Corriere marzo 2015 web

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DI

ECONOMIA

ANNO XXIX Nuova serie

Marzo 2015 CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

E AT T U A L I T À D I S E T T O R E

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C orriere Ortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

• GRANATA Addio a Melinda il super-manager passa alle pere PAG. 29

• FEDAGRO Valentino Di Pisa è il nuovo presidente dei grossisti PAG. 33

MELA PINOVA VAL VENOSTA. BONTĂ€ BICOLORE.

• FIERE/1 Verona si ritira restano in lizza Milano e Rimini PAG. 37

PROTAGONISTI Bruno Francescon: il coraggio di investire in Africa

• FIERE/2 Fruit Logistica straccia ogni record e punta sulla qualità PAG. 19

• ESTERO Cresce il PerÚ tra i colossi dell’export PAG. 41

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ANNO XXIX - NUOVA SERIE

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✍ Lorenzo

Due domande al ritorno da Fruit Logistica 2015: com’è andata per l’Italia? Ma questa Expo sarà davvero il toccasana per tutti i mali del nostro agroalimentare? Intanto una cosa si può dire subito: l’Italia del cibo sano, buono, giusto, sostenibile – cioè l’Italia dell’Expo - ha snobbato l’Italia dell’ortofrutta che si era trasferita in massa nei padiglioni della fiera di Berlino a proporre le sue eccellenze. Eppure non c’è cibo più sano, più buono, più giusto (per la salute), più sostenibile dell’ortofrutta…Come interpretare altrimenti l’assenza del ministro Martina a Berlino – impegnato nella preparazione della kermesse milanese “Le idee di Expo” andata in onda sabato 7 febbraio – che non ha neppure sentito la necessità di inviare un sottosegretario in trasferta in Germania. C’erano, è vero, due alti dirigenti del Ministero, Luca Bianchi, intervenuto in ambasciata alla serata di lancio della fiera Fruit Innovation, e Felice Assenza intervenuto al dibattito sull’embargo russo, però mancava la politica, mancava il governo. D’accordo che il sistema ortofrutta Italia ha tante pecche (disorganizzato, mal rappresentato, forse non esiste) però dove c’è il secondo comparto per export del nostro paese la politica ha il dovere di esserci. Zaia – verso cui non nutriamo alcuna nostalgia – venne. Venne Galan, che all’Agricoltura era capitato per caso. Ha dato buca proprio Martina, che tante attese aveva sollevato dopo 5 ministri in 5 anni, tutti ampiamente dimenticabili. Peccato, perché il segnale è davvero brutto. Poi, com’è andata? Risposta tranquillizzante: bene, perché c’era tanta Italia, come al solito in ordine sparso. Risposta forse più realistica: è andata come sempre, tanta gente, tanta movida, tanti contatti, tante occasioni di incontrare la gente che conta senza prendere cinquanta aerei. Ma il business, quello vero? Quello magari non si fa in fiera, lì si pongono le basi per future opportunità. Quanto ai numeri della presenza italiana, quelli dicono poco. I quasi 500 espositori sono un segnale di debolezza, di frantumazione, più che di forza. L’ordine sparso è la nostra formazione preferita, ma a Berlino lo sparpagliamento ha raggiunto davvero il limite di guardia, tanto da indurre l’assessore pugliese Fabrizio Nardoni (anche coordinatore del tavolo degli assessori agricoli regionali) a chiedere “una regia ministeriale” in occasione degli eventi fieristici. Richiesta giustissima e di buon senso, da mettere alla prova quest’anno che di fiere in Italia ce ne saranno tre più una quarta in autunno a Ferrara dedicata alla pera. Siamo sempre in ordine sparso però abbastanza concentrati in 2 padiglioni con lo stand Italy (ma io preferisco chiamarla Piazza Italia, mi piace di più) come ‘centro’ della presenza italiana. Però c’è chi è andato in mezzo ai tedeschi , come Unaproa, e chi si è Frassoldati

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EDITORIALE

L’Expo umilia Berlino

staccato dallo stand Italy come Naturitalia che è andata per conto suo con uno spazio importante lontano dai ‘cugini’ di Alegra. Scelte giuste, sbagliate? Ognuno farà le sue valutazioni e magari tirerà riservatamente le somme. Certo che la mancanza di una “regia” unica agevola le fughe centripete. Poi una osservazione di metodo: nella kernesse mondiale dell’ortofrutta ci vorrebbe più prodotto in esposizione. Al confronto con gli spagnoli o il Sud America o la Nuova Zelanda i nostri padiglioni erano desolatamente privi di prodotto, con poco colore e scenografia. Ci vorrebbero più idee e più voglia di osare e stupire, come ha fatto Aurelio Pannitteri portando una Ferrari addobbata con le sue arance Rosaria.Altra nota dolente: nell’Innovation Award , vinto dagli israeliani con la papaya senza semi,non c’era neppure una nomination italiana: la nostra ricerca non ha proprio più nulla da proporre? Quindi alla domanda com’è andata, rispondo che Berlino resta un appuntamento irrinunciabile , che la forza della fiera non è in discussione. E’ la forza del sistema Italia che è in discussione. Mi sembra fuori luogo parlare per noi di rilancio , riscossa o altro. Anche l’anno scorso dopo Berlino tutti erano contenti e poi siamo entrati in una delle annate più disastrose di sempre. Quest’anno poi avremo ancora gli effetti dell’embargo russo, le cui ricadute negative graveranno su tutto il 2015. E comunque in giro c’era più gente a vendere che a comprare, con segnali negativi provenienti dai paesi dell’est Europa (Russia a parte). Eppure..eppure il 2015 dovrebbe essere l’anno di una timida ripresa, dei consumi e anche del Pil grazie all’effetto euro debole, alla ripresa forte in Usa e Asia, ai tassi bassi, al petrolio ai minimi, al credito (forse) più disponibile grazie anche alle ‘iniezioni’ di liquidità della Bce. L’Expo dovrà essere cassa di risonanza di questa primavera italiana. L’ortofrutta godrà di qualche beneficio? La mancanza di un sistema di settore e la scarsa attenzione della politica (perché il comparto fa poca lobby) inducono al pessimismo. Ormai è chiaro a tutti che fare qualità non basta. Il caso del Parmigiano reggiano insegna: se non ci si organizza, anche i prodotti top vengono travolti. Cabina di regia cercasi per l’ortofrutta italiana. Quanto all’Expo, si dovrà cercare una sintesi tra ‘vetrina di eccellenze’ e ‘nutrire il pianeta’, due concetti che non vanno d’accordo. Come ha scritto Severgnini sul Corriere della Sera: “Per sfamare il mondo servono navi di pomodori cinesi, non bastano le cassette di cipolle di Tropea”…

PUNTASPILLI EFFETTO EXPO Diritto al cibo in Costituzione dopo l’Expo? Purchè non finisca come il pareggio in bilancio dello Stato finito in Costituzione e di cui sono perse le tracce… *

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Controeditoriale Quanta Italia a Berlino! Ma… è stata anche la fiera dei cinesi

CorriereOrtofrutticolo

A volte noi italiani siamo un po’ strani. Ci lamentiamo che non esiste un Scalise evento in cui la filiera dell’ortofrutta fresca del nostro Paese si presenti nel suo insieme per valorizzare al meglio le nostre produzioni. Ci stiamo adoperando per trovare le migliori soluzioni, per dare risposte al problema. Abbiamo messo in campo ben tre iniziative per trovare l’approccio più efficace ed efficiente, eppure la nostra fiera esiste già. Si tiene ogni anno a febbraio a Berlino e si chiama Fruit Logistica. Pensiamoci un attimo. Quale fiera italiana potrà vantare la presenza di oltre 550 espositori italiani, con una copertura così accurata del territorio e dei distretti produttivi nazionali: dalla Sicilia all’Alto Adige, dagli agrumi agli ortaggi alla IV e V gamma, alle mele? Una presenza così articolata delle nostre migliori aziende esportatrici attuali e di coloro che intendono affacciarsi sui mercati internazionali nel prossimo futuro? Una fiera frequentata dai buyer di tutto il mondo che possono conoscere le imprese, i prodotti, l’offerta dell’Italia come in nessun altro evento? In due padiglioni il 2.2 ed il 4.2 la filiera italiana dell’ortofrutta si presenta al completo e si confronta, negli altri padiglioni, con il commercio mondiale del settore. Una fiera che consolida anno dopo anno il proprio posizionamento di vetrina mondiale dell’ortofrutta. Non sarà facile eguagliare questi numeri per nessun evento in Italia, almeno non nel breve periodo! Certo la nostra partecipazione potrebbe essere ottimizzata. Spesso troviamo una presenza troppo appiattita delle diverse imprese per cui è difficile cogliere le differenze dimensionali tra azienda ed azienda. Spesso non risulta chiaro il confine tra i ruoli istituzionali e quelli commerciali presenti nei diversi stand.

✍ Claudio

Ma anche da questo punto di vista si stanno facendo passi in avanti edizione dopo edizione. Magari potremmo porci l’obiettivo che per le prossime edizioni l’intero spazio italiano sia caratterizzato in qualche modo: sulle pareti delle hall, lungo le corsie sulla moquette, riprendendo magari il logo del Made in Italy. Obiettivo ambizioso, forse, ma almeno poniamocelo. Comunque il rapporto tra Berlino e gli altri eventi “nazionali “ è un dato su cui riflettere per capire se e quali spazi questi ultimi potranno coprire. D’altronde pare che gli stessi spagnoli abbiano avuto un ripensamento rispetto agli anni scorsi. Quest’anno sono tornati in massa a Berlino, non snobbandola più a favore di Madrid come avevano fatto nelle due precedenti edizioni. Segno che per quanto cresciuta Fruit Attraction non può ambire allo stesso ruolo di evento globale di Berlino. Guardando alle presenze in fiera in generale ciò che mi ha colpito di più è stata la presenza di diversi stand importanti di singole imprese cinesi che si sono proposte come veri e propri protagonisti del produce business di quel Paese. Ritengo che questo sia il segnale definitivo dell’entrata in campo di imprese cinesi che adottano standard internazionali di offerta e servizi in grado di misurarsi con i competitori occidentali. Un elemento di cui tenere conto, in particolare nell’approccio ai mercati del Far East nei prossimi anni. Infine, credo che questa sia stata l’edizione in cui si sia respirata di nuovo un’aria di crescita. Un segno è stata la presenza di una buona presenza di operatori già dal mercoledì. Questo fatto ha riportato a due giorni “effettivi” la durata della fiera ed ha dato modo a tutti di programmare con un po’ più di calma l’agenda degli appuntamenti. Auguriamoci che sia un segno positivo che preluda ad un anno di crescita ulteriore delle nostre esportazioni.

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ANNO XXIX

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Nuova serie

Marzo 2015

C orriere Ortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Emanuele Zanini Hanno collaborato: Pietro Barbieri, Chiara Brandi, Federico Finotti Sede operativa via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale: Antonio Felice Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 68 euro per due anni: 100 euro abbonamenti@corriereortofrutticolo.it Chiusura in redazione il 26.03.2015

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Profilo Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio organizzato. Il Corriere Ortofrutticolo è un formidabile, unico e specializzato strumento di raccordo e di informazione per l’intero settore. È presente a fiere in Italia e all’estero dove è diffuso a indirizzi specializzati di oltre 30 nazioni.

Diffusione 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Grossisti 29%, Dettaglianti 23%, Produttori 22%, Supermercati 9%, Import-export 6,5%, Servizi 5%, Tecnologie e Trasformati 2,5%, Altri 3%

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Granata, Melinda addio

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RUBRICHE CONTROEDITORIALE Quanta Italia a Berlino! Ma… è stata anche la fiera dei cinesi

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Copertina - Protagonisti Bruno Francescon Dalla terra del Po all’Africa

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3 AZIENDE. La svolta nella pera italiana ha un nome: Luca Granata 29 4

MERCATI. Di Pisa alla guida di Fedagro 33 Nervosismo all’Ortomercato di Milano

GENTE & FATTI Finanziamento dell’ISA a Rivoira per nuove tecnologie

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Terremoto Le Iene. Il presidente dei grossisti non ci sta: “Affermazioni generaliste e false”

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IL BORSINO Ettore Cagna, Carmela Suriano, Noberasco, Il Mercato di Bologna

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Fruit Gourmet getta la spugna

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EDITORIALE L’Expo umilia Berlino

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A Bologna c’è accordo per la ‘partenza’ del progetto FICo 36 Fondi, il Mercato nel ciclone-crisi

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FIERE. Sospesa Fruit Gourmet Expo Restano in lizza Milano e Rimini

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MONDO

BAROMETRO Calo dei consumi confermato anche a chiusura del 2014. Ma dal primo trimestre 2015 si avverte il ‘profumo’ della ripresa

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NOTIZIARIO

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DISTRIBUZIONE Famila a quota 230 negozi E con un fatturato a prova di crisi

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VARIETÀ & MERCATO Porta la firma Rijk Zwaan il datterino ad altissimo gusto

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Affari d’oro per il Perù a Berlino Un Paese a caccia di record

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Mondo flash: Nuova Zelanda, Russia, Iran, Sudafrica, Polonia, Spagna, Marocco, Giordania, Cile

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SCHEDA PRODOTTO

ATTUALITÀ Primo Piano - Report Fruit Logistica Berlino straccia ogni record 19 Primo Piano - Report Fruit Logistica Sulla scia di Berlino cresce Fruit Innovation 22

ORTOFRUTTA BIO www.corriereortofrutticolo.it

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FATTI

GENTE

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CorriereOrtofruttIcolo

Finanziamento dell’ISA a Rivoira per nuove tecnologie Chiuso l'accordo tra i Rivoira, azienda di riferimento per il settore delle mele e del kiwi in Piemonte, e l'ISA, l'Istituto sviluppo agrolimentare Spa che fa capo al Ministero dell’Agricoltura. L'intervento finanziato dall'Isa, a supporto del progetto di investimento, consiste, oltre all'acquisizione di una partecipazione di importo limitato al capitale sociale e di conseguenza alla presenza di un membro Isa nel Cda dell'azienda, in un finanziamento di 9 milioni di euro, di durata quindicinale con un pre-ammortamento di 5 anni a un tasso di riferimento agevolato (0,68%). Grazie a questo intervento - spesa complessiva prevista 19 milioni di euro - la Rivoira amplierà la struttura produttiva di Verzuolo, con oltre 9000 metri quadri di nuova superficie coperta. Ciò consentirà all'azienda di passare in poco tempo dalle attuali 50 mila tonnellate a 70 mila tonnellate di mele. "Oltre a produrre di più - spiega Michelangelo Rivoira (nella foto assieme al vice ministro dell'Agricoltura Andrea Olivero l’11 marzo) saremo in grado di tagliare i costi di produzione grazie a tecnologie sempre più all'avanguardia, con un magazzino automatizzato e tre sale di lavorazione sovrappo-

ste, che permetteranno, tramite l'impiego di laser e robot, di eliminare i trasporti interni". L'accordo nasce da una necessità di acceleramento. "La crisi del kiwi, voce importante nel l'ortofrutta piemontese - sottolinea Rivoira ci ha spinto a investire ulteriormente sulle mele. Questo investimento era previsto entro il 2020, ma per non lasciare a casa il 20 per cento dei nostri produttori, abbiamo ritenuto opportuno velocizzare i nostri piani. In questo modo i lavori saranno conclusi nell'agosto del 2016" . Il capo dipartimento Luca Bianchi ha ribadito la soddisfazione del Ministero per questa partnership: "Si tratta di un'operazione di mercato volta a supportare una media impresa nel settore dell'internazionalizzazione. Questo è solo un'azione che rappresenta un pezzo di una strategia più ampia che prevede 2 miliardi di euro di investimento da parte dell'ISA per il prossimo triennio".

350 dettaglianti nella nuova edizione di Magic Code Visto il gradimento registrato tra i dettaglianti a cui è indirizzato, è partita l’edizione 2015 di Magic Code, la promozione che unisce 3 marchi italiani di alta qualità di frutta e verdura: Almaverde Bio, Melinda e Solarelli. La novità è l’evoluzione del sistema di lettura dei codici QR da smartphone. Il concorso è iniziato il 2 marzo con 350 dettaglianti. 6

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Saga Caprotti: nuova vittoria di Bernardo Nuovo capitolo nella saga che ha come protagonista il patron di Esselunga, gruppo con oltre 20 mila dipendenti e un fatturato da 6,957 miliardi (nel 2013). Bernardo Caprotti, 90 anni il prossimo ottobre, ha ottenuto ragione anche nell’azione giudiziaria civile promossa dai figli Violetta e Giuseppe presso il Tribunale di Milano. La sentenza è del 6 marzo. Al centro della causa civile vi erano le stesse richieste oggetto del lodo arbitrale sulla proprietà delle azioni del gruppo, che nel 2012 ha dato ragione al padre. I figli avevano ricorso in appello, ma la Corte aveva confermato con una sentenza di 45 pagine, depositata a luglio 2014, le conclusioni del lodo arbitrale. I figli hanno quindi fatto ricorso in Cassazione. Intanto Caprotti padre, difeso dagli avvocati Salvatore Trifirò, Massimo Dattrino e Giorgio De Nova, ha incassato l’ulteriore vittoria sul fronte civile. Il Tribunale di Milano ha dichiarato "improcedibili tutte le domande esperite da Giuseppe e Violetta Caprotti nei confronti del padre Bernardo ad eccezione di quelle di usucapione e di decadenza dell’usufrutto", che la sentenza considera "infondate". Il cuore della vicenda sta negli accordi del 1996 tra Bernardo Caprotti e i figli: una scrittura privata in cui si stabiliva che le azioni del gruppo erano intestate a Violetta e Giuseppe in via meramente fiduciaria e potevano essere reintestate al padre senza alcun avviso o preavviso. Nel 2011 Bernardo Caprotti ha chiuso il contratto fiduciario e ha ripreso il pieno controllo delle azioni.

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GENTE

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“Meglio comprare ortofrutta italiana, di stagione e, se possibile, nei supermercati della grande distribuzione”. Il consiglio di Nadia Toffa (nella foto in un'istantanea dal programma televisivo), inviata de “Le Iene”, protagonista del servizio “Quando frutta e verdura fanno male”, andato in onda venerdì 13 marzo sera durante la trasmissione di Italia Uno, ha sollevato - come era logico un vespaio di reazioni. La reporter ha fatto un sopralluogo tra le bancarelle di un mercato di Milano e ha acquistato un po’ di frutta e verdura di importazione presente tra i banchi. Ha fatto poi analizzare da un laboratorio alcuni prodotti di origine extraeuropea, sui quali sarebbe stata riscontrata la presenza di pesticidi proibiti. Sotto accusa la carenza di ispezioni che non si vedrebbero "quasi mai". All’aeroporto di Malpensa un funzionario ha detto che a causa della carenza di personale i controlli non possono coprire tutta la merce in entrata dall’estero. Risultato: in Italia entrerebbe "con facilità ortofrutta fuori regola". Un'analisi compiuta su frutta e verdura acquistata in un punto vendita di un supermercato avrebbe invece dato risultati nella norma. Conclusione della trasmissione: meglio comprare nella grande distribuzione oppure prodotti locali e di stagione. Tra le reazioni quella del presidente di Fedagro, Valentino Di Pisa: “Si è trattato di un servizio che crea disinformazione, danneggia l’economia ed è scorretto, specialmente nei confronti delle migliaia di persone che lavorano, e bene, nei Centri agroalimentari italiani. Abbiamo Mercati all’ingrosso certificati e in cui i controlli vengono fatti costantemente. A Bologna, per esempio, ogni anno vengono effettuate 90 mila analisi sui proM a r z o

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dotti in entrata. I risultati delle analisi, mirate sui pesticidi pericolosi, ci dicono che solo il 2% dei prodotti è fuori regola. E così accade in molti altri Centri agroalimentari italiani. Molti mercati hanno anche dei sistemi di autocontrollo e autocertificazione, che funzionano. Se ci so-

FATTI

Terremoto Le Iene. Il presidente dei grossisti non ci sta: “Affermazioni generaliste e false”

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no state delle manchevolezze riguardano semmai le Asl”. A Di Pisa non è andata giù la conclusione del servizio in cui si afferma che è meglio comperare frutta e verdura nei supermercati: “Sono affermazioni gravi - ha dichiarato -, generaliste e soprattutto false”.

Chiquita paga nel 2014 gli errori strategici Nel 2014 Chiquita Brands International Inc. ha registrato una perdita netta di 62,5 milioni dollari. Un risultato negativo, che arriva alla fine di un anno travagliato: prima il tentativo fallito di fusione con l’irlandese Fyffes Plc (che ha generato 51 milioni di dollari di costi di transazione) e in seguito l’acquisto da parte di due società brasiliane, Cutrale e Safra. Da quanto emerge dal report finanziario di fine anno depositato il 18 marzo scorso presso la US Securities and Exchange Commission - nel 2014 Chiquita ha registrato un aumento dei ricavi netti di vendita di circa 33 milioni di dollari,

l’1,1% in più rispetto all’anno precedente. Il reddito operativo complessivo è migliorato rispetto al 2013. Tale crescita è stata trainata dai segmenti delle insalate e dell’healty snack che hanno mostrato un incremento di 24 milioni di dollari. Nel 2014 il ricavo netto generato dalla vendita di banane è stato superiore ai 2 miliardi di dollari, in aumento del 2,6% rispetto al 2013. Non considerando i costi di transazione relativi alla mancata fusione, la perdita netta di Chiquita per il 2014 sarebbe stata di 11,5 milioni di dollari.

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I “+” e “-” dell’ortofrutta

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IL BORSINO ☛ Ettore Cagna “La qualità è il primo punto su cui puntare per tornare ad acquistare fiducia nel consumatore e di conseguenza incrementare consumi e valore al settore”. È questo secondo Ettore Cagna (nella foto), presidente del Comitato prodotto Melone dell’Organismo Inteprofessionale, il fattore chiave su cui il comparto dovrà lavorare nei prossimi anni. Ed è stato anche uno degli argomenti chiave del primo incontro ufficiale pubblico del Comitato melone, che si è svolto il 17 marzo a Roma, e a cui hanno partecipato una settantina di operatori – sementieri compresi - oltre allo stesso Cagna, il presidente dell’OI Nazario Battelli, Luciano Trentini per il CSO, Pietro Ciardiello della Coop Sole e Bruno Francescon dell’omonima azienda. “Uno dei problemi cronici del nostro settore – ha detto Cagna – è la presenza frammentata di microaziende su tutto il territorio nazionale, dal Veneto

☛ Carmela Suriano

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alla Sicilia. Ad oggi la proposta più concreta su cui poter discutere è la realizzazione di un marchio ‘ombrello' del melone italiano che identifichi con regole comuni su calibro e grado brix lo standard minimo da cui partire. Potrebbe così nascere un marchio di garanzia sul melone italiano di qualità che le aziende che rispettano i parametri potrebbero inserire, attraverso un bollino, sui propri imballaggi”. Bravo, non scalda la sedia, prova a lasciare un segno importante. Decisamente su

L'effetto Candonga Fragola Top Quality quest'anno, dopo aver sedotto i mercati, torna a manifestarsi anche in una serie di iniziative promozionali e culturali che vedono protagonista la regina delle fragole prodotte in Basilicata dal Club Candonga. “Stiamo realizzando il Roadshow Excellence Tour in collaborazione con Viaggiatore Gourmet, il tour che porta la Candonga Fragola Top Quality nei ristoranti più prestigiosi d'Italia dagli chef stellati che con le loro proposte ne valorizzano il gusto e la forza estetica”, ha detto Carmela Suriano (nella foto), CEO del Club Candonga. E ancora: “La Candonga Fragola Top Quality, oltre ad essere cibo di qualità dall'alto valore nutrizionale, è capace di raccontare la bellezza dei territori in cui è prodotta. In questi anni si è guadagnata con i fatti il ruolo di testimonial di eccellenza della cultura e dell'agricoltura

lucana più avanzata. La cucina degli chef stellati è capace di fare emergere queste caratteristiche oltre a dimostrare la versatilità della fragola del Club Candonga ad accogliere le contaminazioni più audaci”. Alle tappe del Roadshow Excellence Tour, che è partito il 18 marzo, si è aggiunta l'Operazione Lovers, organizzata da Compagnia delle Primizie (azienda socia del Club) e Spreafico, negli ortomercati di Milano e Bologna. Carmela Suriano è l’infaticabile promoter di un prodotto che è diventato sempre più importante nell’economia agricola lucana. Su

☛ Noberasco

☛ Il Mercato di Bologna

Noberasco si è aggiudicata per la categoria frutta il premio 'Eletto Prodotto dell’Anno' con i Super Frutti, la linea più innovativa di frutta, bacche e semi, selezionati in ogni parte del mondo, con proprietà nutritive particolari in termini di vitamine, minerali, fibre e antiossidanti: bacche di Maqui, Aronia, Goji, Physalis, more di Gelso, semi di Chia, frutto della Pitaya e il Super Mix un misto composto da ben cinque di questi frutti. 'Eletto Prodotto dell’Anno' è il premio all'innovazione per i prodotti venduti sul mercato italiano basato esclusivamente sul voto di 12 mila consumatori, promosso da Marketing & Innovazione Italia. Permette di conoscere l’opinione dei consumatori sui prodotti, valorizza quelli innovativi e accentua la fiducia da parte di chi li acquista. Il premio è stato consegnato a Mattia Noberasco, direttore generale dell’azienda ligure, dal 1908 eccellenza nel settore. Su

Il consiglio di amministrazione del CAAB (Centro Agroalimentare di Bologna) ha ratificato l’approvazione del bilancio 2014 che si attesta per il quarto esercizio consecutivo in utile, con un valore della produzione ad oltre 12 milioni euro, con costi operativi in calo del 3% e con un utile ante imposte di 2 milioni di euro, quasi raddoppiato rispetto al bilancio 2013 e un patrimonio netto che raggiunge i 70 milioni di euro. Il presidente Andrea Segrè e il dg Alessandro Bonfiglioli hanno annunciato di aver azzerato i debiti bancari. All’attività ordinaria del CAAB si affianca da due anni l’impegno per la realizzazione della Fabbrica Italiana Contadina: proprio in questa prospettiva CAAB ha annunciato che l’accordo per il trasferimento della sede del Mercato, raggiunto con Acmo e i produttori di Agribologna lo scorso febbraio, è stato sottoscritto da tutte le aziende insediate. Su

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CAPOLAVORO SICILIANO La Sicilia è una terra vocata alla produzione di arance, nelle diverse varietà di rossa e di bionda, che grazie al clima mediterraneo e alla particolarità del terreno lavico raggiungono la qualità di un frutto eccellente, apprezzato in tutto il mondo. Oggi puoi riconoscere le arance prodotte secondo la tradizione colturale siciliana attraverso il marchio di qualità “Accussì buona”, che raccoglie le principali Organizzazioni di Produttori impegnate nella ricerca della migliore selezione da offrire ai consumatori attenti ed esigenti di oggi.

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Calo dei consumi confermato anche a chiusura del 2014 Ma dal primo trimestre 2015 si avverte il ‘profumo’ della ripresa Nel 2014 è la spesa low cost nei discount alimentari a far segnare la migliore performance con un aumento del 2,4% mentre al contrario il crollo maggiore si registra per le piccole botteghe alimentari (-2,6%), tra tutte le forme distributive alimentari e non. E’ quanto emerge dai dati Istat che evidenziano un ulteriore calo dell’1,2% nel commercio al dettaglio nel 2014. Per quanto riguarda le categorie merceologiche si registrano ovunque risultati negativi. Nel 2014 quasi la metà delle famiglie (47%) ha dichiarato che le difficoltà economiche hanno avuto un effetto negativo sui consumi con la ricerca di prodotti e varietà low cost, rinuncia alle primizie e la ricerca di punti vendita più economici, con tre milioni di famiglie che vanno nei discount. In particolare nel carrello della spesa il 23% degli italiani ha ridotto i quantitativi di ortofrutta, il 21% ha acquistato prodotti e varietà che costano meno, il 16% ha rinunciato a prodotti che costano troppo (dalle ciliegie ai frutti di bosco), il 13% è andato alla ricerca di punti vendita con prezzi più bassi. E una quota rilevante di questi cittadini ha comprato meno non disdegnando addirittura di mangiare il cibo scaduto, secondo il rapporto 2014 di Waste watcher knowledge for Expo. In Europa le cose sono andate decisamente meglio che in Italia. Il dato aggregato delle vendite in Europa nel largo consumo è risultato superiore del 3,1% per il 2014 sull'anno precedente. La crescita di fatturato è stata trainata per l’1,5% dall’incremento del numero di prodotti venduti e soltanto per l’1,6% dalla crescita dei prezzi. Per Nielsen Growth Reporter, l'osservatorio che misura l’andamento complessivo delle vendite nella grande distribuzione in 21 Paesi, in Italia si registra comunque un rallentamento della decrescita. “Per quanto riguarda l’Italia – ha dichiarato Romolo de Camillis, direttore area retail di Nielsen Italia – se consideriamo gli andamenti dei volumi per la chiusura del 2014 possiamo parlare di timidi segnali di ripresa. Infatti dopo le flessioni del 2012 e del 2013 che avevano chiuso rispettivamente a -1,3% e -1,2%, il 2014 vede un calo dei volumi pari allo 0,2%. Questo risultato si è avuto anche grazie alla sostanziale stabilità dei prezzi che ha salvaguardato i consumi degli italiani”. Capire come evolveranno i comportamenti di consumo nella grande distribuzione, tuttavia, non è semplice nel panorama del largo consumo europeo. Ciò che emerge però con una certa niditezza sono le performance positive della Turchia, che nel terzo quadrimestre del 2014 fa registrare l’incremento nominale più alto anno su anno (+18,6%), seguita da Ungheria (+4,9%) e Norvegia (+3%). Tra i principali cinque mercati dell’Europa occidentale è stata la Germania a fare rilevare la crescita nominale maggiore (+1,3%). Al contrario, è della Grecia il declino più consistente (-5,2%), seguita da Portogallo (1,8%) e Finlandia (-1,4%). Anche sul fronte dei volumi è

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sempre la Turchia a distinguersi con una progressione dell’8,5% e insieme alla Norvegia, che evidenzia un trend del +3,5%, è il Paese che raggiunge i livelli di incremento più alti. In coda alla classifica ancora una volta troviamo la Grecia (-4%) e il Portogallo (-1,4%). L’ultimo trimestre 2014 non è stato particolarmente negativo per i retailer. Ma è ancora troppo presto per parlare di ripresa. Francia e Germania si posizionano come i mercati-motore della crescita europea e le loro performance, unitamente a quelle del Regno Unito, saranno determinanti per un deciso miglioramento a livello europeo. Dai consumi all'import-export, con notizie di fonte FruitImprese. Anche nel periodo gennaio-novembre, dunque per i primi 11 mesi del 2014 (è il dato disponibile più recente), viene confermato il trend dei mesi precedenti per quanto riguarda l'import-export di ortofrutta. Confrontando i dati con quelli dello stesso periodo dell'anno precedente si registra un incremento dei volumi esportati (4,4%) ed una diminuzione del loro valore (-1,2%). Andamento opposto per quanto riguarda l'import: a fronte di un calo dei volumi importanti (-2,4%%) si registra un aumento del loro valore (1,9%). Il saldo è di circa 766 milioni di euro, in calo dell'11,5% rispetto a Novembre 2013. Complessivamente nei primi undici mesi del 2014 le imprese italiane hanno esportato 3 milioni e 527 mila tonnellate di prodotti per un valore di poco inferiore a 3 miliardi e 700 milioni di euro. In flessione i flussi di esportazione di ortaggi (-0,8%); in aumento la frutta fresca (6,2%), gli agrumi (5,9%) e la frutta secca (13,7%). In valore segno negativo per tutti i comparti ad accezione della frutta secca che ha fatto registrare un +35,3%: ortaggi -6,5%, agrumi -5,2%, frutta fresca -2,9%. Per quanto riguarda le importazioni l'Italia ha importato poco meno di 3 milioni di tonnellate di ortofrutticoli per un valore di 2 miliardi e 931 milioni di euro. Tra i singoli comparti incremento in volume per frutta fresca (4,7%), frutta tropicale (5,8%) e frutta secca (14,9%). In calo agrumi (-18,2%) e ortaggi (-7,7%). In valore segno negativo per ortaggi (-11,3), agrumi (-12,5%) e frutta fresca (-4,3%); segno positivo per frutta secca (23,6%) e frutta tropicale (4,3%).

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Da metà febbraio Evelina arricchisce l'offerta delle mele Melinda Dal 16 febbraio è in distribuzione Melinda Evelina – l’ultima nata di casa Melinda – nei negozi dei migliori dettaglianti ortofrutticoli e nei migliori supermercati, in Italia e in alcuni mercati esteri. Melinda Evelina si affianca alle varietà di Melinda già in commercio - Golden delicious, Red, Renetta, Gala e Fuji di Montagna - e ne amplia l’offerta. Evelina ha molto in comune con le altre mele Melinda, lo stesso territorio, l'impegno, la competenza e la passione delle 4.000 famiglie di melicoltori soci di Consorzio Melinda, gli identici severi disciplinari di produzione e standard di certificazione di prodotto e di processo. In una nota di Melinda si legge che "grazie ad un ideale bilanciamento tra le componenti aromatiche, zuccherine e acidule, Melinda Evelina riesce ad esprimere ad un ogni morso un gusto sorprendentemente fresco e appagante. Inoltre, proprio grazie al buon livello di acidità naturale, la freschezza, la succosità e la croccantezza di Melinda Evelina restano pressoché inalterate dal momento della raccolta fino alla fine del lungo periodo di disponibilità annuale dei frutti". Originaria del centro Europa, Evelina cresce oggi nelle zone e nei Paesi dove i microclimi sono più favorevoli alla sua coltivazione - tra le quali le più vocate zone frutticole di Austria, Belgio, Francia, Germania – ed ha trovato nelle montagne del Trentino il suo habitat ideale. A supporto dell’ introduzione in Italia, Evelina si è fatta promotrice dell'intera gamma Melinda diventando la protagonista di una importante campagna TV. Nonostante il primo raccolto sia ancora in produzione limitata, Melinda crede che Evelina possa M a r z o

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diventare negli anni a venire un’ importante protagonista del mondo della frutta. E’ infatti una mela dall’aspetto molto attraente, con caratteristiche organolettiche uniche ed una lunga shelflife che le permette di presentarsi al pubblico sempre fresca in ogni momento dell'anno. Il gusto di Melinda Evelina non lascerà nessuno indifferente.

Arance siciliane: Italia Ortofrutta e 11 OP lanciano ‘ Accussì Buona’ Accussì Buona è il nome tutto siciliano di un nuovo progetto che punta a riunire i più importanti player del settore per valorizzare l’eccezionale qualità di uno dei prodotti principe dell’ortofrutta italiana: l’arancia siciliana. Il valore della condivisione è fondamentale, poiché Accussì Buona è il risultato della collaborazione tra l'Unione nazionale Italia Ortofrutta e le undici Organizzazioni di Produttori che hanno deciso di essere in prima fila in un progetto pionieristico di promozione multi-canale (Agrisicilia, Agrinova Bio 2000, Apal, Asapo, Bio Sikelia, Cai, Consorzio Euroagrumi, La Deliziosa, Le Buone Terre, Rossa Di Sicilia e Terre & Sole). Accussì Buona è dunque il marchio di un progetto promozionale ampio che include una campagna sulla stampa specializzata e sui principali social network, un magazine dedicato

alla coltura e alla cultura dell’arancia, un sito web e, in ultimo, un’attività promozionale all’interno dei punti vendita. Unire le forze vuol dire superare la frammentarietà delle campagne promozionali e presentarsi come partner agli occhi dei responsabili acquisti della grande distribuzione. “Le OP partecipanti chiedono di non essere più considerate semplici fornitori ma interlocutori con cui condividere le difficoltà del mercato”, sottolinea Vincenzo Falconi, direttore di Italia Ortofrutta. Il progetto Accussì Buona continuerà ad evolversi, aprendo le sue porte a tutti coloro che, all’interno della filiera, condivideranno i valori del progetto. “Accussì Buona punta a diventare sinonimo di qualità. Vogliamo che il nostro bollino, su ogni singola arancia, permetta ai buyer della GDO e ai consumatori di dare un nome all’eccellenza. Comprare Accussì Buona vuol dire compare con la certezza di aver scelto il miglior prodotto possibile” sottolinea Falconi. E' già on-line il sito www.accusibuona.it

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L'operazione Magic Code 2015 parte con 350 dettaglianti Dopo i risultati conseguiti nelle precedenti edizioni e visto il gradimento registrato tra i dettaglianti a cui è indirizzato, è partita la nuova edizione di 'Magic Code', il progetto promozionale che unisce tre marchi italiani di alta qualità di frutta e verdura: Almaverde Bio, Melinda e Solarelli. L’iniziativa promozionale è un’operazione a premi con raccolta punti che vengono conseguiti dai Dettaglianti Specialisti www.corriereortofrutticolo.it

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Gli spagnoli ce le suonano sempre: Ecco perché… di Lorenzo Frassoldati Il nostro bravo Paolo de Castro nella sua qualità di agri-relatore dei negoziati UE-USA (Ttip) per il Parlamento europeo sta lavorando per far capire in giro per l'Europa che questo trattato può essere una grande risorsa e un motore di sviluppo per l'economia europea ed in particolare per quella italiana, bisognosa di crescita e di export come nessuna. Il tutto mentre in Italia la compagnia di giro dei soliti saltimbanchi, cuochi, sedicenti critici enogastronomici e politicanti da strapazzo parlano a vanvera di questo Ttip senza saperne niente. Come nelle migliori tradizioni dell'Italietta che si fa ridere dietro in giro per il mondo. Piuttosto - a proposito di Italietta - una notizia ci ha incuriosito. A Madrid De Castro ha visto in una serie d’incontri i rappresentanti del settore agroalimentare spagnolo sia per mettere a punto strategie condivise sui dossier in agenda del Parlamento europeo sia per discutere degli sviluppi del Ttip. Ecco la notizia che ci ha colpito. coinvolti attraverso la lettura dei codici QR presenti su tutte le confezioni commercializzate dalle aziende promotrici. Per il 2015 si aggiungono nuove adesioni tra i dettaglianti e nuove aree geografiche e con loro cresce e si arricchisce anche il catalogo dei premi a disposizione dei partecipanti. Ma la più grande delle novità di questa quarta edizione è rappresentata dall’evoluzione del sistema di lettura dei codici QR che ora possono essere letti da un’applicazione scaricabile su qualsiasi smartphone. Il concorso è iniziato il 2 marzo 2015 e sulla rampa di lancio ci so14

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In un sol colpo ha visto tutto l'agroalimentare spagnolo, privato e cooperativo, riunito nella FIAB, la federazione che rappresenta, con oltre 50 associazioni, l’industria agroalimentare spagnola. Non sono stati i temi sul tavolo a colpirci, peraltro già noti - difesa del sistema delle indicazioni geografiche e degli standards europei, tutela dei consumatori e riduzione delle barriere commerciali - quanto il fatto che in un solo incontro ha visto tutti. Che comodità, che invidia per noi! Pensate se doveva incontrare i vertici di tutto l'agroalimentare italiano. Quante poltrone ci sarebbero volute? Ma questo è folklore. Andiamo alla sostanza. Noi non solo siamo tanti ma anche divisi e ad alto tasso di litigiosità. Spesso non sulle cose concrete che contano, ma sulle battaglie di bandiera per dimostrare che esisto e che conto più di te. Siamo sempre lì, guelfi e ghibellini, papa o imperatore, Montecchi e Capuleti. E poi ci domandiamo perchè gli spagnoli ce le suonano sempre, e non solo nel calcio... lorenzo.frassoldati@corriereortofrutticolo.it

no 350 dettaglianti specializzati, mentre salgono a 30 (il 50% in più rispetto al 2014) le zone in cui sarà presente l’iniziativa. L’elenco dei premi in palio è lunghissimo e quest’anno si è arricchito con buoni carburante ottenibili con pochissimi punti che aiuteranno i partecipanti nel duro esercizio quotidiano del loro lavoro. Salendo di categoria si trovano nel catalogo dei premi elettrodomestici, viaggi, gioielli, attrezzi ginnici, computer e tablet, robot da cucina, biciclette e persino un piccolo drone. Un premio speciale si aggiunge poi alla lista per coloro che sapranno

allestire il proprio punto vendita nel modo più attraente per i propri clienti con i materiali di comunicazione firmati Magic Code. Questa operazione, chiamata 'Scatta e vinci', prevede l’allestimento del punto vendita con tali materiali, la successiva fotografia del negozio così allestito e l’invio della foto alle ditte promotrici. In palio uno scooter Piaggio.

Vendite in crescita per la mela Kanzi spinta sul mercato da VOG e VI.P Kanzi®, la mela club distribuita in Italia e Spagna dai consorzi VOG e VI.P, si affaccia alla seconda metà della stagione forte di volumi di vendite in crescita e una buona domanda da parte del mercato e si prepara a continuare le attività promozionali con promozioni sui punti vendita e una iniziativa speciale dedicata ai consumatori. Dal 2 marzo un concorso web based, organizzato in collaborazione con un importante portale femminile italiano, premia le migliori opere di pasticceria di appassionati di cucina e food blogger in una sfida a base di ricette. Gli autori delle 5 ricette migliori si sfideranno a Milano e il vincitore si aggiudicherà un soggiorno per due persone in Alto Adige. Lo scopo è quello di promuovere Kanzi® come ingrediente per i dolci, esaltando il suo caratteristico gusto aromatico e dolce-acidulo. Accanto a questa iniziativa, continueranno le attività di PR e degustazioni nei punti vendita. Positivo anche il bilancio della prima metà della stagione. “Fino a febbraio le vendite di Kanzi® sono aumentate notevolmente commenta Gerhard Dichgans, direttore del Consorzio VOG - rispetto all’anno scorso si è venduto il 30% in più di questa mela club. Il suo sapore fresco e una polpa succosa e croccante rendono Kanzi® la mela preferita di M a r z o

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La Trentina si affida a Della Casa per un piano di riorganizzazione Il Consorzio la Trentina e SFT insieme hanno incaricato Roberto Della Casa, docente dell’Università di Bologna e direttore generale di Agroter, di studiare un progetto per la riorganizzazione del sistema melicolo dei territori trentini in cui operano i loro associati per rispondere a due macro obiettivi: massimizzare il reddito dell’attività dei frutticoltori rispetto al mercato di riferimento e renderlo sostenibile nel medio periodo. A comunicarlo in una nota è`lo stesso consorzio trentino. “In una struttura di mercato delle mele fortemente organizzata e competitiva come quella attuale – commenta Della Casa – si rende ormai indispensabile la creazione di un grande M a r z o

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polo produttivo e commerciale che possa affrontare in maniera adeguata le sfide dei mercati attraverso la programmazione e il governo della produzione, la razionalizzazione delle attività di

Consorzio di Pachino: nominati i nuovi consiglieri

condizionamento e confezionamento, l’aumento del potere negoziale nei confronti di competitors e clienti e lo sviluppo di nicchie in crescita come il biologico”. Un progetto che rende necessario il coinvolgimento di tutti i coltivatori di mele consorziati affinché "si possa partire con un piano operativo" già dalla raccolta del prossimo autunno.

Si è rinnovato a inizio marzo il consiglio di amministrazione del consorzio Pomodoro di Pachino Igp. L'assemblea generale dei soci ha anche approvato il bilancio consuntivo 2014 ed il budget di previsione 2015. Il resoconto del 2014 è stato più che positivo, come descritto dal presidente uscente, Sebastiano Fortunato, il quale ha sottolineato gli importanti risultati raggiunti dal Consorzio. I consiglieri neoeletti per i prossimi tre anni sono: Sebastiano Agnello, Carmelo Cultrera, Salvatore Dell’Arte, Sebastiano Fortunato, Corrado Petralito e Giuseppe Sipione (categoria produttori); Salvatore Ficili, Massimo Pavan e Angelo Pezzino Di Gernimo (categoria confezionatori).

Kiku punta sull'Asia e sviluppa nuovi prodotti trasformati “Questa stagione é terribile ma Kiku® diverte”. La frase è dell'amministratore delegato Jürgen Braun, soddisfatto del livello di fidelizzazione raggiunto dal marchio. Kiku ha fans in 46 Paesi: ultimo mercato di conquista la Russia servita dal partner serbo Delta. Gli investimenti in promozione sono orientati soprattutto sul punto vendita, ma è stato sviluppato anche un marketing mirato sullo sport. Vanno bene i prodotti trasformati, come il nuovo succo Kiku in confezioni da un litro, la Kiku Granita e le marmellate. Dopo la presenza a Berlino Kiku punta su Asia Fruitlogistica 2015 a Hongkong, focus importante per il gruppo, visto che le vendite in Asia stanno aumentando. Anche l ´Africa é considerato un continente importante da conquistare ulteriormente.

NOTIZIARIO

molti consumatori. Grazie all’eccellente qualità del raccolto siamo in grado di prolungare la stagione per un mese, così da poter fornire le mele ai nostri clienti fino a giugno”. “La stagione procede regolarmente, ottima qualità e richiesta continua dai clienti - conferma Fabio Zanesco, responsabile commerciale di VI.P -. Anche a livello di quotazioni di vendita, Kanzi® dimostra di avere un posizionamento corretto e quindi offrire una buona remunerazione ai produttori. I nostri mercati più importanti restano Italia e Spagna, con Scandinavia e Germania a seguire per la seconda parte della stagione”. Kanzi® è marchio di proprietà dell’organizzazione belga GKE che identifica le mele di categoria prima della varietà Nicoter, un incrocio tra Gala e Braeburn. È coltivata per i mercati italiano e spagnolo dai consorzi VOG e VI.P in Alto Adige, il principale bacino produttivo melicolo europeo.

Fragola: in Europa vanno difese la qualità e l'origine Il 18 febbraio a Huelva (Spagna) il gruppo di contatto formato dalle delegazioni di Italia, Spagna e Francia ha fatto il punto della situazione del mercato della fragola. Questa volta l'Italia, assente all'incontro dell'anno scorso, era al tavolo con una presenza massiccia e Marco Salvi, presidente di Fruit Imprese. A Francesco Nicodemo, coordinatore del Comitato Fragola, organismo costituito al ministero dell'Agrcioltura nell'ambito dell’organismo interprofessionale Ortofrutta Italia, è www.corriereortofrutticolo.it

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Notiziario toccato il compito di tracciare il bilancio del 2014, caratterizzato – come ha spiegato - da qualche zona d'ombra legata all'instabilità meteorologica, agli anticipi produttivi, in particolare dei Paesi del Nord Europa, che hanno alterato il normale equilibrio fra domanda e offerta. “Tuttavia le produzioni di qualità hanno tenuto bene”, ha precisato nell'incontro che si è svolto nella sede di Freshuelva, OP spagnola presieduta da Rafael Dominguez. Il coordinatore Nicodemo ha aggiunto: “La Candonga Fragola Top Quality, per esempio, si è fatta valere sui mercati anche esteri in periodi in cui c'era abbondanza visto l'arrivo delle produzioni interne”. Nicodemo ha poi aggiunto: “In questa fase è importante invogliare i consumi, promuovere la qualità con strategie di comunicazione e marketing da attuare sia con gli altri Paesi che singolarmente”. Federico Nicodemo, dell'ufficio vendite dell'azienda Frutthera srl, filiale commerciale di Asso Fruit Italia Group, ha delineato gli scenari futuri e avanzato proposte: “Mentre si assiste a un calo generalizzato delle superfici coltivate, la Basilicata è in controtendenza positiva. Aumenta il volume delle produzioni in particolare di Candonga Fragola Top Quality, chiaro segno che circola ottimismo”. E, ancora: “I correttivi da introdurre per far sì che il settore tenga bene alle sollecitazioni riguardano i casi di naturalizzazione comunitaria, quindi evitare che prodotti non comunitari abbiano ingresso sui nostri mercati e siano così naturalizzati tanto da apparire europei. Quindi maggiore attenzione nella difesa dell'origine. Fondamentale è poi individuare regole comuni che vadano nel verso di irrigidire le prescrizioni da seguire nella produzione. La fragola è una produzione di qualità e tale rimane se le regole di produzione non vengono ritoccate al ribasso. Occorre scoraggiare i produttori improvvisati che non hanno rag16

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giunto livelli di specializzazione tali da poter assicurare lo standard qualitativo attuale. Favorire infine l'interscambio fra i produttori francesi, italiani e spagnoli ed europei in generale affinché sia sempre più contenuto il ricorso all'impiego di principi attivi nella lotta integrata. Anche in questa direzione auspichiamo regole comuni. Anzi, dal tavolo è emersa la volontà di fare gioco di squadra nelle sedi istituzionali preposte”, ha spiegato Federico Nicodemo. Marco Salvi, Fruitimprese: “Coloro che hanno partecipato al tavolo hanno manifestato le difficoltà che sta attraversando il settore, il mercato non sempre ha dato le risposte positive che ci si aspettava. Per il 2015 l’auspicio è che continui il confronto fra i produttori perché le esigenze sono spesso sovrapponibili. Quando si tratta di valorizzare un prodotto significa sostenere investimenti importanti, quindi al produttore occorre fornire i mezzi necessari per affrontare il percorso. In tutti i Paesi oggi rappresentati (Francia, Spagna e Italia, ndr) si è registrato, salvo eccezioni, un calo delle produzioni, questa situazione non induca nell'errore di vendere a prezzi bassi che non ripaghino gli sforzi dei produttori. Si eviti il ricorso ai prodotti 'civetta' che vanno a banalizzare gli sforzi fatti per ottenere una produzione di qualità. Buona l'idea della fragola europea: si parla tanto di Unione Europea, concetto troppo spesso astratto e limitato al discorso bancario e finanziario; ecco, dimostriamo che se l'Unione e il mercato unico esistono allora cominci ad esserci anche una produzione comune, i produttori devono collaborare nella direzione della qualità. Non possiamo limitarci a promuovere le singole fragole, occorre dare slancio ai consumi di fragole, in questo modo il beneficio sarebbe per tutto il comparto fragolifero europeo”. Pietro Ciardiello, Comitato fragola O.I. e Coop Sole: “La fragolicol-

tura ha raggiunto livelli altissimi, tecniche di produzione molto avanzate che offrono garanzie di qualità e salubrità in particolare al consumatore. Il prodotto oggi è qualitativamente eccellente, il punto è individuare le migliori strategie per trasmettere questi valori ai consumatori, comunicare loro il buon lavoro che stato fino ad oggi svolto. Occorre in sostanza convincere i consumatori a mangiare più fragole, l'altra strada sarebbe quella di ridurre le produzioni, ipotesi quest'ultima che scongiuro perché produrrebbe forti danni in termini di reddito oltre a mortificare i livelli occupazionali. Rispetto all'idea della fragola europea non nascondo di essere molto innamorato della fragola italiana”.

Pesche e nettarine europee: crisi aggravata dal blocco russo Si è riunito il 23 febbraio a Parigi il gruppo di contatto italo-francospagnolo delle pesche e nettarine. Tra i principali punti all’ordine del giorno: il resoconto definitivo sull’andamento della scorsa stagione e l’analisi della campagna 2015. Nonostante sia ancora

prematuro trarre conclusioni puntuali per l’anno in corso, è stato comunemente convenuto che la chiusura del mercato russo - in vigore almeno fino agli inizi del prossimo agosto - influenzerà fortemente gli equilibri di mercato comunitario e, pertanto, è stata ribadita la necessità di prolunM a r z o

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marketing efficace e globale. A coordinare questa prima fase del progetto International è stato chiamato il Consorzio Modì Europa. Il suo presidente, Pier Filippo Tagliani, ha commentato: “Abbiamo potuto mettere a fattor comune esperienze e strategie. Questo passaggio è fondamentale, perchè consente a ogni realtà nazionale di fare tesoro delle competenze dei partner e di personalizzarle sulla base della propria situazione di mercato”. La varietà Civg198, brevettata dal CIV, Consorzio Italiano Vivaisti, frutto naturale dell’incrocio tra le varietà Liberty e Gala, vede concentrare su di sé l’attenzione di un gran numero di player. I dati prospettici sono molto interessanti: nella prossima stagione gli impianti raggiungeranno circa 1.000 ettari a livello globale, di cui l’80% nell’Emisfero Nord. Ma anche nell’Emisfero Sud Modì sta riscuotendo i primi successi: sono stati piantati i primi 70 ettari di frutteti e si attendono sviluppi, grazie all’interesse di nuovi potenziali partner attratti dalla mela “rossa ecologica per natura”, che consentirà di raggiungere un target iniziale di circa 250 ettari ed una produzione varietale stimata di 10 mila tonnellate. Grazie a un approccio coordinato tra produttori e trade, Modì - la pri-

Strategie comuni per far crescere Modì a livello internazionale Un meeting dei partecipanti alla piattaforma Modì® International si è svolto a Berlino durante Fruit Logistica, con la finalità di supportare la crescita della varietà ed estendere il mercato di Modì a tutto il mondo. La piattaforma riunisce tutti i partner di Europa, Turchia, Serbia, Russia, Uruguay, Australia, Stati Uniti, per coordinare le strategie sopranazionali, le tecniche di produzione e fornire al brand un supporto di M a r z o

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ma mela “ecologica” con misurazione Carbon Footprint (CFP) intende posizionarsi nei due emisferi e a vivere un percorso vivace di internazionalizzazione, caratterizzato da un processo coordinato di supply chain che garantisce standard qualitativi elevati lungo tutta la filiera. “So-

stenere un approccio cooperativo e lavorare insieme per migliorare Modì è il nostro scopo per la prossima crescita della mela a livello globale", conferma Marica Soattin (nella foto), direttore generale del CIV.

La disidratata guida la corsa al rialzo della frutta secca

NOTIZIARIO

gare le misure di aiuto per il comparto della frutta a nocciolo. Nel corso dell’incontro si è infatti posto l’accento sulla situazione drammatica in cui versa il settore in tutti e tre i Paesi di origine delle rappresentanze presenti; per questo motivo si è deciso di presentare una richiesta congiunta ai responsabili di governo di Spagna, Francia e Italia oltre che alla Commissione Europea affinché si estendano le misure eccezionali stabilite dall’UE in risposta all’embargo russo. Nella richiesta si insiste soprattutto sul carattere di elevata deperibilità della frutta a nocciolo nonché di forte dipendenza dalle condizioni meteorologiche per lo sviluppo in campo di un prodotto di qualità nel rispetto del calendario commerciale. Circostanze che giustificano una risposta celere da parte della Commissione Europea, considerando che in alcune zone di produzione la stagione commerciale si apre già nel mese di aprile. Per i rappresentanti intervenuti, infine, è importante sottolineare che la crisi del comparto ortofrutticolo è in gran parte conseguente al blocco russo - a sua volta imposto per motivi estranei al settore - e pertanto le istituzioni europee dovrebbero farsi completamente carico degli effetti collaterali.

La frutta secca continua ad andare controcorrente. “Nel settore il comparto con performances migliori è quello della frutta seccadisidratata”, afferma Riccardo Calcagni (nella foto), amministratore delegato di Besana. “Tra il 2013 e il 2014 ha segnato un +14% a valore, che conferma il grosso interesse del consumatore verso questi prodotti, che sono

sempre più conosciuti anche per i loro valori nutrizionali”. Il tutto nonostante l’impennata dei prezzi di alcuni prodotti, dalle mandorle alle noci e, soprattutto, alle nocciole. “Le nocciole sono passate da 7 mila a 16 mila dollari alla tonnellata in un solo anno”. Un aumento vertiginoso dei prezzi dovuto soprattutto alle gelate in Turchia dello scorso anno. Le speculazioni dei produttori e dei commercianti sono state notevoli creando forti pressioni sul mercato. Le ottime performances delle nocciole sta provocando in alcuni areali vocati come il Piemonte una rincorsa alla coltivazione. “In un ettaro di terreno si possono produrre mediamente 2 mila chili di nocciole”, www.corriereortofrutticolo.it

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Notiziario afferma Calcagni. “Se calcoliamo che il prezzo del prodotto può arrivare a 6 euro al chilo si arriva a 12 mila euro di valore ogni ettaro coltivato con costi di gestione tutto sommato abbastanza limitati”. Ma bisogna fare attenzione anche alle possibili conseguenze, come in California, in una delle principali “food valley” d’America, pur in un contesto diverso. Qui è il regno delle mandorle (e non solo). I prezzi rimangono remunerativi, anche questa stagione è stata positiva, ma le enormi distese di piantagioni di mandorle messe a dimora negli ultimi anni (e le grandi quantità d’acqua necessarie per la coltivazione) stanno creando oggi non pochi problemi, anche per la gravissima siccità che il Paese della West Coast sta attraversando negli ultimi tre anni. Il settore ad ogni modo "tira". “La frutta secca e in particolare i prodotti disidratati hanno successo, sono di moda, grazie anche alla ricerca e alla comunicazione legata ai valori salutistici e nutritivi dei prodotti”, spiega Calcagni. “E se ne sta accorgendo anche la Gdo, che vicino alle casse dei supermercati (come hanno fatto Lidl e Aldi) sta progressivamente togliendo le merendine e i dolciumi per inserire la frutta secca e combattere il cibo spazzatura. Sono segnali incoraggianti”. (e.z.)

Grandi speranze per il kiwi Zespri grazie alle varietà resistenti alla PSA Ottime le performances sia del Green che del kiwi a polpa Gialla di Zespri nell'ultimo periodo del 2014. Per quanto attiene il Giallo - che è terminato alla fine di dicembre - le richieste dei clienti sono state superiori alla reale disponibilità del prodotto, nonostante la campagna si sia svolta in modo regolare. Invece lo Zespri Green, prodotto molto conosciuto e apprezzato, dopo una 18

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chiusura regolare del 2014, ha fatto registrare una forte vivacità delle richieste, che si sono poi impennate in febbraio 2015. Questo dato garantisce che la campagna di commercializzazione di Zespri proseguirà con successo anche in marzo e aprile. Il posizionamento del prodotto Zespri Green è simile a quello dell'anno scorso e si prevede che possa rimanere stabile per i prossimi mesi, fino alla congiunzione con

il prodotto Nuova Zelanda. Proprio qui, nella patria di Zespri, è stato superato il periodo nero dovuto alla diffusione della PSA e i produttori possono finalmente godere di elevati volumi grazie all'entrata in piena produzione degli impianti di varietà resistenti alla malattia. Un ottimismo giustificato e diffuso che coinvolge anche i manager di Zespri. In un'intervista al quotidiano locale Herald, Lain Jager (nella foto), amministratore delegato del colosso neozelandese, ha dichiarato che ci si aspetta un raccolto ottimo sia in termini di volumi, sia in termini di qualità che di calibro dei frutti. Circa le quantità, secondo le previsioni i volumi raggiungeranno i 70 milioni di cassette per le varietà verdi e i 30 milioni per quelle oro, anche se la guerra contro la PSA non è ancora vinta del tutto.

Conserve Italia più forte in Germania Accordo con Rewe Prosegue spedito il rafforzamento delle strategie commerciali all’estero del gruppo cooperativo

Conserve Italia che, dopo gli accordi commerciali con Tesco nel Regno Unito e quelli con Nippn in Giappone, ha stretto alleanze in Germania per potenziare le vendite dei suoi brand di punta, Valfrutta e Cirio. “Quello tedesco non è ovviamente un mercato nuovo per le nostre vendite”, spiega Cesare Concilio, direttore commerciale estero del gruppo cooperativo. “Conserve Italia opera da tempo nel sistema distributivo tedesco, dove si è conquistata negli anni una buona quota di mercato come fornitore di prodotti a marca privata. Forti di questa presenza, abbiamo ora deciso di puntare su una penetrazione che fa leva principalmente sul brand Cirio, uno dei marchi più illustri del made in Italy agroalimentare, che nel 2016 festeggerà i suoi 160 anni di storia”. È di questi mesi un contratto di fornitura siglato da Conserve Italia con la catena Rewe, una delle principali insegne distributive tedesche, che ha consentito al gruppo cooperativo bolognese di posizionare a scaffale i prodotti Cirio nei 3.000 punti vendita di Rewe. Oggi il giro di affari di Conserve Italia in Germania ha raggiunto i 30 milioni di euro, “un risultato di tutto rispetto – commenta Concilio - se si considera che si tratta di un segmento molto maturo e di un mercato in cui è ancora molto forte la presenza della private label. Le nostre stime prevedono un trend di crescita del +20% nel giro di un anno”. “La Germania è un Paese in cui la presenza dei discount è storicamente molto radicata e le scelte di acquisto dei consumatori restano fondamentalmente priceoriented”, continua Concilio. “Ciò nonostante, l’appeal del made in Italy e la conoscenza anche del bacino regionale di provenienza è forte: basti pensare che nella categoria dei derivati del pomodoro, il prodotto a marchio più venduto in Germania è Oro di Parma, che guida la classifica da oltre 20 anni”. M a r z o

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LA FIERA DELLE FIERE. L’Italia in primo piano

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Berlino straccia ogni record Fruit Logistica 2015 ha confermato il suo ruolo di fiera di primaria importanza nel settore con la presenza dei più importanti decision maker mondiali nonché con nuovi espositori ed un nuovo record di visitatori professionali. Christian Göke, CEO di Messe Berlin GmbH dichiara: “Oltre alla sua indiscutibile posizione di piattaforma mondiale per il business ortofrutticolo, Fruit Logistica, nell’edizione 2015, ha ulteriormente rinforzato il suo ruolo di leader sul piano delle innovazioni per il commercio ortofrutticolo internazionale“. E gli fa eco Gerald Lamusse, il global brand manager, che in un'intervista esclusiva a FreshProduce Review, ha confermato la dimensione globale raggiunta dalla manifestazione che, per il futuro, dovrà lavorare sulla qualità delle presenze più che sulla quantità, sviluppando sinergie M a r z o

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Oltre 65 mila visitatori provinenti da 135 Paesi. Nella direzione c’è la paura di crescere troppo. Lamusse: “Per il futuro dovremo puntare sulla qualità”

Gerald Lamusse, brand manager di Fruit Logistica

con la fiera gemella di Hong Kong, l'Asia Fruit Logistica che di anno in anno si sta sviluppando.. Dal 4 al 6 febbraio, oltre 65.000 visitatori provenienti da 135 Paesi si sono informati presso i 2.785 espositori giunti a Berlino da oltre 83 Paesi. Gli espositori ed i visitatori hanno vissuto il fitto networking sia con il commercio all’ingrosso che al dettaglio, con i produttori dell’ortofrutta ed i global player dell’import-export. Con “Spotlight“ , Fruit Logistica 2015 - insieme anche ad altri grandi azioni quali l'Innovation Award, premio per prodotti e servizi introdotti nel mercato negli ultimi 12 mesi, nonché il Future www.corriereortofrutticolo.it

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A Berlino c'era l'Italia è mancato il ministro di Lorenzo Frassoldati Da qualche anno i ministri italiani snobbano Berlino e Fruit Logistica. Martina non ha fatto eccezione. Un importante evento legato all’Expo, la scusa ufficiale. Prendiamo atto, però qualche sassolino dalle scarpe dobbiamo togliercelo. Il general manager di Fruit Logistica, Gerald Lamusse, annuncia una edizione monstre della rassegna berlinese: visitatori da oltre 130 nazioni, espositori a quota 2.750 da 83 Paesi. Difficile trovare un evento piu internazionale di questo. In questo marasma globale l’Italia ha un posto privilegiato: anche quest’anno siamo il Paese col piu alto numero di espositori: 497 in tutto, 56 in piu dell’anno scorso. I numeri vanno sempre interpretati. Forse sarebbe meglio la formula: meno espositori, piu presenza organizzata. Meno stand stile bancarella e piu sistema-Paese. Tutti insieme in due o tre padiglioni vicini anziché sparsi a mezz’ora di camminata. Però questo è lo stato dell’arte; prendiamone atto. Amiamo frantumarci, disorganizzarci. Poi questi numeri testimoniano che ancora manca una fiera davvero internazionale dell’ortofrutta italiana, che l’offerta nazionale è ancora carente. Da quest’anno di fiere in Italia ce ne saranno tre: evviva l’abbondanza, la competizione è salutare, il mercato e le imprese faranno le loro scelte. Per non farla lunga, questi numeri dicono in sostanza che il mondo dell’ortofrutta italiana (produttivo, commerciale, tecnologie, logistica) è tutto qui a Berlino e spende importanti risorse per essere su questo palcoscenico internazionale. Grande assente è stato il ministro. Una sua pre-

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senza a Piazza Italia, che adesso si chiama stand Italy - spazio comune a 30 imprese leader organizzato da CSO, FruitImprese, Ice e l’Unione nazionale Ortofrutta Italia - sarebbe stata oltremodo gradita, ma lui non c’era. Allora delle tre l’una: o l’invito non gli è stato recapitato, o i suoi collaboratori non gli hanno spiegato cosa succede a Berlino, o il comparto non ha sufficiente appeal per il responsabile dell’agricoltura nazionale. Ci sembra francamente l’ennesima occasione persa per un ministro che non perde occasione di parlare del made in Italy, dell’Expo, della necessità di spingere sull’export (da 33 a 50 miliardi, ricordate? Lo disse al Vinitaly). Ebbene a Berlino c’era il made in Italy, realta interessate all’Expo, c’era chi di export vive tutti i giorni dell’anno. Allora? Non c’era un sottosegretario da mandare se gli impegni del ministro erano cosi pressanti? Gli operatori dell’ortofrutta lavorano molto, passano le giornate a vendere e comprare, al telefonino e al computer, investono anche quando il business è incerto, come di questi tempi. Non nutrono grande stima o fiducia nella politica; non passano le loro giornate nell’anticamera dei ministri; sul fronte della rappresentanza non sono molto organizzati e hanno molto da farsi perdonare anche sul fronte della comunicazione dei valori reali dei prodotti che vendono. Però sono la seconda voce del nostro export e rappresentano un’economia solida, magari meno glamour del vino, ma pur sempre pilastro del made in Italy e delle produzioni mediterranee. Non meritano di essere considerati figli di un dio minore. direttore Corriere Ortofrutticolo

Lab, laboratorio che presenta i progetti che arricchiranno nei prossimi 2/5 anni l’intera catena del settore ortofrutticolo con importanti innovazioni - ha creato un ulteriore importante format che sottolinea la sua posizione quale piattaforma privilegiata per le innovazioni . Spotlight, esclusiva panoramica di novità, ha offerto agli espositori del Salone la possibilità di presentare, sotto veri e propri riflettori, i propri recenti o già sviluppati prodotti e servizi. In occasione della sua prima edizione Spotlight ha presentato 34 prèmiere mondiali e ben 9 europee. Il vincitore del premio Innovation Award Fruit Logistica è stata la società Aviv Flowers Packing House Ltd di Israele con Aurora Seedless Papaya, una piccola, varietà di papaya senza semi. L’eccellenza di questo frutto è dunque l’assenza di semi e la capacità di diffondere un delicato e piacevole profumo con una polpa compatta e gustosa. Una volta tagliato, questo frutto conserva durante molto tempo un'eccellente consistenza. L’Aurora Papaya è stata ottenuta da una selezione ed incroci naturali tra diverse specie di papaya. Il peso del frutto si aggira tra i 200 gr ed 1 kg. In seconda posizione, gli operatori professionali hanno votato la specie di pomodori ciliegini gialli Lemoncherry. Un pomodoro ciliegia giallo con un gusto zuccherino ed un pronunciato aroma di limone. Il produttore si chiama BelOrta, una cooperativa di produttori del Belgio. Il terzo livello del podio è stato conferito dalla società Bakker Barendrecht B.V., Paesi Bassi con il prodotto DIY fresh packs, pacchetti misti di frutta e verdura con ingredienti aggiunti e ricette per specifici piatti, un aiuto al consumatore per prepararsi un pasto, una zuppa od un contorno per quattro persone con prodotti freschi. Per sottolineare la grande importanza delle soluzioni tecnologiche per il commercio dell’ortofrutta, Fruit Logistica 2015 ha per la priM a r z o

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PRIMO PIANO

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Vertice IKO a Berlino Il kiwi in buona salute A Fruit Logistica 2015, nello stand Italy, si è tenuto anche quest'anno, l'incontro IKO (International Kiwifruit Organization) per fare il punto sulla campagna in corso e sulle prospettive future. Hanno partecipato alla riunione i rappresentanti di Italia, Spagna, Francia, Grecia, Portogallo, Cile e Nuova Zelanda. La campagna 2014/2015 è stata contraddistinta da una produzione, a livello europeo, pari a 646 mila tonnellate, il 6% in più rispetto all'anno precedente, considerato un'annata caratterizzata da basse produzioni. La stagione commerciale, partita su ottimi livelli grazie alla minore presenza di prodotto proveniente dall'Emisfero Sud, è stata successivamente influenzata sui mercati europei dall'embargo russo che ha finito per inasprire la concorrenza fra i diversi Paesi produttori sugli stessi mercati di destinazione, primo fra tutti la

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ma volta creato un forum esclusivo per il settore macchine, tecnologie e imballaggio. I più importanti obiettivi degli espositori che hanno partecipato a Fruit Logistica 2015 - stando al sondaggio realizzato dagli organizzatori - sono stati il rafforzamento dell’immagine della società, l’acquisizione di nuovi clienti e la cura delle relazioni con i clienti già acquisiti. Il 90% degli espositori ha valutato in modo estremamente positivo i risultati della propria presenza al salone. Benché la conclusione di ordini non era il primo obiettivo della partecipazione, il 45,3 % degli espositori ha dichiarato di aver concretizzato ordini signifivativi durante il Salone. Il 90% degli espositori, inoltre, si aspetta un risultato post fiera positivo. La percentuale di visitatori provenienti dall’estero è nuovamente cresciuta attestandosi sull’84%. I visitatori internazionali provenivano dall’Europa (75,6%), America (9,8%), Africa (3,2%) e Oceania (1,1% ). L’obiettivo dei visitatori a Fruit Logistica è stato principalmente quello di allacciare nuovi contatti, trovare nuovi fornitori, informarsi sulle novità del settore e della sua offerta nonché l’osservazione del mercato e della concorrenza. Il focus dei loro interessi si è concentrato sulla frutta e verdura fresca, nonché sugli imballaggi e le macchine. I gruppi più importanti dei visitatori professionali erano i rappresentanti del commercio all’ingrosso ed al dettaglio, gli importatori-esportatori ed i produttori ortofrutticoli. La qualità degli operatori professionali in termine di potere decisionale è rimasta costante su livelli elevati: il 75% dei visitatori occupa una posizione decisionale in seno alla propria società. Fruit Logistica 2015 ha visto confermata la partnership tra Messe Berlin GmbH e Fruchthandel Magazin, il settimanale di Düsseldorf che aveva suggerito l'idea della manifestazione alla società fieristica di Berlino. L’edizione 2016 si terrà dal 3 al 5 febbraio.

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Grecia che, quest'anno, grazie anche al buon livello di offerta, ha fatto sentire particolarmente la propria presenza su molti mercati. Per quanto riguarda le produzioni previste dall'Emisfero sud, il Cile anche per il 2015 non prevede una produzione elevata: la stima della produzione si attesta sulle 170 mila tonnellate, nettamente inferiore al potenziale del Paese, che supera largamente le 200 mila. In crescita la produzione neozelandese di kiwi giallo rispetto all'anno precedente, in calo la produzione di Hayward. A chiusura dell'incontro di Berlino si è fissato l'appuntamento autunnale per fare il punto sulla campagna e presentare le previsioni di produzione dell'Emisfero Nord per il 2015-16 , concordando indicativamente la data di 'fine settembre' e candidando per la prima volta la Grecia come Paese ospitante.

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Sulla scia di Berlino cresce Fruit Innovation Bilancio positivo per la trasferta berlinese di Fruit Innovation, la nuova fiera internazionale dell'ortofrutta in calendario a Milano dal 20 al 22 maggio prossimi. Le iniziative promosse in occasione di Fruit Logistica hanno segnato il battesimo della presidenza di Francesco Pugliese (nella foto). Il presidente di ADM e amministratore delegato di Conad è statto presente all'evento di presentazione di Fruit Innovation all'Ambasciata d'Italia a Berlino, la sera del 4 febbraio, e alla cabina di regia di Fruit Innovation svoltasi nel pomeriggio. Ai due appuntamenti ha partecipato anche Luca Bianchi, capo del Dipartimento delle Politiche competitive, della qualità agroalimentare, ippiche e della pesca del Ministero delle Politiche Agricole. Pugliese ha espresso con chiarezza i motivi della scelta di Milano come sede della nuova fiera internazionale dell'ortofrutta, dichiarando l'allineamento su Milano di ADM e dei suoi partners e manifestando preoccupazione per le logiche localistiche che danneggiano l'ortofrutta italiana e la sua immagine. "Fruit Innovation - ha detto Pugliese - è un progetto che guarda non solo a una fiera che durerà tre giorni ma anche ad un impegno che si prolungherà per tutto l'anno, attraverso gli orientamenti e le indicazioni che verranno alla filiera dell'ortofrutta dalla nostra cabina di regia che vede la presenza della produzione, del commercio e della distribuzione ai livelli più alti. Intendiamo dare un segnale, mettere in campo cambiamenti che premino gli anelli della filiera a partire dalla produzione, soluzioni che favoriscano accordi in tema di aggregazione e abbattimento dei costi. Innovazione è una pawww.corriereortofrutticolo.it

Francesco Pugliese: “Un progetto che punta al futuro”

rola da riempire di contenuti. Fruit Innovation nasce da questa progettualità oltre che dalla necessità di dare all'Italia un'unica ribalta fieristica di alto livello, nell'anno in cui il mondo guarda a Expo 2015". Luca Bianchi ha riassunto le linee guida del Ministero in tema di ortofrutta, affermando che Fruit Innovation si colloca in un percorso condivisibile e ha le carte in regola per diventare il "contenitore più adatto" a un grande dibattito nazionale all'insegna di regole e innovazione, come richiede il mercato. Sono stati oltre 300 i rappresentanti del mondo ortofrutticolo italiano e internazionale presenti in Ambasciata d'Italia per l'evento organizzato da Fruit Innovation in collaborazione con Confagricoltura e la Camera di Commercio Italiana per la Germania. Dopo il saluto dell'ambasciatore d'Italia a Berlino, Pietro Benassi, sono intervenuti, oltre a Pugliese e Bianchi, l'amministratore delegato di Fiera Milano, Enrico Pazzali, la presidente del Comitato Scientifico di Expo 2015, Claudia Sorlini e Nicola Cilento, membro di giunta di Confagricoltura. Pazzali ha rimarcato il profilo in-

ternazionale di Fiera Milano, uno dei primi organizzatori di fiere al mondo, e la ferma volontà di fare di Fruit Innovation un evento di successo, valorizzando al massimo le logiche di crescita economica di una filiera tra le più rappresentative del nostro Paese in termini produttivi e di export. Claudia Sorlini ha evidenziato la vicinanza dei temi essenziali di Expo 2015 con il concetto di innovazione in un settore che deve esprimere salute, benessere fisico e sicurezza ambientale come l'ortofrutta, per cui alla vicinanza fisica (solo 400 metri separeranno i padiglioni di Fiera Milano da quelli di Expo) Fruit Innovation ha con Expo forte affinità culturale. Un buon auspicio per la rassegna e le aziende espositrici, il cui successo commerciale non può prescindere dalla qualità e dalla salubrità dei prodotti. Ha chiuso gli interventi in Ambasciata il presidente della Camera di Commercio italiana per la Germania, Emanuele Gatti, che ha fatto i migliori auguri a Fruit Innovation. In sede di cabina di regia, l'ad di Ipack-Ima Guido Corbella ha pienamente accolto l'invito del presidente Pugliese di sostenere un'azione costante a favore del settore, affrontandone, nel corso dell'anno, i temi essenziali e suggerendo soluzioni. In cabina di regia ha fatto il suo debutto a Berlino Valentino Di Pisa in rappresentanza di Fedagromercati. Fruit Logistica ha offerto allo staff di Fruit Innovation l'occasione per una forte azione promozionale a livello internazionale e italiano. Erano presenti a Berlino 497 aziende italiane e ciò si spiega con il fatto che il mercato tedesco è il principale destinatario dell’esportazione italiana di prodotti ortofrutticoli (con una quota, nei primi dieci mesi del 2014, pari al 26%) ma anche con l'assenza in Italia, fino ad oggi, di una fiera di settore internazionale. Fruit Innovation è nata per colmare questa lacuna. M a r z o

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PROTAGONISTI

BRUNO FRANCESCON. L’uomo con il melone nel DNA

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Dalla terra del Po all’Africa Emanuele Zanini Il mondo del melone è nel suo dna. In quell’ambiente c'è nato e cresciuto. Lì è maturato e si è specializzato vincendo sfide che gli hanno permesso di diventare il leader incontrastato nel settore. Bruno Francescon, 40 anni, oggi guida l’omonima azienda di famiglia che, grazie anche alla sua conduzione ambiziosa ma nello stesso tempo equilibrata, nel corso degli anni è stata in grado di diventare il primo gruppo in Italia nel comparto melone. In pochi anni l'OP Francescon, l’organizzazione di produttori che ha a Rodigo (Mantova) il proprio quartier generale, ha saputo dare al melone italiano un nuovo slancio. Bruno Francescon assieme ai suoi familiari ha investito sulla produzione, ha puntato su nuovi canali commerciali e sulM a r z o

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In pochi anni l’OP Francescon ha saputo dare al melone italiano un nuovo slancio. Per farlo ha scommesso anche sul Senegal ottenendo in pochi anni risultati incoraggianti

Un’immagine dalla tenuta dei Francescon in Senegal. Sopra Bruno Francescon con il giornalista-gourmet Edoardo Raspelli www.corriereortofrutticolo.it

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PROTAGONISTI

Copertina CHI È

OP FRANCESCON La famiglia Francescon produce meloni dal 1968 quando Carlo Francescon, tornato dal servizio militare, oltre all’allevamento di vacche da latte, all'epoca prima attività di famiglia, inizia a coltivare un paio di ettari di meloni. Alla fine degli anni Ottanta viene completamente abbandonato il settore zootecnico e la piccola azienda di famiglia con 2030 ettari si concentra principalmente sul melone e altre orticole. Negli anni successivi, grazie all’ingresso di quattro giovani in azienda e le prime collaborazioni con la grande distribuzione organizzata, si intraprende un trend di crescita a due cifre che proseguirà per 30 anni consecutivi. Nel febbraio del 2005 un gruppo di otto aziende agricole legate alla famiglia Francescon dal punto di vista commerciale, tutte specializzate nella coltivazione di melone, fondano la Organizzazione Produttori Francescon. Nel 2006, primo anno di lavoro della neonata OP, vengono commercializzate circa 4.500 tonnellate di meloni con un fatturato di poco più di 4 milioni di euro. Da allora la strada percorsa è molta: nel 2014 infatti il giro d'affari ha raggiunto i 31 milioni di euro. Negli anni sono aumentati i soci conferitori che oggi sono poco meno di 30, dislocati tra Mantova, Piacenza e la Sicilia. L'OP controlla circa 1.200 ettari a melone sul territorio nazionale. In provincia di Mantova il 50% del melone prodotto è dei soci della OP Francescon. Oggi l'organizzazione di produttori mantovana ha 250 collaboratori diretti che si occupano delle lavorazioni del prodotto a magazzino, del vivaio, della coltivazione e raccolta in campagna nelle aziende agricole del Mantovano, in modo da impegnare il personale già nei primi mesi dell’anno e non solo nei mesi estivi. I programmi per il 2015 sono di superare le 35 mila tonnellate di melone e di esportarne 12 mila. Ad oggi l'export di Francescon è circoscritto all’Europa per limiti di durata e tenuta del prodotto anche se si sta lavorando per migliorare le tecniche di conservazione e spingersi fuori dal 'vecchio continente'. Lo sviluppo commerciale del Melone Mantovano IGP è di sicuro un dei grandi obiettivi che il gruppo si è posto di raggiungere nei prossimi anni visto che è di gran lunga il polo produttivo di melone più importante d’Italia per il prodotto estivo. Visto che l'OP controlla metà della produzione locale, per Bruno Francescon questo è un obiettivo raggiungibile già nei prossimi cinque anni. Alcune aziende della gdo italiana ed estera hanno sposato in co-marketing il marchio Melone Mantovano IGP con la loro linea di alta qualità, anche se il lavoro sul prodotto certificato è ancora da fare. l’export, ha spinto sull’innovazione al contempo allungando il calendario di raccolta. Per farlo ha scommesso anche sull’Africa, una nuova frontiera che dopo solo una manciata d’anni sta già dando segnali più che incoraggianti. Mentre sul futuro del comparto, ancora troppo frammentato, per l’imprenditore mantovano non ci sono dubbi: resteranno solo i più forti, i più organizzati. Ecco la sua storia e i suoi progetti per rilanciare il melone italiano.

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Francescon l’africano. Come nasce l’idea del Senegal a un figlio della Pianura Padana, mantovana per l’esattezza? Premetto una cosa: in famiglia non abbiamo lo spirito avventuriero, non ci piacciono le sconfitte, i dietrofront. Ci piace fare il passo quando siamo sicuri dove poggiare il piede. Voglio dire che tre anni fa, quando abbiamo iniziato a produrre melone in Africa, l’abbiamo fatto con molta tranquillità e sicurezza. Sapevamo quello che facevamo.

Come e perché siete partiti? Come tante volte succede, tutto è iniziato quasi per caso: da anni commercializzavamo in febbraio, marzo e aprile melone marocchino, o più correttamente melone del Sahara occidentale, di una nota azienda francese. Ma lo stavamo facendo con poche soddisfazioni. Cercavamo una valida alternativa. Siamo entrati in contatto con un’azienda spagnola che produceva meloni in Senegal per il mercato iberico e che cercava un partner per sviluppare nuovi business. Da qui è iniziato tutto. La fortuna di essere al posto giusto nel momento giusto. Così a Thiès, a quaranta chilometri da Dakar, abbiamo preso in gestione un’intera azienda agricola di 156 ettari, con le coltivazioni seguite dai nostri tecnici e su cui venivano applicati i nostri capitolati. Come si integra l’esperienza africana con le normali attività della OP Francescon? Quando ho iniziato a lavorare in azienda avevamo prodotto da vendere solo nei tre mesi estivi, adesso, come disponibilità, siamo vicino ai nove mesi. Quindi da un lato questo prolungamento della stagione aiuta l’azienda a fare business in mesi che fino a pochi anni fa per noi erano morti, dall’altro riusciamo a gestire meglio il personale aziendale. Non per ultimo diamo un servizio ai nostri clienti molto più a lungo rispetto a tutti i nostri concorrenti. Quella del Senegal è un’idea di business o di solidarietà? O entrambe le cose? Prima è venuto il business ma a ruota è venuta la solidarietà. I senegalesi sono proprio delle belle persone, un popolo tranquillo, politicamente stabile. Ma sono veramente molto poveri, gli manca tutto. Nel 2013 in un mese abbiamo messo in piedi un progetto solidale assieme a Coop Italia, ideato per costruire un centro medico nel villaggio da dove proM a r z o

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vengono quasi tutti i nostri collaboratori. I lavori sono a buon punto e contiamo di inaugurare la struttura a breve. Spero di continuare a produrre e vendere frutta di questo Paese per mettere in piedi uno dopo l’altro piccoli ma concreti e utili progetti solidali per questa gente. L’Africa: un rischio o un’opportunità? Prevedete nuovi sviluppi produttivi? È di certo un'opportunità che vogliamo sfruttare. L'intenzione è quella di ampliare la produzione senegalese. Cresceremo in funzione dell'andamento della domanda. Problemi di spazi non ce ne sono. Fuori dal nostro areale produttivo ci sono migliaia di ettari incolti pronti per essere acquisiti e coltivati. Non ci poniamo limiti. Nel frattempo le risposte dal mercato sono molto positive. Stiamo creando un mercato che non esisteva prima. Come è partita la campagna 2015 del melone prodotto in Senegal? Siamo partiti con il piede giusto. Il prodotto è di ottima qualità con un grado brix tra i 14 e i 15 punti. Dopo la prima settimana di commercializzazione, a febbraio, in cui si sono registrate vendite un po' lente a causa del maltempo M a r z o

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In alto, foto di gruppo con Bruno Francescon in Senegal con i suoi collaboratori italiani e africani. Sotto, le serre senegalesi

che non ha incentivato i consumi, a inizio marzo la situazione è migliorata. C'è fiducia. Parliamo un po’ della Francescon “italiana”. Dopo il 2014, la peggior campagna degli ultimi anni, come vedete il futuro del melone? La destagionalizzazione dei consumi a che punto è? Il lavoro che stiamo facendo è quello di ristabilire una fiducia verso i clienti per abituarli progressivamente a consumare melone fuori stagione. Si tratta di un lavoro difficile perché per anni sul mercato è stato disponibile solo melone di bassa qualità e a basso costo. Questa situazione ha distrutto quel po’ di consumo che c’era. Come si esce da campagne disastrose come quella del 2014?

La scorsa stagione dal punto di vista produttivo è stata la più difficile di sempre. Con 450 millimetri di pioggia in luglio e agosto nel Mantovano è stato impossibile tener curate a dovere le coltivazioni. Come se non bastasse la grandine che si è abbattuta a metà luglio ci ha distrutto quasi completamente il 50% delle coltivazioni. Per fortuna quel poco prodotto disponibile si è sempre venduto a prezzi discreti. Che previsioni fate sui consumi 2015? E le prospettive di export? Ovviamente speriamo che, come per chiunque produce e vende frutta estiva, non venga mai più un’estate come quella del 2014. Quindi abbiamo grandi aspettative per questa stagione. A differenza dell'anno scorso quest'anno ci sono buone premesse. Nel www.corriereortofrutticolo.it

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PROTAGONISTI

Copertina CHI È

BRUNO FRANCESCON Classe 1975, Bruno Francescon è sposato da 10 anni con Paola, da cui ha avuto tre figli di nove e sei anni mentre la terzogenita è nata nell’estate 2014. Dopo il diploma in agraria, l'imprenditore mantovano ha iniziato a lavorare nell'azienda agricola di famiglia con il padre, lo zio e il nonno. All'epoca, a metà degli anni Novanta, l'impresa di Rodigo aveva 15 collaboratori, molti dei quali pensionati o studenti che facevano piccoli lavori durante il periodo estivo, che aiutavano nella coltivazione su circa 20 ettari: meloni ma anche altre orticole come verze, cavolfiori, finocchio e angurie. Negli anni successivi l’azienda ha proseguito nel suo piccolo trend di crescita che aveva già da anni. Nell'azienda agricola entrano nuovi giovani come il fratello di Bruno, Daniele, e i cugini Mauro e Andrea. Fino agli inizi del Duemila l’unico sbocco commerciale sono stati i Mercati Generali. Successivamente gli orizzonti si espandono grazie anche alle quattro new entry che lavorano nell'impresa di famiglia con entusiasmo e tanta voglia di crescere. Quindi si iniziano a definire i ruoli in maniera più precisa con Bruno che incomincia a seguire principalmente le vendite con sempre crescente attenzione verso la gdo italiana. Nei dieci anni successivi sono stati allacciati rapporti con le principali catene nazionali e numerosi retailer del Nord Europa.

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2014 l'anticipo produttivo di due settimane della Sicilia ha creato una sovrapposizione tra i diversi areali. Quest'anno invece il melone siciliano arriverà probabilmente in ritardo, tra fine aprile e inizio maggio. Abbiamo davanti due mesi tranquilli. Per quanto riguarda l’export, con 10 mila tonnellate di melone esportate ogni anno siamo il primo esportatore di melone d’Italia. Oltre a noi solo un paio di aziende italiane inviano il proprio prodotto all’estero con quantità e continuità. Questo è uno dei motivi per cui tanti gruppi distributivi del Nord Europa non mettono nel loro assortimento il melone italiano. Siamo esclusi in partenza. Non entriamo in gioco. Ci sono troppo poche aziende italiane in grado di fare export quindi la gdo europea preferisce acquistare melone in Spagna. Qual è quindi il segreto del succes-

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L’Interprofessione nel settore melone sta muovendo i primi passi. A differenza di altri comparti, qui i player importanti sono pochi... quali obiettivi vi prefiggete? In merito all’Interprofessione in effetti siamo partiti da poco ma abbiamo già le idee molto chiare. L'organismo è formato da un gruppo di persone operative, che non ha tempo da perdere e che quindi vuole ottenere dei risultati velocemente. L’obiettivo comune è guadagnare la fiducia dei consumatori. Per farlo stiamo lavorando per tentare di mettere in campo regole chiare e semplici.

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Fare squadra nell’ortofrutta è sempre un’impresa difficile: nascerà un sistema melone all’insegna del made in Italy? Il mondo del melone in Italia è estremamente frammentato. Noi come gruppo siamo di gran lunga leader in Italia sul melone ma con una quota di mercato di appena il 5%. Da anni è in corso una selezione che purtroppo ha portato o porterà alla chiusura di molte aziende produttrici di meloni. Parlo di aziende che per ge-

nerazioni hanno prodotto il loro melone, se lo sono confezionato e portato al mercato. Bravissimi produttori, con terreni vocati alla coltivazione del prodotto, che però non si sono adeguati all’evoluzione del mercato. Hanno vissuto per anni sugli allori degli anni Ottanta. Quindi nel breve periodo vedo difficile poter fare dei ragionamenti per creare concretamente un “sistema melone Italia”. Ci sono troppe “teste” da mettere d’accordo.

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so del vostro gruppo? È la famiglia. Fondamentale è stata anche la suddivisione dei ruoli in azienda, l'affiatamento e la passione che ci accomuna da sempre e ci permette di superare le difficoltà, di essere in grado di affrontare nuove sfide e pure di vincerle.

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La svolta della pera italiana ha un nome: Luca Granata Il 10 marzo il consiglio di amministrazione del Consorzio Melinda ha preso atto delle dimissioni di Luca Granata da direttore generale. Si è sciolto così, in un lampo, un rapporto di lavoro che durava da 13 anni e che aveva visto Granata protagonista della crescita in Italia e all’estero del marchio Melinda. Granata, 55 anni, rodigino, dirigeva infatti il gruppo trentino dal 2002 dopo un’altra lunga esperienza alla Dupont, dove aveva avuto incarichi diversi ed era cresciuto professionalmente. Aveva mano ferma e decisa, è stato in Melinda un manager navigato che nello stesso tempo non ha mai smesso di essere creativo. In casa Melinda, le dimissioni hanno suscitato reazioni diverse. “Ha trovato un’opportunità interessante e l’ha colta al volo – ha dichiarato al Corriere Ortofrutticolo un manager del gruppo trentino -. Da noi queste cose non capitano spesso ma in generale quello dei dirigenti è un mondo sempre in movimento. Luca Granata non era un trentino come il 99% di noi che siamo gente che nasce, lavora e muore qui”. “Evidentemente - gli fa eco un altro dipendente di Melinda – ha sentito il bisogno di nuovo ossigeno e di mettersi ancora una volta alla prova”. Da fonti interne al Consorzio si ha la conferma che il rapporto di lavoro che lega il direttore generale al gruppo si scioglierà il 30 aprile prossimo, salvo ferie arretrate da recuperare. “Si tratta di una scelta comprensibile – ci ha detto Michele Odorizzi, presidente di Melinda -. Qui stava bene e noi eravamo soddisfatti del suo lavoro, ma non ha mai nascosto che gli sarebbe piaciuto sviluppare un altro progetM a r z o

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Improvvise dimissioni del direttore generale di Melinda che “sposa” il progetto di Apo Conerpo e passa al comando di una Newco

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Luca Granata, a destra durante la premiazione dello scorso gennaio come “Protagonista dell’ortofrutta”. Sotto Marco Salvi e Simone Spreafico

to, per trasferire la propria esperienza e i risultati che ha ottenuto in Melinda in un’altra realtà. Ha preso al volo una bella opportunità. Lascia un ricordo bellissimo dopo 13 anni di lavoro e successi in questo gruppo per cui ha fatto tanto grazie alla sua professionalità, al suo carisma ed esu-

beranza. Nel gruppo rimarrà un vuoto ma anche un ricordo bellissimo”. È ancora da definire invece il futuro organizzativo di Melinda. Chi succederà a Granata nella direzione del consorzio trentino? “Stiamo valutando e ragionando su una possibile transizione inwww.corriereortofrutticolo.it

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Un uomo di pianura dalle valli delle mele del Trentino al nuovo polo delle pere di Apo Conerpo di Lorenzo Frassoldati Il modello Melinda per rilanciare la pera emiliana? La grinta e l’indubbio carisma di Luca Granata per mettere ordine e riuscire a fare squadra in un mondo cooperativo dove, pur sotto lo stesso tetto, ognuno è andato un po’ per la sua strada? Un nuovo marchio e una nuova aggregazione per ridare slancio (e redditività) alla regina delle pere, l’Abate, uscita malconcia dalle ultime campagne? Tanti gli interrogativi alla notizia delle dimissioni del manager rodigino dal consorzio di Cles dove era entrato nel 2002 con un contratto a tempo della durata di tre anni e che in 13 anni è diventato un paradigma, il modello Melinda, esperienza pionieristica e aggregativa unica e forse irripetibile, esempio virtuoso di cosa si deve fare nel mondo dell’ortofrutta per avere successo, per remunerare il lavoro dei produttori, per valorizzare il territorio, per soddisfare il consumatore. Granata il gusto della sfida lo ha sempre avuto, lui uomo della pianura chiamato tra le valli trentine per valorizzare le mele della Val di Non “uniche al mondo come i diamanti della De Beers”, diceva. Consapevole però che la qualità, l’unicità, l’eccellenza non bastano. “Se a questo prodotto si aggiungono strategie commerciali e di marketing assimilabili a quelle di altre aziende che operano su mercati complessi, ne esce un mix difficilmente battibile”. E così è stato, attraverso un percorso di aggregazione delle cooperative di base e di grandi investimenti in due piani industriali (totale 180 milioni dal 2002 ad oggi) che hanno re-industrializzato e razionalizzato tutta la lavorazione prodotto e lo stoccaggio delle strutture delle 16 cooperative consorziate con soluzioni tecnologiche d’avanguardia. Il tutto affiancato da una massiccia campagna di investimenti nel marketing e nella comunicazione che hanno fatto di Melinda forse il terna al gruppo. Poi si vedrà”, precisa Odorizzi. Una prima riflessione in merito è avvenuta in un cda riunitosi il 16 marzo. Le dichiarazioni a caldo di Odorizzi, così come l’assenza di una comunicazione ufficiale da parte del Gruppo, fa pensare a un certo minimo imbarazzo, come se le dimissioni siano giunte all’improvviso o comunque che non siano state preparate o gestite per tempo. Un altro Granata, per Melin30

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brand più conosciuto della frutta italiana. Ora tutto questo bagaglio di esperienze si trasferisce in Emilia, forse a Bologna, nella sede del gruppo Apo Conerpo, la nuova ‘casa’ di Granata. L’operazione vede la nascita di una newco, un nuovo polo cooperativo delle pere dove dovrebbero confluire tutte le imprese del mondo bianco di Confcooperative, da Fruit Modena Group a Patfrut, Naturitalia, etc. Una aggregazione da 1,2-1,3 milioni di quintali di pere di cui Granata sarà il dominus, con un unico ufficio commerciale e la messa in cantiere di un marchio da lanciare attraverso azioni di marketing e comunicazione. Una offerta innovativa con l’obiettivo di incrementare il valore aggiunto per i produttori (per evitare quello che sta succedendo per le pesche, cioè il progressivo abbandono della produzione) rilanciando i consumi in Italia e sui mercati esteri, dove oggi soffriamo la maggiore intraprendenza e organizzazione di olandesi e belgi con la loro Conference. L’aggregazione si propone ‘aperta’ ad adesioni anche al mondo al di fuori di Confcooperative. E qui si pone il problema dei rapporti con l’altro consorzio della pera italiana di qualità riunito sotto il marchio PeraItalia. Alcuni dei soci del consorzio guidato da Luciano Torreggiani forse confluiranno nella newco di Granata, ma bisognerà vedere cosa faranno grandi protagonisti del settore come Salvi, Spreafico, Zani, Opera, in grado oggi di garantire comunque a PeraItalia una base produttiva di più di mezzo milione di quintali di prodotto. Senza tenere conto che PeraItalia è già operativa, avendo messo in cantiere una serie di iniziative innovative legate all’immagine, al packaging e alla penetrazione sui mercati esteri. In prospettiva al momento si delineano due grandi poli, con due marchi, per rilanciare e valorizzare la pera italiana di qualità. Poi chi vivrà vedrà. direttore Corriere Ortofrutticolo

da, non è certo dietro l’angolo. E' invece tracciata la nuova rotta di Granata: gruppo Apo Conerpo, responsabilità di vertice in una nuova società chiamata a fare da polo per la commercializzazione delle pere, all'interno del gruppo prima ma per tappe destinata, nelle intenzioni, ad aggregare il settore. Dalle mele alle pere: da un gioiello come Melinda a una nuova creatura da accudire e lanciare nel mondo, altrettanto pre-

ziosa. Una bella sfida. Per Marco Salvi, presidente di FruitImprese e direttore generale di Salvi-Unacoa, la nascita di un nuovo polo operativo delle pere creato da Apo Conerpo e coordinato grazie all’arrivo dal Trentino del direttore dimissionario di Melinda Luca Granata, “per il settore sarebbe una grande opportunità per crescere". "È un segnale chiaro che c’è la voglia di valorizzare un prodotto, M a r z o

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parto delle pere”. Un altro player come Simone Spreafico ha dichiarato: “L’arrivo di un manager come Luca Granata può portare benefici molto importanti a un settore nel quale c’è bisogno di aggregazione, organizzazione, sviluppo”. Dalla sua tribuna privilegiata (ne è il proprietario), ItaliaFruitNwes, Roberto Della Casa ha fatto sentire la sua voce con un editoriale. Tra l'altro ha dichiarato: "Sono quindici anni che scrivo che per l'organizzazione della commercializzazione non vi sono differenze fra le pere dell'Emilia Romagna e le mele della Valle di Non; anzi, mentre mele Golden di qualità si realizzano anche in altre vallate alpine, per cui vi è competizione fra areali produttivi, le pere Abate dell'Emisfero Nord sono quasi tutte concentrate in un pugno di province dell'Emilia Romagna, per cui la concorrenza è quasi tutta interna. Mi è bastato coordinare la nascita del Consorzio di Gestione di Melinda nel 2001 per capirlo; allora era un progetto futuristico che solo un gruppo "visionario" di Dirigenti e Amministratori nonesi poteva immaginare, per di più accettando di farlo progettare e gestire da due "forestieri" come il sottoscritto e Luca Granata, che le mele erano più abituati a mangiarle che a coltivarle e venderle. Oggi è citato a modello da tutti anche se pochi lo conoscono realmente". L'attesa per la nuova 'avventura' di Granata nella filiera ortofrutticola italiana è grande. (a.f.)

Il futuro: visual merchandising Il futuro della frutta passa per il "visual merchandising": una serie di misure, da mettere in pratica sul punto vendita, che siano in grado di generare emozioni positive e stimolare di conseguenza l'acquisto. A discuterne allo stand "Italy" a Fruit Logistica sono stati Paolo Bruni, presidente del CSO, Hans-Jürgen Kirsch, Fresh Produce Category Director della insegna tedesca Globus, Cristina Ravazzi, esperta di visual merchandising e Alessandra Ravaioli, responsabile comunicazione di CSO. "Ritengo che il visual merchandising – ha dichiarato Hans-Jürgen Kirsch – sia un vero e proprio "must" per il comparto dell'ortofrutta. Le componenti emozionali e le informazioni sul prodotto rappresentano un valore aggiunto per il cliente e contribuiscono di conseguenza ad aumentare le probabilità di acquisto. Attraverso il visual merchandising è possibile stimolare il desiderio di acquisto dei consumatori. Una grande attenzione – ha concluso Kirsch – è inoltre da porre sulla provenienza di ogni prodotto. Occorre condurre ogni referenza fuori dall'anonimato, darle un volto, un certificato. In questo senso la tipicità può diventare un sigillo di qualità e di garanzia, aumentando la fiducia del cliente".

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la pera, di cui l’Italia è il primo produttore europeo, ma sul quale c’è ancora tanto da lavorare", afferma Salvi. "Ben venga quindi un progetto forte che faccia da traino a ulteriori aggregazioni e che spinga ad una maggiore concentrazione di prodotto. L’intenzione è quella di arrivare compatti ai mercati finali evitando dispersioni di energie, sterili concorrenze interne e un rischio di conseguenti abbassamenti di prezzo del prodotto”. L’imprenditore ferrarese non crede che il piano di Apo Conerpo, che dovrebbe rimanere aperto a tutti i produttori emiliano-romagnoli, possa entrare più di tanto in competizione con il giovane consorzio della pera italiana, Pera Italia, a cui tra l’altro lo stesso Salvi ha aderito. “Pera Italia ha intrapreso un percorso lungo, non facile ma su cui crediamo. Penso che sul piano che sta per intraprendere Apo Conerpo si possa trovare un dialogo, serenamente. Siamo disponibili a ragionarci su”, afferma Salvi. “Per farlo ovviamente dovremo capire meglio come sarà strutturato. È in ogni caso un segnale importante che ci dice che, finalmente, ci si sta muovendo per reagire alla delicata situazione che vive il mondo della pera italiana, sempre più incalzato dagli altri Paesi produttori europei”. Sull’arrivo in terra emiliana-romagnola di Granata, infine, il presidente di FruitImprese è convinto: “Viste le grandi capacità dimostrate in questi anni, potrà fare molto bene anche nel com-

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MERCATI. Tra problemi irrisolti e cambi della guardia

Di Pisa alla guida di Fedagro Antonio Felice Il mondo dei Mercati è in grande fermento. Succede di tutto e di più e, a volte, il contrario di tutto. Tre i fatti principali emersi tra la metà di febbraio e la metà di marzo: il cambio al vertice nazionale di Fedagro, la nascita della Rete d'imprese Italmercati e l'acuirsi di problemi seri all'interno di alcuni tra i principali Centri Agroalimentari italiani, a partire da Verona dove Erminia Perbellini si è dimessa clamorosamente dalla carica di presidente della società di gestione Veronamercato dopo essere stata nominata, solo poche settimane prima, presidente di Mercati Associati, il consesso nazionale degli enti gestori. Ma andiamo con ordine. Il 21 febbraio Valentino Di Pisa è stato eletto "all'unanimità e per acclamazione", su proposta del past- president Ottavio Guala, presidente di Fedagromercati. L'elezione è avvenuta a Roma, nella sede di Confcommercio, nel corso M a r z o

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Valentino Di Pisa, successore di Ottavio Guala alla guida di Fedagro

Le sue prime parole da presidente: “Dobbiamo lavorare per trovare un minimo comun denominatore”. E intanto nasce Italmercati con i ‘fuoriusciti’ da Mercati Associati

dell'assemblea generale della Federazione dei grossisti italiani. Alla riunione erano presenti 323 delegati in rappresentanza di 17 associazioni territoriali su 21. Valentino Di Pisa, espressione dei grossisti di Bologna, già vicepresidente vicario e infine 'traghettatore' di Fedagro dopo le dimissioni di Ottavio Guala dello scorso 29 novembre, resterà in carica per il triennio 2015-17. Nel corso delwww.corriereortofrutticolo.it

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Attualità l'assemblea si è dimesso dalla vicepresidenza il rappresentate di Pescara, Pietro Galasso. Restano in carica i vicepresidenti Jacopo Montresor (Verona), Oliviero Gregorelli (Brescia), Giuseppe Pavan (Udine). L'amministratore Gianni Ratto (Genova) resterà in carica fino alla presentazione del bilancio 2014. "Dobbiamo lavorare per trovare un minimo comun denominatore. Ho chiesto di non nominare nuove figure, che affianchino i tre vicepresidenti in carica, perché prima voglio capire l'evoluzione in atto in questo momento nel si-

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stema dei Mercati", sono state le sue prime parole da presidente. "Oggi bisogna ritrovare coesione, concretezza e convinzione - ha precisato - riportando al centro gli operatori. Fedagro deve ripartire dalla base, ascoltarla, coinvolgerla per trasferire insieme le buone pratiche da una situazione all'altra al fine di rafforzare il sistema in questa fase di persistente difficoltà economica". "Per raggiungere questo obiettivo - ha spiegato Valentino Di Pisa - è necessario un miglioramento organizzativo delle strutture, che ci dovrebbe permettere anche l'am-

pliamento numerico degli iscritti. Le nostre imprese hanno bisogno di servizi per l'internazionalizzazione, la formazione e l'informazione. Dovremo come Federazione assistere le organizzazioni territoriali perché questi servizi possano essere sostenuti all'interno di progetti finanziabili a livello regionale ed europeo. Da subito confermiamo la convenzione con CERVED, che va promossa presso gli associati per l'utilità dei servizi che è in grado di offrire e che va ampliata all'ambito assicurativo per la copertura dei rischi. Parimenti, confer-

Nervosismo all’Ortomercato di Milano. Fanno discutere gli orari e il piano di ristrutturazione Da lunedì 9 marzo il Mercato ortofrutticolo all’ingrosso di Milano - il principale d'Italia - è aperto al pubblico dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 12, in aggiunta alla tradizionale apertura del sabato dalle 9 alle 11. A stabilirlo è stata la Commissione Mercato Ortofrutticolo alla fine di una riunione che ha visto la partecipazione dei rappresentati dell'Amministrazione, Sogemi, grossisti, dettaglianti, ambulanti e produttori agricoli. I nuovi orari di apertura al pubblico rispondono "alle esigenze espresse da tutti gli stakeholder dell’Ortomercato e consentiranno di ampliare i servizi per i cittadini" assicurano a Sogemi, la società di gestione. Questa misura è solo una delle iniziative che saranno intraprese allo scopo di valorizzare il Mercato e stimolare, nel caso specifico, un rapporto più diretto e trasparente tra produttori e consumatori. Dino Abbascià, presidente del sindacato dei dettaglianti ortofrutticoli di Confcommercio, è preoccupato: “Il rischio, con l’apertura ogni giorno, è che si crei un mercato parallelo a quello degli operatori regolari". "E’ inevitabile - dice Abbascià - perché già tutti i giorni entrano, nascosti anche nei camion, decine di immigrati irregolari che acquistano a quattro soldi prodotti di scarto e poi si mettono all’angolo dei mercati a vendere. Una scelta che alla fine favorisce l’abusivismo e danneggia sia il dettaglio fisso che l’ambulantato. Categorie che, a differenza degli abusivi, devono rispettare le regole dell’igiene e quelle fiscali. Personalmente sono molto preoccupato anche delle condizioni igieniche dell’Ortomercato e della situazione delle strade interne alla struttura, in dissesto. L’idea di aprire l’Ortomercato per l’Expo deve fare i conti con una struttura vecchia ed obsoleta.

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Mi pare una trovata elettorale, che non risponde alle reali esigenze dei consumatori”. Ma nella 'pentola' dell'Ortomercato milanese bollono anche ben altri ingredienti, a partire dal progetto del nuovo Mercato, che fa discutere. "La proposta progettuale che si è aggiudicata il concorso internazionale di idee indetto da Sogemi per il nuovo Ortomercato delude fortemente le aspettative degli operatori, contiene importanti criticità e necessita di una profonda revisione per rispondere alle necessità funzionali quotidiane", ha dichiarato a metà marzo Fausto Vasta, presidente Ago, l'associazione Grossisti Ortofrutticoli. Vasta lamenta che "l'Ortomercato decade giorno dopo giorno e sono stati persi altri mesi per un progetto irrealizzabile, che si aggiunge agli altri 4 già presentati negli anni scorsi. Noi operatori offriamo ogni giorno ai consumatori prodotti di prima qualità, garantiti da analisi fitosanitarie realizzate da laboratori certificati, pur lavorando in condizioni sempre più critiche, in una struttura fatiscente in cui mancano servizi essenziali. E' necessario intervenire rapidamente sull'Ortomercato, perché oggi è assolutamente inadeguato alle richieste del settore e non all'altezza della città che ospita Expo 2015". A tal riguardo non si è fatta attendere la replica di Sogemi, che ha cercato di coinvolgere i grossisti sull'argomento fin dall'inizio. "Valutare in questa fase il progetto è assolutamente inappropriato e prematuro - precisa la società di gestione -, poiché esso si perfezionerà solo con la presentazione dello studio di fattibilità che verrà caratterizzato dai suggerimenti e dalle modifiche proposti da tutti i soggetti coinvolti". Un gruppo di lavoro permanente è attivo e recepirà le istanze degli operatori, assicura Sogemi.

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ATTUALITÀ Erminia Perbellini, si è dimessa dalla presidenza di Veronamercato. Pallottini, presidente di Italmercati

miamo continuità di rapporti con ISMEA. Ma il nostro riferimento principale resta Confcommercio nazionale. A supporto di un legame ancora più solido con la Confederazione del commercio, stiamo valutando l'apertura di una sede presso Confcommercio a Roma". Questa la prima dichiarazione articolata di Di Pisa, che si è così conclusa: "Superando la transizione degli ultimi mesi, la nostra Federazione può e deve ripartire, anche facendo tesoro del lungo corso di Ottavio Guala e del ruolo che egli ha saputo dare a Fedagro a livello nazionale. Deve ripartire per le nostre aziende, sviluppando quelle attività e quei servizi utili alla loro crescita in questa congiuntura non facile. Lo può fare dandosi un'organizzazione più forte e svolgendo un'azione proattiva, calandosi nelle situazioni concrete, cercando di capire i cambiamenti". Pochi giorni dopo, il disagio che si respira nei Mercati italiani esplode a Verona. Il 24 febbraio, infatti, Erminia Perbellini, con una lettera aperta indirizzata al sindaco Flavio Tosi, ai soci e ai membri del cda di Veronamercato, e alla stampa, si dimette dalla presidenza che aveva assunto nel 2012. La lettera ha un titolo: "Veronamercato, immobilismo e opacità. Ecco perché lascio la Presidenza" e un contenuto che suoM a r z o

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Fabio Massimo Pallottini sale alla presidenza di Italmercati. A Verona si dimette la Perbellini nano come una denuncia. Due i passaggi significativi al fine di capire le dimissioni che sono arrivate senza preavviso. Il primo: "Quando sono emerse le condizioni per un deciso cambiamento di rotta, non mi è stato concesso di portare a termine la mia azione" (il riferimento è per il sindaco di Verona). Il secondo: "Gli ultimi sei mesi hanno visto un cda diviso... privo di visione al punto da criticare persino la mia nomina a presidente di Mercati Associati...". Ma c'è anche molto altro: "Ho vissuto il Mercato. Non mi sono accontentata di occupare l'ufficio di presidenza, ma mi sono recata in Galleria di primissimo mattino, per capire dai diretti protagonisti tutti gli aspetti dell'attività che vi si svolge, movimentando 365mila tonnellate di merci l'anno. Ho colto problemi e opportunità che la crisi ha posto in primo piano e che richiedono risposte competenti e decisioni razionali e soprattutto rapide. Ho capito che il mercato di Verona non può adagiarsi sugli allori del suo glorioso passato. Deve trovare nuovi sbocchi per l'export, recu-

perare le posizioni aggredite dagli agguerriti competitor stranieri, specie sul mercato tedesco, valorizzare tipicità e qualità dei prodotti del nostro territorio, coinvolgendo in un nuovo rapporto anche i consumatori". Perbellini sta dalla parte degli operatori, si scontra con la struttura, in particolare con la direzione generale, si crea una situazione di tensione anche all'interno del cda. Fa una denuncia radicale: "Ho trovato un Ente privo di visione, una struttura rigida, ancorata a schemi di gestione superati, impietrita sulla tradizione di Ente gestore di spazi in concessione, una logica oggi superata e inadatta a rispondere alle richieste degli Operatori che a voce sempre più alta denunciano a ragione la nostra insufficienza . Ho verificato un grave e consolidato disagio nei rapporti fra operatori e direzione, disagio che, in presenza della crisi in atto, si è tramutato in un insanabile contrasto. Mi sono imbattuta nel muro della burocrazia e nell'opacità di comportamenti che ho segnalato ai soci". Queste parole fanno perdere a Erminia Perbellini anche l'appoggio di alcuni dei consigliere che erano con lei. Sono parole dure e amare, che si fa fatica a ricondurre a chi mantiene la carica di rappresentante nazionale degli Enti gestori. Un caso dunque su cui riflettere, che esula dalla steswww.corriereortofrutticolo.it

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A Bologna c’è accordo per la ‘partenza’ del progetto FICo C'è accordo tra CAAB e i grossisti del Mercato ortofrutticolo di Bologna in merito al trasferimento delle aziende nel nuovo stabilimento che sarà costruito, sempre in area CAAB, per fare spazio a FICO- Eataly World. La nuova struttura del Mercato ortofrutticolo - ha fatto sapere la società che getisce il Centro agroalimentare bolognese - sarà più razionale della precedente e permetterà tempi logistici ridotti, quindi più adeguati a garantire la competitività della struttura nel sistema distributivo alimentare italiano. I tempi di contrattazione fra l'Ente gestore, i grossisti di Fedagro e i produttori agricoli di AgriBologna si sono allungati in ragione della complessità dell’operazione, che prevede la costruzione di una nuova struttura mercatale e logistica frequentata ogni mattina da 2.000 lavoratori, preposta a distribuire oltre 300 mila tonnellate di prodotti freschi ogni anno. Il presidente CAAB Andrea Segré precisa che "l'accordo è un passaggio fondamentale e decisivo nella progettualità che stiamo portando avanti, basata su una

strategia di rilancio e quindi su presupposti di carattere ambientale, economico e sociale. Sin dall'inizio abbiamo evidenziato che l’operazione FICO era funzionale anche alla modernizzazione e quindi all'aumento di competitività della struttura mercatale di CAAB: questo era e rimane uno degli obiettivi principali del progetto. Grazie a tutti i protagonisti di questo confronto, talvolta anche aspro, ma sempre condotto con grande responsabilità e guardando l’interesse pubblico. Abbiamo sottoscritto una bella pagina per la realizzazione di FICO". Alessandro Bonfiglioli, direttore generale di CAAB aggiunge: "L'accordo supera tutte le recenti incomprensioni e getta le basi per il trasferimento degli operatori in un clima di fattiva collaborazione nel rispetto dei tempi previsti". Il presidente di Fedagro ACMO Renzo Mainetti dichiara: "Era impensabile concludere in tempi brevi un accordo così complesso, che deciderà la vita futura di molte aziende. Con la buona volontà di tutti, si è giunti ad una conclusione positiva".

Fondi, il Mercato nel ciclone-crisi Il ciclone crisi che da almeno due anni si sta abbattendo sul mercato ortofrutticolo di Fondi, il primo nel Centro Italia e tra i primi del Paese per volumi movimentati, non accenna a fermarsi. La situazione finanziaria della società di gestione è pesante e intanto altri 3 stand a metà febbraio hanno deciso di chiudere la propria attività, ritenuta non più remunerativa, per dedicarsi ad altro. A questi ultimi si sommano tutti coloro che già nel corso del 2013 e 2014 avevano chiuso i battenti perché sommersi dai debiti o perché, raggiunta l’età del pensionamento, hanno preferito cessare un’attività dal futuro incerto anziché lasciarla ai propri figli come invece accaduto nei precedenti cambi generazionali. Eppure, fino a 10 anni fa, il lavoro al MOF era ritenuto proficuo dagli operatori, con intere famiglie che commerciando ortofrutta avevano conosciuto il benessere. Anche se l’eterna querelle tra Mercato e Regione è lontana da una risoluzione, i vertici delle due società che gestiscono il MOF si dicono abbastanza fiduciosi.

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sa Verona e che diventa testimone emblematico di quel generale disagio latente che è fenomeno nazionale e che dovrà costringere a una messa a punto dei ruoli, delle competenze, delle appartenenze per il necessario rilancio, a tutti i livelli, delle strutture mercatali italiane che un ruolo così importante ancora hanno o potrebbero avere nel commercio dei prodotti freschi. Anche perché c'è un grave pericolo: che qualcuno cerchi, anche in modo subdolo, scorciatoie impossibili, che non portano da nessuna parte, invece del dibattito aperto, ampio e profondo di cui oggi il sistema dei Mercati ha bisogno. Ma torniamo ai fatti che hanno segnato il periodo. Il 12 marzo, a Firenze, si costituisce ufficialmente "Italmercati Rete d'Imprese", la nuova aggregazione a cui fanno capo, come soci fondatori, i Centri Agroalimentari di Roma, Milano, Torino, Firenze e Napoli. Nel corso dell'assemblea fiorentina i soci nominano gli organi sociali: presidente Fabio Massimo Pallottini, direttore generale del Centro Agroalimentare di Roma, vice Angelo Falchetti, presidente di Mercafir, membri del Comitato di gestione Stefano Zani, direttore generale di Sogemi, Lorenzo Diana, presidente del Centro Agroalimentare di Napoli e Ottavio Guala, vicepresidente del CAAT a Torino. Pochi giorni dopo, al Ministero dell'Agricoltura, la nuova compagine si presenta pubblicamente. Pallottini è esplicito: "Il nostro obiettivo è cambiare il sistema dei Mercati". Il che equivale a dire che Mercati Associati, che è stata la sintesi di questo sistema, non ha fatto bene o non ha fatto abbastanza. La partita dunque è aperta e non sarà di breve durata. Una nuova sintesi, sempre che venga trovata, non è dietro l'angolo e quel che è certo è che la rottura e le involuzioni del momento fanno male. Se Italmercati vuole essere qualcosa di nuovo, di largamente rappresentativo dovrà fare in fretta a dimostrarlo. M a r z o

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Veronafiere ha comunicato il 20 marzo che "la prima edizione di Fruit Gourmet Expo verrà proposta nel proprio calendario delle manifestazioni nel 2016”. Di fatto, il nuovo Salone veronese, il cui progetto era stato messo a punto nella primavera 2014 e il cui debutto era previsto dal 5 al 7 maggio prossimi, è sospeso. Le fiere dell’ortofrutta scendono quindi in Italia da tre a due. "Il primo organizzatore diretto di eventi fieristici in Italia - si legge nella nota di Veronafiere -, coe-

rentemente con gli elevati standard qualitativi dei propri prodotti e con una strategia di sviluppo di un format che colga le necessità reali delle aziende, nel prendere atto dell’evoluzione dello scenario fieristico avvenuto in seguito alla presentazione di Fruit Gourmet Expo, ha deciso di programmare nel 2016 la prima edizione del nuovo progetto, profondamente innovativo, dedicato ad una filiera di grande rilevanza quale è quella ortofrutticola". "Ringraziando le aziende, le associazioni di categoria e le istituzioni che hanno aderito e sostenuto il progetto - conclude la nota -, Veronafiere sta già lavorando alla messa a punto di un ancora più ricco programma di iniziative commerciali, convegni e incontri business che costituiranno M a r z o

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Verona prima vittima della ‘guerra’ delle fiere di Lorenzo Frassoldati Il bollettino di guerra dal fronte delle fiere dell’ortofrutta segnala la prima vittima: Fruit Gourmet Expo. La prima edizione del salone veronese è stata annullata e postposta al 2016, avendo VeronaFiere “preso atto dell’evoluzione dello scenario fieristico”. La decisione era nell’aria da tempo. Il clima surriscaldato dalla competizione tra Rimini (Macfrut) e Milano (Fruit Innovation) stava facendo terra bruciata del progetto “profondamente innovativo”, scrive Verona Fiere, ma anche ardito, forse troppo ardito (diciamo noi) di Fruit Gourmet Expo. Poi il salone andava a cadere nel prossimo mese di maggio, poco prima di Fruit Innovation e in contemporanea con Expo, dove l’ente veronese è già superimpegnato nel padiglione Vino col suo Vinitaly. Troppa pressione anche per le spalle pur robuste della Fiera scaligera. Fruit Gourmet Expo, pur con tutti gli appoggi in sede locale e regionale, rischiava un flop alla prima edizione; meglio ritirarsi in buon ordine e vedere come andranno Rimini e Milano e poi valutare il da farsi. Perché tutto – ad oggi – può essere: che Macfrut e Fruit Innovation (che poggia su un programma triennale) vadano bene ognuna per conto proprio, e programmino il futuro in autonomia. Oppure che Cesena e Milano si mettano attorno a un tavolo a trattare per giungere ad un evento unico; oppure che ci si renda conto che Berlino e Madrid hanno fatto il pieno anche dell’Italia e non c’è

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Sospesa Fruit Gourmet Expo Restano in lizza Milano e Rimini spazio per un evento nazionale (soluzione quest’ultima più umiliante per il primo Paese produttore dell’Ue e secondo esportatore). Staremo a vedere, come si dice. Verona al momento rinuncia e si ritira in attesa degli eventi, che potrebbero anche vederla protagonista in un domani. Chissà. Certo che trattare l’ortofrutta come una speciality, come una cosa per gourmet, era davvero quasi una provocazione, un buttare il cuore oltre l’ostacolo. Siamo qui tutti i mesi a dire che il settore non ha immagine, non fa comunicazione, viene vissuto come una commodity a basso prezzo (e se i prezzi salgono tutti strepitano, a partire dai consumatori) e qui ci inventiamo una dimensione gourmet che la presenza di nessun cuoco potrà esorcizzare. Tutti sappiamo che la frutta e verdura sono buone e fanno bene, ma non basta. Non basta a risollevare i consumi, a tenere in equilibrio la filiera, a remunerare decentemente i produttori, a dare un futuro ai territori vocati. Non basta soprattutto a far capire alla gente cosa c’è dietro un chilo di mele, arance o patate in termini di economia, di occupazione, di impegno delle imprese produttive e di servizio (tecnologie, imballaggi, logistica, distribuzione). Con un colpo di bacchetta magica l’ortofrutta diventava un’occasione per gourmet: un salto davvero troppo alto, troppo spericolato. Qui c’è bisogno ancora di tanto lavoro basico, a partire dalle fondamenta del problema. Una casa non la si costruisce partendo dal tetto.

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Seminario a Milano il 14 aprile sulla internazionalizzazione delle imprese

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Se l’export è una possibilità concreta di espansione dei mercati, perché non sviluppare un approccio vincente? È questo il tema che verrà dibattuto in occasione del Seminario “L’internazionalizzazione dell’impresa ortofrutticola. Risposte concrete ad esigenze emergenti”, che rappresenta il pre-evento di Fruit Innovation, la nuova fiera internazionale sulla filiera dell'ortofrutta in calendario a Milano dal 20 al 22 maggio prossimi in pieno clima Expo. Il seminario, organizzato in collaborazione con la società SG Marketing, si terrà nella mattina del 14 aprile (10,30 - 13) al Centro Congressi della Fondazione Stelline di Milano. “Il Seminario – spiega Claudio Scalise, managing partner di SG Marketing – è di elevato profilo e di respiro internazionale, perché raccoglie le testimonianze di aziende del settore e non, che hanno intrapreso un cammino vincente che le ha portate a espandersi fuori dai confini italiani. Ci concentreremo sulle strategie che le aziende possono porre in essere per affrontare i nuovi mercati, attraverso l’esposizione di best practice, ossia modelli organizzativi di successo che sono già stati adottati”. A parlare saranno i manager di

Dimmidisì (Massimo Bragotto, direttore commerciale), Consorzio Vog (Gerhard Dichgans, direttore generale), Zespri International (Bert Barmans, general manager Zespri Europe), Caviro (Nicolò Tagliarini, country manager Russia - USA) e Unitec (Angelo Benedetti, presidente). L’introduzione sarà affidata a Marco Salvi, presidente di FruitImprese, mentre le conclusioni saranno a cura di Luca Bianchi, capo Dipartimento del Ministero delle Politiche Agricole. Il settore dell’ortofrutta guarda con fortissimo interesse all’export, così come l’intero comparto agroalimentare italiano. L’esportazione del food Made in Italy oggi vale oltre 34 miliardi di euro e le aspettative parlano di 50 miliardi in tre anni. In questo scenario l’ortofrutta fresca rappresenta il secondo comparto dopo il vino. Significa quindi che vi sono potenzialità inespresse che devono essere ancora sfruttate, che nel caso dell’ortofrutta, conclude Scalise, “condurranno le imprese a guardare con interesse a mercati ancora non ‘esplorati’, soprattutto quelli extra-europei. Il tema è dibattuto ormai da anni: ora è tempo di agire”. La partecipazione al seminario è gratuita.

l’offerta di Fruit Gourmet Expo 2016”. In pratica, se ne riparlerà l’anno prossimo, dopo aver verificato l’andamento di Fruit Innovation a Milano e del Macfrut di Rimini. Ma intanto, tra gli operatori che avevano creduto nel progetto, veneti e veronesi in particolare, la decisione ha lasciato l'amaro in bocca. Stefano Pezzo, presidente di Fruit Imprese Veneto, ammette: “Dispiace. Fruit Gourmet forse andava strutturata diversamente, in quanto il target gourmet poco

si sposa con il concetto globale di ortofrutta. Affiancare la fiera con gli argomenti proposti era un po’ limitante. Credo che per avere successo una rassegna di questo tipo debba comunque puntare sulla presenza, oltre che degli espositori italiani e non, anche e soprattutto di importatori, esportatori e catene della grande distribuzione provenienti dall’estero, e rilanciare i consumi. Altrimenti si rischia il flop”. Marco Marrapese, grossista membro del cda di Veronamercato e

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coordinatore della rete Veronamercato Network: “Forse sarebbe stato più appropriato parlare di evento che di fiera. Un evento sul gourmet, un vero e proprio appuntamento a se stante, infatti ci sta se mette al centro l'eccellenza ortofrutticola e i suoi interlocutori. Veronafiere adesso ha un anno per pensarci". Anche Fausto Bertaiola, presidente della OP Consorzio Ortofrutticolo Padano e di Confcooperative Verona, pensa che “Verona abbia fatto bene a prendersi un anno di tempo". "Mesi fa - precisa Bertaiola - avevamo espresso qualche perplessità sulle tempistiche dell’organizzazione di un evento per il quale c’era forse troppo poco tempo a disposizione". La competizione tra Milano e Rimini, tra Fruit Innovation e Macfrut, si fa intanto sempre più dura col passare delle settimane e viene combattuta a suon di comunicati stampa, iniziative e prese di posizione. C'è il rischio di un po' di confusione tra chi deve capire come muoversi ma si sta evidenziando, fortunatamente, anche qualche punto fermo, che riguarda l'identità delle due proposte. Fruit Innovation punta ad essere una fiera di business collegando gdo alla produzione da una parte, grossisti esportatori importatori e buyers dall'altra. Tutta la sua organizzazione, basata su Ipack-Ima spa e Fiera Milano, punta a questo risultato e proprio a tal fine è stato scelto un presidente della manifestazione che viene dalla gdo come il presidente di ADM Francesco Pugliese. Macfrut sta puntando a recuperare la produzione coinvolgendola in una proposta tecnica ampia che parte dalle sementi per arrivare ai rapporti all'interno del mondo produttivo, ai riflessi su di esso della globalizzazione (Zespri) per offrire, alla fine, un approccio più forte con il mercato. Che ci sia spazio per due Fiere in Italia? L'unica possibilità è che sappiano differenziarsi il più possibile anche se la strada è certamente in salita. M a r z o

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Nonostante la crisi dei consumi, Famila, insegna di punta del Gruppo Selex diffusa in tutta Italia, continua a crescere e a consolidare la sua presenza sul territorio. A fine 2014 ha infatti raggiunto 230 unità nei suoi diversi formati (Supermercati Famila, Famila Superstore e IperFamila) per una superficie di vendita complessiva di oltre 450.000 mq, piazzandosi ai primi posti nella classifica delle reti di vendita italiane (classe di dimensione 1.500-4.500 mq) con una quota di mercato nazionale Iper+Super del 3,3% (Iri, giugno 2014). Con 6.600 addetti, Famila l'anno scorso ha realizzato un giro d'affari di circa 2,2 miliardi, con un incremento del + 6,9% LCC (largo consumo confezionato) rispetto all'anno precedente, ben superiore al mercato Iper+Super. Un traguardo importante, soprattutto di questi tempi, per questa insegna attiva in Italia dal 1984 e da allora in costante crescita. Nel giugno 2002, è stato inaugurato il Famila n.100, nel 2011, a distanza di appena 9 anni, il raddoppio, con 200 unità, fino ad arrivare alle 230 di oggi. A queste si aggiungeranno le 8 previste nel corso del 2015. "Ingredienti del successo di Famila, tra le poche insegne in Italia a battere la crisi - sottolinea Maniele Tasca (nella foto), direttore generale del Gruppo Selex – la forte specializzazione nei prodotti freschi e locali, la convenienza tutti i giorni e la capacità di creare relazioni di fiducia con i clienti, grazie anche alla cortesia e alla professionalità di chi lavora nei punti di vendita". L'insegna presidia le regioni del nord, del centro e del sud. La concentrazione più forte è in Area 2, con 62 punti di vendita solo in Veneto, 29 in Emilia Romagna e 6 in Friuli, per un totale di 97 M a r z o

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Gruppo Alì guida la corsa in Veneto e sfiora il miliardo di euro Economica e sostenibile. La crescita di Gruppo Alì, retailer associato a Selex Gruppo Commerciale, ha una doppia valenza. Quella economica colpisce per il contesto, pessimo per i consumi alimentari e non solo, in cui è maturata: il 2014 si è chiuso con 925 milioni di euro di fatturato, +2% rispetto al 2013 e +1% a parità di punti vendita. In totale Alì conta 103 supermercati in Veneto – dove ha raggiunto una quota di mercato del 15,6% – ed Emilia Romagna, ma punta ad arrivare a 106 entro il 2015, con 3.200 dipendenti (metà sono donne) di cui 295 assunti nel 2014. A raccontare bene i passi avanti fatti sul fronte della sostenibilità è invece il dato relativo al risparmio energetico, cioè la riduzione del 45% della potenza energetica assorbita dai nuovi punti vendita e dai 38 ristrutturati. "Siamo un'azienda sana – afferma Francesco Canella (nella foto), presidente e fondatore del Gruppo Alì – e reinvestiamo nel territorio i proventi della nostra attività, per continuare a crescere con strutture all'avanguardia che ci consentano un risparmio energetico, a tutela dell'ambiente, ma anche degli interessi dei consumatori per la conseguente riduzione dei costi

DISTRIBUZIONE

Famila a quota 230 negozi E con un fatturato a prova di crisi

di gestione. Lavoreremo per aprire, entro fine 2015, almeno altri tre punti vendita ad alto risparmio energetico e rigorosamente full led oltre che ristrutturare quelli più datati, con l'obiettivo di assumere altri dipendenti". Nato nel 1958 da una piccola rivendita alimentare a Padova, il Gruppo Alì ha aperto il primo supermercato nel 1971 ed è oggi uno dei big player della grande distribuzione. Le insegne Alì Supermercati e Alìper rappresentano in modo differenziato i due canali di vendita, rispettivamente dei negozi di quartiere e dei superstore.Un indotto che si traduce in 2.750.000 scontrini mensili e che premia la fedeltà di circa 600mila clienti che hanno deciso di sottoscrivere la Carta Fedeltà di Alì per usufruire di particolari sconti e raccogliere i premi che il gruppo mette a disposizione. esercizi. Segue l'Area Nielsen 1, con 80 supermercati complessivi, di cui 47 in Lombardia, 30 in Piemonte, 1 in Val d'Aosta e 2 in Liguria. In Area 4 sono 37 i Famila, di cui 15 in Puglia, 10 in Sicilia, 8 in Campania e 2 sia in Calabria che in Molise, mentre in www.corriereortofrutticolo.it

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D istribuzione

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Distretto adriatico: nasce il colosso Coop A cavallo del 20 marzo ha ricevuto l'ok la fusione tra le tre grandi cooperative di consumatori del distretto adriatico: Coop Adriatica, Coop Estense e Coop Consumatori Nordest per dare vita alla più grande cooperativa italiana con 2,6 milioni di soci, 4,2 miliardi di euro di fatturato, 334 punti vendita di cui 45 ipermercati, 19.700 dipendenti. Il progetto di fusione è stato votato all'unanimità dai consigli di amministrazione delle tre cooperative nelle loro sedi di Bologna, Modena e Reggio Emilia. "Con questa scelta - si legge in una nota - si vuole contribuire a sostenere e rilanciare ruolo ed efficacia della missione coope-

rativa sia nelle regioni del Nord che del Sud del Paese, confermando la idoneità e l'utilità del modello cooperativo anche in realtà sociali molto diverse". Nella delibera di indirizzo che dà il via al progetto di fusione varato dai Cda, sono contenuti gli obiettivi industriali e sociali che saranno sottoposti nei prossimi mesi al vaglio delle assemblee dei soci delle cooperative stesse. La nuova nata, si ribadisce, rappresenterà la più grande cooperativa del Paese con società controllate e partecipate, le quali operano nei settori finanziario ed assicurativo, del turismo, della comunicazione, delle librerie e dell'immobiliare.

Riorganizzazione alla Centrale SISA La Centrale SISA SpA si riorganizza, con l’obiettivo di ottimizzare le attività strategiche e migliorare la gestione e l’efficienza della struttura. Continua l'implementazione dei piani di sviluppo del gruppo che prevede un processo di consolidamento e rilancio del brand, una forte strategia commerciale e una maggiore focalizzazione sul servizio al consumatore, nell’interesse dei soci e dei centri distributivi. Marco Calcagno è stato nominato nuovo direttore commerciale con l’obiettivo di rafforzare le potenzialità commerciali e le relazioni con i partner della IDM grazie anche alla recente partnership con Auchan-Sma per i contratti nazionali e con Crai per un accordo di sinergia operativa. Calcagno, con una esperienza di lungo corso nell’industria e nella distribuzione, arriva nel 2001 al Cedi SISA Centro Sud alla direzione commerciale, per approdare ora alla nuova carica nazionale. La direzione MDD viene affidata a Germano Ottone, già in SISA con una lunga esperienza con altri incarichi con l’obiettivo di sviluppare sempre più una già solida area MDD.

CHI È

IL GRUPPO SELEX Il Gruppo Selex opera nel settore della grande distribuzione con 16 Imprese regionali associate che gestiscono 2.426 punti di vendita in tutta Italia, con più di 30.000 addetti, per un fatturato al consumo 2014 di 8.950 milioni di euro (preconsuntivo). Con una quota di mercato del 10,8%, Selex è il terzo player nazionale, dopo Coop Italia e Conad. Oltre che con i marchi Famila, A&O e C+C, è presente con una pluralità di insegne regionali radicate sul territorio. Il Gruppo Selex fa parte della Centrale ESD Italia, ai primi posti tra le Centrali d'acquisto, a sua volta partner della Centrale EMD, leader in Europa. Nel 2014 il Gruppo ha pubblicato la prima edizione del bilancio sociale, che documenta le numerose attività e iniziative realizzate in ambito sociale e ambientale.

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Area 3 sono 16, di cui 7 nelle Marche, 7 in Umbria e 2 in Toscana. Una presenza capillare, con punti di vendita sempre rinnovati, che conferma la capacità dell'insegna di rispondere alle attese dei consumatori di tutte le regioni con un'offerta calibrata sul territorio. Lo testimonia anche il numero dei clienti fedeli dell'insegna - titolari della carta fedeltà che regolarmente frequentano il punto di vendita che oggi sfiorano quota 1,8 milioni in tutta Italia, per un'incidenza che oscilla tra il 70 e l'86% sul fatturato complessivo, in funzione del format e del territorio. Nei supermercati Famila, rivestono un ruolo di punta i prodotti a marca del distributore Selex, che rappresentano circa il 15% dell'assortimento di prodotti di largo consumo confezionati. Un'offerta esclusiva che copre tutte le categorie merceologiche, comprese quelle più innovative, come il biologico e il mondo benessere e salute, e che realizza ogni anno una crescita superiore al 3,5%. Fattori di successo delle linee Selex: qualità e sicurezza dei prodotti, a prezzi contenuti. La convenienza è infatti uno dei punti di forza dell'insegna. Nel 2014 il valore delle vendite in promozione ha raggiunto il 29,7% del giro d’affari, per uno sconto complessivo erogato di 155 milioni di euro, superando le quote già elevate del 2013 (pressione promozionale pari al 28,7%) . Quest'anno sono inoltre previste 25 azioni grandi sconti su interessanti panieri di prodotti che coprono tutti i bisogni quotidiani delle famiglie: freschi, drogheria, cura casa e persona ecc. Dalle proposte con la formula 1+1 agli sconti del 2030% su intere categorie di prodotti, per un risparmio assicurato ancora più significativo. A supporto dei momenti promozionali, è stato messo a punto un importante piano di comunicazione, coinvolgendo i media classici come le radio nazionali, e quelli più innovativi del mondo web. M a r z o

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Un fenomeno mondiale chiamato Perù. ll Paese latino-americano si è presentato con una crescita a doppia cifra del suo export ortofrutticolo a Fruit Logistica 2015. La nutrita presenza peruviana ha compreso oltre 25 aziende e associazioni di settore presenti nello stand collettivo oltre a un paio di centinaia di imprenditori in visita. Soddisfazione per i contatti d'affari avvenuti a Berlino è stata espressa sia dal ministro del Commercio estero Magali Silva, che dalla direttrice esecutiva di AGAP (l'Associazione nazionale dei produttori agricoli) Ana Marìa Deustua e dalla direttrice dell’Ufficio Commerciale del Perù in Milano, Amora Carbajal Schumacher, che coordina le attività di sviluppo economico nel nostro Paese: “Per il Perù Fruit Logistica è stata una vetrina ideale per stabilire nuovi rapporti commerciali nel settore dei prodotti freschi ha commentato quest'ultima -. Il settore ortofrutticolo è trainante per la nostra economia, in crescita da almeno dieci anni in doppia cifra e l’Europa è un mercato chiave nel quale l’economia peruviana vuole essere presente in maniera crescente”. A Berlino i peruviani si sono presentati con un obiettivo preciso: ottenere accordi commerciali per un valore superiore ai 100 milioni di dollari. I risultati non sono mancati. L’obiettivo pare sia stato pienamente centrato; con circa 10.400 visitatori allo stand e oltre 1.000 nuovi contatti commerciali sono stati generati accordi per i prossimi 12 mesi del valore di 129 milioni di dollari, il 45% in più di quanto raggiunto nell’edizione precedente. Tra i principali buyer si sono distinti rappresentanti di Germania, Paesi Bassi, Spagna, Stati Uniti e Russia, che hanno M a r z o

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I peruviani nell’export sono primi al mondo per gli asparagi, terzi per il mango, quarti per l’avocado e quinti per l’uva da tavola. E sono leader nelle banane bio

MONDO

Affari d’oro per il Perù a Berlino Un Paese a caccia di record

La collettiva del Perù a Berlino. Sotto, Ana Marìa Deustua

mostrato grande interesse soprattutto per melograni, agrumi, asparagi, uva, mirtilli, zenzero, mango e avocado. Ma non sono mancati contatti con grandi importatori italiani. Nel settore agricolo il Perù ha registrato, nei primi sette mesi del 2014, una crescita del 25% delle esportazioni e un incremento del 48% delle esportazioni di frutta, favorito da un clima eccezionale che aumenta i raccolti per anno, migliorando la produttività delle colture e la qualità del prodotto finale. Il Paese Su-

damericano è leader internazionale nell’export mondiale di asparagi, il terzo al mondo per il mango, il quarto per l’avocado e il quinto per l’uva da tavola. Il Perù ha inoltre registrato una grande crescita nel settore dei piccoli frutti: dal gennaio al novembre 2014 l’export di mirtilli ha registrato un’impennata dell’84% in termini di volume, passando da 1.129,765 a 2.080,782 tonnellate. Tale incremento rappresenta un aumento del 68% in termini di valore, da 13,188 a 22,174 milioni di dollari. Ana Marìa Deustua ha le idee chiare: "Aumentare la produzione, consolidare i mercati esistenti e cercarne di nuovi, ecco la tabella di marcia per il 2015, della nostra associazione, la Asociación de Gremios Productores Agrarios del Perú. Quest'anno le esportazioni agricole potrebbero arrivare a toccare un valore di 2,1 miliardi di dollari. E la realizzazione di grandi progetti di www.corriereortofrutticolo.it

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M ondo

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La lavorazione dei piccoli frutti è il business più recente del settore ortofrutticolo peruviano. Nel 2014 l’export di mirtilli dal Perù è cresciuto dell’84%

irrigazione (Olmos, Chavimochic 3 Alto Piura, Tumbes Puyango) consentirà un aumento della produzione per l'esportazione da 1,25 a 3 milioni di tonnellate. Con 290 mila ettari ulteriori destinati alle esportazioni agricole". Il Corriere Ortofrutticolo ha conosciuto la direttrice di AGAP durante una missione di fine 2014 a Lima organizzata da PromPerù, l'agenzia che promuove l'economia e il turismo peruviani nel mondo. In un perfetto italiano (del resto la signora Deustua è stata in diplomazia, ha rappresentato il suo Paese a Bruxelles ed ha abitato a lungo a Roma) ci ha spiegato: "AGAP si è consolidata negli anni, partendo dagli asparagi e dagli agrumi per diventare la federazione delle diverse associazioni di prodotto. Sostenere e sviluppare le esportazioni è uno dei nostri scopi principali. L'export è facilitato dagli accordi di libero scambio con l'Unione Europea, gli USA e la Cina. Stiamo cercando nuovi mercati anche se l'Europa è per il nostro export il mercato più importante. In Italia dobbiamo farci conoscere di più e meglio, trovando strutture di supporto logistico. Oggi i nostri prodotti arrivano a Rotterdam". Asparagi, uva da tavola, mango, avocado, agrumi, melograni, piccoli frutti sono i prodotti di punta ma non va dimenticato il ruolo del Perù nel commercio mon42

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I peruviani hanno l’Italia nel mirino, dopo aver aggredito i mercati principali del centro Europa puntando sull’organizzazione logistica del porto di Rotterdam

diale dei prodotti biologici. E' il primo produttore al mondo di banane bio. La ragione per cui il Perù batte in questa nicchia in continua crescita i Paesi grandi produttori di banane 'convenzionali', come per esempio il Costa Rica, è semplice: sta nella natura dei terreni. Come ci ha spiegato un esperto centro-americano, "è difficile coltivare banane biologiche in Costa Rica rispetto ad altri luoghi come Piura, in Perù. Le temperature raggiungono livelli molto alti qui e abbiamo bisogno di meccanismi di controllo fitosanitario."

L'ambasciatore dell'Unione Europea in Perù, Irene Horejs, ha recentemente elogiato la qualità delle banane biologiche prodotte nella regione settentrionale del Paese, Sullana, e in altre zone della Piura, il cui ingresso sul mercato europeo è stato coronato dal successo. Le esportazioni di banane bio verso il mercato europeo, in particolare, sono in aumento grazie al "lavoro intrapreso da oltre 6.000 produttori" della valle del Chira, i cui frutti "soddisfano tutti i requisiti necessari". Le banane biologiche sono i prodotti di maggior successo all'interno del programma dell'Unione Europea coordinato dall'Organizzazione Non Governativa Oikos. L'Unione Europea - si apprende dalla stessa fonte (andina.com.pe) - è disposta a continuare a sostenere la regione della Piura e valutare vari progetti da eseguirsi assieme ai governi locali e regionali. L'UE supporta la produzione bananiera attraverso l'Accordo di libero scambio Europa-Perù, il programma di Eco-trade e il progetto ProBanano. Tornando a situazioni di più immediato interesse per il mercato italiano, sono in corso azioni per promuovere l'avocado peruviano nel nostro Paese, un prodotto che è garanzia di elevata qualità e si presta a utilizzazioni culinarie di tendenza. (a.f.)

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Produzione di mele in netta crescita: 550 mila tonnellate La produzione di mele del 2015 in Nuova Zelanda è nettamente superiore a quella dell'anno scorso. "Pipfruit New Zealand" prevede una produzione complessiva di oltre 550 mila tonnellate di mele, con un valore complessivo nettamente superiore a quello del 2014, quando la produzione era stata di 488 mila tonnellate. La produzione è in crescita grazie alle nuove piantagioni che hanno iniziato a produrre. Su scala nazionale, le superfici sono cresciute di 200 ettari, ovvero del 2%. Significativi sono gli aumenti delle superfici coltivate per le varietà NZ Queen, Envy, HoneyCrisp e Rockit; più moderati invece per Royal Gala, Fuji e Pink Lady. Secondo Pipfruit New Zealand, le esportazioni saranno dello stesso ordine di grandezza dell'anno passato, poco oltre le 300 mila tonnellate. La maggior parte delle esportazioni è destinata all'Asia (33%) e all'Europa continentale (28%); seguono America del Nord (16%), Regno Unito e Irlanda (14%).

RUSSIA

X5 e Magnit guidano la corsa delle private label Il fatturato generato dalle private label (marca del distributore) in Russia è realizzato solo da una ventina di catene. Secondo i dati forniti da Rbc Research nel 2014 i dieci principali retailer russi hanno prodotto oltre il 21% del giro d'affari del commercio al dettaglio. Questa quota nel 2016 potrebbe toccare il 24,4% e il 27% nel 2017. Mediamente nel mercato degli alimentari la quota private label nei fatturati delle catene di distribuzione oscilla tra il 6 e il M a r z o

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10%. Seconde le valutazioni di Nielsen, la quota delle private label sul totale del mercato russo attualmente è del 6% circa, ammontando approssimativamente a 950 miliardi di rubli (più di 16 miliardi di dollari). Il massimo valore è stato raggiunto dalla catena al dettaglio Monetka (circa il 30%). Il primo retailer nelle vendite private label in termini assoluti è tuttavia la società X5 (Pyaterochka, Perekrestok etc.) che negli ultimi anni ha superato Tander (Magnit). Ecco la classifica dei retialer con la più alta percentuale di incassi nelle Private Label: X5 Retail Group: 14,11% pari a75,4 miliardi di rubli; Magnit: 11,2% pari a 64,9 miliardi di rubli; Auchan: circa 18% pari a 48,2 miliardi di rubli; Dixy: 10,5% pari a 24,1 miliardi di rubli; Metro: 11,2% pari a 20,5 miliardi di rubli.

IRAN

I californiani concorrenti nel pistacchio Leader mondiale delle esportazioni di pistacchio, l'Iran si trova ad affrontare la concorrenza degli Stati Uniti per la prima posizione nella produzione. Il Paese esporta 200-235 mila tonnellate di pistacchio l'anno, per un fatturato stimato di 1,5 milliardi di dollari. Le superfici coltivate a pistacchio occupano 360 mila ettari, e la sola provincia di Kerman concentra il 77% delle piantagioni. I principali clienti delle esportazioni iraniane sono la Cina (50% delle vendite), seguita da Giappone, Hong Kong, Unione europea e paesi arabi. Da lungo tempo l'Iran è il numero uno mondiale delle esportazioni e della produzione di pistacchi, ma ora il Paese si sta vedendo sfuggire la posizione di leader della produzione visto che nell'ultimo decennio gli Stati Uniti hanno raddoppiato le superfici di pistacchio, principalmente in California (dove si

concentra il 95% della produzione statunitense). "I dati relativi alla produzione di pistacchio non sono ancora stati pubblicati, ma la loro produzione potrebbe essere del 10% superiore alla nostra", ha dichiarato un responsabile iraniano del ministero dell'Agricoltura. Gli operatori statunitensi sono convinti di riuscire a raddoppiare la produzione entro il 2017. L'aumento della produzione pistacchi è dovuto in gran parte all'applicazione di metodi nuovi e più scientifici. Mentre l'Iran si trova ad affrontare un calo di risorse idriche, oltre che un aumento della salinità del suolo.

MONDO FLASH

NUOVA ZELANDA

SUDAFRICA

Sospeso l'export di agrumi verso la Spagna Le autorità sudafricane per il controllo dell’export di agrumi hanno deciso unilateralmente di sospendere le esportazioni verso la Spagna. La decisione è stata annunciata in seguito a forti pressioni esercitate dalle autorità spagnole per la possibile contaminazione da CBS (Citrus Black Spot). In una lettera agli ispettori sudafricani della Citrus Growers Association (CGA), la Spagna aveva infatti denunciato il ritrovamento di alcuni lotti contaminati dalla malattia della macchia nera. Le esportazioni verso la Spagna sono solo il 3,4% del totale dell’export di agrumi sudafricano ma rappresentano il 36% delle irregolarità riscontrate sull’intero territorio europeo. Sewww.corriereortofrutticolo.it

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M ondo flash condo Deon Jubert, rappresentante di CGA, la questione nasce perché la Spagna, diversamente da altri paesi europei, non permette l’accesso ai test svolti sulle merci in entrata rendendo così molto difficile la risoluzione di eventuali problemi. Per José Antonio García, direttore di Ailimpo (l’associazione interprofessionale spagnola di limoni e pompelmi), l’auto-sospensione del Sudafrica denuncia invece l’esistenza di un problema ormai fuori controllo; il numero di irregolarità imposto dalla Commissione Europea non deve essere superiore a 5 mentre lo scorso anno i rilevamenti da macchia nera su partite provenienti dal Paese africano sono stati complessivamente 28.

POLONIA

In calo del 30% gli stock di mele Pinova Secondo dati WAPA, in Polonia lo stock di mele Pinova è calato del 30% a febbraio. La quantità di mele Pinova disponibile nei magazzini dei produttori ortofrutticoli polacchi a inizio marzo era di circa 11 mila tonnellate, quasi un terzo in meno rispetto al valore di gennaio. Nel 2014 la raccolta di mele Pinova ha toccato le 35 mila tonnellate. Grazie alla resistenza a numerose malattie e l'alta produttività, la varietà di mela Pinova sta ottenendo notevole successo tra gli agricoltori polacchi.

SPAGNA

Il peperone 're' dell'export di Almeria Nuovo record di esportazioni per l'Almeria, che nel 2014 ha inviato all'estero 2 milioni 392 mila chili di prodotti alimentari, il 5,4% in più del 2013. Il peperone è il prodotto numero uno in esportazione, con il 19,6% del to44

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tale delle esportazioni della provincia nel 2014, mentre il pomodoro occupa la seconda posizione con il 18,6%, davanti al cetriolo terzo - con il 10,7%. Seguono zucchina (5,8%), cocomero (3,6%), melanzana (3,1%), mandorla (2,2%), poi insalata e melone. L'Unione Europea è la destinazione principale dei prodotti dell'Almeria, con il 97% del totale delle esportazioni. Il cliente numero uno è la Germania, con il 32,4% del totale. Seguono Francia (13,6%), Olanda (13%), Regno Unito (11,4%), Italia (6,2%) e Polonia (4,5%). A livello nazionale spagnolo, la regione di Almería consolida la sua posizione di leader con una quota del 40,2% delle esportazioni totali, ben prima di Murcia (24%) e Valencia (8,1%).

MAROCCO

Più mele nazionali per ridurre le importazioni Il Marocco si sta organizzando per aumentare progressivamente la produzione interna di mele e ridurre così le importazioni. Dai dati del Ministero marocchino dell'Agricoltura, le superfici coltivate a mele sono pari a 30 mila ettari. Nel 2013 la produzione è arrivata a 600 mila tonnellate, con una resa media di 20 tonnellate/ettaro. La produzione media annua è passata da 383 mila tonnellate nel periodo 2003/08 a 490 mila tonnellate nel periodo 2008/13, con un incremento del 28%. Con lo sviluppo della produzione nazionale, concentrata in particolare nella regione di Meknes, le importazioni sono diminuite. Nel 2009/10 il Marocco importava 14 mila tonnellate di mele, ma nel 2014 soltanto cinquemila. I principali fornitori sono Francia e Italia.

GIORDANIA

Nella top ten dei produttori di pomodoro La Giordania è tra i primi 10 Paesi al mondo in termini di produzione ed esportazione di pomodori, che costituiscono circa il 65 per cento della produzione agricola esportata. Le condizioni meteo adatte e il numero enorme di serre fanno di questo ortaggio un pilastro del settore agricolo del Paese. Nonostante le tensioni politiche e sociali con Paesi vicini, che alcune volte chiudono le porte alle esportazioni, l'ortofrutta giordana ha continuato a penetrare nei mercati mondiali. La Giordania, che esporta in più di 50 Paesi, nel 2013 ha registrato un giro dì'affari superiore a 1,26 miliardi di euro, ulteriormente migliorato nel 2014.

CILE

Ciliegie e mirtilli: l'export viaggia a gonfie vele In Cile ciliegie e mirtilli viaggiano a gonfie vele. I due prodotti hanno registrato la maggiore crescita nella produzione e nell'esportazione. Le superfici coltivate a ciliegi sono passate da 7.125 ettari nel 2005 a 16.932 ettari nel 2013. La produzione del 2014 è stimata a 101.033 tonnellate, vale a dire più del triplo rispetto al 2005. Secondo i dati del FAS (Foreign Agricultural Service), il Cile è il secondo maggiore esportatore di ciliegie dietro agli Stati Uniti. Per quanto riguarda i mirtilli, le superfici sono passate da 1.360 ettari nel 2005 a 14.506 ettari nel 2014, con un aumento di più del 1.000%. Anche la produzione è salita. Le esportazioni sono cresciute del 383%, per un totale di 503,9 milioni di dollari nel 2014, destinazione prevalente Stati Uniti e Olanda. M a r z o

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SCHEDA PRODOTTO

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Germania: maggiore mercato bio in Europa Il Bundesverband Naturkost Naturwaren - BNN (Federazione tedesca dell'alimentazione e dei prodotti naturali) di Berlino ha analizzato le cifre fatturate nel primo semestre del 2014 dai grosM a r z o

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Ancora una volta il Biofach di Norimberga ha evidenziato le nuove tendenze. Le vendite sono in recupero anche nei pochi Paesi che guardavano al settore con perplessità. Adesso l’aumento della domanda è generalizzato sisti di alimenti naturali che hanno partecipato al monitoraggio del BNN: forte di un incremento totale dell'8,9% il fatturato è ancora in netta crescita. I calcoli si basano sui dati di 18 aziende che rappresentano circa il 75% del volume di mercato nel comparto dei negozi specializzati e costituiscono quindi un fondamento autorevole per una stima sul mercato complessivo degli alimenti e dei prodotti naturali. Il trend verso un risultato vicino alle due cifre è confermato dal barometro

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Biofach (Norimberga, 11-14 febbraio) è stato, ancora una volta, un appuntamento indispensabile per riflettere sulle tendenze in atto nei principali mercati. Dalla fiera tedesca, la più grande al mondo per il bio, è emerso che il settore biologico cresce ovunque, anche nei Paesi dove aveva registrato in anni recenti pause o lievi recessioni. Ecco un quadro della situazione, anche se l’aggiornamento non è ancora aggiornato al 31 dicembre 2014.

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Il biologico cresce ovunque Nuovi mercati per l’Italia

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delle vendite per il dettaglio biologico della società di consulenza alle imprese Klaus Braun di Speyer. Nella sua analisi dei dati rilevati da pressoché 300 negozi nel primo semestre del 2014 si arriva a un aumento di fatturato dell'8,2%. Nel 2013, sempre per il dettaglio biologico, detto valore era del 5,8%. I Paesi Bassi sorpassano la soglia del miliardo Ottime prospettive per il bio si hanno nella nazione dell'anno di 45


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Espositori. L’Italia a Norimberga superata solo dalla Germania L’Italia è stata nettamente il secondo Paese espositore di Biofach-Vivaness 2015 con ben 322 presenze, superata solo dalla Germania con 699 espositori. Seguono al terzo posto la Francia con 156 espositori, la Spagna con 121 e l’Olanda con 101. Tutti gli altri Paesi presenti alla principale fiera europea del biologico (76 le nazioni presenti in totale) sono state al di sotto dei 100 espositori (per curiosità il sesto Paese della classifica è stato ’Austria con 94 espositori). I dati dell’edizione 2015 hanno segnato un recupero generale rispetto all’edizione precedente (2.348 espositori contro 2.263) anche se l’edizione record rimane quella del 2013 (con 2.413 espositori). Se si guarda solo alla Germania, gli espositori non sono mai stati tanti come quest’anno. La presenza italiana invece è in calo per il terzo anno consecutivo: 367 espositori italiani nel 2013, 350 nel 2014 e, appunto, 322 quest’anno. E' cresciuta o ha tenuto la presenza asiatica, con Cina e India con lo stesso numero di espositori (43 a testa, mai così numerosi).

Biofach 2015 dove, stando alle stime dell'associazione Bionext di Zeist, nel 2013 il fatturato realizzato con gli alimenti biologici è salito a 1,07 miliardi di euro. La crescita dovrebbe arrivare a toccare il 6-8% nel comparto bio e il 9% nei negozi di prodotti naturali, sostiene Bavo van den Idsert, direttore di Bionext. Tramite le catene di supermercati convenzionali l'anno precedente è stato realizzato già il 55% del fatturato, il 30% per mezzo del commercio specializzato, l'8% con l'alimentazione fuori casa e il 7% nei rimanenti canali di distribuzione come, ad esempio, i mercati settimanali, la vendita diretta in azienda agricola e la vendita via internet. La Francia saluta il bio con un ‘bienvenue' Nel 2013 la Francia si è potuta fregiare di un lauto incremento del 9% per quanto concerne la superficie coltivata secondo principi ecologici: compresi i 130 ila ettari di terreno in fase di conversio-

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ne è infatti arrivata a 1,06 milioni di ettari, ponendosi quindi esattamente allo stesso livello della Germania. Il numero di coltivatori è salito a 25.500, quello dei trasformatori e dei commercianti a 12.400. Fino a maggio del 2014 alla cifra di agricoltori bio se ne erano già aggiunti altri 1.000, mentre la superficie era aumentata a oltre 1,1 milioni di ettari. Non sono cresciuti del 9% solamente i campi, gli orti e i prati coltivati con il metodo biologico bensì anche il fatturato, che è salito a 4,56 miliardi di euro, una cifra che include i 172 miliardi di euro realizzati con l'alimentazione fuori casa. Nei cinque anni intercorsi tra il 2007 e il 2012 il volume di mercato è quindi raddoppiato. La quota biologica sul mercato alimentare complessivo ammonta invece a soli 2,5%. La ragione di ciò pare potersi ricondurre ai tassi di crescita piuttosto bassi negli anni dopo l’ingresso nel nuovo millennio. Al confronto: negli USA e in Germania la quota di mercato si ag-

gira sul 4%. Tra i gruppi di prodotti nei quali i francesi apprezzano in particolar modo il bio si contano le uova e il latte, dove si raggiungono rispettivamente il 15% e l'11% del fatturato globale dei due comparti. Italia: aumento di superficie e di fatturato Nel 2013 il numero di tutte le aziende agricole biologiche, nonché dei trasformatori e dei commercianti attivi nel comparto bio, è salito del 5,4% portandosi a 52.383 unità (SINAB, dati agricoli biologici del Ministero dell'agricoltura italiano). Il numero di fattorie bio è cresciuto del 3,4%, quello dei trasformatori e dei commercianti in ambito bio del 10%. I terreni coltivati secondo i principi biologici sono aumentati di un buon 12,8% raggiungendo gli 1,3 milioni di ettari. Ciò corrisponde a una quota biologica di oltre il 10% sull'intera superficie agricola. Nell'Italia del Sud (Sicilia, Calabria, Puglia) la coltivazione biologica cresce in modo particolarmente rapido grazie a nuovi programmi di incentivo regionali. In tali aree è insediato il 50% delle aziende agricole, mentre il nord è tradizionalmente più forte nella trasformazione e nel commercio. In Lombardia, Emilia Romagna e Veneto si contano 2.023 produttori di alimenti biologici, vale a dire il 33% di tutte le imprese italiane operanti in questo comparto. Anche la domanda in netta crescita mette le ali al mercato: secondo i dati rilevati dal panel consumatori Ismea GFK-Eurisko di Roma, nei primi cinque mesi del 2014 i fatturati sono aumentati del 17%. Svezia: il bio è in boom Forte di un incremento del 30% nel primo semestre del 2014, la Svezia si distinguerà in modo particolare quando si tireranno le somme di tutto l'anno. Alcune catene di supermercati come, ad esempio, ICA (+ 52%), Coop (+ 37%) e Axfood (+ 44%) hanno addirittura superato detti valori. M a r z o

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Gran Bretagna: leggera crescita nel settore bio Nel 2013, per la prima volta dallo scoppio della crisi finanziaria nel 2008, il comparto bio britannico ha potuto registrare di nuovo una leggera crescita. Il mercato è salito del 2,8%. Lo ha reso noto la Soil Association di Bristol nel suo abituale rapporto sul mercato: l'Organic Market Report 2014. Il settore bio ha fatturato nel 2013 in Gran Bretagna 2,16 miliardi di euro. Responsabile di questo sviluppo positivo è, tra gli altri, il dettaglio indipendente del quale fanno parte la consegna a domicilio di panieri in abbonamento, le piattaforme online indipendenti, la vendita diretta in azienda agricola, i negozi di alimenti naturali e i mercati settimanali.

Biofach è stata, ancora una volta, anche l'occasione per fare il punto sulle realtà più dinamiche del comparto biologico italiano nel quale l'ortofrutta ha un peso ancora molto rilevante. PAOLO PARI, direttore di Almaverde Bio: "La Fiera ha mostrato una grande vivacità e ha dato particolare risalto alla crescita esponenziale dei consumatori vegani e vegetariani ed alla presentazione di prodotti biologici e salutistici realizzati per andare incontro alla crescente necessità di rispondere, con una offerta adeguata, alle frequenti intolleranze alimentari. Almaverde Bio, con la sua ampia gamma e lo stretto legame con la produzione, rappresenta oggi un modello innovativo e dinamico che sta riscuotendo particolare successo nei paesi nord europei". GIANNI AMIDEI, presidente di Brio: "Biofach ha rappresentato il palcoscenico ideale per la presentazione internazionale della nostra nuova compagine, dopo gli ingressi dei soci Agrintesa, Apo Conerpo e Alegra. Ora il nostro obiettivo è di conquistare la leadership italiana nella produzione e commercializzazione dell'ortofrutta coltivata con tecniche naturali e certificate, rispettose della salute e dell'ambiente, grazie anche all'intesa con il marchio Alce Nero, che ‘firma' la produzione di ortofrutta biologica dei soci Brio dedicata al canale della Grande Distribuzione Organizzata". GIORGIO MERCURI, presidente dell'Alleanza delle Cooperative Agroalimentari: "Auspichiamo che la politica comunitaria sia coerente e in linea con le nuove sfide su cui dovrà confrontarsi il comparto biologico, sfide nate dalla necessità di sviluppare un comparto che vede una costante crescita di interesse del mercato e della sensibilità dei consumatori ai valori imprescindibilmente legati a questo metodo di produzione. Considerato lo sviluppo che ha avuto negli ultimi anni, è chiaro che il settore biologico ha ancora molti margini di crescita, ma l’incremento della produzione biologica passa necessariamente attraverso una crescente conversione delle superfici, conservando al tempo stesso la garanzia della fiducia da parte dei consumatori". Mercuri ha visitato molte delle cooperative italiane presenti a Biofach, tra cui Iris, Almaverde Bio, Girolomoni, Farris, Daunia Bio, che operano prevalentemente nei settori dell’ortofrutta e dei cereali. GERHARD EBERHÖFER, responsabile delle vendite di Bio Val Venosta: "Il nostro raccolto di mele bio, con 25 mila tonnellate, si sta assestando sui livelli della passata stagione con un calibro medio-piccolo, ideale per il mercato del biologico. La qualità dei frutti si presenta molto buona: in modo particolare il colore delle mele rosse è ottimo anche grazie ai perfetti sbalzi termici tra il giorno e la notte che hanno contribuito a portare a compimento la maturazione nel modo ideale. Bio Val Venosta si afferma tra i primi posti in Italia e in Europa come produttore di mele biologiche, sia in termini quantitativi che qualitativi. Siamo in grado di garantire ai clienti uno standard unico in termini di rintracciabilità, certezza della provenienza e sicurezza, garantendo il prodotto disponibile 12 mesi all’anno. Anche per questo i nostri riscontri al Biofach sono stati positivi". Bio Val Venosta sta lavorando al progetto BioGraphy. Ogni confezione di mele sarà personalizzata in modo che sull’etichetta appaia il nome del produttore: attraverso un apposito sito web in tre lingue, l’acquirente sarà in grado di risalire facilmente alla zona di provenienza e “vedere” di persona dove e da chi il frutto acquistato ha avuto origine. Sul sito di BioGraphy, 130 contadini bio della Val Venosta raccontano le loro storie.

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USA: felice salto di fatturato dell'11,5% Ottime prospettive per il bio anche oltreoceano: nel 2013 in USA il fatturato del settore è salito da 31,5 miliardi a 35,1 miliardi di dollari, vale a dire dell'11,5%. Stando all'Organic Trade Association (OTA) di Brattleboro, non si era più riusciti a ottenere una percentuale così alta da cinque anni. Il 92% dei ricavi delle vendite (32,3 mld di US$) è stato realizzato con gli alimenti bio, il resto con articoli non food. I dati si basano su quanto indicato da oltre 200 aziende leader in ambito biologico sottoposte a valutazione dal Nutrition Business Journal di Boulder. Nel 2013 i cittadini statunitensi hanno speso 760 mld. di US$ in generi alimentari, di cui il 4% in prodotti bio. In alcuni gruppi merceologici come, ad esempio, la frutta e la verdura si ha già un 'dollaro bio' ogni dieci dollari di spesa.

La parola a Paolo Pari, Gianni Amidei, Giorgio Mercuri e Gerhard Eberhoefer

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Stando alle indagini condotte da Ekoweb, nel 2013 la crescita ha raggiunto il 13%. Tradotto in cifre assolute il fatturato del 2013 si è quindi aggirato sugli 1,3 miliardi di euro.

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(fonte: greenplanet.net) M a r z o

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Federico Finotti Organic Food Retail, licenziataria esclusiva di Almaverde Bio, marchio leader del biologico in Italia, ha aperto un nuovo Almaverde Bio Market a Parma. Si tratta di un supermercato totalmente biologico. Infatti i prodotti venduti all’interno, dai detersivi ai dentifrici, dagli omogeneizzati per i neonati, al cibo e alle bevande per gli adulti hanno tutti in comune il fatto di essere biologici. Questa nuova concezione di supermercato è una scommessa in cui Almaverde Bio crede. Infatti quello di Parma è il quarto punto vendita aperto da Almaverde Bio da aprile 2014 dopo Milano, Bologna e Reggio Emilia. Il negozio di Parma, come quelli di Milano e Bologna, prevede una formula definita standard, ovvero 300-350 metri quadrati di vendita, 90-100 metri lineari di esposizione prodotti e un'area Bistrot con cucina dove è possibile assaggiare i prodotti in vendita nello store e scoprire i segreti della cucina bio attraverso proposte di menu di alta qualità. Per l'inaugurazione del nuovo supermercato è stato invitato lo chef Luciano Monosilio

che ha preparato una pasta alla carbonara completamente biologica. Questa novità è stata introdotta per fornire al cliente un’esperienza di acquisto diversa, più coinvolgente. Il punto vendita di Reggio Emilia si distingue dagli altri per essere leggermente inferiore in termini di volume e metri lineari e non avere l'area bistrot. I clienti del negozio di Reggio Emilia però possono gustare i piatti preparati da Monosilio attraverso un servizio di take away. A presenziare all'inaugurazione c'erano Renzo Piraccini, presidente di Almaverde Bio, Daniela Santanchè, presidente di Bioera e di Kigroup, società controllante Organic Food Retail, e Massimo Mazzaro, consigliere delegato di Organic Food Retail. L'onorevole Santanchè ha preso la parola per prima applaudendo al coraggio di Almaverde Bio di porsi in controtendenza rispetto alla situazione economica di crisi aprendo nuove strutture dedicate interamente al biologico. L'onorevole Santanchè ha affermato che il biologico non è caro, invitando gli astanti a farsi un giro tra gli scaffali per visionare i prezzi

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Cresce NaturaSì a ritmi sempre più importanti. Dopo il sedicesimo punto vendita di Roma e le apertura a Cuneo e Caserta, ha aperto il quarto supermercato NaturaSì in Brianza, il numero 131 a livello nazionale. L'inaugurazione nell'ultimo fine settimana di febbraio a Carate Brianza. Una nuova apertura - si legge in una nota di NaturaSì - per divulgare la cultura del bio e rispondere alle esigenze crescenti dei consumatori di sicurezza alimentare, qualità e tutela ambientale. Dall’area ortofrutta, con prodotti che esprimono al meglio la relazione diretta tra l’uomo e la terra, al settore dei freschi, dove vivere il bio anche grazie alla relazione diretta con gli addetti alle vendite, dalla zona dedicata al food confezionato all’erboristeria, luogo nel quale scoprire i migliori prodotti per nutrire la propria pelle e per prendersi cura in modo naturale del proprio corpo, sino a raggiungere l’enoteca dedicata a vini bio, lo spazio libri e il punto promozioni, dove si trovano centinaia di prodotti in offerta. Il quarto supermercato bio NaturaSì aperto sul territorio brianzolo ha una superficie di 250 metri quadrati e offre oltre 4.000 prodotti biologici certificati e naturali tra i quali anche referenze adatte a chi segue un regime alimentare vegano, prodotti privi di glutine e alimenti per chi soffre delle più frequenti intolleranze alimentari, ma anche tutto ciò che serve alla cura e alla crescita dei più piccoli.

A Parma il biomarket di Almaverde

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NaturaSì porta a 131 i suoi supermercati

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Renzo Piraccini con Daniela Santaché e Massimo Mazzaro M a r z o

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All’Expo di Milano trova spazio il Biodiversity Park in partnership con SANA e FederBio Alla presenza di Giuseppe Sala, amministratore delegato di Expo 2015 Spa e commissario unico delegato del Governo per Expo Milano 2015, di Duccio Campagnoli, presidente di BolognaFiere Spa, e di Gian Luca Galletti, ministro dell'Ambiente e della Tutela del territorio e del mare, è stata presentata il 7 febbraio a Milano la partnership tra BolognaFiere ed EXPO Milano 2015. L'accordo, che rende BolognaFiere Official Partner di Expo Milano 2015, prevede la realizzazione del Biodiversity Park, l'area tematica dedicata alla biodiversità agraria e all'agricoltura biologica, un luogo espositivo nel quale si affronteranno le tematiche fondamentali del tema 'Feeding the Planet, Energy for Life', che ospiterà al suo interno il Padiglione del Biologico e del Naturale, grazie alla collaborazione con FederBio. Per Duccio Campagnoli, presidente di BolognaFiere, 'parlare di alimentazione e di futuro del pianeta, delle sfide globali per assicurare nutrimento e sviluppo sostenibile significa fare un chiaro riferimento alla biodiversità agraria, alla sua evoluzione e alla sua salvaguardia anche grazie a un metodo agricolo, quello biologico, che per sua vocazione svolge un compito molto importante nella conservazione e nella implementazione della biodiversità e delle caratteristiche ambientali.

Il percorso al quale BolognaFiere ha fortemente creduto e che ha voluto intraprendere, anche grazie all'esperienza del SANA (il Salone leader italiano del biologico e del naturale), ha portato alla definizione della partnership strategica con EXPO 2015. L'obiettivo è quello di valorizzare le eccellenze italiane, dell’agricoltura, dell’impresa e dell’associazionismo legato al rispetto della natura permettendo a que-

ste realtà di essere protagoniste di un’area tematica fondamentale dell’Esposizione Universale. Il Biodiversity Park sarà un viaggio all’interno delle tante opportunità che la biodiversità e l'agricoltura biologica offrono per declinare l’importante tema 'Nutrire il Pianeta'.' Giuseppe Sala si è detto convinto che dalla collaborazione con il polo fieristico bolognese, Expo Milano 2015 potrà incoraggiare riflessioni e progetti utili a vincere le più importante sfide

aperte dal tema Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita’. Il Biodiversity Park, realizzato da BolognaFiere, è un'area tematica di 8.500 mq dedicata alla biodiversità. Si sviluppa su due grandi ambienti: un ambiente esterno, dove il visitatore passeggia e vive i paesaggi della biodiversità italiana; un ambiente chiuso, in cui il viaggio prosegue attraverso la storia della biodiversità, le esperienze e le eccellenze del biologico, sia all'interno del padiglione dedicato al mondo biologico che nello spazio auditorium, dove prende vita un programma semestrale (pari dunque alla durata di Expo) di attività e incontri. Il padiglione del biologico e del naturale sarà il cuore del Biodiversity Park, un luogo per conoscere una delle eccellenze dell'agricoltura italiana, la produzione biologica. Il Padiglione del Biologico e del Naturale è il solo ambiente interamente dedicato ai prodotti Biologici e Naturali e alla Biodiversità ad Expo in cui si racconta tutta la filiera di un’agricoltura eco, sicura e sostenibile. Il punto di incontro per gli opinion makers del settore, l’incubatore delle nuove idee, la piattaforma di networking di riferimento per tutti gli stakeholder. Nel Comitato di Orientamento chiamato a fare tutte le scelte strategiche di questo grande progetto siede anche Paolo Carnemolla, presidente FederBio.

dei prodotti che sono in linea con la concorrenza. Inoltre la Santanchè ha affermato che il biologico è uno stile di vita. “Siamo quello che mangiamo, e mangiare sano vuol dire avere una migliore qualità di vita. Almaverde Bio Market vuole rappresentare il riferimento per il biologico, con prodotti di qualità sempre freschi e garantiti nel rispetto delle per-

sone, della natura e dell'ambiente.” Michele Mazzaro, Consigliere delegato di Organic Food retail, ha ribadito questo concetto affermando che il cliente che entra in un Almaverde Bio Market è un consumatore che ha fatto una scelta consapevole. Un cliente che fa del biologico uno stile di vita, non una questione di moda

del momento. Durante l'inaugurazione non si è accennato minimamente alle previsioni di fatturato, di contro è stato dato ampio risalto all'ambizioso piano strategico di sviluppo nazionale delle due formule, Standard ed Express, dei supermaket biologici targati Almaverde. Organic Food Retail intende infatti realizzare 20 punti vendita in 3 anni. M a r z o

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Pietro Barbieri Il pomodoro da mensa non è solo la coltura orticola oggi più diffusa al mondo, ma sicuramente anche quella su cui, negli ultimi anni, si sono concentrati i maggiori sforzi di ricercatori, genetisti e tecnici per migliorarne le tecniche colturali, le rese, le qualità organolettiche e commerciali e la differenziazione varietale. L’estrema variabilità della forma e dimensioni della bacca (globosa, appiattita, allungata, ombelicata, liscia o costoluta) fa sì che si riconoscano tante tipologie e molte varietà locali. È impossibile descrivere tutte quelle presenti a livello nazionale. Troviamo allora il cuore di bue, il verde o insalataro, il perino, il tipo Marmande, quello a grappolo, il pomodoro del Vesuvio a piennolo, il camone sardo, il ciliegia, che comprende il famoso ciliegino di Pachino IGP, e molte altre. C’è anche il datterino, che si differenzia dagli altri tipi di pomodoro sia per la sua forma allungata "a dattero", sia per il suo sapore più dolce, che l’ha portato rapidamente ad essere apprezzato dai consumatori di tutto il mondo. Le caratteristiche inconfondibili del pomodoro datterino hanno origine dalla geniale inventiva della natura, cui l'uomo ha poi aggiunto esperienza e attenzione. Così si spiega come questa tipologia di pomodoro possa fondere il gusto e la dolcezza con la sicurezza e la salubrità oggi richieste sui mercati internazionali. Viene raccolto in grappoli, ma talora anche a frutti singoli, quando le piccole bacche allungate raggiungono un colore rosso intenso e il tipico gusto che conquista immediatamente chi lo assaggia. Ogni grappolo si contraddistingue principalmente per regolarità ed eleganza e per la particoM a r z o

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Si chiama Solarino RZ e fa parte della linea Sensational Flavours. Sul ‘mare magnum’ del pomodoro da mensa si concentrano gli sforzi di ricercatori e genetisti

lare distribuzione a spina di pesce. Il rachide è robusto, ben inserito nel fusto, regolare e compatto. Ottima la resistenza al disseccamento e allo sgrappolamento in post-raccolta. Altre prerogative dei frutti riguardano l’elevata tolleranza alle spaccature e la resistenza ai lunghi trasporti. Alla base del successo commerciale delle varietà a grappolo di piccola pezzatura, oltre alle indiscutibili qualità organolettiche, c’è un altro elemento importante e cioè che rispondono egregiamente alle esigenze della grande distribuzione, ovvero lunga shelflife (può arrivare fino a due settimane), nonché possibilità di realizzare confezioni molto piccole, da 100-250 grammi, che incontrano perfettamente le esigenze di una società sempre più composta di single e lavoratori che chiedono snack veloci. Un’opportunità interessante è quella dei prodotti cosiddetti ad altissimo gusto. Nell’ampia offerta varietale a disposizione degli agricoltori, la ricerca Rijk Zwaan, ormai da qualche anno, ha aggiunto Solarino RZ, un pomodoro datterino che, come afferma ambiziosamente la multinazionale olandese, leader nella ricerca, produzione e commercializ-

zazione di sementi orticole di qualità, “apre un capitolo e crea un nuovo standard nel proprio settore”. Si tratta di una varietà di pomodoro mini plum estremamente dolce, aromatica, di buona consistenza e particolarmente facile da coltivare. La pianta, allungata e dalla struttura aperta, possiede caratteristiche spiccatamente generative e si adatta bene alle diverse condizioni di coltivazione. Presenta crescita precoce, frutti uniformi del peso medio di 10-12 grammi e buona produttività. “In effetti – dice Paride Zamagna, chain manager di Rijk Zwaan – Solarino RZ fa parte della nostra linea Sensational Flavours, una gamma di prodotti dal sapore straordinario e dal gusto distintivo per la gioia del palato di tutti i consumatori. Naturalmente, però, abbiamo grande attenzione anche alle richieste che ci giungono dal mondo produttivo. Per questo, in generale, tutte le varietà che immettiamo sul mercato devono essere facili da coltivare e con elevate resistenze e tolleranze alle diverse patologie. Solarino RZ non fa eccezione”. “Questa – continua Zamagna - è una varietà di pomodoro particolarmente ricca di gusto, nata per intercettare i fabbisogni di autostima e di appartenenza dei consumatori moderni. Dal gusto inconfondibile, è una varietà che si può coltivare in tutta Italia ed è disponibile tutto l’anno. Viene raccolto al giusto grado di maturazione, cogliendo i frutti uno per uno, per rispettare la delicatezza del prodotto e far sì che www.corriereortofrutticolo.it

VARIETÀ & MERCATO

Porta la firma di Rijk Zwaan il datterino ad altissimo gusto

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V arietà & mercato mantenga intatte le sue preziose caratteristiche”. “Tutte le nostre potenziali varietà della linea Sensational Flavours prima di essere introdotte sul mercato vengono sottoposte a panel test con consumatori per stabilirne l’appeal e il gradimento, così come a specifici panel test strumentali e sensoriali, dove esperti appartenenti a enti ufficiali vanno a definirne le caratteristiche vincenti. I tratti vincenti di Solarino RZ, che lo annoverano tra le varietà per il segmento premium, sono: colore rosso intenso e brillante; elevato grado zuccherino (media 9° Brix); croccantezza della polpa; elevata succosità; aroma tipico; buccia sottile e liscia. In altre parole – conclude Zamagna - questo pomodoro si sposa con tutte le moderne tendenze della cucina creativa. È perfetto infatti come ingrediente e come decorazione per le grandi portate e per i piatti di tutti i giorni”. Non bisogna dimenticare infine che il pomodoro è un alimento poco calorico e ricco di pigmenti carotenoidi, tra cui la provitamina A. Contiene inoltre vitamina C e licopene, un pigmento naturale che possiede virtù antiossidanti e che quindi, una volta consumato, protegge i tessuti. Insomma è una verdura che non può mancare nella dieta quotidiana per una sana alimentazione. Non a caso è uno dei prodotti-simbolo della dieta mediterranea, che tanti riconoscimenti ha avuto dai medici di tutto il mondo.

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Sei tappe italiane nell’Endivia show della società sementiera olandese Rijk Zwaan Italia ha organizzato un tour un che toccha l'intera Penisola, in collaborazione con i più importanti player del mercato nazionale, per far scoprire loro le sue proposte nel segmento dell'endivia riccia. Si tratta di un vero e proprio "endivia show" che vede sei diverse tappe in Italia, da Nord a Sud, fino alla Sicilia. Con il brand "Star in campo", Rijk Zwaan Italia si propone di organizzare un evento a tutto tondo che andrà oltre le visite in campo, prevedendo anche il profilarsi di attività legate ai consumatori e all'insegna di Love my Salad, la community ideata dalla società sementiera olandese per incentivare il consumo di frutta e verdura a livello mondiale e che fa ritrovare il piacere di consumare le insalate insieme alle persone care. Obiettivo di questo primo "Star in campo" è far conoscere ai vari operatori del settore la nuova

gamma di endivie ricce creata da Rijk Zwaan. Queste varietà, rappresentate soprattutto da Avral RZ e Timehal RZ (nella foto), hanno tratti decisamente distintivi rispetto a quanto proposto sul mercato italiano fino ad ora. Il loro colore verde chiaro, che conferisce un gusto più dolce grazie alla minore concentrazione di clorofilla, è la vera innovazione di queste proposte che segnano un vero punto di svolta per il panorama delle endivie riccie. Inoltre, il cespo di ottime dimensioni e le foglie tenere che implicano poco scarto fanno la gioia di tutta la moderna filiera agro-alimentare. Questo viaggio itinerante coprirà pressoché tutta la penisola, poiché questi prodotti sono adatti ad ogni periodo di coltivazione e per tutto il territorio italiano. Info: www.rijkzwaan.it

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Marzo 2015 CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

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C orriere Ortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

• GRANATA Addio a Melinda il super-manager passa alle pere PAG. 29

• FEDAGRO Valentino Di Pisa è il nuovo presidente dei grossisti PAG. 33

MELA PINOVA VAL VENOSTA. BONTĂ€ BICOLORE.

• FIERE/1 Verona si ritira restano in lizza Milano e Rimini PAG. 37

PROTAGONISTI Bruno Francescon: il coraggio di investire in Africa

• FIERE/2 Fruit Logistica straccia ogni record e punta sulla qualità PAG. 19

• ESTERO Cresce il PerÚ tra i colossi dell’export PAG. 41

PAG. 23

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