloyd/CSAV entra nella top 4 del settore tra la francese CMA CGM e la taiwanese Evergreen. "Con la potenza di Hapag-Lloyd nel traffico asiatico e nel Nord Atlantico, unita alla posizione di forza di CSAV, diventeremo il leader della linea regolare di trasporto marittimo in questa area", ha dichiarato Rolf Habben Jansen, ceo di Hapag-Lloyd.
ISRAELE - INDIA
Nel Punjab centro di eccellenza per gli agrumi E' stato inaugurato a fine novembre un nuovo Centro di Eccellenza a Khanuara nell'Hoshiarpur, nello stato indiano del Punjab, per la coltivazione degli agrumi. Gli esperti locali del settore potranno studiare e applicare il sistema israeliano di coltivazione utilizzando l'irrigazione per gocciolamento adattato alle condizioni indiane. Questo è il secondo centro Indo-Israeliano nel 44
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Punjab. L'altro centro, nel villaggio di Kartarpur e' dedicato allo studio degli ortaggi.
INDIA
Prezzi alle stelle per le nocciole Bassa la produzione Secondo uno studio di Abares, il Dipartimento australiano dell'agricoltura e delle risorse economiche australiano, entro il 2050 si prevede un boom della domanda di cibo in India, grazie al tasso di crescita della popolazione unito alla crescita economica, che fa salire i livelli di reddito e quindi la diversificazione dei regimi alimentari. Lo studio stima consistenti crescite dei consumi con un +246% per la frutta, +183% per la verdura e +137% per i latticini. Anche se l'India amplierà le produzioni agricole, le importazioni continueranno a crescere nei prossimi decenni. Lo studio prevede che nel 2050 le importazioni potrebbero arrivare a 47 miliardi di dollari per la frutta, 58 miliardi di dollari per la verdura, 13 miliardi di dollari per i latticini e 15 miliardi di dollari per il grano. Si apprende nel frattempo che la produzione totale di patate in India nell'annata 2013-14 è scesa del 2,3% rispetto ai dati 2012-13, secondo le stime dei vari stati dell'Unione Indiana. Il calo della produzione viene attribuito a diversi fattori: condizioni climatiche avverse in diversi Stati, attacchi di parassiti in altri. A questi inconvenienti si sono aggiunte precarie condizioni di trasporto e costi elevati di stoccaggio, che hanno generato operazioni speculative. Per calmierare i prezzi e
compensare l'enorme scarto tra offerta e domanda, le autorità stanno attuando diverse misure e facendo importare patate dal vicino Bangladesh.
ARGENTINA
Raccolto anticipato da una a due settimane per mele e pere Temperature superiori alla media e giornate soleggiate hanno favorito la fioritura di meli e peri in Argentina tanto che con ogni probabilità l’inizio della raccolta sarà anticipato di 7/10 giorni rispetto alla norma. Al momento il calendario definitivo è ancora in fase di perfezionamento. Il giorno di inizio raccolto cambia a seconda della varietà ma allo stato attuale per le pere Williams - le più prodotte nel Paese e le più esportate - la data prevista è il 10 gennaio. Rispettare i giusti tempi di raccolta è di vitale importanza per la credibilità del comparto argentino all’estero poiché le esportazioni assorbono ogni anno circa il 70% della produzione di pere Williams e il 40% di mele di tutte le varietà. In termini di qualità il raccolto di quest’anno dovrebbe rispettare standard elevati - con calibri nella norma grazie alle temperature favorevoli durante la fioritura e all’assenza di grandine nel corso della primavera, se non in qualche caso isolato. A questo proposito l’Istituto Nazionale di Tecnologia Agricola (INTA) ha dichiarato che le aspettative sono molto elevate, soprattutto per le varietà rosse di mela, anche se per le pere Williams si prevedono pezzature leggermente inferiori alla media, soprattutto nella fase iniziale della stagione. La Commissione preposta per la gestione delle contrattazioni di prodotti ortofrutticoli (Mesa de Contractualización Frutícola) ha fissato a 32 centesimi di dollaro il prezzo minimo per mele e pere nella stagione 2014/15. (c.b.) D i c e m b r e
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Emanuele Zanini Bilancio positivo per il mercato delle banane nel 2014, grazie a produzioni in calo e conseguente aumento dei prezzi. Più complessa la stagione per l'ananas, con un'offerta di prodotto tale che in certi periodi dell'anno ha influenzato negativamente le quotazioni sul mercato. Si può riassumere così, in estrema sintesi, l'annata dei due prodotti importati in Italia principalmente da Centro e Sud America e dall’Africa. Dando uno sguardo più approfondito ai risultati dei principali gruppi importatori in Italia, si scopre come per Gf Group, il colosso gestito dalla famiglia Orsero, il 2014 sia stato per le banane un anno positivo sul fronte prezzi, che si sono rivelati migliori delle aspettative di fine 2013. Secondo Alessandro Canalella, amministratore delegato di Simba spa, azienda di Gf Group, “tali risultati sono stati possibili per via della ridotta disponibilità di merce dovuta alle non ideali condizioni climatiche nei Paesi di produzione”. Il gruppo di Albenga (Savona) per quanto ri-
Andamento più negativo per l’ananas che invece ha risentito di un surplus produttivo. I tre gruppi più forti in Italia nelle importazioni di frutta esotica razionalizzano costi e distribuzione e credono nel futuro guarda i volumi importati direttamente sta chiudendo l'anno con un lieve decremento rispetto allo scorso anno: le tonnellate importate sono state circa 180 mila per le banane, di cui circa 93 mila in Italia. Per quanto riguarda l'ananas, invece, “nel 2014 stiamo registrando buoni risultati: prevediamo di raggiungere la quota di circa 63 mila tonnellate, di cui circa 33 mila in Italia, con un incremento del 12% rispetto al 2013”, afferma Canalella. “Entrando nel dettaglio del nostro brand F.lli Orsero, la forza distributiva del gruppo, insieme agli investimenti in marketing e in comunicazione, ha permesso in meno di tre anni dal lancio di incrementare costantemente i volumi di banane e ananas. Le banane a marchio F.lli Orsero commercializzate nel 2014 si attestano su circa 50 mila tonnel-
late, con un incremento del 12% rispetto al 2013”. La migliore performance registrata, però, riguarda l’ananas F.lli Orsero: “I volumi del prodotto che nel 2013 erano quasi raddoppiati rispetto all’anno precedente – sottolinea l'ad di Simba – nel 2014 registrano un’ulteriore crescita significativa. Gli ananas infatti, dovrebbero raggiungere entro la fine del 2014 le 30 mila tonnellate, con un incremento del 18% rispetto al 2013. Questo si deve ad una produzione abbondante e di qualità degli ananas F.lli Orsero provenienti dalla Costa Rica, di varietà “MD 2”, chiamati anche “extra sweet” per la loro polpa succosa e dolce, che rappresenta la varietà principale commercializzata in Europa”. La conferma di una buona annata per le banane arriva da Luca Battaglio, presidente dell'omonimo gruppo torinese. I risultati
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Tenuta del prezzo delle banane grazie al calo della produzione
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Luca Battaglio e Raffaele Spreafico. A destra, Alessandro Canalella del GF Group
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Banane, la produzione si concentra In testa Filippine ed Ecuador Dando uno sguardo generale alla produzione mondiale di banane, nell'ultimo triennio i volumi hanno sfondato la soglia dei 105 milioni di tonnellate (dati Fao). A guidare la classifica dei Paesi produttori c'è l'India con ben 27,7 milioni di tons. Il Paese tuttavia ha un consistente consumo interno e non influenza più di tanto i mercati. Stesso discorso per la Cina con i suoi 10,2 mi-
Paesi esportatori rappresentano il 70% dei 18 milioni di tonnellate di banane esportate nel pianeta. Secondo i dati Istat le importazioni di banane verso l'Italia nell'ultimo decennio si attestano attorno alle 400 mila tonnellate. A valore si sono registrati due picchi: uno nel 2005 quando, a causa di una contrazione dei consumi, si è scesi sotto i 600
lioni di tonnellate, per la maggior parte destinate al mercato interno. Diverso l'approccio commerciale delle Filippine e dell'Ecuador, che producono rispettivamente 9,2 e 7,5 milioni di tons di banane. I due Paesi, infatti, esportano la maggior parte delle banane prodotte, con il Paese del Centro America che dagli anni Novanta ha quintuplicato l'export attestandolo come primo Paese esportatore di banane al mondo. Seguono quindi Costa Rica, Colombia, Guatemala. Il settore delle banane è fortemente concentrato a livello commerciale visto che i primi cinque
milioni di euro, e uno nel 2008, prima della crisi, con il superamento della quota di 700 milioni di euro. I prezzi sono piuttosto stabili, in media oscillanti attorni a 59 centesimi al chilo. Secondo l'Osservatorio MacfrutGfk i consumi di banane in Italia negli ultimi dieci anni sono stati piuttosto instabili: dal 2002 al 2005 c'è stata una forte diminuzione, con un -4% medio all'anno. Nel triennio successivo c'è stata una timida ripresa. Nei tre anni successivi vi è stato un ulteriore calo dei consumi che ha portato a fine 2013 ad avere un -16% di consumi rispetto al 2004. (e.z.)
positivi sono stati raggiunti principalmente “grazie ad un'offerta limitata durante i mesi più difficili dell’estate che ha consentito di mantenere un livello di prezzi dignitoso per cui, anche se non abbiamo mai avuto punte di mercato alte durante i mesi più favorevoli, la media stagionale è positiva”. Il discorso secondo Battaglio non vale invece per l'ananas su cui “soffriamo un'offerta che sovente supera la domanda, per cui siamo in costante pressione ed i prezzi sono insufficienti per coprire i costi. Spero in una veloce razionalizzazione della filiera, anche se ad oggi segnali in tal senso ne ho visti pochi”, ammette Battaglio, che non prevede grandi spiragli di miglioramento nel 2015, anzi. “Il nuovo anno me lo aspetto ancora più complesso, dati i consumi stagnanti nel nostro Paese, i problemi di costi in aumento ed una offerta internazionale difficile da gestire, ancor più per l’embargo russo”, rileva il manager piemontese. “Sicuramente occorre lavorare con la massima professionalità e determinazione. Noi siamo su quella strada. Il magazzino di Roma appena aperto è un importante passo che ci consente di garantire questo impegno”. Per quanto riguarda banane e ananas anche nel gruppo Spreafico si registra un andamento stagionale dai due volti: bene le banane, in difficoltà invece l'ananas. “Per la nostra azienda la frutta esotica ha raggiunto un peso importante nella distribuzione sul mercato italiano”, spiega Raffaele Spreafico, presidente della Spreafico Francesco & F.lli spa. “L’anno che si conclude ha visto una crescita dei volumi in linea con la crescita aziendale, ovvero pari ad un +5%. Raggiungeremo nel corso del 2014 un volume complessivo di 3,5 milioni di cartoni di banane distribuiti, un milione di cartoni di ananas ed un significativo sviluppo nella frutta esotica”. “La capacità di servizio dell’aD i c e m b r e
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A livello mondiale, con le referenze di nicchia, il comparto sfiora la metà della produzione globale. In Italia le banane raggiungono l’80% dei consumi della categoria. Il problema è il calo delle quotazioni. Circa il 44% della frutta prodotta nel mondo – 630 milioni di tonnellate – è rappresentata da banane, cocco, mango, platano, ananas, papaia e avocado, cioè le principali referenze delle frutta esotica. Se si aggiungono i volumi prodotti dagli altri prodotti di nicchia, la frutta esotica rappresenta oltre la metà della frutta prodotta nel pianeta. La banana, come si poteva prevedere, rappresenta il prodotto più rappresentato con un'incidenza del 36%. seguono noce di cocco (23%), mango 13%), platano (13%), ananas (7%), papaia (4%) e avocado (1%). Tra i più importanti esportatori di banane c'è l'Ecuador, seguito da Filippine, Costa Rica, Colombia e Guatemala. Per l'ananas la leadership produttiva va al Costa Rica, sebbene anche le Filippine abbiano un certo peso nell'export, seguite da Ecuador, Panama e Costa d'Avorio. Il Messico è leader per l'avocado, così come per mango e papaia, mentre Indone-
sia e Vietnam primeggiano per la noce di cocco. L'Italia ha incrementato l'import di banane – arrivato a 675 mila tons nel 2013 – e di ananas - che sempre nel 2013 ha raggiunto le 142 mila tonnellate. In crescita anche le importazioni di avocado, mango e papaia con rispettivamente 6.100, 6.000 e 1.900 tonnellate sbarcate lungo lo Stivale. I prezzi nell'ultimo decennio sono calati vistosamente per l'ananas, con crolli del 30%, mentre sono schizzati in alto per noci di cocco, per le quali sono raddoppiati, mango (+75%) e papaia (+19%). In Italia i consumi sono focalizzati sulle banane che rappresentano oltre l'80% a volume della categoria. Ma in generale la crisi economica e il conseguente calo dei consumi dell’ortofrutta verificatosi negli ultimi anni ha investito anche il settore delle frutta esotica, che ha accusato un calo del 5%.
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ne di cambi monetari internazionali che non favoriranno le attività di importazione”. Spreafico anticipa alcuni progetti del gruppo: “Proseguirà lo sviluppo delle nostre attività distributive sul territorio nazionale al quale si affiancherà una crescita delle attività di esportazione anche grazie ad un rafforzamento significativo della nostra struttura commerciale dedicata. La Spreafico ha ormai sviluppato in questo ambito una specializzazione produttiva elevata ed un importante sviluppo delle quantità verso paesi emergenti. Infine sta raggiungendo sempre maggiore interesse la Pera Angelys, prodotto innovativo che sta incontrando i gusti del consumatore italiano ed estero e risponde molto bene anche alle esigenze della Grande Distribuzione Organizzata. Avremo volumi importanti provenienti dalle nostre aziende agricole e da quelle di produttori associati che commercializziamo a partire dalla metà di dicembre”.
L’esotico rappresenta il 44% della frutta
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zienda, cresciuta in modo considerevole negli ultimi anni, ha consentito di sostenere questo sviluppo e ci aspettiamo di continuare per il 2015. A livello produttivo – sottolinea Spreafico – le diverse referenze hanno seguito trend differenti. Ad esempio il mercato delle banane è stato positivo per gran parte del 2014 grazie ad una offerta più contenuta dai Paesi produttori. Meno interessante è stato il mercato delle ananas dove in alcuni periodi l’eccesso di offerta ha generato quotazioni basse. Per il 2015 dovremo tenere conto una situazio-
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La produzione di frutta tropicale si concentra nelle province andaluse di Malaga e Granada. Si coltivano principalmente mango, avocado e cherimoya ma anche papaya e produzioni di nicchia
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La cherimoya (nelle foto) o annona cherimola - di cui la produzione andalusa, unica in Europa, possiede la denominazione d’origine - presenta caratteristiche simili all’avocado. Tali similarità sono riconducibili sia alle tecniche di produzione sia alla deperibilità post raccolta. La cherimoya è infatti un frutto molto delicato e quindi non adatto ad essere trasportato da Paesi lontani del Sud America; l’unica offerta di cherimoya sul mercato europeo è dunque proveniente dalla Spagna. Lo stesso scenario comunitario rimane però una grande incognita proprio a causa della breve shelf life ma buoni margini di crescita sono rappresentati dal mercato domestico, soprattutto con l’introduzione di nuove varietà in grado di estendere il periodo di raccolta. Per questo motivo una percentuale compresa tra l’85 e il 90% della produzione è venduta sul mercato spagnolo e solo il 1015% viene esportato, principalmente in Portogallo, Regno Unito, Francia e Germania. Con tali premesse non è difficile capire perché l’area dedicata alla coltivazione di questo frutto si restringe di anno in anno. “Si è passati dai 2.950 ettari dello scorso anno ai 2.010 del 2014”, ha riferito Miguel Monferrer, segretario provinciale di COAG Granada. “Il problema è che la cherimoya è poco conosciuta dai consumatori e di conseguenza il consumo è basso. E’ inspiegabile che non venga dato da parte delle Istituzioni un maggiore sostegno alla
promozione di questa produzione unica in Europa”, continua Monferrer. “Noi siamo gli unici al mondo che garantiamo la produzione di cherimoya per nove mesi all’anno, con volumi pari a 45.000 tonnellate. Il nostro compito è quello di far conoscere le proprietà di questo frutto a tutte le famiglie spagnole e non”, incalza il presidente del consiglio di controllo della Denominazione di Origine della Cherimoya, Antonio Sánchez. "Di conseguenza a ciò - aggiunge - non solo non si introducono nuovi impianti, ma molti agricoltori sono costretti a sradicare quelli già presenti e convertirli alla produzione di mango e avocado". Inoltre il comparto ha bisogno di migliorare la disponibilità di acqua per l’irrigazione, creando nuove infrastrutture e introducendo regole. “Se ciò avvenisse, si potrebbero triplicare le esportazioni di frutta tropicale e verrebbero creati 15.000 nuovi posti di lavoro”, conclude Sánchez. (c.b.)
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Sedicimila ettari dedicati per un valore annuo tra i 150 e i 200 milioni di euro. Sono questi i numeri principali che descrivono il comparto della frutta tropicale in Spagna, più precisamente in Andalusia. Le coltivazioni tropicali e subtropicali della penisola iberica, infatti, si sviluppano quasi esclusivamente nella fascia costiera delle province di Granada e Malaga dove il clima temperato caratterizzato da inverni miti e temperature estive non eccessivamente elevate - consente la produzione di diverse varietà di frutta tropicale. Tra queste le principali sono mango, avocado e cherimoya e ancora papaya, ananas e litchi, senza dimenticare carambola, fico d’india, dragon fruit e guava. L’avocado è il frutto che vanta la produzione più estesa, attualmente pari a 9.000 ettari, solitamente situati su pendii o terrazze ad altezze tra i 50 e i 500 metri sul livello del mare. Si tratta di una produzione che richiede poche ore di lavorazione poiché nonostante rimanga sulla pianta per oltre 6 mesi non necessita di trattamenti particolari, anzi proprio per la sua lunga permanenza in campo è molto facile da staccare garantendo così buoni margini all’origine. Il 60% dell’avocado spagnolo è esportato sul mercato europeo, dal momento che è molto più apprezzato rispetto agli stessi frutti provenienti da oltremare, che accusano pesanti perdite in termini qualitativi durante il trasporto.
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Cresce in Spagna l’esotico europeo
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Da Fris-Co l’esotico alla giusta maturazione ‘Ready to Eat’ non è un semplice slogan ma una caratteristica che il gruppo olandese intende garantire al consumatore Il periodo natalizio è uno dei momenti dell’anno dove bancarelle dei fruttivendoli e reparti ortofrutta della grande distribuzione si ornano più del solito di frutta esotica. Se durante l’estate, infatti, è facile trovare il frutto della passione e la maracuja piuttosto che il cocco, nel periodo invernale dominano più del solito mango, papaia e avocado. “Il consumatore è stato abituato a comprare nei supermercati banane al giusto grado di maturità. Ma oggi può fare lo stesso anche con mango, avocado e papaia”, ha spiegato a MyFruit Chiara Hendriks-Zamarian, responsabile per il mercato italiano della Fris-Co. “Fris-Co può esportare, per conto di una nota azienda olandese che si occupa di importazione di frutta e verdura esotica, tre prodotti resi famosi dallo slogan 'Ready to Eat', ovvero frutta pronta da mangiare”. Mango, avocado e papaia, quindi, in commercio al punto giusto di maturazione. “Solo i migliori frutti sono utilizzati per il programma 'Ready To Eat' – assicura Chiara Zamarian -. I prodotti sono stati, infatti, appositamente selezionati in base al colore e al sapore. In media il mango e la papaia sono raccolti due settimane più tardi rispetto a quelli pre-
senti abitualmente sul mercato. Questo consente di avere dei livelli di zucchero molto più elevati e un gusto migliore”. La frutta esotica arriva poi via nave in Olanda al porto di Rotterdam. Qui viene selezionata e trasportata in speciali celle a temperatura ideale, dove raggiunge il livello ottimale di maturazione. Un classico esempio di cosa significhi 'Ready To Eat' nel caso della frutta esotica, secondo Chiara Zamarian, è ben rappresentato dal mango che la Fris-co distribuisce. “Vi sono diverse varietà di mango. Il migliore è quello della varietà Kent. La sua polpa, infatti, è liscia e uniforme e il gusto davvero ottimo. La varietà più popolare in Italia, invece, è la Tommy Atkins, dalla polpa filamentosa e dal prezzo molto basso, scelta proprio per questo motivo”. Una tendenza, però, che ultimamente sta prendendo piede anche in Italia è quella di acquistare mango maturato direttamente in pianta e trasportato via aerea. “Il sapore è decisamente più gustoso, però il prezzo è davvero molto elevato, a causa dei costi di trasporto”. L’alternativa, secondo Chiara Zamarian è proprio la varietà di mango Kent 'Ready To Eat'. “Ha un prezzo meno elevato,
ma un gusto ottimo proprio perché messo in commercio (come le banane) quando è maturo al punto giusto. Tutto ciò permette di acquistare al supermercato o dal fruttivendolo di fiducia un prodotto che si può consumare il giorno stesso”. Un discorso simile si può fare anche nel caso dell’avocado 'Ready To Eat'. “Il più cremoso e saporito è della varietà Hass. Esternamente non è verde, ma tendente al marrone. La polpa è morbida e oleosa. Se utilizzato in cucina quando è maturo al punto giusto, diventa una base ideale per le salse di tipo messicano”. Infine, spazio a frutti esotici dai nomi curiosi: mangistan e mano di Buddha, un agrume della famiglia dei cedri dal profumo di grande fascino. “Negli ultimi anni, grazie a programmi televisivi come MasterChef e alla popolarità di alcuni chef, anche in Italia si sente sempre più parlare di prodotti particolari come questi”. Fris-co, per esempio, distribuisce il caviale di limone o finger limes dall’America o dall’Australia. “È, in effetti, un frutto curioso”, spiega Zamarian. “Schiacciandolo fuoriesce una pallina succosa che lascia un ottimo sapore fresco e agrumato”.
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Pietro Barbieri Invìdia. L’enciclopedia Treccani dice che è un “sentimento spiacevole che si prova per un bene o una qualità altrui che si vorrebbero per sé, accompagnato spesso da avversione e rancore per colui che invece possiede tale bene o qualità”. Forse l’invidia è proprio ciò che tanti ricercatori hanno provato quando nel 1985 lo Hort Research Institute di Havelock, nell'Isola del Nord (Nuova Zelanda) ha presentato la mela Scilate, poi commercializzata a livello mondiale con il marchio envy (in inglese, appunto, “invidia”). Ora envy è finalmente arrivata anche in Italia. In occasione della recente edizione di Interpoma, la manifestazione internazionale per la coltivazione, conservazione e commercializzazione della mela, svoltasi nei padiglioni di Fiera Bolzano dal 20-22 novembre, i consorzi altoatesini VOG e VI.P, in collaborazione ENZA, il distributore e detentore dei diritti di marchio, hanno infatti presentato la nuova varietà agli operatori del settore, dato che per la prima volta questa mela viene prodotta nel nostro Paese. L’Italia – vale la pena ricordarlo - è il secondo produttore di mele in Europa, dopo la Polonia, ma è il primo per la qualità del raccolto. Le mele italiane rappresentano infatti un consumo di prestigio e sono vissute come uno status symbol in molti Paesi del mondo. Quasi la metà della produzione nazionale arriva dal Sud Tirolo, in provincia di Bolzano, dove vengono coltivati oltre 18.000 ettari per un raccolto di quasi 1 milione di tonnellate: il più grande meleto d’Europa. Due anni fa i consorzi VOG e VI.P si sono assicurati in esclusiva i diritti di coltivazione della D i c e m b r e
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nuova varietà per l'Italia, iniziando le operazioni di messa a dimora delle piante. Un lavoro che ora sta dando i suoi frutti. “Scilate – dice Gerhard Dichgans, direttore di Vog – è una cultivar che nasce dopo anni di test di incroci naturali fra Gala e Braeburn. I frutti presentano un attraente colorazione, con striature rosse. L'azienda neozelandese ENZA (T&G) ha ottenuto l'esclusiva dei diritti di coltivazione e commercializzazione di questa mela a livello mondiale e commercializza il prodotto protetto sotto la marca envy. La commercializzazione in tutto il mondo, e dunque anche in Europa, è gestita a tutti i livelli dalla stessa ENZA. Per il mercato Italiano e alcune destinazioni mediterranee, VOG e VI.P si sono assicurati il diritto di commercializzazione e fornitura diretta dei loro clienti. La varietà appartiene al segmento delle mele più dolci e croccanti, dove già troviamo oggi la Fuji, ma si distingue in virtù delle sue eccellenti proprietà organolettiche, grazie alle quali è già diventata una delle preferite dai con-
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Envy, dolce e croccante da fare invidia. Al via la produzione italiana
sumatori in molti Paesi”. envy infatti è prodotta già da alcuni anni in diverse Nazioni del mondo, sia nell’emisfero nord che in quello sud. L’obiettivo dichiarato di ENZA è di voler arrivare entro il 2020 a produrne e commercializzarne nel mondo un totale di 100.000 tonnellate. “In Alto Adige – precisa Josef Wielander, direttore del Consorzio VI.P - i primi test risalgono al 2006 e oggi il nostro obiettivo è piantare, a partire dal 2013, 370.000 alberi entro il 2016 su oltre 110 ettari di terreno, due terzi dei quali nell'area di produzione del VOG e il restante terzo situato in Val Venosta (VI.P). Nelle stagioni di massima resa, questi frutteti dovrebbero produrre un raccolto annuale pari a 6.000 tonnellate, a cui in futuro andranno ad aggiungersi i raccolti provenienti da altre regioni europee (ad esempio Spagna e Francia)”. Dato che la selezione della nuova varietà è avvenuta in Nuova Zelanda, molti sono curiosi di sapere se può adattarsi bene agli areali di coltivazione italiani. “Scilate/envy – risponde Dichwww.corriereortofrutticolo.it
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V arietà & mercato
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I protagonisti dell’operazione Envy-Italia. Nella foto, da sinistra a destra: Josef Wielander (VI.P), Didier Groven (ENZA), Georg Koessler (VOG), Marc Leprince (ENZA), Gerhard Dichgans (VOG)
gans - ben si presta ad essere coltivata ad altitudini superiori a 400 metri sul livello del mare. È una mela di grosso calibro, la colorazione è molto costante e la resa delle piante è regolare e di alta qualità. La maturazione avviene verso la metà di ottobre e il frutto presenta ottime doti di conservabilità. Tutte queste caratteristiche ne fanno una cultivar particolarmente adatta ad essere prodotta nelle valli dell’Alto Adige/Südtirol”. Se guardiamo alle vendite, in Italia e in Europa il consumo di mele continua a calare. In dieci anni l’acquisto pro capite nel nostro Paese è sceso del 10%, mentre in Europa addirittura del 15%. Nell'ultimo decennio si è passati da una media di 42 kg per famiglia acquirente (2004) a una media di 33,6 kg (2014). Una tendenza contraria mostra la produzione, che per il 2014 è stimata a 12 milioni di tonnellate in Europa, volume record con un aumento del 9% rispetto al 2013. Conquistare le preferenze del consumatore diventa perciò fondamentale. E l’innovazione varietale può dare una mano fondamentale ai produttori. In Europa le indagini di mercato 52
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hanno chiarito le preferenze dei consumatori, che sono ben differenziate per quanto riguarda il prodotto mela. Circa due terzi dei consumatori del Vecchio Continente preferisce infatti mele dolci, mentre il rimanente terzo sceglie frutti più aciduli. Tra i Paesi più settentrionali, soltanto in Germania le mele con maggior acidità risultano più gradite, in media, rispetto a quelle dolci. La durezza, la croccantezza e la succosità sono invece criteri che ovunque contribuiscono a una valutazione positiva della varietà. Anche rispetto al calibro dei frutti le scelte sono diverse da Paese a Paese. Quali prospettive di mercato ha dunque envy? “Il sapore extra-dolce della nuova cultivar – dice Wielander - è una delle sue peculiarità chiave. In Italia i consumatori sono disposti a testare nuove varietà di mela e la maggior parte di loro cerca in questo frutto la dolcezza. Scilate/envy abbina a un elevato grado brix della polpa una grande succosità e croccantezza. Tutte caratteristiche che soddisfano i gusti moderni”. “Il calibro elevato di questo frutto – continua Dichgans - e la sua peculiare dolcezza ne fanno un
prodotto particolarmente adatto ai mercati dell’Europa del sud. I consorzi VOG e VI.P saranno responsabili dello sviluppo del mercato italiano e riforniranno diversi Paesi del bacino del Mediterraneo insieme ai partner di Enza che detengono i diritti di coltivazione di envy in queste Nazioni. Nel resto del Continente i frutti di media grandezza verranno indirizzati verso i mercati del Nord Europa e quelli di piccola taglia saranno prevalentemente venduti in Inghilterra”. “Il progetto Scilate/envy - conclude Wielander - si appoggia oggi soprattutto sui volumi prodotti in Nuova Zelanda, ed esportati in prevalenza verso i Paesi asiatici e gli Stati Uniti. La stagione passata la distribuzione è iniziata anche in Inghilterra e alcuni Paesi comunitari, con ottimi ritorni della clientela. Si tratta in questi casi di prodotto d’importazione, e solo nei prossimi anni avremo un volume consistente dalle aree produttive europee. Per noi oggi è importante presentare la varietà alla nostra clientela, fare degustare le prime mele raccolte in Alto Adige e creare attenzione ed entusiasmo attorno a questa ottima mela”. D i c e m b r e
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