Corriere ortofrutticolo Marzo 2017

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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

M E N S I L E D I E C O N O M I A E AT T U A L I T À D I S E T T O R E

corriereortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET |

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PROTAGONISTI SIMONE ZERBINATI L’innovatore della IV Gamma PAG.25

NOSTRA INCHIESTA • PAG. 35 VIAGGIO NELL’E-COMMERCE Dopo lo scossone di Amazon la crescita dei pionieri da Fruttaweb a Websonica

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ANNO XXXI

NUOVA SERIE

MARZO 2017

EXPORT • PAG. 33 IL BILANCIO DEL 2016 Anno record: ci avviciniamo ai 5 miliardi di euro (ma la Spagna è a 12)

8>11 MAGGIO 2017 MILANO THE INTERNATIONAL EXHIBITION FOR FRUIT AND VEGETABLE PRODUCERS GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:redazione@corriereortofrutticolo.it / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR




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Lettera aperta al Sig. Ministro ✍ Lorenzo

Vorremmo sommessamente segnalare alll’On. Ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, ai Suoi collaboratori, al viceministro on. Andrea Olivero, al dirigente ministeriale dott. Luca Bianchi e – come si dice in inglese – 'to whom it may concern' il risultato straordinario, eclatante, quasi incredibile, certamente insperato, del commercio estero della nostra umile, bistrattata, maltrattata, poco considerata, un po’ ‘sfigata' (copyright Francesco Pugliese) ortofrutta. Che nel 2016 nonostante la perdita del mercato russo, nonostante l’instabilità politica e le guerre civili che stanno massacrando diversi paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, con conseguente indebolimento delle economie e svalutazione delle rispettive monete; nonostante l’Europa non agevoli per niente; nonostante l’Italia non agevoli pur’essa per niente; nonostante nei provvedimenti governativi nulla sia stato pensato e fatto per agevolare quei pazzi irriducibili che ancora portano i nostri prodotti in giro per il mondo… nonostante tutto ciò l’ortofrutta ha fatto il record storico dell’export (4,7 miliardi) con il saldo attivo (differenza export-import) superiore al miliardo di euro (+43,6%), tornato quindi agli anni d’oro. E con segni “+” eclatanti, a due cifre, per ortaggi, agrumi e frutta secca (leggi news). Orbene, caro On. Ministro, La vediamo impegnata nella guerra delle primarie del Partito democratico, candidato alla vicesegreteria in caso di (probabile) vittoria di Matteo Renzi, e ne siamo lieti per il Suo futuro personale e politico. Però, abbia pazienza, di fronte a risultati come questi, trovi un attimo per riflettere e magari fare una piccola autocritica circa la latitanza del Governo nei confronti del comparto dell’ortofrutta. Che non è da meno del vino come capacità di fare qualità, innovazione, competitività sui mercati esteri. Senza calcolare che l’ortofrutta – forse più del vino – è un settore “labour intensive”, ad altissima capacità di assorbimento di manodopera, e specialmente nelle aree più fragili e problematiche del Paese, come il Mezzogiorno. Quindi varrebbe la pena impegnarsi di più a favore del comparto, come Frassoldati

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è stato fatto per il vino con il Testo unico e altre iniziative di alleggerimento burocratico. Anche se spesso è anche il comparto stesso dell’ortofrutta ad essere disattento verso se stesso, facendo poca lobby, poca squadra, curando poco o niente immagine e comunicazione. Comunque, al netto delle pecche per cui il settore si deve battere il petto, i risultati arrivano e sono davvero straordinari. Il che è quello che conta. Il settore chiede più attenzione, e non una attenzione generica, ma una attenzione specifica, come è stato fatto per il vino. Questo risultati sono figli della vivacità di un “sistema” che, messo con le spalle al muro, ha dimostrato di saper reagire con capacità innovative di processo e di prodotto, collaborando dove possibile col pubblico (ad esempio sulle barriere fitosanitarie), raggiungendo risultati di eccellenza nelle tecnologie, creando nuove grandi aggregazioni commerciali su grandi prodotti come mele, pere e kiwi; avviando il rinnovamento nel mondo dei Mercati generali (anche se qui il Governo deve dimostrare di far seguire i fatti alle promesse); creando nuovi prodotti e nuovi mercati con la IV e V gamma; cavalcando il “sentiment” dei consumatori puntando su sostenibilità e biologico. Che altro ci vuole per convincere Lei, On. Ministro, i suoi collaboratori e i Suoi colleghi di Governo che questo settore non è solo la seconda voce del nostro export agricolo, ma è a tutti gli effetti una grande eccellenza italiana, da riconoscere come tale, e su cui investire molto di più di quanto fatto finora, cioè poco o niente.

EDITORIALE

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PUNTASPILLI

GENITORI A Bologna un dirigente scolastico ha vietato l’uso di merendine, pizzette e altri snack per la merenda di metà mattina da sostituire con prodotti a base di frutta, frutta secca e verdura. Immediata la reazione dei genitori, ovviamente contraria, in nome della “libertà di scelta” per i loro figli. Cambiare le merendine? Più facile, forse meglio, cambiare i genitori. *

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BOTTA &

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Lorenzo Frassoldati*

I fatti, in primo luogo. In Spagna il governo apre un’inchiesta su eventuali irregolarità sul crollo dei prezzi dopo una denuncia di Asaja-Almeria (l’organizzazione delle imprese agricole, leggi news). La denuncia riguardava le prime settimane dell’anno quando i prezzi all’origine dell’ortofrutta subirono un crollo dell’85%. Un fatto anomalo, poiché non legato ad un eccesso di produzione né ad un calo della domanda. Fatto sta che alcune grandi catene distributive cancellarono improvvisamente gli ordini, provocando il crollo dei prezzi dei prodotti in campagna, mentre contemporaneamente i prezzi sugli scaffali venivano ritoccati in aumento. Un comportamento quantomeno ‘strano’ su cui adesso il ministero spagnolo (Mapama) indagherà per valutare eventuali “pratiche abusive o di violazione della legge”. Curioso notare che in Spagna sarebbe avvenuto l’esatto contrario che da noi. Nelle prime settimane del 2017 infatti in Italia, causa gelo e neve, i prezzi subirono un’impennata, seguito dal solito polverone all’italiana, con accuse di speculazione lanciate nel vuoto, senza alcun seguito, così tanto per fare ‘ammuina’ e strappare qualche titolo sui giornali e in tv. Episodi abbastanza simili ma di segno opposto. La differenza: in Spagna il ministero si muove e inMarzo 2017

daga, da noi solo aria fritta nei vari talk show. Poi, altro fatto. Il nostro ministero (Mipaaf) ha presentato la prima assicurazione sui ricavi per il settore cerealicolo. “Si tratta di uno strumento sperimentale e innovativo per la gestione del rischio per i produttori di grano duro e tenero”, dice il Mipaaf. Come funziona? Nel caso i prezzi scendano del 20% rispetto alla media triennale del ricavo per ettaro, l’agricoltore riceverà dalla compagnia assicurativa un indennizzo per la perdita di reddito. Il premio verrà coperto al 65% dal ministero con 10 milioni già stanziati. “Saremo i primi in Europa – ha dichiarato il ministro Martina – a sperimentare un’assicurazione sui ricavi per i produttori di grano”. Bene, benissimo – viene da dire- finalmente facciamo qualcosa di innovativo. Il comparto cerealicolo è da tempo in sofferenza per i prezzi bassi che non consentono nemmeno di recuperare i costi di produzione. Il comparto dell’ortofrutta, quanto a fluttuazione dei prezzi, normalmente in basso, non è da meno. Pensiamo alle recenti campagne estive di pesche/nettarine o alle ultime campagne pere, con prezzi quasi sempre al di sotto dei costi di produzione. Episodi che si ripetono per le patate, gli agrumi o per i pomodorini siciliani, tanto per citare grandi produzioni, prodotti di larghissimo consumo. Qui non c’è assicurazione che tenga, solo in alcuni casi un ridicolo rimborso grazie ai ritiri previsti dalla comunità, dove spesso subiamo la beffa di essere sorpassati da altri Paesi più furbi e meglio organizzati. Quindi: perché l’assicurazione sul reddito non potrebbe applicarsi anche all’ortofrutta? La domanda la rivolgiamo alle rappresentanze del settore: nessuno ci ha pensato? È possibile o no? Varrebbe la pena di approfondire, perché il tema del reddito è decisivo per il futuro del secondo comparto del nostro export agroalimentare. Diciamolo

chiaramente: se i prezzi dell’ortofrutta salgono, allora si grida alla speculazione. Ma quando sono bassi o crollano, nessuno si scandalizza. Ma dove sta scritto che l’ortofrutta deve costare poco? In Spagna si indaga se i prezzi crollano, da noi facciamo solo chiacchiere e basta. Evidentemente c’è una ragione per cui la Spagna esporta tre volte noi (e ci ruba i mercati). *direttore del Corriere Ortofrutticolo

RISPOSTA

MENTRE IN SPAGNA S’INDAGA SUI PREZZI. DA NOI SOLO CHIACCHIERE

ASSICURARE I REDDITI IN ORTOFRUTTA? SEMBRA FACILE… Corrado Giacomini*

Mi ha incuriosito il commento di Lorenzo Frassoldati. Il direttore inizia raccontando come in Spagna il governo abbia aperto una inchiesta su eventuali irregolarità sul crollo dei prezzi dell’ortofrutta, a cui sarebbero corrisposti aumenti ingiustificati della GDO. Ricordo, che inchieste di questo tipo sono state fatte in passato anche in Italia e sempre con scarso successo, perché se non ci sono estremi di reato, niente può fare il governo per far aumentare i prezzi se non contare sulla sua moral suasion. Lorenzo denuncia, quindi, l’inerzia del nostro governo di fronte alle recenti accuse di speculazione per l’aumento dei prezzi dell’ortofrutta e si lamenta che il ministro Martina abbia annunciato, in pompa magna, la prima assicurazione sui ricavi per il settore cerealicolo, mentre certamente ne avrebbe più bisogno www.corriereortofrutticolo.it

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BOTTA&RISPOSTA

quello ortofrutticolo, caratterizzato da andamenti più instabili dei prezzi. Questa iniziativa del Ministero, con il supporto di ISMEA, mi ha incuriosito perché l’art. 39 “Strumento di stabilizzazione del reddito” del Reg. 1305/2013, il secondo Pilastro della PAC, stabilisce che il sostegno, attraverso contributi finanziari ai fondi di mutualizzazione (le assicurazioni) è possibile solo “…se il calo del reddito è superiore al 30% del reddito medio annuo del singolo agricoltore nei tre anni precedenti…..". Reddito, vale a dire ricavi meno costi di tutte le colture in corso nell’azienda, e sotto la condizione che il calo sia superiore al 30% di quello medio annuo nei tre anni precedenti. Questa norma non è stata ancora applicata in Italia, mentre lo è proprio in Spagna, perché ci sono difficoltà a misurare la caduta di reddito secondo criteri standard, a delimitare l’area delle imprese che potrebbero essere state colpite dalla caduta di reddito oltre i limiti stabiliti, perché le società di assicurazione hanno difficoltà a individuare i criteri per fissare il livello di rischio e i relativi premi di copertura, perché anche il Ministero incontra difficoltà a valutare l’ammontare dei fondi necessari per dare attuazione a detta misura. Sono andato allora sul sito del Ministero dove, oltre alla notizia stampa, ho trovato anche delle slide che illustrano l’intervento.

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Intanto, come diceva Frassoldati, la misura prevede un contributo del 65% da parte del Ministero sul premio assicurativo a copertura del rischio di una riduzione del 20% del ricavo per ettaro delle colture cerealicole rispetto alla media triennale. L’ISMEA interviene sulla misura concedendo la riassicurazione di garanzia alle società assicurative che volessero attivare questo tipo di polizza. Nella seconda slide c’è però un piccolo riquadro che stabilisce che questo tipo di intervento deve rispettare il limite “de minimis” degli aiuti di Stato , vale a dire non superare i 15 mila euro di contributi in tre anni per singola azienda, per essere in regola con le norme UE. Insomma, se l’azienda cerealicola avesse anche beneficiato, per esempio, degli aiuti previsti per aver aderito a contratti di filiera, per i quali il Ministero ha stanziato 10 milioni di euro, sempre sottoposti al regime “de minimis”, l’ammontare complessivo dei contributi ricevuti sul premio assicurativo dovrebbe essere contenuto entro i 15 mila euro di cui, come massimo, l’impresa potrebbe beneficiare. Nella notizia stampa del Ministero si parla di uno stanziamen-

to ad hoc di 10 milioni di euro per il 2017 che, però, non si capisce da dove salta fuori. Certamente, secondo i conti riportati nelle slide, per cui a fronte di un costo assicurativo per ettaro, stimato per l’agricoltore in 17,79 euro/ha, l’eventuale indennizzo, se arrivasse a coprire la totale perdita di ricavo, potrebbe essere di 372 euro/ha, la misura appare molto conveniente. Tuttavia non bisogna dimenticare il limite 'de minimis', a cui è sottoposto l’ammontare dell’intervento pubblico e la risposta che daranno le società di assicurazione. Inoltre, bisogna ricordare che l’art. 39 del Reg. 1305/2013 giustifica il sostegno al reddito solo se la perdita di reddito supera il 30% e stabilisce che gli indennizzi versati dal fondo di mutualizzazione (le assicurazioni) devono essere inferiori al 70% della perdita di reddito subita dal produttore nell’anno in cui quest’ultimo diventa ammissibile all’assistenza. Nel caso di aziende cerealicole a monocoltura, e ce ne sono nel Sud, bisognerà stare molto attenti a non superare questi limiti, perché altrimenti nemmeno la clausola 'de minimis' potrà evitare di considerare questa misura un aiuto di Stato. Non so se vale la pena chiedere che la stessa misura venga estesa all’ortofrutta, forse è meglio chiedere che, finalmente, venga applicato a tutti l’art. 39 del Reg. 1305/2013. *Economista agricolo

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GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:redazione@corriereortofrutticolo.it / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR

Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Emanuele Zanini Hanno collaborato: Chiara Brandi Mariangela Latella Sede operativa via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale Antonio Felice Comitato di indirizzo Lucio Bussi, Antonio Felice, Lorenzo Frassoldati, Corrado Giacomini, Claudio Scalise (coordinatore), Luciano Trentini Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 70 euro per due anni: 100 euro abbonamenti@corriereortofrutticolo.it Chiusura in redazione il 23.03.2017

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Profilo: Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio.

Diffusione: 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Dettaglianti 23%, Produttori 22%, Grossisti 19%, Distributori 12%, Import-export 6,5%, Servizi 5%, Tecnologie e Trasformati 2,5%, Altri 10%

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Fruit Logistica: più uniti che nel passato ma forse poco considerati

RUBRICHE EDITORIALE Lettera al Sig. Ministro

I colossi delle mele riscoprono l’Europa e guardano all’India 3

BOTTA&RISPOSTA Mentre in Spagna si indaga sui prezzi. da noi solo chiacchiere 5 Assicurare i prezzi in ortofrutta? Sembra facile…

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NOTIZIARIO

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ESTERO Mondo flash

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Spagna: l’export oltre i 12 miliardi

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Bonduelle conquista l’America

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SCHEDE PRODOTTO

LOGISTICA Riparte la via della seta

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Il fallimento di Hanjin Shipping scuote il trasporto marittimo

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ATTUALITÀ Primo Piano - Report fiere internazionali - Fruit Logistica Più uniti che nel passato 17 Primo Piano - Report fiere internazionali - Biofach Una partita tra USA e UE

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Copertina - Protagonisti SIMONE ZERBINATI Innovazione senza fine

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MERCATI. Genova polo logistico

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Roma pensatoio mondiale per il rilancio dei Mercati

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Export da primato nel 2016 Nell’import si salva il tropicale

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VIAGGIO DENTRO L’E-COMMERCE/2 La crescita dei pionieri 35

FRUTTA ESOTICA

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PICCOLI FRUTTI

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Fiera-congresso di Interpoma in Cina a fine giugno Interpoma approda in Cina. La fiera di riferimento per il mondo delle mele realizzerà un congresso con tanto di area espositiva. Si chiamerà Interpoma China Congress & Exhibition e si terrà dal 28 al 30 giugno a Weihai, nella provincia dello Shandong, una delle aree più importanti per la produzione delle mele in Cina con una produzione di 9,3 milioni di tonnellate (dato stratosferico, di fonte cinese, tutto da verificare). Attraverso la nuova rassegna cinese, Interpoma, forte del know how a livello mondiale per le tecniche di coltivazione, immagazzinamento, tecniche di selezione e imballaggio, e commercializzazione, intende offrire alle aziende una prima piattaforma per entrare nel grande mercato cinese della mela. La Cina è il primo produttore mondiale di mele: nel 2014 la produzione è stata - sempre secondo dati ufficiali cinesi difficili da verificare - di 38,5 milioni di tonnellate, su una superficie di 2,3 milioni di ettari, per la maggior parte terreni di piccole dimensioni coltivati con poco ausilio di macchinari. Oltre il 90% dei terreni sono sprovvisti di sistemi anti grandine, meno del 20% possiede sistemi avanzati di fertilizzazione e in meno del 30% delle

singole entità produttive i processi sono meccanizzati. Dati che denotano le grandi opportunità di business per le aziende italiane specializzate nei diversi comparti legati al mondo della mela. In occasione dell’evento, si svolgerà un congresso con relatori cinesi e internazionali, a margine del quale verranno organizzate visite tecniche nelle aree coltivate a mele nelle vicinanze di Weihai per far comprendere meglio agli espositori le reali potenzialità del settore.

warrant. Sempre il 13 febbraio si è riunito il consiglio di amministrazione della società il quale ha deliberato di nominare, come annunciato da tempo, Paolo Prudenziati quale presidente e amministratore delegato del CdA, Raffaella Orsero quale vicepresidente e amministratore delegato, Matteo Colombini quale amministratore delegato.

N NOTIZIARIO

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Orsero in Borsa, Prudenziati nuovo presidente Raffaella vice Esordio positivo in Borsa per la neonata Orsero SpA, nata dalla fusione di Gf Group in Glenalta. Il 13 febbraio, nella prima giornata di presenza sul mercato AIM Italia (Mercato Alternativo del Capitale), il titolo (azioni ordinarie Orsero SpA) ha chiuso con un +5,78% a 10,74 euro. Sull’AIM Italia sono negoziati anche i Warrant Orsero SpA. Contemporaneamente è diventata operativa la fusione per incorporazione di Gf Group in Glenalta. Il capitale sociale di Orsero è pari a 64,5 milioni di euro, suddiviso in 13.590.000 azioni ordinarie e 150.000 azioni speciali, tutte senza indicazione del valore nominale. Sono in circolazione anche poco meno di 7,7 milioni di

Non solo kiwi e pere: Origine vuole allargare la gamma “Continueremo a lavorare su kiwi e pere ma non ci fermeremo lì. Stiamo studiando un allargamento della gamma dei prodotti: il paniere di Origine Group è destinato a crescere, passo dopo passo. Sempre con la stessa mission: valorizzare al meglio il prodotto per ridare valore aggiunto al produttore”. Il general manager di Origine Group Alessio Orlandi lancia un messaggio chiaro sulle intenzioni future del gruppo nato nel 2015.

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NOTIZIARIO

Lo ha fatto intervenendo il 2 marzo a Faenza al convegno di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini su 'Quale futuro per la nostra frutticoltura fra criticità e opportunità'. Orlandi ha fatto il punto sui due prodotti che sono al centro delle politiche commerciali di Origine Group. “Dall’aggregazione delle 9 imprese socie di Origine Group è nata una realtà che rappresenta il 15% della produzione italiana di pere e il 25% della produzione nazionale di kiwi, il 20% della produzione europea. Nel kiwi siamo il secondo player al mondo. La creazione di questa massa critica punta ad una maggiore efficienza attraverso economie di scopo che consentono azioni che altrimenti genererebbero solamente costi maggiori per le imprese socie, come la creazione di un marchio e la sua comunicazione, la possibilità di poter gestire innovazione varietale ed eventuali esclusive di prodotto, l’approccio unitario a tavoli tecnici”. Nel kiwi è stato creato il brand ‘Sweeki' col quale "presentarsi al mondo". Nella pera è stato adottato il brand 'Pera Italia’. “Il mandato di Origine Group è di entrare con questi brand in mer-

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cati in cui i soci non sono presenti, proponendo un unico standard qualitativo, un unico prezzo, continuità di fornitura, garanzia di qualità nella fornitura”. Il brand Sweeki è stato presentato al mondo attraverso le fiere degli ultimi sei mesi fra Hong Kong, Spagna e Germania , generando un interesse in partner che hanno creduto nel progetto. “Così in Cina abbiamo organizzato un evento di lancio al mercato generale di Guangzhou (Canton), il primo per importanza, alla presenza del direttore dell’ICE e del Console italiano. Sempre in Cina abbiamo iniziato a fare comunicazione nella GD. Poi siamo entrati anche in mercati che non venivano coperti in precedenza come Taiwan, Hong-Kong- Malesia”. In Europa con Sweeki si è puntato su un mercato notoriamente ostico come quello spagnolo con il lancio del prodotto a inizio marzo attraverso attività di comunicazione e merchandising in collaborazione con partner locali. “Il processo di lancio del brand è iniziato, siamo presenti anche in Svizzera ed in alcune isole dei Caraibi. Siamo consapevoli che ci vogliono tempi lunghi per il riconoscimento di un brand e del suo

valore ma riteniamo di aver piantato le basi per un annata prossima molto positiva”. Con il marchio 'Pera Italia' il Consorzio si è presentato all’ultima Fruit Logistica. Il riscontro è stato positivo da parte delle catene italiane ed europee sulla base di un piano di comunicazione e commercializzazione diverso che ha suscitato l’interesse dei buyer presenti a Berlino. “Inaspettatamente, i clienti di prodotto kiwi che abbiamo incontrato sono rimasti colpiti dall’altro prodotto presentato. Infatti i mercati lontani non conoscevano il prodotto pera e sono rimasti colpiti ed interessati – e anche incoraggiati – dal fatto che manterremo lo stesso approccio del kiwi: qualità ed affiancamento in comunicazione”. L’esperienza di Origine Group dopo un anno e mezzo di attività afferma Orlandi - dimostra che l’aggregazione funziona. Origine Group nasce il 7 agosto 2015 dall’alleanza fra 9 aziende leader in Italia e in Europa nella produzione e commercializzazione di ortofrutta fresca: AFE, Apofruit, Frutta C2, Gran Frutta Zani, Kiwi Uno, Op Kiwi Sole, PempaCorer, Salvi-Unacoa, Spreafico.

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Gullino con il bio raddoppia la produzione di mele

L’arancia rossa Oranfrizer cresce in Italia, cala all'estero

Trentamila tonnellate di kiwi, diecimila di mele, ottomila di frutta estiva. Un fatturato 2016 pari a 32 milioni di euro. Se questi sono i numeri del Gruppo Gullino di Saluzzo, essi non dicono di un tratto aziendale fondamentale: il rispetto e la valorizzazione del territorio, il crescente impegno nel biologico. La produzione di kiwi biologico è partita nel 1999 e oggi rappresenta il 40% del totale. Ora la sfida di Gullino è la produzione di mele biologiche. Il 50 per cento della produzione melicola dell’azienda piemontese è in conversione su terreni pedemontani della provincia di Cuneo tra i 500 e i 600 metri di altezza e oltre. Le prime mele bio di Gullino saranno sul mercato nella campagna 2017-18. “Il nostro obiettivo - dichiara al Corriere Ortofrutticolo il direttore generale Giovanni Gullino - è di raddoppiare la produzione di mele, portandola a 20 mila tonnellate, sia incrementando la produzione diretta ma anche coinvolgendo nel nostro progetto bio altri produttori piemontesi”. Con il biologico il Gruppo Gullino intende avere più peso nel mercato italiano che oggi conta solo per il 5% del volume d’affari. Gullino infatti vive sulle esportazioni, principalmente nel Regno Unito, in Francia, Germania, Spagna, Stati Uniti e Canada. A maggio il progetto mele bio di Gullino sarà illustrato a Rimini in occasione di Macfrut e si conosceranno le varietà su cui il gruppo piemontese intende puntare. Sarà lanciata una varietà bio e una varietà convenzionale, anche quest’ultima resistente per assicurare un basso impatto ambientale. Dati gli ottimi risultati forniti dalle Gala in Piemonte, non si esclude che Gullino punti su nuovi cloni di questa varietà.

Oranfrizer si appresta a concludere la stagione 2016/17 con un incremento dei volumi di vendita sul mercato italiano e un calo sull’export. "In Italia in collaborazione con la GDO abbiamo realizzato appuntamenti ed eventi - spiega l’amministratore unico Nello Alba (nella foto) - in piena stagione agrumaria, incontrando i consumatori direttamente nei reparti ortofrutta. La fidelizzazione sta progressivamente dando risultati. Quest’anno i volumi di arancia rossa che dalla Sicilia abbiamo distribuito in tutt’Italia so-

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te, tenuto conto dei problemi che l’agrumicoltura siciliana sta affrontando. All’estero i volumi esportati da Oranfrizer sono però scesi del 15%. L’arancia rossa, con Oranfrizer entra nelle più importanti ed esigenti catene di distribuzione della Norvegia e della Gran Bretagna. “Dobbiamo poterci distinguere all’estero per la qualità - afferma Nello Alba -, piuttosto vendiamo meno, ma meglio. È dannoso vendere a tutti i costi all’estero, penalizza la percezione della qualità del made in Italy, chi lo fa lede il comparto”. Privilegiando questa strategia, Oranfrizer pensa già alla prossima campagna e intanto punta sulle spremute con destinazione Nord Europa, Nord America e Asia.

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Il Melone IGP Mantovano punta a quadruplicare i volumi

no aumentati del 13%". Al record raggiunto dall’arancia rossa segue il limone. Anch’esso in Sicilia vanta il marchio IGP con due denominazioni protette per le produzioni di Messina e di Siracusa. Oranfrizer ha registrato il 9% di incremento sulle vendite di limoni femminelli siracusani e continuerà a distribuirli anche per i prossimi mesi, estate compresa, poiché saranno in raccolta i limoni primaverili ed estivi, cioè il limone Bianchetto e il limone Verdello, che si presentano con una buccia tendente al verde, sono molto aromatici, abbondanti in succo e soprattutto sono italiani (sui mercati dovranno competere con i limoni gialli provenienti dall’estero). La crescita registrata durante questa stagione da Oranfrizer sui mercati nazionali è incoraggian-

Il Consorzio del Melone Mantovano, l’organismo che tutela e valorizza l’unico melone IGP italiano, dopo aver chiuso il bilancio del 2016 con un trend positivo, ha per il 2017 l’obiettivo di consolidare i risultati qualitativi raggiunti e migliorare ulteriormente la proposta varietale di meloni all’altezza del marchio, in una continua ricerca e sperimentazione di nuove varietà che si possano insediare bene nei territori di riferimento. Inoltre, è possibile aumentare anche per il 2017 i volumi in quanto il potenziale produttivo è stato stimato attorno alle 18 mila tonnellate, quattro volte di più del quantitativo prodotto nel 2016. A Fruit Logistica il Consorzio si è presentato con la chef Rubina Rovini come testimonial. I visitatori hanno potuto apprezzare i suoi particolarissimi finger food con protagonista il melone. L’uso del melone in cucina è infatti fondamentale per il Consorzio e per l’attività di promozione www.corriereortofrutticolo.it

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che esso svolge per far conoscere al pubblico la versatilità di questo prodotto che può divenire protagonista di tutti i piatti, dall’antipasto al dolce. Da qui la volontà di una testimonial come Rubina Rovini capace di esprimere la sua passione per il cibo in modo molto creativo ed estroverso ed impegnata oggi come docente in scuole di cucina, chef in ristoranti ed eventi ed attiva in campagne per la diffusione di una sana alimentazione. Il Consorzio è stato ospite a Berlino degli stand di Francescon e Don Camillo, due tra i massimi soci e produttori italiani di melone.

Aperta a Latina la seconda stazione di ricerca di Rijk Zwaan Rijk Zwaan ha inaugurato una stazione innovativa di ricerca varietale tra Sabaudia e Terracina, la Trial Station Latina, costituita da 23 mila metri quadrati dedicati alla coltivazione in serra, 5 mila metri quadrati per le colture di pieno campo, con strutture ed impianti di irrigazione all’avanguardia. La zona di Latina è stata scelta per la posizione strategica, per la forte presenza di aziende della filiera, per la coltivazione intensiva dei terreni oltre che per la rappresentatività di una vasta area del-

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l'Italia. "L’obiettivo è di sviluppare e testare le nuove varietà selezionate dalla nostra ricerca e, contemporaneamente, essere vicini agli operatori del settore per meglio comprenderne le esigenze in termini produttivi e commerciali", dichiara Alessandro Silvestrelli, managing director di Rijk Zwaan Italia. All’area dedicata all’R&D, che copre circa il 70% dell’attività della stazione, è infatti affiancata l’area demo, in forte connessione con le aziende della filiera orticola interessate a fare esperienza diretta delle nuove varietà sviluppate, in particolare nella lattuga, spinacio, swiss chard, cavolo rapa, valeriana, ravanello, zucchino, pomodoro, melanzana, peperone e cetriolo. Al centro della Trial Station è allestito il Retail Point Center, un punto di incontro dove condividere informazioni sulle varietà e i servizi offerti da Rijk Zwaan, con le novità sono in esposizione e a disposizione dei clienti orientati alla distribuzione. La Trial Station Latina è la seconda stazione di ricerca di Rijk Zwaan in Italia. Lo scorso anno era stata aperta a Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa, la Trial Station Sicilia dove Rijk Zwaan porta avanti attività di R&D e demo dedicate alla Sicilia. L’olandese Rijk Zwaan è la più grande azienda sementiera privata del mondo, con oltre 2.700 dipendenti ed è presente in Italia dal 2006.

La nocciola italiana deve inseguire la crescita della domanda

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La nocciola è una delle principali materie prime per la realizzazione di molti prodotti dolciari. Per questo è molto richiesta dall’industria (circa il 70% della produzione). In Italia, secondo produttore mondiale con una quota del 14% alle spalle della Turchia, il nocciolo è coltivato in maniera intensiva in poche zone: Piemonte, Lazio, Campania e Sicilia. La produzione 2016 è stimata in 130

mila tonnellate su circa 68.600 ettari coltivati, ed entro il 2022 si prevede una riconversione di altri 20 mila ettari, per un +30% di superficie e +40% di volume. La varietà di nocciola coltivata in Piemonte è la Tonda Gentile Trilobata, che nella declinazione IGP arriva a quotazioni di 9,30 euro/kg per la destinazione industriale. La sua produzione è concentrata nelle province di Cuneo, Asti e Alessandria. Attualmente la provincia di Cuneo detiene il primato

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in Piemonte con i suoi circa 7.000 ettari. La nocciola presenta importanti potenzialità economiche, con un valore che può arrivare a 400500 euro al quintale di prodotto raccolto; molto più alto rispetto ad altre produzioni agricole. Quella del Piemonte è particolarmente apprezzata dall’industria dolciaria per i suoi parametri qualitativi (forma sferoidale del seme, gusto ed aroma dopo tostatura, elevata pelabilità e buona conservabilità). Oggi la produzione regionale si avvicina a 15 mila tonnellate, che rappresentano circa l’8-9% di quella nazionale (dati: Consorzio Tutela Nocciola Piemonte). Il vero problema è che la produzione italiana di nocciole non riesce a coprire per intero le necessità industriali. "Noi utilizziamo in misura massiccia le nocciole italiane e quelle piemontesi in particolare - sottolinea Alessandro Sandiano, direttore marketing di Pernigotti -. Ma si tratta solo di una parte del fabbisogno industriale. Per questo, come tutta l’industria dolciaria che usa la crema di nocciola come prodotto di base, siamo costretti a cercare anche altre fonti di approvvigionamento, come le nocciole turche, di cui c’è una buona disponibilità".

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milioni). I finanziamenti sono destinati non solo alla distribuzione di frutta, verdura e latte agli studenti, ma anche per sostenere programmi di insegnamento sulla produzione agricola e le diete sane e per la diffusione di materiale informativo.

Penny Market investe 95 milioni per espandersi in Italia Con un piano d’investimenti che tocca i 95 milioni di euro, l’insegna Penny Market sta attuando un programma di espansione per consolidare la presenza in Italia. Rientra in questa iniziativa di sviluppo anche il Sud come testimonia l’apertura a inizio marzo a Cerignola (Foggia). "L’apertura di un nuovo punto di vendita a Cerignola si inserisce perfettamente nella nostra strategia: negozio di prossimità attento ai bisogni dei consumatori, in grado di offrire ogni giorno un vasto assortimento a prezzi contenuti e concorrenziali”, spiega il responsabile di Penny Market Italia Gotthard Klingan. “Con questa nuova apertura abbiamo voluto coinvolgere le aziende del

Dall’UE 21,7 milioni per il programma Frutta nelle scuole L’Unione Europea finanzierà con quasi 31 milioni di euro i programmi italiani di distribuzione di frutta, ortaggi e latte nelle scuole per l’anno 2017/2018. Lo ha reso noto la Commissione europea il 13 marzo. Con 21,7 milioni di euro a sostegno delle iniziative sull’ortofrutta e 9,2 per il latte, l’Italia è il terzo Paese UE per allocazione di fondi nell’ambito del programma, dopo Germania (circa 36 milioni) e Francia (35

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territorio per contribuire alla crescita del tessuto imprenditoriale”, aggiunge Klingan. Il layout e le caratterizzazioni interne sono il frutto dello sviluppo del nuovo concetto 'Ambiente 3.0' di Penny Market, progettato per offrire ai clienti un’esperienza di acquisto di grande efficienza. Il punto di vendita ospita un vasto assortimento dedicato ai prodotti tipici regionali forniti da aziende strettamente integrate nel territorio.

Grossisti e distributori promuovono Envy Il colore invitante, la consistenza croccante e succosa e il gusto dolce: sono queste le caratteristiche di Envy più apprezzate dai grossisti e retailer, come emerso dai primi test condotti dai Consorzi VOG e VI.P, che commercializzano su licenza della neozeolandese T&G Global la mela club in Italia e Spagna. Il primo responso dei partner commerciali promuove quindi questa mela club che termina ad aprile il periodo di commercializzazione sostenuta da attività di degustazione e distribuzione del prodotto nei mercati ortofrutticoli italiani e spagnoli. Nella stagione 2016/2017, il raccolto di Envy in Alto Adige è stato di 1.500 tonnellate, con una buona qualità dei frutti e un’alta domanda da parte del mercato. Il marchio envy™ identifica le mele dalla varietà Scilate, incrocio di Gala e Braeburn. Si pone nel segmento delle supersweet, categoria particolarmente apprezzata dai consumatori, e presenta un colore rosso uniforme con una naturale sfumatura color ruggine, una forma tonda e regolare e una buccia liscia e lucida. In Spagna, nei mercati municipali di Madrid, Bilbao, Barcelona, Valencia, Alicante Sevilla, Málaga, Granada, A Coruña, Vigo e Santiago de Compostela, per ogni acquisto di mele viene regalata una Envy per far loro provare ai consumatori il suo gusto eccellente. "La risposta ad envy™ è molto positiva, grazie alle caratteristiche innovative della varietà - afferma Gerhard Dichgans, direttoMarzo 2017


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re di VOG -. Siamo soddisfatti di questo avvio di commercializzazione e vediamo un forte potenziale per il futuro in Europa". “L’aspetto naturale e invitante è uno dei punti di forza di envy™ e un fattore decisivo per attrarre consumatori che rimangono conquistati dal gusto dolce, dalla polpa bianca e succosa", aggiunge Josef Wielander, direttore del Consorzio VI.P. Nella prossima stagione il raccolto italiano di Envy dovrebbe attestarsi intorno alle 3.000 tonnellate.

Ortomercato di Milano: sei aziende fondano Acmo Sei aziende che operano all’interno dell’Ortomercato di Milano (Alma, Spreafico, Gala Fruit, F.lli Rebuffini, Gandolfo e Ortofrutta

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Bolognese) hanno creato una nuova associazione: la Acmo Milano, Associazione commercianti Mercato Ortofrutticolo. Lucio Rebuffini è stato nominato presidente. "La nuova associazione - si legge in una nota del nuovo organismo formato da questi grossisti dell’Ortomercato milanese - nasce per rappresentare gli interessi di tutti gli operatori del Mercato che vogliono essere protagonisti del

loro futuro e disponibili a confrontarsi con tutti gli interlocutori per migliorare l’Ortomercato di Milano. Il primo nostro impegno sarà quello di sollecitare un dibattito costruttivo tra gli operatori e la Sogemi (l’Ente gestore del Mercato) per la realizzazione di una nuova struttura mercatale che risponda alle esigenze delle moderne aziende ortofrutticole". Nella foto, visione dall'alto dei padiglioni dell'Ortomercato.

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ARANCIA ROSARIA. PERFETTO EQUILIBRIO TRA GUSTO E BENESSERE. Ricca di vitamine A, B, PP e C, ideale come coadiuvante della cura degli stati influenzali

Ricca di antiossidanti contro l’invecchiamento

Una sferzata di energia, ideale per chi pratica sport

Effetti benefici sulla microcircolazione

Oggi Rosaria è anche una spremuta 100% di arance rosse, sempre fresca e disponibile tutto l’anno.


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FRUIT LOGISTICA. L’Italia si sta presentando più compatta all’estero

Più uniti che nel passato E’ stata una presenza forte più che mai quella dell’Italia a Fruit Logistica. Più di 500 espositori in rappresentanza di produzione e commercio ma anche di tutta la filiera a partire dalle tecnologie in cui l’Italia riveste un ruolo internazionale di assoluto rilievo. Una significativa novità è stato l’ampliamento dello spazio Italy, gestito dal CSO in collaborazione con Fruitimprese e Italia Ortofrutta Unione Nazionale, che ha accolto oltre 50 imprese tra le quali la maggioranza delle aziende di riferimento del settore. Forse non basta per dare più organizzazione alla presenza nazionale ma è stato fatto, grazie a Italy, un passo avanti importante. Oltre che dagli espositori, Italy è stato infatti animato da tutta una serie di eventi e convegni in cui il CSO ha dato dimostrazione di rafforzare la sua posizione di fornitore di servizi al settore a livello nazionale e internazionale. Molto significativa anche la presenza del-

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Italy, con i suoi oltre 50 espositori e la collaborazione con il CSO di Fruitimprese e Italia Ortofrutta, ha rappresentato un passo avanti del nostro Paese nella più grande vetrina mondiale

Wilfried Wollbold, global brand manager di Fruit Logistica. Nella foto grande sopra, da sinistra: Gennaro Velardo (presidente Italia Ortofrutta Unione Nazionale), Marco Salvi (presidente Fruitimprese), Paolo Bruni (presidente CSO Italy), Pietro Benassi (ambasciatore d’Italia in Germania), Simona Caselli (assessore all’Agricoltura della Regione Emilia Romagna) e Fabio Casciotti (direttore dell’ICE)

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Dare e avere: i conti di Berlino per l’Italia forse non tornano Un investimento enorme per un ruolo non di primo piano di Antonio Felice Wilfried Wollbold, global brand manager di Fruit Logistica, parla di un anno straordinario, con tanti nuovi espositori, 3100 in totale. "La presenza italiana - ha aggiunto in una video intervista ha avuto un ruolo significativo, siamo molto, molto contenti: 500 espositori di tutta la filiera, una crescita straordinaria”. E il direttore Lorenzo Frassoldati ha ricordato, in una corrispondenza da Berlino dopo il primo giorno di questa 25.ma edizione: "Siamo i primi, davanti a spagnoli (365) e olandesi (319). Contenti certamente gli organizzatori tedeschi del bilancio della presenza italiana, un po’ meno dovremmo esserlo noi che portiamo tanta acqua (cioè fiumi di euro) nelle casse di Messe Berlin e che con un po’ più di organizzazione potremmo proporci con una presenza più strutturata e di maggior qualità espositiva. Comunque ‘Italy’, lo spazio gestito da CSO Italy in collaborazione con ICE, FruitImprese e Italia Ortofrutta resta un bell’esempio di presenza coordinata e di qualità e migliora ogni anno”. Giusto. Ma quanto diamo e quanto portiamo a casa da Berlino? Facciamo un calcolo approssimato per difetto: se i 500 espositori italiani avessero investito in media nell’area stand e nell’allestimento 6.000 euro ciascuno, nelle ‘casse di Messe Berlin’ sarebbero entrati 3 milioni di euro. Poi c’è l’investimento in trasferta e nel soggiorno a Berlino, spese di rappresentanza comprese, che, sempre per difetto, fanno un altro milione di euro. L’investimento degli italiani a Fruit Logistica è certamente molto superiore, perché se è vero che ci sono presenze collettive in spazi di

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non grandi dimensioni, è anche vero che non poche aziende, che si presentano individualmente, possono spendere decine di migliaia di euro ciascuna o cifre più importanti ancora che si avvicinano o superano i 100 mila euro. Ma prendiamo pure i 4 milioni di euro come cifra di riferimento. Ebbene, cosa portiamo a casa? La risposta è complessa. Sul piano degli affari delle imprese espositrici che maturano in fiera, sul piano dei rapporti internazionali che si creano, che si mantengono, che si rafforzano, il risultato deve essere significativo, altrimenti l’investimento sarebbe assurdo e invece viene rinnovato se non potenziato di anno in anno. Su altro piano, ovvero su ciò che Messe Berlin dà in termini di valorizzazione, di promozione dell’immagine, di coinvolgimento nelle iniziative generali come per esempio nella convegnistica, ad un cliente così importante come la componente espositrice italiana, bisogna avere il coraggio di dire che - non solo e non tanto per ‘colpa’ di Messe Berlin e dei suoi partner - il risultato è tra il nullo e il modesto. Non si pretende che un cliente importante entri nella stanza dei bottoni della manifestazione, perché ognuno deve stare al suo posto, ma che ad esso venga data la visibilità e venga offerto il coinvolgimento che oggettivamente merita non ci sembra una cosa campata in aria. L’Italia nei convegni e nelle cerimonie (premiazioni ed altro) è poco o per nulla coinvolta, sul sito della manifestazione è scarsamente presente (nella rassegna fotografica molti dei principali

Messe Berlin incassa dagli espositori italiani più di 3 milioni di euro: che cosa dà in cambio?

espositori italiani non ci sono proprio), nelle decisioni prese dagli organizzatori - che peraltro godono di un efficientissimo ufficio di rappresentanza a Milano a cui va fatto tanto di cappello - l’Italia conta come il 'due di coppe quando la va a spade’. Eppure non siamo, nell’ortofrutta, un Paese di serie B in Europa e nel mondo. Su questo andrebbe fatta una riflessione pensando alla 26.ma edizione del febbraio 2018 (dal 7 al 9). Una riflessione che parta da alcune domande: possiamo come italiani presentarci a Fruit Logistica con una presenza più organizzata, con una rappresentanza meno frantumata al fine di chiedere tutti insieme qualcosa di più dello spazio espositivo agli organizzatori a fronte dell’investimento che facciamo? E poi chiediamoci: ma perché l’Italia non è mai stato, almeno negli ultimi anni, il Paese partner di Fruit Logistica quando lo è stato persino il Portogallo che nell’ortofrutta conta niente rispetto a noi? Possiamo, in definitiva, essere più forti nella nostra immagine a Berlino in modo di agevolare ulteriormente il business dei nostri operatori (visto che è assodato che il marketing aumenta gli affari) chiedendo a Messe Berlin che non ci piace avere l’impressione di essere un pollo da spennare? Possiamo infine pretendere che il governo italiano accompagni le aziende italiane a Berlino? Non andiamo oltre, perché ciò porterebbe inevitabilmente ad affrontare anche il tema delle fiere italiane. Meglio aspettare la metà di maggio. Ci fermiamo a una frase sentita a Berlino: “Questa è la fiera italiana dell’ortofrutta”. Il che, sinceramente, anche alla luce di queste riflessioni, lascia non poco amaro in bocca.

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Sopra, lo stand collettivo dell’Alto Adige. Sotto, l’area di Veronamercato

così: l’Italia vanta la leadership europea di produzione in ben 12 prodotti ortofrutticoli tra cui grandi ‘must' della frutta come mele, pere, kiwi, albicocche e uva da tavola ma anche su prodotti orticoli come sedani, indivie, cicorie, carciofi, pomodori, melanzane e, non da ultimo, anche sulle nocciole. Questi primati testimoniano solo in parte il reale peso del settore ortofrutticolo italiano che vanta una decisiva azione di traino di tutto il Pil agroalimentare, con una innovazione senza pari in Europa nella IV e V gamma, la cui presenza è stato un elemento importante dell’edizione 2017 della fiera di Berlino.

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le Regioni di riferimento per la produzione dell’ortofrutta, dal Piemonte alle regioni del Sud. Purtroppo, anche per l’edizione 2017 di Fruit Logistica, la 25.ma della serie, va registrata l’assenza del governo italiano, almeno a livello di ministro e sottosegretari perché va riconosciuto all’ambasciatore d’Italia in Germania, Pietro Benassi, di essere stato ancora una volta vicinissimo agli espositori italiani, con una presenza attenta in fiera e il tradizionale evento serale in ambasciata. “L’Italia - ha dichiarato l’ambasciatore Benassi - conferma la sua leadership europea nel comparto ortofrutticolo, settore chiave di un’agricoltura che costituisce uno dei comparti più vitali del nostro made in Italy nel mondo, e al tempo stesso un patrimonio immateriale storico del nostro territorio”. Nel primo giorno di fiera alcuni protagonisti hanno partecipato all’inaugurazione dell’area collettiva Italy. "L’ortofrutta italiana ha detto nell'occasione il direttore di ICE Fabio Casciotti – vanta a Fruit Logistica di Berlino una presenza da Paese leader". L’ICE, all’interno dello stand Italy, ha presentato ‘Fruit & Veg Experience', uno spazio dedicato ai prodotti più rappresentativi dell’ortofrutta italiana: dalle mele alle pere, fino alle fragole, arance, patate, radicchio tardivo, kiwi e ortofrutta biologica, offerti a buyers e operatori presenti in fiera attraverso una formula gourmet con ricette fresche e leggere made in Italy, biglietti da visita ideali per conoscere appieno le eccellenze della nostra terra (iniziative di questo tipo si sono moltiplicate in diversi stand italiani a Berlino). “Credo che siamo riusciti a rendere percepibile - ha dichiarato da parte sua Paolo Bruni, presidente di CSO Italy - la forza e l’eccellenza italiana che vanta un’offerta ampia, differenziata, profonda, innovativa su frutta e verdura, con tante referenze leader in Europa e nel mondo”. Ed è proprio

Il punto sulle nostre esportazioni, in particolare in Germania, lo ha fatto a Berlino Marco Salvi: "Per quanto riguarda l’export - ha dichiarato il presidente di Fruitimprese - anche nel 2016 è continuato il trend positivo che porta il fatturato complessivo intorno ai 4,8 miliardi di euro con un incremento del 5% rispetto al 2015. I dati sono quindi molto positivi, con la Germania che si conferma il principale mercato per l’ortofrutta italiana, con oltre un milione di tonnellate acquistate nel 2016. Nel corso dell’ultimo decennio però – ha ribadito Marco Salvi – abbiamo perso quote di mercato a causa dell’aumento

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LA SCHEDA. Oltre 3.100 espositori e 75 mila visitatori. Un successo a tutto tondo Oltre 75 mila visitatori provenienti da più di 130 Paesi, il 5% in più rispetto alla passata edizione: sono i risultati raggiunti dall’ultima edizione di Fruit Logistica, che si è chiusa il 10 febbraio a Berlino. "Fruit Logistica 2017, nel suo 25mo compleanno, ha segnato un nuovo importante traguardo fieristico sottolinea Christian Göke, amministratore delegato di Messe Berlin GmbH -. Ancora più importante del gradito aumento del numero di visitatori professionali, è stato senz’altro lo stato d’animo positivo dell’intero settore, assolutamente palpabile nei padiglioni durante tutti i tre giorni della manifestazione". Più di 3.100 espositori provenienti da 84 Paesi hanno presentato una panoramica completa del mercato dell’ortofrutta. Molto alto il loro livello di soddisfazione a fine rassegna. Gli organizzatori hanno fatto sapere che l’altissima percentuale di conferma da parte dei visitatori di voler ritornare alla prossima edizione (90 per cento) nonché l’alta propensione a raccomandare tale evento ai propri colleghi (96 per cento) si spiega con il fatto che il 98 per cento dei visitatori professionali, ha valutato come estremamente soddisfacenti i risultati commerciali della propria visita. L’80 per cento ha potuto intraprendere nuovi contatti commerciali. Il 39 per cento dei visitatori ha concluso importanti affari proprio durante la rassegna. Più di tre quarti dei visitatori si aspetta che i contatti stabiliti in fiera si tradurranno in effettivo business nel post salone. La percentuale di visitatori internazionali si è attestata all’ 82 per cento. Ecco alcune dichiarazioni di personalità e operatori internazionali presenti a Berlino. Ali Kavak, management board chairman del Mediterranean Fresh Fruit and Vegetable Exporter Unions and Turkish Citrus Promotion Group: "Fruit Logistica è una eccezionale opportunità per la Turchia e le società turche, non solo per presentarsi, ma soprattutto per esplorare le sempre crescenti e mu-

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tevoli esigenze dei clienti". Eduardo Ferreyros Küppers, ministro del Commercio Estero e del Turismo del Perù: "Fruit Logistica è la più importante location per le nostre società in grado di mostrare le proprie innovazioni e prodotti. Abbiamo scelto, inoltre, questo salone per lanciare la nostra nuova campagna mondiale del brand Peru Superfoods". Mario Slunitschek, direttore di Edeka Fruchtkontors: "Per Edeka, Fruit Logistica è stato un grande successo anche quest’anno. Insieme ai buyer dei grossisti, produttori e distributori di tutto il mondo abbiamo avuto importanti contatti commerciali". Jorge de Souza, project manager di Frutas do Brasil: "Siamo soddisfatti al cento per cento. I nostri espositori hanno fatto business anche migliore rispetto alla passata edizione. In termini di dati relativi alle esportazioni, corrispondo all'85 per cento del volume totale ed al 90 per cento delle vendite, le cifre concluse a Fruit Logistica. Qui i nostri produttori trattano la parte preponderante della loro attività". Michaela Schneider, business development manager di Fyffes: "Per noi Fruit Logistica è stata ancora una volta un grande successo e una eccezionale piattaforma di comunicazione con tutti gli attori della filiera". Shareen Zarkani, capo del Reefer Management di Maersk Line, Danimarca: "Fruit Logistica è una grande opportunità di interagire con i clienti provenienti da tutto il mondo e discutere sul come possiamo sostenere ed incoraggiare le loro ambizioni di crescita". Hany Hussein, direttore esecutivo dell'Agricoltural Export Council dell’Egitto: "L’Europa è un mercato molto importante per i produttori egiziani. Pertanto Fruit Logistica è il salone più importante anche per noi. Anche Asia Fruit Logistica ha raggiunto per noi la seconda posizione in termini di strategicità in quanto il mercato asiatico è proprio il secondo mercato più interessante per il nostro Paese”.

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Italy è stato animato da iniziative e convegni curati molto bene dal CSO

tempo con lungimiranza e strategia condivisa. L’ortofrutta italiana è destinata ad essere esportata ed è necessario uno sforzo congiunto di tutte le forze del nostro Paese, dalla politica alla diplomazia, alla rappresentanza affinché dialoghino insieme e condividano

ancora di più l’obiettivo di offrire alle imprese le opportunità per competere e misurarsi sul mercato. Crediamo nel mercato anche se alla globalizzazione e all’apertura di nuove opportunità deve corrispondere una globalizzazione delle regole commerciali".

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delle produzioni tedesche, come nel caso delle mele, e della concorrenza spagnola, per quanto riguarda il comparto delle pesche e nettarine. Risultano in flessione anche le esportazioni di patate e pomodori mentre abbiamo registrato un incremento per angurie, meloni ed arance. Ritengo che vi sia spazio per tornare a crescere su questo importante mercato tramite maggiori investimenti finalizzati all’innovazione e alla valorizzazione dei nostri prodotti". Gennaro Velardo, presidente di Italia Ortofrutta Unione Nazionale, ha sottolineato alcuni elementi essenziali. "Fruit Logistica 2017 - ha dichiarato - per le nostre imprese si è svolta in uno scenario internazionale complesso: il perdurare della chiusura di alcuni mercati di riferimento per il nostro export e le spinte protezionistiche di altri Paesi rappresentano delle criticità da affrontare per

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BIOFACH. A Norimberga analizzate le tendenze del biologico

Una partita tra US e UE La più importante analisi sul biologico nel mondo è stata presentata al Biofach di Norimberga, con il titolo ‘The World of Organic Agriculture’, da FiBL (istituto di ricerca tedesco) e da IFOAM (l’organismo mondiale che raggruppa le associazioni del biologico). La tendenza di fondo resta quella di una crescita costante e diffusa di consumi, superfici e aziende che propongono prodotti bio certificati. I consumi hanno raggiunto a fine 2015 gli 81,6 miliardi di dollari contro i 60 miliardi di dollari del 2010; le aree coltivate sono pari a 43,7 milioni di ettari segnando un più 7,2% rispetto al 2014; gli operatori del bio hanno raggiunto la cifra di 2,4 milioni, più 14,7% rispetto al 2014. Gli Stati Uniti coprono il 47% del mercato globale del settore, sono quindi nettamente in testa ai Paesi consumatori di bio rappresentando quasi la metà del totale, segue la Germania con l’11%, la Francia con il 7%, la Cina con il 6, Re-

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Il mercato degli Stati Uniti rappresenta quasi la metà del mercato mondiale del bio, segue l’Europa con il 36% dei consumi globali. In Cina il settore è appena agli inizi gno Unito e Canada con il 4, Italia (quindi siamo al 7° posto nel mondo) e Svizzera al 3%. Nell’Unione Europea altri Paesi hanno quote più basse ma contribuiscono anche loro a fare dell’UE il secondo mercato mondiale dopo gli USA, con una quota ragguardevole del 36%. Se si raffrontano gli abitanti di UE e Cina appare evidente che una Cina che ha solo il 6% del mercato globale ha ampissimi margini di crescita, soprattutto nelle megalopoli cinesi dove si concentra il più alto potere di acquisto. Se si considerano i produttori di biologico, la più alta concentrazione è in Asia (35%), soprattutto grazie all’India, segue l’Africa con il 30% (grazie soprattutto a Etiopia e Tanzania), quindi l’America Latina con il 19%,

l’Europa con il 14%, il Nordamerica e l’Oceania con l’1%. Se ne deduce un dato molto importante: il grande mercato degli US, per quanto le aziende produttrici americane possano essere grandi, dipende in larghissima parte dalle importazioni. E così che ancora una volta i trend del cibo bio, dai superfood alle specialità gastronomiche, sono stati analizzati al Biofach che si è svolto a Norimberga dal 15 al 18 febbraio, confermandosi la più grande vetrina del biologico al mondo, con l’Italia che ha recitato molto bene la sua parte. Sono stati 2.749 gli espositori provenienti da 87 Paesi. Per il settore dell’ortofrutta italiano, sottolineiamo una novità, ovvero l’ingresso nel bio di un’azienda del kiwi, Frutti Felici, che ha

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FRANCIA. Dal 25 al 27 aprile torna il Medfel di Perpignan Unico evento internazionale dedicato a frutta e verdura in Francia, Medfel torna dal 25 al 27 aprile 2017 al Parc des Expositions di Perpignan, organizzato da Sud de France Développement e dalla Regione Occitania Pirenei-Mediterraneo. L’obiettivo dell’evento è abbinare l’intera offerta francese a quella dei Paesi mediterranei (in particolare Spagna, Italia, Tunisia e Marocco). In preparazione della rassegna Sud de France Développement ha raddoppiato le attività di ricerca di acquirenti internazionali con l’obiettivo di radunare un contingente di 120 acquirenti provenienti da tutto il mondo. L’anno scorso Medfel ha ospitato, a beneficio degli espositori, 2.948 incontri d’affari programmati. La nona edizione di Medfel si propone di ampliare e valorizzare in termini di indicazioni e conferenze l’offerta ortofrutticola bio e di prodotti a marchio di qualità.

Nel corso della rassegna, saranno presentate le previsioni di raccolta in Francia e in Europa di albicocche, pesche e nettarine, meloni, ciliegie, prugne, uva, fragole, carote, porri, patate, pomodori e cetrioli, con un grande ampliamento di questo tipo di offerta. La regione Occitania Pirenei Mediterraneo è la seconda regione agricola della Francia per superficie, numero di aziende e posti di lavoro; la seconda regione produttrice di frutta con il 19% delle superfici francesi, quarta regione produttrice di verdura con il 10% delle superfici francesi, seconda regione produttrice di sementi con il 24% delle superfici francesi. E’ anche per la sua collocazione in questa importante realtà regionale, che Medfel aspira a riunire l’intera filiera ortofrutticola di Francia senza rinunciare alla propria vocazione di svolgere un ruolo internazionale in ambito mediterraneo.

fatto il suo debutto a Norimberga, e la significativa - ancora una volta - presenza dei due Consorzi delle mele bio dell’Alto Adige, ovvero Bio Sudtirol e Bio Val Venosta. Buone, anzi ottime, sono le aspettative per il futuro del biologico in Val Venosta con una crescita prevista di circa il 50% delle aree coltivate a mele bio in tre anni. Nel 2016 gli ettari occupati da frutteti bio erano 500, quest’anno si passerà a 540 mentre nel 2018 a 640. Nel 2019 il 16% della valle sarà occupata da meleti caratterizzati da produzione biologica, per un totale di circa 800 ettari. Secondo Gerhard Eberhöfer, responsabile della divisione Organic di VI.P, il periodo di 36 mesi necessario per convertire la produzione da lotta integrata a bio permette di fare calcoli abbastanza precisi sui volumi che si andranno a gesti-

Gerhard Eberhöfer, Vi.P Valvenosta. Sotto, Gianluca De Felice, dell’azienda laziale Frutti Felici

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re: "Nel 2019 tra il 12 e il 13% dei volumi raccolti dai nostri produttori, quantificabile intorno alle 40 mila tonnellate, sarà bio”. “Nei giorni di Biofach - ci ha detto Eberhöfer - sono stati presi contatti con alcuni buyer di Paesi diversi, tra cui il Brasile, che hanno mostrato un forte interesse". La fiera di Norimberga è stata il palcoscenico per presentare l’ultima novità in casa Bio Val Venosta: Bonita, disponibile in commercio dalla stagione 2017/18. Si tratta di una varietà frutto dell’incrocio tra la Topaz e la Cripps Pink. Di colore rosso intenso, resistente alla ticchiolatura, all’assaggio si presenta croccante, succosa e profumata con una nota acidula che la rende ideale per gli amanti di una mela fresca, estiva ed asprigna. "Fra quattro anni abbiamo in previsione di raggiungere con Bonita il 5% dei quantitativi di Bio Val Venosta", spiega Eberhöfer. Particolare risalto è stato inoltre dato a Norimberga alla mela Topaz, per ora solo una varietà di nicchia con il 2% dei volumi totali (a farla da padrone sono ancora Golden e Gala con il 30 e il 25% del mercato) ma con buone prospettive per le prossime stagioni. Bio Val Venosta è il primo produttore di mele biologiche in Europa. Per la prima volta quest’anno, al lungo elenco di espositori italiani al Biofach si è aggiunta Frutti Felici che ha presentato la sua linea di kiwi biologici. La storica azienda di Velletri ha preferito il Salone di Norimberga alla Fiera-Istituzione per l’ortofrutta, ovvero la Fruit Logistica. Il motivo è semplice: il futuro dell’azienda potrebbe essere Frutti Felici Bio, il nuovo brand al debutto sul mercato proprio in questa stagione. "Nel 2016 la produzione di kiwi biologici è di appena 100 quintali ma già dalla prossima stagione tali volumi dovrebbero triplicare. Attualmente infatti sono in fase di conversione diversi ettari di terreno che già dall’estate 2017 entreranno in produzione, passando così dagli attuali 15 a 45 ettari di impianti bio", spiega al Corriere Ortofrutticolo Gianluca De Felice, responsabile commerciale dell’azienda laziale. Marzo 2017


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SIMONE ZERBINATI. Ecco una terza generazione che funziona

Innovazione senza fine Antonio Felice Prodotti sani (no conservanti, no coloranti), semplici, però buoni e gustosi. E una continua innovazione. Il 2016 è stato per la Zerbinati di Casale Monferrato, l’anno del balzo in avanti, del rinnovamento delle insalate di quarta gamma (rappresentano il 60% del fatturato) con la linea ‘Buon per Me’ fatta di mix invitanti grazie ad ingredienti ‘arricchitori' ben combinati, del lancio delle ‘Zuppe dal mondo’ (5 ricette provenienti da Messico, Stati Uniti, Marocco, Francia e Giappone), dei burger vegetali e delle nuove referenze bio (sette: 5 zuppe e 2 burger). Nel 2017, in occasione di Fruit Logistica, la Zerbinati ha presentato e introdotto nel mercato i flan 100% vegetali, tortini che si riscaldano in un attimo e funzionano sia come antipasto che come secondo piatto, con ingredienti di qualità, olio d’oliva 100% italiano. Sempre il 2017 è l’anno dell’aumento e della diversifi-

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A 32 anni il direttore generale della Zerbinati è diventato uno dei principali promotori della IV Gamma e dei piatti pronti vegetali italiani all’estero. Boom di novità nel 2016

cazione della produzione bio (con il nuovo passato di verdure bio). All’origine di tante novità, di tanta innovazione, c’è una famiglia e c’è, in particolare, un manager di 32 anni: Simone Zerbinati, che bene sintetizza e rappresenta il dinamismo della IV e V Gamma italiana in una fase in cui si sta facendo largo in Europa e nel mondo, dove non sembra avere uguali per qualità e per varietà dell’offerta. Simone Zerbinati ha tutte le caratteristiche per essere un protagonista di oggi e, ancora di più, le potenzialità per diventare un protagonista di domani. Per questo lo abbiamo intervistato.

“Principalmente direi la capacità di fare innovazione ascoltando le necessità e le esigenze dei nostri consumatori. Sono trent’anni che lavoriamo con gli stessi ingredienti di base, il segreto è metterli insieme nel modo che più risponde alla richiesta del consumatore. In dieci anni abbiamo sviluppato oltre 50 tipi diversi di insalate in busta, cinque anni fa abbiamo avviato la produzione di zuppe e piatti pronti (oggi sono una quarantina), la svolta successiva nella nostra produzione è stata quella dei burger vegetali. Quest’anno abbiamo lanciato i flan. Possiamo dire che l’innovazione non ha fine”.

Cosa c’è alla base del successo della vostra azienda?

Quale è la sfida per crescere ancora? "La nostra materia prima sono le ver-

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CHI è AZIENDA ZERBINATI La storia dell'azienda Zerbinati inizia nel 1970 a Borgo San Martino, in provincia di Alessandria, quando Ferdinando Zerbinati, commerciante ortofrutticolo, decide di vendere frutta e verdura nei più importanti mercati italiani. In poco tempo costruisce il suo primo capannone a Borgo San Martino e si specializza nella lavorazione di verdura fresca, tra cui il prodotto principale dell’azienda: il minestrone fresco tagliato e confezionato in vaschetta. Verso la fine degli anni ’70 entrano in azienda i figli Giorgio ed Enrico e si affiancano al padre. Nel 1988 decidono di estendere la vendita con spinaci, insalate e minestroni in busta, tutti già tagliati, lavati e asciugati, ampliando così la distribuzione anche ai supermercati. Prende così il via la produzione industriale di Zerbinati che, verso la fine degli anni ‘90, diventa leader di mercato nei prodotti ortofrutticoli lavati, tagliati, confezionati e pronti al consumo. Nel novembre 2007, lo storico stabilimento di Borgo San Martino viene ingrandito e vengono così studiate e prodotte le zuppe, le minestre, le vellutate e i contorni pronti a base di verdure fresche. Sono una novità assoluta sul mercato. Il 5 agosto 2013 viene inaugurato il moderno stabilimento di Casale Monferrato sviluppato su una superficie di 21 mila metriquadri per la produzione della IV gamma, con tecnologie all’avanguardia per il taglio, la selezione, l’asciugatura e il confezionamento di tutti i generi di verdura fresca. Zerbinati è un esempio di azienda tipicamente familiare, che deve il suo successo alla passione per il buon cibo e alla continua ricerca della qualità. Oggi l’azienda è gestita dalla stessa famiglia che, dal nonno Ferdinando ai nipoti, lavorando con estrema attenzione alla qualità e interpretando le nuove tendenze alimentari, viene premiata dai consumatori con decine di milioni di confezioni vendute ogni anno. Zerbinati vede al vertice aziendale i componenti della famiglia. Alla guida dell’azienda Simone Zerbinati, classe 1985, che dal 2014 riveste la carica di direttore generale e che nello stesso anno ha ricevuto il prestigioso riconoscimento di “Imprenditore dell’anno 2014”. Dal 2016 è anche presidente del Gruppo Giovani di Confindustria Alessandria. In un mercato sempre più presidiato dalle multinazionali un’azienda 100% italiana come Zerbinati, che ha saputo mantenere inalterate le proprie radici familiari e il forte legame con il territorio, è in grado di distinguersi dalla concorrenza puntando su aspetti che la rendono unica. Zerbinati infatti è un’azienda italiana leader di mercato nella produzione di verdure fresche pronte al consumo (IV

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:- ) gamma) e di piatti pronti freschi (zuppe, vellutate, contorni, burger e flan vegetali), con una quota di mercato di oltre il 30% in Italia con il marchio Zerbinati e un fatturato di 40 milioni di euro nel 2016, in crescita di oltre il 20% rispetto al 2015. Gli stabilimenti Zerbinati hanno al loro interno 19 linee di produzione e 15 di confezionamento, una zona dedicata allo scarico della materia prima e una piattaforma logistica per le spedizioni del prodotto finito. Il tutto è controllato da un impianto di stoccaggio d’acqua e uno di scarto che permettono di recuperare e ottimizzare i consumi energetici. Sul fronte prodotto, l’azienda conta oggi più di 100 referenze: zuppe, insalate, verdure, vellutate, contorni e i nuovi burger e flan 100% vegetali, che vengono prodotte grazie all'impegno di più di 200 addetti. Ogni giorno nello stabilimento Zerbinati vengono lavorati 500 quintali di ortaggi. Per quanto riguarda la comunicazione di Zerbinati, è interessante l’utilizzo appropriato dei social media (Facebook, Instagram e una pagina Linkedin). L’azienda ha una serie di certificazioni: l’IFS (International Featured Standard), la BRC (British Retail Council), la certificazione Bio, ricevuta a gennaio 2016, che garantisce la qualità delle materie prime provenienti da agricoltura biologica. Vengono effettuate più di 5.000 analisi ogni anno sulle materie prime di IV e V gamma e più di 3.000 controlli microbiologici sul prodotto finito. Un programma di filiera controllata permette all’azienda di tracciare il percorso del prodotto fino al cliente, verificando tutte le fasi del processo. Nel settembre 2016 Zerbinati ha vinto il Bio Award nella categoria Piatti Pronti. Ha ricevuto riconoscimenti anche per il packaging e i materiali di imballaggio.

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CHI è

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SIMONE ZERBINATI Simone Zerbinati, classe 1985, dal 2004 lavora nell’omonima azienda di famiglia di cui è il direttore generale dal 2014, anno in cui ha ricevuto il riconoscimento "Imprenditore dell’Anno", attribuito ad aziende e personalità di spicco del tessuto economico della provincia di Alessandria. Dal 2016 è presidente del Gruppo Giovani di Confindustria Alessandria. E’ un imprenditore e un manager appassionato, che si è rapidamente distinto per impegno e serietà, per l’attenzione alla qualità della produzione e ai rapporti interni ed esterni all’azienda, con il risultato di avere dato in poco tempo un contributo importante alla crescita aziendale. Simone è oggi uno dei testimonial eccellenti, a livello nazionale, del fenomeno della IV gamma e dei piatti vegetali pronti. E uno degli artefici di punta del recente successo a livello internazionale di questo comparto innovativo del made in Italy alimentare. Nello stesso tempo, non rinuncia all’impegno di promoter dello sviluppo del Casalese e del Monferrato, il territorio in cui la Zerbinati opera dalle origini. dure. Ciò che dobbiamo superare per incrementare ulteriormente il mercato delle verdure fresche in busta e dei piatti pronti a base di verdure è l’idea che in qualche modo le verdure siano ‘punitive’ rispetto ad alimenti vissuti dal consumatore come più ricchi e appetitosi. Ci siamo posti questo problema e lo affrontiamo incentivando i consumi di prodotti sani con materie prime di qualità come sono le nostre, dunque anche costose. Cresciamo, lo abbiamo fatto per vent’anni con le insalate, ma i dolci, ad esempio, registrano crescite allucinanti rispetto a noi. Questo si traduce in spazi nei supermercati. Nel Regno Unito siamo considerati dalla grande distribuzio-

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Michela Ciamillo, responsabile marketing, con Simone Zerbinati al Cibus 2016

ne una categoria a se. In Italia siamo nella categoria dell’ortofrutta e in quest’ambito dobbiamo guadagnarci i nostri metri lineari di bancone. Sarebbe molto meglio per noi, per la crescita dei nostri prodotti, avere a disposizione più spazio refrigerato, più frigoriferi, in un’area dedicata. La distribuzione dovrebbe considerare con ancora maggiore attenzione il cambiamento in atto nei consumi, perché nella fase che stiamo vivendo non c’è un rapporto ottimale tra richiesta del mercato e visibilità del prodotto nel punto vendita". Che cosa significa per voi il mercato estero? “E’ un fenomeno recentissimo. Siamo cresciuti in maniera importante all’estero dal 2016. In Francia, in Germania, nel Regno Unito con i prodotti di

ultima generazione, in particolare in Francia con zuppe e burger. Negli Emirati Arabi anche con le insalate in busta. La shelf life di una quarta gamma è di 8-9 giorni, le insalate partono con l’aereo per gli Emirati la sera da Milano e la mattina dopo sono già là. La presenza alle fiere internazionali ci ha aperto una porta dietro alla quale c’è uno spazio di cui non si vede la fine. Nonostante la concorrenza non manchi, sui mercati esteri c’è grande spazio. Bisogna comunque investire in promozione per farsi conoscere ed essere in grado di incontrare i gusti dei consumatori dei diversi Paesi. Ci siamo messi alla prova con le ‘zuppe dal mondo’, che sono nate partendo da un contest fatto sui social. A novembre saremo ad una fiera a Chicago per verificare le potenzialità del mercato americano”.

Le attività a favore del territorio sono un impegno in cui il giovane Zerbinati crede

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Insalate di IV Gamma di nuova generazione, burger vegetali e zuppe biologiche di Zerbinati. Nel 2017 si sono aggiunti i flan vegetali. La ricerca mirata a venire incontro alle esigenze del consumatore è alla base del lavoro dell’azienda piemontese

La IV e V gamma vegetale hanno sicuramente aiutato la crescita della produzione di ortaggi nel nostro Paese. Come sono i rapporti con i fornitori? “Siamo molto vicini al mondo della produzione delle verdure, abbiamo con i fornitori di tutta Italia e del Sud in particolare, che è il territorio prin-

cipale per i nostri prodotti, rapporti ottimi, consolidati negli anni. La nostra materia prima è costituita da non meno di 117-118 ingredienti diversi. Combinare tutti questi ingredienti richiede da parte nostra un grande lavoro in due direzioni: dobbiamo evidenziare il bisogno e poi evidenziare il prodotto. C’è dunque una ricerca

“Non c’è niente di più bello che sentire di impegnarsi per dare qualcosa di nuovo, di sano, di buono a chi consuma quanto produci. Abbiamo collaboratori che lavorano con passione. Fare in modo che tutto ciò continui è una bella responsabilità”

che porta a differenziare i prodotti. Bisogna partire da alcuni dati, poi capirli, senza dati non si fa niente. Dunque è la ricerca che ottimizza i rapporti con fornitori e consumatori”. Perché ha scelto di lavorare nell’azienda di famiglia? “E’ stata una scelta naturale. Mio nonno Ferdinando faceva il commerciante di ortofrutta, in particolare di insalate che portava con il camion a Milano, a Bergamo, a Roma. Nel 1970 ha fondato la Zerbinati Ferdinando Società Individuale. E’ stato lui ad avere l’idea e a proporre per primo in Italia il minestrone tagliato in vaschette. Da lì è nata, come evoluzione, la produzione delle insalate fresche lavate in busta, tra il 1982 e l’83, con mio padre Giorgio e lo zio Enrico. Poi siamo arrivati noi, della terza generazione. Io sono entrato in azienda nel luglio del 2004”. Perché le piace questo mestiere? “E’ scattato qualcosa. Sto molto più qui che da qualsiasi altra parte. Non c’è niente di più bello che sentire di impegnarsi per dare qualcosa di nuovo, di sano, di buono - anche per la salute - a chi consuma quanto produci. Mi sono accorto che l’aspetto economico viene dopo la passione di fare bene il proprio mestiere. Siamo più di 200 persone, quando sono entrato eravamo 80. Vedo collaboratori che si impegnano molto, che vogliono dare di più, che lavorano 13 ore al giorno. Fare in modo che tutto ciò continui è una bella responsabilità".

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I GRANDI MERCATI ITALIANI. I progetti della nuova gestione

Genova polo logistico Stefano Franciolini - un passato con importanti esperienze nel settore della logistica - è dall’aprile 2016 il presidente di SGM, la società che gestisce il Centro Agroalimentare di Genova, espressione che mette insieme il Mercato Ortofrutticolo e una piattaforma logistica, in una città che ospita il principale porto italiano e gode di forti collegamenti europei e mediterranei. Franciolini ha cercato di dare subito un’impronta di ampio respiro al Mercato, inserendolo nella rete Italmercati, che riunisce i più importanti Mercati italiani, e mettendo a punto una più efficiente organizzazione della logistica interna ed esterna. Il bilancio 2016 di SGM è stato positivo, anche per effetto del recupero dell’IMU nella seconda metà dell’anno, ma sopratutto il primo anno della gestione Franciolini si è caratterizzato per lo sviluppo di una serie di servizi logistici autonomi e integrati che si sono affiancati alle attività di mercato, con ricadute positive per il lavoro

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Intervista con il presidente di SGM Stefano Franciolini sulle sfide che il Mercato del capoluogo ligure deve affrontare per rilanciare le sue relazioni in Italia e all’estero

Stefano Franciolini, dall’aprile 2016 presidente di SGM, con importanti esperienze nel settore logistico alle spalle. Sopra, una veduta del Mercato genovese

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LA SCHEDA. Efficienza logistica al servizio dei grossisti

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Il Centro Logistico Agroalimentare di Genova ha una superficie di 82.000 metriquadri di cui 32.000 coperti. Il padiglione dell’ortofrutta è il nucleo principale della struttura e si sviluppa su 23.150 metriquadri. Le postazioni di carico/scarico del padiglione ortofrutta sono 188. All’interno dell’area del Centro Logistico Agroalimentare di Genova è operativa una 'piastra logistica' di ampie dimensioni. Qui trovano spazio attività di logistica, frigo-conservazione, lavorazione, distribuzione di prodotti agroalimentari e non solo. Qui sono operative altre 40 postazioni di carico/scarico. L’ultimo innovativo servizio logistico sviluppato dal Centro Agroalimentare di Genova è la pesatura dei container destinati all’export per la realizzazione della certificazione VGM in base alla normativa SOLAS. In pochi minuti i TIR completano tutte le procedure necessarie grazie ad un innovativo sistema di gestione. Il Centro Logistico di Genova si pone come polo agro alimentare di terza generazione, dotato di una struttura all’avanguardia e collegato con la rete logistica nazionale e internazionale grazie all’accesso immediato alla rete

autostradale e alla vicinanza con il Porto di Genova distante meno di dieci chilometri. Dista 131 km da Milano, 163 km da Ventimiglia, 169 km da Torino, 239 km da Firenze. Basilea si trova a 474 chilometri mentre Monaco di Baviera è a 626 chilometri. La rapidità di accesso e di carico e scarico, l’ampia disponibilità di frigo conservazione, consentono di rispondere alle esigenze di una vasta clientela. Per decisione del nuovo consiglio di amministrazione, fa parte dal 2016 di Italmercati, il network dei Grandi Mercati Italiani, che si presenta come un player internazionale accreditato nel comparto dei sistemi e delle reti infrastrutturali. La società di gestione del Centro (la SOGEMI) è retta da un consiglio di amministrazione così formato: Stefano Franciolini, presidente, Giambattista Ratto, amministratore delegato, Aldo Bruzzone, Antonio Ferrarini e Marina Saulle, consiglieri. L’azionariato di SOGEMI è così suddiviso: 40% del capitale a Fedagro-COMAG, che riunisce gli operatori grossisti del Mercato, 25% Camera di Commercio di Genova, 35% SPIM, la società che gestisce il patrimonio pubblico del Comune di Genova.

dei grossisti. "Grazie alla valida collaborazione di una società esterna - ci ha riferito il presidente - abbiamo rivoluzionato il sistema di movimentazione della merce. La merce gestita dai grossisti entra ed esce in una maniera più efficiente rispetto a prima. Questo crea un ambiente diverso e un’offerta nuova verso l’esterno per cui l’operatore può offrire non solo il prodotto ma anche il servizio logistico. Sono state poste le premesse affinché il grossista possa costruire propri flussi logistici e offrirli ai pro-

pri clienti e mi auguro che questo si concretizzi a vantaggio delle operazioni di mercato”. La grande chance di un collegamento importante tra Mercato e Porto di Genova a livello logistico è stata bruciata nel 2009, l’anno in cui il Gruppo Clerici ha venduto il terminal portuale dedicato alla frutta a Gavio. “Il nostro legame con il porto - precisa Franciolini - oggi è confinato a un servizio tecnico, lanciato da poco, quello della pesatura dei container all’interno della nostra struttura. Ma è

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importante che ci sia. Siamo di per se un centro di logistica, peraltro in posizione privilegiata, per cui siamo tenuti a valorizzare al massimo questa funzione”. “Ma dobbiamo anche muoverci - sottolinea il presidente di SGM - sul fronte dell’internazionalizzazione. Non lo possiamo fare da soli. Principalmente per questo siamo entrati nella Rete Italmercati, un progetto che condividiamo fino in fondo perché permette la collaborazione, un dialogo diretto e concreti tra i principiali Mercati italiani. Nella Rete poi Genova può portare il suo know how, dare il suo contributo al fine di proporre tutti insieme, a livello internazionale, i nostri servizi e i nostri prodotti. L’expertise dei Mercati italiani non teme confronti e ritengo che possa essere un’opportunità anche economica per la Rete”. “Abbiamo anche altri obiettivi, principalmente - aggiunge Franciolini - la ricerca della qualità a tutti i costi, che significa freschezza del prodotto, sicurezza alimentare, servizi di qualità. Abbiamo un marchio di Mercato per questo: Sicuramente Fresco. Infine

Il significato dell’ingresso di Genova in Italmercati: “Insieme possiamo proporre all’estero i nostri know-how”. E sulla fiera italiana di settore: “Spetta agli operatori la scelta e la gestione” dobbiamo utilizzare gli esuberi, l’ortofrutta invenduta, nella maniera socialmente più appropriata”. Stefano Franciolini è intervenuto sul tema delle fiere di ritorno dalla Fruit Logistica (l’ha impressionato la massiccia presenza dell’Italia), sollevando una questione: “Se fossero gli operatori a gestire la fiera del loro settore non ci sarebbero problemi. Le fiere sono contenitori, sono gli operatori che gli danno vita. Credo che anche della fiera nazionale dell’ortofrutta potrebbe farsi carico Italmercati”. Marzo 2017


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La pesatura dei container riapre i rapporti con il Porto Prosegue a ritmo serrato, presso il Centro Agroalimentare di Genova, la pesatura dei container. La media supera spesso le 80 operazioni al giorno. Il Mercato Ortofrutticolo di Genova si è infatti subito attrezzato per dare seguito alle normative internazionali relative alla pesatura dei container. E gli operatori interessati (spedizionieri e trasportatori in testa) stanno dimostrano grande interesse per la struttura di Bolzaneto dove le operazioni si possono svolgere dal lunedì al venerdì dalle 5 alle 20, al sabato dalle 6 alle 10. "Realizziamo la pesatura proprio all'ingresso del Centro Agroalimentare - sottolinea Nino Testini (nella foto), vice direttore di Società Gestione Mercato -. Se abbiamo un tir in coda gli facciamo anticipare il percorso intorno al mercato in modo che mentre il primo tir viene pesato in posizione d'entrata, il secondo realizza le operazioni già orientato verso l'uscita. In questo modo ottimizziamo sempre la tempistica che fino ad oggi si è attestata sui 7/8

minuti per operazione". La struttura, occorre ricordarlo, è completamente recintata e controllata costantemente nonché dotata di un magazzino doganale di tipo C, dovessero rendersi necessarie operazioni in regime doganale. "Spedizionieri e autotrasportatori hanno intuito sin dai primi giorni che il nostro Centro Agroalimentare garantisce una soluzione efficace in termini di velocità delle operazioni evitando problematiche di traffico vista la vicinanza della struttura al Porto e al casello autostradale - conclude Nino Testini -. Un vantaggio che cresce grazie all'operatività dei nostri uffici che garantiscono l'invio della VGM al terminal in tempo reale, garantendo un accesso immediato in porto senza attese". (per maggiori informazioni: testini@mercatogenova.it)

Ortofruit Italia è un’organizzazione di produttori che si distingue per l’ impegno costante di un team di lavoro specializzato capace di sostenere la qualità e la sicurezza alimentare delle produzioni che sono certificate dai principali standard internazionali (Global G.A.P., Nurture, BRC, IFS) e dall’adesione di filiere a marchio GDO.

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Roma pensatoio mondiale per il rilancio dei Mercati Si è tenuto il 9 febbraio nello spazio della Regione Lazio a Fruit Logistica l’incontro di presentazione della Conferenza mondiale dei Mercati all’Ingrosso, WUWM Rome 2017, l’importante evento che si svolgerà a Roma dal 17 al 19 maggio prossimi. Il tema, in continuità con EXPO 2015, sarà “The fresh way to feed the planet”. La seduta plenaria, che si svolgerà alla FAO. Saranno trattati tre grandi temi che attengono il comparto dell’agroalimentare, per i quali il sistema internazionale dei Mercati intende svolgere un ruolo importante: la sicurezza alimentare, il bio nei mercati all’ingrosso, il corretto mantenimento della catena del freddo. Il principale organizzatore della Conferenza di Roma è il Mercato della capitale, il CAR appunto. Il direttore generale di CAR Fabio Massimo Pallottini ha affermato a Berlino che i Centri agroalimentari sono strutture che, sempre più, avvertono l’esigenza di dover valorizzare, nella comples-

Nella capitale dal 17 maggio la Conferenza WUWM sità che gli è propria, l’intero sistema del commercio e della distribuzione all’ingrosso. Ancora di più, dopo EXPO 2015, devono allargare la mission in un’ottica di 'futuristic system', per immaginare un futuro da protagonisti della filiera distributiva, con linee di condotta commerciale che riescano a soddisfare le diverse esigenze ed ancora garantire efficienza e trasparenza al sistema della distribuzione alimentare. Presente all'incontro di Berlino anche il direttore generale di Mercabarna Josep Tejedo, che ha sottolineato l’importanza di

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Anche Catania fa parte della Rete Italmercati Riunitosi venerdì 3 marzo, il Comitato di gestione di Italmercati ha salutato l’ingresso nella Rete del MAAS di Catania, decimo Mercato aderente al cartello nazionale. Ed ha stabilito altresì alcune rilevanti novità, che non tarderanno a tradursi in vantaggi concreti per la Rete di imprese, per i singoli mercati iscritti e almeno nelle intenzioni per le filiere produttive e distributive coinvolte. Un segno della consolidata autorevolezza del cartello che si accinge a festeggiare i tre anni di attività, verrà dalla prossima presentazione di un progetto di valorizzazione delle attività di rilevazione, trattamento e comunicazione dei prezzi all’ingrosso dei prodotti quotati e scambiati all’interno degli agromercati iscritti, in proporzioni vicine ai 4 milioni di tonnellate annue e a una quota che sfiora ormai l’80% dei volumi nazionali. Scegliendo di fare squadra con gli altri nove Mercati iscritti, il MAAS di Catania ha deciso di

Fabio Massimo Pallottini

aderire alla Rete insieme alle più importanti strutture italiane e di condividerne l’approccio originale che abbina alla rappresentanza anche lo sviluppo delle relazioni e l’esercizio del business. L’adesione del MAAS di Catania a Italmercati è un passo che rafforza la Rete nella sua capacità di sostenere le istanze delle grandi strutture italiane, ma è pure una chance per Catania, che ha voluto scommettere ed impegnarsi su criteri innovativi di gestione di servizi qualificanti, di rappresentanza di interessi diffusi, di sviluppo di importanti risorse. L’adesione di Catania assumerà presto, dai prossimi appuntamenti in agenda, l’auspicata concretezza sia nel settore ortofrutticolo che in quello ittico, che per la Sicilia e le sue economie ha un peso di non poco conto. Con Milano e Roma, Catania gioca un ruolo nel commercio all’ingrosso del settore ittico: tutti e tre questi Mercati sono oggi nella Rete. un’alleanza tra Mercati europei e mediterranei nell’ambito del WUWM. Mettere in relazione, attraverso un’unica grande rete problematiche e soluzioni, come ad esempio quella inerente gli orari di funzionamento dei mercati agroalimentari, ormai in Europa spostati dalla fascia notturna alla fascia diurna, è l'obiettivo principale del WUWM. Tejedo, sottolineando la collaborazione in atto tra Roma e Barcellona, ha ricordato che sarà la capitale catalana ad ospitare la Conferenza WUWM nel 2018. Marzo 2017


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Export da primato nel 2016 Nell’import si salva il tropicale Le esportazioni italiane di ortofrutta hanno superato a fine 2016 la soglia dei 4 miliardi e 750 milioni di euro, con un incremento del 4,9% rispetto al 2015, stabilendo il record per il settore. Positivo anche il dato riferito ai volumi che, con oltre 4 milioni e 250 mila tonnellate, è cresciuto del 6,1%. Il saldo supera di poco il miliardo di euro con un incremento del 43,6% rispetto al 2015. In leggero calo le importazioni sia in volume (-3,7%) che in valore (2,4%). Sono dati ufficiali di fonte Istat elaborati da Fruitimprese. Entrando nel dettaglio, sono cresciuti un po’ tutti i comparti: frutta fresca (1,7%), ortaggi (15,7%), agrumi (20%) e frutta secca (15,2%). Anche in valore il segno è positivo: agrumi (27,6%), ortaggi (8,2%), frutta secca (6,9%), frutta fresca (1%). Sono importanti, in particolare, i recuperi in atto sui mercati esteri degli agrumi e degli ortaggi italiani che avevano trovato per lungo tempo pesanti difficoltà nei confronti dell’agguerrita concorrenza spagnola. E poiché nulla avviene per caso il dato sta a significare una maggiore attenzione per la qualità, per le varietà maggiormente rispondenti alla domanda internazionale, per imballaggi accattivanti e indicazioni chiare sulla tracciabilità e sulla sicurezza alimentare. Un cammino che dovrebbe essere appena cominciato perché le potenzialità all’estero sono ancora enormi. Per quanto riguarda le importazioni, nel 2016 si è verificato un incremento in volume per la frutta tropicale (4,4%) e la frutta secca (16,9%); in diminuzione i flussi di frutta fresca (-3,1%), di ortaggi (-5,4%) e di agrumi (24,1%). In valore segno negativo per tutti i comparti ad eccezione

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Tutte in crescita le voci dei vari comparti. Forte recupero degli agrumi le cui esportazioni sono cresciute del 20% sul 2015. Confermato il trend positivo della frutta secca. Bene gli ortaggi

CONFRONTO. Il presidente di Fruitimprese Marco Salvi e il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina. Il primo chiede al secondo maggiore attenzione per un settore trainante dell’agricoltura italiana. Il ministro per ora non dà risposte

della frutta tropicale (4,6%): ortaggi (-2,5%), agrumi (-8,1%), frutta fresca (-4,7%), frutta secca (-2,7%). La tendenza è chiara: pur restando l’Italia un grande Paese consumatore di ortofrutta, si importa soprattutto quello che non si ha (la frutta tropicale). Il presidente di Fruitimprese Marco Salvi ha espresso soddisfazione per questi risultati importanti, che dimostrano che le imprese italiane non solo sono capaci di stare sul mercato internazionale ma crescono conquistando nuovi spazi attraverso la qualità dei propri prodotti, l’innovazione e le collaborazioni internazionali. Questo trend positivo dell’export italiano degli ultimi anni - commenta Fruitimprese - sarebbe stato ancor più evidente se non ci fossero state congiunture negative che hanno penalizzato le esportazioni in diverse aree strategiche; prima di tutto l’embargo russo che di fatto ha tolto il prin-

cipale mercato oltre i confini comunitari. A questo si aggiunga l’instabilità politica e le guerre civili che stanno martoriando diversi paesi del Nord Africa provocando l’indebolimento delle economie di quei Paesi, la svalutazione delle rispettive monete e la conseguente riduzione dei volumi importati. Il presidente di FruitImprese sottolinea quindi come sia "necessario rivolgere un appello alle istituzioni affinché ci si adoperi per ripristinare al più presto la normalità recuperando i mercati perduti e aprendo al più presto lo scambio commerciale con nuovi mercati. Bisogna che al settore ortofrutticolo siano date l’attenzione e l’importanza che merita perché solo attraverso una maggior valorizzazione e sostegno dell’intero comparto le imprese italiane avranno la possibilità di crescere ancora e portare i prodotti made in Italy in ogni parte del mondo".

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L’UE semplifica le regole e aumenta i sostegni Favorito il ruolo aggregante delle OP

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Le organizzazioni europee dei produttori ortofrutticoli beneficeranno di regole più semplici, oneri amministrativi ridotti e un maggior sostegno finanziario in periodi di crisi grazie alle nuove norme adottate dalla Commissione europea. Copa e Cogeca hanno accolto favorevolmente, il 15 marzo, l’iniziativa della Commissione ed esortato gli eurodeputati e i ministri ad approvarla. Philippe Appeltans, presidente del gruppo di lavoro “Ortofrutti-

graziato il Commissario europeo per l’agricoltura Phil Hogan per la sua iniziativa volta ad estendere gli aiuti straordinari forniti al settore oltre il mese di luglio 2017, considerata la difficile situazione di mercato. "Le misure sono state introdotte dopo l’embargo russo sulle esportazioni ortofrutticole europee, un risultato della politica internazionale, che ha fortemente colpito il nostro settore”, ha sottolineato Pesonen.

coli” di Copa e Cogeca, ha così commentato: “Quest’atto delegato semplifica le norme e riduce la burocrazia per il settore ortofrutta. Anche gli aiuti aumenteranno grazie a questa iniziativa. I prezzi di ritiro aumenteranno del 3040% rispetto al prezzo medio del mercato UE degli ultimi cinque anni per la distribuzione gratuita e del 20-30% per i ritiri destinati ad altri scopi, come il compost. In aggiunta, il ruolo delle organizzazioni di produttori (OP) verrà rafforzato. Lo chiediamo oramai da tempo. Le OP come le cooperative sono essenziali per aiutare gli agricoltori ad unirsi al fine di commercializzare meglio la propria produzione e ottenere un prezzo migliore". Il segretario generale di Copa e Cogeca, Pekka Pesonen, ha rin-

E finalmente anche lo stesso Phil Hogan si è sbilanciato a favore del settore: "Nel contesto dell’agricoltura e della produzione alimentare europea, il settore ortofrutticolo è di vitale importanza. La Commissione europea sostiene il settore e continuerà a sostenerlo. È altresì essenziale che milioni di agricoltori che producono

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Le misure approvate a metà marzo dalla Commissione dovranno essere approvate entro due mesi dal Parlamento Europeo. Reazioni positive di Copa e Cogeca

alcuni tra gli alimenti di più alta qualità nel mondo ricevano un compenso adeguato per i loro sforzi e che i consumatori continuino ad avere accesso a questi prodotti". Ogni anno 3,4 milioni di aziende in tutta l’UE, ossia circa un quarto di tutte le aziende agricole dell’Unione, producono ortofrutticoli per un valore di circa 47 miliardi di euro. Secondo gli ultimi dati disponibili, le organizzazioni di produttori sono circa 1.500 e producono il 50% degli ortofrutticoli dell’UE. In sintesi le nuove regole prevedono: i prezzi di ritiro saliranno dal 30% al 40% del prezzo medio di mercato dell’UE negli ultimi cinque anni per la distribuzione gratuita (i cosiddetti ritiri di beneficienza) e dal 20% al 30% per i ritiri destinati ad altri scopi (produzione di compost, mangimi, distillazione ecc.); aumenterà l’attrattiva esercitata dalle organizzazioni di produttori sui produttori non membri, chiarendo meglio quali azioni delle organizzazioni di produttori possono beneficiare di finanziamenti dell’UE (ad esempio gli investimenti nella tecnologia o nel miglioramento della qualità) e fissando una percentuale massima del 25% per i prodotti che possono essere commercializzati al di fuori dell’organizzazione (anche se i membri sono incoraggiati a consegnare l’intera produzione all’organizzazione di produttori affinché la commercializzi per loro conto); diventa più semplice e chiara la normativa sulle organizzazioni transnazionali di produttori e le loro associazioni (sono considerate cruciali per l’internazionalizzazione del settore). Il Consiglio e il Parlamento Europeo hanno due mesi di tempo per votare il regolamento delegato, che poi entrerà in vigore.

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VIAGGIO DENTRO L’E­COMMERCE/2. Dopo lo scossone di Amazon

La crescita dei pionieri Mariangela Latella La corsa all’e-commerce è partita anche per le vendite di ortofrutta. Siamo all’inizio ed il mercato è tutto da costruire dal momento che rappresenta per ora lo 0,35% del fatturato F&V, ma l’accelerata data dall’ingresso di Amazon ha spinto gli operatori del settore ad organizzarsi su tutti i canali di distribuzione, anche perché chi arriverà primo giocherà la partita da leader e detterà le regole. Questa è la vera preoccupazione dei grandi retailer che ha spinto Giorgio Santambrogio, presidente di ADM e AD del Gruppo Vegè, a twittare qualche settimana fa: “Amazon ci costringe a cambiare non solo i rapporti con il cliente ma anche i rapporti tra industria di marca e GDO dal momento che di fatto lavora in conto vendita, ossia fattura solo quello che vende". "Occorre dividere tra il prima e il dopo Amazon - ha aggiunto -: prima le cose filavano, adesso si sono creati elementi di rottura

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Fruttaweb, nata poco più di tre anni fa, sta crescendo del 20-30% al mese puntando su assortimento, qualità ed efficienza. Websonica (Padova) al servizio dei dettaglianti

nella filiera al punto che dovremo ripensare i contratti IDM. Occorre verificare e sintonizzare ADM, Federdistribuzione e CentroMarca alle mutate esigenze del mercato". Di fronte a questo scenario, però, "le principali catene", come ha ritwittato in risposta Mario Gasbarrino, presidente di UNES (che ha appena siglato una partnership con Amazon) "sono ferme al medioevo e non vedo ravvedimenti". Qualcosa tuttavia si sta muovendo in tutti i canali distributivi. Basti guardare alla crescita a doppia cifra registrata mese su mese da Fruttaweb o allo sviluppo di nuove piattaforme digitali per i dettaglianti come quella creata dall’azienda padovana Websonica. E il processo appare inarrestabile

se si considera che secondo un rapporto FMI-Nielsen dello scorso 15 febbraio, diffuso da una nota ICE, la spesa online USA potrebbe già raggiungere i 100 miliardi di dollari entro il 2025 arrivando a rappresentare un quarto delle vendite alimentari. Questo quadro è confermato anche dall’andamento del settore nelle economie emergenti asiatiche a partire dalla Cina, dove il 60% dei consumatori F&V già compera online. In Italia la sfida di chi vuole entrare nell’e-commerce di ortofrutta implica lo sviluppo di nuove tecnologie ma anche nuove esperienze di acquisto, nuove relazioni con i fornitori e soprattutto nuove figure professionali, altamente specializzate, come il web marketing manager, che oggi

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Esselunga tra consegne a casa e ritiro al supermercato Esselunga ha aperto a Varedo, nel Milanese, il primo punto di ritiro 'Clicca e vai', un nuovo canale di vendita attraverso il quale il cliente effettua la spesa on line e la ritira in giornata con l’automobile, presso il centro situato sulla superstrada che collega Milano con la Brianza. Esselunga appare peraltro, sempre più decisa a investire sull’e-commerce attraverso il potenziamento di 'Esselunga a Casa', il servizio di spesa on line della catena. Nel 2016 ha consegnato 1.350.000 spese ai propri clienti ed ha fatturato 158 milioni di euro. Il servizio e-commerce di Esselunga, nato nel 2001, oggi copre 1.115 comuni in 5 regioni: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Piemonte. Tornando al nuovo servizio, attraverso il sito dedicato Cliccaevai.esselunga.it, i clienti possono scegliere i prodotti e ritirarli già due ore dopo dall’invio dell’ordine e fino ai due giorni successivi, dalle 9 alle 22. Si tratta di un servizio gratuito, che non prevede costi aggiuntivi né limiti minimi di spesa. Per il momento il pagamento può essere effettuato solo tramite carta di credito, bancomat e carte Fìdaty esclusivamente al momento del ritiro della

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spesa. Le referenze ortofrutticole disponibili sul sito sono poco meno di 360, con prodotti premium e un ventaglio di articoli dall’estero come il melone del Senegal, melagrana, mango e uva Red Globe dal Perù, uva bianca e mista del Sudafrica, avocado di Israele. Sono 17 le referenze di mele e pere con spazio al biologico e la presenza di varietà come Ambrosia, Pink Lady, Pinova, Renetta e per Angelys. Non mancano frutti di bosco e agrumi. Tra gli ortaggi, insalate di prima e IV gamma, pomodori italiani, verdure ‘ready to eat’.

sono rarissime da trovare. Ci si è tuffata Fruttaweb, nata poco più di tre anni fa dopo avere capitalizzato l’esperienza trentennale dell’impresa di famiglia Agrifruit, e sta crescendo a ritmi vertiginosi di mese in mese: +2030% con un assortimento di prima qualità, cosa fondamentale per fidelizzare il cliente 'in remoto', e oltre 1.300 referenze. Fruttaweb effettua consegne in tutt’Italia in tre giorni lavorativi con costo di trasporto di 5,90 euro se la spesa è inferiore ai 45 euro altrimenti gratis. “Pensiamo di chiudere il primo trimestre 2017 - afferma Marco Biasin presidente di Fruttaweb con più di un milione di euro di fatturato. In soli tre anni di attività della piattaforma abbiamo fidelizzato più di 14mila clienti in tutt’Italia. La varietà dell’assortimento ci permette di essere anche un interlocutore interessante per vegani e vegetariani per i quali la differenziazione della dieta è basilare. Una nostra caratteristica è un packaging che ci permette di consegnare merce sempre freschissima”. Fondamentale l’aspetto della comunicazione, che fa la differenza nel rapporto con i fornitori, perché una piattaforma di e-commerce è una vera e propria vetrina. “Per questo motivo - spiega Massimo Giacchino, responsabile marketing di Fruttaweb – per il 2017 abbiamo investito circa 100mila euro nell’implementazione del linguaggio Seo che ci permette di essere il primo operatore di e-commerce che appare nelle ricerche Google. In questo senso il lavoro di Amazon sullo sviluppo della domanda ci gioca a favore perché ogni volta che un utente cerca su Google frutta o ecommerce, trova noi per primi”. Nelle dinamiche di una società 'always on' (sempre connessa), è importante anche l’interazione tra i media come ad esempio con la televisione. “Durante la trasmissione Rai La Linea verde dedicata al bergamotto – riferisce Marzo 2017


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Giacchino – abbiamo avuto un’impennata di richieste di questo prodotto che non ci aspettavamo e che abbiamo potuto soddisfare solo in parte. Oggi la gente vive praticamente con il telefonino in mano, anche quando guarda la televisione, e questo è un elemento fondamentale che rappresenta un grande moltiplicatore potenziale delle esperienze di acquisto”. Tra i progetti 2017 dell’azienda c’è quello di implementare la linea Bio, per rifornire le piccole botteghe specializzate, oggi al 20% del fatturato e di sviluppare le consegne dirette da parte dei fornitori (dal 10 al 30%) che già avvengono, ad esempio, per la Goji Italiano, la siciliana Tre Moretti oppure con Oscar Zerbinati, anche grazie ai maggiori margini che questo canale garantisce ai produttori, che possono anche superare il 50% in più.

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La piattaforma sviluppata dall’azienda padovana Websonica, invece, punta a creare un canale distributivo online dedicato ai dettaglianti e alla piccola distribuzione con tre o quattro punti vendita che vuole effettuare consegne in tutt’Italia. “Abbiamo da poco siglato un accordo - spiega Alberto Riolfo, alla guida di Websonica con la cooperativa 'Mangio qui’ che si sta sviluppando nel Padovano e raggruppa una serie di aziende agricole. Per loro abbia-

mo sviluppato una piattaforma che permette di effettuare consegne in tutt’Italia in 48-72 ore. La difficoltà principale, per questo tipo di realtà, è quella di riuscire a creare un carrello minimo di modo da potere sostenere il costo della spedizione. Per questo tipo di livello distributivo di piccole dimensioni, il numero minimo di consegne giornaliere sostenibile è 12 con un ordine medio da 25 a 45 euro. Questo può considerarsi il break heaven point per le piccole realtà che si affacciano nel settore. Il nostro target di clienti finali è rappresentato da persone tra i 25 e i 40 anni, lavoratori che hanno poco tempo da dedicare alla spesa e nella maggior parte dei casi il luogo di consegna scelto è la sede di lavoro. Abbiamo calcolato che per arrivare a regime con un’attività di e-commerce che parta da zero occorrano almeno sei mesi”.

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I colossi delle mele riscoprono l’Europa e guardano all’India Fruit Logistica è servita per fare il punto, al giro di boa della stagione, sul settore melicolo italiano, in particolare con i due colossi dell’Alto Adige, VOG e Vi.P. Il raccolto 2016/17 del Consorzio VOG si è attestato su 627 mila tonnellate di mele da tavola, facendo registrare un +2% rispetto al raccolto della stagione precedente. Le singole varietà hanno dato risultati diversi: se le Gala hanno segnato un -4%, sono salite invece le Golden con un +6% e le Braeburn con una crescita del 10%. I cali più consistenti si sono avuti nelle Fuji (-22%), nelle Granny Smith (-8%) e nelle Morgenduft (-16%). Tutte le mele Club, dopo un raccolto 2015 piuttosto debole, hanno segnato buo-

Il punto sulle sfide internazionali con i direttori di VOG e Vi.P. Dichgans si aspetta la perdita di competitività delle mele dell’Emisfero Sud nell’UE. Wielander crede nell’Italia

Gerhard Dichgans di VOG e Josef Wielander di Vi.P

Ma nel subcontinente indiano la concorrenza di Stati Uniti e Cina dà filo da torcere L’India è il nuovo terreno di competizione per le mele di diverse origini, dove l’Italia può giocare le sue carte. Nicola Zanotelli, direttore del Consorzio From Italian Alps, l'organizzazione commerciale voluta da VOG, Vi.P, Melinda e la Trentina per le vendite nei grandi mercati lontani, vede così la situazione: “L’India non è un mercato facile da gestire, ad esempio per l'elevata difficoltà logistica. Vi si vendono in particolare mele Gala e Red Chief. Le prime arrivano in grossi quantitativi anche dall'Emisfero Sud, mentre gli Stati Uniti dispongono di una produzione molto abbondante delle seconde. Le nostre mele si trovano a dover competere in termini di qualità con il prodotto degli Stati Uniti, mentre in termini di volume è la Cina che attual-

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mente fornisce il mercato indiano. Quest'ultima sta peraltro crescendo anche a livello qualitativo, con nuove varietà oltre la Fuji, conquistando posizioni in tutta l’area asiatica". Zanotelli ritiene - come ha dichiarato a FreshPlaza - che l'as-

setto varietale italiano non sia del tutto adeguato al potenziale asiatico: "L'Asia chiede mele piccole, dolci e croccanti. La nostra produzione, invece, è impostata sugli standard europei, e attualmente fatica in un continente che è sempre più rilevante".

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Legnago, Verona Paolo, agricoltore

Buono, biologico, fresco! Alce Nero, il marchio del biologico dal 1978, è anche frutta e verdura fresca. Una linea buona e sana: prodotti biologici che nutrono in modo corretto, frutto di un’agricoltura che rispetta la terra e la sua fertilità. Prodotti che conservano tutto il gusto, e i sapori, del cibo vero. Per informazioni commerciali e forniture: Brio SpA 045-8951777 – brio@briospa.com briospa.com

Alce Nero. Agricoltori biologici dal 1978


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ni incrementi, tanto da avvicinarsi quasi ad un raccolto pieno, come ad esempio nel caso della Cripps Pink. Le vendite di VOG sul mercato italiano e nelle tradizionali destinazioni europee sono avvenute regolarmente. A preoccupare il Consorzio sono stati piuttosto i mercati di sbocco del Nordafrica, che negli ultimi anni erano divenuti strategici per le mele italiane. In Libia e Algeria il mercato è praticamente chiuso per la massiccia svalutazione della moneta locale. L’Egitto, che fino all’estate 2016 era il partner per eccellenza della frutta italiana e delle mele dell’Alto Adige, non ha più le risorse economiche sufficienti per pagare la merce di importazione, divenuta troppo cara. Si erano aperti, nel contempo, mercati alternativi: le esportazioni verso il Medio Oriente e la Penisola araba marciavano a pieno ritmo. Buono l’andamento delle vendite verso la Spagna e, sorprendentemente, anche le esportazioni verso il Sudamerica e l’India. Anche in direzione Scandinavia, dopo un inizio debole, la domanda si è portata su volumi soddisfacenti. "A renderci fiduciosi sul proseguo della campagna è una tendenza che osserviamo oramai da alcuni anni - avverte il direttore di VOG Gerhard Dichgans -. Anche nella seconda metà della stagione infatti la preferenza della clientela resta per il prodotto europeo. Ne fanno le spese le importazioni dall’emisfero Sud, che stanno perdendo da cinque anni a oggi importanti quote di mercato in Europa. E in questo contesto, l’Alto Adige quest’anno potrà giocare le sue carte, contando sulla qualità della propria offerta". "La raccolta 2016, come già stimato, è inferiore a quella dell’anno precedente di circa il 20% - ha spiegato da parte sua Josef Wielander, direttore generale di VI.P – a causa della gelata di fine aprile che ha colpito la vallata con

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L’Associazione mondiale in mano a USA e Sudafrica L’Associazione mondiale per le pomacee (WAPA) ha tenuto l’assemblea generale annuale, come di tradizione a Fruit Logistica, venerdì 10 febbraio. I rappresentanti dei principali Paesi produttori ed esportatori di pomacee a livello globale si sono incontrati per parlare delle previsioni di produzione dell’emisfero Sud e dell’aggiornamento finale relativo all’Emisfero Nord, oltre ad avere accolto nuovi membri ed eletto un nuovo presidente e vice-presidente. Le previsioni, raccolte dalle associazioni settoriali di Argentina, Australia, Brasile, Cile, Nuova Zelanda e Sudafrica, mostrano che per il 2017 i raccolti di mele e pere dovrebbero raggiungere nell’Emisfero Sud i 5,430 milioni di tonnellate per le mele e 1,341 milioni di tonnellate per le pere. Per quanto riguarda le mele, si tratta di un incremento del 9% rispetto al raccolto del 2016, principalmente per via di una produzione nuovamente normale in Brasile. Le cifre d’esportazione previste rimangono stabili, con una previsione di 1.665.483 tonnellate. Per le pere,

è stata registrata, invece, una riduzione del 2% rispetto al 2016, mentre i dati d’esportazione previsti dovrebbero diminuire del 6%, fino a 656.479 tonnellate. La riunione berlinese è stata l’occasione per dare il benvenuto a due nuovi membri WAPA: precisamente la Camera di commercio per l’import-export di alimenti e dei sottoprodotti ortofrutticoli e animali della Cina e l’Associazione ucraina Ukrsadprom. E' stato l’ultimo incontro presieduto da Daniel Sauvaitre, di ANPP (Francia). WAPA ha ringraziato Sauvaitre per il suo contribuito all’associazione e per avere rappresentato WAPA a livello internazionale. Durante l’ultima parte dell’incontro si è tenuta l’elezione ufficiale di Todd Fryhover, della Commissione per le mele di Washington, USA, per la carica di presidente. Il vice-presidente di WAPA è Nicholas Dicey, dell’Associazione sudafricana delle pomacee.

temperature di 5 e più gradi sotto zero mentre era in corso la fioritura. Nonostante ciò, le qualità intrinseche delle nostre mele sono ottime e ci permettono di assicurare l’alto livello qualitativo che da sempre contraddistingue le mele Val Venosta". "Lo scenario internazionale – ha aggiunto Wielander – continua a porre certe limitazioni, in quanto è la politica che sta facendo mercato. Infatti, con l’embargo russo ancora in atto, la situazione della Libia che determina forti stati di ansia per gli esportatori e l’Algeria dove tutto procede a singhiozzo, il quadro generale impone di focalizzarsi su Paesi più aperti al

commercio. Ragione per cui continuiamo a puntare molto sull’Europa e nello specifico sull’Italia che resta il nostro mercato principale. A seguire, stanno confermando la loro importanza la Penisola Iberica, la Scandinavia e la Germania". "Per quanto riguarda l’assortimento varietale – ha affermato Wielander – VI.P sta attuando una vera e propria politica di innovazione in quanto è costante e continuo il contatto con diversi centri sperimentali in America e Nuova Zelanda per dar corso a progetti relativi a nuove varietà, per ora custoditi gelosamente nel nostro cassetto….”.

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La Basilicata si candida come hub del Mezzogiorno Luca Braia, assessore alle politiche agricole della regione Basilicata (nella foto), intervistato a Fruit Logistica sulle politiche di una regione che sta venendo fuori come una delle più competitive e innovative del nostro Mezzogiorno: “Attraverso i bandi del PSR - ci ha detto - premiamo i fenomeni di aggregazione e soprattutto l’innovazione riuscendo così a dare competitività al comparto. Entro marzo sarà pubblicato il bando sulle filiere e con la misura 16, anche quello sulla cooperazione tra filiera e ricerca. Solo nel primo caso, la procedura concorsuale ci ha restituito un quadro di potenzialità enorme dal momento che abbiamo già ricevuto 49 manifestazioni di interesse che complessivamente riguardano investimenti per oltre 360 milio-

ni di euro. Nel frattempo abbiamo già avviato l’istruzione della pratica per potere richiedere l’IGP per la fragola con l’obiettivo di presentare la domanda prima dell’estate, tra maggio e giugno. Tra 60 giorni, inoltre, conto di potere uscire con il bando finalizzato, a creare il marchio unico regionale perché il mio obiettivo è quello di riuscire ad averlo entro un paio di mesi per presentarlo ufficialmente a maggio”.

Partita la promozione in Italia dei Superfoods del Perù Il Perù è il primo produttore mondiale di superfoods, cibi antichi diventati di tendenza, che abbinano a caratteristiche nutrizionali uniche aspetti salutistici importanti, e questo grazie all’incredibile biodiversità del Paese che include ambienti naturali straordinari, dall’Oceano Pacifico alle Ande, dal deserto alla foresta amazzonica. Per far conoscere di più e meglio in tutto il mondo questi prodotti è stato lanciato il marchio ‘Superfoods Perù’, affidato a Promperù, l’Agenzia di Lima che promuove all’estero il Perù per conto del Ministero del Commercio Estero e del Turismo. L’operazione è partita con successo a febbraio in Europa, prima in occasione di Fruit Logistica, la principale fiera dell’ortofrutta al mondo organiz-

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zata ogni anno a Berlino, poi durante il Biofach di Norimberga, la prima rassegna di prodotti biologici a livello internazionale. Da marzo di ‘Superfoods Perù’ si parla anche in Italia. La prima occasione è rappresentata da un evento organizzato a Milano dall’Ufficio Commerciale del Perù in Italia, che si è tenuto con successo a Eataly Smeraldo dal 10 al 12 marzo. "Il marchio Superfoods Perù -

In cosa consiste l’operazione Mezzogiorno, ossia il progetto di collaborazione interregionale? “È un elemento che dobbiamo iniziare a rendere premiante perché l’aggregazione parte all’interno del territorio ma poi questa richiesta bisognerebbe cercare di elevarla a livello di sistema, andando oltre i territori. Ci sono produzioni che già vivono nel confine territoriale tra Basilicata e Puglia o Basilicata e Campania o ancora Basilicata e Calabria. Con la Sicilia inoltre abbiamo alcuni aspetti produttivi comuni come il comparto agrumicolo. Sono già partiti i dialoghi tra assessori del Sud. È chiaro che non sarà facile. C’è una difficoltà operativa concreta e non mi faccio illusioni ma non voglio mollare l’idea di creare un'operazione di sistema a livello di Mezzogiorno. Sul tema dell’ortofrutta questa parte dell’Italia può dire la sua”. (m.l.)

spiega la direttrice dell’Ufficio Commerciale Amora Carbajal Schumacher (nella foto), che è intervenuta alla presentazione milanese - intende rappresentare a livello mondiale la qualità, la varietà e le proprietà nutrizionali dei prodotti alimentari peruviani di eccellenza, dalla quinoa e dagli altri grani andini antichi alla frutta tropicale, ai frutti di bosco, ai prodotti biologici fino al nostro eccezionale cacao. E’ un’operazione importante, come ha sottolineato a Berlino lo scorso 8 febbraio il nostro Ministro del Commercio Estero e del Turismo Eduardo Ferreyros Küppers e come ha ribadito pochi giorni dopo a Norimberga il viceministro del Commercio Estero Edgar Vásquez, un’operazione che risponde non solo agli interessi economici dei nostri produttori ed esportatori ma alla domanda pressante che viene dai consumatori a livello internazionale”.

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GRANDI PROGETTI. Duisburg ponte verso la Cina

Riparte la via della seta La via della seta per i prodotti deperibili diventa di ferro. È questa l’idea in cui sta investendo massicciamente il porto fluviale di Duisburg sviluppando, da un anno a questa parte, connessioni su rotaia dalla Germania alla Cina. Il progetto del collegamento ferroviario Europa-Cina coinvolge 24 nazioni del continente euroasiatico tra cui Cina e Russia, le regioni strategiche dell’Asia centrale come il Kazakhstan, la Turchia e le economie emergenti del SudEst Asiastico. Esso richiede investimenti ingentissimi ai quali le grandi potenze coinvolte non si tirano indietro proprio in funzione del maggior vantaggio nel rapporto tra costi e tempi di trasporto. Il piano sta procedendo attraverso la privatizzazione di singole tratte grazie ad accordi con investitori privati che vengono coinvolti di volta in volta in base a specifici interessi del territorio. Su questa china, la Germania ha siglato un accordo con la Banca di Sviluppo Trans Euroasiatico per finanziare i grandi progetti infrastrutturali. “Il porto fluviale di Duisburg – ha spiegato a Fruit Logistica Erich

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Passi avanti per la grande infrastruttura ferroviaria dalla Germania alla Cina. Collegamenti avviati con l’Italia. L’ortofrutta potrà risparmiare tre settimane rispetto alla nave

Erich Staake, presidente di Duisport

Staake , chairman e Ceo del board esecutivo di Duisport, intervenuto al convegno 'La ferrovia può costituire un’alternativa praticabile al trasporto via mare?' - è il più grande hub internazionale in Europa dal momento che rappresenta uno snodo logistico intermodale con connessioni fluviali e ferroviarie verso tutta l’Europa, dal Mar Baltico al Mediterraneo. Dall’anno scorso abbiamo creato

collegamenti con la Cina attraverso contatti con grandi holding cinesi e altre aziende e oggi viaggiano circa 20 treni alla settimana che riescono a raggiungere Chongqing in Cina in circa 12 giorni ma l’obiettivo è quello di implementare il servizio cercando di superare le criticità di modo da arrivare ad un tempo di percorrenza di 7-8 giorni”. Decisamente meno della durata del trasporto via mare (durata minima 3 settimane, massima 2 mesi) con costi decisamente più abbordabili del trasporto areo. Questo è il valore aggiunto del trasporto su rotaia. Ma il progetto deve fare i conti con diversi nodi nevralgici da dipanare. “Uno di questi - ha sottolineato Staake - è la tratta tra Russia e Kazakhstan che può essere ulteriormente implementata. I russi non fermano i treni in transito ma esistono problemi di diverso genere, ad esempio con gli scartamenti, che sono

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L’interporto di Duisburg. Il collegamento con l’Italia ora è anche ferroviario

la spaziatura tra le rotaie negli internodi si scambio, che hanno standard diversi per ogni Paese e che determinano rallentamenti”. Un rallentamento in queste regioni, anche di pochi giorni, potrebbe essere determinante per il trasporto di deperibili considerato che, ad esempio, in Kazakhstan la temperatura può raggiungere anche i -35° e che al momento l’autonomia elettrica dei vagoni refrigerati, che riescono quindi ad approvvigionarsi attraverso l’energia della locomotiva, non supera la durata di qualche giorno. "I cinesi - ha precisato nello stesso convegno Alex Von Stempel di Cool Logistics – stanno investendo massicciamente per ridurre i tempi di percorrenza lungo questi corridoi ferroviari, tuttavia la parte più difficile da finanziare è proprio quella che attraversa la Russia. In questa regione si cercano partner privati. Strategiche sono anche le tecnologie applicate alla catena del freddo su rotaia. Il trend è quello di digitalizzare il sistema di refrigerazione di modo che ogni vagone possa essere controllato in remoto. Questo può garantire un intervento praticamente immediato, in caso di alterazione della temperatura con comunicazioni dalle centrali di controllo direttamente al trasportatore”. A queste dichiarazioni berlinesi

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aggiungiamo una notizia che arriva da Milano. E' stato attivato un nuovo servizio ferroviario che collega l’Italia a Duisburg e da qui alla Cina. A realizzarlo è stata la filiale italiana dell’impresa Far East Land Bridge Ltd, controllata dalle ferrovie russe RZD e presente in Italia attraverso la controllata Felb Italia con sede appunto a Milano. Il trasporto merci via ferro prevede il collegamento da Milano a Suzhou in Cina passando per la Germania. Il servizio finora utilizzava l’autotrasporto fra la Germania e l’Italia mentre ora è stato reso interamente ferroviario. I treni di Felb partono da Suzhou ogni domenica e arrivano a Duisburg sedici giorni dopo. Per raggiungere Milano sono necessari ulteriori 2-4 giorni. Attraverso lo scalo intermodale di Melzo il network raggiunge anche Padova, Frosinone, Bari e Nola. Finora Felb limitava la propria offerta ai container completi da

Molte aziende italiane stanno chiedendo ai loro spedizionieri di sperimentare l’alternativa del trasporto ferroviario tra Europa e Asia

40 piedi mentre ora è ampliata anche al mercato LCL (Less than Container Load) aprendo dunque alla possibilità di consolidare partite di merce minori. Ciò è reso possibile dalla cooperazione instaurata con Combimar-Agemar, parte del network internazionale World Wide Alliance of NVOCCs, che sfrutta i magazzini di Melzo (Milano) per le attività di consolidamento, riempimento e svuotamento dei contenitori. Nicola Cavasin, direttore commerciale di FELB Italia, ha spiegato al sito specializzato 'Trasporto Europa' che “molte aziende italiane stanno chiedendo ai loro spedizionieri di sperimentare l’alternativa del trasporto ferroviario fra Europa e Asia. Il treno non ambisce a fare concorrenza al trasporto marittimo ma semmai a quello aereo: è più veloce della nave ed è più economico dell’aereo". Oggi le tipologie di merci che più stanno sfruttando il trasporto su ferro sono in import dalla Cina i prodotti tessili (industria fashion in generale), automotive ed elettronica, mentre in direzione contraria viaggiano soprattutto mobili e altri prodotti ad elevato valore. "L’obiettivo per il 2017 è quello di raggiungere i 2000 feu (container da 40 piedi) trasportati e ci aspettiamo di riuscire ad ampliare la nostra quota di mercato investendo in marketing anche nel Centro-Sud Italia”. aggiunge Cavasin. Se si mettono le cose insieme, se due più due fa ancora quattro, non passerà molto tempo che l’ortofrutta potrà raggiungere Cina e Far East per via ferroviaria aprendo nuove, importanti prospettive per l’export italiano di prodotti come agrumi e mele. Attenzione però, perché il nuovo collegamento ferroviario sarà un’occasione ghiotta per gli esportatori cinesi dietro ai quali un colossale potenziale produttivo sta crescendo in qualità e tecnologie, un’occasione che non si lasceranno scappare (a.f. - m.l.) Marzo 2017


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Il fallimento di Hanjin Shipping scuote il trasporto marittimo Dopo quarant’anni di attività, di cui gli ultimi mesi in amministrazione controllata, la settima compagnia marittima mondiale ha chiuso i battenti nella seconda metà di febbraio. La Suprema Corte di Seul ha dichiarato infatti il fallimento della Hanjin Shipping dopo due settimane di attesa per eventuali appelli o ricorsi, come da prassi. La Seoul Central District Court ha disposto la nomina di un curatore fallimentare per procedere alla vendita dei beni dell’armatore sudcoreano. I creditori dovranno presentare richiesta di indennizzo entro il 1° maggio e saranno convocati dalla Corte in una prima riunione il primo giugno. “Il tribunale, attraverso il processo di fallimento, si impegnerà al massimo per rimborsare i debiti nel modo più equilibrato”, si legge nella sentenza. Hanjin Shipping era stata fondata nel 1977 a Seul, quando il gruppo Hanjin, per diversificare l’attività, acquisì la Hanjin Container Lined Ltd, ribattezzata Hanjin Shipping. L’anno scorso, a settembre, l’avvio dell’amministrazione controllata. Nel frattempo Hyundai Merchant Marine (HMM), armatore connazionale che con il fallimento di Hanjin diventa il primo del Paese, ha concluso l’acquisto dell’intero capitale sociale di Hanjin Pacific Corporation (60 per cento Hanjin Shipping e 40 per cento Marine Terminals Investment) che gestisce i terminal container nei porti di Tokyo e Kaohsiung (Taiwan). L’acquisizione vale 13,15 milioni di dollari e include oltre all’acquisto un deposito cauzionale per la locazione del terminal giapponese. Con quest’ultima operazione HMM gestisce ora interamente, oltre ai terminal di Tokyo e Kaohsiung, anche quello

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Ripercussioni anche in Italia dopo il crack del colosso coreano. Ma le grandi compagnie hanno reagito assorbendo il colpo e facendo partire iniziative: 28 nuove linee nei porti italiani di Algeciras, e partecipa al 20 per cento in quello statunitense di Long Beach. HMM - riferisce l’armatore in una nota - opererà nei nuovi terminal asiatici insieme alle connazionali HA Line e Sinokor. La flotta di proprietà di Hanjin Shipping contava 98 unità, per un totale di 610 mila teu. Sulla base delle analisi di Drewry di fine gennaio, 4 sono state demolite, con un’età media inferiore ai vent’anni, e 63 sono in disarmo (460 mila teu). Tra queste figurano Hanjin Europe, una delle più grandi (13 mila teu), sorella di Hanjin Harmony e Hanjin Africa, vendute a un acquirente anonimo a dicembre per 130,7 milioni di dollari ciascuna. Le navi attual-

Porti liguri: tiene Vado, cresce Voltri Tiene il sistema portuale del Mar Ligure Occidentale. Refeer Terminal di APM Vado ha mantenuto sostanzialmente stabile nel 2016, rispetto agli anni passati, il suo traffico dedicato all’ortofrutta, attestando una movimentazione pari a 454.463 tonnellate e circa 18 mila teu refrigerati. Voltri Terminal con 37.992 contenitori refrigerati ha fatto invece un balzo in avanti del 20% sul dato 2015, con le movimentazioni in export che arrivano a coprire il 70%.

mente in attività sono 31 (134 mila teu), 11 delle quali sotto noleggio da Maersk Line. Secondo fonti specializzate e di livello internazionale, la capacità di stiva eliminata dal mercato in seguito al fallimento di Hanjin Shipping è già stata completamente compensata a metà marzo dalle altre compagnie con il risultato che l’offerta di trasporto via mare è oggi praticamente identica a quella di giugno 2016. Si registrano tre nuove alleanze: 2M (composta da Maersk e Msc), Ocean Alliance (China Cosco Shipping, Evergreen Line, Cma Cgm e Oocl) e The Alliance (Nyk Line, Mol, “K” Line, Hapag-Lloyd e Yang Ming Line). Secondo Alphaliner, sulle rotte fra Asia e Mediterraneo saranno disponibili tredici partenze settimanali proposte dalle tre alleanze, cui si aggiunge l’outsider Zim. La capacità di stiva disponibile sarà dell’1,2% superiore rispetto a quella del 2016 e ciò evidentemente non aiuterà una ripresa dei noli marittimi, a meno che non cresca la domanda di spedizioni marittime. L’Italia non si può dire sia tagliata fuori dalle principali rotte commerciali mondiali perché ben 28 servizi di linea intercontinentali scaleranno i porti del nostro Paese: 15 di 2M, 7 di Ocean Alliance e 6 di The Alliance. Il porto di Genova (terminal Vte e Sech) e quello di La Spezia (LSCT) saranno i più attivi con rispettivamente 8 e 7 servizi ciascuno. A seguire Gioia Tauro (grazie a 5 servizi di 2M), Livorno (3 servizi delle tre alleanze), Napoli e Trieste (2 linee ciascuno) e Venezia con una linea.

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MONDOFLASH

REGNO UNITO

E’ il maggior importatore di ortofrutta europea Tra gennaio e la fine di settembre 2016, il Regno Unito ha importato 6,1 milioni di tonnellate di frutta e verdura per un valore di 7,17 miliardi di euro da altri Paesi UE. Il Regno Unito rimane quindi il maggiore importatore di frutta e verdura in Europa. Nei primi tre trimestri dell’anno scorso il Regno Unito ha acquistato 3,3 milioni di tons di frutta e 2,8 milioni di tons di verdure, per un valore rispettivamente di 3,85 miliardi di euro e 3,31 miliardi di euro. Il Paese è anche il maggiore importatore di pomodori nell’UE, con un totale di oltre 568 mila tons e occupa il secondo posto come importatore di patate, con 447.200 tons. Il Regno Unito ha acquistato anche notevoli volumi di peperoni (400mila tons) e cetrioli (345.200 tons). Inoltre, le importazioni hanno interessato anche oltre 208 mila tons di lattuga e un volume simile di cipolle, in aggiunta a circa 192.600 tons di cavoli. Per quanto riguarda la frutta la fornitura è stata dominata dagli agrumi, con un totale di quasi 695mila tons e dalle banane, con 537.300 tons. Gli inglesi hanno importato anche oltre 499 mila tons di pomacee nei primi nove mesi del 2016.

FRANCIA

Saint Charles di Perpignan entrato in Interfel Dal primo gennaio l’Unione nazionale francese degli importatori e degli esportatori di frutta e verdura (SNIFL) di Saint Charles International ha aderito a Interfel, l’Organizzazione interprofessionale ortofrutticola d’Oltralpe. L’adesione è parte dell’accordo interprofessionale per la program-

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mazione 2017-2019 e permetterà agli importatori di essere rappresentati sul tavolo dell’Oi (all’interno del collegio Aval) con la presenza oltre che di SNIFL anche di CSIF, la Camera dei sindacati degli importatori francesi. Attualmente il collegio Aval, raggruppa le seguenti organizzazioni: l’Associazione nazionale degli spedizionieri e degli esportatori di ortofrutta, l’Unione nazionale dei grossisti, l’Organizzazione nazionale dei sindacati dei rivenditori di frutta e verdura, la Federazione del commercio e della distribuzione e la Rete del canale Horeca impegnata sulla valorizzazione delle best practice. L’adesione ad Interfel dell’Unione e del sindato degli importatori della piattaforma di Perpignan, permetterà loro di partecipare ai lavori dell’Oi che ha come mission la creazione di piani di comunicazione per il settore e il dialogo interprofessionale. (m.l.)

INDIA

Volumi record per la produzione di ortofrutta ll Ministero dell’Agricoltura indiano prevede volumi record per la produzione ortofrutticola del Paese, con 287 milioni di tonnellate nell’annata 2016-17. La produzione 2016-17 raggiungerà il maggiore volume mai registrato finora, con 287,3 milioni di tonnellate, un milione di tonnellate in più rispetto all’anno precedente (286,2 milioni di tonnellate). I raccolti abbondanti, con i problemi legati al valore della moneta, hanno portato a un forte calo dei prezzi. Secondo il Ministero dell’Agricoltura, nel 2016-17 la produzione di frutta arriverà a 91,7 milioni di tonnellate, mentre quella di verdura a 168,6 milioni di tonnellate. Tra gli ortaggi principali, si dovrebbero produrre 43,8 milioni di tonnellate di patate e 18,9 milioni di tonnellate di pomodori. Invece la produzione

di cipolle è stimata a 19,7 milioni di tonnellate (-1 milione di tonnellate). Nel 2016-17, le superfici coltivate si estendono su 24,4 milioni di ettari (24,5 milioni nella stagione passata). Tra gli stati indiani, è in testa quello di Uttar Pradesh con una produzione stimata di 37 milioni di tonnellate, seguito da West Bengal con 27,5 milioni di tonnellate, Gujarat (23,4 milioni di tonnellate), Madhya Pradesh e Maharashtra (20,7 milioni di tonnellate).

COLOMBIA

Bengala Agricola primo venditore di ananas al mondo In cinque anni, la società colombiana Bengala Agricola è passata da realtà regionale ad essere riconosciuta a livello internazionale come leader nell'esportazione di frutti tropicali. Il prodotto principale di questa società della Valle del Cauca è l'ananas (fresco, in polpa e in succo concentrato). Attualmente Bengala è riconosciuta come produttore ed esportatore leader di ananas dal momento che rappresenta il 40% delle vendite internazionali ed è rispettata per i suoi eccellenti processi di produzione e standard qualitativi. Ottenere questo riconoscimento non è stato facile. Tre anni fa, ha avuto accesso a vari servizi del Ministero del Commercio, Industria e Turismo (Mincit) e ha soddisfatto i requisiti per operare come società. Di conseguenza, ha potuto esplorare i mercati internazionali dal 2015 e ora ha clienti in Stati Uniti, Europa, Asia, Sud America, Nord Africa, Giappone e Arabia. Mauricio Lopez, direttore commerciale di Bengala Agricola, ha dichiarato: "Ci deve essere una sinergia tra il settore pubblico e quello privato. Questa sinergia deve portare a un risveglio del Paese e alla capacità di vedere il mercato internazionale come un'opportunità". Marzo 2017


MONDO

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Spagna: l’export oltre i 12 miliardi Nonostante la mancata crescita nel prodotto principale (il pomodoro) il settore continua a tirare. Record di vendite degli agrumi esportati in Cina Le esportazioni di agrumi spagnoli in Cina proseguono a pieno ritmo. A tal punto che per la campagna 2016-2017 si prevede di battere il record ottenuto nell’annata precedente quando si erano inviate 12.868 tonnellate. Nel 2016 tutto l’export spagnolo di ortofrutta è cresciuto superando di 400 milioni i 12 miliardi di euro, con un incremento del 5% sul 2015. Le esportazioni di ortaggi si sono attestate a 5,2 milioni di tonnellate, in crescita del 2,4% sull’anno precedente, per un valore di 5,2 miliardi di euro, ovvero ben il 7,5% in più rispetto al 2015. Particolarmente interessante la crescita registrata dalle vendite di peperoni, in crescita del 12% per un totale di 930,8 milioni di euro fatturati, di lattuga, che con un aumento del 4% si è portata a 656,6 milioni di euro, di cetrioli, che grazie ad un’impennata dei prezzi del 15% rispetto al 2015 hanno registrato 547 milioni di euro, e di cavolo, in crescita del 7% per 456,8 milioni di euro. Il primo prodotto nel ranking iberico dei prodotti più esportati, il pomodoro, si è mantenuto stabile nell’intorno dei 959,5 milioni di euro. Passando all’analisi del commercio della frutta si evidenzia, invece, un calo dei quantitativi del 5%, pari a 7,1 milioni di tonnellate, mentre a valore si è segnato un +3%, per un totale di 7,279 miliardi di euro. In decisa crescita i piccoli frutti, per lo più provenienti da Huelva: +23% per i mirtilli (257,7 milioni di euro), +30% per i lamponi (306,5 milioni di euro), e +6% per le fragole (583

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milioni di euro). Andamento irregolare per la frutta a nocciolo: nel caso delle pesche si è registrato un incremento del 7% (387 milioni di euro) a fronte di un calo del 7,7% per le nettarine (413 milioni di euro) e dello 0,5% per le albicocche (115,3 milioni di euro). Meloni e angurie sono invece aumentati rispettivamente del 13 e dell’11,5%, portandosi a 303 e 333 milioni di euro. L’Unione Europea si conferma il primo mercato di destinazione dell’ortofrutta spagnola grazie al 92,6% del fatturato generato, pari a 11,565 miliardi di euro, il 5% in più rispetto al 2015. Al di fuori dell’UE, le spedizioni verso i Paesi europei sono diminuite del 5%, per un totale di 331,7 milioni euro, soprattutto a causa del proseguire del veto russo. Al contrario, sono aumentate le spedizioni verso i paesi extra-europei: con una crescita del fatturato dell’11% si sono infatti raggiunti i 589 milioni di euro. Il Brasile si conferma il principale cliente con 109 milioni di euro (+23%). Sul fronte estero il comparto ortofrutticolo spagnolo sembra non avere rivali anche se Fepex non ha nascosto una certa preoccupazione legata al calo dei volumi commercializzati e, in particolare, alla mancata crescita delle vendite di prodotti considerati una priorità, come i pomodori. Inoltre la forte crescita dell’import è per l’associazione di produttori ed esportatori di ortofrutta spagnoli un chiaro segnale delle politiche protezionistiche nazionali da parte dai Paesi UE.

L’export della Grecia a +22,8% Nel 2016 la Grecia ha generato un giro d’affari di 1,9 miliardi di euro nelle esportazioni di ortofrutta, sia fresca che trasformata, generando introiti tre volte maggiori rispetto a quelli generati da oli e grassi (olio d’oliva compreso), fermi a 681,3 milioni di euro, quattro rispetto a quelli ittici (653,5 milioni) e ancora superiore sui latticini (592,8 milioni). A sottolinearlo è Georgios Polichronakis, consulente della società ellenica Incofruit-Hellas, specializzata nell’esportazione di ortofrutta e succhi. Nel settore agricolo l’ortofrutta domina la scena, rappresentando il 32% di tutte le esportazioni. Nel 2016, il surplus commerciale del settore ortofrutticolo, pari a 1,2 miliardi di euro, compensa completamente il deficit commerciale del settore ‘carne e preparazioni’ (1,024 miliardi di euro), e il deficit del settore ‘prodotti caseari e uova’ (154,78 milioni di euro). Gli introiti generati rimangano stabili nel tempo, senza variazioni importanti, e con una crescita continua negli ultimi 10 anni, contribuendo così in modo determinante al miglioramento del deficit commerciale dei prodotti agricoli greci. Il deficit commerciale dei prodotti agricoli greci è infatti diminuito del 19,2%, grazie all’aumento del 7% delle esportazioni, e al decremento, nel 2016, del 4,5% delle importazioni rispetto al 2015. Nel settore ortofrutticolo, secondo i più recenti dati statistici forniti da Elstat ed elaborati da Incofruit- Hellas, nel 2016 l’export è cresciuto del 22,8% in volume rispetto al 2015, e dell’11,1% in valore.

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MONDO

La Polonia aumenta la produzione Secondo l'Ufficio statistico centrale della Polonia, nel 2016 la produzione complessiva di ortaggi del Paese (precoce e tardiva) è stata di circa 4,5 milioni di ton, vale a dire il 18% circa più alta di quella del 2015. Questo incremento si è dovuto a condizioni climatiche relativamente favorevoli. Gli incrementi di resa maggiormente degni di nota sono stati registrati per cetrioli, brassicace e colture a radice. Per quanto riguarda il raccolto di frutta, la produzione dell'anno scorso ha raggiunto 4,1 milioni di ton, di circa il 13% superiore rispetto al 2015. Da notare la produzione record nelle mele, che ha raggiunto i 3,6 milioni di tonnellate circa, oltre all'incremento registrato nella produzione delle bacche, con circa 600 mila tonnellate in più (10%) rispetto al 2015. Da febbraio a novembre 2016 il volume delle esportazioni polacche di frutta è aumentato del 9,4% rispetto al declino del 5,3% registrato nello stesso periodo dell'anno scorso. E' stato registrato un aumento anche nell'export di verdure, il cui volume è cresciuto del 3% rispetto al calo dello 0,4% registrato nello stesso periodo del 2015. L'incremento delle esportazioni di frutta è il risultato di esportazioni maggiori verso Paesi esterni all'UE, nonostante le minori esportazioni verso i Paesi UE. Intanto, nel caso delle verdure, sono state registrate esportazioni maggiori nei Paesi UE ed extra-UE. Secondo le analisi di Credit Agricole Bank Poland, sia l'export di frutta che quello di verdura si mantengono al di sotto dei livelli raggiunti prima dell'introduzione dell'embargo russo.

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Bonduelle conquista l’America Il colosso francese della IV e V gamma ha acquistato la società americana Ready Pac Foods con impianti produttivi in California, 3.500 dipendenti e 800 mln di dollari di fatturato Chiara Brandi L’annuncio ufficiale è stato dato il 23 febbraio, anche se i dettagli dell’operazione non sono ancora stati resi noti: Bonduelle, leader francese nel comparto dell’ortofrutta di quarta e quinta gamma, ha acquisito l’americana Ready Pac Foods. L’azienda – con quattro impianti produttivi in California, circa 3.500 dipendenti e un fatturato annuo nell’intorno degli 800 milioni di dollari – è uno dei principali player sul mercato a stelle e strisce della quarta gamma, in particolare nel segmento delle insalate monoporzione ready to eat. In un comunicato Bonduelle ha dichiarato che tale operazione rappresenta un passo fondamentale nell’ambito della sua strategia di lungo periodo VegGo!, che mira a fare della società d’Oltralpe il 'riferimento mondiale' del comparto entro il 2025, puntando proprio sugli Stati Uniti come

principale mercato. Tale transazione segue, infatti, una serie di operazioni concluse negli ultimi anni, volte ad implementare la presenza in Nord America. Tra le altre si ricorda l’acquisizione della canadese Aliments Carrière nel 2007 e della statunitense Allens nel 2012. I termini degli accordi raggiunti sono stati solo definiti “completamente compatibili con il profilo finanziario di Bonduelle”. Bonduelle vanta un fatturato relativo al primo semestre dell’anno finanziario 2016-17 di 1,025 miliardi di euro, in crescita dell’1,9% rispetto al periodo precedente. “Questa acquisizione sottolinea la volontà di Bonduelle di crescere ulteriormente e rafforzare la propria posizione nei segmenti dei prodotti convenience e dell’healthy food per soddisfare al meglio le esigenze dei consumatori”, ha dichiarato Christophe Bonduelle, amministratore delegato della società.

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Emanuele Zanini La frutta esotica guadagna posizioni nel settore ortofrutticolo: aumentano i consensi tra i consumatori per un segmento sempre meno di nicchia. Luca Battaglio, presidente dell’omonimo gruppo piemontese, fa il punto sul mercato. “Nel 2016 per quanto riguarda avocado, mango e papaya è stato confermato il trend previsto, con una sensibile crescita dei consumi, in particolar modo l’avocado, che mostra l’incremento più evidente. L’anno scorso vi è stata inoltre la consacrazione di un fatto: la frutta esotica non si consuma più solo a ridosso delle festività, bensì con continuità durante tutti i 12 mesi dell’anno, seguendo le varie stagionalità”. La ricaduta positiva si sta avvertendo anche negli ultimi mesi da parte delle grande distribuzione organizzata. “Sono molte le catene della GDO che quest’anno hanno intenzione di investire sul comparto esotico e questo è dimostrato già dai buoni risultati di vendita del primo bimestre”, sottolinea Battaglio. “Ne è conferma anche il fatto che i prodotti esotici hanno ormai un ruolo chiave anche nella pianificazione dei calendari promozionali. Questo atteggiamento si sposa bene con la previsione delle prossime campagne produttive, come ad esempio quella dell’avocado del Sudafrica che si prevede interessante sia nei volumi che nella qualità del prodotto”. Per il manager torinese, invece, su banane e ananas, “prodotti più ‘maturi' per il consumatore italiano, il consumo è stabile ed in linea con il periodo dell’anno. Sull’evoluzione del modo di mangiare la frutta esotica Battaglio precisa come “la cultura del consumo dei prodotti esotici è diretMarzo 2017

Il 2016 ha segnato un profondo cambiamento nei consumi della frutta tropicale: non più legati solo alle festività e alle ricorrenze importanti ma diventati ‘abituali’

FRUTTA ESOTICA

Dall’avocado alla papaya ecco il ‘nuovo che avanza’

L’avocado è il prodotto tropicale che ha avuto l’aumento maggiore dei consumi nel nostro Paese grazie anche alla scoperta della sua salubrità

Banane: per la Colombia l’Europa primo mercato L’Unione Europea è diventata il principale partner commerciale della Colombia per quanto riguarda le esportazioni di banane. Augura (Asociación de Bananeros de Colombia) precisa che, secondo le proprie stime 2016, il 73% della produzione di banane colombiane viene consumato in Unione Europea, verso cui la Colombia esporta 120 mila casse di banane a settimana. Il settore della banana è cresciuto significativamente nel Paese sudamericano. Grazie ai posti di lavoro diretti e indiretti, il settore è diventato una delle principali attività economiche del Paese. Le esportazioni di banane sono

cresciute nel 2016 anche dal Costa Rica, origine molto apprezzata dagli importatori italiani, grazie al buon andamento climatico e ad una migliore organizzazione dei produttori. La produttività annua per ettaro è passata da 2.339 a 2.800 cartoni. Il valore del settore in Costa Rica è pari a 986 milioni di dollari e dà lavoro a 43 mila persone. Le coltivazioni di banane sono concentrate principalmente nei cantoni di Sarapiquí, Pococí Siquirres, Guácimo, Matina, Limón e Talamanca sulla costa caraibica e a Parrita, Corredores e Palmar Sur nella costa del Pacifico.

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‘Maturi al punto giusto’ Ecco l’esotico firmato Orsero F.lli Orsero ha lancitoa la nuova linea di frutti esotici 'Maturi al punto Giusto', prodotti nelle migliori zone di origine trasportati con cura fino alla tavola dei consumatori, per garantire il gusto unico della frutta appena raccolta e pronta da gustare. Avocado, mango e papaya sono i frutti che compongono la gamma, confezionati in un pack moderno e funzionale valorizzato da consigli per consumare al meglio il prodotto: informazioni nutrizionali, suggerimenti di utilizzo e un qr code che porta ad un video tutorial che spiega in modo semplice e immediato come gustare il frutto. Alcuni esempi di informazioni: nutriente e delicato, con una cremosa polpa dal gusto pieno l’avocado F.lli Orsero rende speciali anche i piatti più semplici; ricco di grassi monoinsaturi, consumandolo abitualmente aiuta a tenere sotto controllo i normali livelli di colesterolo nel sangue. E ancora: una polpa vellutata e vitaminica, e un gusto dolce e succoso contraddistinguono il mango F.lli Orsero, che contribuisce al mantenimento di una pelle sana ed elastica

grazie all’elevata presenza di vitamina A; un’esplosione di profumi e sapori, ideale da provare a fine pasto in sostituzione del dolce. E infine: il gusto rinfrescante e aromatico della papaya F.lli Orsero, porta il sapore dei tropici sulle tavole degli italiani; ricco di vitamine preziose (vitamina A e vitamina C), è il frutto ideale anche a colazione. Pillole della comunicazione che rientrano in un marketing efficace doveroso per una grande azienda. E' possibile acquistare la linea 'Maturi al punto Giusto' anche su Amazon Prime Now, l’innovativo servizio dedicato ai clienti Amazon Prime che, con l’app Prime Now disponibile per i dispositivi iOS e Android, offre consegne gratuite in finestre a scelta di due ore, a Milano e in 46 comuni dell’hinterland milanese, dalle 8 a mezzanotte, 7 giorni su 7. Oltre alla nuova gamma di frutta, i clienti di Prime Now potranno acquistare anche altri prodotti di qualità Extra Premium firmati F.lli Orsero come mele, kiwi, zenzero, curcuma, lime, oltre ad ananas e banane.

tamente proporzionale alla crescita dei consumi stessi. Per il consumatore, quella dei prodotti esotici è un’esperienza gustativa privilegiata, in cui la qualità fa davvero la differenza”. Un importante riscontro lo sta ottenendo il 'ready to eat', un modo di consumo non proprio economico ma in netta crescita: “una volta provato, il consumatore difficilmente torna sul prodotto convenzionale”, ammette lo stesso Battaglio, che è anche il coordinatore della commissione Import di FruitImprese. “I supermercati, trovando buone risposte ai test fatti nei punti di vendita, stanno capendo che il

margine di crescita del consumo di questi prodotti è davvero interessante”. In un contesto così in evoluzione, Battaglio prosegue la sua attività di importatore che punta su nuovi investimenti e innovazione di prodotto. Per Battaglio spa - che ha chiuso il 2016 con un fatturato di 156 milioni di euro con circa 130 mila tonnellate di ortofrutta commercializzata (le banane rappresentano la percentuale più consistente con un 40% sul totale venduto, seguono l’ananas con un 10% e l’altra frutta esotica con un 3%) - l’inizio del 2017 ha segnato il lancio della nuova linea di frutti

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esotici 'Battaglio Gold Selection', con mango, papya, avocado e passion fruit maturati sulla pianta fino all’ultimo istante e trasportati con rapidità dalla zone di produzione fino ai punti vendita con un’efficiente rete logistica. Nel corso dell’anno, inoltre, l’azienda completerà l’ampliamento del magazzino di Roma che passerà dagli attuali 5000 metri quadri a 11 mila metri quadrati, raggiungendo la stessa capacità produttiva di quello di Torino, per una superficie aziendale complessiva di 23 mila metri quadrati, 28 celle di maturazione e 16 di conservazione. Inoltre, Battaglio continua a investire in Argentina con l’azienda controllata Cosur che ha di recente acquisito un nuovo magazzino per la maturazione delle banane a Buenos Aires, dove ha installato un impianto di maturazione moderno, che si avvale di tecnologie innovative per l’area sudamericana, con il quale punta a crescere in maniera significativa sul mercato interno argentino, migliorando il servizio di distribuzione. Anche per un altro grande importatore come Spreafico il bilancio 2016 sul mercato dell'esotico è positivo. Per il gruppo di Dolzago (Lecco) i risultati del 2016 e i primi riscontri di questo inizio del 2017 sono tutti positivi: “I nostri clienti hanno eletto alcuni prodotti come l’avocado (verde o hass), il mango (via aerea e nave), il lime, prodotti non più di nicchia, ma di grande consumo”, afferma Claudio Scandella, category manager per l’esotico-etnico di Spreafico. “Stiamo parlando di prodotti disponibili tutto l’anno, nelle diverse provenienze. Le papaye (golden e formosa), anche se in modo altalenante, seguono un trend mediamente regolare. Interesse sempre vivo (e grandi numeri) anche per prodotti come il melograno, bananito, pomelo e ginger”, osserva Scandella. “Da notare che l’interesse alle nuove varietà di avocado (hass), o di mango (kent/keit), stanno sempre più inMarzo 2017


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Dal 1 settembre 2016 al 14 marzo 2017 il Cile ha esportato oltre 136 mila tonnellate di avocado principalmente della varietà Hass - in diversi Paesi in tutto il mondo. Sono le ultime stime fornite dall’Associazione dei produttori ed esportatori del Cile (ASOEX) e dal Servizio Agricolo locale (SAG), a cui si aggiunge come l’Unione europea – con più di 84 mila tonnellate ricevute – sia divenuta la destinazione principale, superando i volumi assorbiti dal mercato interno. “L’Europa ha mostrato una crescita significativa delle importazioni di avocado cileni”, ha sottolineato Juan Enrique Lazo, direttore generale del Comitato cileno dell’avocado, in un’intervista rilasciata al sito web Simfruit. In particolare, la Germania è stato il Paese che più di ogni altro ha dato impulso a tale crescita passando da 46 tonnellate di prodotto acquistato nella stagione 2015-16 alle 2.800 tonnellate ricevute nella stagione attuale. E i volumi potrebbero crescere ulteriormente: la campagna commerciale, infatti, è ancora in corso e si prolungherà fino al mese di luglio, sovrapponendosi appena con l’inizio della stagione 2017-18. “Quest’anno l’export ha superato ogni previsione, non solo perché i volumi raccolti sono stati superiori alle attese ma anche perché molti quantitativi destinati al mercato interno sono stati dirottati oltremare”. Un secondo mercato davvero interessante per il futuro dell’avocado 'made in Chile' è rappresentato dalla Cina. Da quando nel 2014 si sono aperte le frontiere gli invii si sono moltiplicati. Durante la campagna di 2015-16, l’export totale verso il colosso asiatico, incluso Hong Kong, aveva superato le contrando il favore del cliente finale, e, di conseguenza, appare chiara una apertura al 'nuovo che avanza', da parte dei supermercati e dei mercati tradizionali”. “L’avocado hass, origine Sicilia, presentato da noi in collaborazione con i produttori siciliani, ha avuto un ottimo impatto sul mercato”, aggiunge il manager di Spreafico. “I consumatori, con la loro domanda, hanno giudicato il prodotto tra i migliori in assoluto”. Secondo Scandella, inoltre, i primi mesi di quest’anno “stanno confermando, nei numeri, l’esistenza di un mercato, non alterMarzo 2017

5.400 tonnellate, mentre nella stagione attuale le spedizioni sono già oltre le 11 mila tonnellate. In riferimento alla Cina, tuttavia, Lazo ha riscontrato l’insorgenza di alcuni problemi, che però si dice convinto saranno risolti brillantemente una volta che si conoscerà meglio il mercato e si potranno fare previsioni più precise sulle tendenze della domanda. “Come sempre accade – ha spiegato – c’è stato un po’ di disorientamento iniziale tipico dell’inserimento di nuovi prodotti in nuovi mercati. Ci sono stati momenti in cui il prodotto spedito era in eccesso e altri in cui la qualità non è stata all’altezza delle aspettative. Tutto ciò ha contribuito a mantenere i prezzi bassi, di conseguenza quest’anno la Cina non è stata la nostra migliore destinazione in termini di rendimenti. Ma anche così, rimane un mercato molto interessante”. Terzo mercato di destinazione - dopo Europa e Cina - sono gli Stati Uniti, con circa 26 mila tons di prodotto assorbito. Proprio rispetto a questo mercato, e in particolare alle attuali tensioni tra Washington e Messico – primo esportatore al mondo di avocado – Lazo ha manifestato qualche preoccupazione. “Tutto ciò che distorce gli equilibri attuali può causare un problema fino a che non se ne ripristina uno nuovo. Ovviamente se un grande fornitore come il Messico si trova costretto a deviare le proprie esportazioni verso altri mercati, come l’Europa, le conseguenze si faranno sentire. Tuttavia credo che gli Stati Uniti non cesseranno definitivamente le importazioni di avocado messicani. Piuttosto ora per noi si apre una nuova opportunità, perché gli importatori nordamericani ci guardano con interesse”. (c.b.)

nativo ad altra frutta, ma sempre più inserito nel 'mondo frutta’ in generale. "Come Spreafico continueremo, anche quest’anno a lavorare sodo, per ottenere il massimo dei risultati possibili, come d’altronde facciamo nel mondo dell’ortofrutta da più di 50 anni”, conclude Scandella. Luca Garletti, titolare di Mc Garlet, specializzata nella commercializzazione di frutta esotica, mette subito in chiaro le pecche della distribuzione organizzata. “La grande distribuzione sposa la filosofia legata alla 'guerra del prezzo'. Ma in questo modo svili-

FRUTTA ESOTICA

L’avocado cileno va a gonfie vele in Europa Cina e USA seconda e terza destinazione

sce la qualità del prodotto e gli sforzi dei produttori e degli importatori”, afferma Garletti, mettendo nero su bianco le logiche commerciali della GDO riguardo il comparto dell’esotico. Poi rincara la dose con un esempio: “Oggi un mango importato via mare vale meno di una mela coltivata in Trentino. Mi sembra che la tendenza sia quella di sfruttare una parte dell’Emisfero Sud del mondo come fosse una colonia. In questo modo i retailer combattono una guerra sui prezzi nell’acquisizione dei prodotti svilendo gli sforzi degli importatori. E invece che scommettere sulla quawww.corriereortofrutticolo.it

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La Spagna si candida a grande produttore dell’esotico made in Europe. Italia in ritardo Chiara Brandi In Spagna è stata annunciata la nascita di un nuovo consorzio formato da otto produttori di papaya, Exóticos del Sur, facente parte del gruppo Anecoop, la prima società ortofrutticola del Mediterraneo. Un progetto pionieristico, che mira a fare della Spagna - e più precisamente dell’Andalusia - il punto di riferimento europeo per la produzione di questo frutto, grazie all’utilizzo di serre high tech in grado di riprodurre perfettamente il clima umido della fascia tropicale. Le prime esportazioni di papaya spagnola di Anecoop in Europa si registrano dal novembre 2015 e sono state destinate a Regno Unito, Paesi Bassi, Francia, Germania, Repubblica Ceca, Italia e Portogallo. Grazie all’entrata in produzione a pieno regime delle serre delle aziende socie di Exóticos del Sur, nel corso della prossima campagna sarà superato il milione e mezzo di chili di papaya, potendo contare su diverse zone di coltivazione, concentrate nelle aree costiere di Malaga, Granada (Motril), Almeria e Murcia (Mazarrón). Le condizioni climatiche ricreate nelle serre saranno inoltre ottimali anche per incrementare i volumi di avocado, mango, cherimoya (anona) e pitahaya (dragon fruit). “La Spagna è per noi un importante punto di riferimento; ci insegna tanto sotto il profilo organizzativo e colturale. Per questo cerco di agire di conseguenza e sensibilizzare anche i nostri produttori a lavorare in concerto, consapevoli che in Sicilia possiamo godere di condizioni pedoclimatiche più favorevoli e, dunque, possiamo puntare sulla pro-

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duzione di un prodotti di ottima qualità seguendone la stagionalità, senza dover ricorrere alle serre”. Sono queste le parole di Andrea Passanisi, marketing manager di Sicilia Avocado. Nell’autunno scorso il consorzio di produttori di frutta sub-tropicale della Sicilia ha stretto una partnership commerciale per l’Italia - unica nel suo genere - con Spreafico. “Si tratta di un accordo di filiera in funzione del made in Italy. Per ora posso solo dire che la collaborazione è stata molto positiva, all’insegna della collaborazione sinergica e in armonia. Questo ha permesso di gettare le basi per un futuro ambizioso e lungimirante”. L’idea è riuscire a dare una vera e propria identità al prodotto italiano, puntando su produttori preparati, una filiera organizzata e un prodotto eccellente. “Sarebbe molto interessante anche dal punto di vista commerciale poter proporre la papaya ma ora preferiamo concentrarci su altri prodotti, tipici di una fascia sub-tropicale e non prettamente tropicale. La nostra intenzione, infatti, è quella di riuscire a sfruttare al meglio le possibilità che ci offre questa striscia di terra ai piedi dell’Etna, dove è possibile ottenere buoni frutti in modo, per così dire, naturale. È questa la nostra forza: la qualità del prodotto offerto. Ed è su questo che dobbiamo puntare per affrontare i competitor spagnoli”, spiega Passanisi.

Le prime esperienze siciliane hanno grandi opportunità di crescita se si aggregheranno

Il consorzio siciliano sta ampliando il proprio portafoglio di prodotti anche a mango e passion fruit, grazie ad impianti appena entrati in produzione e altri che lo faranno a breve; presto saranno introdotti sul mercato nuovi brand identificativi delle diverse produzioni, che faranno capo ad un unico marchio ombrello. L’inverno 2016 è stato caratterizzato da abbondanti piogge, un vantaggio per la qualità dell’avocado che preferisce un clima molto umido, a svantaggio però delle operazioni di raccolta. Grazie ad un lavoro sinergico di filiera e di cooperazione tra i soci produttori, i ritardi registrati in questo primo momento sono stati perfettamente colmati in fase di lavorazione; ciò ha permesso di garantire l’approvvigionamento tempestivo dei mercati nel rispetto degli accordi di fornitura. In termini commerciali, le oltre 150 tonnellate di avocado ottenute lo scorso anno sono state prevalentemente destinate al mercato domestico, ma è solo l’inizio. Tornando alla Spagna, l’aggregazione dei produttori dell’esotico è un fenomeno, se così lo si può definire, che fa scuola. Sebbene la nascita di Exóticos del Sur abbia avuto un forte richiamo mediatico, soprattutto per l’importanza del progetto che vi sta dietro, non è certamente la prima associazione di produttori di frutta tropicale in Spagna. Da oltre 35 anni a Vélez-Malaga è presente una cooperativa di oltre 2.300 soci che opera sul mercato internazionale producendo e commercializzando soprattutto mango, avocado, annona e lichis; il suo nome è Trops. Comu-

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Luca Battaglio, presidente dell’omonimo gruppo torinese

Claudio Scandella, commerciale di Spreafico per l’esotico

Luca Garletti, importatore e distributore bergamasco

lità del prodotto preferiscono proporre ortofrutta in controstagione”. L’imprenditore lombardo, tuttavia, ammette che qualche catena si sta sforzando di invertire questa tendenza cercando di non forzare troppo la mano in un settore comunque in sensibile crescita. “L’esotico ormai non è più una nicchia. Se dieci anni fa valeva il 4% del mercato, oggi arriva all’8%. Ed è uno dei segmenti più performanti del comparto ortofrutta assieme ai berries, dove il consumatore, sempre più multietico, è anche più preparato ed esigente”. Il consumo non è più occasionale, “bensì la frequenza di acquisto è mediamente bisettimanale e sempre più costante”, afferma Garletti. Entrando nel merito delle varie referenze secondo Garletti il prodotto che ha registrato la crescita più alta è l’avocado, “una verdura che fa bene e che aiuta a combattere le malattie e il colesterolo. Nel giro di tre anni abbiamo avuto vendite del +100%, e raddoppiate tra 2015 e 2016. Numeri che confermano il consolidamento di un fattore: i consumatori sono sempre più attenti a ciò che mangiano, e cercano sempre più di seguire una sana alimentazione, comprese le diete vegetariane e vegane. Un trend che può diventare una grande opportunità per il settore ortofrutticolo. In questa partita l’esotico può giocare un ruolo importante. Nel futuro dell’alimentazione l’ortofrutta potrà ritagliarsi spazi sempre più significativi”. A fianco dell’avocado Mc Garlet ha registrato un aumento delle vendite anche per mango e papaya, “che come gli altri prodotti esotici hanno importanti proprietà salutistiche”, registrando nel 2016 un +20% rispetto all’anno precedente. Crescite a doppio zero per il ginger e incrementi anche per il lime che però ha numeri ancora piuttosto esigui. Altro prodotto importante per l’azienda orobica è il cocco. www.corriereortofrutticolo.it

FRUTTA ESOTICA

nicazione al consumatore, servizi ai soci produttori, attenzione all’ambiente sono tutti valori della cooperativa di Malaga, che alla proposta di frutta fresca affianca un assortimento di prodotti di IV gamma. Il guacamole andaluso è anche il fiore all’occhiello di un’altra importante società del settore, Frutas Montosa, sul mercato mondiale con mango e avocado freschi a marchio Native. E sempre da Vèlez-Malaga fa notizia l’affermarsi di una giovane azienda che opera nel comparto, Excel Trop. In soli 4 anni la società ha visto raddoppiare il proprio fatturato e più che quadruplicare il numero dei propri dipendenti. Un panorama ricco per uno scenario dinamico e propositivo con attori di primo piano che puntano a fare della Spagna il 'giardino tropicale' dell’Europa grazie anche a progetti, come quello di Anecoop, attraverso i quali sarà possibile ottenere una produzione costante per 365 giorni l’anno. Progetti ambiziosi e scommesse imprenditoriali vincenti, sostenute da un importante impegno delle Amministrazioni e degli Enti pubblici. Proprio a Vèlez-Malaga, dove si concentra la quasi totalità della produzione iberica di avocado e mango, è in previsione la realizzazione di un 'Osservatorio sub-tropicale', grazie ad accordo tra il Parco tecno-alimentare Costa del Sol-Axarquía e il Technology Centre Tecnova. Il progetto si propone di sostenere la pianificazione delle attività agricole, la formazione degli operatori, oltre a mettere a disposizione personale qualificato per un servizio di consulenza alle imprese situate in quel particolare distretto agro-industriale.

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Il Perù allarga gli orizzonti

Crescono in Italia i consumi anche di mango di diverse origini, in particolare dall’America del Sud. Il frutto è fortemente aromatico e adatto come dessert

Mc Garlet si rifornisce da 30 Paesi sparsi per tutto il mondo affidandosi per il confezionamento ad una cooperativa di solidarietà sociale in cui oltre la metà del personale – multietnico – è costituito da disabili e persone con seri problemi fisici. L’impresa bergamasca, che nel proprio paniere conta 200 referenze tra esotico e prodotti in controstagione, nel 2016 ha commercializzato due milioni di colli (500 contenitori circa), che sono stati distribuiti per il 50% nei mercati all’ingrosso – una quarantina – e

per il restante 50% nella GDO. “L’ingrosso rimane un canale di riferimento che sta riacquistando un certo peso dopo anni di crisi. Ed è importante che continui a ritagliarsi una fetta significativa del mercato”. In controstagione Mc Garlet commercializza soprattutto piccoli frutti: more, mirtilli, lampone, fragole provenienti da svariati Paesi come Messico, Argentina, Cile, Perù, ma anche Marocco e Spagna. Insomma, come ci ha detto, Scandella tutti questi prodotti sono proprio il ‘nuovo che avanza’.

Sbucciamo, af fettiamo e fr ulliamo.

Il Perù allarga i propri orizzonti commerciali puntando su una dozzina di nuovi mercati, in particolar modo in Asia, Oceania e Africa. Recentemente una delegazione di tecnici SENASA (Servicio Nacional de Sanidad Agraria) si è recata in Malesia per incontrare le autorità sanitarie, con lo scopo di attingere informazioni e appurare le varie tecniche e normative del Paese asiatico. Altre riunioni sono previste a breve termine. Sono previsti inoltre altri incontri con le autorità sanitarie agricole in Corea del Sud, Taiwan, Cina, Giappone, Singapore, Thailandia, Indonesia, Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica. Il dinamismo delle autorità peruviane a sostegno delle esportazioni ortofrutticole, peraltro comune ad altri Paesi dell’America Latina, dovrebbe essere un esempio per i governi europei

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Let’s eat.

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Emanuele Zanini Prosegue l'avanzata dei piccoli frutti, che stanno avendo riscontri positivi e promettenti. Si intensificano le attività delle imprese per valorizzare prodotti che confermano una delle più alte redditività del comparto ortofrutticolo e su cui la grande distribuzione sta iniziando a investire con convinzione anche se a volte, almeno per alcuni operatori, in maniera non troppo decisa. Ci sono intanto gruppi che studiano marchi ad hoc. Ne è un esempio Mediterraneo Group, che sta lavorando ad un marchio comune sul lampone per valorizzare al meglio la qualità delle produzioni con un brand forte e riconoscibile. Il nome del nuovo brand è ancora top secret. Ancora presto per capire con esattezza i tempi necessari per il lancio. “Anche se pensiamo si riesca già entro quest’anno”, annuncia Pietro Ciardiello, presidente di Mediterraneo Group e direttore della Coop Sole di Parete (Caserta). “Si tratta di un progetto a cui stiamo lavorando da tempo e che vederà la collaborazione con Apofruit e Ortofruit e su cui crediamo molto”, aggiunge Ciardiello che preferisce però non svelare altri dettagli. Come Coop Sole invece Ciardiello non nasconde la propria soddisfazione per gli esiti commerciali della stagione autunnale dei lamponi, varietà Adelita, nonostante il gelo invernale di gennaio, che ha creato qualche problema all’inizio d’anno. “Il prodotto è stato molto apprezzato sia in Italia che all’estero (in Centro e Nord Europa) - afferma Ciardiello - con richieste che hanno superato l’offerta. Anche per questo abbiamo progettato un aumento delle superfici con altri 10 ettari entro l’anno e arrivare così a 3 mila Marzo 2017

L’iniziativa coinvolge con Coop Sole il Gruppo Apofruit e Ortofruit. Il business cresce per tutti gli operatori impegnati con i piccoli frutti, come Garden Frutta

quintali di prodotto entro il 2019. La programmazione di sviluppo sta proseguendo”. Nel frattempo è ripartita la stagione primaverile con le primissime quantità di lamponi. “Arriveremo in piena produzione tra fine aprile e maggio per proseguire fino a giugno inoltrato. Le prospettive sono incoraggianti”, afferma il direttore di Coop Sole. “Proseguiamo sulla strada intrapresa facendo attenzione anche alla sperimentazione varietale”. Più che soddisfatti alla Garden Frutta dell'andamento della stagione. Per rendersene conto basta dare uno sguardo ai dati più aggiornati: a gennaio e febbraio 2017 la produzione (in importazione) è cresciuta del 30% sullo stesso periodo dello scorso anno, con le vendite che sono andate di pari passo con i volumi a disposizione, agevolate anche dalle temperature particolarmente miti. Nel 2015 Garden Frutta aveva chiuso con 40,6 milioni di euro di fatturato (+24% sul 2014), diventati oltre 47 milioni nel 2016 (+17%). “L'obiettivo era raggiungere i 50 milioni di euro - afferma Stefano Gatto, responsabile com-

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Mediterraneo Group prepara un nuovo marchio per i berries

merciale dell'impresa scaligera ma a causa della drosophila Suzukii sulle ciliegie e il caldo anomalo anche a settembre si è perduta parte del prodotto con un rallentamento forzato delle vendite. Ad ogni modo il 2016 si è chiuso in maniera più che positiva”, sottolinea Gatto. “I consumi sono in aumento, con acquisti in crescita costante durante tutto l'anno”. "Nel 2016 Garden Frutta ha commercializzato 15 mila tonnellate di piccoli frutti, di cui 4.500 tons circa a testa di lampone e mirtilli, seguiti da 2.500 tons circa di more. Per il 2017 puntiamo a incrementare i volumi del 20-25%”. Da novembre fino ad aprile Garden Frutta commercializza prodotto in controstagione, proveniente da diversi Paesi tra cui Cile, Messico, Marocco e Sud Africa, specialmente per lampone, mora e mirtillo. “Il Marocco sta crescendo moltissimo, con produzioni in forte aumento. Per quanto ci riguarda sta diventando un Paese sempre più importante per l'approvvigionamento soprattutto per lamponi e per mirtilli. Lì si diversificano le produzioni in base www.corriereortofrutticolo.it

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alle zone più vocate”. Il Paese magrebino sta quindi togliendo fette di mercato al Messico, principale serbatoio produttivo per gli Stati Uniti, che rimane comunque un'area fondamentale. “Questi due Paesi sono in grado di creare alta qualità di prodotto ma con bassi costi di produzione”. Il Marocco entra con la produzione di mirtillo a fine marzo, proprio quando termina quella cilena. Sui piccoli frutti un'altra area produttiva di riferimento è la Spagna, prima dell'arrivo delle produzioni interne, nel Veronese e nel Trentino, tra la fine di aprile e l'inizio di maggio. Il 20-25% dei berries in controstagione vengono esportati da Garden Frutta: “Un lavoro impegnativo che però ci dà grandi soddisfazioni”, aggiunge Gatto. Le prospettive anche per quest'anno sono positive, tempo permettendo. “Sia sulle fragole che sui piccoli frutti l'interesse è alto e crescente, sia in Italia che all'estero. Le catene stanno investendo su questa categoria, anche quelle italiane”, afferma Gatto. “Puntiamo a rifornire i retailer solo con prodotti di alta qualità. Se il prodotto è buono il prezzo più sostenuto non incide troppo sulle vendite. Abbiamo notato che se il consumatore vuole mangiare un articolo, il fattore prezzo incide meno che in passato. Passa quasi in secondo piano”. Garden Frutta sta testando con alcune insegne nuovi formati più grandi del classico da 125 grammi con risultati interessanti: “Abbiamo provato le vaschette da 250 grammi con il prodotto in controstagione con risultati incoraggianti”, afferma Gatto. “Con il prodotto nazionale è più complesso perché c'è il rischio di non poter garantire la continuità richiesta. Ma le nostre prove continuano. Stiamo studiando nuovi packaging e formati con pesi diversi, anche da 150 grammi. Il tutto mantenendo sempre al centro la nostra mission: l'alta qualità”. www.corriereortofrutticolo.it

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Altro anno con il segno “più” per i piccoli frutti anche per il Consorzio dei piccoli frutti a marchio Aurora Fruit. Il 2016 si è contraddistinto per quotazioni in crescita, “con prezzi superiori alla media del 10%”: la stima è di Luciano Mattivi. “La crescita è dovuta anche per la disponibilità di prodotto inferiore, causata dal caldo della scorsa annata che ha di fatto ridotto i volumi a disposizione, sia in Veneto che in Trentino”. Nello specifico per le fragole la produzione è rientrata nelle media con una buona qualità dei frutti. “Il lampone rifiorente invece ha sofferto di più il caldo, specialmente nel Veronese, tra ago-

Per la Spagna l’alternativa alla fragola Far fronte ai cambiamenti essendone promotori e complici anziché subirne le conseguenze. Una regola fondamentale nella vita quanto negli affari. È quanto sembra essere accaduto nel comparto dei piccoli frutti in Spagna, in particolare nella provincia di Huelva. Secondo Paese produttore di fragole al mondo dopo gli Stati Uniti, primo in Europa e leader globale nel commercio, la Spagna negli ultimi anni ha sofferto la concorrenza nordafricana e i bassissimi prezzi all’origine. L’intero comparto ha dovuto affrontare un periodo di profondo cambiamento; una evoluzione che ha portato alla diversificazione delle colture con l’introduzione di nuove varietà e differenti tipologie di prodotto (lamponi, more e mirtilli). La superficie totale dedicata alla produzione di piccoli frutti per la campagna 2016-17 nella provincia di Huelva è di 10.030 ettari, in crescita di quasi il 4%.

sto e settembre”, spiega Mattivi. Positivo l’andamento produttivo e commerciale per le more, stabile per il ribes. Per l’imprenditore scaligero le potenzialità dei berries comunque sono ancora notevoli. Ma, a suo avviso, a capirlo dovrebbe essere soprattutto la grande distribuzione organizzata. “La gdo dovrebbe comprendere meglio la grande opportunità che ha davanti con i piccoli frutti. Nonostante sia innegabile che la domanda ci sia, e pure in crescita, le catene distributive sono molto prudenti. Troppo. Sono quasi state costrette a inserire le referenze dei berries grazie alle richieste in sensibile aumento ma non hanno il coraggio di investire fino in fondo in questo comparto, che seppur difficile da gestire (a partire dalla delicatezza e ridotta shelf life dei prodotti che va dai 3-4 giorni del lampone alla settimana del mirtillo), permettono ricavi importanti. Per farlo servirebbe un nuovo approccio, un cambio culturale”. Per Mattivi da una parte è necessario segmentare il mercato e dall’altra concedere ai piccoli frutti maggiori spazi sugli scaffali. “Bisognerebbe affiancare alla classiche vaschette da 125 grammi anche altre tipologie, a partire da quella da 250 grammi. Credo che il mercato italiano sia pronto a questo passaggio. Basta vedere cosa accade in Nord Europa, dove i consumi di berries sono ben superiori e dove non è raro vedere confezioni da mezzo chilo. Gradualmente anche noi in Italia possiamo avvicinarci ai numeri dei Paesi con consumi più alti”. Tornando al fattore quotazioni, innegabile per Mattivi che “la gdo dovrebbe comunque iniziare ad abbassare i prezzi a scaffali. Se nei discount le vaschette da 125 grammi sono vendute in media a 1,49 euro, nelle catene di medioalta gamma si arriva a 2,99 euro. Abbassando i prezzi e allargando lo spazio a disposizione, i piccoli frutti potrebbero fare boom sia in termini di volumi e redditività”. Marzo 2017



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