Corriere ortofrutticolo 03 2018 web bis

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MENSILE DI

ECONOMIA

E AT T U A L I T À

DI

SETTORE

corriereortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET |

ANNO XXXII Nuova serie Marzo 2018 Euro 6,00

daily news: www.corriereortofrutticolo.it

PROTAGONISTI WALTER GUERRA I Club hanno rivoluzionato il mondo della mela PAG.29 IV GAMMA • PAG. 21 UN 2017-BOOM L’AIIPA: il settore deve comunicare meglio qualità e innovazione

FIERE • PAG. 33 BERLINO SI CONFERMA A Fruit Logistica sono persino tornati gli spagnoli. E si apre la sfida di Shanghai

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EFFICIENZA, CELERITÀ, FLESSIBILITÀ

AL SERVIZIO DEL CLIENTE La Sorrento Logistica Srl dal 2008 si occupa di trasporto merci conto terzi. L’azienda è strutturata per gestire ogni tipo di prodotto, anche il più complesso. L’efficienza dei mezzi e la flessibilità, unite alla professionalità degli autisti e del personale operativo hanno determinato in queti anni il successo dell’azienda. Un team di oltre 30 persone tra autisti, magazzinieri ed impiegati segue ogni giorno l’operatività della società nella sede centrale. L’azienda dispone di un piazzale di 16.000 mq, di 8 piani di carico e di una struttura di 2.000 mq con impianti frigoriferi.

Sorrento Logistica Srl Via Pantanello, II Trav. dx - Zona Industriale - 04022 Fondi (LT) - tel. +39 366 7216394 www.sorrentologistica.com GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:redazione@corriereortofrutticolo.it / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR



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Ogni nostro frutto raccontaa la nostra storia. Quella di un grande progetto ogetto getto costruito con entusiasmo, ent conoscenza, rispetto della natura, di chi lav lavora, di chi la distribuisce, ce, di chi la consuma. Con la volontà di migliorarsi sempr sempree nche nella pr opria immagine, e in tutto. Anche propria quella di una na "frutta da viver vivere" e" ù moder na, invitante, riconoscibile. ancora più moderna, chè la nostra frutta è da vviver e... Perchè vivere... videre. e condividere.


Di protezionismo si muore La questione dell’etichetta di origine degli alimenti si mescola pericolosamente di questi tempi con la ripresa delle tentazioni protezionistiche. I dazi annunciati da Trump stanno mettendo in subbuglio le economie occidentali, Italia in primo luogo. Adesso ci accorgiamo che a scherzare col fuoco protezionista, saremo noi i primi a scottarci. Eppure le elezioni sono state vinte da due partiti (Lega e 5 Stelle) che sul protezionismo hanno impostato la loro campagna elettorale. La Lega chiedendo esplicitamente dazi e barriere “ protezione della qualità del made in Italy”, i 5 Stelle chiedendo più o meno qualcosa di simile, sia pure in un quadro abbastanza confuso (i grillino cambiano parere dalla sera alla mattina). Cos’è la globalizzazione? Assenza di dazi e mercati aperti. E trattati internazionali per garantire appunto la graduale apertura dei mercati. Lega e 5 Stelle si sono distinti in proclami anti-global. “ solazionismo e Stato assistenziale, le illusioni scritte nei loro progetti, andranno a scapito delle generazioni future", hanno scritto sul Corriere della Sera Alberto Alesina e Francesco Giavazzi. Su questo fronte anti-global quasi tutti i partiti si sono spesi, dalla sinistra estrema nostalgica delle nazionalizzazioni e del “tassa e spendi” (in deficit), alla destra tentata da derive sovraniste e isolazioniste. Ma i sogni muoiono all’alba e mister Trump ha aperto i giochi. Di guerre commerciali si muore, in particolare l’Italia che sta fondando la sua (debole) ripresa proprio sull’export. E’ difficile fare due parti in commedia: essere liberisti quando vogliamo esportare, e protezionisti quando non vogliamo far entrare le merci altrui in casa nostra. Diverso è chiedere di applicare le regole, di alzare il livello dei controlli sull’import e soprattutto di svegliare l’Europa. Come è possibile che le porte dell’Europa siano sempre aperte all’import, ma che invece l’export ogni Paese debba sudarselo in trattative estenuanti coi singoli Paesi-obiettivo. Possibile che non ci sia un sistema-Europa che aiuta l’export? Non è il caso di impegnarsi a livello europeo su questo fronte, far lavorare di più in questo senso il nostro Governo e i nostri europarlamentari? Invece di sterili polemiche sull’Europa ‘matrigna’, cerchiamo di cambiarla e farla funzionare in sintonia coi nostri interessi… E’ di questi giorni la notizia che il ministro Maurizio Martina è un ex a tutti gli effetti. Si è dimesso per assumere la guida del PD uscito malconcio e dilaniato dalle faide interne dopo il disastroso risultato elettorale del 4 marzo. Onestamente il mondo dell’ortofrutta non ha motivi per rimpiangerlo. Sempre as-

✍ Lorenzo Frassoldati

Marzo 2018

sente agli appuntamenti che contano, impegnato solo a favore del mondo del vino, schierato sempre e comunque con una sola organizzazione professionale (Coldiretti), ha dato il meglio di sé forse solo con la gestione dell’Expo 2015. Qualcosa ha fatto in generale per il mondo agricolo (IMU, IRAP) , ma l’organizzazione ministeriale sotto la sua gestione non ha dato segnali di risveglio. Al limite del grottesco la vicenda del Tavolo ortofrutta: promesso nell’agosto scorso, è finito nel cassetto fino a dicembre quando noi del Corriere abbiamo sollevato il caso. Con la tipica fretta dei ritardatari, il Tavolo è stato convocato sotto Natale solo per mettere nero su bianco una serie di priorità, poi più nulla. Adesso siamo in alto mare con il Governo, si naviga a vista, si parla addirittura di nuove elezioni se continuerà lo stallo. Complimenti ai partiti che hanno votato una legge elettorale che non riesce a dare un governo al Paese! Il Ministero è quindi acefalo e forse nessuno se ne accorgerà. Impossibile adesso fare previsioni sul nuovo ministro. La Lega l’aveva rivendicato per sé (prima delle elezioni) con propositi bellicosi verso l’Europa e sbandierando la richiesta di dazi. Attenzione, non c’è limite al peggio: potremmo anche rimpiangere Martina. Spetta alla filiera dell’ortofrutta, seduta al Tavolo nazionale e anche rappresentata in CSO Italy, dare un segnale che il settore non è morto, che rappresenta una delle componenti più dinamiche del nostro agroalimentare, che l’economia dell’ortofrutta (comprese macchine e packaging, IV e V gamma) è una straordinaria risorsa per il Paese, per la crescita, l’occupazione, l’ambiente, l’export, il benessere dei cittadini. La campagna elettorale è finita, adesso bisogna tornare a governare il Paese. E solo un matto (o un cieco) non riesce a vedere che il nostro sistema agroalimentare ha bisogno di mercati aperti, proprio per far valere la qualità delle nostre produzioni. E per farlo servono imprese più competitive, messe in grado di far reddito, non oppresse da una mala-burocrazia, da un fisco opprimente. E serve una politica in grado di accompagnare le imprese, di mettersi al loro servizio, di aprire i mercati. Non di chiuderli. Scrivendo mi sono reso conto che il tema enunciato all’inizio, gli intrecci pericolosi fra questione dell’eti-

EDITORIALE

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

segue a pag. 7

PUNTASPILLI

FALLIMENTI Il ministro Martina sarà il reggente del Pd fino al congresso. Compito arduo. Però nella sostanza poco cambia. Dal ministero al partito sono entrambe procedure fallimentari. *

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ANNO XXXII Nuova serie Marzo 2018

3 GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:redazione@corriereortofrutticolo.it / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR

Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Emanuele Zanini Hanno collaborato: Chiara Brandi, Duccio Caccioni, Mariangela Latella Sede operativa via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale Antonio Felice Comitato di indirizzo Duccio Caccioni, Antonio Felice, Lorenzo Frassoldati, Corrado Giacomini, Claudio Scalise (coordinatore) Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 70 euro per due anni: 100 euro abbonamenti@corriereortofrutticolo.it Chiusura in redazione il 23.03.2018

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Profilo: Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio. Diffusione: 6.000 copie. Ripartizione del

mailing: Dettaglianti 23%, Produttori 22%, Grossisti 19%, Distributori 12%, Import-export 6,5%, Servizi 5%, Tecnologie e Trasformati 2,5%, Altri 10%

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Il 2017-boom della IV Gamma. La parola alle aziende

RUBRICHE EDITORIALE Di protezionismo si muore

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Carrefour taglia per rilanciare sulle vendite on line e sul bio

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Esselunga è quarta nella GDO ma è prima nell’e-commerce

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CONTROEDITORIALE Dopo il voto del 4 marzo

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Ecco il primo reparto senza plastica 44

NOTIZIARIO

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LOGISTICA La Dogana russa sta frenando il transito del treno per la Cina

FOCUS IV GAMMA Dopo il 2017-boom comunicare meglio qualità e innovazione

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Più vicine Barcellona e Saint Charles 46 AZIENDE INFORMANO

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MONDO L’Asia incalza l’Europa

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Per Anecoop i dati migliori di sempre

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Fiere. L’Italia sceglie ancora Berlino per fare il punto sul settore 37

In Spagna misure di sostegno al settore

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Italiani a Berlino, una presenza che può migliorare ancora. Tante aziende ma solo poche vere protagoniste 38

UN MERCATO UN’AZIENDA Settore in salute. All’estero il 90% dei carrelli italiani

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Export, raggiunta la soglia dei 5 miliardi di euro

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Il loro uso si è imposto con l’arrivo dei pallet

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DISTRIBUZIONE Aldi, partenza in quarta

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I compatti Montini pensati per la frutta

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ATTUALITÀ Copertina - Protagonisti WALTER GUERRA Varietà per il mercato

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Fiere. Berlino, nuovo trionfo

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segue editoriale

chetta d’origine e tentazioni protezionistiche, mi è rimasto nella penna. Ci tornerò su presto, perché è una di quelle storie su cui

bisogna fare chiarezza, senza indulgere a banalità e luoghi comuni. l.frassoldati@alice.it www.corriereortofrutticolo.it

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CONTOEDITORIALE

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

Dopo il voto del 4 marzo il Tavolo batta un colpo di Antonio Felice Il risultato, in parte prevedibile ma comunque clamoroso, delle elezioni politiche di domenica 4 marzo è considerato con estrema attenzione da tutte le componenti economiche del nostro Paese. Anche perché, come e quando una macchina governativa possa rimettersi in moto a Roma è ancora un bel rebus mentre scriviamo. Ed è un interrogativo principalmente per due elementi: l'assenza di una maggioranza parlamentare omogenea e i bacini elettorali, praticamente opposti nei loro interessi, che stanno alla base da una parte del successo del partito di maggioranza relativa (i 5 Stelle) e dall’altra del successo del partito che ha preso più voti nella coalizione più forte (la Lega, nuovo leader della coalizione di centro-destra). Ciò dovrebbe impedire, almeno in teoria, apparentamenti non omogenei in grado di garantire una larga maggioranza parlamentare. Il successo a tutto tondo del Movimento 5 Stelle trova infatti la sua forte base nel Sud tra elettori che chiedono maggiori garanzie occupazionali e retributive, che dunque chiedono un impiego, un posto sicuro e, in non pochi casi, sperano in un reddito di cittadinanza che permetta condizioni di vita più dignitose. Altro è alla base del successo della Lega: la richiesta forte di una maggiore considerazione per il popolo delle partite Iva e per le piccole aziende del Nord che si traduca soprattutto in sgravi fiscali e in facilitazioni per il rientro dai debiti contratti con l’Agenzia delle Entrate e con Equitalia nei tempi più bui della grande crisi quando questi soggetti se avevano i soldi per pagare dipendenti e fornitori non ne avevano più per pagare l’erario e se pagavano quest’ultimo rischiavano il blocco da parte dei sindacati per insolvenza con i dipendenti o il blocco delle forniture. Ora delle due l’una: o si sostiene questa parte importante dell’economia del Nord trovando per il Sud qualche stratagemma per migliorarne le condizioni di sofferenza o si premia il Sud lasciando le piccole imprese del Nord nelle loro difficoltà ad agganciare la ripresa. Che ci siano risorse per gratificare l’Italia intera, dal settore del pubblico impiego alla piccola impresa privata, è dubbio e anzi fuori da ogni ragionevole speranza. Quando i 5 Stelle per primi riceveranno dal presidente della Repubblica, come è doveroso, l’incarico di esplorare le possibilità di ottenere una maggioranza parlamentare in grado di sostenere un loro governo, si troveranno irrimediabilmente di fronte alla necessità di mediare tra le richieste del loro bacino elet-

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torale più importante e il resto del Paese, rappresentato in larga misura da altre forze politiche. Un’impresa ardita. Per questo e per altre ragioni la previsione è che il percorso per avere un nuovo governo, nuovi ministri, una nuova politica per l’economia, l’agricoltura e il settore ortofrutticolo non potrà essere che lungo e tortuoso. È deludente, nel frattempo, assistere a un dibattito politico post-elettorale fondato sui personalismi, le ripicche, le rivincite, le battute ad effetto che nascondono o disconoscono i dati essenziali. Negli ultimi anni l’Italia è stata investita da due grandi fenomeni, in parte ciclici, in parte epocali: la crisi economica e l’onda migratoria. È evidente e più che giustificato che gli italiani abbiamo cercato risposte a questi due problemi e ora le cerchino in un governo all’altezza della situazione. Evidentemente chi ha governato non ha fatto abbastanza ed è stato bocciato. Per chi governerà non sarà semplice misurarsi con questi due grandi temi ma sarà inevitabile perché su di essi sarà giudicato. Poi c’è stato un altro elemento che ha influito sul voto e di cui non si parla: per la prima volta nella storia italiana recente internet forse più della televisione ha influito sul risultato perché non dimentichiamo che se c’è un partito nato e cresciuto nella rete questo è il Movimento 5 Stelle e i 5 Stelle hanno vinto mentre i molti, troppi passaggi televisivi dei leader politici ‘tradizionali’ (da Berlusconi, re della tv, ai rappresentanti del governo uscente) non gli hanno valso un risultato positivo. Se guardiamo all’economia e all’immigrazione, il settore dell’ortofrutta ha certamente qualcosa da dire perché voce importante del made in Italy agro-alimentare e perché bacino occupazionale altrettanto importante. L’ortofrutta è una risposta alle difficoltà del Paese e non solo la politica ma innanzitutto il settore ne deve avere consapevolezza per chiedere con forza e in una visione unitaria alla politica ciò che gli serve per progredire. Nei programmi elettorali delle forze politiche che hanno vinto, la parola ortofrutta non si trova - e questo è abbastanza scontato - ma il settore sta dentro ai ‘programma agricoltura’ perché - i politici lo sappiano o lo debbano scoprire - rappresenta dell’agricoltura italiana una delle componenti decisamente più dinamiche e radicate nei territori. Ora stiamo a guardare cosa succede, ma poi il settore si faccia sentire, subito, ponendo priorità, rilanciando, seriamente, il tavolo ortofrutticolo nazionale.

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Martina si dimette Gentiloni ministro dell’Agricoltura ad interim Maurizio Martina ha rassegnato il 13 marzo le dimissioni da ministro delle Politiche Agricole, carica che reggeva dal febbraio del 2014. Il neo segretario reggente del Partito Democratico ha precisato che la decisione è stata presa “per rispetto del ruolo istituzionale che ho ricoperto fin qui e il ruolo che sono chiamato a svolgere". Il presidente del Consiglio uscente, Paolo Gentiloni, ha accolto le dimissioni di Martina e ne ha assunto ad interim le deleghe.

Apofruit spinge su export, berries, bio ed e-commerce Spingere ancora sull’estero, specie sul Far East, investire ulteriormente su piccoli frutti e biologico, oltre che sull’e-commerce. Sono obiettivi che il gruppo Apofruit si è prefissato per questo 2018. E i riscontri ottenuti già in questo primo scorcio d’anno sembrano dargli ragione. “A gennaio abbiamo registrato un aumento importante del segmento bio, che si è affiancato alla crescita generale del gruppo”, sottolinea Ilenio Bastoni (nella foto), direttore generale di Apofruit. Il colosso ortofrutticolo con sede a Cesena ha chiuso il 2017 con un consolidamento dei volumi e un incremento del giro d’affari che dovrebbe sfondare il muro dei 300 milioni di euro (il 2016 si era chiuso con 293 milioni di fatturato). “Il nostro 2018 è iniziato bene anche con i prodotti invernali, specialmente kiwi e mele, sia in Italia che all’estero, grazie a quotazioni soddisfacenti che hanno consentito di sviluppare un fatturato importante”, precisa Bastoni. "Nella Marzo 2018

Tecnologie e imballaggi top Lancio mondiale per la Guida Definita in ogni dettaglio l’intesa tra Cesena Fiera, il suo presidente Renzo Piraccini e la nostra casa editrice sulle caratteristiche e la diffusione di “Fruit & Veg Top Technologies and Packaging”, una guida alle tecnologie e agli imballaggi per l’ortofrutta che farà il giro del mondo. In particolare, è stato raggiunto un accordo per la diffusione della pubblicazione durante le 20 missioni di Macfrut del 2018 di cui 10 in Africa, e altre 10 tra Sud America, Medio Oriente e Asia. Il lancio di “Fruit & Veg Top Technologies and Packaging” è fissato alla Fiera di Rimini per mercoledì 9 maggio, giornata inaugurale di Macfrut, alle 16, nella sala della business lounge riservata agli operatori esteri VIP. Quello sarà solo il primo passo di una promozione internazionale decisamente importante, che durerà un anno, e in cui le aziende dei settori delle stagione 2017-2018 abbiamo quintuplicato le aree destinate alla coltivazione di berries, specialmente lamponi e mirtilli. Ma svilupperemo anche altre referenze, a partire da more e mini kiwi”. Il tutto con la regia di Mediterraneo Group, il network di imprese nato con l’obiettivo di valorizzare le produzioni dei partner di Apofruit. Rilevante l’attenzione sull’estero, con una spinta particolare su Medio ed Estremo Oriente. “Nell’area mediorientale, con principale destinazione Dubai, abbiamo raddoppiato i volumi inviati con carichi di ortofrutta quattro volte alla settimana”. Apofruit sta investendo sul trasporto aereo di frutta e ortaggi, in cui è leader a livello nazionale, pur sfruttando anche le spedizioni marittime. "Tuttavia - sottolinea Bastoni - credia-

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tecnologie e del packaging si mostreranno al mondo dei loro potenziali clienti internazionali come un “sistema” forte degno della massima attenzione. Ulteriori informazioni sulla guida - oltre che alla società Omnibus responsabile delle adesioni da parte delle aziende - possono essere richieste direttamente a Macfrut e al suo presidente Renzo Piraccini che ha voluto fortemente questo lavoro riconoscendogli una funzione importante nel marketing internazionale delle tecnologie e del packaging che trovano in Macfrut un polo di riferimento unico al mondo. L’ultimo giorno utile per aderire a questa iniziativa utile, curata con criteri professionali e a condizioni di assoluto vantaggio per le imprese, è martedì 3 aprile 2018. Per informazioni: omnibusbservice@gmail.com

mo che il trasporto ferroviario rappresenti una grande opportunità, soprattutto in termini di abbattimento dei tempi. Per arrivare in Cina per esempio via rotaia ci si impiegherebbe tra i 15 e i 20 giorni, contro i 30-40 giorni in nave”. Sul fronte e-commerce prosegue la collaborazione con Fruttaweb, ma il gruppo sta lavorando alacremente per aumentare le vendite on line anche in Asia attraverso partnership con importatori locali. (e.z.) www.corriereortofrutticolo.it

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Fruit & Veg Professional Show 9 10 11 May 2018 R i m i n i E x po C en t re I TALY Organized by:

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Canova cavalca l’onda-bio: oltre i 100 milioni il fatturato 2017 Un 2017 da incorniciare per Canova, la società specializzata in ortofrutta biologica del Gruppo Apofruit e licenziataria esclusiva del marchio Almaverde Bio. Il network del Gruppo che comprende Canova Spa, Vivi Romano, Vivi Toscano, Canova Spagna e Canova Francia ha superato la soglia dei 100 milioni di euro di fatturato complessivo, considerando sia l’ortofrutta da mercato fresco che da industria. Un risultato che si colloca all’interno della crescita del biologico in tutto il mondo, Italia compresa. "Le liquidazioni dei produttori precisa Ernesto Fornari, direttore di Canova - sono davvero positive. Abbiamo avuto ottimi risultati per le mele Gala, con un prezzo di liquidazione di euro 1,05 al chilogrammo; per le pere William il prezzo di liquidazione è stato di 1,09 euro/kg, per i cachi la liquidazione ha raggiunto i 75 cent/kg, per l’uva senza semi la liquidazione va da 1,30 a 1,70 euro al chilogrammo. E sugli gli ortaggi, primeggiano le zucchine con 1,40 euro al chilo di liquidazione ai produttori”. Sul fresco Canova ha registrato nel 2017 un incremento di fatturato del 15% rispetto al 2016. I risultati sui mercati esteri hanno compensato il grande impegno dei produttori del Gruppo. Ottime performance in Francia, Ger-

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mania, Spagna e Svizzera, Svezia e Paesi dell’Est con una crescita significativa dell’export per tutte le categorie di prodotti. “La strategia aziendale - sottolinea Fornari - mette in primo piano i produttori e la qualità dell’offerta proveniente dalle aree maggiormente vocate dell’intero territorio nazionale, dalle Regioni del Nord fino alla Sicilia, con una produzione in grado di raggiungere tutto il mercato europeo con risultati di soddisfazione per tutti".

Uva da tavola /1 Licenza a Salvi per tre varietà di Sun World A Fruit Logistica il Gruppo Salvi e Sun World, azienda californiana leader mondiale nel breeding di nuove varietà di uva senza semi, hanno firmato un accordo che prevede per i prossimi 5 anni la concessione della licenza per tre cultivar di proprietà Sun World a Salvi Group. I tempi, gli areali e i quantitativi sono ancora da definire con precisione ma già da quest’anno si potrebbero staccare i primi grappoli nelle zone di Rutigliano e Scanzano. A confermare la notizia al Corriere Ortofrutticolo è Oliver Stein, direttore commerciale di Salvi Unacoa. Le tre varietà a cui si fa riferimento nell’accordo sono la Sugra13, commercialmente chiamata Midnight Beauty®, un’uva nera precoce senza semi d’alta qualità; la Sugra19, la rossa tardiva apirena

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a scaffale con il nome Scarlotta Seedless®; e la Sugra35, ovvero la AutumnCrisp®, un’uva bianca tardiva senza semi, con acini di dimensione naturale di 24 millimetri e un leggero aroma di moscato, particolarmente affine ai gusti del consumatore italiano. Licenziataria Sun World in Italia è anche Orchidea Frutta, a cui è stata accordata la produzione di Superior Seedless®, Scarlotta Seedless®, Midnight Beauty® e Sophia Seedless®. (c.b.)

Uva da tavola /2 Piemonte nuova ’terra promessa’ Accordo tra la società Avi e la Cooperativa Monvisofruit per lo sviluppo della coltivazione di uva da tavola senza semi in Piemonte, in particolare nel Saluzzese. La premessa all’accordo è l’esperienza avviata dal 2010 grazie all’intraprendenza e alla tenacia di un gruppo di frutticoltori guidati da Claudio Capitini e Franco Monge, fondatori della Cooperativa Monvisofruit, con la messa in produzione di uva senza semi Crimson e Thomson, oggi sviluppata su una superficie di circa 50 ettari

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nel Saluzzese. Questo grazie anche all’impegno e alla competenza dell’agronomo pugliese Giuseppe Tagliente, il quale, con grande professionalità, è riuscito ad ottenere un prodotto di alta qualità che sta incontrando il favore dei più importanti mercati europei: Gran Bretagna, Germania, Belgio, Spagna oltre a quello nazionale. Il Piemonte dunque, con sorpresa

degli esperti del settore, si è rivelato adatto alla produzione di uva apirena, annoverata ora tra la frutta d’eccellenza. La società Avi, nata nel 2009, è invece proprietaria di diritti su alcune varietà senza semi la cui produzione è in costante crescita su oltre 400 ettari coltivati. Stagione molto positiva per Kanzi®, la mela club che in Italia è prodotta in esclusiva da VOG e VI.P. Oltre a un forte incremento nel segmento della grande distribuzione, si registrano ottime performance in linea generale nei mercati di riferimento: Italia, Spagna e Germania. A confermarlo, è il bilancio sull’andamento delle vendite tracciato dagli stessi Consorzi dopo la metà della stagione.

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Kanzi in Italia e in Germania sulla cresta dell’onda A fine febbraio Gerhard Dichgans, direttore del Consorzio VOG, ha dichiarato: “Abbiamo commercializzato ormai più della metà del raccolto e le previsioni ci indicano che avremo scorte fino a metà maggio. Le maggiori soddisfazioni ci stanno arrivando dalla GDO, che rispetto alla scorsa stagione registra un +30% nelle vendite e, per la prima volta, supera in volumi i mercati all’ingrosso, anche per la minore quantità dei calibri grandi richiesti da questo canale. Oltre che in Italia e in Spagna stiamo ottenendo ottime performance in Germania: qui le vendite sono raddoppiate quest’anno a causa della mancanza di prodotto locale”. Per quanto riguarda VIP, il direttore generale Josef Wielander spiega: “Con una produzione complessiva uguale all’anno scorso, e quindi inferiore al potenziale teorico a causa delle gelate in primavera 2017, in questa stagione le vendite di Kanzi® sono state da subito molto dinamiche, grazie alla forte domanda. Allo stato attuale abbiamo venduto circa la metà del raccolto e concluderemo la stagione a metà/fine aprile, a seconda delle referenze. Italia, Germania e Spagna rap-

presentano i mercati chiave, con i primi due che raddoppiano i volumi. In Spagna l’incremento è stato frenato dalla carenza di grossi calibri, ma abbiamo mantenuto la posizione costruita negli scorsi anni”. Kanzi® in lingua swahili significa “tesoro nascosto”. Il nome commerciale è stato attribuito alla varietà sviluppata in Belgio da Better3Fruits e Greenstar Kanzi Europe, attraverso un incrocio naturale tra le varietà Gala e Braeburn.

Selenella tra le patate italiane la più conosciuta Il Consorzio Patata Italiana di Qualità ha commissionato un’indagine sulla notorietà di Selenella, marchio che contraddistingue una patata frutto di innovazione e della tradizione agricola bolognese. L’indagine è stata affidata all’istituto di ricerca Brand-andMind Research di Milano nel mese di gennaio 2018. La ricerca si è basata su 602 interviste online effettuate con metodo CAWI (Computer Aided Web Interview) nelle

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4 aree Nielsen (Nord Est, NordOvest, Centro e Sud-Isole), rivolte a responsabili d’acquisto, donne di età compresa tra i 25 e i 55 anni di età, che abitualmente acquistano patate confezionate. Tra i risultati emerge l’elevata notorietà di Selenella, la più conosciuta tra le marche di patate sul mercato, e un profilo d’immagine di alto prestigio. Alla domanda “Quali marche di patate confezionate conosce?” Selenella è la prima nel ricordo degli italiani con il 92,2% di brand awareness. “Questo dato è di grande importanza e soddisfazione - afferma Giuliano Mengoli, direttore del Consorzio Patata Italiana di Qualità - in particolar modo se considerato nella prospettiva del percorso sviluppato dalla marca negli ultimi anni. Selenella è una patata dalle elevate qualità organolettiche e nutrizionali, prodotta con metodi capaci di unire la tradizione con le moderne esigenze di benessere e sostenibilità ambientale e supportata dalla garanzia del nostro Consorzio.”

Dalla Sardegna segnali positivi per Agricola Campidanese Il 2018 è un anno di grandi aspettative per OP Agricola Campidanese, organizzazione di produttori di Terralba (Oristano), la più

grande e importante della Sardegna. Dopo i risultati commerciali dello scorso anno, che hanno portato ad un fatturato superiore ai 20 milioni di euro, in aumento del 27% rispetto al 2016, per quest’anno l’OP sarda punta più in alto: “Il nostro obiettivo - spiega al Corriere Ortofrutticolo il direttore commerciale Salvatore Lotta (nella foto) - è fare ancora meglio e raggiungere i 25 milioni di euro”. Risultati raggiungibili anche grazie all’ingresso di quattro nuovi soci (sono 20 in totale). L’OP sarda, che ha nel brand “L’Orto di Eleonora” uno dei propri cavalli di battaglia, sta lavorando per incrementare le produzioni. “Consolideremo gli ottimi risultati dell’anguria senza semi Eleonora ottenuti nel 2017. Stiamo lavorando al raddoppio delle produzioni passando da 50 a 100 ettari. Si tratta di un prodotto di alta qualità, 100% sardo, alternativo alle angurie spagnole, e con un grado brix minimo di 11-12 gradi e un peso medio tra i 4 e i 6 chili”. I programmi prevedono anche una conferma della mini anguria Gavina con 180 ettari coltivati (+10-

15%), una new entry sul melone ‘Piel de Sapo’ caratterizzato da una lunga shelf life. Anche i carciofi dovrebbero raddoppiare, raggiungendo i 20 milioni di capolini. Saranno confermati i pomodori Camone le cui produzioni, dopo i buoni riscontri del 2017, passeranno su un’area di 8 ettari. (e.z.)

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Accordo quadro tra Fedagro e Italmercati È stato siglato l’8 febbraio a Berlino l’accordo quadro tra Fedagromercati e Italmercati. Le due associazioni raggruppano l’una i grossisti dei mercati italiani (sotto l’egida di Confcommercio) e l’altra gli enti gestori delle principali strutture mercatali del nostro Paese. Entrambe le organizzazioni hanno avuto negli ultimi anni una significativa crescita sotto la guida per Italmercati di Fabio Massimo Pallottini e per Fedagromercati di Valentino di Pisa. L’accordo prevede l’acquisizione da parte dei grossisti del marchio Qualità e Sicurezza promosso da Unioncamere e Mipaf, di lavorare sull’annoso problema dei crediti insoluti, di promuovere le imprese all’estero, di sviluppare attività innovative come per esempio l’ecommerce, di raccogliere e diffondere i prezzi rilevati quoti-

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un segnale della crescente attrattività del Mercato di Roma nel panorama nazionale, grazie al suo importante ruolo commerciale e logistico soprattutto nel Centro Italia. dianamente nei mercati, di promuovere progetti strategici sia dal punto di vista commerciale che operativo (gli orari). L’accordo, come sottolineato dagli stessi firmatari, è fondamentale in un momento in cui è necessario fare squadra e sottolineare il ruolo dei Mercati all’ingrosso, un ruolo ancora centrale nel panorama distributivo italiano per fatturato e occupazione. Alla firma dell’intesa erano presenti, nello stand di Italmercati a Fruit Logistica, i vertici dei maggiori Mercati italiani. Oltre a Fabio Massimo Pallottini e a Valentino Di Pisa, è intervenuto Ottavio Gaula, già presidente di Fedagromercati e tra i ‘padri’ della rete dei Grandi Mercati italiani. Guala è stato parte attiva nella costruzione dell’accordo.

Cresce il ruolo del CAR: la new entry è Spreafico Un’altra ‘grande firma’ dell’ortofrutta italiana, l’azienda Spreafico, è entrata nel Centro Agroalimentare di Roma CAR. L’ufficialità è avvenuta l’1 marzo, con la firma del contratto di locazione tra l’impresa lombarda e i vertici del Mercato di Roma, dopo una fase in cui Spreafico aveva mostrato il suo interesse per l’operazione. Soddisfazione è stata espressa dall’amministratore del CAR Fabio Massimo Pallottini e da Raffaele Spreafico, i due firmatari del contratto di locazione. L’ingresso di Spreafico segue quello del Gruppo Battaglio di Torino, risalente a quattro anni fa, alla presenza di Apofruit ed è Marzo 2018

Progetto SGM: bio-plastica dall’ortofrutta di scarto Il carciofo invenduto diventa bioplastica e poi torna ad essere carciofo. Magari la seconda volta gli va meglio (o peggio) e ce lo mangiamo. Anche in questo caso, se ce lo mangiamo, torna ad essere carciofo o qualcosa d’altro, nel ciclo della natura. Filosofia indiana? No, piuttosto è l’essenza dell’economia circolare, su cui si fonda il progetto di recupero dell’ortofrutta invenduta presentato il pomeriggio dell’8 febbraio a Fruit Logistica dalla società di gestione del Mercato di Genova SGM e dal suo presidente Stefano Franciolini. Un progetto impegnativo e rivoluzionario, che interessa altri Mercati italiani, a partire da quelli della Rete Italmercati, ma che può interessare anche i grandi Mercati stranieri. Tutto è pronto. L’Istituto Italiano di Tecnologia IIT, con sede a Genova e filiali in tutta Italia, ha ultimato il suo lavoro. Ora può partire l’applicazione. Genova, in occasione della presentazione, era rappresentata alla grande, due assessori, molti operatori grossisti, i vertici al completo del Mercato. “L’obiettivo - ha spiegato Stefano Franciolini - è creare una nuova vita per frutta e verdura non più

vendibili. In questo modo facciamo un ulteriore passo verso l’azzeramento degli sprechi. Mettiamo in moto un vero progetto di economia circolare perché i prodotti realizzati saranno riutilizzati proprio dagli stessi operatori del Mercato”. Praticamente dagli scarti della frutta a eco-imballaggi per la frutta. A Berlino sono state presentate alcune interessanti realizzazioni sperimentali. Nello specifico del progetto è entrato Giovanni Perotto, ricercatore dello Smart Materials Group dell’IIT. “Collaborando con il Mercato – ha sottolineato – abbiamo intrapreso una strada nuova: la produzione di bioplastica dal prodotto invenduto. Possiamo riconvertire il 100% dello scarto in packaging sostenibile e biodegradabile”. Il progetto sta suscitando grande interesse. Ha il pieno appoggio delle amministrazioni genovesi, come hanno assicurato Paola Bordilli, assessore al commercio del Comune di Genova, e Giancarlo Vinacci, assessore allo sviluppo economico dello stesso Comune, e come hanno confermato a Berlino la Camera di Commercio e l’Asco Confcommercio genovesi. Come ogni start-up, tuttavia, anche questa avrà bisogno di fare la sua strada con persone disposte a lavorare sodo per farla diventare l’iniziativa vincente che merita di essere. (Nella foto, da sinistra: Stefano Franciolini, presidente del Mercato di Genova; Ottavio Traverso, dell’ufficio stampa del Mercato di Genova; Giovanni Perotto, ricercatore Istituto Italiano Tecnologia)

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L’ortofrutta al femminile: tante operaie poche manager Una ricerca di CSO Italy, svolta su un campione di 50 aziende socie, rivela che lungo la filiera dell’ortofrutta il 69% della forza lawww.corriereortofrutticolo.it

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voro è femminile con punte del 79% tra i lavoratori stagionali. L’età media è di 41 anni; al Sud si alza a 44. Principalmente impiegate nei magazzini e nelle fasi di lavorazione (83%), solo lo 0,6% di loro ha incarichi direzionali. Un dato deludente, che assume un significato ancora più forte nel confronto con l’universo maschile: facendo 100 il numero dei manager d’azienda, solo 12 sono donne. “In generale, ciò che emerge ci fa pensare che le donne abbiano un peso importante nel comparto, devono solo acquisirne maggiore consapevolezza”, ha affermato Daria Lodi di CSO durante l’incontro organizzato dall’Associazione nazionale ‘Le Donne dell’Ortofrutta' in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna, dal titolo ‘L’ortofrutta è donna! Storie di braccia, teste, occhi e cuori che hanno fatto impresa’, tenutosi la mattina dell’8

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marzo - non a caso festa della donna - a Bologna. “Stamattina abbiamo ascoltato storie di donne imprenditrici e si è parlato in modo concreto del loro lavoro e del comparto”, ha dichiarato Simona Caselli, assessore all’Agricoltura della Regione Emilia Romagna, prima socia onoraria dell’Associazione. “Durante la mattinata sono state usate le giuste parole chiave, quali filiera, qualità e innovazione, dimostrando proprio quanto l’attenzione a questi aspetti siano presenti nell’imprenditoria al femminile. Importantissima è stata la centralità data al consumatore, percepita chiaramente in ogni intervento, che porta con sé altre key-world come tracciabilità, affidabilità, certificazione, marketing e importanza del marchio”. “Credo - ha concluso Caselli - nell’importanza di questa organizza-

zione perché scavalca le singolarità e vi unisce mettendovi a sistema”. A quattro mesi dalla costituzione ufficiale è stato scelto il giorno dedicato alle donne per il primo di una serie di eventi previsti durante il 2018. “Siamo partite pochi mesi fa in 27, oggi siamo già 50. Il nostro obiettivo è diventare 100 entro l’anno. Siamo l’unica organizzazione di questo tipo in Europa; il nostro obiettivo è fare rete, confrontarci ed essere visibili e riconosciute per le nostre capacità e competenze. Vogliamo promuovere una visione dell’ortofrutta al femminile, quindi più empatia, condizione necessaria per sollevare il comparto dall’immagine di commodity che purtroppo ha acquisito”, ha detto la presidente dell’Associazione Nazionale Le Donne dell’Ortofrutta Alessandra Ravaioli. (c.b.)

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IV GAMMA

Dopo il 2017-boom comunicare meglio qualità e innovazione Emanuele Zanini Il 2017 è stato un anno da incorniciare per il mercato della IV gamma. I segnali positivi sono in tutte le voci: dalle vendite (+4,8% sul 2016) al valore (+5,2% in un anno). Aumentano anche la penetrazione nelle famiglie (quasi 20 milioni quelle che acquistano questa tipologia di prodotti) e la frequenza d'acquisto. L’innovazione di prodotto e l’alto contenuto di servizio sono sempre più i fattori chiave del successo aziendale. “I risultati positivi non nascono per caso - afferma Gianfranco D’Amico, presidente di AIIPA IV Gamma - ma sono il frutto del buon lavoro svolto negli anni passati. L’aver dato una regolamentazione chiara al settore ha giovato ai consumi. I numeri registrati nel 2017, dopo alcuni anni di consolidamento, ci stanno dando ragione”. Le insalate in busta rappresentaMarzo 2018

Le sfide della IV Gamma nell’analisi del presidente della sezione AIIPA Gianfranco D’Amico. Le insalate in busta si mantengono zoccolo duro del settore. Boom delle zuppe e dei succhi

Gianfranco D’Amico, presidente AIIPA IV Gamma. Sopra, impianto di lavorazione di Cultiva

no ancora lo zoccolo duro del mercato, ma è sotto gli occhi di tutti il successo dei nuovi prodotti ad alto contenuto di servizio, con le aziende leader che sono en-

trate decisamente nella V Gamma. Da qui il boom delle zuppe pronte e la fenomenale affermazione dei succhi e degli estratti da prodotti vegetali. Il presidente D’Amico ricorda come IV e V gamma rappresentino un giro d’affari di circa 900 milioni di euro. “Il cuore del settore conferma - è rappresentato ancora dalle insalate in busta, sebbene siano rilevanti i risultati raggiunti dai prodotti innovativi. Mi riferisco per esempio alle ciotole pronte che stanno vivendo una seconda giovinezza. Negli ultimi dodici mesi hanno conosciuto un incremento del 50%. Quindi l'innovazione, affiancata a prodotti di buona qualità, sta pagando, su tutti i segmenti a base vegetale”. Per quanto riguarda le zuppe, www.corriereortofrutticolo.it

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avanti dalle aziende del settore con continue nuove proposte". Sulle politiche della GDO questa l’osservazione di D’Amico: “Dove ci sono nuovi format e aperture di punti vendita è evidente che vengono effettuati importanti investimenti sugli spazi refrigerati. Rimane invece una sperequazione di spazi tra il non freddo dell'ortofrutta e il freddo. La richiesta di refrigerazione è esplosa sia in termini di offerta che di dimensione ma nei punti vendita non è altrettanto esploso lo spazio dedicato al freddo nell'ortofrutta. Servono quindi nuovi equilibri tra ortofrutta sfusa non refrigerata e quello che è il mondo della IV-V gamma e non solo, che richiede il frigo. Sono auspicabili nuovi investimenti nei 20 mila punti vendita della GDO italiana per aumentare la zona refrigerata”. D'Amico prende come esempio il Regno Unito “dove nei punti vendita della GDO l'ortofrutta è quasi tutta refrigerata, mentre il fresco è marginale. Questo risponde alla richiesta di servizio da parte dei fornitori di ortofrutta”. “Il 2017 – conclude D'Amico - ci ha lasciato in eredità un quadro del mercato più che positivo e ci lancia delle sfide per il futuro. Da un lato dobbiamo alimentare l’attuale trend di crescita proseguendo nello sforzo di dare al consumatore le più ampie rassicurazioni possibili sulla qualità, la salubrità e la provenienza degli ortofrutticoli confezionati pronti al consumo. Dall’altro dobbiamo comunicare meglio, anche sul punto vendita, i contenuti d’innovazione e servizio integrati nei prodotti. Solo l’11% dei consumatori si è accorto di qualche novità di prodotto nell’ultimo anno. La sfida quindi è quella di lavorare meglio e insieme alla GDO per comunicare le innovazioni, anche sul punto vendita, venendo così incontro alle esigenze di un consumatore che cerca qualità costante, varietà d’offerta e praticità”. Tuttavia, una ricerca compiuta da

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D’Amico afferma che questo segmento da solo vale quasi 90 milioni di euro con incrementi a doppia cifra e ha un potenziale di crescita ancora molto elevato. E numerosi altri prodotti sono performanti. Le insalate a base di cereali stanno pure crescendo a doppia cifra. Allora, è tutto oro quel che luccica? D’Amico rivela che “dopo un’esplosione negli ultimi anni, stanno avendo un ridimensionamento i burger vegetali, con un 5% negli ultimi mesi”. Il segmento vale 40 milioni di euro. D’Amico non crede che la categoria calerà ulteriormente, ma - precisa “forse è stata fatta esplodere prima ancora che ci fosse una domanda”. Per il presidente di AIIPA IV Gamma lo stesso fenomeno potrebbe verificarsi per gli estratti: “Dai feedback che abbiamo, dopo un trend di crescita, registriamo un momento di consolidamento”. In linea generale comunque, i segnali positivi del 2017 proseguono in questo primo scorcio del 2018, con gennaio che a valore segna un +3% sul 2017, influenzato anche da motivi climatici. “Le insalate in busta, che rappresentano il 90% del totale, crescono del 2%. Anche le ciotole e le zuppe continuano a crescere. Siamo quindi piuttosto ottimisti sull'anno appena iniziato. Non ci attendiamo i numeri dell’anno scorso, con incrementi quattro volte superiori alla crescita generale del food, ma comunque pensiamo che rimarremo in un territorio di mercato positivo”, precisa ancora D’Amico. “Crediamo che le tipologie più significative per quest’anno saranno le insalate in busta, le ciotole, in particolare evidenza, e le zuppe”. E sulle insalate in busta aggiunge: "La crescita della categoria è una crescita di valore oltre che di consumi. Inoltre la tendenza è che valga più la qualità del prezzo. Questo fenomeno in cui il valore assume un ruolo centrale, è dovuto alla spinta sull’innovazione portata

Ciotola e, sotto, burger vegetale

esperti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza, e commissionata dalle principali aziende del settore, ha evidenziato anche l’esistenza di un nesso tra l’aumento nella quota di famiglie che acquista stabilmente i prodotti di IV Gamma e la maturazione di un atteggiamento ‘time for money' nei consumatori. Questi ultimi non solo privilegiano le proposte a maggior contenuto di servizio, ma riconoscerebbero che l’offerta in assortimento sta migliorando, rendendo disponibili sullo scaffale prodotti che alla varietà e ‘completezza’ del contenuto uniscono formati e packaging comodi e pratici. Nelle pagine che seguono facciamo il punto su alcune delle aziende italiane trainanti del settore.

Richiesta alla GDO: aumentare nei punti vendita le superfici delle aree refrigerate

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Due milioni di confezioni prodotte ogni giorno, destinate per l'85% alla GDO, che contribuiscono a generare un fatturato che lo scorso anno ha toccato quota 238 milioni di euro, sviluppato per il 35% all'estero. Sono alcuni numeri de La Linea Verde, che tra i propri cavalli di battaglia annovera le zuppe fresche con cui nel 2006 è stato lanciato lo storico marchio DimmidiSì, oltre a insalate in busta, insalatone arricchite, burger, frullati, estratti e altro ancora. Tra le ultime novità ci sono le insalate in ciotola “Semplice Così”, con tanto di set servizio e condimento, l’evoluzione dell’insalata pronta in busta in versione ‘on the go', proponendosi come alternativa alla classica busta per un consumo più ampio, come ad esempio in ufficio durante la pausa pranzo. “Ma non mancheranno a breve novità per i burger, gli estratti e, durante l’anno, per le zuppe”, annuncia Valérie Hoff, direttore marketing e comunicazione de La Linea Verde. Commentando i dati Nielsen sull'andamento del mercato nel

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2017, dall'azienda lombarda fanno notare come il segmento che ha registrato un vero boom è soprattutto quello delle zuppe fresche pronte che, dopo un ottimo 2016, ha chiuso il 2017 a 97 milioni di euro a valore con una crescita del +28% (21 milioni di euro). “DimmidiSì continua a mantenere la leadership del mercato con un trend in crescita, nell’ultimo periodo, superiore a quello di mercato (+46%). Da notare il contributo dato dal segmento delle zuppe fresche biologiche che arriva nel 2017 a sfiorare l’8% di quota”, precisa Hoff. “In generale, nel 2017 l’offerta della nostra marca ha registrato una netta crescita, in particolar modo, oltre a quelle delle zuppe, sono notevoli le performance del burger fresco e delle insalatone arricchite”. “Grazie all'aumento del consumo quotidiano di frutta e verdura come pratica salutistica si può meglio comprendere il successo dei prodotti DimmidiSì come Le Zuppe Fresche, e le insalatone arricchite della gamma il Piatto Unico o anche dei prodotti di nuova generazione come i burger vegetali, senza dimenticare la gamma delle bevande con gli estratti freschi. Soddisfano consumatori alla ricerca di prodotti che consentono di mangiare in modo genuino anche senza cucinare”. La manager francese a capo del marketing e comunicazione dell'impresa di Manerbio sottolinea come “la distribuzione sta compiendo diversi sforzi per valorizzare il comparto ortofrutticolo che da sempre è il biglietto da visita del punto vendita. Nel comparto dei piatti pronti freschi e della IV gamma si nota la tendenza ad ampliare gli spazi a favore di prodotti a maggior servizio che tengano conto delle tendenze in atto. Ciò consente ai consumatori di accedere a una scelta ampia, variegata e in linea con quelle che sono le esigenze di chi cerca un prodotto fresco sì, ma anche

pronto al consumo. La strada intrapresa dai retailer è apprezzabile, anche per la comunicazione che sta diventando sempre più efficace sul punto vendita”. Valérie Hoff ci parla dei progetti. “Per quanto riguarda le zuppe fresche stiamo puntando sia sul lancio di nuove ricette sia sul continuo miglioramento delle referenze già consolidate. Rivisitate per esempio la Zuppa Toscana con un ingrediente trendy come il cavolo nero e il Passato di Verdure che risulta oggi più cremoso per piacere ancora di più ai bimbi. Fondamentale anche la segmentazione: la gamma delle ricette classiche viene affiancata da una proposta premium (la linea delle zuppe gourmet) e da una proposta specifica realizzata per il periodo estivo. La valorizzazione delle zuppe sullo scaffale viene sostenuta anche dell’azione di marketing emozionale tramite l’esclusivo packaging delle ciotole decorate con il logo e un’icona tematica a seconda del periodo dell’anno”. Sul fronte aziendale a Manerbio è in corso un importante ampliamento del polo produttivo, con investimenti tra i 10 e i 15 milioni di euro. I lavori coinvolgono le aree per il transito merci, quelle per le lavorazioni dei prodotti e il potenziamento delle divisioni destinate a nuove tecnologie e nuovi prodotti. All’estero l’obiettivo del Gruppo è di incrementare il business grazie anche ai nuovi siti produttivi, come quello aperto pochi mesi fa in Serbia con una sede commerciale e uno stabilimento produttivo di IV gamma di 6.000 metri quadrati, e grazie all’acquisizione di aziende, come da poco è avvenuto in Spagna, dove la società partecipata spagnola Vegetales Linea Verde Navarra ha raggiunto un accordo con il Gruppo Elaborados Naturales per l’acquisizione dell’azienda Naturvega di Lodosa, azienda specializzata nella produzione di panini, insalate russa e salse. www.corriereortofrutticolo.it

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LA LINEA VERDE Si conferma n.1 e fa shopping all’estero

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F FOCUS ORTOROMI Nuovi traguardi con Canova e vendite online Il 2017 è stato un anno di crescita a 360 gradi per Ortoromi. L’azienda di Borgoricco (Padova) ha chiuso l'ultimo esercizio con un fatturato di 93 milioni di euro, registrando una crescita del 7,5% rispetto al 2016. Il 90% del giro d'affari viene realizzato in Italia, mentre il restante 10% deriva dall’export, con Germania, Polonia, Emirati Arabi, Est Europa come principali destinazioni. Il segmento più remunerativo è quello delle insalate di IV gamma, prodotto lavato e pronto per il consumo. Assolutamente degne di nota sono la vendita degli estratti, che ha sviluppato un fatturato di 4,5 milioni di euro e quella delle ciotole “Pausa pranzo”, che ha raggiunto i 10 milioni di euro, in corrispondenza al trend di crescita del mercato delle ciotole corredate di dressing kit pari al + 35% a valore e del + 25,5% a volume. Il marchio Insal’Arte cresce del 50%, a dimostrazione dell’efficacia della strategia di comunicazione multicanale e integrata che è stata implementata, in particolare nella direttrice B2C. Il prodotto a private label produce circa il 60% del fatturato complessivo. Martina Boromello, responsabile marketing dell'azienda veneta, sottolinea come “il lancio degli estratti a febbraio 2017 è stato per OrtoRomi un vero e proprio successo: le vendite sono cresciute in maniera esponenziale in linea con il trend di mercato che vede il mondo beverage in crescita”. “In risposta a una richiesta sempre più evoluta e consapevole di un consumatore informato che esige prodotti di alta qualità e praticità, si registra un successo crescente per i prodotti ad alto contenuto di servizio, in grado di coniugare eccellenti materie pri-

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me e genuinità del contenuto con comodità e velocità di preparazione. Il packaging con cui comunicare i plus del prodotto (free from, con superfood, bio, vegan, pronto in pochi minuti, microondabile, etc) è il primo mezzo per attrarre il consumatore. Quindi gli estratti, le ciotole Pausa Pranzo, la nuova V gamma con zuppe, passati e contorni, tutti rigorosamente naturali e made in italy, hanno convinto il consumatore, perché eccellenti qualitativamente e comodi da consumare”. Un trend che - ricordano dal gruppo padovano - all’estero è già diffuso da qualche anno e che in Italia ha costretto la GDO a rivedere e comprimere l’assortimento della IV gamma a fronte dell’inserimento di nuove tipologie di prodotto come burger, zuppe, estratti, piatti pronti.

“A fine 2017 - sottolinea Boromello - Insal’Arte ha rinnovato la linea dei prodotti di V gamma, proponendo 8 referenze nuove nelle ricette, nel packaging e nelle grammature: zuppe e passati che coniugano tradizione e innovazione, in pietanze 100% naturali, prive di coloranti, conservanti e glutammato e senza OGM, realizzate grazie a tecnologie di ultima generazione applicate a cottura e refrigerazione”. L’inizio d’anno è stato denso di novità. Ortoromi a Berlino ha presentato la partnership con Canova del Gruppo Apofruit: risultato di questa collaborazione è la linea “ad arte”: sei “EXtratti ad arte”, realizzati con lo stesso processo utilizzato per gli estratti Insal'Arte ma con materie prime biologiche, e i “Pronti ad arte”, sei referenze di zuppe e minestroni biologici. A Fruit Logistica sono stati presentate anche tre linee di “Buon Contorno”, al vapore, grigliati e gourmet, che propongono verdure cotte pronte per essere riscal-

date e consumate, prodotte attraverso l’utilizzo di forni di ultima generazione. É stato presentato anche l’estratto 100% di arance bionde: vera e propria spremuta d’arancia a completamento dei gusti già in assortimento. Sempre a inizio d’anno, a conferma del successo ottenuto sul mercato con il lancio degli estratti di frutta e verdura a marchio Insal’Arte, OrtoRomi ha ottenuto il premio all’innovazione “Eletto prodotto dell’anno” 2018 su indicazione di un panel statisticamente rappresentativo di più di 12mila consumatori dai 15 ai 65 anni. Su diversificazione e cambiamento del posizionamento delle referenze sugli scaffali della grande distribuzione, Boromello osserva come la GDO sia “costretta a razionalizzare gli assortimenti togliendo referenze di IV gamma poco performanti in favore dei prodotti ready-to-eat o ad alto contenuto di servizio. Aziende produttrici come la nostra stanno rispondendo tempestivamente al cambiamento ed evoluzione del consumatore, proponendo prodotti innovativi e ad alto contenuto di servizio. La GDO però non è in grado di ampliare gli spazi dedicati alla IV e V gamma in tempi ristretti, pertanto è costretta a rivedere l’assortimento e a comprimere ad esempio I e IV gamma, per lasciare spazio ai nuovi prodotti. OrtoRomi vuole continuare a investire sui prodotti che rispondono ai bisogni del consumatore evoluto, attento alla propria salute e al proprio benessere, che ha poco tempo a disposizione, ma non rinuncia al gusto.” Sebbene la GDO rimanga di gran lunga il principale canale di vendita per l’impresa patavina, “riteniamo sia giunto il momento di ampliare il nostro business e valutare la vendita online - annuncia Boromello - e altri canali come vending machine, bar, piccoli esercizi, che però sono di difficile attivazione dal nostro punto di vista per le criticità legate a trasporto, gestione e pricing". Marzo 2018


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Crescita del 20% l’anno negli ultimi due anni, con un fatturato 2017 chiuso a 47,5 milioni di euro. Una quota di mercato del 32% nelle zuppe vegetali (dato gennaio 2018), forte presenza nel mercato dei burger vegetali, una crescita costante nei diversi segmenti della quarta e quinta gamma, così come nella presenza a marchio proprio sui mercati esteri, in particolare Francia, Svizzera, Germania, Regno Unito e Malta, ultimo ma non meno importante un importante impegno nel biologico. E poi un’incessante innovazione di prodotto, un grosso lavoro nel packaging e sul brand per la Zerbinati di Casale Monferrato che corre verso il 50.m o anno di attività (sarà il 2020) con - lo si può dire - il vento in poppa. La famiglia Zerbinati, partita dal commercio di ortofrutta fresca, è al timone dell’azienda da tre generazioni e ha in Simone Zerbinati un direttore generale dinamico e capace, sempre ’sul pezzo’. “La nostra sfida - precisa il DG - è non solo di offrire verdure fresche pronte al consumo e piatti pronti freschi con un alto contenuto di servizio, ma di fare prodotti buoni e sani che la gente senta il bisogno di mangiare”. Parole semplici, sfida non facile, perché bontà e salubrità sono il

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risultato di fattori complessi da gestire e da tenere continuamente sotto controllo: dalla qualità della materia prima vegetale alle ricette, alla stagionalità, senza dimenticare il fattore prezzo. “Quello che si nota dando uno sguardo attento al mercato - afferma Simone Zerbinati - è l’attenzione crescente della GDO alle novità e al servizio, due elementi che ci caratterizzano. Siamo ormai riconosciuti come azienda innovatrice per eccellenza. Ne siamo orgogliosi e questo, nel tempo, è diventato per noi il motore che ci spinge sempre oltre, catalizzando le forze per riuscire ad anticipare ogni volta le tendenze”. A Fruit Logistica 2018 l’azienda ha lanciato le ultime novità a partire dal prodotto a più alto contenuto di innovazione e servizio di tutti: Bowl’Z, che anticipa la tendenza verso un nuovo segmento di mercato. Si tratta di un segmento ‘cross’ tra piatto pronto fresco e insalata di IV gamma. Senza conservanti e preparate con verdure fresche, le Bowl’Z sono disponibili in tre varianti caratterizzate da ingredienti particolarmente ricercati: riso alla mediterranea, quinoa alla marocchina e riso all’asiatica. Innovatrici in termini di prodotto, ricettazione e servizio, combinano i superfood più in voga del momento come quinoa, curcuma, edamame, germogli di cavolo riccio, semi di zucca, mirtilli, datteri, tatsoi, riso integrale e selvaggio, in un mix & match di diverse consistenze. Zerbinati presenta così un nuovo concetto di alimento

‘shake it. eat it.’ grazie alla confezione tascabile dotata di tappo richiudibile (per facilitare il condimento, il trasporto ed il consumo), posate e dressino studiati per esaltare gli ingredienti protagonisti di ogni singola Bowl’Z. Ma le new entry 2018 di Zerbinati non si esauriscono con Bowl’Z. L’azienda di Casale ha infatti lanciato sempre a Berlino due nuove referenze di IV gamma premium della linea Che Gusto!, che combinano ingredienti ricercati e innovativi esaltati al meglio da un packaging di forte impatto. Inoltre è stata ampliata la gamma della linea ‘Le Monoporzioni’, che si arricchisce di 3 nuove particolari referenze con la Crema con Edamame e Curcuma, la Pasta Integrale con Ceci e la Crema con Piselli. La Zerbinati fin dal 2016 ha rinnovato le insalate di quarta gamma (rappresentano il 60% del fatturato) con la linea ‘Buon per Me’ fatta con ingredienti ‘arricchitori’ ben combinati. Ha lanciato poi le ‘Zuppe dal mondo’ (con ricette provenienti da Messico, Stati Uniti, Marocco, Francia e Giappone), quindi i Burger’Z 100% di bontà tutta vegetale e le prime referenze bio. Nel 2017 l’azienda ha lanciato i Flan’Z, gustosi tortini di verdure 100% vegetali, che si riscaldano in un attimo e funzionano sia come antipasto che come secondo piatto. Sempre il 2017 è stato l’anno dell’aumento e della diversificazione della produzione bio. L’azienda, grazie alle 19 linee di produzione e 15 di confezionamento, ha potuto diversificare al massimo le referenze, che con l’inizio di questo 2018 hanno abbondantemente superato il numero 160. Simone Zerbinati è stato uno degli undici Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana premiati alla Reggia di Caserta il 19 gennaio scorso per il suo impegno nell’innovazione, l’attenzione alla qualità e come testimonial del successo della IV gamma italiana. www.corriereortofrutticolo.it

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ZERBINATI Verso sempre nuovi segmenti di mercato

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F FOCUS CULTIVA Il vanto di essere un fornitore eccellente Royal Rose. È questo il brand punto di riferimento per la coltivazione del radicchio negli Stati Uniti da parte di Cultiva, azienda veneta che coltiva oltre 700 ettari nelle aree più vocate all’agricoltura con produzioni su tutto il territorio italiano e sedi sia negli Usa dove ha stretto accordi anche con autentici colossi della ristorazione - che nel Regno Unito. “Abbiamo scelto di coordinare solo 16 produttori che lavorano in esclusiva per il brand e investono nelle tecnologie più all’avanguardia per garantire i più alti livelli di sicurezza alimentare”, spiega il presidente di Cultiva Giancarlo Boscolo, Protagonista dell’Ortofrutta Italiana 2017 Il 65% della produzione - principalmente baby leaf - viene esportato nel Regno Unito e nel resto d’Europa. Il rimanente 35% è confezionato nello stabilimento di Taglio di Po’ (Rovigo) dedicato allo sviluppo delle private labels e al marchio Valfrutta del quale Cultiva è esclusivista europeo nella IV gamma. Lo scorso anno Cultiva ha chiuso l'esercizio superando abbodantemente i 30 milioni di fatturato.

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“Il 2017 ci ha dato ottime soddisfazioni con crescite importanti sia all’estero che in Italia, dove la performance si è attestata oltre il 30%, in un mercato che a livello nazionale ha registrato un +5%”, spiega Boscolo. “Nello specifico si evidenzia l’apprezzamento del consumatore per le ciotole. A fine 2017, infatti, si è registrato un incremento del 30,9% in volume relativo a questo segmento rispetto all’anno precedente”. Intercettando i trend di mercato relativi a quest'ultimo segmento in continua crescita, l'impresa ha presentato all'ultima Fruit Logistica tre nuove ciotole, nelle quali la base vegetale si combina con gli arricchitori premium 100% italiani: Nocciole e miele, Capperi e peperoni Cornelio, Olive taggiasche e pomodorini. “Inoltre nell'ottica di valorizzazione delle specificità del territorio abbiamo presentato la nostra prima busta IGP, il radicchio di Chioggia”. Cultiva commercializza i propri prodotti nella GDO, “puntando su referenze ad alto valore di servizio, incentrate su qualità e gusto italiani, così come i nostri ingredienti. Stiamo inoltre impegnando la nostra Ricerca e Sviluppo per rispondere al meglio al bisogno crescente di qualità e gusto fuori casa. A breve presenteremo delle novità su questo fronte”. Boscolo inoltre afferma come “a scaffale stia aumentando la

profondità di assortimento e si arricchisca l’offerta. Si sta finalmente uscendo dalle mere logiche di prezzo come per esempio il classico 0,99 euro”. Per quanto riguarda il biologico Cultiva annuncia di aver intenzione di arricchire la gamma con il lancio della linea Pronti da cuocere Bio Valfrutta. Le prime due referenze sono Spinaci Bio ed Erbette Bio, entrambe da 300 grammi, “ma la linea si completerà nel corso dell’anno con almeno altre tre referenze”. Sul posizionamento delle varie tipologie di prodotti Boscolo conferma come “le ciotole arricchite, stanno vedendo un importante incremento, configurandosi come valida alternativa di pasto da consumare fuori casa. Da rilevare anche una crescita di consumi e referenze dei “pronti da cuocere”, che vanno ad aprire la strada alle monoporzioni. I nostri lanci e le novità citate vanno appunto incontro ai consumatori e al mercato. Dedichiamo cura e attenzione anche alla veste grafica dei nostri prodotti: completa e chiara nelle informazioni, elegante e facilmente riconoscibile a scaffale. In tal senso abbiamo scelto Fruit Logistica come momento di presentazione dei nuovi pack Valfrutta che hanno valorizzato le novità citate. Entro l’anno si completerà il percorso di restyling su tutti i prodotti”. Per quanto riguarda altri aspetti legati all’azienda “siamo al lavoro sulla sua brand identity. Abbiamo messo a punto il nuovo posizionamento: shopping agricolture (plasmare l’agricoltura) che ben ci rappresenta. Nuovo anche il sito corporale da pochi giorni on line http://cultiva.global/.” NEL PROSSIMO NUMERO LA SECONDA PUNTATA DEL FOCUS IV GAMMA Le analisi del mercato e le novità di Bonduelle, San Lidano, L’Insalata dell’Orto e Mioorto.

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WALTER GUERRA. Incontro con il direttore dell’Istituto di Laimburg

Varietà per il mercato Antonio Felice La ricerca migliora la produzione? Dovrebbe essere scontato. Ma possiamo aggiungere: la ricerca migliora il mercato. A Laimburg, nell’Istituto di Frutticoltura che fa parte del Centro Sperimentale altoatesino, si lavora per questo. O almeno questa è la visione del responsabile dell’Istituto, Walter Guerra, che si muove tra laboratori e campi sperimentali, che sono il suo pane quotidiano, ma anche tra i manager delle grandi aziende melicole della provincia di Bolzano che sono i primi fruitori dei risultati delle ricerche sue e dei suoi collaboratori, manager che lui coinvolge fin dall’inizio, per sapere dove indirizzare la ricerca. Marzo 2018

Con la nascita dei Club varietali è cambiato il mondo delle mele. Oggi il ricercatore deve immaginare come evolveranno i gusti dei consumatori in 20 anni, il tempo medio di un progetto di breeding Guerra è noto in mezzo mondo come studioso delle mele ma è altrettanto popolare tra i produttori di mele della Val d’Adige e della Val Venosta. Quando i grandi Consorzi altoatesini, VOG e VI.P, hanno l’esigenza di ottenere informazioni utili a prendere decisioni corrette circa l’ingresso o meno in un progetto riguardante una nuova varietà su cui investire si rivolgono a lui. Dalle sue ricerche stanno nascendo nuove mele made in Italy, come la Lb 4852 e la Lb17906, che hanno richiesto lunghi anni di lavoro. Hanno un

codice d’identificazione e non ancora un nome perché sono in attesa di brevetto e di un partner commerciale. “La prima - così la descrive Guerra - è una varietà tardiva, un incrocio tra una Braeburn e una Golden Delicious, completamente rugginosa, con gusto e sapore molto intensi, ed ha superato brillantemente i consumer-test a cui l’abbiamo sottoposta”. “La seconda - continua - è una varietà bicolore resistente alla ticchiolatura, tra la Topaz e la Gold Rush, leggermente acidula e con un’aroma speziato che dowww.corriereortofrutticolo.it

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vrebbe garantirle una commerciabilità eccellente”. Per le due varietà è stato aperto un bando europeo per la ricerca di un partner commerciale, che potrebbe ‘sposare’ il programma di miglioramento genetico dell’Istituto. Il partner, secondo il bando, dovrebbe impegnarsi a valorizzare ‘in primis’ il territorio altoatesino anche se non è indispensabile abbia sede in Alto Adige: “Può aderire al bando anche un’azienda - precisa Guerra - con

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sede a Milano piuttosto che a Berlino”. Sul fronte della ricerca varietale, il direttore sottolinea: “Il breeding del melo non è uno sprint ma una maratona di decenni,

Due nuove varietà selezionate a Laimburg in cerca di un nome e di chi le vorrà adottare per il loro lancio commerciale

nemmeno di anni. Mediamente la durata è di 20 anni. Quello che facciamo oggi darà i suoi risultati nel 2030. Pink Lady è nata da un incrocio del 1974”. Chiedo a Guerra di fare il punto sulla ricerca a livello internazionale e sul ruolo dell’Italia. “Oggi al mondo - risponde - ci sono oltre 80 programmi di miglioramento genetico del melo di cui una decina in Italia. Noi da sempre facciamo prove su varietà provenienti dai più importanti

CHI è CENTRO DI SPERIMENTAZIONE LAIMBURG

E’ stato fondato nel 1975. Agli inizi, l’attività era dedicata alle colture frutticole e alla viticoltura. Da allora si sono continuamente estesi i campi di ricerca, che oggi coprono tutti gli aspetti e le colture dell’agricoltura dell’Alto Adige. Negli ultimi anni, il Centro si occupa anche di trasformazione e qualità degli alimenti. Il Centro è una struttura complessa. Include quattro istituti: l’Istituto di Frutti e Viticoltura (frutticoltura, viticoltura, enologia), l’Istituto della Salute delle Piante (difesa fitosanitaria, agricoltura montana, colture speciali), l’Istituto di Chimica Agraria e Qualità Alimentare, nel quale converge gran parte dell’attività di laboratorio, e il nuovo Istituto di Agricoltura Montana e Tecnologie Alimentari. Appartiene al Centro di Sperimentazione la Cantina Laimburg il cui compito fondamentale futuro sarà quello di produrre vini di alta qualità e rarità enologiche e di trasformare le nuove conoscenze scientifiche in innovazione e comunicazione enologica. La cantina, scavata nella roccia, è anche luogo utilizzato a scopo di rappresentanza. Al Centro si affiancano aree demaniali destinate alla sperimentazione e un giardino botanico di forte attrazione. Il compito principale è la ricerca applicata, per consentire l’incremento della competitività e della sostenibilità dell’agricoltura altoatesina e per garantire la qualità della produzione agricola. Il Centro ambisce ad essere un importante riferimento per le aziende agricole, in grado di proporre soluzioni alle problematiche che si presentano e di introdurre innovazioni. I risultati significativi delle ricerche realizzate nel Centro non sono pochi. Verso la fine degli anni ’80 venne elaborata una modalità di lotta biologica per contrastare le epidemie di maggiolino, trasferita nella pratica in numerosi Paesi tra i quali la Germania e la Svizzera.

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Importante anche il contributo dato in tema di difesa dalla ticchiolatura e dall’Alternaria: gli esperti di Laimburg hanno fornito le prove che le prime infezioni di quest’ultimo fungo si verificano nell’ultima fase delle infezioni primarie di ticchiolatura (in maggio). In conseguenza dell’attività di ricerca, inoltre, si poté giungere alla conclusione che la difesa dalle patologie fungine non doveva essere condotta singolarmente, bensì in modo olistico con l’impiego di fungicidi ad ampio spettro d’azione. Nel corso di una prova con fungicidi anti-ticchiolatura si verificò la contemporanea efficacia contro l’Alternaria da parte di alcuni di essi. Sulla base di queste conoscenze, oggigiorno si consiglia di preferire l’impiego proprio di quelle sostanze attive che si mostrano efficaci contro entrambi gli agenti patogeni. Tale comportamento contribuisce a ridurre il ricorso ai fungicidi e a contenere la pressione infettiva dell’Alternaria in estate. Sebbene sino ad ora la problematica relativa agli scopazzi non abbia ancora una soluzione definitiva, l’attività di ricerca del Centro Laimburg ha contribuito a che la situazione divenga sopportabile per i frutticoltori. Numerose le innovazioni in frutticoltura derivanti dall’attività di ricerca e sperimentazione di Laimburg: nel 1969 venne messo a dimora il primo impianto sperimentale di melo con numerose varietà allevate con forme differenti e con diversi sesti di impianto. I risultati sono stati, fin dall’inizio, molto convincenti e utili. Il programma di miglioramento genetico del melo avviato a Laimburg nel 1997 porta ora i suoi frutti: delle oltre 40 mila piantine da seme prodotte finora, 100 si trovano attualmente nella seconda fase di prova, mentre quasi 10 ibridi sono stati messi a dimora in impianti pilota. Per la varietà resistente alla ticchiolatura e contraddistinta dalla sigla Lb17906 è stata richiesta la protezione varietale europea. L’o-

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programmi di breeding al mondo per trovare varietà adatte al nostro territorio. La provenienza non ci interessa quanto piuttosto trovare qualcosa di nuovo e valido per noi. I brevetti, le varietà Club hanno cambiato il mondo delle mele. Oggi se qualcuno investe in un programma di breeding vuole un ritorno economico. Questo tipo di attività, che implica una nuova visione della ricerca applicata, decisamente orientata al mercato, in Italia è partita con

Lb 17906 e Lb4852, i codici che identificano le due varietà selezionate a Laimburg. Sono due incroci per i quali i ricercatori hanno lavorato per molti anni

:- ) biettivo “resistenza multipla in combinazione con elevata qualità del frutto” viene perseguito in collaborazione con il laboratorio di biologia molecolare dove si utilizzano markers specifici. Oltre a ciò, è in corso un’analisi di mercato che mira ad elaborare la strategia più adatta per la cessione dei diritti delle varietà di melo prodotte dal Centro Laimburg, come la tardiva Lb4852. Il programma di valutazione varietale in essere già da lungo tempo si occupa di testare la vocazionalità dell’Alto Adige alla coltivazione di novità varietali provenienti da tutto il mondo. I consigli espressi nell’ambito delle prove varietali si fondano sui risultati ottenuti. Una pietra miliare della frutticoltura biologica è stata il ricorso al polisolfuro di calcio. Gli esperti di Laimburg hanno reintrodotto nella pratica i trattamenti alla vegetazione, ridefinito i momenti di intervento contro la ticchiolatura, valutato gli effetti collaterali sui fiori, fornendo un contributo non indifferente al successo della frutticoltura biologica altoatesina. Per quanto riguarda il settore conservazione, nel 2005 è stata sviluppata una nuova tecnologia per la conservazione dei frutti denominata DCA, Dynamic Controlled Atmosphere: l’atmosfera controllata viene adeguata dinamicamente allo stato fisiologico della frutta e al suo grado di respirazione, anziché rimanere fissa come nel passato. Nel 2013 è stato dato avvio alla costruzione di nuovi laboratori che sono entrati in funzione negli ultimi anni. Si tratta del laboratorio per la trasformazione dei prodotti ortofrutticoli, del laboratorio per i prodotti di distillazione e fermentazione, del laboratorio per la qualità e la sicurezza degli alimenti e del laboratorio sensoriale. Questa continua opera di incremento e sviluppo delle competenze ha contribuito a che il Centro di

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Sperimentazione Laimburg si sia trasformato, nei 40 anni dalla fondazione, in un centro di ricerca in agricoltura e scienze alimentari riconosciuto a livello internazionale, i cui operatori creano e mantengono stretti rapporti con altri istituti di ricerca in Italia e all’estero. In questo modo si garantisce che le conoscenze ed il know-how disponibili in ambito internazionale siano sempre i più recenti, a tutto vantaggio del loro trasferimento nella pratica da parte degli agricoltori altoatesini. Il crescente numero di progetti di cooperazione nazionali ed internazionali conferma che Laimburg faccia parte dei più importanti istituti di ricerca in agricoltura attivi nell’area di lingua tedesca. Decisivo per il successo del Centro si è dimostrato essere anche lo stretto rapporto intrecciato con le associazioni e le organizzazioni agricole altoatesine. Questi stakeholder sono coinvolti nel comitato scientifico e nell’elaborazione dell’annuale programma di attività. In tal modo quest’ultimo può essere orientato alla soluzione delle necessità e delle esigenze del mondo agricolo reale. Nel contempo, le nuove conoscenze acquisite possono essere comunicate e trasferite agli utenti in modo efficiente. Questo sistema interattivo ha fatto scuola a livello europeo e ispirato la costituzione dei cosiddetti ‘gruppi operazionali’, incontro di attori locali del mondo della ricerca, dell’agricoltura e della consulenza che ha l’obiettivo di programmare e attuare progetti comuni finanziati dalla Comunità Europea. Per coordinare obiettivi e attività, e utilizzare nel modo più efficiente le risorse disponibili, è stato stilato nel 2011 un programma di ricerca decennale su quattro tematiche portanti: salute delle piante, qualità, varietà ed agro-biodiversità, agricoltura di montagna.

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CHI è

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WALTER GUERRA

Il cognome italiano si deve a un nonno veneto di Marostica ma è un altoatesino doc, di madrelingua tedesca. Si occupa da 15 anni di pomologia e miglioramento genetico del melo, un settore di ricerca nel quale è presto diventato un esperto di livello internazionale. Nativo di Bolzano, classe 1974, è l’attuale responsabile dell’Istituto di Frutticoltura e Viticoltura di Laimburg delle cui importanti attività nel campo della ricerca applicata è uno dei principali artefici. Coordina il Gruppo di Pomologia di Laimburg occupandosi in prima persona di breeding e test varietali. Ha studiato agraria a Padova, con un semestre a Vienna e un anno di esperienza di ricerca alla UC Davis, l’università pubblica della California vicina a Napa Valley. Successivamente, ha fatto il dottorato di ricerca a Bologna, con il prof. Sansavini, mentre già era stato chiamato a Laimburg per lavorare al miglioramento del melo. Dopo aver raggiunto una robusta preparazione in fisiologia e genetica vegetale, Guerra si è dedicato a partire dal 2001 alla ricerca di base sui marcatori molecolari e alle prove varietali, interagendo con i più importanti istituti europei e con la realtà produttiva dell’Alto Adige. Con Laimburg è attivo nel network europeo degli Istituti di Frutticoltura EUFRIN.

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Walter Guerra ha un nonno veneto ma è nato a Bolzano ed è di madrelingua tedesca. È tra i più apprezzati specialisti a livello mondiale per la ricerca sulle mele

circa 30 anni di ritardo rispetto, ad esempio, alla Nuova Zelanda. Ne consegue che la Nuova Zelanda gode già da tempo dei risultati dei programmi di breeding avviati 50 anni fa. Ma l’Italia sta recuperando. Direi che oggi siamo a buon punto. Si è capito che l’importanza di una varietà è la sua capacità di dare un surplus economico al territorio dove verrà prodotta”. - Ma ciò può dipendere solo dalla ricerca? Non è troppo? “Certo che no. La cosa che è cambiata rispetto agli Anni Ottanta e Novanta è che si è capita l’importanza del marketing nel portare una varietà al successo. Ma non solo, va studiato con largo anticipo un vero e proprio business plan che preveda quantità, qualità, siti produttivi, un programma di media-lunga durata per l’introduzione commerciale. Serve una gestione della varietà che

va affidata a qualcuno, a un Club Varietale per esempio (ed è per questo che questi Club sono nati) altrimenti la garanzia di successo di una nuova varietà è minima”. - La corsa alle nuove varietà non può alla fine creare confusione nel consumatore? “E’ vero che una bella fetta di consumatori compra Golden o Red Delicious, la mela gialla o la mela rossa. Ma ci sono anche altri consumatori e i nuovi consumatori. Oggi nel mercato della GDO si trovano all’incirca 25 varietà di mele. Mantenere i consumi, conquistare nuovi consumatori richiede varietà, gusti nuovi, andando oltre la mela classica. Poi ci sono i gusti dei consumatori nei diversi mercati ed è un discorso importante se si considera che dall’Alto Adige non partono mele verso l’Italia e la Germania solamente ma verso 50 e più mercati, anche molto lontani. La ricerca deve poi pensare alle mele che si mangeranno nel 2030. Le nuove varietà sono necessarie perché le abitudini dei consumatori cambiano e aumentano i mercati. La varietà nuova di successo, prendiamo per esempio la Kanzi, diventa poi un cavallo di battaglia, tira anche il consumo delle varietà classiche della mela-commodity”. Marzo 2018


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REPORT FRUIT LOGISTICA. Nel 2018 un’altra edizione di successo

Berlino, nuovo trionfo Antonio Felice Mariangela Latella Un’altra edizione record. Fruit Logistica non finisce di crescere. E il 2018 è l’anno delle sfide per un brand fieristico che vuole essere senza esitazioni il leader mondiale nell’ortofrutta. Prima di Asia Fruit Logistica, confermata a Hong Kong per il prossimo settembre (dal 5 al 7), si avvicina infatti il battesimo, dal 14 al 16 maggio, di China Fruit Logistica che aprirà le sue porte a Shanghai per la sua attesa première. Tra Hong Kong e Shanghai ci sono poco più di 1.200 chilometri, tra China e Asia Fruit Logistica ci sono meno di quattro mesi: riuscirà lo staff internazionale di Fruit Logistica a vincere questa sfida cruciale per la sua affermazione mondiale? Quello che sappiamo è che il terreno è stato preparato a Marzo 2018

Record di espositori europei con un recupero delle presenze spagnole a dispetto di Fruit Attraction. La sfida di Fruit Logistica si sposta in Asia con la doppia edizione di Shanghai e Hong Kong

Will Wollbold, global brand manager di Fruit Logistica, commenta soddisfatto i risultati dell’edizione dello scorso febbraio e annuncia la nuova sfida asiatica

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dovere, con manager che si sono trasferiti per mesi in Cina per sondare il mercato e porre le basi organizzative del nuovo evento. Forse non sarà un boom subito ma in pochi anni anche quella di Shanghai dovrebbe diventare una fiera di successo, anzi dovrebbe battere Hong Kong perché una fiera nazionale cinese ha - cinesi permettendo - una identità più forte di una fiera asiatica e perché tutti gli indicatori in Cina sono a favore di una crescita forte dei consumi di ortofrutta, frutta in particolare, anche di importazione. In Europa, la competizione con gli spagnoli di Fruit Attaction per il momento, dati alla mano, non preoccupa Berlino. Anche se alcune aziende vedono con crescente favore la fiera madrilena, la grande maggioranza delle medesime aziende non rinuncia a Berlino e la presenza degli stessi espositori spagnoli è aumentata rispetto al 2017. L’Europa comunque va considerata un’altra sfida per Messe Berlin e i suoi alleati, nel senso che nulla è scontato e anche questo ennesimo trionfo dell’edizione 2018 non deve far dimenticare che qualche innovazione, qualche iniziativa particolare andrebbe lanciata per rinfrescare la formula. Una riflessione Berlino dovrebbe forse fare anche sulla durata della fiera: tre giorni per un evento del genere sono oggettivamente pochi. Nella stessa Germania l’Anuga di Colonia dura cinque giorni, il Biofach di Norimberga quattro e nessuno si è mai lamentato che durano troppo, anche perché, in ogni fiera, nell’ultima mezza giornata la testa di tutti è ormai altrove. Lo scorso febbraio a Berlino sono stati oltre 3.100 gli espositori provenienti da più di 80 Paesi. Will Wollbold, global brand manager di Fruit Logistica ha commentato: "Fruit Logistica sottolinea il suo status di salone leader per il commercio ortofrutticolo globale. Abbiamo dato il benvenuto ad oltre 77 mila visitatori specializzati,

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una presenza mai così massiccia. Ma ciò che ci rende ancora più orgogliosi è la qualità dei visitatori professionali in termini di livello decisionale. I risultati di un nostro sondaggio in termini di riscontri d’affari si attestano più che mai sul buono o molto buono”. Fuor di dubbio che gli operatori professionali in visita a Berlino siano stati caratterizzati da un altissimo livello di internazionalità e da un elevato profilo di autorità decisionale. La percentuale di visitatori stranieri provenienti dall’estero è stata dell’82%. Ma un dato chiaro che emerge è che Fruit Logistica si è confermata ancora una volta la fiera europea per eccellenza in cui i principali Paesi produttori dell’area euro l’hanno fatta da padroni con il maggior numero di espositori. Italia in testa con - record assoluto - 514 aziende (+11% rispetto al 2013), Spagna (381 aziende, +43,8%), Olanda (329, +3,1%), Germania (283, +11%), Francia (235, +1,3%) e Belgio(109, +28,2%). E’ cresciuta poi la presenza di canadesi (+200%, da 7 a 21 aziende, anche grazie al via libera praticamente definitivo del trattato CETA di libero scambio) e degli statunitensi (+23,4%, da 47 a 58) nonostante le difficoltà per gli esportatori UE verso gli Usa causa le barriere fitosanitarie imposte. Oltre alle presenze consolidate, lo scenario del mercato europeo sta vedendo una crescita importante di nuovi competitor globali an-

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Qui e nella pagina precedente 4 immagini che testimoniano il livello di internazionalità raggiunto da Fruit Logistica. Qui sopra, Miss Francia per Pink Lady

corché esso prospetti margini di crescita inferiori rispetto a quelli delle nuove piazze emergenti del Far-East. Ciò si riflette alla Fiera di Berlino in modo chiaro se si considera il trend degli espositori degli ultimi cinque anni. In particolare la Cina è passata da 35 a 86 aziende (+142,9% rispetto al 2013), l’India da 4 a 24 (+500%). In aumento anche gli espositori giapponesi, sudcoreani e thailandesi. Per l’America Latina poi, la crescita di adesioni è stata particolarmente significativa per l’Argentina (+1.967%, da 3 a 62 aziende), Panama (+1000%, da 1 a 11 aziende), Ecuador (+88,9%, da 18 a 34), Colombia (+53,8% da 13 a 20), Cile (+36,4% da 1 a 15), Brasile (+31,3% da 21 a 16), Costarica (+28,6%, da 4 a 18), Mes-

sico (+22,4%, da 49 a 60) e Perù (+13,8% da 29 a 33 aziende in cinque anni). In fase di crescita anche i produttori africani con l’Egitto che si rivela sempre più aggressivo (da 59 a 102 espositori, +72,9%), con il Sudafrica (+51,9%%), con il Marocco (+50%) e la Tunisia (+25%). Le crisi mediorientali hanno inciso sulle presenze dei Paesi dell’area, ma ciò non toglie che Fruit Logistica stia confermando ogni anno il suo straordinario livello di internazionalità e con esso la fortissima opportunità che offre alle imprese di tutto il mondo a livello di business. L’appuntamento con Berlino 2019 è dal 6 all’8 febbraio. Ancora tre giorni, troppo pochi.

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L’Italia sceglie ancora Berlino per fare il punto sul settore Ancora una volta, anzi ancora un po’ di più rispetto al passato, l’area Italy, realizzata da CSO Italy, è stata l’elemento maggiormente aggregante della presenza italiana a Fruit Logistica. In uno spazio di 1.200 metri quadrati si sono ritrovate 57 imprese italiane tra le più qualificate e rappresentative. L’area è stata così non solo dedicata agli affari ma si è rivelata ancora una volta occasione di scambio e confronto tra i vertici del sistema produttivo italiano, alla presenza delle autorità diplomatiche in Germania e dell’ICE, che contribuisce con grande esperienza e professionalità a dare evidenza all’ortofrutta italiana. Un evento di particolare rilievo è stato ‘Fruit & Veg Experience 2018’ presentato dall’ICE. Nell’occasione a fare gli onori di casa è stato il presidente di CSO Italy Paolo Bruni che, coordinando l’incontro, ha messo in evidenza l’importanza della condivisione e della sinergia in un momento cruciale per il settore. “Con le nostre 57 aziende, qui nell’area collettiva Italy - ha dichiarato Bruni - siamo onorati di ospitare anche quest’anno un gruppo di imprese che in termini di fatturato rappresenta circa la metà di tutto il made in Italy presente a questa manifestazione. Siamo un esempio lodevole di sinergia, un modello di aggregazione nato 20 anni fa e che è andato implementandosi di anno in anno e la nostra presenza, insieme a Fruitimprese e Italia Ortofrutta ne è la chiara evidenza. Siamo appena usciti da un’annata con luci ed ombre. L’andamento climatico particolare ha determinato grandi oscillazioni in termini di offerta, ma una cosa è certa, i consumi sono in netta ripresa ed è questo il dato più significativo. Gli acquisti di ortofrutta in Italia fino a novemMarzo 2018

Italy ha rappresentato, con 57 aziende presenti, un importante momento di aggregazione a Fruit Logistica. Sinergie tra CSO Italy, Fruitimprese e Italia Ortofrutta per una presenza più significativa

Da sinistra Gennaro Velardo, Italia Ortofrutta, Leone Francesco, Ambasciata d’Italia a Berlino, Paolo Bruni, CSO Italy, Fabio Casciotti, ICE Berlino, e Marco Salvi, Fruitimprese

bre 2017 si sono posizionati su circa 7,8 milioni di tonnellate, +3% sullo stesso periodo del 2016, per un valore complessivo di 13 miliardi di euro. E’ un trend positivo che parte dal 2014, che va rafforzandosi ogni anno e che riguarda sia la frutta che la verdura. Si prospetta un trend di crescita costante nei prossimi mesi e noi dobbiamo cercare di cavalcare questa ondata positiva che riguarda l’ortofrutta nel suo insieme grazie al nostro saper fare sistema”. “I trend positivi rilevati da CSO Italy sui consumi - ha dichiarato nella stessa occasione Marco Salvi, presidente di Fruitimprese - si confermano anche sul versante dell’export con una crescita costante che porterà il consuntivo 2017 ad un fatturato del nostro export vicino alla soglia dei 5 miliardi di euro. Si tratta di un risultato di tutto rispetto, realizzato sia dalla capacità innovativa delle

imprese, che hanno favorito la nascita di importanti aggregazioni commerciali, sia dal gioco di squadra con le istituzioni che mi auguro continuino a collaborare con il settore per accrescere ulteriormente i valori dell’export attraverso l’apertura dei nuovi mercati”. Il presidente di Italia Ortofrutta Gennaro Velardo a invece affermato: “La presenza di così tante OP nello stand Italy ma anche in generale nell’intera fiera, sta a significare che il sistema organizzato ha saputo negli anni perseguire con successo quegli obiettivi di aggregazione, orientamento al mercato e all’esportazione di cui la Fiera di Berlino è un palese esempio. Per competere bisogna essere organizzati e l’organizzazione aiuta a competere, questo potrebbe essere lo slogan di questa partecipazione. La nuova strategia nazionale, con l’istituzione del Tavolo ortofrutticolo nazionawww.corriereortofrutticolo.it

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Italiani a Berlino, una presenza che può migliorare ancora Tante aziende ma solo poche vere protagoniste di Claudio Scalise* Come in tanti hanno già detto e scritto si è chiusa un’edizione particolarmente affollata di Fruit Logistica a Berlino. Sicuramente l’ottimismo legato al superamento della crisi ha contribuito ad incrementare l’affluenza di operatori. Ancora una volta è stata ribadita la centralità della fiera come momento di incontro e di sviluppo di relazioni commerciali sul mercato internazionale dell’ortofrutta. L’Italia si è presentata in forze, ma con una immagine contraddittoria. La rappresentazione che si è data del nostro Paese riflette la sempre più netta divisione tra le imprese pro-attive sul mercato e chi è ancora attestato su una gamma di offerta tradizionale. Visitando i padiglioni italiani, la sensazione che ho avuto è stata quella che le imprese italiane che si proponessero come protagoniste fossero comunque una minoranza rispetto agli oltre cinquecento espositori nazionali. Era facile individuarle: si trattava delle imprese che operavano nel comparto della IV e V gamma, delle aziende che presentavano specialità territoriali DOP ed le, rappresenta una nuova avvincente sfida per l’intero settore da affrontare con spirito inclusivo e propositivo”. In queste brevi dichiarazioni di questi tre protagonisti c’è la sintesi dei risultati e delle sfide del sistema ortofrutticolo italiano che ha ancora molto da fare, soprattutto se si guarda alla Spagna, dove la produzione negli anni ha saputo organizzarsi in modo forte e dove la politica governativa a favore dell’ortofrutta ha una valenza sostanziale. Leone Francesco, primo consi-

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IGP, di imprese che proponevano ortaggi già puliti in confezioni consumer. Oppure le aziende che hanno sviluppato una chiara politica di marca. Curiosamente, tutte queste aziende presentavano campionature dei propri prodotti, come biglietti da visita del proprio posizionamento di mercato. Nella gran parte dei casi, invece ci siamo trovati di fronte a stand con allestimenti più o meno impattanti e ricercati, ma completamente privi di prodotto oppure con presenza di coreografie fatte con il prodotto indistinto. Mi si dirà che in fiera ormai si va per ottimizzare gli incontri con i propri clienti ed evitare così le visite a domicilio dei singoli buyer, oppure che i nuovi contatti sono sempre più difficili e raramente interessanti. Certo che se non si fanno vedere le proprie proposte, risulta difficile che un operatore non conosciuto si avvicini ad uno stand. D’altra parte il plus di Fruit Logistica è che è diventata la vetrina mondiale del commercio di ortofrutta e dunque dovrebbe essere la sede ideale proprio per allargare la propria rete commerciale. Negli altri padiglioni, la percezione era proprio differente: l’ortofrutta era sempre presente in gliere dell’Ambasciata d’Italia a Berlino: “Internazionalizzazione, innovazione, lotta agli sprechi, economia circolare: la filiera dell’ortofrutta si trova oggi al cospetto di sfide molteplici, in primo luogo l’economia digitale e l’egrocery”. Fabio Casciotti, direttore di ICE Berlino: "Il settore ortofrutticolo in Germania fattura più di 14 miliardi di euro. Le stime per l’intero 2017 indicano un valore delle importazioni dall’Italia di circa 1,6 miliardi di euro. Il nostro Paese si è così riconfermato il terzo

tutti gli stand. Esposizioni particolari di prodotto, pack innovativi, comunicazioni di prodotto particolari, tutto ciò caratterizzava gli stand dei nostri competitori. Da tutto ciò due considerazioni. La prima, lapidaria, per le imprese: capisco che le esportazioni italiane siano in crescita, che i consumi in Italia siano di nuovo a livelli dell’inizio Anni 2000, ma certe ‘pigrizia’ sarebbe meglio superarle in fretta. La seconda per l’Italia: è evidente che quando parliamo di ‘mancanza di sistema’ nel nostro presentarci all’estero, non parliamo di quantità di operatori partecipanti quanto dell’idea che l’Italia vuole proporre di se al mondo. Quali plus mettere in mostra per comunicare la distintività delle nostre produzioni? Allora la sostenibilità, la produzione biologica, la bellezza dei territori e le specifiche specialità, la tecnologia di lavorazione e condizionamento rispettosa del prodotto e dell’ambiente, dovrebbero essere i principali capisaldi di un racconto istituzionale che dovrebbe dispiegarsi lungo il Salone e caratterizzare le hall italiane. Cercasi istituzione interessata. *SG Marketing fornitore della Germania con una quota di mercato di circa il 10 %, preceduto in questo ranking da Spagna e Olanda. Il progetto Fruit & Veg Experience che ICE anche quest’anno ha voluto sostenere, è un esempio concreto di supporto alle imprese italiane per il mantenimento della competitività su questo importante mercato”. L’area italiana a Fruit Logistica è stata visitata dall’ambasciatore d’Italia a Berlino, Pietro Benassi. Nella stessa ambasciata si è tenuta la tradizionale serata dedicata all’ortofrutta italiana. Marzo 2018


ATTUALITÀ

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L’export ha raggiunto la soglia dei 5 miliardi di euro Le esportazioni italiane di ortofrutta hanno sfiorato l’anno scorso la soglia dei 5 miliardi di euro, con un incremento del 3% rispetto al 2016, stabilendo un record storico per il settore. La conferma arriva da Fruitimprese, l’associazione nazionale degli esportatori/importatori, che ha rielaborato i dati ufficiali dell’ISTAT riferiti a tutto l’anno 2017. Cresce il valore delle esportazioni, calano i volumi esportati del 6% con circa 4 milioni di tonnellate. Il saldo supera di poco il miliardo di euro con un incremento del 3,2% rispetto al 2016. Crescono anche le importazioni sia in volume (7,4%) che in valore (3%). Per quanto riguarda i volumi dei singoli comparti cresce la frutta secca (6,4%) mentre calano ortaggi (-10,3%), frutta fresca (-4,7%) e agrumi (-16,1%). In valore segno positivo per gli ortaggi (0,3%) e la frutta fresca (6,1%) e segno negativo per agrumi (-10,2%) e frutta secca (-1,4%). Per quanto riguarda le importazioni, incremento in volume per la frutta tropicale (8%), la frutta fresca (5,6%), gli ortaggi (1,9%) e gli agrumi (35,9%) mentre cala la frutta secca (-4,5%). Anche in valore segno positivo per tutti i comparti ad eccezione della frutta secca (-8,8%): ortaggi (8,5%), agrumi (17,5%), frutta fresca (7,8%), frutta tropicale (6,3%). Il presidente di Fruitimprese Marco Salvi esprime soddisfazione: “È il made in Italy che vince sui mercati internazionali nonostante l’instabilità internazionale, l’embargo russo, le aree in continua crisi come il Nord Africa. Sottolineo il brillante risultato del saldo commerciale attivo (1,059 miliardi), tra i migliori degli ultimi vent’anni, nonostante l’aumento dell’import”. Il record dell’export nasce dalla Marzo 2018

Il commento di Salvi: “Un risultato brillante nonostante tutto”. Il presidente di Fruitimprese manda un segnale politico: “Al futuro governo chiediamo un’attenzione non episodica”

Marco Salvi, presidente di Fruitimprese, di cui è prossima l’assemblea annuale

forza trainante del comparto frutta fresca (che rappresenta il 57% dell’export totale) e del comparto legumi e ortaggi (27%): “Insieme, queste due voci fanno quasi l’85% del fatturato dell’export che cresce in valore sia perché per alcuni prodotti sono calate le quantità sia perché è stata riconosciuta e apprezzata dai mercati la maggior qualità delle nostre produzioni”. Dietro questi risultati, continua Salvi, “c’è il grande lavoro delle imprese italiane produttive e commerciali dell’ortofrutta che non si sono rassegnate davanti alla crisi, ma hanno risposto con maggiore dinamismo intensificando gli sforzi sui mercati lontani del Medio Oriente e dell’Asia, da cui vengono importanti segnali positivi". “Al futuro governo e al futuro ministro - ha sottolineato il presidente di Fruitimprese nell’occasione della presentazione dei dati a consuntivo del 2017 - le imprese dell’ortofrutta chiedono un’attenzione non episodica al settore, che si dimostra nei fatti uno dei pila-

stri del made in Italy nel mondo. Servono più attenzione e sensibilità verso le richieste delle imprese e serve un ministro che lavori a tempo pieno per aiutarci a consolidare questi risultati favorendo crescita e sviluppo di un comparto strategico per l’economia italiana, in particolare per le regioni del Sud”. “Abbiamo lo strumento - ha sottolineato Salvi -: il Tavolo nazionale per l’ortofrutta, decollato a fine dicembre 2017, ed è la sede idonea per affrontare le priorità, dagli accordi bilaterali con i Paesi-obiettivo del nostro export, allo sviluppo dell’internazionalizzazione, alla promozione del made in Italy, al rilancio dei consumi in Italia e in Europa, tuttora stagnanti. Le nostre imprese non chiedono sovvenzioni o interventi a pioggia, ma la condivisione delle priorità e la volontà di portare avanti in concreto il lavoro iniziato nel Tavolo nazionale, a partire dal possibile e auspicato allargamento del Tavolo al Ministero dello Sviluppo economico e all’ICE”. www.corriereortofrutticolo.it

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II Edizione 6-7 NOVEMBRE 2018 ROMA, Parco dei Principi


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UN’ALTRA CATENA STRANIERA. Il discount tedesco nel Nord Italia

Aldi, partenza in quarta Il grande giorno di Aldi è arrivato il 15 febbraio. Quella mattina a Castellanza, provincia di Varese, è stato presentato in anteprima alla stampa il primo punto vendita italiano del discount tedesco, che, con una sua linea, entra in diretta concorrenza con altri colossi del discount come Lidl ed Eurospin, infittendo la presenza della GDO estera in Italia. L’apertura ufficiale è poi avvenuta giovedì 1 marzo, in contemporanea con altri 9 punti vendita disseminati tra Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto. Nello specifico: Bagnolo Mella (Brescia), Cantù (Como), Curno (Bergamo), Peschiera del Garda (Verona), Piacenza, Rovereto (Trento), San Donà di Piave (Venezia), Spilimbergo (Pordenone), Trento e appunto Castellanza (Varese). Giovedì 15 marzo sono avvenute altre cinque inaugurazioni: a BorMarzo 2018

In 15 giorni inaugurati 15 supermercati ed entro la fine dell’anno saranno almeno 45. Ortofrutta in primo piano puntando su qualità, freschezza e prodotto nazionale. Promozioni settimanali

Il primo punto vendita di Aldi in Italia è stato inaugurato l’1 marzo a Castellanza

go Valsugana (Trento) corso Vicenza; a Verona, nella centralissima Piazza Cittadella, a 350 metri dall’Arena; a Concorrezzo (Mon-

za Brianza) via Monza; a Stezzano (Bergamo) viale dell’Industria; a Fidenza (Parma) via XXIV Maggio, per un totale di 15 negozi. www.corriereortofrutticolo.it

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Carrefour taglia per rilanciare sulle vendite on line e sul bio di Duccio Caccioni Cambia la strategia di Carrefour. La multinazionale francese della distribuzione vuole arrestare la propria perdita di competitività con un massiccio piano di investimenti e una accelerazione nella modifica dei suoi progetti. Pur avendo numeri impressionanti (12.300 punti vendita e 374.500 dipendenti) Carrefour sta soffrendo sia in occidente che in Cina, Paese in cui negli ultimi decenni aveva avviato una grande operazione di sviluppo. In Cina Carrefour vuole fare entrare nel capitale della sua filiale due soci locali quali la catena di supermercati Yonghuy e il gigante delle vendite internet Tencent. Sulle vendite via web Carrefour ha investito anche nel vecchio continente, acquisendo il 17% di Showroomprivè per un totale di 79 milioni di euro. L’obiettivo fissato per il 2022 è di realizzare almeno 5 miliardi di euro nel Una crescita a spron battuto. Nel corso dell’anno, Aldi dovrebbe raggiungere almeno i 45 punti vendita, concentrati nel Nord Italia: parola di Michael Veiser, group managing director, presente a Castellanza insieme a Michael Postinghel, managing director, Carlo Fallico, Country coordinator buying e Paola Polesel, marketing e communication director. Lo store concept di Aldi ‘Italia oriented’ intende offrire prodotti selezionati, puntando su qualità e prezzo, un design semplice e immediato, fresco e pulito. L’ortofrutta è - né poteva essere altrimenti - uno dei segmenti protagonisti dei punti vendita Aldi. Lo si è visto entrando nella struttura di Castellanza, dove ad accogliere i clienti subito dopo l’ingresso è

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commercio elettronico; quest’anno sarà peraltro lanciato il super-sito carrefour.fr, che sarà utilizzabile anche da altri Paesi UE. Interessante anche il forte investimento nel riposizionamento sulla fascia alta di consumo in Europa: qui si punta sul biologico (target dichiarato: 5 miliardi di vendite in 5 anni) e sui negozi di vicinato (se ne vogliono aprire almeno altri 2.000 in tutte le grandi città europee sempre entro il 2022). Un piano del genere non poteva non contenere anche una certa dose di sudore e lacrime: si vogliono infatti risparmiare due miliardi di costi. In Francia saranno tagliati 2.400 posti di lavoro e si intende alienare o chiudere i negozi di vicinato a insegna DIA (273 punti vendita con 2.100 dipendenti). Alle prime dichiarazioni riguardanti la nuova strategia alla Borsa di Parigi le azioni Carrefour hanno guadagnato il 5%. Anche i grandi a volte hanno il fiatone.

I 25 anni di Eurospin Per festeggiare i 25 anni, Eurospin ha lanciato una grande campagna promozionale sui network televisivi nazionali e all’interno dei punti vendita, mettendo in palio 25 mila spese ogni settimana dall’8 al 31 marzo. Sia lo spot che la promozione puntano principalmente sull'ortofrutta e fanno parte di una grande operazione in risposta all’ingresso di nuovi competitori nel segmento discount. Eurospin viene da una serie di successi: è stata l’insegna cresciuta di più in Italia tra il 2010 e il 14. Poi la partita si è fatta più dura.

infatti il reparto di frutta e verdura che conta oltre 100 referenze, di cui oltre 80 di origine italiana. “Per noi - ha affermato Veiser l’Italia è il primo Paese in cui inseriamo subito dopo l’entrata l’ortofrutta. Questo per sottolineare l’importanza della qualità e della freschezza dei nostri prodotti che prima di essere messi in vendita vengono selezionati, testati e controllati”. Il manager aveva in mano una confezione di pomodorini italiani presi dallo scaffale e raccolti - ha assicurato il giorno prima. Dunque prodotti freschi e di qualità, con attenzione ai brand ‘della casa'. L’85% delle linee infatti sono a marchio privato. Nel reparto ortofrutta dominano le linee a marchio proprio come “I colori del sapore” e, per i prodotti biologici “Natura Felice”. Presente anche la linea “Regione che vai”, che valorizza i prodotti del territorio. Oltre 1.900 le referenze presenti sugli scaffali. Il 75% dei prodotti nascono dalla collaborazione diretta con fornitori italiani selezionati. Sotto il profilo commerciale fondamentali anche per Aldi sono le promozioni, come evidenziato dai numerosi cartelli presenti nel punto vendita, a partire dai banconi dell’ortofrutta che indicano come ogni fine settimana ci sia una promozione. A questi si affiancano altri spot accattivanti che puntano sulla convenienza d’acquisto: “Metti a dieta il portafoglio”, con a fianco un sedano, “Risparmio a tutta frutta”, con le fragole in primo piano. Ospite d’eccezione dell’anteprima di Castellanza è stato Alessandro Borghese, lo chef e conduttore televisivo che ha preparato sul momento una ricetta con prodotti selezionati da Aldi. Già nel primo trimestre di presenza italiana si potranno avere le prime indicazioni sul posizionamento prevedibile per Aldi nel fitto panorama dei distributori e, in particolare, dei discounter che competono sul territorio nazionale. (e.z.) Marzo 2018


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Esselunga è quarta nella GDO ma prima nell’e-commerce Esselunga cresce nel ‘dopo Caprotti'. Il gruppo distributivo lombardo chiude il primo bilancio dalla scomparsa del suo fondatore Bernardo Caprotti, che coincide con sessant’anni di attività dei supermercati, con risultati in crescita su tutta la linea. Nel 2017 il fatturato è aumentato del 3,1% a 7,75 miliardi, anche grazie all’apertura di 4 nuovi punti vendita, che hanno fatto aumentare il numero dei clienti del 5%. Il margine operativo lordo al netto delle componenti straordinarie è cresciuto del 7,8% sfiorando quota 650 milioni (647,9 per la precisione, dai 600 del 2016): vale l’8,4% delle vendite (l’8% nel 2016), uno dei risultati migliori nel settore della grande distribuzione. Il sensibile miglioramento della redditività è anche legato a operazioni immobiliari gestite e concluse positivamente. Con l’approvazione del bilancio di Esselunga del 2017, emerge che i tre figli del fondatore Bernardo (Giuseppe, Violetta e Marina Caprotti) hanno incassato 321,6 milioni a testa grazie alla cessione del 22,5% che ciascuno di loro deteneva nell’immobiliare Villata. La stessa Marina, che con la madre Giuliana Albera è stata designata erede universale del 70% di Esselunga (con i fratelli Giuseppe e Violetta soci al 15% ciascuno), resta azionista di minoranza dell’immobiliare, con il 32,5% del capitale. Tornando al bilancio, l’utile al netto delle componenti straordinarie è lievitato a 305,8 milioni, il 38% in più del 2016 (220,6 milioni) e pari a poco meno del 4% dei ricavi. Da segnalare il boom dell’e-commerce, volato a 180 milioni (oltre il 2% del fatturato consolidato) grazie anche al nuovo canale ‘Clicca e vai'. Anche l’organico medio del gruppo è salito anMarzo 2018

Le vendite online valgono il 2% del fatturato 2017 contro lo 0,03% di Coop Italia. Rappresentano un giro d’affari pari a 3 supermercati tra i più grandi, un business che salirà ancora nel ‘18

Il sito per le vendite online di Esselunga risulta per ora il migliore d’Italia

cora, per effetto delle nuove aperture tra cui quella di Roma, a quota 23.094 unità (353 in più del 2016). La società ha inoltre avviato un nuovo programma di welfare aziendale, con benefici per i dipendenti e per le famiglie. Le vendite online di Esselunga rappresentano di fatto il più gran-

de dei suoi 157 punti vendita, dal momento che il sito internet del gruppo fattura come tre grandi supermercati. Come riporta il Centro Studi R&S Mediobanca, gli acquisti online di generi alimentari in Italia crescono, anche se in maniera decisamente inferiore rispetto ad altri Paesi. Oltre a Esselunga con ‘Clicca e vai’, c’è Coop Alleanza 3.0, che però tocca appena lo 0,03% delle vendite. Per la verità, i dati sulle vendite online che arrivano dai diversi player della GDO sono ancora pochi e insufficienti. Nel 2016 Esselunga è risultata al quarto posto per fatturato dopo Coop, Conad e Selex, ma nella corsa al commercio elettronico sembra essersi posizionata al primo posto. Gli investimenti nello sviluppo dovrebbero essere in linea con quelli degli anni passati e rivolti proprio al rafforzamento del canale e-commerce. Si stima che nel 2018 il fatturato e-commerce di Esselunga potrebbe raggiungere i 220 milioni di euro. www.corriereortofrutticolo.it

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Non solo Eataly per Farinetti Ha una data di avvio la nuova iniziativa retail di Oscar Farinetti, patron di Eataly. Sarà aperto ad aprile il cantiere per la realizzazione dell’edificio che a Torino ospiterà Green Pea, uno store eco-friendly con una proposta di abbigliamento con tessuti derivati da coltivazioni ecocompatibili, cosmetici bio, arredi senza colle sintetiche e costruiti con materiali ecosostenibili. In assortimento anche giocattoli e mezzi di trasporto come bici. L’apertura al pubblico è prevista per l’autunno del 2019.

Farinetti ha spiegato a un quotidiano: “Sarà un immobile a sostenibilità energetica totale. Stiamo collaborando con l’Università di Torino per la scelta degli alberi e dei legni che useremo. Sarà un edificio vivo, in relazione con i clienti: si produrrà energia camminando. Il nostro obiettivo sarà costruire e vendere beni durevoli con un nuovo rapporto con l’acqua, la terra e l’aria”. Una volta collaudato il primo punto di vendita, l’obiettivo è di riprodurre il modello in altre sedi. Questi concetti possono essere in parte considerati alla base anche di Eataly World, l’iniziativa dello stesso Farinetti che costituisce l’asse portante del progetto FICO a Bologna.

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Ecco il primo reparto senza plastica L’ha inaugurato la catena olandese di biologico Ekoplaza. L’iniziativa, da un supermercato di Amsterdam, sarà estesa a tutti 74 i punti vendita del gruppo La catena olandese di biologico Ekoplaza ha inaugurato il primo reparto al mondo senza plastica in uno dei suoi negozi di Amsterdam. Nelle corsie sono disponibili 700 articoli senza plastica, tra cui carne, cioccolato, latticini, yogurt, snack e frutta e verdura fresca. L’imballaggio dei prodotti è realizzato con vari materiali biodegradabili e altri materiali riciclabili come metallo, cartone e vetro. Ekoplaza ha collaborato con il gruppo ambientalista A Plastic Planet per presentare il reparto, e il supermercato afferma che intende introdurre sezioni simili in tutti i suoi 74 negozi entro la fine dell’anno. L’amministratore delegato di Ekoplaza Erik Does ha affermato: "Sappiamo che i nostri clienti sono stanchi di prodotti carichi di strati di plastica. Le corsie prive di plastica sono un modo davvero innovativo di testare i biomateriali computabili che offrono un’alternativa più rispettosa dell’ambiente agli imballaggi in plastica”. L’introduzione di questo reparto è la conseguenza delle crescenti preoccupazioni sull’impatto degli imballaggi in plastica sull’ambiente. L’Unione Europea ha annunciato che intende rendere tutti gli imballaggi in plastica dei Paesi membri riciclabili entro il 2030 e ridurre l’uso di materie plastiche monouso per combattere questo problema. I supermercati del Regno Unito hanno anche fatto sforzi per ridurre i rifiuti di plastica, poiché Waitrose e l’Islanda hanno annunciato piani per tagliare gli imballaggi di plastica nera dalle loro gamme di

marchi, mentre altri supermercati come Asda smetteranno di offrire sacchetti di plastica monouso entro la fine dell’anno. Sian Sutherland, co-fondatore di A Plastic Planet, precisa: "L’introduzione del primo reparto al mondo senza plastica rappresenta un momento fondamentale per la lotta globale contro l’inquinamento plastico. Per decenni ci hanno venduto la bugia che non possiamo vivere senza plastica nel cibo e nelle bevande. Un reparto privo di plastica dissipa tutto ciò. Finalmente possiamo vedere un futuro in cui il pubblico può scegliere se acquistare plastica o no”.

Auchan perde in Francia Italia e Russia La francese Auchan holding, a capo di un colosso mondiale della GDO, ha annunciato di aver ridotto l’utile netto di oltre la metà nel 2017 a 275 milioni di euro, penalizzato in particolare dalle difficoltà dei suoi negozi in Francia, Russia e Italia. I ricavi al netto delle tasse sono aumentati dello 0,6% a 53,15 miliardi di euro, proseguendo il leggero aumento iniziato nel 2016 (+0,7%). Il risultato netto della società nel 2017 tiene conto della plusvalenza sulla vendita di Alinea per 40 milioni, a fronte di una perdita di questo marchio di 21 milioni nel 2016.

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LOGISTICA

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La Dogana russa sta frenando il transito del treno per la Cina Il primo carico di ortofrutta dall’Italia alla Cina via ferroviaria, annunciato, sia pure in via ufficiosa a Fruit Logistica lo scorso febbraio, è ritardato dalla posizione delle Dogane russe che pongono difficoltà al transito verso est interpretando in modo restrittivo il blocco dell’ortofrutta europea verso la Russia. Il blocco riguarda il prodotto destinato alla Russia ma, almeno in questa fase, le Dogane dichiarano che, nel caso specifico, bloccherebbero anche l’ortofrutta in transito. Non c’è invece alcuna difficoltà per lo stesso convoglio, gestito dalla medesima società (che è russa), nella rotta contraria, con ortofrutta cinese destinata all’Europa. Sta lavorando alacremente al progetto CSO Italy con il suo staff dedicato all’estero. Secondo notizie di fonte riservata, raccolte nel corso della fiera di Berlino, la strada era ancora un po’ in salita, ma c’era ottimismo. C’erano ancora aspetti burocratici e tecnici da portare a definitiva soluzione. E c’era un riserbo difficile da superare. Quello che è certo è che non tutto è perduto e il giorno in cui il treno con i refeer container con agrumi e kiwi lascerà l’Italia diretto in Cina sarà un giorno storico per l’export ortofrutticolo italiano, un forte segno di competitività perché quello sarà probabilmente anche il primo treno con ortofrutta diretto in Cina dall’intera Europa. L’operazione ha la collaborazione di un’impresa ferroviaria russa. La base di partenza del treno sarà il Centro intermodale di Melzo, 20 km a ovest di Milano, gestito dal Gruppo Contship Italia insieme ai terminal container dei porti di La Spezia, Gioia Tauro, Cagliari, Ravenna e Salerno. Il network di Contship dovrebbe essere uno degli elementi di forza Marzo 2018

Il progetto teso a realizzare il primo carico di ortofrutta dall’Italia alla Cina, messo a punto da CSO Italy, il gruppo Contship e una società ferroviaria russa, incontra difficoltà ‘burocratiche’

Il primo treno merci partito dall’Italia per la Cina il 28 novembre 2017 dal centro intermodale di Mortara. Per l’ortofrutta il punto di partenza sarà Melzo

del progetto. Il terminal di Melzo movimenta infatti 7.000 treni l’anno, ha 12 km di binari, opera su un’area di 300 mila mq con 8.100 mq di magazzini. La stazione d’arrivo del treno in Cina dovrebbe essere nell’area metropolitana di Shanghai, ma non è stata scartata anche una seconda ipotesi. Il risultato del progetto sarà di straordinaria importanza. L’export di agrumi italiani in Cina è fortemente condizionato dal lungo transit time del trasporto marittimo che non consente l’arrivo dei frutti in Cina in condizioni ottimali. Il treno riduce il transit time a tre settimane. Non è dunque un caso che aziende siciliane di agrumi come Oranfrizer si siano ripetutamente espresse negli ultimi mesi per la realizzazione di un’iniziativa che consenta il trasporto lungo la nuova ‘Via della Seta’ ferroviaria che da poco è in funzione per i prodotti non deperibili con il coinvolgimento so-

prattutto di Cina, Russia e Germania, e che ha visto un primo convoglio partire anche dall’Italia (dal centro intermodale di Mortara, in provincia di Pavia) il 28 novembre 2017. Mai un treno con prodotti deperibili come l’ortofrutta è partito finora dall’Europa. L’utilizzo del treno su lunghe distanze si è reso possibile grazie a una tecnologia che permette di erogare elettricità ai container refrigerati attraverso il movimento cinetico delle ruote dei vagoni, riducendo così la necessità di fare soste e parallelamente riducendo i costi di gestione. Oggi in Cina possono andare dall’Italia solo kiwi e agrumi ma il lavoro sugli accordi bilaterali riguardanti pere e mele, sempre curato da CSO Italy, è ad uno stadio avanzato. Quando si arriverà a conclusione - e potrebbe essere questione di mesi - l’opzione ferroviaria diventerà ancora più interessante. Speriamo. (a.f.)

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LOGISTICA

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Più vicine Barcellona e Saint Charles Un progetto europeo permetterà entro il 2020 nuovi collegamenti ferroviari tra la capitale catalana e la piattaforma logistica francese specializzata nella distribuzione dell’ortofrutta Mariangela Latella Due nuovi servizi ferroviari per tutti i tipi di merci collegheranno la Catalogna spagnola all’Occitania francese a partire dal 2020 e permetteranno un’implementazione del sistema logistico e infrastrutturale tra le due regioni europee in funzione dell’asse NordSud sviluppando nuove soluzioni multi-modali tra il porto di Barcellona e la piattaforma francese di Saint Charles, gettando le basi per trovare nuovi sbocchi di mercato per i prodotti catalani e occitani. Tra le azioni del programma anche l’attivazione di un osservatorio dei costi del trasporto intermodale. Il progetto europeo è stato battezzato Trails, Connessioni transnazionali intermodali verso la sostenibilità, e lanciato il 22 febbraio dalla Cimalsa, impresa pubblica catalana che promuove, gestisce e amministra stazioni merci integrate. Trails unisce allo stesso tavolo di lavoro partner spagnoli e francesi quali la Generalità della Catalogna, FGC Ferrocarrils, il Consiglio generale delle Camere di commercio della Catalogna, il porto di Barcellona, Railgroup, la Regione Occitania, la piattaforma mediterranea MP2, l’hub Saint Charles International, Eurosud, l’impresa PSCCT che è un operatore di terminal multimodali ferrovia-gooma, la Camera regionale di commercio e industria dell’Occitania e FNTR dei Pirenei orientali. “Abbiamo iniziato a lavorare a Trails circa tre anni fa - spiega Anne Florin, capo relazioni ester-

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ne di Saint Charles che è il partner incaricato, fra l’altro, di coordinare la comunicazione del progetto - e a fine febbraio siamo arrivati al lancio. Si tratta della continuazione dei progetti europei IFreight-Med e Clyma che puntano a creare soluzioni di trasporto sostenibili nel Corridoio Mediterraneo implementando quelli su rotaia nelle connessioni nord-sud del bacino mediterraneo”. Attraverso Trails, che fa parte del programma di cooperazione transfrontaliera Interreg V Poctefa che lo finanzierà per un totale di 1,35 milioni di euro in tre anni, a cui vanno aggiunti 879mila euro di sovvenzione Feder, la Catalogna sta giocando le sue carte, anche in tempi di grande turbolenza politica, da centro economico nevralgico non solo per la Spagna ma per l’intero sistema di connessioni logistiche del Mediterraneo andando a rinforzare il suo rapporto con i partner d’oltreconfine e in particolare con l’hub di Saint Charles che sta lavorando per agganciare la crescita economica del territorio. “Ogni giorno - ci spiega Fabienne Chauvineau, direttore di MP2, uno dei partner francesi del progetto - la frontiera è attraversata da 13 mila camion, un numero impressionante soprattutto se si guarda a quello che significa in

termini di CO2 dal momento che questo concentrato di trasporti su gomma si realizza in un tratto relativamente breve perché l’area interessata è di circa 200 km. Per questo abbiamo individuato come partner ideale Fgc Ferrocarrils che è una compagnia di trasporto locale, specializzata su questo territorio”. Ferrocarrils, pur essendo un azienda regionale, è una delle poche compagnie ferroviarie al mondo che opera con quattro scartamenti differenti, il che la rende appetibile per il mercato mondiale anche per il rafforzamento del legame che si viene così a creare tra il porto di Barcellona e l’hub di Saint Charles con conseguente apertura di nuovi sbocchi di mercato sia sul fronte catalano che occitano. Ferrocarrils, inoltre, che ha realizzato numerose linee tra aree non altrimenti connesse tra di loro, sia in Catalogna che in Spagna, ha da poco aderito ad un progetto di sviluppo del trasporto ferroviario che abbina il trasporto di macchine a quello riguardante tutti gli altri tipi di merce, inclusi i refrigerati. I due nuovi servizi entreranno in vigore dal 2020 ma in questi due anni saranno effettuati dei test intermedi per verificare l’efficienza ed eventualmente ottimizzare l’operazione. Test che ancora non è dato prevedere quando si realizzeranno dal momento che il programma Trails è stato appena lanciato. Tra le azioni del programma Trails, c’è la realizzazione di un Osservatorio dei costi del trasporto intermodale che servirà ad integrare le informazioni sui costi logistici pubblicate annualmente da Cimalsa e quelle relative al trasporto su gomma pubblicate dal Dipartimento catalano Territori e Sostenibilità con l’obiettivo, da un lato, di creare trasparenza ai costi delle operazioni multi-modali ma anche, d’altro canto, di fare entrare nel sistema nuovi operatori. Marzo 2018


Aziende informano

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Dal Nordeuropa al Mediterraneo CIV protagonista con le sue fragole Il CIV - Consorzio Italiano Vivaisti di San Giuseppe di Comacchio (Ferrara) - partecipa al prossimo “Global Berries Congress 2018" (www.berrycongress.com) che si svolge a Rotterdam il 19 - 21 marzo. Il Congresso internazionale GBC - di cui CIV è sponsor - è un convegno organizzato da Eurofruit in collaborazione con Fruit Logistica, interamente dedicato ai piccoli frutti che sono una delle categorie più in crescita dell’ortofrutta a livello mondiale. Durante la tre giorni, gli attori chiave del settore provenienti da tutto il mondo illustreranno le loro ultime novità di prodotto/servizio con esposizioni/mostre e affronteranno le sfide più importanti dei prossimi cinque anni. Si farà il punto sulla filiera produttivo-distributiva globale, dalla ricerca alla produzione fino alla commercializzazione e al consumatore finale. Tra gli altri, saranno presenti in qualità di relatori il direttore

del CIV Eugenio Bolognesi che congiuntamente al proprio Northern Europe Partner CIV (Idris Consulting Ltd - www.strawberries.eu.com) dr. Johan Aelterman - parlerà del sempre maggiore impegno profuso dal CIV sul fronte della ricerca e sviluppo di nuovi prodotti varietali di fragola per soddisfare al meglio le esigenze di un mercato in continua evoluzione. PORTFOLIO VARIETALE FRAGOLE CIV Le nuove varietà di fragole Flaviapvr e Flaminiapvr stanno riscontrando grande interesse in Sud Italia, Spagna, Grecia, Marocco e Tunisia dove rispettivamente le prime produzioni ed i primi impianti pilota confermano le buone performance sia dal punto di vista agronomico che commerciale. Le due cultivar, brevettate dal CIV, sono caratterizzate da precocità, vigoria me-

dia e frutti esterni alla chioma facili da raccogliere, elevata tolleranza ad oidio e alle malattie fogliari e radicali in genere. Adatte anche a terreni stanchi, hanno dimostrato buona adattabilità alla pratica del ristoppio ed alla coltivazione biologica o con basso impatto ambientale. Sia Flaviapvr che Flaminiapvr sono dotate di grande resistenza del frutto, che viene raccolto nella fase della sua migliore colorazione rosso brillante. La ottima tenuta di maturazione in pianta permette economie tangibili grazie alla possibilità di turni prolungati di vari giorni an-

Al centro della foto Michelangelo Leis, breeder del CIV. A pagina 48, fragole della varietà Murano

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Aziende informano che nella stagione più calda. Le fragole Muranopvr e Capripvr sono invece tra le più apprezzate rifiorenti in Nord Europa. La fragola Clerypvr è leader nel segmento fragole precoci in Francia/Germania/Est Europa e Canada, mentre Jolypvr è molto apprezzata in Belgio. Assieme a Flaviapvr e Flaminiapvr rappresentano solo le punte di diamante del ricco panorama varietale proposto dal CIV (www.civ.it/civ/strawberries) che sta oggi raccogliendo importanti conferme sia dal punto vista agronomico che commerciale. “Obiettivo primario del CIV sottolinea il Breeder CIV sin dalla sua costituzione, Michelangelo Leis - consiste sempre più nell’indirizzare la nostra attività di ricerca verso nuovi sviluppi varietali di fragole che abbiano alti requisiti di qualità e di sostenibilità ambientale per soddisfare tutti gli attori della filiera, dal produttore al cliente finale a livello Internazionale”. Una menzione speciale la merita sicuramente la fragola Muranopvr, tra le varietà leader del mercato in Gran Bretagna, particolarmente apprezzata anche in Olanda, Belgio e Scandinavia, grazie soprattutto alle caratteristiche organolettiche e alla elevata produttività. “La varietà Muranopvrspiega Carmen Leida, Junior Breeder CIV che collabora con Michelangelo Leis - sta dimostrando una buona adattabilità a diversi ambienti ed è molto richiesta dal mercato. I dati e le osservazioni in campo raccolti da agricoltori un po’ in tutta Europa, oltre che le prove effettuate in diversi centri di ricerca (es. PCH, il centro di prove di Hoogstraten), non solo confermano la versatilità e flessibilità di Murano, ma evidenziano anche come i diversi sistemi di coltivazione combinati con il tipo di pianta, permettono ai produttori di pianificare la raccolta con largo anticipo. Muranopvr è il nostro prodotto di punta tra la categoria delle rifiorenti, benchmark per la qualità del frutto di

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varietà adatte alla trasformazione industriale. Utilizzo di tecniche classiche, e sviluppo di nuove varietà che garantiscano produzioni elevate e frutti di ottima qualità, assieme ad una naturale rusticità e vigoria delle piante, costituiscono obiettivi primari del CIV per offrire al mercato nazionale e a quelli internazionali non solo qualità ma il massimo della eco-sostenibilità”.

Eugenio Bolognesi, direttore del CIV

uno dei più importanti supermercati inglesi”. Infine la fragola Nabilapvr sta raccogliendo importanti consensi nel Sud Italia ed in molti Paesi del Mediterraneo come Algeria, Marocco, Tunisia, Cipro e Grecia. E’ una varietà rustica ideale invece per terreni con elevata salinità del suolo con una produzione di frutti di qualità elevata. Questa varietà sta riscontrando ottimi risultati su terreni destinati a ristoppi in Sud Italia (Basilicata, Sicilia e nella Piana del Sele). “In generale - conclude il Direttore CIV Eugenio Bolognesi - si può parlare di un successo senza soluzione di continuità per il programma breeding fragola del CIV, attivo dal 1984, che si è sviluppato lungo quattro linee di ricerca: fragole per ambienti a clima temperato mediterraneo, per ambienti a clima continentale, rifiorenti e

LA SCHEDA Il Consorzio Italiano Vivaisti-CIV è leader in Italia nell’innovazione varietale e nella produzione di materiali di propagazione certificati. Attivo dal 1983, con sede a San Giuseppe di Comacchio, in provincia di Ferrara, il CIV è composto dai tre vivai italiani leader nel settore: Vivai Mazzoni, Salvi Vivai, Tagliani Vivai. Attraverso la sinergia, l’esperienza e gli investimenti importanti nella ricerca, CIV è in grado di offrire prodotti all’avanguardia e sempre più rispondenti alle esigenze del mercato. Nel complesso i tre vivai producono ogni anno circa 5 milioni di portinnesti, 3,5 milioni di piante di mele, pere e drupacee, 150 milioni di piante di fragola. CIV è un membro fondatore dell’International New-Varieties Network (INN), un’associazione mondiale di vivai che promuove lo scambio, la valutazione e la commercializzazione di nuove varietà nelle principali aree di produzione nel mondo. Marzo 2018


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MEGATRENDS. Analisi olandese sui flussi del trade mondiale

L’Asia incalza l’Europa Il commercio mondiale di frutta fresca è cresciuto di oltre un terzo nel periodo 2006-2016 e nel 2017 ha continuato a crescere. I dati fino al terzo trimestre dell’anno scorso indicano che è aumentato di almeno 2 milioni di tonnellate, raggiungendo un valore di 75 miliardi di dollari, ai quali si devono aggiungere i 40 miliardi di dollari degli ortaggi freschi. Un’analista olandese, Jan Kees Boon, ha fornito indicazioni preziose sugli sviluppi commerciali globali, anticipate a inizio marzo da Freshplaza. I cinque principali flussi commerciali per la frutta fresca riguardano: il commercio intra-UE, l’esportazione dall’America Latina verso l’Europa, l’esportazione dall’America Latina verso il Nord America, il commercio interno al Sud Est asiatico, infine il commercio interno al Nord America. Lo scambio commerciale di gran lunga più importante rimane quello tra i Paesi dell'UE. Sebbene sia cresciuto di Marzo 2018

L’UE si conferma primo mercato per la frutta con un forte commercio interno e un flusso importante dall’America Latina. Ma nei Paesi asiatici il mercato segna +76% negli ultimi 10 anni oltre il 20% negli ultimi dieci anni, a livello globale è tuttavia calato dal 27% al 24%. Anche per il secondo flusso commerciale, quello delle esportazioni dai Paesi dell’America Latina verso l'UE c'è stato un calo dal 14 all'11%. L’aumento delle esportazioni di frutta fresca dai Paesi dell’America Latina al Nord America (incluso il Messico) ha portato invece il valore di questo flusso a livello globale dal 10 all’11%. Il quarto flusso commerciale è quello tra i Paesi del Sud Est asiatico. Tra questi Paesi il commercio di frutta fresca è aumentato del 76%, negli ultimi dieci anni. La quota totale è aumentata dall’8 al 10%. Per i flussi commerciali minori si è assistito ad una stagnazione del commercio di frutta fresca dall'A-

frica e dall'Asia occidentale verso l'UE, ad una crescita tra Paesi dell'America Latina e ad un notevole aumento delle esportazioni dall'America Latina verso i Paesi del Sud-Est asiatico. Le banane, con 20 milioni di tonnellate e una quota di mercato del 30% a livello mondiale, sono di gran lunga il più importante prodotto commercializzato. Di rilievo la posizione occupata nel commercio mondiale da mele (8,6 milioni di tonnellate), arance (6,7 milioni di tonnellate), mandarini (5,1 milioni di tonnellate), uva da tavola (4,3 milioni di tonnellate), ananas (3,6 milioni di tonnellate), cocomeri (3,3 milioni di tonnellate), limoni (3,1 milioni di tonnellate), pere (2,7 milioni di tonnellate), pesche / pesche noci www.corriereortofrutticolo.it

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L L’INTERVENTO

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La Cina si sta comperando l’Africa mentre l’Europa si limita a guardare: è un errore strategico di Renzo Piraccini* Negli ultimi due anni, per presentare Macfrut, ho effettuato diverse missioni in East Africa. In particolare ho visitato Sudan, Kenya, Etiopia, Tanzania, Uganda e Zambia. Un aspetto che colpisce subito quando si visita uno di questi Paesi è la forte presenza della comunità cinese. Tanti cinesi negli hotel e nei luoghi del business, tante insegne in cinese nei cantieri delle nuove costruzioni, tante aziende cinesi nelle zone industriali, stanno ad indicare che la presenza non solo è molto forte ma molto radicata nel mondo degli affari. Costruzioni, industria manifatturiera, commercio, agricoltura, allevamento: niente sfugge allo strapotere economico della comunità del Dragone. Nelle strade circolano sempre più auto e moto cinesi, il trasporto delle derrate avviene sempre di più con contenitori di imprese cinesi di logistica, operatori cinesi sono titolari di concessioni per centinaia di migliaia di ettari di terra, soprattutto le grandi opere infrastrutturali sono appannaggio delle grandi imprese cinesi. Solo per citare alcune grandi opere realizzate da imprese cinesi che ho visto direttamente, posso indicare: la diga di Merawe sul fiume Nilo nel Nord del Sudan, che ha richiesto un investimento di 1,5 miliardi di dollari e ha creato un bacino idrico di 90 km di lunghezza in grado di irrigare oltre 2 milioni di ettari; la bellissima autostrada che in Etiopia collega Addis Abeba ad Awash; il nuovo aeroporto di Lusaka nello Zambia. Come è avvenuta e come sta avvenendo questa invasione? Su cosa si basa?

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Il punto di partenza sono le infrastrutture. Tutti i Paesi africani hanno un disperato bisogno di infrastrutture per sostenere il loro sviluppo. E una grande difficoltà a reperire i canali di finanziamento essendo questi Paesi generalmente molto indebitati. Per cui credito difficile e comunque molto caro. Sono direttamente le grandi imprese cinesi che si propongono alle Istituzioni di questi Paesi per offrire la loro disponibilità a costruire una grande opera. Presentano il progetto ma poi come finanziarne la realizzazione? Ecco allora che si presenta la Banca Cinese che offre il credito. Poiché le grandi banche cinesi sono controllate o partecipate dallo Stato o da fondi sovrani si comincia una trattativa in cui in cambio di una riduzione del debito e di garanzie, si contrattano riduzione dei dazi doganali per le auto e moto cinesi, concessioni per 99 anni di centinaia di migliaia di ettari di terra, ecc. Tutto a rigorosa trattativa privata, senza bandi internazionali. Cosa c’è di strano? In fondo i cinesi sono dei pragmatici e questo corrisponde ai loro interessi. Acquisiscono commesse, finanziano le loro esportazioni, si creano una base per produrre commodity agricole che possono facilmente esportare in Cina e che rappresentano una riserva stra-

tegica per una popolazione in forte crescita. Fortunatamente al momento l’ortofrutta non rientra nei loro piani di sviluppo e si limitano a soia, mais e allevamento. In fondo non c’è nulla di strano se non che la Cina, grazie alla propria forza economica, sta svolgendo un ruolo primario in Africa mentre l’Europa sta a guardare e pare poco interessata a questi processi. L’Africa è un’area strategica per tanti motivi ma soprattutto perché detiene gran parte delle riserve minerali mondiali. Inoltre la forte pressione demografica, unita ad un ridotto sviluppo, finisce per creare le condizioni per una emigrazione economica di massa. L’Europa si deve rendere conto che in questo processo deve svolgere un ruolo da protagonista. Aiutare l’Africa significa anche aiutare le imprese europee a crescere e a evitare che si creino delle sacche di miseria e di disperazione croniche che sono alla base dell’esodo di decine di migliaia di persone che si spostano per cercare migliori condizioni di vita. Forse dovremmo imparare dai cinesi e svolgere un ruolo più attivo in questo processo e non solo subirne le conseguenze. * presidente di Macfrut e di Cesena Fiera

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(2,1 milioni di tonnellate). Nonostante la vasta produzione, prodotti come il mango e altri frutti tropicali non hanno ancora posizioni preminenti nel commercio mondiale, tanto che l’analista olandese non li cita in questa classifica. Interessanti i dati riguardanti l’Africa. Il commercio di frutta fresca dall’Africa verso l’UE è rimasto abbastanza stabile negli ultimi dieci anni. Dal 2006 al 2016, ha registrato circa due milioni di tonnellate l'anno, escluse le banane. Dieci anni fa, l'esportazione di frutta fresca (escluse le banane) dal continente africano verso i Paesi dell'UE era solo metà del totale. Ora la quota dell'UE è di circa il 40%. In particolare, l’importanza delle esportazioni verso i Paesi del Sud-Est asiatico è aumentata dal 7 al 12%, o in cifre assolute da 330 a oltre 600 mila tonnellate. Inoltre, sempre più frutta fresca è stata spedita dal continente africano verso gli stati del Golfo. Dall’Africa, vengono spediti nell'UE soprattutto arance, meloni, uva, ananas e mandarini. Altri mega-trends sono stati diffusi a febbraio con il ‘Trend Report 2018’ promosso da Fruit Logistica e preparato dalla società di consulenza Oliver Wyman. Secondo il Report, la spesa mondiale relativa al consumo di frutta e verdura si avvicinerà nel 2030 alla soglia dei cinque trilioni di euro, più che raddoppiando il valore dei consumi mondiali del 2015. Secondo lo stesso studio, più della metà (56 per cento) del fatturato globale della frutta fresca entro il 2030 sarà sviluppato dai mercati asiatici e del Pacifico. Quattro elementi influenzeranno in modo determinante il mercato: la crescita della popolazione mondiale, l’utilizzo delle tecnologie digitali, l’evoluzione di trasporti e logistica, l’attenzione dei consumatori verso salute e benessere. Quattro sono anche i requisiti che saranno maggiormente richiesti ai fornitori di ortofrutta: rapidità, flessibilità, precisione e trasparenza. Marzo 2018

Per Anecoop i dati migliori di sempre La campagna 2016-17 del colosso spagnolo si è chiusa con un fatturato consolidato di 851 milioni di euro: è la prima cooperativa ortofrutticola europea. Non più solo agrumi

Chiara Brandi Per Anecoop, cooperativa valenziana leader in Europa nel comparto dell’ortofrutta fresca, la campagna 2016-17 è stata la migliore di sempre, grazie ad un totale di oltre 835 mila tonnellate di prodotto venduto, il 6,8% in più rispetto all’anno precedente, e 663 milioni di euro di fatturato (+3,8%). Il risultato consolidato

supera il milione di tonnellate, corrispondenti a 851 milioni di euro, in crescita del 6% rispetto al 2015-16. “Anecoop è diventata un’azienda multi-prodotto a tutti gli effetti, affiancando alla produzione e alla commercializzazione degli agrumi quella di vino, angurie, cachi, drupacee e ortaggi”, ha dichiarato il presidente Alejandro Monzón (a destra nella foto di

In Spagna nuove misure di sostegno al settore È stato presentato a Madrid il 13 marzo un Piano per il miglioramento del settore della frutta estiva, elaborato dal ministero dell’Agricoltura spagnolo (MAPAMA) in concerto con le principali organizzazioni dei produttori durante una ventina di incontri tenutisi nel corso degli ultimi mesi. Il segretario generale per l’agricoltura e l’alimentazione Carlos Cabanas ha sottolineato che si tratta di “un progetto ambizioso, pensato per affrontare al meglio ed insieme la situazione di crisi, divenuta strutturale dopo l’embargo russo del 2014, di un settore davvero importante per il Paese”. Il Piano include misure di lungo e di breve periodo. Quest’ultime sono in vigore già da aprile, con l’inizio della campagna in Andalucia e a Murcia, e interessano l’apertura di una linea di credito di 80 milioni di euro ai produtto-

ri oltre a diverse tipologie di agevolazioni fiscali. In particolare, nel Piano vengono inserite 14 misure raggruppate in 4 grandi blocchi: iniezione di liquidità (blocco che rientra nelle azioni a breve termine); riequilibrio tra domanda e offerta (attraverso cambiamenti di tipo normativo, il controllo di nuove piantagioni, la promozione della produzione biologica e la ricerca di nuovi mercati); organizzazione settoriale (ovvero la promozione di OP più grandi, associazioni di OP e Interprofessionali e il rafforzamento dei controlli sulla catena alimentare); maggiori informazioni di settore per facilitare la pianificazione e il monitoraggio delle campagne. Il ministero si è impegnato, in collaborazione con le organizzazioni di settore, a verificare entro dicembre l’impatto delle misure adottate. (c.b.)

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Piccoli frutti cileni sbarcati a Shanghai Venerdì 9 marzo rappresenta una data storica per l’export cileno: per la prima volta è attraccata al porto di Shanghai una nave charter piena di frutta fresca cilena, partita dalla Regione di Valparaiso. Un carico di 4.000 tonnellate di mirtilli, ciliegie, prugne, nettarine e uva da tavola, inviato da 30 aziende cilene. La spedizione è destinata ad avere un impatto forte nella cosiddetta ‘corsa alla Cina’. L’importatore è il gruppo Dalian Yidu, uno dei maggiori in Cina, famoso per essere stato il primo, nel dicembre 2012, ad impiegare voli charter per il trasporto di merci deperibili dal Cile. “Nel 2017 il Cile è diventato il principale esportatore in termini di valore di frutta fresca sul mercato cinese. Per raggiungere questa posizione, considerando che i due Paesi si trovano molto distanti tra loro, la logistica ha un ruolo molto importante. Poter prendere in considerazione la soluzione del charter via mare favorirà ulteriormente il comparto della frutta fresca cilena”, ha spiegato il rappresentante di Pro-Chile a Shanghai, Cesar Suarez. L’export cileno di piccoli frutti è in crescita, con volumi record per i mirtilli, per un totale di 107.229 tonnellate inviate oltre confine. Finora le destinazioni principali dei mirtilli made in Chile sono state il Nord America, che ha assorbito il 64% degli invii, l’Europa con il 24% del totale e l’Asia con il 12%. Buoni anche i risultati del comparto cerasicolo con un aumento vicino al 100% dell’export. (c.b.)

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pagina 52) durante la conferenza stampa di apertura della tradizionale assemblea generale di marzo degli oltre 300 soci, provenienti dalle 69 aziende facenti parte del gruppo. “La nostra scommessa è riuscire a concentrarci ulteriormente, integrando sempre più realtà del settore, e continuare ad investire in ricerca ed innovazione per ottenere frutti più gustosi e sostenibili”, ha aggiunto. I Paesi europei assorbono oltre il 90% delle esportazioni di Anecoop: lo scorso anno la Francia è stata la prima destinazione del-

ca', poiché per la prima volta sono stati superati i risultati raggiunti dagli agrumi. L’innovazione varietale che ha coinvolto i produttori di angurie ha portato ad un aumento delle quantità di prodotto venduto, portatosi a più di 130 mila tonnellate. I cachi hanno superato le 100 mila tonnellate; un risultato che ha confermato Anecoop leader commerciale nel comparto. Mentre la produzione di ciliegie si va via via consolidando, per i piccoli frutti e l’uva da tavola si evidenzia un leggero incremento

l’export della cooperativa con 192 mila tonnellate acquistate, seguita da Spagna (171 mila tonnellate) e Germania (123 mila tonnellate). “Un risultato che ci rende orgogliosi, ma il nostro progetto ha precisato il direttore generale Joan Mir - è diversificare i mercati ed entrare in Asia e nei Paesi arabi”. Analizzando le singole unità di business, la campagna degli agrumi ha fatto registrare risultati di vendita simili all’anno precedente. Per limoni e pompelmi tuttavia le aspettative per il prossimo futuro sono buone, grazie alla sperimentazione di nuove varietà e alla recente entrata di nuovi partner specializzati, alla nuova segmentazione della categoria di prodotto e ad operazioni di controllo delle produzioni strategiche da parte di alcune cooperative socie. Per la frutta, in generale, è stata una campagna ‘atipi-

dell’output. Senza dimenticare l’introduzione di nuove colture, considerate strategiche, come i meloni al Sud, alcune varietà di frutta decidua nella valle dell’Ebro, i melograni, i kiwi e la frutta esotica. Ma anche gli ortaggi hanno registrato buone performance in termini di prezzo, mentre a volume è stata una campagna simile alla precedente. Nell’ultimo quinquennio il comparto del biologico ha visto in Anecoop una crescita esponenziale del fatturato, passato da 6 a 40 milioni di euro, e l’aspettativa di crescita è ancora molto elevata. Infine, con il lancio della società Janus Fruit S.L., a cui hanno partecipato Anecoop e la partner Rural San Vicente Ferrer de Benaguasil, le vendite della IV gamma sono quasi raddoppiate, con un fatturato di circa 2 milioni di euro. Marzo 2018


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Nel 2017 il settore italiano dei carrelli elevatori è stato analizzato per la prima volta nel Libro bianco dedicato alla movimentazione e alla logistica realizzato da AISEM (Associazione italiana sistemi di sollevamento, elevazione e movimentazione) insieme ad ANIMA (Federazione delle Associazioni nazionali che, in seno a Confindustria, rappresenta le aziende dell’industria meccanica). Un’iniziativa funzionale a Intralogistica, il prossimo salone del settore, organizzato dalla filiale italiana di Deutsche Messe, in programma dal 29 maggio all’1 giugno 2018 a Rho Fiera. Dall’analisi emergono indicatori e performance di tutto rispetto, come ad esempio il grado di internazionalizzazione del comparto, che vanta un’incidenza dell’export sul fatturato che raggiunge il 90%. Incrociando i dati dello studio, l’Italia esporta nell’ordine dei 600 milioni di dollari (dati 2015) con un saldo commerciale positivo per 310 milioni circa e insieme a Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania “ tra i principali produttori ed esportatori". Le imprese di questo ambito analizzate dallo studio si concentrano per la maggior parte nella fascia compresa tra Emilia Romagna, Veneto, Lombardia e Piemonte. Le consegne di carrelli elevatori made in Italy sono dirette soprattutto verso l’Europa per il 71%, il 9% verso gli US, l’8% verso Est Europa e Russia. Quote minori per Asia, Africa, Sudamerica e Australia. Il comparto si rivolge ai settori logistica, trasporto e GDO e sempre più nelle aziende si fanno strada elementi 4.0 “come controllo e monitoraggio a distanza, geo-localizzazione, manutenzione online". A livello globale il settore - i cui maggiori player internazionali Marzo 2018

Innovazione e servizio i due elementi chiave per il successo. I mezzi hanno sistemi di controllo e monitoraggio a distanza con manutenzione online. Anche qui l’Asia la farà da padrona

sono Toyota Industries, Jungheinrich, Kion e Hyster-Yale Material Handling - gode di buona salute. Dal 2017 al 2023 le previsioni internazionali, tra cui quelle contenute nel “Global Forklift Truck Market Insights, Opportunity Analysis, Market Shares and Forecast 2017-2023”, parlano di una crescita tra il 6,4 e il 7 e più per cento, con i margini maggiori decisamente in Asia (India, Cina, Far East, Giappone) ma anche in Brasile. La crescita è sostenuta dalle continue innovazioni sul piano della gestione, della manutenzione e della sicurezza, così come dalla diffusione dei sistemi di vendita e-commerce. D’altra parte, l’utilizzo dei ‘muletti’ deve vedersela con la progressiva automazione della logistica interna e l’introduzione della robotica nei magazzini, nelle celle frigorifere e in generale nei processi di lavorazione. Tutto ciò

CARRELLI ELEVATORI

Un settore in salute. All’estero il 90% dei carrelli italiani

spinge verso una competizione molto serrata, in tutti i mercati, tra i costruttori e i rivenditori di carrelli elevatori. In Italia il settore è tornato a crescere dal 2015, almeno in termini di valore, accelerando ulteriormente nel 2016. Nel 2017 sono state prodotte non meno di 50 mila unità (5 mila in più del 2016). La competizione a livello nazionale si sta giocando - secondo gli addetti - soprattutto in termine di fornitura di servizi. Con la crescita dell’e-commerce nella logistica in generale, è aumentata la richiesta di macchinari piccoli e a trazione elettrica. Nello stesso tempo porti e interporti si stanno organizzando anche con macchine di grossa portata in attesa di un previsto aumento dei flussi. Stabile o in lieve aumento si sta rivelando la richiesta di carrelli elevatori da parte della GDO e in particolare delle sue piattaforme www.corriereortofrutticolo.it

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CARELLI ELEVATORI

UN MERCATO UN’AZIENDA

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Il loro uso si è imposto con l’arrivo dei pallet La nascita del carrello elevatore viene fatta risalire agli Anni Venti grazie all'inventore statunitense Eugene Clark e il nome del marchio ad esso collegato è stato in varie parti del mondo e per lungo tempo un sinonimo di questo mezzo. Il primo carrello elevatore venne realizzato per rispondere ad una semplice esigenza: spostare materiale da un punto all’altro dell’azienda in maniera rapida, efficiente e con il minimo sforzo. Era a combustione interna, composto da una piattaforma a 3 ruote dotata di un contenitore che poteva contenere fino a 2 tonnellate; lo sterzo funzionava a lati invertiti e non c’erano i freni. La diffusione dei carrelli elevatori è collegata di-

rettamente alla diffusione dell’uso del pallet avvenuto alla fine della seconda guerra mondiale. E notevoli sono state le evoluzioni nel corso degli anni, con l’applicazione delle più moderne tecnologie, sia nel campo delle prestazioni, sia in quello del comfort e dell’ergonomia per i conducenti, sia nel campo della sicurezza. Sono ad esempio di epoca recente l'applicazione di una cabina di protezione per l'abitacolo del conducente, così come l'abolizione del cambio manuale a favore della trasmissione automatica, l'utilizzazione del servosterzo e le applicazioni dell'elettronica in grado di sovrintendere alle operazioni principali.

logistiche così come dei magazzini di stoccaggio e lavorazione dell'ortofrutta. Nel primo semestre 2017 le realtà regionali trainanti il mercato si sono confermate la Lombardia, l’Emilia Romagna, il Veneto e il Piemonte seguite da Lazio, Campania e Toscana. In particolare, è cresciuta la fetta di mercato dei carrelli da magazzino per l’Emilia Romagna che nel primo semestre 2017 ha ottenuto risultati migliori rispetto allo stesso semestre del 2016, superando le vendite di carrelli da magazzino del Veneto. Piemonte e Lazio sono sugli stessi quantitativi, sia per il segmento dei carrelli da magazzino che dei carrelli frontali elettrici. Anche se, nel secondo semestre 2017, è stata la Campania a imporsi su entrambe le regioni, per ciò che riguarda il mercato dei carrelli termici. Il Trentino Alto Adige ha invece registrato un raddoppio delle vendite di carrelli da magazzino, mentre la Liguria ha dimezzato le sue commesse di oltre il 50% rispetto al secondo

semestre 2016. Secondo l’Associazione Italiana Sistemi di sollevamento, elevazione e movimentazione, il recupero del settore è trainato da una richiesta che giunge in maniera trasversale dal manifatturiero, dalla GDO, così come dalla logistica e dai trasporti. Il 2018 dovrebbe essere un anno di consolidamento: difficilmente - ritengono gli analisti - il mercato interno crescerà ancora, più probabile che accusi un rallentamento. Circa le prospettive, lo scenario generale va considerato con attenzione. Markus Schröppel, direttore dell’Istituto IFT (Institute for materials handling and logistica) di Stoccarda dichiara: “Nel futuro prevedibile, i sistemi di trasporto senza conducente, insieme alla robotica, saranno in grado di sostituire i sistemi attuali con attrezzature e processi automatizzati per la movimentazione dei materiali, che diventeranno gli aspetti più importanti dell’intra-logistica”. (a.f.)

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Il robot: competitor o alleato? Da una decina d’anni i robot sono entrati nei magazzini di ortofrutta e nelle piattaforme logistiche dei supermercati a gestione più avanzata. Per vari motivi - economici, organizzativi, tecnologici, altro - questa esperienza non si è diffusa a largo raggio ma sta prendendo piede progressivamente nelle realtà più grandi e meglio organizzate. Pensiamo alla robotica entrata in Italia nei magazzini delle aziende di punta del settore delle mele, dall’Alto Adige al Piemonte, in anni recenti, assorbendo grandi investimenti, e ad alcune esperienze avviate da aziende ortofrutticole anche in Emilia Romagna. Pensiamo alle esperienze realizzate nelle piattaforme della grande distribuzione europea fin dal 2008, come nel caso del discount belga Colruyt dove è stata applicata una delle prime esperienze di magazzino automatizzato nel settore dell’ortofrutta (il magazzino di distribuzione dell’ortofrutta era fino all’ingresso dei robot uno dei settori a più alto impiego di manodopera di Colruyt). Sei robot-preparatori hanno progressivamente gestito la logistica di magazzino di qualche decina di migliaia di cassette di ortofrutta al giorno. La domanda è: la robotica ha tolto spazio e ruolo ai carrelli elevatori nei magazzini di ortofrutta e nelle piattaforme dei distributori? A giudicare dal mercato delle vendite dei ‘muletti’ degli ultimi anni in Italia e in Europa, si direbbe di no anche se l’automazione dei magazzini ha intaccato solo in parte l’utilizzo dei carrelli grazie alle loro caratteristiche.

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UN MERCATO UN’AZIENDA

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Hanno uno straordinario raggio di curva per lavorare con efficacia in celle frigo e spazi ridotti. Alto rendimento e bassi consumi di energia grazie ad una innovativa tecnologia elettronica Tra le aziende che producono carrelli elevatori adatti al settore ortofrutticolo abbiamo scelto di presentare Montini con la sua ultima generazione di prodotti. I carrelli elevatori elettrici Montini a quattro ruote ‘MR Compact’ (nelle versioni a 48V da 1750 kg e 2000 kg di portata nominale e a 80V da 2500 kg di portata nominale) si possono considerare ideali per la movimentazione delle merci nel comparto ortofrutticolo perché rispondono ai bisogni di compattezza richiesti dagli utilizzatori, per avere uno straordinario raggio di curva, per lavorare con grande efficacia in corridoi di stivaggio ristretti, celle frigorifere e spazi ridotti, poiché sono dotati di serie del Super Sterzo Montini (in grado di sterzare negli stessi spazi di un carrello a tre ruote). La sigla MR significa ‘Montini Revolution’ perché si tratta in effetti di una rivoluzione nel campo dei carrelli compatti. L’innovativa tecnologia elettronica, studiata in laboratori di ricerca tedeschi, in corrente alternata ad inverter con comunicazioni in Can Bus, garantisce infatti alto rendimento e bassi consumi di energia; è dotata di un nuovo sistema di diagnosi capace d’avere tutto sotto controllo, riducendo gli eventuali tempi di fermo macchina. I gruppi di sollevamento, progettati e realizzati da Montini, sono disponibili in versione DX (Duplex) e TX (Triplex) con visibilità totale (VT) ed alzata libera totale (ALT), per avere massima scorrevolezza e maggiore stabilità; soddisfare le più svariate esigenze di Marzo 2018

voro fino a 14 ore al giorno; per lavorare meglio e di più, nel rispetto della salute e dell’ambiente. Completano il kit energia i nuovi carica-batteria ad alto rendimento e riduzione del consumo energetico. E’ inoltre possibile equipaggiare i carrelli ‘MR Compact’ dell’innovativo sistema ‘remote control’ per il riconoscimento rapido dei guasti elettrici (mediante trasmissione remota dei dati), per la localizzazione del carrello, per attivare l’antifurto e per bloccare le funzioni del carrello.

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I compatti di Montini pensati per la frutta

L’AZIENDA

lavoro; avere assoluta sicurezza nelle grandi alzate ed ottima capacità di carico; offrire performance di carico da record: 1500 kg a 5600 mm d’alzata a baricentro 500 mm per il carrello ‘MR 2.0 Compact’ e 1600 kg a 6950 mm d’alzata a baricentro 500 mm per il carrello ‘MR 2.5 Compact’. Questi carrelli possono essere allestiti con batterie ad elevata capacità Amp/h, fino a 1100 Ah (per i carrelli a 48V) e fino a 860Ah (per i carrelli a 80V) per soddisfare ogni tipo d’esigenza lavorativa; per garantire un’autonomia di la-

Dal 1965 una produzione specifica per il settore. L’importanza di un ufficio tecnico preparato nell’assistenza post-vendita. Primi nell’introduzione degli ammortizzatori

Tra il 1955 e il 1960 i fratelli Antonio e Giovanni Montini producono i primi carrelli elevatori diesel da 3 a 10 tonnellate di portata. Il prodotto fu subito apprezzato per robustezza e tecnologia. Risale al 1965 la produzione dei primi carrelli elevatori elettrici specifici per il settore ortofrutticolo. Il grande successo di questi prodotti permise alla società di raggiungere la leadership di mercato in questo segmento. A partire dal 1975 l’azienda capisce che il mercato richiede sempre più un alto livello di servizi e si organizza per soddisfare questo bisogno, strutturando un ufficio tecnico e postvendita competente e preparato. Nel 1984 nasce la GM, società del gruppo Montini per la distribuzione del prodotto in Italia e all’estero. Dopo aver dato vita alla serie di carrelli Bingo, la Montini è la prima azienda al mondo ad introdurre gli ammortizzatori su un carrello elevatore per garantire più sicurezza e confort all’operatore e ridurre le malattie professionali, anticipando di molti anni le normative e le indicazioni di legge sulle vibrazioni delle macchine operatrici. Nel 2002 la società viene rilevata da Francesco Garotti, che ne era socio dalla fine degli anni Settanta. L’innovazione da allora continua e con essa una specializzazione adatta a rispondere alle esigenze degli operatori del settore ortofrutticolo. www.corriereortofrutticolo.it

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MIA MADRE È L A LU C E D E L S O LE .

M I O PA D R E È I L M O NTE .

C Cii ssono ono le le mele. mele. E poi poi c’è c’è Marlene®, Marlene®, figlia figlia delle delle Alpi. Alpi. Sua Sua madre madre è la la luce luce del del sole, sole, suo suo padre padre è ilil monte, monte, la la sua sua culla culla è stata s ta ta ll’Alto ’Alto A Adige/Südtirol. dige/Südtirol. L Le e2 2.000 .000 ore ore di di sole sole all’anno all’anno e le le sensibili sensibili variazioni variazioni di di temperatura temperatura tra tra ilil giorno giorno e la la notte not te assicurano a s s icu ra n o ilil gusto gusto unico unico cche he M Marlene® a r le n e ® o offre ffre a all p palato. alato. M Marlene® arlene® ssarà a rà p presto resto ssulla ulla bocca bocca di di tutti, tut ti, ilil perché perché te te lo lo dice dice lei lei stessa stessa su su m marlene.it arlene.it

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