Corriere ortofrutticolo n 09 2014 web 1

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DI

ECONOMIA

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C orriere Ortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

• EMBARGO

PROTAGONISTI Monica Artosi: Efficienza e sostenibilità al servizio del settore

Report da Mosca Aggirare il blocco è rischioso PAG. 57

• FIERE Macfrut in vetrina Andrà a Bologna nel 2015? PAG. 21

• CONSUMI

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Si salvano solo il biologico e l’etnico PAG. 11

• AZIENDE Il Gruppo Orsero Cambia rotta. Nuovo Cda PAG. 33

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Da un crac all’altro ✍ Lorenzo

Se non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridere. Ad agosto si chiedevano “misure aggiuntive”, in pratica più soldi, per l’ortofrutta italiana messa al tappeto da una combinazione di colpi micidiali: la crisi della frutta estiva , esemplificata dalle quotazioni miserabili di pesche e nettarine, e l’embargo russo nei confronti dell’Europa agroalimentare per la vicenda ucraina. Tra mille problemi e ritardi l’Europa si è mossa solo a metà agosto dopo alcune settimane di colpevole latitanza. Lo stanziamento per la crisi della frutta estiva (32,7 milioni di euro) è subito sembrato un’elemosina tenendo conto che la cifra va divisa fra Italia, Francia e Spagna. Poi l’atto delegato è parso subito lacunoso e carente nelle modalità attuative (retroattività, destinazione ritiri, ecc). Quanto al ristoro dei danni del blocco delle importazioni in Russia è parso a tutti subito evidente che i 125 milioni messi a disposizione dalla Commissione erano una goccia nel mare, tenendo conto che riguardavano tutti i paesi e tantissimi prodotti. Si chiedeva di allargare l’elenco dei prodotti ortofrutticoli oggetto dell’intervento e di aumentare il budget. Bene, cosa si scopre il 10 di settembre? Che solo la Polonia ha fatto richieste che assorbono quasi il 90% delle risorse a disposizione, per cui gli eurocrati di Bruxelles hanno sospeso le misure di emergenza. Saracinesca abbassata, le casse comunitarie espongono il cartello ‘chiuso’, mentre si annunciano nuovi schemi di intervento “più mirati ed efficienti”. Produttori ed esportatori italiani intanto restano in braghe di tela, meglio in mutande, completamente privi di qualunque copertura economica. Chi si era imbufalito davanti all’esiguità delle risorse stanziate (125 milioni per tutta l’Ue, altra elemosina ) e alle cervellotiche modalità di accesso ai finanziamenti, poteva consolarsi pensando: “pochi, maledetti e subito”. No, niente. Il danno e la beffa. E’ chiaro che qualcosa non funziona, non ha funzionato nei meccanismi comunitari e nei controlli, e che bisogna porvi rimedio. Ma con che tempi, mentre la crisi dei prezzi incalza? Giustamente impietoso il giudizio dell’assessore emiliano Tiberio Rabboni: “Il meccanismo adottato dalla Ue non ha retto alla prova dei fatti. C’è bisogno di trasparenza, certezza dei dati, tracciabilità delle operazioni. Deve essere aiutato chi ha veramente il prodotto e non dei pezzi di carta”. In pieno agosto , in un editoriale sul nostro sito www.corriereortofrutticolo.it, scrivevamo: “In sintesi: interventi tardivi, sottodimensionati, lacunosi, scritti da burocrati, tutti da interpretare e da valutare alla prova dei fatti quanto all’efficacia e attuabilità”. Fummo facili profeti, ma fin troppo ottimisti. Siamo andati oltre le più pessimistiche previsioni . Si riparte daccapo e bisogna fare le pulci alle richieste polacche Frassoldati

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2014

EDITORIALE

PONIBILE PONIBILE

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CorriereOrtofrutticolo

che solo per cetrioli e cetriolini avrebbero raggiunto il 487% di tutto l’export annuale dell’Ue verso la Russia! Si annuncia un gigantesco contenzioso con accuse e controaccuse, ricorsi e controricorsi… Con questa bella prospettiva sta iniziando una campagna d’autunno con due prodotti simbolo come patate e pere in piena crisi di prezzi e di mercato (e con i soliti problemi di frigoconservazione per le pere, perché neppure questo problema è stato risolto). Che facciamo , dopo gli aiuti per il prodotto estivo chiediamo anche quelli per l’invernale? Da una richiesta di aiuto all’altra, tanto vale chiedere la dichiarazione di stato di crisi per l’intero settore, come adombra Confagricoltura in un comunicato, così almeno – aggiungiamo noi – si creerebbe un tavolo di sistema dove mettere le carte in tavola davanti a tutti gli attori e trovare un minimo di spirito di squadra. Quello che finora è mancato, per la solita frantumazione della rappresentanza. E a proposito di frantumazione, questo numero del giornale esce in concomitanza con Macfrut. La tradizionale rassegna romagnola dovrebbe quest’anno celebrare la sua ultima edizione nella sede cesenate e con il suo storico patron Domenico Scarpellini al timone. Dal 2015 diventerà Macfrut International con alla guida Renzo Piraccini ed un impianto itinerante. Fin qui le (poche) certezze. Perché il sistema (?) italiano dell’ortofrutta non ha ancora trovato una quadra neppure sul discorso fiere. Allo stato dei fatti nel 2015 ce ne saranno tre: Macfrut International (non si sa bene dove), Fruit Gourmet Expo a Verona e Fruit Innovation a Milano, in forte collegamento con Expo 2015. Un tavolo per comporre la diaspora fieristica dell’ortofrutta a quanto ci risulta non è stato mai aperto e anche la finestra di dialogo che sembrava dischiudersi tra Cesena e Milano non ha avuto (al momento) alcun seguito . Quindi ognuno per sé…Sarà il mercato, cioè le imprese, a decretare il successo dell’uno o l’altro salone, dal momento che i soldi per partecipare a tre eventi non ci sono . Pensierino finale: l’Europa continua con le sanzioni alla Russia. Si sta facendo del male da sola: il signor Putin magari non sarà simpatico, ma ci tiene sotto schiaffo non solo per le fonti energetiche ma anche grazie alla forza del suo immenso (e crescente) mercato dei consumi, quelli alimentari in primo luogo. E l’Italietta della frutta ha solo da perderci.

PUNTASPILLI DANIZA Per l’orsa Daniza, uccisa incidentalmente in Trentino, si mobilita la pubblica opinione e si chiedono le dimissioni del ministro dell’Ambiente. E per l’uccisione dell’agricoltura italiana quanti ministri dovrebbero dimettersi? *

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Nuova serie

E AT T U A L I T À D I S E T T O R E

Settembre 2014

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C orriere Ortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

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Embargo: Mosca fa sul serio

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RUBRICHE EDITORIALE Da un crac all’altro

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Cesena gioca le sue carte

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positivo il bilancio del primo semestre

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Patate: più controlli sulle importazioni

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Candonga: il Club diventa Consorzio

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GENTE & FATTI L’irlandese Phil Hogan designato Commissario Ue all’Agricoltura

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Il boom del biologico trascina in alto il SANA

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Italia Ortofrutta, l’addio di Gianni Petrocchi all’Unione

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Solarelli convince i consumatori Tiene in Italia, cresce all’estero

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Asia Fruit Logistica in crescita Presenti il CSO e Assomela

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Nomine UE e Agricoltura, l’occasione mancata

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Eatitly prepara lo sbarco a Parigi in partnership con Lafayette

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Il New Convent Garden è il primo Mercato d’Europa. Ecco perché

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Radicchio: i veneti si aggregano

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Spremuta di Arancia fresca Una risposta alla crisi degli agrumi

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NOTIZIARIO

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FEDAGRO NEWS Appello alla politica e agli enti gestori “Il momento richiede di voltare pagina” 54 La note stonate su FICo. Di Pisa: “Chiediamo il rispetto dei patti” VARIETÀ & MERCATO Cornelio, il peperone italiano che mancava nel mercato europeo

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Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

MONDO Embargo russo. Durerà, Putin fa sul serio 57 Quando la politica penalizza l’economia

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Aiuti europei: da un errore clamoroso a sostegni limitati. Riunione ‘sconcertate’ a Mosca. Marco Salvi: “Una svolta nel mercato globale” 64

ATTUALITÀ Primo Piano - Fiere di settore Cesena gioca le sue carte

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Copertina - Protagonisti Monica Artosi. Efficienza e sostenibilità

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Il Gruppo Orsero cambia rotta

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I dati di FruitImprese sull’import-export: S e t t e m b r e

Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Emanuele Zanini Hanno collaborato: Pietro Barbieri Chiara Brandi, Marco Gregorelli Sede operativa via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale: Antonio Felice Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 66 euro per due anni: 100 euro e-mail: abbonamenti@corriereortofrutticolo.it

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Profilo Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio organizzato. Il Corriere Ortofrutticolo è un formidabile, unico e specializzato strumento di raccordo e di informazione per l’intero settore. È presente a fiere in Italia e all’estero dove è diffuso a indirizzi specializzati di oltre 30 nazioni.

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FATTI

GENTE

&

CorriereOrtofruttIcolo

L’irlandese Phil Hogan designato Commissario Ue all’Agricoltura L'irlandese Phil Hogan (nella foto), 54 anni, sarà il prossimo commissario all'agricoltura. Lo ha deciso lo scorso 11 settembre il futuro presidente della Commissione UE Jean Claude Juncker. Hogan, sotto la presidenza irlandese dell'UE, ha presieduto da gennaio a giugno 2013 il Consiglio dei ministri dell'ambiente. In precedenza tra il 1995 e il 2001 - é stato presidente del partito Fine Gael (PPE). Per il suo partito ha ricoperto il ruolo di portavoce in diversi settore: industria alimentare (19891991), consumatori (1991-1993), affari regionali e sviluppo europeo (1993-1994), imprese, commercio e occupazione, (dal 2002) fino ai temi dell'ambiente, patrimonio e governo locale (2007-2011). Nelle prossime settimane - insieme agli altri colle-

ghi designati per il nuovo collegio della Commissione UE - dovrà superare 'l'esame' dei deputati del Parlamento europeo. "Mi congratulo con Phil Hogan per la designazione quale nuovo Commissario europeo per l'Agricoltura e con Karmenu Vella, neo Commissario all'Ambiente,

la Pesca e gli Affari marittimi" ha affermato il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, aggiungendo di essere "sicuro che con loro potremo avviare una proficua collaborazione per affrontare tutti gli aspetti e le problematiche legate al mondo agricolo e della pesca".

Italia Ortofrutta, l’addio di Gianni Petrocchi all’Unione Giunto a conclusione del proprio mandato, Gianni Petrocchi (nella foto) già direttore generale di UIAPOA, lascia la guida di Italia Ortofrutta ove ha rivestito nell’ultimo biennio la carica di consigliere delegato. Lo ha annunciato in una nota la stessa organizzazione il 3 settembre. "La competenza e la dedizione posta da Petrocchi al servizio dell’Unione in tanti anni di collaborazione - si legge nel comunicato - sono stati un elemento di forza che hanno consentito ad UIAPOA prima ed a Italia Ortofrutta oggi di affermarsi negli anni come strumento autorevole per la crescita del settore ortofrutticolo nazionale, un valido interlocutore per le istituzioni nazionali e regionali ed un punto di riferimento indispensabile per le Organizzazioni

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dei Produttori associate". "Il bagaglio di professionalità e di esperienza - afferma Ibrahim Saadeh presidente di Italia Ortofrutta - la profonda conoscenza delle tante dinamiche e delle molteplici complessità dell’ortofrutta italiana che Petrocchi ha accumulato in questi anni di servizio, rappresentano un patrimonio prezioso che lascia alla nuova governance dell’Unione. Come presidente di Italia Ortofrutta ed ovviamente anche a nome di tutte le Organizzazioni dei Produttori aderenti, sento quindi il dovere di esprimere a Gianni Petrocchi tutta la mia stima e la riconoscenza non solo per il lavoro di tanti anni e per i tanti traguardi conseguiti assieme a tutto il gruppo dirigente dell’Unione, ma soprattutto per la sua passio-

ne per il lavoro e la dedizione per l’organizzazione, valori imprescindibili su cui fondare l’impegno presente e futuro dell’Unione per contribuire alla crescita delle OP aderenti e per sostenere efficacemente il settore ortofrutticolo italiano a fronte delle tante sfide con cui quotidianamente il comparto è chiamato a confrontarsi".

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GENTE

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Ha chiuso i battenti il 5 settembre ad Hong Kong, Asia Fruit Logistica, un appuntamento fieristico che, anno dopo anno, sta confermandosi sempre di più come un momento di incontro fondamentale per gli operatori mondiali che vogliono operare nel mercato asiatico. Durante le tre giornate di fiera si è registrata un'ottima affluenza di operatori professionali, maggiore rispetto a quella degli anni passati. Si è rilevata senz’altro una crescita del numero di espositori e delle superfici. Federico Milanese, responsabile internazionalizzazione di CSO commenta positivamente l’andamento della Fiera: “In un momento difficile come quello attuale è di fondamentale importanza trovare nuovi

mercati di sbocco per i nostri prodotti, che ci permettano di compensare le mancate esportazioni sul mercato russo e di incrementare le esportazioni in mercati più remunerativi di quelli europei". Il CSO ha organizzato per i propri soci uno stand collettivo composto da tre isole al quale hanno preso parte 14 co-espositori (nella foto): Alegra, Apofruit, Aposcaligera, Granfrutta Zani, Mazzoni, Naturitalia, Infia, Spreafico, Salvi, Unitec, Kiwi Uno, Rk Grower, Made in Blu, Rivoira, Macfrut. Anche Assomela è stata presente con un proprio spazio all’evento fieristico. La partecipazione è avvenuta nell’ambito del progetto di promozione “European Fresh Attitude”.

Eataly prepara lo sbarco a Parigi in partnership con Lafayette Eatily è pronto a sbarcare a Parigi nel 2015. Il concept store dedicato alla gastronomia italiana, progetta di aprire a Parigi nel corso del 2015 uno spazio di 6.000 metri quadri, grazie ad una partnership con il gruppo Galeries Lafayette. Se l’accordo sarà confermato, Eataly si installerà nel quartiere parigino del Marais dove le Galeries Lafayette di-

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spongono già di locali a fianco del loro grande magazzino BHV nei quali sono già iniziati i lavori di restauro. L’arrivo di Eataly è molto atteso: i risultati del gruppo italiano sono buoni e le vendite totali sono progredite del 30% nel 2013. Per il 2014 il fatturato dovrebbe raggiungere la cifra di 600 milioni di euro rispetto ai 400 milioni del 2013.

Radicchio: i veneti si aggregano

FATTI

Asia Fruit Logistica in crescita Presenti il CSO e Assomela

&

Puntano sul valore “biodiversità” i Consorzi di tutela dei prodotti DOP e IGP radicchi di Treviso, di Castelfranco, di Chioggia e di Verona, insalate di Lusia, asparagi di Badoere e di Cimadolmo, marroni di Monfenera e di Combai, aglio bianco polesano, olio del Garda, che insieme, dentro uno stesso spazio di 130 metri quadrati, sono presenti a Macfrut di Cesena. Rappresentano prodotti di alta qualità coltivati su terreni sostanzialmente sani con pratiche agricole rispettose dell’ambiente. “Prodotti di qualità in ambiente di qualità” è lo slogan che domina il grande stand, realizzato in una posizione centrale, di grande passaggio, quindi molto in vista e facilmente visitabile. Cesare Bellò, consigliere delegato di OPO Veneto: "Quando un territorio si presenta insieme accresce le sue potenzialità di penetrazione nei mercati e di valorizzazione dei rispettivi prodotti. “Questo gioco di squadra è un evento esemplare, che segna, rispetto alla tradizione, un percorso nuovo fatto di sinergia, di investimenti condivisi, di migliore utilizzo delle risorse e di maggiore autorevolezza sui mercati: è un passaggio obbligato in questo momento critico per l’ortofrutta, con i consumi interni in calo e con concorrenti sempre più competitivi sui mercati esteri. Mai finora si era vista un’aggregazione tanto ampia di Consorzi di tutela di prodotti Dop e Igp, e questo è benemerito”. Il guru del radicchio rosso spinge così i veneti all’aggregazione.

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Rapporto Coop: consumi in calo. Fanno eccezione il bio e l’etnico

Nocciole italiane. Crollo della produzione a causa del clima

I consumi continuano a calare, gli italiani sono sempre più attenti al risparmio ma tecnologia e cibo (biologico, etnico e salutistico) tengono. E' uno degli aspetti emersi dal Rapporto Coop 2014 su Consumi e Distribuzione presentato a Milano. Tra il 2007 e il 2013 il calo degli acquisti riguarda praticamente ogni genere alimentare compresa frutta (12%) e verdura (-10%). Se per molti settori sono dolori, per alcuni comparti il segno è costantemente positivo. In forte ascesa il biologico: nel 2013 il giro di affari è stato di 656 milioni e nel 2014 vene stimato a quota 720. Cresce l’interesse per i regimi alimentari vegani e vegetariani, tanto che ben il 7,1% degli italiani si dichiara tale e di pari passo aumenta del 18% nella Gdo il fatturato di prodotti speciali senza glutine o alternativi al grano, amati da chi è attento alla digeribilità o alle intolleranze alimentari. Solo sorrisi anche per chi commercializza cibi etnici: e vendite sono aumentate del 10% solo nell’ultimo anno. Soffermandosi sulla grande distribuzione in generale si sta assistendo ad un netto cambio di rotta: per la prima volta la gdo alimentare italiana non cresce come aree di vendita, calando dello 0,2% e per il 2014 la stima è ulterormente al ribasso. Si salvano solo i supersotre e i discount. Il canale distributivo in Italia inoltre rimane tra quelli più frammentati: se nel Regno Unito e in Germania i primi tre distributori detengono il 61% di quote di mercato (in Francia il 53% e in Spagna il 54%), in Italia siamo solo al 34%: Coop si mantiene saldamente in testa con il 15%, seguita da Conad con l’11,4, Selex con l’8,2% ed Esselunga con il 7,3% (fonte dati Nielsen GNLC).

Quella del 2014 sarà un'annata difficile per le nocciole, le abbondanti piogge di luglio hanno ostacolato l'impollinazione e il freddo di agosto ha impedito la maturazione dei frutti, tanto da far registrare un calo del 50% sulle stime di raccolta rispetto al 2013. A fronte di tale situazione, però, spiega Tullio Giacobbi, direttore della Cooperativa produttori nocciole dei colli Cimini e Sabatini, i prezzi saranno buoni. “È presto ancora per fare una stima - spiega Giacobbi a fine agosto - siamo vincolati all'andamento meteorologico, ma sicuramente i prezzi per punto resa, ovvero calcolando solo il prodotto vendibile, non saranno inferiori ai 7 euro, circa 280 euro a quintale”. Da un chilo di nocciole, infatti, si ricavano circa 42 grammi di prodotto commercializzabile, privo, quindi, di gusci e impurità. “Nel 2013 la media per ettaro era di 30 quintali - prosegue Giacobbi - quest'anno invece le stime non superano i 10-12. Anche la Turchia, uno dei maggiori produttori al mondo (da solo fornisce il 70% della produzione mondiale, ndr), è nelle stesse condizioni”. Il Paese turco potrebbe infatti, a causa del maltempo, subire un calo produttivo di almeno il 30%. Per qualche altro operatore inoltre i prezzi potrebbero così schizzare in alto fino a raggiungere i 400 euro a quintale “C'è da dire però che le piante alternano ad annate di grande resa altre di scarsa. Quella del 2013 fu una raccolta sorprendente in termini di quantità e qualità del prodotto. Una raccolta più bassa era prevedibile, e l'andamento climatico di certo non ci ha aiutato”. Quella dei produttori nocciole dei colli Cimini e Sabatini è

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"E visti i risultati delle ultime stagioni le promozioni sembra non servano a risollevare le vendite: se tra il 2000 e il 2007 le vendite crescevano anche senza promozioni, nel biennio 2012-2014 le vendite calano nonostante la continua pressione promozionale, aumentata del 3,5%. "Impossibile eliminarle ma pensarle in modo di verso sì", ha commentato Marco Pedroni (nella foto), presidente di Coop Italia.

Veicoli pesanti. In Germania dal 2015 cambiano le regole Il governo tedesco ha presentato una proposta di legge per attuare modifiche al pedaggio obbligatorio per tutti i veicoli sopra le dodici tonnellate. Aumenterà la forbice tra Euro V ed Euro VI, sarà ampliata la rete e saranno diminuiti i limiti di peso per l'esenzione. Secondo la proposta del ministero dei Trasporti tedesco, dal 2015 i veicoli Euro VI pagheranno 2,1 centesimi per chilometro in meno rispetto agli Euro V. Ma durante il prossimo anno potrebbe essere esteso anche l'ambito di applicazione dei pedaggi, sulla base dell'accordo di coalizione siglato dai partiti che sostengono il Governo Merkel. Dal 1° luglio 2015 dovrebbero essere aggiunti altri mille chilometri di autostrada a quattro corsie, mentre da ottobre 2015 il limite di peso per il pagamento potrebbe essere ridotto a 7,5 tonnellate. Infine, entro la metà del 2018 potrebbero essere sottoposte a pedaggio tutte le autostrade federali.

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NOTIZIARIO

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Notiziario una cooperativa che conta circa 550 soci per un totale che supera i 1.500 ettari di superficie coltivata a nocciolo.

La Turchia in agosto ha aumentato del 50% l’export di verdure Le esportazioni di verdura turca sono salite del 50% in agosto. Malgrado i problemi verificatisi nell'area, la Turchia riesce a esportare più ortaggi. La quota principale delle esportazioni resta il pomodoro, con il 28% di quota di mercato, ma gli incrementi per alcuni ortaggi sono notevoli. In particolare, le esportazioni di patate sono passate da 55 a 1.000 tonnellate, con il prezzo triplicato. Le esportazioni di cetrioli invece sono scese del 30% in quantità e del 48% in volume rispetto ad agosto 2013. Relativamente ai paesi importatori, la Germania è al primo posto, seguita da Arabia Saudita e Russia. Da notare la quota della Georgia, salita del 975%, rappresentando il 7% delle esportazioni totali turche. Consistenti gli incrementi per altri Paesi quali Siria, Qatar, Kuwait.

Frutta fresca dal Perù in crescita: Europa primo cliente Notevole aumento delle esportazioni peruviane nel primo semestre di quest'anno. AGPAP (Asociación de Gremios de Productores Agrarios del Perú) ha annunciato che le esportazioni di frutta fresca sono arrivate a 543 mila tonnellate alla fine di giugno, con un incremento del 34% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. In questo semestre, i principali acquirenti sono stati Europa, con 250.000 tonnellate (+17,1%), Stati Uniti, con 12

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171.000 tonnellate (+49,8%) e Asia, con 47.000 tonnellate (+24,1%). Per quanto concerne i prodotti, al primo posto ci sono i manghi, con 109.000 tonnellate spedite (+21%), poi gli avocados, con 105.000 tonnellate (+66%) e l'uva, con 103.000 tonnellate (+86%). Più distanziati sono meloni, fragole, fichi, pesche, mele. Le esportazioni di mirtilli registrano il miglior risultato, con un aumento del 517,8% nei primi sei mesi del 2014.

delle sette regioni orientali di Stavropol si sono riuniti per approvare l’ordine del giorno e varare un programma operativo su tre livelli. Il piano prevede appunto: la produzione di ortofrutticoli, la lavorazione di ortaggi e la vendita di prodotti finiti.

In Giappone prezzi alle stelle per gli ortaggi malgrado gli sconti

Produzione stabile per i limoni spagnoli intorno alle 970 mila tons Ailimpo, l'associazione interprofessionale spagnola del limone, prevede in Spagna una produzione di limoni per la stagione 20142015 di 970 mila tonnellate, vale a dire un volume quasi equivalente a quello della annata precedente, anche se il valore finale dipenderà dalla quantità di pioggia e dalla disponibilità di acqua per l'irrigazione. La stagione 2013/14 aveva raggiunto quota 994 mila tonnellate di limoni, di cui 590 mila tonnellate erano stati esportati. Una cifra record per l'export ottenuta grazie ad una crescita continua sui principali mercati. La nuova stagione partirà con un anticipo di circa un paio di settimane sul calendario consueto, mentre da ottobre i volumi cresceranno gradualmente.

In Russia si formano le associazioni di produttori L'Associazione dei produttori di ortaggi di Stavropol (Russia) è ai blocchi di partenza. A fine agosto, nel villaggio Selo Russkoje della regione di Kursk, i rappresentanti delle autorità locali insieme con i produttori di ortaggi

In Giappone i prezzi delle verdure sono schizzati alle stelle a causa delle forti piogge estive e della mancanza di sole, che ha peggiorato le condizioni di crescita e il raccolto rispetto alle annate normali. Questi fenomeni meteorologici insoliti stanno causando una scarsa presenza di verdure che ha portato a un sensibile aumento dei prezzi nei supermercati di tutto il Paese. Secondo il Ministero dell'agricoltura i prezzi al dettaglio di cetrioli e lattughe per esempio sono raddoppiati rispetto alla media degli anni scorsi, e continueranno a rimanere elevati per tutto il mese di settembre. I prezzi sono destinati a tornare a livelli normali solo a fine mese, ha affermato un funzionario del ministero. Per far fronte a questa situazione, i gestori delle principali catene di supermercati, come Aeon Group e Ito-Yokado Co., il 30 agosto hanno iniziato ad offrire sconti sulle verdure nei loro punti vendita in tutto il Paese. S e t t e m b r e

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Notiziario

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Porti: Algeciras conferma la sua leadership nel Mediterraneo

tati nei porti spagnoli, per complessivi 113,9 milioni e pari al 2,1% del totale dei containers movimentati nel 120 maggiori porti a livello mondiale (529,4 milioni). La Spagna, secondo la

I porti spagnoli di Algeciras, Valencia e Barcellona in Spagna sono fra gli 80 con maggior numero di movimento di containers al mondo, secondo i dati diffusi dal ministero delle infrastrutture di Madrid. Ai tre si unisce lo scalo di Las Palmas, alle Canarie, che figura fra i primi 120 a livello globale per numero di containers movimentati. Nella classifica mondiale, Algesiras occupa il trentesimo posto, con 4,33 milioni di containers movimentati nel 2013, seguita da Valencia (31° posto, con 4,32 milioni di container) e Barcellona (78°, con 1,7 milioni di containers); mentre Las Palmas si colloca al centounesimo posto, con circa un milioni di containers movimentati. Il primo porto spagnolo per scalo merci, quello di Algesiras, ha conquistato 4 posizioni rispetto alla classifica del 2013 (+5,5% rispetto al 2012), mentre Valencia e Barcellona ne hanno perso una ciascuna. La diminuzione del transito di containers a Barcellona, Valencia e Las Palmas nel 2013 è stata rispettivamente dell'1,7%, del 3,1% e del 15,8% rispetto all'anno precedente. I quattro porti hanno movimentato in totale 11,4 milioni di containers nel 2013, pari all'82% del totale di quelli transi-

statistica, si situa all'undicesima posizione per numero di containers a livello mondiale e al terzo posto in Europa, dietro la Germania e l'Olanda. Algesiras conferma la sua leadership come primo porto del Mediterraneo, il quinto a livello europeo.

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Maggiori superfici e produzione per l’uva da tavola del Perù Si stima che la produzione di uva da tavola in Perù aumenterà di circa l’8%, raggiungendo le 470 mila tonnellate. In realtà, già durante la prima metà dell’anno, la produzione è aumentata del 10% grazie alla maggiore superficie coltivata ed alle rese più elevate. Negli ultimi anni l’aumento delle aree coltivate ha riguardato la Regione di Piura, dove gli imprenditori hanno sfruttato la finestra di esportazione tra ottobre a dicembre. Nel 2013 la superficie destinata alla coltivazione di uva è aumentata nel complesso del 4% (21.400 ettari), con un aumento del 22% a Piura (4.280 ettari) e dell’1% nella regione di Ica (8.750 ettari). “Questa tenden-

za continuerà nel 2014, con un aumento delle piantagioni a Piura e in altre regioni”, ha dichiarato Erika Manchego, analista presso il dipartimento degli Studi Economici della Scotiabank. Le rese più alte si sono registrate sempre a Piura con 29,4 tonnellate per ettaro nel 2013, mentre ad Ica il rendimento è stato di 19,3 tonnellate per ettaro nel medesimo periodo. Queste condizioni hanno permesso alla regione di guidare la crescita del settore, diventando il secondo produttore a livello nazionale con 125.616 tonnellate, preceduta da Ica con 169.042 tonnellate nel 2013. Tuttavia, l’aumento della produzione di Piura negli ultimi anni non è stata accompagnata in egual misura dall’aumento della capacità di trasformazione (confezionamento e raffreddamento).

Accordo tra Ortofruit e Sofruileg per nuove varietà Una frutticoltura che “cambia pelle”, passando simbolicamente dal kiwi classico che si sbuccia, al kiwiberry, che si mangia con tanto di buccia. “Nergi è figlio di un’agricoltura di nuova generazione, che vede in Ortofruit Italia il modello di un sistema aperto al territorio locale e comunitario, per il quale questo mini-kiwi può schiudere grandi opportunità.” Ecco l’incipit del leader cooperativo Domenico Paschetta, alla guida di Confcooperative Piemonte e dell’OP saluzzese protagonista della “buona notizia” della partnership con la società francese Sofruileg, ufficializzata il 26 agosto nel Castello di Lagnasco, di fronte a una partecipatissima platea di operatori economici, dirigenti cooperativi, rappresentanti istituzionali e dell’associazionismo agricolo piemontese. E’ “filiera” la parola magica dell’agricoltura dell’Europa 2020, S e t t e m b r e

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Notiziario come ribadito dal dirigente Moreno Soster, che ha portato il saluto della Regione Piemonte insieme al collega Paolo Giacomelli: “La vera novità positiva di questa operazione sta nella modalità di approccio integrato, che baipassa piramidi e campanili per partire dal territorio con un investimento in qualità e innovazione, aprendosi all’Europa con una logica di gruppo che è propria della cooperazione e permette di sviluppare modelli altamente locali armonizzati in un mercato fortemente globalizzato". Un progetto di innovazione anzitutto culturale, prima che colturale, che ad oggi vede Ortofruit Italia come unico operatore italiano di riferimento per il marchio "Nergi", identificativo del kiwiberry, o “baby-kiwi” (Actinidia arguta), il brand di proprietà di Sofruileg, così battezzato per l'assonanza con il termine "energia" (energy in inglese), che en-

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fatizza l’eccezionalità nutrizionale e salutistica del prodotto, ricco di vitamine, minerali e antiossidanti. “Nergi è il nuovo piccolo frutto – ha spiegato il presidente del CdA di Sofruileg, François Lafitte - che porta un accento di verde a lamponi, more, mirtilli e ribes e - dopo Francia, Germania e Inghilterra - finalmente arriva in Italia grazie all’accordo con l’OP Ortofruit Italia, l’operatore commerciale selezionato come riferimento per le aziende agricole che già hanno avviato e avvieranno la produzione in accordo con noi, così come per la promozione e il marketing attraverso le insegne distributive che hanno fatto scelte di qualità in ortofrutta.” Dolce e gustoso come un kiwi, pratico come uno snack, naturale, multivitaminico ed energetico: ma, a questa manciata di qualità, il baby-kiwi aggiunge un appeal quasi sociale e social: “Nergi

è il frutto della convivialità - ha commentato Lafitte - commercializzato in vaschette da 125 gr proprio per alimentare una condivisione di gusto in famiglia, o tra amici, come pure un salutare snack-and-go per chi lavora in ufficio, o viaggia in metropolitana.” Ma Nergi è anche il piccolo frutto che vede nel post-raccolta una fase altrettanto importante come quella della coltivazione, in una formula quasi inedita: per la prima volta, infatti, si parla di affinamento della frutta, proprio perché il kiwiberry necessita di questa procedura a freddo per conseguire un livello di maturazione adeguato, prima di passare alla commercializzazione. Ad oggi, la produzione del babykiwi è concentrata nel triangolo Francia, Portogallo e Italia: in quest’ultima, già una ventina di aziende ha intrapreso la coltivazione del prodotto, in accordo

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Notiziario con Sofruileg, come ha spiegato Lafitte: “Pur essendo un frutto a dimensione europea, il Nergi assicura lo stesso livello di qualità in tutti i frutteti, grazie al tutoraggio tecnico previsto dal disciplinare che tutte le aziende produttrici sono tenute a rispettare in tutte le fasi di vita del frutto, che presenta un’ottima resistenza alla batteriosi. Il nostro prossimo traguardo sono i 500 ettari di impianti, 100 dei quali in Italia: in parallelo, vogliamo però occuparci della conquista di quei potenziali 500 milioni di consumatori europei verso i quali stiamo orientando nuove tecniche di comunicazione e marketing, per aggiungere al valore della bontà, della praticità e della salubrità del nostro kiwiberry, anche quello della viralità.” E i primi consumer-test avviati su Parigi, Londra e Mosca decretano un 68% di voci che esclama all’unisono “I love Nergi” proprio per la straordinaria piacevolezza che il nuovo piccolo frutto all’italiana scatena al palato. “Oltre che di energia – ha concluso Paschetta - Nergi diviene oggi un simbolo di nuova sinergia nell’ambito dell’economia legata alla terra, dove le imprese diventano aziende-progetto attorno a cui si deve aprire positivamente tutta la filiera, dalle istituzioni, alle Organizzazioni di Produttori, alla distribuzione, alle banche, al mondo della formazione, della ricerca, della sanità, della ristorazione, del turismo. Ciò che fino a ieri era indotto, oggi diventa filiera.”

Germania: Aldi in calo nel primo semestre Secondo un'analisi dell'Istituto di ricerche di mercato GfK, il discount Aldi deve fare i conti con il calo delle vendite in Germania. Aldi Süd ha, infatti, perso nel primo semestre del 2014 rispetto al18

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numero minimo annuale di piante (e quindi le relative royalty minime garantite) nell’intervallo compreso tra 3.000 e 6.000 piante all’anno, come previsto al suddetto punto d3. Si precisa che la licenza verrà concessa solo a singole ditte vivaistiche e non a gruppi o centri di moltiplicazione. lo stesso periodo dell'anno precedente l'1,4% delle vendite, mentre Aldi Nord ha registrato un calo del 2,5%. Tuttavia, anche i discount concorrenti hanno subito un calo nelle vendite durante il periodo in esame.

Ciliegio Marysa: UNIBO e CRPV assegnano le licenze UNIBO e CRPV procederanno all'assegnazione di licenze non esclusive per la moltiplicazione della varietà di ciliegio Marysa nel territorio italiano e per la commercializzazione del relativo materiale vivaistico nel territorio dell’Unione Europea. Le aziende vivaistiche italiane interessate, sono invitate a inviare Manifestazioni di interesse per l'acquisizione in "non esclusiva" di licenza per la moltiplicazione della nuova varietà di ciliegio Marysa nel territorio italiano e per la commercializzazione del relativo materiale vivaistico nel territorio dell'Unione Europea. Su richiesta delle aziende vivaistiche interessate, UNIBO e CRPV valuteranno la possibilità di consentire ai licenziatari la commercializzazione della varietà anche in alcuni stati dei territori del Magreb, della Penisola Balcanica, del Medio Oriente, dell’Asia Centrale e dell'Est Europa, non appartenenti all’Unione europea, previo opportuni accordi relativi alla registrazione ed eventuale protezione della varietà a nome di UNIBO e CRPV in tali stati. In sede di accordo di licenza, verrà definito il

La Bielorussia sempre più grande fornitore di Mosca La Bielorussia si dichiara pronta a fornire oltre 1 milione di tonnellate di patate e 150 mila tonnellate di altri ortaggi al mercato russo quest'anno. Gli agricoltori bielorussi prevedono di esportare 100 mila tonnellate di carote, 35 mila tonnellate di cavolo, 27 mila di barbabietole e 30 mila di mele al mercato interno della Russia. I produttori di frutta e verdura locale quest'anno si aspettano di ottenere buoni raccolti di prodotti di alta qualità indipendentemente dalle condizioni atmosferiche. La situazione per gli operatori bielorussi potrebbero ulteriormente migliorare dopo il blocco russo alle importazioni dall'UE.

Nuovo terminal per la logistica dell’ortofrutta in Cina

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La Cina sta installando un nuovo terminal per frutta e ortaggi che accelererà i controlli doganali e velocizzerà le esportazioni verso la Russia. Il terminal, situato nel distretto di Dongning (provincia di Heilongjiang) alla frontiera tra Cina e Russia, avrà una superficie di quasi 70 mila metri quadrati con magazzini frigoriferi e altre strutture annesse. Secondo l'agenzia Interfax, l'investimento ammonterebbe a 60 milioni di yuan (7,3 milioni di euro). S e t t e m b r e

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PRIMO PIANO

FIERE DI SETTORE

TEMPO DI MACFRUT. Un’edizione con numeri in crescita

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Cesena gioca le sue carte Macfrut ha buoni numeri, risultato di uno sforzo promozionale senza precedenti. Le adesioni alla fiera di Cesena parlano chiaro: 897 espositori con un incremento del 9 per cento, 40 per cento in più di espositori stranieri. L’ultima comunicazione degli organizzatori prima dell’apertura dei battenti dell’edizione 2014 termina con un riferimento che vuole attenuare le polemiche sul possibile trasferimento della storica rassegna cesenate - nata alla metà degli Anni Ottanta - a Bologna. “In merito al dibattito in corso sulla sede del Macfrut 2015 - si legge nel testo - il CdA ritiene necessario decidere le strategie per il proseguo della nostra manifestazione, anche dopo ulteriori verifiche, unitamente all’assemblea dei soci, appena terminata l’edizione 2014”. Che il Macfrut 2015 possa parlare bolognese era emerso il 15 settembre in una riunione a Cesena S e t t e m b r e

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Uno sforzo promozionale senza precedenti. Ma l’edizione 2015 potrebbe svolgersi a Bologna. Intanto Milano e Verona non stanno a guardare e si muovono anche all’estero

La sede di Fiera Milano. Sopra, un’immagine di Macfrut 2013 www.corriereortofrutticolo.it

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La mela nel mondo Unica Fiera all’insegna g della l mela l PIÙ DI

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PRIMO PIANO

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mela mondo

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ESI

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Domenico Scarpellini e Renzo Piraccini di Macfrut. A destra, Giuseppe Maldini di Orogel Fresco

tra i dirigenti della fiera e una quarantina di espositori (in prevalenza del settore tecnologie e servizi), alcuni dei quali collegati anche via internet, in rappresentanza di poco meno del 5% delle 817 aziende espositrici dell’edizione 2013. Dopo un’introduzione del presidente Domenico Scarpellini, il vice Renzo Piraccini aveva delineato il quadro della situazione. Tra le ipotesi emerse, quella prevalente è stata di lasciare a Cesena l’organizzazione della fiera, il convegno pre-Macfrut e la gestione amministrativa dell’evento, spostando la sede espositiva a Bologna. A cavallo dell’estate c’erano stati diversi incontri, con enti fieristici come Milano, dove si sta organizzando per il 2015 Fruit Innovation, e Verona, dove in ballo c’è Fruit Gourmet Expo. Nonostante Milano avesse tenuto la ‘porta aperta’, un accordo non c’è stato e Cesena si è rivolta Rimini e Bologna, entrambe disponibili a la-

vorare in sinergia e mettere a disposizione padiglioni per 25 mila metri quadrati. Per Rimini si è profilata l’ipotesi di un abbinamento con SIGEP, Salone del gelato e pasticceria; per Bologna si è parlato di un abbinamento col SANA, la fiera del bio, ai primi di

CESENA

MILANO

VERONA

È polemica sul trasferimento della sede di Macfrut il prossimo anno. Chi la vorrebbe a Cesena, chi preferisce Milano o Roma al trasferimento a Bologna

È partito il lancio di Fruit Innovation, l’iniziativa di Fiera Milano e Ipack-Ima Spa, con una prima promozione al World Food di Mosca. Previsto un evento a Madrid il 15 ottobre

Fruit Gourmet Expo è al lavoro da inizio estate. Un agente commerciale presente sia a Hong Kong per Asia Fruit Logistica sia a Mosca. Una formula originale la distingue dai competitor

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Guido Corbella, ad Ipack-Ima

settembre. La maggior parte dei pareri degli espositori intervenuti a Cesena ha optato per Bologna. Nessuna preferenza per Rimini; solo 2-3 voti a favore della permanenza a Cesena. Ma, si sa, per Cesena e gli imprenditori romagnoli il Macfrut è un fatto ‘di pancia’ o, se si preferisce, ‘di cuore’. E così, dalla sera stessa del 15 settembre, finita la famosa riunione, sono iniziate le polemiche che hanno convinto Piraccini e ancora di più Scarpellini a tornare a riflettere a esposizione 2014 conclusa. Giuseppe Maldini, presidente di Orogel Fresco, che ha partecipato alla riunione di Cesena, in una dichiarazione al Resto del Carlino, il giornale di Bologna, era andato giù duro: “L’operazione, coperta da una presunta necessità di internazionalizzazione peraltro già in corso, è stata portata avanti in maniera inusuale coinvolgendo espositori, alcuni dei quali avvicinati preventivamente

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FIERE DI SETTORE

SO ZIONALE

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FIERE DI SETTORE

Primo piano

Enrico Pazzali, amministratore delegato Fiera Milano e Giovanni Mantovani, direttore generale Veronafiere

e indirizzati verso un orientamento contrario agli interessi di Cesena e della Romagna. Ritengo inaudito - riportava il Carlino che la rinuncia ad una fiera internazionale fortemente specializzata di nicchia sia avvenuta per mano della stessa proprietà, probabilmente male informata sulla situazione effettiva del sistema fieristico cesenate, senza interpellare le rappresentanze professionali ed economiche del territorio. Purtroppo l’iniziativa, che ha coinvolto espositori per lo più di territori direttamente interessati al trasferimento a Bologna della Fiera, ha di fatto compromesso e renderà inutile qualunque decisione venisse assunta dal Consiglio d’Amministrazione in senso contrario allo spostamento. Orogel ritiene che chi ha autorizzato e valutato tutto ciò si sia assunto una grave responsabilità ed abbia agito contro gli interessi economici e sociali del nostro territorio”. Anche FruitImprese Emilia Romagna, nella riunione di lunedì 15 settembre, aveva votato contro lo spostamento della fiera a Bologna. E il presidente Giancarlo Minguzzi, con toni però pacati, aveva fatto poi sapere, sempre attraverso le pagine del Carlino, che, se Cesena si deve lasciare, è meglio puntare su Milano o Ro24

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Cosa succederà l’anno prossimo con tre fiere italiane di ortofrutta in calendario? Gli imprenditori stanno scegliendo. Il dopo Macfrut sarà decisivo ma. In sintesi: “Spostarci da Cesena, se ormai ci va stretta, per andare a Rimini o Bologna non ne vale la pena. Non saremmo comunque competitivi a livello mondiale”. Sul tema, Davide Vernocchi, numero uno del gruppo Apo Conerpo e responsabile ortofrutta di Fedagri Confcooperative, ha rilasciato questa dichiarazione a corriereortofrutticolo.it: “Al momento vogliamo restare con le mani libere. Non ci vincoliamo con nessuno. Vogliamo decidere con calma solo nell’interesse dei produttori nostri associati. All’incontro di Cesena ho visto tanta filiera, tanti servizi ma pochi esponenti della produzione. I problemi di Macfrut erano evidenti da tempo e si poteva pensare ad una nuova location già dall’edizione 2013, con calma e senza la pressione della concorrenza milane-

se o veronese”. Così a Cesena. Ma Milano e Bologna non stanno solo - con interesse - a guardare. Lo si è visto a Mosca, durante il World Food. Nonostante la situazione problematica in Russia, sia Fruit Innovation sia Fruit Gourmet Expo erano rappresentate da agenti che le hanno promosse presso gli espositori internazionali. Un agente di Fruit Gourmet Expo era presente anche alla Asia Fruit Logistica di Hong Kong. E proprio alla vigilia di Macfrut, Milano ha messo nero su bianco il Comitato promotore di Fruit Innovation, con le adesioni di Coldiretti, Confagricoltura, FruitImprese, Fedagri Confcooperative Lombardia, Fedagromercati, Unaproa, e lascia le porte aperte ad altri sostenitori. Il piano promozionale di Milano è vicino alla sua completa definizione e prevede - a quanto risulta - un primo grande lancio internazionale a Madrid il prossimo 15 ottobre. Il dibattito di Cesena e le spinte di Milano e Verona sembrano qualcosa di già visto, altrove, qualche anno fa, quando partì il cammino che portò la Spagna ad avere un’unica grande rassegna internazionale a Madrid. Quanti mal di pancia anche allora, soprattutto a Valencia, oggi dimenticati. (a.f.) S e t t e m b r e

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COPERTINA

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PROTAGONISTI

MONICA ARTOSI È il direttore generale di CPR, e con la nuova presidente Maura Latini costituisce il nuovo vertice della cooperativa che è il colosso della logistica delle cassette riutilizzabili per l’ortofrutta. È attenta ai costi ma non rinuncia allo sviluppo

Efficienza e sostenibilità Lorenzo Frassoldati Raro esempio di una donna giovane al vertice di una grande impresa del comparto ortofrutta, Monica Artosi è cresciuta assieme a Cpr System fino al ruolo di direttore generale, raccogliendo l’eredità difficile e impegnativa del ‘papà’ di CPR, Gianni Bonora. Con l’ultima assemblea il vertice di CPR è tutto in rosa, con la novità di Maura Latini eletta presidente al posto di Renzo Piraccini. Novità nella novità, una esponente della Gdo come la Latini avvicenda al vertice gli esponenti del mondo produttivo. Sta cambiando qualcosa anche in un settore tradizionalmente maschilista come l’ortofrutta? Le donne faranno meglio degli uomini? “Non sono assolutamente d'accordo con l'idea che il "genere" donna o uomo faccia la differenza. Sono le persone che fanno la S e t t e m b r e

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Maura Latini e Monica Artosi: il vertice di CPR guarda al futuro

differenza, con la loro esperienza e identità. Spesso, anzi quasi sempre, le donne sul lavoro hanno visto frenata la loro potenzialità per mancanza di tempo e disponibilità, dovendo privilegiare,

giustamente, altre importanti attivita' legate alla gestione famigliare. Oggi, grazie anche ad una migliore condivisione dei ruoli famigliari, si aprono nuove strade anche per le donne e questo www.corriereortofrutticolo.it

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penso porterà ad un arricchimento generale della gestione d'impresa”.

MONICA ARTOSI Bolognese, laureata in Economia e commercio, 43 anni, Monica Artosi inizia la sua carriera professionale proprio in Cpr System dove viene assunta nel 1998, pochi mesi dopo la costituzione dell'azienda. CPR System era allora la divisione logistica del CSO-Centro Servizi Ortofrutticoli di Ferrara e nasceva con l'obiettivo di promuovere l'utilizzo degli imballaggi in plastica riutilizzabili al fine di razionalizzare il sistema logistico italiano, limitare l'impatto ambientale dei rifiuti, creare un sistema virtuoso che unisse produzione e distribuzione. Monica Artosi, fin da subito, ricopre il ruolo di responsabile amministrativo e segue passo passo l'evoluzione di Cpr che, nel 2003, si stacca da Cso e diventa una società cooperativa autonoma con sede a Gallo, in provincia di Ferrara. L'evoluzione professionale di Monica Artosi - sempre al fianco dell’ex direttore e fondatore Gianni Bonora - segue la crescita di Cpr che in breve tempo conquista la leadership nazionale del settore. Una formazione professionale , quella della Artosi, che nasce dall'esperienza diretta, sul campo. E che in poco più di 10 anni la porta, giovanissima, alla direzione generale di Cpr System lavorando con determinazione e competenza per raggiungere i risultati. Il suo percorso professionale e la rapida carriera sono frutto di una capacità fuori dal comune di razionalizzare anche gli imprevisti, di risolvere i problemi puntando su efficienza, rigore, trasparenza e lavoro in équipe. In un comparto come quello dell’ortofrutta, a impronta fortemente maschile, la carriera della Artosi è assolutamente eccezionale nel panorama italiano. Monica Artosi ha due figli in tenera età ma è riuscita a conciliare lavoro e famiglia grazie alla organizzazione rigorosa e alla passione per la propria professione. Oggi, con la sua guida, Cpr System sta realizzando progetti di crescita importanti e non teme la crisi, anzi, con la crisi si rafforza. CPR SYSTEM Cpr System è una realtà unica nella filiera dell’ortofrutta, con straordinarie potenzialità che derivano dalla formula cooperativa, dove i vari attori della filiera collaborano strettamente per migliorare l’efficienza e ridurre i costi. “La gestione comune è un valore fondamentale della cooperazione - dice la Artosi - ma è chiaro che anche la buona gestione comune non sarebbe sufficiente se non ci fossero figure importanti in grado di guidare con lungimiranza l'attività dell'azienda e di chi ci lavora”. Alla cooperativa di Gallo di Ferrara aderiscono 1042 soci – tra cui produttori, distributori e altri soggetti della filiera – che hanno generato nel 2013 attività per un fatturato di 46,7 milioni di euro, sostanzialmente in linea con l’anno precedente (anno 2012 46,1 milioni). Il risultato gestionale vede un utile di 1.250.000 euro, dopo aver ristornato ai soci 3.415.000 euro. Il patrimonio netto raggiunge i 32,8 milioni. Se si considera che le tariffe di CPR sono praticamente la metà di quelle della concorrenza, si comprende che il risultato gestionale è straordinario e conferma la validità del modello. Le movimentazioni delle cassette sono 113 milioni a cui si aggiungono 501.000 movimenti dei mini-bins e 4,5 milioni di movimenti dei pallet. Le attività di Cpr System sono distribuite su tutto il territorio nazionale con numerosi depositi e cinque centri di lavaggio e deposito all'avanguardia, dotati dei più avanzati requisiti tecnologici.

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Con Maura Latini il vertice di CPR vede per la prima volta un rappresentante della GDO al posto degli uomini della produzione. Il gioco di squadra, che finora ha fatto del CPR uno dei pochissimi esempi, forse l’unico, di un tavolo dove produzione, distribuzione e servizi dialogano e collaborano, continuerà? All’ultima assemblea Francesco Pugliese, ad Conad, ha elogiato il modello CPR però ha sollevato una criticità: “Il ristorno dovrebbe tornare in equilibrio tra produzione e distribuzione. Va definito come arrivarci, ma bisogna arrivarci”… “Il gioco di squadra, la condivisione dei valori e degli equilibri in campo, che sono da sempre il punto di forza di Cpr System, dovranno essere perseguiti e consolidati ulteriormente con un dialogo tra le parti che si rafforzerà in futuro”

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PROTAGONISTI

CHI È

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I vostri clienti sono anche vostri soci. Quanto ha pesato la formula cooperativa – che in altri comparti viene messa in discussione - nel successo del modello CPR? E nel futuro potreste servire un cliente che non è anche vostro socio? “La formula cooperativa con Cpr System dimostra di essere vincente e competitiva e non è certamente un freno, anzi. Consente un abbattimento di costi che è sotto gli occhi di tutti. Le movimentazioni in Cpr System costano il 50% in meno rispetto ai concorrenti. Sul fronte dei non soci abbiamo già avuto in passato esperienze in tal senso e ne valuteremo per il futuro la fattibilità”. Da tempo annunciate l’ampliamento del servizio delle cassette di plastica a sponde abbattibili e riciclabili anche ad altri settori, a partire dalla carne. A che punto siamo? “Il progetto carni è andato in porto....... Oggi siamo in fase di test e www.corriereortofrutticolo.it

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Cesena 24-26 settembre

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LʼOsservatorio Macfrut monitora i consumi Analisi dettagliata del primo semestre Risultati deludenti per i consumi domestici di ortofrutta per il primo semestre 2014. Continua, infatti, la conclamata erosione negli acquisti al dettaglio registrati dallʼOsservatorio Macfrut-GfK: -2,5% a volume e -6,0% a valore per lʼintero settore. La leva del prezzo utilizzata fin ora per tentare di far ripartire il volano dei consumi sta colpendo specialmente la macrocategoria Verdure, che presenta diminuzioni a volume del 3.6% e a valore dellʼ8.3%. Leggermente più stabile la Frutta che incassa solamente 2 punti percentuali di calo prezzi, registrando 1,3% a volume e -3,3% a valore. Rispetto al primo semestre del 2010 la spesa di frutta e verdura degli italiani è calata di circa il 7,6% sia nellʼindotto che nelle quantità mosse. Scendendo nello specifico, il calo in quantità della macrocategoria frutta è da imputare particolarmente alla pessima annata degli agrumi che costituiscono circa il 40% del totale: Arance -2,6%, Clementine/mandaranci -4,9% , Limoni -2,9%, Mandarini -4,7% e Pompelmi -2,1%. I piccoli frutti hanno invertito il loro trend positivo con le Ciliegie, che hanno perso ben il 13,5% a volume e il 19,6% a valore, a causa di una stagione non favorevole e i Frutti di Bosco che hanno segnato dati negativi oltre la doppia cifra. A risollevare la situazione le Angurie (+2,3% vol. +8,9% val.) e lʼexploit della Frutta esotica (+20,3% vol. +18,6% val.). Come nota positiva si registra una battuta dʼarresto nella caduta dei consumi a volume delle Pere, che nei primi 6 mesi 2014 hanno accennato ad un timido +0,7% rispetto al -15% degli ultimi 5 anni, mentre Mele e Banane hanno presentato trend tutto sommato stabili. Per quanto riguarda la verdura, le referenze che hanno maggiormente sofferto di deflazione, ossia del

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fenomeno del calo dei prezzi, sono state le Insalate miste, le Zucchine, le Carote e i Finocchi che hanno contribuito ad abbassare il valore al kg di quasi 5 punti percentuali rispetto al primo semestre 2013. Le diminuzioni a volume più considerevoli si sono registrate sulle patate con il -8,5% rispetto allo stesso periodo del 2013 e -22,5% rispetto al 2010. Un calo, questo, non certamente bilanciato da una crescita dei prezzi che porta anche lʼindotto

-1,3%

a calare dal 2013 del -6,8% e dal 2010 del -19%. Inoltre, anche le patate novelle, che stavano attraversando un quinquennio florido, hanno segnato valori negativi attorno al -5% nel 2014. Concludendo le primi 5 specie orticole, rappresentanti il 44% delle verdure, sono i maggiori responsabili del drastico calo dellʼindotto; le patate, infatti, hanno registrato il -6,8%, mentre i Pomodori il -4,7%, le Zucchine -5,1%, i Finocchi -3,3% e le Carote ben il -7,1%.

-3,3%

-3,6%

Vol. Val. -6,0%

-2,5% -2,6% -6,1%

-8, 8,3%

Vol. Val.

CONSUMI DOMESTICI A VOLUME

-8,5% -6,8%

I Semestre 2014 -0,1% -1,3%

-3,3% -4,7%

VA ARIA ARIAZION I VOLUME 0,5% -2,4%

e

VA ALORE

-1,6% -5,1%

I Semestre 2014 vs 2013 -4,9% -5,1%

0,4% -3,3%

1,8% 0,7% -1,8%

-0,8% -7,1%

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Copertina

PROTAGONISTI

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l'efficienza e all’abbattimento dei costi, anche ambientali”

ne vogliamo parlare nel dettaglio quando sarà a regime definitivo”. Quanto impatta il calo dei consumi sull’attività di CPR? State correndo ai ripari, e come? “Quest' anno la crisi dei consumi ha ridotto, seppur di poco, le movimentazioni delle cassette. A questo problema, di natura con-

giunturale, si è compensato con l'aumento delle movimentazioni dei pallet e dei mini bins. I nuovi progetti sulla carne e sui freschi in generale andranno a compensare”. Novità e investimenti tra fine 2014 e 2015? “Abbiamo in cantiere numerose attività legate all'aumento del-

La vostra promozione parla di “Eco- filosofia delle 6 R: ripensare, ridurre, riciclare, risparmiare, riutilizzare, riparare”. Un messaggio forte per i consumatori e l’ambiente. Però voi, tranne che per gli addetti ai lavori, siete ancora una realtà in gran parte sconosciuta. Non pensate di promuovervi anche come azienda modello per la ‘green economy’? “Il consumatore, come indicato anche da Maura Latini nella sua prima dichiarazione da presidente, sarà il nostro obiettivo nei prossimi anni” Efficienza gestionale, costi bassi, sostenibilità ambientale, equilibrio tra servizio e costi dello stesso: è questo il CPR di Monica Artosi? “Sintesi perfetta. Oltre ad un po’ di sviluppo… bisogna essere ottimisti!”.

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Verso la ristrutturazione del debito. Entro la fine dell’anno nuovo consiglio di Amministrazione. Avrà il compito del rilancio puntando sullo sviluppo del marchio “di casa” Per Gf Group è arrivato il momento di cambiare rotta in maniera netta. In casa del gruppo Orsero, colosso del settore ortofrutticolo italiano ed europeo, si preannuncia una rivoluzione: ricapitalizzazione, accordo con le banche per ripianare il debito da 245 milioni di euro, e, entro la fine dell’anno, cambio del consiglio di amministrazione con un nuovo amministratore delegato. Il gruppo con sede ad Albenga (Savona) ha spiegato i vari passaggi attraverso un comunicato stampa emesso il 10 settembre, in cui si premette come “proceda speditamente l’esecuzione del piano industriale e finanziario. Dopo il passaggio delle scorse settimane, in cui le banche hanno rilasciato una comfort letter attestante la serietà della proposta al ceto bancario – si legge nella nota – si è concretizzato anche un altro dei passaggi chiave previsti nel piano. I soci infatti hanno deliberato nuovi mezzi finanziari fino all'ammontare massimo di 16 milioni di euro, così come previsto nel piano: fondamentale passo per la formalizzazione dell'accordo di ristrutturazione del debito con il sistema bancario, che potrà permettere al gruppo di imboccare la strada del definitivo rilancio dopo le difficoltà degli ultimi anni”. “Il perfezionamento dell'accordo con le banche – spiegano dal quartier generale di Gf Group potrà consentire di formalizzare le varie trattative in corso relative a dismissioni di società partecipate non appartenenti al core business del gruppo; la liquidità che ne deriverà potrà contribuire in S e t t e m b r e

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maniera significativa al riequilibrio finanziario”. Secondo il 'Corriere della Sera' i principali investimenti operati al di fuori del core business degli Orsero sono lo sviluppo immobiliare in Liguria, la diversificazione nel trasporto con gli aereotaxi K-air, i 20 milioni di euro investiti nella cordata Cai-Alitalia, metà dei quali in prestito. Inoltre, a far cassa per 12 milioni di euro, arriveranno anche le dismissioni in Cile e in Argentina. “A seguito del perfezionamento dell'accordo, entro la fine dell'anno verrà nominato il nuovo Consiglio d'Amministrazione della holding, composto anche da professionisti indipendenti, tra i quali il nuovo amministratore delegato, che avrà il compito di gestire il rilancio del gruppo focalizzato sull'importazione e distribuzione di frutta e sullo sviluppo del marchio “Fratelli Orsero". Non si esclude che Antonio Orsero, che ad oggi ha il 25% della proprietà del gruppo e che lo scorso anno aveva lasciato la presidenza della holding, faccia un passo indietro e comunque abbia una posizione più defilata. Tutti gli osservatori ritengono che invece nel 'board di comando resterà la sorella Raffaella (nella foto).

I dati di FruitImprese sull’import-export: positivo il bilancio del primo semestre E’ di poco inferiore a 400 milioni di euro - secondo quanto comunicato da FruitImprese il saldo positivo dell'importexport ortofrutticolo fatto registrare dal nostro Paese nel primo semestre 2014, con un incremento del 15,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Andamento in controtendenza rispetto ai mesi precedenti. A fronte di un incremento delle quantità esportate (6,9%) ha fatto riscontro una diminuzione del loro valore (2,4%). In termini assoluti nel periodo in esame l’Italia ha esportato circa 1 milione e 835 mila tonnellate di prodotti per un valore di 1 miliardo e 940 milioni di euro. In aumento i flussi di agrumi (2,8%), frutta fresca (13,8%) e frutta secca (23,7%); in calo gli ortaggi (1,6%). In valore segno positivo per i comparti della frutta fresca (1,4%) e frutta secca (38,1%); in calo gli ortaggi (11,8%) e gli agrumi (-9,9%). Per quanto riguarda le importazioni l’Italia ha importato circa 1 milione e 765 mila tonnellate di prodotti per un valore di 1 miliardo e 540 milioni di euro. Tra i singoli comparti incremento in volume della frutta fresca (2,3%), frutta secca (19,9%) e frutta tropicale (5,7%); in calo gli ortaggi (6,4%) e gli agrumi (-32%). In valore segno negativo per ortaggi, agrumi e frutta fresca; positivo per frutta secca e frutta tropicale. Tutta da verificare la situazione dopo l’avvio dell’embargo russo agli inizi dello scorso agosto. Dovrebbe pesare sulle statistiche del terzo trimestre.

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ATTUALITÀ

Il Gruppo Orsero cambia rotta

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Attualità Candonga: il Club diventa Consorzio Inizia una nuova éra per la fragola Candonga, che da club è diventato Consorzio di valorizzazione. Il passaggio è stato ufficializzato in occasione del meeting “Candonga fragola top quality: la nuova stagione” il 15 settembre a Policoro. Sul tavolo le nuove strategie di consolidamento in vista della nuova stagione commerciale. Il Consorzio punterà al consolidamento della fragola top quality Candonga sul mercato. “Il nostro prodotto deve mantenere l’altissimo posizionamento di mercato raggiunto, restare ai vertici significa perfezionare gli strumenti organizzativi aggiornandoli alle nuove esigenze dei consumatori sempre più esigenti e selettivi. La sfida si preannuncia avvincente e nei mesi successivi alla chiusura della raccolta 2014, periodo di calma apparente, l’intera macchina organizzativa è stata oleata e messa a nuovo ed è pronta alla sfida”, spiega l’imprenditrice Carmela Suriano. “Una nuova veste giuridica - ha aggiunto Suriano - all’originario Club Candonga e la tutela del marchio ‘Candonga top quality’, intervento combinato che dà ai produttori certificati le tutele necessarie che valorizzino gli sforzi fatti per raggiungere i livelli di specializzazione conquistati, e allo stesso tempo offrire ai nostri consumatori che coincidono con quel segmento noto al mercato come ‘foodies’ - tutte le garanzie di qualità necessarie che il Consorzio di valorizzazione e il marchio collettivo assicurano. Benefici che si materializzano sia in termini di reddito auspicato che di investimenti necessari che saranno ripartiti e per tanto avranno un peso specifico diverso e decisamente più vantaggioso per i produttori”.

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Patate: più controlli sulle importazioni È la richiesta del coordinamento di prodotto di Fedagri-Confcooperative. Produzione nazionale in crescita del 15% ma restiamo deficitari La produzione di patate in Italia farà registrare quest’anno, secondo le stime dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, un aumento di circa il 15% in volumi produttivi, in linea con il trend al rialzo che a livello UE si attesta su una media del +7%. “Anche se in alcune aree come Veneto e Calabria la raccolta non è ancora conclusa - spiega il

coordinatore del settore patate di Fedagri-Confcooperative Luciano Torreggiani (nella foto) prevediamo che la produzione complessiva raggiunga a fine campagna un quantitativo di circa 15 milioni di quintali”. Nonostante l’aumento produttivo, la produzione nazionale resta comunque deficitaria, dal momento che i consumi di patate in Italia sono da anni pari a 20 milioni di quintali. “Non è dunque possibile imputare alla sovrapproduzione della stagione in corso – spiega Torreggiani - i problemi relativi al calo dei prezzi di mercato delle patate, perché in ogni caso restiamo sotto la soglia dell’autoapprovvigionamento. Quest’anno per dare risposta al fab-

bisogno interno, importeremo almeno 4-5 milioni di quintali di prodotto dai due principali paesi concorrenti, Francia e Germania”. Ed è proprio sull’ingresso di patate provenienti dall’estero che occorre secondo l’Alleanza delle cooperative porre la massima attenzione. “Occorre maggiore controllo sulla produzione di altri Paesi che si riversa nel nostro mercato”, spiega Torreggiani. “Il problema è che certe patate estere diventano poi italiane, come le forze dell’ordine non hanno tardato a scoprire in una recente indagine”. Torreggiani auspica che il Piano pataticolo già da tempo approvato al Ministero “abbia presto una sua attuazione per consentire agli operatori di realizzare immediatamente le misure ivi previste e mitigare gli effetti di una crisi aggravata dalla perturbativa di mercato che ha investito tutto il comparto ortofrutta a causa dell’embargo russo in tutti i Paesi UE”. Maggiore sforzo si potrebbe operare in tal senso anche sul versante della promozione del prodotto italiano, che anche all’estero è sempre elogiato per le sue qualità e proprietà: in questo ambito “la filiera produttiva rappresentata dalla cooperazione potrebbe svolgere un ruolo importante per comunicare e far apprezzare ai consumatori tutto ciò che è di valore, a garanzia dell’italianità e della qualità della produzione, anche con campagne mirate supportate dal Ministero e dalle Regioni, con l’ausilio dell’Osservatorio attivato presso Ismea”. S e t t e m b r e

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L'edizione 2014 del SANA, che ha chiuso i battenti martedì 9 settembre ha segnato un netto recupero della manifestazione bolognese rispetto alle ultime edizioni. E' migliorato il clima generale della rassegna, sull'onda del buon andamento commerciale dei prodotti biologici in Italia e all'estero; sono sicuramente aumentati i visitatori e i contatti d'affari. Un dato che è apparso chiarissimo è l'assoluta prevalenza del prodotto bio trasformato su quello fresco, anche questo in linea con gli andamenti di mercato. Più 36% di visitatori rispetto all’edizione 2013 per un totale di oltre 43.500 presenze, con un +28% di operatori esteri, + 10% di espositori, + 40% di espositori esteri: sono i numeri diffusi dagli organizzatori. Soddisfazione, ovviamente, per BolognaFiere e per FederBio, che è partner della rassegna. FederBio ha dato il suo apporto alla buona riuscita degli incontri business che hanno coinvolto imprese di una ventina di nazioni oltre all'Italia, per una settantina di operatori esteri provenienti, tra l'altro, da Australia, Austria, Cina, Danimarca, Germania, Grecia, Honduras, Ungheria, Polonia, Russia, Serbia, Slovenia, Svezia, Svizzera, Spagna, Stati Uniti, Emirati Arabi, Corea. Ha fatto visita al SANA, in occasione di un convegno organizzato dal ministero dell'Agricoltura, anche il vice ministro Andrea Olivero con Emilio Gatto, direttore generale per la promozione della qualità agroalimentare. 'Il biologico non è più un settore di nicchia - ha detto Olivero - ma è diventato uno degli ambiti di traino dell’agricoltura italiana, i dati parlano chiaro e siamo orgogliosi di sottolineare che la crescita riguarda i consumi ed ha anche risvolti positivi per l’occupazione'. S e t t e m b r e

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Edizione di successo a Bologna con un aumento del 36% dei visitatori. La manifestazione sarà partner di Expo 2015 per il progetto del “Parco della Biodiversità”

ATTUALITÀ

Il boom del biologico trascina in alto anche il SANA

Uno dei tanti convengni del SANA. Sotto, Paolo Carnemolla

Olivero ha sottolineato come siano necessarie delle scelte strategiche più ampie a livello europeo ed una maggiore consapevolezza delle potenzialità a livello nazionale al fine di consentire un’espansione stabile. 'La revisione del regolamento sul biologico - ha concluso - costituisce una straor-

dinaria occasione per sostenere al meglio il settore, soprattutto nella stagione di riavvio della politica di sviluppo rurale'. Ai risultati si aggiunge il prestigioso incarico assegnato a BolognaFiere di 'global partner' per la realizzazione del Parco della Biodiversità di EXPO 2015, l’area dell’esposizione universale in cui sarà protagonista il biologico. L’annuncio ufficiale dell’accordo tra la Fiera di Bologna e gli organizzatori dell’EXPO è stato fatto congiuntamente sabato 6 settembre dal presidente di BolognaFiere, Duccio Campagnoli, e dal ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, nel corso del convegno inaugurale. "E’ un traguardo che ci riempie di legittima soddisfazione per aver visto riconosciuto il ruolo di BolognaFiere come global partner di EXPO 2015 per portare il biologico e la biodiversità all’esposizione. www.corriereortofrutticolo.it

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Sarà un appuntamento di straordinaria importanza per tutto il settore di riferimento ed anche per il ruolo di Bologna di Città del Cibo, in chiave innanzi tutto di cultura di un nuovo modello agroindustriale sostenibile e dell’alimentazione di qualità, sostenibile e sicura". "Per far fronte a questo impegno che ci onora - ha dichiarato Campagnoli - chiamiamo fin da ora a raccolta tutto il mondo associativo e i partner e le competenze imprenditoriali del settore del biologico, da anni protagonisti a SANA, e che, con l’edizione 2014, ci hanno premiato con il considerevole aumento di espositori, sia italiani che esteri, confermando SANA come la piattaforma leader in Italia per il biologico, la cosmesi bio e naturale e i prodotti per il vivere quotidiano ecologico". "La ventiseiesima edizione di SANA, che ha visto l’aumento significativo degli espositori, dei buyer esteri e dei visitatori – ha dichiarato il presidente di FederBio Paolo Carnemolla - conferma il ruolo insostituibile del Salone sia come evento leader per il biologico in Italia, sia come piattaforma per l’internazionalizzazione del bio Made in Italy e per la sua presenza all’EXPO 2015". "Nei giorni di fiera è stato evidente come consumatori e operatori abbiano sempre maggiore voglia di bio", commenta Fabrizio Piva, amministratore delegato di CCPB. "Il successo di quest'anno è segnato dal lavoro insieme di tutti

gli operatori del settore” afferma Lino Nori, presidente di Consorzio il Biologico: “Può sembrare una banalità, ma da qui dobbiamo partire". Sulla base dei dati presentati da SINAB risulta che gli operatori biologici certificati in Italia al 31 dicembre 2013 sono 52.383 (erano 49.709 al 31 dicembre 2012), con un incremento rispetto ai dati 2012 del 5,4%. In aumento anche la superficie coltivata secondo il metodo biologico, che risulta pari a 1.317.177 ettari (erano 1.167.362 nel 2012), con una crescita complessiva, rispetto al 2012, del 12,8%. Il convegno 'La proposta di nuovo regolamento europeo sull’agricoltura biologica: le ragioni del dissenso' organizzato da FederBio ha coinvolto le organizzazioni BNN Bundesverband Naturkost Naturwaren e V. dalla Germania, KRAV Incorporated Association dalla Svezia, oltre a Coop de France commission bio. Oltre 120 le presenze in sala in rappresentanza delle istituzioni, delle associazioni bio e agricole, degli operatori del settore, dai produttori ai distributori. L’ottimo andamento delle vendite di prodotti biologici spinge in alto la fiducia degli operatori del settore. È quanto emerge da un’indagine Ismea su un panel di circa 500 aziende, tra imprese agricole e industrie di trasformazione, presentata al Sana nell’ambito di un convegno. L’indagine ha evidenziato, presso gli operatori del bio, con particolare riferi-

mento alla fase industriale, un sentiment positivo e nettamente migliore rispetto al clima di fiducia rilevato per il settore alimentare nel suo complesso. I giudizi sull’andamento degli ordini (in particolare quelli esteri in area Ue), sul livello delle scorte e soprattutto sulle aspettative di produzione sono favorevoli o molto favorevoli; l’ottimismo prevale inoltre sull’evoluzione del settore nella seconda metà del 2014. Situazione meno fluida per le aziende agricole. Seppure con talune significative eccezioni (come nel caso del settore vitivinicolo e olivicolo), gli operatori della fase primaria segnalano costi in aumento, problemi sul piano della tenuta della redditività e in alcuni casi una caduta della produzione. In generale, l’indice di fiducia presso le aziende agricole del bio assume un valore negativo, ma è migliore rispetto a quello dell’agricoltura considerata nel suo complesso. Da rilevare che se il presente risulta difficile sia per le aziende biologiche, sia per quelle convenzionali, le prospettive di medio termine appaiono nettamente più favorevoli presso gli operatori del bio. Resta la distanza da un mercato al consumo comunque florido, di cui le aziende agricole non riescono ancora a cogliere i benefici. Dal biologico al chilometro zero, dai prodotti sfusi fino alle denominazioni di origine, vola la spesa “green” che raggiungerà complessivamente per la prima volta i 20 miliardi di fatturato nel 2014.

ATTUALITÀ

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Doppia novità per Solarelli, il brand dell’ortofrutta di qualità proveniente da territori italiani specificamente vocati per alcune particolari produzioni. Nella gamma già ampia della marca (pesche, nettarine, kiwi, pere, limoni, arance, ciliegie, mele, albicocche, fragole, carote, meloni, pomodori, radicchi) vengono inseriti nuovi prodotti e vengono messe in campo nuove strategie di comunicazione indirizzate sia al consumer che al trade. I due nuovi impegni a favore del brand trovano stimolo dal buon andamento commerciale che ha caratterizzato i prodotti Solarelli pur in un momento di grave difficoltà del settore ortofrutticolo come la campagna estiva. “Il fatturato sviluppato dai prodotti a marchio Solarelli fino alla fine del mese di agosto registra una tenuta sul mercato nazionale e un aumento del 20% sul mercato estero -evidenzia, infatti, Ilenio Bastoni, direttore generale di Apofruit -. Un successo dovuto innanzitutto alla riconosciuta qualità dei prodotti da parte dei consumatori ma anche alle strategie di comunicazione che hanno privilegiato la politica di marca, sempre efficace quando definisce e contrassegna le caratteristiche di un prodotto generalmente indifferenziato come l’ortofrutta”. “Questa buona accoglienza da parte dei consumatori - continua Bastoni - ci ha portato ad allargare la gamma Solarelli con l’inserimento di due nuovi prodotti: la patata di Bologna Dop proveniente dai nostri soci emiliani, e i piccoli frutti, come lamponi e mirtilli, provenienti dai nostri produttori della Romagna e del Metaponto. La patata di Bologna DOP Solarelli è il risultato della strategia di co-branding portata avanti con il consorzio della patata di Bologna DOP” S e t t e m b r e

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Il brand di Apofruit punta sulla qualità. Nuovi prodotti e nuove risorse per la comunicazione. Alleanza con il Consorzio della patata di Bologna DOP

Ilenio Bastoni, direttore generale Apofruit e i nuovi “Solarelli”

ATTUALITÀ

Solarelli convince i consumatori Tiene in Italia, cresce all’estero

Ad ulteriore rafforzamento della politica di marca, la strategia di comunicazione delle caratteristiche di qualità e provenienza dei prodotti Solarelli si arricchisce di nuovi canali. “Già da qualche tempo - ricorda Gianluca Casadio, responsabile marketing di Apofruit - Solarelli ha una pagina Facebook i cui obiettivi sono ottenere un rapporto diretto, disinvolto e convincente con il pubblico consumer, valorizzare gli operatori dei nostri canali distributivi ed il loro pubblico e migliorare la brand awarness. Attraverso la pagina facebook i consumatori possono acquisire informazioni sui prodotti e possono interagire con la produzione. La pagina del social network riporta anche informazioni relative alle iniziative in cui il brand è presente, come ad esempio, la sponsorizzazione della serata di gala del 2 ottobre a Cesena, animata dallo chef Antonino Cannavacciulo, nell’ambito della manifestazione di importanza nazionale ‘Settimana del buon vivere’. Inoltre – continua Casadio - è stato aggiornato il sito web del brand con una pagina espressamente dedicata ai dettaglianti ortofrutticoli che veicolano Solarelli ai propri clienti. In tal modo i consumatori possono individuare tali dettaglianti in tutta Italia”. “Solarelli - conclude Gianluca Casadio - continua poi ad essere promosso attraverso le riviste e i siti specializzati, e attraverso le reti di Radio Rai, con uno spot istituzionale in onda dal 14 settembre e ripreso ad ottobre e uno spot dedicato al radicchio di Treviso on air in novembre”. www.corriereortofrutticolo.it

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di Lorenzo Frassoldati C’è una nota di forte amarezza nella dichiarazione di auguri (formalmente ineccepibile) di Paolo De Castro al ministro Federica Mogherini per la sua nomina ad Alto rappresentate per la politica estera UE. Ovvio che l’incarico di "lady Pesc" è di grandissimo prestigio per l’Italia, secondo solo alla presidenza della Commissione UE con Romano Prodi. Quindi 'chapeau' a Matteo Renzi che ha tenuto duro e ha vinto puntando secco sul nome della Mogherini senza compromessi o ‘svolazzi laterali’. Certo, nota De Castro, adesso c’è l’audizione davanti all’Europarlamento: una prova che "sono certo, Federica supererà brillantemente, facendo ricredere i tanti scettici e detrattori che in questi mesi si sono opposti alla sua candidatura". Anche qui il linguaggio levigato e cortese del nostro ex ministro dell’Agricoltura nasconde una punturina: tutti ricordano che fu proprio in occasione di una audizione del genere che il nostro candidato commissario UE Buttiglione fu bocciato perchè giudicato non adeguato. Sicuramente la brutta scivolata oggi non si ripeterà però De Castro fa bene a ricordare che c’è ancora davanti questo piccolo ostacolo. E comunque

adesso tutti tifiamo per la Mogherini perché ci sono in ballo l’onore e il prestigio del Paese. In cauda venenum, De Castro chiude ricordando che "il presidente del Consiglio Renzi avrebbe potuto puntare al posto di commissario all’Agricoltura, un portafoglio importantissimo che, per la prima volta, anche un grande Paese agricolo come il nostro avrebbe potuto conquistare". E qui chi conosce De Castro sa quanto il rospo sia difficile da mandar giù. Primo perché il nostro ex ministro era l’uomo giusto al posto giusto e passerà molto tempo prima che si ripresenti un'occasione così propizia. Secondo perché quello dell’Agricoltura è uno dei principali ministeri di spesa a Bruxelles (forse il più importante) dove un Commissario con gli attributi può impostare vere e proprie politiche innovative, creare alleanze, dare segnali che l’Europa esiste in concreto e si muove come un soggetto autonomo e che non è soltanto il luogo dove si macina burocrazia e si dettano regole per misurare la lunghezza delle banane. Anche con l’ultima scialba gestione Ciolos si è visto che l’Europa agricola è ancora quella di sempre, legata agli interessi continentali del nord Europa. Già c’è un polacco, Czeslaw Siekierski, alla presidenza della Comagri del-

l’Europarlamento. Il riequilibrio delle politiche agricole in senso sudista (che non è solo una tendenza geografica ma significa valorizzazione della qualità, tipicità, origine) al momento, con la candidatura di un irlandese, si allontana, come si allontana l’opzione Mediterraneo. Cioè una svolta di attenzione verso la sponda Sud del mare nostrum, la grande occasione mancata delle politiche europee degli ultimi 15 anni, un orizzonte geopolitico che tutta l’Europa (Italia in primis) ha volutamente e colpevolmente dimenticato. De Castro sul 'Corriere della Sera' del 25 giugno scriveva che “costruire un’Europa a centralità mediterranea è possibile”. Adesso è molto difficile. Non sappiamo se il nostro premier Renzi abbia valutato tutti questi aspetti o se il ministro Martina si sia attivato a sufficienza sul capo del governo. L’incarico di lady Pesc finora è stato poco più che un pennacchio (dov’è la politica estera UE?), però da quella poltrona si controlla - se si vuole l’attività di tutta la Commissione e si possono esaminare tutti i dossier più importanti. Capiamo le ragioni di Renzi, ma l’agricoltura italiana aveva ragioni ugualmente forti e l’uomo giusto. Il pressing del mondo agricolo nazionale ha lasciato il tempo che ha trovato: la frantumazione della rappresentanza produce tanti comunicati, ma nessun effetto concreto. Quando il gioco si fa duro, l’agricoltura torna a cuccia.

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Nomine UE e Agricoltura, l’occasione mancata

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Marco Gregorelli Le redini del più importante mercato all’ingrosso britannico e di uno dei due maggiori mercati d’Europa sono in mano a una donna che sa analizzare con grande attenzione le dinamiche economiche. Il Corriere Ortofrutticolo ha intervistato in esclusiva Jan Lloyd, direttore generale di New Covent Garden. Ecco domande e risposte. Miss Lloyd, lei gestisce l’Authority del londinese New Covent Garden da nove anni. Come giudica la sua esperienza a capo di un’Authority il cui ruolo è la sorveglianza e la gestione di un mercato del prodotto fresco così grande?Jan Lloyd "È stata veramente un’esperienza molto interessante. Non solo forniamo servizi alle 200 aziende insediate ma anche una gamma di supporti allo sviluppo, inclusi la promozione e il marketing, come anche un lavoro lungo tutta la filiera. Non abbiamo il ruolo di sorveglianza per quanto riguarda il controllo della qualità. Questa funzione è infatti in capo agli ispettori del Dipartimento per gli Affari Alimentari e Agricoli". Quali sono le principali problematiche con le quali la sua organizzazione deve confrontarsi ogni giorno? "La problematica maggiore che stiamo affrontando ora è la riqualificazione. New Covent Garden è il mercato leader del Regno Unito. La nostra visione è che sia il migliore in Europa e che divenga sempre più un punto centrale per l’alimentare ma anche per il florovivaistico a Londra". Nell’intervista rilasciata a Tommy Leighton, pubblicata nel numero di luglio-agosto del Corriere Ortofrutticolo, Gary Marshall, il presidente dei grossisti, ricorda che il New CoS e t t e m b r e

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Intervista al direttore generale, lady Jan Lloyd. Londra sta assistendo alla rinascita dei mercati rionali e al dettaglio. Il consumatore riscopre l’acquisto “personalizzato”

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Il New Covent Garden è il primo Mercato d’Europa. Ecco perché

CHI È

Jan Lloyd, direttore generale del New Covent Garden di Londra

vent Garden ha attraversato momenti difficili. Poi ha avuto una metamorfosi. Oggi cosa lo distingue dagli altri due mercati di Londra, il New Spitalfield’s e il West International? "Prima del suo trasferimento a Nine Elms, Covent Garden era la realtà che determinava i prezzi di frutta e verdura nel Regno Unito. Nei primi anni 80 i supermercati smisero di acquistare dai mercati all’ingrosso e New Covent Garden si focalizzò sulla filiera del catering (ristoranti, hotel, scuole, ospedali, etc.). La nostra reputazione per la fornitura di prodotto della più alta qualità, insieme alla posizione centrale a Londra, hanno reso tutto ciò possibile. Va comunque detto che senza lo spirito imprenditoriale delle aziende insediate quella metamorfosi non si

JAN LLOYD È stata nominata chief executive dell’Authority a capo del Covent Garden Market di Londra nel settembre 2005. La Covent Garden Market Authority è l’ente pubblico che coordina le operazioni del mercato di New Covent Garden, il più ampio mercato all’ingrosso di frutta, verdura e fiori del Regno Unito con la più alta concentrazione di aziende rivolte al catering. Jan è alla guida di un grande progetto di riqualificazione del mercato per renderlo adeguato al 21° secolo. Nel suo ruolo di amministratore di un ente proprietario di grande sito, è parte di un comitato di portatori di interessi pubblici e privati per la riqualificazione locale dell’area e presiede il gruppo operativo per l’impiego e per le attività. Precedentemente, Jan era stata per sei anni amministratrice della joint venture anglo-francese Yoplait Dairy Crest. E’ stata impegnata per 20 anni al servizio di aziende quali Dairy Crest e la Johnson Wax. Gran parte della sua carriera si è svolta nel settore agroalimentare, coprendo aspetti quali la produzione, il marketing, lo sviluppo del prodotto e la distribuzione. Jan ha inoltre ampia esperienza nella gestione di rilevanti programmi di cambiamento ed è stata coinvolta nella creazione di joint venture e collaborazioni con aziende internazionali. Ha una laurea in lingue (francese e norvegese) e ha vissuto e lavorato in Francia. È sposata e ha due bambini.

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sarebbe mai verificata". Parliamo del business: nel mercato si può notare che una gran parte del prodotto è importato da altri Paesi: Spagna, Olanda, Italia, Francia, etc. Quali sono le caratteristichechiave che un esportatore straniero deve avere per stabilire una partnership di successo con un grossista di New Covent Garden? "La parola chiave è proprio partnership. Per commerciare con successo in New Covent Garden i grossisti guardano alla qualità e alla costanza delle forniture perché i loro clienti si aspettano entrambe". Nel Mercato si può anche notare che state promuovendo il prodotto con la bandiera inglese sul packaging. Quando è iniziato questo trend? Pensa che l’Inghilterra, potrebbe iniziare ad esportare, magari anche in Italia, considerando che avete una gamma di prodotti eccellenti

dalle patate alle carote, agli asparagi di Norfolk, alle fragole? “C’è stata una grandissima crescita d’interesse per i prodotti locali, guidata in parte da chef influenti, ma anche da preoccupazioni relative alla sicurezza alimentare. Non c’è inoltre dubbio che prodotti come l’asparago di Norfolk,

le patate Jersey Royal, il rabarbaro dello Yorkshire abbiano tutto il potenziale per poter essere esportati". Una cosa che contraddistingue Londra dalle altri capitali, come Parigi, Madrid, Roma, nella distribuzione alimentare, è che non ha centraliz-

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Attualità zato tutto il commercio all’ingrosso in un unico grande hub (pensiamo a Rungis, MercaMadrid e il CAR), ma ha preferito costruire tre hub per l’ortofrutta e altri poli specializzati esclusivamente sulla carne e sul pesce. Quali sono state le ragioni e quali i pro e i contro di questa scelta? "La ragione per cui Londra ha cinque mercati all’ingrosso (tre per frutta e verdura, uno della carne e uno del pesce) è più storica che strategica. E siccome questi mercati appartengono a differenti proprietari, non è verosimile che ci saranno cambiamenti nel prossimo futuro. Ci sono anche punti di vista secondo i quali, considerata la grandezza di Londra, questa risulta meglio servita con questo assetto". L’Authority è stata recentemente impegnata dallo studio della riqualificazione del Mercato. Tale riqualificazione è parte di una più ampia e

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intensa riprogettazione di tutta l'urbanizzazione della parte sud di Londra, con la centrale di Battersea e la nuova ambasciata americana al centro. Quali sono i principi chiave che state prendendo in considerazione e le ambizioni specifiche per il nuovo Mercato? “Dobbiamo assicurare che New Covent Garden rimanga il mercato all’ingrosso leader nel Regno Unito e che diventi il migliore in Europa. La riqualificazione stessa assicurerà il futuro del Mercato. Non solo con servizi che siano i più moderni, ma creeremo anche un punto nodale per l’alimentare e i fiori a Londra, non solo per l'ingrosso ma anche aperto al pubblico".

Come vede il futuro del commercio ortofrutticolo a Londra e più in generale in Gran Bretagna: ci saranno ulteriori e rilevanti evoluzioni rispetto alla realtà di oggi? "Londra sta assistendo a una rinascita dei suoi mercati rionali e al dettaglio. Ci sono segnali che le persone sono insoddisfatte del modo ‘asettico' in cui acquistano nei supermercati. Desiderano un’esperienza più relazionale. Lo stesso vale per la ristorazione: gli chef vogliono sapere da dove proviene la loro materia prima e come è stata prodotta. Ci sono segnali per cui l’esperienza del semplice acquisto non è più soddisfacente. New Covent Garden non è il mero spostamento di cassette, ma è il trasferimento di conoscenza lungo la filiera. Questo è ciò per cui il Mercato aggiunge valore. La stessa crescita dei social media, se ci pensiamo, è il sintomo del desiderio di un contatto maggiore tra acquirente e venditore".

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Spremuta di arancia fresca Una risposta alla crisi degli agrumi

Un angolo di California a Catania grazie a un innovatore le cui tecnologie sono vendute in oltre 50 Paesi e che crede nell’arancia rossa. Tre domande a Salvatore Torrisi

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tecnologia messa punto da AAT è quanto di più facile da usare. Troviamo questi temi di particolare attualità. Per questo abbiamo intervistato il dottor Salvatore Torrisi (nella foto di pag. 51), fondatore ed attuale amministratore delegato dell’AAT, che si è ispirato alla California, costruendo nella zona industriale di Catania uno stabilimento innovativo, circondato dal verde, sul modello architettonico ed ambientale dell’area di Palo Alto. Ecco le nostre tre domande e le sue risposte. La crisi dei consumi che si è registrata in Italia e la crisi economica mondiale ha posto dei limiti alla vostra crescita? E come avete reagito? "La presenza delle nostre macchine in Autogrill, dove da un decennio vengono impiegate rigorosamente le arance rosse siciliane per tutta la campagna agrumaria, è forse l’unica e miglior testimonial per le spremute fresche di arance rosse siciliane, con oltre 10 milioni di consumatori ogni anno che possono testimoniare la qualità superiore delle rosse siciliane. Inoltre con il Consorzio Arancia Rossa IGP ogni anno viene attuata una promozione, con cartellonistica e altro materiale promozionale, per la durata di un mese con l’obiettivo di fidelizzare i consumatori al consumo delle arance siciliane Navel rosse e Valencia . Per quanto riguarda la crisi dei consumi, abbiamo riscontrato, specie all’estero, un comportamento controtendenza dei consumatori che apprezzano sempre più il prodotto realmente fresco, preparato all’istante in alternativa ai tanti succhi d’arancia pastorizzati. Registriamo pertanto ogni anno un notevole incremento della domanda, in particolare dei nostri nuovi distributori automatici di spremute, principalmente in Francia, UK, i paesi dell’est Europa e in Asia". Dal punto di vista tecnologico e da S e t t e m b r e

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quello commerciale, state progettando novità per il futuro? Esistono mercati di futura espansione? "Sì, la nostra attività di ricerca e sviluppo di nuovi prodotti è senza sosta. Infatti abbiamo in fase di sviluppo nuovi prodotti che impiegano altra frutta per la preparazione di succhi freschi in particolare del melograno la cui domanda è in forte crescita per le notevoli proprietà antiossidanti e curative contro diverse malattie". I punti vendita di ortofrutta - dai reparti della GDO al piccolo dettaglio tradizionale - cercano di offrire nuovi servizi al consumatore:

tra questi, potrebbe esservi una spremuta fai-da-te Oranfresh? "Anche nei punti vendita GDO si riscontra una crescente domanda per l’impiego, nel reparto ortofrutta, di macchine spremiagrumi automatiche e centrifughe per la preparazione di succhi freschi non pastorizzati e senza conservanti. La domanda di queste macchine è maggiore all’estero nei paesi del centronord Europa". Salvatore Torrisi ha sviluppato e brevettato il primo distributore automatico a gettoni per la spremuta di arance alla fine degli anni ’80. E ben presto si è convinto che il futuro era fuori dalle mura domestiche: dall’Europa all’Asia, dal Sud America agli Stati Uniti. In una intervista di tempo fa al quotidiano 'la Repubblica' aveva affermato: “Quando si parla di crisi dell’agrumicoltura, spesso si cade nei luoghi comuni. Occorre ripensare il tutto in termini innovativi e moderni, e non penso solo alle strutture produttive, ma anche al marketing ed alla commercializzazione. Serve più lungimiranza da parte dei produttori, ma anche da parte della politica, che dovrebbe creare le condizioni per lo sviluppo”. (a.f.)

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Appello alla politica e agli enti gestori “Il momento richiede di voltare pagina” e attività dell’ingrosso ortofrutticolo, che fanno perno sui Mercati, vivono un momento particolare che richiede attenzione e impegno da parte della categoria dei grossisti. Ci sono situazioni da dirimere in molti dei Mercati importanti a livello nazionale mentre è in atto un cambiamento che non può essere affrontato senza un radicale miglioramento dei rapporti tra le organizzazioni degli imprenditori, gli enti locali e di conseguenza gli enti gestori che ne sono l’espressione. Lo afferma il presidente di Fedagromercati Ottavio Guala, preoccupato di quanto sta avvenendo a Torino e a Verona, a Bologna e a Milano, e altrove. ”Momenti problematici - asserisce il presidente Guala - non sempre derivanti dai rapporti della nostra categoria con gli enti gestori, ma che richiedono comunque una risposta, che è difficile trovare fuori da una forte sinergia della rappresentanza degli operatori con gli enti gestori, non tanto e non solo a livello di singolo Mercato ma piuttosto a livello di dirigenza nazionale”. “Noi come categoria e gli enti gestori, abbiamo un interesse comune: risolvere le situazioni difficili, ottimizzare la nostra collaborazione per rispondere al cambiamento, per trovare insieme la soluzione più appropriata. La politica non può restarne fuori: i Mercati rappresentano un’economia importante che nella contingenza attuale va a tutti costi difesa e valorizzata. E’ in gioco la funzione stessa dei Mercati, che deve tener conto delle nuove politiche della gdo messe in atto come risposta alla crisi economica e alla conseguente crisi dei consumi, del ruolo della logistica e di tutti

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Ottavio Guala, a destra, presidente Fedagromercati

Apriamo un dibattito Fedagromercati ha deciso di aprire un dibattito, su queste pagine, dedicato ai rapporti tra organizzazioni degli imprenditori ed enti gestori dei Mercati italiani. Fin dal prossimo numero daremo spazio agli interventi dei responsabili delle diverse realtà territoriali nella speranza di creare i presupposti di una nuova stagione di collaborazione nel comune interesse delle parti. i fattori che oggi vanno presi in attenta considerazione”. Guala lancia dunque un appello alla politica degli enti locali, un appello all’attenzione e alla considerazione del ruolo dei Mercati, ma nello stesso tempo guarda alla Federazione dei grossisti come indispensabile punto di riferimento per l’Associazione degli enti gestori. “E’ banale ricordalo ma spesso lo si dimentica a livello decisionale

- afferma il presidente di Fedagro -: la dirigenza degli anti gestori passa, perché di nomina politica, i grossisti rimangono perché senza di loro non esistono i Mercati. Lo ricordo non per una logica e in una prospettiva di contrapposizione, il che sarebbe assolutamente deleterio, ma per affermare una consapevolezza che deve essere anche della politica: gli interessi dei grossisti e degli enti gestori si integrano alla perfezione. Insieme possiamo mettere in campo le risorse migliori per essere in grado di assumerci la responsabilità che ci compete, come Mercati e come imprenditori, nei confronti della produzione e della distribuzione, e per garantire qualità e salubrità del prodotto nei confronti dei consumatori. La consapevolezza di essere fortemente complementari, aprendo la strada nella direzione di ottimizzare la collaborazione, è già una prima risposta alle sfide che in un periodo non facile siamo costretti ad affrontare”. Il messaggio alla categoria e a Mercati Associati è chiaro: è tempo di voltare pagina. Il momento lo richiede.

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l progetto FICo, Fabbrica italiana contadina ideata dal presidente di CAAB Andrea Segrè e dal patron di Eataly Oscar Farinetti, sta creando malumori all'nterno del Centro Agro-Alimentare di Bologna. Valentino Di Pisa, presidente di Fedagro Acmo Bologna e vicepresidente vicario di Fedagromercati, stigmatizza le dichiarazioni pubbliche del presidente di CAAB, che negli ultimi mesi si è espresso ripetutamente - in particolare sulla stampa regionale dell'Emilia Romagna - in termini che hanno sorpreso e amareggiato i grossisti. "Il presidente Segrè non può dichiarare che il progetto FICo è finalizzato a salvare i grossisti. Perché non è così. Non vogliamo più sentirci dire che le nostre aziende stanno fallendo. Che poi ce lo dica il presidente del CAAB è davvero una nota stonata. FICo è nato da una progettualità che coinvolge Bologna e tutta la sua economia agro-agroalimentare. Noi grossisti siamo coinvolti perché il progetto prevede il nostro trasferimento e noi abbiamo chiesto di essere garantiti nel senso che il trasferimento non ricada sulle nostre spalle. Abbiamo sottoscritto un accordo preciso: chiediamo le stesse condizioni operative che abbiamo oggi, niente di più. Se dovessero essere previste condizioni migliori, per queste potremmo discutere, sulle condizioni di base no, ci debbono essere garantite come da accordi. La situazione economica delle singole aziende grossiste non dipende da CAAB e tantomeno da FICo. Chiediamo, come categoria, la possibilità di impostare, in un clima putroppo alterato dalle posizioni del presidente, rapporti diversi con i vertici del

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Le note stonate su FICo. Di Pisa: “Chiediamo il rispetto dei patti”

Solidarietà da Confcommercio e Legacoop per le dichiarazioni fatte dal presidente del CAAB "Confcommercio Ascom Bologna e Legacoop Bologna ritengono che il progetto FICo sia per la città di Bologna una grande opportunità di sviluppo ed occupazione ed in questo senso si sono impegnate fin dall’inizio a sostenerlo". Lo sottolineano attraverso una nota i rispettivi presidenti, Enrico Postacchini e Giampiero Calzolari. La presa di posizione di Confcommercio e Legacoop precisa inoltre: "La condivisione, l’unanimità di giudizi positivi e l’ampiezza della compagine che ha concorso a finanziare l’investimento hanno rappresenato un fatto nuovo ed importante ed un metodo di lavoro finalizzato a creare sinergie per rafforzare tutti insieme, istituzioni e imprese, la competitività di Bologna. Per tali ragioni le nostre associazioni chiedono che si attivi da subito una tavolo di confronto tra CAAB, Comune di Bologna ed operatori economici per trovare una soluzione condivisa allo spostamento delle imprese concessionarie e le idonee coperture economiche. Una soluzione va quindi trovata in un clima più sereno e rispettoso del lavoro che tutti i giorni svolgono le aziende concessionarie del CAAB". CAAB, una maggiore condivisione". Su FICo, Di Pisa aggiunge: "Se il progetto incontra difficoltà, esse non possono essere in alcun modo collegate alla categoria dei grossisti del Mercato e alle loro aziende. Chi crede nella bontà del progetto FICo, a Bologna e in Italia, si attivi per la chiusura di un accordo definitivo. Ma, per favore, non si tirino in ballo i grossisti. Il nostro trasferimento non

è oggi il problema numero uno di FICo e di CAAB. Abbiamo semplicemente chiesto, se la cosa non fosse ancora chiara, che ci venga garantito un trasferimento senza aggravi, un trasferimento che assicuri, semplicemente, le normali condizioni operative alle aziende attualmente insediate. Questo interessa i grossisti ma anche i produttori e i distributori che sono nostri fornitori e nostri clienti".

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EMBARGO RUSSO. Reportage dal World Food di Mosca

Durerà, Putin fa sul serio Antonio Felice Nonostante il bel sole settembrino dei giorni del World Food (1518 settembre), l’aria di Mosca è stata pesante per l’ortofrutta italiana. Le autorità russe fanno sul serio. Il blocco delle importazioni dall’Europa non solo funziona ma sembra anche destinato a durare. Un importante agente di San Pietroburgo, incontrato nei padiglioni della fiera moscovita del settore alimentare, che dà semore ampio spazio all’ortofrutta, ci ha riferito che investitori russi stanno muovendo capitali verso l’agricoltura, sostenuti in questo dal governo, nella convinzione che la Russia punterà su una maggiore autonomia nei prodotti freschi e che il blocco dei prodotti europei durerà anche più di un anno. Questi investimenti sarebbero rivolti principalmente alle coltivazioni in serra di ortaggi (insalate S e t t e m b r e

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Nei supermercati della Capitale la qualità dell’ortofrutta scende e i prezzi salgono come conseguenza del “niet” ai prodotti europei. Aggirare il blocco è rischioso comprese), che in pochi mesi possono dare i primi ritorni, e alla produzione di frutta, mele in particolare, nelle regioni vocate del sud, oltre a settori diversi come gli allevamenti di polli e tacchini. L’Italia ha ridotto la presenza al World Food e gli stand sono stati scarsamente frequentati. La presenza italiana è stata tesa a mantenere comunque i rapporti di affari a livello di contatto e relazione con i clienti che erano stati acquisiti in passato e verso i quali erano in corso, fino al blocco dei primi di agosto, forniture importanti. Cedere questi contatti a turchi, serbi e marocchini è difficile da digerire, anche perché i grandi

clienti russi, come le catene dei supermercati, hanno sperimentato la qualità e l’affidabilità della maggioranza dei fornitori italiani. Per questo, c’è qualche operatore italiano che non solo è stato a Mosca per stringere mani ed elargire sorrisi, rassicurando di essere pronto a ripartire non appena il blocco sarà finito, ma ha cercato difficili e non probabili vie d’uscita pur nella consapevolezza che non si può prendere il blocco alla leggera: il responsabile dell’azienda russa che importasse da Paesi sotto blocco rischierebbe da un minimo di due a cinque anni di carcere. Qualche esportatore italiano tra i più radicati in Russia ha ricevuto www.corriereortofrutticolo.it

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Quando la politica penalizza l’economia di Lorenzo Frassoldati Ero a cena il 15 settembre con un imprenditore del mondo del vino che parlava con interesse delle prospettive di vendita sul mercato russo. E mi sono venute in mente le cassette di frutta vuote esposte al World Food Moscow da una azienda italiana con la provocatoria didascalia: "Questa cassetta è vuota grazie all'ipocrisia degli Usa e grazie alla stupidità dell'Europa". L’ortofrutta è il settore del Made in Italy più colpito dall’embargo russo: le esportazioni (dati Coldiretti) avevano raggiunto i 72 milioni di euro nel 2013. Vanno poi calcolati i flussi indiretti verso il mercato russo ed i danni futuribili provocati dal rischio di invasione sul territorio nazionale di prodotti di altri Paesi che non possono trovare più uno sbocco nell’ex impero sovietico. Sta già accadendo per le patate; potrà accadere per le mele, gli agrumi, e così via. Ma non c’è solo l’ortofrutta, ci sono carni, salumi, formaggi dop per un danno diretto per l’Italia stimato in circa 200 milioni di euro all’anno. Il blocco non riguarda il vino, e ci sarebbe da chiedersi perché. Poi ci sarebbe da chiedersi perché una decisione tutta politica dell’Europa, ispirata dagli Stati Uniti, va a colpire un comparto economico di prima grandezza come l’agroalimentare senza che la politica ne risponda.

L’Europarlamento condivide la scelta delle sanzioni contro la Russia per la vicenda ucraina? C’è stato un dibattito nella sede rappresentativa della volontà dei cittadini europei? E se i capi di Stato e di Governo fanno scelte che danneggiano pesantemente un comparto economico, perché non se ne assumono la responsabilità e pongono in atto i doverosi rimedi? Sappiamo la barzelletta degli aiuti messi in campo e poi sospesi perché un solo paese (la Polonia) ne aveva prenotato il 90%. Poi è circolata una nuova bozza con un piano di aiuti per l’ortofrutta più equilibrato, con contributi per Stato membro e per gruppi di prodotti in base ai dati 2013 dell’export verso la Russia. Meglio tardi che mai. Però la cifra stanziata (125 milioni) appare del tutto inadeguata e andrà ritoccata. Vediamo come va a finire. Intanto su mercati già squilibrati da meteo, crisi, consumi a picco, ecc, la tegola Russia assesta il colpo finale. I produttori vengono bastonati senza alcuna colpa e devono limitare i danni appellandosi agli aiuti europei con relativa delirante burocrazia e lungaggini di ogni tipo. Non è che si colpisce l’agroalimentare perché è il ventre molle dell’Europa? Scommettiamo che se si trattava di un comparto più strategico e più sensibile come l’energia, l’Europa ci avrebbe riflettuto più a lungo prima di molestare l’orso russo?

che si è tenuto all’Expocentre di Mosca, si è affrontato il tema dei cambiamenti nella ‘geografia delle importazioni’ (‘changes in produce import geography’) e si è parlato anche di ‘regole, controllo della qualità delle importazioni e violazioni più frequenti’. Insomma, il clima era di un certo

tipo. Erano chiamati a discutere e a prendere posizione anche gli uomini chiave della grande distribuzione, come Shamil Magomedov, responsabile delle forniture alimentari del colosso Karusel X5 Retail Group, ma anche Pavel Podsuk, import manager di Billa. La gdo europea è molto atwww.corriereortofrutticolo.it

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offerte per aprire attività di produzione in joint-venture in qualche regione della Federazione, aiutando i russi a produrre da sé e partecipando ai profitti. Qualche altro si è fatto avanti con i suoi clienti accompagnato da esperti, compresi commercialisti russi. Ma la strada è in salita. Le conseguenze del blocco, a poco più di un mese dal suo inizio, sono già drammatiche per alcune aziende e per alcuni settori. Una grande compagnia di autotrasporto lituana ha già licenziato la metà dei suoi autisti. Nella stessa Russia alcune agenzie di importazione, specializzate nell’import da Spagna, Grecia e Italia sono in serie difficoltà. Si sono incontrati al World Food anche personaggi curiosi che promettevano mari e monti, ed era difficile capire se facessero sul serio o stessero scherzando, come lo spagnolo che diceva di essere mezzo marocchino e assicurava che nell’imminente stagione agrumicola arance spagnole e magari anche calabresi potranno essere fatte passare per arance marocchine. I marocchini, certo, gongolavano, non hanno mai avuto la strada così spianata al loro export in Russia, e i produttori di agrumi europei, compresi quelli ciprioti, tremavano. L’Italia agrumicola può a ragion veduta temere che sarà bersaglio di un aggressivo export spagnolo e che, in generale, il blocco russo deprimerà i prezzi. Anche le nostre pere potrebbero essere ‘sotto attacco’ di belgi e olandesi, che erano grandi esportatori verso la Russia. Alla fiera di Mosca non si sono visti solo i mediterranei fuori blocco, come marocchini e ancora di più turchi, ma anche, in numero mai visto, cinesi e sudamericani. Massiccia la presenza argentina. Ma è la Cina ad aspettarsi molto da questo blocco: la virata a oriente delle forniture russe di ortofrutta. La stampa specializzata di Mosca scrive che la Russia dovrà in tempi rapidi incrementare la produzione interna e trovare nuovi fornitori. Al congresso

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M ondo tiva in Russia, con catene francesi come Auchan o tedesche o austriache come appunto Billa che devono rinunciare alle loro normali politiche di approvvigionamento che privilegiano le provenienze europee spesso distribuite dalle piattaforme fuori Russia delle stesse catene. Apriranno certamente a turchi e marocchini, ci metteranno più tempo a verificare le opportunità in Cina e non si sa se prenderanno questa decisione. C’è a Mosca, comunque, anche se in minoranza, il partito di coloro che ritengono che il blocco non durerà a lungo: perché fa male alla Russia, perché la potente gdo russa è in fermento e in sofferenza, perché i russi possono anche investire in agricoltura ma non hanno gli uomini preparati a produrre come si deve. E' già successo in passato - ci ha raccontato un italiano - che abbiano investito in agricoltura ma in breve tem-

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Inglese abolito dai convegni di World Food Moscow. Oltre al russo solo il tedesco

po hanno abbandonato la partita perché non erano in grado di trarne profitto, non avendo personale con l’esperienza necessaria. Un aspetto del blocco e della nuova attenzione dei russi verso l’agricoltura è l’opportunità che comunque si può aprire per la no-

stra industria delle tecnologie. Gli olandesi sono già alla finestra con le loro serre di nuova generazione. I bielorussi sono stati difficili da identificare a World Food. Ci sono stati ma... non si sono visti. A quanto pare sono gli unici che, in qualche modo, spesso con ca-

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mion di piccolo e medio tonnellaggio, il blocco lo superano praticamente - a quanto si dice - tutti i giorni. Ma non è la strada per le aziende italiane che operano alla luce del sole e non vogliono incorrere in guai seri. Far passare per bielorusso prodotto italiano è un reato anche in Italia: è frode in commercio. From, il Consorzio tra i grandi produttori di mele dell’Alto Adige e del Trentino per affrontare i grandi mercati esteri, dalla Russia all’India agli Stati Uniti, ha mantenuto la presenza al World Food Moscow nonostante il blocco. Lo staff guidato dal direttore Nicola Zanotelli ha fatto del suo meglio per tenere vivi i contatti ma le prospettive con la Russia sono, a causa dell’embargo, chiuse. “No - ha confermato Zanotelli - non c’è niente da fare. E’ stato doveroso essere qui ma non resta che aspettare che questa storia finisca. Le triangolazioni, le mezze misure, i sotterfugi non possono essere una soluzione per il From”. Viva la serietà. Ma non tutti la pensano come Zanotelli e si comportano con la correttezza del direttore di From. L’accanita ricerca di una soluzione provvisoria ha coinvolto un po’ tutti gli italiani, gli spagnoli, i francesi, i greci presenti a Mosca in occasione di questa fiera che è stata danneggiata non poco dalla scarsa presenza degli europei che erano i suoi principali clienti. La soluzione provvisoria significa tante cose: triangolazioni con Paesi non coinvolti innanzitutto, poi imballaggi senza etichette, tentativi di entrare in classificazioni merceologiche diverse (la quarta gamma che passa da prodotto fresco a prodotto trasformato?). Insomma, chi più ne ha, più ne metta. Qualunque sia la ‘soluzione provvisoria’ il risultato però non sarà mai paragonabile a quello di prima. Le merci che passano il confine russo attraverso la Lituania o la Bielorussia camuffate da qualcosa di diverso da quello che realmente sono, rappresentano forse il 7-8% di quello S e t t e m b r e

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scende e i prezzi salgono. In queste condizioni i consumi vengono depressi. La fine di questa vicenda dipende dalla fine dei problemi con l’Ucraina ma con l’inverno ci saranno dati concreti che spingeranno verso una trattativa sulle questioni economiche con l’Europa. Mi riferisco al gas che la Russia vende all'Europa attraverso i gasdotti che attraversano l’Ucraina. L’Europa avrà degli elementi per trattare se ne avrà la

volontà”. Il presidente Putin è politicamente fermo sull’Ucraina ma tende la mano al Paese vicino con misure economiche che, al momento, non lo danneggiano. Pochi lo mettono in evidenza ma l’Ucraina non è tra i Paesi soggetti al blocco delle esportazioni. Nelle ultime settimane l’Ucraina ha esportato in Russia cinque volte i quantitativi di mele che esportava normalmente. Ovviamente il confine non viene passato dalla ‘zona calda’ di sud-est ma più a nord, dove la situazione è più tranquilla. Operatori ucraini, un po’ in incognito, sono stati a Mosca: parlano un russo perfetto e bastava che dicessero di essere filorussi (quelli presenti lo sono sicuramente) per essere accolti come fratelli. La stessa convegnistica di World Food Moscow è stata affidata a una società di servizi che ha il suo quartier generale in Ucraina.

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che era il normale traffico precedente il blocco. “Ho sentito che i francesi e gli spagnoli fanno passare i loro prodotti attraverso il Marocco, persino la carne di maiale” racconta con un sorriso il direttore di RussiaFruit, Vadim Aniskin. L’analisi di questo giornalista navigato, moscovita doc, è questa: “Tutti pensano che l’embargo aiuti i produttori russi ma non è così. Senza maggiori supporti e crediti a lungo termine l’agricoltura russa non può investire e crescere. I produttori russi, quando hanno il prodotto, vogliono essere pagati cash, spesso anche in anticipo e questo mette in difficoltà i distributori. Siamo bombardati ogni giorno, su giornali e tv, da messaggi che spingono i consumatori a comperare prodotti russi, ma suona come una presa in giro perché non siamo pronti a soddisfare la domanda interna. Nei supermercati la qualità dei prodotti

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Aiuti europei: da un errore clamoroso a sostegni limitati Riunione ‘sconcertante’ a Mosca. Salvi: “Una svolta nel mercato globale”

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Il progetto per nuovi aiuti in favore degli ortofrutticoli colpiti dall'embargo russo, é stato presentato dall'Esecutivo UE il 16 settembre a Bruxelles, agli esperti del settore degli Stati membri. Lo ha confermato Roger Waite (nella foto sotto), portavoce del commissario all'agricoltura, Dacian Ciolos. Waite ha precisato "che nella bozza sottoposta a discussione - ma non ancora finalizzata sull'ammontare dei nuovi fondi - si prevedono contributi per Stato membro e per gruppi di prodotti, in base ai dati 2013 dell'export verso la Russia colpiti

cui gli Stati membri non li ritenessero più necessari. Le misure d'intervento del nuovo programma per la stabilizzazione dei mercati, riguardano sempre il ritiro dei prodotti agricoli invenduti da destinare, sia alla distribuzione gratuita sia al compostaggio. Continuerà ad essere finanziato anche il raccolto precoce e il mancato raccolto. Intanto i rappresentanti di Freshfel Europe - presenti per l’Italia il presidente di FruitImprese Marco Salvi (foto a destra) e Giulia Montanaro per Assomela - hanno incontrato sempre il 16 set-

profonda preoccupazione”. Altri partecipanti all’incontro sono stati molto meno diplomatici di Salvi ed hanno parlato di riunione ‘sconcertante’, nel senso che non si è capito quale sia la linea politica dell’Europa. Tornando a Salvi, il presidente di Fruitimprese ha aggiunto: “Abbiamo caldeggiato vivamente i rappresentanti europei a trovare in breve una soluzione politica. Delle due l’una: o questa soluzione si trova o servono ritiri dal mercato e sostegni al settore, secondo criteri corretti”. “Il blocco russo - ha precisato -

dal bando. Il nuovo progetto di aiuti per l'ortofrutta - si apprende da fonti comunitarie - prevede che dai nuovi stanziamenti per Stato membro, saranno sottratti gli aiuti Ue già ricevuti nell'ambito del primo pacchetto di fondi per l'ortofrutta, di 125 milioni di euro. L'obiettivo: rendere la distribuzione del sostegno tra i Paesi Ue più proporzionata. Il dibattito, tra gli esperti dei singoli Stati membri, ha riguardato anche l'eventuale estensione ad alcuni agrumi (come mandarini, clementine e arance) dei nuovi contributi. Bruxelles ha anche suggerito di stanziare gli aiuti per gruppi di prodotti: ad esempio, pere e mele insieme per dare più flessibilità d'azione agli Stati membri. Al contrario - precisano le fonti UE - alcuni prodotti potrebbero essere ritirati dalla lista degli aiuti, nel caso in

tembre a Mosca la delegazione stabile dell’UE in Russia, guidata dal lituano Tadas Briedis, successore dell’italiano Alberto Volpato rientrato a Bruxelles lo scorso 31 agosto. Si è trattato dell'incontro a cadenza annuale in cui si fa il punto sull’export di ortofrutta dall’UE verso la Russia e si esaminano i problemi sul tappeto. Come è facile immaginare, l’argomento quest’anno è stato uno solo: l’embargo. “Purtroppo - ha riferito Marco Salvi - non ci sono state risposte precise alle richieste delle aziende esportatrici di capire quale sia la strategia dell’UE, quella di inasprire le sanzioni o piuttosto quella di cercare una strategia diversa con l’obiettivo di tornare al più presto ad un regime di libero commercio con la Russia. Tutti i partecipanti hanno manifestato a Briedis la loro

colpisce tutti perché condiziona pesantemente il mercato globale e impone nuovi equilibri commerciali che non sono facili da trovare in tempi brevi. Certamente chi lavorava tanto con la Russia ne risente di più e subito ma i contraccolpi nel medio termine saranno molto più generali. Chi non colloca prodotto in Russia cerca di collocarlo altrove e ciò influisce sul commercio anche dei Paesi che non sono sotto blocco. Pensiamo all’Argentina: i russi gli spalancano le porte ma in Europa il mercato per gli argentini sarà molto più difficile e l’Europa pesa per l’export argentino più della Russia. Quel che è certo è che siamo entrati in un ciclo negativo con risvolti pratici e psicologici mai visti e difficili da superare. La ricerca di un nuovo equilibrio costerà tanto a tutti: questo è il problema vero”. (af)

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Emanuele Zanini Calo dei volumi e soprattutto crisi dei consumi ed embargo russo continuano a tener banco anche per il settore dell’uva da tavola. Il mercato è ancora carico di incognite, dopo un inizio campagna difficile per molti, quasi tragico per altri, specialmente per quelle imprese dedite all’esportazione verso la Russia, in particolare con la Red Globe, la varietà maggiormente apprezzata su quel mercato.

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“Gli effetti dell’embargo – sottolinea – si vedranno dall’autunno quando saranno sui mercati le produzioni di mele, pere, kiwi e agrumi. A quel punto capiremo meglio che cosa ha effettivamente comportato lo stop alle importazioni russe di ortofrutta dall’UE, visto che, prima del blocco, il 40% della produzione ortofrutticola europea veniva dirottata proprio verso la Russia, per un valore di 2 miliardi di euro, mentre per l’Italia l’export verso Mosca lo scorso anno è stato a valore pari a 130 milioni di euro”. La notizia poi che la Polonia è in procinto di reagire alle disposizioni di Mosca con esportazioni di mele verso gli Stati Uniti per il presidente di APEO rischia di S e t t e m b r e

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complicare le cose e rendere le condizioni di mercato ancora più ingarbugliate. Ad ogni modo ora resta il nodo di come e soprattutto dove collocare la merce europea che era destinata alla Russia. “In parte l’America, dagli Usa al Canada ma non solo, potrà giocare un ruolo importante, anche se il cambio euro-dollaro ci penalizza. L’altra via d’uscita è l’area mediorientale a partire da Arabia Saudita ed Emirati Arabi”. Suglia poi sottolinea come i 125 milioni di euro di aiuti previsti dalla Commissione europea, poi in un secondo momento sospesi, siano comunque solo briciole. “Per alleggerire il mercato l’Unione Europea dovrebbe premiare le imprese che riescono ad esportare al di fuori del vecchio continente, attraverso, per esempio, agevolazioni fiscali e previdenziali, o altre facilitazioni che siano in grado di dare una spinta all’export extra UE”. Suglia, infine è preoccupato per un’altra questio-

ne: “Se perdura l’embargo e con esso la crisi economica, le produzioni italiane andranno ulteriormente in affanno, scoraggiando i produttori. Si rischia l’abbandono delle terre agricole”.

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I mercati europei continuano ad accusare il colpo dell’embargo russo. Il blocco di Mosca ha rimescolato le carte in gioco. Fare previsioni su come evolverà la situazione nei prossimi mesi è quasi impossibile. Secondo Giacomo Suglia, vice presidente di Fruitimprese e presidente di APEO, Associazione Produttori Esportatori Ortofrutticoli, tuttavia il mercato potrebbe entrare ancora più in sofferenza tra poche settimane.

Il bilancio si chiuderà probabilmente con una stagione da dimenticare a causa delle basse temperature e delle piogge estive e per i contraccolpi del blocco russo che ha influenzato la campagna fin dalle prime settimane

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Clima e mercato sfavorevoli ma la partita non è chiusa

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Come detto per diversi operatori sarà con ogni probabilità una stagione da dimenticare per l’uva da tavola, che deve fare i conti oltre che con il blocco russo anche con una riduzione dei quantitativi a causa del maltempo (pioggia, grandine e temperature quasi autunnali durante l’estate), dall’altra con il blocco delle importazioni russe e il sempre più complesso andamento dei mercati internazionali. Tra quelli che lo sostengono c’è Domenico Liturri manager di Agricoper, azienda barese specializzata nella produzione e commercializzazione di uva da tavola, che non nasconde il suo pessimismo sull’annata. “In generale ci sarà un calo produttivo del 67


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SCHEDA PRODOTTO 30%, in alcuni casi anche del 40% a causa del clima avverso che ha condizionato le produzioni da metà maggio in poi e ha ritardato la raccolta in media di una settimana, dieci giorni. Per alcune varietà come Sugarone le piogge hanno penalizzato anche la qualità del prodotto”. Nonostante la mancanza di volumi e le richieste sostenute, a livello commerciale i risultati finora si stanno dimostrando insoddisfacenti. “Nonostante la scarsa disponibilità di frutta i prezzi non sono adeguati, visto che le catene che richiedono il prodotto si riforniscono da altri Paesi, in particolare in Spagna. Da inizio agosto a questo scenario come è risaputo si è aggiunto lo spauracchio dell’embargo russo. “Un dramma per l’ortofrutta”, afferma Liturri. “sebbene per l’uva da tavola sia necessario fare un distinguo. Il prodotto senza semi non è particolarmente penalizzato dal blocco di Mosca, visto che è una tipologia che viene esportata principalmente in Nord Europa, specie nel Regno Unito e in Scandinavia. Ma per l’uva con seme sarà una situazione drammatica”. Per Agricoper il mercato russo rappresenta il 20% del proprio fatturato. “Dovremo fare i conti con perdite significative”, afferma sconsolato Liturri. Tuttavia per l’azienda pugliese non mancano buoni spiragli sul versante seedless con sei nuove varietà (Sweet Sunshine, Sweet Celebration, Sweet Sapphire, Jack’s Salute, Cotton Candy e Sugar Crisp), esportate per 2.400 tonnellate e “che stanno avendo ottimi riscontri sui mercati”. L’uva senza semi comunque si sta difenendo bene sui mercati anche se l’autunno darà una visione più chiara anche sulle reali capacità dell’uva seedless di mantenersi competitiva con i prezzi. Per quanto riguarda le varietà, bene l’Italia, con qualità buona, mentre la situazione è più difficile per la Vittoria, attanagliata in Puglia dagli attacchi di peronospora a inizio estate.

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Giacomo Suglia, presidente APEO, e Domenico Liturri, manager Agricoper

Così il mercato a inizio settembre nelle diverse aree produttive della Penisola Secondo i rilevamenti di Ismea all’inizio di settembre si è registrato un progressivo aumento della disponibilità di uva da tavola con l’espandersi della raccolta alle varietà più tardive come Italia e Red Globe. Per le uve pugliesi all’incremento dell’offerta non è corrisposta una adeguata attività della domanda, per cui le limitate contrattazioni concluse si sono svolte sulla base di quotazioni cedenti. Solo per la varietà Italia un soddisfacente profilo qualitativo unitamente ad una migliore richiesta soprattutto estera ha permesso alla merce di essere agevolmente ceduta sulla base di quotazioni in fisiologica flessione per le aumentate disponibilità. Oltre che in Puglia la raccolta della varietà Italia è iniziata anche nei siti produttivi metapontini. La merce, qui, ha mostrato un adeguato profilo qualitativo sia per conformazione del grap-

polo sia per grado zuccherino. Sul mercato l’uva Italia metapontina ha incontrato una discreta attività della domanda che le ha permesso di essere regolarmente venduta sulla base di quotazioni di esordio che si sono attestate su valori superiori a quelli raggiunti nella passata campagna di commercializzazione. Per quanto riguarda la Sicilia, gli scambisi sono svolti su toni pacati. L’uva siciliana ha risentito della presenza di merce proveniente da altri areali produttivi della penisola. Pertanto le contrattazioni concluse si sono svolte sulla base di quotazioni in calo. Più fluido invece è apparso il mercato per la Cardinal laziale, i cui quantitativi immessi sul circuito commerciale sono stati oggetto di una domanda che ha permesso una collocazione agevole ma con quotazioni in calo.

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“Le piogge hanno contribuito anche ad una diminuzione della qualità del prodotto”, spiega Donato Palmieri dell’omonima azienda campana e responsabile del settore aglio per FruitImprese, secondo il quale in Italia si è registrato un aumento dei volumi di almeno il 10%, mentre negli altri Paesi produttori, dalla Spagna alla Cina l’incremento ha sfiorato il 30%. “Volumi consistenti di aglio sono di seconda categoria, mentre le partite di prodotto con la qualità migliore sono quelle raccolte prima del maltempo che si è abbattuto sul Paese, specie al Nord”. Sul fronte dei prezzi le cose non vanno meglio. “La grande quantità di aglio di seconda categoria ha influenzato le quotazioni di tutta la produzione, spingendo i prezzi verso in basso”, aggiunge Palmieri. Per l’imprenditore campano i prezzi all’acquisto nella prima parte di settembre oscillavano da 1 euro a 1,40 euro al chilo e prezzi in vendita da 1,50 a 1,80 euro: un calo del 20% rispetto al 2013 quando la media era attorno a 1,60 euro. Le prospettive per i prossimi mesi e addirittura per la stagione S e t t e m b r e

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A soffrire sono le produzioni del Norditalia mentre al Sud la situazione è migliore. Il prodotto di fascia alta è ben remunerato. La domanda è comunque influenzata dal negativo andamento dei consumi

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Si sta profilando una stagione difficile per l’aglio, caratterizzata da una grande incertezza sui mercati. A determinare questa situazione è stata soprattutto il sensibile aumento della produzione, anche rispetto alla scorsa annata dove già i volumi erano sostenuti. Secondo diversi operatori sono presenti ancora scorte di prodotto dello scorso anno che non aiutano le vendite della merce nuova. Come se non bastasse il maltempo degli ultimi mesi, che ha condizionato soprattutto le produzioni del Nord Italia, ha accentuato la stagnazione del mercato.

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Le scorte 2013 non aiutano e il tempo penalizza la qualità

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2015 non sono confortanti. La causa ancora una volta il maltempo che non solo sta condizionando le vendite e la qualità della merce attualmente sui mercati ma che rischia di influenzare negativamente le nuove semine, che partiranno a fine settembre nel Sud Italia e si protrarranno da fine ottobre a metà novembre al Nord. “Le premesse non sono buone. C’è il rischio di una riduzione degli ettari destinati alla coltivazione di aglio a causa dei danni economici che i produttori stanno subendo negli ultimi anni”. “Ora vedremo come si muoverà l’Argentina, se e come influenzerà il mercato europeo”, prosegue Palmieri, “anche se l’80% delle produzioni del Paese sudamericano vengono indirizzate al vicino Brasile, primo consumatore di aglio al mondo”. Secondo altri

operatori però il prodotto sudamericano quest’anno sconterà un calo produttivo del 30% rispetto alla media che potrebbe avvantaggiare l’Europa. I prezzi del prodotto europeo potranno nei prossimi mesi subire ulteriori ribassi e rendersi maggiormente competitivo. Palmieri infine lancia un accorato appello ai produttori, affinché non lascino, nonostante il periodo sia uno dei più difficili degli ultimi anni. “Dico loro di non mollare. L’Italia deve essere in grado di creare una produzione interna tale da non dipendere eccessivamente dalle produzioni estere”. Il riferimento del referente di FruitImprese è alle notevoli quantità di aglio importato che l’Italia ogni anno è costretta ad acquistare. La produzione nazionale infatti non è sufficiente a soddisfare il consumo interno. 69


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SCHEDA PRODOTTO L’imprenditore napoletano sottolinea inoltre come la situazione sia particolarmente difficile nel Mezzogiorno, cronicamente disaggregato. “Al Nord le aziende sono più organizzate, mentre al Sud purtroppo non c’è grande coesione, nonostante la Campania sia la prima regione italiana produttrice di aglio”. Un po’ diversa invece la visione di Pio Del Prete, dell’omonima azienda di Caserta. Secondo l’imprenditore campano il prodotto del Sud, e in particolare della Campania, è di ottima qualità, così come quello spagnolo. “La merce veneta invece ha avuto del problemi a causa delle piogge continue degli ultimi mesi che hanno danneggiato almeno metà della produzione”. La carenza di prodotto di alta qualità, secondo Del Prete ha comportato un innalzamento delle quotazioni per la fascia alta di mercato, “con valori attorno ai 2,30 euro al chilo contro 1,60-1,75 euro del 2013. Del Prete commercializza circa 5mila quintali di aglio, di cui l’80% proviene dal sud della Spagna e il restante 20% dall’Italia, in particolare da Veneto e Sicilia, dove viene acquistato il pregiato aglio di Nubia. «Il mercato a causa della crisi rimane piatto», conferma però Del Prete, le vendite procedono a rilento trascinate verso il basso da una parte dall’andamento al ralenty dell’economia e dall’altro dalla pessima immagine che il sistema ortofrutticolo si è costruito dopo lo scandalo della terra dei fuochi che continua a incidere negativamente sul territorio napoletano e casertano”. L’incertezza del mercato è ancora diffusa. Guardando agli altri Paesi produttori, non sta molto meglio la Spagna. Anche nel mercato del Paese iberico la situazione è in stallo. Le vendite sono stagnanti nonostante durante l’estate si sia registrato un improvviso quanto momentaneo e imprevisto innalzamento dei

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Pio e Salvatore Del Prete dell’omonima ditta e Donato Palmieri. Entrambe le aziende operano in Campania e sono attente al mercato internazionale

Cervati: in Veneto raccolto dimezzato Annata difficile per l’aglio veneto. A confermarlo è Federica Cervati, dell’omonima azienda rodigina. “Le produzioni sono entrate in difficoltà a causa principalmente del maltempo, che ha influenzato tutta la stagione, dall’autunno scorso con le semine, all’inverno troppo mite fino all’estate caratterizzata da incessanti piogge”. Il risultato è stato un raccolto dimezzato con un difficile andamento delle vendite. A risentirne sono stati i prezzi tranne per quelle aziende che sono riuscite a mantenere produzioni di qualità che sono state ripagate con buone quotazioni. Ma le difficoltà sono generalizzate da Nord a Sud, sebbene i problemi maggiori si siano riscontrati al Settentrione. Per l’imprenditrice veneta “la situazione al momento (metà settembre) si è stabilizzata su tutti i mercati, compreso quello della Spagna, che era partita molto competitiva, con prezzi bassi”. (e.z.)

prezzi. Una forzatura voluta da alcuni produttori che ha causato però un successivo riabbassamento delle quotazioni e uno squilibrio tra domanda e offerta.

Nel complesso, tuttavia, il mercato non ha subito eccessivi scossoni. Annata finora piuttosto lineare in Cina, dove si è registrata una modesta oscillazione dei prezzi, “che ormai – aggiunge Palmieri – si stanno allineando a quelli spagnoli”. Le quotazioni viaggiano attorno ai 1.200 dollari a tonnellata. In generale, i produttori sperano in un miglioramento delle condizioni, a partire dai prezzi, in autunno con la progressiva riduzione della disponibilità di prodotto di qualità. (e.z.) S e t t e m b r e

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Pietro Barbieri Italiano al 100 %, buccia sottile, polpa dolce, soda e croccante, pochi semi e soprattutto grande versatilità in cucina e alta digeribilità. Sono queste le caratteristiche distintive di Cornelio, marchio registrato di una nuova gamma varietale di peperone distribuito da Valfrutta Fresco la cui fase di vendita è iniziata in fase test nel nostro Paese all’inizio dell’estate presso alcune primarie realtà distributive e commerciali, con risultati molto interessanti sia dal punto di vista dell’accettazione iniziale da parte del consumatore, sia per la crescita registrata dai consumi. Ma procediamo con ordine. Cornelio è un progetto che nasce grazie alla stretta collaborazione di tre protagonisti: una grande azienda sementiera come Enza Zaden che ha curato la selezione varietale, licenziata dopo anni di studi e sperimentazione, alcuni produttori partner del Gruppo Valfrutta per la coltivazione – in questo caso due importanti aziende agricole in provincia di Ragusa – e la compagine Alegra-Valfrutta per tutti gli aspetti legati alla vendita e al marketing del prodotto, del quale ha l’esclusiva commerciale per l’Europa. “Abbiamo scelto di inserire Cornelio nella nostra gamma di prodotti – afferma Stefano Soli della direzione commerciale e marketing di Valfrutta Fresco – perché, pur in un momento difficile per l’economia e il comparto ortofrutticolo come quello attuale, lo riteniamo un progetto innovativo per proporre in chiave moderna un prodotto della tradizione italiana come il peperone, in particolare quello della tipologia corno di toro”. In effetti l’attuale produzione italiana di peperoni viene commerS e t t e m b r e

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Cornelio, il peperone italiano che mancava nel mercato europeo

Stefano Soli, direzione commerciale e marketing di Valfrutta Fresco

cializzata in larga prevalenza e con qualche difficoltà quasi esclusivamente sul mercato nazionale, dove subisce la concorrenza del prodotto proveniente soprattutto dalla Spagna e dall’Olanda che ha caratteristiche commerciali più standardizzate del nostro, cioè più in linea con le richieste del trade moderno. “Sul mercato nazionale ed europeo, in effetti – continua Soli – oggi manca un peperone tipicamente italiano, prodotto e disponibile per tutti i 12 mesi dell’anno, che abbia caratteristiche tali da renderlo facilmente riconoscibile e che ne permettano la commercia-

lizzazione e la valorizzazione. Noi crediamo che Cornelio possa rappresentare tutto questo e colmare così questa lacuna”. Coltivato con le tecniche della produzione integrata nei migliori areali della Sicilia, Cornelio è diverso dal tradizionale peperone grazie alla sua caratteristica forma allungata, che ricorda appunto il corno di toro. Presenta colori intensi rosso e giallo e striature a volte più scure; la pezzatura è di 20-22 centimetri e il peso varia tra i 150 e i 250 grammi. Si distingue non solo per la forma, ma anche grazie al bollino apposto da Valfrutta Fresco su ogni singolo frutwww.corriereortofrutticolo.it

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V arietà & mercato to che lo rende immediatamente riconoscibile agli occhi del consumatore. “Questa varietà – prosegue Soli – ha caratteristiche agronomiche analoghe a quelle tradizionali, con una produttività simile. Le prime prove in campagna risalgono a qualche anno fa, ma contiamo, nei prossimi tre anni, di raggiungere un numero di ettari di superfici investite tale da permetterci economie di scala a livello produttivo e organizzativo e di distribuire il prodotto nei principali Paesi europei oltre ad effettuare investimenti in marketing”. Come accennato in precedenza, i primi test commerciali sono stati effettuati tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014, con risultati molto incoraggianti. Successivamente, all’inizio dell’estate, con la bollinatura a marchio Valfrutta, il prodotto è entrato nella fase di vendita vera e propria, dove viene proposto, attraverso i canali commerciali della distribuzione moderna e del dettaglio tradizionale, sia sfuso che confezionato in comode vaschette a peso fisso. “Il bollino è importante – precisa Soli – perché rende il prodotto immediatamente riconoscibile e distinguibile. Per noi innovazione significa distintività. Cornelio è una innovazione varietale e come tale commercialmente ha senso se porta valore per tutta la filiera. In altre parole questo è un prodotto che non vuole entrare nella logica del mercato di nicchia, ma intende affiancarsi al prodotto

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tradizionale oggi in vendita con un rapporto qualità/prezzo adeguato ai suoi plus. Lo stato di generale sofferenza nel quale purtroppo si trova oggi tutta la filiera ortofrutticola dimostra che la politica del basso prezzo non paga. Ritrovare valore e segmentare l’offerta con prodotti innovativi, di qualità e di marca è una delle strade obbligate da percorrere”. Azioni promozionali, animazioni all’interno dei punti vendita, un sito web dove poter sapere tutto del prodotto e una collezione di pratiche e facili ricette per gustare Cornelio in tanti modi sono alla base del piano di lancio di Valfrutta che prenderà il via da fine settembre nei vari canali distributivi sia sul mercato italiano sia su quello europeo, con l’obiettivo

ambizioso di contribuire a rilanciare l’export del peperone italiano in Europa. “Cornelio – conclude Soli - è perfetto per essere consumato crudo con tutta la buccia e grazie al suo sapore dolce è estremamente versatile in cucina. È un prodotto di qualità superiore, con un alto contenuto di flavonoidi, potenti antiossidanti utili nella prevenzione di numerose patologie, come quelle cardiovascolari, infiammatorie e persino alcune forme tumorali, che riteniamo possa trovare un importante spazio sul mercato grazie alle sue caratteristiche di alta digeribilità e leggerezza rispetto al peperone tradizionale e come prodotto tipico italiano. Purtroppo le normative europee, nonostante i vari studi in nostro possesso a supporto, non ci permettono di comunicare al consumatore i valori nutrizionali e alcune delle importanti peculiarità di Cornelio, ma lavoreremo attivamente con attività promozionali e degustazioni per invitare il consumatore a provare direttamente la differenza”.

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