Corriere ortofr 7 8 2013

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DI

ECONOMIA

ANNO XXVII Nuova serie

Luglio-Agosto 2013 CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

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C orriere Ortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

• BIOLOGICO Gdo e bio-bar per Almaverde PAG. 35

• GDO All’Eurospar un’offerta ‘eccezionale’ PAG. 37

• LOGISTICA Container contro le navi-refeer PAG. 41

• MERCATI

ANNO XXVII - NUOVA SERIE

LUGLIO-AGOSTO 2013

Accordo tra Budapest, Padova e Verona PAG. 33

PROTAGONISTI Dichgans e il VOG. I ‘segreti’ del colosso europeo delle mele PAG.17

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CorriereOrtofrutticolo

La qualitĂ da sola non basta âœ? Lorenzo

Si torna al lavoro – ma c’è chi non si è mai fermato, ad esempio tantissime imprese produttive e commerciali dell’ortofrutta – e tutti ci rendiamo conto che per un mese abbiamo parlato di niente. Tutto agosto a dibattere sui giornali di scenari fantapolitici: grazia o amnistia, falchi e colombe, Renzi e/o Letta, larghe intese/lunghe attese, la data del congresso Pd, e via cosĂŹ. Aria fritta, fuffa, in cui siamo specialisti. Con settembre tornano i problemi veri: il debito pubblico abnorme, la pressione fiscale devastante, la mancanza di competitivitĂ del Paese e delle imprese, lo spread che torna a crescere, il credit crunch che peggiora nonostante le favolette che raccontano le banche, addirittura una possibile crisi di governo alle porte. Insomma piove sul bagnato, si aggrava la tendenza a farci male da soli. Quello di cui si sente la mancanza è il principio di realtĂ : vedere le cose come sono, non come dovrebbero essere, atteggiamento tipico dei parolai, degli acchiappanuvole e di chi vive di politica. Ad esempio, si parla tanto di export, di made in Italy, ecc. Grande risorsa solo in parte sfruttata, verissimo, e non solo per l’agro-pirateria. L’export è il futuro, la prospettiva, l’à ncora di salvezza per la nostra traballante economia agroalimentare. Bene, tutti ci aspetteremmo che sul come esportare di piĂš, sul come agevolare il lavoro che fanno le nostre imprese all’estero, sul come eliminare storture e malaburocrazia ci fosse l’impegno comune della politica, delle istituzioni, ecc. L’ortofrutta, come il vino, è campione di export, su base annua le esportazioni superano sempre le importazioni; è settore labour intensive, cioè ad altissimo impiego di manodopera; è una miniera di cultura, tradizioni, tipicitĂ . Tutela l’ambiente e le zone disagiate, è un volano di sviluppo economico soprattutto per il nostro Sud. Vale il 25% della nostra agricoltura ma riceve meno del 10% dei contributi, quindi è perennemente in credito e non si può dire che sia un settore assistito. Bene, l’ortofrutta è al centro dei pensieri dei nostri politici, del governo? Per niente, di provvedimenti per sostenere lo sforzo delle imprese che esportano non c’è traccia da anni, cambiano i governi e i ministri ma su questo fronte nulla cambia. Recentemente si è parlato del superamento storico delle barriere che impediscono alle nostre pere e mele di entrare negli States; sembrava fatta ma poi della cosa si sono perse le tracce. Non sarebbe male se dal ministero battessero un colpo su questo tema. Come stanno le cose? Si è consapevoli che questo piccolo risultato darebbe un enorme impulso a due comparti che sono davvero campioni dell’export e del made in Italy? Ăˆ troppo chiedere se il ministero sostiene - e come - chi si sta adoperando su questa partita, cioè la Regione Emilia Romagna e il Cso, oltre che Assomela? In piena estate è stato approvato il decreto Fare. Bene: Frassoldati

l u g l i o -Ag o s t o

2013

EDITORIALE

EJHF

c’è qualcosa per l’export? Certo si parla di Expo 2015, di agenda digitale, di gasolio per le serre, ma di aiuti/agevolazioni a chi esporta non vediamo traccia. Ci sono in compenso nuove agevolazioni per la filiera corta , per semplificare la vita delle imprese che vendono direttamente sul posto e che possono organizzare anche il consumo in loco per i clienti, senza ulteriori autorizzazioni. Esulta, a giusto titolo, la Coldiretti. Che dire? Benissimo. La Coldiretti incassa un altro risultato – dopo il via libera a UeCoop - frutto della sua incessante azione di lobby che è fatta di lavoro dietro le quinte, su Parlamento e Governo, e di una martellante campagna mediatica che non s’arresta mai, neppure per Natale e Ferragosto. Il sistema italiano dell’ortofrutta, nonostante la folta rappresentanza tra privati, coop, unioni di prodotto, ecc, non è stato in questi anni capace di esprimere alcuna azione di lobby , nĂŠ sul piano politico, nĂŠ su quello della comunicazione, e i risultati si vedono. Enormi risorse sono state sprecate in iniziative, eventi, convegni di nessun peso e di nessun impatto sui ‘decisori’ istituzionali e sull’opinione pubblica. Tantissimo bla-bla-bla senza costrutto e senza uno straccio di progetto. Coldiretti è agevolata in questo dalla sua disciplina quasi militare, dal suo rigido ‘centralismo democratico’ che ricorda il vecchio Pci, però gli ‘altri’ si sono limitati a difendere ognuno il proprio orticello e basta. Senza approfittare delle mille occasioni che la cronaca offre. Ultimo esempio fra i tanti. La Coldiretti delle notizie – come del maiale - non butta via niente. Martella senza sosta con le sue parole d’ordine. Il ministero della Salute ha divulgato il report sull’uso degli agrofarmaci nel 2012 da cui si evince che l’Italia detiene la leadership europea nelle sicurezza e salubritĂ degli alimenti e in particolare il comparto ortofrutticolo, se si guarda dal 1993 ad oggi, ha migliorato la sua performance in maniera straordinaria, passando dal 5,6 allo 0,5 di percentuale di prodotti con residui superiori ai limiti consentiti. Qualcuno se n’è accorto? Qualcuno di questo mondo ha suonato non una tromba ma una trombetta per festeggiare e comunicare la bella notizia? Non ci risulta. Quindi avanti cosĂŹ, continuiamo a farci del male.

PUNTASPILLI GOSSIP MINISTERIALE Il ministro Nunzia De Girolamo non ha resistito alla tentazione di farsi immortalare, stivaloni ai piedi e forcone in mano, sul settimanale gossiparo ‘Chi’ intenta a lanciare proclami come: “fare agricoltura deve diventare figoâ€? oppure “la mia bambina ama molto le verdure che coltiviamo nell’orto di famigliaâ€?. Che dire? Peccatucci veniali, che si perdonano a una donna bella e simpatica come l’avvocato di Benevento. La misureremo su cose piĂš importanti. PerchĂŠ sappiamo benissimo che l’abito non fa il monaco (e neppure il contadino). *

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Controeditoriale

CorriereOrtofrutticolo

Ristoranti: frutta solo come dessert? Può diventare ingrediente base in cucina ✍ Claudio

Ho letto con interesse ed attenzione il dibattito sulla mancanza della frutta fresca nell’offerta dei ristoranti. Le motivazioni sulle possibili ragioni di questa scarsa presenza mi trovano d’accordo. Distinguerei, però, la fotografia della realtà dalle possibili strategie da adottare per modificare lo status quo. La prima causa dell’attuale situazione, riguarda senz’altro il tema del servizio. Degustare la frutta tal quale in alternativa ad altri dessert, spesso mette in difficoltà il cliente che nei ristoranti di medio-alto livello, non ha voglia di impegnarsi (spesso non sa neanche farlo) a mondare-tagliare il frutto in punta di coltello e forchetta. Non a caso, come giustamente citato, le frutta che vengono consumate sono quelle che non richiedono alcuno sforzo da parte del commensale: fragole, ciliegie, ananas, uva da tavola, macedonie... Questi prodotti, comunque, vengono proposti già pronti per il consumo: tagliati, lavati ed in caso arricchiti con vari condimenti (limone, zucchero, panna, liquori). Dunque, per il ristorante si apre un problema. Inserire la frutta nel menù, richiede una preparazione ad hoc, con una conseguente ricaduta di costi e/o di aumento del lavoro non sempre compatibile con i costi finali del piatto e con quelli gestionali del ristorante. Da questo punto di vista, va sottolineato il ruolo assunto dal prodotto di IV e V gamma nel campo della verdura. Alcuni anni fa anche l’insalata stava diradando la sua presenza nei menù per i medesimi motivi. L’avvento di prodotto pronto fresco ha risolto i problemi ridando spazio ed anche arricchendo le proposte dei ristoranti di insalate e verdure grigliate, ormai presenti dappertutto dal canale bar a quello della ristorazione. Per la frutta però più che per gli ortaggi, pesa anche un secondo punto, già rilevato da Dino Abbascià: il tema del sapore. Il decadimento gustativo che molte specie di frutta hanno avuto soprattutto negli anni passati ha comportato una barriera alla presenza nei ristoranti tradizionali. La produzione negli ultimi anni sta ovviando a questo problema con l’introduzione di cv decisamente migliorate sul fronte del gusto. Purtroppo però ancora la percezione di questo mutamento da parte degli operatori non è abbastanza diffusa. Qui c’è il punto a mio avviso più importante. L’elemento su cui vale la pena di soffermarsi con molta attenzione. In una situazione in cui i pasti si stanno sempre più 'alleggerendo' e si sta semplificando il numero delle portate: si può pensare alla frutta solo come ad un fine pasto? Normalmente ormai, sia in casa che fuori, un pasto si compone di due portate Scalise

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principali: un primo o un secondo più un contorno magari ricco (verdure grigliate con tomino?) e/o un dolce. Il 90 per cento del consumo fuori casa è composto da pasti così combinati. È chiaro che in questa situazione la frutta è relegata di fatto ad un ruolo di alternativa (povera) al dessert. Ne consegue che la frequenza di consumo risulti molto ridotta. Ma deve essere proprio così? Io credo che ci sia una sottovalutazione da parte di tutta la filiera dell’importanza della ristorazione per valorizzare il prodotto. Il ruolo di opinon-makers degli chef in fatto di tendenze di cucine è un dato di fatto. Il successo e la numerosità dei programmi di cucina gestiti da cuochi più o meno famosi ne è un'ulteriore riprova. La riscoperta e valorizzazione di tante specialità quasi dimenticate: lardo di Colonnata, Lenticchie di Castelluccio, Pistacchio di Bronte, il Radicchio di Treviso, l'Aceto balsamico tradizionale ecc. devono una buona parte della loro notorietà al fatto che sono diventati ingredienti della cucina di ristoratori di livello internazionale. D’altronde la nostra enogastronomia e la nostra ristorazione è leader a livello mondiale. La creatività, l’innovazione nella lavorazione e la qualità della materia prima sono alcuni elementi che ne caratterizzano l’eccellenza. Perché non inserire la frutta tra gli ingredienti di riferimento base della cucina italiana? Questo è il tema. Qualche chef si cimenta già con successo in proposito. Ma al momento rappresenta una eccezione. Ciò di cui avremmo bisogno è di costruire un vissuto nuovo ed una modalità differente di far vivere la frutta in cucina e quindi al consumatore. Perché non costruire con le associazioni di chef, le scuole alberghiere, dei veri e propri percorsi di riscoperta della frutta dei diversi territori e dei possibili accostamenti con altri ingredienti della cucina: carni, pesce, paste e farinacei vari. Insomma sviluppare nuove ricette e nuove modalità di consumo, in cui la frutta sia tra gli ingredienti principali e proporle nei menù dei ristoranti coinvolti? Primi piatti, pietanze, contorni e bevande, gelati, dessert. Si potrebbe ottenere una ricchezza di ricette veramente sorprendente. Chi si occupa di valorizzazione del resto sa bene, che i suggerimenti d’uso in cucina, anche della frutta, sono tra le informazioni più apprezzate dai consumatori. La differenza tra le iniziative dei singoli, dovrebbe proprio essere quella di sviluppare un programma di inserimento su larga scala delle nuove ricette e la loro promozione sui differenti media da parte degli chef di cui sopra, in modo da costruire un trend favorevole all’uso del prodotto. Questo dovrebbe, a mio parere diventare un grande progetto di valorizzazione della nostra frutta che tutti dovrebbero fare proprio, per ridare valore e dignità al prodotto. Lu g l i o - Ag o s t o

2012

S Da quarant’a

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Sotto, c’è tutto un gruppo. Da quarant’anni il nostro Gruppo produce, confeziona e distribuisce frutta scegliendo i migliori prodotti e le zone più vocate. L’attenzione rigorosa alla qualità, alla professionalità, all’impegno e la cura nei rapporti con partner, collaboratori e clienti hanno fatto di noi un importante player nel settore ortofrutticolo internazionale. Battaglio importa e distribuisce in Italia. Geagri e Cosur producono e confezionano, rispettivamente, in Italia e in Argentina: entrambe le aziende esportano in Europa, Russia, Medio Oriente e America Latina. Dentro la nostra frutta, la nostra consistenza!


Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati

MENSILE DI E AT T U A L I T À

ECONOMIA DI SETTORE

ANNO XXVII - Nuova serie L U G L I O - A G O S TO

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Corriere

T H E F I R S T ITALIAN

Redazione: Emanuele Zanini Redazione via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it

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Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale: Antonio Felice Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: segreteria@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 60 euro per due anni: 95 euro e-mail: abbonamenti@corriereortofrutticolo.it

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Profilo Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio organizzato. Il Corriere Ortofrutticolo è un formidabile, unico e specializzato strumento di raccordo e di informazione per l’intero settore. È presente a fiere in Italia e all’estero dove è diffuso a indirizzi specializzati di oltre 30 nazioni.

Diffusione 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Grossisti 29%, Dettaglianti 23% Produttori 22%, Supermercati 9% Import-export 6,5%, Servizi 5% Tecnologie e Trasformati 2,5% Altri 3%

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Gerhard Dichgans, il protagonista PAG.17

Cresce ancora Almaverde

RUBRICHE

è l’orario pomeridiano

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EDITORIALE La qualità da sola non basta

Protezione dei crediti: nuovi servizi

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Conferma per Ratto a Genova

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BIOLOGICO NEWS Dalla Gdo ai bio-bar Cresce Almaverde

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Più ‘organic’ in Africa Manghi dal Senegal

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Gli under 30 tedeschi scelgono bio

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Alce Nero lancia il ‘cuore di bue’

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CONTROEDITORIALE Ristoranti: frutta solo come dessert? Può diventare ingrediente base in cucina 4 GENTE & FATTI Orgeldinger ai vertici di Ifco, diventata marchio del gruppo australiano Brambles 8 I “Solarelli” sbarcano negli Emirati Arabi e si preparno a entrare in Arabia Saudita 8

PAG.35

Mioorto vola in Russia e investe in tecnologia

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DISTRIBUZIONE DESPAR. Un’offerta davvero speciale

Settembre, tempo di appuntamenti di cartello

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Spar in Italia. Una storia iniziata nel 1959 e che oggi vale oltre 4 miliardi di euro 38

Capespan punta su Ronan Lennon

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NOTIZIARIO Vasto incendio al Mercato ortofrutticolo di Conversano

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Frutti di bosco surgelati: reazioni alle indagini in Piemonte

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Sequestrate in Calabria 510 tonnellate di falsi succhi di frutta italiani

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Il 2013 apre con l’import che supera le esportazioni

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Fruit Logistica si conferma anche per il 2014 fiera leader

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Crollo dell’export italiano verso l’Egitto 13 Noberasco investe: lascia Vado, ma resta in Liguria

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Meloni marchiati laser: la sfida di Zerbinati

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FEDAGRO NEWS Magrini: la sfida di Firenze

Spar nel mondo. Quasi 14 mila punti vendita di diverso formato. Spar International ha sede in Olanda dove il gruppo è nato nel 1932

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Distribuzione flash

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LOGISTICA Che spallata alle navi reefer!

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Luigi Merlo: “I porti italiani hanno le mani legate”

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Assoporti. Monti sale alla presidenza Confermato Massidda come numero due

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L’ELENCO DEGLI AGROFRESH ASTA FRUTTA BATTAGLIO CESENA FIERA CORSI EOS FRUITECOM INFIA

copertina II pagina 2 pagina 5 pagina 52 copertinaIII pagina10-15 pagina 12 pagina 50

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Ucraina, più infrastrutture

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NEL PROSSIMO NUMERO

Rotterdam, cambio al vertice del principale porto europeo

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Shenzhen sta superando Hong Kong Sul podio con Shangai e Singapore

☛ Grandi aspettative per Macfrut

ATTUALITÀ

Tempo di Macfrut. Il tradizionale appuntamento di Cesena si svolge dal 25 al 27 settembre. Sono attese presenze importanti dall’estero. Fitta la convegnistica. Originale la formula di farla diventare una fiera a diffusione territoriale. Ne parleremo prossimamente.

Copertina - Protagonisti Dichgans, una vita nella casa delle mele 17

☛ Insegna della Gdo e Dettagliante, due rubriche ad hoc

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Mele, varchi in Germania

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Pere, la campagna minacciata dal caso “Etossichine”

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Peron: “Subiremo forti perdite”

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Pere, crescono le produzioni di Olanda e Portogallo

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L’afa di luglio aiuta i consumi

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Accordo tra mercati Budapest-Padova-Verona

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Sul prossimo numero riflettori su Conad e intervista a un dettagliante ortofrutticolo: due rubriche proposte in tutti i numeri del Corriere Ortofrutticolo 2013 per approfondire il legame dell’ortofrutta con piccola e grande distribuzione.

☛ Focus sulle pere La Scheda prodotto di settembre sarà dedicata alle pere. Il consueto approfondimento con dati e interviste ai principali operatori sarà arricchito da spunti dedicati all’innovazione di prodotto, che interessa anche il made in Italy.

SCHEDA PRODOTTO

MONDO Vendita di cibi scaduti autorizzata in Grecia

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Incredibile: cala l’export dell’Olanda

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Ucraina, nuovi siti di stoccaggio

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Turchia, fino a metà agosto l’export di ciliegie Nei pomodori il Paese si conferma 4° 46

INSERZIONISTI LA COSTIERA LUSIA E ROSOLINA ROSARIA SYNGENTA RIJK ZWAAN VALFRUTTA FRESCO SGM GENOVA

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pagina 13 pagina 29 pagina 16 pagina 20 pagina 26 pagina 32 copertina I pagina 1 2013

UVA DA TAVOLA

Cresce la pressione dall’estero e l’uva italiana è sotto stress

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FATTI

GENTE

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I “Solarelli” sbarcano negli Emirati Arabi e si preparano a entrare in Arabia Saudita Ha dato riusltati un’importante campagna promozionale negli Emirati Arabi per le “eccellenze” di Apofruit. Il colosso romagnolo, da fine giugno, sta commercializzando, attraverso il marchio Solarelli dedicato ai prodotti di alta gamma, pesche, nettarine e albicocche nel Paese arabo, dopo aver chiuso positivamente la campagna ciliegie. Al marchio Solarelli sono affiancati i prodotti firmati Almaverde Bio per la linea del biologico. La logistica, che prevede la consegna via aerea, ha tempi relativamente ristretti. In poche ore, nel giro di una nottata, i prodotti sono a destinazione attraverso una fornitura diretta al cliente. “Quello degli Emi-

rati Arabi è un mercato molto interessante per noi - sottolinea Ilenio Bastoni, direttore commerciale di Apofruit -. Dopo alcuni test effettuati nella scorsa campagna invernale abbiamo iniziato a inviare maggiori quantitativi di ortofrutta. Il riscontro che stiamo avendo è molto positivo, i quantitativi venduti stanno dando risultati, ben oltre le aspettative”. “Si stanno aprendo inoltre nuove possibilità commerciali in altre aree come l’Arabia Saudita, dove abbiamo già effettuato i primi test - conclude Bastoni - e ci stiamo organizzando ad attuare le prime spedizioni. Siamo molto fiduciosi”. (E.Z.)

Orgeldinger ai vertici di Ifco, diventata marchio del gruppo australiano Brambles IFCO Systems ha annunciato il 22 agosto che Wolfgang Orgeldinger (nella foto) diventerà Chief Executive Officer della società, succedendo a Karl Pohler. Dal 2000 in Ifco, Wolfgang Orgeldinger ha operato nel ruolo di chief operating officer ed come responsabile di tutti gli aspetti legati a logistica, gestione patrimoniale ed IT. L’avvicendamento ai vertici di IFCO arriva dopo la riuscita integrazione in Brambles, che ha acquisito l’azienda nel marzo 2011, e in un momento in cui IFCO è diventata il principale fornitore al mondo di RPC in soluzioni di pooling, al servizio di distributori e produttori di alimenti freschi con 45 sedi ed un pool di oltre 180 milioni di contenitori riutilizza8

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bili in plastica. Prima di entrare in IFCO, Orgeldinger ha ricoperto varie posizioni manageriali in soceità di informatica. In precedenza aveva conseguito un Master in Business Administration presso l’Università di Bayreuth, in Germania. Orgeldinger ha dichiarato: “Sono molto lieto di assumere questa posizione presso IFCO e Brambles e di poter lavorare con i nostri clienti e partner in tutto il mondo nei prossimi anni. Sono estremamente grato a Karl per la sua guida, il suo sostegno e il suo contributo nei 13 fruttuosi anni in cui ha guidato e fatto crescere IFCO e non vedo l’ora di poter lavorare con lui per garantire un efficace passaggio di consegne”. Pohler, da parte sua, ha affermato: “Il passaggio del testimone a Wolfgang ai vertici di IFCO assicurerà la continuità dal punto di vista del servizio ai clienti e dell’espansione dell’attività. È stato un piacere costruire questa attività negli

ultimi 13 anni e sono certo che il percorso di crescita continuerà sotto la guida di Wolfgang e all’interno di Brambles”. IFCO Systems è un fornitore internazionale di servizi di logistica che cura il rapporto con i clienti con sedi in oltre 40 Paesi. Gestisce un pool di circa 180 milioni di RPC, utilizzati principalmente per il trasporto di prodotti freschi dai produttori ai principali rivenditori di generi alimentari. IFCO è parte di Brambles Limited. Brambles Limited è una società di logistica della catena di approvvigionamento che opera in oltre 50 paesi, principalmente tramite i marchi CHEP e IFCO. Il Gruppo è specializzato nella fornitura di soluzioni di pooling e servizi connessi e si dedica in particolare alla gestione in outsourcing di pallet, casse e contenitori a rendere. Brambles è quotata presso la Australian Securities Exchange (ASX) e ha sede a Sydney, in Australia. Lu g l i o - Ag o s t o

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L'insalata bergamasca sbarca in Russia e Kazakistan e si prepara a volare negli Emirati arabi. Sono 160 mila i sacchetti di rucola, spinacina, songino e lattughina, che ogni giorno dal gruppo Mioorto di Carobbio degli Angeli (Bergamo), guidato dalla famiglia Bertoli, prendono la via dei mercati domestico ed internazionale. "Il punto di forza dei nostri prodotti - ha raccontato all'Eco di Bergamo Marco Bertoli (nella foto) - è la loro freschezza, frutto di anni di investimenti tecnologici". Il prossimo impianto tecnologico sarà collaudato a ottobre: costato 11 milioni di euro è dotato di tredici linee di confezionamento. "Abbiamo puntato da subito sulla qualità della produzione, anche se questo ha comportato una riduzione della quantità - continua Bertoli, che gestisce l'azienda con i fratelli Severino, responsabile commerciale, Angelo, che sovrintende le coltivazioni, e il cognato Giancarlo Carminati, responsabile della logistica -. L'insalata tenera viene seguita con particolari tecniche di coltivazione da perso-

nale altamente qualificato e grazie agli impianti innovativi siamo in grado di lavarla, asciugarla e confezionarla delicatamente, senza provocare danni alle foglie". In sostanza rucola e lattuga made in Carobbio (per la coltivazione il gruppo Mioorto può contare anche su altre sei società associate) garantiscono un grado di rottura della foglia pari a zero e un'umidità per ogni chilo che si aggira intorno allo 0,5%, rispetto a rotture molto superiori e ad un contenuto di acqua del 6%, tipici degli impianti che utilizzano le centrifughe. (fonte: Eco di Bergamo)

Capespan punta su Ronan Lennon Ronan Lennon (nella foto) è il nuovo amministratore delegato di Capespan, uno degli storici colossi sudafricani del settore ortofrutticolo. Lennon, già amministratore delegato della divisione del gruppo nel Regno Unito, ha preso il posto da inizio agosto, di Louis Kriel, il quale lo scorso maggio aveva deciso di dimettersi. La carica di aministratore delegato verrà condivisa con un'altra figura. Lennon, che ha guidato Capespan International Ltd per 12 anni, si occuperà principalmente degli approvigionamenti di frutta, mentre il collega al suo fianco, che deve ancora essere scelto, si occuperà principalmente dell'area marketing. Ottimista e fiducioso Johan Dique, direttore generale di Capespan Group: "Lennon contribuirà in modo significativo a sviluppare ulteriormente il modello e la strategia di business orientata al cliente di Capespan".

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FATTI

Mioorto vola in Russia e investe in tecnologia

Settembre, tempo di fiere. Almeno 4 gli appuntamenti di rilievo che ricordiamo, per dovere di cronaca, ai nostri lettori. Si comincia da Hong Kong, dove dal 4 al 6 settembre si è svolta Asia Fruit Logistica, una fiera che si sta consolidando, con la presenza di ancora poche ma significative aziende italiane e alcuni stand collettivi, arricchita dall'Asiafruit Congress, che è l'unico momento di riflessione a livello internazionale sul mercato asiatico. Si continua il 7 settembre con l'inaugurazione, a Bologna, del SANA, salone del biologico e del naturale, che terrà aperti i battenti fino al 10 settembre. Il biologico è una nicchia che non perde colpi ed è entrata nei discount con successo negli ultimi due anni proprio con l'ortofrutta. Misurarsi con il biologico è un'occasione da valutare per chi opera nel settore. Terzo appuntamento a Mosca, dal 16 al 19 settembre, con World Fruit Moscow, un evento fondamentale per un mercato, quello russo, che è diventato uno dei più importanti al mondo, dove si confrontano praticamente tutti e dove le produzioni europee si misurano con quelle asiatiche, cinesi in particolare. Infine, si torna in Italia, con un classico che più classico non si può: Macfrut, a Cesena dal 25 al 27 settembre, un quarto di secolo e più di esperienza al servizio di un settore ortofrutticolo italiano che non deve perdere l'orgoglio di una fiera-bandiera, che cerca, con l'edizione di quest'anno, di essere decisamente più forte sul fronte dell'internazionalizzazione. (a.f.)

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Buona per chi la compra, buono per chi la vende

La Verdura dell’Alto Adige cresce in montagna, al sole e all’aria pura. Si raccoglie da giugno a ottobre e arriva fresca al punto vendita. Per questo è molto amata e richiesta dai consumatori. www.verduraaltoadige.com

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Vasto incendio al Mercato ortofrutticolo di Conversano

La notte del 26 agosto un vasto incendio ha distrutto parte del mercato ortofrutticolo di Conversano, di proprietà comunale, situato a una trentina di chilometri da Bari. A dare l'allarme, verso le 2,30, sono stati alcuni automobilisti di passaggio. In poco tempo le fiamme hanno avvolto un'ala dell'edificio adibita a deposito. Il rogo in poco tempo ha distrutto completamente i box e frigoriferi, muletti e alcuni furgoni che si trovavano all'interno. Sette le squadre di vigili del fuoco giunte sul posto da Putignano e Bari, che hanno lavorato diverse ore prima di riuscire a domare il rogo, impiegando 28 mila litri d'acqua. Ingenti i danni. Non si esclude l'origine dolosa. Un episodio simile aveva già interessato la stessa struttura qualche anno fa.

Frutti di bosco surgelati: reazioni alle indagini in Piemonte Sono dieci le aziende italiane coinvolte nello scandalo dei frutti di bosco che trasmettono il virus dell'epatite A. Il virus è stato rintracciato nelle loro confezioni di frutti di bosco surgelati a seguito delle analisi fatte eseguire dalla procura di ToLu g l i o - Ag o s t o

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Sequestrate in Calabria 510 tonnellate di falsi succhi di frutta italiani Il Comando Provinciale di Reggio Calabria della GdF e il Nucleo agroalimentare del Corpo forestale hanno sequestrato il 25 agosto 510 tonnellate di concentrati di succhi di frutta, soprattutto arancia, di un’azienda della Piana di Gioia Tauro perchè, pur essendo di origine estera “senza subire trasformazioni sostanziali, venivano riesportati come prodotto di origine italiana”. In una nota la Guardia di Finanza ha comunicato di aver verificato “un consolidato sistema di attribuzione della dicitura attestante l’origine italiana a prodotti provenienti prevalentemente dal Brasile, anche attraverso l’utilizzo di false autocertificazioni, che venivano successivamente commercializzati come di origine italiana”. In particolare, “per alcuni prodotti una ditta calabrese aveva effettuato una mera transazione commerciale di acquisto e rivendita”, precisa la nota della Guardia di Finanza. Inoltre nei locali dell’azienda sono state rinvenute “circa 450 tonnellate di concentrati di succhi di frutta, privi di chiare indicazioni sul contenu-

to, in pessime condizioni di conservazione a causa del mancato stoccaggio nelle apposite celle frigorifere e, per la maggior parte, lasciate all’aperto, esposte agli agenti atmosferici”, precisa la Forestale. Il responsabile dell’azienda è stato denunciato per tentata frode in commercio, per aver dichiarato un’origine dei prodotti venduti diversa da quella reale, per aver attestato falsamente in atto pubblico l’origine degli stessi prodotti e per detenzione di sostanze destinate all’alimentazione pericolose per la salute pubblica. L’operazione portata a termine “riveste un’importanza di notevole significato considerando che per la prima volta viene effettuato un sequestro sulla contraffazione del succo di arancia nazionale e, in particolare, calabrese tenuto conto che la Calabria ricopre un ruolo strategico per la coltivazione di agrumi e per la successiva trasformazione e commercializzazione nel panorama economico nazionale ed internazionale dei succhi e derivati” conclude la nota degli investigatori.

rino a fine luglio su campioni prelevati in negozi e supermercati del Torinese dopo l'allerta diramata dal ministero della Salute. I frutti di bosco congelati “incriminati” sarebbero provenienti da Serbia, Ucraina, Bulgaria, Polonia, Romania e dal Canada e sono stati confezionati in aziende di Padova, Pavia, Ferrara, Parma e Cuneo. Come ha riferito il Sole24Ore, in Piemonte al 31 luglio i casi registrati sono stati 65, più del doppio rispetto a tutto il 2012. Secondo gli esperti dell'Unione europea l'impennata dei casi dipende dall'uso di acqua non potabile durante il lavaggio dei frutti di bosco prima del confezionamento. Le reazioni delle aziende

di settore sono state immediate. “Il prodotto nazionale è privo di rischi”, si è affrettato a precisare Domenico Paschetta, presidente di Ortofruit Italia e leader di Confcooperative Cuneo e Piemonte. “Non lanciamo inutili allarmismi. Generalizzando si rischia di colpire un intero comparto senza avere dati e prove certe” ha invece dichiarato Stefano Gatto (nella foto), direttore commerciale della Garden Frutta di Verona, aggiungendo: “È bene ribadirlo, si tratta di prodotto surgelato. Ma dopo la diffusione della notizia una catena distributiva che collabora con noi era intenzionata ad annullare un ordine di prodotto fresco”. www.corriereortofrutticolo.it

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Il flusso delle importazioni supera quello delle esportazioni: è questo il dato più importante che emerge dall’andamento dell’interscambio ortofrutticolo nei primi mesi del 2013. A fronte di una calo dei volumi esportati (-12,7%) vi è stato un buon risultato economico (9,4%), riporta Fruitimprese, l’Associazione nazionale degli esportatori e importatori di ortofrutta. Il saldo è di circa 348 milioni di euro con un calo del 5,5% rispetto allo stesso periodo del 2012. Complessivamente nel primo trimestre l’Italia ha esportato circa 1 milione e 476 mila tonnellate per un valore di 1 miliardo e 700 milioni di euro. In diminuzione i flussi di ortaggi (-7,4%) e frutta fresca (-20%); in aumento i volumi esportati di agrumi (1,8%) e di frutta secca (15,7%). In valore segno positivo per tutti i comparti: ortaggi 9%, agrumi 34,2%, frutta fresca 6,9% e frutta secca 7,3%. Per quanto riguarda le importazioni l’Italia ha importato circa 1 milione e 560 mila tonnellate di ortofrutticoli per un valore di 1 miliardo e 355 milioni di euro. Tra i singoli comparti incremento in volume per gli ortaggi (4,8%), gli agrumi (11,4%), la frutta fresca (6,1%) e la frutta tropicale (6,4%). In controtendenza la frutta secca (-10,5%). In valore segno positivo per tutti i comparti. I dati sono stati diffusi il 18 agosto.

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Crollo dell’export italiano verso l’Egitto Sono praticamente dimezzate nel 2013 le esportazioni di cibo e bevande Made in Italy in Egitto, dove l'instabilità politica è accompagnata da una grave crisi economica, con pesanti effetti sulla disponibilità di generi alimentari. Le spedizioni di pro-

dotti agroalimentari dall'Italia hanno subìto una riduzione del 47% nei primi 5 mesi del 2013. Nell'intero 2012 l’import dall’Italia aveva sfiorato i 100 milioni di euro. Dopo qualche annata positiva, crollo anche dei flussi di ortofrutta dal nostro Paese.

NOTIZIARIO

Il 2013 apre con l’import che supera le esportazioni

Fruit Logistica si conferma anche per il 2014 fiera leader Fruit Logistica si prepara alla prossima edizione, che si terrà a Berlino dal 5 al 7 febbraio 2014. Le premesse sono incoraggianti e tra gli operatori sale l'attesa per la fiera tedesca, che rimane la rassegna di riferimento per l'intero settore ortofrutticolo. "Noi invieremo tutta la nostra squadra responsabili per gli acquisti” ha detto Shazad Rehman dalla Marks & Spencer (Regno Unito). Durante i tre giorni della fiera gli espositori si sforzeranno di dimostrare la loro competitività e di come siano in grado di supportare i loro partner commerciali per quanto riguarda l'alta qualità di prodotti, l'attrattività degli imballaggi e innovazione di servizi. Alla scadenza ufficiale della registrazione per gli espositori (31 luglio) Messe Berlin si è detta molto soddisfatta delle prenotazioni. Gérald Lamusse (nella foto), Global brand manager di Fruit

Logistica ha affermato: "Ci aspettiamo più di 2.500 espositori e 60.000 visitatori professionali. In nessun’altra fiera al mondo un numero così alto di operatori del settore ortofrutticolo si incontra in un unico evento”. Nel 2012 l'Italia, con vendite per un valore di un miliardo 196,8 milioni di euro e una quota del 13% è stata il terzo fornitore nel settore ortofrutticolo sul mercato tedesco (dopo la Spagna e i Paesi Bassi) e ha fatto registrare un aumento del 5,5% rispetto al 2011, secondo la rielaborazione dell'Ufficio ICE di Berlino.

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Notiziario Noberasco investe: lascia Vado, ma resta in Liguria Trasloco in vista per Noberasco: lascia lo stabilimento di Vado Ligure e si trasferisce in Val Bormida. L'azienda ligure, tra i leader italiani della frutta secca e essiccata, che ha superato il secolo di attività, si appresta a realizzare un’ulteriore svolta epocale, delocalizzando l’attuale insediamento produttivo, che nove anni fa aveva attivato sul territorio vadese. Il sito produttivo di Vado Ligure verrà infatti trasferito a Carcare, in Val Bormida, specificatamente nell’area della Paleta. Per il suo nuovo stabilimento a impatto ambientale zero, l’azienda ha scelto la val Bormida, un’area da tempo in attesa di rilancio. L’insediamento rappresenta per questo territorio un’opportunità di sviluppo con ricadute occupazionali importanti nel medio periodo. L’azienda ingauna ha voltato le spalle alla Svizzera che la corteggiava da tempo. "Abbiamo deciso di restare in Liguria perché noi siamo liguri e, da sempre, investiamo, prima di tutto, sul nostro territorio e sulla nostra gente", afferma Mattia Noberasco (nella foto), quarta generazione dell'azienda di famiglia e direttore generale del gruppo. È previsto un investimento di 20 milioni di euro nel nuovo sito produttivo, di 23 mila metri quadrati, altamente tecnologico, ottimizzato per il risparmio energetico e predisposto per conseguire le principali certificazioni energetiche ed ambientali". "L'obiettivo - prosegue Noberasco - è farne, progressivamente, il polo produttivo e direzionale di riferimento e massima espressione del “green project” fortemente perseguito dall’azienda. Attraverso l’attuale stabilimento di Vado, l’azienda ha creato il primo sito produttivo al mondo capace di produrre e confezionare frutta es14

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Meloni marchiati laser: la sfida di Zerbinati Alta tecnologia e ritorno alle tradizioni. Succede nel Mantovano, nel triangolo d’oro del melone, dove una macchina laser marchia a fuoco i frutti per evitare i falsi d’autore mentre nei campi si utilizzano soltanto prodotti naturali. Una filosofia che Oscar Zerbinati, 27 anni e un "premio innovazione" ricevuto da Coldiretti, ha fatto propria. In dodici anni, a fianco del padre Tonino, ha fatto di un’azienda familiare un’industria da 3 milioni di euro di fatturato e cento operai impiegati. Non ci aveva mai pensato nessuno. A raccontare la storia dell'impresa lombarda è stato il quotidiano Il Giorno. L’ingrediente magico, dice il giovane Zerbinati, è il fertilizzante naturale. E piante che, su quindici frutti, ne portano a maturazione soltanto quattro. Il resto è biomassa per i generatori. Il volume del raccolto diventa risibile: visti i duecento ettari di estensione delle serre, dovrebbe essere sette volte tanto, ma i guadagni parlano da sé. Mentre infatti il melone industriale finisce sul mercato anche a 40 centesimi al chilogrammo, quelli di Zerbinati dopo gli anni passati in cui hanno sforato anche i 2,50 euro, congelano il crollo delle quotazioni a quasi due euro. E lo fanno su mercati d’eccezione: da Berlino a Londra passando per Parigi, dove gli imprenditori di Sermide hanno scalzato dal trono di produttore di qualità - riferisce il Giorno - un gigante le cui valutazioni si fermano ad un euro di distanza. Senza disdegnare però il mercato nazionale, dove il colosso del gelato Grom ha fatto dei frutti mantovani uno dei gusti di tendenza. Con il rilancio, gli Zerbinati sigillano le ferite dei meloni con ceralacca. Migliora la qualità, e l’immagine va di conseguenza. Il successo ha portato alla contraffazione del prodotto in alcune aree del Sud. La soluzione è stata trovata in un prototipo da 200mila euro di una macchina laser che marchia con un codice unico ogni melone. Dal sito dell’azienda è possibile risalire al momento della raccolta di ogni frutto, e al trattamento agronomico che ciascun pezzo ha subito. Il fatturato è esploso.

siccata morbida senza conservanti. Grazie all’innovativo processo di pastorizzazione, che ha consentito di confezionare prodotti senza conservanti e biologici, l’azienda si è aperta ai mercati esteri che rappresentano la vera sfida

strategica del futuro del gruppo. “Siamo convinti”, continua Mattia Noberasco, “che le nuove tecnologie che implementeremo nel nuovo sito di Carcare ci consentiranno di essere più competitivi sui mercati esteri, nei quali siamo fiduciosi di poter crescere, dato il grande interesse manifestato da molti potenziali clienti europei e non solo”. Il nuovo progetto prevede che, da subito, in un’area che si estende per 60 mila metri quadrati (circa metà dell’estensione totale della Paleta) vengano realizzati capannoni su una superficie di 23 mila metri quadrati, di cui circa 4.500 di celle frigo e una palazzina uffici che occuperà circa 4 mila metri quadrati. Lu g l i o - Ag o s t o

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Rosaria da bere.

Dalla spremitura dei migliori agrumi siciliani nascono 100% Spremute Rosaria, trasformate e confezionate direttamente dall'Organizzazione Produttori Rosaria che controlla tutte le fasi produttive. Le spremute premium Rosaria sono un dissetante naturale, gustoso e ricco di vitamine e sali minerali, perfette per fare un pieno di energia e benessere!


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Una vita nella Casa delle mele ● Antonio Felice

Il tema è uno ma è opportuno dividerlo in tre. Il tema è affascinante: è la competitività, a livello europeo e mondiale, di quello che poteva essere un organismo chiuso tra le montagne dell'Alto Adige e invece è un player globale nel mercato della mela, oltre a confermarsi, anno dopo anno, il primo produttore europeo. Cosa c'è dietro alla competitività, dietro alla 'modernità che si rinnova' del VOG? Partiamo da un'ipotesi che nasce da quello che già sappiamo: buona organizzazione, conoscenza dei mercati, un'articolata strategia produttiva. Un'ipotesi da approfondire e da verificare. E che va analizzata con Gerhard Dichgans, il direttore generale. VOG è nella testa di 5.200 coltivatori di mele altoatesini, dei presidenti e dirigenti delle 16 cooperative consorziate, dei direttori dei quattro poli, che hanno la responsabilità del prodotto, per i piani di deLu g l i o - Ag o s t o

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Gerhard Dichgans parla delle sfide del VOG: dalla riorganizzazione del gruppo al nuovo scenario dei mercati, alla doppia strategia su brand aziendale e mele Club stoccaggio e per la gestione delle sale di confezionamento. Ma la sintesi compete a lui. VOG e Dichgans sono un binomio che è quasi un'identità. Dunque organizzazione VOG, mercati, prodotti (in questo caso: varietà di mele) attraverso l'analisi di un personaggio che non poteva non essere tra i Protagonisti della nostra rivista. Ecco che cosa ha raccontato al Corriere Ortofrutticolo. ORGANIZZAZIONE. "Questa storia è cominciata con la fusione – nel 1999 - tra VOG ed ESO, un’altra OP presente sul territorio da anni, che ha aggiunto al nostro gruppo altre 5 cooperative con circa 2.000 ettari. Dalla fusione è nato il nuovo VOG, con 33 cooperative associate che - in media –

contavano su un conferimento di poco superiore alle 15 mila tonnellate. Parte da qui la prima importante fase della riorganizzazione del VOG, durata fino al 2010, e che ha interessato due progetti: la fusione tra le cooperative associate e il rinnovamento varietale. Alla fine di questo ciclo, le cooperative sono diventate 15 per la commercializzazione del prodotto a lotta integrata, più una nuova realtà nata nel 2002 per la commercializzazione della produzione biologia, BioSüdtirol. Questa concentrazione ha permesso raddoppiare il conferimento medio per struttura, di lavorare sull'innalzamento della qualità complessiva del servizio, con investimenti importanti in nuovi impianti di calibrazione e sale di www.corriereortofrutticolo.it

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CHI È IL CONSORZIO VOG Il Consorzio delle cooperative ortofrutticole dell'Alto Adige (VOG) è nato nell'immediato dopoguerra, il 24 agosto 1945, per aprire nuovi mercati di sbocco per le singole cooperative che si erano costituite tra produttori di mele già a partire dal 1893. Oggi il VOG raggruppa 16 cooperative per un totale di 5.200 coltivatori che lavorano una superficie di 10.600 ettari e realizzano un raccolto variabile tra le 600 e le 700 mila tonnellate all'anno, che confermano il consorzio come la più grande organizzazione per la commercializzazione della mela in Europa. La sede centrale del VOG è la 'Casa della mela' di Terlano, nel cuore dell'area melicola della vallata dell’Adige, a pochi chilometri da Bolzano, dove si concentrano la commercializzazione, il marketing e tutte le attività di coordinamento del gruppo. Nel VOG si producono undici varietà di mele con indicazione geografica protetta “Mela Alto Adige IGP”, commercializzate sul mercato interno e nelle destinazioni mediterranee sotto il marchio “Marlene®”. Si aggiungono a queste le mele sotto brevetto Pink Lady®, Rubens®, Kanzi®, Modì® e Jazz® e le mele biologiche BioSüdtirol. Presidente del Consorzio è Georg Kössler, direttore Gerhard Dichgans. IL DIRETTORE G. DICHGANS Gerhard Dichgans ama le mele, la montagna, i viaggi e l'Alto Adige. È nato in Germania, a Leverkusen, in Renania, nel 1952. Fin dalla prima infanzia, ha vissuto in Italia, a Milano. Si è laureato in Economia e Commercio all'Università di Friburgo. È entrato in VOG nel 1985 con la funzione di export manager ed è diventato direttore del Consorzio nel 1990. È sposato e ha due figli. Ha scelto l'Alto Adige non solo perché ama la montagna ma perché scorge nel territorio altoatesino un affascinante connubio tra mondo germanico e mediterraneo, due ambienti ai quali si sente legato. Abita ad Appiano, a pochi chilometri dalla 'Casa delle Mele' di Terlano, cuore delle attività del VOG. In un'intervista a una giornalista spagnola, qualche anno fa, ha dichiarato: "Apples are the center of my life." lavorazione più razionali, e nella riconversione delle celle di frigoconservazione applicando le tecniche più avanzate. La tecnologia ULO e - più tardi - DCA ci ha permesso di controllare perfettamente e più a lungo la conservazione anche delle varietà più delicate, come le Red, senza utilizzare contro il riscaldo del frutto anti-ossidanti che - come prevedibile - l'Unione Europea ha ora vietato. Infine, sempre in questa fase, il VOG ha spinto sulla riconversione varietale, introducendo per la prima volta in Alto Adige le mele Club – dunque varietà protette da brevetto - ed espandendo varietà come la Fuji, Gala e Braeburn, che sono imprescindibili per fornire l'Italia e i mercati europei. "Con l’estate 2010 si è aperto un

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secondo ciclo del rinnovamento organizzativo, che oggi è approdato alla sua quarta stagione. Questa nuova fase ha avuto due aspetti fondamentali: da un lato, la concentrazione della commercializzazione e la centralizzazione della fatturazione e, dall'altro, la ridefinizione dell'assetto organizzativo delle cooperative stesse attraverso il raggruppamento in 4 poli: Merano, Bolzano Ovest, Bolzano Sud e Bassa Atesina. I poli sono le centrali che debbono assicurare i servizi essenziali del consorzio: la conservazione, la selezione, il confezionamento. I direttori delle cooperative riunite intorno ai quattro poli sono responsabili del prodotto e dell'efficiente organizzazione dei magazzini.

"A livello di vendite, abbiamo definito 5 “tavoli”, che hanno responsabilità di servire e sviluppare uno dei 5 segmenti strategici di mercato identificati. Essi concentrano la propria attenzione sui mercati di competenza, sui clienti e seguono i contatti commerciali quotidiani. Inoltre – ad integrazione dell’ufficio vendite centrale di Terlano – i direttori delle cooperative sono integrati nel lavoro dei tavoli di mercato e ricoprono ruoli di responsabilità commerciale verso clienti e segmenti di mercato. Solo utilizzando le conoscenze e le capacità di tutti siamo stati capaci di trasformare in così poco tempo l’organizzazione delle vendite, conservando flessibilità e reattività di fronte alle richieste dei clienti. "Siamo giunti, al nostro interno, ad una prima valutazione dei primi tre anni del nuovo assetto organizzativo, che è stato oggetto di riflessione anche all'assemblea degli associati VOG lo scorso luglio. Possiamo dire che il sistema è accettato e il giudizio espresso è stato positivo. Ma certo, ci sono stati suggerimenti per il futuro. C'è sempre qualcosa da migliorare. Per fortuna". SCENARI DI MERCATO. "Credo che l'Unione Europea si concentrerà sempre di più nel soddisfare grossa parte della domanda interna di mele con la sua produzione. Lo scenario europeo è già cambiato, basta vedere i numeri sulle importazioni d’oltremare, in netta dominuzione. Dieci anni fa, l'Europa era il mercato di riferimento per le esportazioni di mele dell'Emisfero Sud, oggi non più. L'Emisfero Sud ha dovuto riconsiderare le sue strategie, cercando opportunità e sbocchi e togliendo pressione alle vendite in Europa. Il Cile sempre più si concentra a servire i propri mercati naturali, che sono l’area del Pacifico, forse anche la Cina e l'America del Sud. Il Sudafrica serve con volumi crescenti i mercati 'davanti alla porta di casa', nel continente africano, quindi il mercato naturale per le sue mele. La Nuova Zelanda Lu g l i o - Ag o s t o

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questa è la base della nostra offerta in Russia, inserendo nel contempo altre varietà complementari come Gala o anche mele Club come Pink Lady. "Nonostante la nostra presenza sia estesa a tutte le destinazioni a 360 gradi, i mercati di riferimento restano per noi quello italiano e quello tedesco. In quest'ultimo, la nostra presenza è storica e apprezzata, e le prospettive della nuova stagione sono buone in conseguenza del calo della produzione interna. In Italia, negli ultimi tre anni, siamo riusciti a consolidare i rapporti con la grande distribuzione e a difendere i volumi anche nelle fasi – come la stagione passata - di calo produttivo. Seguiamo con apprensione le dif-

me ai tre partner della regione Trentino Alto Adige, abbiamo sottolineato l’importanza che riveste il mercato russo per noi. Siamo coscienti che il primo esportatore europeo in Russia è sempre stato e resterà la Polonia, anche alla luce dei grandi investimenti fatti negli ultimi anni per aumentare la competitività del settore dal punto di vista produttivo, tecnico e organizzativo. Le chances di noi occidentali sono così legate alla capacità di offrire varietà, calibri e standard qualitativi che i produttori polacchi – anche per ragioni climatiche - non sono in grado di fornire. Per questa ragione puntiamo, per fare un esempio concreto, ancora sui nostri punti di forza, che sono Golden e Granny di calibro e qualità:

ficoltà economiche che sta attraversando il Paese, che si riflettono con forza sui mercati ortofrutticoli e tutta la filiera di distribuzione tradizionale. Nonostante ciò, posso affermare che nostri amici nei diversi mercati all'ingrosso ci sono rimasti fedeli, forse anche perché ci distinguiamo dalla concorrenza attraverso l’ampia offerta varietale". BRAND AZIENDALE E MELE CLUB. "Abbiamo due strategie di fondo per valorizzare le nostre produzioni, che si integrano tra loro. Da una parte abbiamo dato un nome alle nostre mele Marlene® e un brand che si fonda su una origine certa, garantita dalla IGP Mela Alto Adige. Il marchio copre tutto lo spettro varietale classico e intende garantire il

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consumatore non solo sulla provenienza ma anche sulla qualità particolare di un territorio eccezionale per la coltivazione della mela. Una scelta che valorizza al massimo l'origine territoriale, offrendo nel contempo la libertà di scelta. Così nasce il nostro pay off: 'Vivi la varietà'. "Una seconda opportunità è nata dalla possibilità di introdurre nel mercato nuove varietà in grado di ritagliarsi un preciso segmento di consumo, grazie alle loro caratteristiche intrinseche, di qualità organolettica, di gusto, di colore. E – per identificare e rendere riconoscibile questa nuova proposta per il consumatore finale – si crea un brand attorno questa varietá. E' questo il percorso che ha portato al successo della mela Pink Lady®. A tutt’oggi, abbiamo partecipato ad alcuni altri progetti, quelli che ci hanno convinto di più perché basati su una proposta qualitativa e gustativa differenziante. Dopo l'adesione al progetto della mela Pink Lady®, abbiamo infatti partecipato ai progetti Rubens®, Kanzi®, Jazz®, per non dimenticare Modì®. Quest'ultima ha aperto un nuovo capitolo nella storia della mela perché è la prima varietà italiana semi-resistente alla ticchiolatura, permettendo di ridurre drasticamente i trattamenti fitosanitari e quindi l'impatto ambientale della coltivazione. In conclusione, l’obiettivo è di fare scoprire al consumatore nuovi mondi di sapore e gusto, che possano riscuotere il gradimento anche di chi oggi le mele o non le consuma o le consuma poco". Questi percorsi al VOG sono stati compiuti con attenzione, prudenza, consapevolezza. Dietro c'è una tradizione secolare da difendere, probabilmente unica al mondo. C'è un'economia importante per il territorio. Ma c'è anche una convinzione ai massimi livelli, dai presidenti agli amministratori e ai direttori delle cooperative, che andavano fatte scelte coraggiose perché quella tradizione potesse, ancora oggi, essere ● vincente. www.corriereortofrutticolo.it

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gioca le sue carte nel Sud Est Asiatico e più in generale in Asia e in futuro forse anche in India. Vedo questo insieme di fenomeni come un trend sempre più chiaramente definito. "Tornando all'Europa, è evidente che tradizionali esportatori di mele come Francia e Italia debbano ridefinire i loro assetti commerciali considerando il peso crescente della produzione polacca. Ma c'è, alla base, un trend ancora più importante da valutare: da una parte la tendenza delle produzioni locali a servire il mercato locale, dall'altra l’offerta dei grandi bacini produttivi che va a completare l'offerta locale nei diversi mercati nazionali. Creando la azienda FROM tre anni fa, assie-

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I meloni rretati etati na nati per far e molta strada s fare Syngenta conferma la pr opria attenzione propria all’innovazione e alle esigenze della filiera con THALE S ed E LFO, due varietà di melone THALES ELFO, rretato etato che possiedono le caratteristiche di pr odotto ideali per soddisfar e le esigenze della prodotto soddisfare distribuzione moder na e dei consumatori di tutta moderna E uropa. E ntrambe le varietà uniscono qualità Europa. Entrambe organolettiche e consistenza di polpa a shelf-life superior e, caratteristiche impr escindibili per aver superiore, imprescindibili avere e successo sul mer cato inter no ed ester o. mercato interno estero. Vediamo V e ediamo in dettaglio detta le peculiarità dei due prodotti. pr odotti.

Thales La lunga stagione della qualità Retato classico, con buccia a viraggio giallo e dalla rretatura etatura bella uniforme. Il frutto si distingue per una qualità inter na interna costantemente elevata in termini di color e, consistenza, ar colore, aroma oma e grado zuccherino della polpa. THALE S, inoltr e, assicura THALES, inoltre, una buona rresistenza esistenza alle manipolazioni e una con con-servabilità che si colloca al top nel segmento dei meloni rretati etati a buccia gialla.

Elfo (MB6193) La taglia giusta per un’estate di gusto Retato italiano, a buccia gialla, di cui esalta le caratteristiche olfattive e organolettiche. Il frutto, molto rregolare, egolare, dalla forma rrotondeggiante otondeggiante e dalla rretatura etatura copr ente e ben definita, ha una coprente eccellente conservabilità e una pezzatura più contenuta rispetto ai meloni appartenenti al segmento del rretato etato e ti estivo. La L a polpa è di colore colore arancio salmone, compatta, aromazuccherino tica e con grado zucc mediamente elevato. L a tessitura rappr eLa rappresenta un compr ocompromesso tra i meloni lun-classici e quelli a lun ga conservazione. T utte u queste carat Tutte caratpermettono teristiche permetto al rretato etato italiano, pa particolarmentermini nostro te importante in term mini di consumo nel nostr o Paese, di ritagliarsi una fetta di mer cato anche mercato all’ester o, elevando inoltr e gli standar d qualitativi all’estero, inoltre standard del segmento.

Syngenta è uno dei principali attori dell’agr o-industria mondiale. Il gruppo impiega più di 26.000 persone in oltr e 90 paesi che operano con un unico pr dell’agro-industria oltre proposito: oposito: Bringing plant potential to life (Sviluppar e il potenziale delle piante al servizio della vita). (Sviluppare

www www.syngenta.it .syngenta.it


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ATTUALITÀ

Mele, varchi in Germania Produzione in lieve aumento per le mele italiane nelle previsioni della campagna 2013-2014 presentate al Prognosfruit di Praga dall'8 al 10 agosto a cura del WAPA, l'organizzazione mondiale dei produttori di mele e pere alla quale, per l'Italia, aderiscono Assomela e CSO. Il totale è di 2 milioni 148 mila tonnellate dopo che un anno fa il dato era stato di un milione 939 mila. L'Italia melicola ancora una volta si concentra in Alto Adige con una previsione produttiva di un milione 45 mila tonnellate e in Trentino con 486 mila tonnellate; terza regione è il Veneto con 188 mila tonnellate. La Golden è ancora la mela italiana regina con oltre 958 mila tonnellate ma al secondo posto si conferma da qualche anno la Gala con 292 mila tonnellate e non più la Red Deliciuos che resta al terzo posto con 223 mila tonnellate. Di rilievo anche il dato della Fuji, quarta varietà in Italia, con oltre 170 mila tonnellate, e della Granny, quinta, con 120 mila 500 tonnellate. L'Alto Adige si conferma l'area che maggiormente punta sulla innovazione varietale e anche sulla rapidità delle risposte alle richieste del mercato: significativo in proposito l'abbanLu g l i o - Ag o s t o

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Il calo della produzione tedesca offre opportunità all’export italiano, che dovrà però confrontarsi con la concorrenza francese. La Polonia si conferma primo produttore europeo

MELE - Produzione 2013 (previsioni Assomela) LE PRIME 5 REGIONI 2011 Alto Adige Trentino Veneto Piemonte Emilia Romagna

1.180.991 504.801 222.032 170.843 144.598

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944.185 455.070 197.756 157.916 124.149

1.045.465 485.648 188.014 156.578 156.391

10,7% 6,7% -4,9% -0,8% 26,0%

958.433 291.663 223.116 170.373 120.493 2.147.963 289.975 1.857.988

6,7% 5,1% 16,0% 29,0% 25,1% 10,8% 39,6% 7,3%

LE PRIME 5 VARIETÀ Golden Delicious Gala Red Delicious Fuji Granny TOTALE Mele da industria Mele da tavola

1.020.794 318.313 253.311 164.012 121.652 2.292.762 322.954 1.969.808

dono completo, quest'anno, di una varietà, la Gloster, mentre un balzo in avanti importante hanno fatto varietà come la Stayman e la Elstar, con la Fuji che conti-

898.243 277.448 192.380 132.052 96.297 1.939.014 207.588 1.731.426

nua ad avere un forte consenso. Il Trentino si sta comportando in modo più tradizionale e conservativo, con Golden e Red Delicious a guidare saldamente la www.corriereortofrutticolo.it

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Attualità classifica delle varietà più prodotte, e una valorizzazione in aumento di un prodotto tipico delle vallate trentine come la Renetta di cui si prevede una produzione vicina alle 25 mila tonnellate con un balzo del 22,5%. Il Veneto conferma la sua vocazione per la Granny Smith, di cui è la seconda regione produttrice dopo l'Alto Adige, con 31 mila tonnellate e mezzo. Il Piemonte conferma la sua predilezione per le mele rosse, con Red Delicious e Gala, varietà maggiori. La campagna commerciale per l'Italia si preannuncia positiva. In Europa si prevede una produzione complessiva di 10 milioni 798 mila tonnellate, più alta che nel 2012-13, ma nella media produttiva degli ultimi dieci anni. Prima nazione europea è ancora una volta la Polonia che passa da 2 milioni 900 mila tonnellate a 3 milioni 200 mila, l'Italia è seconda passando da 1 milione 939 mila tonnellate a 2 milioni 148 mila, terza la Francia che passa da 1 milione 169 mila tons. a 1 milione 507 mila. Per la Polonia è una delle produzioni più alte del decennio, come ha sottolineato Alessandro Dalpiaz, direttore di Assomela, alla presentazione dei dati a Zevio, in provincia di Verona, il 13 agosto scorso. Ma va detto che il 50 per cento della produzione polacca è destinato alla trasformazione. Ciò nonostante, la Polonia si confermerà il primo fornitore di mele della Russia, Paese che è in assoluto il primo importatore di mele al mondo, e ai primissimi posti in tutto il centro e l'est europeo. L'Italia cercherà di esportare il meglio in Russia ma la partita, per il nostro Paese, risulta forse più interessante in Nordafrica e Medio Oriente, dove la Polonia non c'è. Per le mele in Germania è una delle annate peggiori dal 2003, colpa di una primavera fredda. Nella Bassa Elba, la regione tedesca più settentrionale per la produzione melicola, il calo sulla passata campagna sfiora il 30%. 22

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Alessandro Dalpiaz, direttore di Assomela, che ogni anno prepara le previsioni della campagna melicola

Ma anche nel sud, in Baviera, la perdita è intorno al 18% e del 12 a est, in Franconia. Le Jonagold sono date in calo complessivamente del 24% e le

Jonagored del 39%. Attorno al Lago di Costanza, dove si concentra la produzione tedesca più importante, il calibro dei frutti è di 5-6 millimetri inferiore alla norma e anche ciò, alla fine, incide sul tonnellaggio, che è intorno alle 221 mila tonnellate a sud, 201 mila a nord, 123 mila al centro e a est. In Francia la produzione di mele si è presentata in ritardo di due settimane per le varietà precoci ma è in recupero rispetto a un pessimo 2012, soprattutto nella Loira e nel Limousin, e supera di poco il milione e mezzo di tonnellate, confermando il Paese come terzo produttore europeo. Per le varietà tardive è prevista una crescita del calibro. La Golden si riprende un buon 54%, la Fuji sale del 61%, la Braeburn recupera il 39. Perde posizioni il Belgio, che crede meno delle mele a vantaggio di altre produzioni: 201 mila tonLu g l i o - Ag o s t o

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vo (76 mila tonnellate, +69%), mentre l'Austria è ferma (155 mila tons, -1%) e perde qualità con calibri piccoli. In Europa centrale l'Ungheria resta un colosso (588 mila tonnellate) anche se perde il 21% mentre la Repubblica Ceca con 145 mila tonnellate sale del 23%. Fuori dai confini dell'Unione Europea, l'Ucraina ha una produzione di un milione 177 mila tonnellate in aumento del 5%; anche la Russia produce (nelle regioni meridionali attorno al Mar Nero e nella regione caucasica) e sono un milione e 400 mila tonnellate malgrado gravi danni da grandine. Infine la Turchia, che batte persino l'Italia a livello quantitativo, con due milioni 681 mila tonnellate di raccolto previsto e un +10% sulla precedente campagna. Il succo di questa rapida carrellata europea? Il calo della produzione tedesca (-17%) apre varchi commerciali all'Italia, alla Polonia e alla Francia in un grande mercato di consumo. Se la pro-

duzione polacca sarà ancora una volta attratta dal mercato russo, dove la produzione interna è calata, la 'partita tedesca' sarà giocata da Italia e Francia, con quest'ultima in possibile recupero sui 'cugini' storici concorrenti. Andando Oltreoceano, gli Stati Uniti saranno dei competitori da non sottovalutare per gli esportatori di mele francesi e italiani sui mercati del Nordafrica e del Medio Oriente. Gli USA, infatti, stanno registrando il raccolto più importante degli ultimi dieci anni e, se hanno perso peso in Europa, non intendono mollare i mercati arabi. Le prime stime parlano di 4 milioni 741 mila tonnellate e pongono gli States al secondo posto al mondo dopo la misteriosa Cina (misteriosa perché a livello statistico non ci sono verifiche internazionali che diano garanzie sui 35 milioni di tonnellate annui e più di mele cinesi). Si è registrato nella campagna in corso un grande recupero della produzione nelle aree vocate dell'Est e del Centro degli Stati Uniti mentre il calo è lieve nello scacchiere più importante, l'Ovest (stato di Washington e California). Potranno fare capolino fuori dai confini anche le mele canadesi, dato l'exploit produttivo segnato dal Canada (+55% sulla passata stagione per un totale di 429 mila tonnellate, più o meno il quantitativo prodotto anche dal Messico). Per l'Emisfero Sud la produzione è stabile, intorno ai 5 milioni e mezzo di tonnellate, ed è in grado di inserirsi in tutti i mercati più interessanti dell'Emisfero Nord grazie alla specializzazione logistica ottimale raggiunta dai principali esportatori di mele sudamericani, sudafricani e australiani. Il potenziale di penetrazione dell'Emisfero Sud in Europa è tuttavia in calo, anche se nel corso del 2012 le importazioni in Europa di mele provenienti dalle aree del Sud del mondo sono state le più alte rilevate nell'ultimo quinquennio. (a.f.) www.corriereortofrutticolo.it

ATTUALITÀ

nellate sono le previsioni finali del raccolto che segna un meno 9%. Leggero incremento produttivo invece in Olanda con 297 mila tonnellate (+6%). Nel Regno Unito produzione a 199 mila tonnellate con un significativo 23% di aumento sulla precedente campagna. Veniamo alla Spagna: un gigante ortofrutticolo che nelle mele sta nel mazzo dei Paesi europei di media produzione. La Spagna produce meno della Germania e dell'Ungheria nella Comunità e anche molto meno dell'Ucraina se si guarda alla totalità del continente: le mele spagnole si dovrebbero attestare nel 2013-14 a 418 mila tonnellate, con un ritocco dell'8% sulla precedente campagna ma sempre sotto rispetto al picco produttivo del 2005 (21%). La Catalogna copre la metà della produzione spagnola, concentrata soprattutto nella provincia di Lerida. La qualità è buona. La piccola Slovenia registra un eccezionale incremento produtti-

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Melone TIKAL RZ F1 La dolcezza ha il giusto peso Nel mercato del melone il gusto, ed ancora di più la certezza e costanza del gusto, sono sempre più gli elementi determinanti che influenzano la decisione d’acquisto del consumatore. In questo preciso contesto si è mossa Rijk Zwaan Italia, filiale dell’omonima multinazionale olandese, leader nella ricerca, produzione e commercializzazione di sementi orticole di alta qualità. Rijk Zwaan ha focalizzato le proprie attività di ricerca sui meloni gialletti con elevata dolcezza: la varietà Tikal RZ F1 è il frutto di questo eccellente lavoro. Contraddistinto dal marchio Yellissimo® (il marchio che garantisce elevato tenore zuccherino e gusto straordinario), è un melone buono da mangiare e bello da vedere. Il frutto si riconosce a prima vista grazie alla forma ovale ed alla buccia liscia con gradevole colorazione gialla. La polpa è bianca, croccante ed estremamente dolce: la gradevolezza del sapore è uno dei punti di forza del prodotto, grazie al quale Rijk Zwaan conta di raggiungere elevate quote di mercato.

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cile stoccaggio riducendo le perdite. Il melone è facilmente riconoscibile dal consumatore grazie al suo aspetto (perfect size) e, come detto, perché contrassegnato dall’etichetta con il marchio Yellissimo®.

L’altro elemento che rende Tikal RZ F1 particolarmente interessante per le esigenze del consumatore moderno è la pezzatura. I frutti, dal calibro di circa 1,5 Kg, hanno una dimensione ideale che ne facilita l’acquisto, il trasporto e la conservazione domestica. Tikal RZ F1 incontra sia le esigenze degli operatori del settore sia dei consumatori. È disponibile tutto l’anno grazie a produzioni nazionali e d’oltremare, garantendo così continuità di approvvigionamento. Inoltre ha un’ottima conservabilità che permette trasporti a lungo raggio ed un fa-

L’insieme di queste caratteristiche fa di Tikal RZ F1 un melone d’eccellenza. Per questo è entrato a far parte della gamma Sensational Flavours che comprende le varietà Rijk Zwaan ad alto valore aggiunto con caratteristiche organolettiche uniche.

Per informazioni: Segreteria Rijk Zwaan Italia tel. 051 729448 mail: rijkzwaanitaly@rijkzwaan.it sito web: www.rijkzwaan.it

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Lorenzo Frassoldati Fine agosto, parte la campagna pere ma con una incognita non da poco sul fronte della conservazione del prodotto. Quest’anno nel momento in cui scriviamo non sarà possibile utilizzare le Etossichine come principio attivo antiossidante in sede di frigoconservazione per il veto del ministero della Salute, prodotto invece ammesso in Spagna e Portogallo con evidente distorsione della concorrenza. Il caso Etossichine ha agitato i rapporti tra mondo produttivo e Ministeri della salute e delle Politiche agricole in pieno agosto. Due lettere del CSO, l’ultima alla vigilia di Ferragosto, non sono state sufficienti a sbloccare l’uso in via eccezionale di questo principio attivo già ammesso l’anno scorso e che quest’anno ha avuto via libera da Spagna e Portogallo ma non dall’Italia. Già con una prima lettera in data 30 luglio il CSO chiedeva ai ministeri della Salute e delle Politiche agricole – in nome e per conto dei produttori aderenti - di dare via libera all’uso eccezionale per i prodotti a base di Etossichina contro il riscaldo delle pere in post-raccolta per un periodo di 120 giorni a far data dal 20 agosto, motivando la richiesta con la mancanza di valide ed efficaci alternative e con il particolare andamento climatico di quest’anno caratterizzato da eccessiva piovosità primaverile e da temperature elevatissime tra luglio e agosto, con pesanti conseguenze sulla tenuta del prodotto in fase di conservazione. “Il timore di una perdita di almeno il 30% della produzione commerciabile è concreto, mentre l’uso ammesso in Spagna e Portogallo crea una palese distorsione della concorrenza”, scriveva il CSO. La risposta del ministero della SaLu g l i o - Ag o s t o

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Il principio attivo, ammesso in Spagna e Portogallo, necessario come anti-ossidante nella frigoconservazione del prodotto, è stato vietato quest’anno in Italia mettendo in agitazione il settore. Pressioni sul Ministero della Salute da parte del CSO

lute arriva in data 6 agosto ed è negativa su tutti i fronti: si cita il parere della Commissione consultiva che già nella stagione 2012-13 aveva dato parere non favorevole , lasciando aperta la strada solo all’utilizzo delle scorte fino al 14 gennaio 2013. Si cita la mancanza di dati circa una “impurezza che non permette di effettuare una valutazione esausti-

ATTUALITÀ

Pere, la campagna minacciata dal caso “Etossichine”

Peron: “Subiremo forti perdite” “I problemi di conservabilità delle pere per questa campagna ci sono tutti; Spagna e Portogallo potranno commercializzare le loro pere in Italia anche facendo leva su una sostanza che nel nostro Paese non viene ammessa. Noi subiremo forti perdite di produzione e si creerà una situazione di concorrenza sleale ai nostri danni. Sarebbe bello vedere che, come in Spagna e Portogallo, anche qui funziona il sistema paese a tutela dei nostri interessi”. Fortunato Peron (nella foto), imprenditore romagnolo del settore ortofrutticolo, ricorda che sulle Etossichine il nostro Paese ha sbagliato quando vi fu la revisione dei fitofarmaci a livello comunitario e “ogni Stato membro avrebbe dovuto difendere i prodotti utili e indispensabili per le produzioni dei propri territori. L’Italia invece, non adeguatamente sollecitata dal mondo produttivo e non solo, non è riuscita a garantirsi l’utilizzo di questo prodotto che tre anni fa fu cancellato senza individuare

alternative valide in sostituzione”. L’anno scorso – continua Peron – “in condizioni simili a quest’anno fu concessa la proroga ex art. 53, quest’anno si adducono motivazioni pretestuose per non concedere ulteriori proroghe. Mentre Spagna e Portogallo difendono le loro produzioni, noi sembriamo colpevolmente disinteressati. Qui nessuno ovviamente vuole mettere a rischio la salute di operatori e consumatori ma bene ha fatto il Cso a ricordare che in 20 anni di utilizzo queste sostanze non hanno mai creato problemi alla salute di nessuno. Questi prodotti vanno rivalutati anche per motivi di costo economico visto che i prodotti alternativi proposti sono molto più costosi e meno efficaci e distribuiti in monopolio da un’unica grande azienda”. C’è da chiedersi, conclude Peron, “che senso ha fare tanta fatica e affrontare tanti costi per produrre bene, se poi non riusciamo a frigoconservare?”.

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Attualità va sulla rilevanza tossicologica” del prodotto. Inoltre si richiama “l’assenza di un pacchetto completo di dati che non permette di effettuare alcuna valutazione del rischio per quanto riguarda lavoratori, operatori e consumatori”. In sostanza: istanza bocciata. Ma il CSO non molla e in data 14 agosto scrive nuovamente ai ministeri della Salute e dell’Agricoltura e “pur tenendo conto del parere negativo” si appella all’art. 53 del Regolamento Cee 1107/2009 che consente di autorizzare per un periodo limitato e controllato di massimo 120 giorni un prodotto per combattere una emergenza fitosanitaria che non è possibile affrontare in modo ragionevole e quindi economicamente valido con i prodotti fitosanitari in commercio. Il Cso ricorda che grazie all’art. 53 “sia Spagna che Portogallo hanno potuto fornire ai propri agricoltori un’arma molto efficace contro il riscaldo delle pere in post raccolta. In Italia invece la stessa autorizzazione non viene concessa richiedendo ai produttori da parte dell’autorità competente conoscenze e dati ufficiali sul prodotto che se in possesso della ditta produttrice avrebbero evitato l’eliminazione dagli allegati al Reg. Cee”. Si ribadisce la disparità di trattamento tra Paesi comunitari concorrenti “a discapito del sistema Italia” con forti perdite economiche e si richiamano le caratteristiche dell’Etossichina che in 20 anni utilizzo non ha mai dato problemi a consumatori e operatori. In conclusione, dice il CSO, in questa campagna si prevedono forti problemi per la conservabilità del prodotto nazionale mentre paesi concorrenti potranno “commercializzare le loro pere anche in Italia nonostante abbiano utilizzato una sostanza attiva che non è autorizzata nel nostro paese creando forte concorrenza, anche sleale, con i nostri agricoltori”. Si ribadisce infine la richiesta di autorizzazione ai sensi dell’art. 53. Questo il 14 agosto. Il pressing 26

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Crescono le produzioni di Olanda e Portogallo La produzione europea di pere sta conoscendo un balzo in avanti del 18% rispetto alla passata stagione. L'Italia conferma la sua assoluta leadership continentale con 741 mila tonnellate e un +14% sull'anno scorso. Cresce meno la Spagna con le sue 390 mila tonnellate di raccolto previsto e comunque un +10%. In terza posizione sale sorprendentemente l'Olanda. I Paesi Bassi in questa campagna stanno compiendo il sorpasso del Belgio, con un aumento del 34% che porta il totale a 266 mila tonnellate (erano 199 mila nel 2012) mentre i belgi si stanno fermando a 256 mila tonnellate (+8%). Qual è il significato di questo sorpasso? Una prima riflessione può essere questa: i belgi nelle ultime campagne hanno esportato molto, hanno cercato di imporre le loro varietà su mercati importanti come la Russia (a danno dell'Italia); visto questo successo, gli olandesi hanno investito in nuovi impianti di pere e oggi possono guardare, per la prima volta, dall'alto i 'cugini' e sperare di guadagnare posizioni sui mercati ('arte' in cui sono abilissimi). La seconda sorpresa europea è costituita dal Portogallo, che ha soffiato la quinta posizione continentale alla Francia grazie a un balzo produttivo, in un solo anno, del 71% raggiungendo le 196 mila tonnellate. La

Francia attende invece un raccolto di 153 mila tonnellate, comunque più alto di quello del 2012. Sotto queste sei posizioni nazionali, esistono players europei minori senza peso sul mercato internazionale. I dati riprendono le recenti elaborazioni del WAPA, che hanno ricevuto un contributo fondamentale dal CSO di Ferrara. In Emilia Romagna, regione leader in Italia e in Europa, le previsioni produttive per il 2013 elaborate nella seconda parte di luglio indicano una crescita produttiva rispetto al deficitario 2012, pari al +20%. Parallelamente i quantitativi attesi per questa stagione si pongono notevolmente al di sotto dell’anno 2011 (-24%). Il livello dell’offerta stimata per il 2013 appare comunque al di sotto della media del quadriennio 2008-2011 (-7%). A questi dati si è giunti anche valutando l’andamento delle superfici produttive che rispetto a qualche anno fa sono in calo più o meno significativo per tutte le varietà, con l’unica eccezione dell’Abate Fetel. Se il confronto viene fatto con lo scorso anno l’Abate denota una lieve crescita, pari al +1% degli impianti in piena produzione; sono stimati invece cali che variano dal -10% della Decana, al -9% per Conference , al -4% per William, fino al -2% per Kaiser.

Abate, la pera italiana per eccellenza

sulla Salute era stato sostenuto da una lettera con toni analoghi scritta subito dopo Ferragosto da parte del ministero dell’Agricoltura ma a fine agosto – complici forse anche le ferie – da parte del ministero della Salute non era pervenuta alcuna risposta. Intanto la campagna pere è partita con il problema della frigoconservazione post raccolta ancora tutto da risolvere. Lu g l i o - Ag o s t o

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ATTUALITÀ

L’afa di luglio aiuta i consumi Le vendite dei cibi low cost nei discount alimentari sono le uniche a far segnare un aumento nel commercio al dettaglio in Italia dall'inizio dell'anno con un +1,3% mentre calano tutte le altre forme distributive a partire dai piccoli negozi che fanno registrare un vero e proprio tonfo segnando un -4%. E' quanto emerge da una analisi sul commercio al dettaglio alimentare elaborata su dati Istat. Il bilancio dall'inizio dell'anno nelle vendite della grande distribuzione fa segnare, da gennaio a maggio, un -2,5% negli ipermercati e un -1,8% nei supermercati per un totale che, nonostante la crescita dei discount, rimane negativo (-1,6%). La spesa alimentare degli italiani è crollata nel 2013 in cui si sono ridotti drammaticamente gli acquisti a tavola con tagli che vanno dall'olio di oliva extravergine (12%) al pesce (-11%), dalla pasta (9%) al latte (-6%), dall'ortofrutta (-4%) alla carne (-1%) per una contrazione media nell'agroalimentare del 3,4%, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ismea relativi al primo quadrimestre. Secondo un'indagine Ismea GfkEurisko sui consumi delle famiLu g l i o - Ag o s t o

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Dall’inizio dell’anno il trend resta negativo per tutto il settore agroalimentare. Si salvano i discout. Per la frutta il calo da gennaio supera il 3%, per gli ortaggi è dell’1,5% glie italiane, una famiglia su dieci quest’anno non ha acquistato più frutta fresca e carne bovina. L'indagine conferma un calo complessivo dei consumi alimentari domestici dell’1,5% nei primi 5 mesi dell’anno (il confronto è con lo stesso periodo del 2012). I volumi - questi sono i dati Gfk Eurisko - sono in flessione specialmente tra i prodotti freschi come la frutta (-3,8%) e la carne bovina naturale (-5,1%), alimenti che accusano anche una riduzione del numero di famiglie acquirenti. Nel tentativo di far quadrare il bilancio, sottolinea l’Istituto, le famiglie tendono a sacrificare alimenti facilmente deperibili e quindi possibile fonte di spreco a vantaggio di prodotti a media e lunga conservazione, favoriti anche sul versante dei prezzi dall’agguerrita competizione tra gli scaffali della Gdo. Altra dinamica che si evince dalla rilevazione è lo spostamento dei consumatori verso prodotti di fascia più economi-

ca sia all’interno della stessa categoria merceologica, sia tra gli alimenti aventi la medesima funzione d’uso. Ed è così che tra i proteici si consumano relativamente più uova e che le carni avicole e suine vengono preferite alle più costose fettine di manzo e vitello, mentre continuano a ridursi i consumi di pesce fresco. Altra flessione degna di nota è quelle degli oli extravergini confezionati (-10%) e degli ortaggi (-1,2%), tra i quali balza agli occhi il tonfo delle insalate di IV gamma (8,7%) - quelle cioè lavate, tagliate e confezionate - dopo la fase espansiva degli ultimi anni. Secondo l’Osservatorio dei Consumi ortofrutticoli delle famiglie italiane di Macfrut, nel mese di giugno i nuclei familiari del Belpaese hanno speso oltre 1,4 miliardi di euro per frutta, verdura fresche e ortaggi surgelati, pari a 742.020 tonnellate. Per l’esattezza, 781,3 milioni di euro per verdura fresca, 635,2 per frutta fresca e www.corriereortofrutticolo.it

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Qui Macfrut

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Cesena 25-27 settembre

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Macfrut, ponte ideale tra Europa e riva Sud del Mediterraneo L’edizione 2013 di MACFRUT (Cesena 25-27 settembre) vede come protagonista il bacino del Mediterraneo. Un mare - e il bacino geo-economico che lo attornia - di grande rilevanza per l’ortofrutticoltura mondiale, dove si incontrano Paesi in via di sviluppo (si pensi a tutta l’Africa sub sahariana) e Paesi che hanno il know-how per migliorare la coltivazione di questi terreni, e dove si incrociano logistiche e agroindustrie al top con Paesi dalle enormi potenzialità. Un padiglione espositivo di Macfrut è dedicato ai Paesi del Mediterraneo, dove si potranno avere contatti e incontri di affari con buyer e produttori, Associazioni e istituzioni di questa parte “emergente” del mondo ortofrutticolo alla quale Macfrut quest’anno ha voluto dare il proprio contributo diretto: dal 20 al 23 settembre ha organizzato un Corso di formazione per operatori di Paesi del Mediterraneo dove alcuni manager delle più prestigiose imprese della filiera ortofrutticola italiana, terranno lezioni sulla produzione e sul sistema distributivo, con una attenzione alla valorizzazione dei prodotti. Già, perché al di là della mission specifica che Macfrut ha come fiera (cioè far incontrare domanda ed offerta), «una delle funzioni che la rassegna si assume - spiega Domenico Scarpellini, presidente di Macfrut (nel riquadro) - è quella di essere volano della internazionalizzazione per le nostre aziende del settore e, quindi, concreto supporto alla valorizzazione del Made in Italy ortofrutticolo sui mercati esteri, dove i nostri prodotti sono autentici ambasciatori della qualità e della capacità italiane». www.corriereortofrutticolo.it

E qui si innesta anche un altro valore aggiunto di Macfrut: la possibilità di fornire una diversa offerta ai visitatori esteri (e non solo) della rassegna che potranno vedere, accanto ai padiglioni con le novità del settore, anche l’applicazione concreta delle soluzioni tecnologiche esposte grazie a visite guidate nelle aziende del territorio. «Siamo partiti dalla consapevolezza che l’Emilia Romagna è uno dei territori all’avanguardia nel panorama dell’ortofrutticoltura mondiale, grazie alla presenza dell’intera filiera e alla capacità di innovazione espressa dalle aziende che qui sono attive - spiega Luigi Bianchi coordinatore di Macfrut - abbiamo così voluto utilizzare queste caratteristiche per offrire un’opportunità in più ai nostri visitatori e ai nostri espositori, e in particolare a quelli stranieri (che rappresentano almeno il 20%): nei padiglioni si ammirano macchinari e tecnologie, e appena fuori dall’esposizione c’è la possibilità di vederne l’applicazione concreta in aziende e imprese di produzione, di lavorazione e di distribuzione. Le visite organizzate non saranno semplici passerelle, ma i partecipanti avranno an-

che l’occasione di approfondire gli aspetti legati all’economicità e alla congruità rispetto alle proprie esigenze». Per MACFRUT 2013 sono state organizzate - assieme al CRPV - due giornate di visita, ognuna delle quali focalizzata su uno specifico prodotto. Nella prima giornata - in programma per il 26 settembre - i riflettori saranno puntati sulla filiera della noce, con tappe a un noceto intensivo a conduzione biologica e a uno stabilimento di selezione e confezione. Ai partecipanti saranno forniti i dati agronomici del prodotto e un dossier sull’organizzazione della filiera. Nella giornata successiva (venerdì 27 settembre) protagonista sarà la carota da consumo fresco. Anche in questo caso si comincerà con la visita a un’azienda produttrice, per poi toccare una struttura di lavorazione, e le varie tappe saranno accompagnate da momenti di approfondimento, dedicati, ad esempio, agli aspetti della retribuzione dei vari componenti della filiera produttiva, alla capacità di penetrazione del prodotto sul mercato e alle misure da attuare per la valorizzazione dei prodotti. Lu g l i o - Ag o s t o

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che a fronte delle 38.700 tons di aprile fanno registrare 45.700 tons in giugno. Per quanto riguarda l’andamento della verdura fresca, l’Osservatorio di Macfrut registra che a giugno 2013 si perde sia a volume (-2,2%), che valore (0,8%), scende lievemente anche il numero delle famiglie acquirenti, -0,8%, sempre rispetto a maggio 2012. Aggiungiamo ancora un paio di curiosità tratte dai dati dall’Osservatorio: nel trimestre aprile giugno 2013 le quantità di carciofi sono diminuite dalle 12.900 tonnellate di aprile alle 3.000 di giugno, mentre le patate sono rimaste stabili: 50.000 tons ad aprile e 49.300 a giugno, a differenza dei pomodori che sono passati dalle 64.400 tonnellate di maggio a 68.100 in giugno. Con il caldo torrido di metà luglio, i consumi di frutta e verdura fresca hanno fatto registrare un aumento della domanda che nel-

le grandi città è arriva al 10%. Lo ha riportato la Cia, Confederazione italiana agricoltori. Oltre a raddoppiare il consumo d’acqua, le temperature infuocate di alcune settimane di luglio e agosto a Roma, Bologna, Firenze e in tutto il Sud hanno portato in alto gli acquisti di ortofrutta (soprattutto lattuga, carote, pomodori, cetrioli, e poi albicocche, pesche, susine, meloni e angurie). Una scelta giusta per combattere l’afa e i colpi di calore. Una boccata d’ossigeno per il comparto dopo il calo dei consumi dei mesi precedenti, ma un fenomeno non in grado di ribaltare un trend che, da gennaio ad agosto, resta negativo, più per la frutta, comunque, che per gli ortaggi. Si può calcolare che il calo complessivo dei consumi da gennaio ad agosto per la frutta sia superiore sicuramente al 3% mentre per gli ortaggi è realistico ritenere che il calo si aggiri intorno all’1,5%.

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ATTUALITÀ

59,8 per ortaggi surgelati. E’ comunque la maggior quantità di soldi spesi - mensilmente - rispetto ai mesi precedenti: si consideri che a maggio per la frutta fresca le famiglie spesero 509 milioni di euro e ad aprile per la sola verdura (fresca) si toccarono appena i 616,5 milioni di euro. L’Osservatorio contiene anche i dati sui canali di acquisto e si nota come anche a giugno prosegua l’ascesa dei discount, la cui quota -per la frutta - cresce sia a volume (+2,4%), che a valore (+8,5%). Circa le oscillazioni negli acquisti dei singoli prodotti, nel trimestre aprile-giugno le arance consumate dalle famiglie italiane sono calate da 86.200 tonnellate a meno di 40mila a giugno, con le mele che sono rimaste pressoché stabili (74.900 tons in aprile e 72.300 in giugno) come le fragole (da 18mila di aprile a 17.900 di giugno). Da considerare un incremento dell’acquisto di banane

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Fedagro news

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Magrini: la sfida di Firenze è l’orario pomeridiano na sfida di prospettiva e una nuova organizzazione del lavoro che, a titolo sperimentale, dovrebbe partire quanto prima. Queste sono le prospettive e i due maggiori impegni che ha davanti AGOFI, l'associazione dei grossisti di Firenze, aderente a Fedagro. L'associazione conta su 25 associati sulle 30 aziende grossiste che operano all'interno di Mercafir, il Mercato Ortofrutticolo di Firenze. Presidente di AGOFI è Lazzaro Magrini, vicepresidenti Barbara Branchi e Guido Fanti, consiglieri Riccardo Maestrelli, Massimiliano Elmetti, Daniele Municchi e Andrea Tesi. Un assetto di lungo periodo, che gestirà l'associazione per i prossimi quattro anni. La sfida di prospettiva è il riassetto del Mercato di Firenze, nell'ambito del riassetto generale dell'area in cui si trova ad operare. La sfida più vicina riguarda il cambio di orario che, a titolo sperimentale, dovrebbe partire dall'autunno e durare fino all'inverno: l'attività comincerebbe nel pomeriggio per protrarsri fino alla 18-19. È quest'ultimo punto che cerchiamo di approfondire per primo con Lazzaro Magrini. "La finalità del cambio di orario - spiega il presidente - è offrire un servizio innovativo ai nostri clienti ed anche a coloro che si sono rivolti altrove per i loro acquisti. Un servizio che viene decurtato dei costi aggiuntivi del lavoro notturno. Stiamo decidendo la svolta insieme alla società di gestione del Mercafir e alla cooperativa CFT, con i quali abbiamo raggiunto un accordo. Essere aperti di pomeriggio ci permette di recuperare una fascia di clientela che abbiamo perso perché non aveva il tempo di raggiunge-

cilio, se richiesta, non solo nel centro di Firenze ma sulle principali direttrici di traffico toscane". "Ritengo - conclude su questo punto Lazzaro Magrini - che

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re Firenze di notte, intendo soprattutto la vasta zona costiera che va da Grosseto a Massa. Se ci sarà intesa tra noi, come mi auguro, l'esperimento partirà il 1° ottobre prossimo e terminerà il 28 febbraio. Quello che io penso sinceramente è che il lavoro notturno è la morte del nostro mestiere di commercianti di ortofrutta. I professionisti di cui abbiamo sempre più bisogno nelle nostre aziende, per essere competitivi, tendono a rifiutare il lavoro notturno e, proprio per questo disagio, non c'è nemmeno il ricambio generazionale. I figli dei commercianti storici non hanno alcuna intenzione di alzarsi di notte per fare mercato. Ci siamo per questo impegnati a superare un ostacolo reale che avevamo davanti, rappresentato da una fascia di clientela che mostra l'esigenza di ritirare la merce in orario notturno in modo da essere pronta per la vendita al dettaglio il mattino. L'accordo con Mercafir e la cooperativa risponde proprio alle loro esigenze. Abbiamo infatti ottenuto che sia messa a disposizione una piattaforma climatizzata per lo stoccaggio e la distribuzione della merce che permetta la conservazione gratuita fino all'orario di ritiro preferito dal cliente ed anche la consegna a domi-

questo servizio, collegato all'orario pomeridiano, ci consentirebbe una riqualificazione commerciale su tutto il territorio". L'altra sfida di AGOFI è di prospettiva più lontana ed è comunque legata alle decisioni del Comune di Firenze, prima e dopo le elezioni amministrative di fine anno. L'area del Mercafir è al centro di progetti di riqualificazione e riassetto. I magazzini operano oggi su una superficie di circa 40 mila metri quadri che rappresenta la metà dell'intera area. Il Comune ha individuato la zona per l'insediamento del nuovo stadio di Firenze o di altre importanti infrastrutture. Ciò dovrebbe costringere il Mercato a spostarsi nella parte oggi non utilizzata. Che cosa significa? "In sostanza - puntualizza Magrini significa che si dovrà costruire un nuovo mercato e noi dobbiamo decidere come gestire questa fase che ci offre una opportunità irripetibile: quella di entrare come grossisti nella proprietà di Mercafir. Abbiamo il tempo per riflettere, ma dobbiamo cominciare a farlo, nell'interesse della categoria, di tutti, pensando che chi non dovesse essere disponibile a partecipare all'operazione, potrebbe comunque rimanere in affitto. Sia chiaro, non si vuole tagliar fuori nessuno".

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Il nuovo progetto Fedagro-CervedOsserva, relativo all’Osservatorio Nazionale per la protezione dei crediti commerciali degli operatori dei Centri agroalimentari all’ingrosso, è stato presentato ai consigli direttivi di Fedagro Verona il 9 luglio e di Fedagro Torino il 16 luglio. Erano presenti il presidente nazionale Fedagro Ottavio Guala (foto), Giuseppe Gaudino, Gisella Capraro e Sonia Dineo per il Cerved, Mirko Torquati e Silvio Costabile per Osserva. L’Osservatorio Fedagromercati, nato nel 2008 sulla base dell’esperienza maturata dal MOF (Centro agroalimentare all’ingrosso di Fondi) in tema di protezione dei crediti commerciali delle aziende del Mercato, è un sistema di monitoraggio del fatturato a credito alimentato direttamente dagli operatori del mercato attraverso una connessione informatica del proprio sistema gestionale con il sistema Osservatorio. Quotidianamente l’Osservatorio consolida per singola ragione sociale del cliente le vendite trasmesse da tutti gli operatori del mercato collegati rappresentando la sua esposizione complessiva nei confronti del Mercato. Al sistema, attivato e gestito da Osserva srl (società di Information Technology), attualmente sono connessi 10 mercati (Fondi, Bologna, Genova, Verona, Pescara, Treviso, Trieste, Udine, Brescia, Torino) con circa 250 aziende collegate che lo alimentano quotidianamente e circa 22 mila loro clienti monitorati di cui l’Os-

Rinnovo cariche

Conferma per Ratto a Genova Lu g l i o - Ag o s t o

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servatorio rappresenta i dati consolidati di vendite, esposizione, incassi e giorni medi di pagamento. Unitamente alle informazioni commerciali l’operatore del Mercato ha la possibilità di richiedere un rapporto informativo a Cerved Group SpA (società specializzata in Business Information) circa l’affidabilità commerciale di un determinato cliente e che viene rappresentata sinteticamente sempre nell’Osservatorio con un semaforo: “verde-affidabile”, “rosso-non affidabile”. Gianluca Notari, responsabile Fedagromercati dell’Osservatorio nonché direttore sviluppo del Centro Agroalimentare di Fondi MOF, ha illustrato ai consigli direttivi di Verona e Torino, il programma di sviluppo e promozione dell’Osservatorio attraverso l’erogazione di nuovi servizi, più completi e sofisticati, per la protezione dei crediti commerciali. Questi servizi saranno possibili grazie alla costituzione di una “rete di impresa” tra Fedagromercati, Cerved ed Osserva, e saranno comunque accessibili direttamente sempre dall’Osservatorio Crediti Fedagromercati. I nuovi servizi riguardano: - l’analisi di affidabilità a tappeto su tutti i clienti degli operatori del mercato attraverso la fornitura di un rapporto informativo Cerved integrato con le risultanze degli andamenti commerciali monitorati dall’Osservatorio Fedagro ed in particolare allungamento dei tempi di pagamento o

acquisti eccessivi rispetto all’andamento storico degli stessi; - la procedura di recupero credito stragiudiziale automatica da parte di Cerved su posizioni affidate con “semaforo verde”, a costo zero per le aziende; - l’analisi del rischio di portafoglio con segnalazione automatica delle posizioni meno affidabili; - l’analisi del portafoglio clienti in termini di: canale distributivo, settore attività, forma societaria, dimensioni, affidabilità, altro; - la fornitura di servizi di marketing in termini di “prospect commerciale” sulla base del profilo del proprio portafoglio clienti; - l’interrogazione ed accesso on line dall’Osservaztorio ai nuovi servizi di protezione e marketing. La principale innovazione - ha spiegato Notari - è quella di integrare l’Osservatorio Fedagromercati con un’assistenza specialistica alla singola azienda del Mercato in loco “one to one “, quindi non solo un servizio di “informazione on line” ma anche un servizio di consulenza erogato direttamente da Cerved Group, supportato informaticamente da Osserva ed introdotto e accompagnato da Fedagromercati.

Genova. In luglio si sono svolte le elezioni per il rinnovo delle cariche sociali - quadriennio 2013-17 di Fedagromercati Genova. A seguito del voto, gli organi collegali sono così composti: presidente Giambattista Ratto, vice-presidente Ma-

ria Maddalena Ferrando, tesoriere Gregorio Della Rupe, consiglieri Laura Canale, Andrea Guaraglia, Piero Parma e Massimo Parodi; collegio sindacale Angela Miglionico presidente, Enrico Cosso e Pasqualino Raimondi consiglieri.

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FEDAGRO NEWS

Protezione dei crediti: nuovi servizi

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Dalle nostre cooperative

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Un accordo tra il Mercato AgroAlimentare di Padova, Veronamercato e il Mercato di Budapest Nagybani è stato firmato mercoledì 17 luglio nella capitale ungherese dall'amministratore delegato del MAAP Giancarlo Daniele, dal presidente di Veronamercato Erminia Perbellini e dal direttore generale del Nagybani, Zoltan Hazi. Erano presenti anche il direttore generale di Padova Francesco Cera con il direttore del Gruppo Grossisti Alberto Filippino, ai quali si deve la stesura del documento d'intesa, il coordinatore di Veronamercato Network, Marco Marrapese, e il direttore esecutivo di Nagybani, Tibor Kékedi. L'intesa prevede che, attraverso programmi anche di medio-lungo termine, i tre Mercati promuovano accordi diretti e joint-ventures tra operatori sia per i flussi diretti in Ungheria sia per quelli provenienti dall'Ungheria, mettendo a disposizione strutture e servizi; che i tre mercati si scambino iniziative promozionali dei rispettivi prodotti nelle loro sedi; che si scambino delegazioni di operatori al fine di agevolare l'attività commerciale di import-export; che si scambino informazioni di

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Messo a punto un sistema per la verifica delle merci destinate all’Ungheria mercato relative alle quantità commercializzate, ai prezzi, alle previsioni. Parallelamente, grazie a un'azione intrapresa da Padova, è stato messo a punto un sistema per verificare le merci in uscita dall'Italia e dirette in Ungheria al fine di rispondere alla normativa italiana ed europea, in particolare in materia di fatturazione, nella maniera più adeguata. Il Mercato di Budapest non solo ha messo a disposizione l'elenco di tutte le aziende ufficialmente operanti al proprio interno ma si è impegnato a documentare l'entrata dei mezzi nel mercato e la loro provenienza. Il direttore Tibor Zoltan ha dichiarato: "Ci siamo messi su una strada e intendiamo percorrerla passo dopo passo. Questo accordo è importante per consolidare i rapporti con l'Italia. Praticamente non passa settimana che importanti quantitativi di ortofrutta italiana, in particolare provenienti proprio da Padova e Verona, non en-

In piedi: Marco Marrapese, Tibor Kékedi, Alberto Filippino, Francesco Cera. Seduti: Erminia Perbellini, Zoltan Hazi, Giancarlo Daniele, i tre firmatari dell’intesa Lu g l i o - Ag o s t o

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trino nel nostro Mercato". Da parte padovana, è stato precisato che l'accordo viene molto apprezzato dagli organi di controllo italiani e che il controllo documentato dei mezzi in entrata e in uscita dai mercati, in particolare, già avviato da alcuni giorni, è stato apprezzato dalla Guardia di Finanza italiana. I dirigenti del Mercato di Budapest sono attesi a Padova e Verona nelle prossime settimane, entro quest'anno saranno programmate reciproche visite di operatori. Soddisfatti Giancarlo Daniele ed Erminia Perbellini. Non si tratta di un accordo di facciata ma di una importante messa a regime dei rapporti tra Mercati di fatto collegati da importanti flussi commerciali già in atto. Il Nagybani è uno dei più importanti ed efficienti mercati all'ingrosso specializzati nell'ortofrutta di tutta l'Europa centroorientale. Vi operano più di 200 ditte grossiste, non solo ungheresi, e circa 300 produttori, ogni notte, tra le 10 e l'una, provenienti da tutta l'Ungheria, collocano i loro prodotti in una vasta area loro destinata. La delegazione veneta, nel corso della missione conclusasi il 19 luglio, ha voluto rendersi conto anche di questa attività rimanendo sorpresa dalla buona organizzazione degli spazi e dell'attività commerciale in generale, oltre che dalla varietà e qualità dei prodotti locali messi in vendita. ll NagyBani movimenta circa 450 mila tonnellate di ortofrutta l’anno e rifornisce con le proprie ditte quasi l’80 per cento dell’ortofrutta venduta nei supermercati (forti la catena CBA, l’inglese Tesco, la francese Auchan, oltre a Spar, Aldi, Lidl e Metro). Il NagyBani rifornisce inoltre i mercatini tradizionali, che solo a Budapest sono un centinaio, a partire dall’ottocentesco Mercato Centrale, ancora frequentatissimo. Sulle oltre 200 ditte grossiste presenti al NagyBani, almeno quattro hanno grandi dimensioni: Mò-Ta, EliseFruit, Plac Market e Bodor. (a.f.) www.corriereortofrutticolo.it

ATTUALITÀ

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Accordo tra mercati Budapest-Padova-Verona

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I prodotti a marchio hanno registrato un aumento del 10% del fatturato nel primo semestre di quest’anno per un valore alla vendita che supera i 32 milioni di euro Continua a ritmi sostenuti la crescita di Almaverde Bio, il leader italiano del biologico: il volume d'affari dei prodotti a marchio ha registrato nel primo semestre dell'anno un valore alla produzione di 19,6 milioni di euro pari ad un valore alla vendita di oltre 32 milioni, con un +10% rispetto allo stesso periodo del 2012. I risultati raggiunti dal Gruppo, che associa undici partner specializzati nelle diverse filiere della produzione, riguardano tutte le categorie commerciali per le quali si evidenzia un generalizzato incremento di fatturato, dovuto anche alla costante introduzione di nuove referenze. Analizzando le performance del primo semestre emergono forti crescite per i prodotti più innovativi come pesce surgelato, farine speciali o prodotti di gastronomia vegetale. In questo contesto di crescita merita una citazione particolare il comparto ortofrutta a marchio Almaverde Bio che sta vivendo un momento favorevole grazie alla scelta fatta da alcune catene della moderna distribuzione di realizzare 'isole' del bio. Con uno spazio dedicato, e ben individuabile dal consumatore, dove si sposa qualità, gamma e la garanzia che solo un marchio noto può dare, gli incrementi delle vendite spesso hanno superato il 20%. "Stiamo vivendo un momento particolarmente positivo - dichiara Paolo Pari (nella foto), direttore di Almaverde Bio - con un aumento generalizzato delle vendite ed una progressiva e costante penetrazione dei nostri prodotti nei diversi canali. A questo sucLu g l i o - Ag o s t o

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cesso contribuisce anche l'ampliamento degli assortimenti che le aziende licenziatarie del marchio stanno realizzando, forti della grande notorietà che il brand Almaverde Bio ha raggiunto sul mercato". Anche in futuro Almaverde Bio continuerà a presidiare tutti i canali di vendita sul mercato nazionale, dalla grande distribuzione ai negozi specializzati per giungere alla ristorazione, bar, settore alberghiero e mense: un settore, quello cosiddetto 'horeca', che ha visto, in questi anni, lo sviluppo di numerose iniziative. Ed è su questo fronte che proseguirà lo sviluppo del progetto bio-bar, realizzato insieme a Camst, che vedrà nascere a breve i corner Almaverde Bio, all'interno degli esercizi gestiti dal Gruppo Cooperativo leader nella ristorazione. Entro l’anno, infine, si compirà l’iter per l’apertura dei primi punti vendita ad insegna Almaverde Bio, nell'area di Milano, a opera della Organic Food Retail, la joint venture formata dalla KI

Group e la Organic Alliance, la società di partecipazione costituita dalle imprese licenziatarie del marchio Almaverde Bio. I consumatori italiani potranno così apprezzare tutti i prodotti della gamma acquistandoli direttamente nei negozi a marchio. L'estate ha portato bene alla Frutteria Almaverde Bio di Mirabilandia, un'esperienza (frutta fresca bio pronta da mangiare, succhi di frutta, frullati e frozen yogurt, presentati in modo accattivante e forniti da Canova Srl), partita due anni fa a titolo sperimentale nel cuore di uno dei Parchi gioco più grandi d'Europa con i suoi 2 milioni di visitatori all'anno, nel Ravennate. "Siamo molto soddisfatti della Frutteria - commenta Pari -. Dopo un inizio stagione condizionato negativamente dal pessimo andamento climatico, la Frutteria ha recuperando alla grande. Il locale ha confermato tutta la sua attrattività e, con le sue proposte, si è dimostrato perfettamente coerente con il pubblico del Parco".

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BIOLOGICO NEWS

Dalla Gdo ai bio-bar cresce Almaverde

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B iologico news Gli under 30 tedeschi scelgono bio Un numero sempre maggiore di giovani tedeschi cerca il cibo biologico. Nel gruppo di consumatori di meno di 30 anni, la percentuale di coloro che spesso acquistano prodotti bio è aumentata di 9 punti percentuali rispetto allo scorso anno. Questo è il risultato di Ökobarometer, uno studio rappresentativo, commissionato dal Ministero federale della protezione dei consumatori. Secondo lo studio, il consumatore tedesco soprattutto acquista con frequenza frutta e verdura biologica, seguite dalle uova. Altri prodotti biologici frequentemente acquistati sono patate, latticini e prodotti di panetteria. La ragione più importante per l'acquisto di prodotti biologici, secondo gli acquirenti intervistati, è la regione di origine, seguita dal benessere degli animali e dalla riduzione dell'inquinamento. Circa il 75 per cento degli intervistati nelle indagine Ökobarometer di diverse città ha espresso la propria disponibilità a pagare un prezzo più alto per il cibo locale per sostenere le aziende agricole familiari. La conferma della crescita del bio in Germania viene anche da Alnatura, la principale catena tedesca specializzata nella vendita di prodotti biologici, che ha registrato una crescita del fatturato del 13% nei primi sei mesi dell'anno corrente e continua ad espandersi. In questo periodo sono stati creati 150 nuovi posti di lavoro ed il numero dei dipendenti è salito a quasi 2.000. Nello scorso anno fiscale, chiuso nel settembre 2012, Alnatura aveva raggiunto un record di vendite di 516 milioni euro, con un aumento dell'11% rispetto all'anno precedente.

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Più ‘organic’ in Africa Manghi dal Senegal Il bio è una strada per risollevare l'agricoltura africana. Aumentano gli esempi in questa direzione. Uno tra i tanti è proposto da una esperienza nel Senegal, in Africa Occidentale francofona, dove l'imprenditore Amacodou Diouf ha lanciato una produzione di successo di mango biologico, coinvolgendo 75 coltivatori locali. Diouf ora si prepara a proporre ortaggi bio senegalesi per il mercato europeo. Fondamentale per Diouf è stata un'esperienza di studio in Germania, dove guarda caso si tiene il Biofach, che promuove moltissimo la cultura del biologico. Tornato al suo Paese, Diouf ha fondato un'impresa, la Buursine International, con sede vicino alla capitale Dakar, e ha coinvolto da subito i coltivatori locali convincendoli che sarebbe stato vantaggioso produrre bio sui 123 ettari di loro complessiva proprietà. Il collegamento tedesco di Diouf, con la società d'importazione e distribuzione BioTropic, ha permesso al progetto

Nuova corrente di export da parte di un gruppo di 75 coltivatori di partire subito con un buono sbocco commerciale. Diouf ha avviato anche un flusso di esportazione verso altri Paesi africani come Marocco e Ghana dove esistono impianti per l'essicazione e l'utilizzo alimentare del mango. Grazie a una collaborazione con COLEACP di Bruxelles, la produzione ha ottenuto le certificazioni GlobalGAP, Bio Europe, Bio Suisse e l'accredimento Fairtrade. Il Senegal produce mango da maggio a settembre per complessive 100 mila tonnellate l'anno, solo 6-8 mila tonnellate vengono esportate, l'8% delle quali sono rappresentate dal mango bio della Buursine International. La società senegalese è interessata anche al mercato italiano. Nuove produzioni bio comprendono papaya, melanzane, cipolle, peperoni e spezie.

Alce Nero lancia il ‘cuore di bue’

Alce Nero, tra i marchi più importanti del settore biologico in Italia e all'estero, allarga la gamma di referenze nel settore ortofrutta arricchendo la sua offerta di frutta e verdura biologica con 'Generoso', un pomodoro biologico cuore di bue. Prodotto dagli agricoltori Brio, soci di Alce Nero, nelle terre di Veneto e Sicilia, 'Generoso' viene raccolto tra luglio e settembre. Il prodotto è in vendita nella gdo in confezioni di 650 gr. Lu g l i o - Ag o s t o

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REPARTO ORTOFRUTTA. Eurospar sotto la lente

Un’offerta davvero speciale E' stridente il contrasto tra la qualità e l'ampiezza dell'offerta ortofrutticola di un punto vendita affiliato Despar e di un supermercato Eurospar. I negozi di vicinato Despar possono avere livelli qualitativi molto diversi tra loro anche nella stessa città e regione (qualche volta non fanno molto onore all'insegna, anche se magari il titolare ne ha tutta l'intenzione), mentre lo standard Eurospar è omogeneo e il livello del reparto ortofrutta è persino sorprendente. Nel weekend della settimana 35, quello che ha chiuso il ciclo delle grandi ferie (non per tutti) di agosto, abbiamo visitato alcuni punti vendita Eurospar. Ottimo il prodotto esposto e buona anche l'esposizione, con offerte speciali di vera convenienza e prezzi medio-alti per il prodotto di fascia superiore. La valutazione del Corriere Ortofrutticolo è 7,5 su 10 per la frutta e 7 per gli ortaggi. Sui banconi i migliori brand italiani e una buona selezione di prodotto Lu g l i o - Ag o s t o

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Molte promozioni ma anche qualità e assortimento nei punti vendita dell’insegna che fa parte del gruppo internazionale Spar. Di livello inferiore i piccoli negozi

d'importazione. Abbiamo analizzato soprattutto i banconi della frutta e riportiamo di seguito referenze e prezzi che abbiamo rilevato.

Mele. Gala di nuovo raccolto a marchio Marlene IGP in sacchetto da 2 kg a euro 2,98 esposte in grande quantità, come a dire che si punta sulla freschezza del prowww.corriereortofrutticolo.it

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SPAR IN ITALIA. Una storia iniziata nel 1959 e che oggi vale oltre 4 miliardi di euro Il marchio SPAR in Italia venne introdotto nel 1959 dalla società Miatello, Giordani e Puggina guidata da Marino Puggina di Padova. Nel 1960 nasce il consorzio DESPAR Italia insieme alla SADAS Orsenigo di Seveso; nel 1961 aderisce al consorzio anche l'azienda Amonn di Bolzano. Nel 1960 fu aperto il primo supermercato ad insegna DESPAR. Il gruppo in Italia, con sede principale a Casalecchio di Reno (Bologna) è diviso in una decina di società che costituiscono, insieme, la centrale Despar Servizi, affilia-

ta a Centrale Italiana. La creazione dell'insegna Eurospar, negli anni '70, coincide con la nascita di una nuova tipologia di punto vendita: un supermercato - o un superstore - in grado di servire un'area urbana più vasta e con necessità di consumo differenziate. Quindi un punto vendita di maggiori dimensioni, attorno ai 1500 mq di superficie, capace di offrire un ampio assortimento di prodotti alimentari freschi e non, con un'integrazione delle principali referenze del non alimentare e di alcuni servizi base, un punto di riferimento ideale per una spesa quindicinale-mensile,

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nella quale siano comprese tutte le necessità fondamentali. Estremamente professionali nella conduzione e nel servizio, i punti vendita Eurospar sono quasi esclusivamente a gestione diretta Aspiag. Nel frattempo si è affacciato sul mercato italiano della grande distribuzione anche il marchio Interspar, per il format degli iperstore. Ma ecco come si presenta l'intero gruppo nel nostro Paese. Despar Express: negozi di dimensioni particolarmente ridotte presenti nelle stazioni ferroviarie del Triveneto e del Lazio. Despar: negozi alimentare di vicinato o piccoli supermercati di quartiere con superficie fino a circa 800 mq. Spesso sono punti vendita in franchising o affiliati. Eurospar: supermercati e superstore con superficie che varia fra gli 800-1.000 e 2.500 mq; solitamente sopra i 1.500 mq sono considerati superstore. La loro collocazione è generalmente all'interno di centri urbani o in prima periferia. In Sicilia, dal 2011, gli Eurospar più piccoli furono convertiti in Despar. Interspar: ipermercati con superficie superiore ai 2.500 mq con una grande offerta e situati nelle periferie delle città, nei centri commerciali e fuori dai centri urbani. Iperspar: identifica gli ipermercati di maggiori dimensioni del gruppo. Oggi è usato solo al Sud ma fino a qualche anno fa anche alcuni Interspar del Triveneto avevano questo marchio. Eurocash: i punti vendita all'ingrosso del gruppo, presenti solo in Sicilia, oggi acquisiti dai F.lli Arena del gruppo Sidis. Il fatturato complessivo oggi supera in Italia i 4 miliardi di euro.

dotto (nota: all'assaggio mele ottime, mentre in supermercati di insegne diverse abbiamo notato Gala danneggiate dal riscaldo dei giorni di maggior calura estiva e quindi non selezionate e non scartate prima della messa in vendita, con il risultato di avere un prodotto peggiore di quello che è stato un anno in magazzino, come è il caso delle ultime rimanenze di Golden). Sempre Gala, in offerta "imperdibile" a 1,84 euro per 2 kg a marchio Despar, indicate con il tipico cartellino 'ALT' che caratterizza le offerte Eurospar. Red Delicious in vaschetta da 4 pezzi a 2,99 euro al kg. Mele Cripps Pink origine Cile sciolte grossa pezzatura euro 3,49 al kg. Mele biologiche Despar in

vaschetta da 5 pezzi a euro 3,11 al kg. Pere. Abate Fetel sciolte a 2,49 euro chilo. Guyot Italia sciolte a 2,89 euro chilo. William Rosa origine Spagna sciolte a 2,85 euro chilo. Pere Carmen in offerta sciolte a euro 1,79 al kg con uno sconto in cartellino del 38 per cento. Pere Coscia Valfrutta in vaschetta sei pezzi da 500 gr a 1,64 euro (quindi 3,28 al kg). Pere Carmen Bio "Scelta Verde Despar" in vaschetta da 4 pezzi per 600 grammi a euro 1,69 (sconto scritto in cartellino del 32,13 per cento). Non male come assortimento. Pesche e Nettarine. Pesche gialle 'ALT' in offerta ancora una volta "imperdibile" sciolte a euro 1,59 al kg. Nettarine pasta gialla sciolte Italia a 1,79 euro chilo; le stesLu g l i o - Ag o s t o

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Spar, società cooperativa nata in Olanda nel 1932, è oggi la più grande catena di distribuzione alimentare in 33 Paesi tra Europa, Africa, Asia e Australia con oltre 13.700 punti vendita associati di varia tipologia, con una superficie media, a livello globale, di 464 metri quadri. Spar International non è solo la holding del gruppo ma anche una guida e un osservatorio cosmopolita, attento alle esigenze di un mercato in continua trasformazione. L’albero verde, simbolo e logo del gruppo, ha messo le sue prime radici in Olanda grazie al grossista Adriaan Van Well. Indirizzando sempre lo sguardo all’innovazione e alle infinite possibilità del mercato, Van Well creò il marchio dell’abete nel 1932. Era convinto che l’associazionismo tra grossisti e venditori al dettaglio potesse essere una chiave interessante per conquistare fette di mercato lasciate libere dalle grosse catene di vendita a marchio unico. Parlare, incontrarsi e conoscersi, questi i principi fondanti dell’idea di Van Well. Nel 1953 Spar diventò l’insegna dei negozi alimentari più diffusa in Belgio. Negli anni ’50 era a tal punto conosciuta, che Van Well decise di fondare la 'Spar International', con l’intento di diffondere i propri principi ed allargare i propri orizzonti commerciali oltreoceano. Nel 2008, al culmine della espansione del gruppo, il giro d’affari di Spar International ha superato i 27 miliardi di euro posizionandola come l’azienda di distribuzione alimentare più diffusa al mondo. I comse a doppia A a euro 1,99 chilo. Nettarine pasta bianca sciolte Italia di grossa pezzatura a 1,99 euro chilo. Limoni, Arance, Pompelmi. Limoni in rete da 750 grammi Fruttital a euro 1,89. Limoni sciolti categoria 1 origine Argentina a euro 2,39 al kg. Limoni bio confezione 500 grammi (Scelta Verde biologico Despar) a euro 1,99. Arance Navel origine Sudafrica sciote a euro 1,99 al kg. Pompelmi rosa sciolti origine Sudafrica a euro 1,79 al kg. Pompelmi bianchi stessa origine a prezzo identico. Uva. Nera Black Magic sciolta in offerta "imperdibile" con un bel ALT in cartellino a euro 1,59 al kg. Bianca Vittoria sciolta a euro 2,99 al chilo. Di nuovo un ALT da offerta imperdibile per la Regina Lu g l i o - Ag o s t o

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SPAR NEL MONDO. Quasi 14 mila punti vendita di diverso formato. Spar International ha sede in Olanda dove il gruppo è nato nel 1932

piti principali della holding sono il marketing, la ricerca, la formazione e la contrattazione a livello mondiale. La sede è unica e si trova ad Amsterdam. Spar International è un organismo sovranazionale che opera come centrale operativa e riunisce risorse e know how delle 33 organizzazioni nazionali di cui è composta. Suo principale compito è la diffusione del proprio messaggio fondante: l’unione volontaria, l’associazionismo e il rispetto per le singole imprenditorialità, sono la chiave di una storia di successi che dura da più di 70 anni. I dieci Paesi in cui il fatturato del gruppo Spar è più alto sono, nell'ordine, Austria, Germania, Gran Bretagna, Italia, Sudafrica, Giappone, Norvegia, Spagna, Irlanda e Danimarca.

sciolta a 1,59 euro chilo. Stesso cartellino, stessa offerta, stesso prezzo per un chilo di Pizzutella sciolta. La Red Globe sciolta a euro 2,99 al kg. Uva bio Vittoria a marchio Despar in vaschetta da 500 grammi a euro 2,49. Esotici. Ampia e di qualità la gamma della frutta esotica. In assortimento a prezzi convenienti mango, avocado, noci di cocco, datteri Daglet Nour, ananas. Queste ultime a marchio Tropical Gold, distribuite da Battaglio, origine Costa Rica a euro 0.99 al kg. Banane. Cavendish Chiquita distribuite da Spreafico origine Costa Rica a euro 2,19 al kg. Sfuse Colombia a euro 1,79 al kg. Banane bio Despar confezionate in vaschetta origine Colombia a euro 2,69 al kg.

Kiwi. Confezione da 500 grammi da 5 pezzi in vaschetta origine Cile in offerta a euro 1,34. Kiwi bio vaschetta 6 pezzi da 600 grammi origine Nuova Zelanda a euro 2,99. Kiwi sciolti Hayward origine Cile a 3,49 al kg. Altra frutta. Albicocche marchio Valfrutta extra in vaschetta da 500 grammi origine Italia a euro 2,99. Susine Stanley origine Italia sciolte a euro 1,99 al kg. Susine nere sciolte euro 2,49 al kg. Susine tonde rosse sciolte a 2,49 euro chilo. Meloni retati sciolti a euro 1,29 al kg, lisci a 1,59. Cocomeri mini a 0.99 euro chilo. Buono il servizio, con personale che controlla il prodotto con frequenza ed è pronto anche a rispondere alle domande dei clienti. (a.f.) www.corriereortofrutticolo.it

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CONAD

Pugliese prepara lo sbarco in America Conad pronta a sbarcare negli States? Secondo quanto riportato dal settimanale Il Mondo, edizione di metà luglio, Francesco Pugliese (nella foto), direttore generale del secondo gruppo distributivo italiano, starebbe per definire un accordo per portare l'insegna nel mercato statunitense. Mancano ancora le firme ma sembra che l'intesa sia a un buon punto. L'ingresso avverrebbe tramite l'apertura di mini corner dedicati al made in Italy in migliaia di supermercati americani, quelli della catena Sears di Chicago (120 miliardi di dollari di giro d'affari in 3.500 punti vendita). L'intesa riguarda la più importante private label italiana nel settore food premium, Sapori & Dintorni, che già rappresenta un'azienda nell'azienda nell'arcipelago Conad, una

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media industria alimentare con un fatturato di 450 milioni. Il brand Sapori & Dintorni, infatti, sta diventando anche l'insegna di una catena di negozi in rapida crescita per la vendita e degustazione di cibi veloci e specialità gastronomiche, una specie di wine bar, che aprirà nei prossimi mesi anche nelle stazioni ferroviarie di Milano, Roma Termini, Napoli e Firenze, sulla base di un'intesa con la società Grandi Stazioni. Per questo non è escluso che lo stesso brand porti la stessa formula anche all'estero, dove Conad ha già tre alleati come Leclerc in Francia, Coop Suisse e la belga Colruyt oltre a presenze dirette in Albania e Malta. L'anticipazione di questi progetti di espansione, riferisce il settimanale economico, ha fatto parte di un incontro di Pugliese

SIGMA

LOMBARDINI

Italy Discount ha la sua balia

Ceduti 300 discount e 4 supermercati

È nata Italy Discount, la prima centrale discount della distribuzione organizzata. La notizia è stata annunciata in occasione di una convention Sigma ai Giardini Naxos. Oggi in Italia il mondo discount è costituito da grandi insegne - ha commentato GDO Week - che si propongono sia attraverso strutture di proprietà sia, con la formula del franchising. Un mercato molto concentrato, fatto di grandi leader e linee competitive. Esiste, però, anche una parte di mercato, con una quota valutabile attorno al 25-30%, che non appartiene a queste grandi insegne. Mancava, un’entità in grado di aggregare e dare una prospettiva competitiva alternativa. Il mondo Sigma sembra in grado di accompagnare Italy Discount verso questa direzione.

Il gruppo Lombardini dice addio al commercio mettendo a segno una triplice operazione: vende a LD 300 discount, a Coop gli ipermercati di Rezzato (Brescia) e Mapello (Bergamo) e a un operatore di Selex l'ipermercato di Liscate (Milano). Ignoto, per ora, l'acquirente del punto vendita di Treviglio. In passato c'era stata una trattativa con Conad, interrotta per dissensi sul prezzo. A sorpresa Lombardini esce dal business dei discount, dopo aver a lungo sostenuto che avrebbe abbandonato supermercati e ipermercati per concentrarsi sul business dei negozi low cost che generava ricavi per 800 milioni. In uno stringato comunicato di fine luglio, la società bergamasca, che ha alle spalle una storia lunga 84 anni,

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con le banche, alle quali è stato esposto il piano triennale di sviluppo del gruppo, che ambisce a salire dall'attuale 12% di quota di mercato alla posizione numero uno oggi detenuta da Coop con una market share intorno al 15%. Il piano prevede 1 miliardo di investimenti in 3 anni per sostenere la crescita diretta con nuovi punti vendita o l'ammodernamento di quelli esistenti, ma alle banche interessa di più conoscere come si muoverà Conad per espandersi attraverso nuove acquisizioni dopo la performance emersa nell'esercizio 2013, che sta viaggiando a +11% sull'anno precedente. E Pugliese, che ha appena assorbito decine di punti vendita Lombardini e Billa, conferma che ogni opportunità, grande o piccola, che si presenti sarà al centro di trattative grazie a una capacità di fuoco in termini finanziari molto elevata: un patrimonio netto consolidato di 1,8 miliardi di euro e altre risorse messe a disposizione dei soci.

ha comunicato che "il gruppo Lombardini ha firmato un contratto preliminare di cessione del canale discount (a insegna LD) alla società Lillo (marchio MD), che darà vita al terzo operatore del settore in Italia (dopo Eurospin e Lidl ndr). Contemporaneamente, il gruppo Lombardini sta per firmare altri accordi preliminari di cessione anche degli ultimi 4 ipermercati. Queste due operazioni, che si concretizzeranno con i passaggi di proprietà e dei flussi finanziari tra ottobre 2013 e l'estate 2014, garantiranno la continuità aziendale, i livelli occupazionali e la soddisfazione dei fornitori". Il gruppo Lombardini, sotto la guida di Romolo, aveva raggiunto il massimo dell'espansione con 3.700 addetti. Lu g l i o - Ag o s t o

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Che spallata alle navi reefer! Le porta-container fanno correre alle navi con stiva refrigerata il rischio di estinzione. Tengono le bananiere e Piccardo (Gruppo Orsero) ritiene che resisteranno Trasporta quasi tutto, frutta e pesci compresi. Adesso il container, forse, vincerà anche la battaglia della banana. Il trasporto via mare dei generi deperibili sta subendo da alcuni anni una rivoluzione che rischia di trovare l’Italia pronta solo a metà: ritardi, investimenti fuori tempo e analisi divergenti. Eppure, secondo le previsioni degli analisti, entro il 2016, l’80% del mercato del trasporto di frutta e generi deperibili avverrà attraverso i container refrigerati. Le mega portacontainer potranno così riempire - riporta Shipping Online - gli spazi vuoti lasciati dalla crisi: nel 2000 il traffico di generi deperibili ammontava a 60 milioni di tonnellate, oggi vale il doppio. Un raddoppio di cui hanno beneficiato solo i container, visto che la flotta di navi reefer è scesa nello stesso periodo di un terzo. In sostanza, l’alta domanda non ha alternative: o la frutta viaggia in container refrigerati o non viaggia. Le tariffe, certo, sono aumentate: un container di 40 piedi ha subito un incremento di 1.500 dollari, il 30% in più, cifra tuttavia molto conveniente rispetto alle navi reefer. Talmente tanto che nel 2016 il mercato di riferimento delle unità dedicate crollerà al 20% del totale. Ma c’è una trincea che il container forse non travolgerà: non saranno tanto i prodotti particolari a salvare la nicchia dei trasporti “convenzionali”, quanto la logistica a terra. Non tutti i porti sono infatti attrezzati per i container refrigerati. La colonnina che continua la catena del freddo è diffusa, ma non nella quantità di container Lu g l i o - Ag o s t o

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che il mercato impone e che le portacontainer possano movimentare in una volta sola. In Italia ogni terminal frutta ha una propria genesi e una sua storia, ma “sono costruiti con una logica vecchia, rischiano di non avere futuro”, sentenzia Alfonso Clerici, per oltre trent’anni operatore del settore. L’idea è quindi di creare i retroporti delle banane: “Frutta in generale – racconta Clerici – perché i numeri che si abbatteranno presto sul mercato non troveranno pronti né banchine né clienti”. Alessandro Piccardo (nella foto), presidente e Amministratore Delegato del reefer Terminal di Savona del gruppo Orsero, è più ottimista: “Poter gestire in un solo hub specializzato diverse tipologie di merce provenienti da diverse origini diminuisce i costi e rende più efficiente la distribuzione. È stata questa la filosofia negli ultimi anni di porti come

Vado o Anversa”. Ma è sulla banana che il container scivola, secondo Piccardo: “Alcune tipologie di frutta ancora non si sono adattate al trasporto in container e tra queste ci sono le banane che rappresentano tutt’ora un terzo del mercato reefer globale”. Livorno deve aver fatto gli stessi calcoli, anche se il terminal per ora non decolla. “Sono tutte cattedrali nel deserto” rincara la dose Clerici, che non vede un futuro in banchina per i container reefer – che vanno invece portati nei retroporti – e non vede nemmeno l’Italia pronta a cogliere il senso della rivoluzione: “Quando lasciai il Terminal di Genova, i segnali c’erano già tutti”. Segnali che però a Savona non hanno nemmeno nel 2013: “Quest’anno registriamo un +20% di frutta, sbarcata in gran parte da navi reefer”. Ogni rivoluzione, anche quella della banana, ha bisogno di tempo per maturare.

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ASSOPORTI. Monti sale alla presidenza Confermato Massidda come numero due Cambio della guardia ai vertici di Assoporti, l’associazione che rappresenta i principali porti italiani. Pasqualino Monti, presidente dei porti di Roma (Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta) ne ha assunto a metà luglio la presidenza ricevendo il testimone da Luigi Merlo, presidente del porto di Genova. Il neo-presidente ha chiesto al direttivo di Assoporti due mesi di tempo per mettere a punto una proposta complessiva di politica portuale e logistica, sottolineando come i mutamenti traumatici in atto nella geografia e nelle caratteristiche dei traffici marittimi mondiali e quindi dell’interscambio globale, rendano indispensabile una rivisitazione complessiva delle norme, della governance e delle metodologie operative che caratterizzano da decenni la portualità italiana. Monti ha quindi sintetizzato in cinque punti, le linee guida che dovranno ispirare l’azione di Assoporti, chiamata a un ruolo di regia in un settore di altissima valenza strategica per il futuro sviluppo del Paese. Concluderò questo mio intervento solo con la citazione delle 5 aree di azioni sulle quali tenteremo di imprimere, tutti insieme, la svolta. In discussione saranno quindi: 1) Il ruolo delle autorità portuali nei rapporti con lo Stato, ma al tempo stesso nei rapporti con il mercato. 2) L’autonomia delle autorità portuali attraverso nuove formule di finanziamento e di affermazione dell’autodeterminazione finanziaria. 3) La rivoluzione burocratica, attraverso una totale riscrittura della governance. 4) La gestione integrata dei

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territori per lo sfruttamento di ogni opportunità di sviluppo logistico e produttivo. 5) Le alleanze funzionali con gli altri soggetti della logistica e del trasporto, sulle filiere dei passeggeri e delle merci. "I tempi di decisione e di scelta ai quali eravamo abituati – dice Monti – non sono più compatibili con le rapidissime trasformazioni in atto nel mercato globale. I porti che operano sulla linea del fronte dell’interscambio mondiale sono quindi chiamati a decisioni, sino a ieri impensabili per un paese come il nostro abituato a mediare anche il suo destino. Decisioni che richiedono immaginazione, innovazione, progettualità, capacità di imporre il cambiamento e rispetto alle quali non esiste alternativa, se non quella di una progressiva emarginazione e un declino, con conseguenze devastanti per tutta l’economia italiana". "I porti italiani – osserva il presidente uscente Merlo – sono l’asset fondamentale di un sistema logistico che solo oggi anche la politica inizia a comprendere nella sua strategicità per il paese. Compito di Assoporti è e sarà quello di evidenziare questo ruolo e di far maturare una consapevolezza nuova anche relativa al valore degli investimenti nei porti". Successimente alla nomina di Monti, è stato confermato alla vice-presidenza di Assoporti il presidente dell'Autorità portuale di Cagliari, Piergiorgio Massidda. Per Massidda "questa riconferma premia il grande lavoro che stanno portando avanti i porti sardi che pur in mezzo a una crisi economica generale continuano a generare ricchezza e posti di lavoro”.

Luigi Merlo: “I porti italiani hanno le mani legate”

"Mentre tutti i porti europei corrono liberi, i porti italiani devono competere con le gambe e le braccia legate". Così il presidente dell’autorità portuale di Genova, Luigi Merlo (nella foto) ha criticato, la riforma dei porti in discussione in Parlamento, durante il convegno “Logistica e infrastrutture” organizzato dalla Cisl a Palazzo San Giorgio di Genova. "In questi anni i provvedimenti nazionali - ha denunciato - hanno aggravato e burocratizzato i porti in Italia. Auspichiamo 5-6 provvedimenti, da inserire in un decreto d’urgenza, per semplificare le procedure, per favorire l’autonomia funzionale e finanziaria, per agevolare i piani regolatori e per essere più competitivi nel panorama europeo". Merlo, ha parlato anche del Terzo Valico (cioè la linea ferroviaria ad altà velocità Tortona-Novi Ligure-Genova che dovrebbe unire il capoluogo ligure con Milano e Torino): "Quando il porto di Genova arriverà a tre milioni di contenitori, avrà ben 90-100 treni al giorno solo per la parte container, senza contare la parte merci varie. Allora il Terzo Valico diventerà sempre più un’opera fondamentale per lo sviluppo". "Il governo Letta ha rimediato al definanziamento del Terzo Valico ed è molto importante - ha commentato - perché i cantieri possono avere un’accelerazione”. Lu g l i o - Ag o s t o

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NAPA, Costa prova a fare sul serio Il presidente dell’Autorità di Venezia, salito al vertice dell’associazione tra i porti dell’Alto Adriatico, si impegna a far decollare un’alleanza difficile "Potevamo prendere le briciole, singolarmente, o provare a conquistare tutto il traffico insieme, con l’obiettivo minimo di triplicare i volumi attuali. Senza un lavoro di sintesi e cooperazione sarebbe stato impossibile potercela giocare con i grandi porti del Nord". Paolo Costa (nella foto), presidente dell’Autorità portuale di Venezia e per il prossimo semestre al vertice del Napa, associazione che lega i porti dell’Alto Adriatico di Venezia, Trieste, Koper e Rijeka, spiega così il senso di quello che lui chiama “un club dei porti” e che punta ad avere una valenza strategica sostanziale per lo sviluppo del traffico via mare dell’Alto Adriatico. L’ambizione è riuscire ad intercettare parte delle merci che arrivano da Oriente. "Dai nostri porti si raggiunge più velocemente l’area più manifatturiera d’Europa". L’hub immaginato dal Napa offre cinque giorni di vantaggio per le merci in transito dalla Cina rispetto a Rotterdam e Amburgo, eppure questo vantaggio geografico non è al momento sfruttato. "Oggi - dice Costa - intercettiamo poche decina di migliaia di container, contro una capacità potenziale di quasi 2 milioni non sfruttata, su uno scambio di 20,3 milioni di teu tra Europa e Asia. Con questo accordo di ‘coopetition’, cioè di cooperazione competizione, possiamo invece arrivare ad un obiettivo minimo di 6 milioni di teu al 2030. E ci arriveremo se continuiamo su questa strada. Perché ogni porto è complementare all’altro. Noi dobbiamo solo Lu g l i o - Ag o s t o

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riuscire a fare arrivare le navi quassù, poi che scarichino a Venezia, a Trieste o Capodistria non è quello il problema". Ma l’alleanza, fortemente voluta agli inizia da Giuseppe Parrello, allora presidente del porto di Ravenna sta attraversando una fase di polemiche interne sul fronte italiano. A inizio anno è uscita proprio l’autorità portuale di Ravenna. A consumare lo strappo il nuovo presidente di Ravenna, Galliano Di Marco. Il casus belli è stato lo stanziamento a fine 2012, con la Legge di stabilità, di 100 milioni di euro destinati al progetto del porto d'altura di Venezia, cosa che non è andata giù a Di Marco, che è uscito. Polemiche anche con il nuovo governatore del Friuli Debora Serracchiani, che avanzava timori che la nuova piattaforma off-shore di Venezia potesse danneggiare Trieste. Ma le cose stanno rientrando. Costa è riuscito a ricucire con Serracchiani e quanto a Ravenna, il neo presidente del Napa tende la mano: "Qui la porta è sempre aperta, se ci ripensano". L’accordo volontario Napa rappresenta il primo esperimento europeo di coordinamento della governance di un multiporto. A Varna (Bulgaria), a fine maggio, nel corso della conferenza annuale Espo (European Sea Port Organisation) è emerso come, negli ultimi 3 anni, i porti Napa siano quelli che hanno registrato le migliori prestazioni. Evidenziando delle dinamiche di crescita superiori a tutti gli altri sistemi portuali europei, grazie alla capacità di presentarsi “come un

porto solo, ricco di più scali” sul mercato marittimo mondiale. Nel 2009 i porti del nord Adriatico (i quattro del Napa più Ravenna) rappresentavano un volume di traffico di 132 milioni di tonnellate, posizionandosi nel ranking europeo subito dietro Amburgo (oggi sono sempre quarti con un dato a 93 milioni di tonnellate, ma la stessa Amburgo è scesa). Un posizionamento irraggiungibile per gli scali, se presi singolarmente. "L’inclusione tra i corridoi della rete essenziale Ten-T del corridoio Adriatico- Baltico è il maggior successo che, non solo Venezia, ma tutto l’Alto Adriatico potesse conseguire in sede europea. Un traguardo impossibile se ciascun porto avesse intrapreso da solo questo cammino". Un riconoscimento, marca ancora Costa, di importanza strategica perché testimonia la consapevolezza europea, dello spostamento ad est del baricentro economico dell’Europa e della centralità adriatica sulla relazione Europa- Estremo Oriente. Per soddisfare le attese europee i porti alto adriatici devono agire come un unico gateway di accesso ed implementare la dotazione infrastrutturale, sia lato mare che lato terra, fino al massimo delle loro potenzialità. L’altra tessera della strategia del Napa è dunque lo sviluppo infrastrutturale. Le navi portacontainer di ultima generazione (trasportano 18.000 teu e presto se ne affiancheranno altre con una stazza da 22.000 teu) hanno bisogno di banchine ampie e fondali profondi. www.corriereortofrutticolo.it

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L ogistica "Noi abbiamo un problema di accessibilità nautica che vogliamo risolvere con il porto d’altura - afferma Costa - ma ci sono altri elementi che se valutati tutti insieme mettono fuori mercato tutta la portualità italiana". Oltre all’accessibilità servono, infatti, gli spazi per la movimentazione logistica. "Venezia li ha, a Trieste mancano e, infatti, sta implementando una nuova piattaforma logistica, e poi c’è il problema delle reti di collegamento con i mercati retro portuali da servire". Tutti gli scali del Nord Adriatico stanno investendo per implementare le proprie infrastrutture. Il porto di Rijeka ha terminato i lavori per la realizzazione del terminal container che prevedono due gru per accogliere navi post panamax (sono le più grandi navi portacontainer), mentre il design e la costruzione del nuovo terminal sono già iniziate. Trieste, secondo scalo italiano dopo Genova, sta realizzando la nuova piattaforma logistica: un investimento in due fasi, 132 milioni, il primo stralcio e 184 milioni, il secondo. Il porto sta implementando il terminal del Molo VII, dedicato ai container. Con la previsione del raddoppio del terminal la capacità verrà proporzionalmente incrementata fino ad 1 milione di teu. C’è, inoltre, la costruzione del nuovo Molo VIII: con l’estensione di oltre 90 ettari e fondali con 18 metri di pescaggio saranno in grado, a lavori ultimati, di ospitare le grandi navi delle ultime generazioni. A Capodistria verranno effettuati lavori per consentire l’attracco di navi portacontainer più grandi. E Venezia, si prepara ad ospitare i traghetti da febbraio 2014 nel nuovo terminal Autostrade del Mare di Fusina (225 milioni di investimento), mentre è in attesa del via libera per iniziare i lavori del nuovo terminal portuale d’altura con fondali naturali di 20 metri. 44

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Rotterdam, cambio al vertice del principale porto europeo Cambio al vertice del maggiore porto europeo. Dal primo gennaio 2014 Allard Castelein prenderà il posto di Hans Smits alla guida dell’Autorità portuale di Rotterdam. Smits, classe 1950, è il chief executive che ha guidato l’Authority negli ultimi nove anni. Ha sviluppato il progetto di Maasvlakte 2, portando lo scalo nel futuro. Lo ha lanciato nella competizione internazionale per mantenere il primato continentale della movimentazione di container con i vicini di Anversa e Amburgo. Ha anche avviato un accordo di collaborazione con gli altri scali olandesi, a partire da Amsterdam, per creare un unico sistema portuale olandese. Gli obiettivi del progetto Maasvlakte, un grande riempimento verso il mare aperto, sono il raddoppio degli spazi disponibili e soprattutto la disponibilità di alti fondali per le navi di ultima generazione. I nuovi terminal di Massvlakte 2, dedicati soprattutto ai container, offrono questo scatto in avanti, che permette di dimenticare i problemi di ingolfamento sulle banchine sofferti negli anni passati e il rischio di diventare marginali nelle strategie delle compagnie marittime. Allard Castelein è nato nel 1959. Ha svolto attività manageriale nel gruppo Shell. Dal 2014 si troverà a dover gestire una struttura, l’Autorità portuale di Rotterdam, con 1.200 dipendenti e un fatturato di 600 milioni di euro. L’area del porto copre 12.500 ettari, compresa Maasvlakte 2, su 40 chilometri di estensione, di cui 6.000 ettari destinati a attività produttive. Oltre ai dipendenti dell’Authority, l’attività portuale dà lavoro a 87 mila persone, grazie alla movimentazione di 450 milioni di tonnellate di merce. Rotterdam è un porto fluviale, dove arrivano sia navi transoceaniche sia chiatte provenienti dall’Europa centrale. Ogni anno è toccato da 32 mila imbarcazioni marittime e da 100 mila imbarcazioni fluviali.

Shenzhen sta superando Hong Kong Sul podio con Shangai e Singapore Il porto cinese di Shenzhen è sulla strada per scalzare Hong Kong dal podio dei primi tre porti mondiali se i risultati di metà anno saranno confermati anche alla fine del 2013. Shenzhen che secondo la classifica di Lloyd’s List si trova in quarta posizione nella lista dei porti container con il maggior numero di traffico, l’anno scorso ha totalizzato oltre 21 milioni di teu. Nel 2013 lo scalo cinese ha registrato un incremento del 2.5%, arrivando a 11.1 milioni di container. Hong Kong al contrario è calato del 7% tra gennaio e giugno posizionandosi in termini assoluti a 10,7 milioni

di teu. Secondo le autorità e i gestori del porto cinese, l’aumento è dovuto all’incremento del traffico tra porti nell’area di cui Shenzhen è il perno: Yantian, Chiwan e Da Chan Bay sono infatti cresciuti rispettivamente del 30% del 17% e del 15% nei primi sei mesi, facendo incrementare i volumi del principale porto del 20% (1,4 milioni di teu). Nella classifica dei porti col maggior numero di traffico container, in testa c’è Shanghai, con quasi 30 milioni di container, in seconda posizione Singapore (26,4 milioni) e Hong Kong e Shenzhen a contendersi la terza. Lu g l i o - Ag o s t o

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Sembra una notizia inventata, tanto è incredibile, ma questi sono gli 'scherzi' della crisi, che anche in questo 2013 è durissima, per alcune categorie sociali soprattutto. La Grecia ha 'affilato le armi anti-austerity' (espressione usata da un serissimo quotidiano nazionale) e, in attesa di una ripresa che non si vede ancora all'orizzonte, ha dato il via libera operativo alla vendita di cibi scaduti. Il governo di Atene ha pubblicato la direttiva che dal primo settembre consente ai supermercati di tenere sugli scaffali anche i prodotti etichettati 'da consumare preferibilmente entro' dopo la data di scadenza. La merce di questo tipo dovrà essere collocata in spazi separati dagli altri cibi e sarà venduta per un periodo limitato e a forte sconto. Un modo - riporta una fonte autorevole - 'per venire incontro a una popolazione costretta a tirare la cinghia'. La disoccupazione ha raggiunto la percentuale record al 27,6% (64,9% per i ragazzi tra i 15 e i 24 anni). Le vendite al dettaglio nel primo semestre del 2013 sono calate del 14% (il calo in Italia varia tra l'1,5 e il 5% a seconda dei prodotti se si resta al settore alimentare). E il regime di austerity e la pressione fiscale abnorme bloccano per ora qualsiasi ripresa. 1,1 milione di persone (circa un quarto della popolazione attiva tra lavoratori e pensionati) dichiara redditi inferiori ai 6mila euro l'anno, al di sotto dei 7.178 euro che indicano la soglia di povertà. Il reddito medio nel 2012, secondo le cifre del ministero delle Finanze di Atene, è stato di 14.640 euro annuali, il 17,8% in meno dell'anno precedente. 'Il provvedimento sui cibi scaduti non comporta pericolo per i consumatori e la loro salute - ha detto Giorgos Stergiou del ministero dello Sviluppo economico -. Il Lu g l i o - Ag o s t o

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Sono gli effetti della crisi. Ma l’export di ortofrutta ellenica conosce un boom marchio 'da consumarsi preferibilmente entro' è uno strumento di sicurezza e marketing dei produttori ma non significa assolutamente che il prodotto non sia ancora buono o pericoloso". Comunque, e fortunatamente, i prodotti con giorno e mese di scadenza possono rimanere in vendita nell'area 'promozioni' con alcuni limiti: solo per una settimana dopo la data; quelli con mese e anno per un mese e quelli con un limite legato solamente all'anno, per tre mesi. Sarà una reazione alla crisi e al conseguente calo dei consumi interni, sarà anche effetto di campagne produttive favorevoli, sta di fatto che il trend è molto positivo per le esportazioni ortofrutticole della Grecia. Incofruit Hellas, la Federazione delle società di esportazione greche, annuncia che il trend di crescita continua. Nei primi cinque mesi del 2013 l'export ortofrutticolo è cresciuto di un 16,3% in volume (528.053 tonnellate) e di un 21,8% in valore (371,1 milioni di euro) rispetto allo stesso periodo del 2012. Le esportazioni di verdura sono cresciute del 7,8% in volume, con un aumento del 27,5% per i cetrioli (22.070 tonnellate) e del 17% per i pomodori (13.039 tonnellate). Le esportazioni di frutta sono aumentate del 18,6%, arrivando a 423.842 tonnellate (crescita di arance, mandarini, fragole, pomodori e kiwi). Incofruit Hellas ritiene che i risultati delle esportazioni derivino dall'evoluzione della domanda nei mercati UE come la Germania (+8%), Paesi limitrofi (Bulgaria e Romania) e Paesi terzi come la Russia (+8%).

Incredibile: cala l’export dell’Olanda

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Vendita di cibi scaduti autorizzata in Grecia

L'export ortofrutticolo da anni è riconosciuto come uno dei cavalli di battaglia dell'Olanda. Tuttavia la prima parte dell'anno ha riservato una brutta sorpresa agli esportatori olandesi. Nel primo semestre del 2013 infatti le esportazioni ortofrutticole dei Paesi Bassi hanno registrato un calo pressoché generalizzato, a parte cipolle e altri prodotti a uso industriale. In generale nei primi sei mesi dell'anno sono stati inviati all'estero 898 milioni di chili di frutta e ortaggi contro i 985 milioni dello stesso periodo del 2012, segnado un preoccupante -9%. Forse è ancora presto per parlare di crisi dell'impeccabile, almeno finora, "export oriented" Paese nord europeo, è tuttavia innegabile che alcuni dati fanno riflettere. Facendo il paragone tra il primo semestre 2013 e quello dell'anno scorso si nota che le esportazioni in Germania sono scese del 5%, passando da 379 a 362 milioni di chili. Idem per quelle verso il Regno Unito passate da 135 a 129 milioni di chili (altro -5%). Ancora peggio è andata in Russia, con 49 milioni di chili di prodotti inviati rispetto ai 75 milioni di chili del 2012, segnando un significativo -35%. Discorso analogo per Svezia (da 53 a 41 milioni di chili, 22%) e Polonia (da 38 a 34 milioni di chili, -10%). Le buone notizie per l'Olanda arrivano solo dall'export verso la Francia, aumentato dell'11% (si è passati da 50 a 55 milioni di chili) e proprio verso l'Italia, cresciute del 6%, passando da 29 a 30 milioni di chili. Il calo dell’export olandese offre qualche chance all’Italia.

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Ucraina, nuovi siti di stoccaggio E intanto il Paese segna una forte crescita nelle esportazioni di ortaggi, aumentate del 53% nei primi cinque mesi di quest’anno. Il flusso è stato di 134 mila ton. Il Ministero della Politiche Agricole ha annunciato la costruzione di 16 siti di stoccaggio entro il 2016. Questi siti, ad alta capacità, permettono di conservare 140.000 tonnellate di frutta e verdura. Per il ministero, in tal modo si ridurrà la dipendenza del Paese dalle importazioni e si ridurranno al minimo le fluttuazioni dei prezzi. Notevole aumento si registra intanto per le esportazioni di ortaggi da parte dell'Ucraina. Un funzionario del ministero delle Politiche Agricole del Paese dell'Est ha annunciato che le esportazioni di verdura sono cresciute del 53% nei primi 5 mesi dell'anno. Nel complesso, in questo periodo l'Ucraina ha inviato ai mercati stranieri 134 mila tonnellate di ortaggi. Questo successo si spiega con il miglioramento della produzione e delle strut-

ture di stoccaggio. L'anno scorso, lo sfruttamento di circa 50 ettari di nuove serre dotate di tec-

nologie all'avanguardia ha notevolmente aumentato la produzione. Entro fine anno si prevede di installare altri 40 ettari di serre. Oltre ai rendimenti elevati ottrnuti in serra, la costruzione di 104 magazzini di deposito dal 2011-2012 ha permesso di stoccare nelle migliori condizioni quasi 400 mila tonnellate di prodotti. E si modernizzano i Mercati.

L’ufficio commerciale di un’azienda di importazione di ortofrutta nell’Est europeo dove crescono le infrastrutture

TURCHIA. Fino a metà agosto l’export di ciliegie Nei pomodori il Paese si conferma 4° al mondo La regione turca di Bursa, specializzata nella produzione di ciliegie, quest'anno ha spinto sull'export, nonostante le condizioni meteo non favorevoli, cercando di arrivare agli ottimi numeri registrati nel 2012 e continuando le esportazioni fino a metà agosto. Bursa produce 26 mila tonnellate di ciliegie di alta qualità riuscendo per questo a ottenere ottime quotazioni (4,60 dollari al chilo di media). Gli esportatori sono stati in trattativa con Cina e Giappone per raggiungere gli elevati standard di qualità richiesti da questi Paesi, così come dal Sudafrica. La Turchia è il secondo Paese esportatore di ciliegie a livello mondiale, dietro agli Stati Uniti:

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esporta circa 57 mila tonnellate di prodotto. I principali Paesi importatori sono Germania, Bulgaria, Italia, Russia e Inghilterra. Intanto, con circa il 7% dell'intera produzione mondiale, il Paese consolida la propria posizione di quarto produttore mondiale di pomodori, dietro a Cina, India e Stati Uniti che producono rispettivamente il 30%, l'11% e l'8% della produzione mondiale. La coltivazione del pomodoro è iniziata nel 1900 nel sud della Turchia, ad Adana. Oggi circa il 44% della coltivazione di pomodori è realizzata in serra principalmente nella regione di Adalia (Antalya). I principali Paesi importatori sono Russia, Romania, Arabia Saudita, Grecia e Germania.

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Si profila all’orizzonte una stagione a luci ed ombre per l’uva da tavola italiana. Tra i fattori positivi c’è sicuramente la qualità generale del prodotto, che è stata di alto livello, specialmente per il prodotto precoce. Non mancano però le note dolenti: la domanda è rimasta spesso debole con prezzi molto variabili e spesso insoddisfacenti per i produttori. La forbice dei prezzi è stata ampia a seconda della qualità del prodotto e della coltivazione. Qualche problema l’hanno dato le coltivazioni sotto rete, mentre livelli qualitativi eccellenti sono stati raggiunti dalle produzioni sotto i teli. Tuttavia ciò che preoccupa maggiormente gli operatori è la forte e continua concorrenza proveniente dall’estero. Quest’anno Spagna e Grecia hanno spinto come non mai invadendo i mercati con quotazioni molto aggressive, troppo basse per il mercato italiano, costretto a combattere con più alti costi di produzione. Ma è un po’ tutto il mercato europeo a rimanere sotto Lu g l i o - Ag o s t o

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Abbiamo sentito le indicazioni sulla campagna in corso da parte di alcuni tra i maggiori players di prodotto. Fattori positivi e negativi si alternano in un bilancio che potrà essere definito solo tra circa un mese pressione anche a causa di un’offerta di prodotto consistente con raccolti previsti piuttosto abbondanti sia in Spagna che in Italia. Solo in Puglia, la prima regione produttiva italiana, si prevedono di raggiungere quantitativi tra 1,2 e 1,3 milioni di tonnellate, il 10% in più rispetto al 2012. Si sta rivelando un’annata complessa anche per l’uva apirene, quella cioè senza semi, in particolare per la precoce. Anche in questo caso l’aggressività sulle quotazioni esercitata dai competitors esteri, tra cui anche Paesi magrebini come Marocco ed Egitto, ha fatto la differenza. Sull’andamento delle vendite dell’uva da tavola senza semi è preoccupato Nicola Giuliano, a capo dell’omonima azienda di Turi (Bari), tra le principali realtà italiane nella produzione e vendita

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Emanuele Zanini

UVA DA TAVOLA

Cresce la pressione dall’estero e l’uva italiana è sotto stress

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di uva da tavola, in grado di produrre e commercializzare 35 mila tonnellate di prodotto (un terzo delle uve sono coltivate direttamente dalle aziende di famiglia), di cui circa 10 mila tonnellate seedless. “Le quotazioni del prodotto nordafricano e spagnolo sono più basse rispetto a quelle del prodotto pugliese”, conferma Giuliano. “In un’annata normale le vendite delle apirene, varietà Sugraone, nell’ultima settimana di agosto avrebbero già dovuto essere terminate. Invece siamo stati costretti ad allungare la campagna di vendita per rimanere competitivi e ricavarci nuove fette di mercato”. “La speranza – continua l’imprenditore pugliese – è che nelle prossime settimane finisca la pressione estera, a partire da quella spagnola, che anno dopo 47


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anno sta crescendo costantemente in produzione e in qualità, a partire proprio dall’uva seedless”. E in fatto di costi Giuliano porta un esempio concreto: tra la 34esima e 35esima settimana un cestino da 500 grammi di uva apirene la Spagna è riuscita a venderlo a 50 centesimi in Europa, l’Italia non è stata in grado di rimanere sotto i 70 centesimi. “Sulle seedless comunque avremo la possibilità di recuperare con le medio-tardive, quando il mercato sarà più sgombro”, afferma Giuliano. “Ma avremo delle buone carte da giocarci anche sull’uva con seme sempre nella seconda parte della stagione, sia con la Victoria che con l’Italia”. L’imprenditore barese analizza inoltre un altro fenomeno, scoppiato negli ultimi anni, che sembra quasi inarrestabile: la corsa da parte di molte aziende alla produzione di prodotto senza se-

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mi. Solo in Puglia nel 2012 l’uva senza semi è cresciuta del 15-20%. Sull’argomento Giuliano avverte: “L’ascesa, quasi incontrollata, dell’uva apirene in questi ultimi anni, mi preoccupa. La concorrenza estera è molto alta, mentre i costi fissi che dobbiamo per forza sostenere, non si possono abbassare. Produrla è necessario e importante, ma credo non abbia senso puntare eccessivamente e a tutti i costi sulla seedless”. Quindi “senza semi” sì, ma senza strafare. “Vi è stata una spinta eccessiva sull’apirene. Le “conversioni” vanno fatte gradualmente, non in un paio d’annate, per seguire solo il trend del momento”, sottolinea Giuliano. “Il prodotto con seme non tradisce ancora – precisa – e addirittura in futuro potrebbe essere il vero valore aggiunto per l’Italia. All’estero l’apirene ormai è un must, ma in realtà solo nel Regno Unito i con-

In alto da sinistra Giacomo Suglia della Ermes di Noicattaro, Salvatore Secondulfo e Salvatore Accetta. Qui sopra i fratelli Liturri della Agricoper di Noicattaro 48

sumi sono quasi tutti indirizzati sul senza semi. Negli altri mercati l’uva tradizionale continua a giocarsela, almeno alla pari”. Nella sostanza i produttori di apirene hanno preferito “congelare” le vendite, riducendo al minimo le vendite lasciando le uve seedless nelle celle frigo in attesa di momenti commerciali più propizi. A dare nuova fiducia al mercato da settembre in poi potrebbe contribuire la varietà rossa per eccellenza, la Red Globe, la più conosciuta ed esportata nel mondo “che sta riscuotendo un buon interesse con richieste internazionali”, conferma lo stesso Giuliano. Sul finale della stagione italiana potrebbe esserci la concorrenza delle produzioni in contro stagione di Perù, Cile e Brasile, Paesi di riferimento nella produzione di uva da tavola in Sud America. “Tuttavia la pressione verso l’Europa si sta progressivamente allentando – precisa Giuliano, a capo di un gruppo capace di esportare il 60% del prodotto in decine di Paesi. “Fino a cinque anni fa queste nazioni sudamericane esportavano molto prodotto verso il Vecchio Continente. Ora l’export è meno aggressivo grazie all’aumento della domanda interna dovuta a un accresciuto potere d’acquisto dei consumatori”. Guardando ancora all’emisfero australe Giuliano sottolinea l’ascesa di India e Sud Africa, con quest’ultima nazione che ha spostato gradualmente le proprie Lu g l i o - Ag o s t o

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Nel panorama europeo e mondiale manteniamo una posizione leader

esportazioni dal Nord Europa all’Estremo Oriente, focalizzandosi soprattutto sui Paesi asiatici e la Cina in particolare. Per quanto riguarda invece la stessa azienda di Turi ci sono delle buone aspettative sui primi container inviati Lu g l i o - Ag o s t o

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Brasile, Argentina e Australia. Il Brasile, che tra l’altro ha creato una nuova varietà nera senza semi chiamata BRS Nùbia realizata da Brazil’s Agriculture Research Corporation (Embrapa), ha iniziato la stagione nell’emisfero sud i primi giorni di settembre, dello scorso anno seguito dal Perù (fine ottobre), mentre il Cile e Sud Africa hanno iniziato a metà novembre. L’Argentina, invece, è partita con le esportazioni durante i primi giorni di novembre, l’Australia a metà dicembre. La stagione si è conclusa a luglio, con gli ultimi invii da Australia e Cile. Sul mercato l’Europa ha importato uva da tavola dal Sud del mondo per un totale di 493 mila tonnellate, seguita da Stati Uniti e Asia, dove Hong Kong e Cina, che non arriva a soddisfare la domanda interna, si sono messi in mostra con una quota di mercato elevata. Rimanendo nell’estremo Oriente è in crescita la quota dell’India, che sta incrementando anno dopo anno le proprie esportazioni, sia verso l’Europa che verso altri Paesi più vicini come Nepal e Bangladesh. Una delle performances più convincenti è stata in Russia, dove nella campagna 2012-2013 il Paese indiano a più che raddoppiato gli invii di uva da tavola: 16 mila tonnellate per un valore di due, tre volte superiore rispetto alle esportazioni degli anni precedenti. Grazie a tali risultati l'India è diventata il settimo maggiore esportatore di uva per la Federazione Russa, mentre nel 2011-2012 era solo al dodicesimo posto. (Em.Zan.)

come test in nuovi mercati come Senegal, Somalia, oltre a India e Brasile. “Se avremo dei riscontri positivi – rivela Giuliano – dalla prossima stagione arriveremo su queste destinazioni con quantitativi maggiori”.

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In Europa l’Italia mantiene la leadership nella produzione di uva da tavola. Il Belpaese nel 2012 ha prodotto 1 milione 213 mila tonnellate , esportandone poco meno di 480 mila. In crescita la Spagna, che lo scorso anno ha commercializzato 237.800 tonnellate di uva da tavola, inviando all’estero più della metà del prodotto (123.400 tons). A seguire la Grecia, altro Paese produttore che si sta facendo largo, con una produzione nel 2012 di 171 mila tonnellate di cui oltre 63 mila esportate, quindi nettamente staccate Slovenia (74.800 tons prodotte) e Francia (52.147 tons). Per quest’anno le previsioni parlano di una produzione in crescita per Italia, Spagna e Grecia, i principali player del Vecchio Continente. Nonostante ciò in Spagna molti operatori sono ottimisti sull’andamento della stagione, specialmente per l’uva apirene, molto apprezzata dai mercati esteri. È il caso di Fermin Sanchez Navarro, direttore generale di Gruventa, secondo cui la campagna uva da tavola senza semi nella regione della Murcia sta vivendo un’annata “straordinaria e molto dinamica”, come ha dichiarato in un’intervista a una rivista specializzata spagnola. Per Sanchez Navarro l’apirene ha successo perché risulta facile da mangiare e per questo ha buoni consumi e si sta imponendo sull’uva con seme. Murcia quest’anno, secondo i dati del Ministero delle Politiche Agricole della regione, ha superato le 146 mila tonnellate di uva da tavola prodotte, il 16% in più rispetto al 2012 quando si era fermata a poco meno di 126 mila, che rappresentava comunque già la principale area produttiva co il 53% della produzione nazionale seguita dalla provincia di Alicante con il 34% e l’Andalusia con il 7%. Dando uno sguardo invece a che cosa succede nell’Emisfero Sud, la campagna 2012-2013, secondo il rapporto di iQonsulting, ha visto da parte dei Paesi produttori un’esportazione di un milione e 400 mila tonnellate di uva da tavola, il 3,5% in più rispetto alla stagione precedente. Di questi volumi il Cile, come ormai da tradizione, è stato il Paese che ha contribuito maggiormente, toccando il 60% delle spedizioni all’estero, seguito dal Sud Africa (17%) e dal Perù (11%). Il restante 11% se lo sono diviso

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In agosto le spedizioni di uva da tavola, specie dalla Puglia, si sono indirizzate verso i mercati tradizionali, come l’Europa centrale (Germania, Francia, Austria, Belgio, Svizzera, Olanda, oltre a Polonia e Repubblica Ceca). In net49


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ta riduzione invece gli invii di prodotto verso la Russia e l’Ucraina, che nelle scorse annate avevano assorbito volumi significativi, così come il Medio Oriente e gli Stati Uniti. Il comparto uva sembra insomma vivere una stagione un po’ tormentata, costringendo gli operatori a guardare ogni giorno con sempre più attenzione ai movimenti degli altri Paesi produttori nella contemporanea speranza che il mercato dia segnali di ripresa sotto l’aspetto dei prezzi e dei consumi. Pur constatando alcune innegabili difficoltà, nella sua analisi Giacomo Suglia, fondatore e titolare dell’azienda Ermes di Noicattaro (Bari), rivela un cauto ottimismo. “La varietà con seme Victoria è stata di buona qualità e ha staccato prezzi discreti, nonostante durante la fioritura si siano registrate temperature basse e umidità alta. Anche per questo motivo si è registrato

un calo del 30% di prodotto sotto rete”. Pure Suglia conferma sull’apirene la forte concorrenza spagnola e greca, “Paesi molto aggressivi sui prezzi ma che non offrono i servizi e la qualità del prodotto italiano. Negli ultimi anni è crescente pure la pressione esercitata da Egitto e Marocco, che hanno una produzione in costante aumento che entra in concorrenza con le nostre primizie. In questa situazione un ruolo fondamentale lo gioca come sempre la grande distribuzione che deve far valorizzare anche la qualità del servizio e non solo il prezzo”. C’è infine molta fiducia sull’uva Italia, “su cui si prevede una qualità molto alta”, afferma Suglia. Per l’azienda Agricoper di Noicattaro (Bari) la campagna uva è iniziata a luglio inoltrato. Un ritardo da attribuirsi alle temperature poco miti che si sono avute durante il mese di giugno e parte

di luglio. Le bizze del tempo hanno tardato la maturazione e quindi causato uno slittamento dell’inizio della raccolta e conseguentemente della commercializzazione. “Comunque le prime varietà con i semi Vittoria, Black Magic e Palieri sono state di eccellente qualità”, spiegano all’Agricoper, condotta da Gianni Liturri, assieme ai figli Vito, Domenico e Giuseppe. L’impresa barese, sta puntando con sempre più decisione sull’uva apirene, i cui consumi sono in costante aumento, nonostante il mercato viva un enorme cambiamento e una fase di instabilità. “Crediamo molto nell’innovazione varietale”, spiegano all’Agricoper, tra le principali aziende esportatrici di uve senza semi in Puglia. “È un elemento di grande importanza per il rinnovamento della frutticoltura moderna, sempre alla ricerca di nuove finestre di mercato che diano maggiore

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ca tra la Vittoria e l’uva Italia, in leggero ritardo con la maturazione. “Contiamo comunque di recuperare quanto prima con i volumi – assicurano all’Agricoper – perché era e rimane una varietà fortemente richiesta dai mercati tedeschi, scandinavi ed anche Oltremare”. La percentuale di export dell’azienda barese, che ogni anno movimenta oltre 10 mila tonnellate di uva da tavola, rappresenta ben il 90% del commercializzato, che si estende in molte aree: dai mercati dell’Europa centrale, ai Paesi scandinavi, dalla Russia, alla Lituania, fino all’Oltremare e al Far East, Emirati Arabi, Africa e altri ancora. Ogni anno l’impresa movimenta oltre 10 mila tonnellate di uva da tavola. Durante la campagna uva 2012 Agricoper ha inoltre proposto una variante della busta “Assolo” nella versione slider-zip lock e anche le uve seedless sono state maggiormente valorizzate da questo speciale packaging, “che ha riscosso un notevole successo sul mercato”. Per Secondulfo, azienda campana che produce e commercializza uva da tavola appoggiandosi al proprio stabilimento di Trani, nel Barese, l’avvio della campagna 2013, in generale, è stato incerto, con un andamento un po’ a rilento dei consumi. Principale causa il clima altalenante e un po’ anomalo, che ha disturbato la fioritura e di conseguenza la ma-

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redditività e possano risolvere diverse ed importanti problematiche”. Il 50% della produzione di Agricoper è di uva apirene: “I mercati, europei e non, rispondono sempre più favorevolmente in tale direzione tanto da spingerci ad ampliare il calendario di commercializzazione delle senza semi”. Da alcuni anni l’impresa pugliese sta portando avanti il progetto nuovo ed innovativo di rinnovo varietale “The Grapes rEvolution”, che comprende nuove varietà senza semi, la cui disponibilità è prevista per la campagna uva 2014. Le nuove cultivar sono: Sweet Sunshine, Cotton Candy, Sugar Crisp, Sweet Celebration, Jack’s Salute, Sweet Sapphire, Sweet Enchantment, Black Blink. “Grazie a queste nuove varietà apirene saremo in grado di garantire in futuro una certa continuità nella fornitura si uve seedless (bianche, rosse e nere) da luglio a dicembre”, rivela la famiglia Liturri. “Riteniamo che queste nuove varietà, ognuna caratterizzata da proprie peculiarità, insieme alle altre già in produzione, avranno ampio seguito e riceveranno un apprezzamento particolare da parte dei consumatori. Siamo certi che le nuove uve senza semi abbiano un futuro assicurato sia dal punto di vista qualitativo che di consenso sui mercati”. Spostando l’attenzione sulle uve con semi quest’anno si è registrato un “gap” di due settimane cir-

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Nicola Giuliano, a capo dell’omonima azienda di Turi in provincia di Bari

turazione delle varietà precoci. Subito dopo si è tuttavia registrata una ripresa, con i chicchi che hanno raggiunto l’ideale grado brix. “Abbiamo avuto comunque un’alta qualità del prodotto - afferma Salvatore Secondulfo – avvalorata dalla “conquista” di nuovi importanti clienti molto esigenti. Fondamentale è stato il lavoro di preparazione effettuato nei mesi precedenti alla raccolta: per proteggerle completamente dal maltempo abbiamo coperto con i teli quasi tutta la produzione, che ci ha assicurato una migliore protezione rispetto alla semplice copertura con le reti”. Le prospettive dal punto di vista produttivo parlano di un previsto incremento nei volumi del 1520% rispetto al 2012. Per quanto riguarda le varietà di uve alla Secondulfo intendono puntare sulle seedless, “che anche quest’anno ci hanno dato riscontri positivi. Per questo siamo intenzionati a incrementarne la produzione”. Diversa invece la situazione in Sicilia, dove, secondo Salvatore Accetta, a capo dell’omonima azienda, i prezzi sono in discesa, e spesso anche di molto. Una situazione negativa riscontrata in particolare all’inizio della campagna, nelle prime due settimane di giugno, dove la concorrenza egiziana si è fatta particolarmente sentire. La stagione successivamente si è riequilibrata anche con l’introduzione sul mercato di varietà come Red Globe e Italia. “La differenza l’hanno fatta soprattutto le buone vendite all’estero (in particolare in Svizzera, Spagna e Russia, nonostante in quest’ultima i volumi esportati siano diminuiti notevolmente”. Per Accetta l’export rappresenta l’85-90% del totale commercializzato. Accetta aggiunge, infine, che durante la stagione si sono verificati alcuni preoccupanti fenomeni di cracking su alcune produzioni, “seppur non così evidenti come era accaduto 4-5 anni fa”.

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