Corriere Ortofrutticolo Novembre 2018

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MENSILE DI

ECONOMIA

E AT T U A L I T À

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ANNO XXXI Nuova serie Novembre 2018 Euro 6,00

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PROTAGONISTI ROCCO PATRÌ Intesa generazionale e innovazione in Sicilia PAG.25 EXPORT • PAG. 47 L’AGENDA CINESE Passi avanti a Pechino della delegazione europea. Il CSO in prima fila

EVENTI • PAG. 17 THE ROME TABLE In 608 incontri d’affari i buyer esteri hanno scoperto l’Italia

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Spagna all’attacco, Italia ferma Qui tutti sono all’attacco, a partire Frassoldati dagli spagnoli. Che hanno chiuso a tempo di record un accordo con la Cina per esportare la loro uva da tavola oltre la Grande Muraglia. L’ennesimo successo della diplomazia agroalimentare iberica, dopo le mosse vincenti legate ai protocolli di agrumi, pesche, prugne sempre con la Cina. Segnalo un’altra notizia, passata sotto tono. La fiera di Madrid, alla luce del decollo di Fruit Attraction, non molla e rilancia sul biologico. Una nuova fiera madrilena interamente dedicata alle produzioni organiche (Biofood Madrid) si terrà il 13-14 novembre 2019, come naturale conseguenza di una doppia (anzi tripla) leadership: primo esportatore europeo di ortofrutta, primo produttore di bio come superfici coltivate e secondo player fieristico di tutta l’area euro-mediterranea. Poi i cinesi. Il potere dei loro soldi è immenso e i loro investimenti nella logistica tendono a costruire tante “Vie della seta” al servizio del loro imperialismo economico e dei commerci mondiali. Non a caso i colossi cinesi stanno guardando con interesse ai nostri porti di Ravenna, Trieste e Venezia - la via di Marco Polo all’incontrario – dopo aver messo le mani su altri snodi strategici nel Mediterraneo e in Africa. Gli altri corrono, l’Italia sta a guardare. E’ deprimente. Per esportare in Cina c’è da completare il protocollo agrumi e in sospeso c’è quello sulle pere; poi si parlerà di mele. Insomma al momento nulla o poco si muove. Del Tavolo nazionale ortofrutta si sono perse le tracce (al 9 dicembre, mentre scriviamo). E’ in circolazione una bozza di lettera in cui i principali player del settore chiedono al sottosegretario Pesce di onorare gli impegni presi a fine settembre e di riconvocare il tavolo entro fine anno, ma con un odine del giorno concreto, operativo. Catasto e apertura di nuovi mercati (leggi barriere fitosanitarie), più controlli sull’import, promozione dei consumi e il progetto Frutta nelle scuole sono i punti all’ordine del giorno, più o meno in questo ordine di importanza. Poi bisogna pretendere che il Tavolo diventi permanente (come quello sul vino) e che abbia un nucleo operativo semplificato, snello. Non c’è più tempo da perdere. Per esportare servono infrastrutture fisiche (porti, aeroporti, treni, viabilità), digitali e soprattutto azione di lobby come sistema Paese, diplomazia economico-commerciale. A che punto siamo? A un dibattito a Cesena per gli 80 anni della rivista Frutticoltura sono emerse valutazioni molto preoccupate sul futuro, anche da parte di chi normalmente è cauto. “Non possiamo più continuare a considerare il mercato internazionale - ha spiegato Renzo Piraccini - come un elastico in funzione della necessità di smal-

✍ Lorenzo

Novembre 2018

tire i nostri surplus produttivi. Dobbiamo accelerare perché su questa partita ci giochiamo il futuro e bisogna cominciare da una piattaforma unica in Italia che riunisca tutta la filiera. È uno strumento imprescindibile”. La bilancia commerciale dell’ortofrutta con l’estero scricchiola. “Nei primi mesi di quest’anno – ha ricordato Marco Salvi – abbiamo esportato 300 mila tonnellate in meno rispetto all’anno scorso mentre l’import è aumentato di 100 mila tonnellate. Qualche domanda dobbiamo farcela. Perché per gli agrumi, che è una delle nostre principali produzioni, esportiamo 164 mila tonnellate e ne importiamo 288 mila? Perché esportiamo 700 mila tonnellate di legumi e ne importiamo 900 mila? È fondamentale aprire nuovi mercati altrimenti questo sistema-Paese fallisce”. Manca una regìa nazionale sull’innovazione varietale, denuncia poi Davide Vernocchi, “uno dei principali motivi che ha portato alla crisi strutturale del comparto pesche e nettarine che è arrivato ad avere in produzione fino a 200 cultivar diverse”. Insomma siamo sempre lì, alla denuncia di problemi che tornano a presentarsi sempre uguali, impietosi, inesorabili, come le cattive notizie, e che si aggravano perché non vengono mai affrontati seriamente. Il contesto non aiuta. Stiamo entrando in un ciclo economico depresso e deprimente, con lo spettro della recessione sullo sfondo. E cresce la competizione fra insegne della Distribuzione moderna, con le catene dei discount e dei soft discount che aprono negozi un po’ ovunque, innescando una micidiale guerra sui prezzi (al ribasso). E un grande buyer come Claudio Mazzini di Coop avverte che “nei prossimi cinque anni l’attuale sistema della grande distribuzione sarà diverso da quello attuale e la trasformazione non sarà indolore per il comparto ortofrutticolo soprattutto sul fronte delle varietà”. L’ortofrutta, più di altri comparti del food, ha bisogno di mercati aperti, di fare massa critica, di organizzazione commerciale, di aggregazione. E di attenzione e sostegno da parte della politica perché il nostro sistema sta perdendo di competitività. Nella manovra finanziaria di cui stiamo discutendo da mesi non c’è un euro per ridurre il costo del lavoro, per alleggerire il peso fiscale che opprime le imprese. Or-

EDITORIALE

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

segue a pag. 5

PUNTASPILLI

CHI SALVA CHI? A salvare il PIL italiano nel terzo trimestre 2018 è solo l’agricoltura con un aumento dell’1,6%, sottolinea Coldiretti. Ma chi salverà l’agricoltura dal PIL? *

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ANNO XXXII Nuova serie Novembre 2018

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Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Emanuele Zanini Hanno collaborato: Chiara Brandi, Duccio Caccioni, Mariangela Latella Sede operativa via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale Antonio Felice Comitato di indirizzo Duccio Caccioni, Antonio Felice, Lorenzo Frassoldati, Corrado Giacomini, Claudio Scalise (coordinatore) Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 70 euro per due anni: 100 euro abbonamenti@corriereortofrutticolo.it Chiusura in redazione il 10.12.2018

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Profilo: Corriere Ortofrutticolo si è affer-

mato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio.

Diffusione: 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Dettaglianti 23%, Produttori 22%, Grossisti 19%, Distributori 12%, Import-export 6,5%, Servizi 5%, Tecnologie e Trasformati 2,5%, Altri 10% Novembre 2018

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La cimice che mette paura

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RUBRICHE EDITORIALE Spagna all’attacco, Italia ferma

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MERCATI&DISTRIBUZIONE Pam assorbe Arimondo e Borello crescendo di 68 punti vendita 41 Nel 2019 di Selex investimenti e un fitto piano di aperture

CONTROEDITORIALE La distribuzione alla svolta spinta dal digitale

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Esselunga a Milano fa co-working 44

NOTIZIARIO

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Marca 2019 si focalizzerà su food safety e tracciabilità

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Fruttaweb apre all’Horeca

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MONDO Export, passi avanti con i cinesi E per l’Italia il CSO in prima fila

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Alibaba è pronta a entrare in Europa

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FRESH CUT LA IV Gamma crescerà in Conad nei market di nuova generazione

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ATTUALITÀ THE ROME TABLE A Roma in 608 incontri d’affari i buyer scoprono l’Italia Copertina - Protagonisti ROCCO PATRÌ Tale il padre tale il figlio MELE. A Interpoma è la sostenibilità la vera protagonista

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Bilancia commerciale: l’Italia importa troppa ortofrutta

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Ricerca su ortaggi arricchiti

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MALTEMPO. Il disastro degli ortaggi

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Cultiva in Florida punta su bio per le sue baby leaf in serra

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INSETTI INFESTANTI. La paura della cimice

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Allerta Batteri in Germania. La ricerca italiana smorza i toni

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segue editoriale

mai il mondo imprenditoriale sta salendo sulle barricate (o scendendo in piazza, come è successo a Torino) per rivendicare misure vere per la crescita. Per esporta-

re servono porti, aeroporti, ferrovie efficienti, autostrade fisiche e digitali. Siamo terribilmente indietro e il governo gialloverde rema contro. l.frassoldati@alice.it www.corriereortofrutticolo.it

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La distribuzione alla svolta, spinta dal digitale di Corrado Giacomini* Abito in una zona centrale di Parma e vicino a casa mia c’è un negozio di ortofrutta che espone sempre dei prodotti di primissima qualità. Mia moglie - siamo ormai dei vecchietti - compra in questo negozio della bellissima frutta ma mai, o quasi mai, degli ortaggi né per insalata né da cucinare, poco anche le patate. Per questi prodotti si reca nel vicino supermercato dove acquista sia ortaggi di IV Gamma sia preparati di V Gamma pronti per l’uso. Qualche volta dei surgelati, ma sempre ortaggi già tagliati o preparati da cucinare. Si comporta così solo mia moglie, che non ha più voglia di cucinare e può acquistare prodotti più costosi? Non mi pare, perché molte volte la seguo e osservo che allo scaffale della IV e V Gamma, solitamente situato nello stesso reparto dell’ortofrutta, si avvicinano molte signore e signorine, anziane o giovani, studentesse, impiegate o casalinghe e anche uomini di varie età, insomma tutti i possibili “shopper” dell’ortofrutta. Ma non è finita, perché quando ritorno a casa trovo spesso parcheggiato sul marciapiede il furgone di Esselunga che porta la spesa a una coppia di giovani che abitano sopra di me e la giovane signora mi ha detto che solitamente fa la spesa on-line, acquistando tutto: dalla carta igienica all’ortofrutta. Ho scoperto così che esiste una piattaforma web “Supermercato24” dove più di 100 supermercati, tra cui Panorama, Esselunga Superstore, U2, Conad Superstore, Coop e altri, vendono online, con consegna a orario concordato, persino entro un’ora, un assortimento ampio di frutta e ortaggi freschi e confezionati di IV e V Gamma, oltre a molti altri prodotti grocery. E qui comincia l’altra innovazione nella distribuzione che sta preoccupando tutte le organizzazioni di vendita al dettaglio basate sui tradizionali punti vendita: l’e-commerce B2C (Business to Consumer), dove il canale informatico (internet based) mette in contatto direttamente l’impresa fornitrice con il consumatore finale. È di questi giorni la notizia che persino la potentissima IKEA sta pensando di rivedere il modello di business che ne ha decretato il successo per rafforzare la distribuzione via e-commerce, visto che le sue vendite on-line sono aumentate del 45% nei primi otto mesi dell’anno e rappresentano l’8% del totale. L’e-commerce si sta dimostrando un formidabile strumento di marketing e di profilazione, intendendo con questo termine la scoperta delle caratteristiche del potenziale cliente, oltre che il canale ideale per erogare informazioni su prodotti/servizi sempre più ricche al fine di rafforzare il rapporto azienda/consumatore, un consumatore che dispone oggi degli strumenti informatici per conoscere ed

Novembre 2018

esprimere i propri desiderata. Se pensiamo, infatti, al rapporto personale che si viene a stabilire sul mercato moderno tra comunicazione del cliente attraverso Internet e la distribuzione veicolata da l’e-commerce, si può dire che mass-media e mass-marketing sono superati. In questo nuovo ambiente, la comunicazione non ha una sola direzione (dall’offerta alla domanda), ma ciascun cliente esprime le sue preferenze ed effettua la sua scelta su una piattaforma quasi infinita ed è l’offerta che deve cercare di individuare la richiesta di innovazione che il singolo esprime, per poter adottare nuovi criteri di segmentazione del mercato. Ecco quindi l’importanza di cogliere la presenza di quella che viene chiamata la “Generazione Z”, formata da giovani di età compresa tra 18 e 21 anni, una fascia di età destinata ad allargarsi, che vive quasi in simbiosi con Internet. Interessante, inoltre, il dato del Rapporto 2018 dell’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano secondo il quale la diffusione di strumenti come smartphone e tablet ha cambiato le abitudini di acquisto di molti consumatori, basti pensare che il 31% degli acquisti e-commerce arriva da smartphone e ben il 32% riguarda il Food&Grocery. Lo stesso Rapporto calcola che le vendite e-commerce di Food&Grocery rappresentano, per ora, solo il 4% del totale (1,1 miliardi di Euro, di cui il 90% destinato all’alimentare), ma con ritmi di crescita elevatissimi, di oltre il 30% sia nel 2016 che nel 2017. Non ci si deve meravigliare, pertanto, che se si chiede a Google di cercare “ortofrutta online”, si aprono pagine di siti, soprattutto, di ortofrutta bio. Alcuni progetti di e-commerce nell’ortofrutta vengono già considerati di successo, come Fruttaweb, Bio express, Le verdure del Mio Orto, Cortilia e altri ancora. Non so se è troppo presto per affrontare questa sfida, ma quello che è certo è che il panorama del settore retail sta cambiando su una scala e a un passo che solo qualche anno fa nessuno poteva immaginare. Forse, anche gli operatori dell’ortofrutta dovrebbero prepararsi ad affrontare la rivoluzione in atto nel retail, perché non basta aprire un sito, ma bisogna disporre di una adeguata organizzazione che conti su un modello commerciale orientato a rispondere alle nuove modalità d’acquisto (garanzia di qualità, prezzi allineati alla concorrenza, packaging e porzionamento dell’offerta, prodotti bio, IV e V Gamma, ecc.), su un sistema di comunicazione d’impresa e di prodotto efficiente e su una struttura logistica economica, agile e tempestiva sia in entrata che in uscita dei prodotti venduti. Non è certamente una sfida facile da vincere. * economista agrario

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CONTROEDITERIALE

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

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VOG: Dichgans ha il successore, è Walter Pardatscher ad di Autobrennero

agosto 2019. Ma Walter Pardatscher, 48 anni, viene dal mondo della melicoltura: è infatti anche un produttore di mele ed è presidente di una delle cooperative del VOG.

Mercoledì 28 novembre il consiglio di amministrazione del Consorzio VOG ha deciso chi guiderà nei prossimi anni la Casa della Mela di Terlano, dopo il lungo periodo affidato a Gerhard Dichgans. Sarà Walter Pardatscher (nella foto) il successore di Dichgans alla direzione. Essendo lo

Funziona l’intesa Apofruit-SFT e attrae nuovi soci produttori

storico direttore prossimo alla pensione, da qualche mese il board di VOG era alla ricerca di un possibile successore, individuato anche grazie al supporto di una rinomata agenzia di recruitment di Monaco di Baviera. Il board ha preso la sua decisione ritenendo che Walter Pardatscher abbia le competenze adatte per portare avanti gli ambiziosi progetti del Consorzio. Il futuro direttore del Consorzio di Terlano è un manager rinomato ed attualmente ricopre la carica di amministratore delegato della società Autostrada del Brennero, carica che dismetterà per mettere la sua esperienza a disposizione del VOG a partire dal 1°

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Un successo auspicato, che ha superato le aspettative. E’ questo il risultato dell’alleanza strategica sottoscritta nel 2015 tra la Società Frutticoltori Trento (SFT) e Apofruit Italia. Il piano concordato prevedeva l’adesione di SFT alla Op Apofruit; l’integrazione della parte industriale e commerciale in un’unica gestione; il medesimo trattamento, per i soci di entrambe le realtà nelle liquidazioni e nella partecipazione ai nuovi progetti di sviluppo, a partire dalla raccolta 2018. “La nostra società - afferma il presidente di SFT Riccardo Forti sintetizzando la propria soddisfazione – ha liquidato ai soci melicoltori 11,7 milioni di euro, il 39% in più degli 8,4 milioni dell’anno scorso. Nessun altro produttore di mele è riuscito ad aumentare il liquidato totale, pur avendo accresciuto la remunerazione per chilo di mele. Un risultato ottenuto grazie all’aumento dei prezzi che hanno largamente compensato il 16% di calo delle quantità. Siamo assolutamente soddisfatti del nostro accordo commerciale con Apofruit Italia. I conti della

cooperativa, approvati dai nostri 229 soci, vedono un fatturato di quasi 19 milioni, in aumento del 13%, e un utile netto di 101mila euro”. Soddisfazione anche da parte Apofruit. “Un grande risultato che si deve ai produttori del territorio trentino e a tutti coloro che hanno creduto e messo impegno in questo progetto - afferma il direttore generale del Gruppo Apofruit Ilenio Bastoni -. In questi anni abbiamo lavorato attentamente su come creare valore nei prodotti: attraverso un piano di riconversione all’agricoltura biologica, attraverso un rinnovamento varietale focalizzato su varietà a Club (Pink Lady®, Joya®, Candine®) e differenziando le produzioni tramite lo sviluppo di nuove specie, come il ciliegio”. “Il nostro impegno - puntualizza Bastoni - si è profuso anche sul piano industriale, migliorando la capacità di confezionamento del magazzino e rendendolo più adatto alla soddisfazione delle mutate esigenze del mercato. Neppure la rete commerciale è stata trascurata, tant’è che oggi possiamo contare su una elevata differenziazione dei mercati di destinazione e sull’avvio di relazioni soddisfacenti con importanti catene della distribuzione, anche all’estero e nell’oltremare. E i risultati sono incontestabili. SFT è l’unica realtà del territorio trentino che ha aumentato sia i fatturati che il liquidato ai soci, benché la produzione sia calata”. C’è adesso l’obiettivo di sviluppare la base produttiva sul territorio. Aggiunge infatti Bastoni:

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N NOTIZIARIO

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Origine Group cresce in Malesia con Sweeki Gold e Sweeki Green È stata lanciata in Malesia la stagione del kiwi Sweeki di origine italiana, durante un evento organizzato nella capitale Kuala Lumpur da Origine Group in collaborazione con l’importatore EuroAtlantic. Erano presenti un’ottantina di persone, tra cui buyers malesiani, sia di catene di supermercati che dei mercati all’ingrosso. Hanno inoltre partecipato l’ambasciatore Italiano in Malesia Cristiano Maggipinto e il direttore dell’ufficio ICE a Kuala Lumpur, Samuele Porsia. Negli interventi del general manager di Origine Group Alessandro Zampagna e della responsabile vendite Reen Nordin è stata sottolineata la mission del consorzio italiano leader nel segmento di alta qualità di kiwi e pere e in particolare sul valore della proposta del marchio Sweeki, che assicura ai clienti alta qualità costante per tutto l’anno, grazie alla sua importate base produttiva in

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Italia e in Cile. E’ anche intervenuta la dietologa Alexandra Prabaharan in particolare sulle virtù nutrizionali del kiwi e sul suo utilizzo in cucina. Infine è stato servito un pranzo con il kiwi come protagonista, dalle insalate al gelato. Davvero positiva l’accoglienza degli ospiti e dei buyer presenti, che trovano in Sweeki un marchio che ben si adatta a valorizzare il kiwi di alta qualità. Nel corso del 2018, dopo una campagna di successo con il kiwi verde cileno (mille tonnellate di prodotto sui mercati asiatici), Sweeki è stato presente sul mercato malese da settembre con Sweeki Gold (giallo) e da novembre con Sweeki Green (verde) di origine italiana. Grazie alla collaborazione con Euro-Atlantic, impresa leader nell’import e distribuzione di ortofrutta in Malesia, Sweeki viene venduto sia sui mercati all’ingrosso sia all’interno di diverse catene della Grande distribuzione locale. La Malesia rappresenta un mercato relativamente piccolo (con una popolazione di circa 32 milioni di abitanti) ma evoluto, con un buona capacità di spesa e una forte attenzione alla qualità e alla salubrità del cibo. Nel corso della stagione proseguiranno le attività promozionali di Sweeki sia nei supermercati che nei mercati all’ingrosso.

In Australia controlli sui kiwi italiani: colpa di una cimice

N NOTIZIARIO

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Un sola cimice può provocare grandi disagi. In Australia a fine novembre, durante un’ispezione di routine su kiwi importati dall’Italia, in una partita di prodotto è stata trovata una cimice, la Brown Marmored Stink Bug (BMSB), rilevata nel materiale di confezionamento. Il DAWR, Department of Agriculture and Water Resources dell’Australia, ha avvertito che se vengono rilevate cimici la bonifica richiede la fumigazione con bromuro di metile ad una dose almeno di 16 grammi per metro cubo, almeno a 15 gradi e per almeno dodici ore. Il Dipartimento governativo australiano ha deciso di estendere fino al 30 aprile 2019 il campionamento degli imballaggi e dei cartoni contenenti kiwi provenienti dall’Italia. I controlli si estenderanno in contemporanea all’ispezione dei prodotti freschi già previsti. Lo scopo dell’ulteriore verifica - hanno precisato gli uffici competenti - è quello di verificare che gli imballaggi contenenti kiwi importati dall’Italia siano privi della cimice. L’obbligo di ispezione dei cartoni aumenterà i tempi di ispezione dei prodotti freschi per il periodo specificato.

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NOTIZIARIO

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Assosementi vuole cambiare la direttiva UE sugli OGM Modificare la direttiva OGM per liberare il futuro dell’agricoltura in Europa grazie a un uso consapevole e informato delle tecniche di ‘genome editing'. È questa la strada da seguire secondo quanto emerso il 3 dicembre alla presentazione del manifesto “Prima i geni”, organizzata da Assosementi e SIGA, Società Italiana di Genetica e svoltasi nell’aula magna del polo didattico Navile dell’Università di Bologna. “La sentenza della Corte europea di giustizia del 25 luglio che ha equiparato i prodotti ottenuti con le new breeding techniques agli organismi OGM ha creato una frammentazione a livello internazionale - ha affermato il segretario generale di Assosementi, Alberto Lipparini (nella foto) -. La comunità scientifica europea si sta mobilitando, ma intanto il resto del mondo prosegue in una politica di innovazione. È necessario dare un segnale anche dall’Italia”. Il consesso internazionale dei ricercatori ha lanciato molti appelli negli ultimi mesi, in questa direzione. L’ultimo è firmato dall’organismo di consulenza scientifica della Commissione europea (Scientific Advisory Mechanism, SAM) che ha sottolineato la necessità di “migliorare la legislazione europea in modo che rifletta lo stato attuale delle conoscenze e delle evidenze scientifiche” sul ‘gene editing'. Lo stesso commissario alla Salute e Sicurezza alimentare del-

“Equiparare le nuove tecniche di breeding agli organismi geneticamente modificati penalizza l’innovazione”

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l’UE, Vytenis Andriukatis, si è espresso per riaprire una discussione. “Il genome editing consente di ottenere varietà come quelle che potrebbe produrre la natura. E che non sono OGM”, ha sottolineato Lipparini. È proprio questo uno dei capisaldi del manifesto “Prima i geni”, un dato di fatto scientifico che la sentenza della Corte UE rischia di confondere. “Le nuove tecniche di miglioramento genetico (NBTS) possono produrre mutazioni analoghe a quanto si verifica spontaneamente in natura, e non vanno tutte assimilate al calderone del transgenico”, ha precisato Lipparini. “Negli ultimi 15 anni gli agricoltori europei sono stati in grado di produrre 10 milioni di tonnellate di patate in più solo grazie all’innovazione vegetale e a oggi l’80% degli incrementi di produttività è dovuto a varietà migliorate e sementi di qualità - ha aggiunto Lipparini -. È necessario agire presto di fronte ai cambiamenti climatici e a una popolazione mondiale che nel 2050 sarà di 10 miliardi di bocche da sfamare. In futuro sarà sempre più importante conoscere la biologia delle piante nei meccanismi molecolari da modificare. Il manifesto ‘Prima i geni’ ha ribadito anche a Bologna che l’Italia e l’Europa devono cogliere una via all’innovazione per non restare fuori dai mercati e dal dibattito scientifico”.

Agrifood Abruzzo acquistata dal Gruppo belga D’Arta Il Gruppo belga D’Arta ha acquistato il 100% di Agrifood Abruzzo. Le due aziende, entrambe noti produttori di verdure surgelate, hanno comunicano a inizio dicembre di aver concluso con successo l’accordo che farà diventare lo stabilimento di Celano, in provincia di L’Aquila, il quarto polo produttivo del gruppo belga. L’acquisizione permetterà di mantenere e rafforzare l’italianità dei prodotti Agrifood: le verdure continueranno a essere coltivate nella piana del Fucino, in Abruzzo, dalla cooperativa di produttori locali Covalpa, che dal 1989 collabora con Agrifood. Anche il processo produttivo continuerà nello stabilimento di Celano, a poca distanza dalle coltivazioni, dove le verdure sono lavorate e surgelate e dove tutto il personale proseguirà nel proprio lavoro senza alcun cambiamento. L’accordo di cessione prevede siano assicurate tutte le garanzie sia per la qualità dei prodotti, che saranno ancora rigorosamente italiani, sia per l’occupazione, poiché gli agricoltori di Covalpa e i dipendenti di Agrifood continueranno l’attività nello stesso luogo e con le stesse modalità adottate finora. “Questa acquisizione rappresenta per entrambe le aziende un’opportunità di crescita”, ha affermato Valeria Picco, direttrice operativa di Agrifood. “Le nuove sinergie ci consentiranno di offrire servizi sempre migliori ai nostri clienti in Italia. Inoltre, vista la forte presenza commerciale di D’Arta in tutti i continenti, questa operazione porterà il made in Italy di Agrifood in tutto il mondo. Come Agrifood, anche D’Arta è un’azienda familiare che investe nelle relazioni a lungo termine con clienti e fornitori e crede nella qualità, nell’innovazione e nelNovembre 2018


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NOTIZIARIO

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

Macfrut intensifica l’attività sui mercati esteri Prosegue senza sosta l’azione internazionale di Macfrut in vista dell’edizione 2019. Nei primi giorni di dicembre una delegazione di Cesena Fiera, guidata dal presidente Renzo Piraccini, era nello Zambio e nello stesso tempo un’altra delegazione, guidata dal direttore Luigi Bianchi, era in Serbia. L’ambasciatore d’Italia in Zambia, Filippo Scammacca, ha ospitato al Club degli Italiani di Lusaka l’evento di presentazione di Macfrut 2019. Renzo Piraccini, presidente di Macfrut ed Enrico Turoni presidente di Cermac, hanno illustrato ad un nutrito gruppo di operatori e istituzioni le opportunità della fiera e della tecnologia made in Italy. Il ministro dell’agricoltura dello Zambia, Michel Katambo, ha confermato il grande interesse per la partecipazione a Macfrut 2019. Lo Zambia - ha commentato il presidente Piraccini - offre molte opportunità alla filiera ortofrutticola italiana soprattutto per il settore sementiero e delle tecnologie (serre, irrigazione, macchinari per idroponica, linee di trasformazione per succhi di frutta, packaging sostenibile). Per quanto riguarda la Serbia, dopo un’importante partecipa-

zione a Macfrut 2018, gli operatori di quel Paese stanno rinnovando in massa la loro presenza organizzando anche una propria esposizione collettiva alla edizione 2019, frutto del lavoro di Macfrut e di Credit Agricole. Luigi Bianchi di Cesena Fiera e Luciano Trentini, collaboratore della manifestazione e esperto del settore ortofrutticolo, hanno presentato infatti la rassegna riminese a numerosi operatori, illustrando le opportunità offerte da una fiera italiana dell’ortofrutta sempre più internazionale. Dopo una serie di visite ad aziende all’avanguardia nel settore orticolo (carote, patate in primis) e frutticolo (in larga parte mele ma anche lamponi), nonché un incontro con la municipalità di Indija, è stata definita la strategia di partecipazione delle aziende serbe alla edizione dell’8-10 maggio 2019. “Siamo decisamente soddisfatti della missione - ha detto Luigi Bianchi - sia dal punto di vista della qualificata partecipazione sia dall’entusiasmo con cui gli operatori serbi intendono mettere a valore le loro produzioni, oggi non sufficientemente conosciute nel mercato europeo”.

la sostenibilità”. L’acquisizione si inserisce nella strategia di sviluppo internazionale del Gruppo D’Arta, che nella prima metà del 2018 ha realizzato nel Regno Unito il suo terzo impianto di produzione dopo quelli in Belgio e in Portogallo; il gruppo prevede per il 2019 un fatturato complessivo di 220 milioni di euro. L’operazione ha inoltre consolidato una partnership che univa da anni le due aziende. “Le ottime relazioni e la fiducia reciproca ci hanno fatto arrivare a una visione condivisa sul futuro delle nostre società”, precisa Karel Talpe, amministratore di D’Arta. “Le persone che attualmente lavorano in Agrifood e in D’Arta sono al centro della futura strategia per la crescita”. D’Arta produce frutta e verdure surgelate dal 1988, anno in cui fu fondata dalle famiglie Talpe e De Backere ad Ardooie, nel cuore della regione belga delle Fiandre; oggi è guidata dalla seconda generazione e conta più di 600 dipendenti. Agrifood Abruzzo è stata fondata nel 1989 dalla famiglia Picco e produce verdure surgelate che vengono coltivate e lavorate nella valle del Fucino, grazie alla collaborazione con Covalpa, cooperativa di circa 2.000 piccoli produttori locali. Tra i prodotti Agrifood ci sono anche la carota e la patata del Fucino, entrambe certificate con marchio IGP.

IGP Pomodoro di Pachino sfiora le 10 mila tonnellate Un traguardo importante per il Pomodoro di Pachino IGP che ha sfiorato, nella campagna produttiva 2017-18, le 10 mila tonnellate di prodotto a marchio certificato, con una crescita del 13% rispetto porta alla campagna 2016-17. “Si tratta di un traguardo importante - afferma il presidente del Con-

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sorzio Salvatore Lentinello (nella foto) - che rappresenta il risultato di un lavoro incessante svolto nel nostro territorio da azienda piccole, medie e grandi unite dal valore della produzione di un’eccellenza a marchio territoriale come la nostra. Ci aspettavamo un aumento, supportato anche dall’inserimento delle due nuove tipologie del plum e mini plum che ormai sono a pieno titolo riconosciute con il marchio IGP, ed i dati hanno confermato le nostre aspettative. Prevediamo per la prossima campagna una crescita ulteriore”. “La nostra azione di tutela e promozione continua in maniera ancora più convinta - precisa Lentinello - e guarda verso il nuovo anno in cui vogliamo lavorare a piani di sviluppo e produzione ancora più ambiziosi. Il primo obiettivo è quello di rafforzare il marchio IGP con nuovi produttori che aderiscano al Consorzio. Abbiamo lanciato in estate una campagna di adesione con il ‘Progetto Produttori’, che azzera le spese di iscrizione per chi aderisce entro il 31 dicembre. Inoltre stiamo rafforzando la squadra del Consorzio con figure sempre più specialistiche nei vari ambiti, il che ci consentirà di affrontare le fiere di settore del 2019, come Fruit Logistica, in maniera più efficace”.

Selenella allarga la gamma con cipolle e patate rosé Nuovi prodotti entrano a far parte della gamma Selenella: la patata rosé e le cipolle. Alle tradizionali patate al selenio si è affiancaNovembre 2018

ta una nuova varietà, buccia rosa e polpa giallo vivace, dal gusto intenso e deciso. Ricca di amido, è ideale per gnocchi, purè e fritture, informa il Consorzio Patata Italiana di Qualità. Le cipolle, bianca e rossa, si aggiungono invece alle carote Selenella, già presenti sul mercato, come naturale estensione colturale legata alla tradizione agricola su cui poggia la produzione Selenella. Come le patate, anche le carote e le cipolle Selenella sono fonte di selenio e condividono gli stessi canoni qualitativi e le stesse garanzie in termini di sicurezza, italianità, salubrità e sostenibilità ambientale.

Meno polveri sottili nel parcheggio green del MAAP Elimina gli inquinanti presenti nell’aria grazie al fenomeno naturale della focatalisi, con cui l’energia luminosa decompone e disperde le sostanze presenti nell’atmosfera, garantendo un abbattimento delle polveri sottili fino al 30%. Si tratta del nuovo parcheggio green del MAAP, il Mercato Agro-alimentare di Padova, inaugurato il 7 dicembre nell’area di corso Stati Uniti, alla presenza del presidente Domenico Minasola e del direttore generale del MAAP Francesco Cera, del presidente del gruppo grossisti Luca Brusadelli e del sindaco di Padova Sergio Giordani. Grazie a questi processi alcuni elementi a forte azione fotocatalizzatrice sono in grado di portare alla sensibile riduzione di agenti gravemente inquinanti che danneggiano la qualità dell’aria. Con uno di questi elementi è stato impastato l’asfalto dell’area di 2.200 mq del nuovo parcheggio eco-sostenibile del Mercato patavino. Quindi per la prima volta nella città di Padova, un processo urbanistico porterà a una notevole riduzione dello smog presente nel-

l’area. Inoltre le piazzole di sosta delle auto sono state realizzate in betonella drenante per garantire il passaggio in profondità di molta parte dell’acqua piovana per non gravare sul sistema fognario e di incrementare le falde acquifere. L’iniziativa è uno dei tanti segni del recente dinamismo, in diverse direzione, dei Mercati all’ingrosso italiani.

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Conserve Italia taglia gli imballaggi in plastica Le bottiglie di plastica dei succhi Valfrutta, Yoga e Derby Blue pesano il 20% in meno. Una variazione quasi impercettibile per i consumatori, ma che si traduce in un risparmio di oltre 600 tonnellate di PET all’anno. Non solo. Anche per le scatole in banda stagnata e i vasi di vetro utilizzati per pelati, polpe, sughi, passate e legumi Cirio, e per vegetali, pomodoro e frutta sciroppata Valfrutta, Conserve Italia sceglie fornitori che si impegnano a ridurre l’impatto ambientale del packaging, rendendo i contenitori più leggeri o utilizzando, grazie al riciclo, sempre meno materie prime. Sono solo alcune delle informazioni contenute nel Report di Sostenibilità di Conserve Italia presentato all’assemblea dei soci, documento giunto alla settima edizione e che illustra l’attività del Consorzio cooperativo in termini di sostenibilità economica, sociale e ambientale. “Tutte le nostre principali referenze, dal pomodoro ai succhi di frutta fino ai vegetali in scatola dichiara il direttore generale Pier Paolo Rosetti - sono attualmente sottoposte ad un processo di progressivo alleggerimento del packaging, con interventi per ridurre peso e volume degli imballaggi, senza che ciò comprometta www.corriereortofrutticolo.it

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la loro funzione di preservare e garantire la sicurezza e l’integrità dei prodotti". Ad esempio, il peso della bottiglia da 1 litro del succo di frutta Yoga è stato ridotto del 22% in pochi anni, consentendo di risparmiare 500 tonnellate di plastica solo su questo prodotto, tra i succhi più venduti nei canali della distribuzione. Già oggi, oltre il 99% degli imballaggi primari (a contatto con gli alimenti) utilizzati da Conserve Italia è completamente riciclabile e i materiali di cui sono costituiti,

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in particolare vetro, banda stagnata e alluminio, sono riciclabili più volte senza perdere qualità. I cartoni e i vassoi utilizzati per il trasporto sono invece in carta riciclata. La classifica dei materiali più utilizzati per il packaging dei prodotti di Conserve Italia vede al primo posto il brik, un poli-accoppiato di carta, alluminio e plastica, con il quale viene confezionato il 40% dei prodotti, seguono le scatole in banda stagnata al 26% e il vetro al 23%, materiale

che ha conosciuto negli ultimi anni un apprezzamento crescente da parte dei consumatori, che lo ritengono idoneo a rispondere alla domanda di salubrità e sostenibilità degli alimenti. Solo una piccolissima percentuale di imballaggi (circa lo 0,7% del totale) non è riciclabile, ma può essere avviata al recupero energetico senza finire in discarica. La maggior parte degli imballaggi viene prodotta in Europa e il 100% degli imballaggi metallici e delle bottiglie di plastica è prodotta in Italia. "Tutta l’azienda è al lavoro per rispondere alla crescente attenzione dei consumatori sul tema della sostenibilità ambientale - conclude Rosetti -. Il processo di riduzione degli imballaggi coinvolge in maniera trasversale diverse funzioni di Conserve Italia, dalla Ricerca & Sviluppo all’assicurazione qualità fino alle direzioni commerciali e marketing e alla direzione Operations. Secondo un’indagine Doxa, ormai quasi un italiano su due (il 43%) adotta comportamenti sostenibili per contribuire alla tutela dell’ambiente. Anche per questo stiamo sviluppando progetti che ci consentano in futuro di sostituire quasi completamente la plastica con materiali più sostenibili, biodegradabili, computabili o riciclati”. Conserve Italia è un consorzio cooperativo leader in Italia nel settore della trasformazione alimentare, che associa 14 mila produttori agricoli e trasforma oltre 600 mila tonnellate di frutta, pomodoro e vegetali, che vengono lavorati in 12 stabilimenti produttivi, di cui nove in Italia, due in Francia e uno in Spagna. Il fatturato complessivo aggregato del Gruppo Conserve Italia è di circa 900 milioni di euro, per il 40% generato dall’export. Conserve Italia dà lavoro in Italia complessivamente a circa 3.300 persone tra fissi e stagionali, e detiene marchi storici del made in Italy come Cirio, Valfrutta, Yoga e Derby Blue. Novembre 2018


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THE ROME TABLE

A Roma in 608 incontri d’affari i buyer hanno scoperto l’Italia Chiara Brandi Antonio Felice Bilancio positivo per The Rome Table 2018. I dati parlano chiaro: l’evento, svoltosi al Parco dei Principi il 6 e 7 novembre scorsi, è cresciuto rispetto alla prima edizione. Nei due giorni si sono svolti 608 incontri d’affari ai tavoli del B2B (con una crescita del 18% sul 2017). Mediamente le aziende italiane partecipanti hanno avuto 11 incontri ufficiali di 20 minuti ciascuno con altrettanti buyer esteri ai quali si devono aggiungere gli incontri informali nei vari momenti di socializzazione. Il grado di soddisfazione espresso dalle aziende buyer straniere è stato alto. Luis Elortondo della Salix Fruit, filiale di Atlanta (Stati Uniti), un player di livello mondiale: “L’evento ha superato le nostre aspettative. Ho ricevuto proposte interessanti, che stiamo valutando, su diversi prodotti, dai kiwi all’uva da tavola alle arance alle melagrane”. Daniel Shimizu della Estacao Sabor di San Paolo del Brasile: Novembre 2018

Sorprendente interesse di alcuni compratori esteri per le produzioni offerte al B2B capitolino giunto con successo alla seconda edizione. I primi ordini sono partiti subito

“Grazie a The Rome Table abbiamo scoperto le opportunità del mercato italiano. Siamo concentrati su mele e agrumi. Avendo incontrato in due giorni tante aziende abbiamo adesso la possibilità di muoverci con maggiori possibilità di stringere partnership positive con alcuni interlocutori che a Roma abbiamo individuato”. Sherif El Naggari della Fresh Fruit Co. Egypt di Cairo: “E’ stato

un evento utile sotto ogni aspetto. Abbiamo incontrato esportatori italiani molto qualificati. Nell’immediato eravamo interessati a mele e kiwi ma gli incontri ci hanno dato una panoramica ampia della produzione italiana per cui i nostri interessi potrebbero allargarsi”. Tutte le reazioni raccolte dallo staff, una settimana dopo l’evento, presso le aziende estere partecipanti, sono di questo tenore. www.corriereortofrutticolo.it

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Dieci aziende si sono presentate a The Rome Table 2018 anche con una esposizione. Tra queste, dall’alto in basso, Nava, TOC e Vittoria Tomatoes

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Kinga Materska di Freshworld, Varsavia: “L’organizzazione era molto ben preparata e la successione ordinata degli incontri ha permesso di avere colloqui con un grande numero di aziende. E’ stata una sorpresa questa formula, che ho trovato concretamente più efficace di una fiera per quanto riguarda il nostro lavoro di buyer. Ho potuto ordinare seduta stante dei carichi con nuovi fornitori italiani ma anche i contatti con le aziende che già conosciamo sono stati utili per fare il punto e ottenere nuove informazioni con un tempo a disposizione che in altre occasioni è difficile trovare”. Miroslaw Dybwski di un’altra azienda polacca, la Bury: ““Sono stati due giorni molto interessanti anche se a tratti faticosi. I ritmi intensi dei meeting ci hanno permesso di raggiungere un numero di contatti impensabile durante una qualsiasi fiera di settore. Il livello qualitativo degli operatori incontrati è stato molto buono. Con almeno la metà di loro sono sicuro avremo modo di intraprendere proficui rapporti di collaborazione in futuro”. Anna Kotecka di Primavega, società della provincia di Plonsk, in Polonia: “Al momento il nostro business in Italia è concentrato sulle insalatine da taglio di prima gamma evoluta dalla Piana del Sele ma l’interesse di essere stati a Roma è stato ampio e concreto. Nella due giorni è stato anche chiuso un accordo di vendita per un primo camion di broccoli pugliesi”. Magnus Hellberg della svedese Ewerman: “Ho potuto partecipare solo ad una delle due giornate e sono stato sorpreso dalla quantità degli incontri; alcuni più interessanti di altri, ma nel complesso sono contento dei risultati raggiunti”. La partecipazione all’evento per Angelica Gonzalez e Gosia Gawron della filiale madrilena del global player francese Compagnie Fruitiere era guidata dalla volontà di ottenere nuove opportunità nel commercio di kiwi, uva, Novembre 2018


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THE ROME TABLE L’uva da tavola è stato il settore maggiormente rappresentato dalle aziende italiane a Roma. Tra queste il Consorzio Viviana e GB Italia. Sotto, il pomodorino Hybleo, novità di Vittoria Tomatoes, e il kiwi giallo di Jingold pure esposto al B2B capitolino

agrumi ma anche, più in generale, di ortaggi. “Il nostro interesse verso la produzione locale è molto forte, tuttavia viziato dalle difficoltà legate al sistema logistico che frena i nostri acquisti nel Sud Italia. Tuttavia questi due giorni sono stati per noi molto utili poiché abbiamo finalmente avuto la possibilità di interfacciarci direttamente con i produttori senza intermediari e i risultati sono stati ottimi tanto che si è già avuto un riscontro pratico in termini di ordini effettuati”, hanno dichiarato. Jayasing Rathod di Yupaa Fresh, azienda indiana di import/export, si è mostrato particolarmente interessato a mele e kiwi sulle scia della domanda interna del mercato in cui opera. “Gli incontri di questi giorni hanno pienamente soddisfatto le aspettative e portato ad alcune prospettive Novembre 2018

interessanti”, ha dichiarato il manager. I Paesi europei rappresentati sono stati: Austria, Croazia, Francia, Germania, Polonia, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito. Quelli extra-UE: Arabia Saudita/Emirati, Brasile, Canada, Egitto, India, Stati Uniti. Tra i prodotti italiani più gettonati da parte dei buyer extra-UE, dal Canada all’Arabia, certamente c’è stato il kiwi, mentre tra i buyer EU, in particolare da parte dei polacchi, forte è stato l’interesse per le verdure. Che l’evento possa agevolare le opportunità di business per gli italiani che vi hanno partecipato è un dato scontato. Gli organizzatori sanno per certo che vari ordini di acquisto sono stati sottoscritti già durante i due giorni di incontri. Tra le 60 aziende italiane la presenza del Sud è stata massiccia.

Nell’ordine le regioni più rappresentate sono state: Sicilia, Lazio, Puglia, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Campania, Lombardia, Calabria, Alto Adige, Basilicata, Marche e Sardegna. Dunque una presenza molto diversificata, ma particolarmente significative sono state le rappresentanze dei grandi produttori ed esportatori italiani di kiwi, dei produttori di uva tavola pugliesi, dei produttori di agrumi e di ortaggi a partire dai pomodori - della Sicilia, di alcuni specialisti della Campania. Sicuramente da migliorare la presenza di un comparto importante e organizzato come quello delle mele. L’evento ha goduto della partnership di Italia Ortofrutta Unione Nazionale, FruitImprese, Confagricoltura e Italmercati e del supporto di ARSIAL, CAR, Euler Hermes, Fedagromercati, Autowww.corriereortofrutticolo.it

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La serata del 7 novembre presenti sponsor, partner e buyer. Sotto, l’intervento di Fabio Massimo Pallottini, presidente Italmercati

Tra i prodotti italiani più “gettonati” il kiwi e l’uva da tavola. Ma non è mancato l’interesse per alcune varietà di ortaggi soprattutto da parte dei buyer europei provenienti da Austria, Croazia, Francia, Polonia, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito

Tra gli italiani OP del Centro e del Sud specialisti di prodotto e grandi aziende Positivi i commenti da parte delle aziende partecipanti, intervistate da FreshPlaza, media partner di The Rome Table 2018, insieme al Corriere Ortofrutticolo. “Dal punto di vista generale - ha scritto FreshPlaza nell’ampio report dedicato all’evento - viene sottolineata l’ottima organizzazione dell’evento e il format che consente, in un tempo ristretto e senza elementi di disturbo, numerosi appuntamenti con buyer già selezionati e con verificata solidità finanziaria. Nell'occasione, ogni azienda si è presentata ad acquirenti potenzialmente interessati utilizzando in sede di colloquio individuale materiali come brochure o anche video per illustrare la propria offerta. Per molti si trattava della prima partecipazione, mentre altri erano già presenti l'anno scorso. Taluni operatori hanno anche allestito corner dedicati alla

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propria azienda nella sala attigua a quella degli incontri B2B. “Abbiamo incontrato clienti che normalmente non sarebbe semplice contattare”, ha riferito a FreshPlaza Willem-Jan Coolbergen, specialista olandese del ravanello, presente con un’importante realtà produttiva in provincia di Latina. Presente per l’azienda Spreafico, Franco Nipoti - riporta sempre FreshPlaza - ha commentato: “Un’iniziativa bella e interessante, dispiace che qualcuno all’ultimo momento non si sia presentato. In ogni caso, per noi l'evento B2B ha consentito un risparmio di tempo e la creazione di reali opportunità di business". Riportiamo sempre da FreshPlaza. Un elemento su cui molti operatori sono stati concordi è che l’interesse per il prodotto italiano non sembra mancare:

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L’8 novembre una rappresentanza dei buyer ha visitato con interesse gli stand di ortofrutta del Centro Agroalimentare Roma

Per la prima volta le aziende estere sono state certificate per la loro solvibilità finanziaria da parte di un colosso assicurativo come Euler Hermes del Gruppo Allianz. I partner hanno svolto un ruolo concreto e significativo

il made in Italy viene percepito come una produzione di alta qualità e anzi come “sinonimo della qualità stessa”, come sottolineato da Giorgio Villadella della neocostituita organizzazione di produttori calabresi TOC-Tradizioni Ortofrutticole Calabresi. Aurelio Pannitteri della OP Rosaria, nel sottolineare positivamente il rispetto degli orari fissati per i colloqui e complimentandosi con gli organizzatori, ha dichiarato: “E' un evento che consente di conoscere soggetti esteri, il che risulta molto interessante per un'azienda come la nostra, orientata anche ai mercati extra comunitari". “In soli due giorni, siamo riusciti a fare 14 appuntamenti, cosa spesso impensabile in altri contesti", ha aggiunto Domenico Lopolito, agente commerciale presente a The Rome Table in rappresentanza di APOC. Da parte sua, Stefano Pezzo di Cherry Passion commenta: "Noi crediamo molto in questo format dalla struttura snella, che consentono colloqui di qualità con acquirenti interessati. Bisognerebbe

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incrementare questo tipo di iniziative, soprattutto quando parliamo dell'incoming di buyer esteri. L'interesse per l'Italia esiste e anzi e le catene presenti hanno manifestato l'intenzione di ampliare l'attività con il nostro Paese. I colloqui mi sono sembrati tutti validi". Sul percepito nei confronti dell'Italia, sono concordi anche i pareri di Spreafico e Peviani. Per quest'ultima azienda, Saverio Fuccillo ha riferito: "Siamo contenti di notare un crescente dinamismo e peso strategico dell'Italia soprattutto su alcune produzioni. Con l'arrivo e l'espansione delle coltivazioni di uva da tavola senza semi, ad esempio, stiamo notando una crescita delle quote commerciali dell'Italia negli ultimi anni", aggiungendo come la formula degli incontri tra operatori e buyer venga già implementata in altri Paesi ("questi sono eventi realmente internazionali, snelli e ottimizzati nei tempi, che superano il concetto classico della fiera di settore"). Vincente - prosegue FreshPlaza - è la possibilità di

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rità Portuale di Civitavecchia Porti del Tirreno Centro-settentrionale, Consetra Logistica. Un ruolo particolare ha avuto, in questa seconda edizione di The Rome Table, Italia Ortofrutta Unione Nazionale che ha promosso la partecipazione presso le aziende associate in modo fattivo e importante, ma tutti i partner hanno contribuito in modo sostanziale alla manifestazione per diversi aspetti che hanno portato alla sua crescita soprattutto in termini qualitativi. Euler Hermes non è stata un semplice sponsor, ma ha preventivamente e attentamente valutato le aziende estere presenti a Roma per verificarne l’affidabilità e la solvibilità finanziaria. La presenza della filiale italiana ha dato

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una spinta decisa all’evento in termini di autorevolezza. La società è infatti leader nell’assicurazione del credito a livello mondiale, ed opera anche nel medio termine e nelle cauzioni. È parte del gruppo Allianz, presente in oltre 52 Paesi dei cinque continenti e copre contro il rischio di insoluti transazioni commerciali pari a 893 miliardi di euro mentre sul mercato italiano si superano gli 80 miliardi. L’obiettivo di fondo di ‘The Rome Table’ non è cambiato rispetto alla prima edizione: agevolare l’accesso ai mercati esteri delle aziende ortofrutticole nazionali attraverso una selezione di buyer qualificati e realmente interessati a importare ortofrutta dall’Italia, dato purtroppo per nulla scontato

Lo staff organizzativo con Irene Costantino, Sofia Ferrari e la marketing Giorgia Pizzato di Omnibus. Seconda da sinistra, la giornalista Chiara Brandi

segue da pagina 21

presentarsi a questi incontri B2B come realtà organizzate in compagini che hanno modo di proporre intere filiere senza intermediazioni, come nel caso di Assofruit Italia, presente all’iniziativa per il secondo anno. Federico Nicodemo ha sottolineato: "Quando il buyer capisce di poter parlare con un unico interlocutore per tutte le sue esigenze, anche problemi secondari come quelli logistici possono essere superati. Per quanto riguarda il settore del biologico, invece, non abbiamo rilevato in alcuni Paesi una domanda tale da poter concretizzare accordi immediati". Soddisfazione è stata espressa anche da Aurelio Pallavicino della OP Agrinsieme: "Un'occasione come The Rome Table ci ha consentito di presentare il nostro vasto assortimento di prodotto a buyer che non ci conoscevano prima. Abbiamo proposto la nostra gamma di offerta a Paesi come quelli dell'Est che di solito lavorano principalmente con Spagna e Grecia".

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perché se da una parte il made in Italy gode di grande fama a livello mondiale, nella pratica commerciale di ogni giorno aspetti organizzativi e logistici, oltre all’irrompere sui mercati di tutto il mondo di nuovi competitor, rallentano il recupero del nostro export in Europa e la sua espansione nel mondo; risulta così necessario creare opportunità di incontro che riportino il nostro Paese al centro dei commerci internazionali di ortofrutta, valorizzando come The Rome Table intende fare - anche la posizione di Roma per la facilità di accesso e la sua posizione baricentrica nel nostro Paese e nei rapporti internazionali, in particolare tra Europa e Mediterraneo. L’iniziativa non si pone in concorrenza alle fiere italiane, anzi Omnibus, società organizzatrice, sta studiando rapporti di collaborazione con esse, considerato che si svolgono a maggio. L’edizione 2019 si svolgerà nei giorni 7 e 8 novembre. Sono stati i buyer esteri a suggerire, insieme ad altri aspetti, di spostare l’evento il giovedì e il venerdì dopo due edizioni che si sono svolte il martedì e il mercoledì.

Oltre alle organizzazioni di produttori, hanno partecipato a questa seconda edizione di The Rome Table anche alcuni specialisti. Per esempio il Consorzio KiwiGold, con i suoi kiwi a marchio Jingold. "Abbiamo notato - ha detto Federico Milanese - che i Paesi nei quali è già diffuso il kiwi a polpa gialla mostrano interesse anche per la proposta a polpa rossa. L'Italia è ancora leader nel settore dell'actinidia, ma in un contesto di crescente competizione bisogna lavorare su varietà, qualità e innovazione. Altrimenti finiamo per limitarci a un solo discorso di prezzo". Tra gli specialisti, anche Vittoria Tomatoes, la quale ha puntato tutto sul proprio cavallo di battaglia, un pomodorino dall’eccellente profilo gustativo, battezzato Ibleo che sarà presto disponibile anche in versione trasformata. Tra le altre imprese presenti anche Mazzoni, Grape&Grape, OP La Deliziosa. La presenza di catene straniere presenti in Italia, come Auchan, è stata una scelta che ha incontrato notevole interesse, conclude Fresh Plaza.

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ROCCO PATRÌ. La voglia di innovare e crescere in Sicilia

Tale il padre tale il figlio Mariangela Latella Apertura di nuovi mercati extraUE, espansione degli areali, ricerca varietale sulle pesche nettarine e sulle nano-tecnologie per estendere la shelf-life delle arance entrate da poco nell’offerta dell’OP con l’ingresso della azienda catanese ‘Terre di Ducezio’ e, per finire, un nuovo magazzino a Butera (Caltanissetta) che con i suoi 3.000 mq migliorerà la capacità di lavorazione dell’azienda. È questo, in sintesi, il piano di espansione dell’OP siciliana Eco Farm, che chiude il 2018 con 13 milioni di euro di fatturato. Stiamo parlando di una eccellenza siciliana, per capacità innovativa e spinta di aggregazione. Il suo fondatore, Rocco Patrì, si è distinto nella regione sin dagli anni Settanta, per essere stato uno dei due o tre uomini chiave che hanNovembre 2018

Grande gioco di squadra in azienda anticipando il passaggio generazionale. È una delle caratterisiche della gestione di Eco Farm, una realtà ortofrutticola in continua espansione

Lavorazione di nettarine nell’ultima campagna estiva nel magazzino di Butera, in provincia di Caltanissetta, della OP Eco Farm

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CHI è ROCCO PATRÌ

Rocco Patrì nasce a Riesi il 9 gennaio del 1955. Poco più che ventenne eredita l’azienda agricola di famiglia, oggi azienda Agricola Rocco Patrì, a causa della precoce morte del padre che gli lasciava una trentina di ettari in affitto. In poco più di vent’anni li decuplica. Nel 1994 Patrì dà vita alla prima OP della provincia di Caltanissetta, dimostrando sul campo la sua visione pionieristica e lungimirante del comparto primario dell’isola. Non a caso è considerato uno

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:- ) degli uomini chiave della Sicilia che, negli anni Settanta, grazie all’introduzione delle grandi macchine per il movimento terra, ha dato via al processo di rinnovamento del comparto agricolo regionale fino ad allora limitato alla produzione di cereali, mandorle e viti da vino. La sua visione pionieristica del settore lo porta a ricoprire importanti ruoli di rappresentanza come quello di presidente provinciale di Confagricoltura Caltanissetta, dal 2009 al 2017 e vicepresidente di Confagricoltura Sicilia dal 2014 al 2017. (m.l.)

no dato il via al processo di rinnovamento del comparto agricolo dell’isola attraversa l’introduzione delle grandi macchine del movimento terra. La sua lungimiranza l’ha portato a far crescere l’azienda agricola di famiglia che, nel giro di vent'anni, è passata dai 30 ettari ereditati dal nonno materno agli attuali 250. “Il progetto aggregativo è in continua espansione - spiega il figlio di Rocco, Giuseppe Patrì, che oggi si occupa della gestione dell’azienda agricola di famiglia e dell’OP Eco Farm, la prima di Caltanissetta, fondata dal padre nel 1994 -. Entro il 2019 acquisiremo altri 150 ettari aggregati di cui una trentina saranno dedicati alle uve apirene, sempre più apprezzate dal mercato e ai kaki-mela”. Lo sviluppo delle uve apirene in Sicilia, terra legata a colture tradizionali e poco propensa all’innovazione, è una delle grandi novità che la pioniera Eco Farm ha introdotto per diversificare la propria offerta molto orientata all’export. “Sull’uva da tavola - precisa Patrì - ci posizioniamo su una stagionalità medio tardiva. La maggior parte dei circa 500 ettari di uva dell’OP, sono dedicati alla varietà Italia e soltanto dalla prossima Novembre 2018


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PROTAGONISTI Dipendenti di Eco Farm con Giuseppe Patrì, figlio di Rocco, seduto al centro della foto sorridente come molti dipendenti

semina inizieremo ad espandere le superfici con varietà seedless. Puntiamo da un lato ad anticipare la stagione e dall’altro a soddisfare la richiesta dei nostri clienti consolidati che sono, prevalentemente, i principali retailer francesi e belgi che, pur apprezzando le varietà con semi, registrano un’evoluzione della domanda verso quelle apirene”. Tra le novità allo studio dell’OP, un progetto di ricerca su nuove cultivar di pesche e nettarine che parteciperà ad un bando Per Sicilia, con scadenza a gennaio 2019, e che ha portato alla costituzione di una cordata di cinque aziende, compresa Eco Farm, coordinate dall’università di Palermo. “Vorremmo ridare una vita commerciale alle varietà antiche dell’isola - precisa Patrì - migliorandone le carenze attraverso l’estensione della shelf life ed un rapporto più equilibrato tra dolcezza ed acidità del frutto per ottenere dei prodotti che sappiano distinguersi sugli scaffali dove ci posizioniamo sia con i nostri marchi Ecofarm e Siciliana che con quelli del distributore”. La qualità è la chiave di Eco Farm per competere sul mercato internazionale a cui destina il 60% Novembre 2018

della produzione che arriva complessivamente a 15 mila tonnellate di frutta ogni anno. “Solo su questo terreno - chiarisce Patrì possiamo sperare di competere con i colossi della Spagna, della California o dell’Australia, aziende che non hanno il freno del peso burocratico e fiscale al nostro livello, che possono contare su superfici più che quintuplicate rispetto alle nostre e soprattutto su grandi realtà aggregate. Al di fuori del segmento premium, noi possiamo solo uscire con le ossa rotte”. La linea di distinguersi sul mercato e di allontanarsi dalle ristrette logiche della distribuzione locale, è quello che ha spinto l’OP di Bu-

Tra i progetti dei Patrì quello di dare una vita commerciale alle varietà antiche dell’isola. Interessante il trasferimento dei know-how tra la parte ortofrutticola e quella vitivinicola dell’azienda. Il 60% della produzione va all’estero

tera a guardare ai mercati esteri. All’inizio quelli europei, in particolare quello francese con i contatti diretti, sin dalla sua fondazione, con Carrefour e Auchan ma anche in Inghilterra, Lidl in Germania, alcune catene spagnole, Esselunga in Italia. “Per aprire nuovi mercati extraUE - continua Patrì -, da un paio di anni abbiamo iniziato a lavorare su eventi di incoming per l’ortofrutta, sulla falsariga di quelli che organizziamo da sei anni per il nostro canale del vino. Abbiamo già coinvolto importatori dalla Cina, dal Brasile, dal Canada e dagli USA. Ospitiamo buyer internazionali nelle nostre aziende agricole per fare conoscere il nostro modo di lavorare, la nostra terra, la nostra cultura. Questo ci sta aprendo nuove porte, prima fra tutte quelle della Cina dove contiamo di arrivare da qui a tre anni con le arance. Anche in questa prospettiva abbiamo esteso i confini dell’OP fino al confine con Catania, attraverso l’aggregazione, due anni fa, dell’azienda agrumicola di Caltagirone ‘Terre di Ducezio’ che ha 250 ettari coltivati prevalentemente con la varietà Tarocco, dei quali il 30% bio”. I problemi principali - ci viene www.corriereortofrutticolo.it

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PROTAGONISTI

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CHI è ECOFARM

cio con un fatturato di 13 milioni di euro, realizzato per il 60% all’estero, soprattutto in Francia, Belgio, Spagna, Inghilterra e Germania. Eco Farm è dotata di due stabilimenti tecnologicamente avanzati, con una superficie di 3.500 mq coperti, 2mila all’aperto, integrati inoltre da altri mille mq di celle frigorifere. Tra i progetti dell’azienda, l’inaugurazione, nei prossimi tre anni, di un nuovo magazzino da 3mila mq per raddoppiare la capacità di lavorazione. (m.l.)

Fondata da Rocco Patrì nel 1994, Eco Farm Srl ottiene successivamente il riconoscimento di OP del settore ortofrutticolo e da allora continua ad espandersi ad un ritmo di crescita del 10% l’anno. Nei suoi 1.500 ettari sparsi tra le province di Caltanissetta, Agrigento e Catania, produce ogni anno 15 mila tonnellate di frutta, per metà pesche e nettarine, un terzo uva da tavola, soprattutto della varietà Italia ma anche apirene, kaki mela, pere, meloni e albicocche. Nel 2018 chiude il proprio bilan-

spiegato - per aprire il mercato in Cina sono due. Da un lato lavorare sulla resistenza del prodotto a lunghi transit-time e dall’altro or-

ganizzarsi per trovare dei mercati di sbocco contigui di modo da avere più margini di movimento nel caso di eventuali blocchi di

carico alla dogana. Per questo una volta avviata la ricerca varietale sulle pesche, il prossimo sviluppo si concentrerà su una partnership con le Università di Catania e Palermo per applicare l’uso delle nano-tecnologie alla supply-chain in funzione di preservare la qualità del frutto il più a lungo possibile. “Il progetto - conclude Patrì - è rinviato di poco. Come pure quello sul nuovo magazzino da 3mila metri quadrati che pensiamo di realizzare da qui a tre anni, per raddoppiare la nostra capacità di lavorazione. Si fa un passo alla volta”. Tra gli elementi interessanti di questa bella realtà siciliana, l’intesa armonica nella gestione aziendale tra padre e figlio e il connubbio su cui qui si sta lavorando tra settore vitivinicolo e ortofrutticolo scambiando tra i due esperienze e know-how.

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A Interpoma è la sostenibilità la vera protagonista L’edizione numero undici di Interpoma, la fiera internazionale biennale dedicata al mondo della mela svoltasi a Bolzano dal 15 al 17 novembre scorsi, ha avuto un buon successo, anche internazionale. Ha visto un incremento deciso, per esempio, della presenza dei colossi delle tecnologie. Ma è soprattutto servita a fare il punto sul mercato, sulle nuove varietà, in alcuni casi presentate proprio in Fiera Bolzano, e ad approfondire il tema cruciale della sostenibilità delle produzioni. La seconda giornata di Interpoma, in particolare, è stata dedicata alla sostenibilità e alla coltivazione biologica. Nel convegno dal titolo “La melicoltura sostenibile nella produzione bio e nella produzione integrata” sono state presentate numerose esperienze e studi in varie parti del mondo. Il direttore di APOT e Assomela Alessandro Dalpiaz ha illustrato lo studio circa la biodiversità dei terreni frutticoli del Trentino, nell’ambito del progetto di Trentino Frutticolo Sostenibile, giunto al terzo anno di attuazione. “Fra le tre componenti della sostenibilità, economica, ambientale, sociale - ha riferito Dalpiaz - preferisco partire dalla prima, perché fornisce una motivazione chiara e

Grosso impegno messo in campo da Assomela e APOT. Lanciate nuove varietà. Mai un livello di presenze nazionali e internazionali così alto a Bolzano

necessaria ai produttori per compiere nel concreto iniziative di miglioramento della qualità dei prodotti con processi coerenti. La biodiversità è un’espressione fondamentale della sostenibilità. Più ampia è la biodiversità e meglio ogni ecosistema sarà in grado di reagire ad eventuali cambiamenti, garantendo risultati ambientali ma anche economici duraturi”. Per raggiungere questi obiettivi -

ha spiegato Dalpiaz - APOT ha cominciato a ‘misurare’ la biodiversità, analizzando l’ambiente produttivo e il territorio, l’acqua e il terreno, allo scopo di capire la reale dimensione di questo fondamentale parametro, individuare possibili criticità e, ove possibile, progettare interventi di miglioramento. In due anni sono stati raccolti 80 campioni di terreno coltivato a melo, nei primi

Gerhard Dichgans (VOG), Benjamin Laimer (Vi.P), Paolo Gerevini (Melinda): con loro abbiamo fatto il punto sul mercato

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Melinda e la Trentina rafforzano l’intesa e lanciano la produzione della varietà Tessa

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Il rafforzamento dell’accordo fra il Consorzio Melinda e il Consorzio La Trentina, oltre che dallo sviluppo della commercializzazione e promozione del prodotto, passa anche attraverso un ambizioso progetto di rinnovo varietale. Valorizzare infatti le diverse varietà di mela, trovando per ciascuna la destinazione ideale nell’areale produttivo più consono, permetterà alle due OP un’ottimizzazione delle produzioni, garantendo sempre più una qualità di prodotto che possa soddisfare sia i clienti in termini gustativi e organolettici, che i soci produttori dal lato remunerativo. In quest’ottica si inserisce l’accordo siglato ad Interpoma dai presidenti delle due OP, Michele Odorizzi e Rodolfo Brochetti, per l’esclusiva di commercializzazione sul territorio italiano della varietà Fengapi. Al termine della presentazione ufficiale della varietà, in cui Arno Überbacher, managing director di Evelina GmbH International, e il direttore generale di Feno Albert von Sontagh, hanno annunciato il nome commerciale Tessa®, è arrivata l’ufficializzazione dell’accordo con la firma del contratto. Tessa® nasce dell’incrocio tra la varietà Gala e la Cripps Pink ed è fornita dai vivai Feno di Egna (Bolzano). La pianta garantisce una qualità omogenea dei frutti e

un’alta produttività, premesse determinanti per la decisione di destinare nei prossimi 5-7 anni circa 250 ettari a questa produzione. Per quanto riguarda la fase di coltivazione dei frutti, l’epoca di raccolta è in linea con la Golden Delicious (+2g), la crescita della pianta è uniforme e nella media, senza problematiche di alternanza. Il lavoro di diradamento risulta particolarmente agevole e la mela non presenta problematiche relative alla scottatura della buccia. Può essere coltivata in pianura, fino a 900 metri, ha una polpa fine,

dolce, succosa, un sapore aromatico e gradevole, un elevato peso specifico, grande compattezza, forma cilindrica allungata, buccia liscia e un colore rosso intenso e brillante. Sono stati effettuati numerosi test in collaborazione con Agrofresh, la Fondazione E. Mach e l’Istituto Laimburg per quanto riguarda la conservabilità del prodotto. Anche in seguito a condizioni di stress estreme, in cui sono state simulate le condizioni di un viaggio in Asia, con il prodotto conservato a 2° per 60 giorni, i risultati sono stati eccellenti. Tessa® - ritengono i dirigenti di Melinda e di La Trentina - è un frutto che ha tutto l’appeal e le caratteristiche necessarie per conquistare un mercato trasversale e il palcoscenico di Interpoma è stato l’ideale per il lancio del progetto. “Proprio qui a Interpoma - ha dichiarato Andrea Fedrizzi, responsabile marketing e comunicazione di Melinda - si è registrando grande interesse le novità varietali che stiamo presentando”. Tessa® è infatti solo l’ultima, in ordine di tempo, delle nuove varietà club messe in campo da Melinda e La Trentina impegnate in maniera costante ad offrire al mercato frutti in grado di rispondere ai nuovi trend di mercato e alle esigenze dei frutticoltori.

12 mesi, ed altri 56 campioni provenienti da terreni coltivati con specie diverse dal melo nei successivi 12. I risultati, elaborati da primarie società terze, sono molto incoraggianti. Uno scenario positivo insomma, tanto che nel 2017 i suoli trentini hanno potuto ottenere la certificazione secondo lo standard Biodiversity Alliance. Da un punto di vista più generale, dall’intervento di Dalpiaz è emer-

so che quasi il 90% del suolo Trentino è costituito da elementi naturali: 57,8% del territorio è occupato dal bosco, il 2,8% dalle aree urbane, solo il 5,4% dalle colture agricole. Più nel dettaglio nelle aree più dedicate alla coltivazione specialistica del melo, la presenza del bosco è ancora significativa, con circa il 30% in Valle di Non, il 20% in Alta Valsugana e quasi il 50% in Valle del Sarca.

“Perché la biodiversità? - ha concluso Dalpiaz -. Perché è un’espressione della qualità del territorio. Il cittadino consumatore chiede oggi prodotti che siano salubri. Oggi in Trentino i prodotti sono strettamente controllati e sicuri. Ma i consumatori e i cittadini chiedono anche di vivere in un ambiente bello e sano. Un territorio di alta qualità ha una storia da raccontare e può essere un fattore

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di competitività per le imprese. Impegnarsi per conservare e migliorare il livello di biodiversità del sistema produttivo non è solo un dovere come frutticoltori, ma anche fattore di potenziale valore economico per le aziende frutticole. Oggi la garanzia di un basso livello di residui di fitosanitari sulla frutta è ormai un requisito preliminare e da questo punto di vista la sicurezza dei nostri prodotti è al massimo. Tuttavia essa da sola non diventa un fattore distintivo della nostra produzione. Diventa invece sempre più interessante poter parlare di territorio. Se noi possiamo offrire un territorio che sia nel suo complesso di alta qualità e se contribuia-

mo attraverso i nostri sforzi ad offrire un’immagine concreta di qualità del territorio, avremo storie da raccontare, che possono diventare nel tempo fattori distintivi di valenza anche economica, non solo per l’agricoltura ma anche per tutti gli altri comparti che concorrono alla crescita”. A Interpoma 2018 hanno preso parte 460 aziende e oltre 20 mila visitatori su un’area espositiva di 25 mila metri quadri. Sono intervenuti 25 relatori di fama internazionale, sono stati organizzati 9 tour guidati per scoprire i segreti del settore melicolo in Alto Adige. Per Corriere Ortofrutticolo la fiera è stata l’occasione per fare il punto sulla stagione melicola in

corso. Il mercato nella seconda metà di novembre è apparso piuttosto saturo con prezzi poco o assai poco remunerativi, con il prodotto da industria sceso fino a 2 centesimi al chilo e il prodotto destinato al consumo fresco intorno ai 15 centesimi. Tuttavia c’è chi guarda alla campagna commerciale con ottimismo. Così Gerhard Dichgans, direttore generale di Vog: “Eravamo partiti davvero bene nei mesi di agosto e settembre, si sentiva la mancanza del prodotto europeo soprattutto per le Gala e le importazioni dall’Emisfero Sud non colmavano il deficit di mercato registrato fino a fine settembre. Con l’arrivo delle varietà autunnali come la Golden,

Nonostante la sovrapproduzione stagionale sono partite bene Envy e Yello Una è la rossa superdolce che sta conquistando il mercato italiano, l’altra la nuovissima mela a buccia gialla proveniente dal Giappone. Stiamo parlando di Envy™ e Yello®, le due mele club commercializzate dai consorzi VOG e VI.P, che dal 22 novembre sono arrivate nei punti vendita di tutta Italia con forti di volumi in crescita dovuti all’entrata in produzione dei nuovi impianti. Buon raccolto per Envy™ quest’anno, con quantitativi prossimi alle 3.500 tonnellate, che consentono di estendere la stagione di commercializzazione italiana fino a metà marzo. L’attesa per l’inizio della stagione è stata alta: le Envy™ infatti raccolgono riscontri positivi da clienti e consumatori, grazie al gusto dolce e aromatico, alla croccantezza e all’aspetto naturale dato dalla buccia. Envy™ sta aumentando la sua presenza nella grande distribuzione e il brand sarà sostenuto in questi mesi da attività di promozione e degustazione sui punti vendita e nei mercati ortofrutticoli, con distribuzione di materiale informativo. In contemporanea, ha preso il via anche la stagione di Yello®, la mela a buccia gialla di varietà Shinano Gold originaria del Giappone. Yello® è contraddistinta da un gusto dolce, dal sentore esotico e da una polpa soda e succosa. La nuova varietà, prodotta in esclusiva da VOG e VI.P per l’Europa e il bacino del Mediterraneo, si è affacciata alla stagione 2018/2019 con circa 350 tonnellate di prodotto per una campagna che terminerà a febbraio. Gerhard Dichgans, direttore generale di VOG, si

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aspetta per Envy™ “una stagione molto buona nel corso della quale i nostri volumi raddoppieranno e ci permetteranno di ampliare la base dei clienti e dei distributori, lavorando con maggiore continuità durante la stagione. Dopo l’inizio della campagna in Spagna, il 2 novembre, abbiamo atteso qualche settimana in più in Italia per avere uno stock adeguato a soddisfare il maggior numero di clienti, dato che la richiesta è molto elevata”. “Non abbiamo alcun dubbio su Envy™ - sottolineada parte sua Fabio Zanesco, direttore commerciale di VI.P -. Su questa mela stiamo investendo molto lavoro, in seguito alla forte domanda e all’entusiasmo dei mercati europei e internazionali. Per il momento, per quanto possa suonare anomalo, non ci saranno mele per tutti, ma questa politica di crescita controllata ci permetterà un’introduzione razionale sugli scaffali della distribuzione, parte fondamentale del progetto.”

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il mercato si è riempito in un momento poco favorevole ai consumi a causa delle temperature al di sopra della media stagionale. Inoltre i prezzi impostati a inizio di stagione sulla scia della campagna precedente non hanno incentivato il consumo determinando un ulteriore rallentamento. Altri fattori hanno contribuito poi ad appesantire la situazione, come il boom produttivo nei giardini privati di Germania e Nord Europa che ha determinato l’allontanamento di quei piccoli produttori dai canali distributivi. E, come è noto, c’è stata la sovrapproduzione polacca che ha generato un effetto panico. Sono fiducioso, però, nella ripresa della campagna in fase finale. Tra dicembre e gennaio tutte queste mele troveranno collocazione e quelle che non saranno vendute difficilmente troveranno delle celle per essere stoccate. A questo punto il

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mercato si tranquillizzerà”. Per Vi.P. abbiamo parlato con il responsabile marketing Benjamin Laimer. Ecco il suo commento: “Dopo due anni di volumi sottotono finalmente quest’anno il prodotto c’è ed è anche di qualità. Ci troviamo in una situazione di sovrapproduzione anche a causa dei grandi volumi che arrivano dalla Polonia che quest’anno ha prodotto 4,5 milioni di tonnellate

A Bolzano per la biennale delle mele 460 espositori e oltre 20 mila visitatori, molti dei quali esteri, a conferma che le fiere verticali e gli eventi specializzati funzionano perché utili ai settori di riferimento

contro la sua media di 3,3-3,5 milioni. Sono quantità importanti che i polacchi devono cercare di smaltire a tutti i costi puntando a più mercati possibili. Sul mercato italiano, tuttavia, non ci sono stati grossi scossoni dal momento che i consumatori nazionali preferiscono comunque le mele made in Italy, prodotti rigorosamente locali e di qualità”. Ecco infine Paolo Gerevini, direttore generale di Melinda: “L’accavallamento con le produzioni polacche si sta realizzando sui mercati dove il fattore prezzo rappresenta una discriminante importante, come ad esempio Nordafrica ed Est Europa. Ma anche in queste piazze, come Melinda, abbiamo deciso di rimanere fuori dalla bagarre del prezzo. Siamo presenti, certo, ma solo su quei canali che danno il giusto riconoscimento alla qualità del nostro prodotto”. (m.l.)

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Bilancia commerciale: in Italia stiamo importando troppa frutta L’export ortofrutticolo europeo fuori dai confini dell’UE cresce ma l’Italia resta indietro. C’è un gap importante se si considera che, dei 5 miliardi di ortofrutta esportata dall’Italia solo il 6% vola Oltremare. Lo scompenso è evidente se si analizza la domanda di prodotti ortofrutticoli extra UE, soprattutto nelle economie asiatiche in continua crescita. Per avere una misura di questo gap basti pensare che il Vietnam importa 200 mila tonnellate di mele ogni anno e la maggior parte di queste arrivano dall’UE ma non dall’Italia. Su questo punto si è acceso il dibattito sul futuro del settore nel corso del convegno ‘Guardando al futuro: dialogo con gli attori del sistema Ortofrutta Italia’ che si è tenuto il 27 novembre a Cesena Fiere in occasione degli 80 anni della rivista ‘Frutticoltura’. La crescente forbice della bilancia commerciale a favore dell’import ortofrutticolo allarma tutto il comparto. “Nei primi mesi di quest’anno - ha ricordato Marco Salvi, presidente di Fruitimprese - abbiamo esportato 300 mila tonnellate in meno rispetto all’anno scorso mentre l’import è aumentato di 100mila tonnellate. Qualche domanda dobbiamo farcela. Perché per gli agrumi, che è una delle nostre principali produzioni, esportiamo 164mila tonnellate e ne importiamo 288mila? Perché esportiamo 700mila tonnellate di legumi e ne importiamo 900mila? È fondamentale aprire nuovi mercati altrimenti questo sistema Paese fallisce. Oggi l’Italia ha alcune priorità diverse da quelle dell’Europa, prima fra tutte quella di cambiare il sistema dei capitolati e accelerare sugli accordi bilaterali tra singoli Stati”. La denuncia di Salvi si rivolge anNovembre 2018

Allarme di Marco Salvi al convegno “Guardando il futuro”: è importante aprire nuovi mercati “altrimenti questo sistema-Paese fallisce”. Bruni: “Qualità condizionata dai capitolati”

Marco Salvi, presidente di Fruitimprese e Paolo Bruni, presidente di CSO Italy

che alle distorsioni generate dagli accordi attualmente in essere, quale ad esempio quello sul kiwi con la Cina attivo ormai da più di un lustro. “Lo sappiamo tutti che nonostante l’ok al libero scambio con Pechino, non si riesce a portare kiwi in Cina. Ogni anno i controllori cinesi arrivano sulle nostre installazioni a dicembre e gli ordini slittano di conseguenza a gennaio, febbraio quando la campagna è ormai finita. Questa è l’Italia, questo deve cambiare altrimenti non stupiamoci della progressiva perdita di superfici produttive”. “Non possiamo più continuare a considerare il mercato internazionale - ha affermato da parte sua Renzo Piraccini, presidente di Cesena Fiere con lunga esperienza di manager del settore in posizioni di vertice - come un elastico in funzione della necessità di smaltire i nostri surplus produttivi. Dobbiamo accelerare perché su questa partita ci giochiamo il futuro e bisogna cominciare da una piattaforma unica in Italia che riunisca tutta la filiera. È uno strumento imprescindibile. Se oggi i cinesi non ci riconoscono

come una regione d’Europa, come ci ha detto Simona Rubbi del CSO che segue le trattative per gli accordi bilaterali, allora dobbiamo porci un problema. E questo problema è innanzitutto politico”.La mancanza di regia nazionale sull’innovazione varietale è stata denunciata da Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo: “E’ uno dei principali motivi che ha portato alla crisi strutturale del comparto pesche e nettarine che è arrivato ad avere in produzione fino a 200 cultivar diverse”, ha precisato. Sul fronte del calo dei consumi interni è intervenuto Paolo Bruni, presidente di CSO Italy. “Non possiamo confrontare - ha detto - la qualità della frutta in vendita oggi con quella di cinquant’anni fa. Non è corretto colpevolizzare la produzione dicendo che era più buona una volta. Diciamolo che oggi, per rispondere alle esigenze dei capitolati, viene raccolta praticamente acerba. Perché se fosse raccolta al giusto grado di maturazione, con tutta la ricerca che abbiamo messo in campo, sarebbe certamente molto più buona di quella di una volta” (parole sante, n.d.r.). (m.l.) www.corriereortofrutticolo.it

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MALEDETTO CLIMA. Gravi danni nella seconda metà di novembre

Il disastro degli ortaggi Nella terza e quarta settimana di novembre, il 20% delle spedizioni di ortaggi sul mercato è tornato al mittente perché reclamato. È la denuncia dei produttori italiani che fotografa in maniera eloquente la cosiddetta crisi delle verdure invernali colpite da un’ondata eccezionale di maltempo con perdite fino al 70% dei volumi e margini alle aziende agricole che, pur se in salita rispetto all’anno scorso, sono sotto di circa il 60% rispetto alla sostenibilità economica. Mentre sul fronte della GDO europea alcune grandi catene hanno ridotto di qualche punto percentuale (10%) il loro ricarico sul prezzo a scaffale per aumentare le liquidazioni ai produttori, in Italia si registra una maggiore difficoltà al punto tale che, in Puglia, la metà dei produttori di ortaggi registra situazioni finanziarie piuttosto ‘tese’, per usare un eufemismo. Confcooperative accoglie di buon grado la convocazione a gennaio del tavolo interprofessionale annunciata a fine novembre dal ministro Centinaio perché, precisa Giorgio Mercuri, presidente di Alleanza delle Cooperative Agroalimentari “potrebbe essere l’occasione giusta per ridisegnare l’organizzazione della GDO italiana Novembre 2018

Il 20% delle spedizioni è stato rispedito al mittente perché reclamato. Giorgio Mercuri, presidente di Alleanza delle Cooperative Agroalimentari: “Ridisegnare la GDO”

Giorgio Mercuri

verso programmazioni che non penalizzino gli agricoltori e che si traducono, oggi, in una sorta di ‘caporalato di mercato’ sugli stessi produttori che percepiscono nemmeno due euro l’ora dalla loro attività”. D’altro canto, gli agricoltori chiedono anche tavoli europei, facendo pressing su politica e associazioni di categoria, per sollecitare la costituzione di un tavolo tecnico nel quadro del dibattito sulla nuova Pac che prenda in considerazione questi rischi climatici a cui è sempre più sottoposta l’area produttiva mediterranea (Italia e

Spagna in prima fila) escludendo aiuti a pioggia ma puntando su interventi mirati alle imprese che operano sul mercato. “Non ci dimentichiamo - precisa Donato Labate, della SOP, società ortofrutticola Polignanese - che l’Italia conta solo per il 5-10% sul totale dei consumi di ortaggi in Europa. Il grosso viene distribuito nei Paesi del Nord ed Est Europa. La situazione è drammatica se si considera che è andato perduto un quarto dei volumi delle verdure primaticce con danni sul 20% delle superfici coltivate”. La grande umidità causata dal maltempo, unita alle temperature al di sopra della media, ha creato una vera e propria epidemia di Alternaria, un fungo che causa marciumi e imbruttimenti, che ha causato il 70% delle perdite di broccoli, il 40% di cavolfiore, il 60% di finocchi e insalate. “Tecnicamente - precisa Mercuri facciamo fatica a rispondere alle richieste della GDO e quello che riusciamo a mandare, negli ultimi www.corriereortofrutticolo.it

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Cilento: 19 OP in Calabria sono troppe, più aggregazione “Bisogna organizzare la produzione per poter fare fronte a campagne difficili come questa, con incrementi produttivi del 20-30% e cali dei prezzi che si aggirano intorno al 15-20% rispetto all’anno scorso. Solo aggregandosi si possono migliorare le cose e iniziare a scommettere sul mercato globale”. Così Nicola Cilento (nella foto), presidente dell’OP Coab con sede a Corigliano Calabro, specializzata nella produzione di Clementine di Calabria e vicepresidente nazionale di Confagricoltura. “La campagna delle clementine sta andando a rilento sottolinea - con una produzione che, almeno in Calabria, che è il cuore nevralgico delle clementine italiane, è superiore del 2030% rispetto alla campagna scorsa. Abbiamo circa 300 mila tonnellate di prodotto che, sul mercato europeo, vanno a scontrarsi con i circa 2 milioni di tonnellate degli spagnoli, molto più organizzati commercialmente e aggregati di noi. Per l’eccesso di prodotto nei magazzini, nella terza settimana di novembre abbiamo dovuto sospendere la raccolta per tre-quattro giorni. La situazione in Calabria è agli antipodi rispetto al sistema spagnolo. Abbiamo 19 OP ortofrutticole in Calabria e non riescono a fare sistema. Serve un ulteriore livello di aggregazione. Se si raggiungesse, probabilmente qualche problemuccio si potrebbe risolvere”. “Il problema - afferma Cilento - è che ognuno pensa di potere continuare a gestire a modo proprio, mentre per aggregarsi occorre rinunciare al posto di comando e fare un passo indietro. Gli esempi li abbiamo anche in Italia e funzionano. Basta guardare alle grandi esperienze aggregative

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delle mele in Trentino dove esiste un solo decisore di vendita. Ma questo può avvenire solo se, prima, le strutture allineano gli standard di organizzazione aziendale. O si va in questa direzione oppure le campagne difficili come questa saranno sempre un problema”. Se i produttori calabresi aggregati in OP hanno visto ribassati i prezzi di vendita del 15-20% in media rispetto allo scorso anno, nel caso dei produttori non associati la situazione pare sia un vero e proprio disastro, a dimostrazione che comunque aggregarsi conviene. Il clima, anche su questa campagna, ha influito in modo determinante. “Una primavera favorevole - sottolinea Cilento - ha determinato una buona qualità e una cospicua quantità sia in Italia che in Spagna. Le temperature alte di ottobre e della prima quindicina di novembre, con picchi anche di 25° qui in Calabria, hanno disturbato la fisiologica maturazione e la colorazione dei frutti a parità di dolcezza della polpa. Poi la pioggia di novembre e l’eccesso di umidità hanno causato marciumi con perdite del 10-15% di prodotto. Con il caldo, poi, i consumi rallentano. Si parla di eventi eccezionali ma la verità è che questi fenomeni climatici si stanno verificando con sempre maggiore regolarità”.

15 giorni, viene rimandato al mittente per il 20% dei casi. Il problema è che non possiamo né piantare, perché è passato il termine ultimo utile che è settembre, né procedere con trattamenti perché i campi sono ancora pieni di fango. E adesso le grandi catene cominciano a fare arrivare prodotto dalla Spagna che nell’ultima decade di novembre non ha avuto problemi con il maltempo. Tra le soluzioni che stiamo valutando come Apofoggia c’è la possibilità di siglare assicurazioni parametriche che rimborsino senza valutare il danno se i giorni di maltempo superano la soglia stabilita”. Un chilo di broccoli a fine novembre costava 35 centesimi al produttore. In salita rispetto all’anno scorso, ma sufficienti a coprire i mancati incassi. Da un ettaro, con il calo di volumi registrati, si è riesciti a ricavare 900 euro, molto lontani dai 1.200 che servono per procedere ai prossimi trapianti. “A questi 35 centesimi - precisa Mercuri - bisogna poi aggiungere altri 40 centesimi di lavorazione, 10 di imballaggio e 12 di trasporto. Tutti a carico dell’azienda agricola. Basterebbe che la GDO rinunciasse al 30% del proprio ricarico di prezzo per remunerare con 20 centesimi in più gli agricoltori. Non sarebbe certo risolutivo ma varrebbe come segnale politico anche in considerazione del fatto che a scaffale queste verdure viaggiano intorno al 2,50 euro. Il tavolo interprofessionale convocato da Centinaio potrebbe essere un buon punto di partenza per riorganizzare tutto il sistema della distribuzione a cominciare dalla frequenza degli ordini che non ha senso continuare a farli giornalieri, meglio se settimanali come avviene nelle catene del Nord Europa”. La difficoltà principale nel sistema distributivo italiano è che, tolte quelle due o tre grandi catene che fanno il 50% del fatturato su frutta e verdura, il restante 50% è spezzettato in un ginepraio di insegne piccole e medio piccole, Novembre 2018


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INSETTI INFESTANTI. Un vero flagello per molti tipi di coltura

La paura della cimice È onnivora, ghiotta di frutta e semi, sverna al caldo infestando abitazioni e macchinari. La cimice asiatica è un vero è proprio flagello per le coltivazioni di tutti i tipi dato che schiude le uova ad aprile, si accoppia a maggio e colpisce fino all’arrivo del freddo. Partita dall’Asia, in particolare da Cina e Giappone, ha invaso Stati Uniti e Canada negli Anni Novanta ed è arrivata in Europa all’inizio degli Anni Duemila dove la sua presenza sta crescendo minacciosamente. Si confida nella scoperta di insetti parassitoidi della cimice, autoctoni e alloctoni, tra cui la samurai wasp, ma gli studiosi prevedono un periodo di ricerca sugli effetti dell’introduzione di tali insetti di almeno un anno. Quindi anche per il prossimo anno l’unico sistema di difesa valido rimane il ricorso alle reti antigrandine e alle reti anti-insetto. Se ne è parlato il 28 novembre in un affollatissimo incontro svoltosi in Camera di Commercio a Verona dedicato a “Cimice asiatica e le produzioni agricole: aggiornaNovembre 2018

È arrivata dall’Asia, si è diffusa nel Nord America e poi è arrivata in Europa. Colpite soprattutto le regioni del Nord e la Toscana. Il punto in un convegno alla Camera di Commercio di Verona

menti sulla ricerca e sulla difesa”. Perché Verona. Di questa provincia si parla e si scrive poco a livello nazionale ma ha un peso non secondario. Verona rappresenta oltre il 60% della produzione ortofrutticola veneta ed è la terza provincia italiana per esportazioni. In quanto a produzione, è nella top 5 italiana per 16 prodotti ortofrutticoli. La presenza di quasi 400 imprenditori nella sala della Camera di Commercio che ha ospitato l’incontro ha testimoniato - come sottolineato da

Claudio Valente, componente di giunta della Camera di Commercio di Verona - quanto sia avvertito il problema che colpisce prevalentemente la media e bassa pianura. “Un altro anno così - ha detto Valente - ed alcune aziende, soprattutto le ortofrutticole, saranno costrette a chiudere e tante, come quelle che producono soia, a convertire le produzioni. Chiediamo una forte attenzione alle istituzioni”. Difficile difendersi quindi, come hanno spiegato gli esperti intervenuti: Massimiliano Pasini del Centro studi Agrea, Alberto Pozzebon dell’Università degli studi di Padova e Luca Casoli del Consorzio Fitosanitario Provinciale di Modena. Gli esperti sono stati tutti concordi nell’affermare che l’insetto preferisce i filari di bordura dei frutteti e che occorre controllare anche le siepi e il verwww.corriereortofrutticolo.it

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Kiwi Solarelli sul mercato, qualità alta La campagna con quantitativi simili al 2017 La qualità italiana per il kiwi esiste ed è ben riconosciuta dai consumatori. Tra questi i kiwi Solarelli®, raccolti tra fine ottobre e la prima decade di novembre nelle aree più vocate d’Italia (Emilia Romagna, Lazio e Veneto), sono disponibili sul mercato in queste settimane nel pieno della loro qualità. I soci produttori di Apofruit, titolari del marchio Solarelli®, coltivano i kiwi seguendo un rigido disciplinare di produzione finalizzato ad esaltare la bontà dei frutti. “Il kiwi - dichiara Gianluca Casadio, responsabile marketing di Apofruit - è l’ultimo prodotto dell’anno a marchio Solarelli® ed è presente sul mercato per un periodo molto lungo che va da dicembre a maggio/giugno. Ha ottenuto uno straordinario gradimento da parte del pubblico che trova un prodotto con caratteristiche ottimali, garantite sempre.” Solarelli® è uno dei brand di alta qualità dell’ortofrutta, conosciuto e ricercato in Italia perché i suoi valori incontrano le richieste dei consumatori, per il loro legame con la produzione italiana, la tipicità, la qualità, il gusto e il sapore garantiti. “Con i kiwi precisa Casadio - completiamo una campagna 2018 di grande soddisfazione e siamo sempre più consapevoli che la qualità garantita dal marchio Solarelli® è una scelta vincente”. I produttori del kiwi a marchio Solarelli® sono seguiti in tutte le fasi di coltura e coltivazione dai tecnici di Apofruit. Per fare kiwi di alta qualità occorre infatti una grande attenzione in campo, con le giuste lavorazioni del terreno che arieggiano le radici, l’apporto di sostanze nutritive indispensabili per otde vicino, è attirato di più dalle piante a maggior fioritura, ha un’elevata mobilità. Come difendersi? La stratega di intervento deve agire su più fronti, preparando difese attive, lotta integrata, e passive, reti anti insetto, prima che la cimice schiuda le uova ma dopo l’impollinazione. Come ha sottolineato Gabriele Zecchin dirigente della Regione Veneto presso l’Osservatorio regionale malattie delle piante, è fondamentale il monitoraggio continuo della presenza dell’insetto fatto nell’orario in cui è meno mobile, tra le quattro e le sei del mattino. Cimice e drosophila suzukii hanno danneggiato tutti i raccolti nel Novembre 2018

tenere un’ottima qualità, la potatura delle piante fatta in più fasi per favorire la fruttificazione e la giusta dimensione dei frutti. Occorre una buona esposizione al sole delle piante ed anche il clima giusto con piogge abbondanti in fase vegetativa e una alternanza di piogge e sole caldo in fase di accrescimento dei frutti. Sono applicate tecniche di difesa integrata, un metodo che limita l’uso dei fitofarmaci per la difesa dalle malattie al minimo indispensabile garantendo un prodotto sano. Una volta selezionati, i kiwi Solarelli® vengono conservati in celle frigorifere costantemente monitorate. Al momento dell’immissione sul mercato, vengono confezionati nel packaging Solarelli® e sono maturi al punto giusto, tanto da poter essere mangiati con il cucchiaino come uno snack salutare, assicurano in Apofruit. Frutto di origini asiatiche, introdotto poi in Nuova Zelanda dove è stato selezionato e coltivato con successo, il kiwi è giunto in Italia negli Anni Settanta dove ha trovato condizioni ambientali e produttive perfette, tanto da diventare un prodotto simbolo dell’ortofrutta italiana esportato in tutto il mondo. Oggi l’Italia è leader di produzione di kiwi per l’Emisfero Nord ed esporta con successo questo frutto in 70 Paesi tra cui anche la Cina, dove il kiwi ha avuto la sua origine. Quest’anno, la produzione italiana di kiwi verde destinata al mercato del fresco risulta pari a circa 333 mila tonnellate, appena superiore ai livelli del 2017. Le stime sono risultate in calo rispetto alle previsioni.

Veronese per il 20-25%, con punte del 70-80% per le pere e le ciliegie. Si stima che a Verona i danni al comparto agricolo siano sui 100 milioni di euro. Per il momento la samurai wasp o vespa samurai, antagonista naturale della cimice asiatica, non può essere utilizzata in campagna poiché il ministro dell’Agricoltura ha autorizzato il Consiglio per la ricerca in Agricoltura ad introdurla solo in condizioni di quarantena e per soli motivi di studio. Il fenomeno certamente va ben oltre i confini della provincia di Verona. La cimice asiatica in Italia vive dove può trovare un clime mite, in particolare nelle Regioni del Nord, ma non disdegna la Tosca-

na. Si nutre soprattutto dei frutti delle più diverse colture ortofrutticole, in particolare pesche, fagioli, ciliegie, uva ma anche soia, mais, girasoli e molto altro. La sua saliva è ciò che la rende dannosa poiché provoca reazioni biochimiche nei frutti i cui tessuti vanno incontro a necrosi, si deformano e perdono qualità. Negli ambienti urbani di cimice asiatica si sente parlare per lo più con l’arrivo dell'autunno, quando le temperature scendono. Con il freddo infatti le cimici asiatiche tendono a radunarsi in grandi gruppi in zone più asciutte, come ad esempio gli edifici, siano case o capannoni. E può capitare di esserne letteralmente invasi. www.corriereortofrutticolo.it

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MERCATI&

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68 nuovi punti vendita affiliati per un aumento di più del 15% del fatturato: questi i numeri che raccontano gli ultimi sviluppi di Pam che, da poco terminati i festeggiamenti del sessantesimo anniversario, si appresta ad accogliere due prestigiose realtà imprenditoriali: Arimondo srl e Borello srl. A partire dal 1° gennaio 2019, infatti, 16 punti vendita Arimondo delle provincie di Genova, Savona e Imperia verranno affiliati e passeranno all’insegna Pam, insieme a 52 punti vendita Borello della provincia di Torino che manterranno l’insegna “Borello Supermercati”. Per entrambi è previsto nel 2019 un piano di nuove aperture con l’impiego complessivo di oltre 250 risorse. Questi accordi nascono dal desiderio reciproco di raggiungere importanti risultati sul mercato, con vantaggi comuni. “Siamo molto soddisfatti di aver chiuso queste due operazioni - dichiara Andrea Zoratti, consigliere delegato Pam Franchising - perché ci permettono di aumentare le nostre quote di mercato del 35% circa sia in Liguria che in Piemonte. Soltanto unendo le forze si riesce a competere in un mercato così complesso come quello della grande distribuzione”. “Abbiamo scelto Pam - afferma da porte sua Roberto Arimondo perché è una garanzia di serietà e perché con essa condividiamo molti valori, dalla grande cura per la qualità dei freschi, all’italianità, fino alla massima attenzione nei confronti dei clienti e dei collaboratori. Integrità e sobrietà, centralità delle persone, rispetto e responsabilità sono, infatti, i principi alla base del nostro operato, in coerenza con la mission “Fare bene con passione”. “È stato naturale eleggere Pam Novembre 2018

DISTRIBUZIONE

Pam assorbe Arimondo e Borello crescendo di 68 punti vendita Le due affiliazioni garantiscono al Gruppo un forte sviluppo in Piemonte e in Liguria. Una filosofia comune alla base delle due operazioni di acquisto

Andrea Zoratti, consigliere delegato di Pam Franchising

come nostro partner - dice Fiorenzo Borello - perché, oltre ad essere uno degli attori più importanti nel settore della GDO in Italia, siamo animati dalla stessa passione per la qualità e dagli stessi obiettivi. Semplicità, tradizione e fiducia sono, da sempre, le caratteristiche che ci contraddistinguono e attraverso le quali puntiamo ad unire i valori del passato con le molteplici esigenze dei consumatori di oggi”. “Affiliarsi a Pam significa non soltanto poter fruire della competenza e dell’affidabilità di una realtà attiva sul territorio nazionale da ben 60 anni, ma anche poter disporre di percorsi di formazione efficaci e di un’immagine di brand forte e consolidata. Proseguiremo con i nostri piani di sviluppo per affermarci sempre di più come punto di riferimento per gli imprenditori del settore della GDO e per tutti i nostri clienti”, conclude Andrea Zoratti.

Ma vediamo in sintesi il profilo delle due realtà che sono entrate in Pam. Borello. Grande esperienza nel settore alimentare e vicinanza al cliente sono due elementi centrali anche per la società fondata quarant’anni fa a Castiglione Torinese, in provincia di Torino, da Fiorenzo Borello. Oggi, con ricavi pari a circa 130 milioni di euro nel 2017 e 600 collaboratori, può vantare 52 supermercati sul territorio torinese e canavese, nei quali viene data grande attenzione agli articoli a marchio Borello, di produzione locale, alle referenze biologiche e free from, alla lotta allo spreco alimentare e all’offerta di freschissimi di stagione. Il format dei negozi, confortevoli e moderni, è stato premiato dall’A’Design Award and Competition, per la categoria ‘Interior space and exhibition design” e dall’ADI Design Index, la prestigiosa selezione del miglior design www.corriereortofrutticolo.it

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MERCATI

Mazzini: superfici più piccole nello scenario futuro della GDO Mariangela Latella “Nei prossimi cinque anni l’attuale sistema della grande distribuzione sarà diverso da quello attuale e la trasformazione non sarà indolore per il comparto ortofrutticolo soprattutto sul fronte delle varietà”. La visione di Claudio Mazzini (nella foto), responsabile commerciale Freschissimi di Coop Italia, sulle evoluzioni di mercato dei grandi retailer italiani è destinata a fare discutere: per Mazzini si va verso superfici di vendita sempre più piccole e il ricompattamento delle aree interne ai punti vendita riguarderà inevitabilmente anche i reparti ortofrutta. “I grandi contenitori - ci ha spiegato - stanno vivendo un momento di crisi di identità. L’approccio alla spesa del consumatore sta cambiando rapidamente. Siamo molto lontani dalle abitudini di acquisto degli anni ’90 - inizio Duemila, quando la gente era disposta a dedicare anche due ore del suo tempo dentro un centro commerciale. Adesso quel tempo si preferisce dedicarlo ad altro e la spesa è diventata più veloce”. - In che modo queste abitudini di acquisto si riverbereranno sui format dei retailer? “Si va verso modelli di negozi medio-piccoli, di 1.000 - 1.500 metri quadri. I segnali ci sono già tutti e ci dicono che il cambiamento è già iniziato e non sarà indolore per il comparto produttivo ortofrutticolo”. - In che senso? “L’assortimento dovrà essere coerente agli spazi, sarà inevitabilmente più semplificato. Oggi nei supermercati italiani siamo abituati a vedere i reparti ortofrutta con assortimenti ampi e

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profondi caratterizzati da una ricchezza di stagionalità che non si trova in Europa. La riduzione delle superfici comporterà inevitabilmente una revisione di questa impostazione”. - In che modo? “Il modello sarà quello dei supermercati semplificati sulla falsariga dei soft-discount. Ci sarà più prodotto unbranded anche se non necessariamente sfuso. L’assortimento va verso la semplificazione e verso la minore profondità, quindi meno marche e una limitata presenza di stagionalità come punto di forza”. - Vuol dire più spazio alla private label? “Non necessariamente. Comporre il paniere del nuovo assortimento sarà un passo successivo alla riorganizzazione dei nuovi formati di store. Prima di tutto, per potere attuare una semplificazione aderente alle richieste del consumatore, occorrerà fare delle indagini di mercato per capire come selezionare i prodotti. Poi si passerà alle scelte legate alla marca e alla scala dei prezzi”. - Questo potrebbe comportare una perdita di quota di mercato della GDO nella vendita F&V? “Non sto dicendo questo. Andare verso questa direzione non significa che i produttori venderanno meno quantità di ortofrutta. Quello che tende a ridursi sarà la varietà assortimentale”.

italiano messo in produzione. Nei punti vendita vengono adottati impianti a basso impatto ambientale, con pannelli fotovoltaici, illuminazione a led e attrezzature a ridotto consumo energetico. Per il 2019 è previsto un piano di sviluppo della rete con un nuovo organico di circa 100 addetti e nuove aperture a Torino, San Benigno Canavese, Rivara Torinese, San Sebastiano da Po e Giaveno. Arimondo. Nata molti anni fa a San Bartolomeo al Mare, in provincia di Imperia, Arimondo rappresenta, oggi, una realtà di grande rilievo nell’ambito retail, che ha visto l’alternarsi di tante generazioni. Tra le tappe più significative dell’azienda originaria del Ponente ligure troviamo, innanzitutto, già a metà Novecento, il riconoscimento da parte della Camera di Commercio di Imperia con il “Premio al lavoro e al progresso economico” per l’attività commerciale, comprendente anche un moderno impianto di panificazione. Ma è a partire dal 1976 che la società inizia a espandersi con nuovi punti vendita a Diano Marina, compreso un laboratorio di gastronomia e pasta fresca, fino a diventare, nel 1992, l’attuale Arimondo Srl, con diverse acquisizioni a San Bartolomeo al Mare e in altre località delle province di Genova, Savona e Imperia. Oggi, con ricavi pari a circa 80 milioni di euro nel 2017 e oltre 400 collaboratori, può vantare 27 supermercati, nonché diversi laboratori di produzione, dove trova espressione la grande esperienza di Arimondo nei prodotti da forno, dolci e panificati. Da sempre apprezzato per la vasta scelta di eccellenze locali, dalla frutta e verdura provenienti da colture del territorio, alla carne da allevamenti selezionati, Arimondo Srl prevede, nel 2019, un nutrito piano di aperture ad insegna Pam nelle città di Genova, Rapallo, Sanremo, Loano, Albissola, Albenga, Alassio e Finalborgo, che creerà oltre 100 nuovi posti di lavoro. Novembre 2018


MERCATI&

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Non si arresta la crescita di Selex Gruppo Commerciale che, sulla scia dei risultati ottenuti anche nel 2018, sancisce un piano di investimenti per il prossimo anno di 320 milioni, con nuove aperture e ristrutturazioni (182 in totale) da nord a sud del Paese. E’ un programma di sviluppo articolato quello approvato durante l’assemblea, tenutasi venerdì 30 novembre nella sede di Trezzano sul Naviglio, dalle 14 imprese che costituiscono il terzo Gruppo della distribuzione moderna italiana, con una quota di mercato del 10.5% (Iper + Super + Superette + Discount + Specialisti Casa e Persona), ed il secondo nel canale cash&carry (quota 19,2%). Un risultato significativo, ottenuto in un anno non facile nel quale Selex ha però raggiunto gli obiettivi prefissati: il fatturato stimato è di 10,95 miliardi, con un +4.3% sul 2017. Rispetto ad un mercato che ad ottobre si attesta sul al +1,3% il dato risulta ancor più importante. “Il merito dei risultati raggiunti è di scelte imprenditoriali ponderate e condivise da tutti i soci, che attraverso le singole individualità radicate nei rispettivi territori sono stati capaci di innovare e investire nella rete di vendita e assicurare un’offerta competitiva e di qualità” commenta Alessandro

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DISTRIBUZIONE

Nel 2019 di Selex investimenti e un fitto piano di aperture

Alessandro Revello e Maniele Tasca, presidente e direttore del Gruppo Selex

Revello, presidente del Gruppo. “Il contesto - aggiunge - non è semplice, e il prossimo anno dovremo fare ancora meglio, implementando nuovi modelli distributivi e proseguendo con determinazione sui progetti avviati con successo quest’anno”. Significativo il rafforzamento nel mondo del pet, con la nascita dell’insegna nazionale “Animali che passione” che entro la fine del 2019 dovrebbe raddoppiare gli attuali punti vendita in 5 regioni. Ma anche l’e-commerce “CosìComodo” (www.cosicomodo.it), con il Clicca&Ritira, che avvierà nei prossimi mesi il servizio di consegna a domicilio. Progetti che implicano un budget rilevante per raggiungere un obiettivo ambizioso: 11,4 miliardi nel 2019 (+4,1%). Nell’ultimo decennio gli investimenti sulla rete hanno superato i 2,4 miliardi di euro, portando il

Gruppo ad essere presente in tutte le regioni con oltre 2.300 store, con una superficie di vendita complessiva di oltre due milioni 100 mila metri quadri. Un dato destinato ad aumentare, con le 54 nuove aperture in programma. “La chiave per la crescita sono gli investimenti, per rinnovare la rete, l’adattamento dell’offerta distributiva, in un contesto che cambia velocemente e sempre più frammentato”, dichiara da parte sua il direttore generale Maniele Tasca. Il +4,3% delle vendite, e soprattutto l’incremento della produttività al metro quadro, cresciuta dell’1,2%, dimostra che la sfida è vinta. “Lo sforzo per migliorare i servizi, la multicanalità, lo sviluppo di gamme bio e salutistiche, l’ampliamento delle referenze a marca del distributore per andare incontro alle esigenze della clientela, ci sta premiando” conclude Tasca.

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MERCATI

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LA DISTRIBUZIONE DA VICINO

Le promozioni della GDO e i produttori Le possibili vie d’uscita ad un rapporto difficile

di Maurizio Nasato La quasi totalità delle insegne della GDO distribuisce un volantino, generalmente bisettimanale, con l’obiettivo di sostenere le vendite e mantenere vivo il contatto con il proprio cliente (o sottrarlo alla concorrenza). Le motivazioni di questa periodicità sono il confronto con la “controcifra” (fatturato svolto nel corrisponente periodo dell’anno precedente), ma soprattutto l’assenza di alternative dal costo accessibile e dalla comprovata efficacia; si tenga conto che la presenza nel territorio delle reti di vendita è a “macchia di leopardo”, per cui strumenti quali giornali o mass media sarebbero dispersivi e dunque costosi. La regia di tale strumento è affidata alla Direzione Commerciale (o Marketing) che solitamente ha modesta conoscenza dei Freschissimi ma che avendo come unico obiettivo l’attrazione sul cliente, esige prodotti di richiamo nella loro massima stagionalità. Con l’evidente differenza che a Pasqua per approvvigionare alcuni autotreni di colombe pasquali, si opera con molte settimane di anticipo e con una filiera industriale; la natura invece lavora lenta, risente del clima e non si fa condizionare dai volantini della GDO. Per completezza di informazione, alcune insegne locali non utilizzano il volantino ed hanno avviato da anni un rapporto “every day, low prices” con il proprio cliente, risparmiando costi rilevanti di sviluppo, stampa e distribuzione, oltre che sul riallestimento dei negozi, nonché sullo stock invenduto alla fine di ogni promozione; ma esse sono un’entità marginale rispetto alla GDO nazionale. Il produttore subisce malvolentieri questa dinamica.

Esselunga a Milano fa co-working Nuova apertura per Esselunga a Milano: in viale Famagosta, su due piani, e, per la prima volta, con tanto di postazioni dedicate al co-working negli spazi del Bar Atlantic. Nel negozio, su una superficie di 2.500 metri quadri, lavorano 137 persone, di cui 75 neo

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Nel periodo in cui potrebbe spuntare delle quotazioni soddisfacenti per la crescita della domanda, si trova a dover cedere a prezzi di favore parte del raccolto; inoltre con l’aumento degli ordini a seguito della promozione, è talora in difficoltà a soddisfarli, salvo rivolgersi ad altri produttori o al Mercato o trascurando alcuni clienti. Possibili varianti a questa dinamica possono essere: 1) non soddisfare parte degli ordini, ma diventa atteggiamento considerato ostile dalla GDO e passibile di ritorsioni sulla consistenza o esistenza stessa del rapporto; 2) compromessi sulla qualità consueta (calibro, maturazione, gradi brio, ecc), ma l’esperienza insegna che, se percepita dal cliente, appare soluzione peggiore dell’assenza dell’offerta. Entrambi i punti precedenti comportano la delusione del cliente ed una promessa non mantenuta viene vissuta peggio di una “non promessa”. Eppure in un contesto ideale in cui le offerte, anziché essere “calate dall’alto”, venissero correlate a quanto la Natura è in grado di offrire seguendo il corso delle stagioni, la GDO potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nel calmierare il mercato: sostenendo (con promozioni) le eccedenze di produzione in modo da serbare inalterate le quotazioni di mercato, altrimenti in calo per l’elevata offerta; promuovendo le eccedenze con esposizioni in offerta speciale, non necessariamente “svendendole”; evitando offerte speciali nei periodi di massima stagionalità o modesta disponibilità; programmando e comunicando al produttore con ampio anticipo le azioni pianificate. Ma tra tutte le ipotesi, quest’ultima appare la meno realizzabile per motivi di riservatezza sui propri piani commerciali.

assunti. Immancabile ovviamente il reparto ortofrutta con un’offerta di oltre 500 prodotti. Efficiente dal punto di vista energetico, l’Esselunga di viale Famagosta, 157esimo negozio della catena, è la terza apertura del 2018, dopo quelle di Pistoia Porta Nuova e Vimercate, come ricorda l’agenzia Adn Kronos. Nell’ambito dei lavori, Esselunga ha riqualificato l’area circostante realizzando una rotatoria, un nuovo percorso ciclabile lungo la via Palatucci e una piazza pubblica con fioriere e porticato. E’ stata poi ripristinata la

piazza in corrispondenza dell’uscita della Metro e sarà realizzato e ceduto all’amministrazione comunale un edificio destinato a residenza sociale temporanea. Il nuovo negozio, progettato dallo Studio Nonis, si estende su due piani: all’interno del complesso i clienti trovano il Bar Atlantic, quinto di nuova generazione. Nel bar, sono disponibili per la prima volta postazioni di co-working e un assortimento take away ancora più ricco, dedicato a ogni momento della giornata, dalla colazione fino alla cena. Novembre 2018


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Sicurezza alimentare, tracciabilità e qualità della marca del distributore: questi i temi del convegno di apertura della fiera Marca by BolognaFiere, che si terrà mercoledì 16 e giovedì 17 gennaio 2019 presso il Quartiere fieristico di Bologna. The European House Ambrosetti presenterà uno studio approfondito su queste tematiche, arricchito da due survey: una con gli Uffici controllo qualità delle varie insegne della grande distribuzione; l’altra con le imprese industriali che forniscono prodotti per la marca del distributore (MDD). Si affiancano a TEH Ambrosetti lo chef stellato Davide Oldani e protagonisti della business community nazionale e internazionale che commenteranno i risultati dello studio. Concluderà i lavori una tavola rotonda nella quale le imprese della GDO daranno la loro visione del futuro della MDD. L’edizione numero 15 di Marca by BolognaFiere, organizzata da BolognaFiere in collaborazione con ADM, approfondirà tutti gli aspetti economici e sociologici della crescita della MDD, che nei primi otto mesi del 2018 ha già raggiunto una quota di mercato del 19,2% per un valore annuo di 10,3 miliardi di euro. “La MDD è sempre più una fondamentale leva strategica per lo sviluppo d’impresa e assume connotazioni che la avvicinano costantemente ai nuovi e mutati bisogni dei consumatori - riferisce Giorgio Santambrogio, presidente della Associazione Distribuzione Moderna, che dà il patrocinio e la direzione scientifica al convegno -. Abbiamo deciso di aprire questa edizione di Marca con un tema di grande rilevanza ed attualità per i consumatori e per le catene distributive come la sicurezza alimentare, affidando la riNovembre 2018

DISTRIBUZIONE

Marca 2019 si focalizzerà su food safety e tracciabilità Affidato al Gruppo Ambrosetti uno studio sulle tematiche individuate da BolognaFiere e dall’Associazione Distribuzione Moderna. Il mercato della MDD vale 10,3 miliardi di euro

Giorgio Santambrogio

cerca a una realtà autorevole come il Gruppo Ambrosetti. La MDD si afferma come un prodotto sicuro, di grande qualità, che incontra il favore degli acquirenti italiani ed è ambasciatore dell’italianità all’estero. Un patrimonio per la GDO ma anche un grande valore per l’intero sistema economico nazionale”. Sicurezza, tracciabilità e qualità della MDD sono quindi garantiti da un complesso sistema di controlli, effettuati dagli organi preposti, dalla stessa grande distribuzione, dalle 1.500 industrie copaker che forniscono i loro prodotti e da un sistema di etichettatura sempre più dettagliato e trasparente, grazie al ricorso alle tecnologie più innovative. Con investimenti che nelle filiere controllate sono triplicati negli ultimi dieci anni. Cos’è ADM. La missione primaria dell’Associazione della Distribuzione Moderna, è di rappresentare il settore nei confronti della produzione industriale e

agricola. ADM persegue il miglioramento continuo della filiera dando impulso e favorendo l’efficienza nei rapporti tra gli operatori. In questo contesto ADM incoraggia la più ampia partecipazione dei propri Associati a GS1 Italy, organismo di raccordo tra industria e distribuzione, che coordina la diffusione e la corretta implementazione dello standard GS1. ADM è anche il luogo del confronto tra le principali associazioni del settore della distribuzione moderna per individuare eventuali percorsi comuni su temi condivisi di natura istituzionale. ADM, che rappresenta le aziende della distribuzione, e IBC in rappresentanza delle aziende della produzione, sono gli organismi di riferimento di GS1 Italy, contribuendo a determinarne governance, obiettivi e indirizzi strategici. Cos’è The European House Ambrosetti. E’ un gruppo di circa 200 professionisti attivo sin dal 1965 e cresciuto negli anni in modo significativo grazie al contributo di molti partner, con numerose attività in Italia, in Europa e nel mondo. Il Gruppo conta cinque uffici in Italia e diversi uffici esteri. La sua forte competenza è la capacità di supportare le aziende nella gestione integrata e sinergica delle quattro dinamiche critiche dei processi di generazione di valore: vedere, progettare, realizzare e valorizzare. Da più di 50 anni al fianco delle imprese italiane, il Gruppo serve nella consulenza circa 1.000 clienti realizzando più di cento studi e scenari strategici. www.corriereortofrutticolo.it

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MERCATI

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Fruttaweb apre all’Horeca L’ortofrutta sta intercettando la crescita della ristorazione italiana e più in generale dei consumi fuori casa che, secondo recenti dati, vedono nel 2018 un’accelerazione trasversale nei canali. Ad incrementare sono infatti sia i locali a servizio veloce, sia quelli a servizio completo, ovvero il canale che corrisponde alla ristorazione tradizionale. In tale contesto è nata l’innovazione FruttaWeb, il portale di e-commerce ortofrutticolo leader in Italia, che ha dato vita a FruttaWeb Horeca, dedicato ai professionisti della ristorazione, dagli chef ai barman e più in ge-

nerale a tutti i gestori di food service che possono accedere comodamente, dal computer, ad un’ampia scelta di frutta e verdura fresca di tutte le tipologie, dal biologico all’esotico, ai prodotti territoriali, risparmiando tempo e portando valore al locale. Il portale Horeca di FruttaWeb è infatti una risposta agile e innovativa che va incontro alla crescente esigenza di benessere dei consumatori italiani nei pasti fuori casa. La gamma di offerta di FruttaWeb - assicura l’azienda - è in grado di rispondere anche alle richieste più raffinate con un’ampia proposta di prodotti che spaziano dai fiori commestibili ai germogli, alle radici salutistiche, all’esotico con il vantaggio della rapidità di servizio. Le consegne sono effettuate direttamente ai locali (bar, ristoranti ma anche negozi specializzati) con trasporto tramite corriere refrigerato per

mantenere intatta tutta la freschezza di frutta e verdura. Sono già attive le consegne su tutto il territorio nazionale e, su Roma, Milano, Bologna, Firenze, Napoli e Padova le consegne avvengono entro 48 ore dall’ordine. La forza del servizio è il legame diretto con la produzione, un valore aggiunto per la fornitura di ortofrutta fresca che va ad arricchire l’offerta dei professionisti della ristorazione che potranno garantire novità fresche e salutari nelle loro ricette, senza banalizzare frutta e verdura anzi valorizzandone gli straordinari requisiti di appeal gastronomico uniti a salubrità e benessere. La proposta guarda con particolare attenzione anche ai barman che riusciranno a conquistare le classifiche dei Top bartender inventando cocktail innovativi con una proposta di frutta fresca, fiori ed erbe aromatiche uniche e intriganti.

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Export, passi avanti con i cinesi E per l’Italia il CSO in prima fila La terza edizione del workshop CIQA&Freshfel, si è tenuta a Pechino il 18 novembre al Beijing Exhibiton Centre, durante la fiera F&V China, confermandosi come un importante appuntamento di reciproco scambio tra Cina ed Europa, che ha visto crescere l’interesse, il livello qualitativo delle presenze e la volontà di cooperare. Per la Cina erano presenti diversi rappresentanti di massimo livello, tra cui il segretario generale e vicepresidente di CIQA (China Entry-Exit Inspection and Quarantine Association), la direttrice generale della nuova amministrazione GACC, il direttore dell’Ufficio import export per le ispezioni. Nella delegazione europea c’erano i rappresentanti della Commissione Europea Agricoltura Gudrun Gallhoff e Nicolas Dandois, oltre a delegati di Italia, Francia, Belgio e Olanda coordinati da Freshfel, organizzazione ombrello europea. Un evento che quest’anno ha messo in evidenza i cambiamenti che attualmente sono in atto in entrambe le amministrazioni. In Cina, c’è la riorganizzazione del sistema fito-santario che viene inglobato nell’amministrazione delle Dogane cinese, dando vita alla nuova GACC, che si occuperà anche della definizione dei protocolli di export, inclusi quelli pendenti come ad esempio agrumi e pere italiane. Mentre a livello europeo, è in atto l’implementazione della nuova normativa in import (Reg. 2031/2016) per la protezione delle piante che diventerà effettiva dal 14 dicembre 2019. È fuori di dubbio che la riorganizzazione in atto comporta notevoli ritardi sull’avanzamento dei dossier. In rappresentanza dell’ortofrutta italiana, ha partecipato Simona Rubbi, di CSO Italy, responsabile per l’Italiarelazioni internazionali Novembre 2018

Una delegazione cinese ed una europea si sono incontrate a Pechino per delineare i prossimi passaggi concreti per la definizione dei protocolli indispensabili ad esportare in Cina

La delgazione cinese e quella europea nell’incontro di Pechino del 18 novembre

e apertura nuovi mercati: “I lavori si sono svolti in un clima più positivo, più aperto e meno formale e con maggiore interesse verso l’Europa rispetto alle precedenti edizioni. È stata l’occasione per presentare il nostro sistema, la nostra struttura e organizzazione che riescono a garantire produzioni di alta qualità e sicure, con livelli di residui molto bassi, un aspetto molto importante per i consumatori cinesi. Inoltre, riscontrando apertamente l’altissimo interesse da parte della nuova amministrazione GACC verso lo sviluppo ed il potenziamento della Silk Road, anche in termini di infrastrutture, abbiamo proposto una reciproca collaborazione per iniziare il trasporto via treno, considerato che ad oggi potrebbe essere facilitato dalla possibilità di eseguire il trattamento a freddo prima della partenza. Il segretario generale di GACC ne auspica il potenziamento proprio perché prevede un’elevata crescita dell’import dall’Europa. Non a caso ad inizio novembre c’è stata la prima edizione a Shanghai della fiera dell’Import voluta dal presidente cinese”.

“Ritengo sia fondamentale in questo momento muoversi in sinergia tra Unione Europea e Italia - sottolinea Simona Rubbi sviluppando in maniera omogenea gli aspetti tecnici comuni che possono accelerare le procedure che portano alla firma dei protocolli. Non dobbiamo dimenticare che la Cina vuole continuare a negoziare con ciascuno Stato membro.” Lunedì 19 novembre c’è stato il de-briefing del workshop alla Rappresentanza della Commissione Europea a Pechino dove, oltre alla delegazione di Freshfel, erano presenti 18 rappresentanti di altrettanti Stati membri, tra i quali l’ambasciata d’Italia a Pechino. Tutti i presenti hanno commentato positivamente il workshop. “Anche questo secondo meeting è stato utile: finalmente sono emerse indicazioni pratiche ed è stato condiviso un percorso per delineare i prossimi passaggi concreti, fissando delle tappe per definire i protocolli. La Cina vuole negoziare con i singoli Paesi europei non riconoscendo l’Europa come single entity” ha precisato Rubbi. www.corriereortofrutticolo.it

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Russia: record degli ortaggi in serra In Russia, la produzione di ortaggi in serra continua a crescere ed è probabile che stabilisca, a consuntivo 2018, un nuovo record dei volumi di produzione. Secondo il ministero dell’Agricoltura, i raccolti di ortaggi in serra all’8 novembre 2018, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, sono aumentati del 27,3%, per un totale di 839.400 tonnellate. In questo volume figurano cetrioli (506.600 tonnellate, +16,3%), pomodori (319.500 tonnellate, +49,8%) e altri ortaggi (13.300 tonnellate, +30,3%). In base alle previsioni, il raccolto complessivo 2018 dovrebbe arrivare a un milione di tonnellate, superando di gran lunga i volumi di produzione dell’anno passato. Nel frattempo in Russia stanno cambiando le dinamiche del mercato. Secondo un sondaggio condotto da Nielsen in 63 Paesi, il 62% dei russi è disposto a cambiare le proprie abitudini nei consumi per ridurre l’impatto ambientale. Una percentuale di gran lunga superiore rispetto alla media mondiale (41%). Paradossalmente, però, solo il 12% degli intervistati russi ammette di acquistare prodotti che rispettano l’ambiente (una delle percentuali più basse al mondo). Tra i principali ostacoli a questa inversione di rotta ci sarebbe l’elevato costo dei prodotti. Inoltre il 42% delle persone sostiene che sia molto difficile trovare questo tipo di merce nei supermercati (a fronte del 25% in Europa, 15% in America del Nord, 21% in Asia e 29% in Africa e Medio Oriente).

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Alibaba è pronta a entrare in Europa Il primo magazzino europeo del colosso cinese dell’e-commerce sarà attivo dal 2021 in Belgio nell’area dell’aeroporto di Liegi. Siglato l’accordo con il governo belga Alibaba è pronta a sbarcare in Europa, partendo dal Belgio. Il colosso cinese dell’e-commerce ha infatti stretto un accordo con il governo belga per la promozione del commercio inclusivo nell’ambito dell’Electronic World Trade Platform, un’iniziativa privata tra diverse parti per semplificare i processi tra il pubblico e il privato e sviluppare il commercio a 360 gradi nell’era di internet. Ne hanno dato notizia le principali agenzie di stampa europee. Il gruppo asiatico e il Belgio collaboreranno a stretto contatto per realizzare congiuntamente una piattaforma commerciale maggiormente inclusiva e innovativa che semplificherà l’accesso più ampio ed equo alle opportunità del commercio trans-frontaliero, in particolare per le piccole e medie imprese. La collaborazione con il governo del Belgio, che segue ad esperienze analoghe lanciate con successo da Alibaba in Asia e in Africa negli ultimi due anni, rappresenterà l’impegno iniziale del colosso cinese verso la promozione del commercio globale inclusivo in Europa. “Con oltre il 98% del mondo im-

prenditoriale europeo composto da piccole e medie aziende, questa collaborazione valorizza il nostro impegno iniziale e ampliato per far crescere le opportunità commerciali inclusive per queste realtà, in tutto il Belgio e in Europa. Crediamo fermamente che, con questa iniziativa, daremo vita a un enorme potenziale di riconoscimento, da parte delle aziende europee, dei vantaggi del commercio globale trans-frontaliero, in particolare nel mercato cinese in cui la domanda di merci europee è elevata”, ha commentato Daniel Zhang (nella foto), amministratore delegato di Alibaba Group. Contemporaneamente all’accordo con il governo belga, è stato firmato anche un accordo tra Cainiao Network, il braccio logistico di Alibaba Group, e Liege Airport relativo alla concessione di un’area totale di 220 mila metri quadri destinata alla costruzione di un hub logistico intelligente di livello mondiale presso l’aeroporto di Liegi. L’investimento iniziale è di 75 milioni di euro, con previsioni di inizio delle attività della prima fase nei primi mesi del 2021. Amazon è avvisata.

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Mariangela Latella Entro due anni Conad inaugurerà i primi store ad alto contenuto di servizio con un reparto gastronomia in cui i clienti potranno scegliere i propri mix di insalata, farsi scaldare le zuppe pronte o integrarle con altri prodotti freschi. Ne ha riferito in esclusiva a Fresh Cut News il neo-direttore generale Francesco Avanzini, in un’intervista dedicata alla sua visione del reparto IV Gamma. Direttore, che progetti ha in mente? “Stiamo testando da qualche tempo in un punto vendita di Pescara alcune soluzioni di corner-gastronomia o, se preferisce, di ‘bistrot del benessere’ in cui cerchiamo di integrare le varie tipologie di vendita dell’ortofrutta. Quella assistita è abbinata a modelli di autocomposizione del paniere di IV Gamma fino all’integrazione di altri servizi in negozio che aumentano il fattore convenience delle referenze ready-to-eat e ready-to-go”. Qual è l’obiettivo? “Aumentare ulteriormente il contenuto di servizio di questa offer-

Il direttore generale Avanzini ha avallato il progetto dei primi store ad alto contenuto di servizio con un reparto gastronomia dove mix di insalata e zuppe la faranno da padrone

Il dg di Conad Francesco Avanzini

ta di modo da renderla maggiormente fruibile da parte dei consumatori. Se il test funziona, pensiamo di riprodurre questa soluzione anche nei nostri punti vendita con superfici grandi. Nel 2019, dopo questo primo test di mercato, inizieremo a buttare giù i primi progetti e dal 2020 potremmo già inaugurare i primi store”. Saranno simili ai supermercati con bistrot integrato che si vedono sempre più nel Nord-Europa? “Più che ad un bistrot integrato penso ad un angolo gastronomia

o alla vendita assistita o anche senza assistenza, dove l’acquirente di IV e V Gamma avrà la possibilità di auto-comporre nel punto vendita il proprio menù o, ad esempio, chiedere all’addetto di riscaldare la zuppa pronta, di integrarla con prodotto fresco come ortofrutta o anche carne o pesce oppure, eventualmente, offrendo un servizio di self-service magari con l’uso di un fornetto apposito ad uso del cliente”. Sarebbe un impegno importante sulla IV Gamma… “Il settore è importante per Conad. Rappresenta circa un quarto delle vendite dell’ortofrutta fresca del Gruppo. Il 60% di questa fetta di mercato, peraltro, è occupato dalla private label. Ma tra i progetti nel settore c’è anche quello di segmentare l’offerta e recuperare sia in qualità che in profondità dell’assortimento dando maggiore spazio anche ai brand del produttore evitando sovrapposizioni”.

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La IV Gamma crescerà in Conad nei market di nuova generazione

Nel 2018 cresciuto il trend dei consumi Cambia l’approccio dei consumatori nei confronti delle verdure. In modo accelerato, il consumatore premia la IV e la V Gamma, chiede un prodotto facile da usare in cucina e a tavola. E’ un fenomeno globale (che per ora non interessa la frutta) sempre più spinto, investe anche mercati poco avanzati in varie parti del mondo e appare sempre più palese in Italia. La conseguenza è

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stato lo sviluppo, anche nel 2018, del settore produttivo che si occupa di IV e V Gamma e che trova proprio in Italia aziende in grado di intercettare molto bene, grazie a qualità e segmentazione dell’offerta, le esigenze dei consumatori. I dati, confermati da AIIPA IV Gamma e dal suo presidente Gianfranco D’Amico a inizio dicembre, parlano chiaro: a fine novembre la crescita è stata

del 5,5% rispetto al novembre 2017 grazie a un valore delle vendite pari a 800 milioni di euro. Nei discount i prodotti di IV Gamma sono cresciuti nello stesso periodo di circa il 10%, nei supermercati la crescita è stata del 6%, negli ipermercati del 5,5, inferiore nei piccoli negozi. Gianfranco D’Amico in un’intervista ha precisato: “Stiamo registrando numeri record”.

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Mc Garlet cresce nella IV Gamma di frutta E lancia nella GDO il ready-to-eat Only Avocado Chiara Brandi Nata nel 1927 come azienda specializzata nell’importazione e commercializzazione di frutta esotica, dal 2017 Mc Garlet si è affacciata con successo al comparto della IV Gamma di frutta con una proposta di prodotti ad elevato contenuto di servizio. Una strategia volta ad intercettare due segmenti in forte e costante espansione: “Se si pensa che in 15 anni il peso dell’esotico è passato dal 2% all’8% all’interno della grande distribuzione, e se a questo si aggiunge la nota ascesa del ready-to-eat è intuibile che stiamo registrando una forte crescita per la prima Gamma quanto per la IV Gamma”. Ad affermalo è Luca Garletti, titolare dell’omonima azienda bergamasca. “Dal nostro osservatorio - precisa - questi incrementi sono riconducibili ad un’attenzione sempre più elevata del consumatore nei confronti delle novità, oltre che alla sua propensione a spendere di più a fronte di buona qualità e garanzia del prodotto”. Tra le novità di cui parla il manager c’è sicuramente Only Avoca-

Nuovi studi sugli ortaggi “arricchiti” Una nuova tecnica di coltivazione fuori suolo testata sugli ortaggi a foglia, in particolare sulla cicoria, con l’obiettivo di aumentare alcune proprietà nutrizionali con l’arricchimento controllato di silicio e calcio, è portata avanti dal ricercatore Massimiliano D’Imperio e

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do, solo polpa di avocado pronta da gustare, lanciata per la prima volta a maggio 2018 al Macfrut di Rimini. Pensato come un prodotto da utilizzare a proprio piacimento poiché non ricettato, Only Avocado è ideale per la preparazione di ricette di vario tipo ma anche come sostitutivo del burro o da gustare tal quale. Disponibile in vaschette da 200 grammi con coperchio richiudibile, la polpa ha una shelf life di 30 giorni garantita dal processo di conservazione a freddo HPP che preserva gusto e freschezza grazie alla sola alta pressione in acqua. “Sin dalla presentazione abbiamo

riscontrato un forte interesse verso questa proposta e le richieste sono state davvero tantissime. Dopo una fase di test iniziale, durante la quale la vendita era stata riservata a soli clienti selezionati, ora siamo pronti per la distribuzione in larga scala; così abbiamo deciso di procedere alla commercializzazione attraverso il canale della GDO, dove Only Avocado sarà presto disponibile. Riteniamo che il prodotto possa replicare le performance di crescita che sta registrando l’avocado Hass di prima Gamma, per questo si è deciso di produrre il prodotto solamente con questa varietà, con un packaging ad hoc”.

dal tutor Francesco Serio nell’ambito del macro filone di ricerca ‘Prodotti ortofrutticoli ad alto contenuto di servizio, tecnologia per la qualità di nuovi prodotti’ coordinato da Giancarlo Colelli dell’Università di Foggia. “Con la bio-fortificazione - spiega Francesco Serio - siamo riusciti ad aumentare fino a dieci volte la quantità di silicio contenuta in cento grammi di cicoria fresca da coltivazione idroponica. In questo modo abbiamo sviluppato delle ‘super-insalate’ che contengono in una porzione di circa 200 grammi il fabbisogno di silicio

contenuto in due chili di cicoria”. Il processo di coltivazione permette di sviluppare insalate ‘arricchite’. “Il silicio - precisa Serio svolge un’azione molto importante, ad esempio, per contrastare l’osteoporosi sicché un’insalata bio-fortificata potrebbe rappresentare un prodotto adatto ad una fascia specifica di popolazione, come ad esempio le donne mature che, al momento, possono sopperire a questo tipo di carenze solo assumendo degli integratori”. “La ricerca è andata, poi, oltre aggiunge Serio - con test suortaggi come i fagiolini”. (m.l.) Novembre 2018


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Cultiva, azienda veneta altamente specializzata nelle insalate di Prima e IV Gamma, ha fatto il punto sui trend del mercato USA al rientro dalla PMA di Orlando (Florida). “Per Cultiva è importante partecipare a fiere e iniziative internazionali, anche per monitorare il mercato e anticipare i futuri trend e le esigenze dei consumatori. Sicuramente la nostra partecipazione a PMA è stata un’importante occasione per rinforzare e sviluppare i legami con i nostri partner della East Coast” commenta Federico Boscolo, presidente di Cultiva Farm USA. L’anno scorso proprio PMA è stato teatro dell’annuncio della joint venture Cultiva - Taylor Farms che si sta rivelando vincente. La partnership ha portato alla costruzione dell’impianto serricolo di baby leaf più grande degli Stati Uniti e punta a creare una produzione significativa di baby leaf nella East Coast, precisamente in Florida, attraverso l’importazione delle tecniche di coltivazione italiane di Cultiva nel mercato statunitense. “Ad oggi possiamo confermare la leadership di Cultiva nella produzione in serra di baby leaf su larga scala, continuando così con successo un percorso iniziato nel 2016. Il progetto di offrire soluzioni migliori per fornire produzioni locali e vicine ai grossi centri dell’East Coast e fortemente voluto dal Fresh Cut Americano, si sta dimostrando infatti vincente per Cultiva Farms”, continua Federico Boscolo. Forte della propria esperienza, il gruppo ha presentato al PMA le proprie eccellenze, tra cui il radicchio rosso, sempre più apprezzato e rilanciato sul mercato statunitense come super-food, per la preparazione di piatti e pietanze, e la sempre più ricca offerta bio. Novembre 2018

“Dalla nostra consolidata esperienza evinciamo che la richiesta per il prodotto bio da parte dei consumatori è alta anche negli Stati Uniti. A Jennings, in Florida, abbiamo, infatti, inaugurato a maggio scorso le prime 800 serre dedicate alla produzione di baby leaf, realizzate in partnership con Taylor Farms. Per venire incontro a questa richiesta in continua crescita, abbiamo recentemente implementato l’attività introducen-

do 80 nuove serre dedicate esclusivamente a prodotti biologici, con un focus particolare sulla produzione di baby leaf, e il progetto è di aggiungerne altrettante”, aggiunge da parte sua Giancarlo Boscolo, presidente di Cultiva e primo imprenditore a portare il radicchio negli States negli anni ’80, rendendolo un prestigioso simbolo italiano. A gennaio Cultiva sarà presente a Marca 2019 a Bologna.

VOG Products, nuovi vertici e una nuova linea strategica Messo a punto il piano strategico 2019 di VOG Products che porta la firma del presidente Johannes Runggaldier, arrivato a marzo 2018, e del nuovo direttore Christoph Tappeiner nominato lo scorso ottobre. Le nuove linee guida prevedono importanti investimenti sia sul fronte delle nuove tecnologie, che su quello delle innovazioni di prodotto. Tra le principali novità 2019 c’è il prossimo ampliamento dell’impianto di lavorazione delle puree a base di mela e la spinta nel settore convenience. Ne dà qualche anticipazione Christoph Tappeiner (nella foto). Direttore, qual è l’obiettivo di posizionamento a cui puntate con il nuovo piano strategico? “Innanzitutto - risponde Tappeiner - vorremmo incrementare la riconoscibilità dei prodotti VOG Produtcs agli occhi del consumatore. Già adesso siamo riconosciuti dagli operatori come azienda seria, collaborativa e con valori aziendali ricercati dal mercato. Siamo leader in Italia nella trasformazione delle mele perché i nostri associati che sono Marle-

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Cultiva in Florida punta sul bio per le sue baby leaf in serra

ne, VIP, Melinda e La Trentina ci garantiscono il controllo del 75% della materia prima. Tuttavia adesso è giunto il momento di fare un passo in avanti verso la riconoscibilità al consumatore”. In che modo? “Lavorando sulla nostra immagine e sull’identità di azienda che è fortissima nel settore della trasformazione. Una prima azione di marketing l’abbiamo già presentata a Interpoma. Ma proseguiremo a sostegno delle novità del 2019”. Saranno creati nuovi brand per i vostri prodotti? “Abbiamo già i brand più forti del settore melicolo italiano. Stiamo sviluppando nuovi prodotti che ci assicurino una riconoscibilità a scaffale per i consumatori”. (m.l.)

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Allerta batteri in Germania. Ma la ricerca italiana smorza i toni L’autorevole Science Daily (sito da oltre 5 milioni di visite al mese) ha recentemente riferito i risultati di uno studio tedesco condotto da un team di ricercatori guidato dalla professoressa Kornelia Smalla, del Julius Kühn Institute, in collaborazione con l’Università di Giessen e l’Università dell’Idaho sui batteri resistenti agli antimicrobici sulle piante (pubblicato integralmente nel numero di ottobre della rivista specializzata mBio). Lo studio mette in guardia su alcuni rischi connessi al consumo delle insalate preconfezionate e confezionate. Sul caso abbiamo intervistato il microbiologo agrario bolognese Fausto Gardini che a questi temi ha dedicato una grande attenzione. Ecco le sue dichiarazioni. “Che alcuni alimenti possano essere una fonte di propagazione di microorganismi caratterizzati da profili di antibiotico resistenza non è una novità. Si è spesso fatto riferimento a prodotti di origine animale per i quali esiste una consistente letteratura in merito. Tuttavia è noto che anche i vegetali possono essere serbatoio di resistenza. Un gruppo di ricercatori (di cui faccio parte) ha recentemente sottomesso al Ministero un progetto (in corso di valutazione) in cui si dà ampio spazio allo studio di questo problema. Peraltro va rilevato come i dati in questo senso siano ancora scarsi. Tutte le insalate (e i vegetali in genere) sono caratterizzate da una carica microbica che viene dal suolo e dalle condizioni colturali, oltre che dalle operazioni in post-raccolta. Nel caso della IV Gamma il problema assume diverse connotazioni legate alle operazioni di taglio che forniscono nutrimento ‘facile’ per i batteri che riescono a moltiplicarsi raggiungendo al momento del consumo concentraziowww.corriereortofrutticolo.it

ni piuttosto elevate, nell’ordine di diversi milioni per grammo di prodotto, aumentando in questo modo il rischio di diffusione dei geni dell’antibiotico resistenza”. “In qualche modo - sottolinea Gardini - la criticità è nota, anche se i dati a disposizione sono ancora relativamente pochi. Ovviamente non esiste la bacchetta magica per risolvere il problema. Che la proliferazione microbica sia la più importante causa ‘naturale’ del decadimento delle insalate di IV Gamma è un dato di fatto. Su

come orientare questa crescita verso gruppi microbici meno preoccupanti e comunque più rassicuranti non partiamo da zero. Le strategie esistono. Vanno però studiate a fondo e trasferite a livello tecnologico. Questo richiede molto lavoro e finanziamenti destinati alla ricerca sia per comprendere l’esatta dimensione del problema (i dati disponibili per la IV Gamma sono molto più frammentari di quanto si possa credere) sia per intervenire a contrastarlo”. (c.b.)

Verso nuove tecnologie che allungano la shelf life L’ultima generazione di prodotti di IV Gamma è costituita da prodotti trasformati con tecnologie sostenibili, referenze a base di verdure ready-to-eat che rappresentano una via di mezzo tra IV e V Gamma. Non più solo Fresh Cut ma nemmeno prodotti trasformati. E’ la nuova generazione di prodotti che si affaccia sul mercato. Tra questi, le referenze appena sviluppate dalla ricercatrice Tammila Kug dell’Università politecnica di Cartagena sotto la guida del professor Francisco Artes Hernandez. Esemplifi-

cativa la referenza di humus ai broccoli (53%) e legumi, basata su una tecnologia ‘mild processed’, simile a quella che permette di ottenere gli smoothies, per intendersi, garantendo al prodotto una shelf life di 28 giorni pur non allontanandolo dal concetto di fresh cut. La tecnologia sviluppata dalla Kug è partita dai trattamenti ad alta pressione isostatica (HPP: High Pressure Processing) che consentono l’inattivazione microbica con temperature relativamente basse e con un blando trattamento termico. (m.l.)

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Agnese, agricoltrice Villafontana, Verona

Buono, biologico, fresco! Alce Nero, il marchio del biologico dal 1978, è anche frutta e verdura fresca. Una linea buona e sana: prodotti biologici che nutrono in modo corretto, frutto di un’agricoltura che rispetta la terra e la sua fertilitĂ . Prodotti che conservano tutto il gusto, e i sapori, del cibo vero.

Alce Nero. Agricoltori biologici dal 1978


Coltiviamo le nostre mele come si coltiva un’amicizia.


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