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SETTEMBRE 2013 ANNO XXVII - NUOVA SERIE
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ANNO XXVII Nuova serie
Settembre 2013
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Guala confermato presidente, due nuovi vice PAG. 36
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CorriereOrtofrutticolo
✍ Lorenzo
Nelle imprese impossibili siamo bravi, è nell’ordinaria amministrazione che lasciamo a desiderare. Riusciamo a raddrizzare la Costa Concordia con una operazione mai tentata prima di ingegneria navale, però per aprire un punto vendita ci vogliono 43 anni di attesa. Lo dice il patron di Esselunga, Bernardo Caprotti, in una accorata lettera al Corriere della Sera dove racconta una serie di amare verità: che in Italia fare impresa significa “difendersi dalla Pubblica amministrazione in tutte le sue forme”. “Tassata al 60%, non più minimamente libera di scegliersi i collaboratori (la signora Fornero ha ‘garantito’ anche i soggetti assunti in prova), Esselunga si trascina... Così, ultimamente, abbiamo cancellato ogni nuovo progetto. Ecco, caro direttore, la pallida risposta di un’azienda che di problemi ne ha troppi, che si avventura ogni giorno in una giungla di norme, regole, controlli, ingiunzioni, termini, divieti che cambiano continuamente col cambiare delle leggi, dei funzionari, dei potenti. Uno slalom gigante con le porte che vengono spostate mentre scendi. Un’azienda affondata nelle sabbie mobili italiane. Oberata da un esiziale carico fiscale atto solo a sostenere tutto ciò che nel paese è sovvenzionato. Cioè quasi tutto”. Comunque la si pensi su Caprotti, il suo grido di dolore e di rabbia coglie nel segno. Parliamo di export, dei primati del made in Italy ecc, ma qui è già un primato aprire bottega tutte le mattine, sopravvivere con tutti i bastoni che ogni giorno la Pubblica amministrazione (Pa) a livello centrale e locale mette tra le ruote delle imprese. Entrando nel ministero dell’Economia della Bassa Sassonia, ad Hannover in Germania, il visitatore viene accolto da una enorme scritta sul muro: “Qui si lavora al servizio delle imprese” . E lì lo fanno davvero, non lo scrivono solo. Da noi siamo ancora qui a discutere se abolire o no le Province la cui inutilità la vedono anche i ciechi, come disboscare le 5-6mila aziende pubbliche locali (ex municipalizzate), vera giungla di sottogoverno e clientele, come tagliare la spesa pubblica, vero mostro che inghiotte 80 miliardi di interessi all’anno e impedisce di ridurre il carico fiscale e di mettere risorse su crescita, consumi e occupazione. Destra e sinistra non ci hanno liberato dalla malaburocrazia che opprime il mondo produttivo e che mantiene in vita le ‘caste’. Chiediamoci a cosa serve il Tar, a cosa servono le Camere di commercio, potremmo farne a meno? Sicuramente, basta volerlo. Intanto il debito pubblico continua a crescere e sapete perché? Perché cresce la spesa delle amministrazioni territoriali , autentici mostri mangiasoldi, che sfuggono a qualunque controllo centrale o tentativo di spending review. Con la riforma del tito-
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Frassoldati
l u g l i o -Ag o s t o
2013
EDITORIALE
Le imprese alle corde
lo V della Costituzione nel 2001 abbiamo lasciato le briglie lente sul collo delle Regioni, e quelle galoppano (e spendono). E il cittadino e le imprese diventano un bancomat che paga tutti i conti di questa spesa irresponsabile. Questo numero del giornale esce in concomitanza con Macfrut dove l’intera filiera ortofrutticola italiana si ritrova a riflettere su sé stessa e sul proprio futuro. Il tema di fondo è l’internazionalizzazione: non solo il Mediterraneo (area abbandonata al suo destino dall’Europa e dall’Italia) ma anche l’Africa, l’Est Europa, la Russia, l’Asia. Ormai la nostra ortofrutta deve guardare a mercati nuovi, lontani, senza dimenticare il presidio dei mercati domestici, dove ancora collochiamo quote importanti di prodotto. Il settore chiuderà l’anno con un export vicino ai 4 miliardi di euro, quindi in recupero sul 2012. Il settore è vivo e vitale anche se in alcuni comparti come legumi/ortaggi e agrumi siamo ormai in sofferenza strutturale per la miglior organizzazione commerciale dell’offerta straniera spagnola, olandese, francese e via dicendo. Lo sblocco del dossier Usa con i primi container di pere e mele pronti a partire è una gran bella notizia, ma come dice Marco Salvi in una intervista su questo giornale, è solo un piccolo passo in avanti, non aspettiamoci di fare sfracelli. Le imprese sono pronte, se arriveranno buoni segnali saranno ancora più pronte a lanciarsi però ormai è chiaro che questo comparto ha bisogno di uscire dall’era dell’individualismo e di essere sostenuto, supportato da un sistema paese che ne riconosca il valore e l’importanza. Quindi è giusto chiedere, come fa Fruitimprese, che nella Cabina di regia governativa per l’export ci siano anche gli esportatori accanto al mondo agricolo. È giusto chiedere che il Governo si occupi non solo della vendita diretta ma più complessivamente della competitività delle imprese, a partire dal costo del lavoro all’energia, dai trasporti alla burocrazia soffocante. Si chiede a gran voce una politica per l’industria: per l’agroalimentare no?
PUNTASPILLI RADICCHIO DEI MIRACOLI Come una vera star, il radicchio rosso di Treviso Igp parte per un road show nei principali appuntamenti del gusto e nelle maggiori vetrine del settore ortofrutticolo nazionale. “A questo punto abbiamo l’obbligo - dice Paolo Manzan, presidente del Consorzio di tutela di agire in sinergia, produttori, ristoratori, operatori del settore, per valorizzare al massimo un prodotto che il mondo ci invidia”. Prima legge del marketing: il successo fa sistema. *
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Alessandra Ravaioli
SPAZIO APERTO
CorriereOrtofrutticolo
Frutta nella ristorazione: il rilancio parte dall’alimentazione light Lo stimolante dibattito nato sulle pagine del Corriere Ortofrutticolo dedicato alla scomparsa della frutta nei menù dei ristoranti mi ha spinto, ad analizzare con attenzione le scelte e le tendenze più recenti della ristorazione cercando di capire meglio gli orientamenti attuali e prossimi del settore. L'interessante articolo di Claudio Scalise lancia una proposta progettuale finalizzata a sensibilizzare il mondo della ristorazione (chef, scuole di cucina, ecc) ad inserire nei menù, piatti a base di frutta. Non più solo frutta a fine pasto, ma ingrediente protagonista delle pietanze principali. Il coinvolgimento della frutta negli show gastronomici mediatici, tanto di moda in questo periodo, non può che far bene all'immagine un po' appannata della categoria. Ma la frutta come ingrediente di pietanze, anche importanti, non trova, a mio parere, la giusta e dovuta valorizzazione; rischia di rimanere un ingrediente, come il prezzemolo o la cipolla, che sono presenti in tante preparazioni ma non sono quasi mai protagonisti. Per questo ritengo sia molto importante pensare a soluzioni in cui i prodotti riescano ad essere protagonisti unici, semplici ma straordinari per preparazione, gusto, accostamenti cromatici, salutismo. In quest'ottica c'è molto interesse da parte degli chef, in linea con le più recenti tendenze, a proporre una cucina light, guardando con attenzione alla frutta e alla verdura ma lamentano la difficoltà di gestione dei prodotti. "La frutta tal quale è troppo difficile da trattare - si legge nei forum specializzati sul web -. Richiede molto lavoro, tanto scarto e deve essere messa in vendita a prezzi troppo alti. Serve una IV gamma dedicata, una proposta originale in termini di prodotti e di formati proposti. E su questo punto il settore può fare ancora passi da gigante per favorire
l'utilizzo nei ristoranti." La frutta quindi, sulla scorta della necessità, ormai ribadita a più voci dalla scienza medica, di dimezzare l'apporto calorico quotidiano e privilegiare una alimentazione ricca principalmente di alimenti freschi, leggeri, semplici e privi di grassi, diventerà protagonista, insieme alla verdura nelle nostre scelte. Un protagonismo salutistico che già si intravede, ad esempio, nelle colazioni in hotel dove la qualità del servizio si misura anche sulla proposta di frutta fresca pronta da mangiare o ancora - e questo è il fenomeno, a mio parere, piu' interessante sulla nascita di format di ristorazione veloce tutte dedicate alla frutta. Voglio citare un esempio francese a mio parere straordinario, che è la catena di risto-bar-frutteria Le Paradise du Frut ( www.leparadisedufrut.fr). Stupisce la forza del logo messo a punto per questa catena tutta dedicata a menu' a base di futta. L'elegantissimo format sta diventando cult non solo a Parigi. In Italia, sulla linea " frutta protagonista nei bar-ristoranti” abbiamo la felice esperienza delle Frutterie Almaverde Bio, corner dedicati alla frutta biologica, semplice o arricchita con frozen yogurt . E stanno nascendo anche altre proposte in questa direzione, si veda il fruit-bar a marchio Chiquita e frutterie, snack bar, fruit-ristò. Nelle nostre città siamo ancora molto indietro rispetto alle grandi capitali europee, dove le proposte di questo tipo sono ancora più numerose. La frutta quindi potrebbe diventare protagonista dell'alimentazione light e diventare una scelta alimentare innovativa, giovane, semplice ma accattivante, per una ristorazione veloce, sempre più destrutturata. Il mondo della produzione potrà cogliere questa opportunità offrendo innovazione di prodotto e dinamismo imprenditoriale.
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S e t t e m b r e
2013
Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati
MENSILE DI E AT T U A L I T À
ECONOMIA DI SETTORE
ANNO XXVII - Nuova serie S E T T E M B R E
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Corriere
T H E F I R S T ITALIAN
Redazione: Emanuele Zanini Redazione via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it
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Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale: Antonio Felice Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: segreteria@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 60 euro per due anni: 95 euro e-mail: abbonamenti@corriereortofrutticolo.it
Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
La Maremma riscopre l’ortofrutta PAG.15
Il Macfrut di Cesena a pieni giri PAG.23
RUBRICHE
Pomodoro da industria: il peggior raccolto degli ultimi 10 anni
EDITORIALE Le imprese alle corde
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SPAZIO APERTO Frutta nella ristorazione: il rilancio parte dall’alimentzione light
FEDAGRO NEWS Guala confermato presidente nazionale Due nuovi vice: Gragorelli e Montresor 36
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Vinta la partita degli orari, i grossisti del CAR affrontano quella con il GARGEST
GENTE & FATTI Fruitimprese e CSO fanno sistema a Hong Kong Apofruit “canta” Solemio per sfondare in Asia
Diffusione 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Grossisti 29%, Dettaglianti 23% Produttori 22%, Supermercati 9% Import-export 6,5%, Servizi 5% Tecnologie e Trasformati 2,5% Altri 3%
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ATTUALITÀ
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Primo Piano - Macfrut Cesena a pieni giri
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Primo Piano - Macfrut A Cesena l’Italia fa scuola al Mediterraneo
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Copertina - Protagonisti Piacere, mister PeraItalia
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Partono per gli USA le prime mele e pere
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Gdo e politica: Pugliese replica a Caprotti 9 Il ministro libico Mahjoub chiede una mano all’Italia
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D’Ascanio al MAAP
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Cambio a Greenery
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Profilo Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio organizzato. Il Corriere Ortofrutticolo è un formidabile, unico e specializzato strumento di raccordo e di informazione per l’intero settore. È presente a fiere in Italia e all’estero dove è diffuso a indirizzi specializzati di oltre 30 nazioni.
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L’INTERVISTA Salvi. Gli esportatori entrino nella cabina di regia
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NOTIZIARIO Tempo scaduto per un recupero: nasce il terzo polo della mela trentina
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Forti adesioni al progetto del CIV: la mela Fujon fa il pieno di produttori
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La Maremma torna a scommettere sull’ortofrutta
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Areflh incontra Ciolos. Trentini: abbiamo fiducia nella riforma OCM
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Piccoli frutti: Sant’Orsola cresce nell’export e sfonda in Russia
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CPR System amplia gli impianti per rispondere alla crescita
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Cresce il segmento dei surgelati anche per frutta e verdura
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L’ELENCO DEGLI 4 COMPANY pagina 21 AGRICOLA GLORIA DUE copertina I AGROFRESH copertina II ALBAFRIGOR pagina 53 APO CONERPO pagina 38 APOFRUIT - SOLARELLI pagina 24 AWETA copertinaIV AZ.SPEC.LUSIA E ROSOLINA pagina 48 CA’ NOVA pagina 30 CEDAX pagina 39 CHECK FRUIT pagina 41 CIESSEPAPER pagina 57 CONIP pagina 14 CONSERVE ITALIA pagina 16 CONS. FUNGHI TREVISO pagina 20 CONSORZIO VIGNOLA pagina 17 CPR SYSTEM pagina 26 CSO pagina 19 DOLE ITALIA pagina 1 DEL MONTE pagina 5 DEL PRETE pagina 2 S e t t e m b r e
2013
ITALIAN
Ortofrutticolo
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M O N T H LY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET
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Il bio vince anche nel 2013
Russia, rischi e opportunità
PAG.42
Il bio vince anche nel 2013
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Successo a Bologna degli incontri d’affari con buyer interessati al biologico italiano 45 Arance rosse prodotte in Australia
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Cartone ondulato: scarsa disponibilità del prodotto italiano
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Radicchio, inventata una macchina che sostituisce la lavorazione manuale
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NEL PROSSIMO NUMERO ☛ L’Italia alla Fruit Attraction di Madrid Tempo di Fruit Attraction. Il grande appuntamento di Madrid si svolge dal 15 al 18 ottobre. Sono attesi confronti importanti con diversi Paesi esteri. La presenza italiana è legata in gran parte a rinnovare la collaborazione con i fornitori spagnoli.
☛ Insegna della Gdo e Dettagliante, due rubriche ad hoc Sul prossimo numero riflettori su Conad e intervista a un dettagliante ortofrutticolo: due rubriche proposte in tutti i numeri del Corriere Ortofrutticolo 2013 per approfondire il legame dell’ortofrutta con piccola e grande distribuzione.
MONDO Russia, rischi e opportunità
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☛ Focus sulle mele
Un’insalata italiana premiata a Mosca come il prodotto più innovativo
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I Mercati veneti candidati a entrare nel CSO
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Mondo flash
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INSERZIONISTI ENZA ZADEN EOS EURO POOL SYSTEM GRANFRUTTA ZANI IFCO INFIA LA COSTIERA MAERSK MONTINI NETPACK OM STILL ORTOFRUIT PLASTIC NORD RIJK ZWAAN ROSARIA SERMAC SGM GENOVA TA.TA. SUMMERFRUIT UNITEC
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pagina 43 pagina 22 pagina 44 pagina 42 pagina 55 pagina 40 pagina 11 pagina 59 pagina 49 pagina 51 copertinaIII pagina 15 pagina 34 pagina 28 pagina 10 pagina 47 pagina 46 pagina 27 pagina 64 pagina 32
La Scheda prodotto di ottobre sarà dedicata alle mele. Il consueto approfondimento con dati e interviste ai principali operatori sarà arricchito da spunti dedicati all’innovazione di prodotto, che interessa anche il made in Italy.
SCHEDA PRODOTTO
PERA
Produzione inferiore al previsto. Prospettive ok per la 1.a categoria. Anche la pera punta sull’export 61
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FATTI
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Fruitimprese e CSO fanno sistema a Hong Kong Si è chiusa il 6 settembre ad Hong Kong Asia Fruit Logistica, che ha visto quest'anno crescere il numero dei Paesi espositori, con un nuovo format che ha previsto l’apertura dei lavori a partire dalla mattina. Nei tre giorni della manifestazione, i visitatori professionali sono stati circa 6.000 da oltre 60 Paesi, 300 in più rispetto allo scorso anno. L’Italia è stato il principale paese espositore (dopo la Cina) per un totale di 41 aziende presenti. Il CSO (Centro Servizi Ortofrutticoli) e FruitImprese, con il supporto dell'ICE, hanno organizzato, raccogliendole nello stand “Italy the beauty of Quality”, la partecipazione di 11 aziende del settore ortofrutticolo fresco e 4 aziende di filiera. Le aziende presenti sono state: Alegra, Apofruit, Frutta C2, Gullino, Made in Blu, Mazzoni, Naturitalia, Oranfrizer, Salvi, Spreafico, Aprile, Infia, Tramaco e Unitec. "L’evento - ha commentato Federico Milanese (responsabile internazionalizzazione CSO) - si è confermato come il punto di riferimento per i mercati asiatici che risultano essere sempre di maggiore interesse per i nostri prodotti di punta e di grandi potenzialità per i nostri fornitori di servizi, tecnologia e packaging". Nel primo semestre 2013, Hong Kong ha importato prodotti alimentari per un valore complessivo di 9,6 miliardi di dollari USA, in aumento dell’8% rispetto allo stesso periodo 2012. L’Italia, con l’1,03% di quota nel primo semestre 2013, occupa la 18.ma posizione nella classifica dei fornitori di Hong Kong per un valore complessivo delle esportazioni pari a poco meno di 99 milioni di dollari USA, in aumento del 16% rispetto allo stesso periodo 2012.
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Apofruit “canta” Solemio per sfondare in Asia Il Gruppo Apofruit ha lanciato all'Asia Fruit Logistica di Hong Kong, a partire dalla prossima campagna kiwi il marchio "Solemio", una variante della linea Solarelli riservata ai mercati di Cina, Malesia, Singapore e Hong Kong. "Si tratta di un rafforzamento della presenza dei nostri kiwi sui mercati dell’Asia - spiega Ilenio Bastoni (nella foto) direttore commerciale di Apofruit Italia - che è stato accolto con interesse nell’ambito di Asia Fruit Logistica. Il prodotto, tra l’altro, pur conservando le caratteristiche di qualità che lo contraddistinguono, è passato attraverso un’articolata azione di rielaborazione del marchio e del suo packaging, adattati alle esigenze ed ai gusti di questi mercati". I Solarelli “asiatici” hanno quindi cambiato nome, battezzati Solemio, una denominazione che strizza l’occhio alla canzone italiana più nota ed apprezzata nel mondo, riconosciuta come alfiere della più autentica italianità. "Questo marchio - specifica Bastoni - ha risolto una doppia esigenza: quella di superare le difficoltà della lingua cinese nella lettura della parola Solarelli, che è troppo lunga e comprende una erre e troppe elle, e quella di non stravolgere il brand attuale per non disperderne la notorietà fino ad oggi conquistata sul mercato".
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Botta e risposta tra Caprotti e Pugliese. A metà settembre Bernardo Caprotti, patron di Esselunga, ha inviato una lettera al Corriere della Sera, in cui annunciava l'intenzione di non investire più in nuovi progetti in Italia, a causa delle lungaggini della burocrazia e la cronica difficoltà di fare impresa nel nostro Paese. "Per realizzare un punto vendita occorrono mediamente da otto a 14 anni”, ha
scritto sfiduciato il numero uno di Esselunga (nella foto a destra), che ha fatto un riferimento esplicito allo stretto legame che sussiste in Italia tra Grande Distribuzione e politica, richiamando, pur senza nominarli, i due più grandi operatori nazionali. La risposta di una delle due catene, non si è fatta attendere. Il direttore generale Francesco Pugliese (nella foto a sinistra), ci ha tenuto a dire la sua inviando una lettera di risposta al direttore del Corsera in cui precisa alcuni punti: "Credo che mancare gli obiettivi prefissati sia un problema più di natura imprenditoriale che politica. E ciò vale per ogni imprenditore". E rincara: "Caprotti punta il dito esclusivamente contro un “clima politico” che lo ostacolerebbe da decenni, senza rendersi forse conto che in fondo è un alibi per lui che ha visto nascere e ha finanziato una compagine politica". Pugliese poi smorza i toni: "Di imprenditori straordinari ce ne sono ancora oggi e lo stesso Caprotti ne è un esempio”. S e t t e m b r e
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Il ministro libico Mahjoub chiede una mano all’Italia
FATTI
Gdo e politica: Pugliese replica a Caprotti
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Paolo Bruni, presidente del CSO di Ferrara, è stato ricevuto a metà settembre dal ministro libico dell'Agricoltura Saleh Hamed Mahjoub e dal Principe Sua Altezza Reale Idris Al Senussi per verificare la possibilità di intensificare le esportazioni di prodotti ortofrutticoli e agroalimentari italiani nel mercato libico. Nell'occasione il ministro, consapevole dell'esperienza e della professionalità dell’interlocutore incontrato, ha chiesto al cav. Bruni di rendersi partecipe e protagonista di un piano di sviluppo territoriale dell'agricoltura libica che dispone di immensi territori, attualmente non coltivati anche se irrigui e con tutte le caratteristiche per essere trasformati in risorsa per il Paese nordafricano. In particolare, il progetto della Libia si concentrerà sulla costituzione di cooperative tra gli agricoltori allo scopo di consentire lo sviluppo localizzato delle buone tecniche utilizzando le moderne tecnologie italiane di coltivazione, trasformazione, conservazione e distribuzione. A ottobre è previsto un nuovo incontro.
NOMINE/1
NOMINE/2
D’Ascanio al MAAP
Cambio a Greenery
Dal 6 settembre Claudio D'Ascanio è presidente del MAAP, il Mercato Agro-Alimentare di Padova. Sostituisce Franco Frigo, dimissionario dopo la nomina a euro-parlamentare. D'Ascanio è dal 2009 presidente della CIA Padova, la Confederazione Italiana Agricoltori. È la prima volta che un rappresentante del mondo produttivo agricolo sale alla presidenza di questo importante Mercato, primo in Italia per la quota export e quinto per merce movimentata. Il MAAP, di cui è amministratore delegato Giancarlo Daniele e direttore generale Francesco Cera, funziona da piattaforma logistica per l'ortofruttta diretta in Europa dell'Est, in Russia, nei Balcani oltre che nelle più vicine Austria e Svizzera. D'Ascanio ha dichiarato: "Il MAAP proseguirà la sua attività sulla linea tracciata in precedenza, continuando a sviluppare la sua vocazione all'export”.
Philip Smits (foto) lascia la direzione generale del colosso olandese The Greenery. L'annuncio è stato dato a inizio settembre nel corso di una riunione del consiglio dei soci con il management del gruppo olandese e il consiglio esecutivo del gruppo produttore Coöperatie Coforta. Albert Knol si assumerà la responsabilità per la gestione del gruppo e del suo core business finché non verrà nominato un successore. "Philip Smits continuerà il proprio lavoro in alcuni consigli di sorveglianza esterni, tra cui quelli di EPS e di Inova", dichiara, come riportato da Eurofruit, Chantal Oostvogels, responsabile comunicazione di The Greenery. Dopo aver espresso apprezzamento verso l'operato di Philip Smits, Oostvogels conferma che l'azienda continuerà a concentrarsi verso "la crescita del fatturato, il miglioramento dei profitti e l'eccellenza operativa". www.corriereortofrutticolo.it
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Rosaria da bere.
Dalla spremitura dei migliori agrumi siciliani nascono 100% Spremute Rosaria, trasformate e confezionate direttamente dall'Organizzazione Produttori Rosaria che controlla tutte le fasi produttive. Le spremute premium Rosaria sono un dissetante naturale, gustoso e ricco di vitamine e sali minerali, perfette per fare un pieno di energia e benessere!
Gli esportatori entrino nella cabina di regia Marco Salvi, presidente FruitImprese, chiede che la categoria sieda al tavolo governativo per l’internazionalizzazione. Mele e pere negli Usa? “Un piccolo passo avanti” ● Lorenzo Frassoldati
“Bene l’apertura delle frontiere Usa alle nostre pere e mele, ma è solo un piccolo passo avanti. Per sostenere il nostro export, di cui tutti si riempiono la bocca, bisogna fare molto di più: ad esempio far entrare nella cabina di regia governativa per l’internazionalizzazione anche il mondo delle imprese esportatrici, che hanno esperienza e conoscenza dei mercati esteri da 50 anni. In questa cabina di regia sono entrati i sindacati agricoli: bene, però serve anche la presenza di chi tutti i giorni opera con l’estero. Così come serve una maggior rappresentanza dell’agroalimentare, come richiesto da Maurizio Gardini a nome di Agrinsieme. Noi come esportatori ci siamo già proposti, contiamo su una risposta positiva”. Marco Salvi, presidente di Fruitimprese, commenta le ultime novità in fatto di export alla vigilia di Macfrut. “Lo sblocco del dossier Usa apre nuovi spazi su un grande mercato ed è un successo di cui bisogna dar merito a Cso, Assomela, Regione e Ministero. Però, diciamo le cose come stanno, su pere e mele con gli
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Usa siamo concorrenti diretti. Non aspettiamoci di fare sfracelli su quel mercato. Piuttosto cerchiamo i mercati di quei paesi che sono importatori netti, come il Sud Est asiatico o il Messico”. L’impressione è che sull’export… “Si faccia troppo poco. Non a caso il nostro export cresce, però siamo lontani rispetto ad altre realtà europee come Spagna e Olanda. C’è tanto da fare per superare criticità e problemi come la dispersione delle attività promozionali, la necessità di maggiori sinergie tra soggetti pubblici e privati, la frammentazione della struttura produttiva. Servono provvedimenti per ridare slancio alla competitività delle imprese, dal costo del lavoro all’energia, dai trasporti alla burocrazia soffocante. Finora dal Governo non abbiamo segnali. Tutti abbiamo letto la lettera di Caprotti al Corriere della Sera: viene da chiedersi se in questo paese le istituzioni sono lì per agevolare o mettere ostacoli tra le gambe delle imprese”. I dati sull’import/export di ortofrutta nei primi 6 mesi presentano più luci o ombre? “La riduzione dei volumi (-21,5% di frutta fresca esportata, ndr) era
prevista per effetto della minor raccolta dei prodotti invernali e del ritardo con cui è partita la campagna estiva. A questo dato si contrappone una crescita in valore di quasi il 9 per cento per effetto dell’aumento dei prezzi che porta alla fine il saldo export/import in attivo per quasi 344 milioni di euro. Il valore complessivo dell’export nel primo semestre è di circa 2 miliardi. Se chiudiamo a 4 miliardi il 2013 direi che il comparto confermerà il suo ruolo di grande player sui mercati esteri, come il vino” L’import però a metà anno supera l’export di 133.000 tonnellate. “Abbiamo pagato le carenze di prodotto nazionale. D’altronde su alcuni comparti come legumi/ortaggi e agrumi siamo in sofferenza strutturale per la miglior organizzazione commerciale dell’offerta straniera spagnola, olandese, francese e via dicendo. Insomma alla fine è sempre un problema di competitività. Per cui si torna al ragionamento di prima: vogliamo cominciare a pensare seriamente alla competitività del sistema Italia, coinvolgendo i protagonisti del settore, oppure continuiamo a fare solo delle chiacchiere?”
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È nato il terzo polo delle mele. Si chiama Op Valli Trentine, un consorzio in cui partecipa Sft, Società Frutticoltori Trento e altre sei aziende agricole familiari e individuali di varie zone trentine. La nascita del nuovo gruppo segna ufficialmente anche il divorzio tra Sft, presieduto da Mauro Coser (nella foto), e La Trentina, diretta da Simone Pilati. La rottura avverrà di fatto a fine anno, al termine di un periodo di transizione. L’addio tra le due realtà frutticole, sancito ora con la creazione del nuovo consorzio, era stato già dato a inizio anno, quando il consiglio di amministrazione della Sft aveva deciso di lasciare La Trentina, in disaccordo sulla distribuzione dei ricavi dell’ultima campagna commerciale, che secondo Società Frutticoltori Trento aveva creato alla stessa società di Aldeno danni "per almeno due milioni di euro". L’operazione per La Trentina significa in numeri una perdita di oltre 400 mila quintali di mele su circa un milione di quintali conferiti, quindi almeno un quarto del totale. Nella Trentina rimangono Cofav dell’Alta Valsugana, la Copag delle Giudicarie, la cooperativa Valli del Sarca e la 5 Comuni, tornata autonoma da La Vis. La nuova realtà consortile vede Sft, che conta 541 soci e un fatturato di 14 milioni di euro, con il 35% del capitale sociale, mentre il 20% è di Matteo Gottardi, a capo dell’omonima impresa individuale di Aldeno. Il 9% ciascuno vanno invece a Gianfranco Bonato e Luca Castellan, titolari di altrettante ditte di Nave di Rocco, a Tiziano e Agostino Moratti a capo dell’azienda agricola Fratelli Moratti di Cles, la ditta di Carlo Berti e l’impresa di Cristian e Paolo Berti, entrambe di Sanzeno. S e t t e m b r e
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Forti adesioni al progetto del CIV: la mela Fujon fa il pieno di produttori Dieci gruppi privati e cooperativi sono entrati nel progetto della mela Fujon elaborato dal CIVConsorzio Italiano Vivaisti di Ferrara. Si tratta di Patfrut di Ferrara, Lagnasco Group di Cuneo, S.F.T. Società Frutticoltori Trento Sca di Trento, Co.Fru.Ta di Giacciano con Baruchella (Rovigo), AFE – Associazione Frutticoltori Estense (Ferrara), Cico di Tresigallo (Ferrara). A queste si aggiungono Agrintesa (Faenza), Melavì (Sondrio),
Cooperativa Frutta Castelbaldo (Padova), TC Frutta di Ostellato (Ferrara). Questi gruppi si impegnano per 5 anni a piantare la varietà brevettata dal CIV partendo da un minimo di 10 ettari ciascuno. La varietà Fujion è stata presentata dal CIV tre anni fa nel corso di Interpoma nell’ambito della nuova serie di varietà “Sweet Resistants®”, mele dolci e resistenti alla ticchiolatura brevettate dal CIV. Tra queste la varietà Fujion, che è stata piantata in questi anni in molti frutteti pilota in diverse aree del Paese,
evidenziando caratteristiche molto interessanti oltre la sua naturale resistenza: facilità di colorazione in ambienti e situazioni climatiche difficili; epidermide non suscettibile al cracking e poco sensibile alle scottature; produzione costante; conservazione molto buona, sia come croccantezza che come sapore. L’adesione di queste dieci importanti realtà al progetto Fujion conferma l’interesse del mondo produttivo per questa varietà che è simile alla mela Fuji nell'aspetto e nella qualità, ma con aspetti innovativi in grado di rendere più efficiente ed ecocompatibile la produzione. Il progetto di sviluppo elaborato dal CIV prevede, attraverso una pianificazione delle quantità, l’ottimizzazione dei risultati economici della coltivazione e della commercializzazione senza bisogno di sovrastrutture rigide e costose. “Quest’anno la produzione di Fujion – conferma il Responsabile R&S CIV, Alessio Martinelli (nella foto) - si presenta ottima in termini di quantità e qualità sia sui nuovi impianti che in quelli più vecchi, con frutti di buon calibro e colore". Sono in programma tre giorni di visite tecniche organizzate dal CIV nelle date 8, 9 e 23 ottobre in tre zone diverse di produzione di Fujon in aree di pianura, pedemontana e collina.
Fino alla terza settimana di settembre i tentativi di Federcoop, Federazione della Cooperazione, di ricucire lo strappo non sono andati a buon fine. Al momento i giochi sembrano dunque fatti per la creazione di questo nuovo polo della mela in Trentino, che va ad aggiungersi, oltre che alla ridimensionata La Trentina, al colosso Melinda e a Mezzacorona, che resta fuori da tutti i consorzi do-
po la fuoriuscita a sua volta da La Trentina avvenuta alcuni anni fa. Sulla questione, tuttavia, Luca Rigotti, presidente di Mezzacorona, al quotidiano 'L'Adige' di Trento, ha dichiarato che "con il tempo serve un progetto unico per la frutticoltura extra Val di Non", su cui concorda lo stesso Coser che aggiunge: "Noi siamo sempre aperti ma per ora rimangono le divergenze". www.corriereortofrutticolo.it
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Tempo scaduto per un recupero: nasce il terzo polo della mela trentina
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La Maremma torna a scommettere sull’ortofrutta La cooperativa Ortofrutta Grosseto ha annunciato al SANA, l'acquisizione di Officina Alimentare Italiana, portando a termine il primo progetto integrato di filiera in Toscana. Ortofrutta Grosseto, attraverso i suoi 130 produttori, conferisce in condizioni ottimali materie prime agricole, per l'80% biologiche, a Officina per la trasformazione. Il progetto prevede una ripresa degli investimenti, così da riportare le coltivazioni di ortaggi e frutta alle dimensioni di circa 20 anni fa, quando dalla Maremma Toscana venivano esportate cospicue quantità di ortofrutta in tutto il mondo. C'è l'obiettivo di recuperare - affermano i dirigenti di
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Ortofrutta Grosseto, a partire dal presidente Francesco Viaggi per arrivare all'amministratore delegato di Officina Alimentare, Maurizio Baschi - antiche varietà tipiche toscane, ancora ricercate, e di puntare su produzioni precoci, medio-tardive e tardive per ottimizzare la lavorazione e la presenza sul mercato. A Grosseto e a Castagneto Carducci, Officina Alimentare Italiana produce conserve di pomodoro e frutta, salse pronte per la pasta,
pesti di vario genere, creme di verdura, confetture, per citare solo alcuni prodotti, nel segno della tradizione alimentare tipicamente toscana. Non solo le aziende produttive sono principalmente biologiche (ed è in corso un processo di conversione al bio di tutta la produzione) ma anche Officina ha una particolare specializzazione nella gestione del prodotto bio. Il gruppo è particolarmente attrezzato per produzioni programmate in grado di soddisfare
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diverse esigenze. Un nuovo stabilimento, che sarà finito nel 2015, poterà il potenziale produttivo da 12 a 50 milioni di vasetti l'anno. I prodotti sono certificati ICEA, NOP, Naturland e Biosuisse. Al SANA il gruppo ha lanciato un succo di pomodoro biologico, il primo prodotto in Toscana, e una gamma di diversi frullati di frutta 100% biologici di produzione toscana. "I nuovi frullati e le confetture di frutta, insieme al succo di pomodoro - ci ha detto Stefania Pemoni, del coordinamento di Officina Alimentare Italiana esaltano la nostra specializzazione nel biologico ed hanno una qualità tutta toscana. Abbiamo un'ottima produzione di mirtilli bio, da cui viene ricavato uno dei nuovi frullati, e di meloni biologici. Le nostre confezioni di pomodoro sono molte richieste nei migliori ristoranti di Firenze e di altre città. Serviamo negozi specializzati e anche catene". (a.f.)
Areflh incontra Ciolos. Trentini: Abbiamo fiducia nella riforma OCM Il Presidente di Areflh Josep Maria Peligri, assessore all’Agricoltura della Regione Catalonia e il vice presidente Luciano Trentini (nella foto) hanno incontrato il Commissario Europeo Dacian Ciolos per illustrare l’attività delle Regioni Ortofrutticole Europee ponendo all’attenzione del Commissario alcuni temi specifici per affrontare le sfide future del settore ortofrutticolo. Il Commissario ha apprezzato l’impegno di Areflh, il lavoro di analisi e le proposte effettuate
nel quadro di una collaborazione che deve essere sempre più stretta fra le organizzazioni territoriali del settore e la UE. Ciolos ha confermato il ruolo determinante del settore frutta e ortaggi che beneficia di provvedimenti specifici nell’ambito della PAC e che in questo momento di cambiamenti debbono essere rafforzati. In particolare ha confermato che è in preparazione la riforma dell’OCM frutta e ortaggi che si reggerà, ancora una volta, sul ruolo primario delle OP. La Commissione ha previsto modifiche migliorative al sistema secondo i seguenti punti: dotare il settore di strumenti capaci di rispondere al meglio alle situazioni di crisi, per questo sarà necessario che in caso di crisi tutto il settore produttivo sia coinvolto OP e produttori singoli così da rendere lo strumento più efficace; salvaguardare il ruolo delle Op e AOP e prevedere nuove soluzioni per aumen-
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Notiziario tare il livello di organizzazione nei paesi e nelle regioni dove questo è basso. Sarà proposta una misura di accompagnamento effettuata da OP strutturate che dovranno sostenere quelle in via di riconoscimento, o che debbono strutturarsi. La proposta legislativa della riforma, verrà presentata al parlamento ed al Consiglio nel corso del quarto trimestre del 2013. Per quanto riguarda il Psr, programma di sviluppo rurale, sarà più evidente un approccio territoriale e settoriale e sarà possibile disporre di maggiori finanziamenti dei programmi settoriali, più cooperazione interregionale, più assistenza tecnica a favore dei produttori, maggiore sostegno ad una produzione agricola rispettosa dell’ambiente e della qualità. Per la ricerca e la innovazione sarà previsto uno strumento specifico per l’agricoltura e per questo la DG Agri sarà fortemente implicata. I primi bandi per la ricerca e l’innovazione saranno disponibili ed attivi probabilmente già dal 2014. Per quanto riguarda le azioni promozionali dei prodotti agroalimentari una proposta di modifica dell’attuale regolamento sarà disponibile entro la fine dell’anno. In questo momento il documento è alla verifica dei servizi della Commissione. “Un incontro importante e positivo che ci consente di attendere con fiducia la prossima riforma dell’OCM – afferma Luciano Trentini. I numerosi temi trattati – continua Trentini - ci fanno ben sperare in un miglioramento delle azioni legate alla prevenzione e gestione delle crisi e in una riqualificazione delle organizzazioni dei Produttori e delle loro Associazioni. Naturalmente l’Europa agricola è grande e non sempre vi è condivisione sulle azioni da mettere in atto, ma abbiamo proposto al Commissario la necessità di favorire le esportazioni, dando sicurezza alle imprese poiché Areflh ritiene che aumentare l’export sia uno dei primi strumenti per prevenire le crisi”. 18
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Piccoli frutti: Sant’Orsola cresce nell’export e sfonda in Russia A fronte di uno scenario mondiale e nazionale caratterizzato da un generale rallentamento dell’economia e da una conseguente flessione del potere di acquisto e dei consumi, il settore “piccoli frutti” registra una tendenza inversa. Le caratteristiche di consumo di questi prodotti, riconosciute ad apprezzate dai consumatori, fanno sì che la domanda si attesti su buoni livelli. La strategia commerciale adottata è volta a rafforzare la presenza sui mercati internazionali, con una attenzione
particolare a quelli emergenti. I numeri parlano chiaro: diversificare i mercati è fondamentale per valorizzare i prodotti conferiti dai quasi 1.200 soci che fanno parte della Sant’Orsola, realtà leader in Italia nella produzione e vendita di piccoli frutti, fragole e ciliegie tardive. Cresce in maniera esponenziale l’attività di esportazione verso la Russia, che diviene così il secondo mercato estero di sbocco per fragole, piccoli frutti e ciliegie firmati Sant’Orsola. Anche negli Emirati Arabi Uniti, in particolare a Dubai, si apprezzano le delizie della Cooperativa di Pergine Valsugana: i consumatori mediorientali riconoscono il valore del “Made in Italy” e gradiscono il buon sapore che contraddistingue questi prodotti. Proseguono i rapporti commerciali an-
che con i Paesi del Nord Europa, Olanda e Scandinavia in particolare, e del Centro Europa, come la Spagna. La Germania rimane il mercato principale di destinazione di fragole e piccoli frutti, con un fatturato che si prevede supererà i 3 milioni di euro. “Siamo molto soddisfatti del lavoro che stiamo facendo” dichiara il direttore della Cooperativa, Matteo Bortolini “abbiamo fatto anche un test con un mercato particolarmente interessante, la Cina, dove abbiamo spedito i primi 100 quintali di ribes rosso”. Riorganizzazione aziendale, presidio del marcato nazionale e internazionale: questi i fattori su cui punta Sant’Orsola per ripagare il socio – in maniera adeguata - della fatica del coltivare.
CPR System amplia gli impianti per rispondere alla crescita Cpr System, l'azienda leader italiana degli imballaggi in plastica a sponde abbattibili e riciclabili, investe sulla crescita ampliando lo stabilimento inaugurato nel 2009 a Casei Gerola (Pavia). Una struttura all'avanguardia, già dotata delle tecnologie più avanzate del settore, con una capacità di lavaggio, a pieno regime, di 4000 cassette all'ora. Attrezzato con un sistema robotizzato di asciugatura delle casse unico in Europa l'ampliamento dello stabilimento, inaugurato il 20 settembre alla presenza dei soci della S e t t e m b r e
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tempi d’attesa ridotti nelle aree di carico e scarico, precisione inventariale e documentale, rispetto e attenzione alla sicurezza degli addetti e, ovviamente, rispetto dei budget definiti e contenimento dei costi. Negli ultimi 4 anni l'azienda è passata da 43 milioni di cassette lavate a oltre 64 milioni movimentando in entrata e in uscita 169 milioni di imballi utilizzando i medesimi impianti.
Cresce il segmento dei surgelati anche per frutta e verdura Le previsioni parlano di una crescita del mercato della frutta e verdura surgelata. Il segmento degli ortofrutticoli surgelati dovrebbe aumentare del 4,3% l'anno tra il 2013-2019 a livello mondiale. Forte domanda per gli alimenti di rapida preparazione, lancio di nuovi prodotti e domanda nei Paesi emergenti contribuiranno a una crescita sostenuta. Nel 2012 il mercato mondiale degli alimenti surgelati si divideva in tre zone: Europa (39,5% del mercato mondiale), America del Nord (26,3%) e resto del mondo (34,2%). Per i prossimi sei anni, la crescita più elevata è prevista nel resto del mondo, a causa dell'arrivo di Brasile e Argentina come nuovi mercati.
Pomodoro da industria: il peggior raccolto degli ultimi 10 anni Il raccolto 2013 del pomodoro da industria sarà in Italia il più scarso degli ultimi dieci anni. Il ritardo nella definizione delle condizioni contrattuali e la delusione per quelle ottenute avevano creato perplessità e disaffezione per la coltura. La situazione di difficoltà era stata accentuata dall'andamento climatico eccessivamente piovoso in fase di preparazione dei terreni e di trapianto, con una contrazione degli investimenti, in termini di superfici trapiantate, oscillante tra il 10 ed il 15%. Le grandinate e le problematiche fitosanitarie che hanno interessato alcuni territori, le rese ridotte ed il ritardo delle operazioni di raccolta, conseguenza dei trapianti posticipati per la pioggia, porteranno così a registrare la campagna 2013 come la più scarsa, in termini di quantità, degli ultimi 10 anni, con una produzione che potrebbe non raggiungere i quaranta milioni di quintali, il livello più basso dal 2002. Un risultato particolarmente deludente, visto che la produzione media annua della decade è superiore ai 52 milioni di quintali, con un picco di 64 milioni di quintali nel 2006 ed un raccolto 2012 superiore ai 46 milioni di quintali.
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Cooperativa Cpr System e delle autorità locali, prevede circa 3.500 metri quadri di spazio aggiuntivo in grado di stoccare 5.000 pallet. I pallet Cpr System rappresentano oggi una vera punta di diamante dell'attività con una crescita esponenziale degli utilizzi determinata soprattutto dalla grande convenienza del sistema. Il sistema di gestione a ciclo chiuso di Cpr e la ragione sociale cooperativa, composta da oltre 1.000 soci tra produttori, distributori e trasportatori, consentono di raggiungere un livello di competitività economica unico in Italia. "Lo stabilimento di Casei Gerola dichiara Monica Artosi, direttore generale di Cpr System - ha superato in breve tempo i 50 milioni di movimenti effettuati. Con l'ampliamento siamo in grado di migliorare il livello di servizio e l' efficienza, due elementi questi che guidano e orientano sempre le scelte dell'azienda". Le 14 piattaforme logistiche di Cpr System di cui 3 sono anche centri di lavaggio, distribuite nel territorio nazionale garantiscono la sanificazione, la riparazione, la rigranulazione e il riciclo di tutti gli imballaggi in plastica CPR, e in questa attività viene posta particolare attenzione a tutti gli aspetti che riguardano la fornitura di servizi ai soci cercando di assicurare il più alto grado qualitativo possibile, che poi si traduce in capacità di lavaggio, rispetto degli standard,
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Cesena a pieni giri Rieccolo, guarda chi si rivede: Macfrut, la fiera italiana che, per preparare l'edizione 2013, ce l'ha messa tutta, sia sul fronte interno sia su quello internazionale. Le conclusioni le tireremo nel prossimo numero del Corriere Ortofrutticolo ma possiamo già dire che, a giudicare dagli appuntamenti convegnistici, dalle iniziative collaterali (alcune assolutamente nuove e originali come quella riportata a pagina 25), dagli inviti fatti ai buyers esteri, dalla qualità degli espositori, questa è una fiera che dice forte: eccomi Italia, ci sono. Perché in Germania, in Spagna e in Russia la concorrenza è forte, ma in Italia c'è Macfrut. E Macfrut c'è. Sentite il grande patron, al suo posto dalla prima edizione, nel 1984, Domenico Scarpellini: "Vorrei allargare l’orizzonte. Considerati i positivi risultati delle ultime edizioni, c’è un messaggio molto interessante che mi pare provenga da Macfrut e sul quale tutto il mondo culturale, econoS e t t e m b r e
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Un grande sforzo organizzativo per l’edizione 2013 dell’unica fiera italiana di settore. Nuove iniziative e una massiccia presenza di buyer provenienti dall’estero mico, sociale e politico dovrebbe riflettere. Macfrut non è solo il momento di incontro e confronto di numeri e strategie, ma l’unica fiera internazionale dell’intera filiera ortofrutticola italiana. Una filiera che significa un importante contributo all’economia e allo sviluppo dell’economia in quanto è - purtroppo - forse uno dei pochissimi settori che assorbono manodopera invece di Domenico Scarpellini, presidente di Cesena Fiera
espellerla in maniera massiccia. Uno dei pochi settori che mantiene l’importanza del made in Italy, che vuol anche dire un flusso di entrata di valuta pregiata. E non basta. Si pensi al benessere che un'alimentazione ricca di
F&V comporta, con un risparmio in malattie (anche le più gravi) e, soprattutto, con l'apporto di energie umane e mentali che le persone sane riversano sulla società". "Per questo credo - ci ha detto Scarpellini - che l’agroindustria, l’ortofrutticoltura in particolare e Macfrut - come espressione di questo mondo - possa e debba essere al centro di una serie di azioni che vadano nel senso di supportarla, difenderla e valorizzarla anche per quella possibilità che la rassegna rappresenta nel dare risposte per contribuire a soluzioni di fronte a questa crisi mondiale". Una carta vincente di questa edizione è l'aver dato corpo ha un'idea originale, la 'fiera diffusa', www.corriereortofrutticolo.it
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Quasi in concomitanza con l’avvio delle lezioni, Macfrut ha organizzato un Corso di formazione per manager del Bacino del Mediterraneo. La conoscenza diretta dei punti di qualità del Sistema Italia è stata alla base di questa iniziativa assolutamente nuova che è stata intitolata: “La filiera ortofrutticola italiana - Produzione, commercio e valorizzazione”. Top manager italiani e romagnoli e gli operatori dei Paesi del Mediterrameo hanno accolto con entusiasmo la proposta (le adesioni sono state tali che si sono dovute chiudere le iscrizioni anticipatamente). Non solo, ma la consapevolezza che Macfrut sia una fiera diffusa, cioè che si tiene al centro di un territorio (comprensorio romagnolo e Regione Emilia Romagna) dove sono presenti aziende leader mondiali della filiera ortofrutticola, è stata la chiave del successo ed ha consentito di utilizzare i dirigenti come docenti e poi di andare a verificare come la teoria viene applicata nelle imprese. E questa unione di teoria e pratica avviene senza dover effettuare spostamenti …biblici (è tutto ad un colpo di acceleratore). Il programma delle intense giornate del corso è stato coordinato da un tutor quale la giornalista Elide Giordani. Lo riportiamo per dare un'idea dell'importanza dell'iniziativa. Venerdì 20 settembre le lezioni sulla produzione. Roberto Della Casa, docente dell’Università di Bologna, ha parlato di La produzione Ortofrutticola italiana nel contesto internazionale. L’Organizzazione della produzione e del commercio ortofrutticolo è
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FOCUS PRODOTTI/1 IL MELOGRANO Mercoledì 25 settembre al Macfrut il CSO ha organizzato una tavola rotonda per creare un primo momento di confronto e per analizzare le reali possibilità di sviluppo del melograno in Italia e come oggi l'industria di trasformazione possa procedere per soddisfare i propri fabbisogni in termini di approvvigionamento della materia prima. Il melograno è considerato oggi, per le sue caratteristiche nutrizionali un anti-ossidante naturale di straordinario valore. Non c'è rivista di cucina o di medicina che non parli delle virtù del melograno. Noto anche con il nome di Punica Granatum o Mela di Cartagine la pianta, originaria delle regioni dell'Iran e dell'India settentrionale, si è diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo. Nei nostri areali del nord e del sud Italia è conosciuta come pianta ornamentale, piuttosto che pianta dalla quale trarre frutti da commercializzare. Grazie ai suoi requisiti salutistici in questi ultimi anni è aumentato l'interesse verso la coltivazione del melograno. Il frutto può essere utilizzato allo stato fresco, da consumare tal quale o in cucina per la preparazione di sfiziose insalate, ma soprattutto viene consumato come succo ottenuto dalla spremitura dagli arilli racchiusi in un involucro di colore rosso o arancione denominato balausta. Il prodotto alimenta anche una forte importazione di semilavorati destinati alla industria di trasformazione e della cosmesi. I paesi del bacino del Mediterraneo concentrano la maggiore diffusione della coltura per la commercializzazione dei frutti allo stato fresco. I principali produttori sono Israele e Spagna, ma altri Paesi, come ad esempio l'Iran, stanno realizzando nuovi impianti. L'assenza di produzioni italiane e l'espansione della domanda alimenta un forte flusso di importazione. stato il tema trattato da Renzo Piraccini, direttore Generale di Apofruit e di Almaverde che ha rivestito per la prima volta – come altri - il ruolo di insegnante. Poi, Bruno Piraccini di Orogel ha illustrato L’industria di trasformazione. In chiusura di lezioni, il presidente di Unitec, Angelo Benedetti, ha affrontato il tema delle tecnologie e dell’indotto. Alle 15, si è passati alla pratica, con le visite aziendali. Per prima è stata visitata una azienda ortofrutticola (Moretti), successivamente il Centro di lavorazione Almaverde Bio e l’industria della surgelazione Orogel. Sabato 21 settembre le lezioni si sono incentrate su commercio e logistica. Si è iniziato con Il sistema commerciale dell’ortofrutta italiana nello scenario internazionale, docente Marco Salvi dell’impresa Salvi, poi La distribuzione dell’ortofrutta all’ingrosso e al dettaglio con Claudio Gamberini di CONAD, per proseguire con I
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A Cesena l’Italia fa scuola al Mediterraneo
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Farmers Market, con relatrice Raffaella Cantagalli di Coldiretti e concludere con L’innovazione varietale frutticola, tenuta dal ricercatore Walter Faedi. Alle 15 visite in azienda ed è stata la volta del Centro Distributivo Conad CIA e di un punto vendita, ovvero l’Ipercoop di Cesena. La valorizzazione è stato l’argomento attorno cui è ruotata la giornata di lunedì 23, e miglior inizio non si poteva avere dell’intervento su I prodotti DOP e IGP di Luciano Trentini (CSO), cui sono seguite le lezioni Le società di servizi per la valorizzazione dell’ortofrutta di Paolo Bruni, Ppresidente CSO; Melinda: un caso di studio fra marca ed organizzazione di Luca Granata, manager di Melinda, per concludere con L’imballaggio e le confezioni di Giuseppe Montaguti dirigente di INFIA. Nel pomeriggio le visite alla Sorma, azienda di macchinari e alla Fustelpack, impresa di imballaggi.
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un concetto che allarga l'interesse della 'fiera di distretto', la allarga a nuovi orizzonti, nel senso che significa: venite a Cesena non perché vogliamo semplicemente promuoverci (cosa scontata) ma perché qui, attorno alla fiera, potete vedere davvero qualcosa di interessante, di utile, a volte di unico al mondo. Ed è tutto vero. Cesena è un distretto unico Italia e, per certi versi, in Europa. E dunque ad accogliere i visitatori della manifestazione non ci sono stati solo i padiglioni fieristici di Pievesestina ma l’intero territorio, con un programma di visite sul campo, per consentire di vedere da vicino dove e come vengono già applicate le soluzioni tecnologiche presentate in fiera. "Siamo partiti dalla consapevolezza che l’Emilia Romagna è uno dei territori all’avanguardia nel panorama dell’ortofrutticoltura mondiale, grazie alla presenza dell’intera filiera e alla capacità di innovazione espressa dalle aziende che qui sono attive - spiega Luigi Bianchi, coordinatore di Macfrut -. Abbiamo così voluto utilizzare queste caratteristiche per offrire un’opportunità in più ai nostri visitatori e ai nostri espositori, e in particolare a quelli stranieri (che rappresentano il 20%): nei padiglioni si ammirano macchinari e tecnologie, e appena fuori dall’esposizione c’è la possibilità di vederne l’applicazione concreta in aziende e imprese di produzione, di lavorazione e di distribuzione. Le visite organizzate non sono semplici passerelle, ma i partecipanti hanno anche l’occasione di approfondire gli aspetti legati all’economicità e alla congruità rispetto alle proprie esigenze". Per MACFRUT 2013 sono state organizzate - assieme al CRPV - due giornate di visita, ognuna delle quali focalizzata su uno specifico prodotto. Nella prima giornata – in programma per il 26 settembre – i riflettori sono stati puntati sulla filiera della noce, con tapS e t t e m b r e
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Valeriane: lo spessore varietale in IV gamma si affida a Rijk Zwaan L’attività di ricerca di Rijk Zwaan, società di riferimento nel settore delle sementi orticole a livello mondiale, vede tra le sue priorità la possibilità di fornire al mercato varietà di quelle specie orticole che la IV Gamma va ricercando per la composizione dei mix di prodotti. Il settore della IV Gamma in Italia oggi sta assumendo un ruolo sempre più importante nella vita quotidiana del consumatore medio, in quanto la praticità di poter consumare frutta e verdura già pronte permette alle persone di dedicare ad altre attività una parte del tempo risparmiato a cucinare. Per questo sugli scaffali dei supermercati si moltiplicano le proposte di buste e confezioni di insalate pronte all’uso. Tra queste, la valeriana è ormai diventata uno dei prodotti di riferimento, sia nella composizione di mix che come monoprodotto. Rijk Zwaan ha sviluppato una
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gamma specifica per il mercato Italiano, che permette ai produttori di coltivare la valeriana durante tutto l’anno. Attualmente la gamma è composta da: DIONE RZ, CIRILLA RZ, CALARASI RZ, PULSAR RZ, REVELLE RZ DIONE RZ e CIRILLA RZ sono varietà per produzioni primaverili e autunnali CALARASI RZ e PULSAR RZ sono indicate per produzioni invernali REVELLE RZ rappresenta la scelta ideale per le produzioni estive Tutte queste varietà presentano un colore verde brillante, un cespo compatto e foglie di ottimo spessore, adatte ai proces-
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si di lavorazione industriale, che mantengono quella croccantezza e quell’aspetto di freschezza all’interno delle confezioni che il consumatore desidera. L’obiettivo di Rijk Zwaan è portare sulle tavole degli Italiani delle valeriane di IV Gamma fresche e saporite come se fossero appena raccolte. Grazie a queste caratteristiche vincenti DIONE RZ, CIRILLA RZ, CALARASI RZ, PULSAR RZ e REVELLE RZ si stanno affermando all’interno di tutta la filiera, dal produttore al consumatore. Certamente, il lavoro di ricerca di Rijk Zwaan non si ferma qui: intendiamo proporre sempre nuove varietà di valeriana che vadano a migliorare ogni aspetto qualitativo, per soddisfare così la filiera produttiva e il gusto del consumatore.
Per informazioni: Segreteria Rijk Zwaan Italia tel. 051 729448 mail: rijkzwaanitaly@rijkzwaan.it sito web: www.rijkzwaan.it
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pe a un noceto intensivo a conduzione biologica e ad uno stabilimento di selezione e confezione. Ai partecipanti sono stati forniti i dati agronomici del prodotto e un dossier sull’organizzazione della filiera. Nella giornata successiva (venerdì 27 settembre) protagonista è stata la carota da consumo fresco. A questa idea di 'fiera diffusa' si debbono aggiungere altre iniziative notevoli, come il già citato corso di formazione per manager del Mediterraneo, l'Oscar Macfrut per l'innovazione e un impegno senza precedenti sul fronte internazionale. Nel corso dell'anno, fino alla recentissima fiera di Mosca, abbiamo visto un'assidua presenza promozionale di Macfrut al fine di portare a Cesena un buon numero di buyer da Paesi interessanti per l'export italiano di ortofrutta e crediamo che mai come quest'anno queste presenze si faranno sentire a Cesena in modo positivo. Sia l'Est Europeo con la Russia, ma anche l'Ucraina e altri Paesi, sia il Mediterraneo con diversi Paesi del Nordafrica e la Turchia, sia il Nordeuropa hanno mostrato interesse per Cesena. Il che sta a significare non solo l'impegno degli organizzatori e dell'ufficio estero guidato da Valentina Piraccini, ma anche - e forse soprattutto - che il sistema Italia è un riferimento nel mercato ortofrutticolo globale di cui non si può fare a meno. (a.f.) S e t t e m b r e
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IL NOCE Originario delle catene montuose dell’Asia Centrale il noce oggi trova diffusione in tutto il mondo. E’ in Cina, dove si concentra la maggiore produzione mondiale e si raccolgono oltre un milione di tonnellate di noci. Circa 500 mila tons si producono negli USA, che detengono una produzione per ettaro record, pari a 6 t/ha. In Italia oggi la produzione si aggira intorno alle 12-14 mila tonnellate, un’offerta capace di soddisfare meno del 20% del fabbisogno nazionale stimato in circa 50 mila tonnellate. La copertura della quota mancante è soddisfatta prevalentemente da Paesi extra UE, in particolare dagli Stati Uniti, Cile, Argentina e Australia, mentre i principali fornitori europei sono la Francia, e ultimamente l'Ucraina e la Bulgaria. Nel nostro Paese la produzione media per ettaro è si attesta intorno alle 2,5 tonnellate e le regioni maggiormente interessate a questa produzione sono la Campania, il Veneto, la Basilicata, il Lazio e le Marche. Alla fine degli anni '80 il nostro Paese era il principale produttore europeo con una produzione di oltre 70 mila tonnellate di noci. L’elevato costo della manodopera e il suo difficile reperimento e la scarsa reddittività, hanno, di fatto, ridotto drasticamente le coltivazioni, che oggi trovano un rinnovato interesse nelle regioni del Nord Italia, dove imprese medio grandi hanno sviluppato la meccanizzazione e un sistema produttivo, commerciale ed organizzativo piuttosto dinamico e competitivo. In passato la noce ha avuto un ruolo molto importante nell’alimentazione umana, (pane e noci) perché il frutto è energetico e facilmente conservabile. Anche in questo caso il successo ed il rinnovato interesse per il consumo delle noci è stato determinato dalle informazioni scaturite da recenti studi che confermano come la noce contribuisca in maniera determinante a ridurre il rischio di malattie cardiache, abbia effetti benefici sulla riduzione del colesterolo, sia ricca di grassi insaturi ricchi di Omega 3 ecc. L’aumento della richiesta da parte dei consumatori, perciò, ha favorito anche un aumento delle importazioni. Lo sviluppo della meccanizzazione, di nuove tecniche produttive e di nuovi modelli organizzativi, ha fatto sì che la coltivazione del noceto fosse rivalutata sotto il profilo tecnico, commerciale e alimentare occupando così nuovi spazi per una frutticoltura alternativa e moderna, capace di nuovi investimenti ed anche di importanti risultati economici. La tavola rotonda organizzata dal CSO mercoledì 25 settembre al Macfrut ha voluto essere uno stimolo per gli imprenditori che sono alla ricerca di nuove alternative produttive, e che intendono conoscere meglio questa specie, vecchia per tradizione ma nuova per la tecnica di coltivazione e per le scelte varietali oltre che per l'organizzazione d'impresa che richiede.
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Cesena 25-27 settembre
L'edizione 2013 di MACFRUT è incentrata sul ruolo che l'ortofrutticoltura giocherà nello scenario internazionale nel prossimo futuro. Un ruolo che vede crescere Paesi quali India, Cina e Brasile come mercati di arrivo dei prodotti (e non solo di competitor per gli attuali Paesi leader) Macfrut ha un ruolo importante nel panorama fieristico mondiale anche per l’alto livello della sua convegnistica, che affronta ogni anno le problematiche di attualità ponendo soluzioni e prospettive nel medio ed anche nel lungo periodo. Sono incontri nei quali si elaborano strategie e risposte, si presentano esperienze innovative e scelte consolidate. In una parola, aiutano lo sviluppo del settore mettendo assieme e a confronto cervelli ed esperienze, know how e esperti, operatori e ricercatori, produttori e buyers. E questo clima internazionale si “respira” già nell’anteprima di martedì 24 settembre, ovvero in quel SUMMIT Mondiale, che –da alcuni anni- si tiene il giorno prima dell’apertura ufficiale di Macfrut. Quest’anno ci si occupa del kiwi. “Il mondo del kiwi fra emergenza e mercato – Le eccellenze si confrontano”, è il titolo del Summit che avrà luogo nella Sala Europa a Macfrut, a partire dalle ore 10. Alle 16:30, circa, ci sarà una Tavola Rotonda, organizzata in collaborazione con il CSO, cui parteciperanno esponenti del comparto, provenienti da Nuova Zelanda, Cina e Cile. L’aspetto internazionale prosegue anche con il Convegno di apertura (mercoledì 25 ore 10:30, Sala Europa), che sarà dedicato agli accordi commerciali fra Stati Uniti d’America e Unione Europea. Si tratta di una materia assai compS e t t e m b r e
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lessa (contingentamenti, barriere fitosanitarie, ecc) e sarà preziosa l’esperienza della Regione EmiliaRomagna, che sta perfezionando, con il supporto di Assomela e CSO, un protocollo sperimentale per l’esportazione delle pomacee con lo stato del Delaware (USA). Non a caso al Convegno sarà presente Edwin Kee, Segretario all’Agricoltura del Delaware, della Direzione Generale del Commercio e lo stesso l’Assessore dell’Emilia Romagna Tiberio Rabboni mentre le conclusioni saranno tratte da Nunzia De Girolamo, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Alle 11:30 Alimos e Interfel (Sala Gialla) presenteranno i risultati del primo anno del Progetto di educazione alimentare italo-francese su frutta e verdura, cofinanziato dall’Unione Europea e , per la parte italiana dal Ministero della Politiche agricola. Interessante, per le strategie future è l’ormai consueto appuntamento con il meeting della Coldiretti nazionale, che assieme al Presidente nazionale Sergio Marini, delineerà “La filiera ortofrutticola che vogliamo” (Sala Europa ore 15). Al secondo giorno, (giovedì 26, ore 10 – Sala Europa), Dop e IGP saranno affrontati in un confronto fra sei Regioni italiane (leader nel
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Una convegnistica ricca che guarda oltre confine
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comparto), Francia e Spagna, con particolare riguardo alle possibili conseguenze mondiali, arrivando a condividere un documento congiunto delle proposte. Anche le sementi ortive saranno oggetto di un incontro di Italia Ortofrutta-Unione nazionale (giovedì Sala Verde ore 10:30). Un altro punto di riferimento –sempre mondiale- arriverà dal Workshop su IV e V gamma, organizzato da AIIPA nel pomeriggio di giovedì 26 in Sala Europa. Partendo da una approfondita analisi del mercato e del consumatore l’Associazione italiana indistrie prodotti alimentari mette a confronto produttori e distributori su quali strategie servano per ridare slancio al mercato dei prodotti ortofrutticoli freschi e pronti al consumo. Venerdì 27 (Sala Europa – ore 10:30) si discuterà di nova PAC e revisione dell’OCM, per proiettarsi verso la scadenza del 2020. Il Convegno, promosso da Agrinsieme, che vede protagoniste l’Alleanza delle Cooperative Italiane-Settore Agroalimentare, Cia e Confagricoltura che vorranno lanciare le via di uscita dal momento di crisi economica generale. Fra gli interventi, anche quello di Paolo De Castro, Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento.
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Piacere, mister PeraItalia ● Lorenzo Frassoldati
“Se porti in giro per il mondo delle pere Abate e chiedi a un consumatore da dove vengono, nessuno ti risponderà: dall’Italia. Il made in Italy è il terzo marchio più riconosciuto al mondo, eppure all’estero, e qualche volta anche in Italia, nessuno lo collega alle nostre pere. Questo gap va superato, questa ignoranza ci deve rendere consapevoli che c’è un potenziale enorme da sfruttare, interi mercati tutti da conquistare. Abbiamo l’ambizione di far conoscere la pera italiana nel mondo, a partire dalla Abate”. Non è un programma da poco quello di PeraItalia, che è insieme un consorzio fra 9 grandi produttori, ma anche un marchio e un progetto finalmente innovativo per rilanciare un comparto che negli ultimi anni ha visto più di una crisi. Davanti al rischio – paradossale – di vedere impoverirsi un comparto che dovrebbe essere un nostro fiore all’occhiello (le Abate le facciamo solo noi, in un territorio limitato come il triangolo Bologna-Modena-Ferrara) grandi privati e cooperative hanno trovato la forza e il coragS e t t e m b r e
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Luciano Torreggiani, cooperatore di lungo corso, è l’uomo chiamato a promuovere la pera italiana nel mondo. Con lui 9 grandi produttori. Un marchio e un Consorzio gio di mettersi assieme per affrontare al meglio i mercati internazionali. Mettendo da parte gelosie, campanilismi e rivalità. Chi ha fatto il ‘miracolo’ di mettere tutti attorno a un tavolo, chiudendo una partita che si trascinava da almeno 10-15 anni, è Luciano Torreggiani, cooperatore di lungo corso, n. 1 della vecchia e nuova Patfrut, che ha “tirato la volata” assieme al gruppo Salvi. “Ringrazio Marco Salvi e Mauro Grossi per l’apporto costruttivo che hanno dato a PeraItalia, ma voglio ringraziare anche tutti gli altri soci per la disponibilità e l’onore che mi hanno fatto indicandomi come presidente, una fiducia che spero di contraccambiare. Il mio lavoro e il mio impegno sono garantiti”. Cosa c’è di nuovo in PeraItalia? “Direi tutto, a partire dalla mission. Dare un reddito adeguato ai produttori per garantire loro di continuare a produrre con soddisfazione in futuro. E per fare
questo bisognava affrontare uno dei problemi di fondo della nostra pericoltura: remunerare i calibri medio-piccoli del frutto, che pesano negativamente nei bilanci delle aziende. Vogliamo prioritariamente valorizzare al meglio questa fascia di prodotto, con una strategia di marketing e commerciale originale” Originalità, innovazione: ce ne parli? “Innovazione nella presentazione del prodotto con l'adozione di confezioni particolari e comunicazione al consumatore delle tante virtù del frutto” Partiamo dalla presentazione del prodotto “Dai nostri test è emersa la richiesta di dare maggiore visibilità al frutto. Ciò si è tradotto in una modalità di presentazione originale, mai sperimentata finora. Nuove confezioni da 2/3/6 frutti, per i calibri 60/65 e 65/70, studiate appositamente in collaborazione con diversi partner inwww.corriereortofrutticolo.it
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dustriali. Nuova confezione anche per i calibri 55-65,che verrà confezionata direttamente in campagna. E novità anche nella presentazione del prodotto sfuso” E le virtù da comunicare? “Si sono individuati i valori che i consumatori ricercano nella pera. Innanzitutto il concetto generale di un frutto dolce naturale a basso contenuto di calorie, molto versatile, adatto al consumo tal quale ma anche come ingrediente in cucina, o anche come succo e frullato. Infine, le richieste dei consumatori emerse nella indagine sono state tradotte in una campagna di comunicazione che accompagnerà sempre il brand PeraItalia nelle confezioni sui punti vendita e su tutti i mezzi di comunicazione”. Avete già tutto chiaro? “Questa prima campagna costituirà un test su larga scala da cui ci aspettiamo ulteriori indicazioni per affinare il nostro operato
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nei prossimi anni”. Altre novità? “Con Claudio Scalise, che ci sta curando comunicazione e marketing, abbiamo in programma un grande evento pubblico per presentare ai produttori e alla stampa le proposte innovative di PeraItalia”. Sul fronte commerciale? “Con Gabriele Ferri, responsabile del comitato commerciale, abbiamo messo a punto formule di vendita innovative già presentate ai clienti internazionali. Per ciascuna area di mercato, inoltre, si stanno mettendo a punto proposte commerciali ad hoc. Per questa campagna 2013 ci concentreremo solo sulla Abate, ma nei prossimi anni la gamma PeraItalia si arricchirà di nuove referenze”. Nove imprese socie, già concorrenti sul mercato. Come riuscirete a lavorare assieme senza pestarvi i piedi?
“PeraItalia rappresenterà la linea premium presente nel portafoglio di offerta di ciascun socio. In sede di comitato commerciale verrà definita la distribuzione dei clienti/mercati tra i partner, individuando per ciascun mercato il/gli account PeraItalia di riferimento” Concretamente? “Tutti siamo consapevoli che condividere una politica comune di valorizzazione della pera Italiana è decisivo per poter avere successo sui mercati mondiali. Intanto puntiamo a forme di integrazione più avanzate sui mercati nuovi o semi-nuovi (Usa, Urss, Nord Africa, Asia) dove sicuramente non ci sono problemi di concorrenza tra di noi. Mentre in Europa ogni impresa curerà direttamente i propri clienti selezionati dal consorzio. Risolveremo i problemi cammin facendo col dialogo e il confronto, consapevoli che dobbiamo
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CHI È LUCIANO TORREGGIANI 61 anni, ferrarese, laureato in Scienze agrarie, Luciano Torreggiani è un manager che ha costruito la sua carriera tutta all’interno del movimento cooperativo. Imprenditore agricolo per tradizione famigliare, da sempre si occupa delle aziende di proprietà nel Bolognese, a vocazione ex frutticola e attualmente orticola. Il primo incarico lo vede nel 1992 alla presidenza della coop Centralfrutta di Baricella. Per successive aggregazioni con Delta Frutta di Budrio e la Produttori Patate di Molinella si giunge a costituire la ex Patfrut con sede a Molinella, grande operatore nel settore patate e frutta. Di questa impresa nel 2000 Torreggiani diventa presidente succedendo all’avv. Enrico Vittori Venenti. Lo scenario nazionale e mondiale spingono ad accelerare i percorsi aggregativi e così nel 2009 – con la regia di Torreggiani e Cera (Presidente ex Ferrara Frutta) - nasce la nuova Patfrut, dall’aggregazione con Ferrara Frutta di Monestirolo (FE), un vero gigante con quasi 900 soci, 4000 ettari, 11 magazzini, circa 1,3 milioni di quintali di produzione commercializzata tra frutta, patate e cipolle e orticole industriali, un fatturato (dati 2012) di 62 milioni di euro, di cui la metà realizzati con la Gdo italiana ed Estera, 19 coi mercati all’ingrosso/dettaglio, 7 con l’industria. Alla nuova Patfrut - aderente alle organizzazioni di produttori Apo Conerpo ed Asso.Pa., a Conserve Italia, Confcooperative e Legacoop - fanno capo quattro negozi al dettaglio nel centro storico di Ferrara, con un fatturato di circa 1 milione di Euro.
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tutti lavorare per un unico obiettivo: dare un futuro – e un reddito dignitoso – alla pericoltura italiana” Mercati nuovi, seminuovi, tutti da scoprire… “Appunto, c’è tanto lavoro da fare. Il primo dato da considerare è che mentre in Europa, soprattutto dell'ovest, le possibilità si restringono, ci sono mercati fuori di essa con grandissime potenzialità per le nostre pere. Per aggredirli in modo efficiente e remunerativo, però, servono dimensioni e struttura organizzativa all’altezza, con strategie di marketing adeguate, e magari del tutto diverse da quelle usate finora. Pensiamo ad esempio ai consumatori più giovani: non comprano la pera semplicemente perchè non la conoscono”. L’apertura del mercato americano sembra imminente… “È una grandissima opportunità. Alcune tra le aziende socie sono tra quelle pre-accreditate per ottenere la certificazione sanitaria al fine di realizzare i test di esportazione verso gli Usa. Vogliamo essere subito protagonisti dello sviluppo del nuovo mercato nord-americano”. Qualità e controlli, altro tema cruciale? “Il Comitato tecnico di PeraItalia ha messo a punto i disciplinari di qualità che definiranno gli standard merceologici delle diverse linee. Per questa prima campagna il consorzio si è dotato di un sistema di controlli a tappeto, che garantirà il rispetto degli standard. Anche qui affineremo tutto cammin facendo”. Che dire, una grande avventura ai nastri di partenza? “Siamo consapevoli della novità e dell’interesse che questo progetto ha suscitato. Questo implica anche delle responsabilità. Da parte nostra ce la metteremo tutta: si tratta di un progetto molto ‘meditato’. Ci vogliamo dare il tempo necessario per sviluppare al meglio tutte le iniziative. Ci sarà una fase di start up di 3 anni, in cui i costi di funzionamento del-
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PERITALIA Il Consorzio PeraItalia è nato ufficialmente nel gennaio 2013 alla presenza dell’assessore regionale all’Agricoltura dell’Emilia-Romagna, Tiberio Rabboni. I soci fondatori sono 9 tra le imprese private e cooperative più rappresentative della filiera produttiva e commerciale della pera: Bergonzoni srl, Granfrutta Zani soc. coop.,Naturitalia soc. coop., Opera soc. coop., Orogel fresco soc. coop, Patfrut soc. coop., Pempacorer soc. consortile, Salvi Unacoa spa consortile, Spreafico spa. Presidente è stato designato all’unanimità Luciano Torreggiani (Patfrut) e vice Mauro Grossi (Salvi Unacoa). Pera Italia è la prima azienda Italiana nel comparto delle pere, gestisce 1 milione di quintali di pere da tavola fresche , circa il 12 % del totale della produzione nazionale. Di queste 600.000 quintali sono Abate Fetel, pari al 25% del totale della produzione della varietà. In pratica una Abate su 4 da questa campagna 2013/2014 sarà commercializzata col bollino PeraItalia. La mission del consorzio è promuovere il consumo della pera di qualità italiana - ed in particolare dell’Emilia Romagna - nel mondo e così incrementare il valore aggiunto per i produttori-soci attraverso l’innovazione dell’offerta sui mercati mondiali. Operativamente gli strumenti strategici sono: innovazione di packaging e comunicazione di prodotto; offerta di nuovi concept di prodotto/servizio in linea con i più attuali trend della domanda internazionale; alleanza organizzativa e commerciale tra le imprese in grado di affrontare i mercati internazionali ; strategia di marketing declinata su tutti i segmenti dell’ offerta per ottimizzare il valore per il produttore agricolo. la struttura saranno ridotti al minimo indispensabile. Sottolineo che in questa fase tutti noi amministratori del Consorzio lavoreremo senza alcun compenso.
A conclusione del triennio si tireranno le somme, decideremo se e come andare avanti e si affronteranno i futuri assetti organizzativi”. www.corriereortofrutticolo.it
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Guala confermato presidente nazionale Due nuovi vice: Gregorelli e Montresor 'assemblea per il rinnovo delle cariche sociali, svoltasi nella sede dell'Acmo di Bologna il 21 settembre, ha confermato Ottavio Guala (foto) alla presidenza di FedagroMercati per i prossimi quattro anni. Guala era diventato per la prima volta presidente dell'organismo che rappresenta a livello nazionale i grossisti dell'ortofrutta nel 1989. Dopo una parentesi volontaria dal 1994 al 1996, era tornato alla presidenza senza interruzioni fino all'assemblea che il 21 settembre lo ha confermato. Nel corso della stessa assemblea, il Consiglio nazionale di Fedagro ha nominato coloro che affiancheranno Ottavio Guala nell'ufficio di presidenza: amministratore delegato è stato nominato Giovanni Ratto (Genova), vicepresidente vicario Valentino Di Pisa (Bologna), vicepresidenti confermati Piero Galasso (Pescara) e Giuseppe Pavan (Udine), vicepresidenti di nuova nomina Oliviero Gregorelli (Brescia) e Jacopo Montresor (Verona). L'elezione del presidente e tutte le nomine sono avvenute all'unanimità. All'assemblea erano rappresentati 15 Mercati. Nel corso dei lavori, il presidente Guala ha illustrato i punti programmatici del suo nuovo mandato, condivisi con il gruppo dirigente, che rappresentano i progetti per rafforzare il ruolo della categoria nell'immediato e nel prossimo futuro. Vediamo questi punti in sintesi. Rafforzare i rapporti esterni a partire dalla produzione. È necessario che la categoria torni ad avere rapporti prioritari con il mondo della produzione. Deve compiere concreti passi avanti in questa direzione creando vere e proprie partnership attraverso le
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Il primo punto del programma è rafforzare i rapporti tra i Mercati e la produzione. Più servizi alle imprese associate
quali sia possibile realizzare programmi comuni insieme alla produzione. Se intendiamo affrontare seriamente il calo dei consumi nel nostro Paese, non possiamo dimenticare che almeno in parte esso è dovuto al fatto che - afferma Guala - perdiamo consensi perché il prodotto non ha la qualità e soprattutto i sapori di un tempo. Noi abbiamo tutto l'interesse a confezionare un prodotto finalizzato ad essere consumato con soddisfazione. Il produttore ha lo stesso interesse. Dobbiamo riavvicinare quindi produzione e operatori di mercato per operazioni congiunte in questa direzione. Dobbiamo avere l'orgoglio, come categoria, di sentirci i veri professionisti dell'ortofrutta. Per mettere a frutto questo nostro patrimonio e assumere un ruolo più forte nella filiera, dobbiamo stringere alleanze a partire dalla produzione. Una prima iniziativa è già stata messa in cantiere e ha visto la luce a Cesena, il 25 settembre. Si tratta del convegno 'L'ortofrutta firmata agricoltori italiani alla prova dei Mercati Generali', pro-
mosso da Fai-Coldiretti e da noi nell'ambito di Macfrut, con l'intervento del ministro Nunzia De Girolamo. Collegata a questo obiettivo prioritario, e sempre nell'ottica di una ripresa dei consumi nel nostro Paese, c'è l'azione che dobbiamo svolgere affinché i grandi cesti di ortofrutta tornino all'interno dei ristoranti e degli alberghi, affinché i prodotti possano essere assaggiati e apprezzati in qualsiasi momento, dall'antipasto al dopo-pasto, al fuori-pasto. Dobbiamo dare visibilità al prodotto per avere maggiori opportunità di consumo. Ci sono nazioni in cui trovi l'ortofrutta in tavola ancora prima di sederti. Perché non deve tornare ad essere così in Italia? Ma i nostri rapporti di categoria non possono che partire - sottolinea il presidente Ottavio Guala dal nostro ruolo all'interno di Confcommercio, dove siamo tornati e dove desideriamo avere una presenza attenta, attiva, esercitando se del caso una critica costruttiva all'azione politica e sindacale della Confederazione. La collaborazione con la struttura tecnica di Confcommercio, sperimentata con soddisfazione negli ultimi mesi, ci ha dato conferma della grande professionalità degli uffici centrali della Confederazione. Per Fedagro, un supporto prezioso. Servizi alle imprese associate. Impegno prioritario è anche quello indirizzato ad aumentare i servizi alle imprese associate. Anche questa azione dipende da un sistema di alleanze che la rende possibile. All'assistenza tecnica e non solo di Confcommercio, va aggiunta la collaborazione con ISMEA e con il Cerved. Con ISMEA si tratta di continuare su
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Vinta la partita degli orari, i grossisti del CAR affrontano quella con il CARGEST Fedagro Roma valuta positivamente il piano degli orari attivato in via sperimentale nel 2011 e in scadenza alla metà di settembre dell'anno prossimo. Su questo fronte, il CAR può considerarsi più avanti degli altri mercati italiani, che per lo più ancora applicano l'orario notturno. Il Mercato della capitale non occupa invece posizioni di avanguardia per quanto riguarda il ruolo dei grossisti nella gestione e, su questo fronte, Fedagro Roma auspica che, da parte della società di gestione CARGEST, almeno si metta ordine ai problemi irrisolti e si avvii una nuova fase di collaborazione con i grossisti concessionari. Presieduta da Cesare Freni, con la storica guida Lino D'Olimpio come presidente onorario, Fedagro Roma conta su 64 aziende che rappresentano circa l'80 per cento dei grossisti operanti al CAR. Vicepresidenti sono Simone Ferrarini e Valter Arcangeli mentre Federico Nicolai è il rappresentante di Fedagro Roma in Confcommercio e Riccardo Pompei il delegato ai rapporti con CARGEST, amministrata da Fabio Massimo Pallottini. Il piano degli orari prevede che dal 14 settembre fino alla metà di giugno prossimo le contrattazioni avvengano dalle 12 alla 18 dal lunedì al venerdì, sabato chiusura, domenica contrattazioni dalle 6 del mattino fino ad esaurimento. In estate, da metà giugno a metà settembre, le contrattazioni sono aperte dalle 18 alle 24, sabato chiusura, domenica dalle 6 ad esaurimento. Commenta Federico Nicolai: "Qui a Roma quella degli orari è stata una partita vinta, e ne avvertiamo i benefici nonostante la crisi dei consumi si sia fatta sentire anche all'interno del Mercato. Non tutti i dettaglianti tradizionali sono d'accordo con l'apertura di giorno, ma è un fatto di abitudine e di organizzazione, un atteggiamento destinato a cambiare. Invece quello che sta succedendo è che noi grossisti abbiamo recuperato un bacino di clienti che avevamo perduto o che non avevamo mai avuto come gli acquirenti provenienti dai mercati minori della provincia di Roma, da mercati di altre province o di altre regioni come l'Abruzzo. Il giorno ha facilitato i contatti con la media distribuzione". Aggiunge Riccardo Pompei: "Abbiamo sfatato il tabù che non si potesse lavorare di giorno d'estate. Il dettaglio non ci ha abbandonato e abbiamo acquisito nuovi clienti. Basta fare attenzione alla catena del freddo e poi tutto funziona meglio. L'orario diurno facilita persino la qualificazione del prodotto perché di notte capitava che il Mercato assorbisse prodotto rifiutato altrove durante il giorno". Sul fronte CARGEST, due sono le richieste principali di Fedagro Roma: regolamentare gli ingressi impedendo al Mercato l'accesso a persone non autorizzate per il facchinaggio, allargare ai produttori agricoli che hanno accesso al CAR le regolamentazioni sanitarie a cui sottostanno i grossisti. "Questa è la premessa - sottolinea Nicolai - ma poi il CARGEST deve affrontare il tema del rilancio del Mercato, con azioni di marketing mirato, creando sinergie con strutture della distribuzione romana, facendo scendere in second'ordine gli aspetti politici e privilegiando un approccio più imprenditoriale. I nostri rapporti con la società di gestione non sono semplici, spesso sono agitati, dovremmo invece agire in collaborazione nel comune interesse". "Stiamo chiedendo regole aggiunge Pompei -. E un minimo di condivisione sulle strategie".
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una strada già avviata, anche attraverso il lavoro svolto da Osserva, mentre con il Cerved la collaborazione è nuova. La grande mole di dati che sono ottenibili da questi istituti può, almeno in parte, essere messa a disposizione dell'intera filiera, affinché ne possa beneficiare a livello di conoscenze indispensabili per una maggiore consapevolezza nell'azione economica e commerciale. Si tratta in parte di dati sensibili in grado di dare garanzie sulla sicurezza delle transazioni. Queste collaborazioni permettono infatti l'erogazione di informazioni e servizi nel campo dell'assicurazione dei crediti e altri servizi potranno essere messi in campo. Sempre nell'ambito dei servizi, è confermato l'impegno a presenziare alle fiere di settore e a promuovere e ad essere presenti a convegni a qualsiasi livello, locale, nazionale e internazionale, per far conoscere meglio il ruolo della nostra categoria e per promuovere le nostre aziende. Sono alla studio possibili nuove iniziative in quest'ambito. Non secondaria è l'attenzione alla stampa di settore, che prevede il potenziamento delle collaborazioni in essere e non esclude nuovi progetti. Fondamentale è - infine - l'azione che Fedagro dovrà mettere in campo all'interno dei Mercati, affinché essi siano più collegati a monte con la produzione, rispondendo meglio alle sue esigenze, e a valle con tutte le forme di dettaglio attraverso iniziative di riavvicinamento a tutti i protagonisti della vendita finale. In quest'ambito, uno dei temi da affrontare con più decisione rispetto al passato è quello degli orari, a cui si aggiunge il tema dei servizi. Il dialogo con i gestori dei Mercati diventa importante in questa direzione, che dovrebbe avere come obiettivo di riportare il Mercato all'Ingrosso al centro della filiera ortofrutticola.
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Operativo l’accordo firmato a metà settembre, che permette l’esportazione di due dei più importanti prodotti ortofrutticoli italiani verso gli Stati Uniti L'Animal and Plant Health Inspection Service (APHIS) statunitense e il Servizio fitosanitario centrale del Ministero delle Politiche Agricole hanno firmato a metà settembre il piano operativo che definisce il programma per l'esportazione di mele e pere italiane negli Stati Uniti. È stata così conclusa l'attività di verifica e controllo con le competenti autorità statunitensi. Il lavoro ha coinvolto anche numerose realtà produttive italiane, individuate in accordo con le relative associazioni dei produttori per l'apertura di un mercato, quello americano, ritenuto da alcuni 'fondamentale' per l'export italiano. L'intesa raggiunta (la notizia sulle trattative dell'accordo era stata data in anteprima nazionale dal sito del Corriere Ortofrutticolo) prevede l'esecuzione di ulteriori
Alessandro Dalpiaz, direttore Assomela
controlli da parte degli ispettori fitosanitari statunitensi da effettuare sui primi container di pere e mele italiane destinate al mercato USA. Nel frattempo sono state definite pure le modifiche alle procedure operative finalizzate ad aggiungere le mele e le pere alla lista delle merci che l'Italia può
esportare negli Stati Uniti. “Con questo accordo - sottolinea soddisfatto il ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo - sono state gettate le basi per l’apertura di un nuovo e importante sbocco commerciale per il comparto ortofrutticolo italiano. Il mercato degli Stati Uniti d’America può avere delle potenzialità enormi, dovremo essere in grado di sfruttarle. Sono molto soddisfatta per aver raggiunto questo risultato, frutto della stretta collaborazione e delle sinergie realizzate tra pubblico e privato, che ha visto il Mipaaf, le Regioni interessate e gli operatori del settore lavorare fianco a fianco, con l’unico obiettivo di valorizzare la qualità del nostro Made in Italy”. I comunicati non lo dicono ma l'azione di Assomela di Trento e del suo direttore Alessandro Dalpiaz ha avuto un ruolo fondamentale in questo nuovo capitolo dell'export italiano di settore. Le reazioni positive del comparto produttivo e dei suoi rappresentanti sono state numerose e non si sono fatte attendere. Questo il commento dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari: “Esportare negli USA prodotti tra i più strategici per l’ortofrutticoltura italiana quali le mele e le pere
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era un obiettivo inseguito da lungo tempo che oggi, con l’invio entro la fine di questo settembre dei primi carichi, si è finalmente definito. È un fatto per certi versi storico che porterà ad aprire nuove ed interessanti prospettive commerciali per due prodotti di alto profilo qualitativo. La concentrazione di queste produzioni in Organizzazioni di Produttori cooperative già presenti in oltre 90 paesi nel mondo, consentirà di cogliere al meglio le opportunità che si prospetteranno con questa nuova iniziativa”. Per la CIA (Confederazione italiana agricoltori), "l’apertura di un nuovo sbocco commerciale è rilevante soprattutto in una fase come quella attuale, in cui la domanda interna è stagnante e le esportazioni diventano fondamentali per compensare il crollo dei consumi domestici. Nella prima metà dell’anno, infatti, gli acquisti di ortofrutta fresca sono di-
minuiti del 2,5 per cento in quantità e del 3,6 per cento in valore. Ecco perché l’export verso nuovi mercati diventa vitale per un comparto come quello ortofrutticolo, che già oggi realizza un quarto del proprio fatturato oltreconfine”. Ma ci sono imprenditori privati che non si abbandonano alle ali dell'entusiasmo e restano con i piedi per terra come Marco Rivoria, che invita alla prudenza e aspetta i fatti prima di esprimersi sull'entità reale dell'operazione. Sono sei gli stabilimenti da cui partiranno le pere italiane alle volta degli Stati Uniti. I sei siti prescelti per l’invio del prodotto negli Usa sono nel Ferrarese e nel Modenese. Nello specifico sono quelli di Salvi e Mazzoni, entrambi a Ferrara, di Patfrut a Monestirolo (provincia di Ferrara), di Apofruit a Vignola (provincia di Modena). A questi si aggiungono gli stabilimenti di Agrintesa a Ca-
stelfranco Emilia (Modena) e di Fruit Modena Group a Campo Galliano (Modena). I quantitativi ufficiali non erano ancora stati resi noti al momento in cui scriviamo, anche se è assai probabile che i volumi saranno all'inizio modesti. Si tratta infatti di un primo invio sperimentale realizzato per aprire il mercato a stelle e strisce, rimasto finora invalicabile, e testarlo. La merce entro la fine di settembre salperà via nave (probabilmente o dal porto di Genova o di Livorno) alla volta di New York. Il coordinamento delle operazioni per quanto riguarda l’apertura del mercato Usa per le pere è stato effettuato dal Cso, Centro Servizi Ortofrutticoli di Ferrara. Anche per quanto riguarda le mele, i primi container non saranno numerosi e vedono coinvolte le cooperative che rappressentano il meglio della produzione, in particolare dell'Alto Adige e del Trentino.
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Il bio vince anche nel 2013 Le previsioni di Nomisma danno le vendite in aumento del 6,9%. Il prodotto confezionato prende il sopravvento sul fresco. Aumento di visitatori al SANA Il seminario del 7 settembre dell'Osservatorio SANA per illustrare l'indagine compiuta in collaborazione con Nomisma sui canali di distribuzione del biologico in Italia e insieme per presentare i dati analitici del SINAB sul settore, è stato uno dei momenti piÚ significativi del Salone bolognese. SA-
NA, Nomisma e SINAB (il servizio di informazione sul biologico del Ministero dell'Agricoltura), al quale a sua volta collaborano ISMEA e IAM Bari, insieme, dentro questa iniziativa dell'Osservatorio, costituiscono il piĂš grande centro di analisi sul settore nel nostro Paese e un plus importante
Silvia Zucconi di Nomisma, sue le elaborazioni sui dati 2013 del bio
del biologico italiano. La ricerca sui canali di distribuzione, che ha coinvolto 228 responsabili di punti vendita specializzati, illustrata da Silvia Zucconi di Nomisma, ha preso in considerazione la variazione delle vendita tra il 2010 e il 2012. Esse hanno segnato un aumento del 13,6%: in particolare, le vendita sono aumentate nei negozi con una superficie inferiore ai 200 metriquadri (+14,1%) piÚ di quanto non siano cresciute nei negozi di superficie maggiore (grandi negozi e supermercati specializzati: +12,4%). In particolare - e cominciano a diventare dati di estremo interesse per chiunque voglia intraprendere un commercio di prodotti bio - il valore medio delle vendite nel 2012 è stato di 525 mila euro per i punti vendita con meno di 200 metriquadri ed è stato di 1 milione 207 mila euro per i punti vendita di superficie maggiore. Hanno contribuito al fatturato il settore food per il 90,6% e il non food per il restante 9,4. Analizzando le vendite per categoria di prodotto, la ricerca evidenzia che gli alimentari secchi confezionati costituiscono il 57,2% del totale, gli alimentari fre-
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schi il 20,3, gli alimentari freschi confezionati il 13,1, i prodotti per la cura della persona il 5,7, i prodotti per la cura della casa il 2,7, altri prodotti non food l'1%. Importanti anche i dati sulle tipologie di prodotto e sulle modalità di vendita. I prodotti sfusi, senza marchio, rappresentano il 13% delle vendite, i prodotti a marchio del distributore il 38%, i prodotti a marchio del produttore ( e qui sono compresi anche i marchi più noti tra i quali Almaverde e Alce Nero) il 48%. Le modalità di vendita sono così riassunte: il 53% è vendita a libero servizio (questa percentuale sale al 68% nelle superfici maggiori), il 46% è vendita assistita (si sale al 53% nei negozi con meno di 200 metriquadri), l'1% è vendita di e-commerce. Secondo le previsioni di Nomisma, le vendite di prodotti biologici aumenteranno quest'anno in Italia del 6,9 per cento. Invertendo la tendenza del 2012, saranno i punti vendita più grandi, con una
superficie superiore ai 200 metriquadri, a guidare la crescita, con un +7,6%. Le previsioni di vendita per i negozi con meno di 200 metriquadri (la maggioranza dei punti vendita specializzati) sono di +6,8. A dare le migliori performance di vendita saranno, secondo la ricerca che si basa sulle previsioni degli stessi operatori, i prodotti secchi confezionati (+9,1), seguiti dai prodotti freschi confezionati (+7,3) e dai prodotti freschi sfusi (+4,2). In generale, il settore food dovrebbe crescere del 7,7%, il non food del 3,4 in media. Mediamente un punto vendita specializzato bio è frequentato in Italia da circa 3.000 clienti per una spesa media pro-capite di 235 euro e per un valore medio dello scontrino di 23,7 euro. La frequenza media annua di acquisto di un consumatore in un singolo punto vendita specializzato è di 10 volte. Gli acquirenti dei punti vendita specializzati, sempre secondo
Nomisma, sono cresciuti in numero dell'11% nel triennio 20102012 ed è previsto un aumento del 5% quest'anno, dunque il trend cresce, nonostante la durezza della crisi economica in Italia in questi mesi del 2013. I responsabili dei punti vendita specializzati ritengono che per lo sviluppo del settore l'intensificazione dei controlli che garantiscono il prodotto sia più importante delle campagne promozionali. Se campagne promozionali si vogliono fare, si concentrino - sostengono gli operatori - sull'educazione alimentare. Gli operatori non sottovalutano la presenza alle fiere, anzi: il 48% ritiene che sia un fatto importante, il 19% che sia molto importante. Tornando al SANA, il salone bolognese ha segnato un +20% di visitatori rispetto al 2012: 32.400 persone sono passate lungo l'allestimento ecosostenibile all'interno della Fiera di Bologna. (a.f.)
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Armando Jatosti La campagna agrumaria 2012-13 è stata caratterizzata in Italia dalla notevole contrazione della produzione delle arance che ha raggiunto un calo valutato complessivamente a circa il 30% in meno rispetto a quella precedente. Tuttavia l’eccellente qualità dei frutti ha contribuito a realizzare un favorevole loro collocamento sui mercati comportando ricavi remunerativi alle imprese che operano nel settore. Le quotazioni più vantaggiose sono state ottenute dalle arance rosse di Sicilia (che comprendono le varietà Tarocco, Moro e Sanguinello). La ragione di questa preferenza accordata dai consumatori va ricercata nel gradevole sapore dei frutti che si distinguono per la presenza – in via esclusiva rispetto alle altre varietà - delle antocianine, costituite da sostanze pigmentali naturali appartenenti alla famiglia dei flavonoidi. La colorazione rossa delle arance è indotta dalle escursioni termiche tra giorni caldi e notti fredde che si verificano nelle zone di produzione della Sicilia orientale soprattutto nella fase della maturazione. Le proprietà antiossidanti delle antocianine dispiegano importanti risultati terapeutici dimostrandosi valide nella lotta ai radicali liberi e quindi all’invecchiamento cellulare, contribuendo a rendere più forte il sistema immunitario e più attivo il metabolismo. In particolare, le antocianine agiscono efficacemente nei riguardi dell’ulcera gastrica, della malattie cardiovascolari, dei tumori, del diabete e dell’obesità. Accurati studi condotti dall’Università di Catania in collaborazione con l’I.E.O. (Istituto Europeo di Oncologia) hanno evidenziato che le antocianine riducono l’acS e t t e m b r e
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Individuata nel Nuovo Galles del Sud una zona con il clima della Sicilia
cumulo di grasso nel fegato, con ripercussioni positive anche su trigliceridi e colesterolo. Le proprietà farmacologiche della antocianine sono state illustrate dalla ricercatrice Antonella Saija dell’Università di Roma in una pregevole relazione che è stata presentata dalla Sezione italiana del Comité de Liaison de l’Agrumiculture Méditerranéenne – C.L.A.M. in un Congresso scientifico svoltosi a Herzliya (Israele). Appare significativo il commento pubblicato su “The Jerusalem Post” che ha titolato a 5 colonne: “A blood orange a day could keep the doctor away”. È ampio il campo delle capacità benefiche alla salute umana realizzato dalle arance a polpa rossa e bionda .Tra queste primeggiano l’apprezzabile quantità di vitamina A (70 mg su 80 grammi di parte edibile con lo scarto della buccia e dei semi), di vitamina C (50 mg), di sali minerali e soprattutto di potassio (200 mg) e di calcio (49 mg). Molto interessanti si dimostrano gli studi condotti dall’Università di Buffalo (USA) secondo i quali
l’azione dei flavonoidi neutralizza lo stress infiammatorio e ossidativi generato dai pasti ricchi di grassi e di carboidrati, prevenendo i danni causati all’apparato circolatorio. Il potente effetto del succo d’arancia contro i radicali liberi è riconducibile a due sostanze: l’esperidina e la narigerina, noti bioflavonoidi con proprietà antiossidanti rivolte a ri-
ATTUALITÀ
Arance rosse prodotte in Australia
durre il rischio di ictus e di infarto. Alla valorizzazione delle arance rosse di Sicilia ha notevolmente contribuito il riconoscimento nel 1996 del marchio comunitario dell’IGP (Indicazione Geografica Protetta), gestito in modo ottimale dal Consorzio di tutela nel rispetto delle rigide regole del disciplinare di produzione. Sul piano mondiale, l’arancia rossa è prodotta unicamente in Sicilia, ma è recente la notizia riportata dalla Fresh Plaza Italia secondo la quale l’Australia sta diventando velocemente un grande produttore di succo rosso da arance Moro avendo raggiunto 150 tonn. nel 2012 e con la prospettiva di raggiungere 2.000 tonn. entro il 2017. Questi risultati sono stati ottenuti dalla ditta Redbelly Citrus, condotta da imprenditori siciliani residenti in Australia, con la collaborazione del Dipartimento delle industrie primarie del Nuovo Galles del Sud che ha investito molto tempo e risorse per individuare un clima, finora irripetibile, analogo a quello della Sicilia. www.corriereortofrutticolo.it
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Attualità
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Cartone ondulato: scarsa disponibilità del prodotto italiano L’aumento dei costi della materia prima crea qualche problema al comparto. Attoma: “Ma riusciamo a mantenere una discreta stabilità reggendo meglio di altri alla crisi” Primi segnali positivi dal settore cartone ondulato, un comparto fondamentale per la logistica italiana, con un volume di produzione che supera i 3,4 milioni di tonnellate all’anno. I dati del primo semestre 2013 parlano di una sostanziale stabilità, con una produzione in termini di superficie che porta un segno appena negativo, -0,4% sul 2012. Tuttavia queste previsioni ottimistiche sono smorzate da un pro-
blema che sta diventando sempre più contingente: l’aumento dei costi della materia prima, che è cresciuto notevolmente negli ultimi anni e che sta mettendo in seria difficoltà le imprese del settore, creando forti tensioni nel mercato dell’imballaggio. Oltre a ciò nell’ultimo periodo si sta assistendo ad un contingentamento della carta proveniente dall’estero: i principali produttori stranieri di carta stanno con-
centrando le vendite su mercati del Nord Europa, lasciando così ridotti i quantitativi a disposizione dell’Italia. Il calo dell’offerta sul mercato nazionale sta generando un ulteriore aumento del costo della carta proveniente dall’estero e una maggiore domanda per la materia prima di provenienza nazionale, con un relativo incremento dei costi anche di quest’ultima. A lanciare l’allarme è GIFCO, il
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Gruppo Italiano Fabbricanti Cartone Ondulato, che con oltre 3,1 milioni di tonnellate di cartone ondulato prodotte nel 2012 dalle imprese associate e un fatturato di oltre 4 miliardi di euro si conferma - come associazione - il secondo produttore di cartone ondulato a livello europeo. Il Gruppo, facente parte di Assografici e del sistema Confindustria, associa al suo interno 74 stabilimenti che producono cartone ondulato (sia imballaggi che cartone in fogli) e che rappresentano il 90% della produzione nazionale di questo materiale. Oltre a questi, fanno parte del gruppo 415 “soci trasformatori”, ovvero gli scatolifici, che acquistano il cartone ondulato in fogli prevalentemente da produttori GIFCO e lo trasformano in imballaggi. In un contesto generale in cui l'intero sistema produttivo italiano continua ad essere segnato dalla crisi economica e dei consumi, l’industria del cartone ondulato è uno dei pochi comparti che continua a mantenere una sostanziale stabilità, registrando contrazioni di volumi minori rispetto a quelle di altre filiere. Un comparto, quello dell’ondulato, che ad oggi dà lavoro a oltre 15 mila addetti, confermandosi un settore fondamentale nei meccanismi della logistica e del packaging. Andando ad analizzare i dati del bilancio di attività di GIFCO relativi al 2012, si vede che nel 2012 in Italia sono state prodotte
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Radicchio, inventata una macchina che sostituisce la lavorazione manuale Una rivoluzione nella lavorazione del radicchio tardivo di Treviso. In una delle fasi più delicate, la toelettatura, le mani non faticano più, il coltellino affilatissimo è messo da parte: è arrivata la macchina che pulisce e dà forma ed eleganza al fittone. La macchina è stata messa a punto; sul finire della scorsa stagione è stata sperimentata in due aziende. Il suo utilizzo ha dato risultati più che soddisfacenti. Sono stati fatti alcuni aggiustamenti e adesso sono pronti alcuni esemplari, prenotati dalle stesse aziende dove sono state fatte le prove. Valentino Sottana, socio OPO Veneto, di Rio San Martino di Scorzè, in provincia di Venezia, terra di radicchio Igp di Treviso, si dice più che convinto della validità della macchina per la toelettatura del radicchio, che ha già prenotato: “Funziona. Forse avrà bisogno ancora di qualche accorgimento per perfezionarla, ma i risultati ci sono. Il radicchio è lavorato bene, i fittoni si presentano regolari, eleganti, tondi. Un radicchio molto bello da vedere. Abbiamo sperimentato la macchina proprio alla fine della scorsa stagione, quando le radici dei radicchi erano un po’ frolle, quindi non al massimo per la macchina; credo che i risultati saranno ancora più validi con i fittoni in piena forza”. precisamente 3.472.557 tonnellate di cartone ondulato (pari a 6.150.326.000 metri quadri di superficie), con una flessione rispetto all’anno precedente del 3,9%. Di questi oltre 6 miliardi di metri quadri di ondulato prodotti, 3.147.951 tonnellate sono state prodotte dalle aziende associate a GIFCO, pari a una superficie di 5.507.128.000 metri quadri, con una flessione rispetto all’anno precedente del 3,3%. “I dati del primo semestre del 2013 hanno un segno appena negativo: questo dimostra che il nostro comparto riesce a mantenere una discreta stabilità, reggendo meglio di altri settori alla cri-
si, e ci fa ben sperare in una ripresa per il futuro - dichiara Piero Attoma (nella foto), presidente di GIFCO –. Quello che preoccupa è il crescente aumento del costo della materia prima, che sembra destinato a perdurare nel tempo. Secondo i dati a nostra disposizione tutte le tipologie di carta per ondulatori negli ultimi mesi hanno subito rincari: in meno di un anno la carta ha consolidato incrementi di prezzo che superano il 15%. Il timore è che questo aumento dei costi di produzione possa danneggiare uno dei pochi settori in Italia che riesce ancora a mantenersi stabile”.
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Russia, rischi e opportunità Antonio Felice Opportunità e fregature. Tra questi due estremi corre il mercato russo verso il suo futuro e gioca la sua partita, in questo immenso Paese di 147 milioni di abitanti, l'esportazione ortofrutticola italiana. Più opportunità che fregature, se ci si sa muovere con prudenza e accortezza, conoscendo 'il terreno' direttamente o affidandosi a qualcuno che abbia contatti seri e consolidati. Nulla è certo, ma molte cose sono possibili. Questa è un po' la sintesi di quello che hanno raccontato al Corriere Ortofrutticolo, nel corso della recente edizione di World Food (16-19 settembre) a Mosca, i numerosi espositori e visitatori italiani, che sono parsi in aumento rispetto alla fiera del 2012. La partita si gioca con tre diversi tipi di interlocutori: i grandi importatori, che sono poi società che si contano sulle dita della mano, a partire da Globus (Mosca), Nevskaya (San Pietroburgo) e Tropic (100 km fuori Mosca); le catene dei supermercati che hanno cominciato a fare, da alcuni anni, im52
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Un immenso mercato che offre possibilità d’affari straordinarie e che tuttavia va affrontato con grande prudenza. World Food Moscow sempre più importante portazione diretta; i medi importatori, numerosi e attivissimi. L'affidabilità non è sempre garantita e laddove lo è di più, come nel rapporto diretto con i buyer delle catene, i margini sono più bassi e la competizione per la fornitura (affidata per lo più a un'asta settimanale, meno a un programma ampio) è più alta. Mosca e San Pietroburgo 'fanno' il mercato russo, perché lì si concentrano i player che operano fino in Siberia e perché lì si realizzano i maggiori volumi di consumo, anche per lo sviluppo raggiunto dai più moderni sistemi di vendita. Mosca da sola copre il 17 per cento delle vendite di prodotti alimentari della Federazione Russa. In generale, la distribuzione organizzata copre poco meno del 20% delle vendite al dettaglio, con gruppi di dimensioni sempre maggiori che si chiamano - in ordine di importanza - X5retail, Magnit, Au-
chan, Okey, Lenta. Dixi, Kopeika, Sedmoj, Victoria. I 'negozi indipendenti' coprono circa il 65 per cento delle vendite di ortofrutta. Il resto è in mano ai mercati rionali. Ma tutto è in rapida evoluzione in Russia, dove emerge la tendenza a consumare prodotti salutari, di qualità, spesso in vendita a prezzi ben superiori che in Europa. La domanda di prodotti biologici è recente ma in forte crescita, con prezzi persino doppi, a volte, rispetto a quelli europei. Per quanto il Paese, anche per la determinazione del governo, spinga ad aumentare la produzione interna soprattutto di ortaggi ma anche della frutta che, nonostante il clima, in alcune zone è possibile coltivare (come le mele nel sud), il peso delle importazioni nel settore ortofrutticolo continuerà a rimanere alto e difficilmente scenderà sotto al 50% in media. La Russia rappresenta l'8% delle importazioni di S e t t e m b r e
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frutta nel mondo e per l'agroalimentare europeo è il secondo mercato di sbocco dopo gli USA. Il presidente di FruitImprese, Marco Salvi, presente a World Food: "Questa fiera è attiva, i contatti ci sono. Noi guardiamo a questo mercato così importante con interesse e attenzione. Alcune zone di produzione, come la Polonia, qui sono privilegiate, ma a noi italiani restano aperte buone possibilità, soprattutto per l'alta qualità. Dopo una campagna estiva dove siamo stati penalizzati rispetto a Grecia e Spagna, possiamo cercare di ottenere risultati con le nostre grandi produzioni, dall'uva da tavola alle pere, dalle mele al kiwi. Abbiamo un grande potenziale, ma dobbiamo presentarci su questo mercato sfruttando al meglio le sinergie. Su alcuni prodotti, come le pere, sono fiducioso". Il pugliese Pietro Giacovelli, della storica azienda di Locorotondo forte nell'uva da tavola e negli agrumi, è sicuro che l'approccio al mercato russo dovrebbe essere diverso, più organizzato e sistemico, e che per l'uva tavola occorrerebbe aprire varchi alle varietà italiane tradizionali senza farsi prendere dalla moda delle uve senza semi. Il veronese Renato Detomi
Un’insalata italiana premiata a Mosca come il prodotto più innovativo Un esempio di successo italiano in Russia. All’edizione 2013 del World Food Moscow l’Insalata “Classica Italiana” di DimmidiSì è stato riconosciuto come il miglior prodotto innovativo vincendo il concorso online “New Product Showcase” dedicato alle novità presentate in fiera. La Linea Verde replica in Russia il successo del progetto dedicato alla celebrazione dell’italianità avviato nel 2011 con l’Insalata degli Italiani. La Linea Verde ha raccolto, quindi, su un importante palcoscenico un riconoscimento significativo per la propria presenza in Russia, mercato in cui l’azienda opera attraverso una partnership recentemente avviata con Vegetoria - realtà locale attiva nella produzione e nell'importazione - e nel quale punta a incrementare il proprio business attraverso un piano di sviluppo che prevede anche l’apertura di un futuro stabilimento per la produzione in loco di insalate pronte al consumo a marchio DimmidiSì. “Siamo molto orgogliosi che la nostra insalata Classica Italiana DimmidiSì abbia vinto questo premio - commenta Massimo Bragotto, direttore commerciale La Linea Verde -. È anche questo, così come l’ottima accoglienza che le referenze a marchio DimmidiSì già lanciate in Russia nei mesi scorsi, un segnale che il mercato locale è pronto e interessato ad accogliere la nostra offerta, una gamma nella quale il pubblico russo riconosce qualità, innovazione e italianità. L’origine italiana dei prodotti è un plus distintivo agli occhi del consumatore straniero, che apprezza profondamente i valori legati alla tradizione e alla qualità di una proposta italiana".
I Mercati veneti candidati a entrare nel CSO Paolo Bruni, presidente del CSO, si è intrattenuto a Mosca con i rappresentanti dei Mercati di Padova e Verona. Dall’incontro è scaturita l’ipotesi, nel segno di un’Italia che fa sistema, di un ingresso nel Centro Servizi Ortofrutticoli di Ferrara dei Mercati all’ingrosso veneti. Si tratta di una possibile novità perché fino ad oggi i centri agro-alimentari non sono una componente del CSO. Nella foto, il cav. Bruni con i rappresentanti veneti
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Mondo
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Nicola Zanotelli nello stand del From a Mosca. A destra, Renato Detomi. Sotto, lo stand del CSO
di European Fruit Group, presente da molti anni sul mercato, mette in guardia rispetto a facili entusiasmi e consiglia di procedere passo passo con attenzione, scegliendo bene i clienti. Alexander Feulner della Agricolli Bio di Cisterna di Latina punta sullo sviluppo del mercato dei prodotti biologici a Mosca. Nicola Zanotelli, direttore del From, il consorzio che riunisce per i grandi mercati esteri i marchi delle mele trentine e dell'Alto Adige, sta notando un momento di riflessione anche se è fiducioso sulla nuova campagna melicola appena iniziata. World Food ha attirato tutti i buyer grandi e medi dell'universo russo. Le catene della gdo
che non avevano uno stand erano comunque presenti con i rappresentanti dei loro uffici acquisto. Abbiamo notato Sergey Kulikov, responsabile degli acquisti ortofrutta della catena Dixi. La famiglia Frenkel, proprietaria del colosso Nevskaya di San Pietroburgo era presente al completo oltre che con l'intero staff dei propri buyer. Durante la rassegna moscovita
si è svolto un importante incontro dei rappresentanti di Freshfel e dunque per l'Italia di FruitImprese (con il presidente Salvi e il responsabile del board agrumi dello stesso Freshfel, Salvo Laudani), organizzato dalla rappresentanza permanente dell'Unione Europea a Mosca, dove un italiano, Alberto Volpato, è responsabile per il settore agroalimentare. Nella riunione è stato rilevato il ruolo crescente della rassegna moscovita per l'interscambio agro-alimentare tra Europa e Russia e si affrontato il tema dei programmi di promozione dei prodotti agricoli europei, oltre ad aspetti come l'armonizzazione dei residui massimi ammessi e come la logistica.
Sergey Kulikov, buyer della catena Dixi. A destra il gruppo dirigente di Nevskaya con alcuni collaboratori 56
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M ondo flash RUSSIA
In crescita l’export di ortaggi verso l’Italia Salgono le esportazioni di ortaggi dalla Russia verso l'Italia. Nel 2012 la Russia ha esportato nel Belpaese verdure per un valore di 17 milioni di euro, segnando un rilevante +47,2% rispetto all'annata precedente. I dati mostrano inoltre un dato in continua crescita anche nel primo semestre del 2013, segnando un +33,2% rispetto allo stesso periodo del 2012.
STATI UNITI
Primi fornitori di frutta secca della Russia Noci, mandorle e pistacchi americani imperano in Russia. Gli Stati Uniti sono diventati il principale fornitore della Russia, superando attualmente il 50% di quota di mercato, secondo il rapporto di USDA Foreign Agricultural Service. Nel 2012 la Russia ha stabilito un nuovo record importando 88.597 tonnellate metriche di frutta secca (noci, mandorle, pistacchi e nocciole). Le vendite negli Stati Uniti verso la Russia sono aumentate del 26% nel 2012, coprendo il 94% del mercato delle mandorle e il 26% del mercato dei pistacchi. La tendenza al rialzo proseguirà nel 2013 secondo il rapporto del ministero dell'Agricoltura statunitense.
CILE
Decollano le esportazioni di frutta verso la Cina Il Cile registra un eccellente tasso di crescita delle esportazioni verso la Cina. L'accordo di libero scambio siglato con il Paese della Muraglia ha prodotto una forte crescita delle esportazioni dal 2005 ad oggi. In particolare, sono aumentate le esportazioni di frut58
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ta, che hanno registrato un tasso di crescita annuale dell'83,3% nel periodo 2005-2012. Questo tasso prodigioso è dovuto in gran parte alle spedizioni di uva, prugne e ciliegie. Il 2012 è stato anche un anno record per l'esportazione di frutta, con un incremento del 109,1% e un importo record di 365 milioni di dollari.
LIBANO
Porte aperte per le patate verso l’Europa Le patate provenienti dal Libano possono essere esportate in Europa. L'accordo sancisce la fine di un embargo sanitario che durava da anni. Il progetto EuLebPot, condotto congiuntamente da UE e Libano, ha permesso ai produttori libanesi di soddisfare gli standard di qualità europei. La Commissione europea ha appena autorizzato l'ingresso delle patate provenienti delle regioni di Akkar e della Bekaa, in Libano. Pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea (2013-413UE), la decisione prevede che le patate libanesi saranno "introdotte nella UE attraverso punti di entrata designati per garantire un controllo efficace e la riduzione del rischio fitosanitario". Il Libano potrebbe esportare fino a 50.000 tonnellate di patate in Europa.
ARGENTINA
Riscossa delle esportazioni di mele (+18%) e pere (+15%) Mele e pere argentine hanno approfittato del rialzo della domanda asiatica e del rallentamento della produzione mondiale. Le esportazioni dei due prodotti sono riuscite a recuperare dopo un 2012 in cui i volumi erano arrivati a livelli minimi, mai visti negli ultimi 10 anni. Lo scorso luglio invece le esportazioni hanno raggiunto il livello più alto mai regi-
strato. Gli invii all'estero di mele argentine sono arrivate a 129 mila tonnellate, vale a dire +18,3% rispetto allo stesso periodo del 2012, verso le destinazioni più redditizie: Francia, Brasile, Emirati Arabi Uniti, Russia. Le esportazioni di pere ono arrivate a 390 mila tonnellate, vale a dire +15,7% rispetto al 2012. Il Messico è stata la destinazione più redditizia in termini di prezzo, seguito dal Brasile.
NICARAGUA
La produzione di banane potrebbe aumentare di 4 volte Potrebbe aumentare considerevolmente la produzione di banane in Nicaragua. Il Paese americano produce attualmente 2 milioni di cartoni di banane, con un livello tra i più bassi dell'America centrale, ma la produzione potrebbe passare a 8 milioni di cartoni con nuove piantagioni. É l'obiettivo di Grupo Coen che ha in programma di piantumare 1.500 ettari a bananeti. Le superfici ulteriori e le piante importate dal Costa Rica consentiranno di avere una produzione maggiore e più redditizia. L'azienda prevede una resa di 4.000/5.000 cartoni per ettaro, mentre la resa nazionale attuale è di 2.600 cartoni per ettaro. L'azienda prevede di effettuare le prime esportazioni a febbraio 2014. (fonte: he real nicaragua)
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PERÙ
Siglato a Mosca un accordo tra Agap e CSO Il Presidente di CSO Paolo Bruni e il Presidente di AGAP Carlos Enrique Camet hanno siglato a Mosca, presso lo Stand CSO, un accordo che si pone l'obiettivo di incentivare e consolidare i rapporti commerciali tra Italia e Peru. L'attività di sinergia tra CSO e S e t t e m b r e
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M ondo flash AGAP prevedrà lo scambio di informazioni statistiche relative alle produzioni ortofrutticole locali e prevedrà che le due realtà siano reciproco punto di riferimento per supportare missioni commerciali, favorire l'incontro di potenziali nuovi partner e scambiare informazioni relative alle attività di ogni singolo associato. "Si tratta di un ulteriore passo avanti - dichiara Paolo Bruni nella direzione dell'internazionalizzazione che rappresenta per CSO uno degli asset strategici più importanti per il prossimo triennio". Il Presidente di AGAP Carlos Camet sottolinea: "Ritengo molto importante questo accordo che consentirà di creare sinergie tra i nostri due Paesi. Ho intenzione di venire in Italia subito dopo Fruit Logistica per conoscere meglio le vostre realtà e poter così instaurare un rapporto solido e duraturo". AGAP è l'Associazione più rappresentativa del Perù in quanto raggruppa i 5 principali GREMIOS, associazioni dei produttori peruviani di: mango, asparagi, uva, avocado e agrumi. Il Perù oggi rappresenta un potenziale mercato per l'offerta italiana ed un importante bacino produttivo per frutta e ortaggi oltre che un mercato di sbocco per le tecnologie ortofrutticole Made in Italy.
STATI UNITI
Mangeremo frutta e verdura con una pellicola commestibile invisibile Una pellicola commestibile trasparente per mantenere la frutta e le verdure fresche e pronte per il consumo per lunghi periodi di tempo - incolore, inodore e insapore - è stata realizzata da Attila E. Pavlath dello U.S. Department of Agriculture, presentata all'edizione 246 della National Meeting & Exposition of the American Chemical Society in Indiana (Usa). L'obiettivo è rendere fruibile, e 60
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soprattutto rapida da mangiare, la frutta tagliata a pezzi, puntando su una protezione antibatterica non artificiale. Prima di consumare il prodotto non sarebbe necessario rimuoverla. La tecnica è stata già sperimentata su mele a fette, confezionate con questa pellicola e refrigerate, che sono state capaci di durare da due a tre settimane senza imbrunire e senza perdere freschezza.
ISRAELE
Jumbo, nuova varietà di fichi: sono grandi come una palla da tennis L’Istituto di ricerca agricola Volcani di Beit Dagan (Tel Aviv) ha messo a punto una nuova varietà di fico, denominata ‘Jumbo’, il cui frutto è grande come una palla da tennis e pesa fino a 150 grammi. Di color viola all’esterno e con la polpa rossa luccicante, ‘Jumbo’ è solo uno dei 10 mila diversi generi di fichi concepiti dai ricercatori dell’Istituto Volcani per venir incontro alle diverse preferenze nei mercati mondiali. Secondo quanto ha affermato il responsabile del progetto, Moshe Fleishman, mentre il mercato cinese richiede fichi grandi e dolci, quello europeo preferisce frutti di dimensioni più ridotte, più idonei alle confezioni regalo. I messicani, come gli israeliani, sono più attratti dall’aspetto cromatico: esigono fichi ben verdi all’esterno e ben rossi all’interno. Un prodotto che tuttavia non troverebbe consensi fra i giapponesi e i coreani, più inclini a cibarsi di fichi chiari: giallastri all’esterno, bianchi dentro. Per soddisfare questi mercati l’Istituto Volcani compie inoltre ingenti sforzi nel tentativo di garantire la raccolta di fichi quasi tutto l’anno. Afferma poi di essere in grado di ‘regolare’ l’altezza degli alberi e di portarli fino a 1.70-1.80 metri: in questo modo si cerca di facilitare agli agricoltori la raccolta del frutto.
DISTRIBUZIONE GERMANIA PER I DISCOUNT CRESCITA IN FRENATA Rallentano i discount in Germania. Secondo 'Der Spiegel' retailer come Aldi e Lidl non sembrano vivere un momento così felice come prospettato in quanto le vendite lo scorso anno sono aumentate solo del 2,4%, mentre supermercati tradizionali, come Edeka e Rewe, hanno registrato un aumento del fatturato quasi doppio (+4,7%). Già nel 2011 i discount avevano registrato un tasso di crescitá significativamente più basso rispetto ai cosiddetti supermercati full-line. Inoltre, anche questa stessa crescita è dovuta principalmente ai significativi aumenti di prezzo più che ad un incremento delle vendite. In media, Aldi, per esempio, ha aumentato i prezzi del 3%. Pur se gli aumenti dei prezzi nei supermercati risultano meno elevati, il loro fatturato è cresciuto, come detto, più rapidamente rispetto a quello dei discount. ITALIA AUCHAN CEDE 13 IPERMERCATI A MORGAN STANLEY Auchan Italia sta riducendo del 20% l’orario di lavoro in diversi ipermercati del gruppo. Inoltre, dal mese di giugno, ha devoluto il controllo di 13 dei suoi 57 ipermercati italiani in una nuova società controllata al 52% da Morgan Stanley. Secondo Auchan questo è stato fatto per ricavare 600 milioni di euro da investire da qui al 2020. I sindacati sono del parere opposto e pensano che questa operazione con Morgan Stanley sia una forma di esternalizzazione.
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Emanuele Zanini
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La scoperta di nuovi mercati è un ‘must’ per i principali produttori nazionali. Bisognerà aspettare la metà di ottobre per avere un quadro preciso della campagna che è iniziata tra luci e ombre e l’handicap della grandine
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Quest’anno saranno quasi certamente meno del previsto i volumi di pere italiane disponibili sul mercato. I dati di metà agosto davano la produzione emiliana-romagnola, di gran lunga la più importante in Italia, in crescita del 20% rispetto alla deficitaria scorsa annata. Dalle ultime rilevazioni invece pare che questa crescita rispetto al 2012 si sia gradualmente assottigliata. Non ci sono ancora dati ufficiali ma le sensazioni di alcuni dei principali operatori del settore sono concordi nell’analisi: crescita delle quantità ma più moderate delle prime attese. A confermarlo è il presidente di Fruitimprese Marco Salvi, nonché a capo dell’omonima azienda, una delle principali realtà produttive di pere in Italia. “I primi dati di raccolto per le produzioni precoci parlano di rese inferiori alle aspettative, sia per William che, soprattutto, per Conference. Si contava inoltre di avere calibri maggiori, mentre nella media le dimensioni dei frutti non sono eccezionali. Prevediamo inoltre una riduzione del 20-25% del prodotto di prima categoria, causato anche dalle grandinate registrate nei mesi scorsi”. Questo fenomeno però ha comportato un sensibile aumento dei prezzi alla produzione sulla Conference di 10-15 centesimi nei confronti del 2012. “Per quanto riguarda l’Abate siamo in raccolta – spiega Salvi (intervistato il 20 settembre, ndr) -. Stiamo notando un ritardo di 1015 giorni, così come per le altre varietà. L’aumento produttivo previsto rispetto al 2012, che si attestava attorno al 20%, rischia di assottigliarsi sensibilmente. Ma vedremo nelle prossime settima-
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Produzione inferiore al previsto Prospettive ok per la 1.a categoria ma anche la pera punta sull’export
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ne il responso”. A livello commerciale secondo l’imprenditore ferrarese un vantaggio invece potrebbe essere l’innalzamento del calibro minimo dei frutti destinati alla grande distribuzione. “L’orientamento è di andare con calibri 55-65 in cassa e 65+ in bins. Nel primo caso si tratta di merce destinata all’Est Europa e al Sud Italia e alcuni Paesi del Sud del Mediterraneo per essere maggiormente competitivi sui mercati con fasce di prezzo basse. Con il 65+ invece si seleziona il prodotto di gamma superiore inviato alla grande distribuzione italiana ed estera. Per Stefano Soli, direttore commerciale e marketing di Valfrutta Fresco, per le pere è stato un inizio di campagna a luci e ombre. La stagione, alle sue battute iniziali, potrebbe essere condizionata, almeno all’inizio, dalla presenza di prodotto grandinato di seconda qualità (causato dalle forti grandinate che hanno colpito
areali nel Modenese e Ferrarese). La frutta colpita da grandine ma comunque commercializzabile, secondo Soli, prenderà la via principalmente del Sud Italia e dell’Est Europa. “Nei primi mesi della campagna commerciale – afferma - potrebbe esserci qualche problema di prezzo causato dall’offerta di prodotto di seconda qualità”. A tale fenomeno si aggiunge un finale di campagna estiva caratterizzata da prezzi in discesa per le altri prodotti (a partire dalle pesche e nettarine e dall’uva da tavola), che potrebbero trascinare anche le quotazioni delle pere. “Per i consumi diventa inoltre sempre più importante il posizionamento in vendita da parte della Gdo. Se per esempio le mele sfuse di grosso calibro e di prima qualità verranno vendute al dettaglio al di sotto dei due euro al chilo, l’eventuale vendita delle pere al di sopra dei due euro ne penalizzerà sicuramente i consumi più che in passato”. Rima61
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Stefano Soli, manager Valfrutta Fresco, Marco Salvi, presidente FruitImprese e Gabriele Ferri, Naturitalia
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nendo sull’argomento “grande distribuzione”, Soli sottolinea come “si stia facendo sempre più sentire la pressione sui prezzi esercitata dalla gdo, che offre i prodotti ortofrutticoli con politiche di marketing e di prezzo sempre più aggressive, specie nelle promozioni sia dal punto di vista numerico che di percentuale di sconto”. In generale per le pere i volumi dovrebbero essere leggermente inferiori rispetto alle attese ma comunque nella media e in risalita rispetto alle scarse quantità registrate nel 2012, anche se è presto per fare previsioni definitive essendo ancora in corso la raccolta delle pere Abate. Rimangono buone le prospettive per il prodotto di prima categoria, grazie a una buona qualità “con quotazioni che si prospettano soddisfacenti, a partire in particolare dall’inizio di ottobre quando partirà il grosso delle vendite”. Dando uno sguardo invece a quelle che potranno essere le possibilità delle pere “made in Italy” all’estero, a partire dall’Abate, non si poteva non tornare sull’argomento caldo di questo periodo: l’apertura del mercato degli Stati Uniti per le pere e mele italiane, sancito dal recente accordo firmato dall’istituto statunitense Aphis, Animal and Plant Health Inspection Service, e il Mipaaf, Ministero delle Politiche Agricole italiano. “Si tratta ovviamente di una grande opportunità, anche se ovviamente sarà un anno di sperimentazione, in cui verranno inviati bassi quantitativi verso gli States”,
spiega il manager di Valfrutta Fresco. “Quindi non ci facciamo troppe illusioni. Sarà difficile avere grosse soddisfazioni quest’anno. Ad ogni modo per valorizzare ulteriormente il prodotto gli associati di Valfrutta Fresco invieranno negli Stati Uniti pere a marchio Valfrutta”. Il manager di Valfrutta sottolinea, con un pizzico di amarezza la scarsa unità nel settore in questa nuova avventura commerciale oltreoceano. “È un peccato che le aziende italiane arriveranno divise sul mercato statunitense e con un’offerta qualitativa disomogenea. Credo quindi sia fondamentale fin d’ora lavorare per pianificare per il futuro un’azione commerciale unica verso gli Usa. Ma non solo. Sarà determinante creare un’efficace e mirata campagna di comunicazione e promozione del prodotto negli Stati Uniti, a partire ovviamente dalla pera italiana per eccellenza, l’Abate, che negli States non è conosciuta. Credo quindi che quello appena intrapreso sia solo l’inizio di un percorso che se affrontato con le giuste strategie commerciali e di marketing possa dare negli anni futuri grandi soddisfazioni, altrimenti non potrà che rappresentare l’ennesima opportunità non sfruttata dal mondo dell’ortofrutta italiana”. Anche secondo Gabriele Ferri, direttore generale di Naturitalia, i raccolti stanno dando sorprese negative sulle quantità: “Dai dati attualmente in nostro possesso (18 settembre, ndr) registriamo
rese inferiori di alcuni punti percentuali rispetto alle previsioni”, afferma il manager emiliano-romagnolo. “Per quanto riguarda Abate, in piena raccolta questa settimana, non siamo al momento i grado di fornire precise indicazioni, ma anche in questo caso pare ormai evidente una riduzione quantitativa”. Buone notizie invece sul fronte della qualità del prodotto, “veramente ottima, grazie a un perfetto andamento stagionale con piogge ben distribuite durante le diverse fasi di sviluppo del frutto. Questo permetterà di ridurre la disponibilità di calibri piccoli a favore di quelli medi e grossi. La concentrazione zuccherina inoltre è a livelli superiori rispetto alla precedente annata. Questo permetterà ai consumatori di mangiare frutti belli e gustosi. Sulle aspettative dal punto di vista commerciale Ferri si augura una stagione “in linea con le ottime aspettative dei produttori. Ci sono alcuni segnali preoccupanti quali riduzione dei consumi e problematiche di conservazione causate dall'abolizione dell’uso di etossichina (principio attivo antiossidante in sede di frigoconservazione vietato dal ministero della Salute ma consentito in Spagna e Portogallo, in assenza del quale secondo il Cso si rischia una riduzione del 30% della produzione commercializzabile, come riportato nello scorso numero del Corriere Ortofrutticolo, ndr). Tuttavia riteniamo che la riduzione quantitativa che stiamo registranS e t t e m b r e
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lavorare alacremente per individuare nuove aree commerciali. Non dobbiamo però nascondere che la creazione di spazi nuovi è complessa ed onerosa e sicuramente non darà nell’immediato straordinarie risposte. Sono però certo che lavorando in gruppo con le altre imprese del settore i risultati li otterremo sicuramente. L' OI, Organismo Interprofessionale, ha un ruolo importantissimo nelle programmazioni e regolamentazioni delle produzioni,
In Spagna è prevista una produzione in aumento sia per le mele che per le pere per la campagna 2013. Queste le previsioni per questa annata, emerse dopo la riunione del comitato Pere e Mela di Fepex, l'associazione degli esportatori ortofrutticoli spagnoli, riunitosi nella sede di Afrucat (assocaizione ortofrutticola della Catalogna) a Lleida in Spagna. I raccolti dovrebbero aumentare, rispetto alla campagna precedente, del 10% per le pere e dell'11% per le mele. Le regioni della Rioja e dell'Aragona prevedono rispetto al 2012 un +20% della produzione di pere, mentre la Catalogna si fermerà al +11%. Queste tre regioni rappresentano oltre l'80% della produzione nazionale di pere, che quest'anno dovrebbe attestarsi sulle 390 mila tonnellate. Si tratta comunque di un volume inferiore rispetto alla media
degli ultimi cinque anni. Per quanto riguarda le mele, le stime previsionali indicano volumi di 434 mila tonnellate. L'Aragona dovrebbe chiudere la campagna 2013 con un incremento annuale della raccolta prossimo al 20%, mentre per le regioni della Rioja e della Catalogna è prevista, rispettivamente, una crescita del 10% e del 4%. Tra le varietà si conferma saldamente al comando il gruppo delle mele Golden. Il Comitato di Fepex segnala poi la forte crescita della varietà Fuji. Nel corso della riunione è stata indicata come principale priorità del settore quella diaccelerare i negoziati per l'apertura di tre nuovi mercati esteri: Stati Uniti, Messico e India. Nel 2012, la Spagna ha esportato verso i Paesi terzi un totale di 41.410 tonnellate di pere e di 33.075 tonnellate di mele.
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Produzioni in aumento in Spagna con punte di +20% in Aragona
nella comunicazione istituzionale, mettendo le imprese nelle migliori condizioni per esportare. Poi però sono le stesse imprese a dover lavorare i modo nuovo per la creazione di spazi commerciali nuovi e remunerativi nei mercati mondiali”. Sullo sblocco del mercato statunitense alle pere e mele italiane Ferri sottolinea come “l'apertura di nuovi mercati è sempre una straordinaria opportunità. Questo non significa che in concomitanza dell'apertura ci sia di pari passo la domanda. Non dobbiamo dimenticare che in Usa si producono pere e mele che vengono raccolte e commercializzate nello stesso nostro periodo. Sappiamo però che i consumatori sono spesso curiosi di provare e assaporare prodotti provenienti da altre parti del mondo. Dovremo pertanto essere bravi a sfruttare questa opportunità, magari facendo leva sulla nutritissima comunità italiana presente in questo ampio mercato. Dalle prossime settimane arriveranno i controllori americani a verificare il rispetto di tutti i parametri previsti dall’accordo ed entro fine ottobre i primi 7-8 container saranno già sul suolo americano alla conquista della curiosità dei consumatori che, sono certo, sarà pienamente appagata. Questo garantirà un buon successo per le prossime annate”. Naturitalia con altre imprese di primo livello del territorio (Salvi, Spreafico, Patfrut, Pempa Corer, Orogel, Zani), partecipa al gruppo Pera Italia (di cui in questo numero abbiamo intervistato il presidente, Luciano Torreggiani, ndr). “In questi giorni stiamo presentando alla clientela europea alcune nuove confezioni studiate per valorizzare e comunicare nel migliore dei modi il prodotto ai consumatori. Inoltre affronteremo in gruppo alcuni mercati con lo strategico intento di contenere al meglio la competizione interna e ottenere risultati migliori per la produzione”.
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do unita all’apertura di nuovi mercati permetta di realizzare quotazioni soddisfacenti”. Export, fortissimamente export, spingendo sulla ricerca di nuove aree da “conquistare”. La strada maestra da seguire, non solo per le pere, sembra tracciata. Il difficile ora è imboccarla e rimanerci. “In un mercato che annualmente segnala stabilità o riduzione dei consumi con le produzioni che tendenzialmente aumentano – commenta Ferri – è obbligatorio
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