Corriere maggio 2015 web

Page 1

DI

ECONOMIA

ANNO XXIX Nuova serie

Maggio 2015 CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

E AT T U A L I T À D I S E T T O R E

euro 6,00

GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 37135 VERONA - I - TEL. 045.8352317 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n. 46) Art. 1, comma 1. DCB VR

C orriere Ortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

• PERE Effetto Granata: partita la Newco PAG. 19

• FIERE

PROTAGONISTI A Ispica un “miracolo” chiamato Colle d’Oro PAG. 25

Fruit Innovation pronti via con 230 espositori PAG. 29

• OPO VENETO Dopo il radicchio parte la sfida dell’asparago PAG. 33

• ESTERO Medfel: non è la dimensione che conta PAG. 37

MAGGIO 2015

www.cprsystem.it www.cprsystem.it

ANNO XXIX - NUOVA SERIE

5

daily news: www.corriereortofrutticolo.it

MENSILE



Da dove viene la tua frutta? Entra in Dole-earth.com e scoprirai l‘origine e tante informazioni interessanti sulle banane e sugli ananas Dole. Basta inserire il codice che trovi sull‘etichetta!

www.dole-earth.com www.dole.it



E

CorriereOrtofrutticolo

✍ Lorenzo

Attenzione: la finestra di opportunità per il nostro Paese si sta chiudendo e noi non l’abbiamo colta. Il petrolio sta risalendo, l’euro si rafforza sul dollaro e i tassi bassi non dureranno a lungo. Rischiamo di ritrovarci con un pugno di mosche in mano in assenza di serie riforme economiche, tagli della spesa, riduzione della abnorme pressione fiscale, anzi alle prese col problema di reperire risorse per tappare il buco pensioni aperto dalla sentenza della Corte costituzionale. E se i conti pubblici sballano, scattano le cosiddette clausole di salvaguardia, come l’aumento dell’Iva, che sarebbe la pietra tombale su qualunque ipotesi di ripresa. In queste condizioni anche le previsioni del Governo di un quasi raddoppio dell’export agroalimentare entro il 2020 (da 34 a 50 miliardi) assomigliano più a un miraggio che a una seria analisi economica. E da dove dovrebbe trarre linfa questo boom dell’export? Dall’Expo? Dal piano straordinario del Governo per l’export agroalimentare? Siamo andati a riguardarci le notizie in merito a questo progetto di “Promozione straordinaria del Made in Italy” (220 milioni di euro dal 2015 al 2017) messo a punto dai due ministeri (Agricoltura e Sviluppo economico) e abbiamo visto tanti buoni propositi (valorizzazione produzioni di eccellenza, tutela all’estero dei marchi di origine, sostegno alla penetrazione dei prodotti italiani nei diversi mercati, anche attraverso appositi accordi con le reti di distribuzione; marchio unico per il made in Italy; campagne di promozione strategica nei mercati più rilevanti) però finora pochi risultati. Anche il tavolo con la Gdo aperto nel febbraio scorso è lì in attesa di risultati concreti: la misura forse più incisiva (sostegno a piattaforme logistico distributive all'estero per accrescere il mercato dei prodotti italiani a livello internazionale) per ora è poco più di un titolo. Aspettiamo i primi risultati di questo importante stanziamento (220 milioni in effetti non sono pochi), ma intanto come dicevamo sopra il clima positivo, il favorevole contesto economico generale, rischia di svanire. E l’Expo? Chi ha la pazienza di seguire questi nostri commenti sulla carta e sul web sa che non abbiamo risparmiato critiche e ironie non sulla Expo in quanto tale ma sulla ondata di retorica sul tema “diritto al cibo” che ha accompagnato l’avvicinamento al grande evento milanese. Ma ora che la Expo è partita e davanti allo spettacolo osceno di una minoranza violenta e irresponsabile (e fin troppo tollerata) che ha devastato la città proprio nel giorno dell’inaugurazione, ripetiamo con orgoglio right or wrong, it’s my country. Quindi evviva l’Expo, che sia davvero un grande successo, una vetrina mondiale per il nostro Paese, una svolta, una scossa salutare per la nostra econoFrassoldati

M a g g i o

2015

EDITORIALE

Expo, più cuochi che agricoltori

mia. Nessuno può dire quanto Pil in più farà l’Expo e se ne farà. Sappiamo però che di fiducia, di ottimismo, di lavoro c’è grande bisogno nel paese e in questa ottica anche l’Expo serve. A quasi un mese dalla apertura l’Expo è diventato quello che già si sapeva: una formidabile macchina turistica. Si è parlato tanto di diritto al cibo ma ci si è dimenticati di dire che questo ‘diritto’ è aria fritta se non va declinato insieme al dovere di produrlo. Produrre più cibo con meno risorse, quindi sostenibilità, quindi ricerca, innovazione, biotecnologie, ecc. Ci si dimentica spesso di dire che la tanto deprecata globalizzazione ha combattuto la fame nel mondo più di tutte le Fao e organismi vari: in 20 anni il numero di poveri del pianeta si è ridotto di 1 miliardo. I mercati aperti portano ricchezza; è l’autarchia che ci regala miseria e guerre. Tra uno show cooking e le ricette degli agrichef, abbiamo capito che l’agricoltura italiana sarà rappresentata attraverso un poco inebriante spezzatino di iniziative in tanti luoghi diversi. A fronte dei 2000 mq del Padiglione vino ci stanno infatti gli spazi prenotati da Coldiretti (i più grandi), Confagricoltura, Cia e anche Copagri (Agrinsieme non funziona per l’Expo?) in location diverse oltre ad altri spazi allestiti da organizzazioni come Agronomi, ecc. La rappresentazione plastica della disunità del mondo agricolo italiano, peccato originale che lo condanna alla frammentazione, al la competizione intestina, al nanismo organizzativo, in definitiva alla irrilevanza politicoeconomica. Hai un bel parlare della Carta di Milano, del diritto al cibo, della lotta allo spreco alimentare e alla contraffazione. Se è il cibo, il food, sono al centro della scena , tutto ciò che sta a monte sfuma in un indistinto magma comunicativo dove per i problemi veri dell’agricoltura professionale c’è poca attenzione. Si sta avverando la profezia: all’Expo del cibo i grandi assenti sono gli agricoltori. E la nostra ortofrutta? Spezzatino nello spezzatino, frantumata qua e là, vivrà di luce riflessa tranne che per i tre giorni della nuova fiera, Fruit Innovation. Le buone notizie per la nostra frutta arrivano dall’Emilia, dove finalmente attorno al prodotto pera si sta lavorando seriamente per un rilancio attraverso due maxi-aggregazioni. Competition is competition. In questo caso non potrà fare che bene.

PUNTASPILLI MARCHI Sconcerto dopo la notizia che sono state inasprite le pene per chi contraffà i prodotti a marchio Dop o Igp. In molti casi gli ‘originali’ non sono disponibili sul mercato. *

www.corriereortofrutticolo.it

3


Fragole, lamponi e ciliegie dell’Alto Adige

In Alto Adige le fragole maturano da giugno a fine settembre, i lamponi da giugno a ottobre e le ciliegie da fine giugno a fine agosto. Crescono in montagna e all’aria pura. Per questo hanno un sapore più intenso, sono profumati, genuini e ricchi di vitamine. www.fragolealtoadige.com


MENSILE

DI

ECONOMIA

ANNO XXIX Nuova serie

E AT T U A L I T À D I S E T T O R E

5

GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 37135 VERONA - I - TEL. 045.8352317 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n. 46) Art. 1, comma 1. DCB VR

Maggio 2015

C orriere Ortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Emanuele Zanini Hanno collaborato: Pietro Barbieri Chiara Brandi Sede operativa via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale: Antonio Felice Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 68 euro per due anni: 100 euro abbonamenti@corriereortofrutticolo.it Chiusura in redazione il 15.05.2015

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Profilo Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio organizzato. Il Corriere Ortofrutticolo è un formidabile, unico e specializzato strumento di raccordo e di informazione per l’intero settore. È presente a fiere in Italia e all’estero dove è diffuso a indirizzi specializzati di oltre 30 nazioni.

Diffusione 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Dettaglianti 23%, Produttori 22%, Grossisti 19%, Distributori 12%, Import-export 6,5%, Servizi 5%, Tecnologie e Trasformati 2,5%, Altri 10%

M a g g i o

2015

S

O

M

Fruit Innovation, pronti via

M

RUBRICHE 3

GENTE & FATTI Matteo Renzi visita Melinda e rimane sorpreso dalle mele conservate in ipogeo 6 Successo a Milano del Mercato Metropolitano. L’esperienza verrà replicata in Giappone BORSINO Agrintesa, Fiere Expo Milano 2015

R

I

O

Dopo il radicchio, l’asparago

PAG.29

EDITORIALE Expo, più cuochi che agricoltori

A

PAG.33

FRUIT INNOVATION. Pronti via, la sfida è partita

29

OPO VENETO. Dopo il miracolo del radicchio la sfida si chiama asparago

33

Venice Green Terminal raddoppia

34

MONDO 7

Medfel è l’esempio che per le fiere la dimensione non è tutto

37

Nuova Zelanda al massimo storico

38

Mondo flash: Cina, Cile, Turchia, Perù, Ucraina, Spagna, Grecia, India

39

8

BAROMETRO Ripartono i consumi (e i prezzi) nel settore alimentare. Vendite elevate per le mele nel mese di aprile

10

NOTIZIARIO

13

DISTRIBUZIONE La crisi lascia il segno nella Gdo: qualcuno ne approfitta per crescere

35

VARIETÀ & MERCATO Romolo aiuterà l’Italia ad essere la regina mondiale dei carciofi

47

SCHEDA PRODOTTO

FRAGOLA

ATTUALITÀ

41

Primo Piano - Il risveglio della pera Granata, ‘effetto tsunami’ 19 Primo Piano - Il risveglio della pera La pera secondo Stefano Soli “Troppe le occasioni perdute” 24 Copertina - Protagonisti I Calabrese Un “miracolo” a Ispica

25

CILIEGIA www.corriereortofrutticolo.it

45 5


FATTI

GENTE

&

6

CorriereOrtofruttIcolo

Matteo Renzi visita Melinda e rimane sorpreso dalle mele conservate in ipogeo “Complimenti, un progetto interessante che non conoscevo”. Il premier Matteo Renzi si è ritagliato lo spazio per una visita alle celle ipogee di Melinda nella sua intensa giornata del 5 maggio in Trentino-Alto Adige. Nelle gallerie scavate e lasciate vuote dal cementificio Tassullo si sta sperimentando la conservazione di mele in ambiente ipogeo, che permette un notevole risparmio di energia, ambiente e occupazione del suolo. Tunnel che ospiteranno anche un data-center tra i più grandi in Italia. Due buoni motivi per scendere in elicottero in Val di Non, proveniente da Bolzano, per visitare questo luogo prima di proseguire per Trento e poi Rovereto. Il presidente di Melinda Michele Odorizzi ha accolto il premier ringraziandolo per la presenza, insieme al consiglio e al direttore di produzione Franco Paoli. “Il Trentino viene spesso dipinto come terra di privilegi – ha esordito Odorizzi – ma questo è un esempio di innovazione e tecnologia che dimostra la nostra capacità di organizzazione e visione di futuro”. Il presidente del Consiglio ha voluto essere informato sull’andamento commerciale del settore, sulle varietà presenti in valle, e

www.corriereortofrutticolo.it

sulle motivazioni che hanno portato al progetto di conservazione in galleria. Svelando anche un ricordo personale dell’infanzia: “Mia mamma mi dava sempre le golden da piccolo”. “Ho scoperto una cosa che non conoscevo nel modo più assoluto, e quindi sono felicissimo di essere qui. Trovo che questo sia un luogo straordinario, mi affascina l’idea che si possa recuperare il 50% dell’energia elettrica da una diversa orga-

nizzazione degli spazi di conservazione delle mele. L’innovazione dei data center e la conservazione delle mele sono assolutamente interessanti. Questo è il momento in cui l’Italia riparte con l’Expo e non solo con l’Expo. Un simbolo molto bello”. E poi il premier, rivolgendosi ai lavoratori, ha affermato: “l’Italia riparte se gli italiani ci mettono il loro impegno, la loro fantasia, che io ho visto qui".

Primi avocado e banane tra Catanese e Palermitano Per il cambiamento climatico si è iniziato a produrre in Italia frutta esotica, dalle banane all’avocado mentre negli ultimi trenta anni il vino italiano è aumentato di un grado ma si è verificato nel tempo anche un significativo spostamento della zona di coltivazione di alcune colture come l'ulivo che è arrivato sulle Alpi. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti che, con l’arrivo del caldo, ha messo in mostra dal vivo i nuovi “frutti” Made in Italy del cambiamento climatico ad Expo nel padiglione della

Coldiretti “No farmers no party” all’ingresso sud all’inizio del Cardo sul lato opposto all’albero della vita. Che l’Italia abbia la febbre è confermato dalla tendenza al surriscaldamento con ben nove dei dieci anni più caldi della storia che sono successivi al 2000. Una situazione che ha avuto effetti straordinari in Sicilia dove Andrea Passanisi ha trasformato in opportunità il clima ormai torrido, coltivando i primi avocado a Giarre ai piedi dell’Etna. A Palermo Letizia Marcenò riesce a produrre banane.

M a g g i o

2015


GENTE

CorriereOrtofruttIcolo

Ha aperto i battenti a inizio maggio a Milano, suscitando grande interesse, il Mercato Metropolitano, un vero e proprio mercato il cui DNA è racchiuso nella semplice frase: il buon cibo italiano non è un lusso. Il mercato sorge nel cuore dei Navigli e rappresenta uno dei progetti più interessanti del Fuori Expo, pensato per offrire a tutti un nuovo modello di acquisto sostenibile basato sulla filiera corta. Prodotti freschi e di qualità, a prezzi da mercato, disponibili direttamente dalle mani di chi li produce. Mercato Metropolitano nasce da un'idea di Ambrogio De Ponti, presidente di Unaproa (Unione che raggruppa 125 Organizzazioni di Produttori ortofrutticoli, agrumari e di frutta in guscio) e Andrea Rasca, imprenditore specializzato in “food diplomacy" ed internazionalizzazione. Insieme hanno avuto l’idea di portare a Milano gli artigiani del gusto e dare voce ai veri protagonisti dell’agroalimentare, i piccoli agricoltori e produttori che non hanno spazio nell’Expo ufficiale. Mercato Metropolitano sorge in uno spazio di 15.000 mq, negli ex magazzini della ferrovia di Porta Genova, uno splendido esempio di archeologia industriale restituito alla città e ai suoi abitanti. Nella coloratissima zona esterna ha preso vita un vero e proprio mercato, dove si alternano banchi di frutta e verdura fresca di giornata, piccoli negozi indipendenti, street food e prodotti tipici di consorzi DOP, IGP, orti urbani e piante aromatiche. In un clima conviviale si possono chiedere consigli ai coltivatori e acquistare prodotti freschissimi a prezzi contenuti, secondo un nuovo modello di acquisto sostenibile. E' anche l’occasione per conoscere i “5 colori del benessere”, marchio collettivo ideato da Unaproa che garantisce la qualità, la provenienza e la rinM a g g i o

2015

tracciabilità della frutta e verdura italiane, ricordando l’importanza per la salute di consumare ogni giorno almeno cinque porzioni di frutta e verdura di colori diversi. L’ampio spazio al coperto ospita invece i banchi del fresco e le botteghe del cibo da consumare sul posto, con circa 2.000 prodotti tipici da provare e acquistare: il pane appena sfornato, la pizza, la vera piadina romagnola, la carne e il pollo, il fritto, la pasta fresca,

dando libero spazio alla fantasia. Tra le varie attività in programma, da giugno troverà spazio anche il cinema: circa 500 posti all’aperto per godersi film sotto le stelle grazie all’Anteo. Per gli irriducibili dell’aperitivo non poteva mancare un ampio spazio esterno dove ascoltare musica dal vivo e sorseggiare cocktail. Grande attenzione al tema della sostenibilità e al non spreco hanno spinto Mercato Metropoli-

la birra agricola artigianale, i vini, il caffè appena tostato, la piccola pasticceria, il gelato, le centrifughe e molto altro ancora. In questa zona inoltre si tengono ogni giorno appuntamenti di degustazione, show cooking e corsi di cucina, come ad esempio “Single in cucina”, “Papà ai fornelli” e “Cucina senza sprechi”. Mercato Metropolitano non è semplicemente un mercato di quartiere ma è soprattutto un mercato per tutti, un grande parco giochi del gusto perfetto per tutta la famiglia, dove fare la spesa, assaggiare, sperimentare, imparare tutti i segreti delle materie prime, come valorizzarle e come esaltarne le proprietà nutritive. Grande attenzione anche ai più piccoli, ai quali è dedicato un ampio programma di iniziative. In un’area a loro riservata, i bambini possono ad esempio, imparare a coltivare pomodori ed erbe aromatiche, giocare con l’acqua, il cioccolato e creare “orti d’artista”

tano a scegliere la Fondazione Banco Alimentare come food saving partner. Il Banco Alimentare, leader nel recupero delle eccedenze alimentari e nella loro redistribuzione agli indigenti, offre un servizio di pronto intervento contro lo spreco: gli alimenti recuperati vengono infatti donati alle 240 strutture caritative milanesi. Mercato Metropolitano resterà aperto a Milano per tutto il periodo dell’Expo. Gli organizzatori stanno già lavorando per esportare il format all’estero e far conoscere al mondo la ricchezza della filiera agroalimentare italiana e i suoi prodotti freschi e sani a prezzi contenuti. Si parte con il Giappone, che ospiterà Mercato Metropolitano ad ottobre. Intanto, chi il mercato ha visitao, ha riportato un'impressione da positiva a molto positiva, risulta al Corriere Ortofrutticolo. Orari: lunedì - giovedì dalle 11 alle 24. Venerdì dalle 11 alle 2. Sabato dalle 9 alle 2. Domenica dalle 9 alle 24. www.corriereortofrutticolo.it

FATTI

Successo a Milano del Mercato Metropolitano L’esperienza verrà replicata in Giappone

&

7


I “+� e “-� dell’ortofrutta

CorriereOrtofrutticolo

IL BORSINO ☛ Agrintesa Come diventare un polo aggregante? Agrintesa, la forte cooperativa emiliano-romagnola, pare avere le carte in regola per riuscirci. Il progetto PER.A. è nato sĂŹ dall'incontro tra Granata e il mondo Apo Conerpo ma ha trovato in Agrintesa il braccio operativo forse piĂš forte, strutturato e convinto. Un piccolo particolare: a Castelfranco Emilia, prima presentazione pubblica del progetto, anche Luca Granata vestiva un giaccone firmato

☛ Fiere Il dialogo che non c'è. Gli interessi di campanile che prevalgono. La pervicacia di Verona nel rilanciare un'iniziativa non partita quest'anno ma che l'ente fieristico scaligero sta rimettendo in pista per il 2016 con nuovi partners. Tre fiere nel 2016 sarebbe davvero un brut-

Agrintesa. Ma è un particolare minuscolo, anche se ci ha colpito. Ad operazioni importanti, Agrintesa ci ha recentemente abituati: basti pensare al biologico, dove pure la cooperativa si è proposta molto concretamente e attivamente per dare consistenza all'ingresso di Apo Conerpo in Brio, che a sua volta significa anche Alce Nero. Nuovi scenari quindi, con l'aggregazione che ha trovato un suo paladino convinto. Decisamente su

to segnale per il mondo delle fiere che in tempi duri come questi non cerca la convergenza di cui il settore ortofrutticolo ha bisogno. Ci godiamo la sfida di quest'anno tra Fruit Innovation e Macfrut, convinti che la vera sfida, quella decisiva, partirĂ nel 2016. GiĂš

☛ Expo Milano 2015 Ne parliamo poco in questo numero, ci dedichiamo però l'editoriale; ne avrete un report piuttosto esauriente nel prossimo numero. Ci riferiamo a Expo Milano 2015. Abbiamo raccolto pareri e la grande maggioranza sono positivi. Una sfida non facile, con molti rischi, vista la partenza del progetto, ma che poi è stata realizzata degnamente. Alcuni padiglioni sono decisamente interessanti. L'impegno degli organizzatori è evidente fin da subito, quando, all'ingresso, dei volontari chiedono se si ha bisogno di qualche informazione. Milano ha poi questa capacitĂ di mettere insieme le cose, di curarle giorno per giorno, ora per ora, confermandosi la cittĂ meno provinciale del nostro Paese. Insomma, diciamo sĂŹ, anche se eravamo tra i piĂš perples-

si e temevamo la messa in opera di un baraccone, di un improbabile circo della meraviglie e invece no, qualche cosa si impara e c'è il modo di passare una giornata in maniera intelligente e divertente, con l'impressione di avere il mondo sottomano. Su

DOVE LA PERA

FA FILIERA 1 19-22E0M-2 BRE NOV

2FE0RR1AR5A

RISTICO QUARTIERE FIE

INFO INFO ESPOSITORI ESPOSITORI

Il primo

, , dalle tecniche tecniche di produzione sostenibile sost enibile alla conservazione conservazione del prodotto, prodotto, dalla ccommercializzazione ommercializzazione al consumo. consumo. PROMOSSA PR OMOSSA D DA: A:

Nella sede espositiva di Ferrara Ferrara Fiere Fiere si danno appuntamento appuntamento operatori operatori del settore, settore, buyers italiani ed esteri esteri e gli esperti di Int Interpera, erpera, il piĂš autorevole autorevole convegno convegno mondiale dedicato dedicato alla pera.

www.futurpera.com www.futurpera.com w ww.facebook.com/futurpera www.facebook.com/futurpera @futurpera

8

www.corriereortofrutticolo.it

INF INFO O PER L LA AS STAMPA TAMP A PA

TELEFONO TELEFONO

+39 0532 900713 IN C CONTEMPORANEA: ONTEMPORANEA: Il piĂš important importante e

dedicato alla pera pera

M a g g i o

2015



B arometro

CorriereOrtofrutticolo

Ripartono i consumi (e i prezzi) nel settore alimentare Vendite elevate per le mele nel mese di aprile L'alimentare è in controtendenza rispetto alla deflazione con un balzo del 12,1 per cento dei prezzi della verdura rispetto allo scorso anno. E' quanto si rileva dalla lettura dei dati sull'andamento dell'inflazione in Italia ad aprile che evidenziano un aumento medio dell'uno per cento degli alimentari che influenza il carrello della spesa. L'andamento dei prezzi è accompagnato da una inversione di tendenza positiva sul lato dei consumi, che dopo sei anni consecutivi di riduzione sono previsti in aumento nel 2015. Venendo all’ortofrutta, Assomela ha emesso la sua nota analitica sul mercato delle mele aggiornata ad aprile. Il mese di aprile conferma ampiamente la dinamica di vendita elevata dei mesi precedenti. Il totale del venduto raggiunge il livello record di 1.698.034 tons, a cui corrisponde un aumento pari a 263.730 tonnellate (+18,4%) rispetto allo stesso periodo della stagione precedente. Al primo di maggio restano così da collocare solo 43.687 ton. (14,2%) delle 307.418 ton. di mele da tavola in più raccolte nel 2014 rispetto all'anno 2013. Considerato che la prima decade di maggio evidenzia una ulteriore accelerazione delle vendite, sostenute da una domanda molto elevata proveniente dai mercati dell'Est Europa, per fine maggio si presume un completo rientro nella normalità dell'offerta. Dal punto di vista varietale per il gruppo Gala la disponibilità è praticamente terminata. Ottimi volumi di vendita - rileva sempre Assomela - si trovano per il gruppo Red delicious, con 206.062 ton. collocate al 30 aprile contro le 160.192 del 2014 (+28,6%) e della Fuji con 146.352 ton. vendute rispetto alle 117.683 del 2014 (+24,4%). Si conferma in ulteriore netto recupero anche la Golden delicious, che con 112.426 ton. commercializzate nel solo mese di aprile (+ 24,4% sul 2014) porta il volume totale di vendita da inizio stagione al 30 aprile 2015 a 626.556 ton. contro le 552.405 ton. della campagna precedente (+13,4%). Si conferma sorprendente la stessa Granny Smith, che segna un record di vendite anche nel mese di aprile, con 19.437 ton. nel 2015 verso le 15.888 ton. del 2014 (+22%). Per questa varietà il volume totale del venduto arriva così a 130.688 ton., contro le 86.730 dello stesso periodo nell'anno 2014 (+ 33,6%). Ottimo comportamento anche per la varietà Braeburn, che si porta a 20.398 ton. di giacenza, 4.563 ton. in meno rispetto al 30 aprile 2014. L'elevato ritmo di vendita porta la giacenze totale di "mele da tavola" alla data del 30 aprile 2015 a 455.710 ton., superiore del 10,6 % rispetto alla stessa data dell'anno precedente. Questo trend ha consentito di ridurre del 85,8 % l'aumento di volume di mele disponibili tra il raccolto 2014 ed il raccolto 2013, che passa da 307.418 a 43.687 ton. e importazioni dall'Emisfero Sud. Si conferma una tendenza ad una riduzione importante di mele provenienti dall'Emisfero Sud, sia per la situazione di mercato ancora complessa che per uno sfavorevole cambio euro/dollaro,

10

www.corriereortofrutticolo.it

che tende a ridurre la competitività dei paesi che tradizionalmente importano mele in Europa. I trends di vendita si sono ancora una volta confermati eccellenti ed elevati su tutte le aree ed i paesi. Per le varietà rosse, come Gala, Red delicious, Braeburn e Fuji, ma da aprile anche per varietà come Morgenduft e Stayman, si confermano segnali di netto recupero dei prezzi. Positiva anche la evoluzione di prezzo per la Golden delicious, che beneficia del maggiore equilibrio dell'offerta. Viste le dinamiche di decumulo si confida che il volume di prodotto aggiuntivo rispetto alla stagione precedente possa essere assorbito già a fine maggio. Considerato peraltro l'ampio ricorso alla leva "prezzo", necessaria per sostenere le vendite, pur in prospettiva di una chiusura di campagna commerciale in recupero, si prospettano liquidazioni ai produttori in molti casi non sufficienti per coprire il costo di produzione. La stagione commerciale potrà così avviarsi a chiusura con l'obiettivo fondamentale di collocare tutto il prodotto sul mercato prima della raccolta 2015 a prezzi crescenti, creando una buona base per la partenza della commercializzazione 2015/2016. Ma nel frattempo, come rileva l’Ismea, il mercato ortofrutticolo vede ancora protagonista la fragola: l’offerta nazionale, elevata e con un buon profilo qualitativo, viene premiata dal mercato a prezzi soddisfacenti, grazie alla minore pressione del prodotto spagnolo e al ritardo di maturazione delle ciliegie, per le basse temperature di fine aprile - inizio maggio. Sul circuito dei prodotti di stagione, buon avvio di campagna per le angurie; riscontri positivi anche per il melone, le cui quotazioni, sebbene in lieve flessione nella seconda settimana di maggio, dovrebbero rimanere più elevate di quelle dell’anno scorso. Per mele, pere e kiwi, l’andamento del mercato - secondo Ismea - prosegue in un clima di sostanziale regolarità, con quotazioni che non dovrebbero registrare variazioni di rilievo. L’aumento delle temperature a metà maggio sta favorendo l’offerta di zucchine, pomodori, melanzane e asparagi che a fronte di una buona domanda verranno scambiati a prezzi più contenuti. Per la patata novella del Salento, le cui superfici investite si sono contratte del 15% rispetto all’anno scorso, le quotazioni dovrebbero invece mantenersi su livelli superiori rispetto alla scorsa campagna, come anche nel caso del fagiolino del salernitano.

M a g g i o

2015



ARANCIA ROSARIA. PERFETTO EQUILIBRIO TRA GUSTO E BENESSERE. Ricca di vitamine A, B, PP e C, ideale come coadiuvante della cura degli stati influenzali

Ricca di antiossidanti contro l’invecchiamento

Una sferzata di energia, ideale per chi pratica sport

Effetti benefici sulla microcircolazione

Oggi Rosaria è anche una spremuta 100% di arance rosse, sempre fresca e disponibile tutto l’anno.


o

ia, sport

Nel 2014 in calo l'export dell'uva. Italia unico big a non crescere Nel 2014 l'export dell'uva da tavola ha subìto una riduzione del 12% sull'anno precedente. L'aumento del prezzo medio del prodotto esportato ha consentito di contenere la flessione degli introiti (-7%). E' quanto emerge dalla presentazione effettuata da Ismea a inizio maggio in occasione del Comitato Uve da tavola dell'Organizzazione Interprofessionale. Tra gli elementi che hanno determinato questa flessione delle esportazioni italiane di uve ci sono l'embargo della Russia e la svalutazione del rublo, ma anche la perdita di competitività del nostro Paese rispetto ai diretti concorrenti (Spagna, Egitto, Turchia, India, Cina). Nonostante la flessione, le esportazioni si confermano un elemento vitale per questa filiera, assorbendo più del 40% della produzione italiana in termini di quantità. Dando uno sguardo nello specifico al settore nel Mediterraneo dall'analisi di Ismea si nota che tra il 2002 ed il 2014 la produzione di uve da tavola evidenzia una tendenza al ribasso in Spagna ed in Italia, dove è diminuita ad un tasso medio annuo rispettivamente del 2,7% e del 2,3%. Trend opposto invece in Turchia e Grecia dove i volumi prodotti sono aumentati rispettivamente dell'1,8 e del 3,2%. In Italia e Spagna la contrazione della produzione è da ascrivere alla riduzione delle superfici investite. Nel Belpaese cresce la specializzazione produttiva, aumenta il peso della gdo e cresce la concentrazione dell’offerta. Considerando l'export i Paesi più vocati dell'emisfero sud sono Cile, Sud Africa, Brasile, Argentina, Australia e Perù. Nell'emisfero nord i principali esportatori di uva sono Stati Uniti, Italia, Cina, M a g g i o

2015

chiuso con un risultato peggiore. Per quanto riguarda la Russia lo stop alle importazioni dall’Ue ha determinato il crollo verticale anche delle spedizioni italiane passate dalle 15.500 tonnellate del 2013 alle 1.500 del 2014.

Nel Club Crimson Snow di Kiku entra il partner serbo Verda Vivo Spagna, India, Turchia, Grecia e Messico. Da segnalare però le performancese dei Paesi Bassi che sono il quarto esportatore mondiale. Il loro ruolo è quello di ridistribuire le uve importate dai Paesi produttori dell’emisfero sud. Tra 2005 e 2014, in termini di volume, sono aumentate le esportazioni di Sud Africa, Cina, Spagna, Egitto, Turchia, India ed Australia, mentre sono calate quelle di Italia, Grecia, Messico, Germania e Brasile. Insomma tra i big del settore l'Italia è l'unico a non crescere. Sul fronte dei consumi in Europa si è assistito ad una progressiva riduzione, in particolare in Italia, Spagna, Francia, Germania, Repubblica Ceca, Svizzera, Svezia e Austria. In Russia e nell'Europa dell'Est (Ucraina, Romania e Polonia) i consumi sono aumentati in maniera considerevole. Stabili i consumi nel Regno Unito. L'effetto embargo russo ha poi generato flussi commerciali particolari nei Paesi non coinvolti dal blocco voluto da Putin: nel 2014 l'import russo di uva da tavola ha visto un incremento del 22% dell'Egitto, del 21% dalla Turchia, del 15% dal Perù, del 20% dall'India, del 15% dalla Moldavia. In netto calo invece il Cile (-33%) e il Sud Africa (-27%). L'Italia, come prevedibile, è colata a picco con un -90%. In generale l'export italiano, complice appunto l’embargo russo, nel 2014 ha conosciuto un drastico calo dei volumi spediti. Negli ultimi 15 anni solo il 2009 si era

NOTIZIARIO

RIO

n N

CorriereOrtofrutticolo

L’azienda serba Agrounija, parte di Mk Group e Verda Vivo che ha iniziato la sua attività l’anno scorso con 300 ettari e progetti di coltivazione nelle migliori aree produttive della Serbia, ha aderito al Crimson Snow Club, uno dei brand di Kiku Variety Management. L’accordo prevede l’esclusiva di vendita su Serbia, Bosnia, Kosovo, Albania, Macedonia e Montenegro "ma con questo forte gruppo di partner – ha spiegato Miroslav Ivanovic, uno dei proprietari di Verda Vivo – miriamo anche alla Russia, a Croazia e Slovenia". "Le commodities – ha spiegato Gojko Zagorac, direttore dello sviluppo di Verda Vivo – sono un punto centrale per noi e le mele a marchio, soprattutto nelle stagioni difficili come questa, dimostrano tutto il loro valore. Innanzitutto se c'è l’esperienza del brand Kiku dimostrata negli ultimi anni su scala globale e con un network globale capace di dare forza sia al gruppo che al brand. In secondo luogo la varierà garantita dal marchio Crimson Snow è ottima". Si partirà da subito con la coltivazione dei primi 30 ettari dei quali sette sono già stati piantati. Si tratta dell’ennesimo tassello del piano di espansione Kiku sul mercato europeo, che procede a passi spediti dopo il coinvolgimento di Rivoira in Italia, che sta terminando di piantare questa varietà in ossequio al masterplan da 300 ettari e in vista del prossimo coinvolgimento di nuovi imwww.corriereortofrutticolo.it

13


Notiziario

CorriereOrtofrutticolo

clienti. Oltre che in Europa, Kiku ha appezzamenti negli Stati Uniti, Sud Africa, Cile e Nuova Zelanda, mentre in Australia il prodotto è conosciuto da anni". Nella foto, da sinistra: Gojko Zagorac (Verda Vivo), Luis Clementi (Fratelli Clementi), Miroslav Ivanovic (Verda Vivo), Thomas Braun (Kiku), Bosko Palkovljevic (Verda Vivo), Jürgen Braun (Kiku)

pianti produttivi francesi. "I consumatori – ha spiegato Jürgen Braun, amministratore delegato di Kiku – amano il colore rosso cremisi, il gusto, la resistenza del frutto. In Germania, due distributori hanno assorbito quasi tutta la nostra raccolta, poco più di mille tonnellate, in una “limited edition”. Stiamo iniziando adesso con un distributore italiano ma contemporaneamente cerchiamo di aprire altri mercati

14

www.corriereortofrutticolo.it

in Europa, Asia e nei Paesi arabi, dove abbiamo già inviato dei campioni per testare le esigenze dei consumatori. Agrounija e Verda Vivo sono un gruppo forte che opera in molti Paesi e che rappresenta la scelta migliore per rappresentare il nostro marchio nell’Europa Orientale". "L’obiettivo – continua Braun – è quello di ottenere subito 10mila tonnellate di prodotto in modo da migliorare il rapporto con i

OP Terra Orti: il bilancio 2014 si è chiuso con un +20% Approvato dall’assemblea dei soci il bilancio di esercizio 2014 della OP Terra Orti. Il 2014, nonostante il perdurare in generale della crisi, è stato un anno di crescita per l’OP. Il trend è riassunto nei 53 milioni di fatturato con oltre il 20% di incremento rispetto

M a g g i o

2015


n N

CorriereOrtofrutticolo

M a g g i o

2015

L'export italiano verso Hong Kong cresce ma siamo solo al 24° posto Nel 2014, Hong Kong ha importato frutta fresca per un valore complessivo di 3,9 miliardi di dollari, in aumento del 5,6% rispetto al 2013. Gli Stati Uniti ri-

sultano il primo paese fornitore di Hong Kong, con il 35,8% di quota mercato, seguiti da Iran (13%), Thailandia (11,5%) e Cile (10,6%). L’Italia, in 24esima posizione, ha aumentato le proprie esportazioni del 72% rispetto al 2013 per un valore di 8 milioni di dollari. Se si analizza la categoria che comprende le referenze kiwi, fragole, more, lamponi, ribes, mirtilli ed altri frutti di bosco, in

www.corriereortofrutticolo.it

NOTIZIARIO

al 2013. Per il presidente Alfonso Esposito il 2014 è stato un anno molto produttivo seppur vissuto all'insegna delle difficoltà e dell’emergenza, anche a causa delle condizioni climatiche avverse. E’ stato, però, anche un anno in cui si è apprezzata l'utilità degli investimenti compiuti e il grande impegno profuso in ricerca e sviluppo. Ora bisogna mantenere alti gli obiettivi e ingranare la quarta in questo 2015. Secondo il direttore Emilio Ferrara una gestione di grande equilibrio consente di reggere la crisi dei consumi grazie sia all’incessante attività di penetrazione sul mercato svolta dalla OP che alla capacità di innovazione delle aziende agricole associate che non hanno mai smesso di investire per essere sempre al passo con le nuove tecnologie, puntando sul miglioramento qualitativo dei prodotti e sulla ottimizzazione dei costi di gestione.

15


Notiziario

CorriereOrtofrutticolo

Ortofrutta Igp? Il marchio conta poco, contano gli uomini di Lorenzo Frassoldati Bravo Marco Eleuteri. Il dinamico direttore commerciale di Aop Armonia (e premiato dal Corriere Ortofrutticolo tra i Protagonisti 2014) conversando con Mirko Aldinucci di Italiafruit.net ha detto quello che molti pensano in privato ma che non dicono in pubblico, perché anche nel mondo dell’ortofrutta vige il politically correct. E cioè che l’Igp, almeno nel settore ortofrutticolo, "non garantisce né tutela nulla", e si configura come "una sorta di truffa legalizzata al consumatore che, non essendo stupido, ripaga acquistandone e consumandone sempre meno". Insomma un marchio vuoto, e come tale viene percepito (o non-percepito) dal consumatore che invece riconosce altri valori: la qualità organolettica, il rapporto valoreprezzo. Ad avvalorare l’analisi spietata ma corretta, basterebbe ricordare la crisi ormai quasi ciclica di prodotti di massa come pesche/nettarine e pere che pur coperte dal marchietto Igp (in minima parte della produzione) sono andate incontro a crisi di mercato e prezzo devastanti. E’ vero che Nomisma ci ricorda sempre che il marchio Igp non ha valore commerciale ma serve solo come tutela da contraffazioni e imitazioni, ma andatelo a spiegare a tutti quelli che ogni giorno si riempiono la bocca con il racconto delle nostre ‘eccellenze’, quando tante di queste eccellenze a marchio sul mercato quasi non esistono. I produttori, che non sono stupidi, capiscono subito quando dietro un marchio non c’è niente. E infatti nel caso dell’ortofrutta Igp le percentuali di prodotto bollinato sono quasi sempre insignificanti rispetto al totale del-

16

www.corriereortofrutticolo.it

la produzione mentre sono i marchi commerciali delle singole imprese/consorzi e soprattutto la qualità del prodotto a fare la differenza e trainare le scelte dei consumatori. E comunque quello che fa premio su tutto è il cosiddetto ‘fattore umano’, la qualità e l’impegno degli uomini e le loro capacità manageriali. Dai un grande prodotto in mano a uomini poco capaci, e il nulla è garantito. Parliamo di Igp, dove il rapporto col territorio di origine è molto blando. Diverso è il caso dei prodotti Dop, anche se anche qui vale il discorso generale: troppi marchi, troppe denominazioni chieste e ottenute solo per la smania di questo o quell’assessore di appuntarsi una medaglietta sul petto. Troppi disciplinari, troppe denominazioni senza massa critica e strategie effettive di marketing e valorizzazione. Così ci si condanna al nanismo economico-organizzativo, a un orizzonte limitato ai mercati locali, a una dimensione di testimonianza territoriale importante sì ma che nulla ha a che fare con la difesa del made in Italy e soprattutto con la necessità di esportarlo in giro per il mondo. Il problema è che una volta ottenuto il marchietto blu dell’Europa, assessori e politici non si occupano più di cosa c’è dietro quel bollino, se serve o no, se i produttori aderiscono o no, e per quali motivi. L’Igp è solo uno strumento, non il passaporto per il successo commerciale. La qualità del made in Italy si difende certamente con i controlli a valle ma anche a monte, rendendo più stringenti norme e regole per ottenere i marchi, e soprattutto per far sì che siano orientati al mercato e non espressione di pura testimonianza.

riferimento al 2014, l’Italia risulta invece all’8º posto fra i paesi fornitori, con un valore complessivo di 8 milioni di dollari, in aumento del 105% sul 2013. Le importazioni complessive di questi prodotti sono state di 559 milioni di dollari, con un incremento del 33,6%. La Thailandia è risultata il primo paese fonitore di Hong Kong con altre il 67% di quota di mercato.

Super-pomodoro anti ossidante progettato al Sant'Anna di Pisa Un super- pomodoro con la buccia nera e la polpa rossa dall'altissimo contenuto di antiossidanti. La ricerca italiana, con un progetto coordinato dalla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e dalle Università di Tuscia, Modena e Reggio Emilia, ha sviluppato il 'Sunblack', le cui piantine saranno presto sul mercato in due versioni: a grappolo e a ciliegino. Il nero della buccia è ad alto contenuto di antociani, sostanze dal fortissimo potere antiossidante, presenti in natura in uva nera e mirtilli. Non si tratta di un Ogm, perché i suoi semi sono stati ottenuti attraverso la tradizionale tecnica dell'incrocio. "Il 'Sunblack' - spiegano alla Scuola Sant'Anna di Pisa - ha la particolarità di essere ricco di antociani,

lorenzo.frassoldati@corriereortofrutticolo.it

M a g g i o

2015


n N

CorriereOrtofrutticolo

per i passeggeri è del +9,7% con 285 mila persone). Performance confortante per il traffico container, con un +10,4% rispetto al marzo 2014 e un complessivo +8,1% sul progressivo rispetto all’anno del record storico: la quota raggiunta al 31 marzo è di 542 mila teu (501 mila nel marzo 2014). Con un porto che 'tira', Genova accresce le sue potenzialità anche come hub ortofrutticolo.

Porto di Genova in rapida crescita: un'opportunità per l'ortofrutta

Autostrada marina Venezia - Patrasso per iniziativa di Grimaldi

Buone notizie per i traffici del Porto di Genova anche per il mese di marzo. Segni positivi sono arrivati per tutti i settori merceologici e per i passeggeri (crocieristi in crescita del 18,1%, per i traghetti il dato è +3,1%: la media

Durante una conferenza stampa che si è svolta il 6 maggio alla fiera Transport Logistics di Monaco di Baviera, Paolo Costa, presidente dell’Autorità Portuale di Venezia, insieme a Guido Grimaldi, Corporate Short Sea Shipping

Commercial Director del Gruppo Grimaldi, hanno annunciato il lancio di una nuova Autostrada del Mare tra i porti di Venezia e Patrasso. Dedicato al trasporto di carico rotabile, il nuovo collegamento diretto sarà operativo a partire dal mese di Giugno. La frequenza sarà di tre partenze settimanali ambo i lati, e saranno impiegate due moderne navi della categoria ro/ro, ciascuna capace di trasportare 3.500 metri lineari di carico rotabile. Il servizio sarà riservato al trasporto di trailer (incluso mezzi refrigerati), van, auto e altra merce rotabile che viaggia tra il Nord Italia, Nord/Centro Europa e la Grecia oltre ad altri paesi balcanici. “Siamo lieti che Grimaldi abbia scelto il porto di Venezia - ha dichiarato Paolo Costa -. Il porto di Venezia in questi anni ha realizzato importanti investimenti ferroviari e stradali che lo rendono una porta europea privilegiata”.

NOTIZIARIO

potentissimi antiossidanti, che non si ritrovano in quantità significative nelle comuni varietà di pomodori". "L'accordo per la sua commercializzazione - afferma il rettore della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, Pierdomenico Perata - consolida il ruolo del nostro ateneo come motore di sviluppo, contribuendo a portare innovazione nelle imprese radicate sul territorio".

SVILUPPO SOSTENIBILE I contenitori di plastica riutilizzabili di IFCO offrono importanti vantaggi ambientali rispetto ai tradizionali imballaggi monouso: Riduzione del potenziale di smog del 53% Riduzione del potenziale di distruzione dell’ozono del 38% Riduzione del potenziale dei gas effetto serra del 51% Riduzione del potenziale di acidificazione (che contribuisce alle piogge acide) del 72% Riduzione del potenziale di eutrofizzazione (provocato dall’eccessiva concimazione) del 81%

www.ifco.com | A Brambles Company | www.worldwide-responsibility.com | info@ifcosystems.it | Tel: +39 049 8538401

M a g g i o

2015

www.corriereortofrutticolo.it

17


I nuovi ciliegini della gamma CLAUSE.

H M.CL AUSE ITALIA ITALIA SpA S pA - V ia Emilia, Emilia, 11 11 路 10078 10 078 Venaria Venaria Reale Reale (TO) ( TO) HM.CLAUSE Via T el. +39 +39 011 011 453 453 00 0 0 93 93 路 Fax Fa x +39 +39 011 011 453 453 15 15 84 84 路 info-italia@hmclause.com info-italia@hmclause.com Tel. C o m m u n i c a ti o n D ivision | IIT1763 T1763 | 0515C 0515C Communication Division


PRIMO PIANO

CorriereOrtofrutticolo

Granata, ‘effetto tsunami’ L’'effetto Granata’ sul mondo della pera italiana è stato grande, per non dire enorme. Almeno a parole. Il risveglio di un ‘gigante addormentato' come la pera italiana è stato così rapido che, a poche settimane dallo ‘tsunami’, è difficile fare una valutazione oggettiva ed esauriente, anche se il Corriere Ortofrutticolo, in queste pagine, ci prova. Quel che è certo è che - come Luca Granata non si stanca mai di sottolineare - dopo tante parole, buone intenzioni e gli accordi che sono seguiti, adesso bisogna lasciare campo ai fatti. Granata il 19 aprile, in uno degli incontri con i produttori emiliani, ha detto loro che avranno redditi più sicuri e più alti senza tirare fuori un soldo ad una sola, determinante condizione: non vendere più una pera che sia una, qualunque sia la varietà, la pezzatura, biologica o da industria che sia, se non attraverso la nuova società commerciale che è staM a g g i o

2015

Operativa Per.A. che sarà in grado di gestire un terzo delle pere italiane ta messa in piedi in poche settimane e che si sta preparando ad essere pienamente operativa dalla prossima campagna. Se queste premesse non dovessero essere mantenute, i produttori potrebbero recedere dal contratto senza penalizzazioni, tornando a vendere come prima. Usando parole per lo più semplici (qualcuno non ha capito cosa volesse dire 'business concept' ma non importa, è stata l'unica eccezione alla semplicità) che se le avesse dette un altro avrebbero suscitato perplessità, Granata è riuscito ad essere efficace e convincente come un guru del marketing. "Il successo di Melinda - ha detto Granata in uno dei due soli cenni alla sua precedente esperienza professionale - è stato il successo

IL RISVEGLIO DELLA PERA

Uno dei principali prodotti italiani muove alla riscossa

P

CHI È

LE AZIENDE DI PER.A. Agrintesa Alegra Apo Conerpo Apo Scaligera Apol Industriale Ati Frutticoltori Az. Agr. F.lli Visentini Diamantina Fruit Modena Group Frutteto Iaffa Ital-Frutta La Buona Frutta Mazzoni spa Naturitalia Op Cico Op Ferrara Op Francescon Opera Orogel Fresco Ortolani Cofri Patfrut Pov Sant'Adriano www.corriereortofrutticolo.it

19


IL RISVEGLIO DELLA PERA

Primo piano

20

CorriereOrtofrutticolo

Con Mazzoni-Cico la newco Per.A. cresce ancora Intanto PeraItalia ridisegna la governance di Lorenzo Frassoldati Un’eruzione, come per le fiere. Che erano una, poi due poi tre, per tornare alla fine a due. Così per la pera. Una regina della nostra frutta, con una varietà - la Abate - giudicata una eccellenza assoluta che abbiamo solo noi e prodotta in un territorio limitato (Bologna-Modena-Ferrara). Una primadonna che dava anche reddito però su cui non si era mai investito seriamente in termini di aggregazione commerciale, marchio e marketing. Poi i nodi sono venuti al pettine e la primadonna si è ritrovata coi panni di Cenerentola e i produttori coi bilanci sempre più in rosso. Così due anni fa è nata PeraItalia, consorzio misto privato-cooperativo da 1 milione di quintali con l’obiettivo di rifare l’immagine della pera italiana di qualità, di promuoverne i consumi, di aggredire i mercati esteri con marchio, massa critica e packaging innovativo. Adesso, con obiettivi simili ma con una massa critica che è quasi il doppio, arriva la newco Per.A. (Pericoltori aggregati) con 22 soci tra cui primeggiano le corazzate di Confcooperative (Agrintesa, Apo Conerpo, Fruit Modena Group) e che ha richiamato all’ovile alcune realtà che stavano in PeraItalia (Naturitalia, Patfrut, Orogel Fresco, Opera). A fare l’impresa è stato chiamato uno dei manager più grintosi e titolati della frutta italiana, quel Luca Granata ansioso di dimostrare che il modello Melinda non funziona solo per le mele della Val di Non. PeraItalia, colpita dal siluro della newco, affonda? Per niente. Alcuni ex soci del consorzio finora presieduto da Luciano Torreggiani (Salvi, Pempacorer/Terremerse, Spreafico) insieme alla new entry Apofruit si mettono attorno a un tavolo e si chiamano fuori da Per.A. con valutazioni pungenti: “manca un chiaro progetto industriale e di marketing…troppe criticità su punti fondamentali che devono essere chiariti per consentire l’ingresso della più ampia platea di aderenti”. Quindi , pare di capire, PeraItalia va avanti e si profilano due grandi poli della pera italiana di qualità: a grandi linee, uno a forte impronta cooperativa e uno a maggioranza privata. Luca Granata insiste coi suoi collaboratori che la newco Per.A. è “un progetto inclusivo, e non esclusivo, generoso e di ampie vedute, nato per unire e non per dividere, e pertanto è e resterà sempre aperto a tutti i frutticoltori ed a tutti gli operatori attivi a qualsiasi titolo ed in qualsiasi ambito della filiera della pera”. Che è un progetto, insiste il manager rodigino, su cui non c’è il timbro di nessuna organizzazione e che , nello spirito della più ampia aggregazione, “siamo aperti al dialogo con tutti, a partire dagli amici di

www.corriereortofrutticolo.it

PeraItalia”. Come per le fiere, la competizione fa bene e mai si era parlato tanto di pere come adesso, con processi aggregativi di grande respiro finalmente in moto. C’è chi fa due conti e scopre che Per.A. più PeraItalia metterebbe assieme quasi il 7580% delle nostre Abate aprendo scenari davvero innovativi. Ma l’ipotesi per ora è solo futuribile. Stiamo a quello che c’è. In meno di un mese Granata ha messo assieme uno squadrone pronto per la Champions League ma che deve dimostrare sul campo il suo valore e di sapere (e volere) giocare con spirito di squadra. In panchina Granata sarà un uomo solo al comando, come lo era in Melinda. E questo in fin dei conti è un bene . Le sue qualità manageriali e organizzative non si discutono, ed è per quelle che è stato preso. Dovrà forse guardarsi dai tanti consiglieri/suggeritori che dopo aver fomentato per tanti anni divisioni e rivalità – a scapito del prodotto pera - adesso vestono i panni degli aggregatori e dei pacificatori. Che la situazione sia in movimento lo dimostra il piccolo colpo di scena avvenuto il primo fine settimana di maggio. Il gruppo Mazzoni-Cico, uno dei grandi player privati nazionali del comparto pere (e non solo), ha deciso di aderire alla newco Per.A. portando in dote circa 25.000 tonnellate di prodotto, facendo così salire la massa aggregata della newco a 240.000 tonnellate, quasi il 35% dell’intera produzione nazionale. Indubbiamente un bel colpo per Luca Granata, tenendo conto che fino a quel momento il gruppo guidato da Gualtiero, Luigi e Mario Mazzoni era stato alla finestra, anzi il 29 aprile aveva sottoscritto il documento del Tavolo pera (con Salvi, Zani, Spreafico, Apofruit e Pempa Corer/Terremerse) fortemente critico col progetto Per.A. giudicato “privo di un chiaro progetto industriale e di marketing”. A dieci giorni di distanza il gruppo ferrarese ha cambiato opinione ed è entrato nella newco di Granata certamente con un ruolo non secondario: è il socio n.23 ma è il primo grande privato dopo i ‘fondatori’ Apo Conerpo, Agrintesa, Fruit Modena Group, tutti a matrice cooperativa. Un socio che , per competenza, conoscenza dei mercati e dinamismo imprenditoriale farà sicuramente valere il suo peso. Intanto sul fronte PeraItalia si riflette sul futuro – con la decisa volontà di andare avanti, a quanto ci risulta – e come primo tema da affrontare c’è la governance del consorzio perché il presidente Luciano Torreggiani non può per statuto essere più amministratore in quanto espressione di Patfrut che ha lasciato PeraItalia per passare alla newco. E anche il consiglio di amministrazione andrà rimodellato alla luce della defezione di alcuni dei soci fondatori.

M a g g i o

2015


PRIMO PIANO

CorriereOrtofrutticolo

M a g g i o

2015

Due soggetti forti faranno bene alla filiera di Claudio Scalise Gennaio 2013 nasce PeraItalia®, Maggio 2015 scende in campo Per.A., la new Co. coordinata da ApoConerpo. Il settore della pera dopo tanti anni di stagnazione comincia a dare dei segnali importanti di vitalità. La crisi che attanaglia il comparto è conosciuta ed il rischio di un forte ridimensionamento del settore è un fatto concreto di cui si parla da anni. I produttori fanno sempre più fatica a ricavare un reddito sufficiente, sia dalla altre che dalla varietà italiana più importante: L’Abate Fetel. La pera d’altro canto è un punto di forza del sistema ortofrutticolo Italiano. In Emilia Romagna e Veneto si producono 2/3 della produzione totale di pere italiane e circa il 45% della produzione europea. Dopo il ridimensionamento della peschicoltura, una caduta del comparto delle pera potrebbe avere ripercussioni pesantissime per l’intero sistema produttivo agroindustriale regionale, che perderebbe una seconda filiera decisiva per il proprio equilibrio socio economico. Ma in questo caso, come accennavo, si stanno delineando segnali importanti che fanno intravvedere la volontà di cercare, anche con coraggio, di reagire con determinazione alle difficoltà del settore. PeraItalia® ha rappresentato la prima risposta concreta a questa esigenza. Il Consorzio si è proposto come un’alleanza inedita tra alcune delle imprese leader del settore (private e cooperative) ed ha sviluppato una strategia di valorizzazione innovativa del prodotto. A mio avviso, il grande merito di questa esperienza è stato quello di realizzare concretamente una idea, dopo tanti anni di discussione, facendo uscire la filiera dal pantano dei “si do-

vrebbe, si potrebbe fare”, senza mai realizzare nulla concretamente. Si è spezzato un incantesimo che sia all’interno del Consorzio che all’esterno ha dimostrato che volendo si sarebbe potuto passare dalle intenzioni ai fatti. Ciò ha prodotto un salto di qualità nel dibattito sul “che fare” per rilanciare il comparto. Mai come in questi due ultimi anni ci si è trovati di fronte a tentativi, progetti, proposte imprenditoriali ed istituzionali. Sul fronte istituzionale da questo background, è nata la proposta di un evento internazionale specializzato come Futurpera. Una fiera che si terrà ogni 2 anni a Ferrara e che vorrebbe essere per la pera ciò che Interpoma rappresenta per la mela. Cioè la sede di discussione della filiera mondiale del settore. L’occasione in cui tracciare le linee strategiche di sviluppo, diffondere i risultati della ricerca scientifica e le innovazioni, mettere a confronto le differenti aree mondiali di produzione e le imprese di commercializzazione sulle risposte da dare ai consumatori. Sul fronte imprenditoriale, la novità più impattante è quella legata al progetto della newco Per.A. coordinato da Apo Conerpo . Come evidenziato dai promotori l’idea di fondo è quella che di costruire un soggetto che detenga una quota molto importante della offerta di pere e che la gestisca in proprio: dalla produzione (conferimento obbligatorio), alla commercializzazione (gestita in modo centralizzato). Un sistema aperto a tutti i soggetti cooperativi e non che intendono partecipare. Sicuramente si tratta di un approccio molto forte sul sistema organizzativo attuale. Infatti, obbligherà le singole strutture a dotarsi di un sistema condiviso di standardizzazione del prodotto, a parametri di li-

www.corriereortofrutticolo.it

IL RISVEGLIO DELLA PERA

di tante aziende di produzione che si sono messe insieme e sono diventate da concorrenti ad alleate". "Sulle pere fino ad oggi - ha spiegato - è stato fatto poco e le potenzialità sono enormi. Basti pensare che non esiste un solo marchio forte a livello planetario. Ho tre anni davanti e credo possa essere la più bella avventura della mia vita, oltre ad essere una grande sfida per il settore agro-industriale italiano. Dobbiamo concentrare l'offerta, arrivare a un unico grande polo. La concentrazione significa controllare il prezzo per arrivare a massimizzare il profitto del produttore. Tutto il progetto è teso a questo: migliorare le condizioni di chi produce". I promotori di Per.A gli erano attorno: Agrintesa, Fruit Modena Group e Patfrut con il coordinamento di Apoconerpo, che insieme valgono circa 180 mila tonnellate di pere, il 23% delle pere italiane. Granata si è battuto per una massa critica più ampia, sotto l'ombrello della nuova società commerciale, per far decollare il suo piano basato su marchio commerciale, economie di scala, massicce campagne commerciali, una strategia per l'export. Dunque Granata ha battuto il territorio per cercare un'aggregazione più ampia tra mondo della cooperazione e privati. E alla fine si può dire che ce l’abbia fatta almeno in buona parte (dell’altra parte scriviamo tra poco). Il 27 aprile i promotori del progetto Per.A. hanno incontrato a Roma una rappresentanza dei dirigenti del ministero delle Politiche Agricole, ottenendo una piena approvazione. Il 6 maggio a Bologna si è tenuta l’assemblea costituente delle newco Per.A (acronimo di Pericoltori Emiliano Romagnoli Aggregati): a quella data 22 aziende, in rappresentanza di circa mille produttori di pere con 7.500 ettari di pereto distribuiti tra Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto (nel cuore del Territorio più vocato per la produzione delle varietà più no-

P

21


IL RISVEGLIO DELLA PERA

Primo piano

22

quidazione dei produttori unici etc. In futuro, andrà messa nel conto l’esigenza di razionalizzare i siti di condizionamento e lavorazione dei prodotti. Questo fatto sarà, infatti, essenziale sia per recuperare marginalità sui costi di produzione che per valorizzare gli investimenti nelle innovazioni tecnologiche che sono fondamentali per ottimizzare la conservazione ed allungare il calendario commerciale delle pere. Si tratta di un progetto, nel quale, i soggetti coinvolti hanno accettato di mettersi in discussione a 360 gradi pur di dare nuovo slancio alla filiera. Probabilmente, però, questa è la condizione necessaria per dare una svolta importante al settore. Per cui credo che tutti noi dobbiamo augurarci che questo percorso riesca. Porterebbe benefici enormi al comparto, al suo rilancio ed all’intero sistema ortofrutticolo emiliano romagnolo e nazionale. Tra l’altro, per testimoniare la decisa volontà di riuscire, ci si è affidati ad un manager di comprovata capacità ed esperienza, come Luca Granata. D’altro canto si sta discutendo in questi giorni anche del futuro di PeraItalia®, alcuni soci infatti, faranno parte della newco e dunque usciranno dal Consorzio. Il tavolo della Pera che ha annunciato di non volere far parte del progetto Per.A. si propone di sviluppare un percorso alternativo e potrebbe forse confluire in PeraItalia o trovare una nuova forma associativa. Si vedrà. La strada della concentrazione dell’offerta comunque risulta tracciata. Come è stato detto, insieme le 2 realtà rappresenterebbero circa l’80% dell’offerta totale di pere. Personalmente, ritengo che la presenza di più - anche se pochi e forti - soggetti sia una condizione importante per creare dinamicità al settore. Francamente l’idea di un soggetto unico non mi convince più di tanto. Proprio il caso delle mele del Trenti-

www.corriereortofrutticolo.it

CorriereOrtofrutticolo

no Alto Adige, cui si fa sempre riferimento per illustrare il potenziale percorso della newco, a mio avviso dimostra questa tesi. Credo infatti che, la presenza di un consorzio e di un marchio come Melinda da un lato e di Val Venosta, leader nella produzione e commercializzazione della Golden top quality dall’altro, abbia “costretto” altre realtà come VOG a cercare strategie alternative. E’ in buona parte dovuto a questa esigenza di posizionamento distintivo sulle varietà tradizionali, che oggi VOG è leader in Europa, ad esempio, per la produzione di Pink Lady®, di altre mele a club ed in generale di diverse nuove varietà bicolori. Probabilmente, se non ci fosse stata quella spinta alla diversificazione (e la capacità e la lungimiranza del management di VOG) oggi l’Italia non sarebbe una delle patrie europee delle “nuove varietà” di mele sia in montagna che in pianura. Credo sia il caso di considerare che, anche per le pere, la presenza di pochi soggetti forti ed organizzati crei a monte (verso i produttori) ed a valle (mercato – consumatori) quelle condizioni di attenzione e dinamicità, di sana competizione, che aiuterebbero il rilancio del comparto. Ma al di là di questa riflessione, da uomo che si occupa da tanto tempo di valorizzazione dei prodotti agroalimentari, da persona che ha cercato di dare un contributo al rilancio della pera, mi sento particolarmente soddisfatto di queste novità. Un comparto che finalmente reagisce alla crisi con proposte nuove, impegnative e con orizzonti strategici di largo respiro, non può che essere un elemento di gratificazione per tutti coloro che vi operano. Dunque il mio in bocca al lupo affinché il settore della Pera si rilanci e ritrovi la leadership internazionale e la marginalità necessaria per dare un futuro alla nostra produzione.

bili e ricercate) e con una raccolta di oltre 200 mila tonnellate, in larga parte Abate Fetel. La nuova società - abbiamo letto in una nota - "sarà la più grande organizzazione del mondo nel settore della produzione, selezione e valorizzazione della pera per il consumo fresco. I soci costituenti hanno deciso di unire tutte le loro forze e il loro know-how per dare vita ad una grande associazione di frutticoltori che finalmente sia al tempo stesso: l’unica specializzata esclusivamente nella coltivazione, conservazione, selezione e confezionamento della pera; una realtà dimensionata e strutturata in modo tale da essere in grado di parlare ai consu-

matori di pere - in Italia, nella EU28 ed in tante altre nazioni del mondo – e quindi capace di raccontare loro tutta la storia, i valori e la salute racchiusi in una pera italiana di qualità; un partner affidabile e di lungo termine perché in grado di garantire standard elevatissimi e continuità insuperabile nei servizi - di tutti i più qualificati distributori di frutta che vorranno condividere con la nuova società l’obiettivo di perseguire la “Sostenibilità Vera” (Sociale, Ambientale ed Economica) della coltivazione della pera, una delle colonne portanti della Frutticoltura nazionale”. La reazione di alcuni grandi nomi del mondo della pera non si è fatta attendere. M a g g i o

2015


PRIMO PIANO

CorriereOrtofrutticolo

riteniamo che il progetto Pera proposto dai tre promotori (Agrintesa, Patfrut, Fruit Modena Group), con il coordinamento di Apoconerpo, contenga criticità su punti fondamentali che devono essere chiariti al fine di consentire l'ingresso della più ampia platea di aderenti. In particolare si evidenzia la mancanza di un

chiaro progetto industriale e di marketing che dia distintività al prodotto e che generi valore. Le aziende auspicano il superamento delle rigidità che hanno bloccato i promotori precludendo di fatto ogni nostro tentativo di risoluzione dei punti critici che a tutt’oggi contrassegnano la proposta. Le imprese si sentono im-

FUTURPERA & INTERPERA. La nuova fiera di prodotto a Ferrara dal 19 al 22 novembre collegata a un congresso mondiale FuturPera - Salone Internazionale della Pera si terrà a Ferrara dal 19 al 22 novembre prossimi. La kermesse, organizzata da FuturPera srl - partecipata dell’OI Pera e Ferrara Fiere Congressi - si propone come fiera verticale di distretto per le pere emiliano romagnole, partner e non competitor dei grandi appuntamenti generalisti. Oltre all’ampia superficie espositiva di 16 mila metri quadrati di Ferrara Fiere - più prettamente riservata agli operatori specializzati - le piazze e le vie di Ferrara ospiteranno la “fiera diffusa” con eventi eno-grastronomici, artistici e musicali. “Attraverso FuturPera vogliamo rilanciare il comparto puntando sull’identità del prodotto e il suo valore aggiunto, sulla ricerca e sopratutto sulla commercializzazione in nuovi mercati”, ha spiegato Stefano Calderoni, presidente di FuturPera srl, intervenuto alla conferenza stampa di presentazione tenutasi giovedì 2 aprile a Bologna. “Noi produciamo - ha continuato - una gamma di pere di ottima qualità ma attualmente ne esportiamo solo il 20% e bisogna assolutamente cambiare questa tendenza”. "Nella Pianura Padana abbiamo un patrimonio fatto di varietà come Abate Fétel in primis, ma anche Conference, Decana del Comizio, Kaiser, Max Red Barlett, Santa Maria, William e Carmen. Come OI abbiamo il dovere e l’intenzione di valorizzarle an-

M a g g i o

2015

che attraverso la ricerca sulla frigoconservazione che punti a immettere sul mercato un prodotto buono e che si conservi più a lungo”, gli ha fatto eco Gianni Amidei, presidente dell’Organizzazione Interprofessionale Pera. L’OI racchiude 30 delle principali organizzazioni di produttori della regione Emilia Romagna (circa il 60% del totale); in pochi anni ha raggiunto risultati importanti in termini di mappatura catastale delle produzioni, di gestione dei dati di raccolta e post-raccolta, di investimenti in ricerca per la conservabilità del prodotto e in termini di autoregolamentazione interna della produzione. Si tratta di una serie di azioni volte alla valorizzazione del comparto che passa anche per la promozione di eventi importanti come FuturPera. In termini numerici l’auspicio è occupare oltre 300 spazi fieristici attraverso una politica commerciale di vendita lungimirante; sono inoltre attesi operatori dal Sud Africa, Brasile, Argentina e Cile, i principali players in contro-stagione. Prestigioso si prospetta il calendario di convegni, workshop e incontri tecnici; tra questi il più altisonante è senza dubbio “Interpera", il convegno mondiale dedicato alla pericoltura e promosso da Areflh, l’Assemblea delle Regioni Ortoflorofrutticole Europee. Nel corso di Interpera 2015 - giunta quest’anno alla sua ottava edizione - saranno trattati diversi temi circa

la produzione, l’innovazione varietale, la conservazione del prodotto e le problematiche connesse al mantenimento della qualità in termini di lavorazione e conservazione. E non solo, ampio spazio sarà dedicato alle analisi di produzione e di stoccaggio oltre che alla promozione sui diversi mercati. “Interpera si propone come punto di incontro e di scambio delle Organizzazioni Interprofessionali europee per stabilire un confronto proficuo tra soggetti che hanno come obiettivo comune quello di valorizzare la filiera pericola”, ha dichiarato Luciano Trentini, presidente comitato scientifico FuturPera e vice presidente di Areflh. “FuturPera è un evento forte perché dedicato a un prodotto specifico, che ha ottenuto l’IGP, e ad un’unica filiera. Il sostegno della Regione, del Ministero, di Areflh e la presenza di Interpera conferiscono rilevanza a questa manifestazione che si presta a ragionamenti ambiziosi e proiettati al futuro. A Ferrara ci saranno operatori specializzati che daranno una forte impronta tecnica e legata al business”, ha dichiarato nel suo intervento l’assessore regionale dell’Emilia Romagna alle Politiche Agricole Simona Caselli. L’assessore ha posto un forte accento sulla necessità di lavorare in modo aggregato al fine di ottenere una maggiore qualità del prodotto grazie soprattutto ad una sua migliore conservabilità. (ch.b.)

www.corriereortofrutticolo.it

IL RISVEGLIO DELLA PERA

Apofruit, Afe-Salvi, Cico-Mazzoni, Granfrutta Zani, Pempa Corer-Terremerse e Spreafico decidono di non aderire al progetto. E ne spiegano il motivo in un documento: “Condividendo la necessità strategica di aggregare la produzione, al fine di creare valore per gli agricoltori produttori di pere – si legge nel documento -

P

23


IL RISVEGLIO DELLA PERA

Primo piano

24

CorriereOrtofrutticolo

La pera secondo Stefano Soli “Troppe le occasioni perdute” Stefano Soli, della direzione marketing e sviluppo del Gruppo Alegra, in occasione dell’incontro del 19 aprile nello stabilimento Agrintesa di Castelfranco Emilia, ha fatto il punto sulla produzione e il mercato della pera. L’Italia - ha ricordato Soli con oltre 700 mila tonnellate di pere ha una posizione di leadership produttiva a livello mondiale: è al terzo posto nel mondo (dopo Cina e USA) e rappresenta oltre il 30% della produzione europea. L’Italia produce oltre il 95% delle pere Abate nel mondo e in Emilia Romagna si producono quasi i 2/3 delle pere italiane. La pera è il quarto frutto più consumato dalle famiglie italiane dopo mele, arance e banane. Ma non è un frutto apprezzato dai giovani. Le pere vengono consumate (oltre il 65%) da persone "over 55", una fascia di età in aumento, attenta alla sana alimentazione e che consuma più frutta e verdura. Le nuove generazioni non consumano pere; è un problema e tuttavia significa che un rilancio della pera avrebbe notevoli possibilità di sviluppo. Non solo. Essendo la pera un frutto dall’elevatissimo indice di penetrazione, un frutto della tradizione, conosciutissimo, quindi un prodotto da 'mass-market', l'adozione di opportune strategie porterebbe senza sforzi enormi a un incremento dei consumi. Manca in assoluto, fino ad oggi, una marca alla quale dovrebbero accompagnarsi investimenti mirati e continuativi in comunicazione a sostegno dei consumi. La pera ha ottimi valori nutrizionali, poche calorie (35 Kcal x 100 grammi) e proprietà funzionali grazie al contenuto in fibre. Soli ha mostrato in una slide Alessia Marcuzzi che promuove Activia, il 'bifidus di oggi', e gra-

www.corriereortofrutticolo.it

zie ad un azzeccato fotomontaggio ha creato una slide successiva in cui la Marcuzzi tiene una pera in mano: il'bifidus di domani'. La pera dunque fa bene ma è anche estremamente versatile e può essere consumata cruda e cotta sia come frutta che come dessert. Su questi presupposti si può costruire il rilancio di un frutto che risente in modo pesante del calo dei consumi (-30% dal 2000 al 2013 contro il -28 dell'uva da tavola, il -26 delle mele, il -20 delle banane, il +57% del kiwi, il +128 della frutta esotica). Alla base della attuale fragilità commerciale della pera c'è che la conservazione e trasformazione delle pere avviene in troppi centri di lavorazione, in molti casi di dimensioni non adeguate; gli operatori commerciali sono molti e concorrenti tra loro e l’offerta è polverizzata. Molto prodotto delle aziende più grandi viene venduto 'in natura' e va ad alimentare altri operatori commerciali concorrenti sugli stessi mercati. Il grande numero e la piccola dimensione degli operatori non permette di sviluppare in maniera organica e strategica il mercato dell’export (la quota export è del 22% contro una quota del 39% delle mele e addirittura dell'83% del kiwi) e la presenza sui nuovi mercati, e impedisce le economie di scala che dovrebbero essere alla base di un marchio commerciale riconoscibile presso il largo consumo. L'Italia si è fatta soffiare il mercato britannico dal Portogallo, soffre l'efficienza commerciale del Belgio un po' ovunque, non riesce ad invertire il trend negativo dei consumi interni e a remunerare i produttori in modo adeguato perché la competizione esasperata, portando al ribasso dei prezzi, li danneggia.

pegnate a contribuire alla costruzione di un progetto condiviso che dia risposte alle necessità del settore e alla soluzione dei nodi che si frappongono alla giusta valorizzazione di un prodotto d’eccellenza del nostro territorio”. E’ un no condizionato, quasi un ‘ni’, che per uno dei sei gruppi diventa clamorosamente un sì quando l’11 maggio il Gruppo Mazzoni entra nella newco diretta da Luca Granata "alla luce della credibilità dell'Action Plan”, come si legge in una nota. "Proprio il valore dell’aggregazione dell’offerta di pere nei confronti del mercato - rileva il Gruppo Mazzoni - è uno dei motivi fondamentali di questa scelta, insieme alla grande attenzione che questo progetto riserva alla valorizzazione della produzione agricola. Abbiamo avuto nuovi incontri con i coordinatori del progetto, che è stato raffinato e migliorato nei dettagli. A quel punto ci siamo ulteriormente confrontati, abbiamo capito meglio ogni componente del piano e abbiamo deciso di aderire, in accordo anche con la base produttiva”. Con le 25 mila tonnellate di pregiate pere ferraresi portate “in dote” dal gruppo Mazzoni, la massa critica della nuova organizzazione aumenta fino a coprire quasi il 35% dell’intera produzione nazionale. “Ipotesi di aggregazione sul settore pere erano state avanzate già un paio di anni fa e se ne parlava da almeno sei. Ora finalmente attraverso questo progetto – ci ha detto Luigi Mazzoni - puntiamo ad ottenere risultati significativi nel mondo produttivo, attraverso un coordinamento dell’offerta che sappia ridare valore al prodotto. Saremo parte attiva”. il ‘resto del mondo’ non sta nel frattempo a guardare: Apofruit, Afe-Salvi, Granfrutta Zani, Pempa Corer-Terremerse e Spreafico pensano a strategie comuni in un’alleanza, in parte inedita, tra la cooperazione e grandi imprenditori privati. Anche questo fa parte dell’effetto Granata. (a.f.) M a g g i o

2015


COPERTINA

CorriereOrtofrutticolo

I CALABRESE Un padre impegnato da sessant’anni nel settore orticolo tipico della Val di Noto ha trasmesso la sua passione ai tre figli che portano avanti con successo una OP modello: la Colle d’Oro che produce per il 40% ortaggi biologici. Tutto è partito dalle carote, che il fondatore definisce “l’oro arancione”

PROTAGONISTI

UNA FAMIGLIA IN PRIMO PIANO. Qualità e territorio

C

Un “miracolo” a Ispica Antonio Felice Una storia siciliana, legata agli ortaggi, che si è sviluppata in un territorio del Ragusano, nel Comune di Ispica, particolarmente adatto a esprimere prodotti di qualità. Il sole e il mare, le verdi distese pianeggianti avvolte da leggeri rilievi collinari che danno luogo a canyon naturali con cave ricche di oasi di vegetazione, torrenti e laghi - non a caso il territorio della Val di Noto è stato dichiarato dall’Unesco “Patrimonio dell’umanità” per il suo fascino ambientale e paesaggistico - hanno fatto da sfondo a questa storia e ne sono anzi elementi importanti. Parliamo dei Calabrese, una famiglia che ha messo al centro del proprio impegno, anno dopo anno, lo sviluppo della orticoltura di qualità come elemento dello sviluppo del territorio. Ha cominciato il padre, Pietro Calabrese, tra gli Anni Cinquanta e Sessanta, poi il testimoM a g g i o

2015

I fratelli Salvatore, Loredana e Carmelo Calabrese. Ognuno con un compito diverso in azienda. Sopra, il fondatore Pietro Calabrese

ne è passato gradualmente ai figli: Loredana che si dedica all’amministrazione aziendale, Carmelo che si è specializzato nell’attività commerciale e di marketing, Salvatore che cura la produzione, il genero Tony che gestisce il magazzino lavorazione e il controllo di qualità. Loro sono l’ossatura, il cardine dell’attività ma attorno ruotano numerosi collaboratori e tecnici coinvolti nella mission

della OP Colle d’Oro che è: fare qualità a tutto tondo. Il motto delle sette aziende che costituiscono il gruppo è infatti: “La qualità non si inventa si produce”, come ci ha ricordato Loredana. Colle d’Oro oggi è un esempio di buona gestione, di una Sicilia agricola che cresce nel rispetto del territorio (non a caso il 40% della produzione della OP è biologica) e che ha fatto proprie le www.corriereortofrutticolo.it

25


PROTAGONISTI

Copertina CHI È

COLLE D’ORO Fondata come azienda agricola nel 1974 dalla famiglia Calabrese e oggi Organizzazione di produttori, da oltre 40 anni Colle D'Oro è una delle più importanti realtà del settore orticolo siciliano. L'azienda, dotata di un moderno impianto di lavorazione e confezionamento a Ispica (RG), è specializzata nella produzione di ortaggi in serra e in pieno campo su una superficie di oltre 1.100 ettari gestiti da 7 aziende socie, con un calendario produttivo che va da settembre a giugno ed utilizza fino a 550 dipendenti, per un giro di affari di circa 29 milioni di euro. Il 40% della produzione è interamente biologica. Affermata sul territorio nazionale, Colle d’Oro ha una quota di export elevata tra Austria, Germania, Gran Bretagna, Danimarca, Olanda e Francia. La produzione di Colle d’Oro raggiunge le 31 mila tonnellate e comprende principalmente carote, pomodori, pomodorini, zucchine, peperoni e melanzane. Nel 2015 Colle d’Oro ha avviato una nuova strategia di marketing che prevede un restyling dei propri marchi e della propria offerta per esprimere al meglio i valori dell'azienda: il legame con un territorio particolarmente vocato alla produzione di ortaggi, l'attenta selezione delle migliori e più innovative varietà presenti sul mercato; il rispetto della sicurezza dei propri prodotti, dell'ambiente e dei lavoratori. Il primo passo è il restyling della linea Deliziorti, l’assortimento gourmet della OP siciliana composta da ortaggi dalle caratteristiche organolettiche superiori e fortemente innovativi. Ogni prodotto riporta informazioni dettagliate in ogni fase, dalla scelta del terreno, alla semina, agli interventi per la lotta contro le avversità, alla raccolta, alla qualità e salubrità, alla lavorazione fino al punto vendita, documentato e reso trasparente mediante registrazioni continue e puntuali che garantiscono la completa rintracciabilità. Lo stabilimento per la lavorazione e confezionamento dei prodotti ortofrutticoli si estende per circa 5000 metri quadrati coperti. All’interno 15 impianti/linee di lavorazione compresi calibratrici elettroniche ed etichettatrici automatiche, un sistema di pallettizzazione automatico, un centro di condizionamento di circa 1.000 mq a temperatura costante di 10-12 °C con 5 piattaforme di carico, una cella di circa 300 mq mantenuta a 4 °C e un impianto hidrocooling per la prerefrigerazione dei prodotti, permettono di lavorare ben 16 diverse referenze ortofrutticole per forma, colore, calibro in tutte le tipologie di imballaggio. La capacità di selezione, grazie anche all’impiego di personale qualificato, permette di soddisfare la richiesta di un mercato sempre più esigente offrendo un prodotto qualitativamente ed esteticamente omogeneo. Le aziende del gruppo OP Colle d'Oro sono: Colle d’oro, Colle d’oro Bio, Marina Iblea, Longarini srl, Azienda agricola Calabrese Loredana, Azienda agricola Angelico Maria e Azienda agricola Bonvento Antonino. tecniche più avanzate per essere al passo con il mercato globale e con le richieste dei grandi distributori. Sottolinea Carmelo Calabrese: "La notevole superficie coltivata, di oltre mille ettari, che si articola su un territorio esteso, viene gestita dalle aziende aderenti alla organizzazione con una spiccata specializzazione nelle produzio-

26

CorriereOrtofrutticolo

www.corriereortofrutticolo.it

ni. Avvalendosi di tecnici esperti, siamo in grado di sviluppare programmi di produzione dettati da orientamenti di mercato e da particolari richieste dei clienti anche più esigenti. I nostri ortaggi sono commercializzati su diversi canali, prevalentemente della distribuzione organizzata (75%), quindi grossisti (17%), ortomercati (5%) e industria (3%).

Le principali destinazioni nazionali si concentrano al centro e a nord Italia, mentre all’estero spediamo in Austria, Germania, Gran Bretagna Olanda e Danimarca”. Carmelo è impegnato in prima persona nel restyling dei marchi Colle d’Oro nell’ambito di una strategia di marketing che dovrebbe portare ad un ulteriore sviluppo del gruppo. Salvatore Calabrese tiene a sottolineare l’impegno di Colle d’Oro nella sostenibilità ambientale, nella valorizzazione del territorio e le varie tappe che hanno caratterizzato l’attività produttiva: dal 1989 è partita la produzione integrata per forniture di prodotti a marchio alla GDO, dal 1998 sono state sviluppate le produzioni biologiche ed è stato applicato lo standard SA 8000 per forniture alla GDO, dal 2000 sono stati implementati sistemi irrigui innovativi, dal 2005 sono stati avviati progetti e sperimentazioni per produrre a basso impatto ambientale, dal 2012 sono partiti i progetti sulla biodiversità, agricoltura responsabile e sostenibile ma contemporaneamente c’è stata un’attenzione particolare a sviluppare prodotti di qualità IGP ad alto valore aggiunto. Dal campo al magazzino di lavorazione, Colle d’Oro punta sull'innovazione

genetica, su un’agrotecnica al passo con le soluzioni più avanzate, sull’automazione dei processi di selezione e confezionamento. Abbiamo detto dell’attenzione alla sostenibilità ambientale. Su un altro aspetto della sostenibilità - quella sociale -, precisa Loredana Calabrese: "Da qualche anno ci stiamo impegnando sul M a g g i o

2015


COPERTINA

CorriereOrtofrutticolo

M a g g i o

2015

CHI È

I CALABRESE Il management aziendale di Colle d'Oro è formato dal fondatore e presidente della organizzazione, Pietro Calabrese, classe 1939, affiancato dalla figlia Loredana che cura gli affari generali e gli interessi legali, dal figlio Carmelo che si occupa dell’attività commerciale e marketing, dal figlio Salvatore che cura la produzione e dal genero Tony che si occupa del reparto magazzino lavorazione e assicurazione qualità. L’organizzazione è dunque a gestione familiare ma conta su tanti collaboratori professionisti capaci, competenti, motivati e in sintonia, che riconoscono e condividono gli obbiettivi e i valori aziendali. I Calabrese sono legati alla storia dell'orticoltura nella zona di Ispica e ne hanno promosso lo sviluppo. Pietro è stato tra l'altro socio promotore e fondatore del Consorzio IGP Pomodoro di Pachino. Oggi i fratelli Calabrese, cui il padre Pietro ha affidato la gestione operativa ormai da alcuni anni, rimanendo non solo presidente ma il prezioso consigliere di tutti, sono fautori della nuova agricoltura siciliana, che guarda alla qualità dei prodotti, al rispetto dell'ambiente e alle produzioni biologiche alla sostenibilità, in una parola a un nuovo modello di sviluppo che poggia su questo motto aziendale: "La qualità non si inventa, si produce".

PROTAGONISTI

concetto di sostenibilità dal punto di vista sociale, un tema vicino ai nostri valori familiari che così vengono trasferiti a tutta l’organizzazione. Nel 1990 avevamo ottenuto l’ISO 9000 per la diffusione dei principi della qualità e il coinvolgimento delle risorse umane. Qualche anno dopo, nel 1994, ci siamo dotati di un preciso sistema di sicurezza sul lavoro. Oggi è un impegno costante per noi il coinvolgimento e la responsabilizzazione delle risorse umane attraverso un’attività di informazione”. Pietro Calabrese è il presidente di Colle d’Oro e, ancora oggi, il grande suggeritore di figli così impegnati nell’attività aziendale. La sua storia ci fa capire meglio le radici di Colle d’Oro, il contesto in cui è nata, i passaggi di una storia siciliana, una storia del Sud che oggi guarda al futuro con ottimismo perché non ha mai dimenticato le sue radici. "Sono nato ad Ispica il 26 agosto del 1939 da una famiglia di tradizione contadina - racconta Pietro Calabrese - in una modesta casa dove vivevamo in sei insieme ai miei fratelli. Oggi abbiamo una solida azienda agricola e una casa dove vivo con mia moglie Maria e dove ho cresciuto più comodamente i miei figli. I miei genitori, entrambi orfani, di madre mio padre e viceversa mia madre, nonostante segnati da una vita difficile, hanno saputo educarci con amore e gioia, anche se tra mille privazioni. Il lavoro è sempre stato al centro di tutto, mio padre ci ha insegnato da piccoli che per vivere era necessario guadagnarsi il pane e il rispetto degli altri. Dopo la scuola media, ho iniziato subito a darmi da fare: vestivo i panni di fattorino postale nel pomeriggio; durante l’estate andavo a raccogliere mandorle nei feudi baronali locali percorrendo in bicicletta anche venti chilometri al giorno per guadagnare 20 lire. Nelle terre agricole notavo che il mediatore era una figura rispettata e tenuta in gran conto e da questa considerazione cominciai a sviluppare uno spiri-

C

La sede centrale di Colle d’Oro con il magazzino in comune di Ispica

to imprenditoriale. Da allora, grazie al grande intuito trasmessomi da mio padre, ho fatto molte scelte innovative e rivoluzionarie per l’agricoltura della nostra terra”. "Nel 1952 - continua il suo racconto Pietro - decidemmo di aprire un mercato nostro ad Ispica, inizialmente con un socio, e le nostre condizioni economiche cambiarono, comprammo una

casa più grande e in pochi anni diventammo dei forti mediatori nella zona. Negli anni successivi realizzammo un grande mercato in contrada Santa Maria del Focallo a Ispica, ancora oggi attivo. Nel 1962 le prime prove di coltivazione della carota, per niente facili. Cercavamo di ottenere informazioni dai coltivatori più fortunati che cercavano di scowww.corriereortofrutticolo.it

27


Copertina

PROTAGONISI

CorriereOrtofrutticolo

raggiarci sminuendo la resa del prodotto. Ma l’intuito ci portava a insistere nella coltivazione dell’ 'oro arancione' fino a quando riuscimmo a tirar fuori un prodotto di eccellenza. Era il 1970 e le nostre vite sarebbero cambiate per sempre. Negli anni successivi l’incremento della coltura ci portò a inventare una macchina per cavare le carote automaticamente dal terreno. Non avevamo rivali. Nel 1974 costituimmo, io e i mie fratelli, la prima azienda Colle d’oro. Alla fine degli anni ’70 fu necessario realizzare un magazzino di lavorazione completo di impianti per il confezionamento e la conservazione dei prodotti”. Pietro Calabrese è socio promotore e fondatore del Consorzio di

tutela IGP Carota Novella di Ispica, di cui diventa vicepresidente. “Negli Anni Ottanta - ricorda ancora il presidente di Colle d’Oro lo sviluppo è stato continuo e sono cresciuti anche la famiglia e il suo impegno nell’attività. I miei figli e i miei nipoti cominciarono ad interessarsi al nostro lavoro. Nel 1994 mio fratello Peppino crea una nuova impresa con il marchio Fonteverde. Mio fratello Antonino potenzia il mercato ortofrutticolo del Focallo e crea la Natursana. Io rilancio con nuove strategie e politiche innovative l’azienda nata nel 1974 sotto forma di società semplice tra noi fratelli”. “Oggi l’OPI Colle d’Oro - conclude con orgoglio Pietro Calabrese è una meravigliosa realtà che nel giro di pochi anni ha incremen-

tato il fatturato oltre i 29 milioni di euro e offre lavoro a 550 dipendenti”. Con Loredana e Salvatore Calabrese parliamo delle sfide del futuro. Non hanno dubbi: “Qualità globale e innovazione. Nuovi prodotti, promuovendo sperimentazioni in collegamento con chi fa ricerca”, sintetizzano. E sulle sfide del Sud aggiungono: “Abbiamo il clima dalla nostra parte e non possiamo negare ci sia stato sviluppo nella nostra agricoltura. Siamo stati penalizzati dalla logistica, dalle infrastrutture che da noi sono carenti. Ma crediamo in un miglioramento futuro per le produzioni siciliane. Esso dovrà passare da alleanze, da sinergie sul territorio, nell’interesse comune”.

CorriereOrtofrutticolo.it il vostro sito è online Iscriviti alla newsletter quotidiana newsletter@corriereortofrutticolo.it

28

www.corriereortofrutticolo.it

M a g g i o

2015


A

CorriereOrtofrutticolo

ATTUALITÀ

FRUIT INNOVATION. Dal progetto alla realtà

Pronti via, la sfida è partita Ci siamo. Fruit Innovation ha aperto i battenti per la sua prima edizione, un battesimo costruito dagli organizzatori, Ipack-Ima spa e Fiera Milano, con grande impegno, pensando al futuro e alla mission: dare all'Italia una fiera internazionale dell'ortofrutta orientata al business, costituire una cabina di regia che possa essere uno strumento permanente al servizio del settore e della filiera ortofrutticola, in rete con le associazioni e le istituzioni di riferimento. Fruit Innovation, costruita in dieci mesi, forse meno, di duro lavoro, raccoglie nei padiglioni 9 e 11 di Fiera Milano, a 400 metri circa da Expo, su una superficie lorda di 15 mila metriquadri, 230 espositori. Un risultato considerato positivo per una start-up che poggia su un solido programma triennale di sviluppo e ha puntato le sue carte su presenze e iniziative di qualità, con un alto tasso di internazionalizzazione e di M a g g i o

2015

La prima edizione del salone milanese ha raccolto 230 espositori su una superficie lorda di 15 mila mq. Buyers da ogni continente e focus sulla Gdo

Il logo di Fruit Innovation, Milano 20-22 maggio 2015. E Francesco Pugliese, presidente della manifestazione, amministratore di Conad

innovazione. Con il supporto di ICE, infatti, Fruit Innovation si è assicurata la presenza di delegazioni internazionali di alto livello, provenienti da Asia, Africa e Sudamerica,

mentre gli espositori hanno accesso a un ricco programma di incontri d'affari, in una Buyers Lounge aperta tutti i pomeriggi a partire dalle 14 con postazioni che vedono la presenza di buyers www.corriereortofrutticolo.it

29


Qualità Premium 100% italiana

Frutta Fresca Valfrutta

Il bollino che fa la differenza.

Buona, sicura, genuina.

Rispetto per il consumatore.

La riconoscete subito dal bollino che certifica l’origine 100% italiana e garantisce al consumatore la scelta di un prodotto sempre buono.

Una gamma completa di prodotti ortofrutticoli sempre buoni perché frutto di una scelta delle migliori varietà coltivate nelle aree più vocate.

Un sistema agricolo che utilizza moderni metodi di coltivazione ed energie rinnovabili nel rispetto dell’ambiente e delle stagioni.

VALFRUTTA FRESCO SPA Via G. Galilei, 5 - 48018 Faenza (RA) Tel. +39 0546 648601 - Fax +39 0546 623156 info@valfruttafresco.it - valfruttafresco.it


A

CorriereOrtofrutticolo

ore.

moderni energie mbiente

O SPA Faenza (RA) 39 0546 623156 fruttafresco.it

da Centro, Nord ed Est Europa, Emirati Arabi, Sud Corea, Stati Uniti e Brasile. Gli stand di Perù (potenza emergente dell'ortofrutta sudamericana), Polonia (realtà sempre più importante del settore in Europa), Egitto e Tunisia (una presenza nordafricana con un leader dell'export e il Paese delle nicchie di qualità), e di due players mondiali come Dole e Zespri International, hanno dato ulteriore valenza alla dimensione internazionale su cui Fruit Innovation ha puntato sin dalla prima edizione. Qualificate anche le visite private di importanti players esteri attirati dalla concomitanza di una fiera leader come IpackIma, interessante per le tecnologie della filiera, e di EXPO 2015, che ha movimentato, dalle 18 al 24, il dopo-fiera con il suo speciale programma ‘Expo by Night'. Nell'Innovation Corner ogni 45 minuti per tutte tre le giornate di fiera si svolge un incontro dedicato a un tema innovativo sotto i più svariati profili (tecnologico, commerciale, del marketing, della politica di settore) mentre due seminari si focalizzano sulle strategie e sulla gestione del punto vendita, uno in apertura e l'altro in chiusura di fiera. Fruit Innovation ha aperto i battenti alle ore 10 di mercoledì 20 maggio con una Conferenza d'apertura al Centro Congressi Stella Polare, sala Martini di Fieramilano, in cui il presidente della manifestazione, Francesco Pugliese, ad di Conad e presidente di ADM (Associazione della Distribuzione Moderna), ha svolto una relazione sul tema "Fruit Innovation per un sistema ortofrutticolo italiano vincente". Lo hanno preceduto il nuovo amministratore delegato di Fiera Milano, Corrado Peraboni e l'assessore al commercio della Regione Lombardia Mauro Parolini. Sono intervenuti, sui temi pressanti del settore (rilancio dei consumi, sviluppo delle esportazioni, creazione di un sistema Italia meglio organizzato), i presidenti delle associazioni presenti nella cabina di reM a g g i o

2015

gia di Fruit Innovation (Coldiretti, Confagricoltura, Fedagri Confcooperative Lombardia, Fedagromercati, FruitImprese, Unaproa) e il presidente di ICE Riccardo Monti. Di seguito alcuni qualificati commenti a costegno di questa nuova, coraggiosa iniziativa fieristica. Francesco Pugliese, presidente di Fruit Innovation e di ADM: "Fruit Innovation è un progetto che guarda non solo a una fiera che durerà tre giorni ma anche ad un impegno che si prolungherà per tutto l'anno, attraverso gli orientamenti e le indicazioni che verranno alla filiera dell'ortofrutta

Guido Corbella, Ipack-Ima

dalla nostra cabina di regia che vede la presenza della produzione, del commercio e della distribuzione ai livelli più alti. Intendiamo dare un segnale, mettere in campo cambiamenti che premino gli anelli della filiera a partire dalla produzione, soluzioni che favoriscano accordi in tema di aggregazione e abbattimento dei costi. Innovazione è una parola da riempire di contenuti. Fruit Innovation nasce da questa progettualità, oltre che dalla necessità di dare all'Italia un'unica ribalta fieristica di alto livello, nell'anno in cui il mondo guarda a Expo 2015". Corrado Peraboni, amministratore delegato di Fiera Milano: "L’ortofrutta è un pezzo di grande pregio dell’agroindustria italiana: esprime una qualità indiscussa, un elevato peso economico, un ri-

levante contributo alle esportazioni agricole. Mancava però, finora, di una visibilità fieristica internazionale all’altezza delle sue potenzialità. Si tratta di un limite constatato dalle principali associazioni coinvolte nella filiera. Fruit Innovation vuole essere la soluzione. Non solo per la centralità internazionale di Fiera Milano, ma anche perché a Fiera Milano c’era – e c’è – Ipack-Ima, uno dei maggiori appuntamenti al mondo nelle tecnologie di processo e packaging. E questo ci ha consentito di proporre al mercato non una tradizionale fiera dell’ortofrutta, ma una fiera integrata di prodotto e processi di lavorazione, che sposta il baricentro dalla commodity al terreno su cui si gioca oggi la competizione internazionale: il terreno dell’innovazione e del valore aggiunto al prodotto agricolo".

ATTUALITÀ

a

Guido Corbella, amministratore delegato Ipack-Ima Spa: "Siamo particolarmente soddisfatti di aver messo a punto insieme a Fiera Milano e con l'indispensabile supporto delle categorie, questa iniziativa, che vuole essere, attraverso un piano di sviluppo triennale, un fondamentale volano di business per uno dei settori di punta dell'agroalimentare italiano, secondo solo al vino per quanto riguarda le esportazioni. Siamo consapevoli della responsabilità che ci siamo assunti ma crediamo di poter mettere in campo un know-how all'altezza della sfida che ci attende. Per questo nel progetto varato confluirà anche l’iniziativa fieristica che noi avevamo pensato per le tecnologie. Il connubio prodotto e tecnologia risulta essere la carta vincente ed un’abbinata inscindibile. Intendiamo accompagnare l'ortofrutta italiana nel suo cammino di internazionalizzazione, non solo portando buyer in Italia ma anche portando i nostri imprenditori all'estero attraverso una rete organizzativa internazionale, con il supporto di Fiera Milano, senza eguali in Italia. www.corriereortofrutticolo.it

31


Attualità

CorriereOrtofrutticolo

Da sinistra tre membri della cabina di regia di Fruit Innovation: Marco Salvi, presidente di FruitImprese, Ambrogio De Ponti, presidente di Unaproa e Valentino Di Pisa, presidente di Fedagro Mercati

Nello stesso tempo, la rassegna cercherà di interpretare, nei termini più appropriati e avanzati, il passaggio dell'ortofrutta da prodotto agricolo, da commodity, a prodotto alimentare, attraverso tutti quegli aspetti tecnologici e di servizio che permettono questo passaggio in grado di dare valore aggiunto al prodotto e remunerazione al produttore". Marco Salvi, presidente FruitImprese: "Dobbiamo superare i localismi ed i provincialismi e dare al nostro settore maggior rilievo per il peso che occupa nel panorama produttivo mondiale. Il settore ortofrutticolo italiano ha bisogno di un unico evento fieristico nazionale sul modello della Fruit Attraction di Madrid. Ritengo che la capacità di presentarci al resto del mondo come sistema Italia, attraverso lo strumento fiera, sia un elemento strategico. Auspico quindi una convergenza delle organizzazioni di rappresentanza verso una collaborazione costruttiva per realizzare qualcosa di veramente utile ed importante per il Paese”. Ambrogio De Ponti, presidente UNAPROA: “Sosteniamo l’iniziativa di una fiera internazionale dell’ortofrutta a Milano per un interesse oggettivo: vogliamo che attraverso Fruit Innovation i nostri associati possano affacciarsi sul mondo. Milano è l’unica proposta credibile per incontrare il 32

www.corriereortofrutticolo.it

mondo, non solo perché quest’anno c'è l’Expo ma perché, oggettivamente, è l’unico posto in Italia dove questo oggi sia possibile. I nostri associati devono vendere i loro prodotti e dunque la scelta che siamo chiamati a fare è una scelta rigorosamente economica, non ideologica, non territoriale, non di protagonismo di questo o di quest'altro. L’Italia dell’ortofrutta puntando su Milano punta sul luogo che garantisce tutte le condizioni per costruire, attraverso una grande organizzazione, una vetrina dove poter incontrare il mondo”. Valentino Di Pisa, presidente di Fedagromercati. “Abbiamo voluto contribuire al progetto Fruit Innovation, confermando la presenza nella ‘cabina di regia’, perché cogliamo la necessità di avere una fiera italiana che rappresenti le potenzialità del settore e dei suoi imprenditori, e sviluppi il business dei nostri associati. Una fiera che contemporaneamente solletichi l'orgoglio della nostra produzione e sia una grande vetrina nazionale, bene organizzata e situata in una location adeguata". Nicola Cilento, membro della giunta esecutiva nazionale di Confagricoltura: "Il nostro è un sì incondizionato. Dobbiamo uscire dai campanilismi. L'ortofrutta italiana necessita di una fiera di sistema, davvero internazionale,

ma soprattutto trainante rispetto a un settore che oggi, in un contesto globallizzato, ha bisogno di essere più competitivo. Le premesse per fare questo a Milano ci sono tutte". Ettore Prandini, presidente Coldiretti Lombardia: “Si tratta di un’iniziativa in concomitanza con Expo proprio per rimarcare l’importanza di una tradizione agroalimentare come quella italiana che vuole parlare al mondo con il meglio dei suoi prodotti. Non dimentichiamoci che questi sei mesi sono strategici per l'Italia perché dobbiamo essere in grado di sviluppare contatti commerciali e culturali che restino anche dopo la grande esposizione”. Calato il sipario su Fruit Innovation prima edizione, si alzerà quello di Macfrut con la sua prima edizione a Rimini. Cosa succederà nel 2016 non si può ancora dire. Abbiamo raccolto qualificate opinioni a sostegno della possibile convivenza tra le due fiere italiane, a patto che ognua si dia una mission precisa: per esempio, il Macfrut puntando su tutto ciò che avviene dal campo al magazzino di lavorazione e Fruit Innovation puntando su tutto ciò che avviene dal magazzino alla tavola del consumatore. Intanto, Renzo Piraccini, presidente di Macfrut, si è registrato tra i visitatori di Fruit Innovation. M a g g i o

2015


A

CorriereOrtofrutticolo

Qualità e territorio. Il binomio vincente del radicchio tardivo di Treviso si estende al tipico asparago veneto (per l'80% bianco) che nelle stesse terre del radicchio trova la sua culla produttiva ideale. Il braccio operativo è identico: si chiama OPO Veneto, una leva formidabile per i produttori raccolti nei Consorzi di tutela dell'asparago di Badoere IGP e dell'asparago bianco di Cimadolmo IGP, grazie all'esperienza accumulata da professionisti come Cesare Bellò, consigliere delegato di OPO Veneto, Francesco Arrigoni, direttore operativo e Federico Nadaletto, responsabile dei mezzi tecnici. I produttori dell'asparago veneto provano a fare sistema ma possono percorrere molta strada ancora in questa direzione. I risultati, comunque, si vedono già: il loro prodotto è il più apprezzato d'Italia, con quotazioni alla produzione che, nel fine settimana del 1° maggio, hanno raggiunto fino a 7 euro al chilo e che vengono trattati al Mercato all'Ingrosso di Treviso su ottimi livelli - sempre da record italiano - per tutta la stagione commerciale, che mediamente dura 60 giorni ed ha raggiunto in questo periodo il suo culmine stagionale. Nel week-end del 1° maggio si è svolta la 48.ma mostra di Badoere, la più antica tra le manifestazioni trevigiane legate all'asparago, e OPO Veneto ha colto l'occasione per promuovere a livello nazionale la produzione locale, partendo dal presupposto che sull'asparago l'Italia ha "grandissime possibilità di sviluppo". L'asparago si coltiva con successo anche in Spagna e in Perù. La prima regione italiana è la Puglia, dove si produce esclusivamente l'asparago verde. In Veneto e in provincia di Treviso in particolare si produce il 90% dell'asparago bianco italiano (il restante è prodotto nel viciM a g g i o

2015

Il week end del primo maggio è servito ai consorzi di tutela di Badoere e Cimadolmo per lanciare il loro prodotto tipico. Con il supporto di OPO partono i piani di sviluppo

ATTUALITÀ

Dopo il miracolo del radicchio la sfida si chiama asparago

Asparagi veneti IGP bianchi, verdi e violetto. Sotto, Cesare Bellò e Francesco Arrigoni, consigliere delegato e direttore di OPO Veneto

no Friuli): tale produzione rappresenta l'80% del prodotto regionale. Per OPO Veneto l'espansione della coltivazione dell'asparago rientra in un programma globale teso a dare reddito ai produttori: le stesse aziende agricole del territorio, infatti, possono produrre radicchio, asparagi e patate dolci conquistando una redditività interessante che può diventare ottima quando il mercato è favorevole. Perseguendo il miglioramento del reddito dei produttori ha spiegato Cesare Bellò - si può garantire qualità ai consumatori nel rispetto del territorio e della

sua biodiversità (rispetto che nel Trevigiano assume connotati precisi tanto che l'areale produttivo dell'asparago rientra nel Parco naturale del Sele). L'OPO Veneto, nelle cui piattaforme transitano per stagione circa 4.000 quintali di asparagi per i due terzi bianchi, sta facendo ricerca per valorizzare al massimo il prodotto anche dal punto di vista delle confezioni, che sono passate dal chilo al mezzo chilo, con i mazzi legati tradizionali che dovrebbero essere gradualmente sostituiti da prodotto confezionato sfuso. Ma l'asparago trevigiano, che in sostanza è una nicchia produttiva, interessante ma limitata dal punto di vista dei volumi, potrà davvero ripercorrere lo sviluppo del radicchio rosso tardivo? La risposta di OPO Veneto è positiva: sarà un processo non breve e che dovrà poggiare su qualità, programmazione e organizzazione. (a.f.) www.corriereortofrutticolo.it

33


Attualità

CorriereOrtofrutticolo

Venice Green Terminal raddoppia L’Hub logistico veneziano ha concluso in aprile i lavori di ampliamento che lo rendono un efficente servizio per l’import export ortofrutticolo tra Mediterraneo e Europa

GE

OGRAF

IC

P R OT E T TA

IN

E

zioni Internazionali (Sud Africa, Sud America, Sudest Asiatico, Nord Europa ecc). Sorge all'interno di un ex edificio industriale composto di quattro grandi campate per un totale di 10mila metri quadrati. E' stato completamente ristrutturato e rifunzionalizzato trasformando i vecchi magazzini, in spazi nuovi di zecca, dotati di tutti i migliori sistemi di refrigerazione e di controllo qualitativo e sanitario. Le certificazioni di autocontrollo garantiscono la qualità delle manipolazioni, del-

A

DICAZION

Venice Green Terminal raddoppia servizi e dimensioni. L'hub logistico situato nel cuore dell'area portuale veneziana dedicato a stoccaggio, lavorazione e spedizione di frutta, verdura, formaggi con maxi celle frigo a 10 diverse temperature si rinnova. Dopo gli ultimi interventi Vgt è in grado di offrire tutti i servizi all’importazione, esportazione, transito, per lo stoccaggio e la distribuzione logistica dei prodotti destinati in Italia, nei Paesi Europei o verso le principali destina-

lo stoccaggio, del controllo sugli impianti e di conseguenza sulla catena del freddo che garantisce la perfetta conservazione delle merci. "Quella legata ai prodotti freschi è una tipologia di attività che a Venezia è stata poco sfruttata spiega Sergio Berto, presidente di VGT – ma che è in grado di portare molti vantaggi a tutto il territorio. Penso in particolare agli importatori che pur con sede e punti vendita nel Nordest, finora hanno sbarcato i prodotti ordinati in porti decisamente meno vicini con conseguenti maggiori spese di trasporto e un maggior impatto ambientale". La struttura, avviata nel 2011, è stata ultimata in aprile ed ora è entrata completamente in funzione con il raddoppio degli spazi dedicati alla conservazione e allo stoccaggio di prodotti alimentari grazie ad un investimento complessivo di 6,5 milioni di euro.

GRUPPO BPER

34

www.corriereortofrutticolo.it

M a g g i o

2015


D

CorriereOrtofrutticolo

Stando a un interessante articolo di Emanuele Scarci apparso sul Sole-24 Ore a inizio maggio, la grande distribuzione italiana farebbe fatica a nascondere le difficoltà innescate da una crisi economica di così lunga durata. Licenziamenti annunciati e largo ricorso agli ammortizzatori sociali, fughe di alcune catene estere e cessione delle reti sarebbero soltanto gli effetti di un drammatico calo dei margini che ha colpito le catene commerciali, food e non food. Negli ultimi anni il crollo dei consumi ha messo le aziende commerciali sotto pressione: le ha costrette a dimezzare gli investimenti per nuove aperture e ha ridotto la superficie di vendita. La miccia che ha risvegliato l’interesse dei media è stata la decisione di Auchan (in sofferenza da almeno un paio d’anni) di quantificare in 1.426 gli esuberi in Italia su circa 12mila addetti. "In realtà – osserva Fabrizio Russo, della Filcams Cgil – la crisi non è recente: in 20 ipermercati Auchan, da alcuni anni, c’è stato un largo ricorso a solidarietà e Cig. Ora però la crisi sembra precipitare. Nell’ultimo incontro, Auchan ci ha comunicato di aver perso nel 2014 110 milioni negli iper e un centinaio nella catena Sma". Ma a fine aprile è emerso anche il dramma di Mercatone Uno (mobili e arredi con un’ottantina di negozi): la mancata ripresa delle vendite ha prima fatto fallire il piano di rilancio e poi ha imposto il commissariamento del ministero dello Sviluppo economico. Decisamente peggio è andata a Lombardini e al gruppo tedesco Rewe: Lombardini ha ceduto cash&carry, iper, super e 300 discount a Carrefour, Coop, Selex e MD. I tedeschi di Billa (ex Standa) M a g g i o

2015

Clamoroso il caso di Auchan che chiuderà il 31 luglio il centro commerciale di Cesano Boscone con un ipermercato di 9 mila metri quadri

hanno abbandonato il Paese (restano i discount Penny) cedendo la rete commerciale a Conad e Carrefour, ma quest’ultimo player si è ritirato dal Sud (cedendo soprattutto a Coop e a operatori locali) dopo anni di delusioni. "Non siamo sull’orlo della crisi – ha riferito al Sole-24 Ore Francesco Pugliese, ad di Conad – ma ci siamo dentro da tempo. Tuttavia ci sono aziende, come Conad, guidate dall’imprenditore in prima persona, che si sono adattate di più e anzi ne stanno approfittando per crescere. Il sistema Conad, nell’ultimo esercizio, ha portato il patrimonio da 1,5 miliardi a circa 2. La situazione ci impone di crescere e presto faremo delle acquisizioni. Vogliamo diventare leader". Anche Marco Pedroni, presidente di Coop Italia, ammette che "le aziende sono in sofferenza, ma non tutte sono uguali. In un contesto di mercato maturo, le catene italiane hanno mostrato di adattarsi al territorio più di quelle estere. Oggi la sfida non è più la corsa aprire nuovi punti vendita,

DISTRIBUZIONE

La crisi lascia il segno nella Gdo: qualcuno ne approfitta per crescere

ma innovare quelli esistenti, specializzandosi sul cibo e valorizzando la territorialità". Federdistribuzione fotografa la situazione con un’analisi di Trade Lab riportata dal Sole: l’utile netto sul fatturato delle imprese della gdo è scivolato dall’1,4% del 2006 allo 0,8% del 2010 e allo 0,1% del 2013. Inoltre il 72% del valore aggiunto è destinato alla remunerazione del personale. In scia un report Mediobanca, secondo cui la redditività della distribuzione al dettaglio (risultato d’esercizio/capitale netto) è calata dal 9,5% della media 2003/7 al -0,5% del 2013. Federdistribuzione sostiene che, fino al 2014, per le associate i livelli occupazionali sono rimasti stabili. "Naturalmente - spiega al Sole-24 Ore - è una media tra aziende che hanno avuto un calo e altre che sono cresciute. La distribuzione moderna investe ancora in aperture 2,5-3 miliardi l’anno". Circa le nubi sull'orizzonte di Auchan, il 22 aprile il retailer francese ha annunciato la chiusura www.corriereortofrutticolo.it

35


Distribuzione

CorriereOrtofrutticolo

Tra Expo e fragole c’è di mezzo… la Gdo di Lorenzo Frassoldati Su Italiafruit.net Marco Salvi chiede con sacrosanta ragione un cambio di passo alla Gdo nella gestione del prodotto fragola con più attenzione al prodotto italiano rispetto a quello spagnolo. Il numero uno di Salvi-Unacoa sollecita anche una maggiore collaborazione nella filiera e una più equa ripartizione del valore. Gli fa eco Carmela Suriano, la signora della Candonga: “La Gdo italiana ha reso la fragola una commodity, con grave danno per la fragolicoltura nazionale e i consumatori che non trovano in molti super e ipermercati il prodotto italiano”. Si bada solo al prezzo per vendere di più: “Invece il consumatore chiede più qualità, intesa innanzitutto come salubrità, sapore e shelf life". Mentre veniamo sommersi da una valanga di chiacchiere sui massimi sistemi alla vigilia di Expo su Carta di Milano, diritto al cibo, biodiversità, lotta allo spreco, grandi questioni geopolitiche, ecc, e mentre in tv l’immagine dell’agroalimentare nazio-

del centro di Cesano Boscone, nella cintura Sud di Milano, prevista entro il 31 luglio prossimo. Aperto 10 anni fa lo shopping center è articolato su 2 piani, occupa circa 26.000 mq, di cui 9.000 di ipermercato, conta 57 insegne, una locomotiva non alimentare 36

www.corriereortofrutticolo.it

nale viene riassunta dagli uomini del vino (potenza di chi investito di più…) il comparto ortofrutta -secondo campione nazionale di export e primo se consideriamo il trasformato - è alle prese con i soliti problemi di sempre. Il prezzo, il reddito dei produttori e delle strutture di commercializzazione, la valorizzazione del prodotto nazionale, le politiche della Gdo. Già la Gdo, siamo sempre lì: principale acquirente del sistema ortofrutta Italia, e principale canale di vendita e dialogo col cittadino-consumatore. A volte lavora nell’interesse della filiera e del made in Italy, a volte lavora solo nel suo interesse e magari fa cartello sui prezzi per spaccare il mercato. A volte eleva un prodotto a speciality (perché gli conviene) a volte lo degrada a commodity (sempre per convenienza). La Gdo è come la Borsa, ogni giorno fa storia a sé. Ai convegni si dicono tante cose, si racconta la fava e la rava, si lanciano ‘patti’, si auspica collaborazione, a volte la si fa anche – limitatamente a qualche prodotto e in determinate fasi di mercato – ma alla fine della giostra le chiac-

targata Trony e 2.500 posti auto. Nonostante le cifre ragguardevoli, ha accumulato, in 3 anni, perdite per 16 milioni di euro (6 nel solo 2014), sulle quali ha inciso un affitto pesantissimo, che però l’azienda non quantifica. Da qui la decisione di non rinnovare il con-

chiere stanno a zero e ognuno tira l’acqua al suo mulino e chiude i suoi conti, possibilmente in attivo. Il mondo produttivo-commerciale non può che lanciare “auspici”. Chi può intervenire e orientare le politiche della Gdo? Nessuno, tranne la Gdo stessa. La politica, le istituzioni (Regioni) a volte timidamente ci provano poi capiscono che c’è solo da bruciarsi le mani e si ritraggono. La Gdo va per conto suo e quasi sempre ignora anche i tavoli interprofessionali, che già di suo in Italia non sono un buon esempio di funzionamento, quasi sempre boicottati anche dalle organizzazioni professionali agricole. E allora? Per il cambio di passo auspicato da Salvi servirebbe una cabina di regia dove tentare di far coincidere gli interessi della Gdo e quelli del sistema ortofrutta Italia… una impresa quasi disperata, alla luce del fatto che il sistema ortofrutta Italia è tutto tranne che un ‘sistema’. E per diventarlo dovrebbe dotarsi di una sua propria cabina di regia che non solo non c’è ma che ormai è un obiettivo uscito dal radar dei protagonisti del settore. tratto, scadente il 31 luglio, e di abbassare la saracinesca. Auchan Italia, esclusa Sma, conta oggi 58 ipermercati, di cui 44 inclusi in centri commerciali (che fanno capo a gallerie Auchan), e 6 all’interno di altrettanti retail park, un giro di affari di 3 miliardi e 12.400 addetti. Secondo il rapporto che annualmente Mediobanca dedica alla Gdo, comparando 5 leader (Esselunga, Coop, Carrefour, Pam e, appunto, Auchan) il fatturato consolidato di Auchan, dunque compresa Sma, ha perso il 7,8% fra il 2009 e il 2013 e la redditività al mq il 13,9%, per scendere a 5.126 euro. La media dei 5 big è di 7.588 euro, con una flessione del 5,4%. M a g g i o

2015


M

CorriereOrtofruttIcolo

Medfel ha confermato la sua dimensione di fiera mediterranea orientata al business. Se i visitatori professionali sono stati 6000, gli incontri d'affari sarebbero stati - secondo gli organizzatori ben 5.000. Una fiera piccola ma estremamente specializzata e professionale, quella che si è svolta a Perpignan dal 21 al 23 aprile, organizzata da Sud de France Développement, una conferma che non è la dimensione di una fiera a decretarne il successo. Il Corriere Ortofrutticolo è stato presente con uno stand e abbiamo così potuto verificare di persona il notevole numero di incontri d'affari tra gli espositori francesi e mediterranei e i buyers provenienti in particolare dai Paesi del Nord Europa, dell'Europa dell'Est, dell'Asia e dalla Russia. Perpignan non è facile da raggiungere ma recarvisi una volta all'anno significa avere contatti con la più importante area logistica e commerciale per l'ortofrutta in Europa, porta del continente per le merci provenienti dal Nord Africa e da altre provenienze: un giro d'affari annuo di un miliardo e 600 milioni di euro, oltre un milione e mezzo di tonnellate movimentate, 2.200 dipendenti. Non a caso al Medfel ogni anno l'espositore più prestigioso e qualificato, quello che attira la maggiore attenzione è la società Saint Charles Export, che nel suo stand di 500 metriquadri ospita 47 aziende, e fa parte del sistema Saint-Charles International, il gestore della grande piattaforma logistico-commerciale di Perpignan. Un po' tutti gli espositori, anche quelli francesi come Top Fruits, Faus Dura e Fontestad France, hanno parlato di "contatti di qualità avuti nei tre giorni di fiera". Ma anche i buyers sono partiti M a g g i o

2015

MONDO

Medfel è l’esempio che per le fiere la dimensione non è tutto

Il padiglione di Perpignan dal 21 al 23 aprile animato dal Medfel

Un salone orientato al business che tiene molto bene le posizioni

soddisfatti. Gaëlle Purdue della European Salad Company di Londra trova Medfel estremamente utile e in grado di fornire risultati concreti per la sua attività commerciale in un clima più disteso di Fruit Logistica e di Fruit Attraction: "Abbiamo potuto constatare qui a Perpignan un'ottima organizzazione. In appena due giorni ho potuto concretizzare trenta incontri d'affari", ci ha detto la buyer inglese. Un parere positivo su Medfel è

stato espresso anche da Jeppe Kold, logistics manager di Total Produce Nordic: “La fiera non è grande ma ci permette di avere in poco tempo numerosi incontri interessanti e proficui per la nostra attività con aziende francesi e di altre nazioni mediterranee. E’ la seconda volta che partecipo a Medfel. Un altro elemento di interesse è la visita all’area logistica e commerciale di Saint Charles, che permette di verificare come vengono organizzate le spedizioni”. La presenza italiana è stata principalmente organizzata dal CSO. Presenti anche stand autonomi, soprattutto di aziende del Sud desiderose di affacciarsi sul mercato francese. (a.f.) www.corriereortofrutticolo.it

37


M ondo

CorriereOrtofrutticolo

Nuova Zelanda al massimo storico Grande crescita dell’agricoltura, che ha ragginto per la prima volta i 7 miliardi di dollari in valore grazie al contributo di mele, patate e cipolle Chiara Brandi In Nuova Zelanda è stato raggiunto un risultato storico: nel 2014 la produzione agricola del paese ha superato per la prima volta i 7 miliardi di dollari grazie alla buona crescita registrata in quasi tutti i principali comparti tra cui quello del vino, delle mele, delle patate e delle cipolle. Tali risultati sono avvalorati anche dall’ultima pubblicazione dello studio di settore annuale Fresh Facts che conferma un valore della produzione pari a 7,16 miliardi di dollari, in decisa crescita rispetto ai 6,7 miliardi dell’anno precedente. In tal senso Peter Silcock, Ceo di Horticulture New Zealand, si è detto fiducioso che il settore raggiungerà il suo obiettivo di 10 miliardi di dollari di produzione entro il 2020. Le esportazioni sono aumentate di 300 milioni attestandosi a 3,9 miliardi di dollari, con un incremento di quasi il 7% rispetto al 2013. Il principale paese di destinazione per l’export ortofrutticolo neozelandese è l’Australia, che ha acquistato prodotti per un valore pari a 872 milioni di dollari (791 milioni nel 2013). Le spedizioni sono cresciute anche verso gli Stati

38

www.corriereortofrutticolo.it

Uniti: da 415 milioni di dollari del 2013 a 489 milioni del 2014. Tra le prime 10 destinazioni però, due Paesi Bassi e Spagna - hanno contratto gli acquisti dalla Nuova Zelanda passando rispettivamente da 141 a 108 milioni e da 74 a 70 milioni di dollari. Il kiwi rappresenta il primo comparto in termini di export di frutta fresca con un giro d’affari di 930 milioni di dollari, nonostante il trend negativo che mostra una perdita di 65 milioni rispetto ai risultati del 2010. Da evidenziare però che le spedizioni di kiwi giallo mostrano una buona ripresa nella stagione in corso. Le esportazioni di mele hanno superato i 500 milioni di dollari per la prima volta nella storia del paese, portandosi a 536 milioni (free on board) grazie ad un aumento di 61 milioni nonostante la produzione ridotta del 2% rispetto al 2013 in seguito a forti grandinate. Oltre il 20% delle mele esportate è costituito da cultivar autoctone come Jazz e Envy. Degno di nota anche l’andamento dell’export dell’avocado che ha registrato un incremento significativo: da 59,3 milioni del 2013 a 93 milioni di dollari dello scorso anno e in sensibile crescita rispetto ai soli 29 milioni dollari del 2005.

Cresce la Gdo in Russia Il retailer Td Intertorg di San Pietroburgo in Russia sbaraglia la concorrenza e supera le più grandi reti della grande distribuzione russa sulle dinamiche di crescita delle entrate. Il retailer locale di San Pietroburgo dei prodotti alimentari, gestore delle reti Narodnaya semiya, Idea e Spar, ha registrato un incremento dei ricavi 2014 del 35,1%, superando le altre reti alimentari federali russe. Non che le altre catene se la passino tanto peggio: nel 2014, infatti, i ricavi di Lenta sono aumentati del 34,5% raggiungendo 194 miliardi di rubli (circa 2,8 miliardi di euro), quelli di Magnit del 31,6%, per 762,7 miliardi di rubli (circa 10.9 miliardi euro), di X5 Retail Group del 18,6% per 631,9 miliardi di rubli (9 miliardi di euro), di Dixy del 27%, per 229 miliardi di rubli (3,3 miliardi euro). La crescita più bassa, si fa per dire, è stata registrata dalla catena O’Key con l’8,9% per 149,9 miliardi di rubli (circa 2,1 miliardi euro). Nel 2014 “Intertorg” ha aperto 102 negozi. Inoltre il retailer ha iniziato a sviluppare un nuovo modello, aprendo in franchising due ipermercati Spar di 4.500 e 8.200 metri quadri ciascuno. Sempre lo scorso anno il gruppo aveva acquistato 6 appezzamenti di terreno a San Pietroburgo e nella Regione di Leningrado per la costruzione di ipermercati Spar. Nel 2014 “Intertorg” ha investito per lo sviluppo della sua rete 4 miliardi di rubli (circa 57 milioni euro), di cui circa 15,7 milioni euro solo per l’acquisto dei terreni.

M a g g i o

2015


M

CorriereOrtofruttIcolo

Walmart aprirà 115 supermercati entro due anni Walmart, primo retailer al mondo, ha oltre 410 punti vendita in Cina. La catena statunitense ha in programma di incrementarne il numero con altri 115 negozi entro due anni nel Paese asiatico, mercato strategico di primaria importanza. Il retailer vuole anche continuare a ristrutturare e modernizzare i propri negozi dopo i miglioramenti apportati a 90 punti vendita - pianificando oltre 50 lavori di restyling nel 2015. La ristrutturazione porterebbe maggiore efficienza ai punti vendita, come l'installazione di luci a tecnologia led, che a sua volta riduce i costi e migliora le prestazioni aziendali. Secondo gli analisti, la quota di mercato di Walmart in Cina ha registrato un aumento per otto trimestri consecutivi (dati a fine 2014). Il periodo di Capodanno è stato soddisfacente, e la quota di mercato ha continuato ad aumentare nei primi due mesi del 2015.

CILE

Stagione record per i mirtilli: +22% i volumi esportati Nuovo record di produzione di mirtilli e netto incremento del volume delle esportazioni per una stagione 2014-15 molto positiva. Ad affermarlo è ASOEX l'Associazione esportatori ortofrutticoli cileni- e il Comitato Blueberry che hanno reso noto che le esportazioni di mirtilli freschi nella scorsa stagione sono state pari a 91 mila tonnellate sfiorando le 100 mila tons prefissate. La produzione ha superato i volumi della stagione 2012-13 del 5%, e il valore di 91 mila tonnellate di mirtilli esportati rappresenta un aumento del 22% rispetto al 2013-14. L'America del Nord (USA e Canada) rimane il più M a g g i o

2015

grande mercato, con il 67% delle esportazioni e una crescita del 20%. I mercati europei crescono del 27% e quelli asiatici del 40%, con +45% per la Cina e +49% per la Corea del Sud.

TURCHIA

Export in crescita grazie alle mele per la Russia Secondo l’Unione Esportatori del Mediterraneo, una delle organizzazioni dei produttori turchi, in Turchia le esportazioni di verdura sarebbero diminuite del 35% in quantità e quelle degli agrumi del 38%, mentre quelle della frutta sarebbero aumentate del 72% in volume e del 2% in valore. La mela è all'origine di quest'ultimo incremento - con una crescita del 208% rispetto allo stesso periodo del 2014 - e rappresenta il 75% delle esportazioni totali di frutta, seguita dalla fragola. La melagrana, malgrado l'aumento di volume del 73%, è soltanto sesta. I primi tre Paesi importatori sono: Iraq (che rappresenta il 66% dell'intero mercato, e le cui importazioni sono salite del 166%), Federazione Russa, con una quota di mercato del 13% e Siria, con una quota di mercato del 12% e una ripresa delle importazioni del 268% rispetto ad aprile 2014. Da rilevare anche l'aumento delle importazioni inglesi del 34%, mentre quelle tedesche sono scese del 10% rispetto allo stesso periodo dell'anno passato. La Turchia ha inviato molte mele verso la Russia.

PERÙ

Nel primo bimestre export di asparagi ancora in aumento Il Perù annuncia un ulteriore aumento delle esportazioni di asparagi (freschi e in scatola). L'ADEX (Asociación de Exportadores) ha dichiarato che a inizio dell'anno (gennaio-febbraio) le

esportazioni di asparagi hanno raggiunto quota 74,9 milioni di dollari, con un importo maggiore del 6,4% rispetto allo stesso periodo del 2014. Negli primi due mesi dell'anno gli Stati Uniti sono stati la destinazione principale, assorbendo il 41,3% delle esportazioni totali, per un fatturato di 30,9 milioni di dollari, con una crescita del 12,1%. Seconda è la Spagna, con 11,3 milioni di dollari (15,1% del totale delle consegne). Seguono Regno Unito, Germania, Giappone, Italia, Brasile, Australia, Belgio, Svizzera, Cile, Canada e Svezia.

MONDO FALSH

CINA

UCRAINA

Dimezzato l'import di pere a causa della svalutazione Dall’inizio della campagna ad oggi l’import di pere dell’Ucraina è quasi dimezzato rispetto quello registrato nello stesso periodo della stagione precedente. In termini di volumi, infatti, le importazioni sono state poco più di 2.000 tonnellate nel periodo luglio 2014-marzo 2015 contro le circa 4.000 tonnellate del 2013-14. I Paesi Bassi sono stati i principali fornitori con il 41% delle spedizioni, seguiti da Polonia e Italia, rispettivamente con il 39% e il 7% delle pere totali acquistate dall’Ucraina. Tale contrazione è strettamente riconducibile al significativo deprezzamento della valuta locale, che ha determinato un forte aumento dei prezzi dei prodotti in entrata. Le pere provenienti da mercati terzi sono così divenute inaccessibili per la maggior parte dei consumatori, le cui scelte hanno premiato le mele poiché decisamente più convenienti. (c.b.) www.corriereortofrutticolo.it

39


M ondo flash SPAGNA

La produzione di pomodori in aumento costante La produzione di pomodori in Spagna nei primi 5 mesi dell’anno (1 gennaio-31 maggio) sembra destinata a segnare una crescita del 4,1% rispetto allo stesso periodo del 2014, per un totale di 1,12 milioni di tonnellate stimate. Numeri positivi - elaborati dallo stesso Ministero dell’agricoltura locale (Magrama) - che danno ulteriore lustro ad uno dei comparti più importanti per l’agricoltura spagnola. Il paese iberico è il secondo produttore in Europa dopo l’Italia con 3,8 milioni di tonnellate prodotte nel 2014, pari al 25% dei volumi totali a livello comunitario. Si tratta però di un settore costantemente vessato da minacce - soprattutto a causa della concorrenza internazionale che ne rendono particolarmente ostica la crescita. E’ recente la notizia che dall’Olanda è stata dichiarata guerra ad una delle eccellenze di Almeria “il Pata Negra” dei pomodori - il RAF. I pomodori della varietà Marmande sono infatti stati riprodotti anche nelle Fiandre dai fratelli Klass e Jacob Van grazie a serre riscaldate geotermicamente. Una concorrenza agguerrita arriva anche dalla Turchia che, grazie a tecniche di coltura estensiva sempre più efficienti, insidia pericolosamente l’economia del comparto vendendo i pomodori sui diversi mercati internazionali a prezzi più competitivi rispetto alla Spagna. Ultimo - non certo per importanza - è l’annoso problema legato

40

www.corriereortofrutticolo.it

CorriereOrtofrutticolo

alle importazioni europee di pomodori dal Marocco. La questione sembrava fosse stata definitivamente chiusa grazie agli accordi Ue-Marocco dello scorso ottobre ma in realtà è tutt’altro che risolta. Secondo l’associazione spagnola dei produttori ed esportatori ortofrutticoli, Fepex, il sistema di gestione dei prezzi dei pomodori in entrata provenienti dal paese nordafricano è valido solo per i pomodori tondi mentre per l’import dei pomodori ciliegini andrebbe calcolato un valore ad hoc. “L’adozione di un unico prezzo di importazione per tutti i tipi di pomodori impedisce un controllo attento della situazione di mercato e l’applicazione dei diversi metodi di salvaguardia previsti dall’accordo di partenariato”, ha recentemente denunciato Fepex. “Una mancanza che sta costando cara ai produttori spagnoli che si trovano a competere in una situazione di forte svantaggio competitivo a causa dei maggiori costi sostenuti per produrre in conformità alle norme imposte dall’Ue". Fepex ha pertanto chiesto che la Commissione europea valuti urgentemente la questione - proponendo soluzioni efficaci e definitive - durante il gruppo di lavoro in programma il 4 giugno prossimo. (Ch.B.)

e l'obiettivo è esportare verso paesi terzi in Asia e America latina. Per raggiungere questi obiettivi servirà una serie di accordi bilaterali tra i governi con iter burocratici però molto lunghi (ne sono un esempio i quattro anni di trattative con la Corea del Sud con il risultato di nessun accordo firmato).

INDIA

Impennata dell'import di pere Deciso cambio di ritmo delle importazioni di pere da parte dell'India. Se fino al 2012-2013 le richieste del prodotto erano scarse se non quasi nulle, dall'annata successiva l'import ha conosciuto un'impennata fino a quel momento sconosciuta. Il Paese asiatico ha importato quasi 14.600 tonnellate di pere fresche nel periodo 2013/14. I volumi provenivano principal-

GRECIA

Ambizioni di crescita nel kiwi La Grecia nel comparto del kiwi ha grandi potenzialità ancora inespresse ma nel giro di un triennio potrebbe diventare il terzo maggior produttore mondiale di actinidia. E' ciò che è emerso durante Freskon, la fiera internazionale dedicata all'ortofrutta svoltasi a Salonicco. Per raggiungere questo traguardo tuttavia il Paese avrà bisogno di nuove e adeguate infrastrutture e nuovi sbocchi commerciali. Il mercato europeo sembra saturo,

mente da Cina (9.253 tonnellate), Sudafrica (2.799 tonnellate) e Stati Uniti (2.518 tonnellate). Lo rende noto APEDA (Agricultural and Processed Food Products Export Development Authority). L'India produce 340 mila tonnellate di pere. La Cina (numero uno al mondo, seguita da Usa e Italia) dovrebbe arrivare a una produzione di 18,5 milioni di tonnellate con la produzione mondiale a circa 24,4 milioni di tonnellate. M a g g i o

2015


SCHEDA PRODOTTO

CorriereOrtofrutticolo

Emanuele Zanini

numero 5 del 2015

Per le fragole si profila un'annata dai due volti, con una prima parte di stagione piuttosto negativa, culminata ad aprile. Il mercato tuttavia si è risollevato nelle settimane successive tanto da far ben sperare per la seconda fase della campagna in corso. Tra marzo e aprile il clima non ottimale e i considerevoli volumi provenienti dalla Spagna hanno creato non poche problematiche sui mercati, influenzando negativamente i prezzi. Gli operatori, dal nord al sud della Penisola, si sono ritrovati così con tanta merce e guadagni limitati. Dagli inizi di maggio in poi però il trend ha preso un'altra piega e ora le aspettative per la parte finale di stagione sono decisamente più incoraggianti. A testimoniarlo lo sono i commenti degli operatori intervistati dal Corriere Ortofrutticolo. La conferma arriva per esempio da Ilenio Bastoni, direttore generale di Apofruit, impresa cooperativa romagnola che quest'anno prevede di commercializzare 13 mila tonnellate di fragole, con aree produttive in Emilia Romagna in particolare con le varietà Clery e Brilla, in Metaponto con Candonga e in Campania con Sa-

Il tempo avverso e la sovrapposizione del prodotto spagnolo e italiano hanno provocato un eccesso di offerta con guadagni limitati. Dal 5 maggio situazione in miglioramento

FRAGOLA

Recupero a metà stagione dopo un avvio contrastato

S

brina e una parte marginale sulla Sila in Calabria e un progetto che coinvolgerà la Sicilia dalla prossima campagna invernale, su una produzione ortofrutticola complessiva di circa 200 mila

tons. Numeri che consentono all'impresa di garantire il prodotto praticamente per dodici mesi all'anno. Riguardo alla stagione in corso per Bastoni il periodo più pesante è stato tra il 20 aprile e i

Ilenio Bastoni, direttore generale di Apofruit, Gianluca Bellini, direttore commerciale di Apo Scaligera e Matteo Falzi, manager della Villafrut di Villafontana (Verona) M a g g i o

2015

41


SCHEDA PRODOTTO

CorriereOrtofrutticolo

FRAGOLA

S

numero 5 del 2015

Carmela Suriano del club Candonga, Francesco Nicodemo, presidente di Assofruit e Marco Eleuteri, direttore commerciale della AOP Armonia

42

primi giorni di maggio con picchi produttivi e il clima avverso che ha influenzato le vendite. “Le cose sono cambiate dal 5 maggio in poi. Ora, nella seconda parte della stagione ci sono tutte le condizioni per realizzare buoni risultati”, afferma fiducioso il manager romagnolo, a capo di un gruppo che sia per le fragole che per gli altri prodotti punta molto sul brand. “Ci vogliamo distinguere sui mercati per una attenta e costante politica di marca, accompagnata al packaging realizzato ad hoc, che ci sta premiando. L'alta percentuale di prodotto a marchio Solarelli (il brand di alta gamma delle produzioni Apofruit) lo sta a testimoniare. Questo ci premia in fatto di riconoscibilità”. Bene anche l'export, aumentato in termini di volumi, e il biologico che rappresenta circa il 5% della produzione di fragole (attorno a 7 mila tonnellate) e che si sta sviluppando in particolare con il marchio Almaverde Bio, che da solo rappresenta il 60% delle fragole biologiche di Apofruit. Dopo un 2014 da dimenticare, l’annus horribilis della fragola, per Gianluca Bellini, direttore commerciale di Apo Scaligera, gruppo di Santa Maria di Zevio (Verona) in grado di commercializzare quest’anno 6 mila tonnellate di fragole (il 70% delle quali all’estero), comprese le produzioni estive e autunnali, il 2015 si profila finalmente un’annata nella norma. “Il progressivo esau-

rimento delle scorte di prodotto spagnolo e del Sud Italia delle ultime settimane (inizi di maggio), ha coinciso con la massima produzione veronese. La scorsa settimana e quella in corso (13 maggio, ndr) sta dando buoni riscontri dal punto di vista commerciale. Prevediamo un finale di stagione molto interessante – aggiunge Bellini - anche grazie al ritardo della produzione tedesca che entrerà nel pieno solo a metà della prossima settimana (20 maggio circa, ndr). Per le prossime settimane siamo ottimisti”. La campagna positiva per Apo Scaligera è coincisa anche con una accurata selezione delle cultivar. “Abbiamo eliminato le varietà che non davano i risultati sperati e ora puntiamo soprattutto sui due nostri cavalli di battaglia, Eva e Garda, che hanno una buona riconoscibilità sui mercati”. La quota export andrà progressi-

Bastoni: “Apofruit si vuole distinguere per una attenta politica di marca. Il prodotto a marchio Solarelli, accompagnato da una confezione ad hoc, ci sta premiando sui mercati”. La produzione biologica rappresenta per ora il 5% delle fragole Apofruit

vamente riducendosi – “oggi (13 maggio, ndr) il 40% delle vendite è concentrato in Italia, il 60% all’estero – puntando soprattutto sul mercato interno. “Stiamo assistendo ad una stagione tutto sommato regolare, con l’Italia protagonista nella seconda parte di campagna”. Rimanendo nel veronese Matteo Falzi, direttore commerciale di Villafrut di Villafontana (nel 2014 il gruppo Iseppi al quale Villafrut appartiene, ha venduto 6 mila tons di fragole, il prodotto principale, con il 50% della merce destinato alla Svizzera, il 35% ai Paesi Ue e il 15% all’Italia) conferma i picchi di produzione avuti subito dopo Pasqua e la ripresa della regolarità da fine aprile-inizio maggio. “La qualità del prodotto è stata buona con un prezzo medio di vendita superiore del 15-20% sul 2014, ripetendo più o meno la campagna del 2013. La Spagna nonostante la riduzione dei volumi rimane il Paese leader e di riferimento a livello europeo per la continuità e la regolarità della fornitura. Da metà maggio è previsto l’inizio della produzione tedesca che influenzerà molto il consumo in Nord Europa”. Spostandosi al Sud, in Basilicata la regina rimane la Candonga, la varietà con numeri in costante crescita. A delineare l'andamento della stagione nel Metaponto, con riferimento sia alla varietà principe che alle altre cultivar minori, è Carmela Suriano, ceo M a g g i o

2015


SCHEDA PRODOTTO

CorriereOrtofrutticolo

Matteo Falzi: “La Spagna resta il Paese di riferimento a livello europeo per la continuità e la regolarità delle forniture”

numero 5 del 2015

quarta settimana di aprile”, spiega la manager di Planitalia. “La domanda del mercato è stata sempre sostenuta, fatta eccezione per gli ultimi quindici giorni di aprile, quando l’enorme offerta di fragole, provenienti dalla Spagna e Sud Italia, hanno determinato una flessione sui prezzi di vendita. La qualità delle principali varietà, coltivate negli areali meridionali, Candonga in Basilicata e Sabrina in Campania, è buona e molto apprezzata da consumatori e buyer”. Per quanto riguarda la pressione spagnola, Suriano sottolinea come la produ-

zione iberica preferisca varietà produttive molto precoci, con scarsa shelf life e sapore. “La Spagna è stata presente sul mercato europeo con prezzi molto concorrenziali fino a fine aprile. Ad oggi (prima metà di maggio, ndr) l’esportazione dalla Spagna verso l’Italia e i Paesi del Nord Europa, è quasi nulla per l’alta deperibilità del prodotto”. L'imprenditrice esamina inoltre la situazione nella prima decade di maggio: “La fragola, coltivata al Sud, presente sui mercati nazionali ed esteri proviene principalmente da Basilicata, Calabria e Campania. La Basilicata, grazie all’utilizzo della cultivar SabrosaCandonga, è la regione che vede incrementare di anno in anno la coltivazione della fragola. La raccolta di Candonga Fragola Top Quality è ancora in atto. Il livello qualitativo dei frutti è eccellente per grado brix, colore, consistenza e aroma. La Candonga

FRAGOLA

del Club Candonga. Oltre 230 ettari coltivati dai soci del Club, 16 le aziende selezionate, trend di crescita costante, dalle 9.000 tonnellate del 2014 alle 10mila attuali quando la campagna non è ancora finita. Il 100% della Candonga Fragola Top Quality è coltivata nel Metapontino (Basilicata), il prezzo è mediamente superiore del 100% rispetto alle fragole provenienti da altri Paesi europei, del 40% se confrontato con quello delle altre varietà italiane. Questi i numeri della Candonga Fragola Top Quality raccontata in cifre. Suriano è anche amministratrice dell'azienda Planitalia e dall'alto di questa doppia veste analizza il mercato. “La campagna fragole è stata caratterizzata da un andamento climatico anomalo con temperature basse e piogge abbondanti fino a primavera inoltrata. Ciò ha determinato una discontinuità produttiva con un picco di produzione nella terza e

S

naturalmente...

www.aposcaligera.it

APO Scaligera S.C.: Loc. Ponte Rosso 37050 - Santa Maria di Zevio (VR) - Tel. +39 045 6068311 - Fax +39 045 6068330 M a g g i o

2015

43


SCHEDA PRODOTTO

numero 5 del 2015

FRAGOLA

S

44

rimane una fragola premium price, molto ricercata da buyer, foodies, barman e chef”. In raccolta c'è anche Sabrina, varietà rustica e produttiva, coltivata prevalentemente nel Casertano. “Al momento (10 maggio circa, ndr) queste due cultivar presentano un buono stato vegetativo e sanitario e la raccolta, che ha raggiunto circa il 66% del suo potenziale, è prevista fino a metà giugno”. Conferma nella sostanza l'andamento della stagione Francesco Nicodemo, presidente di Assofruit di Scanzano Jonico (Matera), una delle principali op del Mezzogiorno, con volumi in crescita. Dai 170 ettari di produzione del 2014 l'op è passata ai 180 di quest'anno, con una produzione stimata attorno alle 7.200 tonnellate. Dopo le difficoltà in termini di volumi e di prezzi provocate dal prodotto spagnolo ora sul mercato c'è maggiore fiducia: “si vede con più serenità. “Attualmente (12 maggio, ndr) la commercializzazione procede senza particolari difficoltà. Possiamo ritenerci soddisfatti nonostante le flessioni del periodo precedente. Con condizioni meteo più stabili si sarebbero potuti ottenere risultati ancora migliori”. Nonostante la concorrenza iberica Nicodemo è convinto delle potenzialità della Basilicata: “Siamo al corrente della strategia spagnola che punta sulle varietà altamente precoci, quindi conosciamo le conseguenze sui mercati. Pertanto non l'abbiamo vissuta come una doccia fredda. In Basilicata, e quindi anche gli associati di Asso Fruit Italia hanno dalla loro un elevata e indiscussa qualità e oggi, dire 'fragole della Basilicata' significa per i buyer e i consumatori in generale garanzia di successo, di prodotto superiore e dall'alto contenuto nutrizionale oltre che dal sapore inimitabile”. Il futuro dell'annata quindi è più sereno. “Ci sono senza dubbio prospettive incoraggianti, l'investimento sulla qualità ripaga sempre. In ogni

CorriereOrtofrutticolo

caso, siamo una realtà molto dinamica, ci piace sperimentare e pensare al futuro, per questo motivo oltre alle varietà note, espressione di qualità come la Candonga Fragola Top Quality, stiamo pensando a varietà più precoci”, rivela Nicodemo. “Quanto alla Candonga prodotta in Basilicata, ci sono aziende associate all'OP che hanno scelto di aderire al Club Candonga che è un'esperienza di assoluto valore oltre che innovativa nel panorama della fragolicoltura e offre la tutela del marchio e il posizionamento del prodotto nella fascia “premium price”. Un brand ormai consolidato che resiste alle flessioni fisiologiche del mercato”. In Campania il ritardo di 10-15 giorni dell’inizio della campagna rispetto all’anno scorso ha influito negativamente sull’andamento commerciale della prima parte dell’annata. A sostenerlo è Marco Eleuteri, direttore commerciale dell’Aop Armonia di Battipaglia (Salerno), realtà che quest’anno dovrebbe produrre entro metà giugno circa 900 tonnellate di fragole su 20 ettari, ma che dall’anno prossimo, con l’aumento della base sociale, dovrebbero aumentare tornando a 30-35 ettari coltivati per lo più a Sabrina con merce di alta gamma attraverso la linea premium Dolcefrutta a marchio Dolcefragola. “Al contrario degli altri anni infatti, abbiamo notato un appesantimento progressivo del mercato a partire proprio dai primi giorni di aprile in concomitanza delle feste pasquali (storicamente un periodo caratterizzato da buona domanda), soprattutto per

Francesco Nicodemo: “Dire fragole della Basilicata significa per buyer e consumatori garanzia di qualità e successo”

un aumento importante dell'offerta di fragole spagnole, anch'esse in ritardo di maturazione come quelle italiane”. Dopo una seconda metà di aprile difficile, nella prima parte di maggio la domanda si è fatta più sostenuta coincisa anche con un calo dell’offerta. “Di conseguenza – spiega Eleuteri – nella prima decade di maggio i prezzi sono aumentati facendo registrare un +15-20% rispetto allo stesso periodo del 2014”. Il manager dell’Aop Armonia analizza quindi il mercato prendendo in considerazione le due varietà principali del Mezzogiorno, la Sabrina in Campania e la Candonga in Basilicata, entrambe della società spagnola Planasa. “Sebbene anche in Spagna soprattutto Sabrina abbia conosciuto una certa diffusione, i produttori iberici sembrano essere sempre maggiormente orientati verso varietà più precoci, ma dal punto di vista gustativo meno performanti, come Primoris e Splendor, essendo per loro determinante per il risultato finale la collocazione sul mercato del maggior quantitativo possibile di fragole durante i mesi di febbraio e marzo, quando sono praticamente le uniche fragole sul mercato europeo”. Eleuteri spiega che da fine aprile il prodotto spagnolo ha perso progressivamente di interesse sul mercato internazionale, “vuoi per il decadimento qualitativo della frutta che si accentua con l'aumento progressivo delle temperature primaverili (a Huelva già a fine aprile si possono superare i 30 gradi), vuoi per l'aumento della produzione degli altri Paesi europei, in primis quella italiana già ad aprile, nonché quella degli altri Paesi europei sopra menzionati, a partire soprattutto da maggio”. La pressione spagnola insomma è alle spalle e ora per la fragola il finale del periodo primaverile potrà riservare ancora delle soddisfazioni. emanuele.zanini@corriereortofrutticolo.it

M a g g i o

2015


SCHEDA PRODOTTO

CorriereOrtofrutticolo

M a g g i o

2015

Turchia, Italia e Spagna, i principali produttori europei, si attendono volumi sostenuti. Le prime ciliegie italiane sul mercato tra il 10 e il 20 maggio. La Turchia si conferma colosso mondiale con circa 500 mila tonnellate

Giuseppe Bragantini, dell’omonima azienda scaligera. “Sul calendario invece siamo in ritardo di una decina di giorni. Si profila una stagione normale, le aspettative dal punto di vista commer-

ciale comunque rimangono piuttosto buone”. Dando uno sguardo allo scenario globale del mondo cerasicolo la Turchia rimane il primo Paese produttore con circa mezzo milione di tonnellate (490 mila tons nel 2013, dati Fao) sui 2,2 milioni di tons totali, seguita da Stati Uniti (300 mila tons) e Iran (200 mila tons). L’Italia arriva a malapena a 115 mila tons (2014, dato Istat), di cui oltre 38 mila in Puglia (seguita da Campania, Veneto ed Emilia Romagna). Un calo produttivo a cui si unisce una minor penetrazione anche nei mercati esteri (partita dagli anni Duemila, dopo i fasti degli anni Novanta). Nel 2014 l’export italiano non è arrivato a 7 mila tons commercializzate Alla voce export invece rimane, come da tradizione, aggressiva la Spagna che riesce a inviare fuori dai confini nazionali più di 25 mila tons di prodotto contro le 10 mila del Belpaese. (e.z.)

numero 5 del 2015

Per la campagna ciliegie 2015 si prevedono volumi piuttosto sostenuti sia per l’Italia che per Turchia e Spagna, i principali produttori europei. Lungo le aree produttive delle Penisola si sono registrati – almeno fino all’11 maggio – ritardi di maturazione di circa una settimana sul 2014 che rende difficile una dettagliata analisi e previsione produttiva e commerciale della stagione. Un ritardo che coinvolge anche gli altri Paesi produttori. In Puglia, principale regione italiana nel comparto ciliegie, la produzione dovrebbe essere abbondante specialmente per le varietà precoci come Bigarreaux e Giorgia, che dovrebbero ritornare su quantitativi piuttosto sostenuti e in netto aumento rispetto all’annata scorsa, molto scarsa. Diverso il discorso per la Ferrovia, che ha subito fenomeni di cascola a causa dei picchi di caldo di inizio maggio. A Bisceglie (Bari) le prime aste sono partite il 13 maggio scorso. Buone le previsioni nelle zone di produzione del nord Italia, in Emilia Romagna e in Veneto, comprese zone vocate come Vignola (Modena), dove l’inizio è previsto per il 20 maggio con un potenziale produttivo attorno alle 6 mila tonnellate, e Marostica (Vicenza), partita con i primissimi stock tra il 10 e il 15 maggio e con buone previsioni nonostante si facciano ancora sentire le ripercussioni sulle piante delle violente grandinate dell’anno scorso. Nel Veronese i primissimi volumi di Bigarreaux sono previsti attorno al 15 maggio per poi aumentare nei volumi nelle due settimane successive, con le tardive in arrivo a fine maggio. “Ci sarà però meno prodotto rispetto al 2014, annata abbondante”, spiega

CILIEGIA

Campagna in ritardo, previste produzioni abbondanti

S

45


SU

Via dell’Artigianato n.3 3 frr. Romagnano 47866 Sant’Agata Feltria tria (RN) ( )

Tel.0547/699040 Fax 0547/699066

info@pentaplast.it www.pentaplast.it

per novità ed aggiornamenti vai su www.pentaplast.it


Romolo aiuterà l’Italia ad essere la regina mondiale dei carciofi Pietro Barbieri Nel mondo del carciofo italiano la rivoluzione è già cominciata e il suo portabandiera ha un nome, si chiama Romolo. Si tratta di un ibrido F1 della tipologia romanesco adatto al consumo fresco, ad epoca di raccolta medio-tardiva, introdotto sul mercato da La Semiorto Sementi, azienda specializzata di Sarno (Salerno), che da più di otto anni ha intrapreso un programma di miglioramento genetico teso ad ottenere nuovi ibridi F1 da seme utilizzabili per il mercato del fresco e per l’industria. Cosa c’è di rivoluzionario in tutto questo, si chiederà qualcuno. È presto detto: l’impiego di ibridi riproducibili via seme garantisce vantaggi considerevoli rispetto ai tradizionali metodi di propagazione agamica attraverso carducci, ovoli e ciocchetti, o con la micropropagazione. L’utilizzo della tecnica agamica comporta infatti alti costi d’impianto della carciofaia e problemi tipici di una coltura poliennale, quali scarsa densità di piante e contemporaneità di maturazione, ampia eterogeneità del materiale genetico e condizioni fitosanitarie non ottimali. La micropropagazione, successivamente, ha permesso molti vantaggi, come l’uniformità dell’impianto, il risanamento dai patogeni e la programmazione degli impianti, tuttavia presenta costi elevati e perdita di precocità nei tipi rifiorenti. La propagazione per seme invece comporta un sostanziale miglioramento quantitativo e qualitativo della produzione, dato che permette una conversione della coltivazione del carciofo in coltura annuale e il suo conseguente inserimento nelle rotazioni aziendali; una minore incidenza di paM a g g i o

2015

La nuova varietà, un ibrido F1 della tipologia romanesco, è stata selezionata da un’azienda sementiera di Sarno che la sta lanciando sul mercato

togeni e insetti; un risparmio di lavoro e costi d’impianto inferiori grazie alla semina meccanica; una valida scelta in regime di agricoltura biologica grazie allo sviluppo vigoroso e sano delle piantine con basso input chimico; infine, ma non per ultimo, maggiore facilità a produrre piantine in vivaio e conseguente loro minor costo. L’importanza di questa innovazione per il nostro Paese è ancora più chiara se consideriamo che la superficie mondiale investita a carciofo nel 2013 ammontava a circa 131.000 ettari, dei quali 72.000 in Europa, e che l’Italia detiene la leadership produttiva a livello globale con circa 46.500 et-

VARIETÀ & MERCATO

.pentaplast.it

V

CorriereOrtofrutticolo

tari coltivati (dati Istat 2014), dei quali circa 14.500 in Sicilia, 14.000 in Puglia, 14.000 in Sardegna, 1.100 nel Lazio e 900 in Campania. Questo primato negli ultimi anni ha purtroppo perso brillantezza per le consistenti riduzioni delle superfici investite a causa della scarsa remuneratività della coltura. “Pur essendo sul mercato solo da due anni, Romolo ci sta dando grandi soddisfazioni – dice Giuseppe Mancuso, responsabile commerciale de La Semiorto Sementi – Ne abbiamo venduto circa 800.000 semi all’anno (ad oggi sono circa 300 gli ettari complessivamente investiti a coltura) e per il 2015 contiamo di raggiugere il traguardo di 3 milioni di semi venduti. La nostra azienda crede da sempre nel valore della ricerca italiana, capace di creare opportunità alle imprese agricole nazionali e in grado di dare loro quelle risposte che le innovazioni varietali provenienti negli anni scorsi da Stati Uniti, Israele e Spagna non potevano garantire, mal adattandosi alle condizioni pedoclimatiche del nostro Paese”. www.corriereortofrutticolo.it

47


V arietà & mercato Ma vediamo le caratteristiche produttive di Romolo. La pianta si semina in maggio-giugno con una densità di circa 6-7.000 piante per ettaro, si trapianta in luglio-agosto per raccogliere i capolini a fine inverno-inizio primavera dell’anno successivo. I carciofi sono senza spine, rotondeggianti, di colore verde-viola, senza peluria interna, con cuore tenero e sapore dolce, ideali cioè per il consumo fresco. È inoltre particolarmente idonea sia alla frigoconservazione, sia alla trasformazione come carciofo di IV gamma, in quanto presenta una ridotta propensione all’imbrunimento, bassa attività respiratoria e limitato contenuto in fenoli totali. “Rispetto alle varietà riprodotte con metodi tradizionali – prosegue Mancuso – Romolo presenta soprattutto un’eccezionale produttività e uniformità. Basti dire che, mediamente, la pianta produce 25 capolini, contro i 7-8 delle varietà micropropagate. Ma un nostro agricoltore di Nola particolarmente capace è riuscito ad ottenerne anche 40 per pianta! E poi, utilizzando il seme, il costo d’impianto della carciofaia si riduce enormemente: da 1,20-1,50 euro/pianta con la micropropagazione si scende a soli 0,65. Di questi tempi, per l’agricoltore è un vantaggio assai considerevole”. Oltre a Romolo, La Semiorto Sementi dispone di un’altra varietà da seme, Istar, rifiorente, precocissima e molto tollerante alle basse temperature. I suoi carciofi,

CorriereOrtofrutticolo

rotondeggianti e di colore verde medio brillante, anche in questo caso hanno cuore tenero, sapore dolce, sono senza spine e senza peluria interna. Se seminato nella tarda primavera (aprile-maggio) e trapiantato in luglio, Istar comincia la fruttificazione nel mese di novembre (capolini di colore sfumato violaceo) e continua fino alla primavera successiva quando produce capolini di colore verde. “Attualmente Istar è una varietà che ha successo soprattutto nell’ambito di un’agricoltura di tipo hobbistico – precisa Mancuso – e ha un mercato che in Italia vale circa un terzo di Romolo. Ma ci sono nuovi ibridi F1, ottenuti nell’ambito del Progetto Cynaseme, cofinanziato dalla Misura 124 del Psr Campania 2007-2013 e portato avanti in collaborazione con l’Università della Tuscia e la società agricola Iris Garden, che sono in attesa di iscrizione nel Registro varietale e che riteniamo molto interessanti soprattutto per l’in-

dustria di trasformazione”. “Con queste nuove varietà – conclude Mancuso – crediamo di essere ben attrezzati per affrontare non solo il mercato nazionale, ma anche quello internazionale. Da poco tempo siamo entrati e abbiamo iniziato a vendere in Venezuela (circa 40.000 semi nel 2014), mentre abbiamo in corso una sperimentazione in Argentina dove però la vendita non è ancora partita. La ragione della nostra attenzione a questi due Paesi del Sudamerica è semplice: là c’è una comunità molto numerosa di persone di origine italiana che alimenta una domanda che fatica a trovare risposta. Noi contiamo di dare loro quello che cercano. Più in generale, guardando all’export, credo che per noi il mercato del futuro sia nei Paesi del Nord Africa, soprattutto Egitto, Tunisia e Algeria, dove il know-how e i capitali italiani già presenti, uniti ai bassi costi della manodopera, possono creare nuove realtà produttive moderne e competitive”.

CorriereOrtofrutticolo.it il vostro sito è online Iscriviti alla newsletter quotidiana newsletter@corriereortofrutticolo.it

48

www.corriereortofrutticolo.it

M a g g i o

2015



DI

ECONOMIA

ANNO XXIX Nuova serie

Maggio 2015 CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

E AT T U A L I T À D I S E T T O R E

euro 6,00

GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 37135 VERONA - I - TEL. 045.8352317 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n. 46) Art. 1, comma 1. DCB VR

C orriere Ortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

• PERE Effetto Granata: partita la Newco PAG. 19

• FIERE

PROTAGONISTI A Ispica un “miracolo” chiamato Colle d’Oro PAG. 25

Fruit Innovation pronti via con 230 espositori PAG. 29

• OPO VENETO Dopo il radicchio parte la sfida dell’asparago PAG. 33

• ESTERO Medfel: non è la dimensione che conta PAG. 37

MAGGIO 2015

www.cprsystem.it www.cprsystem.it

ANNO XXIX - NUOVA SERIE

5

daily news: www.corriereortofrutticolo.it

MENSILE


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.