Corriere ortofrutticolo GENNAIO :2017

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MENSILE DI

ECONOMIA

E AT T U A L I T À

DI

SETTORE

corriereortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET | ANNO XXXI Nuova serie Gennaio 2017 Euro 6,00

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PROTAGONISTI I FRATELLI LAPIETRA Gli olandesi di Puglia con una marcia in più PAG.21

SIRACUSA • PAG. 15 L’ORA DEI PROTAGONISTI Undici ‘campioni dell’ortofrutta’: in palio l’Oscar 2017

DISTRIBUZIONE • PAG. 37 L’INDAGINE MEDIOBANCA I retailer italiani sono efficienti ma troppo piccoli per la competizione globale

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2017 tra ripresa e crisi “Un Paese che sta alla finestra”, sintetizza il Rapporto Coop con le previsioni sui consumi 2017 degli italiani. La recessione è alle spalle ma il futuro resta incerto e gli italiani restano sospesi fra ripresa e crisi. Nel dubbio, taglieranno i consumi ad eccezione della solita telefonia (+8%), degli acquisti tecnologici di computer e altri accessori (+ 7,3%), dei servizi ricreativi (+ 2,8%). Non si rinuncia ad acquistare viaggi e vacanze, all’arredamento, a smartphone/tablet/computer, a cambiare gli elettrodomestici di casa, alla nuova auto e all’abbonamento alla palestra. Quanto ai cibi da mettere nel carrello si vuole il 100% italiano (20%) e il tipico/tradizionale (15%) ma al tempo stesso si vuole spendere poco: il 14% chiede risparmio e low cost. In sintesi: al telefonino ultimo modello, al pc più sottile e performante, alla connessione ultraveloce, alle spese per la casa non si rinuncia. Si taglia sul resto, a partire dal carrello della spesa, dove si chiede molto in termini di qualità ma si investe poco. Quasi in contemporanea con il Rapporto Coop sono usciti i dati Istat che certificano l’Italia in deflazione nel 2016 (prezzi al consumo -0,1%) con i consumi domestici tornati indietro di 50 anni “con oltre 16 milioni di cittadini che solo nell’ultimo anno hanno ridotto gli acquisti di carne; più di 10 milioni quelli di pesce e 3,5 milioni quelli di ortofrutta”, commenta la CIA. Il trend negativo ovviamente si fa sentire sui prezzi all’origine dove l’ortofrutta non fa eccezione. Qualche segnale positivo arriva dall’ outlook del CSO che parla di un’inversione di tendenza nei consumi dal 2014 in poi: nei primi dieci mesi dell’anno scorso si registra una lieve ripresa (+2%) a fronte del calo drammatico 2000-2013 di quasi 2 milioni di tonnellate (-20%). Facendo una media, la CIA calcola per ogni euro speso dal consumatore “solo 15 centesimi sono andati nelle tasche dell’agricoltore” e questo mentre i prezzi degli alimentari al market sono rimasti più o meno stabili (+0,2%). Percentuali a parte, i veri rischi che ci stanno di fronte sono il crescente protezionismo che come un’epidemia contagia le economie mondiali ( a partire dagli States con l’arrivo di Trump) e il ‘frenetico immobilismo’ dell’Europa che non sostiene in alcun modo il suo export ortofrutticolo. Occorre accelerare sui trattati di commercio mondiale, rivedere le sanzioni alla Russia per far cadere l’embargo, sostenere i consumi interni con campagne promozionali e dare una mano concreta alle imprese che esportano. A scherzare col fuoco del protezionismo alla fine ci si brucia. Anche ai piani alti del ministero se ne sono accorti, tant’è che il viceministro Olivero ha annunciato la riapertura del tavolo per l’internazionalizza-

✍ Lorenzo Frassoldati

Gennaio 2017

zione col ministro Calenda dove (finalmente) ci dovrebbe essere spazio anche per le imprese dell’ortofrutta. E se Olivero giudica ‘indecente’ il livello di aggregazione in alcune aree del Sud, vuol dire che questo tema è arrivato all’attenzione di chi di dovere e che il ministero deve dare un segnale non solo occupandosi dei requisiti minimi delle Op ma incentivando davvero chi si aggrega. Tutto questo per dire che il 2017 si annuncia sul fronte consumi come un altro anno di attraversata nel deserto, di navigazione a vista. L’ortofrutta ha chiuso bene il 2016 sul fronte export ; il che nelle attuali condizioni è quasi un miracolo. Deve proseguire su questa strada, puntando ancora di più sui mercati tradizionali e su quelli lontani per sfruttare tutte le opportunità. Servirà il sostegno delle istituzioni, di quello che si chiama ‘sistema paese’, ma anche il mondo produttivo-commerciale dovrà fare la sua parte, puntando su aggregazioni innovative come Origine Group, Opera, From, per garantire un futuro ai prodotti-campione del nostro export. “Meno organizzazioni, più organizzazione” non deve restare solo un bello slogan. Il quadro complessivo smentisce ancora una volta gli ingannevoli ottimismi di chi dipinge l’agricoltura come un settore baciato dalla sorte dove si fa reddito, occupazione, crescita… magari arrivano forze giovani ma solo perché manca il lavoro in altri settori. E chi vive in agricoltura e di agricoltura sa fare i conti e si rende conto che negli ultimi dieci anni la redditività della sua azienda è nettamente peggiorata, come ha risposto quasi il 90% dei lettori dell’Informatore Agrario a un sondaggio on line del giornale. La Grande distribuzione ha chiuso il 2016 in sostanziale parità e le prospettive non sono migliori per il 2017. Per tenere le posizioni dovrà investire molto in innovazione e nei servizi al consumatore. E mentre Coop nel suo supermercato del futuro al Bicocca Village di Milano propone soluzioni hi-tech e banchi ad alta tecnologia con le informazioni nutrizionali e sull’origine dei prodotti, Conad guarda al futuro pensando ad Amazon Go, il market senza casse di Seattle dove si punta soprattutto sui servizi al cliente. Pugliese, ad di Conad, ha così sintetizzato: “Non aggiungiamo tec-

EDITORIALE

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

segue a pag. 5

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A TUTTO SMART Il punto vendita del futuro dovrà essere sempre più ‘smart’, ricco di soluzioni hi-tech, iperconnesso, in grado di dialogare con lo smartphone del cliente. Fantastico… e chi non è smart che fa? Gli diamo una pastiglia per il mal di testa? *

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Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Emanuele Zanini Hanno collaborato: Chiara Brandi Mariangela Latella Sede operativa via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale Antonio Felice Comitato di indirizzo Lucio Bussi, Antonio Felice, Lorenzo Frassoldati, Corrado Giacomini, Claudio Scalise (coordinatore), Luciano Trentini Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 70 euro per due anni: 100 euro abbonamenti@corriereortofrutticolo.it Chiusura in redazione il 16.01.2017

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

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RUBRICHE EDITORIALE 2017 tra ripresa e crisi

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NOTIZIARIO

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DISTRIBUZIONE Efficienti ma piccoli

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Marca a Bologna: un’altra edizione in crescita

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Selex punta sulle sue marche Crescita del 3% nel 2016

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Private label e Conserve Italia

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MONDO FLASH

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BOTTA&RISPOSTA Centri Agroalimentari alla svolta

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Crisi dei Mercati? Serve un cambio di passo

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È il momento di decisioni forti per ripartire

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ATTUALITÀ Primo Piano - Protagonisti Siracusa in primo piano

Diffusione: 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Dettaglianti 23%, Produttori 22%, Grossisti 19%, Distributori 12%, Import-export 6,5%, Servizi 5%, Tecnologie e Trasformati 2,5%, Altri 10%

nologia per aggiungere complessità, usiamola per fare comunicazione. Ed eliminiamo il superfluo, mettendo le risorse dove sono più utili per il cliente”. La vision del futuro secondo i due gi-

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Con i Protagonisti, Siracusa capitale dell’ortofrutta italiana

Profilo: Corriere Ortofrutticolo si è affer-

mato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio.

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PAG.15

Primo Piano - Protagonisti Chi sono

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Primo Piano - Protagonisti L’albo d’oro

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Primo Piano - Protagonisti Il programma definitivo

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Copertina - Protagonisti I FRATELLI LAPIETRA Gli olandesi di Puglia

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Un baricentro chiamato CSO

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De Castro all’IFAD?

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Massacrati dal gelo

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L’emergenza ha dimostrato quanto sia ancora importante il ruolo dei Mercati

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MERCATI. La svolta di Bologna

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I grossisti sono d’accordo il CAAB ha fatto il salto

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CAAT. A Torino il caso Guala Il perché delle dimissioni

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Kiwi Jintao giallo bio: patto Kiwigold e Patagonian Fruits

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ganti della distribuzione cooperativa nazionale diverge di non poco, mentre si è in attesa di cosa sarà di Esselunga senza Caprotti. Insomma anche la Gdo naviga abbastanza a vista. www.corriereortofrutticolo.it

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N NOTIZIARIO

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A Guangzhou il battesimo cinese di Sweeki In contemporanea con l’arrivo del primo container di kiwi Hayward a marchio Sweeki in Cina, Origine Group ha organizzato al Mercato ortofrutticolo di Guangzhou (Canton) un evento in collaborazione con il locale ufficio ICE e il Consolato italiano. Canton, oggi conosciuta come Guangzhou, è la metropoli più ricca della Cina meridionale e il maggior porto per l’import-export. Per Origine Group erano presenti il general manager Alessio Orlandi e la sales manager Reen Nordin. Venerdì 6 gennaio, alla presenza del direttore generale del Mercato di Guangzhou e del direttore generale ICE Guangzhou Paolo Quattrocchi, si è svolta la cerimonia col taglio del nastro per la presentazione del progetto Sweeki. Nel suo intervento il general manager di Origine, Alessio Orlandi (secondo da destra nella foto), ringraziando il direttore del Mercato di Guangzhou, i partner cinesi, i rappresentanti dell’ICE e del Consolato italiano per aver reso possibile l’evento, ha spiegato che il marchio Sweeki è un nuovo brand del kiwi italiano di qualità e ha aggiunto: "L’Italia è famosa nel mondo non solo per le auto sportive, per la moda o per il calcio ma anche per il cibo e la frutta di qualità è uno dei pilastri del made in Italy nel mondo, così come il vino, l’olio extravergine d’o-

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liva, il Parmigiano Reggiano, il prosciutto di Parma e l’aceto balsamico di Modena". L’Italia è il secondo paese al mondo produttore di kiwi dopo la Cina. Produce 500 mila tonnellate di kiwi e il 25% della produzione totale è gestito da Origine Group, Consorzio nato dalla volontà di 9 grandi player italiani della frutta di valorizzare la frutta italiana nel mondo. Origine Group, forte della gestione di 125 mila tonnellate annue di kiwi, è in grado di affrontare il mercato cinese con questo nuovo brand, appunto Sweeki. "Solo le partite che hanno almeno il 16% di sostanza secca - ha precisato Orlandi - possono diventare kiwi Sweeki e sono destinate all’esportazione sui mercati esteri con la garanzia di un alto livello di gradi Brix. Lo stesso Paese, la

stessa terra che produce altissima qualità nel vino, nell’olio d’oliva, nei formaggi produce kiwi di altissima qualità sotto il marchio Sweeki”, ha concluso Orlandi. Sweeki è stato promosso, oltre che al Mercato generale, anche nella catena di supermercati Taste. Orlandi ha colto l’occasione per parlare anche di pere, che Origine commercializza col marchio PeraItalia, auspicando che le trattative per aprire il mercato cinese alla produzione italiana possano andare a buon fine.

Giorgio Mercuri è il nuovo coordinatore di Agrinsieme Giorgio Mercuri (nella foto) è il nuovo coordinatore di Agrinsieme. Foggiano, 52 anni, imprenditore agricolo, Mercuri è stato presidente di Confcooperative Foggia dal 2007, dal 2010 vicepresidente della Fedagri e poi dal 2013 presidente. Dal 2013 è alla guida dell’Alleanza delle cooperative agroalimentari, che associa 5000

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NOTIZIARIO

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Il “Rapporto Coop” vede il 2017 come un altro anno difficile Il 2017 farà segnare “un rallentamento del potere d’acquisto” delle famiglie. Di conseguenza il ciclo dei consumi, “dopo un biennio a ritmi superiori all’1%, subirà una battuta d’arresto”, con una stima che si attesta su un +0,7%, dovuto “al rallentamento dei redditi e soprattutto alla ripresa dell’inflazione”. È la previsione del ‘Rapporto Coop’, che indica anche cosa sale e cosa scende. Nella top ten dei consumi in crescita figura la telefonia (+8%), gli acquisti tecnologici di computer e altri accessori (+7,3%), i servizi ricreativi e culturali (+2,8%); tra le voci che scivolano invece ancora più in basso, sempre secondo le previsioni 2017, le spese per la manutenzione della casa (-2,6%), i giornali e i libri (-2,4% e -1,9%). Gli italiani per il 2017 prevedono in crescita i costi delle utenze e della mobilità (rispettivamente il 24% e il 22% li vede “superiori” rispetto al 2016) e, “per la prima volta dopo molti anni, immaginano di aggiungere valore al carrello della spesa alimentare”: lo dichiara il 13% rispetto ad un 8% che continuerà a tagliare. Entrando nel dettaglio si scopre che nella scelta di acquisto di prodotti alimentari tra le caratteristiche che non possono mancare ai cibi messi nel carrello il 20% degli intervistati (fonte Nomisma Rapporto Coop) afferma che il prodotto sia 100% italiano, tipico-tradizionale (14,9%), convenientelow cost (14%), a Km0 (10,9%), naturale-biologico (9%), salutare (6,8%), senza conservanti (4,9%), pronto all’uso (4,3%), eco sostenibile (3,1%), alta qualità (3%), light (2,6%), vegetariano (2,5%), senza glutine-senza lattosio (1,9%), etnico (1,1%). Mangiamo di meno in quantità, ma sempre più global (si veda l’impennata del carrello etnico + 8% nel primo semestre 2016), i cibi sono sempre più light e si afferma lo stile alimentare “clean”. Ripulirsi è il mantra a tavola dei nuovi italiani e da qui la riscoperta di ingredienti “antichi” diventati i “superfood” di oggi: lo zenzero, la quinoa, la curcuma parole cercate ossessivamente in rete ma anche fonte di un segmento di fatturato in crescita (il giro d’affari dello zenzero anno su anno fa registrare un +141% e la cooperative, con 80 mila soci produttori per più di 35 miliardi di euro di fatturato. Agrinsieme è il coordinamento costituito da Alleanza Cooperative Agroalimentari, CIA, Confagricoltura, Copagri, che complessivamente rappresenta oltre i 2/3 delle aziende agricole; il 60% del valore della produzione agricola e

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curcuma supera il 93%). O il ricorso all’ “altro cibo”: pillole, integratori, beveroni generano in Italia un mercato che ci fa primeggiare in Europa (2,5 miliardi il giro d’affari e un +7,7% anno su anno). Di fronte a tanti cambiamenti le imprese si mostrano in affanno e la grande distribuzione non fa difetto; solo gli specializzati in grado di colpire target individuali di consumatori ottengono soddisfazioni economiche (la redditività degli specialisti nel largo consumo è 5 volte quella della grande distribuzione tradizionale). Il rapporto fotografa un Paese che “sta alla finestra” e che, “passati gli anni bui della recessione, spera nel futuro ma stenta a metterne a fuoco i dettagli”. Infatti, tra le parole con cui gli italiani descrivono l’anno appena iniziato si confermano quelle che avevano già caratterizzato il 2016 ovvero “speranza” (la usa il 33% del campione, era il 33,8% un anno fa), “cambiamento” (12% a fronte di un 14,3%), “timore” (10% rispetto ad un più robusto 14,2% del 2016). La Coop da parte sua è “pronta a raccogliere la sfida dei nuovi consumatori italiani. Innoviamo in termini di prodotto (è in fase di lancio il nuovo prodotto a marchio), innoviamo in format (dopo aver colto con successo la sfida di Expo, il Supermercato del Futuro è diventato realtà a Milano zona Bicocca). Intendiamo mantenere la leadership in Italia, confermando l’impegno benché oneroso nel Sud del nostro Paese e in contesti non redditizi, ma abbiamo mosso i primi passi anche sulle rotte internazionali. Siamo una rete di imprese cooperative e intendiamo accentuare la nostra distintività. Di fronte ai dati economici non favorevoli chiediamo al governo da un lato di evitare azioni repressive su consumi comunque in difficoltà (un intervento di aumento dell’Iva sarebbe una catastrofe) e dall’altro di varare con coraggio un insieme di azioni concrete a sostegno dei giovani che diminuiscano l’attuale drammatico divario generazionale. Investire sulle giovani generazioni è un segnale di futuro”.

della superficie nazionale coltivata; oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate. Nel corso della conferenza stampa in cui è stata annunciata la nomina, Mercuri ha messo in evidenza due punti per il 2017: il contrasto al lavoro nero e al caporalato, il miglioramento della Pac 2020. Gennaio 2017



NOTIZIARIO Fruttaweb si lancia nell’e-commerce del biologico Oltre alla GDO e ai negozi specializzati, sul mercato del biologico si affaccia l’e-commerce. Ci crede FruttaWeb. Marco Biasin, fondatore di FruttaWeb dichiara: "Il nostro obiettivo è quello di fornire un servizio capillare su tutto il territorio italiano e parte di quello europeo, sia per la frutta e verdura tradizionale, di cui vantiamo oltre 1300 varietà tra frutta e verdura esotica e italiana, radici e frutta secca, che i prodotti biologici ad un prezzo molto competitivo. Altri e-commerce si sono cimentati nella distribuzione del bio, ma in aree geografiche limitate, mentre quello che stiamo realizzando a FruttaWeb fa parte di una visione più ampia, resa possibile dalla nostra struttura logistica e da collaborazioni importanti con i fornitori del settore".

Protesta contro i nuovi orari al Mercato di Palermo Il 3 gennaio il Mercato ortofrutticolo di Palermo è stato bloccato per la protesta dei mulettisti, addetti al trasporto, portantini e operai della struttura. La protesta ha bloccato per ore il traffico. La scintilla della protesta è stata la scelta da parte di direzione e amministrazione comunale di cambiare l’orario di scarico dei Tir, portandolo dalle tre del mattino invece che dalla mezzanotte. Dopo la protesta, i Tir sono entrati al Mercato e le attività sono riprese grazie alla promessa di ridiscutere gli orari. “La protesta al Mercato ortofrutticolo di via Montepellegrino è l’ennesima prova che la struttura deve essere spostata in luogo più

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idoneo, sia logisticamente che commercialmente”, hanno sottolineato alcuni esponenti politici palermitani.

Campagna kaki positiva per l’azienda Divano La campagna kaki 2016 è terminata ed è tempo di bilancio. Per l’azienda campana Divano, uno dei riferimenti principali del settore, le quantità (circa 2000 tonnellate) sono rimaste un po’ al di sotto rispetto a quelle del 2015 ma i risultati complessivi conseguiti sul mercato sono nettamente più confortanti. A fronte della bona qualità, i prezzi, pur non equamente remunerativi, hanno mostrato una buona tenuta durante l’intera stagione e le richieste di prodotto sono pervenute in forma più costante e continuativa. Il che ha consentito una migliore gestione logistica del prodotto ed una maggiore possibilità di offrirlo nelle condizioni ottimali. La titolare Mimma Divano (nella foto) esprime, infatti, soddisfazione e scaramantico cauto ottimismo per il futuro. “Ci sono segnali buoni - afferma - ma occorre sapere interpretarli e sfruttarli correttamente. La vivacità espressa dalla domanda nell’anno appena terminato ci ha incoraggiati molto e ci infonde ponderata speranza per il futuro. Senza nascondere un po’ di sorpresa, abbiamo riscontrato una risalita del Kaki tipo che, in Italia, continua ad essere preferito rispetto al Rojo Brillante. Difatti, oltre ai tradizionali affezionati a questa varietà nazionale, si evince un manifesto interesse da parte delle fasce di consumatori che pongono particolare attenzione al gusto. Su questo piano, il Kaki tipo si conferma insuperabile per la ricchezza aromatica caratteristica del prodotto. Ma in generale ci

rinfranca la rinnovata considerazione per tutte le varietà e il coinvolgimento del consumatore nei confronti di questo frutto: complice anche la scoperta delle eccellenti proprietà nutraceutiche, difatti, il kaki ha conquistato anche parte dei non-consumanti e i basso-consumanti". "Anche la stagionalità - aggiunge Mimma Divano - ha giocato un ruolo premiante. In un momento storico dei consumi in cui quasi tutto è reperibile e consumabile in qualsiasi periodo, con l’effetto collaterale di banalizzare proprio ciò che acquistiamo, la stagionalità, a nostro avviso, è ridiventata un valore, un plus del prodotto. Il prodotto riacquista esclusività e stimola il consumatore a goderne il più possibile durante il limitato periodo in cui esso è disponibile". Per la prossima stagione l’azienda metterà a frutto gli stimoli ricevuti dal mercato e proseguirà nella strategia di qualità, di servizio e di innovazione, anche con scelte di packaging sempre più funzionali alla facilità di acquisto e di consumo. L’attenzione sarà rivolta tanto al mercato nazionale, consolidando e allargando ulteriormente la distribuzione, tanto al mercato estero che nel 2016 ha contribuito alla crescita del fatturato.

Aglio bianco piacentino: la COPAP fa innovazione La produzione dell’Aglio Bianco Piacentino, dello scalogno e della cipolla è stata più abbondante nel 2016 rispetto all’anno 2015. A crescere non è stata soltanto la quantità, ma anche il livello qualitativo è notevolmente migliorato rispetto all’anno precedente, grazie ad un andamento stagionale favorevole che ha permesso una buona essiccazione naturale del prodotto direttamente in campo e alle nuove tecniche di Gennaio 2017


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NOTIZIARIO

conservazione. A sottolinearlo è stato Enrico Cappelletti, direttore della COPAP, Cooperativa produttori Aglio piacentino di Monticelli d’Ongina, in occasione dell’assemblea ordinaria della cooperativa emiliana. Durante l’assemblea, si è proposto di specificare sulle confezioni delle cipolle il non utilizzo di prodotti antigermoglianti che, pur essendo ammessi nei disciplinari di produzione, risultano comunque nocivi alla salute. COPAP nella primavera del 2016 ha partecipato ad un bando europeo, promosso dalla Regione Emilia-Romagna, insieme a un’ottantina di altre aziende, risultando l’unica realtà privata piacentina ad avere le caratteristiche per beneficiare di un contributo. Insieme alla Cooperativa Agrisilva e all’Università Cattolica di Piacenza, COPAP ha avviato un lavoro ambizioso di ricerca triennale fitosanitaria per contrastare la fusariosi, malattia che colpisce a livello mondiale tutti i tipi di aglio.

Diventa operativo l’accordo tra CRAI-Secom e Leader Price È stato formalizzato l’accordo fra CRAI-Secom e la catena francese di discount Leader Price, attraverso Geimex, controllante dell’insegna estera. Il ‘matrimonio’ era stato annunciato ufficialmente in estate, dopo trattative riser-

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vate iniziate nel 2015, e ora si concretizza in un piano esclusivo di franchising, tramite la newco Leader Price Italia, per la diffusione della rete LP a partire dalla seconda metà del 2017. È molto probabile che nel programma rientri anche l’acquisto, a fini di sviluppo, di una catena italiana. Centrale CRAI ha da poco incorporato il marchio di supermercati Pellicano da Lombardini Holding e ne ha lanciato, già dal mese di novembre una veloce implementazione a partire dal Sud Italia. Pellicano - che ha anche un marchio proprio con una forte enfasi sui freschi, sui salutistici e sulle specialità territoriali, destinato a salire nel 2017 a 800 referenze - è stato declinato da CRAI in tre format: negozio di prossimità (200-399 mq), supermercato classico (400-799 mq) e grande supermercato (da 800 mq in su). Leader Price, con 4,3 miliardi di ricavi insieme alla consorella Franprix, fa parte di gruppo Casino, un colosso da oltre 46 miliardi di fatturato consolidato netto. Il discounter d’Oltralpe vanta una rete mondiale di 1.200 negozi circa, di cui la metà in Francia. I suoi punti vendita viaggiano su un assortimento di 4.000 referenze, di

cui 3.000 MDD. Tra i format spiccano i piccoli supermercati di prossimità, che ammontano a un totale intorno alle 400 unità. Anche i francesi hanno una spiccata attenzione per merceologie come il biologico, le specialità locali, i prodotti ad alto profilo salutistico, che incidono per 700 item.

Lutto in Puglia: prematuramente scomparso Piervito Didonna Il 2017 è cominciato con un lutto nel mondo dell’uva da tavola pugliese. A soli 52 anni è scomparso Piervito DiDonna (nella foto), imprenditore dell’omonima azienda familiare, tra le principali nella produzione e commercializzazione di uva da tavola. Malato da tempo, DiDonna lascia la moglie e due figlie. Giacomo Suglia, vicepresidente di Fruitimprese e presidente di Apeo lo ricorda come una “persona solare seppur riservata, dai modi garbati ma piena di energia e forza, che ha messo grande passione nel suo lavoro, fino alla fine. Mancherà non solo alla famiglia DiDonna ma a tutto il settore”.

Gennaio 2017


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PROTAGONISTI DELL’ORTOFRUTTA ITALIANA. Quinta edizione

Siracusa in primo piano Tocca a Siracusa. E fanno cinque. L’evento ‘Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana’ non solo tiene ma cresce di anno in anno. Era una cena con premiazione, nel gennaio 2013 a Villa Serego Alighieri di Valpolicella: ma proprio in quella cena è scoccata una scintilla. Vuoi vedere - ci siamo detti noi della redazione del Corriere Ortofrutticolo - che da qui nasce qualcosa, vuoi vedere che il settore per il quale lavoriamo non ha solo bisogno di grandi discorsi in convegni senza fine e privi di ritmo (e a volte anche di contenuti), di fiere congestionate e nevrotiche in cui fai un incontro e ne perdi tre e spendi un sacco di soldi, ma di incontrarsi in un ambiente disteso, in un’atmosfera accattivante avendo l'opportunità di incontrare le persone giuste, di scoprire qualcuno e qualcosa di nuovo, di ritrovarsi attorno a una riflessione breve e non banale? E proprio questa riflessione abbiamo cercato di aggiungere nelle Gennaio 2017

Lorenzo Frassoldati e Luca Lanini, conducono a Siracusa i due tempi del seminario sulla logistica. Sopra, la suggestione di Ortigia di notte

edizioni successive: a Dozza, a Mezzocorona, a Matera. E’ nata una formula: far incontrare appunto la gente dell’ortofrutta in un evento piacevole ma davvero nazionale e in grado di richiamare i leader e gli emergenti del settore e dare tutti insieme un contributo concreto di riflessione. Dalla serata si è così passati a una mezza giornata e dalla mezza giornata alla giornata, come questa di Siracusa. Una giornata e

non di più, che alterni incontri, riflessioni, riconoscimenti, con l’impegno di non cadere nella banalità e nell’eccesso. I premiati sono premiati veri, scelti per merito. L’Oscar proclamato alla cena di chiusura, in una sorta di gran finale, è la somma algebrica di un voto segreto di rappresentanti autorevoli del settore. Si entra alla cena con una terna, se ne esce con un vincitore, un imprenditore o un manager che ha lasciato e www.corriereortofrutticolo.it

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PROTAGONISTI

PRIMO PIANO

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CHI sono

Ilenio Bastoni, direttore generale Gruppo Apofruit, Emilia Romagna

Salvatore Bua, direttore commerciale OP La Deliziosa, Sicilia

Simone Bernardi, presidente Lagnasco Group, Piemonte

Giuseppe Calabrese, presidente Consorzio Fonteverde, Sicilia

Antonio Giaccio, presidente OP Giaccio Frutta, Campania

Salvatore Giardina, titolare dell'Azienda Agr. F.lli Giardina, Sicilia

Guido Grimaldi, dirigente Grimaldi Group, Campania

Riccardo Martini, ad di Tramaco, Emilia Romagna

Salvatore Novello, titolare Novello&C., Sicilia

? Fabio Massimo Pallottini, presidente Italmercati Rete d’Imprese, Lazio

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Giulio Romagnoli, ad Romagnoli SpA, Emilia Romagna

Chi sarà l’Oscar della Frutta 2017 tra questi 11 peronaggi?

Gennaio 2017


PRIMO PIANO

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Gennaio 2017

L’ALBO D’ORO Protagonisti 2012 Dino Abbascià Pietro Paolo Ciardiello Cesare Bellò Claudio Gamberini Renato Iseppi Giovanni Olivieri Aurelio Pannitteri Renzo Piraccini Marco Salvi Raffaella Orsero Andrea Segré Premio Ortofrutta d'Italia Oscar della Frutta 2013 Pietro Paolo Ciardiello Protagonisti 2013 Angelo Benedetti Pino Calcagni Gerhard Dichgans Luigi Mazzoni Luigi Mion Francesca Nadalini Francesco Nicodemo Michelangelo Rivoira Luciano Torreggiani Nicola Zanotelli Premio Ortofrutta d'Italia Oscar della Frutta 2014 Angelo Benedetti Protagonisti 2014 Monica Artosi Luca Battaglio Ettore Cagna Raffaella Di Donna Luciano Di Pastina Marco Eleuteri Luca Granata Ottavio Guala Stefano Soli Raffaele Spreafico Josef Wielander tofrutta nel Sud della mattina, alla presentazione nel pomeriggio, in 4 tempi, delle ’nuove frontiere della Sicilia ortofrutticola’. Oltre ai seminari, le presentazioni di importanti iniziative tra le quali il Congresso dei Mercati Mondiali di Roma del maggio prossimo da

Premio Ortofrutta d'Italia Oscar della Frutta 2015 Il sistema delle mele del Trentino e dell’Alto Adige Protagonisti 2015

PROTAGONISTI

lascia il segno, che è un esempio di impegno e di intraprendenza da seguire. Da Matera abbiamo deciso, per iniziativa comune con uno dei partner, Italia Ortofrutta Unione Nazionale (gli altri due sono Fruitimprese e CSO Italy) di dedicare attenzione al Sud: una scelta corretta, per l’ortofrutta, che ha nel Mezzogiorno il più grande bacino di produzione, e per il Sud, che ha nell’ortofrutta una risorsa economica vera, da espandere e da portare a valore. L’evento è riuscito, fortunatamente, a reggersi sul sostegno di alcuni sponsor che vi vedono un momento di promozione significativo. Quest’anno, al main sponsor Italia Ortofrutta, e ai partner ‘storici’ Fruitimprese e CSO, si sono aggiunti Unitec, Oranfrizer, Fiera Milano come sponsor di fascia ‘gold’ e come sponsor di fascia ‘silver’ la Ilip e Valfrutta Fresco. Significative le adesioni alla giornata di Siracusa. Tra i presidenti di organismi nazionali di settore si contano le presenze di Marco Salvi, presidente di Fruitimprese, di Paolo Bruni, presidente di CSO Italy, Gennaro Velardo, presidente di Italia Ortofrutta, Fabio Massimo Pallottini, presidente di Italmercati, Valentino Di Pisa, presidente di Fedagromercati. Un centinaio i manager e gli imprenditori di settore e della filiera di livello nazionale. Circa 200 le presenze complessive. Il luogo, ancora una volta, è magico: Ortigia, cuore antico di Siracusa, e i suoi palazzi barocchi. La notizia dell’evento - che ha il patrocinio del Comune di Siracusa, si avvale dell’organizzazione di Omnibus (società di servizi del gruppo editoriale del Corriere Ortofrutticolo) e della collaborazione di Fruitecom - è stata ripresa da agenzie di stampa nazionali (a partire dall’ANSA) e da giornali e siti, in particolare siciliani. L’edizione di Siracusa dei Protagonisti è particolarmente studiata nei contenuti: dal seminario in due tempi sulla logistica dell’or-

Nello Alba Domenico Basile Pietro Calabrese Giuliano Canella Bruno Francescon Tom Fusato Nicola Giuliano Franco Mattozzi Giancarlo Minguzzi Augusto Giuseppe Pianesani Christian Pohl Premio Ortofrutta d'Italia Oscar della Frutta 2016 per la produzione Nello Alba per la filiera Giuliano Canella Premio Corriere Ortofrutticolo - Oscar della frutta 2016 Nicola Giuliano Protagonisti 2016 Ilenio Bastoni Salvatore Bua Simone Bernardi Giuseppe Calabrese Antonio Giaccio Salvatore Giardina Guido Grimaldi Riccardo Martini Salvatore Novello Fabio Massimo Pallottini Giulio Romagnoli

parte del presidente di Italmercati e amministratore delegato del CAR Fabio Massimo Pallottini (Protagonista 2016) e l’Accademia dell’Ortofrutta lanciata da SG Marketing, che sarà presentata dal direttore dell’agenzia, Claudio Scalise. www.corriereortofrutticolo.it

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PRIMO PIANO

IL PROGRAMMA DEFINITIVO Mattino del 20 gennaio 2017 - ore 10:30 sede: Palazzo Vermexio, Piazza del Duomo, Siracusa seminario “LOGISTICA DEI PRODOTTI FRESCHI NEL SUD ITALIA E NEL MEDITERRANEO” Prima parte - interventi - introduce Lorenzo Frassoldati, direttore Corriere Ortofrutticolo - Andrea Bardi, Bologna, general manager Fondazione ITL (Institute for Transport and Logistics): Criticità e prospettive della logistica dei prodotti freschi nel Sud - Guido Grimaldi, Napoli, Corporate Short Sea Shipping Commercial Director Grimaldi Group: L’esperienza delle autostrade del mare e loro ricaduta nei trasporti e nella logistica dell’ortofrutta - Riccardo Martini, Ravenna, general manager Tramaco: Le spedizioni di ortofrutta dal Sud Italia all’Europa nel contesto del Mediterraneo. Seconda parte - tavola rotonda - ore 11:45 - introduce e modera Luca Lanini, docente di logistica dei prodotti freschi - partecipano: Marco Salvi, presidente FruitImprese; Ilenio Bastoni, direttore generale Apofruit; Aurelio Pannitteri, presidente OP Rosaria; Fabio Massimo Pallottini, presidente Italmercati - intervento conclusivo: Gennaro Velardo, presidente Italia Ortofrutta. Ore 13:00 Light Lunch a buffet sede: spazio polivalente I Dammusi, Piazza del Duomo, Siracusa Ore 15:30 sede: Palazzo Vermexio, Piazza del Duomo, Siracusa seminario in 5 tempi: "LE NUOVE FRONTIERE DELLA SICILIA ORTOFRUTTICOLA” - saluto di autorità regionali - introduce e coordina Claudio Scalise, Bologna, direttore SG Marketing; - primo tempo: il Melograno, Salvo Laudani: le iniziative del Gruppo Oranfrizer - secondo tempo: il Fico d’India, Salvatore Bua: il progetto ‘Sicilio' - terzo tempo: la Frutta Tropicale, Alberto Continella, Sicilia Avocado: se e quando l’avocado è siciliano - quarto tempo: la nuova generazione di peperoni In Sicilia, Marco Verzelli, l’esperienza di Valfrutta - quinto tempo: commercializzazione degli agrumi, Elena Albertini, il caso di Accussì Buona. Ore 17:30 sede: Palazzo Vermexio, Piazza del Duomo, Siracusa

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Premiazione dei Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana 2016 - introduce e coordina Paolo Bruni, Ferrara, presidente del CSO - premiati nell’ordine: Ilenio Bastoni, consegna il premio Lorenzo Frassoldati, direttore responsabile Corriere Ortofrutticolo Salvatore Bua, consegna il premio Gennaro Velardo, presidente Italia Ortofrutta Simone Bernardi, consegna il premio Elisa Macchi, direttore del CSO Giuseppe Calabrese, consegna il premio Gennaro Velardo, presidente Italia Ortofrutta Antonio Giaccio, consegna il premio Antonio Felice, direttore editoriale Corriere Ortofrutticolo Salvatore Giardina, consegna il premio Marco Salvi, presidente FruitImprese Guido Grimaldi, consegna il premio Lorenzo Frassoldati, direttore responsabile Corriere Ortofrutticolo Riccardo Martini, consegna il premio Elisa Macchi, direttore CSO Salvatore Novello, consegna il premio Antonio Felice, direttore editoriale Corriere Ortofrutticolo Fabio Massimo Pallottini, consegna il premio Lorenzo Frassoldati, direttore responsabile Corriere Ortofrutticolo Giulio Romagnoli, consegna il premio Gennaro Velardo, presidente Italia Ortofrutta. Foto di rito. Ore 15:20 - 17:00 programma facoltativo parallelo: visita culturale guidata a Ortigia, il cuore antico di Siracusa (riservato agli accompagnatori dei delegati) Ore 19:30 - visita guidata facoltativa a numero chiuso a Palazzo Beneventano in Ortigia, storica dimora ricca di cimeli, che ha ospitato due re e l’ammiraglio Nelson. Guida d'eccezione il Barone Beneventano Del Bosco. Ore 20:15 - 22:45 sede: piano nobile Palazzo Beneventano, Piazza del Duomo, Siracusa Cena di Gala a numero chiuso Ore 22:30 - Proclamazione e consegna del riconoscimento Oscar della Frutta 2017 - Consegna il premio la massima autorità istituzionale presente alla cena. Foto di rito. NOTA. Durante l’evento saranno presentate due iniziative: Conferenza WUWM Roma 17-19 maggio 2017, CAR Roma; Accademia dell’Ortofrutta, SG Marketing. Inoltre sarà presentato, da parte di CSO Italy, il libro sulla Pera IGP. Per informazioni contattare la segreteria: 045.8352317 info@gemmaeditco.it

Gennaio 2017


8>11 MAGGIO 2017 MILANO

THE INTERNATIONAL EXHIBITION FOR FRUIT AND VEGETABLE PRODUCERS

in concomitanza con

www.fruitveginnovation.it angela.putignano@fieramilano.it

con il patrocinio di



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I FRATELLI LAPIETRA. Il successo come risultato dell’innovazione

Gli olandesi di Puglia Lorenzo Frassoldati Per due anni l’azienda Fratelli Lapietra è stata selezionata fra i più innovativi produttori mondiali di pomodoro. Come si arriva nel Gotha mondiale partendo da contrada Stomazzelli a Monopoli? “Senza falsa modestia, se un merito dobbiamo attribuirci, il nostro miglior risultato, nel tempo, è stato quello di riuscire a contagiare con la nostra passione ed il nostro entusiasmo coloro che sono venuti in contatto con quello che facciamo. I nostri risultati sono risultati di squadra, basati sulla condivisione di un obiettivo comune, quello di fare bene il nostro lavoro, quello di sottoporci al cliente finale – che definiamo il nostro datore di lavoro – sempre al massimo delle potenzialità. A Berlino ci siamo confrontati con i big del settore e il confronto, lo Gennaio 2017

Enzo e Lino, nell’agro di Monopoli, hanno puntato su un percorso produttivo ad alta tecnologia con coltivazioni in serra senza suolo. E i pomodorini pugliesi sono migliori di quelli del Nord Europa

Pomodorini in una delle serre ad alta tecnologia dell’Azienda Lapietra. Sopra, i fratelli Enzo e Lino. La qualità garantisce vendite rapide

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CHI è

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I FRATELLI LAPIETRA

I fratelli Lapietra provengono da una numerosa famiglia pugliese, di sei fratelli e una sorella, la cui storia è legata all’agricoltura tramite la figura di Antonio, il padre di Enzo e Lino, e la sua azienda che sin dagli anni ‘60 si dedicava alla coltivazione di ortaggi in pieno campo nell’agro di Monopoli, a sud di Bari. E’ così che tutti i fratelli Lapietra vengono in contatto con il mondo agricolo e ne fanno una missione, ciascuno a suo modo. Enzo e Lino cominciano la propria esperienza imprenditoriale nel 1990 e qualche anno dopo, raccogliendo uno spunto del fratello maggiore Giovanni che comincia a sperimentare la coltura protetta in serra dei cetrioli, decidono di investire su un percorso produttivo ad alta tecnologia mutuando le esperienze dalle grandi aziende olandesi, pioniere delle coltivazioni innovative senza suolo. La scommessa tra la fine degli anni ’90 e i primi 2000 li porta ad investire su una idea che diviene poi la filosofia aziendale sintetizzata in tre parole chiave: qualità, sostenibilità e innovazione. “I primi consumatori dei nostri prodotti – amano dire per condensare la passione che mettono nel lavoro che svolgono – siamo noi stessi, gli amici, i collaboratori con le rispettive famiglie”. Quindi l’attenzione per la qualità è massima attraverso un monitoraggio continuo delle produzioni e la certificazione dei processi da parte di enti esterni.

scambio, ci hanno aiutato a crescere e migliorarci: Michael DeGiglio di Village Farm, che è stato più volte in visita da noi a Monopoli, ha elogiato proprio lo spirito di squadra che si respira in azienda”. Facciamo un passo indietro. La vostra è una storia di successo imprenditoriale su base famigliare. Da dove siete partiti? “Siamo partiti dall’esperienza fatta nell’azienda agricola di famiglia. Antonio, nostro padre, già dagli anni ’60 produceva ortaggi in pieno campo e noi ragazzi siamo passati tutti per quell’esperienza che ci ha formati, oltre a suggerirci una via per il futuro. Tutti i fratelli, siamo in 6 più una sorella, hanno una attività che in qualche maniera è figlia di quel-

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la esperienza. Noi, siamo partiti nel 1990, eravamo molto giovani e curiosi, dal campo aperto siamo passati alle coltivazioni protette in serra sulla base di una esperienza fatta dal maggiore dei fratelli, Giovanni. Il resto lo hanno fatto i viaggi e le aziende agricole visitate in giro per il mondo”. La scelta di coltivare pomodorini e cetrioli senza suolo da dove nasce? “Eravamo all’inizio, stavamo partendo con la nostra attività “in proprio” e, inconsciamente forse, eravamo alla ricerca di una nostra identità produttiva. Siamo venuti in contatto con le realtà olandesi e le tecniche di coltivazione viste in quelle aziende ci hanno aperto un mondo sconosciuto e, soprattutto, ci hanno fatto intravedere il futuro. Già dal

1986 la nostra famiglia sperimentava le colture protette in serra e, alla fine degli anni ’80 quando ci preparavamo a prendere le redini dell’azienda, avevamo acquisito una certa esperienza. All’inizio degli anni ’90 abbiamo cominciato lo scambio culturale con l’Olanda e nel 1994 abbiamo fatto l’esperienza di computerizzazione e automazione delle serre già realizzate. Questo primo step di integrazione della tecnologia nella nostra routine lavorativa ha dato buoni riscontri tanto che ci siamo spinti oltre. Dopo queste prime sperimentazioni, abbiamo deciso di fare un investimento più corposo e nel 2000 abbiamo avviato l’insediamento della prima serra che mutuava le coltivazioni senza suolo olandesi e puntava a introdurre nel nostro lavo-

“Produciamo un chilo di pomodoro con un terzo dell’acqua necessaria alla produzione in pieno campo. Abbiamo nelle serre condizioni ottimali per l’impollinazione naturale” ro quotidiano un approccio ancora più tecnologico. Poi si è innescato un processo di crescita e di innovazione continua, giunto fino ad oggi”. Dal risparmio idrico alla lotta ai patogeni al risparmio energetico…come si conciliano alta tecnologia e sostenibilità ambientale? “La ricerca e l’innovazione tecnologica hanno portato enormi conquiste in molti settori: in agricoltura permettono di produrre un chilo di pomodoro con un terzo dell’acqua necessaria per la produzione in pieno campo, di riprodurre in serra le condizioni di impollinazione naturale delle piante attraverso l’installazione di arnie con comunità di bombi, di sviluppare in altezza le coltivazioni riducendo drasticamente la quantità di suolo necesGennaio 2017


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saria per la produzione, di utilizzare delle trappole ormonali per catturare o disorientare gli insetti ed evitarne la proliferazione, di studiare i processi predatori tra gli insetti ed utilizzare i predatori per mitigare le aggressioni alle piante. Senza contare le questioni energetiche: il sole e le fonti

CHI è L’AZIENDA LAPIETRA

non fossili sono nostri alleati. Produciamo energia dal fotovoltaico e l’impianto di cogenerazione a gas naturale che abbiamo installato in azienda ci permette di produrre, oltre all’energia elettrica e a quella termica (che usiamo per scaldare le serre), anidride carbonica che filtriamo e immet-

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L’Azienda Agricola F.lli Lapietra è specializzata nella coltivazione di pomodoro e cetriolo attraverso un sistema di coltivazione “senza suolo”, che assicura standard elevati di qualità e produzione, nel rispetto di un’attenta politica ambientale. Il sistema si coltivazione punta non solo alla qualità del prodotto e alla sicurezza alimentare ma anche al risparmio di risorse naturali. Dall’uso dell’acqua che, con la tecnica senza suolo, si riduce ad un terzo per chilo di prodotto rispetto alle tecniche di coltivazione in campo, fino alla produzione di energia attraverso il fotovoltaico e la cogenerazione (che permette all’azienda di produrre elettricità, energia termica per riscaldare le serre e anidride carbonica per incrementare la fotosintesi delle piante), il motto dell’azienda è sostenibilità. Con 50 collaboratori, l’azienda sviluppa una produzione annuale media di 2000 tonnellate di pomodoro e 800 tonnellate di cetriolo la cui destinazione è essenzialmente la GDO pugliese di alta qualità, nell’ottica di un “km zero” che punta a proporre al cliente un prodotto sempre fresco e al massimo delle proprietà nutritive ed organolettiche. Nell’attuale formula, l’azienda nasce nel 2000 allo scopo di gestire sia le serre originarie nate sui terreni di famiglia dei due titolari in contrada Cacaveccia, sia il nuovo terreno in contrada Stomazzelli dove, nel frattempo, viene edificata la prima serra ad alto tasso tecnologico. Questo primo insediamento subisce una serie di ampliamenti: agli 11mila metri quadri iniziali se ne aggiungono 9mila nel 2004, 10mila nel 2007 e altri 12mila nel 2008. Attualmente l’azienda ha una superficie complessiva che sfiora i 5 ettari di superficie dedicata alla produzione di pomodoro più altri 4 riservati alla coltivazione di cetriolo, tutti con tecnica senza suolo.

Gennaio 2017

tiamo in serra per incrementare la fotosintesi delle piante. In questi processi tecnologici o di buone pratiche agronomiche c’è il progresso tecnologico, lo studio e la volontà di fare il nostro lavoro riducendo al massimo lo stress all’ambiente che ci ospita”. I pomodorini sono entrati nella dieta degli italiani ma il consumatore li conosce poco e soprattutto non è informato su varietà, caratteristiche, qualità nutrizionali ecc… Cosa servirebbe per valorizzarli meglio? “La nostra azienda produce una decina di varietà di pomodoro e un paio di cetriolo. Ciascuna varietà ha delle caratteristiche differenti adatte ad usi diversi e queste differenze spesso vengono correttamente percepite dal consumatore, sempre più abituato a selezionare con attenzione il prodotto e a puntare alla qualità. E su questa esigenza del consumatore anche i banchi ortofrutta stanno cambiando aspetto. Il tema, probabilmente, è incentrato sugli equilibri alimentari, sulle scelte nutrizionali, sull’educazione a corretti stili di vita che partono proprio da quello che ogni giorno mettiamo nel piatto. Da qui, probabilmente, si dovrebbe partire e, nel nostro piccolo, lo facciamo aprendo le porte della nostra azienda alle scuole, agli studenti universitari che preparano la tesi, sostenendo progetti di www.corriereortofrutticolo.it

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Confezioni destinate alla Gdo pugliese. Sotto, la cura con cui vengono seguite le piante e l’impollinazione naturale attraverso bombi allevati nelle arnie della stessa azienda Lapietra

educazione alimentare con i nostri partner, costruendo sinergie con il mondo dello sport. Ciascuno deve fare la sua parte per valorizzare non solo il pomodoro in sé come prodotto, ma soprattutto una dieta più bilanciata, più in linea con la nostra tradizione culturale e alimentare”. Il vostro mercato di riferimento è la Puglia. Non è troppo poco? Non pensate a crescere in Italia o anche all’estero? “Il nostro must è la freschezza. Un prodotto che giunge sui banchi di vendita a poche ore dalla

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raccolta e dal confezionamento conserva delle caratteristiche, in termini di profumo e di sapore, che da sole raccontano metà del lavoro e della passione che ci mettiamo. Contenere le distanze è un modo per assicurare questi tempi stretti e questo standard di

“Produciamo una decina di varietà di pomodoro e due varietà di cetrioli, ognuna delle quali studiata per rispondere alle diverse esigenze del consumatore”

freschezza che per noi è essenziale. La voglia di crescere non ci manca ma, da buoni contadini, ci piace fare le cose ponderando i passi e non rinunciando alla nostra vocazione che è, e rimane, quella di un prodotto di alta qualità che incontri e soddisfi le esigenze dei consumatori finali. Con questi obiettivi siamo cresciuti man mano e con questa stessa visione, in questo momento, stiamo effettuando un ulteriore ampliamento delle superfici produttive per assicurare maggiore continuità produttiva ai nostri interlocutori commerciali”. Gennaio 2017


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Un baricentro chiamato CSO Un inizio d’anno effervescente per CSO Italy, che il 13 gennaio ha presentato a Bologna, inaugurando così il 2017, i numeri aggiornati dell’ortofrutta italiana, le tendenze e le prospettive di mercato, attirando l’attenzione dei principali rappresentanti del settore, alla presenza del vice ministro per le Politiche Agricole Andrea Olivero e di Simona Caselli assessore emiliano-romagnolo all’agricoltura e presidente di Areflh, con Paolo De Castro in teleconferenza da Bruxelles. "Alla luce dei cambiamenti in atto negli ultimi mesi, la fotografia del settore si può sintetizzare in tre punti - ha esordito il presidente Paolo Bruni -: i consumi sono in crescita seppur lievemente; sono in atto profondi cambiamenti dello stile di vita alimentare e le nuove tendenze sono sempre accompagnate dalla ricerca di salute e benessere attraverso il cibo; si produce molto ma il mercato internazionale diventa sempre più protezionistico e gli accordi commerciali fra Europa e resto del mondo subiscono rallentamenti". Non basta più fare sistema, oggi ha affermato Bruni - occorre una vera e propria "pressione di rappresentatività" dell’ortofrutta in Europa che tuteli i produttori ma anche i consumatori che potranno trarre beneficio da una politica agricola europea che difenda i consumi di ortofrutta, la sostenibilità ambientale, l’abbassamento delle emissioni di C02. Occorre poi spingere l’acceleratore sui trattati del commercio mondiale per ampliare i mercati di sbocco. Prioritario privilegiare gli accordi in ambito UE e non per singolo Paese. In ogni caso diventa indispensabile un coordinamento europeo più sostanziale. "La Cina sarà fondamentale nei prossimi anni - ha poi sottolineato Bruni anche per l’ortofrutta e come Gennaio 2017

Il 13 gennaio a Bologna CSO Italy ha presentato i dati del settore proponendosi come punto di riferimento in alcune materie cruciali come le barriere fitosanitarie e il catasto delle produzioni

Davide Vernocchi, Simona Caselli, Paolo Bruni, Andrea Olivero, Elisa Macchi e Marco Salvi all’incontro con cui CSO Italy ha battezzato il 2017

CSO Italy abbiamo in corso un importante progetto europeo per promuovere l’export ortofrutticolo italiano in quel Paese". "Sarà anche fondamentale - ha concluso - recuperare il mercato interno, attraverso un’efficace comunicazione e promozione dei prodotti made in Italy. Serve oggi più che mai, una struttura tecnica in grado di fornire supporto operativo per questi interventi e il CSO noi pensiamo sia lo strumento ideale". L’incontro è entrato poi in una ragionata parte statistica, curata dal direttore Elisa Macchi. Analizzando nel dettaglio i consumi di ortofrutta e i principali indicatori economici del settore, si evidenzia una ripresa degli acquisti di ortofrutta (+2%) da gennaio a novembre 2016 rispetto al pari periodo 2015, ma la crescita non compensa certamente il calo drammatico di acquisti dal 2000 al 2013 quando sono scesi da 9,5 a 7,6 milioni di tonnellate con un calo del 20%. Oggi gli acquisti di ortofrutta si attestano su 8,1 milioni di tonnellate di cui 4,5 milioni di tonnellate di frutta e

agrumi e 4,7 di verdura e ortaggi. Crescono i consumi dei prodotti ad alto contenuto di innovazione (top performer: radicchi, insalate, mele, fragole, nettarine, meloni). Dal 2000 al 2015 crescono del 44% i volumi di acquisto totali della GDO, cala il dettaglio tradizionale e crescono del 35% i volumi di acquisto su canali diversi (gruppi di acquisto solidale, farmer market, e-commerce). Le famiglie che acquistano più ortofrutta sono i single (261 kg/anno) e i bi-componenti (193 Kg/anno pro-capite). Sul fronte delle esportazioni la crescita è costante con un +9% dal 2005 al 2015. Oggi l’Italia esporta 3,8 milioni di tonnellate di ortofrutta. L’import si ferma invece a 2,9 milioni di tonnellate, peraltro segnando nei primi 9 mesi del 2016 un calo del 7% sullo stesso periodo del 2015. Questo assicura il risultato positivo della bilancia commerciale. "Quello che mi preme sottolineare - ha dichiarato il direttore di CSO Italy - è l’importanza della qualità dei dati e dell’informazione che ne deriva. Abbiamo urwww.corriereortofrutticolo.it

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Legnago, Verona Paolo, agricoltore

Buono, biologico, fresco! Alce Nero, il marchio del biologico dal 1978, è anche frutta e verdura fresca. Una linea buona e sana: prodotti biologici che nutrono in modo corretto, frutto di un’agricoltura che rispetta la terra e la sua fertilitĂ . Prodotti che conservano tutto il gusto, e i sapori, del cibo vero.

Alce Nero. Agricoltori biologici dal 1978


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gente necessità, come settore, di informazioni corrette per elaborare strategie. Il CSO possiede una base documentale unica in Italia supportata dalle informazioni dei soci. Questo patrimonio di conoscenza è strategico e fondamentale per individuare la strada della crescita e non dobbiamo disperderlo". Dopo gli interventi di Bruni e Macchi, sono intervenuti Paolo De Castro in teleconferenza, Marco Salvi presidente di Fruitimprese, Davide Vernocchi presidente ACI settore ortofrutticolo, quindi Simona Caselli e, in chiusura, il vice ministro Olivero. De Castro ha ricordato che i prossimi mesi vedono all'ordine del giorno dell’agenda europea importanti dossier. Sul versante interno, modifiche e miglioramento mirati alla semplificazione burocratica potranno ottenersi con il regolamento Omnibus prima della riforma Pac post-2020. Per quanto riguarda invece il versante esterno, dopo il congelamento del TTIP, è stata data un’importante accelerata agli altri accordi commerciali. Il Ceta, l’accordo commerciale con il Canada, sarà ratificato dal parlamento europeo a febbraio ed è in dirittura d'arrivo anche l’accordo con il Giappone. Infine nei prossimi mesi si avvieranno i negoziati con l’Australia e la Nuova Zelanda. Questi accordi si riferiscono a mercati importanti per gli sbocchi commerciali italiani: sta ora al settore ortofrutticolo essere in grado di fare sistema per saper cogliere al meglio tutte queste opportunità. Marco Salvi ha tenuto a sottolineare che nonostante le numerose difficoltà, l’export di ortofrutta continua a crescere e gli ultimi dati aggiornati al mese di settembre indicano un +5,8% in quantità ed un +4,5% in valore. E’ legittimo prevedere che il consuntivo del 2016 superi ampiamente il brillante risultato raggiunto nel 2015 di 4,5 miliardi di euro. Un dato importante, che non deGennaio 2017

De Castro all’IFAD? Paolo De Castro, durante la teleconferenza del 13 gennaio, ha confermato la candidatura ufficiale, proposta dal governo italiano, alla presidenza dell’IFAD. I candidati a livello mondiale sono sette. I risultati delle votazioni da parte degli Stati aventi diritto di voto si conosceranno tra il 14 e il 15 febbraio. Se De Castro venisse eletto sarebbe il primo presidente italiano di una Agenzia delle Nazioni Unite.

ve distogliere l’attenzione dai tanti problemi che assillano gli operatori: stagnazione dei consumi, competitività, embargo russo, instabilità politica nei Paesi del bacino del Mediterraneo. Considerato che il mercato europeo è ormai saturo, diventa sempre più impellente allargare gli orizzonti e concentrare gli sforzi sull’apertura di nuovi mercati: "Mi riferisco in particolare ai Paesi del Far East, dove il PIL continua a crescere in misura doppia o tripla rispetto all’Europa”, ha precisato Salvi. Davide Vernocchi, in rappresentanza del mondo cooperativo, ha dichiarato che diventa ancora più impellente il rafforzamento del ruolo della Comunità Europea considerati gli incalcolabili danni economici che il comparto ha subìto negli ultimi tempi a livello internazionale, dall'embargo russo alla Brexit, alle turbolenze politiche in Nordafrica. Servono per Vernocchi “più aggregazione produttiva e commerciale per vincere la sfida dei mercati; più ricerca e innovazione varietale; più pro-

mozione”. Anche per l'assessore Caselli è proprio questa la ricetta per sostenere il comparto ortofrutticolo. E ha puntualizzato: "La ripresa dei consumi in corso e la crescita dell’export sono segnali importanti che dobbiamo valorizzare e sostenere. E’ una sfida che si gioca anche a livello europeo e che come Areflh abbiamo ben presente. Tra i temi al centro del mio mandato vi sono il rafforzamento delle organizzazioni di produttori a livello transnazionale, per aumentarne la capacità contrattuale nei confronti della grande distribuzione e la forza di penetrazione in nuovi Paesi; una nuova OCM ortofrutta più dinamica e flessibile e la questione delle barriere fitosanitarie che troppo spesso agiscono come vere barriere commerciali. Sul fronte della ricerca l’Emilia-Romagna è in prima fila. Grazie ai Gruppi operativi per l’innovazione una delle novità di questa programmazione, mettiamo a disposizione nei diversi settori 50 milioni di euro per aumentare la qualità dei prodotti e delle tecniche di produzione". Il vice ministro Olivero ha concluso i lavori dichiarando che "i nuovi scenari confermano le scelte operate in questi anni per il rafforzamento delle produzioni italiane sui mercati mondiali e rilanciano l’impegno del Tavolo per l’internazionalizzazione dell’agroalimentare, sostenuto con il MISE, per accompagnare le strategie di crescita dell’ortofrutta, asse portante dell’agroalimentare Made in Italy." CSO Italy ha incassato il riconoscimento di un ruolo importante per il settore. Il Centro Servizi Ortofrutticoli è stato in particolare invitato a dare un sostanziale contributo alla costituzione di un catasto delle produzioni italiane e a impegnarsi per affrontare e superare le barriere fitosanitarie per i mercati ritenuti di interesse per l’export italiano.

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Massacrati dal gelo Lunedì 9 gennaio presso piattaforme della GDO e Mercati all’ingrosso le consegne di ortaggi e agrumi italiani hanno mostrato una flessione significativa a causa della morsa di gelo e neve che ha stretto le zone produttive del Sud e del Centro, provocando danni notevolissimi dalla Sicilia alla Calabria, dalla Puglia al Molise, dalla Basilicata alle Marche all’Abruzzo, al Lazio. Colpiti dalle bietole agli spinaci, dalla lattuga ai cavoli, dai finocchi ai carciofi, dalle zucchine fino alle rape, disponibili nella prima decade di gennaio in quantità ridotte sugli scaffali di negozi e supermercati mentre alcune referenze specializzate, come i broccoletti, erano addirittura introvabili. Sono oltre 10 mila le aziende produttrici in situazioni difficili a causa del maltempo. In Calabria e Puglia clementine e arance sono irrimediabilmente rovinate dal gelo, i tendoni di uva da tavola sono crollati sotto il peso della neve. Centinaia gli ettari di frutta pronta per la raccolta, in particolare agrumi, e si teme in Calabria per la filiera del bergamotto oltre che per gli ortaggi quali zucchine, cipolle, finocchi, piselli e fave. Le bassissime temperature hanno distrutto anche le coltivazioni in serra che hanno subìto altresì un forte aumento dei costi di riscaldamento. L’ondata di gelo ha colpito con una violenza particolare le zone del Lazio a spiccata vocazione agricola distruggendo produzioni specializzate come i broccoletti da Anguillara e riducendo i volumi di finocchi, carciofi e cavoli resi tradizionalmente disponibili nelle aree più vocate, ma gravi difficoltà per le produzioni orticole sono segnalate anche in Abruzzo anche per i problemi di viabilità che hanno ostacolato la consegna delle produzioni che si sono salvate. In Molise interi Gennaio 2017

Il 2017 non poteva cominciare peggio per le produzioni del Sud e del Centro Italia gravemente colpite da un’ondata di neve e freddo senza precedenti

Coperture dell’uva da tavola crollate in Puglia nella prima decade di gennaio a causa della neve abbondante. Sotto, mezzi per il ripristino delle comunicazioni

campi di ortaggi sono rimasti a lungo gelati facendo registrare una perdita, ad oggi, di oltre il 50% del raccolto; serre e capannoni sono crollati sotto il peso della neve. In Basilicata sono centinaia le aziende agricole che hanno perso le produzioni di ortaggi invernali prossimi alla raccolta, dai carciofi alle rape, dai cavolfiori alle cicorie, dai finocchi alle scarole, per effetto del gelo che ha bruciato le piantine, ma anche gravi danni si sono verifi-

cati sugli agrumeti che hanno ceduto sotto il peso della neve. Nelle Marche i problemi maggiori sono stati segnalati sulle coltivazioni di finocchi, che il gelo ha letteralmente “lessato”, con cali di produzioni che in molti casi sono stati pari al 100 per cento, ma la situazione si è presentata simile anche per cicorie, rape e insalata scarola con problemi che si segnalano anche alle lattughe e alle piante di carciofo, mentre si sono sinora salvati ra-

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L’emergenza ha dimostrato quanto sia ancora importante il ruolo dei Mercati di Roberto Piazza* Per fortuna che in queste emergenze ci sono i grandi e i piccoli mercati ortofrutticoli all’ingrosso, in particolare quelli di ridistribuzione, che, partendo dal Sud sono Catania, Bari, Fondi, Roma, Firenze, Bologna, Verona, Milano, Torino, Genova, Padova, Treviso ed altri ancora. In queste strutture, a volte non comprese e spesso criticate dai non addetti ai lavori, i prodotti ortofrutticoli, col buono o cattivo tempo, arrivano grazie al sacrificio di migliaia di autisti di mezzi grandi e piccoli, vengono assemblati e ridistribuiti fino ad arrivare nel negozio di vicinato, o, seppure indirettamente, sui banchi della Grande Distribuzione Organizzata (GDO). Detto ciò, vivendo su un grande mercato e avendo collegamenti con altri centri di distribuzione, non si può negare che il maltempo e la rarefazione dell’offerta non abbia determinato un pur contenuto aumento dei prezzi di finocchi, bietole da costa, cicorie catalogna, zucchine, lattughe e scarole, ma ciò è legato al millenario confronto fra domanda e offerta. Non solo. Ho potuto verificare che aumenti molto maggiori avvennero una decina di anni fa quando si parlò di “zucchine d’oro” e quando il sottoscritto insorse sostenendo che si poteva vivere per quindici

dicchi e broccoli. Ad aggravare i danni del gelo è stato, sulla fascia costiera adriatica e sulle colline vicino al mare, il vento carico di salsedine, che ha contribuito a bruciare gli ortaggi e le gemme degli alberi da frutto. Le violente raffiche hanno causato anche la rottura dei rami delle piante di pesco, susine e mele. “Richiedere lo stato di calamità e attivare tutte le procedure di ri-

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o venti giorni senza le zucchine bruciate dal gelo sotto i tunnel di Vittoria o di Pachino. Ma torniamo a noi dei Mercati, che ci consideriamo i professionisti del settore: da anni abbiamo teso la corda su qualità, in particolare relativa alla sanità e ai servizi: si pensa realmente che dopo avere investito grandi risorse economiche per mantenere la fedeltà dei nostri clienti li si vada a disgustare richiedendogli prezzi quasi inaccessibili? È noto che nei Mercati la merce transita e la grande fatica è farla girare in fretta, senza soste e senza ostacoli alla sua commercializzazione? È noto che da lunedì 9 gennaio, dopo tre giorni di chiusura di quasi tutti i grandi mercati, tutto il comparto della frutta, compreso quello degli agrumi, non ha subìto aumenti se non di 5-10 centesimi al chilo dovuti semplicemente alla ripresa delle attività commerciali dopo il grande consumo delle festività? Ed è altresì noto che anche fra gli ortaggi, cavolfiori, cavoli broccoli, verze e cavoli cappucci, oltre a patate e cipolle, i prezzi hanno oscillato attorno ai valori evidenziati prima del grande gelo? Inoltre, e non me ne vogliano gli amici produttori italiani, non c’è nulla di male a ricevere una telefonata del tipo: "Guarda che ti arrivano pomodori a grappolo,

storo per le aziende letteralmente massacrate dalla neve, dal gelo e dal vento. Attivare tutte le procedure necessarie affinché le Regioni maggiormente colpite nel Mezzogiorno d’Italia, anche con azioni congiunte, possano sollecitare a stretto giro il Governo nazionale perché intervenga con misure e strumenti idonei a fronteggiare l’emergenza”. È stato l’appello lanciato da Andrea Ba-

ma col gelo ne ho dovuti scartare almeno il 30/40%, vedi di recuperare almeno un euro al chilo". Oppure, per continuare a dare un servizio alla nostra migliore clientela (il consumatore) non è peccato offrirgli la cicoria di Witloof (la cosiddetta Belga) proveniente dall’Olanda su prezzi all’ingrosso che vanno da 2,00 a 2,20 euro/kg, o lattuga cappuccia iceberg che dall’Olanda e dalla Spagna evidenzia valori di 1,20/1,80 euro/kg? Ecco nei Mercati si può comperare a molto o a poco, dipende da cosa e da quanto, e, a proposito dei ricarichi, nei Mercati la commissione oscilla attorno al 12/13% del fatturato, il resto va al produttore nel massimo della trasparenza. Infine proprio nei Mercati ogni giorno facciamo educazione alimentare con i prodotti di stagione, con quelli retoricamente e stancamente chiamati a “chilometro zero”, ma anche con quelli dell’altro Emisfero. Quando i prezzi sono normali e domanda ed offerta vanno in equilibrio (ed è ciò che si ricerca nei Mercati), guadagnano tutti: i produttori, il mondo dei servizi, i grossisti, i dettaglianti e i consumatori che si ritrovano tutti i giorni con un prodotto fresco, sano, bello e buono. Si può volere di più? *direttore ACMO Bologna

dursi, direttore generale dell’Organizzazione di Produttori Asso Fruit Italia, e vicepresidente di Italia Ortofrutta Unione Nazionale, in rappresentanza delle aziende lucane, calabresi e pugliesi associate all’OP. "Il maltempo ha inferto un colpo pesantissimo al settore che riporta danni alle produzioni in corso e in moltissimi casi è stato pregiudicato, anche irreversibilmenGennaio 2017


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te, lo sviluppo vegetativo delle piante che da qui a qualche settimana sarebbero andate in produzione, penso a tal proposito al comparto rappresentato dalla fragolicoltura che è strategico per le sorti economiche e patrimoniali delle nostre aziende”, ha precisato Badursi. "In Puglia - ha ancora sottolineato il manager -, per quanto riguarda l’uva da tavola, la situazione appare molto compromessa nelle zone di Ginosa, Massafra, Laterza, Castallaneta: qui la neve ha raggiunto anche i 120 centimetri. I danni purtroppo si sono estesi anche alle strutture che sono crollate sotto il peso della neve. Situazione critica anche in altre aree della regione che corrispondono geograficamente ai comuni di Casamassima, Turi, Gioia del Colle, Mottola. Molto male anche ortaggi e verdure in generale, alcuni nostri associati,

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nelle aree comprese fra i comuni di Castellaneta e Ginosa ma anche Montemesola e Statte, hanno perso centinaia di ettari, ormai ricoperti dalla neve. Ad aggravare la già precaria situazione il vento gelido che ha letteralmente bruciato e disidratando colture come il finocchio e la lattuga.” La situazione degli agrumi in Calabria è ai limiti del dramma so-

prattutto per le varietà tardive che arrivano sul mercato a metà gennaio entrando in concorrenza con l’eccesso di prodotto proveniente da Paesi competitor come Spagna, innanzitutto, e Nord Africa ancora presente sugli scaffali. E’ stata segnalata anche una grave difficoltà nell’approvvigionamento degli ortaggi destinati alla lavorazione della IV gamma.

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Insieme lavoriamo ogni giorno per consolidare la vostra presenza sui mercati esteri, attraverso un’ampia rete di contatti selezionati in tutto il mondo. I nostri punti di forza sono: la conoscenza delle dinamiche commerciali internazionali; la passione per la comunicazione specializzata; la competenza nel controllo della catena del freddo. Al servizio di chi ama la terra.

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I GRANDI MERCATI ITALIANI. CAAB nella nuova sede

La svolta di Bologna Emanuele Zanini Dopo il trasferimento nella nuova sede nell'aprile dello scorso anno che gli ha da subito fatto cambiare passo, per il CAAB, Centro Agroalimentare di Bologna, ora si aprono nuovi orizzonti. Il 2017 potrebbe infatti rivelarsi un anno fondamentale nel suo percorso di crescita. Da una parte per l'esordio di FI.Co, previsto per il prossimo 4 ottobre, dall'altra per il nuovo ruolo che potrà ricoprire in un'inedita partnership con la GDO. A spiegarlo al Corriere Ortofrutticolo è Alessandro Bonfiglioli, direttore del Mercato felsineo, che ammette come siano stati avviati i primi contatti con alcuni dei principali gruppi distributivi nazionali. "Stiamo studiando piani marketing e progetti per fornire servizi alla grande distribuzione organizzata, che sta scoprendo le nostre potenzialità. La nostra piattaforma logistica potrà essere in grado di fornire alla GDO un'ampiezza e profondità di gamma di prodotti, anche in contro-stagione, che raramente si può trovare sul mercato. Il tutto con costi altamente competitivi", tiene a precisare Bonfiglioli che poi rivela come l'intento sia di chiudere i primi accordi in tempi stretti. "Puntiamo a concretizzare le prime intese con alcune catene entro la fine Gennaio 2017

Il progetto FI.Co, che partirà in modo operativo dal prossimo ottobre, ha rilanciato le ambizioni del Centro Agroalimentare felsineo. Una sede efficiente. Programmi con la GDO

Andrea Segrè, presidente di CAAB con il direttore Alessandro Bonfiglioli

dell’anno". Le potenzialità della nuova struttura bolognese, battezzata NAM, Nuova Area Mercatale, si palesano già nei suoi numeri: sebbene l'ortofrutta movimentata rimanga stabile, attorno alle 250 mila tonnellate, dove operano una ventina di grossisti, un'ottantina di produttori, una ventina di fornitori di servizi, il salto di qualità è stata la realizzazione della nuova piattaforma logistica: un'unica galleria lunga 400 metri, per una superficie totale di 40mila metri quadrati più 5.400 metri quadri di uffici e 10mila di magazzini lo-

gistici, su cui è possibile operare contemporaneamente su 29 mezzi pesanti. Una bella differenza rispetto ai ben 80 mila metri della vecchia e mastodontica sede, sfruttata poco e male, dove prossimamente sorgerà FI.Co. La nuova piattaforma sta dimostrando di essere all'avanguardia non solo in Italia ma in Europa per efficienza e abbattimento dei costi. "Dopo sole tre settimane dal trasferimento nella nuova sede - sottolinea Bonfiglioli - avevamo già raggiunto il 97% di regolarità nella movimentazione all'interno della struttura, con una sensibile www.corriereortofrutticolo.it

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I grossisti sono d’accordo il CAAB ha fatto il salto

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"Oggi siamo un un Mercato vero, interamente occupato e in linea con quelle che sono le aspettative degli operatori e le potenzialità del comparto in un centro importante come quello di Bologna. La vecchia struttura non era all'altezza, quella nuova si è fin da subito distinta per essere una delle migliori d'Europa per efficienza, velocità e organizzazione, specialmente dal punto di vista logistico”. La nuova area mercatale del CAAB viene promossa a pieni voti dal presidente nazionale di Fedagromercati Valentino Di Pisa, che seppur ricordi come nel passaggio dalla vecchia sede a quella nuova il trend delle vendite non sia cambiato di molto a causa della crisi dei consumi e non solo, "la vera novità - sottolinea - è che ora si possono fare politiche di marketing che prima era difficile se non impossibile fare, all'interno di una struttura moderna, più funzionale e armonica". Il presidente dell'Associazione nazionale dei grossisti, che ha un'azienda all'intero del Centro agroalimentare felsineo, conferma come "non ci sono stati grossi problemi nel trasferimento da una sede all'altra. La disponibilità dei grossisti è stata massima, e il loro giudizio nel complesso credo sia positivo. Non sono mancati e non mancano alcuni piccoli problemi o esigenze da soddisfare ma che attraverso il dialogo e la collaborazione sono di facile soluzione".

Di Pisa interviene sul ruolo che può giocare FI.Co nel contesto agroalimentare bolognese e che cosa può trarne di buono il mondo dell'ingrosso. "FI.Co è una grande operazione per il sistema Bologna, un progetto trasversale senza pari. Un esempio lungimirante che testimonia che quando pubblico e privato mettono insieme le forze in modo intelligente ed efficiente le cose non solo funzionano ma sono in grado di dare ottimi risultati”, afferma convinto della bontà del piano di Oscar Farinetti e Andrea Segrè che prenderà avvio a ottobre. Di Pisa sottolinea comunque che il nuovo parco tematico agroalimentare "non inciderà più di tanto nell'attività quotidiana dei grossisti sul piano commerciale. Ci ha permesso di creare la nuova area mercatale, divenendo polo di primaria importanza a livello nazionale e non solo. Il plus per il mondo dei grossisti sarà soprattutto a livello d’immagine". Il presidente di Fedagromercati ritorna poi su CAAB, sottolineando la solidità del gruppo della ventina di aziende grossiste presenti, "più grandi e strutturate rispetto alla media degli altri Mercati nazionali. Questo processo di ingrandimento societario si è sviluppato e implementato nel corso degli anni e sta dando i frutti sperati. Un passaggio di cui credo possano trarre giovamento anche altri Centri agroalimentari del Paese". (e.z.)

riduzione dei tempi di attraversamento. Ora siamo arrivati alla piena efficienza attraverso una piattaforma logistica di ultima generazione, coperta da fibra ottica e dotata di sistema wifi, che grazie anche alla formula mista a raso e a sbalzo sulle 80 bocche di

carico consente una notevole flessibilità nelle operazioni di carico e scarico della merce, con la metà degli sforzi. Il nuovo sistema logistico adottato -prosegue il direttore di CAAB - pienamente ecosostenibile, ci permette di ridurre i percorsi del 70% e dimezzare i

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tempi. A questo si aggiunge una catena del freddo continua. Numeri che ci consentono anche di abbattere notevolmente i costi legati alla logistica, che sono mediamente la metà rispetto agli altri principali Mercati italiani”. Bonfiglioli, pur confermando l'intenzione del CAAB di sviluppare alcuni progetti anche con l'estero, per il momento non si sbilancia su dettagli più approfonditi. Per quanto riguarda invece FI.Co, acronimo di Fabbrica Italiana Contadina, sembra ormai davvero prossima l'apertura, prevista a ottobre, per un'opera che è stata definita come la “Disneyland del cibo”. Il parco tematico agroalimentare, ideato dal patron di Eataly Oscar Farinetti in collaborazione con il presidente del CAAB Andrea Segrè e con lo stesso direttore Bonfiglioli, occuperà gli 80 mila metri quadri del vecchio CAAB. Su circa 10 mila metri si svilupperanno le produzioni di vegetali in orti e frutteti e in altre aree si potranno quindi osservare le varie fasi produttive e di lavorazione dei prodotti agroalimentari coltivati. Nel Parco ci sarà spazio anche per stalle con animali, oltre a 40 laboratori dove ogni giorni si produrranno quintali di prodotti finiti: dall’olio al vino, dal latte ai formaggi fino agli insaccati. Saranno, infine, a disposizione 25 botteghe e ristoranti per poter consumare e comprare quanto si è visto all’interno. L'intento è far conoscere anche al pubblico di non addetti ai lavori cosa sta dietro al processo di produzione e lavorazione di un alimento e come si sviluppa la catena che porta il prodotto fino al tavolo del ristorante o sul bancone del negozio (25 le aree food previste). A questo si uniranno corsi ad hoc, visite guidate e vari eventi, legati all'agricoltura e alla cucina con una sensibilità particolare all'educazione alimentare, specie nei confronti dei ragazzi e dei giovani (previste 10 aule per la didattica e la formazione, 6 aree multimediali e 4 mila metri quaGennaio 2017


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CAAT. A Torino il caso Guala Il perché delle dimissioni A far data dall’1 gennaio, con lettera inviata all’indirizzo del presidente Giuliano Manolino, Ottavio Guala ha rassegnato le dimissioni dalla vicepresidenza del CAAT, il Centro Agroalimentare di Torino, carica che rivestiva da quasi 15 anni dopo essere stato l’amministratore di CAAT durante il trasferimento del Mercato da Torino a Grugliasco. All’origine delle dimissioni, come si evince dal testo della lettera, il crescente disagio per l’atteggiamento assunto dallo stesso presidente e dal direttore Massimo Busi nei confronti dei grossisti e della loro associazione di categoria, la APGO Torino, di cui lo stesso Guala è il presidente in carica e per conto della quale è stato ‘da sempre’ il rappresentante in seno al consiglio di amministrazione di CAAT. “Ho lavorato sempre nella convinzione - si legge nel documento - che gli interessi del CAAT e quelli degli operatori grossisti che vi operano potessero e dovessero coincidere per il bene di entrambi. Questa è stata la natura stessa di un impegno che mi ha mosso ad accettare incarichi di responsabilità in lunghi anni di lavoro a livello nazionale e a Torino, e di svolgere un ruolo, diciamo non proprio secondario, nella nascita di CAAT, di cui sono stato il primo amministratore, quindici anni fa, e successivamente una presenza costante nel consiglio di amministrazione rappresentando APGO Torino al meglio delle mie possibilità senza mai perdere di vista lo sviluppo del Mercato come premessa indispensabile allo sviluppo della categoria di cui sono stato e sono espressione”. “Ora questo mio impegno – si legge ancora – è chiaramente e pesantemente condizionato da

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una gestione di CAAT che va in una direzione diversa, rompendo un equilibrio su cui si era fondata la storia stessa di CAAT e finisce per penalizzare la categoria per la quale il Mercato è stato realizzato e sul cui apporto economico ha vissuto fino ad oggi. Sono per me, quelle attuali, situazioni non sostenibili ed inaccettabili”. Guala fa quindi riferimento a una lettera di Manolino i cui contenuti l’avrebbero deciso ad interrompere qualsiasi collaborazione con l’attuale gestione di CAAT. La decisione delle dimissioni è scaturita anche dalle dichiarazioni rilasciate in una successiva audizione alle Commissioni consiliari del Comune di Torino da presidente e direttore in cui, in sintesi, si fanno ricadere i problemi gestionali sui grossisti. “L’aria al CAAT - scrive Guala - è cambiata. L’incapacità gestionale si traduce non soltanto in un aumento costante dei problemi, ma anche in una escalation che dalla delegittimazione strisciante è ormai giunta alla aperta diffamazione verso singole persone e intere categorie”. E più sotto precisa: “Il punto è che tutto ha funzionato bene fin quando ci sono state le condizioni per un rapporto funzionale tra CAAT e operatori: un rapporto garantito dalla funzione di sintesi e di riequilibrio proprio di APGO, che si è sempre posta come ‘camera di compensazione’ tra le esigenze dell’ente gestore e quelle degli operatori, adoperandosi nella costruzione di un dialogo che ha sempre portato a individuare punti di incontro funzionali. Putrtroppo presidente e direttore hanno pensato di assumere iniziative unilaterali che hanno rotto questo legame”.

drati di padiglioni per eventi, iniziative culturali e didattiche legate al cibo). Secondo le stime di Eataly, FI.Co darà lavoro a circa tremila persone con una media di 6 milioni di turisti all’anno. Il costo totale del progetto è intorno ai 100 milioni di euro. Sale dunque l'attesa per l'esordio della Fabbrica Italiana Contadina da cui anche lo stesso Caab, che nel progetto ha messo sul piatto quote per oltre 40 milioni di euro, più di un terzo dell'investimento iniziale, si attende ricadute significative. "Essendo ad appena 200 metri di distanza - precisa Bonfiglioli - gli operatori del Centro agroalimentare potranno fornire, a portata di carrello, i prodotti ortofrutticoli alle attività gastronomiche presenti nel parco tematico. In questo saremo di certo avvantaggiati". Il direttore di CAAB non si sbilancia su quanto potrà pesare in termine di numeri la partnership tra le due realtà limitrofe e che ruolo potrà giocare il Centro agroalimentare. "Tuttavia - ammette - ci aspettiamo impatti piuttosto significativi. Diciamo che la movimentazione di merce destinata a FI.Co potrà variare tra il 5 e il 10%, mantenendosi cauti, e con gli anni potrebbe anche aumentare. Potremo giocare un ruolo sempre più attivo anche grazie alla notevole capacità produttiva della nostra piattaforma logistica, che è quasi doppia rispetto ai volumi che attualmente movimentiamo, attorno alle 450 mila tonnellate". Sulle prospettive a medio-lungo termine, FI.Co, dopo i primi mesi di rodaggio - "nonostante sarà operativo al 100% fin da subito", tiene a precisare Bonfiglioli punta ad essere realmente quasi al pieno delle proprie potenzialità, anche come attrattiva per i visitatori. Sarà comunque il 2018, a partire dalla primavera, "il primo vero anno effettivo, dove saremo almeno all'80% del regime massimo, e al 90% nel 2019. Crediamo molto in questo progetto. Abbiamo grande fiducia". www.corriereortofrutticolo.it

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Kiwi Jintao giallo bio: patto Kiwigold e Patagonian Fruits Nell’éra della globalizzazione, una distanza di oltre 11mila chilometri non costituisce più un ostacolo per avviare una collaborazione strategica ed efficace tra aziende operanti in due emisferi differenti. Con questa filosofia due realtà leader per il kiwi a livello mondiale come il Consorzio KiwiGold di Cesena e Patagonian Fruits di General Roca, in Argentina, hanno siglato un importante accordo per la produzione, nel Paese sudamericano, di kiwi biologico della varietà Jintao a polpa gialla. Questo prodotto sta registrando un crescente successo tra i consumatori, che apprezzano sempre più questa nuova cultivar di actinidia e parallelamente sono sempre più interessati alle produzioni biologiche. Grazie alle sue ampie aree incontaminate, l’Argentina presenta condizioni pedoclimatiche particolarmente favorevoli per la coltivazione di ortofrutta bio. A tale proposito, Patagonian Fruits, già leader nella produzione di mele e pere biologiche nelle valli di Black River e Neuquén, ha individuato nella provincia di Buenos Aires (Balcarce e Sierra de los Padres) le condizioni ottimali per la coltivazione del kiwi, sia a polpa verde (varietà Hayward), che gialla (Jintao). Pare quindi poggiare quindi su basi solide l’intesa siglata con il Consorzio Kiwigold, che prevede la produzione di kiwi giallo bio in contro stagione, nell’Emisfero Sud. Nella prima fase saranno impiantati 40 ettari, 15 dei quali sono già stati messi a dimora e dovrebbero fornire le prime produzioni ad aprile 2018, per arrivare successivamente, entro il 2018, a una superficie complessiva di 100 ettari. La commercializzazione del pro-

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CHI è

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PATAGONIAN FRUITS

Patagonian Fruits è l’esportatore di frutta (mele, pere, kiwi e uva) leader in Argentina, sia per la produzione tradizionale che per quella biologica. Ha sede a General Roca, nell’Alta Black River Valley (nel nord della Patagonia Argentina). Dopo anni di esperienza e di sviluppo nelle differenti aree geografiche del Paese, selezionando le diverse province in base alle caratteristiche del terreno e del clima, è in grado di scegliere le condizioni ottimali per la produzione di ogni frutto e varietà. Così, le valli di Black River e Neuquén costituiscono l’ambiente ideale per mele, pere e frutta con nocciolo. A Tulum, Ullum e Zonda, valli in provincia di San Juan, si concentra la coltivazione e la produzione di uva e drupacee. Nella provincia di Buenos Aires (Balcarce e Sierra de los Padres) trova le condizioni migliori la produzione di kiwi. Per Patagonian Fruits l’ecologia è una priorità e la produzione frutticola commercializzata è ottenuta nel rispetto di rigorose norme per la tutela dell’ambiente.

dotto sarà gestita in esclusiva da Jingold. “Con questa intesa - dichiara il presidente Hugo Osvaldo Sanchez -Patagonian Fruits si propone di continuare ad investire nel settore del kiwi, in particolare in zone nelle quali i frutti hanno caratteristiche di eccellenza. La nostra regione ha infatti la peculiarità di essere priva di parassiti e questo ci consente di produrre con pochi input e confidare in un futuro promettente. Per questo speriamo di poter aggiungere presto alla nostra produzione anche il Kiwi Rosso Jingold". "La produzione di kiwi biologico è

limitata, specialmente nell’Emisfero Sud - sottolinea Alessandro Fornari, direttore Jingold -. Con l’accordo di collaborazione raggiunto per la produzione di kiwi Jingold biologico in Argentina saremo in grado di offrire ai mercati un nuovo prodotto che ha generato grandi aspettative nei clienti, specialmente quelli statunitensi". “La recente visita agli impianti di Hayward già in produzione – afferma Cristina Fabbroni, responsabile tecnico di Consorzio Kiwigold – ha messo in evidenza l’elevata potenzialità della zona, caratterizzata dalla presenza di ottimi terreni destinati fino ad oggi all’allevamento, e pertanto molto ricchi, e dalla disponibilità di bacini naturali per l’irrigazione, fondamentali per ottenere frutti di elevata qualità. Da sottolineare, inoltre, l’impiego di tecnologie all’avanguardia nella messa a dimora dei primi ettari, con l’utilizzo di sistemi automatici di controllo dell’irrigazione e fertirrigazione e con la presenza di coperture antigrandine per salvaguardare la frutta”. Gennaio 2017


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GDO. L’indagine di Mediobanca sulla grande distribuzione

Efficienti ma piccoli Lidl ed Eurospin decollano, bene Esselunga che si conferma come il gruppo più efficiente, in affanno invece le catene francesi. È questo in sintesi il quadro emerso dall’indagine Mediobanca sulla grande distribuzione organizzata alimentare. Dallo studio emergono segnali positivi per la GDO, dal momento che il fatturato dei maggiori gruppi che operano in Italia è cresciuto dell’1,9% nell’ultimo anno e del 4,5% nel periodo 2011-2015. Per Lidl Italia e Eurospin Italia i numeri sono ragguardevoli: il giro d’affari dei due discount è aumentato rispettivamente del 43% e del 42,9% negli ultimi cinque anni. Esselunga, come detto, si conferma come il gruppo più efficiente nel 2015 con ben 16 mila euro di vendite per metro quadro, ma la sua redditività operativa (Roi al 16%) è inferiore a quella di Lidl (23,7%) e di Eurospin (20,6%). In crisi invece i gruppi transalpini: negli ultimi 5 anni AuchanSma ha conosciuto un calo del 19,6%. Non ha fatto molto meglio Carrefour con un -9,3%, con Gennaio 2017

I gruppi della GDO nazionale hanno performance interessanti ma sono quasi completamente assenti a livello internazionale dove si muovono colossi ‘inarrivabili’ un’importante differenza: Auchan-Sma ha perso l’8,9% del fatturato anche nel 2015, mentre Carrefour ha registrato la prima crescita dal 2012, con vendite in ripresa del 6,1%. Anche nel 2015 le filiali italiane dei due discount tedeschi hanno ottenuto incrementi consistenti: +9,6% per Lidl Italia e +6,7% per Eurospin. Bene come detto Carrefour (+6,1%), nonostante l’andamento negativo dell’ultimo quinquennio, ed Esselunga (+4,7%). L’aggregato delle Coop si conferma come primo gruppo per fatturato (10,9 miliardi di euro nel 2015), ma Esselunga resta il primo operatore individuale per dimensioni, con vendite pari a 7,2 miliardi, seguita da Carrefour a 4,9 miliardi e da Eurospin che, con 4,4 miliardi di euro di fatturato, ha scalzato Auchan-Sma, scesa a 4,15 miliardi.

Il fatturato dei maggiori operatori della GDO italiana è cresciuto dunque del 4,5% nel periodo 2011-2015 e dell’1,9% nell’ultimo anno. Il record di crescita tra 2011 e 2015 spetta ai discount: Lidl Italia (+43%) ed Eurospin Italia (+42,9%), seguiti da Esselunga (+11,6%) e da Iper-Unes (+7%); le Coop sono rimaste stabili (+0,1%), in arretramento il Gruppo Pam ha perso terreno (4,9%). Gli operatori francesi Auchan-SMA sono arretrati molto dal 2011: Auchan-SMA è in calo del 19,6%, Carrefour del 9,3%, ma con un’importante differenza. Auchan-SMA ha perso l’8,9% del fatturato anche nel 2015, mentre Carrefour ha registrato la prima crescita dal 2012, con vendite in ripresa del 6,1%. Ma scendiamo in un’analisi più dettagliata. I punti di forza di Eurospin: veloce riciclo del magazzino (19 giorni), rapido pagamento www.corriereortofrutticolo.it

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Marca a Bologna: un’altra edizione in crescita Torna a crescere in Italia la Marca del Distributore (MDD), cioè quei prodotti commercializzati all’interno dei punti vendita della Distribuzione Moderna Organizzata con lo stesso brand dell’insegna o con marchi riferibili all’impresa distributiva. Nel corso del 2016 si è registrato un aumento del +1,7% a valore e del +0,2% a volume rispetto allo stesso periodo del 2015, toccando una quota di mercato del 18,5%. Al settembre scorso, il fatturato nei canali ipermercati, supermercati e libero servizio ha raggiunto così i 9,76 miliardi di euro, con una particolare penetrazione nel canale discount nel quale la MDD ha raggiunto il 54% di quota. Sono questi i primi dati del 13° Rapporto Marca/BolognaFiere sull’evoluzione dei prodotti MDD, presentato in occasione di Marca 2017, il grande Salone internazionale sui prodotti MDD organizzato da BolognaFiere in collaborazione con ADM, l’Associazione che rappresenta le imprese operanti nella Distribuzione Moderna nei rapporti con la produzione. La Fiera, giunta alla 13a edizione, si è svolta il 18 e 19 gennaio nel quartiere fieristico di Bologna. Secondo il nuovo Rapporto Marca/BolognaFiere, elaborato da Adem Lab - Università di Parma sulla base anche di una ricerca commissionata ad IRI, i consumatori acquistano sempre più prodotti MDD del segmento premium di alta qualità: la crescita del fatturato di questo segmento, che nei primi 9 mesi del 2016 ha toccato gli 1,32 miliardi di euro, è stata spinta infatti dai prodotti bio (+16,1% a valore e +14,4% a volume) e da quelli premium (+13,8% a valore e +12,4% a volume). Parallelamente, si registra

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un ampliamento dell’assortimento di prodotti MDD in tutti i canali distributivi per offrire una maggiore varietà ai consumatori: in particolare nei supermercati (1415 referenze, +49 rispetto al 2015) nel libero servizio (799, +40) e negli ipermercati (2091, +6). Riprende inoltre la crescita della MDD nel Sud d’Italia: nel corso del 2016 il trend delle vendite (+0,6%) supera la media nazionale, anche se la strada per la convergenza risulta ancora lunga, in quanto la quota al Sud risulta del 13,2% contro il 18,5% del totale Italia. Marca 2017 ha fatto registrare il sold-out degli spazi espositivi, con un aumento del numero delle aziende espositrici copacker (615 aziende, +16% rispetto all’edizione 2016) ed una crescita della superficie espositiva dedicata (circa 29mila mq, +12%) sviluppata in tre nuovi padiglioni. Confermata la presenza di tutte le maggiori insegne della grande distribuzione: Auchan, Carrefour, Conad, S&C-Consorzio Distribuzione Italia, Coop, Coralis, Crai, Despar, Iper, Italy Discount, Marr, Selex, Sigma, Simply, Sisa, Risparmio Casa, Tigotà, TuoDì, Unes, Vègè. Il programma della manifestazione si è articolato in workshop e convegni specialistici sui temi di maggiore attualità nel settore della distribuzione moderna organizzata.

dei fornitori (70 giorni), bassa incidenza dei costi del personale (5,8% del fatturato), meno della metà della media degli altri operatori (13%). Simile il quadro di Lidl Italia con veloce rigiro del magazzino (16 giorni) e pagamento dei fornitori (62 giorni), ma un costo del lavoro più elevato (9,6% sul fatturato) avendo una rete commerciale composta esclusivamente da punti di vendita diretti. Per tale motivo il fatturato per addetto di Eurospin (623mila euro) è circa il doppio di Esselunga (328mila) e Lidl Italia (337mila). Eurospin conta 7.100 dipendenti contro i 21.900 di Esselunga e gli 11.000 di Lidl Italia. Dal 2011 Eurospin ha cumulato utili netti per 635 milioni, circa il triplo di Lidl Italia (206 milioni) ma poco oltre la metà di quanto realizzato da Esselunga che ha toccato 1,1 miliardi. Profondo il rosso di Carrefour (-2,5 miliardi) e Auchan (-559 milioni). Il sistema delle maggiori Coop ha chiuso il 2015 con un fatturato aggregato a 10,9 miliardi, in perdita operativa (-0,7% il mon sul fatturato), ma con un risultato corrente positivo (3,1% del fatturato), grazie al contributo della gestione finanziaria (3,8% del fatturato). Sei delle undici società dell’aggregato Coop hanno chiuso il 2015 con una perdita operativa. La Coop Centro Italia è stata la più performante (mon al 2,9% del fatturato). In cinque anni l’aggregato delle coop ha cumulato utili per 109 milioni, rivenienti da proventi finanziari netti per 1.275 milioni, margini industriali per 4 milioni e proventi non ricorrenti per 234 milioni, a fronte di svalutazioni finanziarie per 948 milioni e imposte per 456 milioni. Unicoop Firenze è la cooperativa di maggiori dimensioni (fatturato di 2,3 miliardi) e quella più efficiente (14.250 euro di vendite per mq). Nel 2016 è stata costituita Coop Alleanza 3.0, fusione di tre precedenti cooperative, con ricavi stimati in 5 miliardi di euro. I finanziamenti da soci sono in diGennaio 2017


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minuzione del 3%, da 11,1 miliardi nel 2014 a 10,7 miliardi nel 2015. Le consistenze maggiori sono raccolte da Coop Adriatica (2.265 milioni) e Unicoop Firenze (2.035 milioni). Il portafoglio degli investimenti finanziari è pari a 10,8 miliardi, composto da titoli non immobilizzati per 7 mld (4,9% sul 2014; di cui 3 mld in titoli di Stato e 2,6 mld in obbligazioni), partecipazioni per 2,2 miliardi e titoli immobilizzati per 1,6 miliardi. Le disponibilità sono pari a 2 miliardi (-0,5% sul 2014). LA GDO NEL MONDO Vediamo adesso l’andamento delle principali società estere a livello mondiale. L’aggregato di dodici tra i principali gruppi internazionali ha chiuso il 2015 con ricavi pari a 1.040 miliardi di euro, in crescita dell’8,3% sul 2014. Essi gestiscono superfici commerciali per complessivi 211,7 milioni di mq e occupano 5,5 milioni di dipendenti. Il margine operativo netto è anch’esso in crescita del 9% e rappresenta il 4% del fatturato. Il risultato netto salda a 22,4 miliardi di euro, il 2,1% del fatturato. La redditività industriale (ROI) è pari al 12%, il tasso (contabile) di rinnovo del magazzino pari a 30 giorni. Il gruppo Wal Mart è di gran lunga quello di maggiori dimensioni, con un fatturato pari a 439,6 mld di euro, grosso modo il Pil della Svezia. E’ oltre quattro volte il secondo operatore e pari alla somma dei sei successivi. Segue Kroger, altra statunitense, a 100,9 miliardi di euro cha sua volta distacca di molto i francesi di Carrefour con 76,9 miliardi. Poco distante la britannica Tesco che ha realizzato vendite pari a 74,2 miliardi di euro. Da segnalare che nel 2016 si è perfezionata l’incorporazione della belga Delhaize nell’olandese Ahold, con la formazione di un gruppo il cui fatturato aggregato nel 2015 sarebbe ammontato a 62,6 miliardi, sesto del panel davanti alla giapponese Aeon (55,2 mld.). Gennaio 2017

Le variazioni di fatturato sul 2014, calcolate in valuta locale, vedono primeggiare i gruppi di taglia relativamente minore: i giapponesi di Aeon (+16,7%) e la coppia costituita dall’olandese Ahold (+16,6%) e dalla belga Delhaize (+14,2). Tre gruppi segnano flessioni di vendite nel 2015: Wal Mart (- 0,7%), la britannica Tesco (-12,6%) e la francese Casinò (-4,8%). Mediamente il 27,8% delle vendite dei grandi player è realizzato in punti vendita esteri. La belga Delhaize e l’olandese Ahold, ora aggregatesi, segnano il maggiore apporto della quota estera, rispettivamente 79,6% e 66,8%. Seguono i tre gruppi francesi: Auchan (64%), Carrefour (52,9%), e Casinò (51,7%) che ricopre posizioni di leadership in Brasile, Colombia e nel sud est asiatico. A parte Wal Mart che è molto attiva in Messico e presente in Europa solo nel Regno Unito, ma le altre catene statunitensi (Kroger e Target) operano solo sul mercato dome-

A Esselunga lo ‘scettro’ dell’efficienza, ai discount Eurospin e Lidl quello della crescita. Il Gruppo delle Coop resta leader nazionale ma registra battute d’arresto

stico, così come la spagnola Mercadona. I gruppi statunitensi dominano la scena per redditività industriale con Kroger (19,2%), Target (19,1%) e Wal Mart (18,1%) che è preceduta dalla spagnola Mercadona (18,2%). L’inserimento dei gruppi italiani mostra alcuni dati interessanti. Lidl Italia, mostra il migliore ROI in assoluto (23,7%), seguita da Eurospin Italia (20,6%), così come lusinghiero è il posizionamento di Esselunga (16%). Anche il raffronto internazionale dei tempi di rotazione del magazzino mette in luce le performance molto positive di Lidl Italia (16 giorni), Eurospin (19) ed Esselunga (20 giorni), mentre si collocano al di sopra della media internazionale (30 giorni) l’aggregato delle Coop (34 giorni), il Gruppo Pam (37 giorni) e IperUnes (50 giorni). Tra i gruppi internazionali, quelli più efficienti sono la spagnola Mercadona (13 giorni), l’olandese Ahold e la britannica Tesco (16 giorni), la statunitense Kroger (20 giorni) e la belga Delhaize (22 giorni). La graduatoria delle vendite per mq di superficie è guidata dai tre operatori che mostrano anche i più rapidi tempi di rigiro del magazzino: Ahold con 8.350 euro per mq, Mercadona a 8.070 e Tesco a 7.340. Seguono, sopra i 5mila euro: la francese Casinò www.corriereortofrutticolo.it

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(5.760 euro), la belga Delhaize (5.550) e l’altra francese Auchan (5.100). Tra i valori più bassi quelli dei grandi operatori statunitensi: Kroger (4.680 euro), Wal Mart (4.080) e Target (3.050). Considerato che i gruppi a proprietà italiana non hanno presenza all’estero, il raffronto più appropriato è con le vendite per mq dei negozi domestici dei gruppi internazionali. Esselunga, con 15.730 euro per metro quadro, si conferma come il gruppo più efficiente, precedendo l’olandese Ahold (12.780 ero per mq), la britannica Tesco con 12.050 euro, la spagnola Mercadona (8.070 euro) e Carrefour con 7.160 euro. Le Coop italiane si posizionano bene con 6.860 euro per metro quadro, precedendo la belga Delhaize (6.350 euro per metro quadro) e superando ampiamente la cooperativa tedesca Rewe a 4.470 euro. LE SOCIETÀ ITALIANE Il report esamina otto tra i maggiori Gruppi italiani della GDO operanti prevalentemente nella distribuzione alimentare al dettaglio che rappresentano circa il 50% del mercato: gli interessi italiani di Auchan-SMA, che nel 2015 rappresentavano il 7,6% del giro d’affari mondiale del gruppo (54,2 mld di euro) facente capo

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alla famiglia francese Mulliez le cui attività italiane hanno raggiunto nel 2015 un fatturato stimato in 7,3 mld realizzati essenzialmente nella grande distribuzione anche non alimentare (Decathlon, Leroy Merlin, Bricocenter e Bricoman); Canova 2007, holding della famiglia Brunelli, cui fa capo la Finiper con i marchi Iper e Unes; gli interessi italiani di Carrefour, che coprono il 6,4% dei 76,9 mld mondiali; Eurospin Italia, catena discount controllata con quote paritetiche del 25% ciascuna dalla cooperativa DAO – Dettaglianti Alimentari Organizzati (Lavis, Tn), Migross (della famiglia veronese Mion), Shop (della famiglia Pozzi, attraverso la Supermarkets Dugan) e Vega (cooperativa di dettaglianti attiva in Veneto e Friuli VG); Lidl Italia s.r.l., discount facente capo al Gruppo tedesco Schwarz presente in Italia dal 1992; Gruppo Pam, controllato dalla Gecos (finanziaria delle famiglie Bastianello e Dina) con i marchi PAM, Panorama e i discount IN’S; Supermarkets Italiani della famiglia Caprotti con il marchio Esselunga; e, infine, l’aggregato delle maggiori cooperative di consumatori operanti a marchio “Coop”. Sono state escluse le principali associazioni di dettaglianti: Conad – Consorzio Nazionale Dettaglianti

(12,2 miliardi di fatturato nel 2015, fa parte dell’Associazione Nazionale Cooperative Dettaglianti-Legacoop), l’unione volontaria “Selex” (9,9 miliardi nel 2015, opera con le insegne A&O, C+C e Famila), organizzata attorno alla centrale partecipativa Selex Gruppo Commerciale, e la cooperativa Gruppo VéGé (3,3 miliardi di fatturato nel 2015). In tutti questi casi la parcellizzazione dei soci, imprenditori titolari degli esercizi legati a grandi distributori all’ingrosso, oppure la compresenza di società che svolgono attività al dettaglio e all’ingrosso rendono difficoltosa la produzione di aggregati di bilancio significativi e comparabili. DATI DI CONTESTO IN ITALIA Nel 2015 le aree di vendita della Gdo italiana sono tornate a crescere (+0,6%), ma il numero dei punti vendita si è contratto del 2,1% (1). La riduzione è originata dalle attività del libero servizio (<400mq) a minore superficie (6,4%); stabile il dato degli ipermercati (>2.500mq) mentre hanno realizzato incrementi tutte le altre tipologie: supermercati (tra 400 e 1.499mq) +0,9%, superstore (tra 1.500 e 2.499mq) +1,8% e discount +4,3%. Il superstore si conferma il format più efficiente Gennaio 2017


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con vendite mediamente pari a 8.400 euro/mq, seguito dall’iper con 6.000 euro/mq e dal supermercato con 5.400 euro/mq. Le vendite per mq sono in crescita tra il 2007 e il 2015 solo per i superstore (da 7.500 a 8.400 euro) e i discount (da 4.200 a 4.600); gli altri canali hanno perso terreno, in particolare gli iper (da 7.600 a 6.000 euro). Il segmento discount nel 2015 ha rappresentato il 16% della distribuzione organizzata. Al suo interno il Gruppo Eurospin è leader di mercato, con una quota del 32,3%. L’Italia resta un Paese con aspetti contradditori: 1) bassa presenza di grandi superfici, solo l’1,4% degli esercizi, mentre il libero servizio arriva a coprire quasi il 50% del totale; 2) offerta complessiva elevata, pari a 289 mq ogni mille abitanti, alle spalle della Germania; 3) bassa concentrazione, con i primi cinque operatori della Gdo che rappresentano il 52% del mercato contro il 62% di Spagna, 68% Germania, 73% di Francia e 76% del Regno Unito. L’IDENTIKIT DEI MAGGIORI GRUPPI ESTERI L’analisi dettagliata delle grandezze di bilancio dei maggiori operatori della GDO internazionale è resa parziale dall’indisponibilità dei rendiconti di molti gruppi non quotati e con sede in paesi ove vigono standard parziali di pubblicità. Si tratta in particolare di primari operatori tedeschi, tra i quali: Schwarz, catena discount operante anche in Italia a marchio Lidl, con giro d’affari stimato in circa 100 mld. di euro; Aldi, anch’esso discount, con giro d’affari stimato in circa a 85 mld. di euro e Edeka, catena di spermarkets, con vendite stimate in circa 50 mld. di euro. Sono stati altresì esclusi operatori che agiscono con il formato del Club warehouse, ovvero al servizio anche di clientela business e con accesso selettivo (ad esempio, la statunitense CostCo e la tedesca Metro). Gennaio 2017

La selezione su cui si è basa l’analisi di Mediobanca comprende quindi i seguenti operatori: - Wal Mart (Usa): le origini risalgono al 1962 quando Sam Walton aprì il primo punto vendita nell’Arkansas. Nel 1991 il gruppo diede avvio all’espansione internazionale aprendo il primo store in Messico. Oggi Wal Mart è il più grande operatore mondiale della GDO con un giro d’affari nel 2015 di 439,6 miliardi di euro e 11.528 punti vendita, di cui il 54,6% all’estero, essenzialmente in Centro America (soprattutto Messico) e Regno Unito, unica presenza europea dove pure Wal Mart rap-

presenta il secondo operatore locale. La superficie commerciale complessiva è pari a 106,8 milioni di metri quadri. Le superfici medie unitarie sono molto ampie, attorno a 9.300 mq. I punti vendita più estesi sono quelli degli Stati Uniti con 13.800 mq (14.000 per l’insegna Wal-Mart e 12.400 per l’insegna Sam’s Club), mentre i negozi esteri hanno superficie minore (5.500 metri). Le vendite per metro quadro sono attorno ai 4.100 euro (4.450 euro per gli USA e 3.300 euro per gli store esteri). - The Kroger (Usa): fondata a Cincinnati nel 1883 da Barney Kroger, nel 2015 ha fatturato 100,9 miliardi di euro, di cui 76,1 miliardi per vendite al dettaglio, 13,6 da vendita di carburante, 9 miliardi da 2.231 farmacie e 2,2 miliardi da altre attività, essenzialmente vendita di private label,

ricavi delle 323 gioiellerie, proprie e in franchising, e cessione a terzi dei prodotti lavorati nei 38 siti di trasformazione di proprietà. La rete di vendita è composta da 3.885 punti vendita, di cui 3.610 di proprietà. La superficie complessiva ammonta a 16,3 milioni di metri quadri, quella media per punto vendita è di 4.500 metri quadri. Il fatturato medio per metro quadro è attorno a 4.700 euro. - Carrefour (Fr): fondato nel 1959, il gruppo ha realizzato nel 2015 un fatturato di circa 77 miliardi di euro per 12.296 punti vendita anche in franchising, di cui il 54,1% all’estero. Dopo la Francia, ove sono presenti 5.650 negozi, l’Italia rappresenta il primo mercato estero con 1.101 punti vendita, davanti a Polonia (813), Belgio (753) e Spagna (718). La superficie complessiva ammonta a 17,5 milioni di mq per una dimensione media a punto vendita pari a 1.400 mq. Il fatturato per metro quadro è pari a circa 4.900 euro, media tra i 7.150 euro realizzati nei negozi francesi e i 3.850 di quelli all’estero. - Tesco (Uk): nel 2015 ha fatturato 74,2 miliardi di euro derivanti da vendite al dettaglio per 64,6 miliardi, vendita di carburanti per 8,3 miliardi (11,2% del totale) e attività bancaria (Tesco Bank) per 1,3 miliardi. Tesco gestisce 6.902 punti vendita (237 in franchising), di cui il 45,8% all’estero. Il fatturato domestico (Regno Unito e Repubblica di Irlanda) ammonta al 79,5% del totale. La superficie complessiva è pari a 8,8 milioni di metri quadri, di cui il 52,2% all’estero. Le vendite per metro quadro sono pari a 7.350 euro per mq, 12.100 euro per i negozi domestici e 3.000 per quelli esteri. - Target (Usa): il gruppo fondato nel 1962, ha chiuso il 2015 con vendite per 67,8 miliardi di euro. I 1.792 punti vendita, tutti sul territorio statunitense, hanno una superficie assai estesa, attorno ai www.corriereortofrutticolo.it

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12.500 metri quadri, ma le vendite a metro quadro sono relativamente basse, circa 3.050 euro per metro quadro. - Aeon (Jp): il giro d’affari di 55,2 miliardi di euro è originato da una fitta rete di 20.476 punti vendita, il 19% dei quali è all’estero, esclusivamente nel sud est asiatico. Il fatturato domestico è pari al 91% del giro d’affari. Non sono disponibili dati sulle superfici. - Auchan (Fr): fondato nel 1961 da Gérard Mulliez è oggi il secondo retailer francese con un fatturato di 54,2 miliardi di euro nel 2015 e 1.826 punti vendita diretti dei quali il 79% all’estero ove il gruppo è presente soprattutto con i circa 2.000 negozi in franchising. Il giro d’affari dell’attività commerciale è pari 52,7 miliardi (Auchan Retail) e comprende i proventi dell’attività di franchising, l’attività immobiliare (Immochan) vale 0,6 miliardi, quella bancaria di finanziamento alla clientela (Oney Banque Accord) ulteriori 0,4 miliardi mentre i residui 0,5 miliardi hanno natura diversa. Il 36% del giro d’affari è originato in Francia, il 18% in Europa Occidentale, il 19% in quella Centro Orientale e il 27% nel resto del mondo. La metratura media dei punti vendita in gestione diretta è di circa 5.200 mq e i ricavi per mq ammontano a circa 5.100 euro. - Casinò (Fr): fondato nel 1898 da Geoffroy Guichard, è il terzo retailer francese con giro d’affari nel 2015 di 46,1 miliardi di euro e 15.344 punti vendita nel mondo, di cui 2.145 in franchising. Il fatturato estero è pari al 51,7% realizzato soprattutto sul mercato sudamericano che vale il 43,1% delle vendite grazie alle posizioni di leadership sul mercato sudamericano (Brasile: 2.181 negozi; Colombia: 1.668 negozi) e nel sud est asiatico (8,6% del fatturato) ove Casinò è leader in Vietnam e co-leader in Thailandia. La superficie complessiva è pari a 9,7 milioni di mq (dei quali 1,7 in franchising), quella media per punto

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vendita è di 631 mq, 400 mq in Francia e circa 1.100 all’estero (dati comprensivi dei franchising/affiliati). Il ricavo per metro quadro si attesta a 5.750 euro. - Rewe (De): il gruppo cooperativo tedesco, fondato a Colonia nel 1927, ha chiuso il 2015 con 43,7 miliardi, cui hanno concorso le attività retail per 39,3 mld., quelle delle agenzie turistiche per 3,8 miliardi (8,7% del fatturato) e altre attività per 0,6 mld. Il gruppo gestisce 8.052 punti vendita e 753 negozi dedicati ad attività di viaggio e turismo. Il 46,3% dei punti vendita è all’estero, metà dei qua-

L’americana Wal Mart è il più grande retailer mondiale con un fatturato che corrisponde al prodotto interno lordo della Svezia. È seguita da Kroger (USA), Carrefour (Francia) e Tesco (UK) li in Austria (2.104 punti vendita, il 23,9% del totale) cui seguono la Repubblica Ceca (602 punti vendita, il 6,8%) e l’Italia (333 che valgono il 3,8% del totale). La superficie di vendita complessiva (escluso il turismo) è pari a 8,6 milioni di metri quadri, di cui il 30,3% all’estero. La superficie media per negozio è pari a 1.100 mq, 1.450 mq per quelli tedeschi e 670 mq all’estero. I ricavi per metro quadro sono pari a 4.560 euro. - Ahold-Delhaize (Nl): il gruppo

si è costituito nel giugno 2016 a seguito dell’incorporazione della belga Delhaize nell’olandese Royal Ahold. Il fatturato aggregato nel 2015 del nuovo gruppo ammonta a 62,6 miliardi di euro, di cui 38,2 miliardi in capo ad Ahold e 24,4 miliardi a Delhaize. La rete di vendita aggregata è costituita da 6.509 punti vendita, di cui 3.253 apportati da Ahold e 3.256 da Delhaize. Il nuovo gruppo ha una presenza importante sul mercato americano pari al 63,5% del fatturato (39,8 miliardi di cui 23,8 miliardi di Ahold USA e 16 miliardi di Delhaize America) rivenienti da 2.076 punti vendita (1.288 di Delhaize e dai 788 di Ahold): Il mercato olandese, portato da Ahold, ammonta a 12,7 miliardi (2.134 punti vendita di Ahold), quello belga a 5 miliardi (888 punti vendita di Delhaize), mentre 5,1 miliardi riguardano l’Europa centrale e del sud, per effetto della presenza di Ahold in Repubblica Ceca (vendite per 1,7 miliardi e 331 punti vendita) e di quella di Delhaize per 3,4 miliardi in Romania, Serbia e Grecia (1.208 punti vendita complessivi). Il gruppo Ahold-Delhaize gestisce una superficie commerciale complessiva di 9,1 milioni di mq; quella media per negozio è di circa 1.400 mq. Le vendite per mq ammontano a 6.870 euro per mq, media tra gli 8.350 euro di Ahold e i 5.550 di Delhaize; sul mercato olandese Ahlod vanta vendite pari a 12.780 euro per mq, su quello belga Delhaize si attesta a 6.350. Sul mercato statunitense il nuovo gruppo segna ricavi pari a 6.480 euro per unità di superficie, media tra i 7.830 dei negozi Ahold e i 5.160 di Delhaize. - Mercadona (Es): fondato nel 1977 dalla famiglia Roig, il gruppo opera esclusivamente in Spagna, ove ha realizzato nel 2015 un fatturato di 19,1 miliardi di euro attraverso 1.574 punti vendita. La superficie commerciale complessiva è di circa 2,4 milioni di mq per un fatturato a metro quadro stimabile in 8.070 euro. Gennaio 2017


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Selex punta sulle sue marche Crescita del 3% nel 2016 Crescono e con diverse novità le marche del gruppo Selex. Archiviato il 2016 con un incremento medio delle vendite superiore al 3% (con picchi del +15% nei segmenti premium e bio) il 2017 vedrà l’ingresso in nuovi mercati e il rilancio di molte categorie. Tra le principali novità, il debutto di una linea 100% vegetale, per soddisfare le esigenze di consumatori vegetariani e vegani, e il rinnovamento del marchio petfood Amico Mio Selex, che si articolerà in un’ampia proposta con prodotti segmentati per età, razza e stile di vita dei nostri amici a quattro zampe. Il 2017 sarà anche l’anno del rinnovamento del marchio Selex. È stata infatti studiata una grafica ad hoc per le diverse categorie di prodotti, come alimentari e bevande, cura persona, cura casa e non food, petfood, parafarmacia, per differenziare l’offerta a seconda del mondo di appartenenza. Il nuovo look è solo un aspetto di un progetto molto più esteso finalizzato a rendere sempre più appetibile e personalizzata l’intera gamma dei prodotti a marca del distributore Selex, lavorando sulle formulazioni e sul gradimento dei clienti. E per andare incontro ai gusti e alle attese dei consumatori, è stato attivato un programma continuativo di “assaggi” effettuati da un panel di famiglie rappresentative della popolazione, da cui scaturiscono importanti contributi e suggerimenti. “Con i nostri marchi siamo leader in molte categorie e siamo il prodotto di riferimento in segmenti in forte sviluppo come biologico e salutistico - ha dichiarato Maniele, direttore generale di Selex -. Alla sfida della qualità abbiamo affiancato quella dell’innovazione, per la quale la collaborazione con i nostri partner fornitori è anGennaio 2017

Tra le principali novità del 2017 una linea al 100% vegetale cora più importante”. Le linee specialistiche di casa Selex si stanno sempre più imponendo sugli scaffali. Soddisfacenti in particolare i risultati raggiunti da Vivi Bene Selex, la linea salutistica cui si è affiancata con successo Vivi Bene Selex Senza Glutine, Natura Chiama Selex e Natura in Tavola Vale, dedicate al biologico e ai prodotti di filiera controllata. Ottimi risultati anche per il comparto alto di gamma, presidiato da Saper di Sapori e da Vale Le Specialità, che nel 2017 offrirà una scelta ancora più articolata tra il meglio della gastronomia di qualità e le produzioni tipiche regionali. Nel corso dell’anno sono previsti importanti eventi promozionali focalizzati sulle marche del distributore. Proseguirà inoltre la campagna di comunicazione avviata nel 2016 sui principali media, in particolare radio nazionali e locali, con l’obiettivo di trasmettere il valore delle marche del distributore Selex e Vale. Sarà poi ulte-

riormente arricchito il sito prodottiselex.it dove i consumatori possono trovare informazioni dettagliate sui prodotti e consigli e ricette per valorizzarli al meglio. “Determinante per il successo delle nostre marche del distributore, il continuo lavoro sul miglioramento della qualità e degli assortimenti - spiega Luca Vaccaro, direttore Marche del Distributore di Selex -. In particolare il presidio dei comparti di punta, come il salutistico e il biologico e l’alto di gamma”. Complessivamente, l’assortimento delle marche del distributore del Gruppo Selex, presente anche quest’anno con un suo stand alla Fiera Marca di Bologna, copre le più importanti categorie merceologiche con oltre 5.000 referenze suddivise tra prodotti Selex, prodotti Vale (l’altra marca del Gruppo), il marchio Il Gigante, le proposte Sù e Vanto, le due linee dedicate al canale cash & carry, e Prodotto Risparmio. A queste vanno aggiunte le linee a marchio di fantasia, da Le Vie dell’Uva, selezione di vini del territorio italiano, a Le Bontà del Pasticciere, ad Armonia & Benessere, dedicata alla cura e alla bellezza, a Storie di Gastronomia a CasaxCasa.

Private label e Conserve Italia Il rapporto tra Conserve Italia, private label e mondo della distribuzione continua a essere molto positivo. Per il grande gruppo conserviero – leader nella produzione di succhi di frutta e bevande, confetture e marmellate, derivati di pomodoro e vegetali – il fatturato sviluppato nelle marche private è in costante aumento. “Concentriamo il nostro impegno in ricerca e sviluppo principalmente sui marchi industriali afferma Andrea Colombo, direttore commerciale retail e private label di Conserve Italia -. Questo per creare innovazione e conquistare il consumatore, ma i benefici di tali ricerche interessano anche le marche private per rispondere alle esigenze dei distributori e sviluppare prodotti differenzianti e premianti a loro marchio, garantendo un prodotto di filiera più performante rispetto a quello degli altri competitor”.

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SPAGNA

Murcia vuole esportare in Cina anche uva da tavola Dopo la frutta con nocciolo ora la Spagna punta a esportare in Cina anche l’uva da tavola. Un obiettivo che riguarda in particolare i produttori ed esportatori di Murcia, regione leader nella produzione di uva con il 95% dei volumi totali raccolti ogni anno nel Paese. Durante un incontro tra rappresentati del Governo regionale e i vertici dell’Associazione dei Produttori ed Esportatori di Murcia (Apoexpa), tenutasi alla fine dello scorso anno, è stato definito un impegno congiunto nel monitorare e analizzare costantemente la situazione in riferimento alle norme comunitarie seguite, il trasporto, le procedure fitosanitarie adottate e l’apertura di nuovi mercati per affrontare e gestire eventuali problemi direttamente con il Ministero del Governo centrale di Madrid. Dall’agosto dello scorso anno, quando le frontiere cinesi hanno aperto le porte alla frutta a nocciolo iberica, sono state esportate più di 100 tonnellate tra pesche nettarine, albicocche e susine. E per il prossimo anno le previsioni sono in ulteriore crescita. Una situazione che ha fatto pensare ad Apoexpa di poter ottenere ottimi risultati anche nel comparto dell’uva da tavola, di cui l’Associazione rappresenta l’80% degli operatori locali. (c.b.)

TUNISIA

Agrumi oltre le 500 mila tonnellate Stagione record in Tunisia per quanto riguarda la produzione di agrumi. Si tratta di oltre 500 mila tonnellate di prodotto per le quali le autorità locali cercano di trovare il modo di aumentare la quantità da esportare per scongiurare la sovrapproduzione. “Il plafond degli ultimi cinque anni è Gennaio 2017

stato di 400.000 tonnellate, quest’anno siamo a 550.000 tonnellate, enorme” ha affermato il direttore generale del Groupement interprofessionnel des fruits (Gif), Mohamed Ali Jandoubi precisando che questo risultato si spiega in primo luogo per le condizioni meteo caratterizzate da un clima secco. Le nuove piantagioni degli ultimi dieci anni rappresentano quasi i due terzi dei 27.000 ettari coltivati ed hanno contribuito notevolmente all’aumento della produzione globale. Secondo il sindacato dell’Unione tunisina dell’Agricoltura e della pesca (Utap) solamente il 10% del raccolto viene destinato all’esportazione, e del prodotto esportato il 90% finisce in Francia, in particolare con la varietà Maltese di Tunisia.

BELGIO

Il 2016 anno record per Lidl Annata record per Lidl in Belgio. Nel Paese la catena distributiva nel 2016 ha raggiunto l’8,9% della quota di mercato. Una percentuale così alta non era mai stata ottenuta prima. Nella categoria delle giovani famiglie con bambini, che secondo la direzione della catena costituisce il gruppo target più importante, la quota è addirittura stata pari al 9,2%. Per Lidl Belgio questi numeri positivi sono dovuti all’evoluzione da harddiscounter a smartdiscounter con, tra l’altro, la recente introduzione di prodotti freschi e la cura particolare per i prodotti private label. Per questi ultimi, al fine di rispondere al meglio ai gusti dei consumatori locali, il 41% dei fornitori con i quali Lidl collabora sono delle aziende belghe. Nel 2016, la catena ha sviluppato anche un webshop con circa 1.500 prodotti non-food. Nei prossimi anni continuerà a sviluppare la propria presenza sul territorio, con l’apertura di punti vendita da

1.150 metri quadrati (i supermercati attuali hanno una superficie media di 850 metri quadrati).

PAESI BASSI

Battute d’arresto nel fatturato dei supermercati I supermercati olandesi hanno realizzato, nelle ultime due settimane del 2016, un fatturato medio di 751 milioni di euro, leggermente inferiore alle aspettative. I dati sono stati pubblicati dall’agenzia GFK. La stessa sottolinea, tuttavia, che il fatturato della settimana prima di Natale è ammontato a 879 milioni di euro, un record assoluto. Per l’intero anno 2016, la GDO olandese ha realizzato un fatturato di 34,5 miliardi di euro, corrispondente ad un aumento del 2,5%. La crescita è da imputare sia all’aumento della frequenza degli acquisti, che a quello dell’ammontare speso per transazione, salito a 22,53 euro per scontrino (+1,3% rispetto al 2015).

TURCHIA

Sott’acqua 10 mila ettari di agrumeti e serre Nel territorio di Mersin, nella regione sud orientale della Turchia dove si coltiva il 70% degli agrumi turchi, specialmente limoni, autentiche bombe d’acqua hanno sommerso quasi 10 mila ettari di agrumeti e altre importanti coltivazioni ortofrutticole e colture sotto serra. La furia del vento e piogge torrenziali hanno mandato ko intere produzioni. I danni sono altissimi e probabilmente www.corriereortofrutticolo.it

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MONDOFLASH

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nelle zone colpite non si riuscirà a salvare molto. La stessa città di Mersin è andata sott’acqua, con il maltempo che ha anche causato vittime.

SVIZZERA

PPO acquisisce il 100% di Helfer Suisse Dall’1 gennaio 2017 la PPO Services SA, azienda svizzera che si dedica principalmente alla commercializzazione di ortaggi, frutta secca, agrumi e altri prodotti ortofrutticoli, ha rilevato il 100% delle azioni di Georges Helfer SA di Gland. In questo modo, spiega in una breve nota l’azienda, viene garantita la continuità di Georges Helfer SA a lungo termine. Per PPO Services SA, invece, “questo passo rappresenta un complemento dei servizi offerti. Georges Helfer SA resta indipendente; il personale e il nome dell’azienda restano invariati”. L’azienda PPO (Plüss e Petersen Olten) fu fondata da Robert Plüss e Jan Petersen nel 1976. La prima pietra tuttavia fu posta nel 1946 da Traugott Plüss, padre di Robert Plüss. A quell’epoca l’azienda importava frutta e verdura principalmente dall’Italia. Tre generazioni dopo la PPO Services SA importa merce da circa 25 Paesi e disponee di una rete di produttori in tutto il mondo. La ditta possiede più di 70 anni d’esperienza nella distribuzione di frutta e verdura.

CILE

Cala l’export verso l’Europa e cresce in Asia Mercati ormai saturi, maggiore concorrenza e una finestra commerciale più breve in Europa. Sono questi i fattori che hanno portato Carlos Cruzat (nella foto), presidente del Comitato cileno del kiwi, a definire il 2016 come “anno difficile” per il comparto

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locale, spiegandone e analizzandone le ragioni in una lunga riflessione pubblicata sul sito ufficiale del Comitè del Kiwi. E poiché – come in tutte le cose – anche dalle esperienze negative si possono trarre insegnamenti, Cruzat sottolinea come l’anno appena conclusosi abbia comunque lasciato un’eredità importante. Si riferisce alla necessità per l’intero settore di fare un passo indietro e potenziare tutto ciò che è stato fatto durante gli otto anni di vita del Comitato. In altre parole, investire nell’ammodernamento degli impianti di produzione, mettendo in pratica i risultati delle attività di Ricerca e Sviluppo condotte, e migliorarne così la produttività quantitativa e qualitativa. Si tratta di una esigenza sorta dopo che il surplus produttivo registrato in Europa ha provocato una condizione di eccesso di offerta sui mercati e maggiori stock nei magazzini, smaltiti con tempi più dilatati rispetto alla norma. Una situazione che ha costretto gli operatori cileni a cercare nuovi Paesi di destinazione, dove si sono comunque trovati a competere con kiwi provenienti dall’Emisfero Nord. Tutto ciò, unito alla volatilità dei tassi di cambio, ha portato ad un profondo cambiamento del quadro commerciale. “I volumi di kiwi spediti in Europa nel 2016 hanno subito una significativa riduzione rispetto agli anni precedenti – spiega Cruzat –. Il Vecchio Continente ha infatti assorbito solo il 37% del totale delle esportazioni del nostro Paese”. In riferimento al mercato

americano, invece, il presidente sottolinea come si tratti del più forte in questo momento per il kiwi cileno con il 44% dell’export assorbito. Un mercato dunque da “non mollare” mantenendo al contempo l’attenzione alta anche sull’Asia, cresciuta complessivamente dell’84% anno su anno. “La Cina – dichiara – ha un gran appetito per i kiwi. Le spedizioni verso questo Paese sono aumentate del 157%, raggiungendo quasi i 27 milioni di tonnellate”. Anche l’India rappresenta un mercato interessante; “con un +257% dei kiwi acquistati, i volumi inviati sono passati da 843 a 3 milioni di tons”. Essendo però, quello asiatico, un mercato molto esigente dal punto di vista della qualità richiesta, “migliorare le caratteristiche organolettiche e non solo della nostra produzione diventa per noi un imperativo per restare competitivi”, conclude Cruzat. (c.b.)

COLOMBIA

Pronta a produrre mirtilli per 12 mesi all’anno Le condizioni pedoclimatiche favorevoli che permetterebbero di estendere la produzione di mirtilli a 12 mesi l’anno (unico Paese al mondo) e l’alta redditività di questo prodotto stanno spingendo la Colombia ad investire per avviare la coltivazione massiccia di questa bacca. La produzione di mirtilli potrebbe rappresentare una svolta economica importante per il Paese se si considera che possono arrivare ad avere prezzi di distribuzione sui mercati globali che oscillano tra i 10 e i 40 dollari al chilo.

Gennaio 2017


BOTTA &

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L’allarme Mercati, poco prima di Natale 2016, è stato lanciato da Tomaso Pavan, grossista, con il padre, al Mercato di Udine e coordinatore nazionale del Gruppo giovani di Fedagro. "La situazione è drammatica - aveva dichiarato il giovane Pavan - non c’è movimento, non c’è richiesta, non c’è voglia di acquistare, il cliente è sempre più attento e morigerato, si compra lo stretto indispensabile. Sono cinque anni che lavoro in Mercato e l’impressione, condivisa con i colleghi che operano in altri Centri all’ingrosso ma anche con operatori del dettaglio e della GDO, è che ogni anno si assista a un peggioramento graduale rispetto ai dodici mesi precedenti. C’è un problema, grave, di consumi”. Sull’argomento ‘crisi dei Mercati all’ingrosso’ abbiamo due testimonianze, che volentieri pubblichiamo. Certamente, un argomento come questo non si esaurisce con due interventi per quanto autorevoli. Corriere Ortofrutticolo è aperto a pubblicare altre opinioni su questo tema.

CRISI DEI MERCATI? SERVE UN CAMBIO DI PASSO Valentino Di Pisa*

La situazione nei Mercati è difficile. Questo è innegabile. I costi aumentano, le vendite in calo o al massimo stabili e margini sempre più risicati. Ma questa condizione deve portare il sistema ad una profonda riflessione e verso un cambiamento. Il nostro sistema di distribuzione agroalimentare va ripensato, riprogettato, ricostruito. Nel mondo dei grossisti ci sono delle realtà virtuose che sono state capaci di adattarsi ai cambiamenti per rimanere competitive e seguire il profondo mutamento delle esigenze dei consumatori. Ed è su questa strada che le realtà grossiste devono indirizGennaio 2017

zarsi, offrendo nuovi servizi innovativi. Bisogna modernizzarsi. La figura del concessionario fermo sul marciapiede in attesa del cliente rimarrà ancora. Ma non non è questa la via giusta per guardare con ottimismo al futuro. Serve un’integrazione con altri servizi. Penso a nuove formule di catering, di servizi a domicilio, di nuove collaborazioni con il mondo dell’horeca. Inoltre è necessario sfruttare meglio le potenzialità dal punto di vista logistico delle nostre aziende. Bisogna poi avere la lungimiranza e l’umiltà di sperimentare formule di aggregazione. È terminato il tempo dell’individualismo. Serve l’umiltà di accorparci, di creare imprese più strutturate, più organizzate e quindi più forti. C’è chi l’ha già capito e si è adeguato. Chi si muove per primo in questa direzione avrà più possibilità e potrà ottenere i risultati migliori. Comunque sia, il sistema dei Mercati non morirà mai. È imprescindibile, dal momento che oltre la metà della merce che arriva sulle tavole dei consumatori passa dai grossisti. Però è giunto il momento di cambiare passo. Non potrà più funzionare come un tempo. Serve una svolta. * presidente Fedagromercati

RISPOSTA

Centri Agroalimentari alla svolta È IL MOMENTO DI DECISIONI FORTI PER RIPARTIRE Francesco Cera*

Vorrei consigliare, prima di lanciare certe negatività, di riflettere sul metodo. E mi permetto di scrivere per la esperienza che mi deriva da 22 anni di direzione di Mercato, vissuti tutti e sempre a fianco ed in mezzo ai grossisti, condividendone gioie e dolori. Lanciare negatività in sé e per sé , magari dettate non da analisi e dati, ma dall’onda del momento e senza proporre soluzioni, dal punto di vista manageriale é negativo e sterile. Non é propriamente così che si affrontano le crisi. Se non altro per la radice greca della parola, Krisis che in realtà ha significato di “scelta”. La crisi, nella sua etimologia più vera altro non é quindi che un momento di scelta ovvero di decisione forte. Ed è così che dovrebbe essere affrontata. Non dobbiamo lasciarci sopraffare dallo sconforto ma analizzare la situazione alle radici e capire come cercare di uscire dal problema ed all’esterno dare messaggi sulle nostre potenzialità. Primo punto: siamo troppi, questa é la cruda verità:140 Mercati all’ingrosso ed alla produzione in Italia non possono reggere nel tempo. Questo é vero. In Spagna ve ne sono si e no 20 ed idem in Francia (é vero sono realtà diverse, ma sempre troppi siamo). www.corriereortofrutticolo.it

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BOTTA&RISPOSTA

La parola chiave è aggregazione, tra Mercati e anche tra grossisti. So che é difficile, ma senza questa azione non si andrà da nessuna parte. Se un operatore intende fornire un supermercato estero deve rispondere a tre domande: quanto fatturato hai, quante sedi hai e quanti dipendenti. Se la risposta è buona viene passato all’ufficio commerciale, altrimenti resta al palo. Un altro elemento importante è il controllo gestionale. Spesso le aziende pensano di averlo, ma in realtà manca molto spesso nelle nostre realtà mercatali. E per farlo veramente ci vogliono manager e specialisti, non ci si improvvisa: pena margini operativi illusori o peggio concordati e fallimenti. E ne abbiamo visti fin troppi. Altro punto: le certificazioni. Non sono

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carta, ma supporti fondamentali per lavorare all’estero e con i supermercati. Il settore della produzione e della quarta gamma lo hanno ben capito. E noi? Quante aziende dei nostri Mercati hanno certificazioni Global gap o altre? Quindi il tema della formazione professionale. Significa ogni tanto fermarsi e farla, dipendenti, collaboratori ed anche e soprattutto titolari ed ancor più i figli dei titolari. Non si nasce imparati e nel 2017 la competizione fortissima lo impone ancor di più. Stare 16 ore al giorno in posteggio é cosa meritoria ed ammirevole, ma per avere nuovi stimoli ed idee serve anche frequentare, ad esempio, se non un corso di formazione, almeno le fiere internazionali. Quanti lo fanno? Ancora pochi. E poi le lingue straniere,

fondamentali. Qualsiasi collega spagnolo o olandese o francese le parla, noi italiani poco o nulla. Come possiamo lavorare e competere a livello internazionale se non ci impegniamo in questo? Sono volutamente provocatorio perché credo e voglio credere nei Mercati e non mollare sopraffatto dal pessimismo, ma impegnare invece le risorse mentali per cercare soluzioni e nuovi orizzonti. Il pessimismo é meglio tenerlo per noi e non mostrarlo all’esterno. Alcuni grossisti nei Mercati hanno già iniziato a comprendere e ad applicare i principi sopra descritti: saranno i vincenti di domani. *direttore MAAP, Mercato Agro Alimentare di Padova

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