MENSILE DI
ECONOMIA
E AT T U A L I T À
DI
SETTORE
corriereortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET
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ANNO XXXI Nuova serie Dicembre 2018 Euro 6,00
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PROTAGONISTI ELIO PELOSIN E SOCI OrtoRomi non si ferma dopo il boom negli estratti PAG.43 2018 • PAG. 17 BILANCIO DI UN ANNO Produzione in difficoltà e conti che non tornano nella bilancia commerciale
PRIMO PIANO • PAG. 37 LA CRESCITA DEL RADICCHIO Fatturato record per OPO Veneto Vincente l’IGP Treviso e Castelfranco Il Chioggia autoctono da valorizzare
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GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:redazione@corriereortofrutticolo.it / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR
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Per chi suona la campana Non si è chiuso bene il 2018 per l’ortofrutta italiana. Meno export, meno valore, tutto fermo sul fronte del Tavolo Nazionale di cui dopo la riunione di fine settembre – ancora solo interlocutoria – si sono perse le tracce. Una riunione all’anno (sembra una presa in giro), non c’è male come cronoprogramma. Su questo numero del giornale leggerete le valutazioni allarmate dei protagonisti del sistema ortofrutta-Italia sul 2018. La realtà delle cose è ancora peggiore di come loro la descrivono. Stiamo davvero rischiando grosso. La manovra economica per il 2019, licenziata dall’Europa dopo due mesi di tira-emolla, adesso è legge dopo il tumultuoso via libera del nostro Parlamento. Vorrei qui solo ricordare che nella ‘manovra del popolo’ c’è poco o niente per l’agricoltura, qualche vago impegno (semplificazione, tutela del made in Italy , contrasto all’italian sounding, etichette trasparenti) che lascia il tempo che trova. L’allarme lanciato da Marco Salvi sul commercio estero della nostra ortofrutta nei primi 9 mesi del 2018 e soprattutto alla luce dei primi diciotto anni del nuovo secolo (2000-2018) suona come un campanello d’allarme, anzi una campana. Perdiamo significative quote di export anche nelle produzioni in cui siamo leader e assistiamo in meno di vent’anni a un boom dell’import: +142,5%, un milione di tonnellate di prodotti in più rispetto al 2000. Di questo passo perderemo superfici produttive (come infatti stiamo già perdendo) e di conseguenza occupazione, tutela dell’ambiente, economia reale soprattutto al CentroSud. Non è che la qualità delle nostre produzioni non venga riconosciuta dai mercati. Il made in Italy viene richiesto e apprezzato ovunque nel mondo però è il sistema Italia che non funziona, lo sforzo delle imprese non viene assecondato dal sistema Paese, dalla politica. La vicenda del Tavolo Nazionale è un esempio lampante. In questi ultimi mesi abbiamo assistito ai successi commerciali (altrui) con un misto di invidia e incipiente depressione: la Spagna che ottiene l’apertura della Cina alla sua uva da tavola (colpo grosso, dopo quelli su agrumi, pesche, prugne), le pere olandesi che sbarcano in Cina, India , Brasile, Messico; le mele polacche che hanno già il visto per Pechino. Noi siamo fermi: il dossier pere non procede, quello delle mele manco avviato; per gli agrumi abbiamo il visto cinese ma l’export non decolla. Il comparto non sta a guardare, le imprese sono preoccupate però delle due l’una: o la politica è sorda, o il comparto non sa farsi ascoltare. Sta di fatto che ci avviamo verso Fruit Logistica ai minimi termini nel rapporto imprese-istituzioni. Chissà se vedremo il ministro Centinaio a Ber-
✍ Lorenzo Frassoldati
Dicembre 2018
lino all’inaugurazione del Salone dell’ortofrutta più importante al mondo dove gli italiani sono i primi espositori? Chissà se riusciremo a evitare i soliti convenevoli istituzionali, l’aria fritta che ci raccontiamo in queste occasioni, per parlare un linguaggio di verità, raccontarci come stanno davvero le cose, dire alla politica che se non sta lì a risolvere i problemi, noi di questa politica non sappiamo che farcene, governo del cambiamento o no. Il nuovo presidente di Federalimentare , Ivano Vacondio, sta ripetendo in tutte le salse che nel Paese c’è una pericolosa deriva anti-industriale, cioè ostile a chi fa impresa, che la politica pensa solo al consenso di breve periodo, senza progettare in grande, senza pensare a chi crea ricchezza e occupazione. L’export agroalimentare nel 2018 continuerà a crescere (+3,5%) ma i nostri competitor viaggiano a velocità doppia o tripla della nostra. I consumi sono stagnanti, traduzione: esportare diventa un imperativo categorico per tutto il nostro food. A maggior ragione per l’ortofrutta che continuiamo a produrre in quantità doppie o triple rispetto all’autoconsumo, con scarso valore all’origine e redditività calante per le imprese. Continuiamo a giocare in difesa: abbiamo sventato un attacco al made in Italy con le etichette a semaforo in sede ONU ma non basta. Serve un piano strategico per il sistema agroalimentare italiano, come chiede con forza Confagricoltura. Inutile (e stucchevole) ripetersi il ritornello del primato delle eccellenze DOP e IGP se poi i prezzi umiliano queste ‘eccellenze’ e non riusciamo ad esportarle nei Paesi che ce le chiedono. C’è un problema complessivo di competitività delle imprese e del sistema che va affrontato solo con una grande azione di lobby verso la politica. Nelle pagine seguenti troverete un ampio articolo del prof. Corrado Giacomini sulle strategie di Coldiretti, la più forte organizzazione sindacale agricola italiana che non vuole più fare solo il sindacato ma entrare direttamente in campo come forza economica. E’ un po’ una riedizione del ‘progetto Aquila’ di fine anni ’80 del secolo scorso all’epoca della presidenza di Arcangelo Lobianco, mai decollato per l’ostilità del mondo cooperativo ‘bianco’ e poi travolto dal crac Federconsorzi. Adesso la Coldiretti ci riprova, forte di una rico-
EDITORIALE
CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
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PUNTASPILLI
FORZA CILE I grandi esportatori cileni (Coperfrut) aprono piattaforme commerciali in Cina. Noi siamo qui a implorare la riconvocazione del Tavolo ortofrutticolo. No comment. *
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THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET |
ANNO XXXII Nuova serie Dicembre 2018
12 GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:redazione@corriereortofrutticolo.it / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR
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Profilo: Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio.
Diffusione: 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Dettaglianti 23%, Produttori 22%, Grossisti 19%, Distributori 12%, Import-export 6,5%, Servizi 5%, Tecnologie e Trasformati 2,5%, Altri 10% Dicembre 2018
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BILANCIO DI UN ANNO. I leader riflettono sul 2018
RUBRICHE EDITORIALE Per chi suona la campana
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CONTROEDITORIALE Così Coldiretti vuole fare piazza pulita di coop, OP, OI e delle altre organizzazioni agricole
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NOTIZIARIO
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ATTUALITÀ BILANCIO DI UN ANNO 2018, produzione in difficoltà Import-export: i conti non tornano 17
PAG.17
Deficit produttivo come nel ‘17
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La crescita dei consumi in UE al centro dell’azione di Freshfel
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Copertina - Protagonisti ELIO PELOSIN E SOCI Così OrtoRomi accelera
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MERCATI&DISTRIBUZIONE Conad si avvicina a Coop Italia con il 12,9% di quota di mercato 29 PRIMO PIANO RADICCHIO Record per OPO Veneto Il fatturato sfiora i 50 milioni
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Treviso e Castelfranco IGP Quando il radicchio è vincente
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Kiwi verde sotto le previsioni
Il Chioggia autoctono da scoprire
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segue editoriale
professione. Ma anche qui le cose stanno cambiando. L’annunciata collaborazione con una traballante UNAPROA, che invece di unirsi all’altra Unione Nazionale, Italia Ortofrutta, ha preferito consegnarsi a Coldiretti, può cambiare le carte in tavola. Al Tavolo dell’Ortofrutta siederà anche Coldiretti-UNAPROA, una presenza importante. Può essere una salutare scossa, diventare un valore aggiunto per un mondo che ha sempre avuto difficoltà a fare lobby, a rapportarsi e a ‘pesare’ sulla politica. l.frassoldati@alice.it
Messaggio al Ministero: il Tavolo non può aspettare
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nosciuta capacità di pressione sul mondo politico, di una martellante azione mediatica, della rivitalizzazione della sua ‘centrale’ cooperativa UE.coop (con la presidenza dell’ex pm di Mani pulite Gherardo Colombo), di una straordinaria capacità di mezzi e di mobilitazione, di un grande hub industrial-finanziario quale Bonifiche Ferraresi. Un piede vero e proprio nel sistema ortofrutta Coldiretti non l’aveva mai messo, salvo limitarsi a vedere come il fumo negli occhi tutto il mondo delle OP, dell’OCM, dell’Inter-
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Così Coldiretti vuole fare piazza pulita di coop, OP, OI e delle altre organizzazioni agricole di Corrado Giacomini* La nomina il 27 giugno dell’ex-magistrato Gherardo Colombo a presidente di UE.Coop , la centrale cooperativa promossa da Coldiretti, è stata una operazione “da maestro” ed è un altro segnale della strategia che la più grande organizzazione contadina italiana sta mettendo a punto per fare piazza pulita di tutte le altre organizzazioni professionali agricole e per superare l’attuale organizzazione economica del nostro sistema agricolo basata, malamente, su cooperative, organizzazioni di produttori (OP) e organizzazioni interprofessionali (OI). Segnali molto significativi sono, a mio avviso, la nomina del presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Nicola Bertinelli, a membro della Giunta di Coldiretti (vicepresidente), lo scippo del direttore di Fedagri, l’organizzazione delle cooperative agroalimentari di Confcooperative, e il forte impulso a “Filiera Italia” che, a mio avviso, contiene il vero disegno di Coldiretti, quello di diventare l’interlocutore principale a nome del mondo agricolo nei rapporti di filiera. Coldiretti e organizzazioni cooperative Non si può negare che da un po’ di tempo l’immagine della cooperazione è piuttosto appannata. Le vicende romane e quelle legate alla cattiva gestione degli emigrati hanno colpito fortemente l’opinione pubblica e, purtroppo, non altrettanto forte, anche mediaticamente, è stata la reazione delle tre centrali cooperative storiche: Confcooperative, Lega delle Cooperative e Associazione Generale Cooperative Italiane (AGCI). La scelta di Gherardo Colombo a presidente di UE.Coop, uno dei più noti pubblici ministeri del periodo di Mani Pulite, è stata una operazione “da maestro” perché inevitabilmente dà a UE.Coop una immagine di “altro” rispetto alla cooperazione storica e dà nuovo impulso allo sviluppo della organizzazione cooperativa creata da Coldiretti. Non solo, ma la nomina di Gherardo Colombo cadeva nei giorni di avvio del governo “del cambiamento” a guida Lega e 5Stelle. Come si sa, organizzazioni professionali e sindacati sono pronti a compiere tutte le giravolte necessarie per mettersi in sintonia con il governo al potere, ma con questo governo, nuovo in tutti i sensi, è evidente che una organizzazione pure nuova, o almeno rimasta finora in bagnomaria, come UE.Coop può trovare più facilmente disponibilità di ascolto da parte dell’Esecutivo e dei partiti che lo dirigono. Forse mai come ora la Coldiretti si trova nelle condizioni per realizzare il suo disegno, soprattutto in presenza di organizzazioni professionali e cooperative storiche, che finora
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non hanno saputo contrastarla con successo, e stanno ancora cercando il giusto posizionamento di fronte ai nuovi leader politici. Il sistema “Filiera Italia” L’annuncio della nascita di “Filiera Italia” è stato dato al Forum Coldiretti di Cernobbio del 2017. Nel sito si poteva leggere: un’associazione aperta all’adesione di realtà produttive dell’agroalimentare, tra le prime Ferrero, Inalca/Cremonini, Casalasco (Pomì e De Rica), con l’obiettivo di sostenere e valorizzare il made in Italy dal campo alla tavola. Un obiettivo che vuol dire un po’ tutto, ma che non chiariva l’operatività di questa nuova associazione. Filiera Italia è stata ripresentata a Cibus 2018, rafforzata da nuove adesioni, anche di imprese produttrici di macchine per l’alimentare (Farchioni, Ocrim, Olma, Giorgio Tesi Group, Donnafugata, Cirio Agricola, Bonifiche Ferraresi, Maccarese, Terre Moretti, Amenduni, Biraghi e altre in arrivo) con un obiettivo un po’ più preciso: promuovere contratti di filiera tra aziende agricole e imprese della trasformazione e fare lobby a Bruxelles e sugli altri tavoli internazionali per difendere gli interessi del made in Italy agroalimentare. A garanzia di questo obiettivo è stato nominato consigliere delegato di “Filiera Italia”, Luigi Scordamaglia, presidente in scadenza di Federalimentare, una scelta importante e molto significativa. Nel Forum di Cernobbio 2018 Filiera Italia è diventata uno dei temi principali del dibattito e le notizie stampa permettono di fare un altro passettino per capire gli obiettivi di questa nuova alleanza. Cremonini, presidente di Filiera Italia, altro big dell’agroalimentare italiano, secondo il virgolettato riportato sul numero 38 de “L’ Informatore Agrario” ha dichiarato: “Vogliamo dare una voce alla filiera agroalimentare italiana attraverso una nuova forma di rappresentanza, in cui Coldiretti e campioni industriali nazionali sono uniti anche per realizzare accordi economici finalizzati ad aumentare in quantità e qualità la produzione agricola del Paese e assicurarne la massima valorizzazione senza conflittualità, ma anzi nella comune convinzione che si vince o si perde assieme”. Parole sante, ma questa dichiarazione di Cremonini chiarisce che con Filiera Italia non si vuole creare solo una lobby fatta da Coldiretti e industrie dell’agroalimentare a difesa del made in Italy, ma anche un operatore economico capace di realizzare accordi finalizzati ad aumentare in quantità e qualità la produzione agricola del Paese assicurandone la massima valorizzazione senza conflittualità. Qui il discorso comincia a farsi più
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CONTROEDITERIALE
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CONTROEDITORIALE
chiaro, perché si sovrappone alle finalità con le quali la Commissione Europea ha creato il sistema delle Organizzazioni di Produttori (OP), molte costituite in forma di coop, e Organizzazioni Interprofessionali (OI) per regolare, appunto, senza conflittualità, i rapporti di filiera nell’interesse della parte più debole, il produttore agricolo. Con Filiera Italia pare - forse sbaglierò - che la Coldiretti voglia superare questo schema organizzativo sostituendolo con un’associazione che al suo interno ha, contemporaneamente, l’organizzazione di rappresentanza del mondo agricolo e le imprese che a questo si rivolgono, diventando il terreno naturale per la conclusione di accordi di filiera nell’interesse delle imprese che Coldiretti rappresenta. Purtroppo non ci sono documenti ufficiali che mi permettano di andare aldilà di una personale interpretazione, tuttavia non si può dimenticare che il disegno, con il quale Coldiretti si propone di andare oltre le tipiche funzioni di una organizzazione sindacale per diventare essa stessa l’attore principale delle relazioni di filiera nell’interesse delle aziende associate, si può leggere anche in altre iniziative di Coldiretti in questi anni. Tra queste, la creazione nel 2008 della Fondazione “Campagna Amica” definita luogo di incontro degli interessi degli agricoltori e quelli dei cittadini nei tre ambiti principali della vendita diretta, del turismo e dell’eco-sostenibilità. Campagna Amica, che nella brochure di presentazione è definita “…la più grande rete al mondo di vendita diretta sotto lo stesso brand”, è formata da una rete di 7.502 fattorie, 1.187 mercati di campagna, i cosiddetti farmer’s market, e 2.352 agriturismi (dati aggiornati al 25.10.18 sul si-
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to di Campagna Amica). Affianca Campagna Amica il Consorzio dei Produttori, una società consortile costituita da Coldiretti e Consorzi Agrari d’Italia che riunisce molte aziende, società e cooperative agricole aderenti alla stessa Campagna Amica, con oltre 1.000 soci, che crea e gestisce l’assortimento dei prodotti, assicura l’attività logistico- distributiva, determina e coordina le attività di promozione e comunicazione commerciale. Ma Campagna Amica è anche Filiera Agricola Italiana SpA, qui però comincio a perdermi. Questa è una società per azioni che, secondo quanto sta scritto nel sito, “organizza e promuove sui mercati le produzioni delle Filiere Agroalimentari Italiane garantendo la tracciabilità, la sostenibilità ambientale e l’equa distribuzione del valore tra gli attori delle filiere”, con prodotti a marchio “Firmato dagli agricoltori italiani” (FDAI). Filiera Agricola Italiana SpA però non è Filiera Italia e non è chiaro come sia organizzata, immagino che agisca all’interno e con le strutture di Campagna Amica. I prodotti FDAI cominciano a essere presenti nei grill delle autostrade gestiti da Chef Express, società del Gruppo Cremonini, ma anche nelle catene Coop, Carrefour, IperPan e Coralis. Nello scorso aprile è nata una partnership tra Filiera Agricola Italiana SpA e LIDL Italia, il grande discount tedesco, che in 600 punti vendita distribuirà i prodotti FDAI, che arriveranno anche in Qatar grazie a un altro accordo, stretto nello scorso ottobre, con la catena Lulu Group, molto attiva negli Emirati e in Arabia. Non bisogna dimenticare poi, che alle spalle di tutto questo c’è UE.Coop e la catena dei Consorzi Agrari d’Italia, alcuni piuttosto ammaccati, ma sempre strumenti importanti dell’agricoltura italiana. Immagino che chi legge si perda in questo labirinto di imprese, società, associazioni, fondazioni e marchi promossi da Coldiretti, che ho descritto partendo dall’ultima nata, Filiera Italia. Purtroppo ho potuto documentarmi solo su articoli apparsi su varie testate e sul web, tuttavia starei attento a concludere che Filiera Italia è solo una operazione mediatica, come ha fatto qualcuno. Mi pare che sia molto di più e lo dimostra il fatto che Filiera Italia sembra concludere un progetto molto articolato e con il preciso obiettivo di fare di Coldiretti l’interlocutore diretto della parte agricola nei rapporti di filiera. Credo che tutti gli operatori di mercato dovrebbero prenderne atto e preparasi ad affrontare una nuova organizzazione del mercato agroalimentare italiano, nella quale Coldiretti si propone di diventare il centro. Vedremo come andrà a finire… * economista agrario
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Il Gruppo Minguzzi new entry in Origine Group Dopo l’ingresso del socio cileno David del Curto, la compagine di Origine Group si è arricchita nell’ultimo scorcio del 2018 di un nuovo autorevole ingresso, quello della Minguzzi Spa Consortile, l’OP di Alfonsine (Ravenna) presieduta da Giancarlo Minguzzi. La domanda di adesione è stata valutata e approvata dal Consiglio di amministrazione del Consorzio con uffici a Ferrara. Il gruppo Minguzzi è sul mercato da oltre 50 anni e commercializza annualmente circa 25.000 tonnellate di frutta (pesche/nettarine, kiwi, susine, albicocche, pere e mele) proveniente principalmente dalla Romagna. Tra le principali produzioni: kiwi (1.500 tonns), pere (2,000), susine (3.000), pesche e nettarine (9.000), mele (9.000). “Siamo presenti per il 30% sul mercato nazionale e il restante 70% è suddiviso tra mercati europei e d’Oltremare, in particolare Canada, Nord America ed Asia”, ha dichiarato nell’occasione Giancarlo Minguzzi, presidente della OP romagnola. L’imprenditore da sette anni è presidente di Fruitimprese Emilia Romagna, l’associazione che riunisce le grandi imprese private commerciali dell’ortofrutta della regione per un fatturato globale di 900 milioni di euro l’anno e il 60% di export.
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Il presidente di Origine Group, Ilenio Bastoni, ha dato il benvenuto al nuovo socio dicendosi lieto “dell’ingresso di una realtà importante, dinamica e stimata nel mondo dell’ortofrutta. La compagine sociale di Origine Group cresce e si irrobustisce, segno che la formula funziona. Assieme al Gruppo Minguzzi avremo ancora più forza commerciale per onorare la nostra missione, che è quella di portare coi nostri brand la migliore frutta italiana sui mercati di tutto il mondo”. “Aderendo a Origine Group - ha precisato da parte sua Giancarlo Minguzzi - abbiamo sposato il progetto che sta dietro al Consorzio: unirsi, fare aggregazione per valorizzare ulteriormente le nostre migliori produzioni frutticole sui mercati internazionali. L’aggregazione è un pre-requisito per fare massa critica ed essere all’altezza delle sfide che ci attendono. Origine ha dimostrato di essere una organizzazione con la O maiuscola, anche grazie al patrimonio di marchi nel suo portafoglio”. Origine Group nasce nel 2015 dall’alleanza strategica fra un gruppo di aziende leader a livello internazionale nella produzione e commercializzazione di ortofrutta fresca. Il Consorzio - fondato da Afe, Apofruit, Frutta C2, Gran Frutta Zani, Kiwi Uno, Op Kiwi Sole, Pempa-Corer, Salvi-Unacoa, Spreafico cui si è aggiunto il gruppo cileno Del Curto - è costituito da imprese già saldamente presenti sui mercati nazionali e internazionali, con un fatturato complessivo di oltre 1 miliardo di
euro, che hanno unito le loro risorse per fornire un prodotto di qualità top, lavorando insieme su innovazione e nuove varietà per affacciarsi verso nuovi mercati emergenti. Questo polo dell’ortofrutta parte focalizzando il suo interesse su due prodotti d’eccellenza, pere e kiwi, ma l’obiettivo è quello di allargare l’interesse anche ad altri prodotti. Il potenziale produttivo è di oltre 200 mila tonnellate di prodotto tra kiwi e pere.
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Coldiretti più vicina al settore: verso un’intesa con UNAPROA L’assemblea di dicembre di UNAPROA ha affrontato il tema delle “Linee strategiche per l’ortofrutta”, ma ha soprattutto annunciato la collaborazione tra l’Unione e Coldiretti, che si concretizzerà “nella sottoscrizione di un protocollo di intesa che ne declinerà le attività ed il percorso". Il presidente di UNAPROA Antonio Schiavelli ha parlato di comuni valori con Coldiretti e di “due binari paralleli, quello istituzionale e quello di prodotto che pur nella marcata specificità delle loro traiettorie perseguono il fine comune del reddito del produttore, della difesa dell’ambiente, della qualità dei beni alimentari, in sintesi la difesa del made in Italy”. Sui temi generali Schiavelli si è così espresso: “Il settore ortofrutticolo, tra i più importanti per l’agricoltura e per il Paese, ha asso-
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NOTIZIARIO
luto bisogno di un Tavolo di lavoro partecipato da meno rappresentanti ma che siano in grado di esprimere una maggiore rappresentanza” e si è dichiarato preoccupato da un immobilismo che potrebbe vanificare gli obiettivi individuati nella strategia nazionale. “Unaproa ha evidenziato le priorità per il nostro settore, che vanno dallo sviluppo e consolidamento del sistema aggregato, alla qualificazione delle OP, all’attuazione di un progetto di internazionalizzazione, alla definizione delle problematiche fitosanitarie, alla realizzazione del catasto frutticolo, all’adozione del sistema di qualità volontario, all’asseveramento dei costi di produzione, senza dimenticare l’esigenza dell’innalzamento del livello di aggregazione dal 20 al 35% ai fini dell’AFN e l’attivazione del fondo di mutualizzazione”, ha precisato il presidente di UNAPROA.
Melinda conferma Odorizzi alla presidenza fino al 2021 Michele Odorizzi (nella foto) è stato riconfermato presidente del Consorzio Melinda fino a fine 2021. L’esito è emerso il 21 dicembre nella sede istituzionale di Cles, alla presenza dei presidenti delle 16 cooperative, la cui maggioranza gli ha conferito un nuovo mandato. “Sono molto onorato di poter continuare il mio percorso come presidente, anche se sarà sicuramente molto impegnativo ha dichiarato Michele Odorizzi -. Melinda è oggi una delle principali realtà ortofrutticole italiane che si affaccia ormai a dialogare con il mercato internazionale. La sfida futura è quella che stiamo affrontando già da qualche anno; quella di sviluppare processi e attività che siano sempre più sostenibili, nell’ambito della qualità del prodotto ma anche della sicurezza degli ambienti e delle per-
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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
sone. E’ un impegno importante, ma credo sia l’unica strada oggi per mantenere il Consorzio all’avanguardia sotto tutti i punti di vista: produzione, commercializzazione, promozione e innovazione”. Classe 1962, Odorizzi è imprenditore ortofrutticolo a Tassullo. Il percorso formativo scolastico e lo stile professionale di oggi rivelano la passione per la sua terra oltre che interesse e rispetto per la cultura e la storia della gente trentina. Nell’incontro del 21 dicembre i presidenti delle cooperative, in accordo con Odorizzi, hanno confermato una linea di impegno comune per i prossimi anni, che sottintende la ferma intenzione di continuare ad operare attraverso metodologia e valori coerenti agli obiettivi sia commerciali che di sostenibilità, nella consapevolezza di dover affrontare un mercato in costante evoluzione.
Agrintesa dagli spacci alle boutique dell’ortofrutta Da spacci aziendali ad eleganti boutique con allestimenti ricercati, in grado di esaltare le eccellenze ortofrutticole. Da locali ricavati nei magazzini perlopiù per soci e dipendenti, a luoghi esclusivi e appositamente dedicati, dove la cooperativa incontra la sua comunità di riferimento e consente al cliente di vivere esperienze di acquisto uniche. Sono i 17 punti vendita Agrintesa (16 diretti più il negozio “Qui da noi” di Cervia gestito con altre cooperative), “una
vera e propria azienda nell’azienda - come spiega il direttore Cristian Moretti - che continua a registrare trend di crescita, dato che il 2018 si chiude con un aumento delle vendite superiore al 6% rispetto all’anno scorso”. Scendendo nel dettaglio, si parla di oltre 6.700 tonnellate di ortofrutta e 14 mila ettolitri di vino venduti nei negozi presenti in maniera capillare nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena, Bologna e Modena, per un fatturato complessivo che quest’anno raggiunge gli 11 milioni di euro. “I nostri punti vendita rappresentano la filiera corta che valorizza le produzioni dei soci e dei territori in cui opera la Cooperativa ha precisato Moretti - offrendo ai consumatori frutta e verdura di stagione, con una qualità molto elevata e a prezzi competitivi. In questi anni Agrintesa ha sviluppato una divisione aziendale specializzata proprio per la gestione dei negozi, dove lavorano 90 persone altamente qualificate e formate per svolgere questo servizio. Sono soprattutto donne, impegnate ogni giorno ad accompagnare il cliente in un’esperienza di acquisto completa, fornendo consigli e suggerimenti su stagionalità dei prodotti, ricette, tracciabilità, origine e qualità. Per noi è finito il tempo degli spacci aziendali poco attraenti per il pubblico, da anni investiamo su botteghe di alta qualità capaci di fidelizzare il cliente e rappresentare il biglietto da visita della Cooperativa nei confronti del territorio”. Tornando ai numeri, il 2018 per i punti vendita Agrintesa si chiude con 1,2 milioni di presenze, una media di 23.000 scontrini staccati a settimana con punte di oltre 600 al giorno nei negozi più frequentati. L’80% delle vendite riguarda frutta e verdura, a partire dai prodotti di punta della cooperativa: fragole, ciliegie, nettarine, albicocche, pere, mele, kiwi, susine, lattughe e ortaggi vari. Il restante 20% è dato dal vino, venDicembre 2018
duto sia sfuso che in bottiglia, proveniente dalle cantine di Agrintesa, oltre che da prodotti minori come olio, miele e trasformati. L’organizzazione logistica dei punti vendita ha la sua base a Gambettola, dove si trova la piattaforma di 1.500 metri quadri da cui partono le spedizioni per tutti i 17 negozi.
Cresce la capacità produttiva e di lavorazione di Rosaria A metà dicembre è iniziata la dodicesima stagione dell’arancia rossa Rosaria con il suo inconfondibile bollino giallo-rosso. La campagna agrumicola 2018/2019 si prevede con volumi in calo ma la O.P. Rosaria si presenta più
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grande, sia in termini di capacità produttiva, sia di lavorazione del prodotto. La prima grande scommessa riguarda gli agrumeti. “Abbiamo avviato un grande progetto per incrementare la capacità produttiva della nostra OP - afferma Aurelio Pannitteri (nella foto), presidente di Rosaria -. Dopo avere messo a dimora 30 mila piante durante la scorsa primavera, in 70 ettari di terreno, non ci siamo accontentati e già nei prossimi mesi di marzo e aprile investiremo ancora nell’allargamento dei nostri agrumeti, con ulteriori 40 ettari di nuovi impianti”. A sol ccess i vi sita o rise r tor i pr vato a ofe ssio i nal i
In tal modo la famiglia Pannitteri, forte della sua tradizione di specialista dell’arancia rossa, arriverà così a superare abbondantemente la quota di 300 ettari di agrumeti di proprietà. “E le novità non sono finite qui - precisa Aurelio Pannitteri - perché abbiamo programmato uno sviluppo a 360 gradi della OP. Abbiamo infatti ultimato l’ampliamento dell’area di lavorazione, allargandola di un 30% e inaugurando una terza linea del tutto inedita. Abbiamo ottimizzato anche la fase logistica, grazie all’adozione di piani di carico agevolati e di ribalte integrate, che permetteranno il costante mantenimento della catena del freddo durante il carico delle arance sui camion refrigerati. In prospettiva, arriveremo a garantire un +25% di capacità di quantitativi lavorati rispetto agli standard precedenti. Quello dell’implementazione e migliora-
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mento dei nostri servizi era del resto un progetto che avevamo in cantiere da tempo. Già nel 2011 avevamo cominciato installando sul tetto del nostro magazzino un impianto fotovoltaico, che oggi è arrivato a coprire una superficie di 6.000 metri quadrati e ci garantisce una potenza di 400 KW, rendendoci non solo indipendenti dal punto di vista energetico, ma consentendoci di cedere energia al gestore nei periodi meno intensi della nostra attività. Grazie alle soluzioni adottate potremo assicurare ulteriori miglioramenti sulle tempistiche tra ordine e consegna, oltre che un beneficio per la freschezza del prodotto”. Gli investimenti in corso alla OP Pannitteri significano anche più risorse umane per un consistente aumento della manodopera. “Attualmente - sottolinea Aurelio Pannitteri - stiamo dando lavoro a circa 250 persone, che nel momento clou della campagna arriveranno ad essere anche più di 300. Le prime consegne hanno confermato l’andamento atteso: i volumi sono inferiori a causa del maltempo delle precedenti settimane, ma le arance Rosaria si pongono su quegli standard qualitativi molto elevati che le hanno rese celebri. Rimaniamo quindi molto fiduciosi per la nostra campagna in corso”. L’OP è nata nel 2008, produce arance e agrumi di diverse varietà: Tarocco, Moro, Sanguinello, Navelina e Valencia; mandarini tardivi di Ciaculli oltre a Clementine Nova e Tacle.
Sebastiano Barone nuovo direttore del Consorzio del Pachino IGP Cinquanta nuovi soci, una misura di promozione con fondi europei pronta per essere presentata, due appuntamenti per il 2019 con le fiere di settore più importanti: questi i traguardi più rilevanti
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Anche la ciliegia veronese punta all’IGP e guarda a Vignola
presentati lo scorso 13 dicembre durante la terza edizione dell’IGP Day, svoltosi al Palmento di Rudinì. Tra i traguardi di maggiore successo annunciati dal presidente del Consorzio di tutela del Pomodoro di Pachino IGP Salvatore Lentinello le nuove iscrizioni di circa 50 soci, ottenute grazie al Progetto Produttori che fino al 31 dicembre ha consentito di iscriversi al Consorzio senza spese d’ingresso. All’IGP Day il ricercatore Michele Ricupero ha approfondito il tema della Tuta Assoluta, parassita particolarmente nocivo per le piante di pomodoro. Lo stesso Ricupero ha annunciato la costituzione di un GOI, Gruppo Operativo per l’Innovazione, che metterà insieme una task force di ricercatori, produttori ed istituzioni, finalizzato ad arginare la tuta absoluta. L’intervento di Salvo Garipoli, di SG Marketing, ha esplorato i cambiamenti del mercato del pomodoro mettendo in luce i trend di mercato più interessanti. Le sollecitazioni sono state indirizzate verso lo sviluppo di una politica di marca, individuando i segmenti di consumo e accompagnando il prodotto con servizi accessori. L’appello conclusivo è stato poi dedicato alla valorizzazione di tutti i componenti della filiera: ”Non esiste valore che possa avere successo se il suo valore non è ripartito su tutti”. Le conclusioni del direttore Salvatore Chiaramida hanno introdotto l’avvicendamento che avverrà a gennaio, con l’ingresso nella carica direzionale di Sebastiano Barone, già presidente dell’associazione Prodotti Tipici Pachinesi.
Un Consorzio di Tutela, l’IGP e la collaborazione con i produttori delle altre province, per il dopo Drosophila Suzukii, che nel 2018 ha falcidiato il 38% del raccolto (ma ha un insetto antagonista che entro due o tre anni dovrebbe risolvere il problema). Questa la ricetta per la rinascita della ciliegia veronese che vale sul mercato 20 milioni di euro e impiega duemila addetti. Per questo e anche per aggiornamenti sulle evoluzioni colturali, la Camera di Commercio di Verona ha chiamato a raccolta i massimi esperti delle principali aree produttive del Nord Italia (Verona, il Trentino e Vignola), sul tema della “Criticità e prospettive della cerealicoltura nel Nordest”. Il convegno è stato moderato dal dirigente Area affari economici dell’ente, Riccardo Borghero, che ha anticipato “il primato dell’export di ortofrutta veronese nei primi nome mesi dell’anno. Pur in calo del 5,5%, Verona ha tenuto meglio di Bolzano e Bari superandole e divenendo la prima provincia esportatrice italiana di ortofrutta. Verona è la prima provincia del Veneto per produzione di ciliegie e la terza in Italia. Nel 2017 la produzione è stata di 120.970 quintali, molto meno nel 2018, che ha registrato un calo del 38% per effetto della Drosophila”. “Per sviluppare una coltura che è di grande importanza per il reddito agricolo, maturando all’inizio della stagione e per l’ambiente - ha detto Claudio Valente, componente di Giunta della Camera di Commercio veronese occorre creare un Consorzio che riunisca le molte anime della ciliegia veronese che necessita di programmazione della scelta varietale, di tecniche di coltivazione Dicembre 2018
più moderne, di ricerca e di promozione unica, magari in collaborazione con il Consorzio di Vignola e i produttori trentini. Per poi puntare sull’IGP”. Enzo Gambin, direttore di AIPO, l’Associazione Interregionale Produttori Olivicoli, ha sottolineato che “la ciliegia veronese vale 20 milioni di euro sul mercato per duemila addetti impiegati, 1.850 ettari coltivati in collina, ma da 15 anni anche nella media pianura”. Contro la Drosophila valgono gli stessi consigli della lotta alla cimice asiatica. “Sono caldamente consigliate le reti - ha affermato Walter Monari del Consorzio Ciliegia Vignola IGP e direttore del mercato ortofrutticolo di Vignola - ma sono importantissimi il monitoraggio e la raccolta tempestiva perché il moscerino aggredisce il frutto maturo”. Reti, sia quelle anti grandine che
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quelle anti insetto, dovrebbero essere inserite in un capitolo del PSR regionale ad hoc nel bilancio del Veneto. Per la diffusione degli insetti antagonisti del temibile moscerino ci vorranno due o tre anni.
Primo Mattino acquisisce ramo d’azienda di Cover Frutta Primo Mattino, azienda ortofrutticola di primo piano nel Veronese e di rilievo per alcune produzioni anche nel panorama nazionale, ha acquisito il ramo d’azienda di Cover Frutta, la ditta scaligera fallita nel marzo 2018, compreso il posteggio in affitto al Centro Agroalimentare di Verona. La notizia è stata diffusa il 18 dicembre in occasione della con-
ferenza stampa di presentazione degli investimenti previsti nel 2019 da parte di Veronamercato e confermata anche da Chiara Zuccari, uno dei titolari, insieme ai fratelli, dell’impresa di Minerbe (Verona), che ha già un proprio posteggio al Mercato. Primo Mattino ha offerto 400 mila euro con cui è riuscita a chiudere l’acquisizione. “Con questa operazione - ha spiegato Chiara Zuccari - intendiamo valorizzare in particolare le produzioni biologiche su cui stiamo portando avanti un progetto importante, sfruttando le potenzialità e la centralità del Centro Agroalimentare di Verona, dove potremo comunque potenziare anche altre referenze su cui intendiamo investire”. “Questa operazione - hanno sottolineato i vertici di Veronamercato - testimonia come ci siano aziende veronesi virtuose, in gra-
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Fruit & Veg Professional Show 8 9 10 May 2019 Rimini Expo Centre - ITALY Organized by:
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do di investire sul territorio e che credono sul nostro Centro”. Primo Mattino movimenta circa 25 mila tonnellate l’anno di produzioni ortofrutticole (soprattutto ortaggi, in particolare cipolle, scalogno e radicchio, prodotti soprattutto nella Bassa Veronese), con una quota export che specialmente nel periodo invernale tocca il 20-30% del venduto. Per lo scalogno Primo Mattino è numero uno in Italia.
Sono partite bene le vendite della pera Angélys Anche per il 2018, a fine anno, il countdown è terminato: Spreafico Francesco & F.lli S.p.A. ha dato il via alla commercializzazione della pera Angélys, la varietà brevettata di pera frutto dell’incrocio tra Decana d’Inverno e Decana del Comizio, prodotta in Italia. Con il 2019 Angléys si veste di una nuova linea, ancora più accattivante e distintiva. La stagione è stata buona durante la sua coltivazione e ha permesso di arrivare a raccolta con un volume simile a quello del 2017, anche se con un calibro lievemente inferiore. Un’estate mai troppo calda ed i regolari apporti di acqua piovana nel periodo centrale della crescita dei frutti hanno fatto sì che Angélys abbia raggiunto un ottimo grado zuccherino ed abbia sviluppato i profumi tipici che rendono questa varietà speciale per sapore ed aroma. Forte del successo ottenuto dalla precedente campagna, la pera Angélys sta coinvolgendo nuovamente i suoi fan con due contest in partenza il 14 gennaio 2019.
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Mele: Morgana in Germania batte nei prezzi Pink Lady In ogni azienda i nuovi prodotti sono vitali per garantire sviluppo del fatturato e redditività e chi vi rinuncia è destinato a soffrire nel medio termine dato che i competitor non si fermano e i clienti e i consumatori sono affamati di novità. Un esempio di quanto le novità possano ingolosire e aprire nuovi mercati è Morgana, nome varietale della cultivar Kizuri, una delle new entry Club per cui il Consorzio Melinda ha recentemente acquisito i diritti di produzione e commercializzazione esclusiva per l’Italia, successivamente ampliata a tutta l’Europa (fatta eccezione per i Paesi degli altri tre esclusivisti, ossia Germania, Belgio e Olanda). Presentata ufficialmente a ottobre nel corso della fiera Fruit Attraction a Madrid, questa nuova varietà ha destato la curiosità di clienti e catene di distribuzione in tutta Europa. Le sue caratteristiche organolettiche si distinguono per una succosità molto elevata, accompagnata da un gusto fresco e rotondo e una polpa croccante. Anche il nome affascina. Morgana in tutta Europa è un appellativo carico di simbologia e, oltre a ricordare leggende di arturiana memoria, fa anche riferimento al fenomeno provocato dalla Fata Morgana, un’illusione ottica che fa credere ai viandanti assetati di vedere oasi nel deserto. Ed è proprio il potere di placare la sete una delle caratteristiche uniche per cui Morgana si differenzia: questa peculiarità è espressa chiaramente sia attraverso elementi grafici, che tramite il claim scelto, semplice e immediato: the juicest! La mela più succosa di sempre. In Europa i partner che partecipano a questo progetto sono quattro: Melinda, BFV in Belgio,
Maargraaten in Olanda e Krings in Germania. Negli stati esteri gli impianti di Morgana stanno crescendo molto velocemente, con l’obiettivo di raggiungere a livello di Club oltre un milione di piante entro il 2022. In Italia la commercializzazione vera e propria deve ancora cominciare, in attesa di raggiungere dei quantitativi sufficienti per potersi presentare sul mercato e servire in maniera
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continuativa i clienti che verranno selezionati. I primi approcci sul mercato sono comunque davvero incoraggianti. Basti pensare che uno dei partner, il tedesco Krings, è già entrato nel secondo anno di commercializzazione di Morgana con risultati eccellenti. In seguito a un accordo con la catena Rewe, Krings è riuscito a ottenere prezzi di vendita superiori a quelli di Pink Lady, mela che oggi è il riferimento per il premium price. “Le varietà Club immesse sul mercato fino ad oggi e che arriveranno in futuro sono sicuramente molte - afferma Paolo Gerevini, direttore generale di Melinda -. È quindi fondamentale riuscire a differenziarsi, offrendo un prodotto con caratteristiche effettivamente distintive, veicolate da un 'abito’ che si faccia ricordare e comunichi efficacemente le unicità del prodotto. Ed è altrettanto importante lavorare in modo determinato in Italia e all’estero per trovare i clienti e canali più adatti in modo che gli investimenti dei nostri soci vengano ripagati. Morgana è la riprova di tutto questo”. I segnali da parte del mercato sono quindi molto chiari e ora il Consorzio attende la risposta da parte della base sociale, che ha già dimostrato un buon interesse. www.corriereortofrutticolo.it
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I presidenti delle organizzazioni che sono intervenuti nel tracciare il bilancio dell’anno 2018: Marco Salvi, Fruitimprese, Davide Vernocchi, Apo Conerpo e Alleanza delle Cooperative, Gennaro Velardo, Italia Ortofrutta Unione Nazionale, Paolo Bruni, CSO Italy, Fabio Massimo Pallottini, Italmercati Rete d’Imprese, e Valentino Di Pisa, Fedagromercati
2018, produzione in difficoltà Import-export: i conti non tornano Se alla base di tutto c’è la produzione - e non può essere che così - il 2018 è stato per l’ortofrutta italiana, in generale, un anno difficile, come sottolineano nei loro interventi Davide Vernocchi e Gennaro Velardo. Poco bene, per non dire male, il commercio interno e internazionale: esportiamo ancora troppo poco per quello che produciamo ed importiamo sempre di più.
Un Tavolo operativo per essere competitivi Marco Salvi* Il 2018 si è chiuso con segnali inquietanti per il commercio estero ortofrutticolo italiano. Nei primi Dicembre 2018
Le preoccupazioni di Marco Salvi non sono allarmistiche, il suo è sano realismo. I rapporti con la GDO non sono, in generale, facili e i consumi premiano solo alcuni prodotti. Meglio invece i servizi al settore, con il CSO che registra un anno davvero positivo e il settore dei Mercati che è in recupero, grazie in particolare all’azione di Italmercati.
9 mesi dell’anno risultano in calo sia le esportazioni (-12,2% in quantità e -3,5% in valore) che le importazioni (-1% in quantità e 1,6% in valore). Il saldo economico, positivo, è di circa 522 milioni di euro (-12,5% rispetto a settembre 2017) mentre in volume il saldo negativo è di 62.577 tonnellate. Sarà difficile eguagliare il record del 2017 (circa 5 miliardi di export) e il saldo positivo di oltre 1 miliardo di euro. I dati confermano in ogni caso la vitalità del settore, la propensione all’export
delle sue imprese e l’apprezzamento dei mercati verso il prodotto made in Italy ma al tempo stesso non possiamo sottovalutare il campanello di allarme sulla crescita dell’import (62.000 tonnellate in più). Un segnale che viene confermato dai dati di lungo periodo (2000-2018). In meno di 20 anni abbiamo perso volumi importanti di prodotto esportato e accresciuto le importazioni in maniera esponenziale. L’import è cresciuto in valore del 142,5%: in pratica importiamo 1 milione di www.corriereortofrutticolo.it
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tonnellate di prodotti in più, con agrumi (+214%), legumi e ortaggi (+114,5%) in prima linea. Si tratta di prodotti in diretta concorrenza con i nostri, provenienti da Paesi nostri competitori sui mercati internazionali. Nello stesso periodo abbiamo esportato quasi 100 mila tonnellate in meno di legumi/ortaggi e perso 73 mila tonnellate di frutta fresca. Si tratta di segnali, lo ripeto, allarmanti. Lo stiamo dicendo in tutte le sedi fino alla noia, anche se non vorremmo essere voci che predicano nel deserto: serve aprire nuovi mercati alle nostre produzioni, quelli tradizionali danno segni di stanchezza, alcuni di saturazione. Serve spingere sul fronte degli accordi bilaterali, dei protocolli fitosanitari con Cina, Messico, Estremo Oriente per dare nuovo impulso al nostro export e alleggerire la pressione sui mercati europei. Serve il supporto della politica, del sistema Paese per aggredire i mercati lontani dove i nostri concorrenti sono più attivi e più bravi di noi. I recenti successi dell’uva da tavola spagnola che ha avuto via libera in Cina, delle pere olandesi che hanno ottenuto il passaporto per Cina, Brasile, Messico, India, Vietnam e Colombia, delle mele polacche sempre in Cina per noi sono altrettante sconfitte. Vedere Paesi, come la Francia, che fanno sistema e aggregano le rappresentanze del settore nella Casa unitaria dell’Ortofrutta (appena nata a Parigi), ci danno la misura di quanto il sistema OrtofruttaItalia sia in ritardo. Non possiamo restare spettatori inerti di fronte alle conseguenze dell’embargo russo, che ha destabilizzato gli equilibri del commercio ortofrutticolo intra-europeo. Assieme alle altre organizzazioni della filiera ortofrutticola abbiamo sollecitato il sottosegretario Alessandra Pesce a riconvocare il Tavolo Ortofrutticolo Nazionale e a renderlo davvero operativo, con la definizione di una specifica metodologia di lavoro. Di agricolwww.corriereortofrutticolo.it
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tura, di agroalimentare si parla molto, ma si fa poco per rendere questo comparto più competitivo. L’ortofrutta è uno dei pilastri del made in Italy, seconda voce dell’export agroalimentare del Paese: il settore deve assumere una centralità nell’agenda del Governo. Il Tavolo deve lavorare su alcuni obiettivi di lavoro minimi, dalla realizzazione del catasto ortofrutticolo nazionale al potenziamento delle attività finalizzate all’apertura di nuovi mercati, al rafforzamento dell’aggregazione dei produttori, alla crescita dei consumi. Il dialogo tra imprese e istituzioni va istituzionalizzato, il Tavolo deve diventare una sede di confronto permanente senza ulteriori ritardi o indugi. Il peggioramento del nostro interscambio con l’estero è un segnale d’allarme che riguarda tutto il sistema Italia: l’ortofrutta è un pilastro produttivo, economico, sociale e occupazionale del Paese e in particolare del nostro Mezzogiorno. La filiera è unita nella consapevolezza dei problemi e delle richieste. La politica, questo governo, il governo del Cambiamento, non possono più far finta di niente. * Presidente Fruitimprese
Più gioco di squadra e più aggregazione Davide Vernocchi* I produttori ortofrutticoli italiani stanno vivendo momenti decisamente difficili alla luce dei profondi cambiamenti che influenzano la loro attività quotidiana da diversi anni. Da un lato, la globalizzazione, che oltre a determinare dinamiche di mercato sempre più altalenanti, spesso è la causa dell’ingresso nel nostro
Paese di nuovi patogeni come PSA del kiwi, Cimice asiatica, Xilella. Dall’altro, i radicali mutamenti climatici con fenomeni sempre più estremi che favoriscono la moltiplicazione e la diffusione di patologie (Alternaria, Peronospora, Ralstonia, Drosophila, ecc.) che spesso provocano la totale perdita del raccolto oltre ad influire sull’andamento commerciale. Ecco quindi che le alte temperature rilevate la scorsa estate in tutta Europa, con valori record nei Paesi del Nord, hanno favorito i consumi di drupacee con buoni risultati per il comparto pesche-nettarine e per le albicocche. Per quanto riguarda le pere, la campagna è iniziata positivamente con le prime varietà estive e sta procedendo discretamente, mentre le mele, anche alla luce dell’offerta superiore, incontrano qualche difficoltà in più. In un simile scenario, le filiere organizzate sono sempre più impegnate con le loro aziende agricole ad offrire ai consumatori prodotti buoni, naturali e sostenibili, ma necessitano del sostegno pubblico, indispensabile per la tenuta e lo sviluppo dell’ortofrutticoltura italiana. In quest’ottica, la riunione del Tavolo Ortofrutta svoltasi a fine settembre grazie alla disponibilità del ministero delle Politiche Agricole rappresenta un importante segnale di speranza per la pianificazione del settore ed è auspicabile che questo organismo possa essere nuovamente riconvocato entro breve per proseguire un lavoro comune e condiviso che dia buoni risultati come l’ok alla costituzione di un catasto di settore già previsto nella Finanziaria. Al fine di aumentare sempre più la competitività del comparto e restituire redditività ai produttori, è indispensabile che le istituzioni, gli agricoltori e tutti gli attori della filiera facciano squadra. Rivestono poi un ruolo determinante anche le politiche di concentrazione, da sempre adottate con convinzione dal Gruppo Apo Dicembre 2018
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Conerpo. Con soltanto il 50% della produzione organizzata il settore ortofrutticolo nel nostro Paese è infatti ancora troppo frammentato. Sarebbe inoltre necessario migliorare anche la qualità dell’aggregazione in quanto purtroppo solo poche OP hanno le dimensioni adeguate per affrontare con successo le nuove sfide. *coordinatore Ortofrutta dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari e presidente del Gruppo Apo Conerpo
Servono risposte ai danni del clima Gennaro Velardo* Si chiude con il 2018 un anno non certo ricco di soddisfazioni per il settore ortofrutticolo che, salvo eccezioni, vede un po’ tutte le filiere produttive dal Nord al Sud della penisola accomunate da tante ombre e ben poche luci: una difficile annata per l’uva da tavola, difficile l’avvio della campagna di commercializzazione degli agrumi e delle clementine in particolare, che ci ha portato a chiedere interventi straordinari di sostegno per il comparto, difficoltà anche per la frutta estiva così come per il pomodoro da industria che hanno fatto registrare cali di resa consistenti a causa dell’inclemenza delle condizioni climatiche che hanno danneggiato semine e trapianti prima, fioritura e maturazione poi. Non è tuttavia questo il solo volto dell’annata 2018, destinata ad essere ricordata a lungo in quanto mai come in questi mesi è emersa con tanta chiarezza l’estrema fragilità del settore ortofrutticolo o se vogliamo di tutta l’agricoltura in generale di fronte ad un fatto nuovo rappresentato dai cambiaDicembre 2018
menti climatici che si sono manifestati in tutta la loro gravità e crudezza con eventi di carattere eccezionale che senza distinzione hanno colpito vasti areali produttivi di tutta la nostra penisola, con piogge incessanti e torrenziali, venti impetuosi, fenomeni grandinigeni, temperature estreme che hanno letteralmente messo in ginocchio interi areali. Pensiamo al comprensorio sericolo del Siracusano, ai vigneti in Puglia, agli agrumeti di Calabria, agli ortaggi in Sardegna, ai frutteti del Centro-Nord Italia per finire al territorio dell’Agro Pontino ove nelle ultime settimane dell’anno sono andati perduti impianti produttivi, serre, raccolti e strutture di lavorazione. Parliamo di danni enormi, di territori agricoli che dovranno rimettersi in moto e dovranno farlo contando sostanzialmente sui propri mezzi, in quanto la lezione che prendiamo da questi eventi è che gli strumenti di protezione esistenti, sia che parliamo di OCM che di Sviluppo Rurale si sono dimostrati inefficaci di fronte a situazioni di questo genere. Per anni abbiamo parlato dei problemi dell’ortofrutta in termini di valorizzazione, di internazionalizzazione, riconoscibilità del prodotto, politica di marca, calo di consumi, innovazione, per citarne alcuni, temi certamente non banali ma che a mio avviso passa-
no in secondo piano di fronte all’urgenza di pensare prima e mettere in pista poi soluzioni concrete che possano dare una risposta valida al più concreto e reale dei problemi che l’ortofrutta oggi sta vivendo. Per questo apprezzo il rinnovato interesse che sta nascendo intorno al tema dei fondi di mutualizzazione che si annunciano come uno strumento dalle tante potenzialità e davvero mi auguro che sia le amministrazioni da un lato che le rappresentanze all’altro, chiamate a discutere sul percorso da compiere per rendere questo strumento completo e concretamente operativo, abbiano maturato la piena consapevolezza di quanto necessario sia fare presto per dare risposte immediate alle imprese. Il 2018 è anche l’anno in cui il tema del caporalato è arrivato alla ribalta trascinato da un’onda mediatica senza precedenti a causa di tragici fatti di cronaca che hanno colpito alcuni lavoratori irregolari ma che nulla hanno a che vedere con le tantissime aziende, e sono la stragrande maggioranza, che operano nel rispetto della legge, del lavoro e dei lavoratori. Ciononostante l’immagine che è stata veicolata è quella indistinta di un settore torbido dove gli errori di pochi anzi di pochissimi sono estesi a tutti, un’immagine che deforma la realtà, crea inquietudine in chi, produttori ed www.corriereortofrutticolo.it
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OP, lavora onestamente e vive di ortofrutta. Per questo auspico che nel nuovo anno anche le istituzioni competenti facciano un passo avanti affinché siano ripristinati i canoni di una corretta ed equilibrata informazione. Per concludere, evidenzio la costante crescita del settore ortofrutticolo organizzato in OP che oggi rappresenta oltre il 50% dell’ortofrutta nazionale facendo registrare anche nel 2018 progressi costanti in termini di numeri che misurano l’aggregazione e di fatturato, a riprova della bontà di un regime di sostegno che la stessa Commissione Europea, nella proposta di riforma della PAC post 2020 e nella discussione in atto, ha confermato essere una pietra miliare delle future politiche di mercato proponendo l’estensione anche ad altre filiere di questo modello di sostegno che mi piace definire virtuoso in quanto lega il beneficio al fatturato ed alla capacità di stare sul mercato. La nostra Unione Nazionale, con oltre 130 OP associate ed un fatturato complessivo aggregato che oggi ha raggiunto 1,9 miliardi di euro, si pone come interlocutore qualificato nei confronti della pubblica amministrazione, anche al fine di rendere gli strumenti di sostegno agricolo, e quelli della OCM Ortofrutta in particolare, sempre più rispondenti alle esigenze delle OP e delle imprese associate.
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Auspico che il 2019 possa vedere la nascita del Tavolo Ortofrutticolo Nazionale e l’inizio di un nuovo approccio per affrontare le criticità comuni del comparto con uno spirito di ritrovata condivisione. *presidente Italia Ortofrutta Unione Nazionale
Un ottimo '18: nuova sede e progetti per 7,5 milioni Paolo Bruni* Ritengo il 2018 l’anno probabilmente migliore dei nostri 20 anni, che proprio nel 2018 abbiamo celebrato. Innanzitutto, abbiamo sviluppato una progettualità importante, mettendo a punto iniziative che caratterizzeranno in modo rilevante l’attività di CSO Italy tra il 2019 e il 2021. In ottobre è infatti avvenuta ufficialmente l’aggiudicazione da parte della Commissione Europea di tre progetti, su tre che avevamo presentato a Bruxelles ad aprile scorso, per promuovere l’ortofrutta nei mercati europei ed extra-europei. Si tratta di avviare azioni di promozione in tre differenti aree del mondo: in Asia,
avendo come Paesi target la Cina, Hong Kong, Giappone e Taiwan; con il secondo progetto ci si sposta in Stati Uniti ed Emirati Arabi ed infine, con il terzo progetto, in Europa, in modo specifico in Italia, Germania e Francia per promuovere l’ortofrutta biologica. Il tutto con un budget di oltre 7,5 milioni di euro, con le azioni sui Paesi Terzi finanziate per l’80% e con quelle sul mercato interno europeo attinenti il bio per il 70%. Abbiamo anche già chiuso il bando di gara per la selezione dell’ente esecutore. Non ci resta che partire con l’operatività. Tengo a sottolineare che ciò implica per CSO Italy lavoro per tre anni. L’anno del ventennale è stato poi segnato dall’acquisizione della nuova sede di proprietà, una scelta condivisa con tutti i soci che l’hanno approvata all’unanimità, a riprova della loro fiducia nel futuro di CSO Italy. L’inaugurazione, avvenuta il 12 ottobre, e successive occasioni ci hanno permesso di constatare che la scelta della nuova sede è stata accolta positivamente da tutti i punti di vista, non solo da quello patrimoniale, e ha fatto scattare in soci e collaboratori un orgoglio di appartenenza che si traduce in energia positiva. Siamo cresciuti nel Mezzogiorno d’Italia grazie all’adesione di nuovi soci. Ma l’argomento sentitissimo sul quale ci siamo impegnati è sicuramente quello che riguarda le barriere fitosanitarie, per il quale, agendo in collaborazione con il Ministero e con le Regioni, siamo in un buono stato di avanzamento. Anche questo ha fatto crescere il clima di positività per il ruolo che CSO Italy sta svolgendo. D’altra parte, si è ulteriormente consolidata la nostra esperienza nell’organizzare la presenza italiana nelle fiere internazionali, da Fruit Logistica a Fruit Attraction passando dalle fiere asiatiche. Le nostre collettive hanno incontrato soddisfazione ed apprezzaDicembre 2018
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menti. Mi auguro che un 2018 così positivo si trasformi ora in ulteriori positività nell’azione operativa dei prossimi mesi, nell’interesse non solo nostro ma dell’ortofrutta italiana. *presidente CSO Italy
Con la Rete i Mercati sono in recupero Fabio Massimo Pallottini* Il bilancio 2018 di Italmercati va letto su piani diversi. Sul piano del ruolo di rappresentanza mi sento di dire che nel sistema agro-alimentare in generale e in particolare nella filiera dell’ortofrutta, Italmercati è diventato uno degli attori principali. Nei fatti si è affermata una funzione riconosciuta dagli altri attori e soprattutto dalle istituzioni. Nell’ambito dei Mercati italiani poi, è cresciuto il desiderio di fare parte della Rete. Il 2018 è stato l’anno dell’adesione del Mercato di Padova mentre altri Mercati importanti bussano alla porta per unirsi a noi. Nel 2018 il nostro ruolo rispetto alla politica nazionale ed europea ha fatto un salto di qualità grazie ad alcune iniziative che da una parte hanno coinvolto il ministero delle Politiche agricole, dall’altra hanno attribuito finalmente ai Mercati italiani una funzione di leadership nel panorama dei Mercati europei. Tutto questo in funzione di ricadute operative positive per le nostre strutture e per chi le utilizza. Stiamo consolidando risultati importanti sul piano fiscale. Tutta una serie di sentenze ci dà ragione nel riconoscimento dell’interesse pubblico delle strutture mercatali con ciò che comporta Dicembre 2018
per la riduzione o l’annullamento dell’IMU. Una cosa che ci sta particolarmente a cuore è dare ai Mercati una funzione di barriera contro l’illegalità lungo la filiera. Ci siamo impegnati in questo e il 2018 ci consegna una serie di linee guida che ciascun Mercato si farà carico di seguire con attività di prevenzione, di informazione e di formazione, in collaborazione con le autorità preposte. Dobbiamo a tutti i costi rendere il più possibile difficile alla criminalità organizzata di inserirsi o di contaminare in qualche modo, direttamente o indirettamente, attività collegate ai Mercati. D’altra parte, abbiamo agito sul fronte delle iniziative di solidarietà per quanto riguarda il recupero dell’invenduto a scopo benefico. I Mercati della Rete recuperano a fini solidali in un anno oltre 5.000 tonnellate di ortofrutta invenduta coinvolgendo 160 organizzazioni no profit attive nei diversi territori. Abbiamo aggiunto un pezzo a questa filiera virtuosa lanciando a dicembre 2018 il progetto “Frutta che frutta non spreca”, sperimentato con successo al CAR di Roma, dove abbiamo intitolato a Papa Francesco il primo laboratorio in Italia di trasformazione delle eccedenze alimentari per fini solidali. Il progetto prevede che anche negli altri Mercati della Rete si attivino
laboratori per la trasformazione dell’ortofrutta in conserve vegetali destinate alla solidarietà. Italmercati ha partecipato a fiere in Italia e all’estero, da Berlino a Rimini a Madrid e ha collaborato a iniziative come The Rome Table. Nel 2019 ci muoveremo anche per la promozione del knowhow dei Mercati italiani all’estero poiché abbiamo verificato che esistono spazi per azioni di assistenza e di consulenza particolarmente interessanti per la nostra Rete. Entrando nello specifico dei singoli Mercati, ci sono in campo progetti importanti che confermano la dinamicità ma direi anche la crescita del nostro sistema. Milano affronta un’importante ristrutturazione, Firenze delocalizza, Cagliari si svilupperà in aree contermini. A Roma abbiamo avuto l’ingresso di operatori molto qualificati, da Spreafico a Unifrutti a Dole; abbiamo stretto un accordo con Parigi Rungis e ci apprestiamo a stringerne un altro con Barcellona, mentre l’intesa con il Porto di Civitavecchia ci apre a nuovi collegamenti logistici, in particolare con la stessa metropoli catalana. La crescita in generale è legata a interventi di modernizzazione ma anche allo sviluppo di attività collaterali. Su di essa ha già avuto un influsso benefico la capacità della Rete di mettere a sistema le buone pratiwww.corriereortofrutticolo.it
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BILANCIO DI UN ANNO
P PRIMO PIANO
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che dei singoli Mercati. Abbiamo due priorità davanti a noi: investire nelle nostre strutture, a partire dagli impianti di refrigerazione e dalla digitalizzazione; sostenere la riqualificazione professionale degli operatori e la capitalizzazione delle loro attività. Infine, per accrescere il ruolo di elemento fondamentale della filiera, ritengo dobbiamo stringere un’alleanza più forte con l’agricoltura, nell’interesse nostro, dei nostri rapporti con la polita europea, ma anche nell’interesse degli stessi operatori grossisti. Su tutte queste linee d’azione ci siamo mossi nel 2018. E continueremo a farlo nel 2019. *Presidente Italmercati
Per Fedagro è stato un 2018 di crescita Valentino Di Pisa* A pochi giorni dalla conclusione dell’anno vorrei fare un bilancio di questo 2018 per molti aspetti difficile e problematico ma che comunque, mi pare di poter dire, abbia prodotto per la nostra Federazione, dal punto di vista sindacale, risultati soddisfacenti. Sul piano nazionale c’eravamo posti l’obiettivo di consolidare il più possibile i rapporti con gli al-
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tri attori della filiera, come dimostra chiaramente l’adesione della Federazione a CSO Italy. Abbiamo finalizzato in maniera significativa il nostro ruolo all’interno dell’O.I. promuovendo l’ingresso di FIDA Confcommercio all’interno dello stesso organismo, rendendo pertanto sempre più solido e coeso il rapporto tra le nostre Federazioni ed i nostri associati. Siamo entrati a pieno titolo nel Tavolo Ortofrutticolo Nazionale, promosso dal ministero delle Politiche agricole, portando le nostre istanze e le nostre posizioni. Numerosi sono stati i protocolli d’intesa firmati con gli attori del sistema, come quello con Italmercati, con cui abbiamo condi-
viso anche la stesura del marchio di qualità “Città del Cibo” e le collaborazioni con le organizzazioni di sistemi diversi ma collegati all’ortofrutta, da ultima quella appena siglata con Federlogistica, sempre con l’obbiettivo di offrire agli associati nuove opportunità di business. La Federazione ha mantenuto un impegno solido e costante nella dimensione internazionale, attraverso un continuo dialogo con le rappresentanze europee, il cui risultato finale è stato la realizzazione del Manifesto dei Grossisti Europei che viene presentato il 23 gennaio a Bruxelles, senza farsi mancare la partecipazione alle più importanti fiere di settore, da Madrid a Berlino. Infine ci siamo impegnati nello sviluppo della base associativa con ottimi risultati, come dimostra il ritorno in Federazione di Milano e Padova, nonché l’ingresso di Fasano e Palermo. Ma il dinamismo della Federazione si percepisce anche a livello locale, da Milano a Udine, da Firenze a Brescia, da Bologna a Treviso, solo per citare alcuni casi, realtà dove gli imprenditori stanno affrontando problematiche differenti, accomunate dall’esigenza di rinnovamento e modernizzazione. Né posso trascurare il tema del cambio dell’orario che riveste un ruolo importante nelle prospettive della nostra categoria e che è all’ordine del giorno di tutte le Federazioni locali. *presidente di Fedagromercati
Dicembre 2018
ATTUALITÀ
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Messaggio al Ministero: il Tavolo non può aspettare Presa di posizione a metà dicembre di Alleanza delle Cooperative dell’Agroalimentare, FruitImprese, Italia Ortofrutta Unione Nazionale, Italmercati Rete d’Imprese e UNAPROA sul Tavolo Ortofrutticolo Nazionale. Le cinque organizzazioni hanno scritto una lettera al sottosegretario di Stato con delega all’ortofrutta, Alessandra Pesce, e a Giuseppe Blasi, capo Dipartimento delle politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale del ministero delle Politiche Agricole. Ecco il testo integrale del documento. “In occasione della riunione di tutta la filiera ortofrutticola tenutasi al MIPAAF il 27 settembre scorso, è emersa con chiarezza la necessità di procedere rapidamente alla formale costituzione del Tavolo Ortofrutticolo Nazionale e di renderlo operativo, anche mediante la definizione di una specifica metodologia di lavoro. In questo contesto, le scriventi Organizzazioni hanno già evidenziato la necessità che il settore ortofrutticolo assuma una centralità nell’agenda nazionale del Governo e l’importanza di alcuni obiettivi di lavoro, strategici per l’intero comparto, nella prospettiva di favorire un incremento complessivo della competitività delle imprese, tra cui: 1. la realizzazione del catasto ortofrutticolo nazionale; 2. il potenziamento delle attività finalizzate: all’apertura di nuovi mercati, in particolare per accelerare la definizione dei protocolli fitosanitari con i Paesi Extra UE e la rimozione di altri ostacoli all’export; al presidio delle problematiche fitosanitarie essenzialmente legate alla disponibilità di sostanze attive efficaci ed alla implementazione di metodi di produzione sostenibili; alla indiviDicembre 2018
Documento congiunto al sottosegretario Alessandra Pesce di Fruitimprese, Alleanza delle Cooperative, Italia Ortofrutta, Italmercati e UNAPROA. Si chiede un’azione efficace e condivisa
Alessandra Pesce
duazione di strumenti per l’ aggregazione della produzione; a iniziative a favore della crescita dei consumi. ” “A nostro avviso - prosegue il testo - anche alla luce di precedenti esperienze maturate e per evitare una possibile dispersione dei lavori, è necessario procedere con la massima urgenza alla defini-
zione di un percorso di lavoro comune che possa favorire sia i necessari approfondimenti delle priorità emerse sotto un profilo tecnico e di fattibilità che il migliore e rapido recepimento delle istanze sul piano istituzionale. “Le scriventi Organizzazioni auspicano pertanto che il Tavolo Ortofrutticolo Nazionale possa essere formalmente costituito, riunito periodicamente (3-4 volte l’anno), sia formato da un limitato numero di rappresentanti al fine di pervenire con maggiore efficacia alla condivisione di concrete proposte e che sia preceduto, ove opportuno, da riunioni di esperti, al fine di poter individuare assieme agli uffici ministeriali le soluzioni più appropriate sui diversi dossier da affrontare”. Chiudono il documento le firme dei presidenti delle cinque organizzazioni.
Salvi: Deve diventare una sede permanente di confronto “Serve la convocazione immediata del Tavolo Ortofrutta presso il Ministero - afferma il presidente di Fruitimprese Marco Salvi –, serve che diventi una sede permanente di confronto tra le imprese e le istituzioni, serve mettere all’ordine del giorno alcune priorità condivise tra le principali rappresentanze del settore: innanzitutto l’aggiornamento dei catasti produttivi, lo stato dell’arte dei principali dossier fitosanitari per promuovere
il nostro export nei Paesi-obiettivo, il supporto istituzionale di promo-comunicazione a favore delle nostre produzioni. Il peggioramento del nostro interscambio con l’estero è un segnale d’allarme che riguarda tutto il sistema Italia: l’ortofrutta è un pilastro produttivo, economico, sociale e occupazionale del nostro Mezzogiorno ed è la seconda voce del nostro export agroalimentare”.
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FIERA MILANO MAY 6>9 MAGGIO 2019 MILANO THE INTERNATIONAL EXHIBITION FOR FRUIT AND VEGETABLE PRODUCERS
in concomitanza con
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ATTUALITÀ
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Kiwi verde sotto le previsioni Deficit produttivo come nel ‘17 È terminata a metà dicembre da parte di CSO Italy la quantificazione della produzione 2018 italiana di kiwi verde. Rispetto alle stime di inizio settembre la produzione è risultata nettamente più contenuta, soprattutto a causa degli importanti eventi atmosferici avversi che sono intervenuti nella fase autunnale antecedente alla raccolta. La produzione commercializzabile di kiwi verde, destinata quindi al mercato del fresco, è infatti risultata pari a circa 333 mila tonnellate, su livelli molto simili a quelli del deficitario 2017 (+1%) e inferiori del 30% alla media del quadriennio 2013-2016. Le stime sono risultate in calo rispetto alle previsioni di settembre soprattutto in regioni come Lazio, Emilia Romagna e Veneto. “Siamo di fronte, quest’anno, per la seconda volta consecutiva ad una stagione del kiwi verde all’insegna di volumi molto al di sotto della potenzialità produttiva del nostro Paese - ha commentato Elisa Macchi (nella foto), direttore di CSO Italy -. Già nel mese di settembre le stime indicavano un’offerta certamente non eccedentaria, quello che è successo tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, naturalmente non prevedibile con le stime di settembre, ha ridotto i quantitativi in diverse regioni d’Italia. La qualità del prodotto a consuntivo è risultata buona, migliore di quella dell’annata precedente. Il mercato, partito un po’ ritardo a causa delle raccolte che si sono prolungate oltre la norma, si sta progressivamente vivacizzando con ritmi di vendita in linea con il periodo di riferimento”. Dicembre 2018
Il CSO ritocca le stime al ribasso a causa degli importanti eventi atmosferici avversi avvenuti in autunno poco prima della raccolta. Sul mercato del fresco circa 333 mila tonnellate
Via libera all’export in Corea per il sesto anno consecutivo Il ministero delle Politiche Agricole ha dato il via alle esportazioni di kiwi italiano in Corea del Sud - per il sesto anno consecutivo - con una comunicazione ufficiale inviata a metà dicembre a CSO Italy, che si era occupato del dossier e dell’organizzazione della visita di una ispettrice coreana che dal 3 al 7 dicembre aveva controllato, a campione, i frutteti e gli stabilimenti di Veneto ed Emilia Romagna inseriti negli elenchi ufficiali. La visita ha avuto, evidentemente, esito positivo. Le imprese che si sono rese disponibili ad ospitare la visita ispettiva, sostenuta finanziariamente dall’ICE, sono state l’OP Cofruta di Rovigo, l’azienda Ceradini di Verona, il Consorzio Frutteto di Cesena e Apofruit Italia. Nella relazione dell’ispettrice coreana si è evidenziata l’ottima organizzazione e gestione degli stabilimenti e dei frutteti in conformità ai requisiti accordati tra i due Paesi. Inoltre, l’ispettrice ha espresso soddisfazione per
lo stato dei frutteti e le modalità di gestione degli stessi, nonché per il ruolo svolto dall’assistenza tecnica. Al contempo sono state messe in evidenza le modalità richieste per l’effettuazione del cold treatment che dovrà essere somministrato obbligatoriamente solo dopo la selezione e il confezionamento dei frutti. La possibilità di effettuare il cold treatment in cella potrà essere accettata solamente previa ispezione degli ispettori coreani in Italia (preclearance) e risulta chiaro pertanto che per la campagna 20182019 il cold treatment dovrà essere eseguito esclusivamente in transito. Il trattamento a freddo in cella è una opzione che potrà eventualmente essere presa in considerazione per la prossima campagna 2019-2020 ove ci sia l’interesse degli esportatori e la loro disponibilità a farsi carico dei relativi costi. Per i prossimi anni è stato chiesto dalle autorità italiane l’esonero della visita prima di iniziare le esportazioni.
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La AOP VI.VA archivia un ottimo 2018 Il 2018 sarà ricordato come un anno intenso e ricco di soddisfazioni per l’AOP Gruppo VI.VA a livello di risultati delle numerose attività in corso, di valore della produzione commercializzata e numero di associati. Il consiglio di amministrazione si è riunito il 18 dicembre e ha esaminato con soddisfazione lo sviluppo delle attività e la costante crescita in atto del valore della produzione commercializzata dei propri associati a riprova della capacità di fare sistema tra un gruppo di OP che credono fortemente nel gioco di squadra. I soci costituiscono una quota rilevante dell’ortofrutta dell’intero territorio italiano: Apofruit Italia, Pempacorer, Ortoromi, Agribologna, Sole, La Mongolfiera F.lli Giardina, Naturmind, Agrocirce 2000, Terra di Bari, Botticelli e Cerere del Gruppo Besana rappresentano nel panorama europeo una squadra unica con oltre 5.000 aziende agricole associate localizzate nelle principali aree vocate italiane con circa 25.000 ettari di superficie coltivata di cui 13.500 a frutta e 11.500 a ortaggi e oltre 800 mila tonnellate di prodotti commercializzati, con un valore della produzione a 520 milioni di euro. La leadership della società è composta dal presidente Marco Casalini, dal vicepresidente Mirco Zanotti, dal direttore Mario Tamanti e dal coordinatore tecnico Ibrahim Saadeh. “Il 2018 - commenta Mario Tamanti - è stato un anno di ottimi risultati in fase di presentazione e approvazione di numerosi progetti europei”.
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Cirio e Valfrutta sfondano all’estero I marchi più importanti di Conserve Italia vanno forte negli Stati Uniti, in Australia e nei principali mercati europei. Accordo commerciale con un’importante cooperativa svedese Il Sud Est asiatico è la nuova frontiera per le esportazioni dei prodotti di Conserve Italia, che in quei mercati vengono venduti soprattutto tramite il canale e-commerce. Ma per il Consorzio cooperativo bolognese, rappresentato in oltre 80 Paesi soprattutto dai marchi Cirio e Valfrutta, anche l’occidente sta rivelando trend molto positivi a partire dagli Stati Uniti. Senza dimenticare il consolidamento in alcuni storici mercati europei, a partire da Francia, Gran Bretagna e Paesi Scandinavi, dove è stato chiuso di recente un importante accordo per la fornitura di legumi e cereali. Ci sono anche queste novità all’origine della migliore performance mai registrata dalla divisione estero di Conserve Italia che, a seguito di una riorganizzazione interna, ha chiuso l’esercizio 2017-18 raggiungendo il fatturato netto record di 183 milioni di euro, con +4% rispetto all’anno precedente. Oltre alle vendite della società capogruppo italiana, che da sola ha registrato un’importante crescita del 9,8%, alla divisione estero fanno capo anche le attività commerciali delle società controllate in Francia, Stati Uniti ed Australia. “Si tratta di una crescita importante che premia la scelta strategi-
ca di aver centralizzato le vendite sotto un’unica direzione”, spiega il direttore commerciale estero di Conserve Italia, Diego Pariotti (nella foto). I mercati in cui l’export ha registrato le performance più positive sono Sud Est asiatico e Nordamerica sul fronte dei Paesi extra-UE e Francia, Gran Bretagna e Paesi Scandinavi per quanto riguarda l’Europa. “Nei mercati europei più maturi afferma Pariotti - spiccano gli ottimi risultati di vendita dei nostri prodotti biologici e un’affermazione di Conserve Italia in una posizione di leadership non soltanto nel mercato dei derivati del pomodoro, ma anche in quello dei legumi”. È proprio di questi mesi infatti, la sigla di un accordo commerciale con la cooperativa agricola svedese Lantmännen, leader nella produzione di cereali, alla quale Conserve Italia fornirà un’ampia gamma di prodotti a base di legumi e cereali, sempre più premiati tra le scelte alimentari degli scandinavi. “È una sinergia tra due grandi gruppi cooperativi in cui crediamo molto - precisa Pariotti - e che ci consentirà di sviluppare progetti per prodotti che utilizzano materia prima di entrambi i gruppi cooperativi, dando valore aggiunto alle filiere delle cooperative”. Sul mercato europeo il brand Cirio conferma la sua leadership in diversi paesi, quali la Gran Bretagna, in cui è stabilmente al primo posto tra le marche di pomodoro italiane nella grande distribuzione, la Francia, dove il fatturato registra un +10% e i Paesi dell’Est Europa. Dicembre 2018
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La crescita dei consumi in UE al centro dell’azione di Freshfel Chiara Brandi Freshfel è l’unica organizzazione in Europa rappresentativa dell’intero comparto ortofrutticolo dell’Unione, in continuo contatto con i suoi membri e le istituzioni di Bruxelles affinché vengano garantiti gli interessi di tutti gli stakeholder. Il Corriere Ortofrutticolo ha intervistato Salvo Laudani, in carica come vicepresidente dallo scorso giugno, per approfondire meglio quali siano gli obiettivi dell’organizzazione e in che modo vengano perseguiti. Freshfel, in qualità di rappresentante di tutti gli stakeholder della filiera ortofrutticola, si trova spesso a dover tutelare interessi in parte contrastanti tra loro. Come affronta queste situazioni? “Piuttosto che difendere gli stakeholder in un particolare livello della catena, l’obiettivo di Freshfel è di collocare effettivamente il prodotto, con le sue tante risorse in tema di salute e sostenibilità, al centro del suo focus e della sua politica. La maggior parte delle questioni colpiscono il settore in modo verticale. Per questo è un vero vantaggio per il settore avere una piattaforma in cui diverse prospettive possono essere discusse in tutti i loro aspetti. Questo rende la visione di Freshfel più forte. Nei suoi quasi 20 anni di vita, la struttura ha dimostrato in numerose occasioni il suo valore aggiunto per il settore; il vantaggio di creare soluzioni che riflettano i punti di vista in tutta la catena del valore è fondamentale data la complessità delle sfide del settore e l’obbligo di competere con altri segmenti dell’agroalimentare”. Parlando dell’aspetto politico, quali sono i punti su cui vi conDicembre 2018
Intervista a Salvo Laudani, vicepresidente dell’unica organizzazione che in Europa rappresenta l’intera filiera ortofrutticola. “Affrontiamo i problemi da tutti i punti di vista possibili”
Sotto, Salvo Laudani, vicepresidente di Freshfel dal giugno 2018
questioni commerciali, affrontando i problemi di accesso al mercato per aiutare gli esportatori europei a creare nuove opportunità per mitigare le conseguenze dell’embargo russo introdotte nell’agosto 2014. Le incertezze della Brexit mantengono coinvolta Freshfel, considerando che la UE a 27 trasporta su base annuale oltre 3 milioni di tonnellate nel mercato del Regno Unito”. centrate? “A livello politico, il dibattito principalmente è legato all’elaborazione delle norme di attuazione della nuova legislazione sul biologico e della riforma fitosanitaria. Il 2019 sarà importante per finalizzare il quadro operativo di queste due questioni normative. La riforma della PAC e la direttiva sulle pratiche commerciali sleali sono le altre questioni in sospeso nell’agenda dell’UE. Inoltre, Freshfel rimane molto attiva nelle
Tra i principali obiettivi di Freshfel c’è quello di monitorare i trend di consumo dei diversi mercati così da aiutare gli operatori del settore a cogliere le giuste opportunità. Quali sono le azioni che si stanno concretamente portando avanti per raggiungere tale risultato? “I livelli di consumo di frutta e verdura fresca nell’Unione Europea permangono ben al di sotto del minimo raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questa è per i membri di www.corriereortofrutticolo.it
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Un’italiana nel Gruppo Dialogo Civile della Commissione UE Simona Rubbi (nella foto), responsabile relazioni internazionali ed istituzionali di CSO Italy, è stata nominata vice presidente del Gruppo di Dialogo Civile “Promozione e Qualità” della Commissione Europea. Il Gruppo è presieduto da un presidente
e due vice presidenti e componenti, nominati per conto delle organizzazioni che ne fanno parte e che sono: AREPO, BEUC, Freshfel una questione di grande preoccupazione alla quale non è possibile trovare un rimedio magico. A livello europeo, in particolare, si sta lavorando a stretto contatto con la Direzione Generale della Salute e della Sicurezza alimentare della Commissione Europea (SANTE) per orientare la politica sanitaria in modo tale da spingere i consumatori verso una dieta più sana. Nel 2018, Freshfel ha coordinato con la DG SANTE una rete tematica per raccogliere nuove prospettive per stimolare i consumi migliorando le azioni a diversi livelli: economico, sociale e dell’istruzione, imprenditoriale, della comunicazione e del partenariato. Questo è stato un lavoro che Freshfel ha svolto per conto del settore con organizzazioni sanitarie e anche con le istituzioni dell’UE, con l’obiettivo di creare una forte collaborazione tra le parti. Il lavoro è inoltre sostenuto dalla Direzione
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CEJA CELCAA, COGECA, COPA, ECVC, EEB, EFFAT, EFNCP, EFOW, ELO, EMB, EPHA, ERPA, EuroCommerce, Eurocoop, Euromontana, Face Network, FOEE, FooddrinkEurope, IFOAM, Origin, Sacar, Slowfood e WWF. La nomina di Simona Rubbi è avvenuta in quota al Gruppo Sacar al cui interno si colloca l’organizzazione europea Freshfel. Il Gruppo è uno strumento a supporto della Commissione Europea che trasferisce le esigenze e gli obiettivi degli stakeholder, facendo da tramite con la Commissione. Un ruolo delicato e importante che coinvolge tutti i segmenti dell’agroalimentare europeo, non solo l’ortofrutta. Generale Agricoltura per garantire un bilancio specifico nell’ambito della politica di promozione europea per i prodotti agricoli. Questa azione ha avuto successo nel 2018 poiché un budget di 8 milioni di euro è stato messo a disposizione del settore per migliorare i benefici di una dieta sana
“I livelli di consumo nell’Unione permangono ben al di sotto del minimo raccomandato alla OMS. Stiamo premendo sulla politica sanitaria affinché spinga i consumatori verso una dieta più sana. E lavoriamo sulla nuova legislazione del biologico e sulla riforma fitosanitaria”
per i consumatori europei. Al momento, la stessa linea di bilancio rimarrà disponibile per le domande da presentare nel 2019. Per quanto riguarda le domande del 2018, l’organizzazione ha avuto approvato un programma di azioni avente come target group la fascia di età 18-30 da raggiungere con i social media. A tal proposito Freshfel collaborerà con Aprifel per una campagna di tre anni che inizierà a metà del 2019”. Il tema della sicurezza alimentare è molto sentito e sempre attuale a livello internazionale, anche se talvolta contrasta un po’ con i principi della sostenibilità e dell’economia circolare. Qual’è la tendenza che si va via via delineando in UE per cercare di far conciliare questi due diversi aspetti? “Freshfel è da molti anni ben strutturata per far fronte a temi complessi in Europa come la qualità e la sicurezza alimentare. I requisiti per il settore ortofrutticolo sono sempre più stringenti. Gli argomenti affrontano sempre più temi, non solo quelli relativi alle sostanze attive e ai MRL, ma anche a biocidi, contaminanti ed additivi alimentari. Gli sforzi del settore per far fronte alle preoccupazioni della società e ridurre la dipendenza dai pesticidi sono anche all’ordine del giorno del comitato sulla Food Quality, ma passano anche attraverso progetti di ricerca ed innovazione. Inoltre, da più di due anni, Freshfel ha creato una piattaforma dedicata per discutere lungo la supply chain il tema della sostenibilità e in particolare i suoi aspetti sociali ed ambientali. Questo comitato è un esempio eccellente di forum per lo scambio delle migliori pratiche e cerca anche un maggior coordinamento tra soggetti diversi per evitare la proliferazione dei sistemi di misurazione (ad esempio sugli aspetti sociali) ma anche la valutazione e l’impatto del dibattito sulla plastica”. Dicembre 2018
MERCATI&
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Conad chiude il 2018, un anno difficile per l’economia e per i consumi, con una crescita del 3% confermando il trend positivo che continua dal 2002: il giro d’affari si attesta a 13,4 miliardi di euro, con un incremento di 408 milioni rispetto al 2017. Si tratta di un dato ancor più significativo perché si colloca in un panorama che vede i consumi in crisi (-0,9% su base annua, fonte Nielsen) e gli alimentari che hanno smesso di fare da traino ad una ripresa economica sempre più lenta. Si riduce ulteriormente il gap che separa Conad dal leader di mercato, con la quota salita al 12,9% (12,5% nel 2017) e si rafforza la leadership nei supermercati, al 22,4% (21,5% nel 2017). In crescita il patrimonio netto, passato dai 2,37 miliardi di euro del 2017 ai 2,53 miliardi di fine 2018. Ciò consente di affrontare con la necessaria solidità economica il piano di investimenti del triennio 2018-2020, pari a 1,3 miliardi di euro, di cui 530 milioni per il 2019. Piano finalizzato a potenziare la rete di vendita con nuove aperture, acquisizioni e ristrutturazioni, a rendere più efficienti da un punto di vista energetico negozi e magazzini, a ottimizzare la logistica. Conad è leader di mercato in Abruzzo, Calabria, Lazio, Molise, Sardegna e Umbria; occupa la seconda posizione in Campania, Emilia-Romagna, Sicilia e la terza nelle Marche, Toscana e Valle d’Aosta. “I risultati sono superiori alle attese, soprattutto alla luce dell’andamento dei consumi, che registrano un preoccupante calo con il conseguente timore di una battuta d’arresto congiunturale”, annota l’amministratore delegato Francesco Pugliese. “Cresciamo facendo investimenti destinati alDicembre 2018
DISTRIBUZIONE
Conad si avvicina a Coop Italia con il 12,9% di quota di mercato Leader in sei regioni, seconda in tre, terza in altre tre. I risultati del 2018 sono superiori alle attese: il giro d’affari si attesta a 13,4 miliardi di euro e si rinforza la leadership nei supermercati
lo sviluppo e tutelando il poter d’acquisto degli italiani. Facciamo soprattutto impresa, creando nuova imprenditorialità e nuovi posti di lavoro. L’occupazione è un tema rilevante per la ripresa del Paese e dovrebbe avere il sostegno del governo, che invece paventa le chiusure domenicali, una norma che avrebbe effetti negativi sui consumi e su un comparto di primaria importanza per il Paese privando i cittadini di un servizio utile. Ignorando i benefici che la gdo produce in termini economici (4% del Pil), di occupazione (7% degli occupati) e di contributi erariali (5% del gettito fiscale)”. “Abbiamo investito molto sulla marca del distributore, portandola al 30%, e sui format distributivi necessari per soddisfare la richiesta di qualità e di convenienza che viene dai clienti”, sottolinea il direttore generale di Conad Francesco Avanzini. “La marca Conad cresce molto più del mercato. A crescere sono soprattutto i prodotti premium, sottolineando in tal modo il progressivo impoverimento di quel ceto medio che
per anni è stato il perno dell’equilibrio sociale del Paese. Incrementiamo il valore complessivo della nostra offerta e facciamo sviluppo per rispondere alle molteplici esigenze dei clienti con l’innovazione, la qualità, la sicurezza della nostra marca, capace di offrire una reale convenienza”. Quello nella multicanalità è l’investimento più importante promosso da Conad e cooperative in accordo con i soci imprenditori, perché finalizzato a rafforzare il concetto di vicinanza al territorio e di partecipazione; e dunque il rapporto con un cliente che è cambiato e sta tuttora cambiando abitudini di acquisto. I punti di vendita sono 3.225, 76 in più rispetto a quelli del 2017: 26 Conad Ipermercato, 229 Conad Superstore, 1.096 Conad, 972 Conad City, 465 Margherita Conad, 20 Sapori&Dintorni, 240 discount a insegna Todis e 177 tra altre insegne, cash&carry e tradizionali. I 394 milioni di euro di investimenti dell’anno in corso sono stati finalizzati per il 74% a nuove aperture e per il restante a ristrutturazioni. www.corriereortofrutticolo.it
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MERCATI&
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Aldi ha superato gli obiettivi prefissati nel proprio piano di sviluppo in Italia per il 2018. Dallo scorso marzo, quando sono stati aperti i primi 10 negozi italiani, il brand ha inaugurato ben 50 punti vendita, puntando su freschi e made in Italy. Nella top 20 delle categorie più vendute da Aldi trovano spazio infatti solo i prodotti freschi, a partire dall’ortofrutta e dalle uova (solo prodotte a terra, all’aperto e biologiche), e il made in Italy. Grande attenzione è riservata anche ai prodotti da forno, disponibili nell’area “Pan del Dì” di tutti i 50 punti vendita. Con una filiera corta e organizzata nel minimo dettaglio e all’efficienza, Aldi è riescita a offrire prodotti selezionati che uniscono qualità e convenienza. Proprio il centro logistico di Oppeano (Verona) è stato in grado di rifornire tutti i punti vendita in sole 24 ore, grazie agli ordini effettuati sulla base delle esigenze giornaliere. La struttura, che a fine dicembre ha movimentato oltre 226 mila pallet, sarà affiancata dal nuovo centro logistico di Landriano (Pavia), i cui lavori di costruzione proseguono a pieno ritmo e che, una volta ultimato, permetterà di rifornire i negozi in costante crescita sul territorio. Con l’ampliamento progressivo della propria rete nel Nord Italia e con l’inaugurazione dei nuovi negozi di Borgaro Torinese (Torino), Casalpusterlengo (Lodi), Monselice (Padova), Villanuova sul Clisi (Brescia) e Udine, Aldi ha superato l’obiettivo delle 45 aperture entro la fine del 2018, e ha raggiunto appunto un totale di 50 filiali. Aldi è infatti già presente in ben 6 regioni con 5 negozi in Emilia-Romagna, 8 in Friuli-Venezia Giulia, 15 in Lombardia, 4 in Piemonte, 5 in Trentino-Alto Adige e 13 in Veneto. In futuro AlDicembre 2018
DISTRIBUZIONE
Aldi oltre gli obiettivi in Italia In pochi mesi 50 punti vendita La catena tedesca punta sui prodotti freschi, in particolare ortofrutta e uova e sul made in Italy. Il successo legato anche alle caratteristiche dei negozi orientati a rendere piacevoli gli acquisti
di - fa sapere una nota della società - ha in programma di continuare a crescere in maniera progressiva e organica. L’arrivo di Aldi in Italia finora ha avuto un importante impatto occupazionale sui territori in cui è presente, permettendo l’assunzione di 75 collaboratori dedicati alla vendita in Emilia-Romagna, 123 in Friuli-Venezia Giulia, 228 in Lombardia, 67 in Piemonte, 88 in Trentino-Alto Adige e 173 in Veneto, ai quali si aggiungono gli oltre 300 collaboratori della sede operativa e gli oltre 220 del centro logistico di Oppeano. Con un’area di vendita complessiva superiore a 63.000 metriquadri, Aldi ha fatto scoprire ai clienti italiani la sua idea di spesa: un accogliente store concept è stato infatti sviluppato per rendere la shopping experience più piacevole e intuitiva. Inoltre, 36 pun-
ti vendita sui 50 aperti sono alimentati da impianti fotovoltaici, la cui potenza totale è superiore ai 2 MWp, e le 36 colonnine di ricarica elettrica che Aldi ha provveduto a installare presso la gran parte dei propri negozi ad oggi hanno fornito gratuitamente un totale stimato di 2.684 kWh di energia, equivalente a circa 13.420 km percorsi. A seguito delle aperture di punti vendita sul territorio, Aldi si è impegnata per ottenere importanti risultati anche a livello di riqualificazione urbanistica: grazie ad Aldi, sono stati piantati circa 400 alberi, sono state realizzate 11 piste ciclabili e 9 rotatorie per agevolare la circolazione dei cittadini. A questi interventi, infine, si aggiunge l’importante recupero di 16 aree, per dare nuova vita a spazi in disuso e fornire un servizio al territorio. www.corriereortofrutticolo.it
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MERCATI&
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Carrefour Italia ha annunciato l’avvio della partnership con Supermercato24, il primo player italiano della spesa online con consegna a domicilio in giornata, anche entro un’ora. L’accordo mette a disposizione sulla piattaforma di Supermercato24 un vastissimo catalogo di prodotti, in assortimento nei punti vendita della rete Carrefour Italia nelle città di Milano, Roma, Torino, Bologna, Genova, Bergamo, Brescia, Udine, Monza, Brianza e Como, che offre a poco meno di 8 milioni di clienti la possibilità di ricevere la spesa comodamente a casa propria, grazie ad un personal shopper che se ne occupa direttamente e la consegna nella fascia oraria richiesta in fase di acquisto. “Carrefour Italia è molto attenta all’innovazione e continua ad investire su soluzioni che possano migliorare l’esperienza d’acquisto dei suoi consumatori, sia online che presso i punti vendita”, ha commentato Pierre Queau, direttore marketing, clienti, servizi e trasformazione digitale Carrefour Italia. “La partnership con Supermercato24 si inserisce in questa strategia, incrementando l’estensione territoriale della nostra rete e-commerce e permettendoci di offrire ai nostri clienti una esperienza di acquisto sempre più comoda, semplice e veloce”. Federico Sargenti, ad di Supermercato24. “Vogliamo offrire ai nostri clienti la miglior scelta e qualità possibile per la loro spesa: per questo, siamo orgogliosi della nostra partnership con Carrefour Italia, che ci permetterà di ampliare strategicamente la copertura del nostro servizio. Sono certo che con questa collaborazione risponderemo ancora meglio alle esigenze dei clienti, che ricercano risparmio di tempo e qualità”. Dicembre 2018
DISTRIBUZIONE
Carrefour si rafforza nell’online alleandosi con Supermercato24 In 11 città italiane i clienti della catena francese possono ricevere comodamente a casa la spesa nella fascia oraria richiesta. Un’esperienza d’acquisto semplice e veloce per 8 milioni di persone
Gruppo VéGé più forte nel Sud grazie all’intesa con Scudo Il Consorzio Scudo entra nel Gruppo VéGé. L’intesa è stata perfezionata a metà dicembre e porta a un rafforzamento della posizione di Gruppo VéGé sullo scacchiere della GDO nell’Italia centro-meridionale. Scudo, infatti, è una realtà consortile che aggrega primarie aziende della moderna distribuzione all’ingrosso e al dettaglio operanti in Campania, Lazio, Basilicata, Puglia e Calabria quali Big Food Srl, Franzese Raffaele Srl, Tre P Srl, Le Delizie del Sud Srl e GSE SpA. Comune denominatore delle aziende consorziate, oltre a una solida tradizione commerciale legata al modello dell’imprenditoria familiare, alla logistica di alto profilo e al radicamento territoriale, è la vocazione all’innovazione nelle tecnologie e nei servizi alla clientela combinata a progetti di espansione
delle reti vendita. L’integrazione è operativa dal 1° gennaio 2019. Con l’apporto delle reti di vendita delle consorziate Scudo, il Gruppo guidato da Nicola Mastromartino e dall’ad Giorgio Santambrogio si proietta nel 2019 con un network di 3.509 punti vendita sul territorio nazionale, pari a una superficie commerciale complessiva di 1.632.643 metriquadri. “Gruppo VéGé rappresenta per le nostre aziende un’importante opportunità di crescita, nel segno della continuità, che abbiamo deciso di cogliere al termine di un’attenta riflessione”, ha commentato Eduardo Pisco, presidente di Consorzio Scudo. “Avviamo questa partnership sostenuti dalla convinzione di poter dare in questo modo servizi ancora migliori e tutta la conve-
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MERCATI
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LA DISTRIBUZIONE DA VICINO
Assortimento ampio o profondo? Dibattito aperto Tante le varietà sul mercato, forse troppe
di Maurizio Nasato Chi ha avuto la fortuna di vivere gli Anni Cinquanta e Sessanta, ricorderà che non esistevano i supermercati, i primi erano piccole superfici, precursori di quelle che sarebbero diventate grandi superfici nel decennio successivo. La spesa di frutta & verdura si faceva al mercato, oppure passava un ambulante con il furgone ed in qualche caso, nelle periferie e nei paesi, il carro trainato dall’asino, colmo di colori. Tra le bancarelle del mercato potevi trovare due varietà di mele (a Roma e Napoli tre con la Annurca che al Nord non conoscevano), una o due di pere, una varietà di patate ed una o due di pomodori. Poi…. sembra trascorsa un’éra ed appare oggi normale scegliere tra una decina di varianti dello stesso frutto o ortaggio. Dunque il commerciante, sia esso un fruttivendolo oppure un supermercato, nel costruire la propria proposta al cliente, è posto in primis davanti ad una scelta. L’assortimento sarà ampio (ovvero con una vasta scelta di frutta e ortaggi) oppure anche profondo (proponendo molte varietà di pomodori, di mele, eccetera)? Per il dettaglio tradizionale, condizionato dallo spazio contenuto, la scelta è obbligata; la massima ampiezza possibile, ma priva di profondità, per cui due o tre varietà di mele, una o due di pomodori, eccetera. Mentre nella Grande Distribuzione, ove lo spazio è maggiore, si è sempre creduto che offrire un ampio assortimento, costituisca un vantaggio competitivo verso il cliente, che unicamente nella GD ha l’opportunità di scegliere tra 10 o più varietà di mele o pomodori; approccio che trova origine nella strategia complessiva, basata su una proposta la più vasta possibile (coprendo alti di gamma, marchio proprio, followers, primo prezzo e localismi) di caffè, pasta, eccetera da offrire al cliente che poi, solo nel supermercato può trovare il brand prediletto, con obiettivo… la fidelizzazione. Non sono di analogo orientamento i discount, per i quali l’ortofrutta rappresenta una commodity, un
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nienza che i clienti si aspettano da noi”. Nicola Mastromartino ha aggiunto: "Siamo estremamente
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servizio offerto al cliente, per evitare che, per i prodotti basici, debba sprecare tempo a rivolgersi altrove. Tale diversità nella proposta al cliente, trova un’esemplificazione nella rilevazione svolta dallo scrivente (vedi tabella a fianco) ai primi di dicembre (iper, super, discount e mercatini) che evidenzia come a poche centinaia di metri convivano grandi superfici con 20 tipi di pomodori o patate ed ambulanti o fruttivendoli che ne espongono solo due. Nelle scorse settimane è stato pubblicato un interessante studio del CSO di Ferrara che esprime dei dati sulle vendite (volumi gennaio - settembre 2018), in controtendenza rispetto alle statistiche inerenti la sola Grande Distribuzione, ove emerge una lieve ma perdurante flessione; nel nostro Paese il consumo globale di frutta & verdura invece è in crescita, trainato dal dettaglio specializzato (ambulanti inclusi) e dai discount; esattamente le formule che propongono un assortimento contenuto. Molti clienti si stanno orientando verso un assortimento essenziale? E’ un argomento molto importante nel mercato della frutta & verdura, che comporterebbe molte conseguenze nell’agricoltura, impegnata a diversificare sempre più le varietà prodotte; per approfondirlo dedicheremo un apposito articolo nel prossimo numero del Corriere Ortofrutticolo.
soddisfatti dell’entrata del Consorzio Scudo nel Gruppo. Questo risultato arriva in tempo per festeggiare un anno ricco di importanti successi che confermano la crescita costante di Gruppo
VéGé. La comunanza d’idee e di valori è la vera architrave di questo nuovo sodalizio, per cui sono certo che la collaborazione nasca con tutti i presupposti per essere reciprocamente proficua”.
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Aperto il primo supermercato della catena padovana a Bologna. La crescita non cambia la filosofia dell’insegna legata ad uno stretto rapporto con il territorio. Alleanza con Agribologna Nella terza settimana di dicembre Alì è sbarcato a Bologna. La catene distributiva padovana ha infatti inaugurato il suo primo punto vendita nel capoluogo emiliano in via Bergami. Il nuovo punto vendita sorge nella storica fabbrica della Moto Morini della quale il negozio ha mantenuto la sagoma originale; presenta 1.776 metriquadri di superficie e 12 casse di cui quattro automatiche; offre servizi di qualità; impiega 40 collaboratori assunti in zona. Ancora
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una volta grande risalto è dato al reparto ortofrutta: “Dinamismo e profondità di gamma caratterizzano gli spazi dedicati alle referenze di settore - afferma Giuliano Canella, responsabile freschi di Alì Spa - con esposizioni dal forte impatto che si coniugano in modo ordinato con prodotti di elevata qualità”. Ampio l’assortimento per i prodotti ad alto contenuto di servizio e con evidenze a scaffale per articoli innovativi sia di IV che di V
Gamma. Alì punta a creare legami forti con i fornitori locali anche a Bologna. Ne è esempio la partnership subito avviata con Agribologna per valorizzare e promuovere le referenze con il brand ‘Questo l’ho fatto io’. A conferma dell’importanza che la sostenibilità ambientale riveste per Alì, il nuovo punto vendita è dotato di pannelli fotovoltaici, di un impianto meccanico di riscaldamento e raffreddamento, di totale illuminazione a Led, di sistema domotico per contenere i consumi di elettricità, di macchine dotate di inverter, di un rivestimento esterno costituito da una ceramica foto-attiva il cui effetto, per la riduzione dell’inquinamento, è equivalente alla presenza di 31 alberi. Il presidente Francesco Canella ha ricordato che “l’impegno di Alì è quello di soddisfare i clienti con la qualità al miglior prezzo e favorendo il territorio”.
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Alì mette il naso fuori dal Veneto
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Record per OPO Veneto Il fatturato sfiora i 50 milioni Per il leader della produzione italiana di radicchio rosso, la OPO Veneto, il 2018 ha segnato un fatturato record, vicino ai 50 milioni di euro, grazie alle nuove aggregazioni e alla crescita del valore dei prodotti. OPO Veneto ha infatti creato forti sinergie con il settore della IV Gamma, ha allargato la sua base produttiva al Sud, in particolare alla Puglia, ha consolidato la presenza a Lusia raddoppiando i volumi conferiti nella piattaforma operativa nell’area. La produzione totale - certamente non di solo radicchio si tratta ha così raggiunto le 45 mila tonnellate grazie al lavoro di circa 400 soci aderenti direttamente o alle cooperative associate. Le produzioni certificate sono ormai numerose. Nell’ordine: asparago di Badoere IGP bianco, asparago di Badoere IGP verde, asparago bianco di Cimadolmo IGP, ciliegia di Marostica IGP, insalata di Lusia IGP cappuccia, insalata di Lusia IGP gentile, marroni del Monfenera IGP, radicchio rosso di Treviso IGP precoce, radicchio rosso di Treviso IGP tardivo, radicchio di Chioggia IGP, radicchio variegato di Castelfranco Dicembre 2018
Intervista al direttore generale Francesco Arrigoni sulle prospettive del primo produttore italiano di radicchio. Crescita nell’horeca e sui mercati europei
Al centro, Francesco Arrigoni, direttore di OPO Veneto. Per il 2019 l’OP ha previsto azioni importanti nei punti vendita e nelle fiere di riferimento per il settore
IGP. Inoltre la produzione è consolidata nei funghi coltivati e ulteriormente sviluppata nelle baby leaf. Ma il radicchio, in tutte le sue declinazioni, resta il core-business di un Gruppo caratterizzato dalla ricerca costante della qualità, dall’attenzione alla biodiversità e al rispetto dell’ambiente, da una po-
litica di marketing all’avanguardia, dalla valorizzazione del territorio passando dal sostegno al Consorzio di Tutela del Radicchio Rosso di Treviso IGP e Variegato di Castelfranco IGP e a quello del Radicchio di Chioggia IGP, che svolgono un ruolo prezioso nella comunicazione ma anche nel confronto sulle linee strategiche www.corriereortofrutticolo.it
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OPO Veneto è specialista del radicchio di ogni varietà, che è il suo core business
da seguire. Di radicchio parliamo con il direttore generale di OPO Veneto, Francesco Arrigoni. “Oggi - spiega il direttore - ne produciamo circa 15 mila tonnellate di cui il 50% circa è radicchio tondo, ed il resto va suddiviso fra radicchio variegato, tardivo e lungo precoce”. OPO Veneto persegue l’innovazione. “Siamo molto impegnati su questo fronte - precisa Arrigoni -. In particolare lavoriamo sulla standardizzazione della qualità, sull’omogeneizzazione del prodotto in termini di presentazione e calibratura, sulla sua shelf life, sulla segmentazione dell’offerta. Ci siamo impegnati anche nella cura delle confezioni e abbiamo cominciato a utilizzare una confezione mono cespo con materiale biodegradabile andando incontro a quelli che sono i bisogni
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del consumatore”. A una domanda sul ruolo dell’export, il direttore di OPO Veneto così risponde: "L’export del radicchio tondo, che è la varietà più importante da questo punto di vista, dipende molto dall’andamento climatico dei Paesi a cui è destinato. Un autunno come quello del 2018 ha ritardato l’export di oltre un mese. I Paesi destinatari sono un po’ tutti quelli nordeuropei. Ma dobbiamo tenere conto di un dato di fatto: in alcune aree il radicchio rosso ancora non è una verdura molto importante per cui i consumi sono limitati. Accanto al radicchio tondo, sta prendendo piede in alcuni mercati esteri anche il variegato e il tardivo soprattutto nella ristorazione e nei rivenditori altamente specializzati. Serve comunque informare i destinatari su come utilizzare il
prodotto in cucina”. Arrigoni conferma che per il momento non è partita per il radicchio la produzione certificata biologica, mentre sulla IV Gamma precisa: “Noi non facciamo IV Gamma; tuttavia forniamo alle aziende specializzate la materia prima per i prodotti di IV Gamma. Il prodotto principale è il radicchio tondo, ma si stanno affermando da due o tre anni a questa parte, anche radicchio di Treviso IGP tardivo e variegato di Castelfranco che poi le aziende di IV Gamma trasformano”. Per il 2019 sono pianificate azioni promozionali importanti, anche attraverso progetti europei, in particolare con operatori del catering. Sono in programma promozioni nei punti vendita con i radicchi IGP attraverso materiale informativo e prove cucina. Ma non sono trascurati i radicchi non IGP per i quali si punta sempre ricorda Francesco Arrigoni - a garantire la qualità, la freschezza e la continuità dell’offerta. OPO Veneto è nata nel 2001 come Organizzazione di Produttori Ortofrutticoli per volontà di due storiche cooperative di Zero Branco (Treviso) e di Sottomarina di Chioggia (Venezia), presenti già dagli anni ’60 sui mercati italiani ed esteri: l’Associazione Ortofrutticoltori Marca Trevigiana San Bovo di Sant’Alberto di Zero Branco e la Cooperativa Ortolani di Sottomarina. Da allora la crescita è stata continua. Alle due cooperative costituenti si sono infatti aggiunte realtà associative quali: la cooperativa La Nuova di Sottomarina, il consorzio Freschissimi di Campagna Lupia (Venezia), la cooperativa Terre Euganee di Pernumia (Padova), la cooperativa Freschi di Puglia (Foggia). Oggi il Gruppo, presieduto da Adriano Daminato, collabora con le più importanti catene della GDO e rappresenta un punto di riferimento, anche a livello europeo, per prodotti non solo veneti ma di varie regioni d’Italia. (a.f.) Dicembre 2018
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Treviso e Castelfranco IGP Quando il radicchio è vincente Nel mondo degli IGP poche realtà consortili in Italia sono così bene organizzate e strutturate come il Consorzio di Tutela del Radicchio Rosso di Treviso e del Radicchio Variegato di Castelfranco, due prodotti di crescente successo dietro ai quali c’è un lavoro altamente specializzato e rispetto della biodiversità e dell’ambiente. Sono 132 le aziende venete che producono il Treviso certificato IGP mentre 30 sono quelle che producono il Variegato di Castelfranco IGP, anch’esse tutte venete. I dati ufficiali sono quelli del 2017. Del Treviso IGP sono stati prodotti in quell’anno 741.139 chili, del Castelfranco IGP 337.940. Per entrambi i prodotti l’export riveste ancora un peso abbastanza marginale (5% per il Treviso, 3% per il Castelfranco) con una netta supremazia del mercato tedesco (55% dell’export) seguito da altri mercati europei a partire da Austria, Regno Dicembre 2018
Sono 132 le aziende venete che producono il Rosso di Treviso IGP e 30 quelle del Variegato di Castelfranco. Il Consorzio di Tutela è tra i più attivi ed efficienti a livello nazionale
A destra, il presidente del Consorzio di Tutela del Radicchio Rosso di Treviso e del Radicchio Variegato di Castelfranco IGP, Andrea Tosatto
Unito e Francia. In Italia la quota di mercato della GDO è alta, supera per entrambi i prodotti il 30%, alta anche la percentuale che va all’ingrosso (circa la stessa
della GDO) mentre per il solo Treviso marginali ma in crescita sono l’horeca (5%), i trasformati (5%) e le vendite online (1%), canali che per il momento sono prewww.corriereortofrutticolo.it
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clusi al Variegato di Castelfranco. Abbiamo intervistato il presidente Andrea Tosatto e il direttore del Consorzio, Denis Susanna. Partiamo dall’innovazione e dalle prospettive produttive. “Il Variegato di Castelfranco - ci hanno spiegato - è stato ed è protagonista nella IV Gamma sia per le caratteristiche proprie - colori e sapore - che per la facilità di lavorazione, che per il rapporto qualità prezzo. Per le stesse motivazioni continua ad essere apprezzato anche nella Prima Gamma che a livello di packaging offre anche prodotto confezionato in comodi e accattivanti cestini mono-cespo”. “Il Treviso precoce - continuano ha avuto un incremento significativo grazie al confezionamento in vassoio da due pezzi ed è comunque valorizzato da una parte delle aziende agroalimentari come componente di prodotti da forno (con processo di semi-canditura), della pasta (come ripieno) e anche per pizze pronte. Il Treviso tardivo è però il più versatile in assoluto, perché sia in cucina che nella preparazione di trasformati si adatta a qualsiasi lavorazione. Oltre alla IV Gamma viene utilizzato nella preparazione di pregiate birre ambrate, alcolici e vermut (grappe e infusi vari), ripieni per pasta, componente per svariati prodotti da forno come panettoni e grissini, pane e focacce, poi ci sono i sottoli, i sottaceti, le confetture, le creme e mostarde e altro ancora. I prodotti attualmente
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autorizzati dal Consorzio sono oltre cento”. “Tornando alla IV Gamma - precisano - l’incidenza è del 30% sul Castelfranco, del 3% sul Tardivo e dello 0% sul precoce. L’incidenza del biologico è al momento molto più residuale”. Il Consorzio sarà certamente presente a Berlino a febbraio per Fruit Logistica 2019 mentre a gennaio è a pieno titolo tra i partecipanti di maggiore rilievo dell’evento Protagonisti dell’Ortofrtutta Italiana; poi a maggio sarà al Macfrut. Organizzerà un convegno a primavera a Zero Branco dal titolo: “Il radicchio si interroga sul suo futuro”. “Sosterremo come abbiamo sempre fatto - spiegano i dirigenti del Consorzio - il cartello Fiori d’Inverno, che è una rassegna curata da UNPLI Treviso con le Pro Loco territoriali attraverso 15 manifestazioni da novembre a marzo. Partecipiamo al Festival delle DOP organizzato dalla Regione Veneto con cadenza semestrale. Stiamo inoltre realizzando il film corporale Fiori d’Inverno ed un video reportage sui radicchi, mentre continuiamo ad aggiornare i ricettari”. Nella sua notevole attività promozionale, il Consorzio non trascura le attività di divulgazione a carattere generale tramite media locali e investe somme significative sulla promozione in punti vendita, che sono state circa 200 a livello nazionale nella passata campagna.
Per il radicchio Rosso di Treviso IGP e per il Variegato di Castelfranco IGP quella del 2017/2018 è stata un’annata con volumi commercializzati in aumento e superfici dedicate in netta crescita. Sono soprattutto il Treviso precoce ed il Castelfranco a segnare le differenze maggiori con aumenti percentuali variabili dal 200 al 600% in soli quattro anni. Seguendo la strategia tracciata dalla dirigenza del Consorzio vengono di continuo aggiornate le collaborazioni con gli stakeholders territoriali, sia ristoratori che aziende trasformatrici del prodotto, un lavoro di squadra che consente di ottimizzare le strategie di marketing e di ottenere una nutrita schiera di “ambasciatori del Radicchio” di Treviso in più settori. Per l’ufficio comunicazione questo traduce in un costante lavoro di relazioni e di reciproca condivisione di informazioni, narrazione, storie di protagonisti con la creazione di materiali grafici e testuali dedicati a realtà come il Consorzio Ristoranti del Radicchio e la rassegna Fiori d’Inverno. Andrea Tosatto è presidente del Consorzio dal novembre 2018. Fanno parte del consiglio di amministrazione Stefano Dotto, Lino Franchetto, Adriano Daminato, Francesco Arrigoni, Elisabetta Pelosin, Nello Menegazzi, Walter Feltrin, Cristian Morandin, Mattia Michielan, Daniele Toscan e Mauro Brognera.
Veronesi i primi ettari di radicchio bio I primi 9 ettari di radicchio rosso certificato biologico sono stati messi in produzione nella pianura veronese da parte dell’azienda Primo Mattino, che è una delle principali aziende aderenti al Consorzio del Radicchio di Verona IGP, che ha un altro importante punto di riferimento in Geofur della presidente Cristiana Furiani. Dell’iniziativa, che è sicuramente la più importante avviata nel Veneto, ha dato notizia la stessa azienda Primo Mattino nel corso di
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un recente e affollato appuntamento svoltosi a Minerbe per dibattere sul futuro del radicchio di Verona IGP. Oltre a Cristiana Furiani e a Chiari Zuccari, ad di Primo Mattino SpA e consigliere del Consorzio di Tutela, hanno partecipato con interventi il direttore di Brio Andrea Bertoldi, che sta seguendo con interesse gli sviluppi del radicchio biologico, il direttore del CCPB di Bologna Fabrizio Piva, Gio Gaeta di Ecor NaturaSì.
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Del Consorzio di Tutela del Radicchio di Chioggia IGP, un’altra realtà significativa - soprattutto nella sue potenzialità - nell’ambito del mondo del radicchio veneto, parliamo con il suo presidente Giuseppe Boscolo Palo. “L’essenza del Radicchio di Chioggia IGP ci spiega il presidente - è legata alla selezione massale dei produttori che producono da se il seme. E’ così da quasi 90 anni ed i miglioramenti dei cespi sono evidenti. L’innovazione che dobbiamo cercare più che il prodotto riguarda forme commerciali che sappiano esaltare la storia che c’è dietro a questo prodotto, una storia che si rinnova annualmente. Noi infatti possiamo parlare di biodiversità per il lavoro che le api svolgono nell’impollinare i fiori del prodotto autoctono mentre gli ibridi non potranno mai farlo”. “Le modifiche al disciplinare di produzione - precisa Boscolo Palo - vanno nella direzione di semplificare le modalità commerciali, ma soprattutto offriranno al consumatore ulteriori opportunità di informazione e quindi di conoscenze del vero Radicchio di Chioggia. Le prospettive produttive sono dunque fortemente vincolate al saper fare squadra tra produzione e commercializzazione e nel proporre il Radicchio di Chioggia IGP come prodotto del territorio, evitando condizionamenti tesi a proporre quasi esclusivamente il prodotto ibrido che di fatto delocalizza il valore storico tradizionale del nostro radicchio e lo vorrebbe relegare ad un ruolo di commodity”. “Per il Radicchio di Chioggia IGP - spiega ancora il presidente - è quindi fondamentale sviluppare politiche improntate a farlo divenire una speciality. Per questo sarà decisivo il ruolo del mercato Dicembre 2018
Il presidente Giuseppe Boscolo Palo
Orticolo di Chioggia (Brondolo) che già ora è riconosciuto come il mercato del radicchio perché lì si decide la formazione del prezzo all’origine. E’ necessario per questo Mercato avere certezze operative con affidamenti gestionali che permettano investimenti importanti quali per esempio macchine che selezionino il prodotto in peso, pezzatura e colore, sistemi di vendita on line e interventi strutturali che permettano un salto di qualità nei servizi erogabili dal Mercato, compreso il confezionamento per una presentazione più accattivante e capace di differenziare il Radicchio di Chioggia IGP dal radicchio tondo”. Il Consorzio non si limita alla presenza alle fiere di riferimento del settore ortofrutticolo: da Berlino a Rimini, passando per l’evento veneziano dei Protagonisti. “La-
voreremo in concerto con le amministrazioni locali e le categorie economiche dell’agricoltura, del commercio e del turismo - spiega ancora Boscolo Palo - per costituire la Strada del Radicchio e per mettere dunque in rete i grandi valori dell’area contraddistinta dall’IGP che si estende dalla Laguna Sud di Venezia fino al Delta del Po. Anche su questo tema, come per la produzione e la commercializzazione, si avverte la necessità di un’unica regia per valorizzare al massimo il lavoro promozionale che attualmente sta facendo il Consorzio di Tutela del Radicchio di Chioggia IGP. Ovviamente nel 2019 si continueranno le azioni di informazione nei punti vendita e attraverso convegni per valorizzare le caratteristiche nutrizionali e organolettiche del nostro prodotto”. A una nostra domanda sull’impiego in IV Gamma, il presidente precisa: "Già due marche importanti utilizzano il Radicchio di Chioggia IGP proponendolo in forma esclusiva all’interno di una busta. E’ evidente che questa è in prospettiva una grossa opportunità di affermazione del nostro prodotto IGP”. Per sviluppare l’export Boscolo Palo ritiene che andrebbero ricercate azioni condivise costituendo per esempio delle società ad hoc per la commercializzazione esclusiva del Radicchio di Chioggia IGP, che per il momento trova alcuni sbocchi in Germania e Regno Unito. La produzione potenziale del Chioggia IGP, sui poco più dei 100 ettari investiti dai produttori iscritti nel circuito del certificatore CSQA, è di 2.000 tonnellate, un numero ancora lontano dall’essere raggiunto e nello stesso tempo lontano anche dai livelli produttivi massimi in un’area vocatissima, in cui si producono 60 mila tonnellate di radicchio tondo rosso e cioè buona parte delle 75 mila tonnellate prodotte in Veneto e quasi la metà delle circa 130 mila prodotte in Italia. www.corriereortofrutticolo.it
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Il Chioggia autoctono miniera da scoprire
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ELIO PELOSIN E SOCI. Innovazione nei prodotti e nei servizi
Così OrtoRomi accelera OrtoRomi, terzo player nel mercato del fresh cut ortofrutticolo italiano, preme sull’acceleratore dell’innovazione. L’azienda di Borgoricco (Padova) aveva stupito un po’ tutti con i suoi estratti di qualità, anticipatori di nuove tendenze; ha ribadito la sua competitività sostenendo l’alto profilo di Insal’Arte, il brand che incarna i valori dell’azienda, e chiude il 2018 confermando una forte capacità di rispondere alle evoluzioni del mercato, attenta ai nuovi segmenti della V Gamma, con referenze realizzate grazie a tecnologie di ultima generazione. Dietro a una crescita che negli ultimi due anni si è fatta sempre più decisa, c’è una grande attenzione alle risorse umane e al prodotto, come ci confermano i vertici aziendali, che hanno puntato su Ricerca & Sviluppo e sul marketing per spingere sull’innovazioDicembre 2018
Il Gruppo padovano ha superato per la prima volta nel 2018 i 100 milioni di euro di fatturato. Dopo il successo negli estratti, dove ha anticipato la concorrenza, la sfida sono i piatti pronti
Sopra il titolo da sinistra, i soci di riferimento di OrtoRomi: Rino Bovo, vicepresidente, Elio Pelosin presidente e Giuseppe Senese, amministratore delegato
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CHI è ORTOROMI
OrtoRomi nasce come Srl di natura commerciale nel 2004, costituisce una cooperativa agricola e nel 2006 quest’ultima ingloba la società commerciale. Oggi dunque si deve parlare di Cooperativa Agricola OrtoRomi. Ne è presidente l’imprenditore padovano Elio Pelosin; vicepresidente e anima commerciale dell’azienda è Rino Bovo, pure padovano, mentre amministratore delegato è il campano Giuseppe Senese di Battipaglia, entrato in OrtoRomi nel 2007 dopo esserne stato fornitore. La direzione generale è composta da tre manager specializzati nei settori strategici dell’azienda. La chiave dello sviluppo di OrtoRomi è stata proprio mettere sotto lo stesso cappello la parte agricola e l’attività commerciale, in modo di avere il controllo dell’intero processo di filiera, dal seme al rapporto con distributori e dettaglianti. Il fatturato consolidato 2017 è stato pari a 93 milioni di euro (di cui 75 milioni realizzati nel segmento delle insalate in busta, 10 milioni in quello delle ciotole ‘pausa pranzo’ e 4,5 con gli estratti di verdura e frutta), salito nel 2018 a circa 105 milioni. Oggi fanno capo a OrtoRomi nove aziende agricole singole, legate ai fondatori, e due grosse cooperative: la Co.Ve.Ca.A. (Cooperativa Veneto Campania Abruzzo), specializzata nel prodotto orticolo che è alla base della produzione di IV Gamma, a cui sono a loro volta associate una quarantina di aziende, e la Co.Fru.Ta. (Consorzio Frutticoltori del Tartaro), entrata nel Gruppo nel settembre 2018, che ha una forte base produttiva nel Rodigino, con 500 ettari (su un totale di 700) destinati alla produzione di mele, pere, kiwi, pesche, nettarine e fragole.
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Le produzioni orticole fondamentali sono legate da una parte alle baby leaf (le insalatine) come rucola, valeriana, spinacino, radicchietto e altre, alle quali sono dedicati circa 250 ettari a rotazione (si possono raggiungere i 6-7 raccolti l’anno nello stesso terreno), dall’altra alle insalate adulte come indivie, scarole, radicchi, pan di zucchero ed altre, alle quali sono dedicati circa 370 ettari in pieno campo. Le produzioni vengono monitorate quotidianamente, sia quelle conferite dalle aziende associate (che superano il 51% del totale) sia quelle provenienti dall’ester-
no attraverso gli uffici acquisti di Padova-Borgoricco e di Salerno-Battipaglia. Ogni giorno, per realizzare la componentistica di IV Gamma e delle altre lavorazioni, viene utilizzata una cinquantina di famiglie di prodotto, una ventina delle quali acquistata. Questi ultimi sono arricchitori, esotici ed altro. Prima dell’ingresso di Cofruta, venivano acquistate anche le mele. Il 90% delle vendite avviene in Italia, nel canale GDO per il 95% e nel canale grossisti-distributori per il restante 5%. OrtoRomi fornisce le principali catene presenti in Italia. L’export per il momento è al 10% e trova sbocco principalmente in alcune catene dell’Europa dell’Est. I prodotti a marchio OrtoRomi-Insal’Arte rappresentano un fatturato intorno ai 40 milioni di euro, quelli a marchio dei distributore circa 65 milioni. Quasi il 90% del fatturato deriva dai prodotti di IV Gamma, il resto è diviso tra estratti e prodotti di V Gamma, zuppe, piatti pronti. Le referenze bio sono per il momento 15 e rappresentano circa l’1,5% della produzione.
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ne. E la risposta c’è stata. Oltre alla capacità di innovare, l’altro elemento della crescita di OrtoRomi nel 2018 - che ha visto il fatturato consolidato abbattere la soglia dei 100 milioni di euro è stata la sua capacità di aggregare e creare nuove relazioni di business. In settembre è entrato nel Gruppo il Consorzio Frutticoltori del Tartaro, realtà consolidata del mondo frutticolo che è in grado di garantire l’apporto della materia prima destinata agli estratti, e prima, a febbraio, era stata lanciata l’alleanza con la società Canova del Gruppo Apofruit, finalizzata a lanciare una nuova linea che comprende estratti, zuppe e minestroni realizzati con materie prime biologiche. Nel corso dell’anno, l’iniziativa ha già dato le prime risposte positive. Ce n’è abbastanza per affermare che OrtoRomi, rappresentata dai suoi vertici, entra a pieno merito tra i Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana 2018. Spiega il componente della direzione generale Cristiano Detratti: “L’innovazione è nel DNA di OrtoRomi. L’emblema di questa capacità di innovare sono stati gli estratti. Un’azienda specializzata Dicembre 2018
nel comparto delle insalate fresche, che fino a qualche mese fa proponeva al mercato esclusivamente insalate pronte all’uso, è riuscita a proporre innovazione nel comparto frutticolo. Non sarebbe stato possibile se non avessimo investito su un servizio interno di Ricerca&Sviluppo con persone dedicate che hanno contribuito a farne un laboratorio di
idee. Al suo interno, in collaborazione con il comparto marketing, si fanno test, si realizzano ricette, si pensano nuove soluzioni per il packaging. E’ un processo che va avanti. Per gli estratti, per esempio, stiamo lavorando a proposte che vadano oltre l’elemento benessere e abbiano anche contenuti salutistici. Ci stiamo lavorando anche con apporti esterni attrawww.corriereortofrutticolo.it
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verso un contratto di rete con altre aziende del territorio nazionale: l’obiettivo è quello di proporre prodotti innovativi, ad alto valore aggiunto anche al di fuori del comparto della Grande Distribuzione; si cercherà di soddisfare la domanda crescente per palestre, centri benessere, quindi nuovi potenziali filoni”. OrtoRomi sta affinando il proprio lavoro nei piatti pronti, nelle zup-
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pe e nelle vellutate, con novità importanti. “Anche qui - conferma il manager- cerchiamo di innovare, di distinguerci con soluzioni originali, particolari, che nascono dalla scelta degli ingredienti e dai test sulle loro combinazioni, garantendo qualità, naturalità e alto contenuto di servizio.” Il biologico di OrtoRomi, la cui produzione è partita nel 2016, è destinato a crescere. E’ in atto un
accordo con un’azienda agricola di Borgoricco certificata bio ma soprattutto ci sono forti attese per gli sviluppi dell’accordo con Canova-Almaverde. Core business dell’azienda restano comunque le insalate di IV gamma, nel cui settore OrtoRomi è un top player indiscusso, grazie soprattutto alla connotazione di eccellenza del brand Insal’Arte, nato nel 2014. I prodotti a marchio Insal’Arte si distinguono infatti per l’alta qualità delle materie prime e dei processi di lavorazione. Ma non basta. “Abbiamo lavorato molto e continuiamo a farlo - precisa Detratti - sul prodotto. Siamo produttori. Lo sottolinea la nostra ragione sociale: Cooperativa Agricola OrtoRomi. Il prodotto del resto rappresenta il 50% dei nostri costi, il resto è servizio, persone innanzitutto, poi packaging, logistica. Il prodotto e la sua innovazione sono appunto il nostro DNA. Ma ora dobbiamo andare oltre sui servizi. Mi riferisco al packaging che aiuta la shelf life, alla catena del freddo da ottimizzare, alle componenti di servizio che vanno a sostenere il prodotto, alle campagne di comunicazione e di informazione”. Una battuta sui mercati esteri. “Dobbiamo innanzitutto avere la consapevolezza - sottolinea Cristiano Detratti - che il raggio d’azione della IV Gamma non supera la distanza dei 5-600 chilometri dallo stabilimento di produzione. Siamo impeccabili nelle forniture nel Nordest italiano e in Lombardia. Possiamo spingerci oltre senza difficoltà, verso Monaco di Baviera a nord, verso Slovenia e Croazia a est. Oltre si può andare solo alleandosi con aziende presenti su quei territori o esportando il proprio know how. Ci sono delle ipotesi che stiamo valutando, sia in Europa centrale che nell’Europa mediterranea”. Non si scoprono le carte ma è probabile che a Fruit Logistica, il prossimo febbraio, OrtoRomi proporrà novità. (a.f.) Dicembre 2018
LOGISTICA
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Ravenna ribadisce il suo ruolo nelle spedizioni import-export Gli spedizionieri e le società marittime sono elementi importanti dell’import-export ortofrutticolo e della sua logistica. Cominciamo questa messa a fuco del settore puntando i fari su Ravenna, dove le attività legate alle spedizioni hanno una lunga e forte tradizione. A Ravenna risiedono due società primarie, due veri specialisti come la DCS Tramaco e la Olympia di Navigazione, noti in Italia e nel mondo. Se parliamo di ortofrutta, uno sviluppo notevole ha avuto DCS Tramaco. Incontriamo il top manager dell’azienda, Riccardo Martini. - Quanto pesa nella Vostra attività la logistica dell’ortofrutta? “La logistica dell’ortofrutta rappresenta circa l’80 per cento della nostra attività e ciò fa sì che le dinamiche e le problematiche del settore si riflettano automaticamente su di noi. L’anno che si è appena concluso ne è un chiaro esempio. Nel 2018 infatti le spedizioni export via mare hanno sofferto la carenza, per motivi climatici, dei due prodotti maggiormente esportati oltremare, come kiwi e mele. Il raccolto dello scorso autunno, risparmiato dalle intemperie, sta invece soffrendo l’agguerrita concorrenza di Polonia, Nuova Zelanda e Grecia e quindi le spedizioni marittime sono partite a rilento, contrariamente alle aspettative”. - Come è andata invece l’attività relativa alle importazioni? “L’import nel 2018 ha avuto un andamento in linea con gli anni precedenti e siamo soddisfatti di aver consolidato nuove origini come Ecuador, Cile, Argentina e Sud Africa, che si aggiungono a quelle tradizionali del Mediterraneo Orientale. Il retroterra romagnolo è ricco di produttori importanti, che devono rifornire la Dicembre 2018
Pochi altri porti in Italia vantano spedizionieri così specializzati nei flussi ortofrutticoli e con una così buona reputazione a livello internazionale. I casi di DCS Tramaco e Olympia di Navigazione
Sopra, il porto di Ravenna. Sotto, Riccardo Martini, top manager di Tramaco
grande distribuzione anche in controstagione. Il Porto di Ravenna rappresenta quindi un’opportunità che anche le compagnie di navigazione stanno finalmente tenendo in considerazione. In questo processo si stanno dimo-
strando importanti anche le sinergie attivate con gli uffici esteri del Gruppo DCS, che ci stanno supportando al meglio”. “La recente acquisizione di una società di logistica in Spagna, ora DCS Asta, mi ha fatto conoscere meglio - aggiunge Martini - il settore ortofrutticolo spagnolo e devo dire con rammarico che in quel Paese il sostegno delle istituzioni alla produzione è palpabile. In Italia invece, ad ogni cambio di governo si spera che si cambi marcia, ma la musica è sempre la stessa. Stiamo accumulando ritardi nella conclusione degli accordi bilaterali per l’apertura di nuovi mercati che non sono più tollerabili. I produttori Italiani sono costretti a rincorrere i concorrenti europei, che arrivano sempre prima e si posizionano. Speriamo che il 2019 segni veramente una svolta e si possano fiwww.corriereortofrutticolo.it
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nalmente iniziare a spedire le mele in Cina, i kiwi in Giappone o le susine in Brasile, ad esempio. Anche la logistica ovviamente ne trarrebbe vantaggio”. DCS Tramaco ha magazzini frigoriferi di proprietà nel porto di Ravenna, che permettono lo sbarco, lo stoccaggio e la distribuzione dei prodotti sul mercato Italiano ed europeo. In modo da poter ampliare l’offerta alla clientela, Tramaco ha aperto fin dal 2014 una propria filiale a Capodistria in Slovenia, Tramaco Koper DOO, anch’essa specializzata nelle spedizioni di prodotti deperibili in export, import e transito per
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tutte le destinazioni europee, che garantisce un’attività di 24 ore al giorno per 365 giorni all’anno. Nel gennaio del 2017 Tramaco, in una prospettiva di sviluppo e rinforzo strategico del proprio volume di affari, si è unita al gruppo Del Corona & Scardigli di Livorno. Tramaco ha ora il ruolo di “reefer and perishable division” del Gruppo, e ha cambiato il suo nome in DCS Tramaco Srl pur rimanendo una società indipendente. Il piano aziendale approvato è focalizzato sulla futura integrazione e sinergia tra le due società e ha come obiettivo l’accrescimento
del volume di traffici e lo sviluppo di nuovi mercati. Un’aria positiva si respira anche a Olympia di Navigazione, che come DCS Tramaco ha sede a Ravenna e che vanta una tradizione nelle spedizioni di mezzo secolo. L’attività legata all’ortofrutta riguarda circa il 20% dell’attività totale ma l’attenzione verso il settore rimane altissima. Qui si sottolinea la peculiarità di Ravenna di dare un servizio rapido ai clienti italiani e stranieri e la crescita del ruolo di questo porto adriatico nei confronti dei flussi in transito dal Mediterraneo in particolare al Noreuropa. Il Mediterra-
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neo è certamente l’area di riferimento sia come origine che come destinazione. Turchia, Egitto, Marocco e Medio Oriente sono riferimenti importanti, soprattutto come origini. Per quanto riguarda le destinazioni, negli uffici di Olympia di Navigazione si precisa che per la metà riguardano il mercato italiano e per il rimanente il Nordeuropa, a ribadire l’importanza dei flussi in transito. Ciò è stato particolarmente significativo nel 2018 a causa del calo del mercato italiano. Alle tre Autorità incaricate dei controlli in porto si chiederebbe una maggiore elasticità nel lavoro pomeridiano e del sabato. Tuttavia, in due giorni due giorni e mezzo i carichi, una svolta sbarcati raggiungono i mercati europei anche più lontani. La consuetudine internazionale degli spedizionieri ravennati nel settore specifico dell’ortofrutta è un valore aggiunto caratteristico di questo porto, con pochi eguali in Italia. Le risposte che gli operatori attendono dal settore pubblico sono il vero problema da superare.
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Accordo tra Fedagromercati e Federlogistica Tracciare progetti di filiera, esplorare nuove rotte commerciali, promuovere progetti condivisi per crescere insieme. All’orizzonte c’è la nascita di un nuovo Piano Mercati 2.0 che valorizzerà il ruolo della logistica nel commercio ortofrutticolo all’ingrosso. Sono questi gli obiettivi dell’accordo siglato nella sede di Confcommercio Imprese per l’Italia tra FederlogisticaConftrasporto e Fedagromercati-Confcommercio. L’intesa tra la Federazione delle imprese di logistica e spedizione e quella dei grossisti dei Centri agroalimentari, che fanno capo a Confcommercio, prevede la promozione e l’ottimizzazione dell’impiego di nuove soluzioni logistiche nei mercati all’ingrosso, nei centri agroalimentari e nelle infrastrutture portuali e retroportuali italiane. Un impegno congiunto per l’ideazione di iniziative e nuovi servizi che incrementino le opportunità di busi-
ness per associati e clienti, tra i quali i grossisti di prodotti agroalimentari. I presidenti delle due organizzazioni, Luigi Merlo (Federlogistica) e Valentino di Pisa (Fedagromercati) si sono inoltre impegnati ad avviare analisi approfondite per identificare nuove tratte commerciali in ambito marittimo, ferroviario e intermodale. L’intesa prevede anche l’avvio di progetti di filiera per la partecipazione a fondi e bandi europei. “Questo accordo - ha detto il presidente di Fedagromercati, Valentino Di Pisa - promuove due mondi differenti ma strettamente interconnessi, quello della distribuzione all’ingrosso e della logistica, la cui collaborazione determina un valore aggiunto per le imprese di entrambi”. “Il patto rende possibili - ha detto il presidente di Federlogistica-Conftrasporto Luigi Merlo - alleanze tra interporti e gli operatori dei Mercati”.
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CREDITO&
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Il 2018 ha segnato un’accelerazione nell’interesse di Euler Hermes Italia per il settore ortofrutticolo. La società, leader nell’assicurazione del credito a livello mondiale, parte del gruppo Allianz, ha infatti svolto una presenza attiva in aprile all’assemblea annuale di FruitImprese, con cui ha siglato un accordo che prevede delle condizioni di favore per gli associati e, sempre a Roma, ha partecipato a inizio novembre alla seconda edizione di The Rome Table, il grande B2B internazionale dedicato al settore. In questa seconda occasione, grazie all’accordo con l’agenzia specializzata Omnibus, organizzatrice della due-giorni dedicata alla seconda voce dell’export agro-alimentare italiano, Euler Hermes ha proceduto ad un’attenta valutazione delle aziende estere invitate per verificarne l’affidabilità e la solvibilità finanziaria. Inoltre, nel corso di The Rome Table, Euler Hermes Italia è stata presente, attraverso l’ufficio romano, con i suoi servizi di assicurazione del credito per la garanzia contro i mancati pagamenti dei crediti commerciali, e la sua presenza ha suscitato l’interesse delle aziende italiane partecipanti. Euler Hermes vanta una importante e capillare presenza in Italia ed è presente in oltre 52 Paesi dei cinque continenti, beneficia del rating AA da parte di Standard & Poor’s a conferma della sua solidità, credibilità e autorevolezza internazionali. Nel mondo copre contro il rischio di insoluti transazioni commerciali pari a 893 miliardi di euro mentre sul mercato italiano si raggiungono gli 88 miliardi. Le soluzioni per l’assicurazione del credito prevedono non solo una copertura, ma anche un servizio di consulenza nei conDicembre 2018
ASSICURAZIONI
Assicurazione del credito Euler Hermes vicina al settore La società, parte del Gruppo Allianz, vanta una presenza capillare in Italia dove copre contro il rischio di insoluti transazioni commerciali per 88 miliardi di euro. Presto un report sull’ortofrutta
fronti dell’impresa e della sua attività. Sono previsti tre diversi servizi: la prevenzione dei mancati pagamenti dei clienti, grazie ad una valutazione preventiva del rischio; il pagamento dell’indennizzo in caso di mancato pagamento; la gestione delle azioni di recupero dei crediti. Un pacchetto particolarmente interessante per gli esportatori di ortofrutta, anche per quelle aziende di produzione che sempre più numerose stanno approcciando il mercato internazionale ma che indubbiamente necessitano di un’ade-
guata consulenza. Euler Hermes Italia è la prima società di assicurazione crediti commerciali in Italia, con una quota di mercato che supera il 48%. L’attività di Euler Hermes Italia evidenzia un giro d’affari pari a oltre 265 milioni di euro. Sono oltre 4.500 le aziende assicurate - in crescita la quota delle aziende del settore ortofrutta per le quali vengono effettuate 3.500 valutazioni giornaliere di limiti di credito ed erogate coperture pari a 88 miliardi di euro, di cui 30 all’esportazione. Euler
BPER Banca lancia il premio “Green Innovation” BPER Banca, con i suoi servizi al credito, è sempre più vicina al settore ortofrutticolo. Una testimonianza è l’impegno che l’Istituto di credito con sede centrale a Modena sostiene nell’evento veneziano Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana, un’altra è la creazione di un premio denominato “Green Innovation - BPER Banca per la sostenibilità” che viene consegnato per la prima volta a Venezia il 18 gennaio, ad uno dei dieci Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana 2018.
BPER Banca SpA, già conosciuta in passato come Banca Popolare dell'Emilia Romagna, è una banca nazionale italiana sesta per attivo con una quota di mercato del 4,54% per filiali. L’Istituto bancario è presente in 18 regioni italiane con 1.220 filiali e il suo impegno per il credito all’agricoltura è significativo. Il premio viene consegnato da Giancarlo Guazzini, direttore territoriale, mentre è previsto un intervento del responsabile del Servizio Agricoltura, Maurizio Marchesini.
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ASSICURAZIONI&
CREDITO
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Hermes Italia affianca dunque le aziende nel selezionare i clienti e offre un pacchetto di servizi integrati per la gestione del rischio credito sia in Italia che all’estero. La valutazione preventiva dei partner commerciali delle aziende assicurate è possibile grazie a un network di oltre 6400 esperti in tutto il mondo, la profonda conoscenza dei mercati in crescita e il monitoraggio costante di una banca dati di oltre 40 milioni di società. Contro il rischio della perdita definitiva, totale o parziale del credito a causa di insolvenza del debitore, il Gruppo offre servizi di assicurazione crediti e garantisce la protezione di transazioni commerciali per un valore di oltre 890 miliardi di euro annui e risponde quotidianamente ad oltre 20 mila richieste di limite di credito. Inoltre, grazie ad un’estesa rete di corrispondenti nazionali e internazionali, il
Gruppo offre un servizio di recupero crediti ai propri clienti e alle aziende non assicurate utilizzando business model che si adattano alle esigenze di ciascun Paese in cui Euler Hermes è presente. Le soluzioni assicurative sono tarate per aziende di qualsiasi dimensione, dalle multinazionali alle aziende medio-grandi fino ad arrivare alle piccole e micro imprese. Euler Hermes Italia è presente sul territorio con 10 Risk Offices che, attraverso professionisti qualificati, verificano l’andamen-
La società pubblicherà nelle prossime settimane un’analisi dettagliata delle imprese del settore e dell’andamento dei mancati pagamenti
to delle imprese e dei settori merceologici di riferimento, raccolgono elementi di valutazione attraverso contatti diretti con gli operatori del tessuto economico locale, analizzano i clienti affidati e ne valutano il merito creditizio. La struttura della rete di vendita è affidata a 29 Agenzie Generali che realizzano circa il 70% del giro d’affari, mentre il restante 30% deriva dalle attività di collaborazione con i principali istituti di credito e di brokeraggio. Nelle prossime settimane Euler Hermes Italia pubblicherà un report sul settore ortofrutticolo italiano, con un’analisi dettagliata dei bilanci 2017 delle imprese del settore e dell’andamento dei mancati pagamenti, che non mancheremo di approfondire nei prossimi numeri del Corriere Ortofrutticolo. (www.eulerhermes.it)
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Agnese, agricoltrice Villafontana, Verona
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