Corriere ortofrutticolo n 10 2014

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DI

ECONOMIA

ANNO XXVIII Nuova serie

Ottobre 2014

E AT T U A L I T À D I S E T T O R E

euro 6,00

GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 37135 VERONA - I - TEL. 045.8352317 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n. 46) Art. 1, comma 1. DCB VR

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C orriere Ortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

• FIERE/1 PROTAGONISTI Fruit Attraction Raffaella Di Donna: fa boom e rincorre Berlino PAG. 19 Innovazione e • FIERE/2 territorio, la ricetta 120 imprenditori della lady al lancio di Fruit Innovation PAG. 21 dell’uva da tavola PAG. 25

• FIERE/3

Cesena si affida a Renzo Piraccini per il rilancio PAG. 23

• FIERE/4 L’addio di Scarpellini Macfrut è nato con lui PAG. 24

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MENSILE





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CorriereOrtofrutticolo

✍ Lorenzo

Nell’intervista al Protagonista del Corriere, la signora dell’uva da tavola Raffaella Di Donna risponde alla domanda sui valori dell’ortofrutta che non vengono comunicati tirando in ballo l’incapacità “di fare sistema per raccontare… tutti gli sforzi che vengono sostenuti dagli operatori di questo comparto, un messaggio che non può essere affidato solo alla iniziativa del singolo, un dovere e un bisogno”. Poi sul prezzo finale dei prodotti, che non riconosce gli sforzi in termini di qualità e sostenibilità sostenuti dalle imprese produttive, ammette che “bisognerebbe anche rendere coscienti i consumatori, attraverso la comunicazione, della complessità del sistema che c’è dietro ogni prodotto ortofrutticolo”. A fine ottobre si è svolto a Ravenna il convegno peschicolo: non un vero e proprio funerale ma un tentativo di rianimare un paziente che è già ricoverato in terapia intensiva. In sintesi il rilancio è affidato a tre parole d’ordine: programmazione, organizzazione, comunicazione, se non vogliamo soccombere ancora una volta alla competizione spagnola. E’ divertente notare che un lettore dell’Informatore Agrario (n.38/2014) negli stessi giorni scriveva che nel 1997, cioè 17 anni fa, al 23° convegno peschicolo analisi e proposte non erano molto diverse da oggi e che in più di tre lustri per il settore si era fatto ben poco, quasi niente. Viene in mente quello che giustamente si dice dei politici: che non sono pagati per dire che i problemi sono difficili da risolvere, ma per risolverli. In questo caso parliamo di pesche, ma il discorso vale per quasi tutto il resto. Dobbiamo prendere atto che il ‘sistema ortofrutta’ conosce i problemi ma non riesce a risolverli perché non riesce a fare ‘sistema’. Che significa questo? Significa che dopo questo recente convegno peschicolo il documento di sintesi conclusivo, contenente le proposte per rilanciare il comparto, dovrebbe essere al messo al centro di un tavolo di lavoro per cominciare appunto ad affrontare e risolvere i problemi. Succederà questo? Ne dubitiamo. Dov’è il tavolo? E chi lo convoca? Il risultato è una frustrante inconcludenza, un girare a vuoto, tutti si lamentano ma non succede niente, le imprese affrontano i loro problemi giorno per giorno, ognuno per sé e Dio per tutti. Poi ogni tanto qualcuno salta fuori invocando un “patto” col consumatore come panacea di tutti i mali. Ormai quando sento e leggo che un ‘esperto’ propone un patto con qualcuno vengo colto da un attacco di orticaria. Già viviamo tempi difficili per tutti, famiglie e imprese. Già non si vede traccia di provvedimenti che possano rilanciare crescita, consumi, sviluppo e occupazione. Ci affidiamo a politiche pubbliche (i famosi 300 miliardi promessi da Juncker) che spesso lasciano il tempo che trovano. Serve ridare fiducia e stimoli positivi ai privati, che sono il vero motore dell’economia Frassoldati

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del Paese: senza i loro investimenti non si va da nessuna parte. E’ anche vero che in Italia non c’è (non c’è mai stato) un contesto favorevole allo sviluppo di imprese, tranne forse negli anni Sessanta, nell’Italia del boom. L’agricoltura, l’agroalimentare - al di là della fuffa che viene raccontata - soffre di crisi congiunturali e di mali cronici cui non si riesce a mettere mano per l’incapacità di fare squadra di una rappresentanza debole e frammentata, preoccupata solo di difendere ciascuno la propria bottega, cui fanno da contrappunto un ministero a pezzi, una burocrazia caotica che fa danni al sistema-Italia e la forza disgregante delle venti politiche regionali legate al protagonismo dei vari granduchi-assessori. La rappresentanza agricola è ingessata al secondo dopoguerra: in Emilia sta nascendo una Confindustria regionale ma nelle nove province resistono 3-4-5 organizzazioni agricole, ognuna con uffici, patronati, ecc e quando si fa un tavolo non ci sono sedie sufficienti per tutti. Poi quando si parla di produzioni agricole arrivano in televisione cuochi, saltimbanchi, maghi e illusionisti, come quell’esponente delle associazioni dei consumatori - molto invitato perché piacciono i suoi toni tribunizi – che chiede perentoriamente che i prodotti di alta qualità costino poco (“accessibili a tutti”), tesi sostenuta a suo tempo anche dal guru Carlin Petrini. L’uomo della strada non sa cosa c’è dietro – in termini economici, organizzativi, socio-ambientali – a una confezione di uva da tavola, o a una padella di pesche o pere o a una cassetta di mele, o a un cestino di pomodorini. E manco i diretti interessati, i produttori, si preoccupano di raccontarlo. E qui torniamo a Raffaella Di Donna. Perché non riusciamo a comunicare i valori dell’ortofrutta e quindi a tradurre questi valori in prezzi adeguati? Risposta: perché si è accettata la progressiva banalizzazione dell’attività agricola, perché l’agricoltura è uscita dalle pagine economiche dei giornali per finire su quelle del folclore, del turismo e del buon gusto. Di fronte alle tavolate imbandite di Linea verde o ai cuochi che spadellano blaterando di prodotti a km zero, come fai a raccontare che siamo tra i primi al mondo nelle tecnologie o nel packaging, che i prodotti non arrivano tal quale dai campi al market, che la logistica ha costi insopprimibili, che senza l’ortofrutta intere aree/regioni del Paese sarebbero condannate al sottosviluppo?

EDITORIALE

La fiera delle banalità

PUNTASPILLI ARCHEOLOGIA “Affidiamo alle aziende agricole la gestione di piccoli siti archeologici abbandonati, che tornerebbero così fruibili senza nessun costo per lo Stato”. Interessante questa proposta della Cia. Che guarda al prossimo futuro quando molte aziende agricole dovranno essere gestire appunto come siti archeologici. *

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Controeditoriale

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Dal PMA la lezione americana ✍ Claudio

Visitando il PMA (17-19 ottobre, Convention Center Anaheim, California) si ha la netta percezione di dove si stia spostando il consumo negli Stati Uniti. I trend paiono molto netti e decisamente differenti rispetto all'ultima volta che ero andato, nel 2009. Ciò che più mi ha colpito è stato la modifica dell’approccio degli espositori ai potenziali visitatori-clienti. Dal punto di vista espositivo e della qualità media degli stand non vi sono particolari elementi. Da sottolineare anzi la percezione che ci sia stata una razionalizzazione dell’uso degli spazi e degli arredamenti. In particolare quasi a sottolineare l’esigenza di una maggiore sobrietà - in questa edizione ho assistito alla scomparsa quasi totale delle animazioni di solito legate all’intrattenimento, giochi, piccoli concorsi, presenza di animatori che avevano in passato caratterizzato e distinto il salone rispetto a fiere analoghe internazionali. Con una battuta diciamo che gli americani hanno molto ridotto 'le americanate' e si sono presentati molto più seriamente al mercato. Questo va colto come un segnale di mutamento di approccio nel rapporto con il potenziale cliente che si esplicita chiaramente entrando negli stand. Ciò che infatti mi ha colpito era la profondità e la cura nella presentazione del prodotto che era presente negli stand. Insomma il primo dato che si voleva trasmettere e si percepiva nettamente era il lavoro di approfondimento della offerta commerciale che le aziende hanno fatto in questi anni e che intendevano offrire con una logica di supporto al retail ricomponendo sugli stand: layout e display di forte impatto ed interesse. Questo approccio alla sostanza, veniva declinato su alcune direttrici che rappresentano i principali trend di sviluppo del consumo di ortofrutta negli Usa ed in generale nei Paesi evoluti. In primo luogo l'attenzione alla differenziazione: l'esplosione del biologico sulle categorie 'massive', quali mele ortaggi, quarta e quinta gamma. L’offerta del Scalise

prodotto convenzionale non era evidenziata in queste categorie. I prodotti in genere salutistici e funzionali venivano esaltati nell'esposizione: in particolare berries (fragole + frutti di bosco), frutta secca, melograno venivano presentati come superfood. Ancora, l'esasperazione del prodotto locale (territorio) spesso presentato come declinazione del biologico, spesso con una comunicazione volutamente finto artigianale e vintage. Infine il servizio ed il lavoro di categorizzazione veramente impressionante in particolare sugli ortaggi e sulla 4a e 5a gamma. Il caso del pomodoro da mensa merita una citazione particolare. Le referenze venivano declinate per tipologie specifiche (cherry, insalataro, roma, beef ecc.); per ciascuna di esse veniva sempre indicata la destinazione d'uso più appropriata: insalata, caprese, sughi, bruschetta, snack. Poi per target. Ad esempio per i cherry: singolo, doppio (giallo e rosso insieme), mix con più tipi (cherry, banchi e datteri), per un consumo da soli o in compagnia o linee dedicate ai bimbi (soprattutto per bacche piccole) o ai gourmand (beef con origini di particolare rinomanza). Il tutto comunicato in modo decisamente rimarchevole sulla confezione sia attraverso le immagini della ricetta finita (bruschetta, caprese, vellutata ) ecc .; sia con un info chiara sulle caratteristiche organolettiche della tipologia declinata su alcuni parametri principali quali il gusto, l'aroma e la consistenza. Sicuramente un caso di scuola di come sia possibile trasmettere con grande impatto il valore del prodotto e di fornire un servizio prezioso per orientare le scelte di acquisto del consumatore. Tra l’altro in un giro nei supermercati dell'area (Los Angeles), abbiamo potuto riscontrare come quanto visto in fiera di fatto connoti l’offerta dei supermercati statunitensi. In conclusione, una fiera che rispecchia l'evoluzione del consumo nord-americano e che conferma i principali trend di sviluppo del food (bio, territorio, salute) con un background molto spinto sul servizio, tipico di quel mercato, che può dare molti stimoli per valorizzare l’offerta anche dei nostri produttori.

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Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Emanuele Zanini Hanno collaborato: Pietro Barbieri, Chiara Brandi, Francesca Ciancio, Marco Gregorelli Sede operativa via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale: Antonio Felice Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 66 euro per due anni: 100 euro e-mail: abbonamenti@corriereortofrutticolo.it

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Fiere: Madrid rincorre Berlino

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RUBRICHE EDITORIALE La fiera delle banalità

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CONTROEDITORIALE Dal PMA la lezione americana

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BAROMETRO Cala il taglio alla spesa alimentare ma non per l’ortofrutta

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Banane: Chiquita è brasiliana Primo Piano - Fiere di settore La serata in ambasciata a Madrid

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Primo Piano - Fiere di settore Suspence su luogo e date del primo Macfrut fuori Cesena

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Copertina - Protagonisti Raffaella Di Donna. La lady dell’uva da tavola

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Alleanza tra Conad e Finiper È un attacco al primato Coop

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Pesche, per rilanciare il modello è la Spagna

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Uva da tavola, il piano di Italia Ortofrutta 34 10 La Frutteria approda in Francia

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Don Camillo ‘resuscita’ Peppone I Candiano partner nei meloni

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Zanoni presidente di Assobio

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NOTIZIARIO

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Profilo Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio organizzato. Il Corriere Ortofrutticolo è un formidabile, unico e specializzato strumento di raccordo e di informazione per l’intero settore. È presente a fiere in Italia e all’estero dove è diffuso a indirizzi specializzati di oltre 30 nazioni.

Diffusione 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Grossisti 29%, Dettaglianti 23%, Produttori 22%, Supermercati 9%, Import-export 6,5%, Servizi 5%, Tecnologie e Trasformati 2,5%, Altri 3%

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FEDAGRO NEWS Fiere, partita aperta. Ma nessuna offre l’apertura internazionale di Milano

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GENTE & FATTI Aprono 50 nuovi Farmers’ Martket a Milano. I dettaglianti Confcommercio: “È un abuso” 10 Innovazione: premiata la clementina Mandarossa

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MONDO Vincono i soldi, perdono le banane Mr. Safra conquista Chiquita

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Londra. Serve una nuova ‘social vision’ per il rilancio dei Mercati

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Ottavio Guala deciso a lasciare la presidenza di Fedagro Torino

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Verona. I grossisti chiedono il rinnovo della presidente Perbellini

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VARIETÀ & MERCATO Dalla ricerca italiana al campo, aspettative per la sorella forte di Fuji

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Mondo flash: Gran Bretagna, Germania, Belgio, Russia, Spagna, Marocco, Turchia, Cina, Dole 43

SCHEDA PRODOTTO

ATTUALITÀ Primo Piano - Fiere di settore E Madrid rincorre Berlino

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Barometro

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Cala il taglio alla spesa alimentare ma non per l’ortofrutta Nei primi 8 mesi dell’anno gli ortofrutticoli perdono il 3,3 in valore Con il protrarsi del 2014 sembra attenuarsi il taglio alla spesa alimentare delle famiglie italiane. Lo rivelano i risultati delle elaborazioni dei dati del Panel famiglie GfkEurisko (dati provvisori), riferiti al periodo gennaio-agosto 2014, forniti da Ismea. La spesa, a valori correnti, risulta aver subìto una flessione dello 0,4% rispetto allo stesso periodo del 2013, per una corrispondente contrazione in volume dello 0,7%. A determinare la contrazione della spesa è l'aggregato dei generi alimentari, che subisce un taglio dello 0,6%, mentre quello delle bevande segna una crescita dell'1,5% rispetto al valore dei primi otto mesi del 2013. Alla flessione dei volumi, invece, contribuiscono entrambi i gruppi, in misura superiore le bevande (-1,1%), rispetto ai generi alimentari (-0,5%). Sebbene la flessione della spesa si vada attenuando, è necessario tener presente che il confronto viene effettuato con il 2013 che è stato, finora, l'anno peggiore per i consumi delle famiglie italiane, con una contrazione della spesa del 3,1% e dei volumi dell’1,3%.

Nei primi otto mesi del 2014 contribuiscono all’attenuazione del calo degli acquisti domestici le carni e i salumi, i derivati dei cereali, i dolciumi, gli oli e grassi vegetali e infine i prodotti ittici. In controtendenza negativa, i consumi di ortofrutta e latte e derivati. Non arriva infatti la ripresa dei consumi di prodotti ortofrutticoli, che nei primi 8 mesi del 2014 perdono il 3,3% rispetto alla spesa e lo 0,8% rispetto ai volumi del periodo corrispondente del 2013. Le contrazioni sono generalizzate a tutti i segmenti, sebbene il fresco risulti quello più penalizzato e dove a causa dell'attuale rallentamento dei prezzi il calo in valore risulta più importante di quello in volume. Più nel dettaglio, il calo della spesa è superiore per gli ortaggi (-4,3%) e più contenuto per la frutta e gli agrumi (-2,7%), mentre il lieve calo dei volumi è equivalente nei due segmenti (0,6%). All'interno del segmento del trasformato, calano dell'1,8% i volumi degli ortaggi, a fronte di una contrazione quasi uguale della spesa (-1,9%), mentre la frutta perde l'1,1% in volume e guadagna l'1,3% in termini monetari, sebbene sia opportuno ricordare che il peso di tale voce sul totale agroalimentare sia davvero marginale. Nel frattempo, secondo i dati dell'Istat, la fiducia dei consumatori scende perché ad ottobre quasi la metà (42 per

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cento) riesce a pagare appena le spese senza permettersi ulteriori lussi, mentre oltre 3 milioni di famiglie (14 per cento) non hanno oggi reddito a sufficienza neanche per l’indispensabile a vivere. La discesa a ottobre dell'indice di fiducia dei consumatori a toccato quota 101,4 da 101,9 di settembre. Appena il 39 per cento degli italiani vive senza affanni mentre piu’ della metà (56 per cento) ha ridotto la spesa o rimandato l’acquisto di capi d’abbigliamento riciclando dall’armadio per l’autunno gli abiti smessi nel cambio stagione, ma la stessa percentuale ha anche detto addio a viaggi e vacanze mentre il 47 per cento ha dovuto rinunciare ad affrontare addirittura le spese dentistiche. A seguire nella classifica delle rinunce si collocano la frequentazione di bar, discoteche o ristoranti nel tempo libero, dei quali ha fatto a meno ben il 47 per cento. Il 41 per cento degli italiani ha rinunciato all’auto o alla moto e il 40 per cento agli arredamenti. Pesa l’addio alle attività culturali del 37 per cento degli italiani in un Paese che deve trovare via alternative per uscire dalla crisi, ma anche quello ai generi alimentari (29 per cento) che è quello che fa registrare quest’anno l’aumento maggiore (+16 per cento). Gli italiani nei primi anni della crisi hanno rinunciato soprattutto ad acquistare beni non essenziali, ma poi hanno iniziato a tagliare anche sul cibo riducendo al minimo gli sprechi e orientandosi verso prodotti low cost. In queste condizioni, l’eventuale aumento dell’Iva avrebbe ulteriori effetti depressivi sui consumi con l’aggravio di spesa per le famiglie italiane che sarebbe di 1,35 miliardi all’anno per la frutta e 650 milioni per il pane mentre per le uova fresche sarebbe di 100 milioni di euro, ma molti altri prodotti verrebbero colpiti dall’aumento dell’Iva prevista come clausola di salvaguardia della legge di stabilità. Insomma, la contingenza italiana resta pesante. Le famiglie gravemente deprivate sono ancora 2,8 milioni, mentre quelle a rischio di povertà ed esclusione sociale sfiorano quota 4,4 milioni. Si tratta di numeri drammatici che dimostrano quanto la situazione economica delle famiglie sia giunta al limite, tanto che solo nell’ultimo anno sono state 4 milioni le persone costrette a rivolgersi agli enti caritativi per un pasto gratuito o un pacco alimentare. E sale la preoccupazione soprattutto al Sud, dove il disagio economico è sempre più diffuso: il rischio di povertà è più che doppio rispetto al resto del Paese. In Calabria e in Sicilia, per esempio, l’incidenza di povertà tocca una famiglia su tre. Anche chi “resiste” ai colpi della crisi deve mettere in atto tagli draconiani ai consumi, anche quelli insopprimibili come gli alimentari. Nell’ultimo anno il 65 per cento delle famiglie ha ridotto quantità e qualità del cibo acquistato, percentuale che però arriva al 77 per cento nel Mezzogiorno. Ancora: il 58 per cento sceglie i prodotti con il prezzo più basso, mentre una famiglia su quattro ritorna a riciclare gli avanzi. Infine il 21 per cento dice addio a pranzi e cene al ristorante.

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FATTI

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Aprono 50 nuovi Farmers' Market a Milano I dettaglianti Confcommercio: "E' un abuso" I dettaglianti di Confcommercio non hanno digerito la notizia della cinquantina di nuovi Farmers' Market che il Comune di Milano ha intenzione di aprire nel capoluogo lombardo. “È un’assurdità, un’aggressione contro gli esercenti – dice Dino Abbascià (nella foto), presidente dei dettaglianti ortofrutticoli di Confcommercio – proprio nel momento in cui si assiste al crollo dei consumi”. Abbascià, che nel mondo del commercio milanese lavora da lungo tempo, sottolinea che negli Anni 70 gli “ortolani” erano 2000, oggi sono meno di 400. “Il rischio di penalizzare, addirittura di far sparire, una categoria è molto concreto. Basta pensare alla pioggia di tasse alla quale sia-

mo sottoposti: oltre a quelle comunali e regionali, c’è una tassa su tutto, dal plateatico alle tende per riparare dal sole la merce, e abbiamo rigide norme igieniche a cui conformarci. I Farmer’s Market godono di ben più favorevoli condizioni. Altro capitolo doloroso è quello degli spazi: ai Farmer’s Market si concedono le

posizioni migliori, senza regole né discussioni. Un trattamento ingiusto, che danneggia la nostra categoria, che è pronta a fare la sua parte per andare incontro alle difficoltà dei cittadini, in un momento così difficile. C'è forse qualcuno che ci vuole togliere il pane di bocca? O semplicemente non ci si rende conto delle conseguenze di certe decisioni?”. “Nel resto d’Europa, dallaFrancia alla Spagna, alla Germania, le amministrazioni lavorano per tutelare le categorie dei dettaglianti perché rappresentano una ricchezza per il tessuto delle città. Noi – conclude Abbascià siamo fortemente contrari a questa scelta del Comune, un vero abuso, e siamo stanchi di essere vessati da tasse e regole assurde”.

Innovazione: premiata la Clementina Mandarossa L’innovazione in ortofrutta paga, soprattutto quando questa è in grado di creare valore lungo tutta la filiera, dal produttore al consumatore. Lo testimonia l’MMG Citrus Innovation Award assegnato da Fresca Group, realtà inglese leader nella distribuzione di prodotti ortofrutticoli freschi, alla clementina ‘Mandarossa’ prodotta dall'azienda agrumicola sicialiana COA srl . Il premio, che Fresca Group assegna ogni anno ai suoi migliori fornitori, è stato consegnato lo scorso 16 ottobre in occasione di una cerimonia alla fiera Fruit Attraction di Madrid. Una commissione composta da quattro dirigenti della azienda inglese ha decretato il successo di questo

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prodotto, introdotto lo scorso anno con successo all’interno dei supermercati della catena d’oltremanica Marks & Spencer. La giuria ha riconosciuto l’elevato carattere innovativo di ‘Mandarossa’, frutto di un lungo processo di selezione che ha portato alla nascita di un prodotto particolarmente apprezzato dai consumatori inglesi per il suo gusto eccezionale, il colore rosso acceso della polpa e la completa assenza di semi. Mandarossa è il

nome commerciale di Mandared, un ibrido tra clementino e Tarocco, sviluppato ad Acireale nel 1985. Il suo debutto in UK risale ai primi mesi del 2014 quanto ha fatto la sua comparsa sugli scaffali dei punti vendita Marks&Spencer. Un piccolo gioiello ortofrutticolo italiano. Nella foto: Antonio Avalos (MMG Citrus), Thomas Drahorad (Ncx), Rocco Lardaruccio (Coa), Nigel Trood (Mack)

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AssoBio, l’associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici (vi aderiscono 35 tra i maggiori operatori italiani del settore, con sedi in Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche e Puglia, con strutture operative e logistiche in tutta Italia e anche all’estero), ha rinnovato nei primi giorni di ottobre il proprio consiglio direttivo. Presidente è stato eletto Roberto Zanoni (nella foto) direttore generale di EcorNaturaSì spa (il leader del mercato italiano: 125 supermercati interamente biologici affiliati, oltre 300 punti vendita aderenti al progetto CuoreBio). Tre i vicepresidenti: Andrea Bertoldi (direttore generale di Brio spa, società di commercializzazione di ortofrutta di proprietà degli agricoltori biologici e con filiali in Francia e Germania), Massimo Monti (amministratore delegato di Alce Nero & Mielizia, marchio storico di proprietà di oltre mille agricoltori e apicoltori, attiva anche nel settore del commercio equo e solidale) e Dino Poggio (amministratore delegato e direttore generale di Ki Group, fresca vincitrice del premio internazionale Le Fonti 2014 come miglior impresa nel settore della distribuzione dei prodotti biologici). Nell’attuale momento di difficoltà economica, il biologico italiano esprime dati in assoluta controtendenza.

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Don Camillo ‘resuscita’ Peppone I Candiano partner nei meloni

Agricola Don Camillo punta con sempre più decisione alla Sicilia, dove si espande con una nuova impresa socia. Il 20 ottobre è infatti sorta ufficialmente l’azienda agricola Peppone (denominazione che segna il forte legame del gruppo con i personaggi di Giovannino Guareschi). La ditta è stata realizzata da due imprenditori di 32 anni: Walter Benelli, direttore commerciale dell’Agricola Don Camillo, e Sebastiano Candiano della famiglia Candiano di Ispica, la cittadina siciliana in provincia di Ragusa dove avrà sede l’impresa. I due fondatori hanno firmato lunedì 20 ottobre dal notaio la nascita della nuova società. La neonata azienda, socia di Don Camillo, avrà a disposizione 36 ettari di serre, coltivati tutti a melone, in particolare con la varietà Magenta. “Uno degli obiettivi principali spiega Benelli - è sviluppare ulteriormente le produzioni del tardivo per poter fornire meloni fino a fine novembre, allungando così la stagione di un mese e mezzo”. Un progetto su cui il gruppo emiliano punta molto e su cui ha investito un milione di euro. E che si inserisce in uno sviluppo, sempre in partnership con la famiglia Candiano, di sviluppo delle coltivazioni in Sicilia. “Per il 2015 – aggiunge Ettore Ca-

FATTI

Zanoni presidente di Assobio

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gna, presidente di Agricola Don Camillo – abbiamo in programma come Don Camillo di inserire in produzione 500 mila piante sotto serra, compresi i 36 ettari della azienda agricola Peppone. Qui produciamo anche zucchine per 10-15 mila quintali. Come gruppo abbiamo inoltre preso in affitto un magazzino da 1.500 metri quadrati in cui lavorare le mini cocomere e i meloni siciliani. Nell’isola quest’anno abbiamo prodotto 15 mila quintali di mini anguria e 30 mila quintali di melone. Per il 2015 abbiamo in programma, sempre per la Sicilia, di aumentare la produzione di 5 mila quintali per ciascun prodotto, toccando quindi rispettivamente i 20 mila e i 35 mila quintali”. Le novità non sono finite qui visto che tra i progetti avviati c’è anche lo sviluppo di due ettari di melone in verticale con tecnica idroponica con una produzione prevista di 1.500 quintali (750 quintali a ettaro). “Per l’Italia è una novità - spiega con entusiasmo Benelli -. Coltivare i meloni in verticale, in maniera simile ai pomodori, comporta una resa più alta per ettaro e consente di triplicare la produzione. Su questa tecnica siamo molto fiduciosi. I risultati siamo convinti ci daranno ragione”. (e.z.) Nella foto Walter Benelli con Sebastiano Candiano www.corriereortofrutticolo.it

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ergia, ica sport

La campagna estiva pesa negativamente sull'export I dati sull'interscambio ortofrutticolo aggiornati a luglio 2014 evidenziano i primi segnali di difficoltà che hanno poi caratterizzato gran parte della campagna estiva. A fronte di un incremento dei volumi esportati infatti (5,5%), vi è stato un calo del loro valore (-3,8%). Importazioni in calo sia in quantità (-4,4%) che in valore (-5,4%). Lo rileva FruitImprese. Saldo positivo per 418 milioni di euro con un incremento del 3,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In termini assoluti nel periodo gennaio-luglio l'Italia ha esportato circa 2 milioni e 138 mila tonnellate di prodotti per un valore di 2 miliardi e 198 milioni di euro. In aumento i flussi agrumi (3,7%), frutta fresca (11,1%) e frutta secca (23,1%); in calo gli ortaggi (-3,3%). In valore segno negativo per gli ortaggi (12%), gli agrumi (-8,3%) e la frut-

ta fresca (2,2%); positivo per la frutta secca (37,1%). Per quanto riguarda le importazioni l'Italia ha importato circa 1 milione e 981 mila tonnellate di prodotti per un valore di 1 miliardo e 780 milioni di euro. Tra i singoli comparti calo in volume della frutta fresca (-0,1%), degli ortaggi (-6,1%) e degli agrumi (29,3%); incremento per frutta tropicale (5,8%) e frutta secca (18,6%). In valore segno negativo per ortaggi, agrumi e frutta fresca; positivo per frutta secca e frutta tropicale.

Kiwi: la stagione è partita con l’accordo interprofessionale L’Italia si conferma primo Paese produttore al mondo di kiwi, con un'offerta sostanzialmente in linea con la scorsa annata. A livello europeo, si registrano gli aumenti produttivi di Grecia, Spagna e Francia mentre risulta in calo la produzione di Portogallo, California e Corea. La produzione

di quest’anno, a livello di Emisfero Nord, si colloca nella media degli ultimi cinque anni. I dati di previsione e di analisi economica su uno dei prodotti frutticoli più importanti dell’offerta italiana sono stati diffusi l'8 ottobre a Verona, nella sede di Veronamercato, all’annuale convegno dedicato al kiwi. “La coltivazione del kiwi - ha dichiarato Elisa Macchi, direttore del CSO - ha vissuto, in questi ultimi anni, momenti di criticità dovuti alla diffusione della batteriosi ma fortunatamente, grazie anche agli sforzi compiuti dall’attività di ricerca, si registra quest’anno una minore incidenza della malattia e in parallelo si respira un certo ottimismo sulla campagna commerciale alla luce dei dati a nostra disposizione". "Tuttavia - ha aggiunto - di fronte a un mercato interno in lieve calo e con Paesi, come la Grecia molto aggressivi sui mercati esteri e in continua espansione, è indispensabile non sedersi sugli allori, ma è necessario puntare con la massima energia all’export ampliando ancor di più i Paesi coinvolti e consolidando standard qualitativi

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Finalmente anche il settore ortofrutticolo ha una app dedicata! Whiteapple è la risposta La nuova app è già scaricabile gratuitamente dalle piattaforme Apple Store e Google Play ed ha come unico obbiettivo quello di far conoscere e incontrare le tantissime aziende del settore che spesso non riescono ad esprimere a pieno il proprio potenziale produttivo, offrendo loro una piazza elettronica su cui farsi pubblicità. Whiteapple mette a disposizione il sito www.whiteapple.it e la app whiteapple, tramite i quali oltre a pubblicarsi e cercare partner commerciali è possibile consulta-

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re un numero sempre crescente di mercuriali dei principali mercati italiani ed esteri, indispensabili per avere la reale valutazione dei prodotti in distribuzione. Sarà inoltre possibile usare una bacheca virtuale dove si potranno promuovere i propri prodotti o segnalare che se ne sta cercando qualcuno in particolare; tramite questi mezzi sarà facile render noto a tutti che la propria stagione produttiva sta iniziando o che state cercando urgentemente una particolare referenza per i vostri

clienti. In poche parole si avranno a disposizione mezzi tecnologicamente all’avanguardia coniugati con una semplicità di utilizzo disarmante, tramite i quali farsi conoscere senza grossi investimenti pubblicitari. La consultazione è gratuita, la pubblicazione della propria ditta o dei propri annunci richiede la sottoscrizione di un abbonamento annuale dal prezzo molto contenuto o in alternativa un pagamento una tantum che garantisce l’accesso per tutta la durata futura del servizio.

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Torna Interpoma (Bolzano, 20-22 novembre) Focus su innovazione e flussi commerciali Si terrà dal 20 al 22 novembre prossimi al quartiere fieristico di Bolzano la nona edizione di Interpoma, salone internazionale a cadenza biennale dedicato alla coltivazione, conservazione e commercializzazione della mela. Il programma e le novità di quest’anno sono stati presentati il 30 settembre a Bologna. La kermesse di Bolzano, che nel tempo ha conquistato un ruolo di primo piano tra le fiere di settore, ospiterà 390 espositori provenienti da 19 Paesi, con aspettative in crescita in termini di

visitatori, passati già dai 6.600 del 1998 ai più di 16.000 della scorsa edizione. Come ormai di consueto, anche la nona edizione di Interpoma ospiterà l’atteso congresso internazionale “La mela nel Mondo”, coordinato dall’esperto di frutticoltura Kurt Werth. “La stagione - ha dichiarato Werth - si annuncia assai complessa in tutta Europa per tre motivi sostanziali: l’iper-produzione di mele che, eccezion fatta per la Francia e per alcuni piccoli Paesi, sarà un comune denominatore; la presenza di grandi quantitativi di scorte della produzione 2013; le misure prese dalla Russia nei confronti dei Paesi Europei”. Temi importanti che saranno al centro delle tre giornate di congresso. Il primo giorno sarà quello dedicato ai nuovi flussi di mercato e all'organizzazione dell'offerta nel commercio mondiale della mela mentre il giorno seguente si parlerà di frutti-

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coltura sostenibile. Il 22 novembre, infine, sarà dedicato alle innovazioni dal punto di vista varietale e della ricerca oltre alla questione dei cambiamenti climatici e del loro impatto sulla produzione di mele. Durante la seconda giornata del congresso sarà inoltre presentato al pubblico il rapporto della FAO (“Aziende agricole a conduzione familiare produttrici di mele nell’Alto Adige: un caso di studio sull’innovazione in agricoltura”) che prende in esame il comparto melicolo altoatesino, definito come esempio di efficace sistema innovativo in ambito agricolo. Tra i relatori del congresso, saranno presenti esperti di fama internazionale tra cui Gottfried Tappeiner, professore di Economia all’Università di Innsbruck, che parlerà dei cambiamenti subiti dal mercato delle mele negli ultimi vent’anni e delle strategie da attuare per mantenere elevata la competitività a livello internazionale. Lo statunitense Steve Lutz, vicepresidente della Columbia Marketing International, parlerà di come i consumatori a stelle e strisce stanno ad oggi orientando le loro scelte d'acquisto delle mele mentre il neozelandese Peter Beaven, presidente della World Apple and Pear Association (WAPA), farà una panoramica dettagliata del comparto melicolo nell’emisfero australe descrivendo anche il cambiamento del settore negli ultimi vent’anni. A presentare il rapporto FAO interverrà May Hani, rappresentante dell’Organizzazione. Anche quest’anno Fiera Bolzano, in collaborazione con Consorzio Mela Alto Adige e Centro di Consulenza per la fruttiviticoltura, offrirà agli operatori la possibilità di partecipare a tour guidati da esperti per visitare gli impianti melicoli altoatesini. (c.b)

di prodotto sempre più elevati”. Per quanto riguarda l'Italia i volumi saranno in linea con quelli del 2013. Nel Belpaese gli ettari in produzione sono circa 24.800 (-2% sul 2013). In calo specialmente il Veneto (-7%). Il Piemonte flette del 4%, per l'Emilia Romagna si registra un -5% mentre il Lazio cala solo dell'1%. Intanto, a fine ottobre, è diventato decreto ministeriale l’accordo interprofessionale sul kiwi. Il ministero delle Politiche Agricole venerdì 24 ottobre ha pubblicato il decreto erga omnes con cui si rende obbligatorio su tutto il territorio italiano il rispetto delle regole espresse dall’accordo interprofessionale Kiwi 2014-2015 presentato dall’organismo interprofessionale Ortofrutta Italia. È la prima volta che succede. La stagione di commercializzazione per l’annata 2014-2015 è stata fissata tra il 27 ottobre 2014 e il 30 aprile 2015. Per quanto riguarda la fase di raccolta l’accordo prevede che il prodotto debba avere “caratteristiche minime di maturazione di 6,5 gradi brix per la messa in condizionamento e una durezza minima di 6,5 chili per centimetro quadrato al penetrometro manuale con puntuale da 8 millimetri. La commercializzazione al dettaglio per la cultivar Hayward ovvero la presentazione alla vendita e la vendita al consumatore finale può essere effettuata solo con frutti aventi un minimo di 10 gradi brix e durezza da 2 a 3,5 chili per centimetro quadrato al penetro metro (tolleranza un chilo). Per quanto riguarda le spedizioni oltremare, queste possono essere effettuate solo con frutti con un minimo di 6,5 gradi brix e durezza da 3 a 5 chili per centimetro quadrato al penetro metro (tolleranza un chilo). Per l'export in Europa, il grado brix minimo deve essere 10, mentre la durezza tra 2 e 3,5 chili per centimetro quadrato. Saranno rispettate queste regole? L’interrogativo è d’obbligo visto che qualcuno ha anticipato la raccolta di due mesi.

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Nulla di fatto l'8 ottobre a Roma per il rinnovo della presidenza di Mercati Associati, l'associazione che rappresenta gli enti gestori dei Mercati all'ingrosso e dei Centri agro-alimentari italiani, presidenza retta nell'ultimo trienno da Giuseppe Pavan, in rappresentanza del Mercato di Udine. Nel corso dell'assemblea è venuto a mancare il numero legale a causa dell'abbandono di una parte dei presenti. In inizio seduta i Mercati rappresentati direttamente erano 13 più alcuni altri rappresentati per delega. Due le candidature emerse nel corso dei lavori, quella di Massimo Pallottini, amministratore delegato del CAR di Roma, e

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quella di Erminia Perbellini, presidente di Veronamercato. Non è stata trovata una sintesi e con l'assemblea spaccata in due non è stato possibile arrivare alla votazione. Non si conosce la data della prossima convocazione, che sarà preceduta da un lavoro preliminare del Collegio sindacale per verificare alcuni aspetti tecnici e statutari.

In Orogel Fresco 40 nuovi soci ferraresi: la metà fanno biologico Allargamento della compagine sociale e maggiore peso sul mercato: questi i risultati raggiunti con l'entrata in Orogel Fresco di quaranta produttori del territorio ferrarese. I nuovi soci della cooperativa coltivano prevalentemente pere (circa il 90 per cen-

to della loro attività) e mele. Il territorio emiliano-romagnolo è particolarmente vocato per la coltivazione delle pere: nei nuovi terreni, al confine con il Veneto, si trattano soprattutto le varietà William e Abate. Tuttavia, viene assicurata la copertura di tutto l'arco temporale di questo frutto, che va dalla raccolta delle Guyot a metà luglio fino a quella delle Kaiser a metà settembre. Oltre che per la bontà naturale di questi frutti, coltivati nelle zone più indicate, i nuovi terreni di coltivazione si distinguono perché sono utilizzati per oltre la metà per la produzione biologica, mentre la gran parte dei produttori è certificata Global G.A.P. In totalela zona dei nuovi terreni copre un'area di circa 140 ettari, per un potenziale di prodotto pari a circa 25/30 mila quintali di pere. Grazie a questa operazione Orogel Fresco si assicura un importante aumento di produzione

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Mercati Associati: assemblea divisa, fumata nera sulla presidenza

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Notiziario di una delle principali referenze sul mercato. "Siamo contenti di questa operazione – commenta il presidente Giuseppe Maldini – , dalla prima raccolta di pere in questi terreni abbiamo avuto risultati soddisfacenti. Sia la quantità che la qualità del prodotto sono in linea con le aspettative".

Nuova sfida per Coop Sole: produrre kiwi e melograno

“In Campania è arrivato il momento di costruire un sistema integrato fra aziende per rilanciare la produzione di kiwi e melograno, puntando soprattutto sul mercato globale per la commercializzazione”. Ne è convinto Pietro Ciardiello (nella foto), direttore della Cooperativa Sole di Parete (Caserta). Ciardiello ha organizzato l’8 ottobre, presso la sede del gruppo campano, l’incontro con i produttori agricoli sul tema ‘Melograno e Kiwi: un’opportunità per il territorio’ a cui hanno partecipato esponenti di Apofruit, Terremerse e Mediterraneo Group. “Queste colture si sposano bene con il nostro tipo di terreno – dice Ciardiello – e per il kiwi siamo certi di poter produrre anche biologico di grande qualità”. “Sui mercati internazionali – continua – c’è una grande attenzione e richiesta di questi frutti, che andrebbero così ad integrare e completare l’offerta della Cooperativa Sole, arricchendo la nostra gamma di frutti rossi, accanto alle fragole ed alla frutta estiva, con prodotti invernali”. “La part18

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nership – conclude Ciardiello - è fondamentale per rafforzare un sistema italiano di queste colture e per specializzare l’offerta campana. La Cooperativa Sole è pronta anche per questa ennesima sfida”.

Operativo a Lusia il nuovo magazzino di Opo Veneto A inizio ottobre è stato inaugurato il nuovo stabilimento di Opo Veneto al Mercato Ortofrutticolo di Lusia. L'area è stata edificata al posto di una ex tettoia di carico posta nell'area nord del Mercato. La nuova opera è stata dotata delle più moderne tecnologie per la refrigerazione, il risparmio energetico e la logistica. Il magazzino, di 1000 metri quadri, è stato dotato di rampe di carico, e di impianto fotovoltaico, le prime per favorire la logistica ed il secondo per produrre l'energia necessaria al funzionamento degli impianti di refrigerazione e di illuminazione. Cesare Bellò, amministratore di OPO Veneto, nell'occasione ha dichiarato: "Confermiamo con questa opera l’impegno di contribuire a fare sistema, un’azione avvalorata dal fatto di avere incontrato la collaborazione delle istituzioni del territorio. Ci sono tutte le premesse per fare un buon lavoro a servizio di un territorio che si caratterizza per produzioni di qualità in ambiente di qualità, dove dunque la sostenibilità è di casa, come lo sono in generale le buone pratiche agricole. E’ un’orticoltura vincente, quella che rispetta l’ambiente ed è attenta alla biodiversità, e in questo intercetta e interpreta attivamente le più aggiornate direttive politiche agricole dell’Unione Europea, nazionali e regionali che, per tanti aspetti, ha anticipato. La speranza nel futuro sta proprio nella qualità dell’ambiente di Lusia

e della terra tra l’Adige e il Po, con la ricchezza e la varietà delle sue verdure. La nuova struttura è destinata a essere, data la sua centralità, un punto logistico di incontro e di raccordo tra le diverse realtà orticole che si riconoscono in OPO Veneto: realtà del Veneto e di altre Regioni. Quindi ha un’ importanza strategica per la nostra organizzazione e in particolare per la produzione del territorio. Abbiamo l’ambizione di proporci come volano di sviluppo dell’area di Lusia, sempre in sintonia con le istituzioni locali".

L'agrumicoltura siciliana con Oranfrizer a Slow Food Sono state 158 le comunità del cibo che da tutto il mondo hanno raggiunto il Lingotto di Torino per imbarcare i loro sapori più rappresentativi nell'Arca del Gusto. A loro si sono sommati 120 Presìdi Slow Food internazionali e 180 italiani. E' una realtà in crescita, anche a livello internazionale, l'abbinata torinese Salone del Gusto - Terra Madre, svoltasi nel capoluogo piemontese dal 23 al 27 ottobre. I presidi siciliani con quelli di altre regioni del Sud hanno colorano un intero padiglione del complesso fieristico, ed al centro c'è stata la piazza di Slow Food Sicilia, che per l'edizione 2014 ha voluto puntare anche sugli agrumi offrendo loro spazio e visibilità e dedicando al tema un seminario tenutosi nell'area di degustazione regionale. Con la collaborazione di Oranfrizer è stata descritta la filiera agrumicola ed attivata la degustazione di tutte le spremute biologiche e di Arancia Rossa di Sicilia IGP prodotte dall'azienda. Oranfrizer è un'azienda familiare, leader siciliana del settore agrumicolo, che da ben quattro generazioni vive e si evolve nel settore degli agrumi. O t t o b r e

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FRUIT ATTRACTION. Successo oltre le aspettative

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E Madrid rincorre Berlino Numeri ancora in crescita per Fruit Attraction, giunta quest'anno alla sesta edizione. La fiera di Madrid che si è svolta dal 15 al 17 ottobre scorsi, organizzata da Ifema e Fepex, ha attirato oltre 40.500 visitatori provenienti da 88 Paesi, con un aumento di presenze del 16% rispetto all'edizione precedente. Anche il numero di espositori è stato in crescita, +25% (834 espositori di 18 Paesi), così come l'area espositiva pari a 27.110 metri quadrati, +27%. Per il secondo anno, lo spazio 'B2BFruit New Markets' ha accolto complessivamente più di 500 incontri d'affari tra gli espositori e gli acquirenti di nuovi mercati, Brasile, Europa dell'Est, Medio Oriente e Paesi nordici, in particolare. Tra le attività e i convegni che hanno riscosso maggior successo, va citato il Simposio Fresh & Life, dedicato ai piccoli frutti, che ha riunito tutti i grandi nomi del settore. Fruit Attraction 2014 ha convinO t t o b r e

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La fiera spagnola ha aggiunto un padiglione anche quest’anno. Pur senza la frenesia di Fruit Logistica, la manifestazione ha prodotto ottimi incontri d’affari to e addirittura ha impressionato per organizzazione e opportunità di business. La maggior parte degli operatori italiani, sentiti dal Corriere Ortofrutticolo nei padiglioni della Fiera di Madrid, ha promosso la manifestazione a pieni voti. Tra i padiglioni della kermesse madrilena si respirava un’aria lontana dalla frenesia di Berlino ma nello stesso tempo attiva, con fitti incontri tra gli operatori commerciali delle aziende spagnole e i numerosi player internazionali che hanno partecipato alla rassegna. Il boom di Madrid si conferma quindi edizione dopo edizione, e mai come quest’anno sorge spontaneo tra i professionisti del settore il paragone con la situazione italiana, dove la storica fiera di riferimento, il Macfrut di

Cesena, non ha saputo o potuto crescere con lo stesso passo. A Madrid ci si chiedeva dove e in che date si sarebbe tenuto il Macfrut 2015. E se l'Italia avesse definitivamente perso il treno di una fiera davvero internazionale come in pochi anni è diventata Fruit Attraction. Milano ha fatto parlare di sé con una presenza commerciale forte a favore di Fruit Innovation (20-22 maggio 2015), lanciata il 15 ottobre con un ricevimento in Ambasciata d'Italia che ha visto presenti 120 imprenditori. Meno appariscente ma non per questo assente il marketing di Fruit Gourmet Expo, in calendario a Verona dal 5 al 7 maggio. Marco Salvi, presidente di FruitImprese e manager di Salvi Unacoa, non ha dubbi: “Madrid cresce esponenzialmenwww.corriereortofrutticolo.it

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LA SERATA IN AMBASCIATA A MADRID "Quello dell’ortofrutta è un comparto che nel nostro Paese vale 11 miliardi e risulta pertanto strategico per l’agricoltura nazionale. In quest’ottica appare chiara l’importanza che rivestirà la fiera Fruit Innovation, la quale avrà il compito di mostrare al mondo tutte le potenzialità di questo sistema in termini di innovazione di prodotto, di servizi, di tecnologie e di qualità. Dobbiamo fornire al settore gli strumenti giusti per costruire un grande futuro, dobbiamo lavorare a fianco delle imprese per sviluppare un progetto organico che favorisca la crescita e lo sviluppo dell’export dell’ortofrutta italiana”. Lo ha affermato il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, in una dichiarazione letta la sera del 15 ottobre a Madrid dall’ambasciatore Pietro Sebastiani, durante la serata di presentazione di Fruit Innovation, svoltasi nella sede dell’Ambasciata d’Italia, prima tappa del road show internazionale per il lancio della nuova fiera italiana della filiera ortofrutticola, organizzata da Fiera Milano e Ipack-Ima spa, in programma dal 20 al 22 maggio 2015 in contemporanea con Expo e con fiere sinergiche come Ipack-Ima, Intra Logistica, Converflex, Dairy Tech e Meat-Tech. In sala molti dei protagonisti del settore, italiani e spagnoli, presenti a Madrid per partecipare a Fruit Attraction, fiera di crescente successo internazionale, un modello che gli organizzatori di Fruit Innovation stanno studiando. Dopo il saluto dell’ambasciatore Sebastiani, in un videomessaggio da Bruxelles, l’on. Paolo De Castro della Commissione Agricoltura, ha fatto gli auguri a Fruit Innovation, riconoscendo la necessità di una grande fiera internazionale italiana. Ed è proprio questo l’obiettivo, come ha subito sottolineato l’ad di Fiera Milano,

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A sinistra, l’ambasciatore d’Italia a Madrid Pietro Sebastiani apre la serata del 15 ottobre dedicata al lancio internazionale di Fruit Innovation. Sotto, l’intervento di Roberto Arditti, dirigente di EXPO 2015

Enrico Pazzali: “Nessuno più di Fiera Milano può garantire a un settore strategico come quello dell’ortofrutta una dimensione internazionale, una fiera all’altezza delle potenzialità e dei primati dell’ortofrutta italiana e della tecnologia italiana di settore. Tanto più che la prima edizione beneficerà del traino dell’Expo che ac-

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A sinistra, Nicola Cilento, Marco Salvi, Luca Battaglio, Giandomenico Consalvo. Sopra, Stefano Franzero e Ambrogio De Ponti. Sotto, Enrico Pazzali, Luigi Peviani, Pier Carla Delpiano, Marco Verna, Guido Corbella e Lucia Lamonarca

cenderà su Milano i riflettori del mondo”. L'ad di Ipack-Ima Guido Corbella ha sottolineato i due pilastri su cui poggia Fruit Innovation: “Faremo un mix vincente di prodotto e tecnologie, offrendo, anche grazie agli altri eventi che affiancheranno la prima edizione di Fruit Innovation, una visione completa della supply chain. Qui a Madrid abbiamo analizzato il modello Fruit Attraction. Cercheremo di andare oltre, mettendo a frutto da subito le migliori esperienze maturate a livello internazionale”. Roberto Arditti, direttore Institutional Affairs di Expo 2015, ha ricordato quanto oggi l’alimentazione sia un fattore economico strategico in grado di influenzare la geopolitica mondiale: “Milano

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analizzerà questo grande tema e Fruit Innovation è in linea, in perfetta armonia con gli obiettivi generali di Expo, in un contesto straordinariamente attrattivo a livello internazionale”. Il punto di vista degli imprenditori del settore è stato espresso da Marco Salvi, presidente di FruitImprese: “In Spagna in pochi anni hanno realizzato un autentico miracolo con Fruit Attraction che rapidamente è diventata la seconda rassegna del settore in Europa subito dopo Fruit Logistica Berlino riuscendo a svilupparsi in modo impressionante in poco tempo. Ora sta all’Italia dare un segnale forte al comparto”. “È necessario mettere insieme le imprese e la politica - ha sottolineato Salvi - come è riuscita a fa-

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120 imprenditori ed EXPO 2015 hanno tenuto a battesimo il lancio internazionale di Fruit Innovation. “Sull’ortofrutta si accenderanno i riflettori del mondo”

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re la Spagna. Credo che Fruit Innovation abbia le carte in regola per portare avanti questo binomio per diventare una grande vetrina dell’ortofrutta italiana e l’importante palcoscenico internazionale che il nostro settore merita”. Adesione è arrivata da un’azienda leader delle tecnologie di settore, durante l’intervento di Raffaele Benedetti, responsabile commerciale di Unitec Group. Durante la serata è stato proiettato il video promozionale di Fruit Innovation, che ha come protagonista Foody, la mascotte di Expo Milano 2015, una composizione disneyana che evoca l’Arcimboldo e che ha proprio l’ortofrutta come elemento costitutivo, un ottimo auspicio per la nuova fiera.

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te per numero di espositori, per qualità di visitatori. Qui si trovano gran parte degli operatori che contano a livello mondiale. Non ha nulla da invidiare a Fruit Logistica. Tra l’altro è collocata in un momento strategico della stagione, in cui si possono chiudere programmi di campagne importanti, agrumi e ortaggi in particolare”. Per Salvi altro fattore vincente è la location: “Madrid è una città meravigliosa, piacevole e comoda da visitare, anche direttamente dalla fiera. Si chiude così il cerchio su una rassegna che si dimostra essere sempre più azzeccata. Un esempio da seguire e copiare in Italia”, aggiunge Salvi che sprona le istituzioni italiane a lavorare maggiormente e schierarsi più apertamente. “Nel nostro Paese è ora di fare scelte chiare. Non si possono accontentare tutti”, in chiaro riferimento alla frammentazione fieristica

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che si prospetta per il prossimo anno nel nostro Paese. “Non c’è più spazio per i compromessi. La Spagna ha saputo realizzare il miracolo di unire la politica e le imprese. Anche in Italia dobbiamo farlo. Servono scelte precise. Serve creare le condizioni per portare gli operatori internazionali che contano nella fiera italiana dell’ortofrutta. L’Italia si merita una manifestazione dal respiro internazionale”. Sulla stessa lunghezza d’onda il commento di Luca Battaglio, presidente dell’omonimo gruppo torinese che si spinge ancora più in là, sbilanciandosi, nel toto fiere, a favore di Fruit Innovation. “Sono contento che in occasione di Expo 2015 ci sia una fiera che parte con ottimi presupposti”, afferma Battaglio. “Spiace però che in Italia la politica non abbia creato una regia unica e non sia ancora riuscita a fare sintesi. Avere tre fiere nel settore è con-

troproducente. Sono convinto che Milano abbia le caratteristiche per diventare il punto di riferimento nel settore fieristico nazionale. Credo che comunque alla fine, prima della prossima primavera ci sarà una selezione naturale”. Salvi, assieme allo stesso Battaglio, è stato tra i protagonisti della serata in cui è avvenuto il lancio internazionale di Fruit Innovation e nell'occasione è stato letto un messaggio del ministro Martina dal tono e dal contenuto espliciti: "Fruit Innovation dovrà mostrare al mondo tutte le potenzialità del sistema ortofrutticolo italiano in termini di innovazione di prodotto, di servizi, di tecnologie e di qualità". Forse è l'ultimo treno. "Ma attenzione - ha commentato un imprenditore come Luigi Peviani, past-president di Fruitimprese, presente a Madrid - Milano, per portare sull'Italia l'attenzione che merita, dovrà stupire".

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Renzo Piraccini presidente di Cesena Fiera, Sandro Brandolini vice. Questo l’esito del consiglio di amministrazione svoltosi il 14 ottobre a seguito delle dimissioni di Domenico Scarpellini da presidente e amministratore della società di Cesena Fiera, e del consigliere Luca Pagliacci. Nel cda sono stati stati cooptati due nuovi consiglieri: Lorenzo Tersi e Roberto Graziani, che affiancano Catia Guerrini, Maddalena Forlivesi e Guido Pedrelli. Con questa squadra, Macfrut va al contrattacco di Fruit Innovation (Milano, 20-22 maggio 2015) e Fruit Gourmet Expo (Verona, 5-7 maggio 2015). Ma i nuovi vertici della storica fiera di Cesena devono risolvere 'subito' due cose non da poco: la sede e le date. Il futuro di Macfrut dovrebbe decidersi nel cda di metà novembre: le possibili sedi sono Bologna, Rimini e Cesena. A Bologna l'abbinamento sarebbe con il SANA, il Salone del biologico, in calendario per settembre 2015 (i giorni non sono stati ancora fissati). Nel frattempo il presidente Piraccini ha insediato il 'Comitato Macfrut 2015', composto da una trentina di personaggi in rappresentanza della filiera dell’ortofrutta, con la finalità di mettere a fuoco le proposte per il rilancio. “Abbiamo preparato un progetto biennale di sviluppo (2015-2016) – ha spiegato Piraccini - che prevede l'incremento del 50 per cento dei visitatori complessivi e il raddoppio delle presenze estere. Vogliamo cogliere tutte le potenzialità della filiera, a 360 gradi”. Questi i componenti del Comitato Macfrut: Cesare Bellò, Opo Veneto; Angelo Benedetti, Unitec Group; Ilenio Bastoni, Apofruit; Vanes Cantieri, Coop Italia; Massimiliano Ceccarini, Sipo; Alvaro Crociani, Crpv; Claudio Dall’Agata, Bestack; Luciano Di Pastina, O t t o b r e

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Il nuovo presidente Renzo Piraccini nomina un Comitato di personalità per fissare le strategie di rilancio. L’edizione 2014 si è chiusa con un bilancio positivo

Renzo Piraccini, nuovo presidente di Macfrut

San Lidano; Fabio Ferrari, Ortoromi; Gabriele Ferri, Naturitalia; Gianmarco Guernelli, Conad; Roberto Graziani, Graziani Packaging; Alberto Lipparini, Assosementi; Elisa Macchi, Cso; Riccardo Martini, Tramaco; Giancarlo Minguzzi, Fruitimprese EmiliaRomagna; Giuseppe Montaguti, Infia; Cristian Moretti, Agrintesa; Patrizio Neri, Consorzio Kiwigold; Aurelio Pannitteri, Op Rosaria; Alessandro Turatti, Turatti; Enrico Turoni, Tr.Turoni; Maurizio Ventura, Sun World Europa; Alessandro Zampagna, New Factor; Roberto Della Casa, esperto; Alessandra Ravaioli, esperto; Luciano Trentini, esperto; Piero Turoni, esperto. La prima riunione del Comitato è in programma lunedì 10 novembre a Cesena. Quella che potrebbe essere stata l'ultima edizione di Macfrut a Cesena si è chiusa il 26 settembre con grande dignità. E' stata un'edizione movimentata da molti visitatori, ricca di convegni e di incontri, inaugurata dal ministro Martina.

L’intento non è quello di intervenire in merito alla scelta della location, decisione che spetta all’assemblea dei soci, bensì quello - si legge in una nota uscita da Cesena - "di individuare proposte strategiche e di contenuto per fare della kermesse una rassegna sempre più di business e internazionale". Il nuovo corso inaugurato da Renzo Piraccini tende a spingere Macfrut altrove. Lo segue in questo un gruppo di imprenditori. Enrico Turoni, presidente del Cermac, consorzio di promozione all’export, che raggruppa più di 25 aziende produttrici di tecnologie e prodotti per la filiera agroalimentare: “Siamo affezionati al Macfrut, rassegna a cui i nostri associati partecipano dalle prime edizioni, tuttavia il quadro sta cambiando con una rapidità impensata sino a qualche anno fa. Fino a quando non c’erano alternative a Cesena, nessun problema; vista però l’agguerrita concorrenza di due colossi come Milano e Verona, anche noi come Consorzio ci troviamo di fronte a un bivio: continuare a Cesena oppure scegliere location fieristiche più attrezzate dal punto di vista della logistica, della ricettività alberghiera e soprattutto dei trasporti. Lo dico con dispiacere, perché il Macfrut a Cesena ci ha fatto crescere, però un cambio di rotta si rende necessario, se si vuole sopravvivere e crescere”. Concorda anche Patrizio Neri, presidente del Consorzio Frutteto e di Jingold, gruppo cesenate, una novantina di dipendenti. “Se si vuole mantenere Macfrut prima fiera italiana dell’ortofrutta lo www.corriereortofrutticolo.it

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Suspance su luogo e date del primo Macfrut fuori Cesena

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L’addio di Scarpellini: “Abbiamo creato Macfrut tutti insieme”. Chapeau a un grande presidente La vera sorpresa di Macfrut 2014 è stato l'annuncio del presidente Domenico Scarpellini (nella foto) durante il convegno che ha aperto la manifestazione: “E’ il mio ultimo Macfrut. Si è trattato di una profonda esperienza professionale e umana. Ringrazio tutti i colleghi del Cda e i dipendenti. Nei nostri obiettivi c’è sempre stato quello dell’efficienza e del buon funzionamento generale di Macfrut: lo abbiamo creato tutti assieme. Esprimo tanti auguri al mio successore”. Domenico Scarpellini (nella foto) ha superato i 30 anni di presidenza della Fiera di Cesena, ha creato e poi sviluppato di anno in anno una delle più 'vere' fiere di distretto italiane. Le fiere di distretto sono quelle che nascono dal territorio. Macfrut è nato dal più forte e organizzato distretto ortofrutticolo italiano. A Cesena c'è tutto: la produzione, la tecnologia, la logistica, il commercio, l'esportazione. Una produzione organizzata che attraverso le sue aziende migliori è uscita dalla Romagna per allargarsi a molte altre regioni italiane. Una tecnologia che ha conquistato il mondo. Tutto vero. Che la fiera italiana dell'ortofrutta fosse a Cesena è così apparso a tutti, per decenni, un fatto naturale, un fatto che è girato attorno a una figura emblematica della sua terra e carismatica come Domenico Scarpellini. Oggi, forse, i tempi sono cambiati e Domenico Scarpellini ne ha preso atto. Ha combattuto sempre: adesso passa il bastone a chi deve affrontare la realtà nuova, a chi deve esprimere tutta l'energia necessaria per leggere, interpretare e affrontare il futuro. Con Domenico Scarpellini il 'Corriere Ortofrutticolo' ha percorso un lungo tratto di stra-

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da. La storica rivista del settore, che nel 2015 compie cinquant'anni, è stata rilanciata proprio a Macfrut nel 1987 quando è stata presa in carico dalla casa editrice Gemma Editco che con continuità, da allora, la gestisce. Tante cose che ci riguardano sono nate con Macfrut e dentro Macfrut. E' stato così fino a qualche anno fa. Con lui in particolare, con Domenico Scarpellini, abbiamo avuto sempre un rapporto sincero: ci ha criticati ogni volta che lo ha ritenuto, lo abbiamo divertito e compiaciuto, a volte lo abbiamo criticato, altre volte anche deluso, come quando ci ha urlato che eravamo dei "venditori di fumo" solo perché avrebbe voluto qualcosa di più da noi, qualcosa che, in quelle particolari circostanze, essendo noi dei 'venditori' di notizie e non di spazi fieristici o d'altro, non eravamo stati in grado di dare. E le notizie a volte sì, sono 'fumo'. A Domenico Scarpellini, se facciamo un bilancio sincero, dobbiamo alla fine riconoscenza. Ben altra gliela deve l'ortofrutta italiana e, ancora di più , la sua Cesena. Si dovrebbe alzare un coro a più voci per ringraziarlo, del tipo: chapeau bas Domenico, sei stato bravissimo. Antonio Felice

spostamento mi pare una scelta inevitabile - afferma Neri -. La sede del nostro consorzio è a Pievesistina, a pochi metri dalla Fiera, e avremmo tutto il vantaggio personale a lasciare le cose come stanno. E invece per chi come la mia azienda ha una storia alle spalle di ben cinque generazioni, vince la necessità di dare un respiro sempre più internazionale: dunque lo spostamento è un passaggio obbligato. Chi vuole bene a Macfrut deve avere il coraggio di provarci”. Sulla stessa lunghezza d’onda Roberto Graziani della Graziani Packaging di Mercato Saraceno, da ben 31 edizioni a Macfrut, business in oltre 25 Paesi. “La mia non è una posizione che nasce oggi, ma dalla convinzione di alcuni anni - afferma Roberto Graziani -. Sono un cittadino cesenate legato alla città, la nostra azienda ha preso parte a tutte le edizioni. Credo però che non ci sia altra soluzione se non quella di spostare il Macfrut, in quanto non ha più le caratteristiche di competitività e attrattività come fiera internazionale. In soli sei edizioni Madrid ha ampiamente superato la rassegna di Cesena, divenendo la seconda fiera del settore in Europa, al punto da aprire un nuovo padiglione all’anno negli ultimi tre. L’arrivo poi di due colossi concorrenti come Milano e Verona, rende lo spostamento una scelta non più procrastinabile, a mio avviso. Milano in particolare nel 2015 oltre all’Expo, avrà Fruit Innovation abbinata a Ipack-Ima, una fiera di livello internazionale legata al packaging industriale. Restare fermi significherebbe spegnere lentamente il Macfrut. Da cesenate non vorrei permettere che ciò accada. Sono certo altresì che per l’indotto territoriale si possano trovare altre soluzioni intelligenti ed ampiamente ripaganti”. Sarebbe interessante a questo punto sviluppare un dialogo tra le diverse iniziative fieristiche, ma lo abbiamo già visto - è un dialogo tra sordi. Deciderà il mercato. O t t o b r e

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RAFFAELLA DI DONNA Ottima preparazione, attenzione alla qualità, al territorio e al marketing: questa l’identità della giovane donna che in Puglia ha preso sulle spalle l’eredità del carismatico Franco Di Donna

La lady dell’uva da tavola Lorenzo Frassoldati Una passione di famiglia. Raffaella Di Donna è oggi una delle “signore” dell’uva da tavola italiana. Cura i settori qualità e marketing dell’azienda pugliese “Eredi Di Donna” e tutti gli aspetti legati alla ricerca e allo sviluppo varietale, attività che la porta a girare per il mondo per essere sempre all’avanguardia nelle scelte. Terza generazione alla guida dell’azienda di famiglia con i cugini Pietro e Piervito, Raffaella promuove progetti innovativi puntando sull’innovazione tecnologica e varietale per sempre meglio rispondere alle esigenze dei mercati e dei gusti dei consumatori. In questo quadro il futuro è lo sviluppo della ricerca sulle varietà apirene e tra queste su quelle migliori in termini quantitativi e qualitativi. Con un occhio alle generazioni attuali e future, e quinO t t o b r e

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di sulla sostenibilità delle produzioni, in termini di rispetto dell’ambiente, sicurezza dei lavoratori e sicurezza alimentare. Come sta andando la campagna 2014 dell’uva da tavola? Si può già fare un bilancio? Le varietà tradizionali con semi sembrano sempre più lontane dai gusti dei consumatori… “Si può già fare un bilancio a favore delle uve senza semi la cui domanda, soprattutto estera, continua ad aumentare penalizzando le varietà tradizionali con semi ed in particolare Red Globe ed uva Italia, anche se è proprio quest’ultima che ci ha resi famosi nel mondo, ma va ridimensionata come estensione e ‘recuperata’ nella qualità perché può ancora dare molto”. Parliamo delle varietà seedless: se ne parla sempre tra gli addetti ai lavori come del prodotto del fu-

turo, però nei banchi dei market e dei negozi italiani a dominare sono sempre le varietà coi semi… “Domineranno ancora per poco, le varietà seedless si affermeranno anche in Italia. Le ragioni di questo ritardo, rispetto a ciò che è accaduto al di fuori dei confini nazionali, si legano ad una scarsa conoscenza nel nostro paese delle varietà senza semi, ma anche ad un’offerta quantitativamente insufficiente di questo prodotto, che, quindi, non rende possibile oggi affrontare il mercato italiano e rispondere adeguatamente alle sollecitazioni della GDO italiana”. L’embargo russo: quali effetti sul vostro comparto e sulla vostra azienda? E le quantità che non avranno più sbocco in Russia quali altra destinazione troveranno? “Noi non siamo stati direttamente penalizzati dall’embargo ruswww.corriereortofrutticolo.it

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Copertina so, ma certamente lo è stato il nostro settore, considerando che varietà come Italia e Red Globe venivano largamente assorbite dalla Federazione russa. Possibili mercati di sbocco sono quelli del Sud asiatico, dove queste varietà sono apprezzate, ma sono mercati che vanno ‘rincorsi’. Qui ci scontriamo con altri paesi concorrenti e serve un supporto da parte delle nostre Istituzioni verso quei paesi, per esempio, che ci sono ancora preclusi, per via della mancanza di accordi politici. Spesso si rende necessario passare attraverso una procedura di valutazione del rischio fitosanitario che implica una tempistica lunga nella conclusione delle trattative”. Quasi tutta la produzione, circa l’80%, del gruppo Di Donna va all’export: nel vostro portafoglio clienti quali sono i mercati consolidati, maturi, e quelli più promettenti? “I più consolidati sono quelli europei, soprattutto quello anglosassone ed in generale del Nord Europa, che sono anche i più promettenti insieme al Sud asiatico ed al Medio Oriente. Tra i mercati maturi senza dubbio quello italiano”. L’uva da tavola è un campione del nostro export assieme a mele e kiwi. Prodotti questi ultimi dove è massicciamente presente la cooperazione . Il vostro invece è un comparto fatto di piccole e medie aziende, di ‘solisti’. Un vantaggio o un handicap? “Entrambi. Fino ad ora essere individualisti è stato un vantaggio perché la concorrenza ti obbliga a migliorare il servizio e la qualità dei tuoi prodotti, cercando di anticipare il mercato, ma il futuro passa attraverso forme di aggregazione che ora, più che mai, si rendono necessarie. Finalizzate ,per esempio, a migliorare la ricerca, per guidare e pianificare la produzione, dando un indirizzo preciso in termini di innovazione varietale, uno dei punti 26

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CHI È RAFFAELLA DI DONNA Studi classici, laurea in Giurisprudenza all’Università di Bari nel 1997, abilitazione all’esercizio della professione di avvocato fino al coinvolgimento nell’attività di famiglia: il curriculum di Raffaella Di Donna è costantemente ispirato dalla figura carismatica di suo padre, il professor Franco Di Donna. Il suo primo interesse è per il tema della qualità: frequenta corsi specifici sugli aspetti qualitativi ed igienico-sanitari nei vari passaggi dalla produzione al consumo ed in particolar modo sulle certificazioni di sistema e di prodotto anni fa ancora non obbligatorie e poco conosciute, per acquisire le conoscenze più significative richieste dal mercato agroalimentare. Raffaella cura i rapporti tra l’azienda ed il mondo esterno in particolare sugli aspetti più innovativi, interfacciandosi con le strutture di ricerca per le nuove varietà, attività che la porta in giro per il mondo, e stringendo collaborazioni specifiche con i maggiori breeders mondiali, finalizzate alla scelta dei prodotti più rispondenti alle moderne esigenze di mercato e di consumo. Ha frequentato nel 2008 anche uno stage presso una di queste strutture in California, esperienza che l’ha portata a conoscere una diversa realtà produttiva caratterizzata da uno strettissimo legame tra ricerca e produzione. Infine il marketing. Essendosi sempre occupata di questa attività all’interno dell’azienda, sta sviluppando un progetto che nasce da un’idea dello zio Nicola, da sempre attento al territorio, di tutela della biodiversità ed anche finalizzato al recupero delle testimonianze architettoniche e paesaggistiche pugliesi, restaurando i caratteristici muretti a secco del territorio, oltre a recuperare un’antica masseria. Oggi Raffaella è responsabile Qualità e marketing e Ricerca & sviluppo varietale del gruppo Di Donna. Siede nei CdA di Italia Ortofrutta e di Apeo e nel comitato OI uva da tavola. Da pochi mesi è entrata nel CdA dell’associazione nazionale FruitImprese.

Raffaella con la responsabile dell’azienda Badessa Angela Iorio

cardine per la crescita del comparto dell’uva da tavola. In Spagna, proprio grazie alla cooperazione, la produzione e l’esportazione di uve senza semi sono cre-

sciute moltissimo negli ultimi anni. Il declino dell’uva che c’è stato negli anni Novanta in Spagna è stato sostituito da un lavoro innovativo che ha introdotto O t t o b r e

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Chi esporta tanto si confronta tutti i giorni con i guai del sistema Italia e con le disfunzioni della Pubblica amministrazione. Secondo lei, cosa si può e cosa si deve cambiare? “Si deve semplificare la burocrazia, che è un peso ed un costo enorme per chi fa impresa in Italia, alleggerire la pressione fiscale e quella previdenziale. Noi siamo i più cari al mondo, e questo ci rende meno competitivi”. Il comparto ortofrutta nel nostro Paese è ricco di valori di ogni tipo: salutistici, economici, sociali, ambientali…però non li racconta e non li valorizza davanti alla pubblica opinione. Lei, come responsabile qualità e marketing del vostro gruppo familiare, come vive questa contraddizione? “Come la conseguenza, anche qui, della mancanza di capacità di fare sistema per raccontare il nostro territorio e con esso tutti gli sforzi che vengono sostenuti dagli operatori di questo comparto, un messaggio che non può essere affidato solo alla iniziativa del singolo e che oggi è un dovere ed un bisogno se vogliamo gettare le basi per la crescita di un consumo più informato e consapevole nel nostro paese .Oggi frutta e verdura si acquistano con approcci ed esigenze diverse, tanto da rappresentare un’alternativa sana e salutare agli snack tradizionali. Sono il nuovo fast food, e questo trend va alimentato dando rilievo ai valori salutistici, economici, sociali ed ambientali dei nostri prodotti”. Il gruppo Di Donna è fortemente impegnato sul fronte della sosteniO t t o b r e

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CHI È IL GRUPPO DI DONNA Il gruppo familiare “Eredi Di Donna” opera nel settore viticolo dal lontano 1930, quando il fondatore, Pietro Di Donna, intraprese con autentico spirito pioneristico la coltura dell’uva da tavola. Il primo riconoscimento internazionale arriva nel 1966 quando i fratelli Domenico, Nicola e Franco Di Donna, eredi di Pietro (siamo alla seconda generazione) presentarono l’uva da tavola “Italia” al mercato di Nizza in Francia, coltivando per primi questa varietà ed in grandi estensioni; fu un vero trampolino di lancio per il prodotto pugliese, tanto che seguì l’immediato successo su altre importanti piazze come Parigi, Lione, Amsterdam, Bruxelles, Berlino. Da allora la coltura dell’uva da tavola si sviluppò fortemente e l’azienda Eredi Di Donna consolidò la propria posizione leader sui mercati adottando nuove strategie basate su due grandi direttrici: la costituzione di aziende agricole di proprietà, in modo da controllare direttamente l’impiego dei fattori produttivi, in particolare i prodotti per la difesa fitosanitaria e quelli per la fertilizzazione, e la scelta di nuove tipologie di clienti (i supermercati),assecondando le diverse tendenze della distribuzione di prodotti agro-alimentari. Di rilievo sono le innovazioni tecnologiche adottate in azienda che hanno portato da un lato ad un’ottimizzazione del processo produttivo, dall’altro ad una differenziazione varietale con un accento sulle varietà apirene. Nei primi anni ’70 l’azienda Di Donna sperimenta le prime coperture con teli di plastica, per assicurare un ritardo nella raccolta e quindi un periodo più ampio di fornitura ai clienti. Nel 1974 viene applicato il sistema d’irrigazione “goccia a goccia” sui tendoni di uva Italia e l’anno successivo si introduce per la prima volta il sistema a doppio impalco, chiamato in seguito “Sistema Puglia”, messo a punto proprio da un componente della famiglia, Nicola Di Donna. L’invenzione è destinata a diventare un passo obbligato per tutti i viticoltori di uva da tavola italiani e stranieri. L’evoluzione dell’azienda Eredi Di Donna non conosce limiti: dalle reti antigrandine, all’introduzione - siamo a fine anni ’80 - della difesa integrata. Ma è sulla ricerca che l’azienda scommette con determinazione, tanto che fin dai primi anni ’70 si avviano contatti con istituti internazionali, per introdurre nuove varietà, soprattutto apirene. Le prime piantagioni risalgono al 1984. Dal 1980 l’azienda è fornitrice riconosciuta delle maggiori catene di supermercati inglesi, francesi, tedeschi, belgi e svizzeri e, grazie alle più recenti tecniche di raffreddamento a ventilazione forzata, inizia a spedire per prima in Canada e sui mercati del Nord America containers di uva da tavola che affrontano viaggi fino a 25 giorni. Fra i tanti meriti ottenuti dal gruppo Eredi Di Donna figura l’aver ricevuto il primo “Grappolo d’Argento”, prestigioso riconoscimento internazionale, per essersi distinti nel settore dell’uva da tavola. Nel 1999 viene costituita l’Organizzazione di Produttori Eredi Pietro Didonna s.c.r.l. e nel 2001 nasce la Didonna Trade S.rl. che commercializza le produzioni del gruppo. Le aziende di proprietà sono ubicate nelle aree storicamente vocate alla produzione di uva da tavola nelle province di Bari, Brindisi e Matera. La superficie coltivata è di circa 350 ettari. Il centro di confezionamento è a Rutigliano, sorge su un'area di 12.000 mq. di cui 4000 coperti, ed è dotato di un magazzino di lavorazione condizionato di 1.200 mq e di una superficie refrigerata di circa 2000 mq, dei quali 200 attrezzati per la refrigerazione rapida. I clienti della Didonna Trade S.r.l. sono principalmente le grandi catene di distribuzione organizzata europea ed in misura minore operatori dei mercati all’ingrosso. I mercati serviti sono Inghilterra, Belgio, Olanda, Svizzera, Spagna, Austria, Italia per un volume totale commercializzato di circa 8000 tonnellate all’anno.

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molte nuove varietà apirene. Inoltre la collaborazione attiva del Ministero dell’Economia e di quello dell’Agricoltura ha reso possibile l’apertura di nuovi mercati, proprio quelli che a noi sono ancora inaccessibili, segni evidenti ,questi ,di un orientamento all’esportazione della loro industria agroalimentare”.

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Lo storico manufatto dell’azienda agricola Badessa

produttore perché l’approccio del consumatore oggi è cambiato, vuole sapere chi produce e soprattutto ‘come’, se rispetta l’ambiente ed i lavoratori. Il nostro impegno sul fronte della sostenibilità non dovrebbe essere condiviso solo con gli operatori del settore, ma arrivare al consumatore. Con l’art 62 qualcosa è migliorato, ma si limita al mercato italiano”. bità. Recentemente la catena britannica di supermercati Waitrose ha selezionato l'azienda agraria Badessa in agro di Brindisi, di proprietà del gruppo, come modello d'impresa agricola "Demonstration Farm" per la categoria Biodiversità. E’ questo il futuro? L’apprezzamento di una catena per i vostri sforzi trova anche un riconoscimento nei prezzi? “Questo è il presente e va migliorato nel futuro. Oggi l’attenzione si è spostata dal prodotto finale alla produzione in tutti i suoi aspetti, anche quelli ambientali e sociali, ma i nostri sforzi al momento non sono riconosciuti nel prezzo finale. Bisognerebbe anche rendere coscienti i consumatori, attraverso la comunicazione, della complessità del sistema che c’è dietro ogni prodotto ortofrutticolo, volto a tutelare non solo l’ambiente ma anche la loro 28

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salute”. Il vostro gruppo è presente sul mercato sia col proprio marchio sia come fornitore per la marca commerciale delle varie catene. Come funzionano i rapporti con la Gdo? E’ cambiato qualcosa con l’art. 62? “Noi siamo presenti soprattutto con il nostro marchio, ma la tendenza in Italia è di aumentare la quota della marca commerciale per fidelizzare il consumatore. Di recente sono stata in California, e , girando nei supermercati , ho notato che su ogni confezione in vendita di uva tavola spiccavano solo il nome della varietà e quello del produttore che ,in alcuni casi, addirittura appone la sua firma o scrive slogan. Anche nell’ambito di tutte le conferenze cui ho partecipato è stato più volte sottolineato quanto sia importante evidenziare il nome del

Con lei la famiglia Di Donna è alla terza generazione. Non è frequente incontrare una donna in posizione di primo piano in un gruppo dell’ortofrutta. Lei come ha vissuto questa scelta? La rifarebbe? “La vera difficoltà, per quanto mi riguarda, esula dal fatto di essere una donna, ma sta, piuttosto, nell’enorme responsabilità che comporta portare avanti il messaggio ed il lavoro di chi ci ha preceduto, soprattutto se le persone in questione hanno contribuito a scrivere la storia del nostro comparto. La mia nascita ha spinto mio padre Franco ad affiancare i suoi fratelli Domenico e Nicola e a continuare con loro l’attività di famiglia, abbandonando progressivamente l’insegnamento. Ed è stata la sua morte, paradossalmente, a rafforzare la mia scelta”. O t t o b r e

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Alleanza tra Conad e Finiper È un attacco al primato di Coop L'accordo sembra destinato a modificare lo scenario competitivo della grande distribuzione organizzata in Italia. L’intesa dei primi di ottobre tra Conad e gruppo Finiper (Iper-Montebello e Unes) non si limita infatti a costituire il secondo polo del settore con un giro d’affari complessivo di oltre 14 miliardi di euro e il 14,2% della quota di mercato (dati 2013). Ma apre una serie di “cantieri” comuni in grado di ridefinire il business in aree come gli acquisti, la gestione del fresco, la logistica, l’innovazione, lo sviluppo del “non food” e per business collaterali come le pompe di benzina e le parafarmacie. Per un settore in crisi come la Gdo l’accordo fra due delle pochissime aziende che continuano a crescere può avere effetti dirompenti sugli equilibri preesistenti. "Già oggi in seguito al recente acquisto da parte di Conad dei negozi Billa nel Nordest - spiega Francesco Pugliese, ad e direttore generale della stessa Conad - l’alleanza fra noi e Finiper ha il 14,9% del mercato contro il 15,1% di COOP. Ora l’obiettivo è di effettuare il sorpasso entro il 2015 o al più tardi nel 2016. Se consideriamo gli investimenti già programmati per i prossimi anni da Conad e Finiper si tratta di un traguardo a portata di mano su cui impegnare la nostra gente". Secondo Marco Brunelli, l’imprenditore che prima creò Esselunga assieme a Bernardo Caprotti, quindi i Supermercati GS per poi fondare Finiper nel 1974, l’elemento cardine dell’accordo è nella comunanza dei valori. Dice: "Crediamo entrambi nella lealtà, nella competenza, nell’economia della collaborazione e nella centralità della persone sia che si tratti di clienti, di partner o di dipendenti". Insomma anche se "sono esclusi scambi azionari o acO t t o b r e

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Il secondo polo della Gdo italiana raggiunge il 14,9% del mercato contro il 15,1% di Coop. Francesco Pugliese si sbilancia: “Il sorpasso forse già nel 2015”

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Francesco Pugliese, dg Conad e Marco Pedroni, presidente Coop

cordi finanziari" le basi dell’intesa appaiono solide. Al centro dell’alleanza quinquennale, rinnovabile automaticamente per altri cinque anni, non ci sono solo gli acquisti. Bensì la scelta di scambiare le rispettive competenze per favorire la crescita comune, creare innovazione e tutelare il made in Italy. Tutto ruota attorno ai rispettivi punti di forza. Per Conad si tratta dei prodotti a marchio proprio che hanno la stessa qualità dei prodotti leader ma ad un prezzo inferiore del 30% e una presenza in tutte le province italiane e all’estero attraverso i partner di Core (i belgi di Colruit, la svizzera Coop e i tedeschi di Rewe). Per Finiper si fa perno sul settore non food commercializzato negli ipermercati e sull’esperienza originale dei punti vendita della catena U2. A rendere fiduciosi i protagonisti dell’alleanza è anche la complementarità fra i due gruppi. "Il nostro gruppo è forte negli ipermercati - dice Mario Gasbarrino ad di Unes, una delle aziende del gruppo Finiper - e abbiamo ‘inventato’ U2, una formula inno-

vativa ( si tratta di una sorta di ibrido fra supermarket e discount, ndr) che ha avuto un forte successo con una crescita, a parità dei punti vendita, del 50% in un mercato praticamente fermo, che ha permesso alla Unes di passare da 550 a 880 milioni nel giro di pochi anni. Mentre Conad è leader nel comparto dei supermercati e ha una copertura nazionale al contrario di Finiper presente nel nord Italia, Marche e Abruzzo". La complementarità, dunque. Un elemento che, ad esempio, può favorire l’estensione dell’esperienza U2 al resto d’Italia. "Si tratta di uno dei tanti ‘cantieri’ aperti racconta Pugliese - su cui abbiamo iniziato a discutere. Conad è una cooperativa costituita da 3mila soci imprenditori. Uno di essi è presente sul mercato del centrosud con il marchio Todis che presenta analogie con U2: discuteremo su possibili collaborazioni". Riprende Gasbarrino: "Quando abbiamo lanciato U2 ci siamo ispirati proprio all’esperienza di Todis. In ogni caso ci piacerebbe esportare questa nuova formula www.corriereortofrutticolo.it

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Attualità COOP si lancia all’estero stringendo una intesa con la francese E.Leclerc e il gruppo belga Delhaize Tempo di grandi alleanze nella grande distribuzione. COOP, il gruppo francese E.Leclerc e quello belga Delhaize hanno siglato un accordo per entrare nella cooperativa europea Coopernic. Per Marco Pedroni, presidente di COOP Italia si tratta di "un accordo strategico paritario e di natura cooperativa che si focalizza sui temi dell’innovazione commerciale a vantaggio dei consumatori dei rispettivi Paesi". "COOP - precisa il presidente - apre con questo accordo una nuova fase di respiro internazionale, maggiormente adatta a sostenere le imprese cooperative in mercati di alta e globale competizione". L’accordo entrerà in vigore nel gennaio 2015. I tre gruppi hanno deciso di mettere in comune le proprie competenze su tre aree principali: l’ottimizzazione delle condizioni commerciali con i fornitori internazionali; il miglioramento delle performance nella produzione delle marche del distributore; la ricerca di sinergie per migliorare l’offerta di prodotti ai consumatori. Un piano che sottolinea "la grande rilevanza per COOP della nuova partnership internazionale finalizzata a migliorare l’efficienza negli acquisti dai grandi fornitori di beni di largo consumo e la collaborazione sulla marca del distributore che vede già COOP leader del mercato italiano", aggiunge Pedroni. COOP sviluppa un fatturato annuale di 12,7 miliardi di euro, E.Leclerc di 45,6 miliardi di euro, Delhaize, invece, di 20,9 miliardi di euro.

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in tutto il territorio nazionale". Senza contare che Conad è il numero uno del Bel Paese nella vendita di prodotti a marchio proprio con una quota di oltre il 28%: un’esperienza che potrà rivelarsi preziosa anche per le imprese e i punti vendita di Finiper. In questo quadro la differenza delle dimensioni fra gli 11,5 miliardi di Conad e i 2,5 miliardi di Finiper non incidono sull’accordo. "Fra gli elementi che ci accomunano - spiega Pugliese - c’è il fatto che in Conad ci sono 3.000 sociimprenditori così come Finiper è controllata da un imprenditore. Senza contare che entrambe queste due realtà sono state affidate a manager per la conduzione dell’impresa”. Quanto ai “cantieri” aperti Brunelli sottolinea che “non ci sono preclusioni: si può discutere anche dei marchi. L’importante è fare l’interesse delle aziende. E dare una mano alla crescita dei nostri fornitori".

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Chiara Brandi Il quadro generale illustrato durante il 27° convegno peschicolo nazionale tenutosi il 23 e il 24 ottobre scorsi a Ravenna descrive una situazione a dir poco negativa, anche se per gli addetti ai lavori purtroppo non nuova, che vede il comparto italiano perdere terreno rispetto ai principali Paesi competitor, Spagna in primis. A livello europeo l’offerta di pesche e nettarine destinata al mercato del fresco dal 2000 al 2013 mostra un trend stabile sui 2,8 milioni di tonnellate annue con cali sostanziali in tutti i principali Paesi produttori eccezion fatta per la Spagna, che al contrario ha registrato un aumento di quasi 400 mila tonnellate in 13 anni. Ed è proprio la Spagna a rappresentare la principale minaccia per l’Italia, che finora detiene lo scettro di primo produttore a livello europeo con oltre il 40% dell’offerta. Se fino a qualche anno fa la produzione iberica era maggiormente focalizzata sulle varietà precoci, oggi la preferenza ricade sulle tardive - con il 67% del totale in termini di aree dedicate che si traduce in una potenziale sovrapposizione del calendario produttivo con quello italiano. La Spagna inoltre, a differenza dell’Italia, ha saputo cogliere un’occasione unica come quella delle pesche piatte, la cui produzione negli ultimi 4 anni è aumentata del 290% grazie ai considerevoli investimenti ad hoc. "Le pesche e nettarine rappresentano circa il 25% dell’offerta frutticola italiana, per un valore all'origine in grado di superare i 600 milioni di euro. La produzione nostrana è dislocata in quasi tutte le regioni; questo garantisce la tipicità e l’unicità di alcune eccellenze produttive ma provoca un’accentuata frammentazione O t t o b r e

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Il concorrente iberico puntando sull’innovazione ha conquistato i mercati

Giancarlo Minguzzi, presidente FruitImprese Emilia Romagna

del comparto, che si caratterizza come tra i più disaggregati per eccellenza”, spiega Elisa Macchi, direttore del CSO durante il suo intervento. Tra le molteplici conseguenze negative dovute a tale polverizzazione, una su tutte provoca devastanti reazioni a catena: la non presenza di catasti organici, da cui dipendono l’impossibilità di uniformare l’offerta varietale su standard qualitativi elevati, di informare il consumatore finale circa le differenti qualità organolettiche del prodotto e di programmare efficacemente il calendario di vendita. “E’ necessaria un’attenta programmazione sia a livello italiano ma anche europeo per evitare eccessi di prodotto. La programmazione può essere fatta solo se si conosce la situazione attuale. Urge dunque creare il catasto delle produzioni ma in una situazione di così elevata disaggregazione diventa difficile. Solo lavorando in sinergia con le Istituzioni si potrebbe ottenere qualche beneficio”, conclude la Macchi. In riferimento ai flussi commerciali, il presidente di Fruitimprese Emilia Romagna Giancarlo

Minguzzi svela che nel primo semestre del 2014 l’Italia ha registrato un’importante crescita dei quantitativi spediti (+24%) a fronte di una pesantissima caduta a valore (-17%). In termini di import, invece, si è registrato un +29% a volume e un +1% a valore (fonte Istat). Tra i principali Paesi produttori, negli ultimi 5 anni la Spagna - con una produzione media annua di circa 1.200.000 tonnellate - ha registrato un aumento generale dei volumi esportati pari al 17%. In particolare, le pesche e nettarine destinate ai Paesi europei hanno segnato un +21%, grazie soprattutto alla crescita delle quantità spedite in Germania (+31%) e in Francia (+22%). Grecia e Francia - Paesi che notoriamente hanno produzioni minori - mostrano invece una contrazione rispettivamente pari al 28% e al 7%. Tra i paesi importatori, la Germania registra un trend sostanzialmente stabile mentre il Regno Unito presenta una crescita lenta ma costante negli ultimi 5 anni. Nelle sue conclusioni Minguzzi sottolinea che, data l’impossibilità di far fronte a fenomeni imprevedibili quali l’andamento climatico e la sovrapproduzione, si rende sempre più necessario concentrarsi su “ciò che è prevedibile”, non immettendo sul mercato prodotti qualitativamente scarsi ma puntando su cultivar apprezzate dai consumatori attraverso un processo di innovazione varietale. “In Europa il consumo di pesche e nettarine è molto più alto nei Paesi produttori piuttosto che in quelli importatori”, è stata questa la premessa di Hans-Christoph Behr, della società di consulenza tedesca AMI, intervenuto al convegno per presentare uno studio di ricerca di mercato a livello comunitario. Il primo Paese per consumo domestico di pesche e nettarine è l’Italia con 6,09 kg pro capite annui, seguita da Spagna (4,16 kg/persona) e Francia (2,72 kg/persona). La Germania si posiziona soltanto al quarto posto con appena 2,39 kg di pesche e www.corriereortofrutticolo.it

ATTUALITÀ

Pesche, per rilanciare il modello è la Spagna

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Attualità nettarine acquistate pro capite. Rispetto ai luoghi di acquisto preferiti dai consumatori, curiosamente emerge che mentre gli spagnoli prediligono i negozi tradizionali (38%), seguiti dai supermercati (29%) e dai mercati (17%), i francesi scelgono gli ipermercati nel 32% dei casi, i supermercati nel 18% e i discount per il 13%. Ed è proprio il discount il luogo deputato all’acquisto di pesche e nettarine per i consumatori tedeschi che in 2 casi su 3 lo preferiscono a supermercati (19%) e ipermercati (14%). Cercando di dare risposte concrete alla platea, il professore dell’Università di Bologna Carlo Pirazzoli nel suo intervento ha lanciato una provocazione alla GDO. Presentando un’ipotetica catena del valore di pesche e nettarine ha infatti suggerito di recuperare 15 centesimi a chilogrammo (pari a 3000/4000 euro/ettaro) dal margine ad appannaggio della grande distribuzione con accordi migliorativi lungo tutta la filiera. Lo scenario europeo mostra un buon livello di ricambio varietale e di specializzazione tecnico-produttiva nelle aree più importanti, oltre alla tendenza al riallineamento dei prezzi finali nonostante la persistente differenza dei costi di manodopera tra il nord e il sud Italia così come tra nord Italia e Spagna o Grecia. In termini di redditività permane un’elevata sensibilità del sistema produttivo alle variazioni di prezzo, il cui livello è ancora troppo influenzato dall’entità dell’offerta. Volendo infine stilare una sorta di decalogo delle misure da adottare per raggiungere la sostenibilità futura del comparto, bisogna al più presto agire per raggiungere il contenimento dei costi, l’aumento delle rese produttive, il miglioramento qualitativo, il rinnovamento varietale, il riconoscimento del prodotto e la sua valorizzazione, l’adeguamento dell’offerta alla domanda, la programmazione dell’offerta, il coordinamento del sistema e il raggiungimento di accordi di filiera. 34

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Uva da tavola, il piano di Italia Ortofrutta Per promuovere il prodotto italiano di qualità l’Unione nazionale lancia il progetto ‘Viviana’. La campagna di comunicazione è già partita Francesca Ciancio È buona, fa bene, è femmina e si chiama Viviana. È l'uva da tavola italiana che, grazie a un progetto dell'Unione Nazionale Italia Ortofrutta, potrà contare d'ora in poi su un marchio di qualità. La stragrande maggioranza delle Organizzazioni di Produttori afferenti all'associazione ha

aderito, ma "Viviana" è un percorso aperto a tutti quei produttori, operatori del commercio e della distribuzione che vogliano comunicare e vendere l'uva italiana in modo diverso. Dell'idea, della sua realizzazione e degli obiettivi che si pone, abbiamo parlato con Vincenzo Falconi, direttore dell’Unione nazionale Italia Ortofrutta.

ISSUE 01

L’uva da tavola, dalla pianta al mercato.

Magazine

TRA MITO E STORIA

LE VARIETÀ

IL MERCATO

TUTTO SALUTE

L’uva da tavola ha accompagnato l’uomo nei secoli.

Un prodotto capace di soddisfare ogni palato.

Le criticità del mercato interno e il successo planetario.

Tante proprietà in un acino d’uva.

Il magazine cartaceo che promuove “Viviana” tra i buyer della Gdo O t t o b r e

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Ci spieghi nel dettaglio il progetto. "Si parte dalla promozione: è iniziata una campagna pubblicitaria, soprattutto sull'online. Abbiamo creato un magazine cartaceo che in questi giorni arriverà a produttori, consumatori e buyer della Gdo. Stiamo valutando anche qualche spot televisivo. Entro la prossima primavera il marchio Viviana sarà sulle scatole dei banchi frutta dei supermercati. Sia chiaro, non spariscono i nomi dei produttori - anche perché la tracciabilità è un obbligo di legge - ma il layout ideato sarà il cappello sotto il quale trovare l'uva di qualità". Che ruolo giocano la distribuzione e la vendita in questo progetto? "Fondamentale direi. Noi puntiamo a una partnership con le catene della Gdo, che vuol dire andare oltre il classico binomio fornitore/venditore, e studiare assieme strategie di promozione all'interno dei punti vendita. Per fare qualche esempio, sappiamo che l'uva fa bene: perché non informare il cliente con brochure, punti info o esperti che facciano campagna informazione in loco?". Cosa significa il comparto uva da tavola per l'ortofrutta italiana? "Parliamo di 50 mila ettari di terreno per una produzione che si attesta intorno agli 11 milioni di quintali, con uve in gran parte provenienti da Puglia e Sicilia. Il valore si aggira sui 580 milioni di O t t o b r e

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La Frutteria dal Piemonte approda in Francia con nuovi negozi

Il direttore Vincenzo Falconi

Falconi: “È un percorso aperto a tutti coloro che vogliono vendere l’uva italiana in modo diverso” euro, dati che fanno dell'Italia il paese leader in Europa per produzione ed esportazione. Per quanto riguarda i consumi, anche l'uva vive una contrazione tra i confini, a fronte del dato export che per fortuna non conosce stagnazione. Va bene soprattutto in Nord America e cresce nei Paesi Arabi e in India. Il dato interessante è la richiesta di uva con semi - di cui l'Italia è un'importante player - perché se ne apprezza la qualità organolettica e il risvolto salutistico, grazie alla presenza di resveratrolo, un potente antiossidante, presente nei vinaccioli. E' sulla qualità che possiamo battere i nostri competitor. Non a caso abbiamo temporeggiato per il lancio commerciale del marchio, perché l'annata 2013 non ha garantito ottimi raccolti. Perché vede, nonostante la ricerca scientifica sia molto avanzata nel campo delle proposte varietali, il clima e il terreno continuano ad avere la loro importanza e l'uva da tavola ha bisogno di caldo e poca umidità".

L’insegna italiana La Frutteria, azienda in franchising specializzata nella compravendita all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli, si sviluppa sul territorio francese con l’apertura di punti vendita a Menton, Dieppe, Barentin e Rouen. La Frutteria propone frutta e verdura fresca di qualità. La freschezza è garantita da consegne giornaliere e il 90% della merce proviene dall’Italia, ad eccezione della frutta esotica (banane, ananas e avocado). La Frutteria preve-

ATTUALITÀ

Una "casa comune" per l'uva italiana. Da dove nasce questa esigenza? "L'uva da tavola è tra i nostri prodotti più nobili e marchi storici dell'ortofrutta l'hanno promossa in Italia come all'estero. Quello che manca però è una strategia condivisa che porti l'uva fuori dallo sterile ambito delle commodity e che la trasformi in cibo di valore nel paniere della spesa. Ne ha tutte le caratteristiche, ma bisogna comunicarlo. Qui entra in gioco Viviana".

de altre aperture in Francia nei prossimi mesi. L'insegna, nata dall'idea di grossisti di ortofrutta con una lunga esperienza alle spalle, si sta sviluppando in particolare a Torino e nel NordOvest italiano. Nel mese di novembre sono previste nuove aperture a Parma, Monza e Nichelino. L’idea è quella di applicare in modo importante e intelligente la formula del franchising per realizzare una catena di punti vendita specializzati nel prodotto fresco italiano di qualità. Per aderire all’iniziativa e avere più ampie informazioni è utile collegarsi al sito: www.lafrutteria.it

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Fiere, partita aperta. Ma nessuna offre l’apertura internazionale di Milano l di là di tutto, di ogni schieramento e considerazione particolare, credo si debba dimenticare per un momento il campanile per lanciare in Italia una vera fiera di livello internazionale adeguata alle sfide di oggi del nostro settore. Tra le città che si propongono a questo scopo Milano è sicuramente la più pronta. Non solo ha una grande tradizione fieristica, capacità organizzative e attuative tali da ambire a grandi risultati, ma - ci risulta - si sta impegnando con determinazione e investimenti adeguati. Se dopo i lunghi anni di Macfrut del grande Domenico Scarpellini, è venuto il momento di decidere per una soluzione diversa, riteniamo che la soluzione migliore sia Milano, certi che Milano saprà proporre quello che noi operatori cerchiamo". Ottavio Guala (nella foto), presidente di Fedagromercati, guarda alle novità che investono le fiere dell'ortofrutta come a una opportunità da non perdere, una opportunità finalmente italiana. "Noi operatori grossisti, tra gli ultimi grandi professionisti dell'ortofrutta - afferma Guala - abbiamo la necessità di allargare gli orizzonti dei mercati di sbocco e dei mercati di approvvigionamento per proporci, in un momento non facile, come promotori delle eccellenze della produzione italiana ma anche come coloro che rispondono all'esigenza crescente dei consumatori di avere a disposizione una gamma sempre più ricca di prodotti selezionati provenienti da tutto il mondo. Il nostro ruolo non è più solo quello di comperare e vendere al prezzo migliore, ma di essere selezionatori attenti nell'interesse dei nostri clienti e dei con-

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Il presidente di Fedagro Mercati esprime la sua valutazione su una importante questione sul tappeto, ma è l’intera categoria che deve rispondere prima che sfumi una grande opportunità tutta italiana sumatori nei confronti dei quali dobbiamo porci come garanti di qualità e sicurezza alimentare. Una fiera deve permettere di far vedere al mondo la forza della produzione ortofrutticola italiana, una produzione che non teme confronti per qualità e conta su aziende di eccellenza in grado di raggiungere con successo i mercati più lontani e più esigenti. Una fiera deve inoltre agevolare l'incontro con tutti coloro che nel mondo guardano all'Italia con interesse. Noi dei Mercati avvertiamo questa duplice esigenza e sappiamo di poterci porre, grazie ai controlli praticati nei Centri agro-alimentari italiani, come garanti della qualità del prodotto in uscita dal nostro Paese e dell'ortofrutta d'importazione". “La mia categoria è chiamata oggi ad approfondire - conclude il presidente Guala - l'opportunità

rappresentata dal tema di una grande fiera ortofrutticola internazionale da tenersi in Italia. Ritengo che Milano sia oggi l'unica scelta in grado di soddisfare, già a partire dall'anno prossimo, l'anno dell'Expo che su Milano accenderà i fari del mondo, le nostre esigenze di uomini di business”. Fruit Innovation è in calendario a Fiera Milano dal 20 al 22 maggio 2015 e sarà una grande vetrina internazionale dell'innovazione nella produzione ortofrutticola, nelle tecnologie e nei servizi di settore. Obiettivo degli organizzatori, che sono Fiera Milano e Ipack-Ima Spa, è di creare fin dalla prima edizione una manifestazione in grado di competere con le fiere più affermate a livello mondiale. La macchina organizzativa è in piena attività in Italia e all'estero.

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Ottavio Guala lascerà l'incarico di presidente di Fedagromercati Torino entro la fine dell'anno. Decisione irrevocabile. La voce, emersa nel corso di una riunione romana nella prima settimana di ottobre, è stata confermata dallo storico presidente dell'Associazione dei grossisti di Torino nonché presidente in carica di Fedagromercati nazionale il 10 ottobre scorso con un testo rilasciato al sito della Federazione nazionale dei grossisti. "È vero ha dichiarato Guala - la mia decisione è presa. Lascerò Fedagro Torino entro il 31 dicembre". Motivazioni? "Prima - precisa -

farei un po' di storia. Sono entrato nel Mercato di Torino a 17 anni ed esco a 77: sono 60 anni di vita, di lavoro, di impegno. I miei colleghi di oggi sono i figli e i nipoti dei colleghi di ieri. Con tutti, colleghi, movimentatori, personale, ho cercato di avere e ho avuto un magnifico rapporto personale. Sono alla presidenza dell'associazione torinese dal 1980 e posso dire che è una bellissima associazione, per me la più bella d'Italia, ed è stata la mia seconda famiglia. Ora, anche per la nascita di un nipotino che adoro, vorrei riappropriarmi della mia vita. Non è una deci-

sione facile. Di tutti i ruoli che ho avuto nella mia carriera, quello di cui vado più orgoglioso è la presidenza di Fedagro Torino. Ho cercato di dare tanto, ho ricevuto tantissimo. Vado con il rimpianto di lasciare la realtà che più ho amato ma vado perché sento che è arrivato il momento. Non ci sono altre motivazioni, ce ne sono tante e nessuna. Nel mio mondo tutti devono sapere che in qualsiasi momento continueranno a trovare in me non il presidente ma l'amico di sempre". Un 'flash', che probabilmente lascerà il segno. E non solo in Fedagro Torino.

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Ottavio Guala deciso a lasciare la presidenza di Fedagro Torino Era entrato al Mercato a 17 anni e per sessant’anni è stato operativo

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I grossisti chiedono il rinnovo della presidente Perbellini È stata molto bella e partecipata - poco meno di 400 i presenti - la festa annuale di Fedagro Verona all'interno della galleria ortofrutta di Veronamercato, svoltasi domenica 28 settembre. Tra i presenti il presidente di Veronamercato spa Erminia Perbellini, il vicepresidente Gianni Dalla Bernardina, il presidente di Fedagromercati nazionale Ottavio Guala, che non manca mai di sottolineare, con la sua presenza, la vicinanza a un'associazione provinciale così importante come quella veronese, al suo presidente Giuseppe Giomaro, al vice Andrea Saturnini (tra l'altro, Verona esprime un giovane vicepresidente nazionale, Jacopo Montresor). Per il Mercato Agro-Alimentare di Padova era presente l'amministratore delegato e presidente del Gruppo Grossisti Giancarlo Daniele. Verona e Padova hanno una comune strategia per l'approccio ai mercati esteri, sia per quanto riguarda la presenza alle fiere interna-

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zionali, sia perché organizzano insieme missioni sui mercati più promettenti per l'export. La presenza di Daniele ha sottolineato questa alleanza, che svolge anche un ruolo importante nei confronti delle politiche della Regione Veneto per il settore. Nel corso di una cerimonia molto sentita è stata donata da parte dei grossisti una pergamena alla presidente Perbellini, come segno di riconoscimento per la vicinanza che ha dimostrato fin dall'inizio del suo mandato alla categoria. "Con commozione e tanta gioia abbiamo donato con cuore ed affetto questa pergamena. Questa presidente ci sta aiutando con impegno nel trovare nuovi orizzonti e speranze di lavoro in un momento difficile", ha commentato Andrea Saturnini. I grossisti hanno chiesto a gran voce il rinnovo di Erminia Perbellini, il cui mandato scade il prossimo marzo, alla presidenza di Veronamercato.

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In una multinazionale ciò che conta è il valore delle azioni. Chiquita non fa eccezione. Si spiega così come in cinque giorni, dal 23 al 27 ottobre, sia cambiato il destino di uno dei marchi di ortofrutta più noti al mondo. Il 23 il board degli azionisti ha capito che Fyffes non sarebbe stata in grado di acquistare azioni Chiquita al valore offerto dai brasiliani di Cutrale e Safra. Il 24 Chiquita ha rotto l'ipotesi d'accordo con Fyffes nonostante due elementi: la penale milioraria che dovrà essere versata agli irlandesi e la rinuncia a un'integrazione industriale tra i due gruppi, specializzati nelle banane e nella frutta esotica, che sembrava molto positiva per entrambi (sul piano industriale appunto, meno su quello finanziario). Il 25 ottobre Cutrale e Safra hanno ritoccato al rialzo l'offerta sulle azioni Chiquita, passando da 14 a 14,50 dollari per azione. Il 26 ottobre è stato chiaro che tale offerta sbaragliava ogni residua perplessità da parte degli azioni della multinazionale americana con sede nel New Jersey ed era destinata a mutare radicalmente i 'pesi' e le strategie di Chiquita a livello globale, strategie che, nella sostanza, bocciano l'Europa a vantaggio di una visione a più ampio raggio. Il 27 ottobre, al termine del consiglio di amministrazione, Chiquita Brands International Inc. annunciava la cessione al gruppo Cutrale-Safra di tutte le azioni Chiquita in circolazione che inglobano la proprietà anche del marchio e delle attività di Fresh Express. Il sito d'informazione specializzato più forte del Sudamerica, FreshFruitPortal, precisa che l'operazione si concluderà nei primi mesi del 2015 quando Cutrale-Safra sarà il proprietario esclusivo di Chiquita. Insomma, Chiquita è diventata O t t o b r e

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Uno dei marchi leader dell’ortofrutta mondiale passa a un finanziere brasiliano e al colosso dei concentrati di arancia. Saltato l’accordo con gli irlandesi di Fyffes

brasiliana. Fino a qualche mese era impensabile. L'attenzione era concentrata sulla costituzione del primo gruppo mondiale delle banane, che sarebbe appunto nato dalla integrazione con Fyffes. I brasiliani in estate avevano lanciato una prima offerta ma sembrava dovesse rientrare in un riassetto globale, che includeva Fyffes. Molti la considerarono con scetticismo. Poi tutto è stato coperto e travolto da una valanga di dollari: 1,3 miliardi per l'esattezza, che cancellano il debito e remunerano gli azionisti chi credeva di perdere soldi nel non facile momento di mercato caratterizzato dalla contrazione dei prezzi delle banane. Cutrale è uno dei giganti del mercato mondiale del succo d'arancia e nella sua crescita ha sviluppato una

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Vincono i soldi, perdono le banane Mr. Safra conquista Chiquita

forte specializzazione nella logistica e nella distribuzione che potrà essere utile a Chiquita; Safra Group, società di investimento guidata dal miliardario brasiliano Joseph Safra, gode di ottima salute, dispone di forte liquidità come del resto testimonia l'operazione Chiquita. Ed Lonergan, CEO di Chiquita (nella foto), ha definito l'accordo 'emozionante' (si riferiva ai 5 frenetici giorni a cui abbiamo fatto cenno) e portatore di una solidità finanziaria indispensabile a sviluppare il marketing di Chiquita nel mondo e pone molta fiducia nell'integrazione logistica e commerciale con Cutrale, foriera di importanti economie di scala, oltre che nella conoscenza dell'agribusiness mondiale da parte dei brasiliani. (a.f.) www.corriereortofrutticolo.it

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Insieme lavoriamo ogni giorno per consolidare la vostra presenza sui mercati esteri, attraverso un’ampia rete di contatti selezionati in tutto il mondo. I nostri punti di forza sono: la conoscenza delle dinamiche commerciali internazionali; la passione per la comunicazione specializzata; la competenza nel controllo della catena del freddo. Al servizio di chi ama la terra.

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Marco Gregorelli Dal 24 al 27 settembre a Londra la World Union Wholesale Market (WUWM), organizzazione mondiale che raggruppa più di 160 mercati all'ingrosso e al dettaglio, ha tenuto una conferenza capace di riunire esponenti provenienti da quattro continenti. Nei quattro giorni, grazie all'ospitalità e collaborazione offerti dalla NABMA (associazione rappresentativa dei mercati inglesi), i delegati WUWM hanno avuto modo di avere uno sguardo approfondito circa il sistema mercatale inglese/londinese e confrontarsi sulle nuove tendenze del settore. La redazione del Corriere ha assistito ai lavori tenutisi il 25 presso l'Holiday Inn di South Kensington per una giornata ricca di contributi accademici, inteventi di rappresentanti delle istituzioni e condivisione di esperienze e best practise in campo. Dopo i saluti del Presidente della NABMA Kevan Wainwright, ha preso la parola il Prof. Tim Lang, docente di Salute pubblica presso la City University di Londra. Lang, partendo da una constatazione da economista circa la concentrazione della domanda verificatasi a seguito dell'affermazione della "supermarket economy", concentrazione a suo avviso in grado di minare il concetto stesso di libera concorrenza, ha additato il modello degli ipermercati, ribattezzati "grandi cattedrali della scelta", quali responsabili dell'affermazione di un modello di consumo alimentare discutibile. I mercati, all'opposto, dovrebbero essere i veicoli attraverso cui riscoprire e comunicare i benefici della genuinità e salubrità di un prodotto naturale e non lavorato, ristabilendo la cosiddetta "good food economy". Questa funzione, abbinata alla capacità di costruiO t t o b r e

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I Centri Agro-alimentari a consulto a Londra per iniziativa del Wuwm. Presentato come modello il caso di Barcellona. Presente per l’Italia solo il Mercato di Roma

Josep Tejedo, direttore generale del Mercato di Barcellona

re comunità cui i mercati (all'ingrosso e al dettaglio) naturalmente assolvono, considerato "il piacere di fare la spesa come occasione di contatto e relazione", dovrebbe essere la nuova "social vision" in grado di dare quel rilancio di cui il sistema mercatale abbisogna. Successivamente hanno preso la parola Rosie Boycott, giornalista chiamata dal sindaco di Londra Boris Johnson a presiedere il London Food Board (tavolo tecnico con lo scopo di promuovere il cibo salutare, sostenibile e alla portata di tutti) e David Smith, dirigente della City of London Corporation a capo della direzione per i mercati e la protezione dei consumatori. Ms. Boycott ha posto l'accento sulla situazione disastrosa in materia di educazione alimentare, circostanza che si risolve nelle patologie tipiche del mondo occidentale (obesità, dia-

MONDO

Serve una nuova ‘social vision’ per il rilancio dei Mercati

bete e problemi cardiocircolatori). E' quindi necessario, oltre che puntare sulla rieducazione, cercare di cambiare la distribuzione del cibo, specialmente i valori che la stessa veicola. David Smith invece ha posto l'accento sul fatto che i mercati, certamente messi sotto pressione dall'avanzata della GDO sul dettaglio indipendente, continuano a rappresentare un punto di snodo imprescindibile per particolari attività (scuole, ospedali, mense pubbliche, etc.) e per la ristorazione; proprio lo sviluppo della ristorazione e del mangiare fuori casa come abitudine, simbolicamente rappresentato nel passaggio dai pub (nei quali si serviva birra e patatine) a gastro-pub dotati di un menù molto più complesso, rappresenta ora uno dei maggiori sbocchi dei grossisti. Le comunità di immigrati hanno invece contribuito, dal canto loro, alla riaffermazione di un dettaglio etnico. E' successivamente intervenuto Josep Tejedo, direttore generale del Mercato di Barcellona Mercabarna. Tejedo ha ricordato quanto sia vitale per un mercato la vicinanza agli importanti snodi logistici. La ricollocazione del mercato a ridosso dell'aereoporto e del porto, oltre che in prossimità di importanti arterie del traffico stradale, ha garantito un vantaggio competitivo agli operatori, consentendo di sviluppare un movimento da 4,8 miliardi di euro, rifornire 10 milioni di consumatori e arrivare ad una quota del 25% di prodotto esportato. Tejedo ha parlato anche di alcune iniziative d’avanguardia quali la www.corriereortofrutticolo.it

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volontà di promuovere il transito di veicoli elettrici, il recupero dei rifiuti (con un riciclaggio attorno all’80%) ma soprattutto tanta formazione, sia a livello di scuole di cucina, sia a livello di formazione degli operatori (venditori e manager, nessuno escluso), attraverso collaborazioni con università e enti pubblici. Grande progetto cui ora ambisce Mercabarna, è quello di divenire l’hub agroalimentare del Mediterraneo. Tratto comune affrontato da Tejedo e Ms. Jackson è la possibilità dei mercati di fornire a tanti disoccupati una formazione e un lavoro non solo economicamente e umanamente gratificante, ma che fornisce una professionalità in grado poi di far pensare ad attività in proprio. La sessione pomeridiana è stata dedicata a un approfondimento della riscoperta dei mercati rionali e locali: hanno aperto la sessione Jean-Paul Auguste, presidente del Group Geraud, e Ms. Hilary Paxman, del dipartimento ministeriale per le comunità e i governi locali che ha tra le proprie competenze la tutela dei centri cittadini, delle vie principali e dei mercati. Auguste, a capo di un gruppo francese di tradizione familiare che ha tra le proprie attività principali la costruzione di mercati all’ingrosso e mercati coperti al dettaglio, ha ricordato come i mercati abbiano una funzione estremamente sociale, contribuendo al rilancio di interi nuclei urbani. Sulla stessa lunghezza d’onda si è posta Ms. Paxman,

la quale ha ricordato come i mercati “portino vita all’interno di una Comunità”; ha posto poi grande enfasi sul progetto “Love your Local Market”, lanciato recentemente per far riscoprire al consumatore finale la bellezza della dimensione sociale e relazionale del fare la spesa in un mercato rionale, dove sia possibile scoprire prodotti tipici e mangiare qualcosa di diverso dal solito. Non va inoltre dimenticato come un’attività imprenditoriale di questo tipo per essere avviata richieda poche risorse rispetto a quelle che richiederebbe l’avvio in un immobile: questo consente a molte persone di mettersi in gioco come imprenditori, maturando un’esperienza sufficiente per poi eventualmente fare un “salto di qualità” con un proprio negozio. L’ultimo degli incontri ha visto un momento di confronto di grande interesse e ricco di spunti tra Niels Brandt, consulente danese esperto nello studio progettuale di mercati al dettaglio, Fabio Massimo Pallottini, direttore generale del Centro Agroalimentare di Roma (unico mercato italiano ad essere rappresentato), Jean-Paul August, invitato nuovamente a prendere parte alla discussione, e Mr. Brad Latham, CEO del mercato australiano di Sidney, relatori abilmente moderati da Stefane Layani. In un primo giro d’idee circa il modello ideale nella distribuzione, Pallottini ha messo sul tavolo le azioni concrete e la vision che ispira il

CAAR. Il progetto in campo è quello di un mercato all’ingrosso che abbia la gestione dei mercati al dettaglio, in quanto è innegabile la simbiosi presente tra queste due realtà: l’ingrosso contribuisce alla competitività e alla fornitura del dettaglio, quest’ultimo invece assicura indicazioni preziosissime ai mercati all’ingrosso, essendo il termometro delle tendenze nel consumo; sulla stessa lunghezza d’onda si sono collocati Jean-Paul August, il quale enfatizza il rapporto di partnership e dialogo che necessariamente deve esserci tra grossisti e dettaglianti e Brandt, il quale condivide l’importanza dello scambio di informazioni lungo la filiera. Pallottini ha poi parlato del progetto avviato dal mercato di Roma “Cuor di CAAR”, marchio che contrassegna i prodotti acquistati presso il CAAR dai dettaglianti, il quale ha lo scopo di far percepire all’utente finale l’importanza della filiera: tuttavia il partenariato attraverso investimenti in pubblicità da solo non basta, la vera sfida è puntare alla formazione dei dettaglianti. Tutti e tre i relatori convengono poi su un punto sollevato da Brandt e relativo al rinnovo generazionale, necessario per attrarre nuovamente i giovani all’interno dei mercati: “affinché il cliente sia richiamato dai mercati, gli si deve dare la possibilità di sviluppare empatia con il venditore, più i venditori saranno su d’età, meno empatia e attrattività gli stessi stabiliranno con dei giovani”.

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Primo semestre 2014 disastroso per Tesco Il presidente lascia Come affondare un colosso della grande distribuzione in poche mosse. Non è Monopoli ma quanto accaduto alla società inglese di supermercati Tesco che ha visto crollare i profitti del primo semestre del 91% e ha annunciato le dimissioni del presidente e amministratore delegato, Richard Broadbent (nella foto) a causa di un errore previsionale inaccettabile per dimensioni, che è costato un forte danno di immagine e di credibilità al gruppo. Tesco ha precisato che il buco non è di 250 milioni di sterline, come previsto a settembre, ma di 263 milioni e dunque sarà costretta a rivedere al ribasso le sue stime sugli utili di fine anno. L'amministratore delegato ha sottolineato come non ci sia stata nessuna intenzione fraudolenta da parte dell'azienda. "Il board ha detto Broadbent - deve immediatamente assicurare che completeremo la transizione verso una nuova squadra di management e che vareremo in fretta un più avanzato business plan". Intanto nel primo semestre dell'esercizio fiscale 2014 i profitti ante imposte di Tesco sono scesi del 91% a 112 milioni di sterline. In scia a queste notizie, il titolo Tesco cede circa 6 punti percentuali sulla Borsa di Londra.

GERMANIA

per la prima volta ha superato in media la quota del 70%. Il discount Penny commercializza la metà della sua gamma sotto marchi propri e Aldi circa il 90%. Sono risultati che fanno meditare tutte le aziende di produzione e commerciali che cercano di entrare nella gdo con un marchio proprio.

BELGIO

Agrafresh scommette sulla Francia con un nuovo magazzino Agrafresh, azienda belga specializzata in insalate e verdure pronte per il consumo, si insedierà nella Francia settentrionale. L'unità di produzione sarà costruita nella zona commerciale Actiparc, ad Arras (dipartimento Passo di Calais). L'investimento sarà di 8,5 milioni di euro. Il sito avrà 5.000 metri quadri di stoccaggio, 800 metri quadri di uffici, e una superficie totale di 17.000 metri quadri. Sarà operativo nella seconda metà del 2015. Il sito è stato scelto per la vicinanza alle grandi aree agricole della regione; produrrà insalate e verdure pronte all'uso. Agrafresh è un'azienda a conduzione familiare belga con sede vicino a Gand, che vende quasi 8.000 tonnellate di prodotti destinati alla grande distribuzione (oltre 400 referenze e 64 tipi di verdure). Il sito francese consentirà all'azienda di raddoppiare la produzione attuale entro tre anni.

RUSSIA

Le private label superano nella gdo la quota del 70%

L'embargo ha fatto dimezzare le importazioni

Nella prima metà del 2014, la quota di prodotti private label a marchio proprio nella grande distribuzione organizzata tedesca

Secondo i dati delle Dogane Russe a settembre il volume delle importazioni dei prodotti soggetti al recente embargo ha subito un

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drastico calo. Le importazioni di ortaggi sono calate del 51,5% a 33,6 milioni dollari, mentre la frutta fresca e secca ha subito una diminuzione dell'11,1% raggiungendo i 291,8 milioni dollari. L'import di latticini nella Federazione Russa dall’estero si è ridotto del 75,2% rispetto allo stesso mese del 2013 totalizzando 48,7 milioni di dollari, le importazioni . L’importazione delle carni e delle frattaglie si è ridotta del 24,4% (407,8 milioni dollari) così come quella del pesce (-12,6% e 188,1 milioni dollari). Trend simili anche per cereali (-20,8% e 11,6 milioni dollari) ed olio vegetale (per il 3% e 109,2 milioni dollari), anche se non interessati dai blocchi all'importazione. A causa dell'embargo russo, la

MONDO FLASH

GRAN BRETAGNA

Polonia è riuscita ad aumentare notevolmente i volumi di esportazione di frutta in Bielorussia e Kazakistan. I produttori di frutta polacchi hanno esportato circa 2.800 tonnellate di frutta in Bielorussia e più di 1.500 tonnellate in Kazakistan a settembre di quest'anno. Inoltre in questo periodo la Polonia ha fornito frutta all'Ucraina e alla Serbia. Secondo dati ufficiali i volumi di frutta esportata dalla Polonia agli altri paesi sono scesi del 30% rispetto ai valori dell'anno precedente. La caduta dei volumi potrebbe essere ricondotta all'embargo sui prodotti in consegna alla Russia. Gli esperti locali non sono in grado di fare previsioni sulle future tendenze dell'esportazione ortofrutticola polacca verso gli altri paesi. Viste le condizoni di mercato attuali naturalmente quest'anno www.corriereortofrutticolo.it

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M ondo flash Bielorussia e Kazakistan potrebbero diventare i mercati prioritari per i produttori ortofrutticoli polacchi.

SPAGNA

Vola l'export extra-UE nel mese di agosto Ad agosto le esportazioni spagnole verso i Paesi extra europei sono cresciute. Secondo i dati della Direzione generale delle dogane, l'export del Paese iberico verso i paesi extra-UE è aumentato del 52% rispetto ad agosto 2013, arrivando a 43.123 tonnellate con un fatturato di 35,13 milioni di euro, il 15% in più rispetto allo stesso mese del 2013. Gli incrementi sono diversi Paese per Paese: Brasile, con 15.395 tonnellate (+69%); Algeria, con 7.221 tonnellate (+145%); Emirati Arabi Unti, con 4.987 tonnellate (+62%); Arabia Saudita, con 2.320 tonnellate (+17%) e Sudafrica, con 1.316 tonnellate (+6%). L'export extraeuropeo rimane ancora marginale sul totale rappresentando il 7% del totale delle esportazioni spagnole, e non compensa comunque le ingenti perdite causate dall'embargo russo.

MAROCCO

Prevista in calo la produzione di agrumi Previsti volumi in diminuzione per la produzione agrumicola marocchina. Nonostante il ministero dell'agricoltura non comunicherà i dati di previsione dei raccolti, secondo la maggior parte degli operatori la produzione di agrumi 2014-2015 sarà inferiore rispetto a quella della stagione passata quando si erano registrati volumi di 2,2 milioni di tonnellate. Le esportazioni l'anno scorso erano arrivate a 585 mila tonnellate. Quest'anno la campagna export è 44

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partita con un mese di ritardo, il 13 ottobre invece che il 13 settembre. Per ottimizzare l'export ASPAM (l’Associazione dei produttori di agrumi del Marocco) ha implementato un nuovo sistema di gestione delle esportazioni, che prevedono approfonditi esami di qualità della frutta (maturazione, sapore, colore, consistenza e tracciabilità) e maggiori controlli sui residui chimici.

TURCHIA

Prezzi alle stelle per le nocciole Bassa la produzione Il 75% della produzione mondiale di nocciole è realizzato dalla Turchia, che esporta il 70% di quanto produce. La stagione di esportazione 2014-2015 è iniziata il primo settembre scorso, e il prezzo medio ricevuto per 100 chili di nocciole sgusciate naturali è di 1.042 dollari. Secondo l'Unione degli esportatori di nocciole del Mar Nero, tra l'1 e il 30 settembre sono state esportate circa 22.500 tonnellate di nocciole per un valore superiore a 225 milioni di dollari. Nel settembre 2013 erano state esportate oltre 32.000 tonnellate di nocciole per un valore di 221 milioni di dollari. Essendo quest'anno più scarsa la raccolta, i prezzi sono saliti alle stelle. I mercati europei sono quelli ad aver importato la maggior parte delle nocciole turche, circa 18.000 tonnellate.

CINA

Cresce l'import di frutta. Richiesta di container frigo Le importazioni di frutta da parte della Cina negli ultimi cinque anni sono aumentate del 26%. Secondo i dati di "International Trade Centre", negli ultimi cinque anni la Cina ha incrementato di quasi un terzo le importazioni di frutta, che l'anno scorso sono arrivate a 4 miliardi di dol-

lari. I paesi da cui la Cina attinge i prodotti si sono sempre più diversificati. Così l'82% delle importazioni cinesi di ciliegie - molto popolari nel periodo del Capodanno cinese per il colore rubino - arriva dal Cile. Parallelamente all'incremento delle importazioni, nel paese si sono fatti notevoli investimenti per migliorare le capacità di stoccaggio e la logistica della catena del freddo. Tutto il settore sta registrando una forte crescita, che si manterrà elevata nei prossimi anni: le proiezioni mostrano una costante tendenza all'aumento delle importazioni di prodotti deperibili. Tra il 2009 e il 2013 la flotta di container refrigerati nel mondo è cresciuta di un terzo, a 1,2 milioni TEU (twenty-foot equivalent unit). Nello stesso periodo il traffico marittimo di prodotti deperibili è aumentato del 13% e dovrebbe continuare a crescere del 3% l'anno, secondo gli operatori del settore.

DOLE

Nuovo impianto per gli ortaggi in Colombia La multinazionale statunitense Dole aprirà a novembre un impianto di produzione del valore di 28 milioni dollari a ovest di Bogotà. Il nuovo impianto sarà situato a Madrid, a ovest di Bogotà, dove Dole ha acquistato 152 ettari di terreno per coltivare ortaggi e tuberi per il mercato colombiano. Sviluppandosi su 8.500 metri quadrati, l'impianto fornirà posti di lavoro per 450 persone e utilizzerá tecnologie innovative, adatte a sfornare prodotti pronti per la tavola. I prodotti Dole saranno distribuiti ai negozi al dettaglio e ai grossisti che rappresentano l'80% del mercato della Colombia per i prodotti freschi. Questo farà di Dole il più grande fornitore di alimenti freschi trasformati nel paese. O t t o b r e

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In che misura peserà l’embargo di Mosca sul mercato europeo e internazionale della mela? La risposta non è ancora certa anche se i danni si avvertono già e la psicosi li aggrava, incidendo soprattutto sui prezzi tembre ha consentito una maturazione eccellente del prodotto, mentre il caldo-umido della prima parte di ottobre ha rallentato alcune varietà, in particolare la tardiva Fuji. Sull’ottima qualità della frutta dà la propria conferma anche Josef Wielander, direttore di Vi.P Val Venosta. “Quest’anno abbiamo mele con caratteristiche eccellenti, per colore, per calibro e proprietà organolettiche”. I volumi per Vi.P sono nella media, con un 5-6% in meno rispetto alle previsioni, attorno alle 350 mila tonnellate, come del 2013. Di questi circa la metà vengono venduti in Italia, mentre l’altro 50% viene esportato in 45 Paesi, principalmente in Germania, Scandinavia, Est Europa ma anche Medio Oriente, Nord Africa e Spagna “Siamo partiti a pieno ritmo con Gala, Golden e Stark – afferma Wielander. Il problema

vero sono i prezzi”, spiega il manager altoatesino. “Rispetto all’ottobre 2013 le quotazioni sono calate del 40%, a causa anche all’embargo, seppur solo in parte. Mi auguro che il blocco russo termini prima della scadenza prevista, fissata a un anno dalla sua entrata in vigore (7 agosto, ndr). Speriamo inoltre che il calo dei prezzi incentivi i consumi che sembra siano comunque progressivamente crescendo. Ma da gennaio confidiamo in un aumento delle quotazioni”. Presti volumi in netto aumento per il consorzio trentino Melinda, che quest’anno registrerà il proprio record produttivo, con un incremento del 30% rispetto alla stagione 2013-2014, toccando le 420 mila tonnellate, che segnando un +30% anche sulla media degli ultimi cinque anni. Tale livello produttivo è previsto essere quello medio anche del

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Inizio di stagione dai due volti per il comparto melicolo. Da una parte la qualità del prodotto è stata per buona parte della produzione nazionale di ottimo livello, in alcuni casi eccellente. Dall’altra però spesso le imprese hanno a che fare con prezzi bassi, in generale in flessione rispetto al 2013. A completare il quadro, ci saranno nei prossimi mesi gli effetti sui mercati internazionali dell’embargo russo, che potrebbe creare una guerra commerciale tra i players ancora più combattuta rispetto alle ultime annate. Per Gerhard Dichgans, direttore del primo player europeo, il consorzio Vog di Terlano (Bolzano), nonostante qualche punto percentuale sotto le prime stime, i volumi raccolti dal gruppo altoatesino supereranno del 13% quelli del 2013, toccando le 630 mila tonnellate, 80 mila in più rispetto alle 550 mila della passata stagione. Sulla qualità della frutta Dichgans non ha dubbi: “Siamo di fronte ad un prodotto di altissima qualità, ottimo anche per la lunga conservazione. Anche per questo prevedo che la stagione in corso sarà lunga e tirata”. Sul fronte prezzi il top manager di Vog prevede quotazioni sotto pressione almeno fino a Natale. "Anche per questi fattori dal 2015 i Paesi produttori dell’Emisfero Sud faranno fatica a competere in Europa”. Sugli effetti dell’embargo russo Dichgans ammette che si sta verificando “una psicosi di offerta del prodotto polacco sui mercati, che porta i prezzi sotto la media e che per certi calibri rischia di scendere al di sotto dei costi di produzione”. A livello produttivo, l’ottimo clima registrato fino alla fine di set-

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Quantità medie, qualità super Attesa dell’effetto Russia

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Gerhard Dichgans, direttore di VOG e Josef Wielander, direttore VI.P

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prossimo quinquennio. Per quanto riguarda l’annata passata in volume aveva segnato un -6% rispetto a quella precedente, prevalentemente a causa di una ridotta pezzatura dei frutti, a sua volta conseguente alle frequenti piogge della primavera 2013 che ha ostacolato parzialmente l'allegagione e quindi lo sviluppo di frutti di buon calibro. “Dal punto di vista commerciale la stagione 2013-2014 si è comunque chiusa per Melinda con risultati lievemente superiori a quelli previsti”. Ad affermarlo è il direttore del gruppo con sede a Cles, in Val di Non. Tornando al raccolto 2014 Granata sottolinea come “le mele Melinda presentino ottime caratteristiche estetiche grazie ad una pezzatura sostenuta, un’ottima colorazione e l’assenza di difetti, e soprattutto eccellenti caratteristiche organolettiche con un elevato contenuto di zuccheri e durezza. La commercializzazione è già iniziata per tutte le varietà principali e, nonostante l'andamento climatico sia stato finora piuttosto avverso ai consumi di mele a causa delle temperature decisamente superiori a quelle medie di inizio autunno, Melinda ha finora (25 ottobre, ndr) collocato sul mercato un quantitativo pari al +50% rispetto alla stessa data del 2013, grazie anche ad un anticipo dell'inizio della raccolta di circa 10 giorni rispetto al 2013 e quindi anche delle vendite”. Dando uno sguardo allo scenario internazionale, per il direttore di Melinda il blocco della Russia non sta comportando grandi conseguenze sui mercati. “Gli effetti fino ad oggi dell'embargo russo sulle vendite delle mele italiane in generale e di mele Melinda in particolare - al di là di tante parole dette e scritte - è stato sostanzialmente irrisorio. Questo perché le esportazioni italiane di mele verso la Russia storicamente non sono mai iniziate prima di gennaio. Fino a quel momento infatti in Russia

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Pink Lady, stagione promettente Atteso un aumento produttivo del 19% Stagione promettente per la mela Pink Lady. Secondo le prime stime nell’annata 2014-2015 si dovrebbero raggiungere le 150.000 tonnellate, corrispondenti a un aumento del 19% rispetto all’anno scorso. Le condizioni climatiche particolarmente miti di quest’autunno hanno ritardato l’avvio del raccolto per favorire la colorazione. Nei tre bacini di produzione europei –

Francia, Italia e Spagna – il raccolto è iniziato alla fine della settimana 43 e all’inizio della settimana 44, con qualche adattamento a seconda dei territori. Per Pink Lady parte inoltre una nuova campagna comunicazione

articolata su tre elementi fondamentali: gli uomini, il tempo e la terra. L'obiettivo di questa nuova campagna è comunicare i valori della filiera Pink Lady®, di spiegare l'esigenza della sua produzione, il suo modello ecocompatibile, la sua filosofia di condivisione del progresso economico e la nozione di tempo (mela dal ciclo vegetativo più lungo). La campagna si svolgerà sulla stampa periodica durante il mese di novembre e genererà più di 16 milioni di contatti tra le donne con età media tra i 25/59 anni e i leader d'opinione. Pink Lady® ha avviato una nuova campagna pubblicitaria per conquistare nuovi consumatori anche attraverso lo slogan “Una natura da mordere”. Il piano prevede di generare in questa prima “ondata” di novembre oltre 270 milioni di contatti in Germania, Francia, Italia, Spagna, Belgio, Olanda, Irlanda, Danimarca, Norvegia e Svezia, principalmente in TV e tramite affissioni.

c'è una buona disponibilità di mele di produzione locale. In questi primi mesi della campagna commerciale 2014-2015 sarebbe quindi stato impossibile registrare riduzioni di esporta-

zione. Per il futuro vedremo come andrà”. Ma il manager del consorzio trentino ricorda che la Russia con oltre un milione di tonnellate all’anno di importazioni è da sempre il maggiore

Luca Granata, direttore Melinda e Simone Pilati, direttore la Trentina O t t o b r e

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Sono buone le premesse per la campagna 2014-2015 della mela Annurca, caratterizzata da una buona qualità generale del frutto e da una pezzatura adeguata. Ad affermarlo è Giuseppe Giaccio (nella foto), della Op Giaccio Frutta di Vitulazio (Caserta) e presidente del Consorzio di Tutela della Mela Annurca, che raggruppa circa 120 soci tutti compresi nelle zone produttive della Campania, in particolare tra le province di Caserta e Benevento. La produzione di Melannurca campana IGP per quest'anno è prevista attorno ai 35 mila quintali. “Prevediamo volumi in leggero aumento sul 2013, ma che non supereranno una crescita del 10%. I prezzi iniziali sono stati del 10-15% in meno rispetto allo scorso anno, attorno a 1,20-1,30 euro al chilo, ma solo per una scelta aziendale. Preferiamo partire con quotazioni contenute per rimanere più equilibrati sul mercato”, afferma Giaccio. Il

le, in controtendenza con quanto verificatosi durante gli ultimi anni. Se ciò si verificasse nel corso dell'annata commerciale si potrebbe assistere ad un progressivo riequilibrio del rapporto do-

90% della produzione di mela Annurca viene distribuita sui canali della gdo, mentre il resto viene suddiviso tra centri agroalimentari e grossisti. L’export rappresenta ancora una percentuale bassa, seppur in progressiva crescita, con Svizzera e Germania come Paesi di riferimento. “In queste nazioni siamo presenti soprattutto per l’alta percentuale di immigrati italiani che dimostrano di apprezzare le nostre produzioni campane, che gli consentono di apprezzare anche all’estero frutta italiana di qualità”. (e.z.)

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L’Annurca va, ma può ancora accelerare sulla strada dell’export

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importatore di mele del mondo e “personalmente credo che anche quest’anno sarà lo stesso. Può essere che la Russia decida di importare di meno da alcuni Paesi (per esempio da quelli dell’Unione Europea e gli Stati Uniti) e di più da altri (per esempio Cina, Iran, Turchia etc, sempre che questi Paesi dispongano della quantità e della qualità richiesta da Mosca). Tuttavia non credo che questo fattore ridurrà la quantità di mele che sarà importata dalla Russia e che quindi non sarà più disponibile per altri mercati i quali quindi si renderanno disponibili per le esportazioni di mele da parte di quei Paesi che non avranno potuto esportare in Russia”. Insomma nessun effetto domino o sconvolgimento. “Penso che probabilmente si tratterà di una serie di variazioni a somma zero – afferma Granata. Certo qualche Paese potrebbe beneficiare od essere danneggiato dalla situazione un po’ più di qualche altro, ma non credo che assisteremo a squilibri drammatici”. Sulle prospettive per i prossimi mesi Granata prevede un periodo durante il quale “la concorrenza tra i maggiori players internazionali del business delle mele si manterrà ai massimi livelli. È auspicabile che la combinazione di elevata qualità del prodotto, buona pezzatura dei frutti e prezzi attraenti per i consumatori possa determinare una certa ripresa dei consumi di me-

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mande-offerta con un possibile futuro effetto positivo sulle quotazioni, che attualmente sono invece piuttosto modeste”, conclude il direttore di Melinda ricordando infine come la produzione 2014 di mele sia stata abbondante in tutti i Paesi produttori dell'Emisfero Sud e di conseguenza l'offerta sia particolarmente abbondante. Melinda oltre a registrare un aumento produttivo record sta riscontrando un costante aumento della quota export, sia in percentuale che soprattutto – in valore assoluto - in relazione all’aumento di produzione. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il commento di Simone Pilati, direttore del consorzio La Trentina. Anche per il gruppo 47


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trentino i volumi per la stagione 2014-2015, seppur un po’ sotto le prime stime, sono in aumento, di circa il 15% sul 2013 e del 5% sulla media degli ultimi cinque anni. Si dovrebbero superare di poco le 60 mila tonnellate. Il 50% del prodotto viene esportato e distribuito in 40 Paesi. “La qualità del prodotto è elevata, grazie al colore, al buon calibro con un’alta presenza di prima categoria. Prevedo una lunga campagna commerciale in grado di coprire tutti e dodici i mesi dell’anno”. Anche per Pilati la nota dolente arriva dai prezzi, “che sono stati spesso sotto pressione. Tuttavia ci sono i primi segnali di cambiamento – sottolinea il direttore de La Trentina. Sulla varietà Gala per esempio dopo agosto e settembre dove i players offrivano il prodotto a quotazioni molto basse, ora (28 ottobre) i prezzi si stanno progressivamente riassestando. Non ci sono più valori troppo bassi. Questo è un segnale importante che speriamo coinvolga un po’ alla volta anche le altre varietà”. Positive comunque le vendite, “anche in Italia. I volumi in uscita ci sono – conferma Pilati. Vedremo se con l’inizio del 2015 il trend positivo verrà confermato dopo le difficoltà iniziali”. Un riferimento anche in questo caso all’embargo russo, “che ha inciso tantissimo più a livello emotivo e di conseguenza di aspettative di prezzo. Nei prossimi mesi vedremo come si evolveranno i flussi commerciali. Attendiamo a novembre come si muoverà la Polonia che quest’anno si preannuncia particolarmente aggressiva e che potrà giocare un ruolo importante negli equilibri commerciali”. Pilati non vuole essere né pessimista né ottimista per il prosieguo della campagna: “Preferisco essere realista: so solo che abbiamo l’elevata qualità del prodotto e i canali commerciali giusti dove inviare la nostra merce. Le risorse a disposizione ci sono”.

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MelaPiù dalla Fuji si allarga a Fujion e rilancia la melicoltura di pianura

Buona partenza della campagna 2014-15 della mela Fuji di Pianura MelaPiù, con le partite di prodotto in vendita ai più fidelizzati distributori MelaPiù, il marchio di proprietà dell’omonimo Consorzio, che riunisce sei tra le principali realtà produttive dell’Emilia-Romagna (Afe, Apo Conerpo, Cico, Minguzzi, Patfrut, Pempacorer). Il Consorzio stima un raccolto complessivo di 18 mila tonnellate. “Nell’ultima settimana di settembre ha preso il via la fase di raccolta della varietà Fuji, quando, secondo le analisi, le mele presentavano un’ottimale trasformazione degli amidi in zuccheri – precisa il responsabile tecnico Michele Mariani di MelaPiù– Si stima una produzione maggiore rispetto allo scorso anno, circa l’11% in più. La qualità del prodotto è buona, il calibro è superiore rispetto a quello che ha caratterizzato la produzione nel 2013. Anche l’epidermide presenta una buona colorazione, specie nei cloni più recenti, quali Azteck”. A supporto delle vendite è stata pianificata una intensa campagna pubblicitaria, che per l’annata 2014-15 vede confermata la presenza del brand MelaPiù sulla stampa generalista, sul web e nel mese di novembre in TV su La7. In questa occasione è stata lanciata la nuova comunicazione, che vede un restyling completo

di sito, materiali pos e materiale media. L’annata 2014-15 rappresenta un momento strategico significativo per il Consorzio MelaPiù anche da un punto di vista commerciale. Dopo venti anni di specializzazione sulla Fuji, con successi importanti dimostrati dalla crescita della notorietà di MelaPiù e della sua quota di mercato in questi anni, MelaPiù punta al titolo di marchio specializzato nel mondo Fuji: il Consorzio ha lanciato infatti una nuova varietà, che affiancherà la Fuji. Si tratta di Fujion, varietà brevettata dal CIV (vedi la rubrica Varietà&Mercato su questo stesso numero della rivista) nata dall’incrocio tra la Fuji e una cultivar ticchiolatura resistente. Fujion permette una sensibile riduzione degli interventi fungicidi e di conseguenza una riduzione delle emissioni di Co2 e minori residui sui frutti. Venti anni fa il Consorzio puntò per il rilancio della melicoltura di pianura su una nuova e allora poco conosciuta cultivar, di cui è stato pioniere nell’introduzione e sviluppo in Italia, e la scelta si è dimostrata decisamente vincente se si pensa che oggi la Fuji è una delle mele più affermate a livello mondiale, europeo e nazionale (quarta varietà prodotta in Italia con un trend di crescita del 32,34% sul 2006). La scommessa è di ripetere il successo.

emanuele.zanini@corriereortofrutticolo.it 48

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La qualità della pera italiana è ottima quest’anno e i primi volumi commercializzati hanno dato risultati piuttosto soddisfacenti. Resta il problema di fondo: una strategia nazionale con una vera regia.

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Partenza di campagna commerciale complessa per le pere. Nonostante un’ottima qualità del prodotto, i prezzi stentano a riprendersi dopo un avvio negativo, condizionato, più indirettamente che direttamente, dall’effetto “psicosi” dall’embargo russo. Tuttavia per Marco Salvi, a capo dell’omonimo gruppo ferrarese e presidente di FruitImprese, il mercato si è presentato con volumi buoni, vendite tutto sommato più che soddisfacenti, considerando anche il blocco russo. “Il problema nella prima fase della campagna commerciale sono stati i prezzi, largamente al di sotto dei costi di produzione”, spiega il numero uno dell’associazione nazionale degli importatori ed esportatori ortofrutticoli. “Ora è necessario prendere atto dei volumi che si stanno vendendo e rivedere eventualmente le strategie commerciali. Anche perché, almeno fino a metà ottobre, la frutta si regalava più che venderla”, commenta amaramente Salvi. “Una situazione confermata anche da olandesi, e non solo”. Il manager emiliano non è comunque pessimista: “I consumi ci sono. Abbiamo gli spazi per tirar su la testa, ma serve un cambio di marcia. Serve una strategia nazionale, una vera cabina di regia che sappia valorizzare la produzione nazionale e che soprattutto incentivi l’esportazione. Bisogna spingere sull’export, in particolare su nuove destinazioni, come per esempio la Cina, mercato dove già da quest’anno entreranno olandesi e belgi. È necessario che le istituzioni, la politica, definiscano accordi bilaterali strategici per aprire nuovi canali commerciali per l’Italia. Serve un vero e concreto lavoro di squadra, un coordinamento delle imprese per valorizzare il prodotto e renderlo

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Pere, abbasso il pessimismo La campagna non va così male

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Marco Salvi del Gruppo Salvi e Davide Vernocchi di Apo Conerpo

competitivo specialmente all’estero”. Per Gabriele Ferri, direttore generale di Naturitalia “siamo di fronte ad una situazione incomprensibile. I volumi vengono venduti bene. Registriamo un +60% sul destoccaggio 2013 ma ahimé assistiamo ad una continua flessione dei prezzi, in calo del 25-30%. Una drastica diminuzione dovuta da una parte dagli effetti dell’embargo russo, dall’altra dall’alta percentuale di pere Conference presente nel Nord Europa. Parliamo di quotazioni bassissime, a meno di 1,49 euro al chilo in centro Europ, con quotazione identica per le Abate in Germania (al 15 ottobre, ndr). Speriamo che lo stoccaggio finale della Abate sia comunque simile a quello del 2013”. Ma secondo Ferri non si riuscirà ad uscire dal tunnel se i prezzi non torneranno a salire. “Servono quotazioni diverse. Ba-

sterebbero 10 centesimi in più di media rispetto ad adesso (15 ottobre, ndr). È l’unico modo per dare una soglia di sopravvivenza alle pere”. Anche per Ferri un nuovo sbocco delle esportazioni è quanto mai indispensabile. “L’apertura di nuovi mercati è improcrastinabile. Lo ripeto da tempo. Nel concreto basterebbe che i produttori si autotassassero per un centesimo al chilo sulla nostra pera Abate, e creare così un”tesoretto” da 3 milioni di euro da destinare a promozione, comunicazione e marketing sui nuovi mercati per far conoscere in maniera più capillare anche fuori dai confini nazionali, specialmente nei mercati lontani, il nostro prodotto di eccellenza. Per vendere l’Abate prima dobbiamo far sapere ai consumatori stranieri che esiste”. Per quest’anno tra l’altro la qualità della più diffusa e conosciuta pera italiana è ottima, gra49


SCHEDA PRODOTTO zie anche ad una buona rugginosità. Per Granfrutta Zani la stagione pere è partita con circa due settimane di anticipo (la raccolta dell’Abate è iniziata attorno al 10 settembre). “La qualità si è subito rivelata medio-alta – spiega Alessandro Zani, a capo dell’impresa ravennate. L’op romagnola conta di commercializzare circa 15 mila tonnellate di pere sulle 100 mila tonnellate di ortofrutta prodotta. Di queste 15 mila tons, 4 mila sono rappresentate dalle varietà estive (santa Maria, William e William Rossa), e 11 mila tons da quelle autunnali (in primis l’Abate con 6 mila tons, seguita da

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consumi. La vera prova del nove sarà però dopo Natale – preannuncia Zani. Poi i primi mesi del 2015 rimarranno un’incognita. “Servirebbe anche aprire veramente le porte di nuovi mercati, a partire dagli Stati Uniti – aggiunge il presidente dell’op Granfrutta Zani Pier Luigi Drei. “Negli Usa è stato aperto un rubinetto da cui però sgorgano due gocce. Serve un’azione ancora più incisiva”. Delle 100 mila tonnellate di frutta e ortaggi commercializzati Granfrutta Zani esporta in media tra il 40 e il 45%. Per le pere le esportazioni coprono circa il 15% della produzione. Il resto prende il canale della gdo italiana. Zani com-

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Alessandro Zani, di Grafrutta Zani e Gabriele Ferri di Naturitalia

Conference, Decana e Kaiser). Per l’Abate dalle prime previsioni che indicavano volumi in aumento del 10-15% si è passati a un solo +3-4%, mentre per Conference e Decana il calo produttivo è stato tra il 15 e il 20%, mentre per Kaiser il decremento ha toccato il 30% sul 2013, annata comunque abbondante. “I prezzi ahimé sono partiti male – precisa Zani. Sul 2013 il calo è stato attorno al 2025%. Soffrono i calibri piccoli (che erano destinati principalmente alla Russia). Il blocco russo ha comportato un riversamento del prodotto destinato a Mosca sui mercati tradizionali generando panico nelle contrattazioni. Con quotazioni più abbordabili nella grande distribuzione c’è la speranza che riprendano anche i 50

mercializza anche circa 20 mila tons di mele, con diverse varietà: da Pink Lady (di cui l’80% viene esportato), Gala, Modì, Fuji, Dallago, Golden, fino alla Granny Smith (che però era destinata principalmente al mercato russo e ora viene smistata su altre destinazioni). Sul kiwi tra il 60 e il 70% della merce viene inviata all’estero. L’organizzazione di produttori di Ravenna sta portando avanti inoltre alcuni progetti per sviluppare il mercato asiatico attraverso soprattutto Pink Lady, Granny Smith, i kiwi e in futuro con Metis, l’ibrido susina-albicocca. Sulle mele Zani aggiunge che a metà ottobre il mercato era ingolfato a causa di prezzi bassi (25%) nonostante la qualità alta. Per Davide Vernocchi, presidente

di Apo Conerpo “un elemento che senza dubbio potrà influenzare positivamente il mercato nei prossimi mesi è la significativa diminuzione delle giacenze di pere registrata dal nostro gruppo, che al 30 settembre erano inferiori dell’8% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, attestandosi a quota 1.070.000 quintali (erano più di 1.160.000 quintali nel 2013)”. “Si tratta di un aspetto importante – prosegue il presidente di Apo Conerpo – legato anche al provvedimento adottato dall’Organizzazione Interprofessionale Pera, che ha deciso di non commercializzare sul mercato fresco i frutti della varietà Abate Fetel con calibro inferiore ai 60 millimetri, destinandoli, assieme alle partite di qualità meno pregiata, esclusivamente all’industria di trasformazione. Scelte queste che hanno lo scopo di valorizzare e qualificare ulteriormente l’offerta”. “E a proposito di qualità – afferma Vernocchi – le pere prodotte dai nostri soci vantano quest’anno standard organolettici decisamente elevati e pezzature interessanti, superiori a quelle del 2013. Per quanto riguarda l’aspetto esteriore, poi, i frutti presentano una rugginosità tipica della specie. Queste caratteristiche lasciano ben sperare sulla conservabilità del prodotto e quindi anche sulla possibilità di ottenere buoni risultati sul mercato, nazionale ed estero, nei prossimi mesi anche se bisognerà purtroppo fare i conti con l’embargo russo”. “Un provvedimento – conclude il presidente di Apo Conerpo – estremamente penalizzante per il nostro paese che ogni anno esporta in Russia prodotti agricoli per un valore di oltre 700 milioni di euro (dati Istat). Uno dei settori più colpiti dall’embargo è quello ortofrutticolo che nel 2013 ha esportato sul mercato russo oltre 18.000 tonnellate di mele, 15.600 di uva da tavola, 12.600 di kiwi, circa 10.000 di pesche e nettarine e 3500 di pere (fonte: Centro Servizi Ortofrutticoli)”. (e.z.) O t t o b r e

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Pietro Barbieri Facilità di colorazione in ambienti e situazioni climatiche difficili, epidermide non suscettibile al cracking e poco sensibile alle scottature, produzione costante e capacità di conservazione molto buona, sia sotto l’aspetto della croccantezza sia del sapore. E, naturalmente, la dolcezza e la resistenza alla ticchiolatura. Sono queste le principali caratteristiche di Fujion, una nuova varietà di mela che i produttori si augurano possa rinnovare il successo sul mercato di Fuji e magari ampliarlo. Fujon, brevettata dal Civ-Consorzio Italiano Vivaisti, fu presentata a Bolzano nel corso di Interpoma 2010 e si propone come una scelta innovativa nell’ambito del comparto Fuji di pianura, dal momento che le somiglia nell’aspetto e nella qualità, ma supera e risolve alcuni problemi produttivi legati alla coltivazione di Fuji nelle aree più difficili. “Fujion - dice il direttore generale del Civ, Marica Soattin - è frutto della ricerca italiana al 100%. Esce dal programma di breeding del nostro Consorzio che da più di trent’anni opera nel settore del miglioramento genetico attraverso programmi propri o in collaborazione con istituti di ricerca pubblici o privati italiani ed esteri. Fujion è una delle varietà selezionate dal Civ appartenenti alla gamma delle Sweet Resistant ®, ossia una serie di varietà di mele che unisce qualità organolettiche ottime ad un’eccellente resistenza naturale. Sono state scelte infatti per le loro peculiarità di essere resistenti alla ticchiolatura, grazie alla presenza del gene Vf, e nel contempo dolci e dal gusto accattivante. Gli obiettivi perseguiti dal Civ sono stati quelli di ricercare varietà dal sapore piaO t t o b r e

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cevole e coinvolgente in linea con le moderne ed esigenti richieste di mercato anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale”. E proprio la recente 2^ edizione dei Fujion Day, organizzata dal Civ per la promozione della varietà e l’approfondimento dei suoi aspetti agronomici, ha consentito a produttori, consulenti del settore ortofrutticolo, tecnici di cooperative, manager internazionali e ricercatori di toccare con mano le peculiarità della varietà in campo.

È stato possibile così constatare la sua scarsa propensione all’alternanza produttiva (le aziende agricole ospitanti, ubicate in Romagna e Trentino-Alto Adige, sono state le stesse visionate lo scorso anno), la carica di frutti per pianta, la colorazione uniforme e viva. Dal confronto con i responsabili delle diverse aziende agricole visitate è stato possibile soprattutto verificare che la resistenza naturale alla ticchiolatura di Fujion ha permesso, anche in una annata piovosa e umida come il 2014, un sensibile contenimento dei trattamenti fungicidi, garantendo l’ottenimento di frutti di alta qualità e rispettosi dell’ambiente. Fujion è una varietà di facile gestione in quanto l’albero presenta media vigoria e la tendenza naturale a generare rami corti, orizzontali e terminanti con gemma a fiore, fatto che si traduce in una precoce entrata in produzione e una facile potatura (vedi anche la scheda tecnica). “In talune situazioni – precisa Marzio Zaccarini, agronomo tec-

VARIETÀ & MERCATO

Dalla ricerca italiana al campo, aspettative per la sorella forte di Fuji

Le caratteristiche ALBERO: Di portamento aperto, con vigoria media, facile da gestire. Precoce messa a frutto, produttività elevata e costante, scarsamente soggetto ad alternanza. La pianta presenta resistenza a ticchiolatura e leggera sensibilità ad oidio. La raccolta è più concentrata rispetto a Fuji e si effettua generalmente in due soli passaggi. EPOCA DI RACCOLTA: - 6 giorni rispetto a Fuji FRUTTO: Simile a Fuji, dal colore rosso intenso su buona parte della superficie con striature

molto evidenti. La forma è rotonda leggermente allungata, molto regolare e di calibro più omogeneo rispetto a Fuji. La polpa è croccante, succosa, con una percezione di dolcezza molto intensa, generalmente superiore a Fuji. La buccia non è suscettibile a screpolature ed a lenticellosi. La conservabilità è ottima fino a primavera avanzata ed i frutti sono molto resistenti alle fisiopatie ed alle fitopatie da conservazione. BRIX: 16,0° ACIDITÀ: 4,7 g/l acido malico

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nico del Civ - la pianta può evidenziare un portamento “scomposto” per l’emissione di rami verticali, facilmente contenibile attraverso una adeguata potatura verde nelle due settimane che precedono lo stacco. Questa pratica consente anche di ottenere una colorazione più intensa e uniforme del frutto”. Seguendo le opportune tecniche colturali come la regolazione del numero dei frutti per pianta e un’adeguata potatura e concimazione Fujion, come accennato in precedenza, non evidenzia alternanza di produzione.

progetto – prosegue ancora il direttore generale del Civ - sono 14 le organizzazioni di produttori che hanno aderito a Fujion con la sottoscrizione di circa 200 ha di investimenti in Italia, di cui 60 già messi a dimora. Le associazioni di produttori coinvolte ad oggi sono: Agrintesa (Ra), Coop Frutta Castelbaldo (Pd), Afe (FE), Soc. Agr. Melavì Soc. Coop (Sondrio), SFT (Trento), Patfrut (FE), Cico (FE), TC Frutta (FE), Co.Fru.Ta. (Baruchella), Pempacorer (Bagnacavallo RA), Beoletto (Costigliole Saluzzo –CN), Jolly Soc. Coop (Verzuolo- CN),

Infine la varietà presenta anche un’ottima conservabilità dei frutti, che migliora sensibilmente attraverso una loro rapida refrigerazione e il trattamento con MCP. “Il programma di sviluppo di questa mela – continua Soattin è stato messo in campo nel 2013 con un progetto ad hoc da compiersi nei prossimi 5 anni che prevede la messa a dimora in tutta l’Unione Europea di 750 ettari della varietà. Il modello prevede l’acquisizione da parte del singolo produttore o associazioni di produttori, di un diritto di impianto per un minimo di 10 ha da effettuare in 5 anni a fronte del pagamento di una entry fee all’atto della prenotazione degli ettari”. “A quasi un anno dall’avvio del

Opoe (FE), Calenna (Presenzano – CE)”. Anche il Consorzio MelaPiù, che riunisce sei tra le principali realtà produttive dell'Emilia-Romagna (Afe, Apo Conerpo, Cico, Minguzzi, Patfrut, Pempacorer, per un raccolto complessivo di Fuji stimato nel 2014 di circa 18.000 tonnellate), ha manifestato molto interesse per questa nuova cultivar ed alle sue potenzialità commerciali. “Venti anni fa – dice il presidente Gianmauro Bergamini - il Consorzio puntò per il rilancio della melicoltura di pianura su una nuova, allora poco conosciuta, cultivar, Fuji, di cui è stato pioniere nell'introduzione e sviluppo in Italia, e la scelta si è dimostrata decisamente vincente se si

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pensa che oggi Fuji è una delle mele più affermate a livello mondiale, europeo e nazionale (4° varietà prodotta in Italia con un trend di crescita del 32,34% sul 2006). La scommessa ora è di ripetere quel successo”. Dolcezza e rispetto per l’ambiente, dovuto alla resistenza naturale alla ticchiolatura che permette una sensibile riduzione degli interventi fungicidi e di conseguenza una riduzione delle emissioni di CO2 e minori residui sui frutti, buona pezzatura e colorazione dei frutti, sono alcune delle caratteristiche che dovrebbero fare di Fujion un prodotto vincente sul mercato. “Da due anni – afferma Bergamini – il Consorzio MelaPiù si è fatto promotore di un progetto per capire quali prospettive questa nuova varietà possa avere nel panorama melicolo nazionale e quale posizionamento può assumere all’interno del Consorzio stesso. Dalle analisi sensoriali, dalle indagini consumer e da alcuni mini test commerciali condotti nel corso del 2013 in collaborazione con alcune ditte specializzate del settore, si è riscontrato un ottimo interesse per la Fujion da parte del consumatore. Quest’anno il progetto prosegue con la decisione di apporre il marchio MelaPiù anche su Fujion che, quindi, sarà posta in vendita con una propria linea commerciale, cioè con lo specifico bollino su ogni frutto e una caratterizzazione ad hoc sul classico imballaggio del Consorzio. Parliamo di circa 500 tonnellate che saranno destinate solo ad alcuni clienti selezionati del normal trade e della distribuzione organizzata così da poter promuovere la vendita per tutta la campagna, cioè da adesso al prossimo mese di maggio-giugno”. “Al termine – conclude il presidente – saranno fatte le dovute valutazioni e prese le relative decisioni per come gestire questa nuova varietà. Le aspettative, inutile dirlo, sono notevoli”. O t t o b r e

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