Corriere ortofrutticolo 12 2016 web

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Tutto bene? Mica tanto. Però… Chiude il 2016 con un Paese sostanzialmente fermo (crescita neppure all’1%). E l’anno che viene resterà lì (secondo le stime più attendibili) sempre sotto l’1%. Per vedere qualcosa sopra l’1 per cento bisognerà aspettare il 2018. Se il Paese resta in affanno, l’agricoltura che fa? Nell’agosto scorso avevamo commentato ironicamente il coro di ottimismo che dal ministro Martina alla Coldiretti si levava a glorificare il ‘nuovo rinascimento’ che a loro parere stava vivendo il settore primario. Innovazione, opportunità di reddito, occupazione in crescita soprattutto tra i giovani, primati nell’export, e via dicendo. Un coro che abbiamo risentito negli ultimi giorni dell’anno, complice anche il ritorno in sella del ministro Martina e la necessità di dare lustro alle ultime iniziative legislative come la legge sul caporalato. Eravamo noi i soliti guastafeste? Altre voci serie e indipendenti si sono levate, tra cui quella del prof. Angelo Frascarelli che sull’Informatore agrario (n. 27/2016) ha scritto un editoriale dal titolo “Diciamoci la verità, l'agricoltura arranca e va rinnovata a fondo” in cui contestava con numeri e cifre l’ottimismo dilagante e concludeva: “L’agricoltura italiana cresce a ritmi più bassi rispetto agli altri Paesi europei, perde occupazione, il saldo commerciale peggiora e i redditi ristagnano”. E nella autorevole sede dell’Accademia dei Georgofili il prof. Franco Scaramuzzi ha celebrato i suoi 90 anni con un libro (Il tempo delle idee, Edizioni Polistampa) in cui disegna con lucido realismo i problemi del settore, contestando i populismi imperanti che disegnano una realtà che non c’è. Non contenti i colleghi dell’Informatore Agrario hanno deciso di realizzare sull’argomento un sondaggio on line tra i loro lettori per capire cosa pensano i diretti interessati, cioè gli agricoltori. Ebbene nel primo quesito si chiedeva agli intervistati se concordavano con l’ottimismo di politici e media. Oltre il 91% ha risposto negativamente dicendosi ‘non concorde’. Alla seconda domanda sulla redditività delle loro imprese l’85,5% ha risposto che dal 2005 al 2014 il loro reddito è nettamente peggiorato. La terza domanda sull’importanza dell’aggregazione ha visto oltre il 71% rispondere che l’aggregazione è “molto importante”. La sintesi di questo sondaggio è che gli agricoltori smentiscono nettamente il clima di ottimismo diffuso a piene mani da politici, media e Coldiretti mentre sono consapevoli che bisogna aumentare i livelli di aggregazione per avere migliori chances in futuro. Scriviamo queste cose non per il gusto di fare i bastian contrari a tutti i costi ma perché c’è un limite alle frottole che si raccontano alla pubblica opinione, e questo limite risiede nella decenza della verità, nella

✍ Lorenzo Frassoldati

Dicembre 2016

responsabilità di chi fa informazione di raccontare e interpretare cifre, dati e statistiche in maniera attendibile, senza altri interessi se non quello di dire la verità, appunto. Perché sappiamo che i problemi sono tanti, strutturali e difficili da risolvere, ma questo clima di fatuo ottimismo non aiuta, anzi. Intanto il nuovo governo Gentiloni va. Fino a dove e fino a quando lo scopriremo solo vivendo, come dice la canzone. Il nuovo premier è persona perbene ma è difficile dire cosa farà il suo governo-fotocopia del governo Renzi. Ha prevalso la continuità. Il ministro Martina è rimasto in sella. Aveva acquisito varie benemerenze (gestione Expo e mediatore -lui che nasce come ‘bersaniano’ - tra la minoranza Dem e la maggioranza renziana). Grazie allo stesso principio è stato saggiamente riconfermato allo Sviluppo economico Carlo Calenda, un tecnico in grado di capire i bisogni delle imprese. Continuità anche per i sottosegretari del Mipaaf, dove sono stati confermati Olivero e Castiglione. Nel giudicare Martina a volte siamo stati severi. Non dimentichiamo mai da dove venivamo. Dall’indecente balletto dei 5 ministri agricoli in 5 anni, con alcuni personaggi francamente impresentabili. I due anni di Martina hanno segnato almeno un ritorno alla decenza. Se sul piano generale si può dire che l’agricoltura è tornata all’attenzione del governo, sul piano particolare dell’ortofrutta è giusto lamentare una scarsa attenzione al settore da parte di un ministro che si è speso tantissimo per il vino ma che non ha riservato uguale impegno alla seconda voce del nostro export agroalimentare, cioè frutta e ortaggi. In questo senso le lamentele ripetute a mezza voce dalle imprese del settore sono pienamente giustificate. Farsi vedere solo all’inaugurazione di Macfrut è troppo poco. Il sistema ortofrutta Italia - o quello che è - va in giro per il mondo e, ad esempio a Berlino, il ministro non dovrebbe mancare mai. Se poi è il ministro disattento o è il comparto che non sa fare lobby, è quesito tuttora aperto. Però, guardando i dati assai positivi dell’export di settore nel 2016, mi sento di dare un caloroso consiglio al ministro. Stia meno vicino alle organizzazioni professionali e più vicino ai problemi delle imprese, quelle che producono e quelle che esportano, perché sono una risorsa

EDITORIALE

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

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PUNTASPILLI

ALLEGRIA! Domenica 25 dicembre, ore 11,10. Coldiretti comunica che “gli italiani hanno speso a tavola quasi 2,3 miliardi di euro per i cibi e le bevande consumati tra la cena della vigilia e il pranzo di Natale”. Accidenti che tempismo…che dire? Allegria! *

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THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET |

ANNO XXX Nuova serie Dicembre 2016

12 GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:redazione@corriereortofrutticolo.it / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR

Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Emanuele Zanini Hanno collaborato: Chiara Brandi Mariangela Latella Sede operativa via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale Antonio Felice Comitato di indirizzo Lucio Bussi, Antonio Felice, Lorenzo Frassoldati, Corrado Giacomini, Claudio Scalise (coordinatore), Luciano Trentini Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 70 euro per due anni: 100 euro abbonamenti@corriereortofrutticolo.it Chiusura in redazione il 31.12.2016

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Profilo: Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio. Diffusione: 6.000 copie. Ripartizione del

mailing: Dettaglianti 23%, Produttori 22%, Grossisti 19%, Distributori 12%, Import-export 6,5%, Servizi 5%, Tecnologie e Trasformati 2,5%, Altri 10%

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Verso il Club dei Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana

RUBRICHE

EDITORIALE Tutto bene? Mica tanto. Però…

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NOTIZIARIO

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DISTRIBUZIONE Cifre da record per Conad n. 1 nel segmento supermercati

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LOGISTICA Tramaco diventa divisione reefer del Gruppo Del Corona & Scardigli 41

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Mele, pere e uva da tavola: le previsioni degli americani

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La Linea Verde impone il suo primato

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I grandi della pera sono d’accordo Si va verso un listino unico

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Entra il datterino nalla IGP del pomodoro di Pachino

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OK l’operazione GF-Glenalta Forse già da febbraio Orsero Spa

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Trasporti frigo: le richieste di ANITA 42 MONDO FLASH

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SCHEDA PRODOTTO

ATTUALITÀ Primo Piano - Frutta Secca Obiettivo dried-fruit valley

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Copertina - Protagonisti SALVATORE BUA La sfida del fico d’India

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Il Club dei Protagonisti

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L’Albo d’oro dal 2012

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preziosa per il sistema Italia nel suo complesso, perché navigano contro vento, perché sfidano tutti i giorni la mala-burocrazia e la mala-logistica di questo Paese,

AGRUMI

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perché riuscire ad ottenere risultati così positivi in queste condizioni è già un miracolo. Questo è l’unico segnale che ci conforta, non le statistiche fasulle (o manipolate) sull’agricoltura italiana dei record e delle eccellenze. Auguri a tutti. www.corriereortofrutticolo.it

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Zespri punta a vendere il 10% in più di kiwi italiano

La marocchina Matysha si fa avanti in Italia

Intorno al 19 dicembre è iniziata la commercializzazione dei kiwi Zespri® Green di origine italiana, sia presso i grossisti che la grande distribuzione organizzata. Rispetto allo scorso anno, si attende una commercializzazione superiore del 10%. I kiwi Zespri® Green made in Italy saranno presenti sulle tavole degli italiani fino a maggio, per un volume di commercializzazione che si stima attorno a 1,5 milioni di vassoi. Il frutto si presenta con pezzatura media importante. Diverse le confezioni studiate per i diversi canali: nel tradizionale, i kiwi Zespri® Green vengono proposti nei due formati, 10 chili sfuso e monostrato. Il consumatore che si reca presso la grande distribuzione può invece scegliere tra il vassoio da 500 grammi (4 frutti, il più diffuso), il vassoio da 750 grammi (8 frutti), ideale per i clienti dall’alta frequenza di consum, il vassoio da 250 grammi (2 frutti), pensato sia per le piccole superfici di prossimità, che per i consumatori che desiderano un frutto di calibro sostenuto. Consolidata è la presenza del kiwi Zespri® SunGold, sempre di origine italiana, la cui stagione sta procedendo - informa una nota aziendale - in modo ottimale, con una distribuzione capillare sia a livello di ingrosso che di insegne della grande distribuzione.

Matysha, uno dei più grandi operatori ortofrutticoli del Marocco, punta sull'Italia. La produzione del gruppo Matysha viene lavorata all’interno della struttura di imballaggio e confezionamento a 30 chilometri sud di Agadir, un magazzino unico in Africa in termini di avanguardia tecnologica. Da tempo Matysha è presente in Francia, precisamente a Perpignan, con una piattaforma logistica in grado di ricevere l’intera produzione destinata all’Europa

Dicembre 2016

garantendone la commercializzazione nei vari mercati di destinazione. Oltre ai Paesi del Vecchio Continente, Matysha Francia intrattiene rapporti commerciali con Canada e Stati Uniti, mentre il mercato russo è gestito direttamente dal Marocco. Recentemente l’azienda ha nominato un responsabile commerciale per l’Italia, Olivier Dufaure, che abbiamo contattato. “Viste le esigenze dei consumatori italiani per i prodotti freschi e l’elevato livello qualitativo dei nostri prodotti, siamo convinti che l’Italia sia un

mercato in crescita per noi”, ha esordito in buon italiano Olivier Dufaure. “Il Gruppo Matysha - ha aggiunto - sta diventando tra i più importanti attori del comparto in termini di produzione in Marocco. Nel 2016 Matysha France ha assorbito l’intera produzione destinata ai mercati designati ma siamo in costante esplorazione di nuove possibili destinazioni. L’Italia rappresenta per noi un mercato molto attraente per il prossimo futuro”. I prodotti di punta dell’azienda marocchina sono agrumi e pomodori. “Siamo alla ricerca perpetua di nuovi posizionamenti. Da qualche anno abbiamo allungato le nostre linee di prodotti già esistenti con vaschette di pomodori ciliegini, meloni e angurie. Siamo tuttavia anche interessati ad estendere la nostra gamma; tanti ingegneri agricoli in diverse stazioni di produzione Matysha stanno lavorando sulla fattibilità di nuove varietà, qualunque sia la famiglia di prodotti”, spiega Dufaure. Sul mercato italiano, il manager ha dichiarato: “In base alla nostra breve esperienza, i rapporti umani con gli attori italiani della filiera ortofrutticola sono più che cordiali. La nostra preoccupazione più grande è tuttavia legata ai termini di pagamento, per certi versi disomogenei con quanto previsto dalla legislazione francese, ma speriamo di vedere al più presto un miglioramento da questo punto di vista”. Monsieur Dufaure è contattabile nella sede Matysha di Perpignan. L’azienda sarà presente a Medfel di aprile. (c.b.)

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N NOTIZIARIO

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NOTIZIARIO

Apofruit e Opo Veneto insieme negli Emirati Registra risultati interessanti la commercializzazione dei prodotti a marchio Solarelli negli Emirati Arabi. In quella che è una delle più importanti e dinamiche realtà del mondo arabo, le insalate nella formula prima gamma evoluta (prodotti minimamente manipolati tra la raccolta e la vendita) e gli ortofrutticoli di quarta gamma hanno incontrato grande favore da parte dei consumatori. Grazie alla collaborazione tra Apofruit, proprietaria del marchio Solarelli, e Opo Veneto, partner del network Mediterraneo Group, sono stati commercializzati via aerea in un anno circa 40 mila colli di insalate pronte. Buona parte di queste sono state lavorate da Opo Veneto. I prodotti Solarelli, oltre alla I gamma evoluta e alla IV gamma, sono presenti nei punti vendita degli Emirati Arabi da circa un anno ed è già tempo di bilanci. “Un consuntivo dell’annata estremamente positivo – commenta Renzo Balestri dell’Ufficio commerciale estero di Apofruit –. Ogni settimana partono per gli Emirati fino a 4 voli composti da circa 7-8 pedane di prodotti di prima gamma evoluta, unitamente ad altrettante pedane di prodotti ortofrutticoli dell’assortimento Solarelli. Sul totale esportato a Dubai da Apofruit, la percentuale del trasporto via aerea si va attestando attorno ad un 25/30%”. “La spedizione per via aerea – continua Balestri – affianca ed integra le notevoli quantità di prodotti che da tempo viaggiano via mare nei container refrigerati. Si tratta, in questo caso, di kiwi, mele e uva, caratterizzati da una più lunga shelf-life e quindi adatti al trasporto navale”. Oltre alle insalate di OPO Veneto, Apofruit ha commercializzato via aerea circa 300 tonnellate tra pe-

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sche, nettarine, albicocche, susine, ciliegie nel periodo estivo a cui si sono aggiunti fichi d’india, kaki, asparagi e pere.

Il Natale - boom delle melagrane: prodotto esaurito per Pomèl A partire dai primi giorni di dicembre, si è verificato l’ormai consueto boom di richieste di melagrane. Per realtà come quella di Pomèl la domanda del mercato si è rivelata superiore alle previsioni ed all’aumento produttivo permesso dagli ettari attualmente in produzione. Tale situazione ha determinato, per il quinto anno consecutivo, un incremento nei prezzi medi di vendita. “Sulla base dei riscontri avuti in questa stagione - dichiara Marco Pozzi, amministratore unico di Pomèl - il nostro prodotto è sempre più richiesto dai consumatori, che in questi anni hanno imparato a conoscerlo ed apprezzarlo e ad identificare il nostro marchio come l’eccellenza nella melagrana nazionale". Costituita a Marsala nel 2011, Pomèl presenta i seguenti numeri: 42 coltivatori, 100 ettari di impianti, di cui 40 in produzione, 700 tonnellate raccolte. La mission aziendale è ambiziosa: diffondere la coltivazione specialistica del melograno nelle zone vocate italiane, aggregare e formare i coltivatori aderenti, commercializzare i frutti e i derivati sui canali di vendita individuati come più redditizi, al fine di garantire redditività alla filiera.

Operativo il Consorzio della patata del Fucino IGP Si è costituito il Consorzio di tutela della Patata del Fucino IGP. Il progetto della valorizzazione del-

le patate della piana del Fucino è iniziato 7 anni fa dal lavoro del coordinatore Mario Nucci e dell’agronomo Battista Bianchi, coadiuvati dai funzionari del CRAB (Centro di ricerca agrobio tecnologie) e della Regione Abruzzo. L’iter della valorizzazione ha portato al riconoscimento finale da parte della Comunità Europea e la conseguente iscrizione del prodotto “Patata del fucino” nella Gazzetta Ufficiale delle IGP-DOP il 18 maggio 2016. L’Associazione marsicana produttori patate, in qualità di ente proponente si è quindi fatta carico, convocando in diversi incontri i protagonisti della filiera, di elaborare lo statuto approvato dal Ministero l’ottobre scorso. I membri del primo Consiglio di amministrazione, composto da sei rappresentanti dei produttori e da tre confezionatori, sono: presidente Rodolfo Di Pasquale, vicepresidente Raffaele Torti, consiglieri Pasquale Angeloni, Alessio Angelucci, Benedetto Caiola, Antonio Cambise, Gino Di Berardino, Cesidio Di Pietro, e Maurizio Faenza.

La Caselli promuove il ruolo di Areflh a Bruxelles Rafforzare l’organizzazione dei produttori per avere più potere contrattuale nei confronti della grande distribuzione; sviluppare incisive campagne promozionali e di comunicazione per fermare il calo generalizzato dei consumi di frutta e verdura fresca in Europa, crollati del 18% negli ultimi 8 anni; rilanciare la sfida della competitività puntando su innovazione varietale e tecnologica. Sono le priorità emerse dall’incontro che ha riunito a Bruxelles il Collegio dei produttori di Areflh, l’associazione delle regioni ortofrutticole europee presieduta dall’assessore regionale all’Agricoltura dell’Emilia-Romagna, Simona Dicembre 2016


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A novembre a Ferrara la seconda edizione di FuturPera

Caselli (nella foto), cui aderiscono 21 regioni produttrici e 19 tra AOP (Associazioni di organizzazioni di produttori) e OP (Organizzazioni di produttori) di sei Paesi. Per Areflh va salvaguardato il ruolo dell’Organizzazione comune di mercato (OCM), ma questo strumento deve essere reso più dinamico e al contempo più flessibile. “Altrettanto importante – ha sottolineato Caselli – è consentire alle organizzazioni transanazionali (AOP) di continuare a svilupparsi, in quanto integrano tutte le funzioni dalla produzione alla commercializzazione”. Inoltre l’UE dovrebbe sostenere campagne per promuovere i consumi di ortofrutta sul mercato interno. “A questo proposito – ha insistito – il progetto 'Frutta nelle scuole' ha dimostrato di funzionare e pertanto andrebbe preso a modello per altre iniziative sul tema. E in questo senso Areflh potrebbe avere un ruolo importante come piattaforma per lo scambio di esperienze e progetti”. All’incontro è stata ribadita l’importanza del settore ortofrutticolo per molte zone rurali in termini di attività economica e fonte di occupazione. Al termine una delegazione di Areflh, guidata dalla presidente Caselli, ha incontrato Joao Onofre, nuovo responsabile dell’Unità C.2 vino, sostanze spiritose e prodotti ortofrutticoli della Direzione Agricoltura della Commissione europea per evidenziare le criticità che contraddistinguono il settore ortofrutticolo soprattutto verso il mercato e la necessità di mettere in campo efficaci politiche d’innovazione.

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Dopo aver vinto la sfida della prima edizione nel 2015, con oltre 8 mila presenze, cento espositori e oltre cinquanta tra convegni, meeting e incontri tecnici, torna FuturPera, il Salone Internazionale della Pera. Dal 16 al 18 novembre 2017 i padiglioni della Fiera di Ferrara ospiteranno nuovamente l’evento dedicato interamente alla filiera pericola che ha saputo imporsi nel panorama fieristico come punto di riferimento per il comparto. Il Salone specializzato ha l’obiettivo di mettere in relazione tutti gli attori della filiera in una tre giorni dal carattere innovativo, dove le prospettive della pericoltura italiana e internazionale sono le protagoniste assolute. Anche per l’edizione 2017 è prevista un’ampia parte espositiva e commerciale in una location rinnovata - la fiera sarà soggetta a opere di ristrutturazione - che ospiterà le migliori aziende produttrici della pera di qualità, dopo aver battezzato nel 2015 le prime “uscite ufficiali” di Opera e Origine Group. Uno dei principali obiettivi dell’evento sarà creare dei momenti di incontro e relazione con i buyer internazionali per favorire l’internazionalizzazione. La ricerca di sbocchi su mercati esteri è, infatti, uno degli elementi fondamentali della commercializzazione che negli ultimi anni ha visto aprirsi nuove opportunità non solo a livello europeo, con Germania e Francia sempre in testa tra i Paesi di destinazione del prodotto, ma anche extra-europeo verso gli Stati Uniti. Tra le novità di FuturPera 2017 un approccio più “green”. La fiera ospiterà, infatti, una sezione completamente dedicata al biologico, un comparto in costante crescita che rappresenta certa-

mente una delle molte possibilità per il futuro della pericoltura a livello produttivo. Ricco sarà il calendario di eventi che accompagneranno la parte espositiva con incontri tecnici durante i quali si esploreranno gli scenari di mercato, le prospettive della difesa fitosanitaria, la ricerca varietale e le prospettive dell’intero comparto con i migliori esperti nazionali e internazionali di settore. Come per l’edizione 2015, inoltre, FuturPera uscirà dai padiglioni di Ferrara Fiere, fulcro della manifestazione, grazie a una serie di eventi “off” completamente dedicati alla pera che coinvolgeranno l’intero mondo produttivo di una città e di un territorio dove si produce il 70-80% delle pere italiane di qualità. Nei giorni di FuturPera Ferrara sarà, ancora di più, la capitale Italiana della pera per ribadire l’importanza economica, enogastronomica e culturale di un settore che è l’anima del mondo agricolo di Ferrara ma anche della Pianura Padana, da Modena a Rovigo.

Vigilia di Marca: a Bologna le nuove tendenze della GDO Cambiano le abitudini alimentari dei consumatori italiani, sempre più attenti alla qualità e alla tradizione enogastronomica territoriale. Crescono i consumi nei settori del biologico, del sostenibile e del salutistico. Muta anche lo stile negli acquisti, con un crescente ricorso all’e-commerce, e pure il settore degli imballaggi sperimenta nuovi materiali e tecnologie. Sono questi alcuni dei temi che saranno approfonditi in occasione di Marca 2017, la 13a edizione del Salone internazionale sui prodotti a Marca del Distributore (MDD). Organizzata da BolognaFiere in collaborazione con ADM, l’Associazione che rappreDicembre 2016


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senta le imprese operanti nella Distribuzione Moderna nei rapporti con la produzione, la fiera si svolgerà nei giorni 18 e 19 gennaio nel Quartiere fieristico di Bologna. A un mese dall’apertura, continuano a crescere le aziende espositrici copacker (oltre 100 nuove) e la superficie espositiva (circa 29mila mq, sviluppati in tre padiglioni) ed è confermata la presenza delle maggiori imprese della grande distribuzione. Il programma di Marca 2017 si aprirà mercoledì 18 gennaio con il convegno inaugurale sul tema “La Marca del Distributore alla sfida dei nuovi processi di acquisto”, organizzato da ADM. Vi saranno presentate ricerche e riflessioni sui comportamenti dei consumatori, alla luce degli strumenti più moderni di analisi, proponendo anche un confronto tra industria e distribuzione sul ruolo della marca, industriale e distri-

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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

butiva. Seguirà il convegno “La Marca commerciale: il punto di vista dell’industria”, organizzato da IBC, l’Associazione Industrie Beni di Consumo, nel cui ambito sarà presentata una nuova ricerca sulle implicazioni strategiche e operative per l’industria della diffusione della MDD. Sempre nella giornata del 18 gennaio, si svolgerà il workshop “Imballaggi sostenibili: dall’ecoprogettazione alla logistica intelligente”, organizzato da Be-Ma Editrice e da BolognaFiere in cui, in particolare, saranno affrontate le tematiche sull’utilizzo degli imballaggi eco-efficienti e degli “smart

packaging”. Altri appuntamenti sono in programma per la giornata di giovedì 19 gennaio. La mattinata si aprirà con il convegno “La Marca del Distributore nel segmento premium: un successo tra tradizione ed innovazione”, organizzato da AdemLab e da BolognaFiere: nell’occasione, sarà presentato il “13° Rapporto sull’evoluzione dei prodotti a MDD in Italia”, elaborato sugli ultimi dati rilevati da IRI. Il convegno si concluderà con una tavola rotonda che vedrà la partecipazione di top manager di importanti insegne della grande distribuzione. Seguirà il convegno “Biologico, un business sicuro”, organizzato da ADM e AssoBio. Nell’ambito di Marca 2017 saranno anche assegnati alcuni importanti premi: l’”ADI Packaging Design Award”, il riconoscimento ai prodotti più innovativi del comparto del packaging.

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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

FRUTTA SECCA

IL SUCCESSO DI UN SETTORE. Boom di consumi nel 2016

Obiettivo dried-fruit valley Mariangela Latella Importanti venti di novità soffiano sul comparto della frutta secca italiana e candidano il nostro Paese a diventare una sorta di dried-fruit valley del Sud Europa. Mentre esplodono i consumi con vendite che nel 2016 si sono assestate sui 625 milioni di euro (+9,4% sul 2015) per oltre 52mila tonnellate di prodotto (+4,4%), il comparto - che è lanciato a cavalcare l’onda di questo boom - si rivela impostato su due velocità, una a monte e una a valle della filiera. Da un lato, infatti, il fronte commerciale spinge per calcare l’onda. È recentissima la nascita del colosso nato dalla joint-venture tra Besana e Noberasco, che hanno costituito un consorzio tra imprese con l’obiettivo di promuovere sinergie sugli acquisti, sui processi di specializzazione produttiva, e sullo sbocco nei mercati mondiali. Tuttavia, sulla scia del boom dei consumi di questi prodotti, nuovi player potrebbero entrare nel settore, come, ad esempio, la Orsero Dicembre 2016

L’Italia, grande trasformatore, può tornare ad essere il referimento europeo di un comparto in cui sono in aumento, dopo anni di stasi, anche le aree produttive

Alessandro Annibali, presidente di New Factor

SpA che punta alla quotazione in borsa entro febbraio dopo l’approvazione dell’operazione di business combination con Glenalta. Nel corso della presentazione dell’operazione, infatti, la presidente del Gruppo, Raffaella Orsero, ha manifestato l’interesse ad aprire a

nuovi settori come quello della frutta secca. “Degli 80 milioni apportati da Glenalta – si legge in un’agenzia Reuters – 25 milioni saranno utilizzati per acquisire gli strumenti partecipativi, mentre fino a 55 milioni saranno utilizzati per acquisizioni e investimenti finalizzati, ad esempio, a consolidare il mercato di riferimento o espandersi in settori adiacenti, come quello della frutta secca”. D’altro canto anche sul fronte produttivo si assiste, effettivamente, ad una spinta all’espansione degli areali, come ad esempio per il nocciolo che punta ad arrivare ai 90mila ettari (+30%) nei prossimi sette anni o per il mandorlo che tra il 2014 e il 2016 è passato da 54mila ettari di superfici coltivate a circa 60mila o, ancora, per le noci che in Romagna rappresentano una delle alternative più remunerative per la riconversione degli impianti, oggi www.corriereortofrutticolo.it

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FRUTTA SECCA

PRIMO PIANO

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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

5 PRODOTTI SOTTO LA LENTE. Record di consumi per le mandorle. Si torna a produrre nocciole e noci Facciamo il punto su alcuni dei principali prodotti del comparto frutta secca.

MANDORLE

centesimi al chilo all’1,40 euro di questa campagna. “Per il prodotto bio – spiega Corrado Iacona, produttore di mandorle di Noto – che in Sicilia rappresenta più della metà dei volumi prodotti in regione, si arriva a liquidare al produttore anche due euro al chilo”.

Confagricoltura Viterbo-Rieti – è in costante crescita. Quest’anno le quotazioni delle varietà coltivate nel nostro comprensorio, prevalentemente la tonda gentile romana e la tonda di Giffoni, anche se registrano un lieve calo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, si attestano mediamente intorno alle 250 euro a quintale. Più del doppio rispetto a dieci anni fa”.

Secondo i dati Iri Infoscan Census rielaborati da Nucis Italia sul primo semestre 2016, le mandorle rappresentano il prodotto più performante del comparto frutta secca con una crescita dei consumi di prodotto sgusciato del 16,8% a valore, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e dell’1,5% a volume. “Si tratta di una coltura – spiega Lorenzo Bazzana – che stiamo recuperando dopo un periodo di declino. Gli 81mila ettari coltivati nel 2006 sono arrivati a 54mila nel 2014 ma le superfici ricominciano a crescere e arrivano a 58mila nel 2015. Attualmente importiamo dall’estero più del 50% del fabbisogno interno”. La crescita di appeal della mandorla ha determinato un incremento delle quotazioni da 60

La crescita di questo comparto è legata a doppio filo agli accordi che Ferrero ha stretto l’anno scorso con le principali regioni produttrici ossia Lazio, Campania, Piemonte, Toscana e Sicilia e che prevede, da qui al 2022, la riconversione di circa 20mila ettari a nocciole (+30% delle superfici e +40% dei volumi). Il calo di volumi turchi derivati da gelate nel mese di gennaio 2015, hanno fatto ben sperare i produttori per l’andamento della campagna in corso. “La richiesta del mercato – spiega Angelo Serafinelli, direttore di

Fino a trent’anni fa l’Italia era uno dei principali produttori di noci, oggi importa l’80% del fabbisogno nazionale. “Questo dato - spiega Federico Bertetti, produttore di noci del Veneto - ci dà la misura di quanto sia possibile ampliare la produzione nostrana. Il problema di questo settore è l’eccessiva atomizzazione dell’offerta che ci rende deboli di fronte al settore commerciale. Manca, inoltre, qualsiasi tipo di identificazione varietale nono-

poco redditizi, delle drupacee. Nel settore primario, però, rappresentano un freno importante alla nascita di una vera e propria dried-fruit valley sud-europea (che riporti l’Italia al suo ruolo di leader mondiale che ha detenuto fino ad una cinquantina di anni fa, almeno per alcuni prodotti), innanzitutto l’atomizzazione produttiva che si fa fatica a superare; poi la mancanza di un catasto aggiornato che dia una misura precisa di superfici e volumi e, non

da ultimo, il problema delle contraffazioni dei prodotti di eccellenza che fanno ‘gonfiare’ i volumi di frutta secca made in Italy in commercio andando a limare significativamente le liquidazioni ai produttori. “Rispetto agli altri comparti del settore ortofrutticolo – spiega Alessandro Annibali, presidente di New Factor nonché presidente della Federazione emiliano-romagnola di Confagricoltura per la frutta secca – stiamo vivendo un

bel periodo anche grazie alla capacità che abbiamo avuto, nel recente passato, di comunicare il valore salutistico e nutrizionale di questo prodotto che oggi non è più consumato come un frutto da fine pasto ma vive una nuova vita anche come snack o come prodotto da prima colazione grazie anche alla spinta del canale Horeca. Certo, rispetto ai colossi produttivi del mercato globale, come la Cina, gli Usa, la Turchia o l’Iran, i nostri volumi sono molto piccoli.

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NOCCIOLE

NOCI

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gneti hanno un’età notevole, anche superiore in certi casi ai 150 anni.

PISTACCHIO

Quotazioni alle stelle nel 2016 per castagne e marroni. Ma se sulle castagne la corsa al rialzo dei prezzi è stata tamponata dalla possibilità di ricorrere al prodotto proveniente dall’estero con quotazioni tra i 2 e le 5 euro al chilo all’ingrosso, per i marroni – più difficili a trovarsi sul mercato - si è arrivati a superare anche i 6 euro al chilo per le pezzature più grandi. Il principale problema di questo settore è la necessità di rinnovare gli impianti perché quasi tutti i casta-

Prezzi in salita anche per il pistacchio di Bronte che nel 2016 ha registrato una variazione del 30% sull’anno precedente. Si tratta di un totale di 3.500 ettari coltivati tutti in Sicilia, dei quali 3mila coltivati nell’area di Bronte. Sono 60mila i quintali prodotti mediamente ogni due anni (la raccolta è biennale) dei quali più della metà è biologico, ma sono molto lontani dal soddisfare la domanda interna al punto che l’Italia importa il 90% del fabbisogno nazionale. Per contrastare la volatilità del mercato, alcuni produttori (circa il 10%) stanno iniziando a non praticare più la scacchiatura delle gemme che impedisce la maturazione del frutto. L’obiettivo è quello di avere una produzione annuale anche se con rese minori. (m.l.)

Ma molto si può fare per migliorare il comparto”. Una delle prime sfide che il settore ha davanti è quello di fare un nuovo censimento delle colture di frutta secca nostrane che, nella banca dati di Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, è aggiornato al 2011 ma si basa su dati raccolti nel 2007 in occasione dell’inserimento della frutta a guscio tra i settori di intervento della Comunità europea. Aggiornamenti che, come ci spiega Mauri-

zio Piomponi responsabile dell’ufficio Domanda Unica e OCM di Agea, “vengono fatti su un campione di impianti del 10% così come previsto dalla normativa”. “L’aggiornamento del catasto è impresa tanto necessaria quanto difficile – spiega Virgilio Marconcini, produttore di castagne dell’Emilia-Romagna e membro del tavolo castanicolo istituito presso il Mipaaf – anche perché occorrerà mettere una linea netta di

CASTAGNE

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stante stiamo parlando di un prodotto molto disomogeneo. I consumatori non conoscono le differenze tra varietà e varietà”. Grazie al lavoro di valorizzazione del prodotto, oggi le varietà nostrane sono quotate fino al 40% in più rispetto a quelle californiane e nella campagna in corso le quotazioni oscillano tra i due e i 3,5 euro al chilo.

demarcazione tra gli alberi da frutto e quelli da legna. Distinzione che oggi non è così netta poiché, secondo quando stabilito all’interno dello stesso tavolo ministeriale castanicolo, ad esempio, è sufficiente che ci siano 10 alberi di castagno da frutto per ettaro per definire tutto il bosco un castagneto da frutto e accedere quindi alle misure OCM”. Questa priorità è stata sottoposta da Annibali alla Federazione nazionale sulla frutta secca con la richiesta della convocazione di un tavolo ad hoc. “Una banca dati aggiornata – chiarisce Annibali – è il primo passo per procedere alla riorganizzazione della filiera con l’intento di dare valore a dei prodotti tipici del Mediterraneo. Abbiamo tutte le caratteristiche per fare concorrenza a Paesi come il Cile, ad esempio, che produce 80mila tonnellate di noci l’anno con 20mila ettari. Se la Turchia produce mezzo milione di tonnellate l’anno, non vedo perché non possiamo farlo anche noi. Dobbiamo solo mettere in piedi un sistema virtuoso che leghi l’industria al settore primario, alla produzione e al mondo della ricerca”. Una delle prime conseguenze della mancanza di informazioni dettagliate su superfici e volumi prodotti, è quella di mettere le nostre produzioni di eccellenza in condizione di soccombere di fronte alla contraffazione commerciale, come nel caso del celeberrimo nonché pregiato, pistacchio di Bronte. Secondo una stima prudenziale, il mercato dei “falsi pistacchi di Bronte” avrebbe raggiunto proporzioni abnormi fino ad arrivare ad un rapporto di uno a tre. Ossia per ogni chilo di pistacchio di Bronte in circolazione, ce ne sarebbero almeno tre contraffatti, circa tremila tonnellate di ‘fake’ che gonfiano il mercato e fanno allargare la forbice tra quanto guadagna il produttore (13 euro al chilo di frutta con guscio) e quanto viene venduto sugli scaffali: 50 euro al chilo per la prima

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FRUTTA SECCA

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I cambi valutari pesano sul commercio internazionale I trasformatori ‘giocano’ sulle diverse origini Lo sfavorevole cambio euro-dollaro fa scendere del 15% il valore delle importazioni di frutta secca in Italia. Un dato significativo se si considera che la bilancia commerciale del Belpaese, in questo settore è decisamente negativa. “Importiamo molto di più di quello che produciamo - ricorda Riccardo Calcagni (nella foto), presidente di Nucis Italia nonché ad di Besana Group -. Importiamo non solo le colture strategiche, come ad esempio le nocciole, per le quali la produzione nazionale non basta, ma anche prodotti tropicali e subtropicali, come gli anacardi, le noci del Brasile o le Macadamia, che per ragioni climatiche non riusciamo a coltivare. Questa situazione ci rende condizionati dall’andamento dei mercati valutari e in particolare da quello del dollaro che nell’ultimo anno è passato da 1,30 a 1,05 determinando una perdita secca di valore del 15% e un parallelo incremento dei prezzi al consumo. L’unico modo per tutelarsi di fronte a quest’incertezza dei cambi valutari è quello di ricorrere a strumenti finanziari per avere delle coperture”. Il prodotto che ha subìto il maggiore aumento è l’anacardo, non tanto per via del cambio valutario quanto per il fatto che, alla crescente richiesta di mercato, il Brasile, che è uno dei principali produttori mondiali, negli ultimi due anni ha avuto pessimi raccolti a fronte anche di una crescente domanda interna. Nel gioco del cambio valutario, la differenza oggi si gioca sulla provenienza dei prodotti. La frutta secca prodotta in contro stagione nell’Emisfero Sud, viene liquidata a prezzi inferiori (-5%) rispetto a quella dell’Emisfero Nord anche se i volumi prodotti a sud sono ancora inferiori del 10%.

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Gli equilibri attuali dello scenario internazionale sono comunque destinati a cambiare velocemente. Innanzitutto perché la Cina sta investendo molto nel settore della frutta secca. “Sulle mandorle, ad esempio, – ci spiega l’agronomo Carlo Assenza, siciliano – oggi la Cina è al quinto posto tra i produttori mondiali, ma appena entreranno in produzione i nuovi impianti, i cinesi raddoppieranno i volumi per collocarsi tra i primi produttori". Sempre sulle mandorle stanno

noccioline a Ferzol, nella Bekaa. L’impianto, di circa 7mila metri quadrati, ha determinato un investimento di circa 9 milioni di dollari e sarà in grado di produrre 10mila tonnellate di noccioline l’anno. “Il brand ‘Master’ – ha spiegato Michel Daher, presidente di Daher Foods – servirà a lanciare anche questi prodotti che verranno facilmente collocati sul mercato grazie ai canali distributivi già aperti e alla quota di mercato già consolidata con il marchio”. Il nuovo player si in-

investendo massicciamente anche altri Paesi quali la Spagna e la Turchia determinando su questo prodotto specifico, una riduzione delle quotazioni sul mercato internazionale, derivata appunto dall’aumento dell'offerta. Riduzione delle quotazioni che però non si riflette sui prezzi finali dal momento che la domanda è in costante crescita. Tra i nuovi player internazionali che si stanno aprendo al settore della frutta secca c’è il Libano. In questo mese di dicembre una comunicazione dell’ICE di Beirut ha ripreso la notizia che l’azienda libanese Daher Foos, produttrice delle patatine fritte Master Potato Chips, inaugurerà a giugno 2017 una fabbrica di nocciole e

terpone, letteralmente (o meglio geograficamente), tra la Cina, principale produttore al mondo di noccioline, e l’Italia che invece è forte sulla trasformazione (la tostatura) di questo prodotto. “La Cina – conclude Calcagni – ha bisogno di prodotti di qualità e in questo il made in Italy è molto apprezzato. Non nascondo che Besana vende in Cina prodotti cinesi come ad esempio le arachidi. Le compriamo, le tostiamo, le brandizziamo e gliele rivendiamo. Si tratta di un mercato che ha possibilità di vendita enormi. Anche per cogliere queste opportunità è nata la joint-venture con Noberasco che punta, sull’export, in particolare a Usa e Cina”. (m.l.)

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Italian Nut&Fruit Alliance tra Besana e Noberasco Besana e Noberasco, le due principali aziende italiane nel settore della frutta secca, hanno stretto un’alleanza strategica costituendo una società consortile denominata Italian Nut & Fruit Alliance, che viene controllata in maniera uguale dalle stesse due imprese. Il consiglio di amministrazione del neonato consorzio è formato da Mattia Noberasco e Riccardo Calcagni, amministratori delegati rispettivamente di Noberasco e Besana. L’obiettivo dell’intesa, si legge in una nota emessa nella prima decade di novembre, è quella di promuovere sinergie negli acquisti, nei processi produttivi e nelle politiche commerciali per aumentare la reciproca presenza nei mercati internazionali. “La storia, i modelli di business, le visioni strategiche e le affinità culturali delle due aziende - si spiega nel comunicato - hanno favorito un lavoro di intensa ma rapida verifica delle opportunità che potrà generare l’alleanza. Le due famiglie che controllano il capitale delle due imprese, la famiglia Calcagni e la famiglia Noberasco, hanno promosso e stimolato, in questi mesi, un tavolo di confronto tra i loro manager che ha condiviso il disegno di accordo tra le due società”. Tra gli obiettivi primari del progetto vi è la realizzazione di sinergie industriali favorite anche

dalla complementarietà che esiste tra le due imprese: Noberasco infatti è focalizzata più sui frutti morbidi e Besana più sui secchi. Il nuovo piano mira anche allo sviluppo su nuovi mercati integrando le rispettive gamme di prodotto. “La commercializzazione dei prodotti – aggiungono da Noberasco – avverrà affrontando i singoli mercati in cui le aziende svilupperanno le loro sinergie dopo avere attentamente analizzato le opportunità offerte da tutte le soluzioni praticabili. L’Europa sarà considerato mercato interno e lo sviluppo extra europeo verrà valutato strategicamente con priorità determinate dalle risorse allocabili e dalle correlate opportunità”. Riccardo Calcagni, raggiunto dal Corriere Ortofrutticolo il 9 novembre, ha precisato: ”Il Consorzio è già operativo. Per il momento non utilizzeremo un nuovo marchio. Le due aziende sfrutteranno le esperienze comuni per allargare la gamma dei prodotti nel comparto frutta secca. Il nostro obiettivo è penetrare in maniera ancora più incisiva su mercati strategici come l’Asia e il Nord America”. Le due aziende sottolineano infine che “nulla cambierà invece nei rapporti con gli attuali clienti che continueranno ad essere gestiti, in modo totalmente autonomo, dalle due imprese”.

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qualità di prodotto sgusciato e pelato destinato all’export e circa 40 euro per quello destinato al canale della trasformazione nelle pasticcerie o nei laboratori artigiani nazionali”. Nuove modalità e occasioni di consumo uniti ad un’efficace campagna di comunicazione lanciata negli ultimi anni, hanno determinato un crescita costante del settore della frutta secca che nel 2016, in pieno fermento commerciale arriva a registrare, secondo i dati forniti da Nucis, vendite appunto per 625 milioni di euro. Ma sul treno in corsa dei consumi e, in genere, del mercato faticano a salire, per lo meno in pianta stabile, i produttori italiani nonostante il nostro Paese, sia stato fino a mezzo secolo fa, uno dei primi produttori mondiali di noci, mandorle e nocciole con la conseguenza che del valore aggiunto di questo superfood protagonista di un importante trend di consumo, ai coltivatori non resta se non una minima parte. Alla base di questo gap tra produzione e commercio, c’è da un lato una certa lentezza nel processo di aggregazione dell’offerta che determina una posizione di debolezza sul mercato, specie di fronte alla concorrenza dei principali competitor come California, Cina, Turchia o Iran, che sono dei veri e propri colossi produttivi. "Quello che produciamo in Italia - precisa Alessandro Annibali non è niente in confronto alla massa di prodotto che arriva dall’estero. Facciamo l’esempio del Pistacchio di Bronte. In Italia se ne producono 3mila tonnellate ogni due anni mentre tra Turchia e Iran si arriva a 160mila a cui si aggiungono le 400mila tonnellate della California. Idem per le mandorle sgusciate. La produzione mondiale è di circa 1 milione di tonnellate mentre in Italia ne produciamo si e no, 30mila”. Tuttavia, e nonostante tutto, anche il settore produttivo italiano vive una fase di rilancio che va sottolineata e seguita con attenzione.

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Legnago, Verona Paolo, agricoltore

Buono, biologico, fresco! Alce Nero, il marchio del biologico dal 1978, è anche frutta e verdura fresca. Una linea buona e sana: prodotti biologici che nutrono in modo corretto, frutto di un’agricoltura che rispetta la terra e la sua fertilitĂ . Prodotti che conservano tutto il gusto, e i sapori, del cibo vero.

Alce Nero. Agricoltori biologici dal 1978


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COPERTINA PROTAGONISTI

SALVATORE BUA. La Deliziosa da Biancavilla ai mercati internazionali

La sfida del fico d'India Il rilancio della Sicilia ortofrutticola passa dalle nicchie produttive che identificano e valorizzano il territorio. Nel fiorire di DOP e IGP non può passare inosservato il fico d’India dell’Etna DOP che ha visto nel 2016 il lancio del brand Sicilio ad opera della OP La Deliziosa di Biancavilla (Catania). Un scommessa ambiziosa, che punta a fare di Sicilio un marchio-ombrello per tutto il fico d’India dell’Etna. La Deliziosa è la prima azienda produttrice italiana a scommettere su questo frutto, intrinsecamente legato al suo territorio di origine, con un progetto su vasta scala teso ad un successo commerciale a tutto tondo. Il 2016 è stato un anno di test: ed è un test andato molto bene, per l’apprezzamento registrato nella grande distribuzione italiana, in un mercato estero preso come campione (la Spagna) e che ha sollevato curiosità e aspetDicembre 2016

Il test del 2016 è stato positivo. Dal 2017 il brand Sicilio rappresenterà il progetto più importante mai avviato in Italia su un prodotto cult alle pendici dell’Etna

Nella foto in alto, secondo da sinistra, Salvatore Bua, direttore commerciale della OP La Deliziosa di Biancavilla, titolare del marchio Sicilio

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PROTAGONISTI

COPERTINA

CHI è

LA DELIZIOSA

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Fondata dai fratelli Giovanni, Antonino e Salvatore Bua nelle campagne di Biancavilla, alle pendici dell’Etna, la OP La Deliziosa è nata, dapprima come cooperativa, nel febbraio 1988 per poi trasformarsi in Organizzazione di Produttori. L’azienda ha puntato fin dall’inizio a produrre e valorizzare al massimo le produzioni tipiche siciliane portandole a standard qualitativi elevati. I soci della OP sono 112 per una superficie coltivata di circa 1.600 ettari di cui oltre 800 ad agrumi, 400 a fico d’India e i rimanenti suddivisi tra altre produzioni, compresi ortaggi come il pomodoro di Pachino. L’area di produzione si è estesa negli anni alle province della Sicilia orientale. I soci operano nel Catanese (agrumi con l’arancia rossa IGP, fichi d’India DOP), nel Ragusano e nel Siracusano (con gli ortaggi, principalmente pomodoro ciliegino e datterino di Pachino), ma anche in provincia di Caltanissetta e a Canicattì (con la frutta). La spinta al rinnovamento ha portato a un riconoscimento dei prodotti della OP, oltre che presso la GDO italiana, anche sui mercati esteri, dal Canada, primo Paese di riferimento per le esportazioni a lungo raggio, a Francia e Germania e, più recentemente, ai Paesi dell’Est Europa come Ungheria, Polonia, Croazia e Romania. Nel 2016 è partita la sfida della valorizzazione del fico d’India dell’Etna DOP attraverso il brand Sicilio. E’ stato questo un anno di test, in Italia soprattutto ma anche in Spagna, mentre il 2017 vedrà un fortissimo impegno per il consolidamento del marchio Sicilio attraverso una campagna promozionale e commerciale importante.

tative nei distributori di altri mercati. Non è un progetto che nasce dal nulla. Dietro c’è la tradizione trentennale della famiglia che ha voluto e che gestisce La Deliziosa, la famiglia Bua, che proprio nel fico d’India ha creduto fin dall’inizio. Ne parliamo con Salvatore Bua, direttore commerciale della OP, e tra i principali artefici del progetto Sicilio. Insieme a lui scopriamo anche le altre attività di La Deliziosa e facciamo alcune riflessioni sul futuro della Sicilia ortofrutticola.

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Perché il fico d’India? “E’ un frutto diverso da tutti gli altri, al 100% naturale, di cui non si butta via niente, con molte caratteristiche benefiche che aspettavano solo di essere valorizzate. Lo si consuma fresco - e diventa un salutare spuntino per il mattino o il tardo pomeriggio - e trasformato. Se ne possono ricavare marmellate e liquori e dai semi si estrae un olio pregiato per uso estetico. Noi siamo nati tra i fichi d’India. Nella nostra terra nasce spontaneo perché trova il terreno giusto, l’uomo non ci mette le

mani. Qui, in campagna, mangiarlo fa parte della tradizione. Il nostro lavoro, partito da mio padre Pietro, è stato quello di dare al fico d’India una prospettiva economica e di mercato. Qui gli appezzamenti sono di 7-8 ettari, mettere insieme quantitativi idonei per farne una commercializzazione fuori dal territorio di origine non è stato facile. Oggi in Comune di Biancavilla la OP La Deliziosa conta su 300 ettari a fico d’India e complessivamente, sempre nell’area etnea, su 400. Siamo arrivati a commercializzarne 4.500 tonnellate per il 65% destinate alla grande distribuzione italiana e per il 35% destinate all’estero. La campagna produttiva dura 4 mesi e si divide in due parti, la prima indicativamente dal 28 luglio al 15 settembre riguarda il Primo Fiore, la seconda dal 15 settembre al 10 novembre il Secondo Fiore. Una volta raccolto, va spedito il più fresco possibile, con uno stoccaggio massimo di 48 ore. Dal momento che viene staccato dalla pianta possiamo calcolare la sua self-life da un minimo di 8 a un massimo di 12 giorni. La Deliziosa ha acquisito negli anni una profonda conoscenza del fico d’India mentre la passione verso questo frutto è rimasta quella dell’inizio. Il nostro obiettivo è tirare fuori il meglio di questo frutto, valorizzarlo il più possibile attraverso tutte le fasi dal campo alla tavola del consumatore. Il mercato c’è. La concorrenza estera è rappresentata dal Sudafrica, che ha il prodotto da fine dicembre a gennaio, mentre raramente arrivano in Europa confezioni dall’Argentina e dalla California”. Perché Sicilio? “Vendevamo già fico d’India a marchio La Deliziosa o a marchio del distributore. C’era bisogno di un salto di qualità, di passare dalla semplice vendita a una commercializzazione con maggiori contenuti di servizio. Sicilio viene a colmare un vuoto intorno Dicembre 2016


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PROTAGONISTI

CHI è

SALVATORE BUA

:- )

43 anni, direttore commerciale della OP La Deliziosa, Salvatore Bua opera in strettissimo contatto con i fratelli Giovanni e Antonino (Nino). Il primo è il presidente della OP mentre Nino si occupa della produzione in campagna, un incarico delicato, perché è solo da lì che può partire il percorso di qualità che La Deliziosa richiede ai propri prodotti. Un ruolo significativo ricoprono ormai anche i figli dei fratelli Bua. La vocazione dei Bua per le produzioni ortofrutticole tipiche delle pendici dell'Etna è nata dal padre dei tre fratelli Bua, Pietro, che ha avviato l’attività di produzione con una prima azienda agricola e ha trasmesso la passione per questo lavoro ai figli. Il fico d’India è nel DNA di questa famiglia fin dalle sue origini contadine ma la differenza, rispetto ad altri agricoltori della zona, è stata che i Bua sono passati dalla tradizione alla sfida della commercializzazione su larga scala di un prodotto così di nicchia e così particolare, passando per la concentrazione dell’offerta, cosa non sempre facile in terra di Sicilia e più in generale in Italia. Puntare sul fico d’India ha avuto per i Bua anche un altro significato: valorizzare il territorio in cui l’azienda opera e la sua economia. Salvatore, in tutto questo, affinando anche esperienza nella gestione amministrativa della OP, ha avuto un ruolo non secondario di promotore fino ad arrivare a mettere insieme tutti gli elementi necessari a concretizzare il progetto Sicilio, una start-up da seguire con grande attenzione.

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a un prodotto che per troppo tempo è stato considerato una specialità solo territoriale, tipica della Sicilia e del Sud: i tempi e i gusti dei consumatori sono maturi perché il mercato riconosca la bontà e la versatilità di un frutto che nasconde anche ampie potenzialità gourmet. Sicilio dunque, non solo interpreta l’identità del fico d’India dell’Etna DOP ma la porta fino al consumatore con messaggi presenti nel punto vendita e nella confezione. L’obiettivo è di uniformare produzione e commercializzazione sotto un solo marchio ombrello che coinvolga tutte le zone vocate della Sicilia. Ma intanto, per restare con i piedi per terra, dobbiamo dire che dall’ottobre 2015, quando si è cominciato a lavorare attorno al progetto, Sicilio ha fatto un percorso promettente, che abbiamo presentato per la prima volta al www.corriereortofrutticolo.it

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PROTAGONISTI

COPERTINA

Macfrut di Rimini nel settembre scorso. Il 2016 è stato un anno di prova. Ed è andato bene. L’accoglienza da parte della GDO è stata positiva. Il 2017 farà la differenza. Contiamo di marchiare Sicilio il 50% dell’intera produzione dell’OP, presentandola come linea extra DOP. Sicilio sarà il marchio previlegiato per le esportazioni. E il progetto sta incontrando l’interesse di altre zone vocate”. La Deliziosa è concentrata sul progetto Sicilio. Ma ci sono anche altre iniziative in cantiere? "E’ presto per parlarne. Ma certamente, avendo un bacino di 800 ettari di arance, in particolare arancia rossa IGP, che vede coinvolti i nostri associati, dobbiamo pensare a un percorso di valorizzazione anche di questa produzione, dal punto di vista quantitativo così importante. Potremmo uscire con una novità in proposito il prossimo maggio. E non possiamo dimenticare l’IGP pomodoro di Pachino, visto che abbiamo almeno un associato con una produzione davvero ragguardevole”. Come vede il futuro del comparto ortofrutticolo, in particolare siciliano? “Stiamo vivendo una ripresa del settore. Dobbiamo andare incontro al consumatore garantendogli quella freschezza e genuinità che richiede. Siamo su questa strada. Abbiamo il vantaggio, noi siciliani, di operare su un territorio particolarmente adatto a molte

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Le diverse varietà di fico d’India con i tipici diversi colori, tutte riunite nella DOP Fico d’India dell’Etna. Sotto, una confezione di fichi d’India a marchio Sicilio

produzioni, tuttavia siamo nella necessità di produrre eccellenze riconoscibili come tali, altrimenti non possiamo essere competitivi. Penso ci sia una prospettiva favorevole per la Sicilia, sarebbe un

peccato lasciarsela sfuggire. Abbiamo accumulato - sto parlando in generale -una grande esperienza ma dobbiamo far tesoro degli errori fatti, innanzitutto evitando di ricascarci”. (a.f.)

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ATTUALITÀ

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PROTAGONISTI DELL’ORTOFRUTTA ITALIANA. Siracusa 20 gennaio

Il Club dei Protagonisti Cresce l’attesa per la giornata dei Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana che si terrà a Siracusa il prossimo 20 gennaio, organizzata dalla nostra redazione. Un appuntamento ormai nel calendario annuale dei big del settore, giunto alla quinta edizione e per la seconda volta nel Sud, principale bacino produttivo del nostro Paese, dopo la tornata di gennaio 2016 a Matera. Si chiude nei primi giorni di gennaio la ‘partita’ degli sponsor. I partner dell’iniziativa sono Italia Ortofrutta Unione Nazionale, CSO Italy e FruitImprese. Italia Ortofrutta è anche il main sponsor mentre sponsor di fascia Gold sono Unitec, Oranfrizer e Fiera Milano Tuttofood con il marchio Fruit&Veg Innovation, e sponsor di fascia Bronze ILIP e Valfrutta Fresco. Si potrebbe aggiungere ‘last minute’ un altro sostenitore. Le iscrizioni all’evento sono notevoli, supereranno quelle delle edizioni precedenti, tanto che la cerimonia finale, quando tra i Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana 2016, verrà nominato l’Oscar della Frutta 2017, è a numero chiuso. Dicembre 2015

Verso la costituzione di un’associazione che raccoglierà i partners dell’iniziativa e i vincitori dell’Oscar della Frutta finalizzata a dare contenuti sempre più importanti all’evento

Un momento di una recente edizione di ‘Protagonisti’. Sopra, a sinistra, Palazzo Vermexio, sede dei seminari della giornata del 20 gennaio a Siracusa

La notizia dell’evento, che ha il patrocinio del Comune di Siracusa, è stata ripresa da agenzie di stampa nazionali e da giornali e siti, in particolare siciliani. A fine dicembre era in corso di definizione la terna all’interno della quale sarà individuato l’O-

scar di settore per il 2017. Il meccanismo di selezione prevede infatti che si proceda dagli 11 Protagonisti 2016 a individuare tre personalità tra le quali una ristretta cerchia di ‘grandi elettori’ indica, in prossimità dell’evento, il vincitore. www.corriereortofrutticolo.it

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Il Pepero one Dolcce Italiano o

PIÙ PI Ù

VA ALORRE NEL PDV FEDELTÀ PROMOZIONI


ATTUALITÀ

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

L’ALBO D’ORO

Marco Salvi di FruitImprese, storico partner di ‘Protagonisti’

Protagonisti 2012 Dino Abbascià Pietro Paolo Ciardiello Cesare Bellò Claudio Gamberini Renato Iseppi Giovanni Olivieri Aurelio Pannitteri Renzo Piraccini Marco Salvi Raffaella Orsero Andrea Segré Premio Ortofrutta d'Italia Oscar della Frutta 2013 Pietro Paolo Ciardiello Protagonisti 2013

Gennaro Velardo, presidente di Italia Ortofrutta, main sponsor

Paolo Bruni, presidente di CSO Italy, l’altro partner ‘storico’

L’edizione di Siracusa dei Protagonisti sarà particolarmente ricca di contenuti. Oltre ai seminari riportati nel programma pubblicato in queste pagine, sono previste le presentazioni di importanti iniziative tra le quali il Congresso dei Mercati Mondiali di Roma del Dicembre 2015

Angelo Benedetti Pino Calcagni Gerhard Dichgans Luigi Mazzoni Luigi Mion Francesca Nadalini Francesco Nicodemo Michelangelo Rivoira Luciano Torreggiani Nicola Zanotelli Premio Ortofrutta d'Italia Oscar della Frutta 2014 Angelo Benedetti Protagonisti 2014 Monica Artosi Luca Battaglio Ettore Cagna Raffaella Di Donna Luciano Di Pastina Marco Eleuteri Luca Granata Ottavio Guala Stefano Soli Raffaele Spreafico Josef Wielander maggio prossimo da parte del presidente di Italmercati e amministratore delegato del CAR Fabio Massimo Pallottini (Protagonista 2016) e l’Accademia dell’Ortofrutta lanciata da SG Marketing, che sarà presentata dal direttore dell’agenzia, Claudio Scalise. Da par-

Premio Ortofrutta d'Italia Oscar della Frutta 2015 Il sistema delle mele del Trentino e dell’Alto Adige Protagonisti 2015 Nello Alba Domenico Basile Pietro Calabrese Giuliano Canella Bruno Francescon Tom Fusato Nicola Giuliano Franco Mattozzi Giancarlo Minguzzi Augusto Giuseppe Pianesani Christian Pohl Premio Ortofrutta d'Italia Oscar della Frutta 2016 per la produzione Nello Alba per la filiera Giuliano Canella Premio Corriere Ortofrutticolo - Oscar della frutta 2016 Nicola Giuliano Protagonisti 2016 Ilenio Bastoni Salvatore Bua Simone Bernardi Giuseppe Calabrese Antonio Giaccio Salvatore Giardina Guido Grimaldi Riccardo Martini Salvatore Novello Fabio Massimo Pallottini Giulio Romagnoli

te della nostra redazione, nel corso dell’evento, sarà annunciata la prossima costituzione del Club dei Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana, un’associazione senza scopo di lucro di cui è in corso di definizione lo statuto e che dovrebbe avere tra le sue finalità www.corriereortofrutticolo.it

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ATTUALITÀ

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:- )

CHI sono

Ilenio Bastoni, direttore generale Gruppo Apofruit, Emilia Romagna

Salvatore Bua, direttore commerciale OP La Deliziosa, Sicilia

Simone Bernardi, presidente Lagnasco Group, Piemonte

Giuseppe Calabrese, presidente Consorzio Fonteverde, Sicilia

Antonio Giaccio, presidente OP Giaccio Frutta, Campania

Salvatore Giardina, titolare dell'Azienda Agr. F.lli Giardina, Sicilia

Guido Grimaldi, dirigente Grimaldi Group, Campania

Riccardo Martini, ad di Tramaco, Emilia Romagna

Salvatore Novello, titolare Novello&C., Sicilia

? Fabio Massimo Pallottini, presidente Italmercati Rete d’Imprese, Lazio

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Giulio Romagnoli, ad Romagnoli SpA, Emilia Romagna

Chi sarà l’Oscar della Frutta 2017 tra questi 11 peronaggi?

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quella di sostenere l’evento nel corso dell’anno, di intervenire sul programma del medesimo in modo che i temi trattati nei seminari rispondano alle reali esigenze del settore e - più in generale e in prospettiva - quella di fare lobby a livello nazionale in affiancamento alle azioni già mes-

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se in atto dai partner di Protagonisti, in particolare CSO Italy, FruitImprese e la stessa Italia Ortofrutta Unione Nazionale. Si sta tra l’altro assistendo ad alcune ulteriori richieste di partnership, come testimonierà la presenza a Siracusa dei presidenti di alcuni organismi nazionali. Al Club par-

teciperanno di diritto un rappresentante di ciascun partner di Protagonisti, i vincitori dell’Oscar della Frutta a partire dalla prima edizione, il direttore del Corriere Ortofrutticolo e il direttore del Gruppo Editoriale. Altri aspetti sono in corso di definizione.

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ATTUALITÀ

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IL PROGRAMMA mattino del 20 gennaio 2017 - ore 10:30 sede: Palazzo Vermexio, Piazza del Duomo, Siracusa seminario “LOGISTICA DEI PRODOTTI FRESCHI NEL SUD ITALIA E NEL MEDITERRANEO” Prima parte - interventi - introduce Antonio Felice, direttore editoriale Corriere Ortofrutticolo - Andrea Bardi, Bologna, general manager Fondazione ITL (Institute for Transport and Logistics): Criticità e prospettive della logistica dei prodotti freschi nel Sud - Guido Grimaldi, Napoli, Corporate Short Sea Shipping Commercial Director Grimaldi Group: L’esperienza delle autostrade del mare e loro ricaduta nei trasporti e nella logistica dell’ortofrutta - Riccardo Martini, Ravenna, general manager Tramaco: Le spedizioni di ortofrutta dal Sud Italia all’Europa nel contesto del Mediterraneo. Seconda parte - tavola rotonda - ore 11:45 - introduce e modera Lorenzo Frassoldati, direttore responsabile Corriere Ortofrutticolo - partecipano: Marco Salvi, presidente FruitImprese; Ilenio Bastoni, direttore generale Apofruit; Aurelio Pannitteri, presidente OP Rosaria; Fabio Massimo Pallottini, presidente Italmercati - intervento conclusivo: Gennaro Velardo, presidente Italia Ortofrutta. Ore 13:00 Light Lunch a buffet sede: spazio polivalente I Dammusi, Piazza del Duomo, Siracusa Ore 15:30 sede: Palazzo Vermexio, Piazza del Duomo, Siracusa seminario in 5 tempi: "LE NUOVE FRONTIERE DELLA SICILIA ORTOFRUTTICOLA” - saluto di autorità regionali - introduce e coordina Claudio Scalise, Bologna, direttore SG Marketing; - primo tempo: il Melograno, Salvo Laudani: le iniziative del Gruppo Oranfrizer - secondo tempo: il Fico d’India, Salvatore Bua: il progetto ‘Sicilio' - terzo tempo: la Frutta Tropicale, Andrea Passanisi, Sicilia Avocado: se e quando l’avocado è siciliano - quarto tempo: la nuova generazione di peperoni In Sicilia, Stefano Soli, l’esperienza di Valfrutta - quinto tempo: commercializzazione degli agrumi, Elena Albertini, il caso di Accussì Buona. Ore 17:30 sede: Palazzo Vermexio, Piazza del Duomo, Siracusa

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Premiazione dei Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana 2016 - introduce e coordina Paolo Bruni, Ferrara, presidente del CSO - premiati nell’ordine: Ilenio Bastoni, consegna il premio Lorenzo Frassoldati, direttore responsabile Corriere Ortofrutticolo Salvatore Bua, consegna il premio Gennaro Velardo, presidente Italia Ortofrutta Simone Bernardi, consegna il premio Elisa Macchi, direttore del CSO Giuseppe Calabrese, consegna il premio Gennaro Velardo, presidente Italia Ortofrutta Antonio Giaccio, consegna il premio Antonio Felice, direttore editoriale Corriere Ortofrutticolo Salvatore Giardina, consegna il premio Marco Salvi, presidente FruitImprese Guido Grimaldi, consegna il premio Lorenzo Frassoldati, direttore responsabile Corriere Ortofrutticolo Riccardo Martini, consegna il premio Elisa Macchi, direttore CSO Salvatore Novello, consegna il premio Antonio Felice, direttore editoriale Corriere Ortofrutticolo Fabio Massimo Pallottini, consegna il premio Lorenzo Frassoldati, direttore responsabile Corriere Ortofrutticolo Giulio Romagnoli, consegna il premio Gennaro Velardo, presidente Italia Ortofrutta. Foto di rito. Ore 15:30 - 17:00 programma facoltativo parallelo: visita culturale guidata a Ortigia, il cuore antico di Siracusa (riservato agli accompagnatori dei delegati) Ore 19:30 - visita guidata facoltativa a numero chiuso a Palazzo Beneventano in Ortigia, storica dimora ricca di cimeli, che ha ospitato due re e l’ammiraglio Nelson. Guida d'eccezione il Barone Beneventano Del Bosco. Ore 20:15 - 22:45 sede: piano nobile Palazzo Beneventano, Piazza del Duomo, Siracusa Cena di Gala a numero chiuso Ore 22:30 - Proclamazione e consegna del riconoscimento Oscar della Frutta 2017 - Consegna il premio la massima autorità istituzionale presente alla cena. Foto di rito. NOTA. Durante l’evento saranno presentate due iniziative: Conferenza WUWM Roma 17-19 maggio 2017, CAR Roma; Accademia dell’Ortofrutta, SG Marketing. Per informazioni contattare la segreteria: 045.8352317 info@gemmaeditco.it

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Mele, pere e uva da tavola: le previsioni degli americani Chiara Brandi Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti offre statistiche su produzioni ortofrutticole, flussi di import-export e consumi riguardanti l’Italia con una tempestività che fa riflettere circa l’efficienza delle elaborazioni statistiche da parte delle istituzioni preposte in Italia. Lo conferma l’upgrade relativo all’andamento della stagione commerciale 2016-17 della frutta decidua rilasciato dall'USDA nella prima decade di dicembre. Per le mele, il rapporto parla di una situazione in linea con quella dello scorso anno, con un output complessivo intorno ai 2,3 milioni di tonnellate (circa il 20% della produzione dell’intera UE-28). Il lieve calo produttivo (-3%) del Trentino Alto Adige, il cui raccolto copre almeno il 70% del fabbisogno nazionale e il 15% di quello europeo, è stato riequilibrato dalla crescita dell’8% registrata in Veneto. Circa le varietà, a fronte della contrazione nell’intorno del 10% delle Granny Smith, del 4% delle Golden Delicious, del 3% delle Fuji e del 2% delle Red Delicious, è attesa un’impennata dei volumi di Imperatore, +44%, oltre al +18% previsto per le Cripps Pink e il +3% delle Gala. In generale, si parla di calibri nella norma e qualità eccellente, grazie alle buone condizioni climatiche durante il periodo di maturazione dei frutti sugli alberi. Nel report si ricorda che anche per la stagione in corso si prevede venga assorbito dall’industria di trasformazione solo il 10% della produzione nazionale mentre il restante 90% è destinato al consumo domestico o all’esportazione. Lo scorso anno in nostro Paese ha esportato 1.045.648 tonnellate di mele, principalmente verso Germania, Dicembre 2016

L’efficienza dell’USDA nell’indicare i dati sulle produzioni, i flussi di import-export e i consumi in Italia è impressionante. Tre prodotti-chiave del made in Italy

Egitto e Spagna, che hanno ricevuto rispettivamente il 27, il 12 e l’8% del totale. Al contrario l’Italia ha importato 48.663 tonnellate di prodotto, principalmente da Francia, Polonia, Slovacchia e Austria. Circa le pere, il Bel Paese è il primo produttore in Europa con circa 32.323 ettari dedicati a tale produzione. Abate Fetel è la varietà più coltivata, seguita da William B.C., Conference, Kaiser, Coscia-Ercolini e Doyenne du Comice. Le previsioni per la stagione attuale parlano di un quantitativo intorno alle 678 mila tonnellate, l’11% in meno rispetto alla precedente campagna (764.000 ton) a causa di temperature più basse della media registrate dalla primavera fino alla metà di giugno. Anche l’Emilia Romagna, prima Regione in termini di produzione con una copertura di circa il 70% dell’output totale, dovrebbe registrare una flessione del 13% rispetto al 2014/15, campagna che aveva già visto un calo

produttivo del 12% rispetto alla precedente. Tuttavia, circa la qualità si sta constatando una buona produzione, caratterizzata da calibri soddisfacenti e elevati contenuti zuccherini. Anche per le pere la ripartizione tra prodotto destinato all’industria e quello al consumo, domestico e non, rispetta le stesse percentuali 10% contro 90%. Sotto il profilo commerciale, lo scorso anno l’Italia ha esportato 155.946 tonnellate di pere, principalmente verso Germania, Francia e Romania mentre ha acquistato complessivamente 87.963 ton da Argentina, Spagna e Cile. Analizzando la stagione dell’uva da tavola, il rapporto del Dipartimento americano evidenzia il ruolo da protagonista del nostro Paese. In termini di volumi l’Italia è leader in Europa, seguita da Grecia e Spagna. Negli ultimi 4 anni tuttavia l’intero comparto ha mostrato un trend in discesa per la mancanza di buone opportuwww.corriereortofrutticolo.it

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ATTUALITÀ

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QUARTA GAMMA

La Linea Verde impone il suo primato Per La Linea Verde la crescita continua. In linea con la ripresa generale del mercato italiano, l’azienda lombarda conferma il suo trend positivo sia per il brand DimmidiSì, sia per il settore delle private label. La Linea Verde mantiene, infatti, la sua posizione ai vertici del settore di IV gamma e dei piatti pronti freschi e continua a crescere: il gruppo prevede di chiudere il 2016 con un fatturato di 225 milioni di euro, ben 15 milioni in più rispetto allo scorso anno. Un risultato possibile grazie ai continui investimenti in sviluppo dei processi e in novità di prodotto. Nel 2016 il gruppo bresciano ha fatto forti investimenti in pubblicità per sostenere la marca DimmidiSì: a marzo con un flight televisivo sulle zuppe che si erano da poco aggiudicate il premio Eletto Prodotto dell’Anno 2016 nella categoria Zuppe fresche pronte, in primavera con la presenza in comunicazione nel circuito affissioni GDO e in autunno con un massiccio investimento in Tv, comprensivo di Mediaset, dello spot pubblicitario dedicato a Le Zuppe Fresche DimmidiSì (in appoggio al piano TV anche un investimento radiofonico). Durante l’on air della campagna autunnale si è registrato uno balzo positivo delle vendite a volume delle zuppe rispetto al medesimo periodo del 2015. L’anno è stato caratterizzato dal forte trend della “salute e del benessere” legato all’alimentazione con un focus particolare sul mondo “vegetale”. Oltre alle zuppe, prodotto simbolo della propria offerta, DimmidiSì si è distinto anche per il lancio di una gamma di burger vege-

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tali che ha portato un incremento di fatturato interessante e per l’allargamento di gamma delle ciotole-insalatone che ha riscontrato un forte apprezzamento da parte del consumatore rinforzando la posizione da leader del segmento. Accanto alla posizione di leadership sempre più solida nel mercato italiano della IV gamma, sia come copacker ma anche grazie alla crescita della credibilità della marca Dimmidisi, contribuiscono al successo del Gruppo anche le performance delle attività all’estero che arrivano a toccare il 35% del fatturato totale. “I risultati complessivi raggiunti nel 2016 - commenta Andrea Battagliola, direttore commerciale de La Linea Verde - confermano che abbiamo centrato in

pieno gli obiettivi strategici che ci siamo posti in questi ultimi anni: potenziare il nostro business e la nostra presenza in primis in Italia, nostro mercato principale, e a seguire anche all’estero”. Per raggiungere questi risultati il gruppo ha sostenuto un importante potenziamento della forza lavorativa praticamente in tutti i reparti. Per il 2017 i piani sono ricchi di novità di prodotto, di progetti e di investimenti a 360 gradi: dalla comunicazione per rafforzare la notorietà della marca all’ampliamento dello stabilimento di Manerbio (Brescia). Tutto il settore della quarta gamma è in recupero in Italia e le prospettive per il 2017 sono di conferma di questo trend positivo.

nità di investimento. Anche in termini di consumo il nostro Paese è il primo in Europa, seguito da Germania, Regno Unito, Grecia e Francia. Le varietà tradizionali con i semi sono ancora molto apprezzate dai consumatori nostrani mentre nel Continente le preferenze si sono decisamente spostate verso le seedless per la loro qualità e il tipo di servizio offerto. Per queste ragioni, nonostante le apirene Italia, Victoria e Red Globe occupino ancora il 66% dell’intera area coltivata, negli ultimi anni le varietà apirene stanno registrando una forte crescita. Sugraone, Crimson, Thompson e Sublime sono tra le più popolari ma un nuovo interesse è suscitato anche dalle tardive come Crystal e Princess. Durante la stagione commerciale 2015/16, l’export ha raggiunto le 467.464 tonnellate ed è stato principalmente indirizzato verso Germania, Francia e Polonia. In generale, Germania, Polonia e Paesi Baltici preferiscono i grandi acini delle uve pugliesi mentre i consumatori d’Oltralpe prediligono le varietà siciliane. Ulteriori mercati strategici per il comparto sono poi rappresentati dai paesi del nord Europa, del Middle Est e nord Africa. Circa l’embargo della Russia, l’USDA sottolinea che a prescindere dal ritiro di circa 500 ton di prodotto, le uve apirene sembrano non aver accusato gli effetti negativi del veto, trovando spazio su altri mercati quali Regno Unito, Paesi Scandinavi e Emirati Arabi Uniti. Infine, l’import dello scorso anno di uva da tavola è stato pari a 24.746 tonnellate, provenienti principalmente da Spagna, Olanda e Egitto.

Oltre un milione di tonnellate di mele esportate e 156 mila di pere. Primato europeo nell’uva da tavola

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ATTUALITĂ€

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I grandi della pera sono d’accordo Si va verso un listino unico "La pera può arrivare ad avere un listino unico come è riuscita a fare Pink Lady per le mele, differenziandosi dalle altre concorrenti". Lo ha dichiarato Alessio Orlandi, ex buyer Conad e nuovo general manager di Origine, al convegno ‘Pericoltura: una scelta di filiera’ che si è tenuto il 14 dicembre nella sede del Comune di Galliera, in provincia di Bologna. “Per arrivare a questo obiettivo occorre lavorare ad un progetto di valorizzazione ben preciso che non escluda nessun tipo di valutazione ma che inizi utilizzando gli strumenti che giĂ ci sono come l’IGP Pere dell’Emilia-Romagnaâ€?. Uno strumento che diventa sem-

Convergenza di Opera e Origine sulle strategie necessarie per rilanciare il prodotto in Italia e all’estero. Granata punta sul mercato interno pre piÚ strategico, quello del tavolo IGP, dal momento che ad esso sono già seduti tutti i produttori aderenti alle due principali aggregazioni esistenti sulla pera: da un lato quella che fa capo al gruppo Origine e dall’altro quella di Opera Sca, guidata da Luca Granata. Due realtà che hanno scelto modelli diversi per aggregarsi mantenendo, nel primo caso, la specificità di ogni singola azienda e realizzando nel secondo caso, una vera e propria joint-venture

con fatturazione unica. Non è un caso, forse, che al convegno di Galliera, le due realtĂ fossero entrambe presenti e – nell’illustrare i punti di forza del loro progetto aggregativo – abbiano, di fatto, messo in risalto gli aspetti complementari delle loro rispettive attivitĂ . In particolare, se Origine punta ai mercati esteri e in particolare al Sud Est asiatico, Opera sta spingendo sul mercato domestico. “Contiamo – ha precisato Orlandi

Proteggiamo le cose che contano! 53 % minor emissioni di gas serra. 38 % minor riduzione dello strato di Ozono. 0HQR ULÉťXWL LQYLDWL LQ GLVFDULFD H PHQR VFDUWL GL FLER 3HU IUXWWD YHUGXUD XRYD ODWWLFLQL SDQH FDUQH SHVFH H PROWR DOWUR OH FDVVH ,)&2 VRQR VHPSOLFHPHQWH OH PLJOLRUL SHU LO QRVWUR SLDQHWD 8QD PLJOLRU FDWHQD GL GLVWULEX]LRQH VHUYH D WXWWL

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Let’s eat.

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ATTUALITÀ

– di riuscire ad arrivare in Indonesia dalla prossima campagna. Non esistono più barriere fitosanitarie con quel Paese ma ci sono intoppi burocratici che confidiamo di riuscire a risolvere entro i prossimi mesi. Il problema in quel Paese, come pure a Taiwan dove siamo già presenti, è quello di riuscire a far capire e apprezzare i nostri prodotti e in particolare l’Abate Fetel che ha caratteristiche molto diverse dalle varietà

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che loro consumano che non hanno la ruggine e hanno calibri più piccoli. Per questo pensiamo di avviare un’importante campagna di comunicazione che coinvolga anche i punti vendita”. “Sul mercato nazionale – ha spiegato da parte sua Luca Granata in un vivace intervento – abbiamo realizzato una campagna di comunicazione importante sui principali mass media per rilanciare i consumi di pere. Era l’unica azio-

Alberto Garbuglia di Origine e Luca Granata di Opera

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ne che potevamo realizzare per creare valore aggiunto in mancanza, allo stato attuale, di un avanzamento del processo aggregativo e della ristrutturazione degli impianti produttivi”. Risponde bene il mercato, che registra dati di crescita delle vendite. In particolare, spiega Elisa Macchi, direttrice di CSO Italy, “al 30 novembre risultava venduto il 37% delle Abate contro il 33% dell’anno precedente”. Anche per il calo produttivo, che vede volumi in discesa dell’11% rispetto all’anno scorso passando da una produzione complessiva italiana di 764 mila tonnellate nel 2015 a circa 681mila del 2016, le quotazioni sono in crescita: il prezzo pagato al produttore in autunno è cresciuto del 15% circa. Sul mercato interno, il prezzo al produttore si è attestato intorno agli 80 centesimi al chilo mentre sul fronte export, i prezzi franco partenza per l’estero, sono stati di 1,40 euro per calibri 70-75 e 1,55 euro al chilo per calibri 75-80. Alberto Garbuglia, consigliere delegato di Origine Group, ha ricordato le ragioni alla base dell’aggregazione consortile: “Creare sinergie commerciali fra i 9 partner, mantenendo ognuno la propria specificità, al fine di ricercare tutte le economie possibili per creare valore e nuove opportunità a due nostri prodotti di eccellenza come kiwi e pere destinati a soddisfare le esigenze del mercato internazionale. In questi anni la filiera di questi due prodotti di punta del made in Italy si è impoverita a partire dalla produzione, il cui reddito è stato fortemente eroso da condizioni di mercato difficili”. “L’aggregazione tra grandi player - ha aggiunto Garbuglia - può rivelarsi l’arma vincente per sbloccare situazioni difficili sul fronte diplomatico, per abbattere le ancora troppe numerose barriere doganali che impediscono l’ulteriore crescita sui mercati esteri, dal Medio all’Estremo Oriente, al Sudamerica”. Dicembre 2016


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Entra il datterino nella IGP del pomodoro di Pachino Prospettive di crescita per il pomodoro di Pachino IGP dopo il via libera dell’UE all'apertura del suo disciplinare anche al pomodoro datterino con la possibilità di fare arrivare a 25 milioni di euro, già dalla prossima campagna, il giro d’affari relativo al prodotto certificato. “Con l’apertura del disciplinare al datterino – precisa Salvatore Chiaramida, direttore del Consorzio di tutela Igp Pomodoro di Pachino – puntiamo ad immettere nel mercato circa mille tonnellate in più di prodotto che andrebbero ad aggiungersi alle circa 8 che abbiamo prodotto nella passata campagna con le varietà IGP tradizionali. Si tratta complessivamente di una settantina di aziende di cui circa venti sono già produttori aderenti al Consorzio con le varietà fino ad ora certificate. Gli altri, secondo i nostri calcoli, sono gli agricoltori già in possesso dei requisiti per ottenere l’IGP che potrebbero già fare domanda per ottenere la certificazione a partire dalla stagione 2017”. Per spingere sulle adesioni, il Consorzio ha organizzato il 15 dicembre il convengo dal titolo ‘Le prospettive del pomodoro Pachino IGP in un mercato sempre più complesso’ che si è svolto nel Castello Tafuri di Portopalo di Capo Passero in provincia di Siracusa. “Abbiamo calcolato – precisa Sebastiano Fortunato, presidente del Consorzio – che per potere aderire al disciplinare IGP e riconvertire gli impianti, servirà una spesa di circa 25 euro per ettaro più 80 euro di quota fissa per l’iscrizione all’Istituto zooprofilattico di Palermo. L’importante è aderire agli standard Global Gap che sono richiesti dalla GDO”. La certificazione comporta per i coltivatori di datterino un vero e Dicembre 2016

L’apertura del disciplinare alla varietà permetterà al Consorzio di avere una maggiore massa critica per trattare i prezzi con la grande distribuzione

proprio salto di qualità con un incremento delle quotazioni al produttore che potrebbe raggiungere da subito un 25% in più. “Se l’anno scorso il datterino – continua Chiaramida – è stato venduto per un euro al chilo, con l’ingresso nell’Igp la quotazione potrebbe arrivare anche a 1,25. Contiamo insomma di arrivare a fatturare come totale di produzione certificata circa 25 milioni di euro che potrebbero tranquillamente raddoppiare nel giro di due o tre anni in base alla risposta dei produttori”. Il numero di adesioni, e quindi i volumi, già da questa campagna, potrebbe inoltre fare il discrimine nelle trattative con la GDO, in particolare per l’ingresso del nuovo datterino di Pachino IGP tra le referenze di private-label che puntano a valorizzare le eccellenze locali. Si pensi alla linea Fiorfiore di Coop, Sapori e dintorni Conad e ‘Terre d’Italia’ di Carrefour. “Le trattative sono in corso ma le insegne aspettano di sapere prima i quantitativi di prodotto certificato con cui partiamo. Un altro fattore discriminante sarà anche il prezzo, che se da un lato dovrà riconoscere il plus qualitativo ri-

spetto al prodotto convenzionale in commercio, dall’altro non dovrà distaccarsi troppo da quello di mercato. Stiamo aspettando la partenza della campagna, con l’arrivo, già da dicembre, del prodotto importato dal Nordafrica, per definire nel dettaglio le quotazioni”. “Quest’ulteriore riconoscimento ha detto al Castello Tafuri il presidente del Consorzio Sebastiano Fortunato - rappresenta per noi un’opportunità molto importante, che va colta incentivando la collaborazione e costruendo una rete più forte”. Nella stessa direzione l’intervento di Luciano Trentini, consulente esperto del settore ortofrutticolo, che ha condotto un’analisi puntuale e dettagliata del mercato ortofrutticolo, evidenziando come il pomodoro abbia un ruolo preminente nell’agricoltura italiana; in particolar modo la Sicilia è tra le regioni in testa alla classifica della produzione: ”Ma non possiamo bearci di questa situazione, ci sono dei punti di debolezza che vanno migliorati: la segmentazione produttiva per garantire diversi standard qualitativi, strategie di gruppo, politica d’innovazione, politica promozionale più incisiva”. www.corriereortofrutticolo.it

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OK l’operazione GF-Glenalta Forse già da febbraio Orsero Spa Il consiglio di amministrazione di Glenalta Food ha comunicato il 28 dicembre che prosegue con successo l’operazione di 'business combination' mediante la fusione per incorporazione di GF Group in Glenalta. La fusione dovrebbe compiersi indicativamente entro il mese di febbraio 2017 e l’entità che ne risulterà avrà denominazione sociale Orsero SpA. “La business combination con GF Group è motivo di assoluta soddisfazione per Glenalta Food”, ha commentato Luca Giacometti, vice presidente di Glenalta Food. “E’ motivo di orgoglio portare ai nostri investitori un leader del Sud Europa in un settore, quale quello della distribuzione, impor-

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tazione e produzione ortofrutticola, con prospettive continentali e globali di assoluto interesse. Lo facciamo convinti di una partnership solida con il management di GF Group, credendo fermamente nelle numerose e significative opportunità di crescita che, per effetto della business combination, Orsero potrà cogliere negli anni a venire”, ha concluso Luca Giacometti. Raffaella Orsero, presidente GF Group, ha dichiarato: “Siamo molto soddisfatti che gli investitori, in questa importante fase di sviluppo per il nostro Gruppo, abbiano compreso la validità dell’operazione confermandoci la loro fiducia. L’approdo all’AIM e la di-

sponibilità di nuovi capitali permetteranno a Orsero di crescere ancora anche attraverso eventuali acquisizioni, consolidando la leadership nel mercato del Sud Europa. Grazie a un solido piano di sviluppo che riguarderà il core business della distribuzione, import e produzione ortofrutticola, puntiamo a focalizzare sempre di più gli investimenti massimizzando il valore del Gruppo." Glenalta ha fatto sapere che in data 28 dicembre 2016 è stato depositato presso il Registro delle Imprese di Milano l’avviso di offerta in opzione delle Azioni, in cui sono indicati i termini e le condizioni dell'offerta stessa.

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DISTRIBUZIONE

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Cifre da record per Conad n.1 nel segmento supermercati Numeri in crescita per Conad, che chiude il 2016 con 12,5 miliardi di euro di giro d’affari, in aumento del 2,6 per cento rispetto al 2015; un trend costante che dal 2002 a oggi ha prodotto il raddoppio del valore delle vendite. La quota di mercato si attesta all’11,9 per cento e si consolida la leadership nei supermercati, al 20,2 per cento. Il patrimonio netto aggregato è cresciuto a 2,16 miliardi di euro, 120 milioni in più rispetto al 2015. Sono 3.088 i punti di vendita, frutto della razionalizzazione dei vari format e del piano strategico di sviluppo: 25 Conad Ipermercato, 203 Conad Superstore, 1.078 Conad, 975 Conad City, 510 Margherita Conad, 15 Sapori&Dintorni, 214 discount a insegna Todis e 68 con altre insegne e cash & carry. A questa rete si aggiungono 108 parafarmacie, 36 distributori di carburanti, 14 PetStore, 19 Ottico e 12 Cremeria Sapori&Dintorni. Centrale il ruolo dell’ortofrutta, favorito anche dal ritorno a consumi più consapevoli e sostenibili e a spese più contenute ma più frequenti dove il prodotto fresco è avvantaggiato. Ogni settimana 8,3 milioni di acquirenti non occasionali - una famiglia su tre - fanno una spesa nei punti di vendita di Conad. Per il triennio 2016-2018 Conad ha varato un piano triennale di investimenti per 785 milioni di euro (270 milioni nell’anno in corso, 292 milioni nel 2017 e 223 milioni nel 2018), con una previsione di crescita annua del 3,8 per cento. Investimenti finalizzati a nuove aperture e ristrutturazioni, al miglioramento dell’efficienza energetica dei punti di vendita e dei magazzini, alla costruzione di nuovi centri distributivi. “Un’azienda qual è Conad deve

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Soddisfazione di Pugliese: “Siamo competitivi ma dobbiamo anche dare un contributo alla ripresa del Paese”. Ogni settimana 8,3 milioni di acquirenti

creare valore per competere nel mercato, ma non può esimersi dal dare il proprio contributo alla ripresa del Paese, alla vita delle comunità in seno alle quali opera con i propri soci. Soci che prima ancora che commercianti imprenditori sono cittadini”, ha dichiarato l’amministratore delegato Francesco Pugliese (nella foto), in occasione della presentazione del bilancio e andamento dei consumi. “Cogliamo piccoli, deboli segnali di crescita che il nuovo governo deve contribuire a rendere più forti e saldi sostenendo la domanda interna di consumi, liberalizzando i mercati, sviluppando investimenti pubblici e privati, aumentando la produttività e l’efficienza del sistema economico, riducendo gli spechi e semplificando la burocrazia. Continuiamo a investire nella qualità della nostra marca, in convenienza, nei servizi e in tutte quelle risposte che siano all’altezza delle attese di coloro che scelgono i no-

stri punti di vendita per la spesa”. I prodotti a marchio Conad si confermano un elemento capace di fidelizzare un numero crescente di clienti e fornire un posizionamento distintivo per le insegne del gruppo. Marca che è sempre più un valore fondamentale per lo sviluppo: nel 2016 la quota è cresciuta nei supermercati al 27,4% (26,4% nel 2015), staccando di 8,2 punti percentuali la media Italia - salita al 19,2% dal 18,8% - e fornendo un contributo molto positivo al successo dell’insegna. Il fatturato si attesta a circa 3 miliardi di euro, frutto anche dell’evoluzione del rapporto tra promozioni e modalità di comunicazione. La strategia promozionale di Conad ha prodotto oltre 686 milioni di euro di risparmio per i clienti mentre con la sola iniziativa Bassi&Fissi - 379 prodotti venduti a prezzi ribassati in media del 27% - ogni famiglia ha potuto risparmiare in Conad 527 euro nel corso dell’anno. Dicembre 2016


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LOGISTICA

Tramaco diventa divisione reefer del Gruppo Del Corona & Scardigli “La scorsa primavera abbiamo cominciato a discutere seriamente del progetto e la reazione è stata sicuramente positiva, perché attirare l’attenzione di un Gruppo come Del Corona & Scardigli non può che far piacere. L’impressione positiva si è via via rafforzata nel tempo vedendo che mi confrontavo con potenziali partner che hanno, nonostante le dimensioni della società, un approccio ancora di tipo familiare e che dunque parlano la mia stessa lingua”.

Livorno: collegamento diretto tra porto e ferrovia

Con l’inaugurazione del 19 dicembre, alla presenza del ministro delle Infrastrutture Graziano Del Rio, è diventato operativo il nuovo terminal di Livorno Darsena, che consente il collegamento ferroviario diretto tra il porto e la linea tirrenica, costato complessivamente 40 milioni di euro, di cui 7 previsti dal contratto di programma 2012-2016 sottoscritto da Rfi e ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e la quota restante a carico della Regione Toscana. L’opera permette il passaggio delle merci dai container direttamente sulla rete ferroviaria nazionale con l’eliminazione del passaggio dallo scalo merci di Li-

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vorno Calambrone per tutti i treni provenienti o diretti alla Darsena Toscana, riducendo notevolmente i tempi di passaggio dei carri da e per l’area portuale. Inoltre, spiega una nota della Regione, “con la realizzazione di un moderno impianto ferroviario in Darsena Toscana, attrezzato con tre binari come prevede lo standard europeo, elettrificati e gestiti in telecomando da un posto centrale, la nuova opera ferroviaria a servizio del porto livornese si presenta adeguata agli standard tecnologici e di infrastruttura del Core Corridor TEN-T Scandinavia – Mediterraneo”.

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LOGISTICA

Commenta così al Corriere Ortofrutticolo Riccardo Martini (nella foto), co-fondatore di Tramaco srl, la decisione che ha lo portato a cedere il 51% dell’azienda ravennate di logistica specializzata nel trasporto refeer, la Tramaco appunto, alla storica impresa di spedizioni livornese Del Corona & Scardigli. L’operazione, che già da gennaio porterà la società ravennate a diventare la divisione Reefer e Perishable del Gruppo DCS, cambiando la ragione sociale in DCS Tramaco Srl, prevede una società indipendente di cui il 49% resterà in mano all’attuale proprietà. “Non posso predire di quanto l’operazione gioverà al fatturato e ai volumi movimentati. Il settore in cui ci muoviamo è composto da troppe variabili: una gelata tardiva in Italia o in Egitto, tanto per fare un esempio, può significare molto prodotto in meno da esportare o da importare. L’obiettivo è senza dubbio quello di crescere, anche se in quale misura non sono in grado di dire”, sottolinea Martini. Certamente poter fare affidamento su un network di uffici esteri, strutturati anche con propri magazzini di distribuzione, in Paesi importanti per i traffici di ortofrutta come USA, Canada, Brasile, Cile, Spagna, India, Cina ed Australia, aprirà nuovi ed interessanti scenari. “Anche ora che l’operazione è ormai di dominio pubblico, al di là di ogni discorso, per noi l’importante è continuare a fare quello che sappiamo fare, sapendo di avere qualcosa in più da offrire grazie al Gruppo DCS”, conclude Martini. Del Corona&Scardigli è una realtà con 150 anni di storia, che annovera oltre 500 dipendenti, 350 milioni di euro di fatturato e 260 mila TEU movimentati annualmente fra Italia e filiali estere. L’interesse manifestato da un operatore di tale caratura per un investimento in un’azienda fortemente radicata sul territorio è un importante riconoscimento a tutto il sistema portuale ravennate. (c.b.)

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Trasporti frigo: Anita chiede l’allineamento alle norme UE L’Italia ha norme più rigide di tutto il resto d’Europa nel controllo dei mezzi frigoriferi per i trasporti alimentari. Per questo si è riunita a Verona, al Quadrante Europa, la sezione Trasporti alimentari di Anita, l’associazione-legata a Confindustria, delle imprese per i trasporti automobilistici , presenti il presidente di Anita Thomas Baumgartner, quello della Sezione alimentari, il veronese Francesco Corsi (nella foto) e la responsabile della segreteria di Anita Giuseppina Della Pepa. C’era anche il presidente della sezione trasporti di Confindustria Verona, Massimiliano Longo. La seduta è stata dedicata principalmente alle proposte che Anita dovrà fare per adeguare la normativa italiana a quella europea di ATP (che non fissa scadenze), puntando soprattutto sul prolungamento di attività e di vita dei mezzi frigoriferi (oggi, di fatto, ridotti a 9 anni) attraverso i severi controlli previsti sia da parte degli esperti pubblici sia – da incrementare – da quelli privati. Privati che hanno – a parità di costi- un grande vantaggio: sono operativi 24 ore al giorno, mentre quelli pubblici seguono gli orari statali. E il tempo, per chi opera nei trasporti, è fondamentale. Sia Corsi sia il presidente Anita hanno messo in evidenza come la disparità di trat-

tamento permetta agli operatori stranieri di utilizzare mezzi più vetusti di quelli dei colleghi italiani (magari comprati in Italia) e di lavorare in Italia a tariffe decisamente più basse. Il presidente Anita ha anche spiegato che l’iniziativa proseguirà malgrado la crisi di governo abbia impedito di inserire la modifica nel maxiemendamento governativo previsto per la Legge di stabilità perché un settore particolarmente delicato per la nostra economia, come ha rilevato Corsi, deve competere a condizioni pari con i vettori esteri, tenendo anche conto che ha costi ragguardevoli, derivanti ad esempio dalla necessità, tra l’altro, di mantenere le basse temperature in ogni momento, anche a motore spento. Il presidente Baumgartner e la dott. Della Pepa hanno anche parlato dell’avvicinamento di Anita a Transfrigoroute International che raggruppa 15 associazioni nazionali e ben 1.500 soci, compresi i produttori di mezzi frigoriferi. Altro tema trattato, a cominciare da Corsi, è stato quello dei pallets per prodotti alimentari con la richiesta di norme adeguate per la salvaguardia di igiene e salute. Un discorso che vale per gli alimentari , ma anche per i prodotti farmaceutici e mezzi che entrano negli ospedali.

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MONDOFLASH

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FRANCIA

ALGERIA

Calo di superfici e di produzione per le insalate

Piano del governo per coltivare molti più legumi

Calano le superfici coltivate e la produzione di insalate in Francia. Secondo Agreste, agenzia del Ministero dell’Agricoltura, le superfici delle coltivazioni invernali sono pari a 4.052 ettari, con una diminuzione del 6% rispetto alla stagione 2015-16. Le superfici di batavia e di insalata da taglio - rispettivamente il 40 e il 32% del totale - sarebbero in calo rispettivamente del 3 e dell’8% in un solo anno, mentre quelle coltivate con altre varietà di lattuga avrebbero subìto una diminuzione dell’8%. La produzione invernale dovrebbe arrivare a 299 milioni di cespi (-6%). La flessione è notevole (-20%) per l’insalata da taglio, con 91 milioni di cespi, mentre per la batavia ci sarà un incremento (3%), con 121 milioni di cespi. Per le altre insalate si prevedono 83 milioni di cespi e per la lattuga romana 2,8 milioni.

L’Algeria ha messo a punto un programma fino al 2021 per aumentare le superfici coltivate e sviluppare la produzione di lugumi per soddisfare le crescenti richieste del mercato interno e ridurre le importazioni. Con la superficie attualmente coltivata si riesce a produrre circa 100 mila tonnellate delle diverse specie (fagioli, piselli, fagioli, ceci e lenticchie), il 35% delle necessità nazionali, mentre 190 mila tonnellate vengono importate. Con il programma elaborato dal Ministero dell’Agricoltura, i terreni coltivati a leguminose passeranno a livello nazionale da 85 mila a 218 mila ettari nel 2021. Quelli coltivati a lenticchie e a ceci, in particolare, dovranno passare da 30 mila a 170 mila ettari. Per raggiungere gli obiettivi, il Ministero dell’Agricoltura vuole ridurre i terreni a maggese e mobilitare il settore (agronomi, ricerca, agricoltori, professionisti) per diffondere informazioni e fornire l’assistenza tecnica necessaria.

SPAGNA

Huelva: più more mirtilli e lamponi e meno fragole Fragole in calo, piccoli frutti in crescita. Per Freshuelva, l’Associazione dei produttori ed esportatori di fragole di Huelva, nella stagione 2016-17 la superficie totale coltivata a berries nella provincia di Huelva arriverà a quota 10.030 ettari, con un aumento del 3,85% rispetto ai 9.658 ettari della stagione precedente. Per quanto riguarda le fragole, le superfici caleranno a 5.400 ettari (- 7% rispetto allo scorso anno). I lamponi passeranno a 1.932 ettari, con un incremento del 6,45% rispetto alla stagione passata. Le aree coltivate a more saranno pari a 160 ettari (+23%), e l’aumento risulta ancora più cospicuo per i mirtilli, per i quali si prevedono 2.538 ettari, ovvero il 30% in più. Dicembre 2016

ECUADOR

Prima fornitura di uva da tavola all'Europa Il primo carico di uva da tavola della varietà Red Crimson firmata SanLucar è giunto il 20 dicembre a Rotterdam. Si tratta di 20 tonnellate di uva di prima qualità, 2.280 cartoni, provenienti dall’Ecuador e pronti a essere venduti per tutto il periodo delle festività in supermercati di Germania, Francia, Austria e Benelux. Il progetto ecuadoregno per la produzione di uva da tavola dell’azienda spagnola ha preso il via nel 2015. Attualmente la produzione viene sviluppata su soli 20 ettari di vigneti ma per i prossimi anni si attende un aumento dei volumi

così da poter realizzare una buona e costante fornitura di uva ecuadoriana ai mercati europei. Con il motto 'Taste the Sun', SanLucar è uno tra i principali brand a livello mondiale per numero di referenze in assortimento. Una gamma di circa 90 prodotti, coltivati in 35 Paesi, per offrire frutta e verdura 365 giorni all’anno. (c.b.)

SERBIA

Fallita e messa in vendita l’azienda Higlo In Serbia il curatore fallimentare ha messo in vendita l’azienda ortofrutticola Higlo, beni compresi, con un prezzo di partenza di 3,2 milioni di euro. È richiesto un deposito pari a 1,2 milioni di euro. L’asta è fissata per il 20 gennaio e si terrà nei locali del Tribunale della città di Subotica.

ARGENTINA

I limoni possono essere esportati negli Stati Uniti I limoni dell’Argentina potranno tornare sul mercato statunitense dal 2017. Il Dipartimento dell’agricoltura statunitense (USDA) e il servizio di ispezione sanitaria e fitosanitaria (APHIS) hanno pubblicato una normativa definitiva che autorizza l’importazione di limoni freschi negli Stati Uniti dall’Argentina nord-occidentale. Tutte le spedizioni richiederanno un certificato fitosanitario accompagnato da una dichiarazione aggiuntiva che indica che i limoni sono stati ispezionati e sono privi di parassiti. L’Argentina è il numero uno mondiale per la produzione di limoni con 1,5 milioni di tonnellate. www.corriereortofrutticolo.it

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Emanuele Zanini Molti meno agrumi italiani sul mercato per questa stagione, in particolare per arance e mandarini. Per le prime ci potrebbe essere un calo di quasi il 40% rispetto all'annata precedente. Per i mandarini invece potrebbe mancare un quarto dei volumi commercializzati lo scorso anno. Stabile invece la produzione di limoni, che dovrebbe rimanere in media. Queste le previsioni dell'USDA, il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti. La causa della flessione produttiva è duplice: la siccità dell'estate e gli effetti devastanti della Tristeza su migliaia di ettari di agrumeti (si stima siano almeno 40-45 mila). Dando uno sguardo a livello internazionale, l'Italia è il dodicesimo Paese produttore agrumicolo (prima la Cina, seguita da Brasile e India secondo dati del 2014), mentre nel bacino del Mediterraneo è preceduta non solo dalla Spagna, come è largamente noto, ma anche dall’Egitto. Nel Belpaese lo scorso anno sono stati raccolti poco meno di tre milioni di tonnellate di agrumi. Sul fronte export a farla da padrone sul mercato agrumicolo è senza ombra di dubbio la Spagna, capace di sviluppare nella scorsa stagione un giro d'affari di 3,2 miliardi di euro. L'Italia è staccatissima con 234 milioni di euro sviluppati con le proprie esportazioni. Le principali destinazioni sono Germania, Austria, Francia, Svizzera e Polonia. A preoccupare inoltre sono le importazioni, ancora una volta superiori all'export. Analizzando nel dettaglio i raccolti lungo lo Stivale, la Sicilia è di gran lunga la prima regione produttiva italiana, con 80 mila ettari coltivati che consentono un Dicembre 2016

AGRUMI

Forte calo produttivo a causa della siccità e di Tristeza Calibri piccoli ma buona qualità. Serve un piano per rilanciare le esportazioni che ammontano in valore a 234 milioni di euro contro i 3,2 miliardi della Spagna

raccolto di quasi un milione e mezzo di tonnellate di agrumi (dati 2015). Segue la Calabria con poco più di 960mila tonnellate. Poi arrivano, staccate, la Puglia con quasi 280mila tons e la Basilicata con poco meno di 140mila. Al quinto posto la Sardegna con 90mila tonnellate. Le prime due regioni da sole rappresentano oltre l'80% della produzione nazionale. Oltre l'80% dei 140 mila ettari coltivati ad agrumi si trovano nelle prime tre regioni di produzione. Cresce negli ultimi anni la produzione biologica: gli agrumi bio sono coltivati su circa 32 mila ettari, poco più del 20% del totale prodotto in Italia. Analizzando più nello specifico le

diverse tipologie di agrumi, per quanto riguarda le arance l'Italia – secondo player europeo dopo la Spagna – quest'anno potrebbe subire un calo produttivo, appunto, vicino al 40% per problemi climatici e per la malattia della Tristeza. Per mandarini e clementine il calo dovrebbe essere attorno al 25% ciascuno. Ai minori volumi comunque non corrisponderà un abbassamento della qualità, che dovrebbe rimanere su buoni livelli. Per quanto riguarda i limoni, è prevista una campagna piuttosto abbondante dal punto di vista delle quantità mentre per i pompelmi la produzione italiana quest'anno dovrebbe attestarsi sulle 5 mila tonnellate, il 2% in più sull'annata precedente. www.corriereortofrutticolo.it

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AGRUMI

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Clementine fuori dai problemi se cambia l’organizzazione Secondo fonti attendibili, un quarto delle clementine calabresi della campagna di quest’anno saranno destinate ad essere merce di scarto perché imperfette. La falcidia, in particolare, è data dalla pezzatura piccola che non ha nessuna possibilità di vendita benché, in realtà, i frutti più piccoli siano i più dolci. In compenso crescono dell’8% le quotazioni al produttore derivate soprattutto dalla riduzione dei volumi in commercio a fronte di una produzione calabrese costante. Su un totale di 70 mila tonnellate di prodotto di scarto ne sono state ritirate, grazie alle misure UE, appena 200 tra ottobre e novembre per destinarle in beneficenza. “Si tratta di operazioni - spiega Pierluigi Taccone, presidente dell’OP Coppi – che hanno fruttato al produttore, al netto dei costi di trasporto ed imballaggio, circa 19 centesimi al chilo. Una misura veramente minimale rispetto alle reali perdite. Meglio le quotazioni accordate al prodotto in commercio dai tradizionali canali di distribuzione. Il prezzo al produttore, infatti, quest’anno arriva a 32 centesimi al chilo in crescita del 7-8%”. Secondo le stime degli operatori, la Calabria produrrà nella campagna 2016-2017, circa 300 mila tonnellate di clementine, di cui il 10% IGP. Si tratta di volumi importanti ma tendenzialmente stabili rispetto all’anno scorso. "Il vantaggio di questa campagna – sottolinea ancora Taccone – è che l’offerta complessiva non è eccedentaria rispetto alla domanda di mercato. I volumi in commercio ci permettono una migliore collocazione della merce nonostante perduri il veto sul mercato russo al quale destinavamo il 10% del prodotto, ossia circa 30 mila tonnellate”.

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Servono aggregazione tra i piccoli produttori e la valorizzazione del territorio. Sulla buona strada il Consorzio delle Clementine di Calabria IGP

Sulla polemica innescata dal presidente di Coldiretti Calabria Pietro Molinaro circa i prezzi "da fame” che sarebbero pagati ai produttori calabresi di clementine è intervenuto, a titolo di opinione personale, Marco Eleuteri (nella foto), direttore commerciale di AOP Armonia. "Sparare nel mucchio - sostiene Eleuteri - non serve a nulla. Rischia di creare solo disinformazione. La situazione è difficile ma serve portare soluzioni concrete ai problemi. La fotografia scattata da Molinaro, che parla tra l’altro di 10 centesimi pagati agli agricoltori, non è proprio esatta e non aiuta nei fatti il comparto. Generalizzare non serve. Bisognerebbe invece chiedersi come superare la disaggregazione del sistema ortofrutticolo italiano e in particolare di quello del Meridione. La moltitudine di piccole aziende presenti nel mondo ortofrutticolo non hanno le possibilità di investire e quindi di innovare, di fare ricerca. Elementi fondamentali per rimanere competitivi sul mercato. Il problema è che invece di avere cento aziende piccole sarebbe meglio vederne dieci,

grandi, organizzate e solide. Come favorire questo passaggio verso l’aggregazione? Di questo bisognerebbe parlare, portando possibili soluzioni concrete. Ma se non cambia il tessuto produttivo non si potrà cambiare passo”, ha commentato amaramente Eleuteri. “Serve creare aziende forti, non OP 'di carta', premiando le realtà aggregate che investono. Ma l’aggregazione nel Sud – in cui si produce il 65% dell’ortofrutta italiana – non esiste o quasi. Nel Mezzogiorno sono ancora troppo poche le imprese medio grandi organizzate e comunque insignificanti o quasi se confrontate con altre realtà internazionali. E intanto in Spagna, per esempio, la concorrenza, più organizzata e aggregata, corre in fretta. Quindi più che lamentarci dei prezzi bassi alla produzione dovremmo chiederci per esempio perché le catene distributive estere preferiscono le clementine di altri Paesi e non quelle italiane. Insomma servono più proposte concrete e meno annunci da propaganda che non portano a nulla”. Esempi di aggregazione comunque esistono, a partire dalla stessa AOP Armonia. Ma c’è anche dell’altro. In Calabria, sulle clementine si muove il Consorzio delle Clementine IGP. La Calabria ha celebrato i suoi vini, il suo olio ma anche la sua ortofrutta nel corso dell’evento ‘Rosso Calabria’ che si è svolto il 16 dicembre nella Cittadella Regionale di Germaneto di Catanzaro alla presenza del presidente della Regione Mario Oliverio. E’ stata una buoDicembre 2016


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AGRUMI

na occasione per compattare il mondo dell’agrolimentare calabro di qualità, presente praticamente in blocco grazie all’adesione dei Consorzi di tutela delle IGP e delle DOP regionali. Alla tavola rotonda sulle eccellenze enogastronomiche calabresi, il presidente Oliverio ha sostenuto la necessità di una forte sinergia tra i Consorzi di tutela DOP e IGP e tra essi e le aziende, i presidi Slow Food e gli stessi istituti alberghieri in modo che agricoltura di qualità e turismo si promuovano vicendevolmente in una terra ricchissima di cultura e tradizioni che meritano senza dubbio una maggiore attenzione. “Questo è un incontro molto importante - ha sottolineato Mario Oliverio - che sta prendendo quota anche a livello nazionale. L’agroalimentare è strategico per la nostra economia ed è anche grazie ad esso se stiamo registrando segnali positivi: crescita dell'1,1 % del Pil lo scorso anno e un bel +17,5% di incremento nel turismo internazionale nell’anno che si chiude”. All’evento era presente, il ConDicembre 2016

sorzio delle Clementine di Calabria IGP, che ha presentato il prodotto nelle sue confezioni destinate al consumo. "Nell’ambito dell’agroalimentare calabrese ha commentato ai margini dell’evento il presidente del Consorzio, Giorgio Salimbeni - le clementine rappresentano una punta di diamante oltre che un tassello fondamentale dell’economia agricola della regione. La Calabria è infatti la prima regione italiana per la produzione di clementine poiché nella sola piana di Sibari si coltiva oltre il 50% delle clementine italiane”. “Ora - ha sottolineato Salimbeni questo primato nazionale è unico nel panorama agricolo calabrese. Va quindi valorizzato quanto più possibile, secondo strategie che sono nello statuto stesso del no-

stro Consorzio, certamente in sintonia con tutte le possibili sinergie con le altre produzioni e l’apparato regionale”. “Non dimentichiamo - ha concluso il presidente del Consorzio delle Clementine di Calabria IGP - che siamo la sesta regione italiana per produzione ortofrutticola e diamo un contributo importante alla leadership del Mezzogiorno in questo comparto. Se guardiamo alle statistiche, la Calabria produce l’1% del vino italiano e il 2,5 per cento dell’olio d’oliva extravergine DOP mentre raggiunge il 7% del totale della produzione ortofrutticola italiana. Un dato importante, che ci deve fare riflettere su come valorizzare al meglio questa produzione mettendola a valore per il sistema economico regionale e per dare reddito a chi produce”. Attraverso altre parole, Salimbeni arriva alle stesse conclusioni di Eleuteri: aggregazione, qualità, identità territoriale garantita. Da questi elementi passa il recupero, in Italia e all’estero, delle clementine e più in generale della produzione agrumicola nazionale. www.corriereortofrutticolo.it

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Rosaria, alta qualità e volumi bassi Ha preso il via a dicembre e proseguirà fino alla metà di aprile la stagione di Rosaria, l’arancia rossa coltivata alle pendici dell’Etna dai soci della O.P. Pannitteri: per quest’anno, spiegano dall'azienda catanese, si prevede un raccolto di ottima qualità, seppur con quantitativi inferiori e la presenza di calibri medio-piccoli. Il tarocco quest’anno arriva dopo un’estate non facile nella piana di Catania: le precipitazioni ridotte e lo scirocco dei mesi scorsi porteranno infatti a una presenza maggiore di pezzature medie e piccole. Anche per quanto riguarda i quantitativi si prevede una flessione che potrà arrivare anche al 30%, portando a una stagione breve che si chiuderà ad aprile. “Quest’anno la qualità c’è, nonostante l’annata abbia presentato alcune difficoltà – commenta Aurelio Pannitteri, presidente di OP Rosaria – Confidiamo che i nostri clienti sapranno premiare il nostro impegno costante per offrire un prodotto di alto livello, e per valorizzarlo agli occhi dei consumatori”. Il marchio Rosaria nasce 10 anni fa con lo scopo di valorizzare l’arancia siciliana e il suo territorio, incontrando le esigenze del consumatore in fatto di qualità, caratteristiche organolettiche, salute e rispetto dell’ambiente, ed è oggi uno dei più conosciuti dai consumatori italiani. La campagna promozionale in corso è supportata da un’intensa attività di comunicazione che comprende campagne pubblicitarie al trade e al consumatore, partecipazione a fiere di settore, sponsorizzazioni e la pagina Facebook.

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Accussì Buona lancia il suo Club Italia Ortofrutta e alcune Organizzazioni di Produttori associate hanno firmato un’iniziativa nel segno della valorizzazione del prodotto e della crescita commerciale: il Club Accussì Buona. Per ora il brand Accussì Buona, nato lo scorso anno, unisce 9 Organizzazioni di Produttori che aggregano oltre 1.300 produttori di arance provenienti dalle zone più vocate della Sicilia sotto l’egida di Italia Ortofrutta Unione Nazionale per un progetto promozionale che ha visto un’intensa attività di comunicazione online e offline, sulla stampa specializzata e presso gli esponenti della filiera. Il progetto, che è cresciuto in questi mesi dando spazio alle produzioni completamente bio tramite un marchio a esse dedicato, oggi punta a un nuovo obiettivo per rivendicare il ruolo centrale dei produttori nella filiera agroalimentare italiana. Negli ultimi mesi del 2016, infatti, le arance Accussì Buona si sono fatte strada nei mercati generali e nei negozi del commercio al dettaglio e per raggiungere questo scopo è stata messa a punto una strategia che unisce tutti gli anelli della filiera. La prima fase del progetto ha previsto il contatto diretto con i grossisti dei maggiori mercati generali per incentivarli a diventare i primi testimonial della bontà di Accussì Buona. Con incontri formativi e materiali promozionali,

l’obiettivo raggiunto è stato il posizionamento privilegiato del prodotto, valorizzato anche grazie a strumenti di comunicazione che mirano ad accrescerne il valore percepito. Grazie alla collaborazione dei grossisti, Accussì Buona è in grado di raggiungere i dettaglianti, in una cornice collaborativa che secondo i vertici di Italia Ortofrutta darà interessanti frutti in questa stagione di vendita. Negli eventi organizzati presso gli stand di grossisti selezionati dei principali Mercati ortofrutticoli italiani (da Roma a Firenze a Cagliari, oltre a Milano, Bergamo, Brescia, Verona, Padova e Treviso) i dettaglianti hanno avuto modo di incontrare, conoscere e assaporare l’arancia Accussì Buona in incontri one-to-one che hanno segnato il loro ingresso nel Club Accussì Buona. I dettaglianti che hanno aderito all’iniziativa hanno ricevuto materiali promozionali per allestire il negozio, mettere in luce l’offerta e incentivare l’acquisto, oltre ad avere la possibilità di essere sempre aggiornati sulle iniziative in programma per valorizzare il prodotto e la loro attività commerciale. “Andiamo avanti sulla strada della qualità e della progettualità nuova e ingaggiante: con Accussì Buona i produttori tornano protagonisti della filiera con vantaggi evidenti per tutti” sottolinea Vincenzo Falconi, direttore di Italia Ortofrutta Unione Nazionale.

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