MENSILE DI
ECONOMIA
E AT T U A L I T À
DI
SETTORE
corriereortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET | ANNO XXXIII Nuova serie Febbraio 2019 Euro 6,00
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PROTAGONISTI Marco e Gualtiero, così Rivoira verso il futuro GERMANIA • PAG. 45 UN PAESE DIVERSO Tra innovazione e strapotere dei discount la sfida sul più grande mercato europeo
ORTOFRUTTA BIO • PAG. 57 CONCORRENZA SERRATA L’ingresso nel settore di nuove aziende ha reso la vita più difficile ai big player
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Meno belli ma più competitivi È stata una festa, una grande festa questa settima edizione dei Protagonisti dell’Ortofrutta a Venezia. Un evento che ha raggiunto la sua maturità e che consente un momento di incontro al di fuori delle solite logiche stressanti di lavoro. Qualcuno dirà: c’è qualcosa da festeggiare? In effetti l’anno che si è chiuso e quello che si apre (come ho scritto sul numero di dicembre) non ci stanno dando buoni segnali sul fronte dei prezzi, dei consumi, dell’export. E neppure su quello dei rapporti con politica e istituzioni. Il settore continua ad essere preso sottogamba, mi pare, come figlio di un dio minore. Gli attori ci sono, si sono anche riuniti attorno a un Tavolo, ma c’è come l’impressione di girare a vuoto. Ci ripetiamo sempre le stesse cose e cresce la frustrazione di non riuscire a cambiare nulla. La scena mediatica ormai è presa da altri temi, si parla di sostenibilità, di biodiversità, di economia circolare, di grande bellezza dell’ortofrutta… per carità tutti temi importanti, degni di attenzione, ma mi sembra che stiamo volutamente parlando d’altro. Dov’è la grande bellezza se, come ha detto impietosamente Renzo Piraccini, le nostre clementine “sono quasi a rischio di estinzione visto che quest’anno tre chili di clementine italiane si vendevano sul mercato al prezzo di un caffè, causa una lacunosa attività di marketing, di brandizzazione, di monitoraggio del mercato”. Se importiamo il doppio degli agrumi che esportiamo. Se ormai dilagano nei market promozioni a 1 euro/kg, pardon 0,99? Se Belgio e Olanda stanno dando filo da torcere alle nostre pere e mele sul mercato tedesco, se una grande catena come Rewe i pomodori ciliegini ha deciso di comprarli tutti in Spagna tagliando fuori l’Italia? Se assistiamo inermi ai successi commerciali di Spagna, Polonia ecc sui mercati lontani dove noi non possiamo accedere? Vedo (e leggo) che i responsabili freschi e freschissimi delle catene sono molto attivi sulla stampa e prodighi di consigli e rimproveri al mondo produttivo: le cose vanno male (e anche le catene perdono colpi e fatturato) “perché voi produttori non fate bene il vostro lavoro – questo il succo del discorso – perché siete disorganizzati e infine perché producete male: frutta e verdura sono meno buone di dieci anni fa perché si punta solo sulla quantità, sulla shelf-life, sulla facilità di raccolta e conservazione. Dove sono finiti i profumi, i sapori, i colori di una volta? Dovete fare più qualità ma al giusto prezzo”, questo il consiglio finale, che suona un po’ beffardo. Primo perché la frutta acerba, insapore, standardizzata tante volte è così perché condizionata proprio dalle logiche della Distribuzione Moderna, secondo perché si chiede di fare più qualità ma a prezzi sem-
✍ Lorenzo Frassoldati
Febbraio 2019
pre bassi, in pratica un doppio anzi un triplo salto mortale. Facile rispondere che senza produttori che guadagnano la nostra ortofrutta chiude bottega, come la stanno chiudendo alcune filiere (pesche/nettarine, clementine) ormai in crisi cronica di prezzi e mercato. Con questo non voglio dire che tutte le catene sono uguali. Non c’è dubbio che dietro al boom del biologico, di IV e V gamma , della rivoluzione vegetale, dei prodotti di territorio e a marchio DOP-IGP ci sono politiche distributive illuminate che hanno fatto il bene della produzione, però il rapporto tra mondo distributivo e produttivo resta ancora troppo squilibrato e lontano da una reale partnership. Il presidente di Coop Italia, Marco Pedroni, si espone chiedendo una svolta in questo rapporto, “partendo dai bisogni dei consumatori per creare nuovo valore”. Quindi no alle aste a doppio ribasso, agli acquisti al prezzo più basso “che ignorano sicurezza e provenienza”. Benissimo. Di una reale partnership c’è bisogno, non di slogan da agitare ai convegni. L’Oscar dell’Ortofrutta 2019 è stato consegnato da Salvatore Secondulfo (vincitore 2018) ad Annabella Donnarumma dopo un voto plebiscitario delle aziende presenti a Venezia. Annabella è una donna-manager che compra 300 milioni all’anno di ortofrutta italiana per il gruppo Rewe, una paladina del nostro prodotto. Gli altri più votati sono stati Carmelo Cappello, pioniere di eccellenze orticole in Sicilia e il romagnolo Alessandro Annibali, protagonista del rilancio della noce in Italia. Il premio delle Donne dell’ortofrutta è andato a Mariapia Paolillo, specialista del finocchio trasformato in cosmetici naturali; il premio ‘Green Innovation– BPER Banca per la sostenibilità’ è andato a Walter Guerra, ricercatore di livello internazionale e direttore dell’Istituto di Frutticoltura di Laimburg, numero uno in Italia nella ricerca varietale sulle mele. Come vedete, tutti esempi di innovazione, di progetti positivi, vincenti, di cui il nostro Paese è ricchissimo, vanno solo conosciuti e valorizzati in una vetrina importante come quella dei Protagonisti. A Venezia è stata davvero una festa, con il contributo determinante di un Paolo Bruni in forma strepitosa, ma si è parlato anche di logistica, di mercati all’ingrosso e distribuzione, di Via della Seta, di biodiversità e so-
EDITORIALE
CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
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PUNTASPILLI
GRAZIE, DI MAIO Non è vero che nella manovra del governo non c’è niente per l’ortofrutta. C’è il reddito di cittadinanza. Con l’aria che tira sui prezzi, i produttori di ortofrutta possono mettersi in graduatoria. *
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THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET |
ANNO XXXIII Nuova serie Febbraio 2019
2 GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:redazione@corriereortofrutticolo.it / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR
Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Emanuele Zanini Hanno collaborato: Chiara Brandi, Duccio Caccioni, Mariangela Latella, Maurizio Nasato Sede operativa via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale Antonio Felice Comitato di indirizzo Duccio Caccioni, Antonio Felice, Lorenzo Frassoldati, Corrado Giacomini, Claudio Scalise (coordinatore) Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 70 euro per due anni: 100 euro abbonamenti@corriereortofrutticolo.it Chiusura in redazione il 31.01.2019
Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
Profilo: Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio.
Diffusione: 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Dettaglianti 23%, Produttori 22%, Grossisti 19%, Distributori 12%, Import-export 6,5%, Servizi 5%, Tecnologie e Trasformati 2,5%, Altri 10% Febbraio 2019
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PROTAGONISTI A VENEZIA. Soprattutto una grande festa
ma soprattutto una grande festa
RUBRICHE EDITORIALE Meno belli ma più competitivi NOTIZIARIO MONDO Una Germania diversa
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Italia terzo fornitore ma dobbiamo presentarci in un modo nuovo 45 DISTRIBUZIONE&MERCATI Un riassetto organizzativo della GDO per l’ortofrutta tra attenzione al cliente ed esigenze di produzione 55
PERE. Un tunnel senza fine Mele, mercato più stabile nonostante l’incognita polacca
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Bologna: gli ortaggi in perdita strutturale
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Sant’Orsola investe. Ad aprile pronto il nuovo stabilimento
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Copertina - Protagonisti MARCO E GUALTIERO RIVOIRA Lanciati verso il futuro 49 PRIMO PIANO ORTOFRUTTA BIOLOGICA Concorrenza più serrata nel bio e la domanda corre meno
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ATTUALITÀ PRIMO PIANO PROTAGONISTI Protagonisti: seminari, premi
Tira l’uva da tavola seedless biologica. Cresce la produzione di Canova in Puglia
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segue editoriale
tro, per porsi davvero il primo problema che attanaglia il settore: la perdita di competitività delle sue imprese. Se non affrontiamo questo nodo ormai da troppo tempo irrisolto raccontiamoci pure la grande bellezza, la frutta sexy, la verdura miracolosa, possiamo inventarci tutti gli slogan del marketing che vogliamo, ma rischiamo una reale marginalità sui mercati che contano.
Presentato a Bruxelles il manifesto dei grossisti UE
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stenibilità, di porti, di fiere, di pratiche sleali, di PAC. Unendo contenuti e piacevolezza dello stare insieme, con leggerezza, com’è nel nostro stile. Ancora una volta l’evento dei Protagonisti dell’Ortofrutta dimostra che le energie ci sono, i buoni progetti pure, la voglia di innovare anche. Ma serve una politica nazionale che esca dagli slogan improvvisati, dai luoghi comuni, dalle frasi fatte, dal parlare d’al-
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Fruit & Veg Professional Show 8 9 10 May 2019 Rimini Expo Centre - ITALY Organized by:
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PROTAGONISTI
Protagonisti: seminari, premi ma soprattutto una grande festa Annabella Donnarumma, amministratore delegato di Eurogroup Italia, parte del gruppo tedesco della distribuzione Rewe, si è aggiudicata l’Oscar dell’Ortofrutta
Italiana 2019, a conclusione della giornata dedicata ai Protagonisti del settore, organizzata dalla nostra rivista e dalla società di servizi del Gruppo, la Omnibus Comunicazione, svoltasi venerdì 18 gennaio, all’Hilton Molino Stucky di Venezia. Donnarumma, nell’elezione aperta alle imprese partecipanti alla cena di gala che ha visto la partecipazione di 225 persone, ha distanziato gli altri due componenti della terna presenti nella scheda elettorale, nell’ordine Carmelo Cappello, dell’azienda siciliana Piano Stella, specialiFebbraio 2019
Ad Annabella Donnarumma l’Oscar dell’Ortofrutta Italiana 2019 per il ruolo di ambasciatrice dell’ortofrutta italiana in Germania, alle sue spalle Carmelo Cappello e Alessandro Annibali
I festeggiamenti per la vittoria dell’Oscar da parte di Annabella Donnarumma a conclusione di una votazione alla quale hanno partecipato un centinaio di aziende alle quali era stata proposta una terna tra i dieci Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana 2018, tutti insieme nella foto sopra il titolo
sta di ortaggi di eccellenza, e Alessandro Annibali, titolare della riminese New Factor, che ha promosso un grande progetto per il rilancio della noce italiana. La terna era il risultato di una votazione ristretta ai vertici degli
organismi nazionali di settore (in particolare Marco Salvi di FruitImprese, Paolo Bruni di CSO Italy, Gennaro Velardo di Italia Ortofrutta, Fabio Massino Pallottini di Italmercati) e alla direzione della nostra storica testata (il www.corriereortofrutticolo.it
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PROTAGONISTI
Corriere Ortofrutticolo esce regolarmente dal 1965), titolare dell’iniziativa che si ripete da ormai sette anni in diverse città italiane, che avevano indicato tre personaggi tra i 10 Protagonisti delle copertine del magazine nel corso del 2018, tutti imprenditori e manager di primissimo piano. I risultati sono stati proclamati dal presidente di CSO Italy Paolo Bruni dopo uno spoglio pubblico, molto partecipato, scandito dagli applausi dei supporter dell’uno o dell’altro candidato. In serata un altro premio è stato assegnato, quello promosso dall’Associazione nazionale Donne dell’Ortofrutta dedicato alla memoria di Danila Bragantini e alla valorizzazione dell’innovazione proposta da imprenditrici e donne manager. Tra le sette candidate, selezionate da una giuria con a capo la presidente dell’Associazione, Alessandra Ravaioli, ha vinto Mariapia Paolillo, responsabile della Paolillo srl, azienda ortofrutticola specializzata nella coltivazione e commercializzazione del finocchio fresco italiano e di altri ortaggi. Il premio le è stato attribuito per l’apertura di una linea di cosmetici naturali a base di finocchio. Alla premiazione sono intervenuti il figlio di Danila Bragantini, Stefano Pezzo, presidente di Fruitimprese Veneto, che ha ricordato la figura della mamma, e Marco Salvi, presidente di Fruitimprese, l’associazione Febbraio 2019
di cui l’imprenditrice veronese, scomparsa nel 2014, è stata vicepresidente nazionale per lunghi anni. Nel pomeriggio era assegnato un terzo e ultimo riconoscimento, il premio ‘Green Innovation BPER Banca per la sostenibilità’, consegnato dal direttore territoriale BPER Banca Giancarlo Guazzini a Walter Guerra, ricercatore di livello internazionale, numero uno in Italia nella ricerca varietale sulle mele, direttore dell’Istituto di Frutticoltura di Laimburg, vicino a Bolzano. La giornata dei Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana mai come quest’anno ha visto la presenza delle rappresentanze nazionali del settore, che condividono lo
La settima edizione dell’evento promosso dalla nostra rivista ha registrato una partecipazione record
spirito di un evento che intende mettere in evidenza le professionalità di imprenditori e manager che possono essere portate ad esempio per stimolare la crescita del settore ortofrutticolo italiano. Sono stati infatti presenti a Venezia, oltre ai vertici dei tre storici partner dell’iniziativa ovvero Fruitimprese, Italia Ortofrutta Unione Nazionale e CSO Italy, i massimi dirigenti della cooperazione (Alleanza delle Cooperative Agroalimentari), dei Mercati (Italmercati, Fedagromercati), dell’Associazione delle Regioni Ortofrutticole d’Europa (AREFLH), rappresentanti di Freshfel, di Confagricoltura, del mondo della distribuzione e della logistica, del mondo fieristico, del credito e delle assicurazioni. Presenti anche il vicepresidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo Paolo De Castro, che, presentato dal direttore del Corriere Ortofrutticolo Lorenzo Frassoldati, ha porto i propri saluti prima dell’inizio della parte seminariale, e, in rappresentanza della Regione Veneto, l’assessore Federico Caner, che è intervenuto in occasione della premiazione delle aziende venete, tra cui Ortoromi. Due sono stati i seminari: il primo dedicato alla logistica integrata dell’ortofrutta, il secondo dedicato al rapporto tra distribuzione organizzata e Mercati. Nel mezzo si è svolto un focus sulle buone www.corriereortofrutticolo.it
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pratiche ambientali come valore aggiunto per il consumatore. Il prodotto della giornata, che ha poi caratterizzato i piatti della cena di gala, è stato il radicchio rosso veneto, illustrato dal direttore di OPO Veneto Francesco Arrigoni. L’evento ha visto la partecipazione del Consorzio del Radicchio Rosso di Treviso e di Castelfranco IGP, del Consorzio del Radicchio di Chioggia IGP, di Geofur in rappresentanza del Consorzio del Radicchio Rosso di Verona, e, come partner istituzionale, dell’Autorità del Porto di Venezia. Hanno sostenuto l’iniziativa, in una location tanto prestigiosa quanto suggestiva come il vecchio Molino Stucky (prima azienda veneziana dell’Ottocento), poi trasformata in hotel da Hilton, OPO Veneto, Veneto Ortofrutta, Ortoromi, Sermac, Mister Nut, Fruit 24,
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Valfrutta, BPER Banca, Macfrut 2019, Veronamercato, MAAP, Euler Hermes, My Venice. I partner sono stati Fruitimprese, con il presidente Marco Salvi, Italia Ortofrutta Unione Nazionale, con il presidente Gennaro Velardo, CSO Italy con il presidente Paolo Bruni, Italmercati con il presidente Fabio Massimo Pallottini, Confagricoltura con Fabrizio Marzano, presidente di Confagricoltura Campania, AREFLH, l’associazione delle Regioni Ortofrut-
ticole d’Europa con la presidente Simona Caselli, assessore all’Agricoltura dell’Emilia Romagna, Fedagromercati con il presidente Valentino Di Pisa e il presidente onorario Ottavio Guala. Per la prima volta Alleanza delle Cooperative Agroalimentari è intervenuta a Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana a livello di vertici con il presidente nazionale Giorgio Mercuri e il delegato per l’ortofrutta Davide Vernocchi. A conclusione dell’evento un grazie particolare è andato allo staff di Omnibus per l’organizzazione e a Cesare Bellò di OPO Veneto per essere stato l’elemento determinante per la scelta di una location prestigiosa e affascinante come Venezia. L’ottava edizione di Protagonisti - scelta condivisa e approvata da tutti i partner - si terrà a Genova venerdì 24 gennaio 2020.
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GALLERY/1 - L’OSCAR 2019
Il gran finale di Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana, svoltosi nella sede prestigiosa dell’Hilton Molino Stucky della Giudecca. Lo spoglio dei voti ha dato ragione ad Annabella Donnarumma dopo un testa a testa con Carmelo Cappello di Piano Stella e con Alessandro Annibali di New Factor. Sotto, il passaggio di consegne con Salvatore Secondulfo
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GALLERY/2 - I DIECI PREMIATI
Alessandro Annibali. New Factor (Emilia Romagna) - LA MOTIVAZIONE. Player della frutta secca, ha promosso un grande progetto per il rilancio della noce italiana. L’intraprendenza romagnola, fatta di concretezza ma anche di un’inarrestabile creatività, si ritrova, con l’aggiunta di una solida preparazione economica, anche nel riminese Alessandro Annibali, titolare della New Factor, azienda di riferimento per la lavorazione e la commercializzazione di snack a base di frutta secca e disidratata. L’innovazione in Annibali, come in altri Protagonisti di quest’anno, si mescola alla volontà e alla capacità di valorizzare il territorio. Rilanciare la produ-
zione della frutta secca in Italia è un’impresa ciclopica, anche se si parla di noci, dove la produzione nazionale copre appena il 3% del consumo europeo. Ma Annibali ha messo in piedi il progetto da cui passa il rilancio della noce italiana. Si chiama In-noce, è stato ideato da New Factor che ne è capofila, insieme ad Agrintesa e a nove aziende agricole emiliano-romagnole: sono al momento 260 gli ettari impiantati e saliranno a 300 entro il 2021. E a ottobre Annibali ha inaugurato un impianto all’avanguardia per la lavorazione della noce di Romagna. Riceve il premio da: Simona Caselli, assessore regionale Emilia Romagna.
Carmelo Cappello. Piano Stella (Sicilia) - LA MOTIVAZIONE. Ha viaggiato in Paesi lontani per diventare un pioniere di eccellenze orticole trapiantate in Sicilia che hanno conquistato l’Europa. E’ uno specialista di prodotto. A Piano Stella, i Cappello - perché ci sono anche papà Giombattista (Gio con la o), la sorella Evelina e il fratello Domenico in azienda - fanno pochi prodotti ma li fanno benissimo. Pionieri del datterino hanno portato questo pomodoro a livelli di eccellenza, facendolo conoscere
tra i primi ai consumatori tedeschi, svizzeri e del Nord Europa. Producono il peperone dolce Cornelio dandogli un connotato di qualità superiore. Domenico ha trapianto a Piano Stella ortaggi dell’Estremo Oriente che in Sicilia danno un risultato migliore che nei Paesi di origine e li vende in Europa. L’azienda è su un altopiano suggestivo che guarda il mare. Riceve il premio da: Lorenzo Frassoldati, direttore Corriere Ortofrutticolo.
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GALLERY/2 - I DIECI PREMIATI
Annabella Donnarumma. Eurogroup Italia (Veneto) - LA MOTIVAZIONE. La paladina che si batte per l’ortofrutta italiana in Germania. I tedeschi si sa - hanno regole ferree quando si tratta di combinare qualità e prezzo. La partita, in Germania, per molti prodotti italiani non è facile, soprattutto perché ci sono gli spagnoli che producono tutto a minor prezzo per cui la battaglia, quasi sempre, può essere solo sulla qualità. Rewe, di cui Eurogroup Italia è
la filiale commerciale italiana, ha uffici anche in Spagna. Difendere e promuovere l’ortofrutta italiana all’interno di un colosso della distribuzione come Rewe spetta a una donna: Annabella Donnarumma. Un compito non facile, una figura - la sua - preziosa per le nostre produzioni. Riceve il premio da: Marco Salvi, presidente Fruitimprese.
Walter Guerra. Istituto di Laimburg (Alto Adige) - LA MOTIVAZIONE. Ricercatore di livello internazionale, è il numero 1 in Italia nella ricerca varietale sulle mele. Lo sappiamo bene, sono altri i Paesi che guidano la marcia dell’innovazione varietale nel settore ortofrutticolo. Ancor più questo è vero nell’éra della produzioni a Club che richiedono una integrazione tra ricerca e aziende che in Italia non è ancora sviluppata a sufficienza. C’è un Istituto, tuttavia, che non teme rivali a livello internazionale. E’ l’Isti-
tuto di Frutticoltura all’interno del Centro Sperimentale di Laimburg, vicino a Bolzano. Walter Guerra - non ci facciamo condizionare dal nome, è un altoatesino tutto d’un pezzo - ne è il direttore. Se nelle vallate dell’Alto Adige si primeggia nell’innovazione variatale sulle mele, è anche grazie al lavoro che si svolge a Laimburg in stretta collaborazione con le aziende. Un esempio da seguire. Riceve il premio da: Simona Caselli, assessore regionale Emilia Romagna.
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GALLERY/2 - I DIECI PREMIATI
Salvatore Lotta. OP Campidanese (Sardegna) LA MOTIVAZIONE. Ha valorizzato l’ortofrutta sarda come nessuno prima, promuovendo qualità e territorio. La Sardegna è una bellissima regione ma è chiusa, è a un po’ a parte. Mangiare benissimo in Sardegna, compresa ortofrutta dai sapori unici, è normale. Trovare ortofrutta sarda fuori dall’isola, nei mercati italiani ed europei, non è facile. Ci è riu-
scita la OP Campidanese grazie alla spinta di un dirigente eccezionale, Salvatore Lotta, che ha creato brand che danno al prodotto sardo una identità sui mercati e hanno portato la Campidanese ad essere decisamente leader in Sardegna. Riceve il premio da: Gennaro Velardo, Presidente Italia Ortofrutta.
Fabio Palo. (ritira il premio Mirko Martirani, direttore commerciale) Finagricola (Campania) - LA MOTIVAZIONE. Dalla tradizione al lancio internazionale del pomodoro fresco e trasformato grazie a una forte organizzazione aziendale. Fabio Palo è direttore commerciale di Finagricola, la società fondata dal padre, Gerardo, che è un colosso in Campania. Finagricola è oggi un gruppo all'avanguardia nelle tecniche di produzione e nell’organizzazione
aziendale, contando sulla produzione di 24 aziende agricole della Piana del Sele specialiste in ortaggi e in particolare in pomodorini. Ha recentemente creato un marchio di qualità per i pomodorini freschi e trasformati, ‘Così Com’è’, che sta dando ottimi riscontri anche sui mercati esteri. Riceve il premio da: Fabrizio Marzano, presidente Confagricoltura Campania.
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GALLERY/2 - I DIECI PREMIATI
Remo Paterno. CIO Serene Star (Trentino) - LA MOTIVAZIONE. Ha messo in piedi un’organizzazione forte che difende la frutticoltura di montagna. Una figura particolare, un montanaro di pregio, un alpino. Remo Paterno tiene in piedi una grande organizzazione produttiva, fatta di cooperative e di gruppi importanti come Clementi, radicata principalmente in una regione, il Trentino Alto Adige, nota perché esprime marchi ben noti e diversi da quel-
lo del Consorzio Interregionale Ortofrutticolo: che è Serene Star. Una politica attenta alla gestione ha permesso, grazie alla sua azione, la crescita del Consorzio, la sua espansione in altre regioni come il Veneto e una progressiva affermazione del marchio. Paterno è un paladino della cooperazione senza troppe sovrastrutture, attenta ai problemi veri del settore. Riceve il premio da: Gennaro Velardo, Presidente Italia Ortofrutta.
Rocco Patrì. (ritira il premio Giuseppe Patrì). Eco Farm (Sicilia) - LA MOTIVAZIONE. Pioniere e innovatore, riscopre le varietà autoctone e trasferisce know-how dal vino all’ortofrutta. Eco Farm è una realtà che esprime molto bene la voglia di innovare e crescere della Sicilia. Rocco Patrì, impegnato in azienda fin dagli Anni Settanta, ne è il fondatore. Lo sviluppo è partito alla metà degli Anni Novanta e oggi Eco Farm, organizzata in OP, conta su 1.500 et-
tari di frutteti (primizie frutticole e uva da tavola) nelle province di Caltanissetta, Agrigento e Catania. Tra i progetti di Patrì quello di dare nuova vita commerciale ad alcune varietà antiche della Sicilia e di mettere a punto un’integrazione tra la produzione frutticola e quella vinicola che pure Eco Farm porta avanti. Riceve il premio da: Vincenzo Falconi, direttore Italia Ortofrutta.
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PROTAGONISTI
GALLERY/2 - I DIECI PREMIATI
Elio Pelosin e soci. (ritira il premio Cristiano Detratti della direzione). Ortoromi (Veneto) - LA MOTIVAZIONE. Il player della IV Gamma che nel 2018 ha dimostrato di avere una marcia in più. Ortoromi è un grande successo dell’orticoltura veneta, una realtà che ha saputo cavalcare come poche altre in Italia l’innovazione, passando dalla produzione in campagna alla lavorazione della IV Gamma, all’affermazione di un prodotto nuovo come gli estratti vegetali, alla sfida della V Gamma e dei piatti pronti. Ortoromi è stata la prima in Italia a introdurre gli estratti vegetali costringendo i concorrenti a inse-
guire. Ha mantenuto fede alla sua origine agricola e ha infatti il controllo di una vastissima produzione in serra e in campo aperto. Per la prima volta nel 2018 ha superato la soglia dei 100 milioni di euro di fatturato. E’ una delle aziende di punta che fanno grande e senza eguali in Europa per qualità la IV Gamma italiana. Con Elio Pelosin, un ruolo fondamentale nello sviluppo di questa azienda padovana, hanno avuto i soci Rino Bovo e Giuseppe Senese. Riceve il premio da: Federico Caner, assessore regione del Veneto.
Domenico Sacchetto. Asprofrut (Piemonte) - LA MOTIVAZIONE. A capo della prima OP del Nordovest coinvolge i giovani perché il Piemonte continui a credere nell’ortofrutta. Il Piemonte ha una grande tradizione nella produzione di frutta ma portarla avanti nella globalizzazione dei mercati, della distribuzione, degli stessi marchi commerciali, non è facile. Nella regione esistono noti casi di eccellenza, soprattutto nei settori delle mele e del kiwi. Domenico Sacchetto rappresenta il Piemonte che con or-
goglio porta avanti la produzione di migliaia di coltivatori associati che sono la base del Piemonte ortofrutticolo. L’ortofrutta italiana ha bisogno di loro ma vanno coinvolti nell’innovazione e nella concentrazione dell’offerta. Con Asprofrut Piemonte, Domenico Sacchetto porta avanti questa linea e lo fa promuovendo la presenza dei giovani nelle aziende. Riceve il premio da: Vincenzo Falconi, direttore Italia Ortofrutta.
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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
A Walter Guerra di Laimburg la prima edizione del ‘Green Innovation’per la sostenibilità Cresce l'interesse degli istituti di credito nei confronti del settore agricolo e in particolare ortofrutticolo. Un esempio in tal senso sono i progetti messi in campo da BPER Banca, che punta con decisione sull’agricoltura, dove ha erogato nel 2018 finanziamenti per quasi tre miliardi di euro sui 44 miliardi di euro erogati dal settore bancario su scala nazionale. Sono alcuni dati emersi in occasione dell’edizione veneziana dei Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana. “Il nostro gruppo - ha sottolineato a margine dell'evento Giancarlo Guazzini, direttore territoriale Lombardia e Triveneto di Banca Bper – è vicino al mondo editoriale ed agricolo. Ma crede molto anche nella sostenibilità”. A testimoniarlo è stato il premio ‘Green Innovation – BPER Banca per la sostenibilità’, consegnato da Guazzini a Walter Guerra, ricercatore di livello internazionale, numero uno in Italia nella ricerca varietale sulle mele, direttore dell’Istituto di Frutticoltura di Laimburg, vicino a Bolzano, uno dei dieci Protagonisti 2018 del Corriere Ortofrutticolo. Nel corso dell'evento è intervenuto anche Maurizio Marchesini, product manager Agricoltura di BPER, che ha illustrato la storia
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PROTAGONISTI
GALLERY/3 - IL PREMIO BPER BANCA
Sopra, Walter Guerra riceve la targa del Green Innovation da Giancarlo Guazzini di BPER Banca. Sotto, l’intervento di Maurizio Marchesini
e i numeri del gruppo bancario che oggi può contare su oltre 828 tra sedi e filiali in 69 province di 15 regioni italiane attraverso 10 direzioni territoriali, oltre all'at-
tività proposta dall'Istituto di credito all'interno del settore e alcuni numeri relativi al comparto agricolo su scala nazionale.
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PRIMO PIANO P
CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
PROTAGONISTI
GALLERY/4 - DONNE DELL’ORTOFRUTTA
A Mariapia Paolillo il Premio Danila Bragantini Quella dell’Associazione Donne dell’Ortofrutta è stata la partecipazione più vivace a Protagonisti dell’Ortofrutta 2019. A parte la notevole adesione all’evento, guidata dalla presidente Alessandra Ravaioli (a destra), l’Associazione ha scelto Venezia per l’attribuzione della prima edizione del premio “Danila Bragantini - Donne dell’Ortofrutta” che è stato assegnato a Mariapia Paolillo (a sinistra) per una linea di cosmetici naturali a base di finocchio. Sopra, il momento della premiazione con Paolo Bruni, Marco Salvi e Stefano Pezzo, figlio di Danila e presidente di Fruitimprese Veneto
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PRIMO PIANO P PROTAGONISTI
GALLERY/5 - I SEMINARI
Il seminario sulla logistica integrata, coordinato dal prof. Lanini. Sotto a sinistra, l’intervento di Paolo De Castro
Qui sopra a destra, l’intervento di Claudio Scalise. Sotto, da sinistra: Paolo Fontana, F. M. Pallottini e Renzo Piraccini
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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
PRIMO PIANO P PROTAGONISTI
GALLERY/6 - MISCELLANEA
È stata soprattutto una festa Quella di Venezia non è stata soltanto l’edizione di Protagonisti più affollata, con 225 persone sedute a tavola, ma anche la più vivace. Qui a destra, uno dei siparitetti più esilaranti: Paolo Bruni ‘richiama’ Davide Vernocchi per essere l’unico alla cena di gala ad essersi tolto la giacca. Sotto, il radicchio veneto, al centro della cena e il marchio My Venice, pure tra i sostenitori territoriali
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FIERA MILANO MAY 6>9 MAGGIO 2019 MILANO THE INTERNATIONAL EXHIBITION FOR FRUIT AND VEGETABLE PRODUCERS
in concomitanza con
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N NOTIZIARIO
CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
Intesa con la Cina sulle spedizioni via aerea di agrumi italiani Gli agrumi italiani potranno essere spediti in Cina per via aerea. Il ministro delle Politiche Agricole, Gian Marco Centinaio, ha firmato il 23 gennaio a Pechino due protocolli d’intesa con il governo cinese, uno appunto per gli agrumi, che ora potranno ‘prendere il volo’ verso il primo mercato asiatico, ed uno per le nocciole ed erba medica, due prodotti su cui è stato stretto un accordo bilaterale. “La firma di questi accordi - ha dichiarato il ministro - rappresenta un passo in avanti importante per la nostra agricoltura che può approcciare oggi un mercato dalle grandi potenzialità per le nostre esportazioni. Nel quadro dei nostri rapporti con la Cina, il settore agroalimentare ha un’importanza crescente. Ci siamo impegnati anche a far progredire la nuova trattativa sulle pere. Proseguiamo su questa strada, sostenendo in maniera forte e concreta i nostri produttori”.
Non solo maltempo: mai una crisi così per le clementine e i mandarini Sta per chiudersi una delle campagne più drammatiche per i piccoli agrumi italiani. Problemi in tante zone del Centro-Sud, in particolare in Calabria, dove nei principali bacini produttivi fino al 40-50% delle clementine è rimasto sulle piante. Così CIA-Agricoltori Italiani, che individua nelle anomalie del clima il maggiore responsabile. Prima il caldo autunnale e la domanda debole hanno posticipato le operazioni di raccolta degli agrumi precoci, con conseguente sovrapposizione di calendario alle varietà tradizioFebbraio 2019
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nali. Le violente piogge di novembre hanno poi creato non poche difficoltà di tenuta qualitativa in post-raccolta; infine il brusco calo di temperatura, con gelo e ghiaccio a gennaio, ha condizionato il prodotto tardivo. Anche in Puglia, soprattutto nel Tarantino, la campagna agrumi per mandarini e clementine è stata a tinte fosche, con speculazioni di mercato e grossa presenza di prodotto estero. Il clima ha fatto il resto, con i temporali forti di novembre e dicembre e le gelate successive. Ogni anno si registrano difficoltà per il comparto, a testimonianza che non si tratta solo di crisi occasionali. Il clima anomalo, ormai, non è più un’eccezione ma la normalità e i punti di debolezza emergono in maniera sempre più vistosa. Per questo motivo, la CIA ha chiesto interventi di mediolungo periodo per mettere il set-
tore agrumi nelle condizioni di affrontare le prossime sfide: ristrutturazione del comparto, tramite l’ammodernamento e il trasferimento dell’innovazione, e soprattutto il rinnovamento varietale per un migliore orientamento al mercato; rafforzamento dell’aggregazione e del sistema organizzato, con investimenti anche nella lavorazione e conservazione del prodotto. Il settore si aspetta che si concretizzi al più presto l’impegno assunto a fine 2018 dal sottosegretario Alessandra Pesce per l’attuazione del Fondo agrumi e l’elaborazione del Piano di settore pluriennale. Attenzione va data anche al rischio fitosanitario, legato alla malattia CBS (Citrus Black Spot) e al greening, che potrebbero mettere a rischio la sopravvivenza delle aziende agrumicole italiane.
Secondulfo vince la battaglia legale sull’uva contro Sun World Trevisan & Cuonzo con il socio Vincenzo Acquafredda (nella foto) ha assistito con successo l’organizzazione di produttori ortofrutticoli italiani Secondulfo in un procedimento cautelare proposto dalla statunitense Sun World International LLC (assistita da Jacobacci & Partners) davanti al Tribunale di Roma a tutela dei propri diritti di privativa sulla varietà di uva seedless Sugraone. La causa si inserisce nel filone del contenzioso ‘agritech’ e conferma l’importanza della proprietà intellettuale applicata all’agricoltura che ormai vede fatturati e utili crescenti da parte delle imprese capaci di utilizzare questi nuovi
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strumenti di business. Il procedimento cautelare ha visto l’applicazione di tecnologie d’avanguardia come i test genetici e ha stabilito criteri utili sull’onere della prova nel contenzioso varietale. La OP Secondulfo ha contestato l’attendibilità dell’analisi genetica posta a fondamento della richiesta cautelare di Sun World, sostenendo la mancanza di identità genetica tra il campione di uva analizzata e la varietà protetta Sugraone di Sun World. La OP Secondulfo ha anche chiesto ed ottenuto che la CTU disposta dal Tribunale si limitasse ad eseguire
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l’analisi genetica e morfologica soltanto sulle piante appartenenti al lotto di produzione riportato sulle confezioni di uva contestata. Il Tribunale ha integralmente rigettato le richieste cautelari di Sun World sulla base della CTU che ha escluso la contraffazione sia sotto il profilo morfologico che genetico. Per Vincenzo Acquafredda il provvedimento chiarisce alcuni aspetti significativi in materia di prova nelle cause sulle privative varietali. Il contenzioso riguardante varietà di uva ed altri prodotti (tra cui i noti casi sulla fragola a marchio Candonga®) è in continua crescita e mette in luce l’importanza sempre maggiore della proprietà intellettuale in agricoltura e la necessità da parte dei produttori italiani di investire risorse per dotarsi di portafogli adeguati di varietà vegetali per evitare il dominio delle realtà estere più strutturate.
Diecimila visite al giorno. E ora Frutta Web si lancia nel b2b Frutta Web, la piattaforma di ecommerce ortofrutticolo più grande d’Italia, guarda con attenzione ai clienti business mettendo a punto un servizio di fornitura diretta per il canale del normal trade. Il modello di gestione delle consegne ai consumatori messo a punto da Frutta Web negli ultimi anni ha consentito infatti di raggiungere un’esperienza ed una rete organizzativa e logistica che permette di ampliare la gamma di servizi raggiungendo anche il retail. I negozi specializzati, le piccole catene, i dettaglianti, possono così ordinare i prodotti direttamente da computer, tablet o smartphone, accedendo alla piat-
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Italian Fruit Village. Uno spazio innovativo interamente dedicato all’eccellenza italiana del settore ortofrutticolo. Aziende, Consorzi di Tutela di prodotto IGP, Organizzazioni di Produttori, ristobar, area showcooking e un grande spazio eventi con un fitto calendario di appuntamenti.
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taforma Business di FruttaWeb e riceveranno in breve i prodotti direttamente nei punti vendita. Il modello di gestione unisce alla rapidità e comodità del servizio anche plus qualitativi. “Puntiamo sul servizio - dichiara Marco Biasin, direttore operativo di FruttaWeb - ma anche e soprattutto sulla profondità di gamma. Siamo in grado infatti di consegnare ai clienti business quei prodotti che oggi qualificano il negozio andando a soddisfare le esigenze sempre più complesse dei consumatori. Con la nostra gamma assicuriamo anche ai clienti una qualità di offerta impareggiabile e garantita”. Il servizio business di FruttaWeb si va ad affiancare ai servizi b2c già presenti da qualche anno sul mercato e che nel 2018 sono cresciuti esponenzialmente arrivando a registrare oltre 10 mila visite al sito ogni giorno e più di 40 mi-
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la clienti: risultati importanti per una start up come questa azienda emiliano-romagnola. (Link piattaforma business: https://horeca.fruttaweb.com)
Orsero SpA a Molfetta con la frutta di IV Gamma Orsero SpA ha inaugurato mercoledì 23 gennaio a Molfetta, in provincia di Bari, il nuovo stabilimento dedicato alla preparazione di frutta di IV Gamma. Il nuovo sito - informa una nota aziendale - è stato realizzato in quattro mesi e si estende su una superficie di circa 1.000 mq, è dotato delle più avanzate tecnologie per il taglio della frutta per avere il massimo standard qualitativo, igienico e di sicurezza e allo stesso tempo
mantenere una filosofia di produzione artigianale con attenzione alle qualità organolettiche del prodotto. L’obiettivo è di aumentare la capacità produttiva e servire le aree del Sud. È previsto siano inseriti da 10 a 50 addetti in funzione dei picchi stagionali di attività. Dopo quello di Firenze, lo stabilimento di Molfetta è il secondo dedicato da Orsero alla produzione della IV Gamma di frutta e rientra in un più ampio piano di sviluppo della medesima linea che prevede l’apertura di altri due centri produttivi nel corso del 2019. “Il nuovo stabilimento - ha dichiarato Raffaella Orsero, presidente della società - rappresenta una significativa e ulteriore tappa per noi e si inserisce perfettamente nel piano di sviluppo commerciale del Gruppo che prevede la localizzazione degli stabilimenti di produzione fresh cut in
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zone strategiche che permettono di dare un servizio rapido e capillare sul territorio nazionale, mantenendo un prodotto di alta qualità”. L’iniziativa ha sollevato attese a livello locale. “Oggi è un giorno importante per il nostro territorio - ha detto il sindaco di Molfetta Tommaso Minervini -. Siamo felici che Orsero abbia scelto di investire nella nostra comunità, portando nuovi posti di lavoro e accrescendo la visibilità della nostra città. L’apertura di un nuovo stabilimento è accolta con grande entusiasmo da tutta la popolazione, considerando anche che ci troviamo in un momento di rilancio dell’intera programmazione economica del territorio”. Orsero mantiene la leadership nell’Europa mediterranea per l’importazione e la distribuzione di prodotti ortofrutticoli freschi. Oltre che in Italia, opera in Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Costa Rica e Colombia, secondo un modello di integrazione verticale. In Italia il Gruppo conta più di mille dipendenti ed è presente con una rete di nove magazzini dislocati a Milano, Verona, Firenze, Roma, Bari, Porto San Giorgio, Cagliari e Ispica.
Cultiva cresce nel bio. Pronta la nuova sede in Florida Cultiva conferma il suo ruolo di top player a livello internazionale chiudendo il 2018 con un fatturato globale che ha superato i 60 milioni di euro. Sempre più marcata la vocazione internazionale del gruppo: più del 50% del fatturato, infatti, nasce fuori dal mercato italiano. In Italia la crescita rimane costante a 30 milioni di euro (55% I Gamma, 45% IV Gamma) e l’anno si è concluso con rilevanti traguardi raggiunti: l’acquisizione di nuovi importanti clienti nella GDO e la presenza alFebbraio 2019
Addio a Christian Pohl testimonial della Val Venosta Christian Pohl (nella foto), produttore di mele biologiche della Val Venosta, personaggio autentico ed originale, testimonial del Consorzio Vi.P., è improvvisamente mancato nella notte tra il 23 e il 24 gennaio. Aveva 68 anni. Christian era stato nominato Protagonista dell’Ortofrutta Italiana nel 2015 proprio come testimone di un modo di produrre rispettoso dell’ambiente e come rappresentante di tutto un mondo di coltivatori che producono mele in montagna facendo dell’Alto Adige un luogo eletto per questa coltura e tra i più specializzati al mondo. Un contadino di montagna in rappresentanza di tanti contadini di montagna meritevoli di un riconoscimento perché sostenitori dell’economia e dell’ambiente di un luogo straordinario come la Val Venosta. Quando aveva ritirato il premio, a Matera, nel gennaio 2016, Christian con le sue semplici pa-
role in un italiano che tradiva l’accento della madre lingua tedesca aveva suscitato la curiosità e l’interesse generale ed era stato salutato da un lungo applauso. Credeva nella natura. Nei campi di mele del suo maso si possono ammirare le sue sculture da materiali riutilizzati; aveva installato degli altoparlanti in alcuni filari così da poter sentire musiche e sinfonie, insieme ai suoi alberi; seguiva la tradizione della raccolta notturna delle mele sotto la luna piena. Alla famiglia Pohl e al Consorzio Vi.P. le condoglianze del Corriere Ortofrutticolo.
le principali fiere di settore per il primo anno con uno stand dedicato. Giancarlo Boscolo, presidente di Cultiva, al rientro da Marca 2019 e dalla serata Protagonisti 2019 di Venezia, commenta: “Il 2018 ha visto l’ampliamento delle coltivazioni destinate al biologico - che continueremo ad aumentare - e l’incremento degli investimenti sul sito produttivo di Taglio di Po, oltre al lancio di nuove referenze, sia Bio sia della linea pronti da cuocere. Abbiamo all’attivo, inoltre, diversi progetti di ricerca e sviluppo che continueranno anche nel 2019, sia in campo sia in stabilimento. Centralità delle persone, efficienza, networking e qualità sono i valori su cui continuiamo a fondare il nostro sviluppo nei prossimi anni”. Anche per il 2019 l’azienda conti-
nuerà a puntare sul biologico, con un ulteriore ampliamento delle coltivazioni e degli investimenti in ricerca, e sulle novità di prodotto. La presenza alle più importanti fiere internazionali permette inoltre a Cultiva di monitorare costantemente il mercato e farsi precursore dei futuri trend di consumo, rendendo così l’azienda un osservatorio internazionale privilegiato nel mercato della I e IV Gamma. Le partnership internazionali, infine, prima fra tutte l’accordo con Taylor Farms - il più grande produttore americano di fresh-cut - sono un ulteriore segnale del successo del business model di Cultiva nel mondo. “Questa primavera - annuncia infine Boscolo - inaugureremo la nostra nuova avanguardistica sede in Florida”. www.corriereortofrutticolo.it
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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
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Agnese, agricoltrice Villafontana, Verona
Buono, biologic Buono, biologico, o, fresco! fr esco! Alc Alcee Ner Nero, o, il mar marchio chio del biologic biologico dal frutta verdura fresca. 11978, 978, è anche frutt a e ver dura fr e prodotti Una linea buona e sana: pr odotti biologici che nutr nutrono ono in modo ccorretto, orretto, frutt frutto o di un un’agricoltura ’agricoltura che rispett rispetta a la tterra erra e la ssua ua ffertilità. ertilità. P Prodotti rodotti che cconservano onservano ttutto utto il gusto, vero. gust o, e i sapori, del cibo ver o.
Alce Nero. Agricoltori biologici dal 1978
ATTUALITÀ
CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
LA CRISI DELLE PERE. Preoccupato intervento di Amidei
Un tunnel senza fine Il primo incontro del Comitato di coordinamento dell’Organizzazione Interprofessionale Pera del 2019, tenutosi il 18 gennaio, è stato l’occasione per una riflessione sullo stato di salute del comparto, che non sembra affatto confortante. Si profila una crisi strutturale, annuncia il presidente dell’organizzazione interprofessionale Gianni Amidei, che ha analizzato i problemi sul tappeto. “Non si sta facendo riferimento a questa campagna in particolare, ma alla situazione che sta caratterizzando il comparto pere da diversi anni - afferma Amidei -. In passato a fronte di un’elevata produzione i prezzi scendevano e al contrario, a fronte di un’offerta deficitaria, i prezzi aumentavano, ma in entrambi i casi la redditività del produttore era in qualche Febbraio 2019
Anche in questa stagione i prezzi di vendita in campagna non coprono i costi di produzione. Analisi del comparto nella prima riunione del 2019 del Comitato di coordinamento della OI
Gianni Amidei, presidente della OI Pera
modo garantita, dal prezzo o dalle quantità. Oggi non è più così: nelle ultime annate, nonostante il calo dei quantitativi, il posizionamento dei prezzi non è stato sufficiente a garantire reddito. Se la situazione dovesse persistere è inviabile immaginare l’avvio di una tendenza caratterizzata da espianti che, a fronte di mancati investimenti, peraltro già in atto, avrebbe conseguenze economiche negative per tutto l’indotto della pericoltura. E’ quindi nostra responsabilità porci delle domande sulle cause che conducono a ciò, per poter poi individuare le www.corriereortofrutticolo.it
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Marca supera i 10 mila visitatori In linea con i successi riscossi dal mercato della MDD (la marca del distributore), ininterrottamente dal 2012 a oggi, Marca by BolognaFiere si è conclusa registrando la presenza di oltre 10.100 operatori professionali con un +6% rispetto al 2018 e un incremento del 17% per gli operatori esteri, a ulteriore conferma dell’interesse verso i prodotti made in Italy. “Festeggiamo i primi 15 anni di Marca by BolognaFiere con un bilancio positivo - è il commento di Antonio Bruzzone, direttore generale di BolognaFiere - raccogliendo feedback favorevoli da parte degli espositori, soddisfatti dell’afflusso di visitatori e per l’importanza delle tematiche proposte nei convegni. Marca by BolognaFiere si consolida ulteriormente come appuntamento di networking per la filiera, essere qui è sempre più strategico per chiunque operi nel settore. I convegni e gli studi presentati nei due giorni di fiera hanno illustrato scenari e confrontato tendenze, confermando la manifestazione come luogo in cui si traccia il futuro della MDD. Un aspetto che ci impegna ancora di più, insieme con i nostri partner di ADM (Associazione della Distribuzione Moderna), per le prossime edizioni”.
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Opera, la più grande operazione di marketing sulle pere in corso in Italia
strategie risolutive più adatte”. Amidei sottolinea i motivi dell’imbarazzante situazione della pericoltura italiana, che per tradizione è tra le prime a livello mondiale: “OI Pera oggi identifica ancora quale principale causa la troppa disaggregazione e la conseguente eccessiva concorrenza nell’ambito dello stesso mondo produttivo. La grande distribuzione, che in questi ultimi anni ha denunciato anch’essa sofferenza, è riuscita ad esercitare un potere enorme nei confronti della produzione proprio a causa della troppa frammentazione del settore. Ad aggravare tutto ciò, l’amarezza dovuta alla consapevolezza che i 10 centesimi in più non riconosciuti alla produzione, che in particolari annate possono determinare la sopravvivenza o meno delle aziende agricole, non portano nessun beneficio nemmeno ai supermercati, dal momento che, numeri alla mano, i consumi in questo canale non crescono. “Si deve - continua Amidei - poter immaginare un percorso che porti il mercato al riconoscimento della qualità e del valore delle produzioni, non ci può essere un prezzo slegato da tutto ciò. Tra i compiti più importanti di un’Or-
ganizzazione come la nostra, che riunisce tutte le componenti della filiera, dalla produzione alla commercializzazione, fino alla trasformazione, ci deve senza dubbio essere quello di promuovere tutte le condizioni necessarie alla difesa della competitività delle pere italiane e tra queste spicca certamente un’organizzazione commerciale forte, in grado di porsi sullo stesso piano rispetto alla GDO. Dobbiamo poi imparare anche a comunicare al consumatore il valore e la salubrità delle nostre produzioni. L’Italia vanta un primato importantissimo, che troppo spesso nessuno conosce: sulla base degli ultimi dati del ministero della Salute praticamente il 100% della produzione italiana di ortofrutta è risultata rispondente ai requisiti di salubrità imposti dall’Unione Europea, contro una media europea che, seppur contenuta, vede l’1,6% dei prodotti non conformi. Il biologico, che negli ultimi anni si sta sviluppando in modo significativo, rispecchia senza dubbio queste caratteristiche, ma non sono da meno le pere convenzionali che in Italia sono prodotte interamente seguendo i rigidi disciplinari della produzione integrata e quindi sufficienti a garantire salubrità e sicurezza delle produzioni, con un occhio molto attento alla sostenibilità ambientale”. E così il presidente dell’OI conclude: “Anche se non può svolgere attività commerciale, l’OI Pera può essere uno strumento importante per aiutare lo sviluppo di tutti questi processi, attraverso progetti di comunicazione, di promozione, lo scambio di informazioni e soprattutto attraverso la costruzione di una sinergia fra mondo produttivo, istituzioni e grande distribuzione. Ma anche nell’ambito dell’OI Pera serve un impegno responsabile e la volontà anche economica di tutti per portare avanti progetti per ricostruire il mondo di una delle più importanti eccellenze italiane”. Febbraio 2019
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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
Mele, mercato più stabile nonostante l’incognita polacca Assomela ha analizzato l’andamento del mercato nella prima parte della stagione melicola. Ad inizio dicembre la produzione italiana di mele era ormai definitiva, il raccolto consuntivo è stato leggermente superiore a quanto stimato in agosto (2.264.081 tonnellate contro 2.199.526), ma la quantità di mele a disposizione per il mercato fresco si è fermata a 1.954.736 tonnellate, cifra inferiore alla media degli anni precedenti. E’ comunque una produzione regolare per l’Italia, dopo quella anomala del 2017-2018, con una quota destinata alla trasformazione di circa il 14% (invece del fisiologico 10-12%), dal momento che alcune aree sono state colpite da forti grandinate o dagli effetti della siccità. Dal punto di vista regionale, l’Alto Adige ha fatto registrare una produzione inferiore alla media, mentre per il Trentino il raccolto è stato particolarmente importante. E’ cresciuta in maniera evidente la produzione del Piemonte, dove i melati hanno sostituito negli ultimi anni impianti di kiwi e drupacee. Dal punto di vista varietale, Assomela registra un calo o una stabilità delle varietà tradizionali (Golden e Fuji), ed un aumento deciso delle nuove varietà che sfiorano le 150 mila tonnellate. In generale in questa campagna, la qualità dei frutti in termini di gusto, calibro e colorazione si presenta molto buona. La produzione europea, ferma restando la difficoltà ad avere a disposizione dati certi per la Polonia, dovrebbe essere di poco superiore al 13 milioni di tonnellate. Al 1° gennaio 2019 le giacenze di mele in Italia ammontavano a 1.328.850 tonnellate, in linea con la media delle annate precedenti, con un decumulo regolare che Febbraio 2019
Positivo in generale il trend delle nuove varietà mentre quelle tradizionali stentano a trovare quotazioni adeguate. Destinato alla trasformazione il 14% del prodotto. Resta il vuoto della Russia
Anche in casa Melinda c’è cauto ottimismo Cauto ottimismo in casa Melinda dopo la presentazione dei dati di bilancio di previsione di fronte all’assemblea dei 300, composta da tutti i consiglieri delle 16 Cooperative che compongono il Consorzio, alla presenza tra gli altri del presidente Michele Odorizzi e del direttore generale Paolo Gerevini. I tecnici di Melinda hanno previsto un valore di 0,401 euro al chilogrammo distribuibile al socio per ogni chilogrammo di mele conferito. Comprendendo anche l’industria nel conferimento il valore si attesta a 0,382 euro/kg. Il dato risulta in crescita rispetto alle ultime due annate agrarie paragonabili: il 2014/2015 (liquidato ai
soci una media di 0.313 euro kg) e il 2015/2016(0.362 euro/kg). Per quanto riguarda i volumi, la produzione di Melinda è stata da record: 443.600 tonnellate, superiore all’annata super del 2014 che si era fermata a 421.740 tonnellate. Le caratteristiche qualitative delle mele Melinda raccolte in autunno sono giudicate generalmente buone. I vertici del Consorzio rilevano che in Europa i consumi sono in lieve ma continuo calo a fronte di un trend produttivo in aumento e che i mercati extraeuropei sono in forte pressione e fanno di conseguenza registrare prezzi generalmente in calo.
porta le vendite ad un totale dall’inizio della stagione di 625.886 tonnellate. Assomela evidenzia anche in questa annata un buon trend delle varietà più recenti, mentre le varietà più tradizionali incontrano più difficoltà a mantenere le tradizionali quote di mer-
cato. Fin dall’inizio della stagione, l’annuncio di una produzione tra le più alte di sempre ha condizionato le quotazioni, con la presenza di mele polacche nel mercato europeo ad un costo decisamente competitivo. Le vendite sono state abbastanza regolari, www.corriereortofrutticolo.it
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ATTUALITÀ
ma i prezzi hanno risentito di un’offerta elevata non solo in Italia, ma anche all’estero, dove la competizione degli altri produttori europei si fa sentire. In Italia, che può vantare una produzione di qualità e un’ampia gamma di varietà, sarebbero opportune almeno due azioni, avverte Assomela: privilegiare l’acquisto di prodotto di origine nazionale e negoziare con più convinzione l’apertura di nuovi mercati, in particolare con una azione più convinta da parte delle autorità ministeriali, cosa che i produttori di mele, così come altri, ripetono inascoltati da anni. Dalla chiusura del mercato russo nessun nuovo mercato è stato aperto alle mele italiane ed i mercati nordafricani, diventati negli anni fondamentali, presentano, per varie ragioni, condizioni difficili che impediscono il raggiungimento dei volumi storici. Sebbene gli operatori abbiano lavorato con impegno alla creazione di nuovi sbocchi commerciali - vedi Vietnam, Taiwan e Thailandia - tutto è ancora fermo senza destare particolare preoccupazione da parte delle autorità competenti. Il settore resta peraltro - sostiene Assomela - abbastanza fiducioso, sia per un quadro produttivo nazionale migliore rispetto ad altri Paesi, sia per una qualità del prodotto italiano soddisfacente, che unitamente alla professionalità delle organizzazioni di produttori aiuterà ad affrontare i mesi venire. Assomela associa le OP VOG (Marlene), VIP, VOG Products e il Consorzio FROM della provincia di Bolzano; Melinda, la Trentina e Mezzacorona della Provincia di Trento; OP Nord Est della Regione Veneto, Melapiù della Regione Emilia Romagna, Rivoira e Lagnasco della Regione Piemonte, Friulfruct del Friuli Venezia Giulia e Melavì della Regione Lombardia, per una produzione complessiva pari all’80% della produzione italiana.
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Bologna: gli ortaggi in perdita strutturale Una ricerca universitaria compiuta sugli ultimi tre anni ha confermato che in assenza di un cambio complessivo di strategie alcune produzioni orticole non possono dare reddito Ammonta ad almeno due milioni di euro l’anno, la perdita subìta dai produttori di ortaggi emiliano-romagnoli nell’ultimo triennio. È quanto emerge da una ricerca sul prezzo equo presentata il 24 gennaio alla Scuola di Agraria e Medicina Veterinaria dell’Università di Bologna, promossa dal Consorzio Agribologna e condotta dal dipartimento di Scienze e tecnologie agroalimentari dell’Alma Mater. L’indagine, condotta su un campione di 17 aziende orticole (12 emiliane e 5 romagnole per una superficie complessiva di 485 ettari ed una produzione lorda vendibile di oltre 13 milioni di tonnellate di ortaggi), ha messo a confronto i costi di produzione di sette ortaggi, ossia cetriolo, lattuga Gentile, Romana, Trocadero; melanzana e zucchino chiaro e scuro, con i prezzi applicati da alcuni tra i principali ortomercati italiani, ossia Bologna, Padova, Milano e Rimini. Il risultato è che, nell’ultimo triennio, sono stati tutti venduti al di sotto dei costi di produzione con un differenziale che si assottiglia per le lattughe (pagate dai 2 ai 20 centesimi in meno al chilo) che rappresentavano il 42% del campione, e che arriva fino a 27 o a 33 centesimi in meno al chilo rispettivamente per cetrioli e melanzane. All’incontro hanno preso parte anche Claudio Mazzini, responsabile Freschissimi di Coop Italia e Gianmarco Guernelli, responsabile Ortofrutta di Conad. “Dobbiamo tenere presente - ha precisato Lauro Guidi (nella foto), presidente di Agribologna - che qui stiamo parlando della produzione
di beni essenziali perché servono per l’alimentazione. Non si può andare avanti con questi squilibri. Non c’è cosa più semplice dello scomporre una catena del valore e analizzarla da tutti i punti di vista. Oggi già sappiamo, ad esempio, che ci sono alcuni anelli di inefficienza legati alla fase logistica o a quella delle rotazioni nei magazzini o nelle piattaforme. Si può iniziare a lavorare da qui. Adesso il passo successivo è agire. Non solo tramite accordi tra privati ma anche attraverso l’intervento della politica. Allo stato attuale, ad esempio, è in corso una revisione dei rapporti commerciali sul fresco e freschissimo con una Direttiva della comunità UE che si trasformerà il legge. Lo squilibrio nei rapporti tra grande distribuzione e produttori, determinato da una grande concentrazione da un lato e da una spiccata disaggregazione dall’altro, è evidente e va tenuto in considerazione”. “Ricerca e innovazione sono variabili che hanno consentito sino ad oggi agli agricoltori di competere in questo settore - ha commentato il curatore della ricerca, Luigi Vannini, ordinario di Economia e politica agraria -. ma in un contesto di mercato contraddistinto da nuove dinamiche possono non bastare più”. (m.l.) Febbraio 2019
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Sant’Orsola investe. Ad aprile pronto il nuovo stabilimento Ha un cuore nuovo Sant’Orsola, la cooperativa di Pergine Valsugana, in provincia di Trento, tra i leader in Italia nel settore dei piccoli frutti. In aprile Sant’Orsola inaugurerà il nuovo stabilimento (nella foto) all’interno del Villaggio dei Piccoli Frutti, progetto industriale che dà vita al distretto italiano del settore, presidiato dalla cooperativa, nata nel 1979. Il Villaggio dei Piccoli Frutti, del valore di 40 milioni di euro, è esteso su 16,5 ettari di superficie. Risponde a logiche strategiche di lungo periodo, con l'obiettivo della crescita ulteriore e continua della quantità e qualità che il mercato già da tempo riconosce al marchio Sant'Orsola, forte del patrimonio di conoscenze derivate dalla continua attività di ricerca e sperimentazione praticata nel tempo. Nel Villaggio dei Piccoli Frutti si è dato ampio spazio ai campi per la sperimentazione e la ricerca dotati di serre calde e collegati con i laboratori per i controlli costanti della qualità, aree vivaistiche e spazi dimostrativi per i visitatori. Ampie sono le Febbraio 2019
La cooperativa trentina, leader in Italia nei berries, cresce dentro una logica di distretto produttivo che ha già dato vita al Villaggio dei Piccoli Frutti. Altamente tecnologica la nuova struttura superfici dedicate alla logistica. Nel Villaggio è sorto il nuovo stabilimento su 5,5 ettari di superficie, capace di moltiplicare gli spazi operativi oggi a disposizione della cooperativa. Contribuirà ad implementare la produzione, che nel 2018 ha superato le 5.500 tonnellate ed il suo valore, calcolato in 60 milioni di euro per il medesimo periodo. Entrambi i numeri sono superiori a quelli del 2017. Al suo interno, lo stabilimento dispone di un sistema di conservazione avanzato, formato da 157 celle personalizzate, in grado di stoccare fragole e piccoli frutti a seconda delle loro varietà e caratteristiche. Tutto ciò consentirà di offrire al mercato frutti di freschezza e fragranza elevate. I settori dedicati alle lavorazioni ed al confezionamento sono dotati di macchinari di ultima generazio-
ne. Ogni funzione interna allo stabilimento risponde ad un rigido controllo dei consumi energetici, favorito dalle coperture complessive in alluminio, dai particolari materiali introdotti e dai cervelli tecnologici messi in rete. Nel frattempo Sant'Orsola ha puntato con decisione alla capitalizzazione a livello finanziario per sostenere progetti strategici. Ha sfruttato al massimo le conoscenze acquisite nelle sperimentazioni compiute in terreni dedicati, riversando i risultati ottenuti ai soci e diffondendo quindi conoscenza. Garantisce piccoli frutti per l’intero arco dell'anno; presidia l'intera filiera, dalla ricerca ai campi coltivati, dalla GDO, ai Mercati ortofrutticoli, all'estero e ha implementato l'organico assumendo tecnici ed esperti capaci di guidare e supportare il futuro della cooperativa. www.corriereortofrutticolo.it
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FRUIT LOGISTICA 6|7|8 FEBRUARY 2019 BERLIN HALL 2.2 STAND A04
L’economia L’economia cir circolare colare di CPR S System: ystem: un modello di v valore alore nel rispett rispetto o dell’ dell’ambiente ambiente La cassetta CPR System nasce nello stabiliment stabilimento o di Gallo do dove, ve, una volta volta stampata, viene movimentata movimentata per trasportare trasportare l’ortofrutta l’ortofrutta nei div diversi ersi p punti unti vvendita endita dei supermer supermercati. cati. &C SWK XGTTȃ RQK TKVKTCVC G VTCUHGTKVC PGK OCIC\\KPK G EGPVTK FK NCXCIIKQ RGT TKEQOKPEKCTG KN UWQ XKCIIKQ ƒPEJȋ C ƒPG XKVC UCTȃ TKITCPWNCVC RGT RTQFWTTG PWQXG ECUUGVVG &C SWK XGTTȃ RQK TKVKTCVC G VTCUHGTKVC PGK OCIC\\KPK G EGPVTK FK NCXCIIKQ RGT TKEQOKPEKCTG KN UWQ XKCIIKQ ƒPEJȋ C ƒPG XKVC UCTȃ TKITCPWNCVC RGT RTQFWTTG PWQXG ECUUGVVG ULGXFHQGR OH OH HPLVVLRQL HPLVVLRQL di anidride É questo questo il sitema virtuoso virtuoso di CPR System System EJG EJG IGUVKUEG IGUVKUEG NNŨKPVGTQ ŨKPVGTQ R RGTEQTUQ GTEQTUQ F FGK GK R RTQFQVVK TQFQVVK HYLWDQGR HYLWDQGR O̵LPPLVVLRQH O̵LPPLVVLRQH GL GL ULͤXWL ULͤXWL QHOO̵DPELHQWH QHOO̵DPELHQWH ULGXFHQGR FFDUERQLFD H LO WUDIͤFR GL PH]]L VX UXRWD .C RKNNQNC XGTFG KP EQPVKPWC TKIGPGTC\KQPG ȋ KN RGTPQ UW EWK UK HQPFC KN SISTEMA. DUERQLFD H LO WUDIͤFR GL PH]]L VX UXRWD .C RKNNQNC XGTFG KP EQPVKPWC TKIGPGTC\KQPG ȋ KN RGTPQ UW EWK UK HQPFC KN SISTEMA. 0 GN UWQ XKCIIKQ FK EQORQUK\KQPG G UEQORQUK\KQPG ȋ ULFLFODELOH 6(035(, 0 $, XQ ULͤXWR. 0GN UWQ XKCIIKQ FK EQORQUK\KQPG G UEQORQUK\KQPG ȋ ULFLFODELOH 6(035(, 0$, XQ ULͤXWR.
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MONDO
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MERCATO TEDESCO. Tra innovazione e strapotere dei discount
Una Germania diversa Tempo di Fruit Logistica, tempo di Germania. Il mercato tedesco continua ad importare ortofrutta come nessun altro Paese in Europa: sono intorno ai 10 milioni di tonnellate l’anno o poco meno e per più della metà si tratta di frutta. L’Italia è il terzo Paese fornitore, preceduto da Spagna e Olanda. Ma mentre i due Paesi competitor crescono nelle loro quote di mercato, noi perdiamo quote o teniamo a fatica. L’export italiano complessivamente supera il milione 100 mila tonnellate in totale. Nel 2017 abbiamo
perso circa il 4% sul 2010 e il 5% esatto sul 2004. L’ultimo dato a disposizione, quello al 31 ottobre 2018, parla di 980 mila tonnellate, sostanzialmente in tenuta rispetto ai primi dieci mesi del 2017. Una quota altissima dell’export italiano è rappresentata dalla frutta fresca, che ha raggiunto la Germania nel 2017 con ben 824.500 tonnellate. Al di là dei dati, c’è un clima e un mercato nuovo con cui le nostre produzioni devono misurarsi sul principale mercato europeo.
Italia terzo fornitore ma dobbiamo presentarci in un modo nuovo Mariangela Latella Innovazione di prodotto, boom di bio e biodinamico e offerta ad alto contenuto di servizio come quella della IV Gamma. Sono queste le nuove chiavi di accesso al mercato tedesco che negli ultimi dieci anni è cambiato radicalmente. D’altro canto si è assistito ad una guerra interna tra insegne avviata dalla crescita dei diFebbraio 2018
Il consumatore tedesco è disposto a dare valore al prodotto innovativo mentre per tutti gli altri vige come unico criterio il prezzo. Guerra al ribasso tra i discount
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Gerhard Dichgans, direttore di VOG, Giacomo Suglia, presidente di APEO, Francesco Arrigoni, direttore di OPO Veneto
scount, a partire da Lidl e Aldi, che se ha fatto aumentare quote della distribuzione organizzata a scapito dei rivenditori tradizionali, ha anche dato il via ad una corsa al ribasso dei prezzi erodendo, progressivamente, le marginalità di quello che era certamente uno dei mercati più premianti d’Europa e che resta comunque il primo mercato europeo per il consumo di frutta. In Germania cresce la produzione di mele e dunque chi esporta deve confrontarsi con la concorrenza del prodotto locale. Per crescere , il made in Italy deve puntare sul fronte dell’innovazione. “Il mercato tedesco - ci spiega Gerhard Dichgans, direttore del consorzio altoatesino VOG - per noi rappresenta il secondo mercato di sbocco, dopo l’Italia, ma negli ultimi dieci anni è in calo del 7%. La Germania produce circa un milione di tonnellate di mele e soddisfa il fabbisogno interno per il 55%. Signifca che il nostro export serve a completare l’assor-
timento locale, con Gala, Braeburn, Granny e - sempre di più con Pink Lady. E per crescere, puntiamo su alcune proposte veramente innovative, come Envy, Yello e Kanzi e tutto il range delle mele biologiche”. “Anche i tedeschi stanno accusando i colpi della crisi - precisa Giacomo Suglia, presidente di APEO, l’Associazione dei produttori e esportatori ortofrutticoli pugliesi -, il loro potere di acquisto si è ridotto. La Germania è diventato un mercato impegnativo nonostante rappresenti ancora una piazza fondamentale per noi italiani. Tra le zavorre principali che ci penalizzano, ci sono i nostri costi a monte che sono superiori anche del 20% rispetto alla concorrenza su quel mercato”. “Uno dei competitor più ingombranti - spiega Francesco Arrigoni direttore di OPO Veneto che in Germania esporta soprattutto radicchio di Chioggia e di Castelfranco - è la Germania stessa che, per via del cambio climatico, è
riuscita ad estendere di tre mesi la stagionalità dei propri prodotti che, naturalmente, sono preferiti. Stiamo parlando in ogni caso di un mercato che tende a ridurre la marginalità e anche il canale Horeca è diventato meno appetibile. Sicché ci stiamo guardando intorno, come un po’ tutti gli altri produttori, anche in considerazione della particolare tipologia di radicchi che proponiamo”. Uno dei Paesi obiettivo è diventata la Polonia con il suo canale Horeca. “Da uno studio effettuato - precisa Arrigoni - emerge che l’incidenza della spesa in verdure delle famiglie polacche al ristorante è molto bassa. È un mercato tutto da sviluppare anche perché, nonostante il basso potere di acquisto, per un ristorante non fa molta differenza comprare una cassetta di ortaggi a 3 euro al chilo o comprarne una di radicchi di Treviso a 5. Stiamo pensando di sviluppare delle attività di formazione/comunicazione con gli chef”. In dieci anni, è cambiato necessa-
UK a rischio dopo la rottura sulla Brexit Cambio fluttuante come una variabile impazzita, rischio di limiti, di dazi, clima generale di incertezza, anche a Londra, nella GDO per esempio, che ha fatto presente al governo il rischio di restare con gli scaffali semivuoti vista la mole di alimenti che tradizionalmente arriva dai Paesi UE. La Brexit è più complicata dopo che il 15 gennaio il Parlamento britannico ha respinto l’accordo che era stato raggiunto con Bruxelles e già approvato dal Consiglio euro-
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peo. Commenta il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti: “Per l’agricoltura italiana il recesso del Regno Unito senza un accordo è lo scenario peggiore possibile. Dal 30 marzo assisteremo ad un forte rallentamento nel flusso delle esportazioni agroalimentari destinate al mercato britannico. Il Regno Unito è il nostro quarto mercato di sbocco, con vendite annuali di 3,5 miliardi di euro. Va fatto ogni sforzo per evitare il peggio”.
Febbraio 2018
MONDOFLASH
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Ilenio Bastoni, direttore generale di Apofruit, Giovanni Gullino dell’omonima ditta piemontese e Natale Gallo di Agricor
riamente il fronte dell’offerta perché la logica del prezzo imposta dai discount sta ridisegnando anche i format della GDO tedesca. “Da un paio d’anni - afferma Giovanni Gullino, direttore generale della Gullino export Srl che sul mercato tedesco invia dal 3 al 5% del suo export - la Grecia sta crescendo molto con i kiwi verdi in tutte le principali catene sia supermercati che discount, eccetto che per i segmenti premium. A parità di prezzo, all’Italia è richiesto qualcosa di più sulla qualità. Per questo stiamo cercando di recuperare il gap spingendo sul bio, che l’anno prossimo arriverà al 50% delle nostre superfici, e sul biodinamico che arriverà al 20% in 3 anni”. Rimane stabile in Germania il giro d’affari di Apofruit che, per mantenere la sua posizione, sta cavalcando i cambiamenti spingendo sul bio e sul contenuto di servizio. “Vendiamo uva senza semi convenzionale - spiega il direttore generale Ilenio Bastoni - nei canali tradizionali dei mercati all’ingrosso con il marchio Solarelli. Mentre per la vendita diretta alle catene della GDO, sia per prodotto a marchio nostro che per la private label, rispettivamente 40 e 60%, il cliente ci richiede sempre più garanzie sull’assenza di residui e sulla fornitura di un prodotto ad alto valore aggiunto. Quest’ultimo è un segmento decisamente in crescita”. Il boom del bio ha portato il Gruppo Mazzoni a costituire, 20 Febbraio 2018
anni fa, un’azienda espressamente dedicata, la Veritas Biofrutta che sul mercato tedesco ha trovato uno dei suoi principali driver di crescita. “Abbiamo creato un marchio che si chiama Very Bio sottolinea Silvia Carpio Mazzoni, impegnata nel new business development del gruppo - ma il 70% del prodotto bio inviato alle catene viene venduto a marchio del distributore. La forbice con il convenzionale è del 30% in più ma stiamo parlando ancora di una nicchia del nostro giro d’affari. Il nostro plus, che è certamente importante per il mercato tedesco, è il controllo di tutta la filiera, dalla ricerca varietale ai vivai fino alla logistica e al servizio”. Uno dei prodotti tipici del made in Italy che ha perso progressivamente terreno sugli scaffali tedeschi è l’uva da tavola, in particolare quella con semi come l’Italia e la Vittoria, che hanno ceduto il passo a quelle senza semi di varia provenienza. Su questo trend ha inciso anche la perdita di peso degli Ortomercati. “Dieci anni fa vendevamo il 99% del nostro export all’ingrosso - ricorda Giovanni Bellassai, produttore di Mazzarrone – mentre adesso con i grossisti facciamo il 20-25% del fatturato. Oggi ogni quattro pedane di uva senza semi venduta, ne vendiamo una con semi. A questo si aggiunga che gli egiziani, per fare solo un esempio tra i competitor, offrono uva da tavola ad un prezzo fino al 40% inferiore al nostro. Non ci resta che puntare sul-
l’originalità e l’autenticità delle uve tradizionali. Questa è almeno la nostra attuale strategia”. In crisi strutturale le clementine di Calabria, che a causa della quasi totale assenza di aggregazione tra produttori sono praticamente sparite dagli scaffali tedeschi. “Quest’anno - spiega Natale Gallo che guida l’OP di Corigliano Agricor - sono presente a Fruit Logistica per la prima volta come visitatore. Sono certo, però, che alla fine di questa campagna disastrosa, si inizierà a parlare di organizzazione e aggregazione produttiva. Non si può andare avanti a vendere un prodotto a 0,65 euro al chilo quando ce ne vogliono 80 per produrlo”. In controtendenza, rispetto ad un andamento problematico pressoché generalizzato, il gruppo genovese Rk Growers, sta crescendo sul mercato tedesco anche grazie all’acquisto di Iberiana Frucht GmbH. “Con la realizzazione del 35% del fatturato del nostro export - afferma Carlo Lingua, alla guida del Gruppo –, circa 30 milioni di euro, la Germania è il nostro principale mercato di sbocco. Nonostante questo risentiamo del pressing della concorrenza dei Paesi emergenti che vengono a chiederci, ad esempio, i diritti di commercializzazione di alcune varietà che abbiamo in esclusiva. Tra le sfide che abbiamo davanti quella lanciata dagli esportatori turchi che sono in grande ascesa da alcuni anni e si presentano con costi risibili rispetto ai nostri”. www.corriereortofrutticolo.it
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COPERTINA PROTAGONISTI
MARCO E GUALTIERO RIVOIRA. La forza del colosso piemontese
Lanciati verso il futuro Antonio Felice Fuori una provincia periferica, tagliata fuori dalla grande viabilità, con il casello autostradale di Asti a 82 chilometri; dentro una realtà da Silicon Valley. Il magazzino di Falicetto di Verzuolo della Rivoira Giovanni e Figli SpA, con una capacità produttiva ‘spaventosa’, qualcosa come 35 e più tonnellate l’ora e 60 mila tonnellate l’anno, ha pochi eguali al mondo per le tecnologie adottate nella lavorazione dell’ortofrutta. E non è l’unica sorpresa che si incontra in questo angolo di Piemonte di antica tradizione ortofrutticola. I Rivoira non perdono un colpo: tre generazioni, tre storie di crescita e di successi, sostenuti dalla tenacia dei piemontesi ma soprattutto da uno straordinario spirito di iniziativa. Dal nonno Giovanni, il fondatore, ai figli MiFebbraio 2019
Dopo il grande successo di Ambrosia, i due cugini che gestiscono il Gruppo Rivoira sono decisi ad aprire una pagina nuova nel mercato delle mele: oltre le varietà la sfida del gusto
Selezione delle mele Ambrosia nello stabilimento di nuova generazione del Gruppo Rivoira a Falicetto di Verzuolo. Sopra, Gualtiero e Marco Rivoira
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chelangelo, 77 anni, e Pietro, 76, ai nipoti Marco, figlio di Pietro, e Gualtiero, figlio di Michelangelo, i Rivoira hanno sempre fatto crescere l’azienda e articolato il loro business avendo come riferimento l’innovazione e come scenario il mondo. Va detto anche che non ci tengono a farlo sapere. I cugini Marco, 45 anni, e Gualtiero Rivoira, 50, forti dell'esempio che hanno ricevuto e del confronto continuo con i genitori, hanno dato una spinta notevole al Gruppo Rivoira, attenti al core-business ma anche a sviluppi in nuovi settori di attività e, particolare non secondario, hanno una visione comune, vanno d’accordo. Li abbiamo incontrati nello straordinario impianto di Falicetto, che abbiamo visitato rimanendo davvero sorpresi, in particolare nell’osservare il lavoro dei carrelli automatici in radio frequenza del grande magazzino di precalibratura dove tutto si svolge automaticamente con due soli tecnici alla plancia elettronica di controllo, ma anche nell’osservare la precisione in cui tutte le fasi si svolgono con l’obiettivo di dare un prodotto e un servizio di qualità nei tempi più rapidi possibili. Abbiamo scoperto l’acqua calda? No, perché qui c’è tutto un fermento di creatività e ci sono delle piccole cose da scoprire che poi sono le più grandi. Cominciamo da queste ultime. “Lo sviluppo importante dell’attività del nostro Gruppo - raccontano Marco e Gualtiero Rivoria si è avuto a partire dagli Anni Ottanta. Il nonno diceva ai nostri genitori: fate come volete e loro lo hanno fatto. Noi cugini abbiamo un legame forte, anche nella vita privata, e ciò ci ha permesso di lottare, partendo dalla gavetta, proprio dal lavoro di magazzino, e alla fine di sviluppare ulteriormente l’azienda. Abbiamo dovuto dimostrare che eravamo all’altezza e potevamo farcela. Così è stato. La Rivoira è triplicata”. In che modo?
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“Abbiamo ampliato la rete di vendita. Vendiamo ovunque, in ogni angolo del mondo. In 18 anni, quindi dall’inizio degli Anni Duemila, siamo passati da 2.000 a 6.000 vagoni di mele. Ciò è stato possibile ampliando la produzione, puntando sulle varietà classiche prima e sul rinnovamento varietale poi. Abbiamo acquistato diritti varietali per fare prodotti esclusivi, da premium price. Contiamo su 10 varietà di mele, in 5 anni intendiamo avere l’80% del prodotto in esclusiva, lasciando
Dal 2000 la vendita delle mele del Gruppo è triplicata. Ambrosia rappresenta il 35% del giro d’affari nel settore ma si stanno sviluppando Crimson Snow, Kissabel e le mele snack
ad altri le varietà classiche”. Il vostro fiore all’occhiello, se parliamo di mele, è l’Ambrosia… “Abbiamo scoperto questa varietà di origine canadese nei primissimi Anni Duemila, l’abbiamo prodotta dal 2006 e commercializzata dal 2008. In Canada avevamo avviato una partnership, ottenendo in esclusiva i diritti per l’Europa e il Nordafrica, e per dare vita insieme a una storia importante. Oggi Ambrosia è un prodotto conosciuto in tutta Europa, è il primo Club europeo per le mele subacide. Non è stato facile, Ambrosia non è una varietà facile, c’è voluto tempo. Oggi rappresenta il 35% del nostro giro d’affari nel settore mele, conta su 400 ettari in Piemonte e su 200 in Val Venosta”. E avete nuovi progetti nelle mele. Di alcuni si è parlato molto, mi Febbraio 2019
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PROTAGONISTI Il nuovo stabilimento del Gruppo è ad altissima automazione. Nella pagina di sinistra i carrelli automatici in radio frequenza al lavoro nel reparto di pre-calibratura. Gualtiero e Marco Rivoira hanno intrapreso la strada della produzione in esclusiva
riferisco alle varietà brasiliane. “Innanzitutto stiamo sviluppando in Europa con Clementi e Sanifrutta la Crimson Snow, che si raccoglie tardiva come Pink Lady, regge bene la frigoconservazione ed è valida anche d’estate. Siamo con NovaMela nel progetto Kissabel per lo sviluppo delle mele a polpa rossa. Siamo in rete con altri produttori europei per le mele snack. Ma certamente è il progetto brasiliano, lanciato fuori dai Club, quello più innovativo tra quelli in cui ci stiamo impegnando”. Un progetto che esce dagli schemi, che vuole aprire una pagina nuova nel mercato delle mele. “Sì, guarda al gusto, alla polpa, indipendentemente dalla varietà. Il mercato si può dividere in tre grandi ambiti per ciò che veramente conta, il gusto. Abbiamo mele acide come Granny, mele biFebbraio 2019
lanciate come Kanzi, mele subacide, che sono la nostra scelta, che sono qualcosa come il 50% di quello che la gente vuole comperare. Abbiamo acquistato i diritti per tutto il mondo di tre varietà brasiliane con le medesime caratteristiche: extra-sweet con polpa light, croccante, succosa, rinfrescante. Sviluppiamo il progetto e il brand con tutti i nostri partner e abbiamo incassato le prime manifestazioni di concreto interesse. Le varietà si distinguono per epoca di raccolta, e questo è un vantaggio per il produttore, che può decidere quando produrre. Siamo partiti individuando una prima varietà, che ci ha coinvolto perché molto affine ad Ambrosia ma più facile a livello produttivo e con una colorazione più importante. Poi abbiamo individuato le due varietà sorelle”. Cambiamo registro. Un gruppo
impegnato sul mercato globale delle mele quali caratteristiche deve avere? “Deve essere duttile. I mercati cambiano ogni anno. Siamo ormai storicamente forti in Europa e Medio Oriente. Ma non basta. Tre anni fa siamo entrati per la prima volta in Brasile con 600 container. Guardiamo al Far East, non trascuriamo l’India nonostante sia un mercato particolare. Ma soprattutto abbiamo bisogno della Cina. Le mele che i cinesi producono non basteranno. Dobbiamo esserci”. Non si può trascurare che il vostro Gruppo ha una forte tradizione anche nel kiwi, con Kiwi Uno. Come vi state muovendo in questo mercato? “Da 25 anni siamo presenti in Australia dove il marchio Kiwi Uno è il più conosciuto. Siamo globali, presenti dal Canada alla Nuova www.corriereortofrutticolo.it
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CHI è GIOVANNI RIVOIRA & FIGLI SPA
Quella della Rivoira è storia imprenditoriale che inizia nel primo dopoguerra grazie all’intraprendenza di Giovanni Rivoira, un pioniere dell’innovazione in agricoltura che diventò ben presto imprenditore nel settore della frutta. Nel 1950 Giovanni, con i fratelli Andrea e Michele, fondò l’azienda omonima e diede inizio alla produzione di mele e pesche ed alla distribuzione della merce sui mercati del Nord Italia. Il primo frigorifero venne costruito nel 1950 a Falicetto, nel Comune di Verzuolo, e rappresentò, con la sua capacità frigorifera di 3.000 quintali, un’importante innovazione, soprattutto per la provincia di Cuneo. L’anno seguente furono esportati i primi quantitativi di mele e pesche in Francia, Germania e Algeria. Nel 1960 Giovanni con i figli Michelangelo e Pietro, costruì un impianto frigorifero della capacità di 11 mila quintali. I grandi quantitativi di frutta esportati portarono presto la Rivoira Giovanni & Figli SpA a livelli di prim’ordine nel comparto delle esportazioni d'oltremare. La Rivoira fu tra le prime aziende ad avere rapporti com-
Zelanda, passando dal Brasile e dal Far East. Qualcosa facciamo anche in Cina. In Cile avevamo una importante presenza produttiva, ma abbiamo diversificato. Oggi in Cile il Gruppo produce energia idroelettrica attraverso 5 centrali di nuova generazione con partner piemontesi. Tornando al kiwi, dei 400 ettari di nostra produzione agricola diretta totale in varie regioni italiane, 100 sono dedicati al kiwi a Cisterna di Latina. E’ l’ultima nata tra le nostre aziende agricole e possiamo dire con orgoglio che se non è la più bella e tra le più belle del Lazio. Il
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merciali e ad esportare in Arabia Saudita ed in Libia dove per anni, e tutt’oggi, ricopre un ruolo di leader di mercato. Nel 1966 il magazzino si dotò delle prime celle ad atmosfera controllata e da quel momento in avanti altri significativi investimenti tecnologici portarono la società ad essere riconosciuta come uno dei leader nel settore ortofrutticolo italiano. Nel 1982 a Falicetto venne realizzato il primo impianto altamente tecnologico per la lavorazione della frutta in Italia. Si trattava di un impianto pionieristico dotato di tecnologia di derivazione aerospaziale; questa struttura prevedeva già la suddivisione dei frutti in funzione del peso e del colore ed era in grado di selezionare 54 frutti al secondo. La palettizzazione procedeva in maniera automatica ed anche gli imballaggi venivano formati in linea, in tempo reale. Dal 2010 la calibratrice è stata dotata del sistema IQA (Internal Quality Analyzer) che consente, tramite l’ausilio di sensori a infrarossi, di rilevare i difetti interni dei frutti. Oggi nello stabilimento Rivoira vengono lavorate solo ed esclusivamente mele, a tal fine nel 2013 la società si è dotata
di un impianto di frigoconservazione di ultima generazione della capacità di 10 mila tonnellate e attualmente dispone di 56 celle frigo con una capacità di stivaggio complessiva di oltre 50 mila tonnellate in atmosfera controllata. L’impianto di ultima generazione è dislocato su tre livelli: al piano seminterrato si svolge la fase di pre-calibratura gestita da 4 carrelli automatici in radio frequenza con due macchine calibratrici in grado di lavorare 35 tonnellate di mele ogni ora, al piano terra la fase di lavorazione con 18 linee automatizzate e capacità di imballo di 150 autotreni a settimana mentre al primo piano si svolge la fase di costruzione e distribuzione automatica degli imballi. Ad oggi vengono complessivamente lavorate 57.000 tonnellate ma l’obiettivo di breve-medio termine è arrivare ad un potenziale di oltre 70.000 tonnellate. Il magazzino è certificato secondo gli standard internazionali BRC e IFS. Gli importanti investimenti fatti, unitamente alle più avanzate tecnologie di confezionamento, consentono di soddisfare le richieste della clientela più esigente.
kiwi ha risentito della PSA, Grecia e Iran ci fanno concorrenza, tuttavia è un prodotto interessante e importante per noi”.
Avete una società capogruppo, una holding? “No, ogni società è autonoma e deve gestire il suo business con attenzione ai suoi risultati. Abbiamo la Rivoira SpA e la Kiwi Uno SpA. Siamo al 50% nella RK Growers di Genova insieme ai soci Carlo Lingua e Paolo Carissimo e nella RK Service, la nostra Srl che si occupa di logistica. Il significato della presenza in RK Growers non è irrilevante e riguarda due attività: da una parte sviluppiamo un progetto sull’uva da tavola, varietà Arra, su ben 500 ettari con la società Avi, dal-
Producete anche altra frutta, ma in che percentuali? “Le mele rappresentano circa il 65% del nostro giro d’affari nella frutta, il kiwi il 20, le pesche e nettarine il 10, le susine il rimanente 5% circa”. Dunque, forse è il momento di precisare come si articola oggi il vostro Gruppo, in particolare per l’ortofrutta e la sua filiera.
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KIWI UNO SPA
cati europei e d'oltremare per dodici mesi all'anno. Le più moderne tecnologie, una lunga esperienza ma soprattutto l'estrema cura nelle lavorazioni, garantiscono prodotti di qualità costante e controllata. Nel 2013 lo stabilimento Kiwi Uno di Falicetto di Verzuolo ha implementato una nuova linea di lavorazione pesche, nettarine, susine e kiwi in grado di ottimizzare tutto il processo dal campo al magazzino. La capacità di lavorazione del nuovo impianto segna un record: 250 tonnellate di pesche e 160 tonnellate di kiwi in otto ore. Lo stabilimento dispone di 30 celle frigo con una capacità di stivaggio di 20.000 tonnellate in atmosfera controllata, lavora complessivamente 10.000 tonnellate di pesche e nettarine, 15.000 tonnellate di kiwi (di cui il 35% produzione propria e 65% produttori conferitoti) e 2.000 tonnellate di susine. Da agosto 2013 Kiwi Uno siede al tavolo del consorzio Kiwi Fruit of Italy, organo di riferimento per il comparto, che raggruppa nove aziende italiane e rappresenta circa il 20% della produzione nazionale. Ai quantitativi sopra elencati vanno aggiunti altri prodotti di importazione come: kiwi, mele, pere, pesche, nettarine, uva, susine, ciliegie, meloni, melograni e mango. Con Rivoira, Kiwi Uno esporta frutta nei cinque continenti e conta società satellite che si occupano di marketing, sperimentazione di nuove varietà, coltivazioni e trasporti.
L’ingresso del Gruppo Rivoira negli imballaggi biodegradabili rappresenta un’ulteriore grande spinta nell’innovazione
l’altra RK Growers fornisce il completamento di gamma al Gruppo per tutti i prodotti di completamento della nostra offerta internazionale. Aggiungiamo che con RK Growers siamo entrati con il 25% nel progetto internazionale Berry Way per lo
Nel 1972 vennero importate le prime piante di kiwi in Italia. Con la collaborazione di alcuni produttori legati all’azienda, nel 1975 vennero realizzate nel Cuneese le prime piantagioni di kiwi. Dieci anni dopo nacque la Kiwi Uno SpA e venne costruito un frigorifero ed un impianto di lavorazione progettato specificatamente per il kiwi. Al fine di poter offrire il kiwi tutto l’anno, l'azienda pensò di studiare la possibilità di produrre tale tipologia di frutta nellEmisfero Sud ed il Cile fu considerato un’area con le caratteristiche ottimali e quindi lo stesso anno, in società con il gruppo Unifrutti Ltda, si costituì la Unikiwi Ltda, compagnia con sede in Santiago del Cile, la quale divenne ben presto uno dei più importanti magazzini nella produzione del kiwi. Solo cinque anni più tardi la Unikiwi Ltda iniziò a preparare le prime piante di Abate Fetel con la collaborazione dell'Univiveros Ltda (società del gruppo Unifrutti). In pochissimi anni la Unikiwi Ltda ha messo a dimora un frutteto intensivo di 110 ettari diventando, per l’epoca, il più grande produttore di Abate Fetel del Cile. Tutto questo ha permesso ai marchi Rivoira e Kiwi Uno di essere presenti sui mercati mondiali tutto l’anno venendo così a creare un mercato senza frontiere. Kiwi e mele per tutte le stagioni, grazie all’integrazione tra produzione italiana e cilena, che ne consente la presenza sui mer-
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sviluppo nei piccoli frutti”. Ma c’è di più. Siete nel business dell’acqua e, ciò che ci interessa più da vicino, in quello degli imballaggi biodegradabili e naturali che sostituiscono la plastica. “Sì. Nel 2010, con amici, abbiamo lanciato Acqua Eva che è diventato il settimo-ottavo marchio tra le acque minerali italiane. La sorgente è sotto il Monviso; è l’acqua più alta d’Europa e con meno sodio al mondo. A Paesana abbiamo costruito uno degli stabilimenti più belli ed efficienti d’Europa. Il 20% di Acqua Eva va all’estero, raggiunge persino la Cina. E’ stato occupandoci di acqua che abbiamo prestato attenzione agli imballaggi cogliendo la necessità di innovare perché la plastica sta diventando un grande problema globale. Abbiamo così scoperto l’attività di Bio-on nel campo dei nuovi materiali eco-sostenibili per gli imballaggi. E con questa società, quotata all’AIM di Borsa Italiana, abbiamo stretto un accordo entrando con il 50% in Zeropack SpA, fondata dalla stessa Bio-on allo scopo di realizzare pellicole, cassette, piccoli e grandi contenitori, supporti per frutta ed etichette completamente naturali basati su bioplastica, naturale e biodegradabile al 100%, prodotta da scarti vegetali che contengono zucchero, compresi dunque anche gli scarti di frutta e verdura. Zeropack ha acquisito da Bio-on una licenza esclusiva per lo sfruttamento della tecnologia per 10 milioni di euro. La tecnologia si basa sulle ricerche che Bio-on conduce da quattro anni nei laboratori in Italia e USA e contribuirà a limitare la nuova emergenza ambientale costituita dall’enorme quantità di rifiuti plastici. Insomma, siamo entrati nel packaging del futuro”. Ecco la terza generazione dei Rivoira, che azzera e supera con forza, intraprendenza e creatività, l’handicap delle stradacce e stradine della Provincia Granda che li separa dalla grande viabilità. www.corriereortofrutticolo.it
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Un riassetto organizzativo della GDO per l’ortofrutta tra attenzione al cliente ed esigenze della produzione
di Maurizio Nasato Completiamo l’analisi pubblicata nel numero di dicembre del Corriere Ortofrutticolo sulle prossime evoluzioni nell’assortimento di frutta & verdura nella GD. Dal confronto tra distributori emergeva una strategia opposta; un assortimento molto esteso nella GD ed essenziale per discount e fruttivendoli (vedi la rilevazione pubblicata a dicembre). Il CSO di Ferrara ha rilevato, nei primi nove mesi del 2018, una flessione dei volumi nella Grande Distribuzione, ma in un quadro complessivo di espansione dei consumi dell’ortofrutta, a beneficio di dettaglianti (ambulanti / negozi) e discount, proprio gli operatori che espongono una proposta ridotta al cliente. I risultati, in questo caso, non sono come quelli del calcio che, se perdi 2 a 0, non raccogli nemmeno un punto; ridurre le vendite del 2%, significa che, a fronte di volumi precedenti pari a 100, ti attesti al 98, il che rappresenta comunque per la GD una quota importante. Dunque… tutto bene? Niente affatto. In economia i trend raramente sono episodici, bensì, nel caso specifico, potrebbero testimoniare una disaffezione destinata a proseguire nel tempo, se non vengono adottati opportuni correttivi. Negli anni abbiamo coltivato la certezza che il mercato volgesse sempre più verso la frammentazione, che il cliente ricercasse una scelta vasta ed in continua crescita. In questa direzione si sono sviluppate tutte le merceologie; si pensi al caffè che fino a due decenni orsono era “in grani o macinato” ed ora tra cialde, capsule e miscele, necessita di spazi estesi per proporre una scelta rappresentativa. Anche nell’ortofrutta la Grande Distribuzione si è orientata in tale direzione e possiamo spiegarne i motivi: 1. coerenza con gli altri segmenti merceologici (caffè, toiletries, ecc); 2. ampliare l’offerta e creare un vantaggio competitivo sul dettaglio specializzato, impossibilitato ad estendere la proposta; 3. eludere il confronto prezzi, che su molti articoli si disperde; 4. la pressione dei produttori agricoli alla ricerca di nuove cultivar, ove accrescere la marginalità che per l’orticolo di base è minore. Siamo convinti che l’evoluzione del cliente lo renda ancora sensibile ad un’offerta così ampia? Il cliente esprime oggi due caratteristiche comuni a tutti i segmenti attraverso i quali gli istituti specializ-
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zati tentano di classificarne il comportamento: 1. è meno fedele, anche perché nel suo raggio d’azione accanto al solito supermercato sono nate altre insegne, discount e centri commerciali; 2. non ha tempo, o più esattamente, non vuole sprecarlo; possiamo ritenere che il trovarsi davanti ad una proposta di 20 mele lo ponga in difficoltà; deve confrontare i prezzi, l’aspetto della frutta, le promozioni, i calibri, la maturazione, eccetera. Per molti clienti diventa preferibile affidarsi ad un esperto, individuato nel fruttivendolo o ambulante, che può soddisfare le sue esigenze (qualità, prezzo, freschezza, ecc). In tale direzione, fa riflettere anche la crescita delle spese a domicilio, ove il consumatore rinuncia a scegliere con la vista. Peraltro la GD estendendo l’offerta con l’obiettivo di offrire al cliente una scelta molto ampia, ha commesso alcuni errori: - ha puntato alla presenza completa, già alla chiusura serale, di tutti i frutti ed ortaggi con la conseguenza, particolarmente per questi ultimi, di perdere al mattino successivo una giornata di freschezza; - ha ridotto la presenza nel reparto ortofrutta degli operatori, ai quali il cliente potesse rivolgersi per assistenza e che prestino continua cura ad eliminare sfogliature o frutta deteriorata; - ha posto in vendita frutta talora non maturata appieno, per estendere i tempi di esposizione; - ha misurato i Capi Reparto sugli scarti, in un reparto ove è necessario gettare l’orticolo ‘stanco'. Altresì i vantaggi sui quali il piccolo operatore ha potuto far leva per recuperare il favore della clientela, possono essere così individuati: - il dialogo volto ad enfatizzare le caratteristiche degli ortaggi o talora a motivare la loro imperfezione; - controllare con attenzione i propri approvvigionamenti, attività più ardua per la GD, causa i volumi commercializzati; - la manipolazione della frutta & verdura è a cura del fruttivendolo; alcuni clienti sono avversi al vederla toccare nella GD da altri, oltre al danno che costoro creano nello sfogliare finocchi o lattuga o trattare con poca cura la frutta; - nei periodi in cui un ortaggio è carente e dunque caro, lo specializzato può astenersi dal proporlo, motivandone l’assenza al cliente; - infine non è tenuto a far pagare lo shopper, che molti sostengono abbia danneggiato le vendite a selfservice dal 1° gennaio 2018. Quali correzioni di rotta potrebbe adottare la Grande Distribuzione per recuperare il terreno perduto?
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LA DISTRIBUZIONE DA VICINO Dovrebbe eliminare dall’assortimento quanto considerabile superfluo per il cliente: è necessario esporre 5 o 6 varianti di mela Golden? Nelle mele Club, a parte qualche caso come la Pink Lady che ha conquistato un suo mercato, il resto forse è di troppo. Ridurre l’assortimento pone però il buyer di fronte alla responsabilità della selezione, che un tempo era alla base del suo mestiere. Invece di assortire 10 patate, individuarne tre valide, selezionate per il proprio target, appare molto più arduo che ‘gettarne nell’arena' molte, lasciando al cliente l’onere della selezione. Da tener conto che, fino a pochi lustri fa, i buyer della GD intraprendevano la loro attività “battendo i mercati”, maturando una conoscenza maggiore della nuova generazione che li frequenta poco. Concentrare gli acquisti su una gamma inferiore di frutta o ortaggi alla ricerca della qualità migliore presenterebbe però alcuni punti critici che proviamo a individuare: - maggiore specializzazione per ricercare ed individuare il meglio per il proprio cliente ed ulteriore attenzione nel serbarlo (più manutenzione dei banchi); - l’onere di un ampliamento del parco fornitori e la ricerca di standard di qualità più stringenti; - il rinunciare alla pratica della doppia asta per chi la pratica o comunque della ricerca delle quotazioni più basse; raramente la qualità va a braccetto con i costi bassi. Questo nuovo approccio tuttavia non sarebbe scevro di vantaggi per la GD; ne abbiamo individuati alcuni: - se in luogo di 20 varietà di mele se ne commercia-
lizzano 10, la domanda si concentra su queste; dunque la rotazione per ciascuna mela diverrebbe più elevata, riducendo scarti e stock, oltre ad aumentare la freschezza; - un minor numero di referenze riduce gli errori negli ordini, oltre a renderli più semplici; - i controlli in piattaforma possono essere più accurati; - lo spazio recuperato dalle varietà “superflue” può essere riutilizzato; - possibile un minor numero di errori in bilancia da parte del cliente (talora intenzionali); - minor tempo di carico dei banchi. Senza dimenticare poi che la GD detiene già dei vantaggi competitivi formidabili, quali la presenza della IV e V Gamma e del biologico, tutti sotto lo stesso tetto ed offre al cliente il parcheggio. Un riassetto organizzativo della GD nel suo approccio con l’ortofrutta, nella direzione qui indicata, tuttavia non sarebbe privo di conseguenze per il mondo agricolo, con crescenti difficoltà nel commercializzare varietà create, non per un bisogno da soddisfare, ma per un’esigenza di diversificazione. Queste varietà troverebbero ulteriori ostacoli nel proprio cammino verso gli scaffali e verso il cliente. Subirebbe conseguenze negative anche l’attività di ricerca & sviluppo delle società sementiere, che oltre a puntare alle evoluzioni per il prodotto di base, ricercano nuove varietà da proporre al mercato. Il rapporto commerciale con i buyer della GD diverrebbe più concentrato sulle esigenze del cliente e dunque la qualità tornerebbe al centro dell’attenzione.
Presentato a Bruxelles il manifesto dei grossisti UE Il 24 gennaio al Parlamento Europeo di Bruxelles è stato presentato il Manifesto dei Grossisti Ortofrutticoli Europei, firmato da Fedagromercati e dalle associazioni di categoria spagnola (COEMFE) e francese (UNCGFL), con il supporto della Delegazione di Confcommercio presso l’UE e la partecipazione del gruppo Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D) e del Partito Popolare Europeo (PPE). L’evento è stato aperto da Salvatore Cicu, membro della Commissione per il commercio internazionale del Parlamento Europeo, che ha lodato l’iniziativa per promuovere lo sviluppo delle piccole e medie imprese dell’ortofrutta europea. Ha introdotto i lavori anche Paolo De Castro, vicepresidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, che ha ribadito l’importanza dell’ingrosso, an-
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che come alternativa alla GDO, soprattutto per questioni delicate come quella della direttiva UE contro le pratiche commerciali sleali. Fedagro ha rappresentato a Bruxelles 26 associazioni territoriali, che rappresentano l’85% degli imprenditori dei principali Mercati all’ingrosso italiani, e circa 600 aziende associate. Con il presidente Valentino Di Pisa (al centro nella foto), sono intervenuti il presidente dell’organizzazione spagnola COEMFE, Andrés Suarez, ed il presidente dell’Unione francese UNCGFL, Christian Berthe. Febbraio 2019
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Chiara Brandi I dati presentati da Nomisma a Marca 2019 sono chiari: nel 2018 le vendite di biologico hanno superato i 3,5 miliardi, l'8% in più rispetto all’anno precedente, ma tra i 15 prodotti bio più venduti nel corso dello scorso anno non c'è l'ortofrutta fresca. Se a questo si aggiunge che a giugno 2018 l’incidenza delle vendite di ortofrutta bio rispetto al totale di frutta e verdura era circa il 3,1%, con un incremento anno su anno del segmento del 3,9% (dati Assobio), è lecito pensare che il comparto abbia rallentato la sua corsa. Il Corriere Ortofrutticolo ha chiesto ai principali operatori dell’ortofrutta bio un breve bilancio del 2018 e le prospettive/aspettative per il 2019. Le strategie dei big player sono tante e diverse tra loro; garantire una buona fornitura di prodotti di elevata qualità certificata sembra tuttavia un fattore critico di successo sempre più importante per lo sviluppo dei piani aziendali per il prossimo futuro. Per Tom Fusato, direttore commerciale di Brio, lo scenario è un ‘quadro a due tinte’. “Nel 2018 Brio ha messo a segno un incremento dei volumi di vendita del 7,6% per un corrispettivo aumento a valore del 6%. Possiamo ritenerci contenti ma temiamo che non ci siano prospettive entusiasmanti per il mercato interno se non si trovano al più presto formule innovative di comunicazione e nuovi layout del prodotto a scaffale. Quello che vediamo dal nostro osservatorio è un 'quadro a due tinte': da una parte il comparto continua a crescere, dall'altra però non si sviluppa così velocemente come accaduto in passato. Ad oggi il 14,5% della Febbraio 2019
I big player dell’ortofrutta biologica hanno vita meno facile che nel recente passato. Chi è entrato nel settore da poco provenendo dal convenzionale cresce più in fretta e prende quote di mercato SAU (Superficie Agricola Utilizzata) è bio o in conversione; i consumi di ortofrutta biologica sono ancora deboli rispetto al totale: l’impressione è che l’offerta stia crescendo più velocemente della domanda e c'è il rischio che vengano commessi gli stessi errori fatti per il convenzionale, con una competizione fortemente sbilanciata sul prezzo. Per evitarlo è necessario che tutti gli operatori del comparto si adoperino seriamente per una gestione dell'offerta che sia equilibrata e di qualità. Per quel che riguarda Brio, le aspettative circa l'anno appena iniziato sono positive, soprattutto grazie ai nuovi impegni sui mercati esteri e all'entrata in alcune catene distributive locali che finora non avevano la proposta bio a PL in assortimento”. Per Ernesto Fornari, direttore di Canova, un’ampia proposta e la disponibilità di offerta sono il segreto della competitività. “Dopo 2 anni di crescita a doppia cifra (2016: +15% e 2017: +15%), il 2018 si chiude con un fatturato in crescita del 6% (per un totale consolidato del Gruppo di 103,250 milioni di euro), influenzato negativamente dall'andamento degli ultimi 4 mesi dell'anno. Per mele, pere, cachi e kiwi, infatti, la flessione è stata pesante, accentuata soprattutto dal confronto con le performance eccezionali dell'anno precedente, quando la mancanza di prodotto sul mercato aveva portato a quotazioni dei prezzi straordinariamente elevate. Sulla scia positiva delle risultati commerciali della
campagna autunnale 2017, il 2018 era iniziato bene, almeno fino a maggio, quando un clima non perfetto ha creato qualche difficoltà per fragole, ciliegie e drupacee. Nonostante tutto ce la siamo cavata abbastanza bene. Poi però è arrivato settembre, gli alti e bassi delle produzioni del periodo e la peggior campagna di clementine degli ultimi 10 anni. Le difficoltà tuttavia non ci hanno impedito di lavorare tutto il prodotto conferito, sebbene come si dice in gergo 'fosse sgonfio', grazie all'ausilio di un macchinario di ultimissima generazione (una calibratrice intelligente), installato nel magazzino di Scanzano Jonico, la cui tecnologia ci ha permesso di portare sul mercato un prodotto qualitativamente nella norma. Per fortuna, poi, c'è stata anche la raccolta dell'uva, una filiera che ci sta regalando sempre più soddisfazioni. In generale l'andamento di questo ultimo anno rende perfettamente l'idea di quanto nel biologico, ancor più che nel convenzionale, sia necessario saper gestire le produzioni e i cosiddetti picchi; in questi termini, poter contare su più magazzini di lavorazione e stoccaggio a servizio di tutti i nostri maggiori areali produttivi è per noi un importante rafforzativo della competitività. Dunque, tante strutture, numerose filiere produttive, moltissime varietà (per una stagionalità più lunga), attenzione alla sicurezza ed elevatissima qualità certificata sono i nostri punti di forza su cui vogliamo puntare anche nel 2019 e che vogliamo ulteriormente implemenwww.corriereortofrutticolo.it
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Concorrenza più serrata nel bio e la domanda corre meno
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Presentato a Berlino il progetto Made in Nature L’obiettivo è rafforzare la consapevolezza e il riconoscimento dei regimi di qualità dell’Unione Europea e, al contempo, aumentare la competitività e il consumo dei prodotti bio in Europa, ottimizzandone l'immagine tanto all'interno quanto all'esterno dell'UE. Sono in sintesi i propositi alla base del progetto triennale, finanziato al 70% dalla Comunità europea, ‘Made In Nature - scopri i valori del biologico europeo', presentato a Berlino durante Fruit Logistica. All'iniziativa, che ha per capofila CSO Italy, partecipano player di primo piano del comparto dell'ortofrutta bio fresca e trasformata: Canova, Veritas Biofrutta, Brio, Conserve Italia, Lagnasco Group e RK
tare. È il caso, per esempio, delle certificazioni: per difenderci dai tanti operatori, che si 'buttano nel bio solo per moda' o perché vi intravedono la possibilità di maggiori guadagni, la nostra strategia è differenziarci garantendo sempre più la nostra proposta con quante più certificazioni possibile aprendoci, contemporaneamente, le porte ad altri segmenti di mercato”. Per Gerhard Eberhöfer, responsabile vendite Bio Val Venosta, il 2019 sarà all’insegna di una miglior logistica al servizio della qualità.
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Growers. L'idea è di intraprendere una campagna promozionale in tre principali mercati (Italia, Germania e Francia) attraverso un piano coerente e coordinato di azioni (che comprendono attività che spaziano dall'organizzazione di eventi, per incentivare le pubbliche relazioni ed informare, fino alle attività sui social e sul web) destinato ad un target preciso di potenziali consumatori: le donne, in particolare le responsabili degli acquisti con reddito medio/alto in Germania e Italia e di cultura elevata in Francia, ma anche le buyer e le operatrici del settore così come le giornaliste e le blogger specializzate. Il target verrà 'colpito' attraverso la scelta di un mood ad hoc nella campagna visiva, nella modalità di approccio e dei canali utilizzati. L'auspicio ultimo del progetto è riuscire a dare almeno una delle tante risposte all'atavica domanda a cui nemmeno il padre della psicoanalisi Sigmund Freud riuscì a dar risposta, ovvero 'cosa vogliono le donne?', attraverso un logo Bio Europeo. Che la sfida abbia inizio! “L’attuale campagna è partita sottotono in quanto il biologico nel 2018 ha registrato una sovra-produzione record di mele in Europa, con grande disponibilità di prodotto regionale ed oltremare. Inoltre il clima caldo di novembre non ha incentivato il consumo interno di mele. Ma sin dalla prima decade di gennaio 2019 il mercato è in ripresa, con buoni volumi, ordinativi in aumento ed un prezzo tutto sommato soddisfacente. Buona la ricettività del mercato domestico che per Bio Val Venosta è il mercato principale, mentre è in aumento la richiesta europea, con differenze tra i Paesi do-
vute alle disponibilità interne dei singoli. Un segnale positivo arriva dai nuovi mercati: i primi container di mele sono partiti verso l’Asia, con destinazione Malesia, Hong Kong e Singapore; conferme anche su Dubai, Israele e Brasile. Dal punto di vista dell'organizzazione, l'anno appena iniziato ci vedrà protagonisti di un cambiamento logistico strategico: dal mese di settembre tutto il Reparto Bio potrà utilizzare una struttura nuova dedicata esclusivamente alla produzione biologica venostana. Il nuovo stabilimento di Juval è stato pensato come un'infrastruttura in grado di garantire una qualità nel servizio proporzionata ai volumi in costante aumento (nel 2018 sono entrati in produzione ben 620 ettari, nel 2019 arriveremo a 800 ettari e nel 2021 sfioreranno i 1.000): 12 linee di produzione con un incremento del 60% della capacità odierna di confezionamento, un magazzino automatico in grado di stoccare 18mila bins e una calibratrice totalmente dedicata alle mele bio”. Per Werner Castiglioni, responsabile commerciale di Bio Südtirol, è fondamentale un rapporto di trasparenza e fiducia con il consumatore. “La scorsa campagna melicola è stata eccezionale: la forte carenza di prodotto sul mercato europeo aveva generato un tale aumento dei prezzi da fare la fortuna di chi non aveva subìto perdite (o quasi), anche se per i contadini che avevano avuto problemi la situazione è stata tutt'altro che rosea. Inoltre la grave mancanza di prodotto aveva provocato un netto anticipo di chiusura della stagione commerciale. Non credo però si ripeterà più. Quest'anno è tutto differente: la raccolta è stata buona e i quantitativi sono tornati sui livelli degli anni precedenti al 2017. In termini commerciali la stagione è partita un po' a rilento, anche per colpa della copiosa disponibilità di meline provenienti Febbraio 2019
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Ernesto Fornari, Canova
Gerhard Eberhöfer, Bio Val Venosta
Warner Castiglioni, Bio Südtirol
Carola Gullino, Gullino Fruits
Silvia Carpio, Gruppo Mazzoni
dagli 'alberi da giardino' in tutta l'area di influenza tedesca, tradizionalmente destinati alla produzione di succhi e nettari, ma che complici i bassi prezzi pagati dall'industria e gli enormi volumi prodotti sono state regalate a parenti ed amici in quantitativi tali da saturare di fatto il mercato tedesco per le prime settimane dell’autunno, anche perché erroneamente vissute come 'vere mele bio'. “Oggi fortunatamente il mercato è ripartito: per ora siamo ad un terzo delle nostre vendite e il destoccaggio è garantito fino alla prossima raccolta. Circa i prezzi, tuttavia, dopo l'andamento crescente dell'ultimo lustro, si rileva una certa pressione. Da parte nostra proseguiamo il percorso intrapreso di riposizionamento del brand così da consolidare il rapporto di fiducia da parte del consumatore nei confronti del bio e delle mele Bio SüdTirol: a dicembre abbiamo lanciato il nuovo sito internet e nel corso nel 2019 sono previste altre novità in termini di comunicazione e marketing”.
Per Carola Gullino, managing director di Gullino Fruits, l’importante è comunicare un’immagine sempre più bio. “La campagna 2017/18 per le nostre mele e i nostri kiwi bio era andata molto bene; quest'anno sta andando ancora meglio nonostante la buona disponibilità di prodotto sul mercato. La nostra intenzione è diventare sempre più un punto di riferimento nel biologico: la produzione bio di Gullino Fruits, complessiva dei conferimenti dei fornitori, arriva a 5.000 tonnellate; nel 2019 avremo fino al 40% della produzione aziendale a certificazione bio. Per noi di Gullino Fruits è fondamentale acquisire una certa credibilità nel settore e per farlo è necessario impegnarsi, implementando anche metodi di produzione biodinamica (come peraltro stiamo già facendo da qualche tempo), per trasferire l'immagine di una realtà competente che ha sposato una filosofia e che non cavalca la causa per meri scopi economici. “È vero che c'è la prospettiva di
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ORTOFRUTTA BIOLOGICA
Tom Fusato, Brio
realizzare buoni margini di guadagno, ma c’è ancora tanto bisogno di azioni volte ad avvalorare la serietà e la competenza di chi opera nel comparto, perché purtroppo persiste una sorta di ‘presuntuosa diffidenza’ insita nel consumatore che spesso non percepisce l'effettivo valore del prodotto biologico”. Per Silvia Carpio, responsabile per i prodotti a marchio del Gruppo Mazzoni, sono gli importanti investimenti in tecnologie e risorse umane la chiave della continua crescita di Veritas Biofrutta. “Nel 2018 Veritas Biofrutta, il braccio commerciale per il bio del Gruppo Mazzoni, ha continuato la sua crescita, grazie ad un fatturato dell’ultimo semestre in aumento del 25% a valore e del 18% a volume. Un risultato positivo, raggiunto attraverso importanti investimenti in strutture, risorse umane, strumenti ad alta tecnologia e, soprattutto, al potenziamento del rapporto con il mondo della produzione. Dal punto di vista commerciale, Veritas Biofrutta è presente sul mercato con il www.corriereortofrutticolo.it
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ORTOFRUTTA BIOLOGICA
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Tira l’uva da tavola seedless biologica Cresce la produzione di Canova in Puglia Per mantenere una posizione di leadership di mercato è necessario saper dare le giuste risposte alle esigenze della domanda, modificando nel tempo le proprie strategie interne. È una delle lezioni teoriche di base nella gestione aziendale ma non sempre di scontata applicazione. Canova, società del gruppo Apofruit licenziataria del marchio Almaverde Bio per il comparto ortofrutta fresca e pronta al consumo (zuppe, minestroni freschi, frullati di frutta etc.), lo sa bene e giorno dopo giorno implementa nuovi elementi per andare incontro alle richieste della GDO, suo principale interlocutore. In questo senso diventa fondamentale garantire una certa continuità di offerta sia dal punto di vista qualitativo che di approvvigionamento nel tempo: “Poter offrire una stagionalità più lunga dei prodotti in assortimento è per noi davvero importante; per farlo l'unico modo è introdurre nuove varietà precoci o tardive in modo da allungare la finestra produttiva”, spiega Ernesto Fornari, direttore dell'azienda cesenate. Ed è ciò che sta accadendo per molte delle tante filiere in capo a Canova: nell'ottica di offrire un maggior servizio al cliente anche saper proporre tante tipologie di prodotto è sicuramente un valore aggiunto. Una su tutte, tra le filiere ortofrutticole bio che più di altre sta dando soddisfazioni al manager romagnolo, c'è quella dell'uva da tavola apirene. “L'uva senza semi è ormai comunemente apprezzata anche nel bio. Dirò di più, nel giro di 3 anni il mercato sarà ad appannaggio delle varietà seedless. Hanno tanti punti di forza dalla loro parte: sono organoletticamente buone, sono croccanti e hanno una stagionalità più lunga rispetto alle varietà tradizionali (con una finestra produttiva che va dai primi di luglio alla fine di ottobre)”. Anche le varietà rosse bio apirene stanno prendendo sempre brand VeryBio e come private label, che rappresenta oltre il 50% del suo giro di affari. Nell’ultimo anno abbiamo allargato i nostri canali di vendita verso i mercati dell’Est Europa, dove abbiamo avviato collaborazioni importanti, anche se rimangono per noi strategici Paesi del Centro-Nord Europa: la Francia (che rappresenta il 40% delle esportazioni di Veritas Biofrutta), la Germania (che assorbe il 25% del nostro export), l’Austria e la Danimarca (rispettivamente con il 15% e il 12% delle vendite oltre confine).
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più piede: se fino a qualche anno fa erano richieste solo dai consumatori inglesi, ad oggi sono molto apprezzate anche in Paesi quali la Germania, il Belgio e la Svezia, con una quota compresa tra il 30% e il 40% dell'intero mercato dell'uva rossa biologica. E nell'ottica di allungare ulteriormente la campagna commerciale delle uve bio senza semi, Canova è pronta a lanciare sul mercato nella stagione 2019 una nuova varietà, l'Autumn Crisp Bio di Sun World, in grado di allungare di un mese la stagione delle uve bianche essendo di raccolta per tutto il mese di settembre fino alla metà di ottobre. Ad oggi la produzione di uva da tavola biologica di Canova viene perlopiù prodotta in due areali pugliesi. Il primo è quello dell'OP Terra di Bari, nel Barese, dove sono coltivate con tecniche bio tutte le stesse varietà proposte da Apofruit nel convenzionale, con una produzione 2018 di circa 1000 tonnellate, prevista in raddoppio nel 2019 per un totale di 2000 tons. Il secondo areale è nel Tarantino (tra Palagiano, Palagianello, Castellaneta e Ginosa) e fa riferimento per la lavorazione e lo stoccaggio allo stabilimento di Scanzano in Basilicata. Qui nel 2018 sono state prodotte circa 700 tonnellate di uva bio (anche in questo caso perlopiù apirene) e nel 2019 i risultati dovrebbero rimanere invariati. La commercializzazione di uva bio di Canova, in forza degli elevati volumi realizzati, è molto capillare in tutta Europa. Tra i principali mercati ci sono Finlandia, Svezia, Olanda, Belgio, Germania, Svizzera, Francia, Romania, Repubblica Ceca, Croazia e Slovenia. “Possiamo vantare una penetrazione che non abbiamo per altri prodotti. Si può tranquillamente asserire che la filiera dell’uva da tavola apirene bio sta diventando per noi di importanza strategica”, confessa infine Fornari. (c.b.)
Non solo, contemporaneamente a tutto questo, abbiamo migliorato e selezionato la nostra rete di produttori concentrando attenzioni, risorse ed energie verso coloro che hanno evidenziato le caratteristiche e standard qualitativi idonei a fornire questi importanti mercati e che sono in grado di garantire masse critiche tutto l’anno. Abbiamo altresì ampliato il numero di prodotti certificati Demeter e convertito un importante numero di superfici in biologico al fine di avere un maggiore controllo sulla produzione.
“Per il futuro abbiamo pensato ad un’importante novità: Veritas Biofrutta infatti ha aderito ad un progetto triennale (2019-2021) promosso dalla Comunità Europea allo scopo di incentivare il consumo dell’ortofrutta biologica in Francia, Italia e Germania attraverso una campagna mediatica pensata per un pubblico femminile ‘Made In Nature’ confermando così la sua particolare attenzione ad aspetti quali la sostenibilità sociale ed ambientale oltre che a quella economica e alla qualità del prodotto”. Febbraio 2019