Corriere ortofrutticolo Dicembre 2017 web

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MENSILE DI

ECONOMIA

E AT T U A L I T À

DI

SETTORE

corriereortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET | ANNO XXXI Nuova serie Dicembre 2017 Euro 6,00

daily news: www.corriereortofrutticolo.it

PROTAGONISTI CARLO DE RISO Il regista della rinascita del limone d’Amalfi PAG.21 ANALISI 2017 • PAG. 17 UN ANNO DI PROMESSE La rivoluzione vegetale, l’esplosione dell’e-commerce e la corsa alla Cina, le novità

STRATEGIE • PAG. 25 IL ‘TAVOLO’ NAZIONALE Prima riunione al Ministero dell’Agricoltura con la filiera al gran completo: fumo o arrosto?

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Dal Tavolo al ‘tavolino’ Alla fine il tanto sospirato Tavolo nazionale dell’ortofrutta è arrivato. In extremis ma è arrivato, e il merito è anche un po’ nostro, di noi del Corriere, che abbiamo sempre tenuta alta l’attenzione su questa incredibile latitanza ministeriale, fino a scrivere “dell’insostenibile inutilità del Ministero”. Sottolineo che nel mondo dell’informazione di settore siamo stati soli in questa battaglia, e questo qualcosa vorrà pur dire. Comunque la nostra (voluta) provocazione qualcosa deve avere mosso se è vero che il 20 dicembre, a due settimane dal nostro articolo, proprio sotto l’albero di Natale, è arrivata dal Ministero la tanto attesa convocazione. La prima riunione è stata molto affollata (forse fin troppo), ed è servita più che altro a mettere a punto una agenda per il 2018. Che cambi o no il governo nel 2018, anno elettorale, qualche punto fermo è stato messo. Le priorità, su cui tutti hanno convenuto, sono: il catasto ortofrutticolo nazionale, indispensabile per programmare investimenti e rinnovamento varietale; apertura di nuovi mercati di sbocco per il nostro export e relativi dossier fitosanitari; iniziative per gli indigenti e gestione dei surplus in tempi di crisi; maggiori controlli sull’import, semplificazione burocratica nella gestione dell’OC. Sullo sfondo la conferma dell’OCM ortofrutta nei futuri negoziati europei sulla PAC 2020. L’impressione è che se si vuole cavare qualche risultato da questo Tavolo – fatto, ripetiamo, importantissimo, vista la latitanza del Ministero finora sull’argomento - si dovrà andare ad un “Tavolino” più ristretto, un organismo ridotto vicino agli interessi e alle necessità delle imprese. Vogliamo chiamarla ‘cabina di regia’? E sia. Per un comparto molto frammentato, che fa fatica a fare sistema, sarebbe un risultato straordinario. Diciamolo francamente: potenzialità e criticità del comparto ortofrutticolo italiano emergono anche nel bilancio di questo 2017, come sempre in chiaroscuro. L’export continua a tirare e confermerà più o meno i risultati (già buoni) del 2016; fenomeni come il biologico, la IV e V gamma, i piccoli frutti crescono e indicano un percorso virtuoso in linea con i nuovi stili di vita e di consumo. C’è una “rivoluzione vegetale” in atto, anche qui legata alla voglia di wellness, che sta rilanciando il mondo degli ortaggi a scapito della frutta. Le nostre tecnologie (macchine e packaging) sono sempre più leader nel mondo. Sull’altro piatto della bilancia ci sono i consumi interni che non ripartono, la crisi (ormai strutturale) della frutta estiva (in primis pesche/nettarine), cui bisognerà prima o poi opporre un progetto, una qualche idea che non siano i ritiri finanziati dall’Europa; la necessità di un profondo rinnovamento varietale in linea

✍ Lorenzo Frassoldati

Dicembre 2017

col mercato; la continua perdita di superfici coltivate; lo spread sempre più ampio che ci separa dai principali Paesi esportatori: siamo al sesto posto in Europa, con tendenza a scendere, e la Spagna è sempre più lontana. Ormai i due veri cavalli di battaglia del nostro export sono mele e kiwi, mentre perdiamo colpi nelle pere e nelle pesche, l’uva da tavola si difende a denti stretti, e negli agrumi siamo ormai colonizzati dagli spagnoli. Qualche segnale positivo sul fronte export arriva dalla IV gamma, una vera novità. Concludendo: il male di fondo dell’ortofrutta italiana sta nella continua, inarrestabile perdita di competitività delle sue imprese, figlia a sua volta di prezzi bassi all’origine, redditività calante, mancanza di investimenti. In sostanza manca il riconoscimento da parte del mercato del valore delle nostre produzioni ortofrutticole, su cui poi si scaricano tutte le contraddizioni del sistema Italia: burocrazia infinita e devastante, logistica e trasporti inefficienti e costosi, fisco vessatorio, costi del lavoro fuori controllo, concorrenza sleale all’interno della stessa Europa… A tutto ciò le imprese reagiscono impegnandosi nel contenimento dei costi e nell’innovazione di processo e di prodotto, ma non basta. Per questo serve il Tavolo nazionale e servirebbe ancor di più una Cabina di regia dove ragionare come ‘sistema Paese’ in un’ottica strategica e non puramente tattica, risolvendo le emergenze di volta in volta. Mi ha colpito la frase di un produttore romagnolo, Francesco Donati, presidente della Federazione nazionale frutticoltura di Confagricoltura: ”Non possiamo morire di fame per dare da mangiare agli altri”. Il tema del valore ormai è centrale per il futuro del comparto ortofrutta. Un tema che passa attraverso il rapporto con la GDO. La frammentazione del mondo produttivo, l’esasperata concorrenza, l’individualismo finora hanno fatto il gioco dei buyer delle catene distributive che impongono prezzi spesso da fame e una contrattualistica penalizzante per le imprese (dov’è finito l’art.62?) . Ogni tanto il mondo dell’ortofrutta si ritrova in eventi in cui è in realtà la GDO che detta la linea, spiega ai convenuti in sala (che oltretutto pagano) che non sanno programmare, che fanno poca qualità, che si devono organizzare meglio… nessuno si azzarda a fare domande scomode a lorsignori. Dopo tutte queste prediche le cose restano come prima: la logica che prevale segue a pag. 5

EDITORIALE

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

PUNTASPILLI

FINE Legislatura chiusa. Il governo resta in carica “per il disbrigo degli affari correnti”. Al ministero dell’Agricoltura non cambia nulla. *

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Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Emanuele Zanini Hanno collaborato: Chiara Brandi, Duccio Caccioni, Mariangela Latella Sede operativa via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale Antonio Felice Comitato di indirizzo Lucio Bussi, Antonio Felice, Lorenzo Frassoldati, Corrado Giacomini, Claudio Scalise (coordinatore), Luciano Trentini Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 70 euro per due anni: 100 euro abbonamenti@corriereortofrutticolo.it Chiusura in redazione il 29.12.2017

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Profilo: Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio.

Diffusione: 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Dettaglianti 23%, Produttori 22%, Grossisti 19%, Distributori 12%, Import-export 6,5%, Servizi 5%, Tecnologie e Trasformati 2,5%, Altri 10% Dicembre 2017

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Analisi del 2017. Un anno di promesse

RUBRICHE EDITORIALE Dal Tavolo al ‘tavolino’

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CONTROEDITORIALE Cooperazione e integrazione, due termini e due percorsi che spesso nascondono una stessa identità 6 NOTIZIARIO DISTRIBUZIONE Conad nel numero dei clienti sorpassa il rivale storico Coop

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LOGISTICA Vado: accordo sul terminal Maersk 41

PAG.17 Copertina - Protagonisti CARLO DE RISO Il regista della rinascita del limone

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Strategie. “Benvenuti al Tavolo”

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Mele, si tirano le somme. Il calo produttivo è del 25%

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Appuntamento a Caserta per i campioni dell’ortofrutta

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Mercato di Udine: investimenti per essere crocevia con l’Est

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SCHEDA PRODOTTO

ATTUALITÀ Primo Piano - Bilancio di un anno Anlisi del 2017. Un anno di promesse 17

segue editoriale Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

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è sempre quella del prezzo più basso, del prezzo ‘da fame’ che il produttore singolo o associato accetta perché non ha alternative. Il problema non è solo italiano, ma qui è più grave che altrove perché la nostra disunione fa la forza della GDO. Le catene distributive sono un partner prezioso del mondo produttivo/commerciale, un partner indispensabile perchè dialoga direttamente col

AGRUMI

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consumatore e quindi col mercato. Non si deve però tramutare in carnefice, col consenso silenzioso della vittima. Ai nostri lettori vogliamo dire, coi nostri auguri per un felice e proficuo 2018, che il Corriere starà sempre e solo dalla parte delle imprese, che per noi sono i veri soli Protagonisti dell’ortofrutta, che ci apprestiamo a celebrare nel nostro evento annuale il 19 gennaio alla Reggia di Caserta.

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CONTOEDITORIALE

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

Cooperazione e integrazione, due termini e due percorsi che spesso nascondono una stessa identità di Corrado Giacomini* Al 30 settembre 2017 le OP e le AOP riconosciute dal MIPAAF erano 322, di queste 61 costituite come società consortili di cui all’art. 2615-ter del C.C., sette come società a responsabilità limitata (s.r.l.) e il resto, ben 254 come società cooperative e loro consorzi. Il Ministero nella registrazione della forma societaria delle OP e dalle AOP riconosciute non è sempre chiarissimo, ma questi numeri non dovrebbero sbagliare di molto. Non entriamo nell’esame del perché alcune OP o AOP preferiscono costituirsi nella forma di società consortile ex art. 2615-ter o di s.r.l., anche se mi riesce difficile capire come in questo tipo di società sia possibile garantire il controllo democratico da parte dei soci, requisito indispensabile sia per la normativa comunitaria che nazionale, ma è evidente che il tipo di società largamente preferito (80%) da OP e AOP è la cooperativa. Qui sorge l’altro problema di altrettanto difficile comprensione, perché mai il mondo cooperativo consideri OP e AOP come soggetti giuridici diversi malgrado gran parte ne assuma la forma giuridica. Questo equivoco, che ha favorito la nascita delle Unioni nazionali di OP, deriva dal fatto che la cooperazione non ha ancora capito che il riconoscimento in OP non ne modifica la natura, ma aggiunge solo le funzioni di aggregazione e controllo dell’offerta previste dalla regolamentazione comunitaria: come ho scritto altre volte, diventa soltanto una cooperativa con qualche cosa in più!! Questa lunga premessa permette, forse, di meglio analizzare i dati diffusi dal decimo Rapporto dell’Osservatorio della cooperazione agricola italiana del 12 gennaio 2017. In base alla rilevazione dell’Osservatorio sulle cooperative agroalimentari associate alle Centrali cooperative (4.703), che rappresentano circa il 50% del totale delle cooperative iscritte al Registro delle imprese, ma che sono anche le cooperative più attive, quelle ortofrutticole sono ben 1.030, con la distribuzione per area geografica riportata in tabella. Questi dati sono molto interessanti. Prima di tutto si Imprese

Nord Centro Sud Italia

num % su tot 338 33 94 9 598 58 1.030 100

Fatturato mln € % su tot 6.695 77 439 5 1.585 18 8.720 100

Dimen. medie mln €/coop. 19,8 4,7 2,7 8,5

Fonte: Osservatorio della cooperazione agricola italiana, Rapporto 2017

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può osservare che rispetto al valore della produzione commercializzata dalle OP stimata nel 2016 dall’ISMEA in 6 miliardi, rapportando tale valore alle 254 OP costituite in forma cooperativa (circa 4.800 milioni di euro), si può stimare che più del 50% del fatturato delle cooperative ortofrutticole viene commercializzato attraverso OP. Se confrontiamo questi dati con il valore, a prezzi di base, della produzione ortofrutticola nazionale che si aggira sui 12 miliardi di euro, si può concludere che la quota delle OP/AOP è circa il 50% della produzione nazionale e il sistema cooperativo ne rappresenta, complessivamente, più del 70%. Si potrebbe concludere che il nostro settore ortofrutticolo è fortemente organizzato. I dati della tabella dimostrano però, che il sistema cooperativo attivo nel settore è rappresentato soprattutto nel Sud, dove è concentrato il 58% delle cooperative, da coop molto piccole con un fatturato medio di 2,7 milioni di euro (7 volte più piccolo delle coop del Nord). Analoga è la distribuzione tra Nord e Sud delle OP e AOP riconosciute dal MIPAAF nel 2016 (310), rispettivamente, 28% e 55%, confermando anche la distanza in termini di dimensione. Infatti, in provincia di Bolzano la dimensione media supera i 200 milioni di euro, in quella di Trento i 70 milioni e in Emilia Romagna di 63 milioni di euro. In Campania è, invece, di 15,5 milioni, in Puglia di 8,4 e in Sicilia la dimensione media è, pure, di 8,4 milioni di euro. La dimensione non vuole dire tutto per spiegare l’efficienza di una impresa, ma certamente è un formidabile aiuto, soprattutto se la cooperativa si propone di migliorare il potere di mercato degli associati, obiettivo che per una OP è strettamente legato alla missione affidatale di organizzare e controllare l’offerta degli associati nel mercato di riferimento. A tale proposito, è molto interessante l’analisi condotta dall’Osservatorio su quelle che chiama le TOP25, cooperative con una dimensione media di circa 174 milioni di euro, che da sole rappresentano circa il 50% del giro d’affari sviluppato dalla cooperazione ortofrutticola associata, impegnate per il 39% nell’ortofrutta trasformata e per il 61% nel fresco. Confrontando i dati del decennio 2006/2016 il Rapporto dell’Osservatorio ha rilevato un aumento del fatturato dell’82% e del valore aggiunto del 52%, in presenza di una situazione patrimoniale migliore rispetto a quella rilevata in un campione di 75 cooperative ortofrutticole ‘avanzate' (con fatturato superiore a 40 milioni di euro). In questi anni, sia il sistema cooperativo ortofrutticolo che quello delle OP hanno fatto importanti progressi, ma non basta perché, si potrebbe dire, che ancora non riescono a fare ‘sistema'. *economista agrario

Dicembre 2017


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Per tornare a guadagnare frutta secca, bambù e lumache Nocciole, noci, more, bambù e lumache al posto di pesche, ciliegie e kiwi. Alcuni coltivatori veronesi stanno provando una riconversione di alcuni prodotti ortofrutticoli storici del territorio scaligero ma che ormai sono al collasso per il crollo dei prezzi che non consentono di coprire più i costi di produzione, con altri più redditizi. Il bambù è una delle possibili alternative che Confagricoltura ha suggerito agli agricoltori veronesi che vogliono dare una svolta alla propria attività. “L’agricoltura cambia ad un ritmo molto più lento rispetto alla società in cui viviamo”, ha detto, durante un incontro svoltosi a inizio dicembre, Piero Spellini, di Villafranca. La decina d’ettari di frutteto, coltivato a mele e pere, non gli rende più. “Ci sono varietà, come la Golden, che non è più sostenibile fare qui: troppa la concorrenza. Così ho iniziato a espiantare i meli e sostituirli con piante di more. Volevo qualcosa che mi garantisse un ritorno interessante in tempi non troppo lunghi e l’ho trovato”. “Avevo circa cinque ettari coltivati a kiwi - ha raccontato David Cattani, imprenditore di Valeggio Sul Mincio sempre nel Veronese ma sono morti tutti. E adesso sto valutando come rimpiazzarle: noci, nocciole e, perché no, un allevamento di lumache”. Secondo le stime di Confagricol-

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tura, in provincia di Verona su 170 mila ettari di superficie agricola, un decimo dei terreni ha bisogno urgente di una riconversione dopo che i prezzi di molti prodotti sono scesi a capofitto. A soffrire in particolare è l’Alta pianura, dal territorio Villafranchese a Pescantina, che ha visto estirpare kiwi e pesche, a Zevio, Buttapietra e Belfiore, fino al Basso Veronese dove i dolori riguardano i seminativi. Ecco perché il bambù, la noce da frutto, il pioppo, l’allevamento di lumache, ma anche le bacche di goji, i semi di chia, il melograno, la canapa, la quinoa o, più in generale, il passaggio al biologico, possono rappresentare qualcosa di più di un diversivo. “Per le nostre aziende agricole è sempre più difficile fare utili con le colture tradizionali della nostra provincia, se non proprio impossibile - ha affermato Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona -. L’imprenditore ha tre scelte: mollare, fare meglio quello che ha sempre fatto, oppure cambiare strada, coltura o allevamento. Noi ci proponiamo di indagare quest’ultima opzione, che è la più rischiosa, la più difficile, ma a volte l’unica possibile”.

9 mesi di export: calano le quantità ma cresce il valore Si consolida il trend positivo dell’export ortofrutticolo italiano. Nei primi 9 mesi del 2017, secondo l’elaborazione di Fruitimprese

su dati Istat, a fronte di un calo dei volumi esportati (-6,1%) si registra un sensibile incremento del loro valore (2,2%), grazie ai prezzi più alti spuntati sui mercati di destinazione. Il saldo commerciale attivo si attesta a 597 milioni di euro, con una previsione di fine anno vicina al miliardo di euro. Complessivamente da gennaio a settembre le imprese italiane hanno esportato circa 3 milioni di tonnellate di prodotti per un valore di oltre 3,4 miliardi di euro. In calo il flusso di esportazione di ortaggi (-11,4%), agrumi (-20,2%) e frutta fresca (-4%) mentre cresce la frutta secca (12,3%). In termini di valore si è registrato un incremento per gli ortaggi (2,7%) e la frutta fresca (3,6%); in calo agrumi (-15%) e frutta secca (0,2%). Per quanto riguarda le importazioni l’Italia ha importato circa 2,7 milioni di tonnellate di ortofrutticoli per un valore di 2,8 miliardi di euro. Tra i singoli comparti incremento in volume per frutta secca (6,7%), frutta tropicale (11,5%), ortaggi (1%), agrumi (41,6%) e frutta fresca (7,7%). In valore segno positivo per ortaggi (9%), frutta tropicale (7,3%), agrumi (16,3%) e frutta fresca (5%) mentre cala la frutta secca (6,1%). In particolare sui positivi trend di mercato della frutta secca interviene il past president di Fruitimprese e numero uno del Gruppo Besana, Pino Calcagni: “Il positivo andamento dell’export nei primi 9 mesi dell’anno in corso (+12,3%) si spiega con le buone opportunità di export per le no-

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N NOTIZIARIO

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

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NOTIZIARIO

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

Cresce a Bologna MARCA in programma il 17 e 18 gennaio La Marca del distributore punta progressivamente ad essere un vero e proprio brand, capace di rappresentare il valore dell’identità e la reputazione dell’insegna. Per conoscere gli orientamenti che stanno trasformando radicalmente questo comparto, l’appuntamento è con MARCA, il Salone dedicato ai prodotti a marca del distributore (17 e 18 gennaio 2018, quartiere fieristico di Bologna), organizzato da BolognaFiere in collaborazione con ADM (l’Associazione della distribuzione moderna). Seconda Fiera del comparto in Europa per importanza, MARCA è ormai un punto di riferimento per la business community dei prodotti MDD, unica manifestazione del settore a cui partecipano le più importanti insegne della distribuzione moderna organizzata con un proprio spazio espositivo. La 14esima edizione vedrà una crescita dello spazio espositivo due padiglioni in più - e delle insegne presenti. Sono quattro, infatti, i nuovi ingressi nel Comitato Tecnico Scientifico: PAM, REWE Group, Consorzio C3, Leader Price Italia. Nei due giorni di apertura MARCA offre workshop e convegni specialistici sui temi di maggiore attualità nel settore. Crescono anche le presenze degli operatori esteri, con una importante rappresentanza di category manager del mondo retail. Un risultato reso possibile anche grazie al coinvolgimento, attraverso l’ICE, dei VIP buyer provenienti da tutto il mondo e di networking tra imprese italiane e operatori esteri, in arrivo in particolare dai Paesi europei, da USA e Cina. La crescita del Salone rispecchia il buon andamento della marca del distributore che, nei primi

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nove mesi del 2017, ha segnato un aumento delle vendite del 2,9%, facendo salire al 18,7% la propria quota di mercato (in crescita dello 0,1% rispetto al periodo corrispondente del 2016) nel largo consumo confezionato con riferimento a ipermercati, supermercati e al Libero servizio piccolo. A trainare la crescita, sempre in relazione allo stesso arco temporale dell’anno scorso, sono i segmenti nel quali la MDD sta innovando: il segmento Premium, con + 16,1%, il Bio/Ecologico con + 10,6% e il Funzionale con + 11,8% (ovvero i prodotti che fanno riferimento a una funzione specifica: benessere, salute, mondo vegano, probiotico, mondo gluten free). A certificare che il prodotto a MDD viene acquistato da fasce sempre più ampie di consumatori è la ricerca, condotta per conto dell’Osservatorio MARCA-BolognaFiere e illustrata nel 14° Rapporto annuale sull’evoluzione della Marca Commerciale, che sarà presentata nella mattinata del 18 gennaio da BolognaFiere e ADM in collaborazione con IRI. Per l’occasione saranno illustrati i risultati dell’indagine sulle tendenze del mercato della MDD e sui comportamenti dei consumatori nel corso dell’intero ultimo anno. A seguire i top manager di alcune delle maggiori Insegne italiane discuteranno e commenteranno i dati in una tavola rotonda. Oltre alla presentazione del Rapporto, MARCA proporrà alcuni convegni. Il 17 gennaio si terrà il convegno ADM, in collaborazione con The European House – Ambrosetti, che analizzerà il valore e il ruolo per il sistema-Paese della Mdd. Nel pomeriggio si svolgerà il convegno sullo “Smart Packaging”.

stre nocciole verso i mercati europei e internazionali; mentre i valori esportati sono in lievissimo calo (-0,2%) per il minor prezzo delle nocciole sgusciate rispetto ad un anno fa (-15%) e per i minori ricavi spuntati nel Regno Unito a causa della Brexit (-9%)”. “Sul fronte import - prosegue Calcagni - l’aumento delle quantità (+6,7%) si lega al forte aumento dei consumi sul mercato nazionale, mentre il calo dei valori importati (-6,1%) si spiega con la forte riduzione dei prezzi medi internazionali di mandorle e nocciole (-12%). In sintesi guardando al 2018 si può dire che la frutta secca è entrata nei consumi quotidiani degli italiani: il mercato italiano si attesta su una capacità di 300 mila tonnellate, un valore importante, mentre altrettanto importante è il valore dei consumi: tra i 900 milioni e il miliardo di euro”.

A Bruxelles ribadito l’impegno del Trentino verso la sostenibilità Il sistema ortofrutticolo trentino ha presentato a Bruxelles, il 7 dicembre, il suo approccio alla sostenibilità in occasione di un meeting organizzato da Freshfel sugli sviluppi attuali riguardanti quest’ambito cruciale della frutticoltura di oggi. A solida testimonianza dell’impegno dei produttori trentini, Alessandro Dalpiaz (nella foto) ha illustrato il “Bilancio di sostenibilità 2016” ed ha evidenziato come la frutticoltura trentina sia concretamente orientata alla sostenibilità dei territori e delle persone. Verso questo obiettivo convergono tutti i produttori di frutta, attraverso le tecniche della produzione integrata e biologica, con un approccio orientato alla massima condivisione con gli altri settori dell’agricoltura del Trentino. In tal senso il lavoro che da due Dicembre 2017


anni APOT porta avanti con il progetto “Trentino Frutticolo Sostenibile” è stato apprezzato in tutte le sue componenti di tutela dell’ambiente, con un’ottica di salvaguardia della salute delle comunità residenti e di qualità del territorio, ma anche per le ricadute sociali e il ruolo economico del sistema organizzato del Trentino. “L’occasione è stata preziosa non solo per proporre il nostro esempio di sistema e il nostro progetto, ma anche per confrontarsi con altri Paesi e sistemi produttivi in Europa - sottolinea Dalpiaz, direttore di APOT -. Abbiamo avuto testimonianza di un forte orientamento alla sostenibilità da parte di una platea molto ampia di organizzazioni e soggetti della produzione primaria e la conferma che la scelta del sistema frutticolo trentino di aumentare l’impegno verso la sostenibilità è un investimento fondamentale per il futuro”. Freshfel Europe è il forum permanente che si occupa di tutta la filiera della produzione ortofrutticola europea. I suoi membri sono associazioni e aziende che hanno interesse nel settore europeo del comparto ortofrutta tra cui produzione, commercio, logistica e vendita al dettaglio.

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Arancia Rossa di Sicilia IGP: le date di commercializzazione

dei punti vendita della GDO e nelle attività che commercializzano ortofrutta, ma anche all’interno delle attività horeca che offrono al consumatore spremute o frutto fresco di qualità certificata.

Il Consorzio di Tutela Arancia Rossa di Sicilia IGP ha deliberato le date di inizio campagna di commercializzazione al 27 dicembre per il Moro, all’8 gennaio 2018 per il Tarocco e al 10 febbraio 2018 per il Sanguinello. Il consumatore riconosce il prodotto IGP grazie al bollino e potrà avere trovato sul mercato, eccezionalmente, alcuni lotti di arancia rossa di Sicilia IGP in anticipo rispetto alle date indicate. Infatti

In ottobre Cesena ospiterà l’evento internazionale sull’asparago

il Consorzio di Tutela Arancia Rossa di Sicilia IGP, se il prodotto ha i corretti requisiti previsti dal Disciplinare di Produzione, può autorizzare la commercializzazione, in quanto, quest’anno, la campagna agrumicola grazie alle favorevoli condizioni atmosferiche dei mesi scorsi, si prospetta positiva sia nella qualità del frutto che nei volumi. Le tre varietà di Arancia Rossa di Sicilia IGP sono disponibili non solo all’interno

N NOTIZIARIO

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

Dalla collaborazione tra Christian Befve e Cesena Fiera nasce International Asparagus Days. Un evento di respiro internazionale dedicato alla filiera dell’asparago in programma dal 16 al 18 ottobre 2018 nei rinnovati spazi fieristici di Cesena Fiera. La tre giorni si compone di quattro parti. Una componente fieristica, prima di tutto, con espositori da tutto il mondo ospitati nei padiglioni cesenati. A cui si aggiunge un ricco programma convegnistico nelle tre sale convegni, dedicato agli aspetti agronomici, commerciali, strategici e tecnici, con particolari focus sugli aspetti che riguardano le tecniche a basso impatto ambientale come microrganismi antagonisti per le coltivazioni tradizionali e biologiche, e le varietà. E ancora, arricchiscono l’evento le prove in campo dimostrative in presa diretta, ospitate in un’area adiacente Cesena Fiera. Infine, ma non meno importanti, visite tecniche alle

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principali aziende produttive di asparago presenti in Emilia Romagna. L’iniziativa nasce dalla partnership tra Cesena Fiera, organizzatrice di Macfrut, e Christian Befve, tra i massimi esperti mondiali sull’asparago. Consulente agronomico e commerciale di numerose azienda sparse in 30 Paesi, Befve da tre decenni dedica l’attività a questo ortaggio, tanto da esserne un’autorità riconosciuta a livello internazionale. A favorire l’incontro Cesena Fiera-Befve è stato Luciano Trentini, anch’esso profondo conoscitore dell’asparago e del settore ortofrutticolo. Tratto dominante di International Asparagus Days è l’essere una fiera mondiale iper-specializzata che raccoglie il testimone di un evento promosso da Befve cinque anni fa a Bordeaux. Un evento di cui si sente la mancanza, dal momento che oggi manca un appuntamento di confronto su questa coltura che sta trovando un nuovo grande interesse a livello mondiale. Al momento nel mondo si coltivano 210 mila ettari di asparago, di cui 7.500 ettari in Italia in produzione. A livello mondiale i maggiori produttori sono Perù e Cina.

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La domanda mondiale è in crescita, lo stesso si può dire dei prezzi. C’è interesse di tutta la filiera ad elevare la qualità, così come ad incrementare la vicinanza della produzione al mercato visto il basso indice di penetrazione che questa specie ha fra le famiglie italiane di poco superiore al 40%. International Asparagus Days si rivolge a tutta la filiera. L’evento interessa in particolare tutti i portatori di interessi. Nel dettaglio: sementerei, vivaisti, produttori di macchine per le lavorazioni in campo, (trapiantatrici, baulatrici ecc), comprese le agevolatrici per la raccolta, ma anche produttori di tecnologie per la calibratura e le lavorazioni in magazzino, gli imballaggi, le serre per le coltivazioni protette ed i servizi, ed ancora i distributori e gli acquirenti.

In vendita le prime 80 tonnellate di mele Yello prodotte in Italia È iniziata la commercializzazione di yello®, la nuova mela gialla della varietà Shinano Gold, nata in Giappone e oggi prodotta in Alto Adige e distribuita in esclusiva

N NOTIZIARIO

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europea dai Consorzi VOG e VI.P. A metà dicembre è entrato nel vivo il piano vendite della nuova gialla, con i primi quantitativi commerciali del prodotto. VI.P ha iniziato il posizionamento in GDO con una catena del Centro Italia, mentre VOG si sta concentrando sui mercati all’ingrosso: oltre a Milano, yello® sarà disponibile anche a Verona, Treviso, Bologna e Pagani (Salerno). “Dopo i riscontri positivi registrati con i primi test tra gli operatori - afferma Gerard Dichgans, direttore del VOG – con la stagione 2017/2018 è entrata nel vivo la prima esperienza commerciale di yello®, con circa 80 tonnellate di prodotto. Le nostre aspettative sono molto ambiziose: yello® ha le carte in regola per conquistare una posizione premium nel segmento delle varietà superdolci, oggi occupato principalmente dalla varietà Fuji”. La mela yello® ha la buccia di colore giallo pieno, consistenza so-

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da e un cuore dolce, croccante e succoso. È contraddistinta inoltre da un’ottima shelf life e da una notevole costanza qualitativa. Le prime valutazioni effettuate la scorsa stagione in Germania, Italia, Norvegia, Polonia, Svezia, Spagna e Inghilterra hanno dato risultati positivi: i clienti hanno apprezzato soprattutto il bel colore giallo, la forma rotonda, la consistenza organolettica e il sapore leggermente esotico della nuova varietà. "Oggi il marchio yello® è registrato in 60 Paesi - aggiunge Josef Wielander, direttore VI.P -. Un dato indicativo delle potenzialità che attribuiamo alla nuova mela, destinata a segnare una svolta nel segmento delle mele a buccia gialla, storicamente presidiato da un’unica varietà”. Le prime 80 tonnellate di raccolto sono l’inizio di un progetto ambizioso: gli investimenti prevedono oltre 160 mila piante messe a dimora tra il 2018 e il 2019.

A Corigliano nuovo stabilimento Agricor per il bio e le melagrane La OP Agricor, da oltre 30 anni una delle maggiori realtà calabresi per la coltivazione e lavorazione di frutta e agrumi, forte di 63 soci, ha inaugurato il nuovo stabilimento produttivo situato nella zona industriale di Corigliano Calabro. La struttura, dotata di impianti di lavorazione Unitec che utilizzano soluzioni tecnologiche 4.0 per la selezione qualitativa dei frutti, sarà destinata in particolare alla lavorazione delle melagrane e dei prodotti biologici. “Siamo orgogliosi di questa struttura - afferma il presidente Natalino Gallo - che ci permette di rispondere in modo sempre più efficiente e qualitativo alla fiducia che i clienti ripongono in noi. Le nostre coltivazioni sono situate in un’area tradizionalmente vociata

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alla frutticoltura. Con questo stabilimento siamo in grado di garantire la massima efficienza di fornitura affinché la clientela finale possa gustare i nostri prodotti al giusto grado di maturazione.”

I cardiologi concordano: il bergamotto è un salva-cuore Delle proprietà benefiche del bergamotto si è parlato al 78° Congresso nazionale della Società italiana di cardiologia (SIC) conclusosi il 18 dicembre a Roma. Ricco di flavonoidi, il bergamotto riduce i livelli di colesterolo nel sangue, ed è particolarmente consigliato dai medici. “Il succo del bergamotto presenta una elevata concentrazione di bioflavonoidi ha spiegato il prof. Vincenzo Montemurro, membro del Consiglio direttivo del SIC - e dal suo succo sono stati estratte strutture analoghe alle statine, i farmaci inibitori del colesterolo. Dunque consigliamo a chi soffre di ipercolesterolemia di bere quotidianamente una spremuta di bergamotto, eventualmente mescolata con una spremuta di arancia che ne mitiga l’asprezza”. I flavonoidi possiedono proprietà antiossidanti, antiinfiammatorie e vasoprotettive. “Ma nessun agrume ne ha una concentrazione così ricca – ha sottolineato ancora Montemurro – per cui il consumo di bergamotto è consigliato anche a diabetici, obesi, ipertesi, a chi soffre di epatopatie, a fumatori. Si tratta di un ‘farmaco naturale’ ben conosciuto come salva-cuore”. Il bergamotto è una pianta endemica della Calabria molto utilizzata nell’industria dei profumi, recentemente riscoperta come frutto di consumo. Artefice del rilancio, tra le altre, un’azienda di Cesena, Citrus, che da anni commercializza nei supermercati un

retino di bergamotti e che ha appena lanciato una confezione premium accompagnata da una ricetta dello chef Davide Oldani. “Il 90% della produzione va all’industria cosmetica - chiarisce Ezio Pizzi, presidente del Consorzio del Bergamotto – e il 10% in frutterie, ma i consumi crescono a livelli esponenziali ogni anno. Oggi vengono commercializzati 20 mila quintali annui di frutto fresco per un valore di circa 3 milioni di euro. Oltre che gustato come frutto, viene consumato anche per spremute, infusi, o come aromatizzante o in marinatura in gastronomia. Ricordiamo anche che si tratta di una DOP a filiera controllata riconosciuta dal Ministero dell’Agricoltura”.

Urge un piano sementiero per l’agricoltura biologica Serve un piano sementiero per l’agricoltura biologica. È questa la richiesta espressa nell convegno che AIAB e ANABIO hanno organizzato a Roma in collaborazione con FIRAB e Rete Semi Rurali, il 18 dicembre all’auditorio Giuseppe Avolio. A fronte di una crescita di superfici e operatori superiore al 20%, correlata ad una ancor più consistente crescita della domanda, si registra una forte contrazione nella disponibilità di sementi e di altri materiali di propagazione per l’agricoltura biologica, che continua a dover operare con varietà selezionate per altri modelli agricoli e moltiplicate in modo convenzionale. Solo nel 2016, le autorizzazioni concesse alle richieste di deroga, ai sensi del regolamento CE 889/2008 per l’utilizzo di sementi convenzionali in bio, sono risultate 59.852, a fronte di 63.810 richieste al CREA; cioè il 93,8% del totale. Di queste: il 34,3% per le ortive, il 10,8% per le specie arboree a cui si aggiunge il 7,2% per la vite. Dicembre 2017


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PRIMO PIANO BILANCIO DI UN ANNO

L’ANALISI DEL 2017. Tendenze nuove e prospettive da verificare

Un anno di promesse Antonio Felice Definirlo un anno negativo o di instabilità è fin troppo facile, ma il 2017 è stato soprattutto un anno di transizione durante il quale si sono evidenziate tendenze nuove e prospettive da verificare. E’ proseguito decisamente il megatrend della globalizzazione, che coinvolge tutto e tutti, e nel quale è emerso come elemento di instabilità l’arrivo del tycoon Donald Trump nella stanza dei bottoni della Casa Bianca. La nazione che ha guidato il mondo dopo la seconda guerra mondiale guarda di più a sé stessa che nel passato oppure vuole imporre sé stessa senza andare troppo per il sottile. L’Europa non ha molto peso nella sua politica estera che, al di qua dell’Atlantico, non va oltre un rapporto privilegiato con i ‘cugini’ inglesi. La trattativa sui rapporti commerciali USA-UE, che avrebDicembre 2017

La ‘rivoluzione vegetale’, la crescita dell’e-commerce, la sfida del grande mercato cinese tra le principali novità. Continua il blocco verso la Russia. L’incognita Trump. Stress nella GDO

Nella foto grande sopra, prove di unità alla Fruit Logistica 2017. Qui, una foto simbolica del confermato blocco delle esportazioni di ortofrutta verso la Russia

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L’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca ha segnato una svolta commerciale degli USA in cui l’Europa ha perduto peso

be avuto ripercussioni anche sull’ortofrutta, è bloccata e forse sepolta. Se guardiamo a Est, ai rapporti con la Russia, tutto è rimasto come prima: è stato un altro anno di stop alle esportazioni di ortofrutta, con la conferma delle sanzioni da una parte (Bruxelles) e dall’altra (Mosca), e conseguenti danni all’export europeo e italiano, con ripercussioni negative sul mercato mondiale dei prodotti freschi. Se l’Unione Europea ha lanciato segnali di attenzione, ritoccando i sostegni e approvando un regolamento Omnibus che promuove l’aggregazione, il panorama internazionale ha mostrato un calo di flussi e di interesse verso l’area nordafricana e medio-orientale, una tendenza commerciale positiva verso alcuni Paesi dell’America Latina ma, soprattutto, ciò che emerso maggiormente è l’Asia con la Cina in testa, mercati lontani per le produzioni italiane ma che promettono grandi opportunità. L’Italia ha ottenuto il via libera all’export di agrumi in Cina, grazie alla leva, finalmente sfruttata, degli accordi bilaterali, dove arriviamo con anni di ritardo su Paesi come il Cile e dopo Polonia, Bel-

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gio e Spagna. Fiere come Asia Fruit Logistica hanno confermato che l’Asia mostra davvero una crescita senza limiti, assorbendo quantitativi sempre maggiori di ortofrutta proveniente da altri continenti. Per l’Europa, e l’Italia in particolare, la sfida del mercato cinese ha anche un altro aspetto oltre alla definizione di accordi bilaterali prodotto per prodotto: il fattore logistico. Qui qualcosa di davvero interessante si è mosso nel corso del 2017 e riguarda le alternative alle grandi navi portacontainer che ormai possono attraccare anche nel Mediterraneo. Ha fatto passi avanti la nuova via della seta ferroviaria, una grande avventura che ricorda i tempi eroici delle ferrovie americane alla conquista del West. Anche adesso si può parlare di una conquista del West, ma da parte dei

L’export verso Paesi lontani ha coinvolto per tutto l’anno molte imprese nazionali. Ma la vera sfida potrebbe essere il recupero di quote di mercato in Europa dove va forte la Spagna

cinesi: il beneficio è che i treni tornano anche indietro e in un futuro prossimo potranno trasportare ortofrutta dall’Italia alle metropoli cinesi in 18-22 giorni contro i 40-45 delle navi portacontanier, come ha dimostrato il primo treno merci diretto Italia-Cina partito da Pavia il 28 novembre con destinazione Chengdu dopo aver attraversato Polonia, Bielorussia, Russia e Kazakistan. L’utilizzo del mezzo per l’ortofrutta dipende dall’applicazione su vasta scala di un appropriato sistema di alimentazione dei container-frigo che non sia troppo costoso e non costringa a troppe fermate lungo il percorso. L’anno è stato ricchissimo di iniziative di singole imprese italiane volte ad incrementare i propri flussi di esportazione verso mercati lontani, asiatici in testa. C’è da chiedersi però se non siano da incrementare le iniziative sul fronte europeo, dove continuiamo ad avere quote di mercato basse brillando con pochi prodotti e in alcune nicchie di mercato. Lo strapotere spagnolo in Europa è la conseguenza di una maggiore organizzazione e compattezza del sistema ortofrutticolo iberico, di un più stretto collegamento tra Dicembre 2017


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Ortaggi per tutte le occasioni. Il 2017 ha tenuto a battesimo la rivoluzione vegetale. Crescono le tendenze veg e vegana

produzione ed esportazione. Ma non c’è solo la Spagna a superarci in Europa e questo forse è il dato più preoccupante. E perché? Un elemento non secondario è che da molti anni ormai per i grandi operatori privati dell’ortofrutta è più facile guadagnare con le importazioni che con le esportazioni. Esportare di più presuppone una precisa volontà e un impegno forte a superare elementi di svantaggio rispetto ai Paesi competitor e dunque a vincere meccanismi di mercato difficili da scardinare. Mantenere la produzione italiana ovvero la produzione dei distretti ortofrutticoli italiani obbliga comunque a esportare di più. Rispondere alle esigenze della GDO nazionale importando prodotti di contro-stagione, frutta esotica (consumi in crescita anche nel 2017) o prodotti di stagione a prezzi più competitivi del prodotto italiano è più facile ma meno funzionale alla crescita del settore in Italia. Mai come nel 2017 si è parlato di un ‘piano strategico di settore’. Marco Salvi ha lanciato il sasso nello stagno all’assemblea di primavera di Fruitimprese e a cavallo dell’estate il discorso è stato ripreso con determinazione dall’UDicembre 2017

nione Italia Ortofrutta. Il ministero dell’Agricoltura a fine anno ha convocato un ‘tavolo nazionale ortofrutticolo’ per gettare le basi di una strategia. Che sia fumo o arrosto? Sarà ‘arrosto’ solo le imprese, private, cooperative, aggregazioni di imprese e loro rappresentanze saranno d’accordo tra loro su alcuni punti essenziali a partire dal Catasto ortofrutticolo nazionale da costituire e tenere aggiornato come strumento di base per collegare più efficacemente produzione e mercato. Interessante e positivo, in ogni caso, che uno ’spirito d’intesa’ si stia diffondendo tra le rappresentanze, come si è potuto notare sin dalla Fruit Logistica di Berlino, a febbraio. Una premessa importante è stabilire chi fa che cosa, in particolare dove cade il pallino del coordinamento.

Concorrenza allo spasimo nella grande distribuzione. Non solo per l’arrivo di nuove catene straniere ma anche per le nuove modalità distributive a partire dall’e-commerce

La questione fieristica italiana, tema spinoso fino a maggio, si è chiarita alle fine: Macfrut è la fiera nazionale di filiera e prova a rendere il maggior numero di servizi alle imprese; Milano conferma la sua vocazione per il food cercando di esaltare il collegamento tra food e fresh e quindi cercando una più importante collocazione dell’ortofrutta dentro il sistema agro-alimentare e alimentare. Due visioni diverse, che possono coabitare. Un dato importante, forse il più importante, è che nel 2017 l’Italia in generale ha prodotto di meno. Le gelate di inizio d’anno e poi primaverili, la siccità estiva hanno danneggiato molti raccolti, dagli ortaggi alle mele (-30%, con punte di oltre il 50% in alcune zone vocate) e infine anche il kiwi ne ha risentito e gli agrumi, che riportano calibri inferiori alla media a causa della prolungata siccità. Ciò ha agevolato le importazioni e ridotto le esportazioni che, fortunatamente, hanno tuttavia spuntato prezzi superiori alle annate precedenti. L’anno ha messo in evidenza tendenze importanti. Proprio a Milano a maggio si è approfondito per la prima volta il tema della ‘rivowww.corriereortofrutticolo.it

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Schiacci un pulsante e ti arriva la spesa a casa. Per i supermercati un rompicapo

luzione vegetale’. Ritenuti da sempre un cibo povero, gli ortaggi oggi sono quanto mai di tendenza. Entrano in tutti i menù e in combinazioni nuove di quarta e quinta gamma, oltre che nel settore dei succhi, delle spremute, dei frullati e delle bevande in generale. Gli utilizzi delle verdure nell’industria e in cucina sono sempre più importanti e creativi. Persino alcune aziende del settore carni si sono gettate sugli ortaggi con prodotti vegetariani e vegani. I consumi vanno in questa nuova direzione. Le verdure, in prospettiva, possono diventare un competitor della stessa frutta. La frutta estiva ha mostrato ancora una volta tutta la sua debolezza commerciale: prezzi ancora sotto i costi di produzione per pesche e nettarine. Esperti e imprenditori si sono interrogati su come far uscire da una crisi strutturale il settore senza però trovare una soluzione, anche se la soluzione non può uscire dal binomio programmazione-innovazione. Bisogna vedere a quale prezzo in termini quantitativi per un Paese grande produttore. Bene ancora una volta il biologico, dove l’Italia è il primo esportatore europeo con interessanti margini di crescita, in particolare negli Stati Uniti (primo mercato di consumo) e in Cina. Non è facile esportare mele italiane negli

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States ma lo spazio per le mele bio c’è eccome. A livello di singole aziende va sottolineato il recupero di competitività del gruppo Orsero dopo la ristrutturazione e, per quanto riguarda il mondo cooperativo, l’avvio dell’integrazione tra i consorzi Melinda e La Trentina. Un uomo della cooperazione, Ilenio Bastoni, direttore generale di Apofruit (realtà in continua espansione), ha ricevuto l’Oscar dell’Ortofrutta 2017. L’aggregazione tra aziende produttive è stato un tema di forte attualità e le iniziative in proposito sono state numerose, soprattutto al Sud e non di rado con il coinvolgendo di aziende del Nord. La grande distribuzione italiana si è confermata efficiente nel perseguire i propri interessi ma non c’è un solo gruppo che sia cresciuto al punto di essere in grado di competere a livello internazionale. Al contrario crescono le presenze dei distributori stranieri e cresce anche l’efficienza di catene estere che negli anni precedenti avevano mostrato perdite di quote di mercato. La concorrenza nel settore è così diventata fortissima, a tutti i livelli, a partire dai discount, un segmento sempre più affollato. La Esselunga è rimasta italiana per ferma convinzione degli eredi di Bernardo Caprotti. Sono approdati in Piemonte i

francesi di Grand Frais (Banco Alimentare) con i primi due punti vendita italiani. Aldi dal quartier generale di Verona ha gettato le basi per essere operativa in Italia. Ma la competizione riguarda anche e forse soprattutto le nuove modalità distributive, a partire dall’e-commerce, che si è diffuso molto nel 2017, e che rappresenta un rompicapo per i manager della catene. In un sistema commerciale e distributivo in ebollizione si sono mossi anche i Mercati all’ingrosso con un più stretto collegamento tra loro, iniziative comuni, soprattutto grazie al dinamismo della Rete d’Imprese Italmercati. I manager dei Centri agro-alimentari sono sempre più convinti della funzione logistica dei Mercati e di stringere rapporti con la GDO, nello stesso tempo il rapporto tra enti gestori e grossisti è un tema non più eludibile. I Mercati non hanno perso ruolo e attività nel 2017 grazie soprattutto alle aziende grossiste più dinamiche. I Mercati non possono certo esaurire la funzione logistica che in Italia dovrebbe trovare nuovi punti fermi a livello portuale, ferroviario, stradale e di centri di smistamento inter-modale. L’idea dell’Italia grande piattaforma logistica del Mediterraneo non ha ricevuto nel 2017 un’attenzione adeguata. Tra le nuove iniziative del 2017 la realizzazione a Bologna di FICO Eataly World e la prima edizione del B2B internazionale ’The Rome Table’, che si è svolta con successo nella capitale il 7 e 8 novembre coinvolgendo buyer esteri e imprese italiane desiderose di accrescere la propria quota export, e ottenendo l’adesione di Fruitimprese, Alleanza delle Cooperative Ortofrutticole, Italia Ortofrutta Unione Nazionale, CSO Italy e Italmercati. Infine, ci ha lasciati, il 20 novembre, Rolando Drahorad, il pioniere del marketing ortofrutticolo nel nostro Paese, una figura da non dimenticare. Dicembre 2017


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PROTAGONISTI

CARLO DE RISO. Dalla crisi al successo di un prodotto eccellente

Il regista della rinascita Antonio Felice Spesso le storie di successo sono reazioni a crisi. E’ accaduto anche nella Costiera Amalfitana per il limone. Protagonista di questa storia è un commerciante e produttore locale, nipote e figlio di gente che ha mescolato la sua vita alla storia di questo eccezionale prodotto di nicchia, che ci è invidiato in tutto il mondo. “Negli anni Novanta - racconta Carlo De Riso, il nostro protagonista - c’è stata una fortissima crisi provocata dall’arrivo dei limoni dall’estero, in particolare da Spagna e Argentina. Sembrava una crisi irrisolvibile. Il nostro limone non aveva un’identità. Bisognava fare qualcosa per differenziarsi dai limoni che venivano dall’estero. Così cominciammo a parlarci tra produttori. Io ero l’unico giovane che partecipava alle riunioni Dicembre 2017

Ha dato identità al limone della Costiera Amalfitana ed è stato artefice dell’aggregazione dei produttori di 13 Comuni. Il rilancio dei limoneti ha avuto ricadute positive sull’economia e l’ambiente

Del Limone di Amalfi IGP non si butta via niente: la buccia e persino le foglie vengono utilizzate a fini dietetici, cosmetici, farmaceutici e per il famoso Limoncello

dove fu presa la decisione di avviare l’iter del prodotto IGP. Due produttori sono stati i principali

promotori dell’iniziativa: il dott. Giorgio Giuliano e il cav. Luigi Aceto. Nell’anno 2000 abbiamo www.corriereortofrutticolo.it

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PROTAGONISTI

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CHI è

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CARLO DE RISO

51 anni, presidente della OP Costieragrumi e amministratore delegato della Costieragrumi De Riso Srl, viene dalla gavetta. Seguiva il papà Giovanni d’estate quando aveva 12-13 anni nelle uscite nei limoneti di Minori. “Facevamo i mercati rionali di Napoli e della provincia di Salerno”, ricorda. Poi ha staccato per fare tutt’altro. A 17 anni, dopo la scuola, ha iniziato a seguire di più l’azienda. “Prima andavo e non andavo, poi mi ha coinvolto”. Erano le radici il forte richiamo: il nonno Alfonso nel 1927 era diventato fiduciario di un marchese per il quale gestiva la produzione di limoni. I suoi figli, il padre di Carlo e due suoi zii, cominciarono a lavorare con i limoni di Amalfi nel 1940 e subito dopo la guerra svilupparono il commercio del limone nei mercati partendo dal prodotto scartato per l’esportazione. “A 18 anni, era il 1984, ci davo dentro - racconta - lavorando dalle 6 del mattino fino a sera. Era un’attività a livello familiare: seguivamo diversi piccoli giardini e ne commercializzavamo il prodotto”. Da allora la storia del limone della Costiera Amalfitana è la vita di Carlo De Riso. Ha ristrutturato l’azienda di famiglia. Ha promosso l’IGP, costituito il Consorzio di tutela, fondato la OP che ha dato una svolta alla produzione locale. Ha due figli maschi, di 17 e 12 anni. E’ cavaliere del Lavoro dal 2014 per aver dato lustro alla Costiera Amalfitana rilanciando l’economia del limone e aver contribuito così alla difesa di un territorio proclamato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità.

avuto il riconoscimento da parte del Ministero. Nel 2002 sono stato il primo a certificare il limone della Costiera d’Amalfi IGP. Nel frattempo si era costituito il Consorzio. Negli anni successivi è cresciuta l’attenzione verso il nostro prodotto con un evidente riscontro sul mercato a livello di prezzi. Così, se negli Anni Novanta e fino al 2000 c’era stato l’abbandono dei limoneti, dal 2000 è

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partito il risveglio. La GDO ha cominciato a cercare prodotto di qualità, ha cercato nicchie come la nostra, prima completamente assenti dagli scaffali”. “La nostra realtà - continua De Riso - è fatta di produttori di giardini, di piccoli limoneti. Il Consorzio dell’IGP ha avuto una grande funzione da svolgere nel dare valore al prodotto e nel sostenere produttori che erano pic-

coli e non avevano mai ottenuto un finanziamento. Negli anni ci siamo impegnati in modo crescente in queste due direzioni. Questa è stata anche la molla per costituire una OP di produttori. Siamo stati fortunati a trovare sulla nostra strada, nel 2014, persone che hanno preso a cuore questa decisione come Vincenzo Falconi, direttore dell’Unione Nazionale Italia Ortofrutta. Posso dire che lui con me è stato il fondatore della nostra OP. Il riconoscimento dell’OP è arrivato nel 2016. Mi unisco ad altri nel dire che l’aggregazione è il futuro, lo è ancora di più in realtà particolari come la nostra”. La vostra attività familiare si è così integrata con quella della OP. “L’azienda Costieragrumi De Riso Srl, nata dall’attività tradizionale di famiglia, dal 1995 ha cominciato la commercializzazione a livello nazionale e si è poi sicuramente avvantaggiata del valore aggiunto dato dal marchio IGP in particolare nei confronti della GDO. I dipendenti sono cresciuti così come è cresciuto il fatturato. L’azienda commercializza ma è molto vicina alla produzione, alla quale fornisce assistenza tecnica e fiscale”. La differenza la fa il prodotto. Bisognava dargli una riconoscibilità, ma la sostanza c’ere anche prima. "Forniamo un prodotto che si differenzia da tutti gli altri per le sue particolarità uniche, che derivano dal microclima di un’area sospesa tra il mare e le strette valli della Costiera Amalfitana, ma anche dalle antiche tecniche colturali che si sono mantenute sino ad oggi. Del nostro limone non si butta via niente. La buccia ha un forte sapore ed è ricercata sia dall’industria dolciaria che dalle distillerie artigianali che ne ricavano liquori a partire dal Limocello. Il nostro limone, che per oltre il 75% viene commercializzato freDicembre 2017


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sco mentre il restante va alla trasformazione, è tutto lavorato a mano. Viene trasportato a valle dalle colline a spalle e la cernita è manuale. Viene trattato con estrema attenzione e delicatezza. Il metodo colturale è quello tradizionale che prevede che ogni pianta venga legata a un salice e i rami siano piegati e orientati in maniera ottimale per permettere una piena maturazione dei frutti che restano sulla pianta più a lungo. La stagione comincia a febbraio marzo con il Primo Fiore, continua con un secondo raccolto e ha una coda fino a ottobre con il Verdello”. Quanti sono i produttori di limoni della Costiera di Amalfi? "Le aziende aderenti al Consorzio IGP sono 260, quelle iscritte alla OP sono 150. L’areale del Consorzio comprende il territorio di 13 Comuni da Vietri sul Mare a Positano. La produzione IGP è pari a 1.700 tonnellate ma nel nostro caso sarebbe più appropriato, data l’artigianalità del prodotto di Dicembre 2017

nicchia, parlare di un milione 700 mila chili. Di questi un milione 100 mila chili, pari a circa il 75% della produzione totale, afferiscono all’OP la quale, avendo avviato relazioni commerciali consolidate con la GDO, è in grado di programmare la produzione e liquidare il prodotto ai soci in tempi brevissimi. Tutto avviene all’insegna della trasparenza. All’estero la OP rifornisce il canale horeca in Norvegia e ora anche in Germania. A fine 2018 sarà completata la ristrutturazione dello stabilimento della OP a Minori, che

I terrazzamenti risistemati grazie alla grande domanda di limoni hanno dato un contributo fondamentale alla sicurezza del territorio oltre che alla bellezza del paesaggio che ha reso la Costiera patrimonio dell’umanità dell’Unesco

sarà portato a 5.000 metriquadri coperti. Non è un semplice ampliamento. Oltre alla linea di selezione e confezionamento del limone fresco, infatti, sarà attivo un impianto di trasformazione che permetterà di utilizzare tutto il prodotto ovvero anche quello che per piccole anomalie estetiche viene scartato dalla prima lavorazione. Questo cosiddetto scarto va dal 5-10 per cento di inizio stagione fino al 30% della stagione avanzata, uno scotto alto che paghiamo per difendere la naturalità del limone della Costiera d’Amalfi. Esso si trasformerà così in marmellate, composte, dolci oltre che essere utilizzato per il limoncello. Ai 150 produttori amalfitani si sono associati nella OP anche 8 produttori di Rocca Imperiale, nella Calabria ionica, che hanno la nostra stessa dedizione e passione che permette loro di produrre un limone di grande eccellenza”. Fresco o trasformato, il prodotto comunque paga. Quanto? www.corriereortofrutticolo.it

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do. I limoneti infatti sono le sentinelle e i custodi del nostro territorio che è Patrimonio dell’Umanità riconosciuto dall’UNESCO. Limoneti abbandonati significano muretti a secco abbandonati che possono distruggere il territorio, provocare frane che danneggiano le persone e i loro beni a valle. Posso dire che noi non abbiamo i problemi della Liguria grazie ai limoneti. Il limoneto è parte integrante della Costiera di Amalfi perché la difende prima ancora di renderla più bella. Ecco perché noi dobbiamo fare di più affinché i limoneti siano portati avanti”.

"Il prodotto non ha conosciuto la crisi generalizzata dei consumi proprio per le sue caratteristiche. Viene utilizzato infatti in cucina, ha usi cosmetici e salutistici, persino le foglie vengono utilizzate per i liquori e il suo succo non è solo un condimento per le verdure ma è anche un buon disinfettante utilizzato a fini terapeutici. Il prezzo pagato al produttore varia da un minimo di 1,20-1,30 euro al chilo a un massimo di 2,503 euro chilo”. L’azione del Consorzio e della OP ha dunque rilanciato una produzione tradizionale ma ha avuto anche un valore ambientale. “I giardini abbandonati trovano nuovi acquirenti soprattutto grazie ai risultati commerciali raggiunti dalla OP e all’assistenza che essa offre per ottenere una produzione allineata ai livelli di

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qualità dell’IGP, una produzione rispettosa della tradizione e dell’ambiente, protetta inoltre dalle reti antigrandine. Quello che possiamo fare ancora è concentrare maggiormente la produzione e recuperare i giardini abbandonati che ancora ci sono. Con l’aumento della produzione si porterebbe ricchezza al territorio e prima ancora lo si difenderebbe dal degra-

Sono 260 le aziende aderenti al Consorzio IGP e oltre 150 quelle iscritte alla OP Costieragrumi. Nel nuovo stabilimento di Minori alla lavorazione del fresco si aggiungerà una linea di trasformazione per il prodotto ‘di scarto’

C’è poi l’aggancio con il turismo perché la Costiera è un luogo eletto del turismo internazionale più esigente. "L’agricoltura della Costiera d’Amalfi è rappresentata al 90% dal limoneto e al 10% dalla vite. Ma il valore del limone va davvero oltre l’agricoltura, beneficiando il turismo, che qui è un turismo che cerca il relax, che è attento al paesaggio. E’ nato così, per iniziativa di un gruppo di ragazzi, il Lemon Tour. I partecipanti prendono parte alla raccolta, visitano i limoneti, ricevono informazioni e alle fine del percorso, di circa un’ora e mezzo, dopo essere scesi per quasi 900 scalini, arrivano alla piazzetta di Ravello Scalo dove un locale offre loro una colazione tutta a base di limoni”. “Difendere la nostra unicità conclude De Riso - ha tuttavia un prezzo. I limiti alla commercializzazione e soprattutto all’export sono insiti nella identità stessa e quindi nella shelf life del nostro prodotto che è un prodotto naturale, che subisce al massimo 2-3 trattamenti di lotta integrata molto lontani dal raccolto per evitare contaminazioni della buccia edibile. I limoneti a mare, che prendono più sale, danno un prodotto che può essere commercializzato da febbraio ad aprile, non oltre, per gli altri la shelf life è di soli due mesi”. Dicembre 2017


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PRIMA CONVOCAZIONE. Riunione al ministero dell’Agricoltura

“Benvenuti al Tavolo” Antonio Felice Emanuele Zanini Cosa succederà al Tavolo Nazionale dell’Ortofrutta dopo le elezioni politiche di marzo è materia da indovini. E’ stato convocato a Roma la mattina del 20 dicembre per la prima volta come un atto dovuto verso un settore ingiustamente trascurato dal governo prima del ‘tutti a casa’ parlamentare più che come avvio di una scelta troppo tardiva per essere strategica, anche se una componente di assoluto rilievo dell’agricoltura nazionale come l’ortofrutta avrebbe certamente meritato una considerazione maggiore nel corso della legislatura che ha visto sempre Martina come ministro dell’Agricoltura. Il vice ministro Andrea Olivero, attraverso un percorso di alcuni Dicembre 2017

Il viceministro Andrea Olivero è stato di parola ma la legislatura è agli sgoccioli e dopo le elezioni di marzo nessuno può dire cosa accadrà. Prove di unità. Presentate le istanze del settore mesi condiviso con alcuni importanti attori del settore, ha fatto la sua parte. Anche se il valore del suo ‘Benvenuti al Tavolo’ è appunto tutto da verificare nel prossimo futuro quando saranno probabilmente altri a dover portare avanti l’iniziativa. Nella sala Cavour del ministero delle Politiche Agricole di via XX Settembre tutto il mondo dell’ortofrutta si è comunque ritrovato riunito ed ha avuto la possibilità di evidenziare le principali questioni del settore in uno spirito di grande convergenza. La riunione è stata presieduta appunto da Olivero , affiancato dal capo Dipartimento Giu-

seppe Blasi e da Felice Assenza della Direzione generale delle politiche internazionali e dell’Unione Europea del MIPAAF. Al Tavolo il presidente di Fruitimprese Marco Salvi, il coordinatore del settore ortofrutta di Alleanza Cooperative Agroalimentari Davide Vernocchi, le Unioni nazionali con Gennaro Velardo, presidente di Italia Ortofrutta assieme al direttore Vincenzo Falconi, e con il presidente di Unaproa Antonio Schiavelli. Il mondo dei Centri Agroalimentari era presente con Fabio Massimo Pallottini, presidente di Italmercati, e Valentino Di Pisa, presidente di www.corriereortofrutticolo.it

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Fedagromercati. Con loro il presidente di CSO Italy Paolo Bruni accompagnato da Simona Rubbi, responsabile delle relazioni internazionali. Poi l’interprofessione con l’OI Ortofrutta Italia e ancora le organizzazioni private e cooperative del mondo agricolo e ortofrutticolo, la grande distribuzione privata e cooperativa e la trasformazione industriale…. un ’tavolone’ con il rischio che si perda di vista l’obiettivo centrale: la difesa, il rilancio e la valorizzazione della produzione in Italia e all’estero. Fortunatamente non è stata una riunione meramente formale. E’ stato fatto un primo… giro di tavolo. Tra gli argomenti emersi la necessità di ottenere catasti aggiornati sulle produzioni ortofrutticole nazionali che consentano così di programmare efficaci politiche commerciali e gestire in maniera ancora più efficiente le vendite. Un’altra richiesta emersa è l’internazionalizzazione. Nel corso della riunione è emersa la consapevolezza che questo Tavolo può infatti diventare uno strumento utile per definire i mercati e i Paesi principali su cui puntare maggiormente lo sguardo sul fronte delle esportazioni a cui si deve accompagnare un’attività a supporto delle imprese con promozioni mirate per agevolare una penetrazione internazionale più organica e veloce. “Il Tavolo - ha sottolineato a margine Marco Salvi - può davvero essere un momento importante per un vero rilancio del settore. Serve lavorare su pochi punti ma bene e in maniera efficace, concreta. Inoltre è necessario lavorare a favore delle aziende, dell’innovazione (di prodotto e di filiera) e dell’aggregazione per sviluppare progetti. Per farlo servono risorse per dare un vero salto di qualità al settore”. Parole condivise da Davide Vernocchi che ha aggiunto: “Auspicavamo da tempo questo momento. Siamo consapevoli che non si potranno fare miracoli, ma Dicembre 2017

questo Tavolo può essere di grande aiuto al sistema. Il Ministero deve accompagnare le imprese ad affrontare i mercati e temi come la definizione dei catasti, i problemi fitosanitari, la gestione delle eccedenze produttive. Ora serve concretezza e velocità”. Anche per Fabio Massimo Pallottini l’incontro è stato positivo. “L’importante è che il Tavolo si trasformi in un momento di incontro su temi concreti, dall’analisi e trasparenza dei prezzi, alla logistica, al rapporto con le filiere a valle. Sia insomma un Tavolo operativo, a cui semmai aggiungere Tavoli tematici, per argomento. Noi a tal riguardo comunque daremo il nostro contributo”. Sulla stessa lunghezza d’onda il commento di Valentino Di Pisa: “È un punto di partenza da cui iniziare a lavorare per creare maggiori sinergie di filiera”. Le superfici investite ad ortofrutta si vanno complessivamente riducendo (-11,1% tra il 2010 e il 2015), a fronte di una stabilità dei volumi produttivi dovuta all’aumento delle rese produttive. L’incidenza del comparto ortofrutticolo sul valore della produzione agricola nazionale è stabile al 23%. Con 4,4 miliardi di euro di export, siamo al sesto posto tra i Paesi esportatori europei (piazzamento che non ci fa onore visto che siamo i primi produttori insieme alla Spagna). Davide Vernocchi, in un’intervista a corriereortofrutticolo.it, ha approfondito le priorità. “La concorrenza fuori e dentro l’Europa è fortissima. Siamo chiamati pertanto a lavorare tutti insieme per rafforzare il comparto puntando su alcuni asset strategici, partendo dalla conferma della OCM ortofrutta nei futuri negoziati europei sulla PAC 2020. Elemento cardine di una qualsiasi programmazione o strategia deve essere la conoscenza e l’aggiornamento costante dei dati inerenti le produzioni e le superfici ortofrutticole, che diventa di fondamentale importanza per prevenire situazioni

di crisi. Pur in presenza di cambiamenti importanti avvenuti negli ultimi anni nelle scelte colturali dei produttori ortofrutticoli, infatti, ad oggi non sono purtroppo note, né a livello europeo né nazionale, le dinamiche di investimento o di rinnovamento delle varietà colturali”. La perdita di competitività internazionale per le nostre produzioni non è un problema soltanto di oggi in quanto scontiamo inefficienze di sistema che vengono dal passato, ha sottolinea Vincenzo Falconi direttore di Italia Ortofrutta, evidenziando come a differenza di altri competitor il settore ortofrutticolo italiano risente oggi dell’assenza di scelte di indirizzo nazionale che emerge chiaramente a fronte di problemi orizzontali che coinvolgono l’intera filiera, rispetto ai quali assistiamo sempre più spesso a soluzioni di tipo individuale con risultati non sempre soddisfacenti, laddove un approccio strategico complessivo da “Sistema Paese” potrebbe ottenere ben altri esiti riguardo la competitività delle produzioni e l’immagine del made in Italy. Le relazioni interne alla filiera sottolinea correttamente Falconi - sono uno dei primi punti tuttora irrisolti su cui intervenire con decisione. L’ortofrutta è altamente deperibile, le OP che Italia Ortofrutta rappresenta hanno esigenza di interfacciarsi in modo semplice e veloce con tutti gli attori economici del mondo della distribuzione e del commercio sia nazionale che estero. Sui temi la convergenza è grande. Il settore, in questi in ultimi anni, ha imparato a parlarsi nelle diverse occasioni di incontro. E fortunatamente cominciano a vedersi i risultati. Solo un settore forte può chiedere alla politica di tenere in piedi questo Tavolo nazionale e di dare risposte adeguate. Nelle foto di pagina 25 da sinistra: Marco Salvi, Davide Vernocchi, Gennario Velardo, Paolo Bruni, Fabio Massimo Pallottini e Valentino Di Pisa

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Mele, si tirano le somme Il calo produttivo è del 25% Volumi ridotti di un quarto per le mele italiane, giacenze ai minimi storici, prezzi in netto rialzo. È quanto emerso dall’ultimo studio del mercato stilato da Assomela che ha analizzato i dati di produzione aggiornati alla prima settimana di dicembre e l’andamento del mercato nella prima parte della stagione. Ad inizio dicembre la produzione è ormai definitiva, incluse le varietà più tardive come la Cripps Pink e le previsioni di agosto vengono di fatte confermate. Il volume totale di mele prodotte si assesta poco al di sopra di 1,7 milioni di tonnellate, in forte riduzione (-25%) rispetto a quello della stagione precedente quando il raccolto aveva superato i 2,2 milioni di tons. Rispetto alla previsione, le tipiche malformazioni e rugginosità da freddo e le forti grandinate di agosto hanno causato un incremento nella percentuale delle mele da destinare alla trasformazione industriale, che passa dal normale 12% al 20%, con una riduzione del volume di produzione per il mercato fresco, che si stima attorno a 1,4 milioni di tonnellate, pari al 30% in meno rispetto all’autunno 2016. La scarsa produzione ha peraltro sostenuto la qualità finale dei frutti in termini di gusto e colorazione, che per le mele non dan-

Italia Trentino A. A. Veneto Friuli V.G. Lombardia Piemonte Emilia Romagna Altri TOTALE

Dicembre 2017

2014 1.758.832 224.844 50.400 37.526 175.665 168.948 40.000 2.456.215

La varietà più colpita è la Golden Delicious che supera il 50% delle perdite. La quota di prodotto destinata alla trasformazione industriale è passata dal 12 al 20%. Buoni i prezzi del fresco

neggiate dalla grandine si presenta molto buona. Solo in alcuni casi, specialmente per le varietà più precoci, il calibro è leggermente inferiore al normale. La varietà a soffrire maggiormente del calo produttivo è stata la Golden Delicious (oltre il 50% di perdite rispetto al raccolto di tre anni fa), ma tutte le produzioni delle cultivar più tradizionali sono risultate in netto calo, dalla Red Delicious, alla Fuji, Gala e Renetta. In questa panoramica le varietà Granny Smith e Cripps Pink (Pink Lady) hanno subìto danni inferiori, così come in generale il gruppo delle varietà di

2015 1.663.126 203.279 40.537 31.632 158.048 148.186 35.000 2.279.808

più recente introduzione. Considerati i dati di produzione, non sorprende - sottolinea Assomela - che le giacenze di mele da tavola in Italia alla data dell’1 dicembre siano le più basse di sempre, di poco superiori a 1 milione di tons, con un calo del 32% rispetto all’1 dicembre 2016. Dalla partenza della stagione commerciale sono state vendute complessivamente 394 mila tonnellate, una quantità che mostra come il mercato, considerata la mancanza di prodotto, sia partito abbastanza lentamente. Il prudente avvio della stagione commerciale è certamente in-

2016

aggiorn.12/17

dic/cons 2016

1.598.816 218.177 40.606 32.466 177.701 169.260 35.000 2.272.027

1.103.491 196.286 43.663 26.310 142.734 165.505 35.000 1.712.989

-30,98 -10,03 7,53 -18,96 -19,68 -2,22 -24,61

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La Basilicata dopo la fragola punta sui berries “Diventare i primi produttori di piccoli frutti è la sfida che unisce tutti, proprio come è accaduto con la fragola di cui la Basilicata è diventata negli ultimi anni il principale produttore”. Così Andrea Badursi (nella foto), direttore di Asso Fruit Italia, nel suo intervento in occasione del workshop dedicato al lampone svoltosi a Scanzano Jonico organizzato dalla stessa Organizzazione di Produttori, a cui hanno partecipato, con Carmela Suriano, direttore generale di Planitalia, e Francesco Nicodemo, presidente Asso Fruit Italia, agronomi e vivaisti italiani e spagnoli, oltre all’assessore all’Agricoltura della Regione Basilicata, Luca Braia. “Pensare di affrontare il mercato da soli significherebbe essere fuori dal tempo, è necessario dotarsi di strutture che offrano ai produttori supporto sia sul fronte commerciale che su quello della pubblicizzazione e della comunicazione. Sono aspetti strategici che contribuiscono grandemente al successo dell’iniziativa”, ha precisato Badursi nel raccogliere le considerazioni di Carmela Suriano, direttore generale Planitalia, e di Francesco Nicodemo. Nel corso del workshop sono state fornite notizie tecniche sulle diverse varietà proposte dalle aziende vivaistiche presenti che hanno evidenziato in particolare l’importanza di mettere a disposizione dei produttori piante rustiche, capaci di resistere alle oscillazioni meteo - in particolare vento e freddo - e che siano chiaramente capaci di adattarsi al clima tipico dell’areale Metapontino che rientra nel bacino mediterraneo con tutte le sue peculiarità. Uno dei dati che ha catalizzato soprattutto le conside-

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razioni economiche dei relatori ha riguardato il fatto che nella flessione generalizzata dei consumi ortofrutticoli degli ultimi anni registrata in Italia, il lampone è fra i prodotti che invece vanno in controtendenza: “Il consumo di piccoli frutti in Italia, dal 2007 al 2013, è cresciuto dell’8,2%”, ha precisato Carmela Suriano. La stessa, nel richiamare il primato della Basilicata nella produzione di fragole, ha prospettato che “lo sviluppo e la coltivazione di lamponi e altri piccoli frutti possano essere complementari all’offerta di fragole fino a portare la Basilicata a diventare la prima realtà italiana per l’offerta di berries”. Nel suo intervento, a conclusione dell’incontro, l’assessore Luca Braia - sollecitato da Francesco Nicodemo, che ha chiesto maggiori risorse finanziarie per rafforzare i progetti integrati - ha detto che “sostenere il comparto con finanza aggiuntiva è doveroso”. E ha aggiunto: “Siamo all’inizio della strada in Italia, il mercato mondiale dei berries cresce. La Basilicata ha vocazione territoriale e imprenditoriale per vincere questa sfida. Inoltre, la coltivazione del lampone, viste le tecniche colturali altamente specialistiche e innovative, richiede un uso razionale dell’acqua, risorsa preziosissima e da salvaguardare”. Sul punto, Andrea Badursi ha ricordato come Asso Fruit Italia abbia avviato importanti progetti, come AgroClima Water, con l’Università della Basilicata che vanno proprio nella direzione dell’uso consapevole e razionale di acqua e nutrienti.

fluenzato anche dalla volontà delle Organizzazioni di Produttori di rispettare piani di decumulo condizionati dalla bassa quantità di prodotto disponibile. L’Italia e la Germania rimangono i mercati di riferimento in questo inizio di campagna, in cui le esportazioni, in particolare quelle oltremare, risultano piuttosto scarse. L’obiettivo è quello di focalizzare le vendite maggiormente sul mercato italiano e sui principali Paesi europei per garantire una adeguata fornitura ai clienti nazionali ed ai maggiori mercati. Dal punto di vista delle quotazioni, la scarsità di prodotto ha portato ad un deciso miglioramento rispetto ai prezzi rilevati nello stesso periodo degli anni precedenti. Le dinamiche di vendita e le quotazioni, oggetto di confronto nel gruppo specializzato “mele e pere” della Comunità Europea tenutosi l’1 dicembre a Bruxelles a cui Assomela partecipa stabilmente in rappresentanza dei produttori italiani, trovano conferma in tutti i maggiori paesi produttori dell’Unione. Non sono previsti incrementi significativi nelle importazioni dai Paesi dell’Emisfero Sud, che negli ultimi anni sono state progressivamente indirizzate verso il Medio Oriente, l’India e l’Asia. Dall’analisi dei dati raccolti dalla Commissione Europea si osserva che a novembre 2017 i prezzi medi dell’Italia, per mele confezionate all’uscita dallo stabilimento di lavorazione, risultano pari ad 0,86 euro/kg (+ 21% su media del medesimo mese del quinquennio precedente). Incrementi di prezzo si registrano anche in Francia con 0,95 euro/kg (+14%), in Germania (0,86 euro/kg (+91%) e in Polonia (0,42 euro/kg (+72%). La stagione entrante sarà decisamente particolare, ma ancora una volta - sottolinea Assomela - l’organizzazione del sistema melicolo italiano dimostra di avere le carte in regola per garantire un andamento fluido del mercato nei prossimi mesi. Dicembre 2017


Rosarno, Vibo Valentia Sebastiano, agricoltore

Buono, biologico, fresco! Alce Nero, il marchio del biologico dal 1978, è anche frutta e verdura fresca. Una linea buona e sana: prodotti biologici che nutrono in modo corretto, frutto di un’agricoltura che rispetta la terra e la sua fertilitĂ . Prodotti che conservano tutto il gusto, e i sapori, del cibo vero.

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PD ERL L’OTA G O N I S T I O R T O F R U T TA I TA L I A N A 19 gennaio 2018 | Reggia di Caserta | Grand Hotel Vanvitelli | Caserta PROGRAMMA ore 10.30 - 11.30

Reggia di Caserta - apertura Convegno principale, sul tema: “Catena del valore e marketing nella filiera ortofrutticola”. Modera: Lorenzo Frassoldati, direttore del Corriere Ortofrutticolo. Interventi di benvenuto: sindaco di Caserta, assessore all’Agricoltura della Regione Campania, presidente della Camera di Commercio di Caserta. Relazioni: • prima: “Organizzazione e competitività del settore ortofrutticolo”, Corrado Giacomini, economista agrario, Università di Parma. • seconda: “La logistica nella catena del valore dell’ortofrutta”, Luca Lanini, esperto di logistica agro-alimentare, Università Cattolica del Sacro Cuore.

ore 11.30

Coffee break (20 minuti).

ore 11.50

Ripresa Convegno principale. • terza relazione : “La rivoluzione vegetale nei consumi e le opportunità di successo per l’ortofrutta che cambia”, Claudio Scalise, managing partner di SG Marketing, Bologna. Conclusioni: Simona Caselli, presidente dell’Associazione delle Regioni Ortofrutticole d’Europa (AREFLH), assessore all’Agricoltura della Regione Emilia Romagna.

ore 13.30 - 14.15

Reggia di Caserta - Light Lunch.

ore 14.20 - 15.40

Reggia di Caserta - Seminari in 4 tempi su alcuni prodotti protagonisti in Campania. Moderatore: Duccio Caccioni, esperto di marketing dell'ortofrutta. • ore 14.20 - 14.40 Le prospettive della fragola. • ore 14.40 - 15.00 Il rilancio della nocciola. • ore 15.00 - 15.20 I trend della prima gamma evoluta. • ore 15.20 - 15.40 Il fenomeno Annurca.

ore 15.40 - 16.30

Reggia di Caserta - premiazioni Protagonisti 2017. Conduce: Paolo Bruni, presidente CSO Italy, coinvolgimento dei partner Fruitimprese, Italia Ortofrutta Unione Nazionale, Regione Campania.

ore 16.30 - 17.45

Visita facoltativa alla Reggia di Caserta oppure transfer per hotel.

ore 20.15 - 23.00

Grand Hotel Vanvitelli - Cena di gala.

ore 22.30

(prima del dessert) Proclamazione del vincitore dell’Oscar dell'Ortofrutta 2018, scelto tra gli 11 Protagonisti del 2017.

Organizzazione: Gemma Editco - Omnibus Comunicazione. Per informazioni: Giorgia Pizzato / Martino Goberti 045.8352317 - info@gemmaeditco.it


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Appuntamento a Caserta per i campioni dell’ortofrutta Chi sono gli 11 Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana 2017 che saranno premiati alla Reggia di Caserta il 19 gennaio prossimo e tra i quali sarà votato l’Oscar dell’Ortofrutta 2018? Eccone, in ordine di presenza sulle copertine della nostra rivista da gennaio a dicembre, un breve profilo. I Fratelli Lapietra (Puglia): hanno realizzato un esempio di innovazione nella produzione orticola del Mezzogiorno, serre di tecnologia avanzata, con elementi spinti di automazione, raggiungendo un’alta qualità standardizzata. Paolo Gerevini (Trentino): il manager del rinnovamento (non solo varietale) di Melinda; si è assunto la difficile eredità di Luca Granata in una stagione di sfide, non ultima l’aggregazione con il Consorzio La Trentina. Simone Zerbinati (Piemonte): giovane protagonista del successo della IV Gamma italiana, manager brillante e innovatore in un’azienda in cui rappresenta la terza generazione; spinge su nuovi prodotti, alleanze commerciali, mercati esteri, fidelizzando i produttori-fornitori. I Fratelli Gullino (Piemonte): Carola e Giovanni, promotori di aggregazione e di una frutticoltura eco-sostenibile, dopo aver lanciato il kiwi biologico stanno rilanciando la mela piemontese con attenzione alla sostenibilità ambientale e con un marchio ombrello. Aurelio Pallavicino (Lazio): presidente della OP Agrinsieme, catalizzatore di aggregazione con 200 soci distribuiti in 12 province dalla Sicilia al Trentino, un processo in continua evoluzione cavalcato come risposta alla globalizzazione del mercato e dei distributori. Isabella Dalla Ragione (Umbria): creatrice e presidente della FonDicembre 2017

Attesa per i Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana che si terrà il 19 gennaio alla Reggia. Saranno presenti i vertici di Fruitimprese, Unione Italia Ortofrutta e CSO Italy. Chi sono i Protagonisti

dazione di Archeologia Arborea, studiosa di livello internazionale nota dagli Stati Uniti alla Russia, ha salvato specie rare e antiche utilizzate nel Medio Evo e nel Rinascimento - dall’estinzione, recuperandole dagli antichi conventi dell’Italia Centrale, non solo per motivi di studio ma anche per riproporle al mercato. Ernesto Fornari (Emilia Romagna): protagonista della crescita del biologico attraverso il suo costante lavoro alla testa di Canova, attento ad anticipare le richieste del mercato attraverso una specializzazione di alto livello trasferita anche nelle filiali all’estero. Claudio Coli (Emilia Romagna): self-made-man, da fondatore de Il Melograno ha messo in campo una creatività che non conosce soste - passando dalle insalatine alla quarta gamma evoluta, dal biologico al bio-veg -. Vince la sfida del mercato, anticipando gusti e tendenze. La sua sfida adesso si chiama sesta gamma. Salvatore Secondulfo (Campania): grande imprenditore del Sud, con interessi dalla Campania alla Puglia, ottimo organizzatore e vero professionista della qualità, innamorato del lavoro in

campagna e profondo conoscitore del mercato nazionale; ha dato vita a produzioni assolutamente competitive e i grandi distributori glielo riconoscono. Giancarlo Boscolo (Veneto): un esempio vincente di internazionalizzazione, con produzioni di ortaggi, in particolare di insalate e radicchio dal Veneto agli Stati Uniti, con una forte presenza nel Regno Unito; si è formato all’estero, dall’Africa agli States, riportando in Italia un modello organizzativo e produttivo di eccellenza. Carlo De Riso (Campania): paladino di una nicchia di eccellenza come il Limone di Amalfi. Grazie a lui è nata la prima organizzazione che ha aggregato i piccoli produttori della Costiera a cui si sono aggiunti anche produttori di limoni di alta qualità di altre regioni meridionali. Il prodotto è destinato all’horeca in Italia e nei Paesi Scandinavi. Il suo lavoro ha contribuito a fare del Limone di Amalfi uno degli elementi su cui l’Unesco si è basata per nominare la Costiera Amalfitana Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Si tratta davvero di campioni dell’imprenditoria di settore, come www.corriereortofrutticolo.it

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L’ALBO D’ORO Protagonisti 2012 Dino Abbascià Pietro Paolo Ciardiello Cesare Bellò Claudio Gamberini Renato Iseppi Giovanni Olivieri Aurelio Pannitteri Renzo Piraccini Marco Salvi Raffaella Orsero Andrea Segré Premio Ortofrutta d'Italia Oscar della Frutta 2013 Pietro Paolo Ciardiello Protagonisti 2013 Angelo Benedetti Pino Calcagni Gerhard Dichgans Luigi Mazzoni Luigi Mion Francesca Nadalini Francesco Nicodemo Michelangelo Rivoira Luciano Torreggiani Nicola Zanotelli Premio Ortofrutta d'Italia Oscar della Frutta 2014 Angelo Benedetti Protagonisti 2014 Monica Artosi Luca Battaglio Ettore Cagna Raffaella Di Donna Luciano Di Pastina Marco Eleuteri Luca Granata Ottavio Guala Stefano Soli Raffaele Spreafico Josef Wielander del resto sono i Protagonisti delle cinque annate precedenti, e sarà piuttosto imbarazzante nominare tra loro l’Oscar dell’Ortofrutta 2018. Il meccanismo di selezione arriva prima all’indicazione di una terna votata da 5 ‘grandi elet-

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Premio Ortofrutta d'Italia Oscar della Frutta 2015 Il sistema delle mele del Trentino e dell’Alto Adige Protagonisti 2015 Nello Alba Domenico Basile Pietro Calabrese Giuliano Canella Bruno Francescon Tom Fusato Nicola Giuliano Franco Mattozzi Giancarlo Minguzzi Augusto Giuseppe Pianesani Christian Pohl Premio Ortofrutta d'Italia Oscar della Frutta 2016 per la produzione Nello Alba per la filiera Giuliano Canella Premio Corriere Ortofrutticolo - Oscar della Frutta 2016 Nicola Giuliano Protagonisti 2016 Ilenio Bastoni Salvatore Bua Simone Bernardi Giuseppe Calabrese Antonio Giaccio Salvatore Giardina Guido Grimaldi Riccardo Martini Salvatore Novello Fabio Massimo Pallottini Giulio Romagnoli Premio Ortofrutta d’Italia Oscar dell’Ortofrutta 2017 Ilenio Bastoni tori’ ognuno dei quali ha a disposizione 3 preferenze per la prima scelta, 2 per la seconda e 1 per la terza. Due grandi elettori sono espressione del nostro gruppo editoriale, tre sono espressione dei partner di Protagonisti: ri-

spettivamente di FruitImprese, CSO Italy e Unione Nazionale Italia Ortofrutta. I tre nomi che hanno ottenuto più preferenze passano a un ulteriore vaglio nel corso della stessa giornata della premiazione che sarà appunto il 19 gennaio prossimo. La proclamazione dell’Oscar, come da tradizione, avviene durante la cena di gala che avrà luogo al Grand Hotel Vanvitelli di Caserta. Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana è un’iniziativa itinerante lanciata nel 2013 dalla nostra rivista come momento di incontro e di riflessione all’inizio di un anno di attività e alla vigilia della principale fiera di settore, Fruit Logistica di Berlino. L’evento si è sempre svolto nel terzo venerdì di gennaio in sedi prestigiose come Villa Serego Alighieri in Valpolicella (Verona), Monte Del Re di Dozza (Bologna), Cantina Rotari di Mezzocorona (Trento), Casa Cava di Matera, Palazzo Beneventano in Ortigia (Siracusa), con una giornata imperniata su un tema cruciale per la filiera ortofrutticola e una serata esclusiva preceduta dall’attribuzione di riconoscimenti a 11 Protagonisti distintisi per la loro attività nell’anno da poco concluso tra i quali una giuria elegge, a conclusione della serata stessa, l’Oscar dell’Ortofrutta, il più prestigioso riconoscimento nazionale di settore. Alla Reggia di Caserta saranno presenti non meno di 180 imprenditori e manager in rappresentanza di circa 150 aziende ortofrutticole e della filiera, provenienti da tutte le regioni italiane. La riflessione questa volta verte sul tema: “Catena del valore e marketing nella filiera ortofrutticola”. Interverranno esperti come Corrado Giacomini, economista agrario, Università di Parma (“Organizzazione e competitività del settore ortofrutticolo”), Luca Lanini, studioso di logistica agroalimentare, Università Cattolica del Sacro Cuore (“La logistica nella catena del valore dell’ortofrutta”) e Claudio Scalise, managing Dicembre 2017


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I PROTAGONISTI 2017

Enzo e Lino Lapietra, Paolo Gerevini, Simone Zerbinati, Giovanni e Carola Gullino, Aurelio Pallavicino, Isabella Della Ragione, Ernesto Fornari, Claudio Coli, Salvatore Secondulfo, Giancarlo Boscolo, Carlo De Riso

partner di SG Marketing Bologna (“La rivoluzione vegetale nei consumi e le opportunità di successo per l’ortofrutta che cambia”). Le conclusioni saranno di Simona Caselli, presidente dell’Associazione delle Regioni Ortofrutticole d’Europa (AREFLH) e assessore all’Agricoltura della Regione Emilia Romagna. Seguiranno, nel pomeriggio, brevi seminari che faranno il punto sulle produzioni ortofrutticole più tipiche della regione ospitante: dalla mela Annurca alla fragola, dalla frutta secca agli ortaggi della cosiddetta ‘prima gamma evoluta’, seminari coordinati dall’opinionista Duccio Caccioni. Nel contesto dell’evento, sotto l’egida di AREFLH, si terrà una riunione tra gli assessori all’Agricoltura delle Regioni Emilia RomaDicembre 2017

gna, Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia e Calabria finalizzata ad un coordinamento delle politiche di settore a livello nazionale ed europeo. Partner ‘storici’ e ancora una volta confermati di Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana sono FruitImprese, CSO Italy e l’Unione Nazionale Italia Ortofrutta. Il convegno centrale sarà moderato dal direttore del Corriere Ortofrutticolo Lorenzo Frassoldati. La serata delle premiazioni sarà guidata dal presidente di CSO Italy Paolo Bruni. Saranno presenti e coinvolti nella giornata il presi-

Riflessione sulla catena del valore nel convegno della mattina

dente di FruitImprese Marco Salvi e il presidente di Italia Ortofrutta Gennaro Velardo. Affiancano l’iniziativa, tra gli altri sponsor, il gruppo bancario BPER Banca e per il settore delle tecnologie l’azienda SERMAC. I seminari dedicati ai prodotti hanno ricevuto, tra l’altro, il sostegno di Besana SpA, di Mediterraneo Group e del Consorzio della Mela Annurca. L’evento gode del patrocinio e del sostegno dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania e della Camera di Commercio di Caserta. L’appuntamento è cresciuto di anno in anno e ci sono tutte le premesse per un’edizione di successo in una sede prestigiosa come la Reggia di Caserta e in una zona, ancora una volta, ad alta vocazione ortofrutticola. www.corriereortofrutticolo.it

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Mercato di Udine: investimenti per essere crocevia con l’Est Chiara Brandi Una superficie di 12.700 metri quadrati suddivisa in tre lotti funzionali per un investimento di oltre otto milioni di euro; una piattaforma per la quarta gamma che mette a disposizione locali adatti alla lavorazione dei prodotti ortofrutticoli grezzi così da soddisfare le esigenze della media e grande distribuzione organizzata; un piano di ampliamento dell’area con interventi infrastrutturali per il miglioramento dell’offerta logistica. È questa l’essenza del progetto per la realizzazione del nuovo hub di Udine Mercati, che mira a lanciare la realtà friulana come crocevia dei traffici agroalimentari da e per l’Est Europa, promettendo un incremento del 30% del fatturato già a partire dal 2019 (attualmente il giro d’affari è intorno ai 120 milioni di euro). Il progetto è stato presentato dalla presidente della Regione Friuli Debora Serracchiani e dal vicepresidente Sergio Bolzonello, assieme al sindaco della città Furio Honsell e al presidente della Camera di commercio Giovanni da Pozzo. In rappresentanza del Mercato di Udine, il vicepresidente Giuseppe Pavan, che ha sottolineato il respiro internazionale del progetto poiché in grado di coinvolgere direttamente mercati esteri come Austria, Slovenia, Croazia, Rep. Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania e altri. Per Pavan “il cuore dell’operazione è insito nel primo lotto dell’ampliamento, dove si prevede la realizzazione di piattaforme di quarta generazione volte a garantire la tracciabilità del prodotto, dalla produzione al consumatore”. “È un piano che viene da lontano, grazie ad uno studio presentato dalla Camera di Commercio e commissionato da Udine Mercati Dicembre 2017

Presentato il progetto di ristrutturazione che prevede una piattaforma per la IV gamma e interventi per il miglioramento della logistica. Nel mirino Austria, Slovenia, Ungheria e Balcani

Giuseppe Pavan, vicepresidente di Udine Mercati

su cui abbiamo creduto e per il quale allocato le risorse necessarie”, ha spiegato Serracchiani. “I nuovi spazi di stoccaggio, refrigerazione, lavorazione sono in grado di accompagnare lo sviluppo di un settore che si scontra spesso con la piccola dimensione delle proprie aziende. Nel contesto, infatti, questo progetto sostiene l’aggregazione e consente di abbattere i costi di alcuni servizi legati alla logistica”. Sono previsti tre lotti. Il lotto A, del valore di 3,5 milioni di euro, consiste in una piattaforma logistica coibentata con regolazione microclimatica tra 0° e 4° C su 5.000 metri quadrati con celle da adibire a stoccaggio, deposito di alimentari o smistamento di der-

rate da destinare ai punti vendita della MDO o GDO. Completano il lotto una sala di lavorazione per i prodotti ortofrutticoli locali di IV gamma con annessa cella refrigerata e laboratorio analisi. Il primo lotto è predisposto a contenere la parte impiantistica a servizio di tutti e tre i lotti. Il lotto B, del valore di 2,5 milioni di euro, di circa 2.000 metri quadrati comprende celle con regolazione microclimatica tra 0° e 4° C. Quest’area sarà destinata alla conservazione di prodotti ortofrutticoli freschi locali, in atmosfera controllata. È inoltre prevista una piattaforma logistica con celle di superficie variabile per complessivi 2.100 mq, destinata a stoccaggio/deposito di prodotti agroalimentari freschi quali salumi e latticini, o smistamento di derrate da destinare ai punti vendita della distribuzione. Infine il lotto C, del valore di 2,5 milioni, è composto da celle raffrescate su circa 1.800 mq, destinate alla sola conservazione di prodotti surgelati a -20°C; qui potranno trovare collocazione ulteriori celle per 1.800 mq circa da destinare a stoccaggio/deposito di alimentari o smistamento di derrate per i pdv della MDO o GDO. www.corriereortofrutticolo.it

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ATTUALITÀ

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Mercato di Cagliari diventerà Parco delle eccellenze sarde Sono numeri in crescita quelli dei primi dieci anni di vita del Mercato Agroalimentare e Ortofrutticolo della Sardegna, che il 15 dicembre a Cagliari ha celebrato la ricorrenza, tracciando un bilancio della sua attività e presentando i progetti in corso e quelli di prossima attuazione. A illustrarli sono stati il direttore e presidente del Mercato, rispettivamente Giorgio Licheri e Giuseppe Concas, assieme all’assessore dell’Agricoltura della Regione Sardegna Pier Luigi Caria, al sindaco e al vicesindaco di Sestu, Paola Secci e Massimiliano Bullitta. L’idea più interessante lanciata nell’incontro è la realizzazione di un Parco agroalimentare delle eccellenze sarde. “Il produttore locale, in particolare in questi anni di crisi - ha affermato il direttore del Mercato Giorgio Licheri - ha trovato nel Mercato agroalimentare della Sardegna una piattaforma aperta e disponibile che, accogliendo tutte le forme di produzione, singole e associate, ha consentito di supportare anche le imprese marginali svolgendo di fatto una funzione sociale di integrazione e assicurazione del reddito di molte famiglie. Analogamente ha offerto la possibilità a tanti piccoli dettaglianti, con sede fissa o itinerante, di sopravvivere grazie alla possibilità di potersi rifornire quotidianamente con prodotti freschissimi, di qualità, a poche ore dalla raccolta”. Per Licheri dunque “il Mercato è importante per il mantenimento dell’agricoltura locale sarda e va considerato come uno strumento per lo sviluppo del settore agroalimentare e dell’economia di tutta la Sardegna”. Dal 2008 al 2016 il fatturato complessivo del Mercato è cresciuto del 25%. Sono 72 gli opera-

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Nel decennale di vita del Centro Agroalimentare di Sestu sottolineato il ruolo economico della struttura e lanciato un progetto realizzabile se collegato al settore turistico

tori presenti (erano 62 nel 2007) e il fatturato complessivo è di circa 150 milioni di euro. Il 2017, in base alle prime stime, conferma i dati del 2016. I mesi più importanti delle vendite sono sempre più quelli relativi alla stagione estiva (da aprile a ottobre) a testimoniare che la domanda è trainata dal turismo. Si stima dal Mercato di Sestu transiti circa il 40% dell’ortofrutta consumata in Sardegna. Il numero di agricoltori sardi che conferiscono merci al Mercato è di circa 800; i clienti sono fidelizzati e su circa 1.100 con partita Iva, il 30% frequenta giornalmente il mercato, un altro 60% lo frequenta 2 o 3 volte la settimana. Il numero di accessi giornalieri è in media di 550 aziende provenienti da tutta la Sardegna, comprese le province di Sassari, Oristano e Nuoro; inoltre un numero significativo di clienti (circa 150) acquistano la merce per telefono e ricevono la merce direttamente nel punto vendita. Anche la distribuzione organizzata regionale è presente come acquirente. Spicca il dato dei prodotti locali che rappresentano circa il 40% delle merci commercializzate. Ma quando è presente, il prodotto locale può raggiungere il 100% dell’offerta di quel prodotto. Ciò av-

viene in modo particolare per pomodori, carciofi, finocchi, zucchine, melanzane, cetrioli, cavoli, lattughe, arance, clementine, meloni, angurie e in parte per pesche e nettarine. Sono diverse le novità previste a partire dal 2018: tra queste la fibra ottica. “Finalmente anche il Mercato potrà usufruire di una connettività adeguata grazie alla possibilità di utilizzare le nuove linee installate nel 2017” ha sottolineato Licheri. Vicino anche l’accordo tra Coagri Sardegna (la società di gestione del Mercato) e l’Immobiliare Europea, per lo sfruttamento degli spazi inutilizzati da destinare a uffici e servizi per l’intera filiera e alla realizzazione di nuovi depositi e magazzini, necessari per il completamento della struttura mercatale. Inoltre sono in programma novità sulla viabilità con la gara da 3,2 milioni di euro del Comune di Sestu per il completamento dei lavori sulla rete viaria comunale, già finanziata con fondi regionali. Il direttore ha poi proposto un’idea progettuale per il futuro: la nascita di un Parco agroalimentare delle eccellenze della Sardegna con baricentro il Mercato di Sestu, seguendo il modello del Parco Fico aperto di recente a Bologna, nell’area del mercato CAAB. Dicembre 2017


DISTRIBUZIONE

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Conad nel numero dei clienti sorpassa il rivale storico Coop In un panorama caratterizzato dal consolidamento della ripresa dei consumi e da un’inflazione in crescita dello 0,9% su novembre 2016, Conad chiude il 2017 con un giro d’affari di 13 miliardi di euro, 600 milioni in più rispetto all’anno precedente. L’incremento è del 5%, il doppio del previsto. La quota di mercato è salita al 12,1% (era il 9,5% nel 2006) e si rafforza la leadership nei supermercati, al 21% (12,7% nel 2006). In crescita anche il patrimonio netto, passato a 2,4 miliardi di euro, 180 milioni in più rispetto al 2016. Il risultato è frutto degli investimenti nella rete di vendita e dell’andamento della marca del distributore. Conad può contare su 3.198 punti vendita frutto della razionalizzazione dei format e di un piano strategico di sviluppo che per il triennio 2017-2019 vede investimenti complessivi per 1,1 miliardi di euro (413 milioni al termine del 2017, 402 milioni nel 2018 e 286 milioni nel 2019), finalizzati a nuove aperture e ristrutturazioni, all’efficienza energetica dei punti vendita e dei magazzini, alla realizzazione di nuovi centri distri-

Un 2017 significativo per il Gruppo cooperativo che ha chiuso l’anno con un giro d’affari di 13 miliardi e una crescita del 5%. Sono 3.198 i punti vendita e sono previste nuove aperture

Pugliese: “Diamo risposte a chi ci sceglie per la spesa” “Anche quest’anno abbiamo ottenuto risultati buoni, molto buoni, grazie ad un solido piano di investimenti per crescere a tassi superiori alla media di mercato”, annota l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese. “Abbiamo puntato, ancora una volta, sulla relazione sempre più forte con i clienti. La capacità di entrare in sintonia con i territori e le comunità che lì vivono, la centralità dei nostri punti di vendita in tali contesti ci consente di dare risposte alle attese di quanti scelgono Conad per la spesa, ma anche per tanti altri servizi che portano qualità e convenienza su altrettanti consumi. Il legame con le comunità è l’identità del nostro modello

imprenditoriale cooperativo che punta ad essere sempre più socialmente responsabile. Per consolidare i segnali ancora deboli della ripresa servono segnali forti: il governo deve liberalizzare i mercati, fare investimenti e creare più occupazione, misure che si traducono in una maggiore disponibilità economica per sostenere i consumi”.

Ancora una formula nuova nella distribuzione Apre a Bologna il primo market autogestito Il primo supermercato autogestito aprirà a Bologna nei primi mesi del 2018. Si chiamerà Camilla e si ispirerà a un modello americano, i cui primi punti vendita furono aperti negli anni Settanta. Il primo e più celebre negozio del genere è il Food Coop di Park Slope (New York). In questo supermercato i clienti sono soci e si impegnano per lo sviluppo e la gestione dell’emporio. Posizio-

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nare la merce sugli scaffali, occuparsi del magazzino, stare alla cassa, pulire e riordinare, ovvero le normali attività svolte da un commesso o da un cassiere verranno effettuate dai clienti/soci, che così facendo abbatteranno notevolmente i costi di gestione della struttura e, conseguentemente, i prezzi sulla merce. Per diventare membri effettivi del progetto, basterà versare una

quota annuale di circa 100 euro. Il primo punto vendita italiano sarà aperto da Alchemilla GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), in collaborazione con l’Associazione Campi Aperti, organizzazione di produttori biologici e contadini. I soci si occuperanno per tre ore al mese delle attività ordinarie di gestione e sceglieranno i propri fornitori. L’iniziativa ha successo in Francia.

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DISTRIBUZIONE

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Penny Market si rafforza nel Sud portando la rete italiana a 362 punti vendita È stato inaugurato a inizio dicembre a Molfetta (Bari), lungo la litoranea Molfetta-Giovinazzo, il 362° punto vendita Penny Market della rete italiana (46° in Puglia, 17° nella provincia di Bari). Quest’apertura fa parte del progetto di espansione di Penny Market Italia, all’interno di un piano d’investimenti che tocca i 200 milioni di euro per il biennio 2017-2018, di cui 96 milioni per il 2017. Il punto vendita di Molfetta prevede l’inserimento di nuovo personale che va ad aggiungersi agli oltre 3.000 dipendenti italiani. Il nuovo punto vendita ospita un vasto assortimento dedicato ai prodotti tipici regionali forniti da butivi. La realtà Conad è fatta da: 26 Conad Ipermercato, 212 Conad Superstore, 1.095 Conad, 964 Conad City, 481 Margherita Conad, 19 Sapori&Dintorni, 228 discount a insegna Todis e 173 con altre insegne e cash & carry; punti di vendita differenti per dimensione, funzione e vocazione, ma accomunati dall’obiettivo di essere al top per qualità e convenienza, privilegiando la marca del distributore e i freschi. Questi dati restituiscono l’immagine di un retailer importante nel Paese, capace non solo di risposte a nuovi stili di consumo ma anche di conquistare la fiducia di un numero crescente di persone. Ogni settimana 8,5 milioni di acquirenti non occasionali - una famiglia su tre - fanno una spesa nei punti di vendita Conad, tanto che il 2017 è stato l’anno dello “storico” sorpasso sul leader di mercato afferma una nota aziendale - per quanto riguarda il parco degli acquirenti (32,8% contro 30% sul totale delle famiglie italiane). Conad è leader di mercato in Abruzzo, Calabria, Lazio, Molise, Um-

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aziende strettamente integrate nel territorio, in particolare per le categorie freschissimi, salumi e formaggi, pane fresco e vini e, come tutti i punti vendita Penny Market, ha in assortimento circa 60 prodotti a marchio privato 'Cuor di Terra’ con le migliori tipicità dei prodotti italiani. L’impegno nell’offrire ai clienti prodotti che corrispondano ad alti standard qualitativi ha un fo-

cus specifico sulla stagionalità precisano i manager di Penny Market Italia - garantendo frutta e verdura di stagione e 100% Italiana con un vasto assortimento, grazie alla continua selezione e al monitoraggio dei prodotti. In quest’ottica si inserisce anche l’attenzione verso la territorialità e la tradizione italiana: all’interno del punto vendita è presente la macelleria, dove i clienti possono apprezzare il meglio dei prodotti regionali disponibili. Il pane viene sfornato durante tutto l’arco della giornata e la cantina, con circa 100 tipologie di vino in assortimento, è all’insegna dell’italianità con prodotti soprattutto del territorio.

bria e Sardegna; occupa la seconda posizione in Campania, Emilia-Romagna, Sicilia e Valle d’Aosta e la terza in Toscana. Un ruolo di primo piano hanno i prodotti a marchio Conad, che si confermano elemento capace di fidelizzare un numero crescente di clienti e fornire un posizionamento distintivo per tutte le insegne del gruppo. Tutte le marche Conad crescono molto più del mercato: la quota nel Largo Consumo Confezionato si attesta al 29% contro il 19,5% del valore medio dei supermercati (fonte: IRI, progressivo a ottobre 2017). Valore che dà un contributo importante al ruolo di fidelizzazione all’insegna. Il fatturato 2017 della

marca del distributore si attesta a 3,2 miliardi di euro (200 milioni in più rispetto al 2016), nonostante la diminuzione della pressione promozionale, comune a tutto il mercato, anche se l’efficacia di quella Conad continua ad essere più alta rispetto ai competitor. Il 2017 si è chiuso con l’accordo tra Conad e Enel per l’installazione, nell’area dei punti di vendita, di 250 colonnine di ricarica per auto ad alimentazione elettrica entro il primo semestre 2018. Accordo che si inserisce in un percorso che da tempo vede impegnata l’insegna in azioni a favore della sostenibilità e di quei cittadini che orientano le proprie scelte in tale direzione.

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LOGISTICA

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Vado: accordo sul terminal Maersk Investimenti pubblici per 350 milioni di euro decisi dalla Regione Liguria, dalla Provincia di Savona, dal Comune di Vado, dall’Autorità Portuale e dall’Autostrada dei Fiori Vale circa 350 milioni in investimenti pubblici, con interventi a livello infrastrutturale - viabilistico, per mitigazione dell’impatto ambientale, il water-front, la messa in sicurezza dei rii e dell’erosione costiera - l’accordo sottoscritto tra Regione Liguria, Autorità di sistema portuale Mar Ligure Occidentale, Provincia di Savona, Comune di Vado Ligure e Autostrada dei Fiori per la piattaforma multifunzionale Maersk di Vado Ligure. “Un documento - ha spiegato a metà dicembre l’assessore regionale allo Sviluppo economico e ai Porti Edoardo Rixi - che fissa tempi certi, coperture finanziarie e un crono-programma delle opere accessorie per la piattaforma”. Tra gli impegni, la realizzazione del casello di Bossarino e l’adeguamento per la messa in sicurezza della strada a scorrimento veloce Vado-Quiliano-Savona con un investimento di circa 40 milioni da parte di Autostrada dei Fiori e 74 milioni di euro di inve-

stimenti dell’Autorità di sistema portuale che serviranno a mitigare l’impatto dell’aumento dei traffici sui cittadini. “E’ stata studiata una fluidificazione della viabilità di accesso all’attuale casello di Savona che verrà realizzato a breve - spiega il presidente, Paolo Emilio Signorini -, abbiamo previsto la messa in operatività dei collegamenti ferroviari in uscita dalla piattaforma per spostare quote crescenti di traffico da gomma a ferro, mentre la realizzazione del nuovo casello autostradale dovrebbe terminare nel 2022”. E se l’impatto della piattaforma sul territorio sarà comunque importante molte sono le misure messe a punto per migliorare il rapporto con i cittadini. “Tra gli aspetti principali dell’impatto della importante presenza di Maersk - sottolinea il sindaco di Vado, Monica Giuliano - c’è l’occupazione, che abbiamo fortemente voluto, e che riguarda 400 posti nei prossimi due anni”.

Genova: cresce il traffico container Nei primi nove mesi del 2017 il porto di Genova ha movimentato 41,3 milioni di tonnellate di merci, con un incremento dell’8,9% sul periodo gennaiosettembre del 2016 che è quasi interamente ascrivibile alla notevole crescita (+16,3%) del traffico containerizzato che è ammontato a 19,4 milioni di tonnellate ed è stato realizzato con una movimentazione di

container pari a 1.960.248 teu (+14,8%). Per sette mesi (da marzo a settembre) il traffico mensile dei container è risultato il più elevato mai movimentato dallo scalo portuale del capoluogo ligure, con il picco storico che è stato raggiunto a maggio relativamente al peso dei container che è stato pari ad oltre 2,3 milioni di tonnellate e a luglio relativamente al volume dei container essendo stato pari a 238.825 teu. Nel solo terzo trimestre del 2017 il porto ha movimentato complessivamente 14 milioni di tonnellate di merci, con una progressione del 10,7% sul corrispondente periodo del 2016. Nel segmento delle merci varie il traffico è ammontato a 9,2 milioni di tonnellate (+15,8%), di cui 6,5 milioni di tonnellate di merci in container (+19,1%) realizzate con una movimentazione di contenitori pari a 676.720 teu (+17,7%).

La simulazione computerizzata della piattaforma Maersk di Vado Ligure

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MONDOFLASH

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BELGIO

UZBEKISTAN

CILE

Intesa tra colossi? Greenyard può acquistare Dole

Investimenti cinesi per 500 milioni di dollari

Cresce l’asse con la Cina: pere cinesi in arrivo

Greenyard sta pensando all’acquisizione di Dole. L’azienda belga - una potenza a livello mondiale nel comparto ortofrutticolo ha lanciato un’offerta pubblica che è stata presa in seria considerazione da David Murdock, 94 anni, presidente di Dole Foods Company, che, stando a quanto riportato dall’agenzia Reuters il 19 dicembre, sta valutando la fattibilità dell’operazione, anche con un accordo diretto. La trattativa tra i due gruppi sarebbe in fase avanzata, stando ad una nota diffusa dalla stessa multinazionale belga, che ha pure una filiale italiana, Greenyard Fresh Italy, cioè l’ex Univeg. L’offerta ammonterebbe a 2,5 miliardi di dollari, debito (di Dole) incluso. Greenyard ha sviluppato particolarmente il mercato europeo, mentre Dole, che nel Vecchio Continente è conosciuta soprattutto per la commercializzazione di banane e ananas, ha creato un autentico impero soprattutto sviluppandosi oltreoceano. Dole tuttavia ha comunicato di avere registrato ricavi per 4,5 miliardi di dollari nel 2016 ma di non essere ancora tornata in utile. Se davvero si creasse la fusione tra i due gruppi, nascerebbe un autentico colosso del settore che, come già accaduto con altre acquisizioni passate nel comparto, potrebbe cambiare il mercato. Se invece non si dovesse chiudere il patto, Dole, secondo Reuters, continuerà a valutare altre offerte.

Wanbang interessato allo sviluppo del settore agricolo in Uzbekistan. Il gruppo cinese si prepara ad investire 500 milioni di dollari in progetti da realizzare nel popoloso Paese dell’Asia Centrale. Durante la recente visita di una delegazione cinese in Uzbekistan si è firmato un accordo con il Ministero dell’Agricoltura e delle Risorse Idriche e la compagnia statale Uzbekkozovaktovholding per lo sviluppo congiunto di 15 progetti nella produzione, trasformazione, packaging di prodotti agricoli. Il gruppo Wanbang coopera con oltre 50 Paesi e copre il 37% del totale del mercato alimentare cinese. L’accordo di collaborazione prevede la creazione di centri logistici e di trasformazione agricola nelle zone economiche speciali dell’Uzbekistan. Nel Paese asiatico operano 4,7 milioni di coltivatori diretti e 132 mila imprese agricole. Il governo promuove attivamente la diversificazione e la produttività agricola per ridurre la dipendenza dalla produzione del cotone. I dati ufficiali evidenziano una produzione annuale di 8,2 milioni di tonnellate di frumento, 11,2 milioni di tonnellate di vegetali, 3 milioni di tonnellate di frutta, 1,7 milioni di tonnellate di uva, 2 milioni di tonnellate angurie e meloni. L’introduzione di tecnologie nel settore agricolo dovrebbe accrescere entro il 2020 la produzione di patate del 35%, di vegetali del 30%, di frutta e uva del 21,5%.

L’asse del commercio di ortofrutta si sta spostando sempre più verso Oriente. Fin qui nulla di nuovo, questa volta tuttavia si è sbilanciata talmente verso est da finire a ovest. Paradossale ma esemplificativo di quello che sembra stia accadendo. Il tema è quello degli scambi ortofrutticoli da e per la Cina; la notizia è quella relativa alle prime partenze di pere cinesi verso il Cile: un rafforzamento della partnership commerciale tra i due Paesi con il conseguente intensificarsi dei traffici sul Pacifico. “La Cina è il principale alleato commerciale del Cile; oltre il 20% dell’export nostrano è destinato a questo Paese. Quest’anno, per la prima volta nella storia, ha primeggiato anche nel settore dell’agroalimentare. Tra i nostri Paesi viene rispettato il principio fondamentale della reciprocità che garantisce la possibilità ad entrambi di ottenere ampi benefici dal rapporto instaurato tra le parti. In Cina le possibilità per i nostri prodotti sono davvero infinite”, ha dichiarato il ministro dell’Agricoltura cileno Carlos Furche in occasione dell’invio dei primi due container di pere cinesi, delle varietà Crown, Hosui e Ya, disponibili a breve in alcuni supermercati del Paese latinoamericano. Per il presidente di ASOEX, Ronald Brown, “l’arrivo di queste pere rende tutti molto felici, perché è un atto di reciprocità tra le due nazioni. Il Cile è attualmente il principale esportatore di frutta fresca in Cina, una posizione raggiunta grazie agli sforzi congiunti tra le autorità e i produttori cileni e il governo cinese. Attualmente stiamo negoziando affinché anche le nostre pere possano entrare in Cina. In un’ottica di ulteriore bilateralità dei rapporti ci auspichiamo che possa accadere al più presto”. (c.b.)

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MONDO

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UNIONE EUROPEA. Approvato il pacchetto Omnibus

Maggiori aiuti alle OP Con 503 voti a favore, 87 contrari e 13 astenuti l’Europarlamento in seduta plenaria ha approvato il 12 dicembre la riforma di metà percorso della Politica Agricola Comune (PAC) inclusa nel cosiddetto ‘pacchetto Omnibus’. L’adozione del testo da parte dell’Eurocamera ha preceduto di qualche ora il passaggio formale in Consiglio. Le nuove regole su ‘aiuti verdi', gestione del rischio in agricoltura e Organizzazioni dei produttori agricoli entrano in vigore dal 1 gennaio 2018. Le nuove regole rendono più facile l’applicazione per le amministrazioni nazionali e le aziende del cosiddetto ‘greening’, il pagamento verde obbligatorio che vincola il 30% del sostegno al reddito degli agricoltori. Nel testo approvato - di cui è stato relatore, insieme ad alcuni colleghi stranieri, Paolo De Castro - ci sono misure per riaffermare il principio che gli aiuti PAC debbano andare ad agricoltori in attività, facilitare l’accesso delle aziende agli Dicembre 2017

Il provvedimento varato dal Parlamento europeo integra e rinnova la Politica Agricola Comune a metà del suo percorso. Più sostegni e meno burocrazia. Il commento di De Castro

Paolo De Castro, al centro della foto in alto, capo della delegazione negoziale del Parlamento europeo per il pacchetto Omnibus, un provvedimento che si è rivelato una vera e propria riforma di medio termine della PAC

strumenti per proteggersi dal rischio climatico e dalla volatilità del reddito, garantire più flessibilità agli aiuti per i giovani agricoltori, migliorare la capacità e i tempi di reazione delle istituzioni

europee e nazionali in caso di crisi, rafforzare la posizione contrattuale dei produttori organizzati nella filiera agro-alimentare. L’approvazione da parte dell’Europarlamento delle modifiche alwww.corriereortofrutticolo.it

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MONDO

la PAC dal primo gennaio 2018 “rendono più semplice la vita degli agricoltori e agli altri beneficiari della PAC”. Così il commissario UE all’agricoltura Phil Hogan commenta il via libera della plenaria di Strasburgo alle modifiche alla Politica Agricola Comune originariamente contenute nel pacchetto Omnibus presentato dalla Commissione nell’autunno 2016. Il commissario riconosce il merito dello stralcio della parte agricola, grazie al quale le nuove regole entrano in vigore nel giro di poche settimane, “a tutti coloro che hanno partecipato al negozia-

Identificazione più precisa degli agricoltori attivi, aumenti dei pagamenti di base ai giovani agricoltori, abbassata la soglia minima di danno per far scattare l’erogazione dei risarcimenti

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cosiddetto Pacchetto Omnibus comprendono dunque: una maggiore flessibilità per identificare la figura dell’agricoltore attivo, nell’applicazione degli aiuti accoppiati e per i piccoli agricoltori; una maggiore semplificazione nelle regole del greening e possibilità di aumentare il pagamento di base per i giovani agricoltori; nella gestione del rischio la soglia minima di danno per far scattare l’erogazione dei risarcimenti viene abbassata, a seconda dei casi, dal 30 al 20%. Altre semplificazioni riguardano lo strumento di stabilizzazione del reddito attraverso i fondi di mutualizzazione. Importanti anche le novità introdotte alla misura ‘consulenza aziendale’ che, pur se inserita negli attuali Programmi di sviluppo rurale, risulta praticamente inapplicata a causa di limiti oggettivi previsti nella regolamentazione di base. Per quanto riguarda le OCM, infine, risulta chiaro il rafforzamento del ruolo delle organizzazioni dei produttori anche per il settore ortofrutticolo. Rispetto alla proposta iniziale

della Commissione, che mirava solo ad alcune modifiche all’attuale funzionamento della PAC, l’intesa raggiunta offre la prospettiva di una vera e propria riforma di medio termine. Voluta soprattutto dal Parlamento che non si è limitato a lavorare nello stretto recinto proposto dalla Commissione, ma ha confezionato una proposta di revisione vera e propria. “La ricognizione delle criticità presenti nell’attuale regolamentazione e la consapevolezza che queste si sarebbero potute affrontare solo nella prossima legislatura, ci ha spinto a proporre - afferma l’on. Paolo De Castro - un intervento di revisione più vasto e a sostenerlo utilizzando le prerogative offerte al Parlamento dalla procedura di co-decisione. Un risultato, quindi, straordinario non solo sul piano dei contenuti ma anche sul piano politico dove ancora una volta, dopo la riforma del 2013, il Parlamento ha dato prova di essere un perno decisivo del processo di costruzione legislativa europea”.

to tra le istituzioni UE. Si tratta di un’ulteriore prova del nostro impegno a continuare la strada della semplificazione della PAC a favore degli agricoltori, delle imprese e dei cittadini europei”. Dall’1 gennaio ci sono dunque semplificazioni e progressi importanti anche per gli agricolturi italiani. C’è più spazio per il sostegno ai giovani agricoltori, un taglio concreto di vincoli burocratici e un’attenzione maggiore alla questione cruciale della gestione del rischio, che vede un miglioramento degli strumenti a disposizione. Per la prossima programmazione - commentano al Ministero a Roma - servirà ancora più spinta per tenere insieme agricoltura, alimentazione e ambiente: “La PAC è un pilastro necessario sul quale investire, un passaggio chiave per il rilancio dell’Europa.” In breve le principali novità del

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SCHEDA PRODOTTO S

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Emanuele Zanini I volumi ci sono, la qualità organolettica anche. I calibri invece appaiono un po' sottotono. La stagione 2017-2018 degli agrumi, arance in testa, è partita sotto buoni auspici, nonostante il neo delle pezzature e l'incognita dei consumi su cui è ancora presto per azzardare un giudizio. I primi mesi del 2018 chiariranno lo scenario di fronte al quale si ritroveranno gli operatori del settore. L'ultimo scorcio del 2017 ha fornito un quadro ancora incerto all'avvio della nuova stagione. Tuttavia “le quantità in produzione ci sono e di ottima qualità. Il prodotto si presenta e mantiene benissimo”, afferma Aurelio Pannitteri, titolare dell'omonima OP di Belpasso (Catania), che mostra però una certa preoccupazione sul fronte delle vendite. “Registriamo un calo di circa il 20%, che corrisponde alla diminuzione di fatturato rispetto ai primi due mesi di campagna dell'anno scorso”. L'imprenditore siciliano ritorna poi su uno dei possibili (e probabili) punti deboli di quest'anno: i calibri. “Le pezzature medio-grandi sono scarse. Sarà così presumibilmente almeno fino a fine gennaio. Poi se il prodotto tardivo proseguirà regolarmente nella maturazione si potrà assistere ad un recupero delle dimensioni dei frutti”. Nel frattempo Pannitteri sta spingendo a tutta sulla comunicazione per promuovere al meglio il prodotto a disposizione, per la maggior parte rappresentato da arance di calibro medio piccolo, da cui è nata l'idea di Baby Rosaria. “La campagna di marketing che stiamo approntando - spiega l'operatore catanese - ha l'obiettivo di convincere più consumatori possibile sulla bontà e qualità Dicembre 2017

AGRUMI

Calibro medio-piccolo per quasi la metà delle arance Qualità e quantità positive nell’avvio della campagna agrumicola 2017/18 ma i lunghi mesi di siccità hanno condizionato la dimensione dei frutti. I pareri di Pannitteri, Laudani e Parlapiano

delle nostre arance”. Ma non manca un altro aspetto che allarma Pannitteri: i prezzi spuntati all'industria. “Siamo sotto i minimi possibili. È inaccettabile arrivare a 10 centesimi al chilo per le arance destinate alla trasformazione. Ma sono queste le quotazioni medie. Quando, invece, il giusto prezzo dovrebbe aggirarsi attorno ai 23-24 centesimi. Siamo nella morsa dell'industria, che per noi vale quasi il 20% dei volumi commercializzati. Non è più possibile lavorare sotto i costi di produzione”. In questa situazione a dir poco complessa per Pannitteri la grande distribuzione potrebbe giocare un ruolo importante: “La GDO deve dare una mano per garantire sostenibilità ai produttori. Servirebbe un accordo tra le catene per mantenere per i produttori prezzi più alti”.

Anche Salvo Laudani, marketing manager di Oranfrizer di Scordia (Catania), concorda sull'ottima annata sotto il profilo qualitativo dell'arancia. “Dal punto di vista organolettico siamo su livelli molto alti”. L'azienda siciliana ha iniziato la stagione ai primi giorni di dicembre con la varietà Tarocco. “Il livello di pigmentazione è buono. Abbiamo avuto un anticipo di maturazione di una ventina di giorni rispetto al 2016. A novembre le escursioni termiche tra le miti giornate e la notte ha favorito la colorazione del prodotto. Per quanto riguarda il Moro abbiamo iniziato da pochi giorni (fine dicembre, ndr). L'unica nota negativa – conferma il manager di Oranfrizer – è la mancanza di un po' di calibro. Tuttavia siamo ricompensati dalla qualità dei frutti, davvero elevata. Quindi, nonostante tutto, non nascondiawww.corriereortofrutticolo.it

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AGRUMI Aurelio Panniteri, presidente di OP Rosaria, Salvo Laudani, dirigente di Oranfrizer e Paolo Parlapiano, resposabile vendite e marketing dell’arancia di Ribera DOP. Sotto, Ferdinando Vinaccia di La Costiera, specialista dei limoni

mo un certo ottimismo per la campagna. Speriamo che le condizioni del meteo e del mercato ci consentano di allungare la stagione fino a maggio”. Dal punto di vista commerciale se le pezzature grandi riescono a staccare quotazioni soddisfacenti, qualche grattacapo in più lo dà il prodotto piccolo, “su cui non mancano problemi di collocazione. Il calibro medio invece rimane abbastanza regolare”. Per Laudani siamo di fronte quindi ad una campagna quasi opposta a quella dello scorso anno quando mancava molto prodotto e i calibri erano piuttosto sostenuti, mentre quest’anno l'offerta è abbondante ma solo per le arance medio-piccole. La partita vera però si giocherà da gennaio con l'intensificarsi delle vendite. “Solo allora potremo definire meglio l’andamento stagionale”. Sul 2017 appena concluso Laudani traccia un bilancio positivo. “Siamo soddisfatti. Gli investimenti su nuovi prodotti con nuove varietà di arancia Tarocco e non solo stanno pagando. Stiamo sperimentando nuovi cloni interessanti che potrebbero aprirci nuove frontiere ampliando la finestra temporale di commercializzazione e consentendoci di lavorare sulla segmentazione del Tarocco”. Laudani ricorda che “prosegue l’azione di valorizzazione dei prodotti e la comunicazione dei valoDicembre 2017

Aurelio Pannitteri preoccupato della liquidazione sottocosto per gli agrumi destinati alla trasformazione. In una situazione come questa “è necessario un accordo con la grande distribuzione sui prezzi perché il prodotto è medio-piccolo ma buono” ri della frutta (Oranfrizer produce anche melegrane) e degli agrumi in particolare, anche alle generazioni più giovani attraverso progetti di educazione alimentare attivati nelle scuole”. Per quanti riguarda l’export, gli agrumi stanno vivendo un periodo particolarmente attivo con le possibili aperture dei mercati dell’Estremo Oriente, a partire dalla Cina. Per Laudani “l’importante è ‘costruire' gradualmente il mercato, creando le condizioni per trasportare al meglio il prodotto, da presentare sugli scaffali dei punti vendita esteri in condizioni perfette. E in questo la logistica è un fattore cruciale, determinante”. Il riferimento è anche ai 35 giorni di nave necessari per trasportare le arance siciliane in Cina. “Sono tempistiche eccessive per le nostre produzioni”, ammette Laudani. “Questo diventa un vincolo che può creare difficoltà e incidere sulla qualità. Più

interessante potrebbe essere il trasporto via rotaia. Una soluzione a cui guardiamo con molta attenzione. Ci vorrà tempo per penetrare in quei mercati, dalle grandi potenzialità. Ma per farlo serve lavorare bene, gradualmente, un passo alla volta, offrendo la migliore qualità possibile, senza badare troppo ai volumi, almeno inizialmente”. Un passaggio importante per capire le possibilità degli agrumi italiani di entrare nel Paese della Grande Muraglia sarà la presenza in Italia dei tecnici cinesi che saranno in Sicilia a gennaio, al fine di organizzare le opportune visite tecniche e supervisionare le attrezzature preposte per il trattamento a freddo, che permette il trasporto sicuro dei prodotti senza intaccarne le qualità organolettiche. Rimanendo in Sicilia, la stagione 2017-2018 dell’Arancia di Ribera D.O.P. della Parlapiano Fruit Srl www.corriereortofrutticolo.it

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Dalla Puglia messaggio a Roma: urgente un piano di settore Per rilanciare l’agrumicoltura serve un nuovo piano di settore. La Confederazione Italiana Agricoltori CIA sta lavorando a un documento da consegnare al ministro Maurizio Martina per una proposta strutturale che affronti i problemi del settore. Lo ha annunciato a metà dicembre Fernando De Florio, presidente GIE

Ortofrutta. La CIA della Puglia si sta occupando con continuità dei problemi affrontati dai produttori di agrumi, soprattutto attraverso il lavoro svolto all’interno del GIE Nazionale, il ‘Gruppo di Interesse Economico' dedicato all'ortofrutta, che vede la partecipazione attiva di Calabria, Sicilia e Puglia.

è iniziata nel migliore dei modi dalla prima settimana di dicembre con ottime caratteristiche organolettiche ed estetiche. Ad affermarlo Paolo Parlapiano, responsabile vendite e marketing dell'impresa agrigentina. “Da un primo bilancio registriamo ad oggi una crescita in termini di volumi commercializzati e dei prezzi, superiori rispetto alla stagione precedente, dal momento che quest’anno si presentano quantità elevate di calibri inferiori ai 70 millimetri che saranno destinati all’industria di trasformazione”. Nella stagione 2016-17 la Parlapiano Fruit Srl è riuscita a commercializzarne l’80,5% del totale commercializzato di Arancia di Ribera Dop. Spostandoci sui limoni, l’azienda La Costiera a fine dicembre era nel pieno della campagna del limone di Siracusa, che rappresenta il 30-40% del totale commer-

cializzato dall’impresa di Sorrento (ma da trent’anni con stabilimento a Fondi, in provincia di Latina), sia con merce certificata IGP che con quella convenzionale. “La qualità è discreta, ora (fine dicembre, ndr) ci stiamo dirigendo verso il pieno della stagione”, afferma il titolare, Ferdinando Vinaccia. “La pezzatura è uniforme. Su questa varietà abbiamo riscontrato tanto prodotto derivato dalla prima fioritura, mentre la seconda fioritura ha ottenuto molti meno frutti rispetto alle annate precedenti”.

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Per il Verdello secondo Vinaccia si prospetta una buona stagione: “I prezzi sono discreti. C’è moderato ottimismo”. La partenza ritardata del Siracusa e i consumi autunnali non esaltanti hanno favorito il prodotto spagnolo, che ha avuto più spazio del solito. “Ora però abbiamo davanti tre mesi a pieno ritmo”. Il prodotto della Basilicata è partito discretamente: “A fine dicembre non c’è ancora molta disponibilità con pezzature piccole ma puntiamo a recuperare più avanti e proseguire fino a maggio-giugno”. A metà gennaio dovrebbe invece fare l'esordio sul mercato il limone di Sorrento IGP, ricorda Vinaccia, con buone prospettive. Diverse le novità in vista nel 2018 per l’azienda, che attraverso 200 soci produttori commercializza diverse tipologie di limone, provenienti da diverse regioni del Sud, dalla Sicilia (Siracusa), alla Basilicata, fino alla Campania e la Puglia, con l’export che rappresenta il 20% del venduto, con destinazioni principali nel Nord ed Est Europa oltre che Emirati Arabi e Stati Uniti. “Entro la fine del 2018 diventeremo una OP”, annuncia Vinaccia. Il bilancio finale del 2017 è tutto sommato soddisfacente per La Costiera, “tenendo conto soprattutto del pessimo inizio d'anno a causa delle gelate del gennaio scorso che ha creato non pochi danni, ma su cui alla fine ci siamo difesi bene, grazie alla ripresa delle richieste, piuttosto sostenute.

Dicembre 2017


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