Corriere Ortofrutticolo Settembre 2011

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Corriere 9 Ortofrutticolo MENSILE DI ECONOMIA E AT T U A L I T À D I S E T T O R E

ANNO

XXV

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Nuova

serie

Settembre

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euro

6,00

IN QUESTO NUMERO

UN MERCATO RICCO MA INSIDIOSO TECNOLOGIE e MACCHINARI

• Frutta estiva ko, timori anche per l’autunno PAG.30

• A ottobre torna Macfrut Ma resterà a Cesena? PAG.44

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CorriereOrtofrutticolo

✍ Lorenzo

È comprensibile: sotto l’ombrellone gli Frassoldati italiani hanno passato l’estate a cercare di capire l’impatto della manovra da 40 miliardi sulle loro tasche, tra proiezioni, tabelle, grafici, anticipazioni, correzioni, aggiustamenti, rettifiche,smentite…un guazzabuglio infernale. Alzi la mano chi ha capito quanto dovrà pagare direttamente (tributi straordinari), quanto indirettamente (tagli agli enti locali, ai servizi ecc), e quanto costerà la versione ‘differita’ della stangata in nuove tasse locali e regionali. Quindi l’opinione pubblica va compresa: con questi problemi a chi poteva importare dell’ennesima estate nera della frutta, dei prezzi a picco (tanto al market non era cambiato nulla), dei produttori alla disperazione, dell’ennesimo braccio di ferro con la Gdo, dei battibecchi evidenti e dei minuetti in filigrana tra organizzazioni agricole, centrali cooperative, Op e relative unioni, commercianti, grandi imprese? Però a noi che di mestiere facciamo gli osservatori di questo mondo, non è sfuggita la novità 2011. Non è stata solo Caporetto, cioè una sconfitta di sistema, ma una Caporetto senza Vittorio Veneto, un bagno di sangue senza speranza di rivincita, un disastro senza riscatto in vista, vissuto spesso con rassegnazione e fatalismo, per l’incapacità di reagire da parte del sistema Italia, per il senso di impotenza che è emerso al di là della solita litania dei comunicati di protesta e della convocazione dei tavoli di crisi. Proviamo a ragionare. In tutto questo marasma cosa ha fatto l’Europa? Distinguiamo: l’Europa dell’ortofrutta è andata in ordine sparso, di un minimo di coordinamento tra le Regioni e i Paesi dell’ortofrutta nemmeno l’ombra. Anzi i ‘cugini’ spagnoli grazie ai loro costi competitivi coi nostri e alla miglior organizzazione commerciale hanno spesso rotto il mercato offrendo pesche e nettarine a 5-6 centesimi in meno delle nostre , con l’unico obiettivo di smaltire le produzioni in raccolta ed in magazzino. Poi l’Europa ufficiale, quella dei burocrati di bruxelles, si è svegliata in extremis alzando il prezzo di pesche e nettarine ritirate dal mercato, ma senza effetti concreti sul mercato. Poi ulteriore domanda: in questo quadro desolante cosa ha fatto l’Italia? Tanti comunicati diffusi alla stampa, una riunione al ministero il 10 agosto, in piena crisi finanziaria eurpea, tra organizzazioni agricole e centrali cooperative col ministro Romano. Scambio di documenti, cortesie, impegno ad affrontare le criticità del comparto, con l’impegno da parte del ministro ad aprire l’ennesimo tavolo di crisi e a convocare la Gdo… Tra annunci e riunioni, prendiamo atto che l’unica azione concreta in tutta l’estate è stata l’operazione “Pesche in spiaggia”, ossia la distribuzione sulle coste di Emilia-Romagna, Veneto, Lazio e Sicilia di cestini da 1 chilo ai bagnanti. Così sono state regalate “500mila pesche e nettarine”: evidentemente qualcuno le ha contate…al di là dell’ironia, questa elemosina, finanziata con fondi ministeriali, dà un tocco di grottesco all’intera vicenda. Certo, sarebbe stato meglio avere un piano di settore che dorme nei cassetti miS e t t e m b r e

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nisteriali da 20 anni. Certo sarebbe stato meglio una decisa azione su Bruxelles per inserire le pesche negli interventi dopo il batterio-killer. Certo sarebbe stato meglio coordinarsi con gli altri paesi dell’ortofrutta per ottenere quelle decisive modifiche all’Ocm che sole possono aprire un paracadute su queste produzioni deperibili che non si possono stoccare. In mancanza di tutto ciò , consoliamoci regalando cestini ai villeggianti, così si accorgono di quanto sono buone le nostre pesche… Comprendiamo che in un anno disperato, tutto ‘fa brodo’. Ma mettere sul piatto della bilancia 500mila pesche a fronte di una crisi ormai strutturale, francamente fa scappar da ridire se non venisse da piangere. Comunque, andiamo avanti. Il ministro si è impegnato su alcuni punti: Gdo, accordi col sistema bancario, tavolo di settore. Ha parlato, riferiscono, anche di possibili ‘sanzioni’ a carico della Gdo (pur in assenza di una legge?) , ha accennato ad un ‘intervento strutturale’ (il Piano nazionale per l’ortofrutta, dimenticato da 20 anni nei cassetti?) e chiamato in causa le Regioni per ‘razionalizzare la spesa’. Queste ultime hanno risposto yes. E adesso? Si va avanti così, tra documenti di crisi che restano nei cassetti, appelli che restano senza risposte, ultimatum che restano lettera morta. L’unica è sperare nella iniziativa congiunta franco-spagnola che dopo un’estate disastrosa anche per la loro frutta hanno deciso di muoversi su Bruxelles per ottenere qualcosa. L’Italia, nella migliore delle tradizioni, si accoderà ai paesi forti per portare a casa qualcosa. Intanto, dopo il ko della frutta estiva, è suonato il campanello d’allarme per le pere, in particolare per la Abate, regina del mercato. In Emilia, dove si concentra la quasi totalità della produzione, suddivisa fra pochi soggetti cooperativi e privati, si parla (finalmente) di un possibile distretto della pera (come si è fatto per il pomodoro) o anche di una gestione a club, tipo Pink Lady. Non c’è nulla da inventare, basta seguire il buon senso e copiare le esperienze di successo. Ma anche questo appare problematico in un comparto dove tutti si lamentano ma manca una leadership, una rappresentanza forte, e al momento buono ognuno va per la sua strada. lorenzo.frassoldati@corriereortofrutticolo.it

EDITORIALE

Alla frutta. Anzi, all’elemosina

PUNTASPILLI LA CRISI? CI PENSANO FRANCIA E SPAGNA Nelle ultime settimane di agosto i produttori francesi hanno assalito camion spagnoli di frutta giunti in Francia senza un destinatario e senza un prezzo stabilito, alla ricerca di un acquirente, anche a prezzi stracciati. Una cattiva abitudine , non solo spagnola. Sempre in agosto i ministri francese e spagnolo – deposta l’ascia di guerra hanno annunciato una iniziativa forte in Europa per affrontare le ricorrenti crisi dell’ortofrutta estiva. Le proposte sono circa le stesse fatte dall’Italia. Però il fatto che le presentino Francia e Spagna è bene anche per noi. Forse qualcosa riusciamo a tirar su. *

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GRUPPO BATTAGLIO

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Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Mirko Aldinucci (coordinatore) Eugenio Felice, Emanuele Zanini

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ECONOMIA DI SETTORE Nuova

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Redazione via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Presidente: Fidenzio Crivellaro Coordinatore editoriale: Antonio Felice Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: segreteria@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 60 euro per due anni: 95 euro e-mail: abbonamenti@corriereortofrutticolo.it

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Profilo Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio organizzato. Il Corriere Ortofrutticolo è un formidabile, unico e specializzato strumento di raccordo e di informazione per l’intero settore. È presente a fiere in Italia e all’estero dove è diffuso a indirizzi specializzati di oltre 30 nazioni.

Diffusione 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Grossisti 29%, Dettaglianti 23% Produttori 22%, Supermercati 9% Import-export 6,5%, Servizi 5% Tecnologie e Trasformati 2,5% Altri 3%

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Russia mercato insidioso

PAG.25

RUBRICHE EDITORIALE Alla frutta. Anzi, all’elemosina

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Frutta estiva ko, timori per le pere PAG.30 Imballaggi “virtuosi”

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Venice Green Terminal, partenza con il vento in poppa

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BORSINO DELL’ORTOFRUTTA Sogemi-Fruttital-Corsi

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A.P. Møller-Mærsk, semestre ok Ma frena nel secondo trimestre

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SPAZIO APERTO Op snelle ed efficienti contro la crisi

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DISTRIBUZIONE Sisa lancia “Primo”

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Freshfel: il taglio di fondi rischia di affondare “Frutta nelle scuole”

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GENTE & FATTI Dall’Afghanistan all’Africa Australe Caccamisi, il globe-trotter dell’ortofrutta 14 Linea verde per Anselmi Musicco: largo ai giovani

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PUBBLICITÀ CHE FRUTTA Estate televisiva per la gamma Valfrutta Fresco

McDonald’s ai bambini: mangiar frutta fa bene

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Chiquita, patto con Disney: forniture nei parchi e nelle navi

Fruttital, fotovoltaico in sei delle nuove sedi

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Trattori d’epoca Fiat in passerella E New Holland ne premia tre

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NOTIZIARIO Tutte le Op possono utilizzare il brand “5 colori del benessere”

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Esportazioni in Libia dimezzate Anche l’otofrutta ne risente

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ATTUALITÀ In copertina - Russia Alla roulette russa

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Primo piano - La grande crisi Controlli, pagamenti, promozioni Tavolo Mipaaf con Ortofrutta Italiana

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Primo piano - La grande crisi

L’ELENCO DEGLI

Rijk Zwaan, summit sulla lattuga da serra del veronese

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Migliora il sentiment dell’industria alimentare nel secondo trimestre

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Coldiretti: tassare le bibite gassate per promuovere l’ortofrutta

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BIOLOGICO NEWS Comunicare il biologico Convegno Coop al Sana di Bologna

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LOGISTICA Traffico container tra luci e ombre Manca ancora il respiro europeo

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AGROFRESH AGRYPACK AWETA AZ. SP.LUSIA E ROSOLINA BATTAGLIO CAPP-PLAST CHECK FRUIT CONSERVE ITALIA CONSORZIO ZAI CORSI CSO EOS GF GROUP INFIA ITALRUIT

copertina II pagina 47 copertina I pagina 43 pagina 4-5 pagina 55 pagina 27 pagina 36 pagina 51 pagina 28 pagina 18 pagina 45 pagina 8-9 pagina 34 pagina 71

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Ortofrutticolo

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M O N T H LY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

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Verso Macfrut. L’ultima a Cesena? PAG.44 Archiviata un’estate nera, nubi minacciose anche sulle pere

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Primo piano - La grande crisi Puglia in ginocchio: «La Gd domina e fagocita il resto della filiera» Primo piano - La grande crisi Fedagri sul piede di guerra: se non arrivano sostegni come in Francia scendiamo in piazza Primo piano - La grande crisi Estate “no” nel veronese. Con mea culpa: «Troppa frammentazione» Primo piano - La grande crisi La Francia “soccorre” i produttori e si oppone all’import spagnolo

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Mele, prospettive interessanti

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Sviluppo logistico e brand Mercato di Roma a una svolta

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Marocco, export in salute Boom di vendite in Russia e Usa

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Vietnam, bilancia commerciale pesante: giro di vite sull’import? 60

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Sweet Resistants parte bene

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INSERZIONISTI

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Inchiesta sul dinamico settore dei prodotti pronti al consumo, che assumono un ruolo sempre più importante nel reparto ortofrutta della moderna distribuzione. Trend di crescita per le verdure tagliate, la frutta fa più fatica.

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Primo piano - La grande crisi “Sottocosto” i pomodori di Lusia

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Focus sulle tecnologie sul prossimo numero del Corriere, con interviste agli operatori per approfondire l’andamento di un settore strategico per migliorare il livello qualitativo e la gestione dell’ortofrutta.

☛ Quarta gamma

E-coli… “killer” per la Spagna Il settore cerca la ripartenza

Agrexco-Carmel, liquidazione vicina

LA COSTIERA LA PERNICE LA TRENTINA L’INSALATA DELL’ORTO LONGOBARDI MACFRUT NATURA NUOVA NETPACK PINK LADY ROSARIA SPREAFICO UNITEC VALFRUTTA FRESCO VENICE GREEN TERMINAL VOG

NEL PROSSIMO NUMERO NEL PROSSIMO NUMERO ☛ Macchinari, il punto

A Macfrut i grandi temi del settore Ultima edizione a Cesena?

EUROPA-MONDO

Primo piano - La grande crisi A maggio rallenta ancora l’export italiano: saldo attivo in calo del 30% sul 2010 38

Certificazioni avanti tutta GlobalGAP consolida le posizioni

PAG.63

pagina 20 copertina I copertinaIV pagina 29 pagina 22 pagina 11 copertina I pagina 39 pagina 67 pagina 24 pagina 1 pagina 69 pagina 32 pagina 2 pagina 13

61

☛ Scheda prodotto: aglio

SCHEDA PRODOTTO MELE Prospettive interessanti. Produzione sui 10 milioni di tons. Golden, Gala e “club” sugli scudi

63

Assomela: meno prodotto di controstagione

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La Valtellina pregusta un aumento dei prezzi

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Pink lady si affaccia su nuovi mercati

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L’ottimismo non manca dal Trentino Alto Adige al Piemonte 66 PERE Pere oltre quota 2,5 milioni di tonnellate mercato ingeneroso 69 Prezzi troppo bassi, Sos dalla Cia di Bologna

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Olanda, export in calo del 28% nel primo semestre

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Speciale sull’aglio con le tendenze produttive e commerciali in Italia e nel resto d’Europa. Interviste agli operatori con dati, dinamiche mercantili e problematiche di una nicchia che si conferma interessante. www.corriereortofrutticolo.it

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Metz, Rouen,Tours

Madrid, Mallorca,

Cagliari, Firenze Firenze,, Fondi, F Milano, Roma, Verona

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I “+” e “-” dell’ortofrutta

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IL BORSINO ☛ Sogemi Sogemi, la società pubblica che gestisce il mercato di Milano, si avvia verso il viale del tramonto? Secondo notizie rimbalzate sulla stampa nazionale, si starebbe procedendo verso l'istruttoria per la messa in liquidazione. Difficile pure una privatizzazione, perché, parola dell'assessore alle attività produttive di Milano Franco D'Alfonso, "nessuno se la comprerebbe". Inoltre verrebbe bloccato il piano di investimenti da oltre 130 milioni di euro. “Un piano troppo impegnativo per una società che ha quel bilancio”, ha affermato a fine agosto D’Alfonso al Sole24Ore. I numeri a cui fa riferimento l’Assessore sono relativi ad un fatturato di 16 milioni di euro all’anno a fronte di un debito pari a 24 milioni di euro. Il piano prevedeva la costruzione entro il 2012 di nuove strutture e di padiglioni più efficienti nell’area dell’Ortomercato di Milano, in parte compensato dalla vendita delle aree dell’ex macello e dell’avicunicolo, ormai non più utilizzate. I nuovi indirizzi azzerano però i piani precedenti. L’assessore infatti sarebbe propenso a liberare definitivamente l’area dell’ex macello e dell’Ortomercato

☛ Fruttital Le anticipazioni del Corriere Ortofrutticolo sono state confermate da Antonio Orsero (nella foto), il numero uno del Gruppo Fruttital, a Panorama Economy. “Nel 2012 lanceremo la nostra marca di banane e di ananas”. Il colosso ligure, primo logistico dell’ortofrutta dell’Europa meridionale, dopo il divorzio con Del Monte, scopre dunque le carte e va al contrattacco lanciando un proprio brand. All'annuncio di Antonio, si aggiungono le parole della sorella Raffaella Orsero, amministratore delegato del

☛ Corsi Cresce e si rinnova la Corsi SpA, lo storico trasportatore veronese che da anni, con una nutrita flotta di mezzi, attraversa l’Europa al servizio del settore ortofrutticolo nazionale e non solo. La Corsi, nella sede centrale di Verona, ha ottenuto l’autorizzazione a essere sede doganale. La società è inoltre entrata nella movimentazione container. A queste novità si accompagna anche una rinnovata immagine. Il nuovo sito web di Corsi Spa si presenta al pubblico rinnovato nella grafica, nella struttura, nei contenuti e nella navi-

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trovando un’altra zona adatta ai mercati. L’area individuata sarebbe quella adiacente all’Expo, da cui le merci potrebbero essere facilmente movimentate grazie alla vicinanza con i nodi stradali. L’obiettivo è comunque quello di individuare una zona in cui l’export - che ad oggi rappresenta il 30% dei prodotti trattati a Milano - possa essere agevolato. Sogemi dovrebbe essere completamente chiusa. Durante la fase transitoria tuttavia il Comune potrebbe sostenere la nascita di una nuova società a capitale privato a cui, solo inizialmente, potrebbe partecipare Palazzo Marino con una quota di minoranza. La partecipazione sarebbe volta ad assecondare lo sviluppo. Il presidente di Sogemi Luigi Predeval (nella foto) ha così reagito a queste notizie: “L’attuale organo amministrativo sta operando nel pieno delle sue funzioni e il sottoscritto prosegue nel suo mandato di Presidente, con lo stesso impegno di sempre”. “Il Comune di Milano - ha aggiunto Predeval - ha avviato una naturale attività di analisi e di approfondimento in ordine alle determinazioni assunte dal Consiglio comunale con delibera del 28 aprile 2011”. Giù

gruppo di Albenga e prima responsabile della società Simba: "La disdetta di Del Monte è arrivata quattro anni fa, ma già ai tempi di mio padre - prosegue Raffaella Orsero, che di recente è stata pure in Costa Rica in visita ad aree di produzione adatte per concretizzare il progetto - c’erano state delle frizioni: abbiamo provato a mediare, ma alle loro condizioni non abbiamo trovato l’accordo". Dunque, per il mercato italiano ed europeo delle banane il 2012 si preannuncia un anno frizzante. Decisamente su.

gazione. La Corsi SpA offre servizi di trasporto conto terzi a temperatura controllata, sia positiva che negativa. Il terminal di Verona dispone di circa 10 mila mq di deposito refrigerato. Con il servizio denominato trasbordi l’azienda offre agli operatori della filiera agroalimentare e logistica, anche di medie e piccole dimensioni, un deposito temporaneo di merci a Verona. I magazzini si trovano in una posizione strategica per tutti gli operatori della filiera agroalimentare che intendono movimentare in Europa i propri prodotti. Su.

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S pazio aperto

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Op snelle ed efficienti contro la crisi ✍ Matteo Selleri

Quest’estate sarà l’ennesima che verrà ricordata per la grande crisi che ha investito l’ortofrutta italiana. Non ci dilungheremo nel ribadire i princìpi contenuti nelle varie enunciazioni delle operazioni politico-stratetiche che girano nell’ambiente - ivi comprese le responsabilità di chi e di che cosa ha scatenato questo strutturato deficit dell’ortofrutta - ma ci preme mettere in risalto due o tre passaggi. Il primo riguarda il mezzo fallimento, in Italia, della concentrazione della produzione, molto spesso confusa con la concentrazione dell’offerta. Sono, a nostro parere, due momenti diversi. Il secondo riguarda l’aspetto normativo, il voler appesantire con una burocrazia che ha del delirante, le varie norme che permettono agli agricoltori di poter percepire degli aiuti e/o finanziamenti pubblici, siano essi nazionali od europei. L’Ocm ortofrutta o il Psr hanno una miriade di adempimenti che soltanto un apparato burocratico con la “b” maiuscola e lontano dalla reale economia aziendale può pensare di mettere in pista in un settore che ormai, primario non è più. Il terzo riguarda la comunicazione e la promozione dell’informazione al consumatore. L’ortofrutta tende a non considerare un investimento l’informazione al consumatore, l’educazione al consumo, a spiegare cos’è il lavoro dei campi. Insom12

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ma, vuole che la gente compri senza avere un minimo di supporto informativo. In pratica, non vuole “coccolare” il consumatore, oggi molto più curioso e selettivo di decenni fa e molto distorto dalla omologata stagionalità dell’offerta. L’evoluzione del mercato ha messo sotto gli occhi di tutti che, oggi, è irrinunciabile adottare questa strategia comunicativa. Nonostante questi tre elementi di riflessione siano proiettati verso la negatività o lo sconforto, ci sembra che rimanga perseguibile, per la sopravvivenza delle aziende, quindi degli agricoltori, il lato positivo che esse manifestano: la possibilità di creare nicchie di mercato, per un prodotto valido oltre alla possibilità di “portare a casa” i finanziamenti pubblici, ormai necessari per far respirare i produttori. Dedotti i costi delle varie operazioni, se ben gestite, rimane sempre qualcosa da mettere in cassa per proteggere il bilancio aziendale. Nel rispetto di ognuno, quindi, e nella consapevolezza che i grossi poli cooperativi o privati hanno una loro logica di funzione, se è vero, come è vero, che in Italia si è organizzata circa poco più del 30% della produzione - secondo i dati da noi elaborati - crediamo che un passaggio assolutamente da perseguire da parte della produzione nazionale per evitare un tracollo come quello di questa estate sia quello di creare Op ortofrutticole, anche di piccole

dimensioni (basti pensare che sono sufficienti cinque soci e 2.000.000 di euro per costituirne una di frutta o di ortaggi, mentre servono 3.000.000 di euro per una di ortofrutta). Op che diffonderanno il buono ed il saporito della loro produzione, attiveranno iniziative, che si doteranno o esternalizzeranno la funzione marketing. Poi per la vendita del prodotto, se necessario o come evoluzione del sistema, si potranno creare delle società commerciali di capitale, con regole certe per tutti. Società che collocheranno il prodotto delle varie Op aderenti e con l’obbligo preciso di dare un ritorno economico ai soci. Le Op, infine, con la nuova Pac sembra siano gli strumenti prioritari su cui poggerà il sistema agricolo Ue nei prossimi anni. Ecco che, a nostro parere, il primo passo per la rinascita della nostra ortofrutticoltura deve partire dai produttori - ancor oggi abbastanza ingessati in alcune posizioni non più attuali - attraverso l’abbattimento di alcuni steccati e la creazione di Op efficaci ed efficienti, non necessariamente di grandi dimensioni, ma che siano sul mercato con un prodotto non omologato, apprezzato, conosciuto, divulgato, promosso e cercato. Chi ha già messo in pista realtà di questo tipo ma con questa mentalità, conferma che nonostante il carico burocratico pesante i ritorni in campagna sono tangibili. S e t t e m b r e

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GENTE

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FATTI

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La scomparsa di Danilo Reggiani lascia un vuoto nel mondo dell’ortofrutta e del packaging Lutto nel settore ortofrutticolo e degli imballaggi: è morto Danilo Reggiani, ex direttore della filiale di San Felice sul Panaro (Modena) di International Paper e presidente, fin dalla sua fondazione, del consorzio Bestack di Forlì. Reggiani, molto conosciuto e apprezzato nel mondo dell’ortofrutta e del packaging, aveva 66 anni, lascia la moglie Rosita e i figli Simona e Mauro. È stato uno dei principali operatori e innovatori nel comparto degli imballaggi e del cartone ondulato nello specifico, settore in cui ha iniziato a lavorare già alla fine degli anni Sessanta. Nel corso della sua quarantennale carriera Reggiani ha partecipato in maniera attiva e determinante allo sviluppo del settore del packaging, con un occhio di riguardo agli imballaggi in cartone. Senza dubbio è stato una delle colonne portanti dello stabilimento modenese di International Paper che ha diretto per molti anni fino alla fine del 2008, quando, pur rimanendo nel consiglio di amministrazione del gruppo, ha lasciato il testimone della direzione a Paolo Pirozzi. Benvoluto e battagliero (all’assemblea di Frutimprese dello scorso maggio, nella foto, lo abbiamo visto seduto in prima fila) viene ricordato con grande rimpianto dai tanti protagonisti del settore che lo hanno conosciuto. (E.Z.)

Dall’Afghanistan all’Africa Australe Caccamisi, il globe-trotter dell’ortofrutta Dario Caccamisi, agronomo siculo-ligure residente in Emilia, è l’instancabile globe-trotter dell’ortofrutta. Bisognerebbe dargli un premio al coraggio. Dopo essere stato, molti anni fa, il direttore del Mercato Ortofrutticolo di Vignola, a due passi da casa, ha cominciato a viaggiare su mandato di organismi internazionali come la Banca Mondiale, le Nazioni Unite, la Banca Europea per gli investimenti, prima in Europa, poi in ogni angolo del globo. Ha partecipato con ruoli importanti ai progetti per creare la rete dei mercati agro-alimentari nell’Est europeo dopo il crollo dell’Urss e nei Balcani dopo la guerra. Il suo 2011 è stato particolarmente avventuroso: missioni in Afghanistan e nell’Africa australe. Ora lo aspettano in Libia per mettere la prima pietra ai mercati dell'ortofrutta.

I ritardi del Corriere e i “disservizi” postali che penalizzano pesantemente l’editoria In Italia più che di servizio postale si può a ragione parlare di disservizio postale. Le case editrici come la nostra ne subiscono serie e dannose conseguenze, soprattutto per i ritardi, spesso molto gravi, nella consegna delle riviste che vengono spedite in abbonamento postale. Se poi ci si lamenta con qualcuno, apriti o cielo. Non si vuole offendere nessuno ma provate a parlare a un postino, o non si mostra interessato o sembra il ministro delle Poste (ministero abolito). Non siamo i soli a lamentarci. A inizio agosto sull’autore-

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vole settimanale “L’Informatore Agrario” è apparsa una lettera di lamentele per il mancato recapito delle rivista. L’editore ha risposto affermando: “Lo standard di recapito della corrispondenza in Italia è peggiorato”. Siamo completamento d’accordo. Dalle Poste ci aspettiamo un cambio di marcia. Un pacco con 50 riviste pagate spedito a inizi luglio al Centro Agro-alimentare di Catania con indirizzo corretto ci è tornato indietro un mese dopo e le Poste hanno preteso una penale. Dove siamo? (a.f.)

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GENTE

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Faustino Musicco, 24 anni è amministratore unico della società Anselmi Cav. Faustino che opera al Mercato di Brescia nel commercio dell’ingrosso di frutta e verdura dal lontano 1933; fondata dal bisnonno Cav. Faustino Anselmi, è attualmente alla quarta generazione imprenditoriale. Da poco laureato e dopo un’esperienza in una banca d’affari a Milano, racconta Musicco in una lettera al nostro giornale, “ho deciso di intraprendere l’avventura con entusiasmo e determinazione in un settore per me completamente nuovo”. L’azienda (sopra lo staff al completo; Musicco è il terzo da sinistra) è specializzata dal 1980 nella maturazione di banane attraverso un proprio centro di maturazione (5.000 metri quadri) situato a poca distanza dal Mercato. Attualmente i dipendenti e collaboratori dell’azienda hanno un’età media di 30 anni circa, ma con esperienza decennale nel settore. “Un’azienda che nel 2013 raggiungerà 80 anni di attività ma con personale giovane e motivato”, la descrive Musicco. Assente dalla struttura di via Orzinuovi in occasione della visita compiuta dalla nostra redazione al Mercato lombardo lo scorso luglio (si veda reportage sul Corriere di luglio-agosto), tiene a precisare di “condividere le considerazioni e i commenti dei colleghi: mi associo al fatto che sia necessario creare maggiori sinergie e alleanze tra operatori al fine di ottenere maggiori economie di scala ed essere più competitivi in un mercato sempre più esigente e agguerrito”. Finchè ci sono i giovani, c’è speranza... S e t t e m b r e

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Durante l’estate 2011 sono stati almeno duecentomila i giovani impegnati nelle campagne di raccolta di frutta, verdura e nella vendemmia. Lo stima la Coldiretti sulla base dei dati Unioncamere. Per l’organizzazione agricola, “per molti giovani lavorare nei campi ha significato prendere contatto con il mondo del lavoro in un momento di crisi dove è difficile trovare alternative occupazionali”. L’estate coincide del resto con il periodo di maggior impiego nelle campagne dove si svolgono le attività di raccolta di verdura e frutta come ciliegie, albicocche o pesche fino alla vendemmia di settembre.

a cura di Mirko Aldinucci

In 200 mila nei campi per i raccolti estivi

FATTI

“Linea verde” per Anselmi Musicco: largo ai giovani

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Nell’agroalimentare poche società “under 35” I dati che emergono dalla prima rilevazione sistematica realizzata da Unioncamere in collaborazione con InfoCamere, nell’ambito dell’Osservatorio sull’imprenditoria giovanile, evidenziano che il comparto agro-alimentare è quello con la minore percentuale di imprese guidate da “Under 35”, pari cioè al solo 9%. Servono, secondo Conferuro, nuove politiche di occupazione e al tempo stesso di tutela per costruire un nuovo modello culturale: “i giovani potrebbero trovare nei campi una concreta possibilità lavorativa”.

McDonald’s ai bambini: mangiar frutta fa bene McDonald's Italia in occasione del rientro a scuola di settembre promuoverà il consumo di frutta fresca, soprattutto tra i più piccoli. Insieme al frutto, fresco, senza conservanti e già tagliato, i bambini riceveranno un volantino, realizzato da Giunti Progetti Educativi per McDonald's, con una consulenza scientifica in ambito nutrizionale. Il leaflet contiene informazioni per le mamme sull'importanza del consumo quotidiano di frutta e verdura e simpatici giochi da

tavolo a tema che raccontano, in modo semplice e divertente, le proprietà e l’importanza del consumo di frutta e verdura. L'impegno di McDonald's Italia in questi 4 anni di iniziative rivolte a privilegiare il consumo di frutta fresca tra i bambini ha dato dei risultati: il consumo di frutta nell’Happy Meal è raddoppiato, tra il 2009 e il 2010. In generale poi, le tonnellate di frutta vendute da McDonald's Italia sono passate da 4.000 nel 2009 a 5.000 nel 2010. www.corriereortofrutticolo.it

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Fruttital, fotovoltaico in sei delle nove sedi Fruttital Srl ha ultimato la realizzazione degli impianti fotovoltaici su sei dei nove siti operativi in Italia. Con questo importante intervento le strutture dell’azienda site in Albenga, Bologna, Cagliari, Firenze, Molfetta e Roma produrranno circa 2,5 MWh all’anno di energia pulita, in grado di soddisfare il 20% del fabbisogno totale. L’investimento complessivo di circa 6 milioni di euro ha permesso l’installazione di 13.000 m2 di impianti fotovoltaici su una superficie totale disponibile di 45.000 m2. Gli impianti installati, con una potenza complessiva di 1,8 MWp, permetteranno ai sei stabilimenti di limitare l’immissione di CO2, SO2, NOX e polveri sottili, abbattendo notevolmente i prelievi di energia dalla rete nazionale, con conseguenti benefici per l’ambiente. I lavori di realizzazione, iniziati nel giugno 2010 ed ultimati nei termini stabiliti, sono stati progettati e diretti dal team interno all’azienda specializzato nella gestione dell’Assicurazione della Qualità & Logistica. Per questa operazione Fruttital ha scelto esclusivamente fornitori italiani e continuerà in questa direzione per altre possibili nuove realizzazioni in via di definizione. Paolo Mauti (foto), amministratore Delegato di Fruttital dice: “Con questo progetto contiamo di raggiungere due importanti risultati: dare un contributo alla salvaguardia dell’ambiente e posizionare l’azienda sul mercato in modo più competitivo grazie ad un parziale recupero delle spese legate ai costi energetici. Gli obiettivi aziendali si riflettono positivamente sull’ambiente nel pieno rispetto di una coscienza ecologica che speriamo si diffonda”.

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Terremerse, 1.100 pannelli Terremerse ha recentemente investito importanti risorse, circa 800.000 euro, per realizzare nei Centri di Massa Fiscaglia (Ferrara) e di Voltana (Ravenna) due impianti fotovoltaici di ultima generazione che consentiranno un considerevole risparmio di combustibile fossile senza generare emissioni inquinanti. Gli impianti sono composti da oltre 1.100 pannelli solari, per una superficie totale di 1.600 mq. L’impianto di Massa Fiscaglia copre una superficie totale di oltre 1.000 mq, composta da ben 792 pannelli in silicio policristallino. L’impianto è in grado di produrre un’energia totale annua di circa 150.000 kwh, con una potenza di 142,56 Kwp, che garantirà i due terzi del proprio fabbisogno. L’impianto di Voltana è costituito da 348 pannelli di silicio policristallino, per una superficie totale di quasi 600 mq. L’energia totale annua si attesterà sugli 83.000 Kwh, con una potenza di 74,28 Kwp.

Nuove celle per Cometa Sette nuove celle per una superficie di 1.500 metri quadrati ed un volume di 12.000 metri cubi, che consente di aumentare di 45.000 quintali la capacità di stoccaggio di patate e cipolle in atmosfera controllata portando la potenzialità totale di frigoconservazione a 220.000 quintali. Con questo importante investimento la cooperativa ortofrutticola Cometa di Medicina (Bologna), associata ad Apo Conerpo e alla società commerciale Naturitalia, ha raggiunto l’autosufficienza per la conservazione refrigerata della propria produzione. “L’ampliamento dello stabilimento - sottolinea il direttore della cooperativa, Claudio Brintazzoli - è solo l’ultima tappa di un ampio progetto di investimenti avviato nel 2008 per una spesa complessiva di 2,7 milioni di euro. Un programma che ha portato all’ammodernamen-

to delle linee di lavorazione delle patate e delle cipolle a un impianto fotovoltaico di 200 kwh”. Cometa negli ultimi quindici anni ha visto aumentare la superficie da 4.000 ad oltre 17.000 metri quadri e la capacità di frigoconservazione da 50.000 a 220.000 quintali con investimenti pari all’8-9% del fatturato. Gli occupati sono passati dai 35 del 1996 agli 85 di oggi”. Dal 2006 è stato anche sviluppato un reparto per la lavorazione delle patate e cipolle di quarta gamma.

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Trattori d’epoca in passerella al terzo raduno spontaneo dei mezzi che hanno fatto la storia del Gruppo Fiat, svoltosi sabato 20 e domenica 21 agosto in concomitanza con la sagra di San Biagio in provincia di Modena, e che ha visto la presenza di circa 20.000 persone. La sagra di San Biagio, che annovera 34 edizioni, è la meta più significativa di appassionati e collezionisti di macchine e trattori d’epoca cui per il secondo anno di seguito, si unisce il Raduno dei trattori storici del gruppo Fiat. Oltre 150 i collezionisti con i loro trattori, motori e le carioche per un totale di oltre 300 macchine storiche. Molti i pezzi importanti o rari come un Fiat 702 A degli anni 20 o i due Fiat con l'esclusivo motore Boghetto, il Fiat 501 con il suo ingegnoso sistema di avviamento, oppure l’OM 30 a testa calda del 1930. Erano presenti anche parecchie versioni cingolate di tutte le epoche e le piccole trattrici, in tutte le versioni. Il momento più importante è stato l’assegnazione dei tre premi posti in palio dalla Direzione del Mercato Italia di New Holland e aperti a tutte le serie di trattori del gruppo Fiat prodotte prima del 1970: trattore con maggiore storicità; trattore proveniente da maggiore distanza e trattore meglio restaurato. Ad assegnare i premi una apposita commissione composta da tre delegati: William Dozza, giornalista e scrittore di libri sui trattori d’epoca, Massimo Mislei, storico ed ex dipendente Fiat, e Giuliano Gulinelli dell’associazione organizzatrice delle Sagra di San Biagio. La commissione ha applicato severamente il regolamento del concorso, individuando tra i circa 60 trattori storici del gruppo S e t t e m b r e

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Trattori d’epoca Fiat in passerella E New Holland ne premia tre

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Fiat iscritti, quelli vincitori. Come ha avuto modo di sottolineare Francesco Zerbinati, responsabile marketing di New Holland in Italia, “la scelta dei giurati non è stata facile perché la competizione si è fatta molto accesa, rendendo ancora più meticoloso il lavoro di valutazione". I premi sono stati assegnati al numero di matricola e quindi ai trattori e non ai loro proprietari.

L’uva? Un antistress. Lo dice la ricerca scientifica I chicchi di uva possono aiutare a combattere lo stress provocato dal ritorno nelle città rese bollenti dal caldo dopo lunghe vacanze estive, con la ripresa quotidiana del lavoro che comporta anche un cambiamento drastico dei ritmi di vita. Numerosi studi scientifici come la ricerca dell'Istituto di patologia vegetale dell’Università di Milano e pubblicata sul Journal of the Science of Food and Agricolture - riferisce la Coldiretti - la melatonina scoperta nelle uve rosse potrebbe aiutare a regolare i ritmi circadiani negli esseri umani, proprio come fa l’ormone prodotto naturalmente dalla ghiandola pineale situata nel cervello. La melatonina regola il ritmo sonno-veglia ed in pratica indica al nostro organismo quando è il momento di andare a dormire, ma ha anche un'interessante attività antiossidante.

Agecontrol, nuovo consiglio di amministrazione Agecontrol Spa, società interamente controllata da Agea che per conto dell’Agenzia svolge i controlli sui destinatari dei contributi comunitari e quelli sui prodotti ortofrutticoli freschi in importazione ed in esportazione, ha quattro componenti del consiglio di amministrazioner espressi dalla controllante. Si tratta di Massimo Dell’Utri, che la delibera commissaria designa anche come presidente del Consiglio di amministrazione, di Filippo Paradiso, di Ugo Malagnino e di G. Mocerino Esposito. La nomina del quinto componente del Cda di Agecontrol è invece rinviata a un successivo momento, quando il candidato sarà espresso dalla Conferenza Stato-Regioni. L’amministratore unico pro-tempore di Agecontrol, Giancarlo Nanni, direttore generale di Agea, procederà a convocare la prima seduta del nuovo Consiglio di amministrazione.

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Il 2 agosto il Consiglio di Amministrazione di Unaproa ha modificato il regolamento d’uso del marchio collettivo “5 colori del benessere” prevedendo la possibilità che questo sia utilizzato da parte di tutte le Op e Aop, anche se non associate alla stessa Unaproa. “È una questione che avevamo avuto già modo di discutere in assemblea e che risponde alla necessità di dare voce all’ortofrutta italiana, secondo un principio universalmente riconosciuto come quello dei 5 colori del benessere, per incrementare i consumi di ortofrutta”. “In questo momento di forte crisi per il nostro settore anche a seguito di quanto accaduto per causa del batterio Escherichia Coli prosegue De Ponti - riteniamo che un marchio come il nostro debba essere messo a disposizione dell’intero sistema organizzato. È una grande apertura che mi auguro trovi un forte consenso in tutto il nostro settore”.

Si riducono del 15% le superfici dedicate al pomodoro da industria Il dato nazionale delle superfici investite a pomodoro da industria è di poco superiore ai 67.000 ettari, con una riduzione del 15% rispetto a quanto messo a coltura nella precedente campagna. L’andamento produttivo ed i dati della raccolta in corso del prodotto, comunicati dalle unioni nazionali Unaproa, Uiapoa e Unacoa evidenziano una sensibile riduzione delle rese produttive con un prodotto di buona qualità. La riduzione delle rese preoccupa le Organizzazioni di produttori che temono una contrazione del reddito delle imprese agricole associate, imprese già provate da ordinarie e straordinarie difficoltà mercantili delle produzioni ortofrutticole, contrazione che mette a serio rischio la redditività delle imprese. È intanto iniziata con una settimana d’anticipo rispetto all’anno scorso la campagna del pomodoro da industria. La produzione risulta in calo rispetto all’anno precedente, ma il pomodoro ha un elevato tenore zuccherino, ed è quindi di migliore qualità. Le superfici agricole coltivate a pomodoro sono diminuite rispetto allo scorso anno di circa l’8,5%. Una tendenza che si riscontra in tutta Europa, in Portogallo con una diminuzione del 22% e in Spagna con un calo del 19%, mentre in Cina la coltivazione incrementa dell’11% L’andamento della campagna è stato nel corso della visita dell’assessore regionale all’Agricoltura emiliano romagnolo Tiberio Rabboni ad alcune aziende agricole e di trasformazione del pomodoro da industria della provincia di Parma. “Anche a fronte del calo di produzione - ha spiegato l’assessore Rabboni - l’Emilia-Romagna mantiene a livello nazionale il 35% di prodotto coltivato e trasformato e si conferma come il principale distretto italiano ed europeo, dal punto di vista della qualità, oltre che della quantità. Buoni frutti sta dando la coesione tra produttori agricoli e trasformatori industriali una sinergia che avrà il suo ulteriore suggello nel nascente Organismo Interprofessionale del pomodoro da industria, attivato a breve sulla base di una specifica legge regionale”.

NOTIZIARIO

Tutte le Op possono utilizzare il brand “5 colori del benessere”

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Notiziario Esportazioni in Libia dimezzate Anche l’ortofrutta ne risente Nel 2011 le esportazioni di prodotti alimentari e bevande dall’Italia alla Libia sono più che dimezzate (-56%) per effetto dell’impatto sugli scambi commerciali provocato dalla rivolta nel principale partner commerciale dell’Italia, tra i paesi arabi. Emerge da una analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia l’importanza economica della fine dei conflitto, confermata peraltro dalla borsa, sulla base dei dati Istat relativa ai primi cinque mesi dell’anno. Se l’Italia è fortemente dipendente dalla Libia per le risorse energetiche, il Made in Italy agroalimentare esportato nel Paese arabo riguarda soprattutto conserve di pomodoro, frutta, biscotti e cioccolato per un valore che ha superato i 100 milioni di euro nel corso del 2010. Ad essere più richiesti dal Paese del Nord Africa sono soprattutto i prodotti della dieta mediterranea a partire dalle conserve di pomodoro e dalla frutta fresca che rappresentano insieme il 56% del valore delle esportazioni agroalimentari italiane. Un importante flusso commerciale che - conclude la Coldiretti - si è progressivamente ridotto fino quasi ad annullarsi negli ultimi mesi.

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Le professionali: tutela al made in Italy

Kiwi italiano in Corea Autorizzazione vicina

Coniugare la necessità del risanamento con scelte di governo per la crescita dell’economia e della società. Lo sostengono Confagricoltura, Coldiretti, Cia e Copagri. Le organizzazioni sollecitano il Governo a farsi promotore dell’apertura di un tavolo per attuare politiche incisive volte alla promozione e alla difesa del Made in Italy di qualità quale leva competitiva del Paese in grado di valorizzare il lavoro, il capitale e il territorio italiano, come previsto dal documento sottoscritto da tutte le forze sociali e presentato al tavolo di concertazione del Governo. Migliorare la capacità competitiva delle imprese agricole e coniugare la produzione di qualità con le bellezze paesaggistiche del territorio, rappresenta - per le Organizzazioni professionali del settore agricolo - una scelta di prospettiva per la nostra economia, per l’agroalimentare e per il turismo.

Paolo Bruni, presidente di Cso e Cogeca, ha incontrato a Seul l’Ambasciatore d’Italia in Corea, Sergio Mercuri (in foto). “Siamo alle battute finali - dichiara Bruni - dell’iter procedurale per ottenere l’autorizzazione all’export di kiwi italiano in Corea. Un grande risultato che vede il Cso in primo piano con il ruolo di coordinamento e supporto al Ministero delle Politiche Agricole e Alimentari per la rimozione delle barriere fitosanitarie”. La procedura di apertura delle barriere fitosanitarie per il kiwi in Corea è iniziata nel 2004 e sta giungendo a compimento ora. Si tratta di una grande opportunità per le imprese di produzione di kiwi italiane perché la Corea è un mercato particolarmente interessato ai prodotti alimentari di qualità italiana. Terminato l’iter del kiwi, su richiesta delle autorità coreane, si procederà con il protocollo agrumi e, subito dopo, quello delle pere.

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Rijk Zwaan, summit sulla lattuga da serra del veronese

Biotecnologie, Assosementi: sì a ricerca e sperimentazioni

Rijk Zwaan ha organizzato in agosto una riunione tecnico-commerciale sulla propria gamma lattughe da serra per l’area di Verona. All’incontro erano presenti il Crop Specialist lattuga Giuliano Belli, i Responsabili Vendite Carlo Bonato e Ivan Digiuni. L’evento ha visto la partecipazione di una cinquantina di persone, tra produttori, vivaisti e commercianti. Dopo una breve presentazione di Rijk Zwaan, si è parlato dei programmi di ricerca per la lattuga e degli obiettivi da raggiungere: non solo migliorare le caratteristiche agronomiche delle varietà e avere maggiori resistenze ai vari patogeni, ma anche ottimizzarne le caratteristiche qualitative e nutrizionali. All’insegna dello slogan “affidabilità e sicurezza”, per riferirsi a varietà affidabili testate in zona con il giusto posizionamento, l’incontro è poi proseguito con la presentazione della gamma varietale per le produzioni in serra per l’area di Verona, con particolare attenzione alle gentiline ed alle cappuccine. Nella tipologia delle gentiline, a fianco di varietà storiche e affermate come Tokapie RZ, Ashantie RZ e Jazzie, RZ troviamo la nuova generazione di varietà, tutte resi-

Si è svolto nei giorni scorsi a Roma, presso il Ministero delle Politiche Agricole, il seminario “Genomica e biotecnologie applicate all’agricoltura: quali prospettive?”. L’appuntamento, organizzato dal Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, ha offerto ad Assosementi, l’Associazione Italiana Sementi, l’opportunità di esprimere il suo punto di vista su ricerca varietale e sperimentazione. Il sodalizio - che rappresenta a livello nazionale tutti i comparti sementieri, con oltre 170 aziende associate - ha puntato l’indice su “pregiudizi e vincoli privi di ogni razionalità” che, a suo avviso, non possono essere condivisi. Secondo l’Associazione, tra i vari fattori in gioco vi è “il tentativo di fare passare per innovative tecniche in uso ormai da diversi anni, in ambito pubblico e privato”. In tale direzione Paolo Marchesini, presidente di Assosementi ha auspicato che “il dibattito sulle biotecnologie applicate all’agricoltura abbandoni i toni da barricata che nulla hanno a che fare con un corretto approccio scientifico e che si riporti al centro dell’attenzione la forte domanda di innovazione che proviene dagli agricoltori e dal mondo agroalimentare, per difendere davvero il made in Italy”. L’Associazione ha richiamato l’attenzione sullo studio delle nuove varietà, in grado di rispondere meglio ai cambiamenti climatici, di adattarsi ai differenti ambienti di coltivazione, di incontrare le esigenze dell’industria della trasformazione e soddisfare la domanda dei consumatori. Se da un lato, quindi, l’attività delle Associate mantiene il suo fulcro sulla “vendita di sementi sane e di qualità”, dall’altro, chiede maggiore spazio per ricerca e sperimentazione. (E.Mùr.) stenti a Bremia Lactucae 1-28 e a Nasonovia, che completano la gamma. È stato in particolare posto l’accento sulle grandi rivelazioni dello scorso anno: Donertie RZ, per produzioni autunnali e Gurdie RZ, per l’inverno. Sono state inoltre presentate le nuovissime varietà che si andranno a testare in questa stagione e

che poi potranno entrare nel mercato, nei prossimi anni, se confermeranno le aspettative. Per le cappuccine, l’attenzione è stata rivolta verso la nuovissima 42-117 RZ che andrà a completare una gamma eccellente, posizionandosi tra Sintia RZ, per produzione autunnali, e Judita RZ, per l’inverno.

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La lieve ripresa degli ordini e l’alleggerimento delle scorte di magazzino migliorano il sentiment dell’industria alimentare italiana nel secondo trimestre 2011. Lo rileva l’Ismea sulla base della consueta indagine sul clima di fiducia condotta trimestralmente su un panel di 1.300 operatori del settore. Il valore dell’indice è di 3,3 (il campo di variazione è compreso tra -100 e +100), un punto in più rispetto al trimestre precedente e tre punti sopra il livello raggiunto nello stesso periodo del 2010. Gli indici settoriali sulla confidence evidenziano una congiuntura più favorevole (indice positivo e variazione congiunturale positiva) per l’industria delle carni bianche, delle conserve ortofrutticole, delle acque naturali e delle bevande analcoliche, nonché per l’industria del riso. Al contrario, il trimestre ha evidenziato qualche difficoltà per il comparto dell’olio d’oliva e per le industrie dolciarie, del pane e dei prodotti da forno. Peggiora la fiducia presso gli industriali della pasta, dei gelati, degli elaborati a base di carne, del vino, dell’industria mangimistica e di quella lattiero-casearia. A livello territoriale sono le macro ripartizioni del Nord-Est e del Centro Italia a registrare un migliore andamento della fiducia, più freddi invece i giudizi nel Nord-Ovest e nelle regioni del Mezzogiorno. In generale la produzione, nel terzo trimestre 2011, dovrebbe mantenere un andamento positivo, se non altro nella percezione prevalente, seppure più attenuato, nella crescita, rispetto ai precedenti tre mesi, anche di riflesso alle incertezze legate allo scenario economico complessivo. S e t t e m b r e

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Ipack-Ima amplia obiettivi e confini

Si allargano i confini della presenza e della comunicazione internazionale di IPACKIMA. Da fine luglio è online il sito in arabo della manifestazione www.ipack-ima.com che porta a otto le versioni in diverse lingue e si rivolge direttamente, per la prima volta nel settore del packaging e del processing, ad un insieme di mercati dalle prospettive molto interessanti. È stato poi siglato un accordo con la prestigiosa associazione giornalistica IPPO, accordo che rafforza in modo significativo la caratura internazionale della fiera. L'intesa con l'associazione internazionale che raduna le più autorevoli firme e testate specializzate mondiali del packaging, riconosce ad IPACK-IMA il ruolo di mostra internazionale di riferimento in Italia per le prossime edizioni 2012 e 2015 (quest’ultima sarà concomitante con l'Expo di Milano). Queste novità alimentano ulteriore interesse per la ventiduesima edizione della mostra, in programma dal 28 febbraio al 3 marzo 2012 a Fiera Milano - che conta già oggi sulla presenza di oltre 800 aziende espositrici - sarà l’appuntamento più importante dell’anno per il mercato europeo, mediterraneo e mediorientale nei settori delle macchine, tecnologie e materiali per il processing, packaging, material handling e, novità della prossima edizione, package printing.

Coldiretti: tassare le bibite gassate per promuovere l’ortofrutta Prendere come esempio la Francia, che vorrebbe tassare le bibite gassate per ridurre il dilagante fenomeno dell’obesità. Utilizzare quindi gli introiti derivati per incentivare e aumentare il consumo di frutta e verdura. La proposta arriva dalla Coldiretti, la quale rileva che il 48% dei bambini italiani consuma bevande gassate o zuccherate ogni giorno. Secondo lo studio il 23% dei genitori dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente frutta e verdura con il risultato che il 34% dei piccoli cittadini italiani di 8 e 9 anni è lontano dal peso forma. oltre un milione è sovrappeso (22,1% del totale) e 400 mila (11,1%) sono obesi, secondo il monitoraggio effettuato dal progetto “Okkio alla salute”. “Sulla base di una legge nazionale ormai datata (la 286 del 1961) le bevande al gusto di agrumi possono essere colorate a condizione che esse contengano appena il 12% di succo di agrumi" denuncia Lorenzo Bazzana (nella foto), responsabile ortofrutta della Coldiretti che chiede di aumentare di alcuni punti percentuali il succo di agrumi nelle bibite con effetti positivi per la salute ed un aumento del consumo di frutta”. L’effetto è l’aumento di peso che è un importante fattore di rischio per molte malattie come i problemi cardiocircolatori, il diabete, l’ipertensione, l’infarto e certi tipi di cancro. Con una opportuna sensibilizzazione - spiega Coldiretti - che tra l’altro è già impegnata in campagne che esortano i giovani a consumare più frutta e verdura - si potranno raggiungere risultati importanti nel campo della salute che andranno anche a vantaggio del consumo di frutta & Company. www.corriereortofrutticolo.it

NOTIZIARIO

Migliora il sentiment dell’industria alimentare nel secondo trimestre

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Foto: IED

Ricca di vitamine A, B, PP e C, ideale come coadiuvante della cura degli stati influenzali

Ricca di antiossidanti contro l'invecchiamento

ROSARIA Effetti benefici sulla microcircolazione Una sferzata di energia, ideale per chi pratica sport

Rosaria è l'arancia rossa coltivata alle pendici dell'Etna da un gruppo di produttori associati secondo rigorose tecniche di produzione integrata. Fresca, succosa, profumata e con la caratteristica pigmentazione “rossa”: infatti, grazie alla forte escursione termica tra il giorno e la notte, si accelera il processo di pigmentazione che fa diventare rosse le arance e che dà loro un'inconfondibile ricchezza organolettica.

Oggi Rosaria è anche una spremuta 100% di arance rosse, sempre fresca e disponibile tutto l’anno.

Finanziato con i contributi della Comunità Europea. Regg. CE 1234/2007 - 1580-2007. Programma Operativo 2009/2011. Programma Esecutivo 2011. Azione n.3

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L’arancia rossa chiamatela per nome. L u g l i o - A g o s t o 2011


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Alla roulette russa Non ci sono riusciti dei “duri” come Napoleone e Hitler, può riuscirci un esportatore di ortofrutta? No. La Russia non si conquista, con la Russia si viene a patti. Quello che serve a un qualsiasi operatore economico che voglia fare affari in Russia è un buon partner locale, che possa trarre un buon vantaggio dal business comune. Questo è ancora più vero dopo la doccia fredda della campagna della frutta estiva 2011 seguita all’euforia del 2010, quando le esportazioni di ortofrutta verso Mosca e San Pietroburgo hanno fatto boom e l’Unione Europea ha visto la Russia balzare al primo posto come destinazione dell’export di prodotti freschi, assorbendo, in compagnia dell’Ucraina, oltre il 50 per cento dell’ammontare complessivo delle esportazioni Ue. Ma l’accelerata nella direzione di “Russia - Paese aperto”, luogo di grandi affari, di grandi opportunità è finita quest’anno bruscamente. A tirare il freno è stato in primavera il batterio-killer, con il tergiversare dei tedeschi nell’accertamento delle responsabilità, con la prudenza persino eccessiva della grande distribuzione globale che per settimane ha chiuso i rubinetti degli acquisti su tutto senza discernimento. I buyer russi hanno chiuS e t t e m b r e

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Un mercato che si conferma difficile e che nell’ultima stagione si è rivelato insoddisfacente per gli esportatori italiani. Si salvano le mele

Da sinistra Furio Mazzotti, Salvo Laudani e Federico Milanese

so con l’Europa fino agli inizi di agosto. Per mesi hanno sostituito i fornitori europei riscoprendo con quelli mediterranei anche gli operatori degli ex Paesi satelliti. Hanno scoperto che i vicini di casa uzbeki, ucraini, moldavi, azerbaijani possono far arrivare a Mosca e San Pietroburgo ortofrutta di media qualità a prezzi stracciati. Così, quando gli europei si sono riaffacciati sulla scena hanno scoperto un altro mondo, una Russia disposta a giocare al ribasso in maniera persino esagerata. “I discounter tedeschi non sono mai arrivati alla insolenza commerciale dimostrata in queste settimane dai russi con la nostra frutta estiva” ci ha dichia-

rato in esclusiva Furio Mazzotti, emiliano, venditore di ortofrutta italiana per i marchi Made in Blu e Fruitaly. “Abbiamo sofferto una deblacle completa, un disastro, anche con il kiwi, tanto che le aziende italiane più serie, più strutturate non sono riuscite a fare niente. Ci sono stati offerti prezzi di 15/20 centesimi al di sotto di qualsiasi peggior prezzo praticato in Europa”. “Le susine Angeleno - incalza Mazzotti - vendute al ribasso in Europa e 74/75 centesimi, sono state richieste dai russi a 55 centesimi per le pezzature migliori, una follia. Molti miei colleghi italiani si chiedono se questo mercato possa, anche nella prossima campawww.corriereortofrutticolo.it

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RUSSIA

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gna, rappresentare una qualche convenienza o se ci convenga starne fuori”. Ma non tutti i punti di vista (e quindi non tutte le esperienze) sono così negativi. Del resto anche alcuni confronti statistici molto semplici ci dicono che la Russia non è tutta come quella dipinta da Furio Mazzotti, anche se, è chiaro, gli eventi degli ultimi mesi hanno lasciato il segno. Secondo dati filtrati dall’ufficio di Mosca di Mediterranean Fruit Company, se nei punti vendita Auchan russi le nettarine hanno perso il 38/40 per cento del valore dall’agosto 2010 all’agosto 2011, i kiwi circa il 30 per cento, le pere Conference il 35 per cento, nella catena specializzata Seven Continent, che tiene molto alla qualità, i prezzi sono aumentati nel raffronto tra gli stessi mesi del 20/30 per cento, pesche e nettarine comprese, un andamento che segue il trend generale dell’e26

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conomia russa nel periodo. Se poi si considerano le mele, anche il Auchan il prezzo delle Golden è cresciuto in agosto del 20 per cento. Già, le mele, un affare molto molto grosso per gli esportatori nonostante la grande concorrenza tra gli operatori dei diversi Paesi fornitori. Nicola Zanotelli del From, il consorzio che commercializza le mele di qualità del Trentino Alto Adige per i grandi consorzi come Melinda, la Trentina, VOG, VIP Valvenosta, nutre una grande fiducia nel mercato russo. “Certo - afferma - non ci potrà sempre andare ottimamente come nella campagna 20102011, quando di mele sui mercati ce n’erano poche, soprattutto per le difficoltà della Polonia, ma restiamo fiduciosi. Quando a metà dicembre torneremo sul mercato le forniture di mele dell’Est dovrebbero essere agli sgoccioli e per noi dovrebbe esserci spazio.

Difficile fare previsioni precise ma, considerato il volume di prodotto atteso per quest’anno, potremo realisticamente aspettarci un calo sulla scorsa campagna”. Per From la Russia è il mercato di punta ma gli strateghi della melicoltura di montagna del Trentino e del Sud Tirolo hanno in programma di approcciare il mercato indiano. Per quanto riguarda gli agrumi, il prodotto entra in forze dalla Turchia ma anche da altri Paesi come l’Egitto, il Marocco e Cipro mentre l’export spagnolo non va molto forte e quello italiano non trova spazio. “Nei tre anni di contatti con il mercato russo – ammette Salvo Laudani di Oranfrizer, un’azienda italiana di punta che riesce a esportare anche in Giappone arance di assoluta qualità – la risposta è stata negativa. Non abbiamo trovato spazio per posizionare in Russia un’arancia di qualità. Molti contatti, molte trattative, mai niente di concluso. Ci eravamo illusi che la Russia non fosse un mercato di grandi volumi a prezzi bassi. Ma per ora, per gli agrumi, è così, non sembra un mercato per noi”. Ma forse ha ragione Federico Milanese di Mediterranean Fruit Company: “Della Russia si può dire tutto e il contrario di tutto. Alcune nostre aziende associate hanno aumentato i fatturati, fino a raddoppiarli, altre li hanno diminuiti anche drasticamente. Il mercato è in continua evoluzione ma la macro-tendenza ritengo resti positiva perché l’economia cresce così come il potere d’acquisto dei russi. Bisogna però assolutamente trovare interlocutori seri e affidabili, che richiedono altrettanta affidabilità al partner straniero”. Secondo la Rossiyskaya Gazeta, quest'anno, grazie al divieto russo di importazione degli ortaggi di provenienza europea ed extra UE, i paesi della CSI - Comunità di Stati Indipendenti (Repubbliche della ex Unione Sovietica) sono riusciti ad intensificare le loS e t t e m b r e

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ro esportazioni di frutta e verdura verso la Russia e addirittura, dopo l'abolizione del divieto il 9 agosto scorso, a incrementare il loro commercio estero con la Federazione russa. Il Governo dell'Uzbekistan ha semplificato il processo di certificazione dei prodotti esportati, comprese frutta e verdura. Secondo gli esperti usbechi, tale decisione potrebbe portare a una crescita incontrollata delle esportazioni di prodotti non sempre di alta qualità ma, al tempo stesso, è in linea con la crescente importanza del mercato russo per i fornitori dell'Uzbekistan di frutta fresca, verdura e frutta secca. Già nel 2010 il volume delle esportazioni di questi prodotti dall'Uzbekistan verso la Russia aveva superato il volume delle esportazioni dei fornitori

tradizionali della Federazione russa, come Polonia, Cina, Spagna, Argentina, Marocco, Sudafrica e Italia. L'anno scorso la Russia ha importato 200.000 tonnellate di frutta fresca, verdure e

frutta secca dall'Uzbekistan per un valore di circa 300 milioni di dollari. Tale risultato è superiore di quasi il 50% a quello del 2009. Quest’anno, la Russia può arrivare a 250-270.000 tonnellate, per un valore di 400 milioni di dollari. Drupacee, uva, meloni e angurie rappresentano circa l'80% dell'export agricolo dall'Uzbekistan verso la Federazione russa. Anche l'Ucraina sta rafforzando la sua posizione nel mercato russo per quanto riguarda frutta e verdura. Nonostante il volume di verdure ucraine esportate in Russia - secondo le statistiche doganali - sia cresciuto di 17 volte negli ultimi 5 anni, il valore medio dell'export annuale di ortaggi dall'Ucraina è per il momento inferiore a quello dell'Uzbekistan: solo 80 milioni di dolla-

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Zuegg si allinea a gruppi come Barilla, Samsung e Vokswagen e apre un maxistabilimento in Russia, nazione dove non ci sono ostacoli severi all’investimento estero, che è anzi ben visto e favorito. La costruzione del centro produttivo di Kaluga ha comportato tre anni di lavoro e una spesa superiore ai 35 milioni di euro. La struttura, inaugurata ufficialmente il 9 giugno, avrà come focus i semilavorati di frutta, prodotti per conto di grandi clienti, come Danone e Barilla. Nel mese di agosto è partita una seconda linea che porterà gli addetti a un totale di un centinaio. Nel mirino anche il ricco segmento delle private label. Zuegg dispone già di alcuni stabilimenti oltre confine: in Francia e Germania, oltre a quelli nazionali di Verona e Avellino. In Russia il mercato dei prodotti a base frutta e dei succhi è stimato in grande crescita, tanto che Zuegg valuta, in cinque anni, di arrivare a 70 milioni di ricavi, contro i 15 attuali. Il business locale dei succhi è immenso e ha un valore di circa 1,5 miliardi di euro, controllati in larga parte da Coca Cola e da Pepsi.

do anche le importazioni di mele ucraine. "Nella stagione 2010/11 l'Ucraina è entrata nel gruppo dei primi quattro maggiori fornitori di mele della Russia, superando i suoi principali concorrenti europei, quali Paesi Bassi, Italia, Germania, Francia, Serbia, Belgio e Ungheria", ha detto Tetiana Getman, responsabile del progetto Fruit-Inform, durante la Prima Conferenza Internazionale "Apple Business of Ukraine, Russia and Moldova - 2011". Anche la Moldavia aumenterà le sue esportazioni di prodotti freschi verso la Russia almeno del 25% nella stagione 2010/11. E il ministero delle politiche agricole dell'Azerbaijan si aspetta che le esportazioni di frutta e verdura del paese verso la Russia cresceranno del 20-25%.

Per quanto riguarda in particolare gli ortaggi, le forniture dagli ex Paesi URSS, dalla Turchia, dai Balcani e in parte anche dalla Cina lasciano pochissime possibilità ad altre provenienze. Nel 2011 la Russia ha raddoppiato le importazioni persino di un suo prodotto interno come il cavolo, acquistando tra gennaio e maggio il 16% di cavoli in più che in tutto l'anno scorso, e il 58% in più del 2009. Rispetto ai primi cinque mesi del 2010, la Russia ha raddoppiato le sue importazioni di cavolo tra gennaio e marzo 2011. Forte è la domanda di patate, pomodori, peperoni, legumi e latri ortaggi. World Fruit Moscow alle porte sarà un'ottima vetrina per verificare queste tendenze e allargare lo spettro dell'analisi. (A.Fel.)

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Maxistabilimento Zuegg in Russia

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ri. Tuttavia, grazie a questo risultato, l'Ucraina ha già superato la Spagna, l'Egitto, il Belgio, la Francia e la Germania nella classifica dei Paesi esportatori di vegetali verso la Federazione russa. Gli ortaggi in serra sono la prima categoria orticola esportata dall'Ucraina verso la Russia: in particolare, pomodori (47 mil. di dollari) e cetrioli (14 mil. di dollari). La Russia sta incrementanS e t t e m b r e

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LA GRANDE CRISI

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Controlli, pagamenti, promozioni Tavolo Mipaaf con Ortofrutta Italia Con il predecessore, Giancarlo Galan non c’era mai stato grande feeling. Anzi, proprie dalle colonne del Corriere Ortofrutticolo il presidente Ottavio Guala aveva denunciato la totale mancanza di sensibilità del Mipaaf, che non aveva mai risposto all’invito dell’organismo interprofessionale di confrontarsi sui temi cari al settore. Oggi, con Saverio Romano, la musica sembra essere cambiata e il numero uno torinese (che per inciso sembrava dovesse rivestire la carica di leader dell’O.I. per un anno, mentre non si sa quando avverrà l’eventuale avvicendamento...) apprezza la disponibilità dei vertici ministeriali e ritiene che dal dialogo con il dicastero di via XX settembre potrà saltar fuori qualcosa di buono per un’ortofrutta sempre più bistrattata e in difficoltà. Il primo atto è andato in scena a fine luglio, quando il Ministero aveva ospitato una riunione tra il Capo di Gabinetto Antonello Colosimo e una delegazione dei rappresentanti di Ortofrutta Italia, guidata dallo stesso Guala e dai vicepresidenti Nazario Battelli e Antonio Schiavelli sulla crisi che ha colpito la frutta di stagione con l’obiettivo di individuare i possibili percorsi di confronto e di cooperazione; nell’occasione i rappresentanti di “Ortofrutta Italia” hanno chiesto di aprire un dialogo permanente con il Miniwww.corriereortofrutticolo.it

L’organismo interprofessionale ha chiesto e ottenuto il coinvolgimento sui temi caldi del settore dopo un primo incontro, a fine luglio, sulla crisi della frutta estiva

Unaproa, 5 colori ok al Meeting di Rimini Successo di Unaproa con i 5 colori del benessere al Meeting di Rimini per promuovere il consumo di frutta e verdura. Ambrogio De Ponti, presidente di Unaproa parla di “occasione straordinaria per comunicare a decine di migliaia di persone, famiglie e bambini il messaggio dei 5 colori del benessere”. Unaproa era presente a Rimini con un ampio stand in cui sono stati realizzati diversi momenti di intrattenimento e di informazione e dove sono stati distribuiti frutta e verdura di produzione nazionale. L’iniziativa è stata cofinanziata dal Mipaaf. stro e con l’amministrazione, organizzando, a pochi giorni di distanza, un consiglio di amministrazione e facendo pervenire proposte e suggerimenti per

l’attivazione di un tavolo in sede ministeriale aperto agli operatori della filiera. Sei i punti portati all’attenzione del Mipaaf: approfondimento della possibilità - alla luce delle difficoltà emerse in sede di accordo interprofessionale - di estendere ai prodotti di provenienza extranazionale le regole di commercializzazione contenute negli accordi; definizione delle metodologie e titolarità dei controlli sulla filiera nella fase della commercializzazione; regolamentazione delle vendite “sottocosto” e della scontistica “che distorcono la percezione del reale valore delle nostre produzioni di qualità”; rispetto della legge sui termini di pagamento; razionalizzazione degli imballaggi destinati alla commercializzazione; iniziative promozionali utili a favorire l’aumento dei consumi. La risposta del Ministero non si è fatta attendere e, lo scorso 22 agosto, il capo di Gabinetto Colosimo ha scritto a Guala di aver dato istruzione agli uffici competenti di predisporre la costituzione di un tavolo per affrontare i temi cari a Ortofrutta Italia. Se son rose fioriranno. Sperando che alle parole seguano i fatti. (M.A.) S e t t e m b r e

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Lorenzo Frassoldati

Abbiamo appena finito di parlare della tragedia della frutta estiva e nubi minacciose si affacciano sulla campagna di commercializzazione delle pere, in particolare sulla regina del settore, la Abate, con un raccolto del 30-35% superiore a quello del 2010 e calibri poco soddisfacenti. I primi prezzi hanno fatto accendere il campanello d’allarme. In Emilia - conferma Davide Vernocchi, presidente del colosso cooperativo Apo Conerpo, leader nelle pere - “dove si concentra l’80% della quota nazionale della varietà Abate, si preannuncia un raccolto cospicuo dal punto di vista quantitativo: basti pensare che se l’anno scorso la produzione di pere Abate si è attestata su 2,5 milioni di quintali, quest’anno si prevede di raccoglierne circa 4 milioni”. Poi i calibri… “A queste cifre si aggiunge l’ulteriore congiuntura legata all’andamento stagionale della seconda metà di agosto, contraddistinto da alte temperature ‘africane’, che ha impedito ai frutti di raggiungere calibri ottimali”. Quindi brutte notizie per tutti… “Questo stato crea grandi problemi organizzativi alle aziende agricole, impreparate a gestire la raccolta di quantitativi così massicci di prodotto. Inoltre, tutte le aziende operanti al di fuori dei sistemi organizzati si trovano in notevoli difficoltà nella collocazione del prodotto, dal momento che i mercati risultano ormai intasati, e offrono le proprie pere ‘in conto vendita’ senza limiti di prezzo al ribasso”. Che si fa? “A fronte di questa situazione, il sistema cooperativo è S e t t e m b r e

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Raccolto ampiamente superiore a quello del 2010 e calibri insoddisfacenti per l’Abate. Bassi i primi prezzi. Vernocchi: mercati intasati, servono politiche commerciali coraggiose impegnato a trovate soluzioni atte a superare l’attuale stato di difficoltà e si è fatto promotore della costituzione di un tavolo di coordinamento della crisi con i principali attori della filiera. L’obiettivo è quello di organizzare e razionalizzare l’immissione delle partite di pere nel mercato, così da gestire al meglio una politica di prezzo e le relative promozioni commerciali” Davide Vernocchi

A ruota libera su facebook In questo spazio riportiamo i vostri migliori commenti sul profilo del Corriere

Sono 50 anni che faccio questo lavoro e se d’estate la stagione non è particolarmente calda la gente non sente il desiderio di mangiare cocomeri o pesche, perciò farne continuamente una questione di prezzo denota una ignoranza latente dell’argomento trattato oppure è una cortina fumogena agitata di proposito per nascondere altri problemi. È ora di smetterla di dare addosso ai commercianti se il prodotto non è ben remunerato ma è tempo di unirsi e di lavorare in nuove piattaforme comuni e lasciar perdere le favolette per bambini, tipo vendita a chilometro zero o gruppi di spesa o d’acquisto… Severino Bellan

LA GRANDE CRISI

Archiviata un’estate nera Nubi minacciose anche sulle pere

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Basterà? “Con grande senso di responsabilità, le strutture cooperative si sono assunte un impegno considerevole, fermo restando che sono altresì indispensabili interventi delle istituzioni nazionali per arrivare a misure di grande efficacia, tra le quali, ad esempio, l’abbattimento delle barriere fitosanitarie che ancor oggi impediscono l’esportazione di pere verso mercati importanti, come gli Usa ed il Giappone”. Crisi annunciata dopo il disastro estivo? “Se le pesche e nettarine rappresentano un prodotto altamente deperibile e offerto da una miriade di operatori sparsi in tutta Europa, per le pere Abate la situazione è diversa e, per molti versi, meno complicata, con la produzione concentrata nel solo bacino emiliano-romagnolo e, soprattutto, con la possibilità di diluire da marzo a settembre la loro immissione sul mercato”. Serve però aggregazione… “Certo serve una politica commerciale coraggiosa con regole chiare e ferree, affinché tutti i protagonisti si muovano all’unisono, avendo ben chiaro l’obiettivo di difenwww.corriereortofrutticolo.it

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Un intero comparto produttivo italiano schiacciato da un pesante paradosso: alla buona, in certi casi ottima, qualità dei suoi prodotti corrispondono ingenti perdite economiche e l’annullamento di qualsiasi margine di redditività. Ma ora che si sta toccando il fondo, potrebbero svilupparsi forme di protesta mai viste prima. La vede così Maurizio Gardini (nella foto), presidente di FedagriConfcooperative. Per i coltivatori di pesche, nettarine, angurie, meloni quella in corso è davvero un’estate disastrosa, la più nera di sempre. Le remunerazioni inferiori mediamente del 30% rispetto allo scorso anno: cifre così irrisorie (0,25 euro liquidati per i produttori di pesche), da non coprire neppure i costi di produzione. Tanto vale non raccogliere, si è ripetuto da più parti. E in molte zone italiane il raccolto è rimasto sui campi, come nel caso delle angurie al sud. “Eppure siamo tra i primi e i più bravi al mondo, - dichiara Gardini - ma di fronte ai nostri numeri e all’indiscussa qualità dei prodotti che ogni giorno mettiamo sul mercato, restiamo l’ultima Cenerentola tra i comparti economici del nostro Paese. In Francia il Ministro Bruno Le Maire, per salvare la stagione dei produttori ortofrutticoli,

ha annunciato un pacchetto di misure finalizzato a compensare del 35-40% le perdite, stimate in circa 60 milioni di euro”. “In Paesi che sono leader nella produzione di ortofrutta come il nostro e che hanno risentito come noi in maniera pesantissima della crisi - commenta Gardini - è dunque lo Stato ad intervenire per aiutare il comparto attraverso, è il caso della Francia, misure di sospensione ed esoneri del pagamento degli oneri fiscali e dei contributi previdenziali sulla manodopera. Il governo francese convocherà inoltre le banche per chiedere un loro sostegno diretto al settore”. La pazienza però in Italia sembra arrivata al limite: “Abbiamo chiesto alcune cose al governo, tutte ragionevoli e fattibili”, ha detto Gardini al direttore del Corriere Ortofrutticolo Lorenzo Frassoldati. “Se non otterremo risposte sceglieremo forme meno pacifiche di protesta. Insomma la prossima tappa è la piazza”. Anche perché al bilancio disastroso della frutta estiva si aggiunge la partenza non brillante della frutta autunnale, in primo luogo le pere: molta produzione e prezzi bassi.

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Fedagri sul piede di guerra: se non arrivano sostegni come in Francia scendiamo in piazza

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dere il più possibile le quotazioni. Le pere Abate dell’Emilia-Romagna rappresentano un patrimonio frutticolo di grande valore, che ci viene invidiato da tutta Europa: sarebbe pertanto delittuoso se a fronte di questo capitale non avessimo la forza e la volontà di salvaguardarlo per assicurare oggi e soprattutto domani un futuro a questa coltura”. Ma non è il momento di pensare a un distretto della pera in Emilia? “Assolutamente, è venuto il momento di scelte coraggiose e innovative: un distretto con regole chiare e condivise dai produttori. O anche una gestione a club. Abbiamo il dovere di valutare tutte le ipotesi dimenticando e superando i campanilismi aziendali per salvaguardare un patrimonio produttivo dal valore inestimabile” Per la frutta estiva alla fine non è arrivato niente, né sul piano naS e t t e m b r e

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zionale né su quello comunitario…”Guardiamo con grande attenzione all’iniziativa dei francesi e degli spagnoli e condividiamo il loro attivismo sul versante comunitario dove c’è tanto da fare. Dall’adeguamento delle indennità di ritiro alla valutazione di nuovi meccanismi per la distribuzione gratuita in benefiAltri servizi sulla pera nella Scheda prodotto

cienza del prodotto fresco e trasformato, che deve avvenire con risorse al di fuori dei normali fondi Ocm”. Il sistema “ortofrutta Italia” non esce bene da questa estate… “Bisogna liberarsi dalla sindrome di ‘figli un dio minore’. Il sistema Paese ha tante eccellenze e primati e certamente merita molto di più, un’attenzione maggiore a tutti i livelli. Ci impegneremo a fondo anche su questo”. ● www.corriereortofrutticolo.it

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Puglia in ginocchio: «La Gd domina e fagocita il resto della filiera» “Il settore ortofrutticolo nazionale sta vivendo un momento di profonda crisi con i prezzi di vendita dei prodotti che non remunerano neanche i costi di produzione. Le produzioni ortofrutticole rappresentano per Bisceglie una grossa fetta di storia ed una buona parte di presente: appare difficile che possano continuare a rappresentare anche un piccolo spaccato di futuro”. Comincia così la riflessione sullo stato in cui versa il comparto agricolo locale da parte di Gianni Porcelli, presidente del Consorzio della Ciliegia e della Frutta Tipica di Bisceglie e vicedirettore Confagricoltura Bari/Bat e di Giacomo Patruno, presidente Centrale Ortofrutticola e vicepre-

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Il j’accuse del presidente del consorzio della ciliegia di Bisceglie Gianni Porcelli

sidente Confagricoltura Bari/Bat. Una analisi, riportata da bisceglielive.it, che evidenzia luci, poche, ed ombre, tante, dell’attuale situazione economica del settore. “Nell’immediato dopoguerra si contavano circa 110 aziende (denominate magazzini) che lavoravano ed esportavano prodotti ortofrutticoli dando lavoro non solo agli operai biscegliesi, ma anche a tantissima manovalanza che si trasferiva addirittura da altre regioni. Attualmente i marchi che lavorano prodotti ortofrutticoli sono circa 20 e, comunque, danno lavoro a migliaia di braccianti ed ad un notevole indotto". “Fino a vent’anni fa l’ortofrutta in Puglia si vendeva prevalentemente presso i mercati ortofrutti-

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Una crisi strutturale, che rischia di ridimensionare pesantemente la produzione e sta comunque modificano il modo di approcciare la coltura di un prodotto che ha perso appeal. Le angurie soffrono. Malpagate e in alcuni casi lasciate nei campi senza essere raccolte. Troppo grandi e ingombranti per i frigoriferi delle famiglie moderne, perdono colpi anno dopo anno. Formato mini e IV gamma lasciano aperti spiragli di speranza ma potrebbe non bastare. Situazione molto pesante in tutta Italia dove si producono circa 330 mila tonnellate di angurie di cui quasi il 9% in Lombardia nelle zone di Mantova e Cremona ma il settore è in forte crisi. Per le angurie classiche gli agricoltori incassano fra i 10 e i 12 centesimi al chilo contro i 60-70 centesimi che vengono pagati dai consumatori nelle vendite al dettaglio, con un aumento del 400%. Nel barese i 10 centesimi al chilo non ripagano delle spese sostenute per la produzione e la raccolta, meglio dunque schiacciarle con i trattori, perché diventino almeno un buon fertilizzante per il terreno. Poco meno di un quinto (tra i 60 e gli 80 et-

tari) dei campi di angurie sono rimasti incolti. A pesare anche gli effetti dell’importazione selvaggia di prodotto dai paesi del Mediterraneo, in particolare dalla Grecia. La conseguenza più immediata è stato un calo complessivo dei prezzi superiore al 25% al consumatore, ma con punte del 70% al produttore: “Dagli iniziali 20 centesimi al chilo pagati a giugno – la testimonianza di Dino Lamanna, dell’azienda agricola Annalisa di Polignano a Mare - si è passati ai 10, agli 8, fino a raggiungere anche i 4 centesimi”. Il formato mignon invece piace. E si vende bene. Parola di Andrea Costa, agricoltore mantovano che rivela di riuscire a vendere il prodotto, sotto i tre chili di peso, ad almeno a 35 centesimi al chilo. A chi ha una piccola azienda il mini cocomero permette di tagliare alcune spese perché serve meno acqua e lo si può raccogliere a mano. L’investimento su un ettaro è di almeno cinquemila euro l’anno, esclusi i costi di trasporto. Una bella differenza rispetto alle angurie più grandi che vengono vendute a pochi centesimi. Come conferma Paolo Bassi, coltivatore di angurie di Sermide (Mantova): “Prendo 10 centesimi al chilo contro i 15 centesimi di costi alla produzione. Quest’anno perderò almeno 60 mila euro - ha continuato - eppure se guardiamo al dettaglio, i prezzi si aggirano sui 70 centesimi”.

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coli con un regime di concorrenza fra i possibili acquirenti ampio e diversificato. Allo stato attuale circa il 60%-70% delle produzioni ortofrutticole si vendono (o si tentano di vendere) attraverso la grande distribuzione che detta le regole… Le cooperative ed i commercianti di ortofrutta da ormai un mese circa vendono alla grande distribuzione, che spadroneggia e impone le condizioni che vuole, l’uva da tavola “Vittoria” ad un prezzo massimo di 1,10 euro - 1,20/ euro al chilo (nella migliore delle ipotesi). Questo permette di liquidare l’uva al produttore ad un prezzo non superiore ad 0,30-0,40 euro al chilo (con queste remunerazioni del prodotto non si coprono i costi di produzione) mentre in Gd il prezzo è pari a 2,59 euro al chilo ed i prezzi delle pesche “nettarine” a 1,69 euro al chilo, quandi all’origine le pesche “nettarine” non superano 40-50 cent di euro al chilo". "Che dire poi - sottolineano i due rappresentanti del comparto - dei Mercati ortofrutticoli prima vivi e rigogliosi; adesso sono il segnale concreto della desolazione e della sconfitta". "Serve anche - aggiungono Porcelli e Patruno - un intervento di carattere politico, basterebbe iniziare da piccoli segnali che vanno nell’ottica di politiche condivise con tutti gli attori della filiera. Lanciamo una proposta. Le catene distributive presenti nella zona acquistino uva da tavola solo da commercianti e produttori della zona stessa impegnandosi insieme ad esporre per tutta la campagna di uva da tavola un doppio prezzo sui cartellini: il prezzo di vendita ed il prezzo di acquisto. Naturalmente si tratta di una provocazione che resterà nel nulla, perché “loro” si sentono forti, non hanno bisogno di nessuno, possono fare di noi quello che vogliono. La lotta di Davide contro Golia continua con l’utopia di farcela e di riuscire a creare una crepa in questo sistema inaccettabile". ● www.corriereortofrutticolo.it

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LA GRANDE CRISI

Angurie al tramonto? Chi vuole remunerazione punta su formati mignon e IV gamma

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Emanuele Zanini

Il settore ortofrutticolo veronese deve fare sistema e aggregarsi per uscire da una crisi che è diventata ormai strutturale. Il tema è stato al centro dell’incontro svoltosi il primo settembre nella sede della Provincia di Verona in cui si è discusso del grave momento di difficoltà che il comparto comunitario e nazionale dell'ortofrutta, compreso quello scaligero, sta attraversando. All’incontro, organizzato da Confcooperative Verona, erano presenti tra gli altri il presidente della Provincia di Verona Giovanni Miozzi, l’assessore provinciale all'Agricoltura Luigi Frigotto e l’assessore provinciale alla Programmazione e pianificazione territoriale Samuele Campedelli, oltre a Bruno Nestori e Giovanni Aldegheri, rispettivamente presidente regionale del Veneto e direttore di Verona di Confcooperative, Fausto Bertaiola, direttore del Consorzio Ortofrutticolo Padano, Primo Anselmi, presidente di Apo Scaligera, Moreno Marcolungo dei produttori del Garda e Giorgio Lanzarotto del Consorzio Ortofrutticolo di Minerbe. Presente pure Danila Bragantini, vicepresidente di Fruitimprese e titolare dell'omonima azienda di San Martino Buon Albergo. L’assessore Frigotto ha sottolineato come per battere questa crisi, causata anche, ma non solo, dagli effetti del batterio Eschirichia Coli e dalla sovrapposzione e sovraproduzione di frutta e ortaggi, è necessario aggregare maggiormente l'offerta, fare massa critica, avviare una seria e incisiva “politica di marca”, oltre che accorciare la filiera. “Serve che le stesse organizzazioni dei produttori si aggreghino tra loro”, ha ricordato Frigotto. “Bisogna concentrarsi sui prodotS e t t e m b r e

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Impietosa radiografia del sistema ortofrutticolo scaligero in un incontro promosso da Confcooperative. Mentre Coldiretti punta l’indice sui mercati alla produzione

ti tipici del nostro territorio e creare dei marchi che sappiano valorizzare al meglio le nostre produzioni tipiche”. Nestori ha aggiunto che per combattere la congiuntura “occorre dare maggior forza e spazio alle organizzazioni dei produttori, unificarle. Mentre l’Unione Europea deve dare maggior riconoscimento alle nostre produzioni”. Anselmi, pur condividendo le posizioni di Frigotto e Nestori, ha ricordato che per uscire dalla crisi “bisogna seguire l’esempio di Trentino Alto Adige e dall'Emilia Romagna, realtà molto più avanti dal punto di vista dell'aggregazione”. Questo passaggio, ha evidenziato Bertaiola, va fatto “anche con l’apporto fondamentale delle istituzioni. I produttori vanno messi alla pari degli altri distretti produttivi europei”. Nel suo intervento Marcolungo ha sottolineato come, a fianco di una mancata programmazione che scongiuri o quantomeno limiti situazioni congiunturali come questa e anzi favorisca un rilancio del comparto, “le diverse parti della politica spesso sono andate in direzioni diverse, senza dare le risposte che il comparto ortofrutticolo chiedeva loro”. Il comparto ortofrutticolo vero-

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Estate “no” nel veronese. Con mea culpa: «Troppa frammentazione»

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nese è il più importante del Veneto. Le quantità commercializzate da parte del settore ortofrutticolo scaligero legato a Confcooperative è arrivato nel 2010, come volume d'affari a 132 milioni di euro, con 4.560 soci con una produzione di 578 mila quintali di mele, 135 mila di pere, 280 mila di frutta in generale (tra fragole, kiwi, pesche, meloni, ciliegie, albicocche, prugne e così via) e 295 mila di verdure. In precedenza, il presidente provinciale di Coldiretti Verona Damiano Berzacola aveva proposto di raggiungere un accordo con la grande distribuzione “con un prezzo equo stabilito a partire dal costo di produzione”. “C’è però -aveva poi ammesso Berzacola - la necessità di riorganizzarci diversamente, a partire dal sistema dei mercati alla produzione che hanno svolto un ruolo fondamentale in passato, ma che sono rimasti agganciati a un sistema non più in linea con le esigenze della produzione. Il sistema tradizionale della tentata vendita, arrivando al mercato col prodotto e sperare che qualcuno lo acquisti, non regge più. E bisogna garantire la catena del freddo”. emanuele.zanini@corriereortofrutticolo.it

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La Francia “soccorre” i produttori e controlla la merce spagnola Il ministro francese dell’agricoltura Bruno Le Maire ha promesso un piano di uscita dalla crisi che ha colpito in modo pesante i produttori ortofrutticoli francesi. Lo ha fatto in occasione di una recente visita effettuata nei Pirenei orientali, cuore del bacino produttivo delle pesche francesi. Una zona dove si raccolgono 87 mila tonnellate su una produzione nazionale di 247 mila tonnellate. Nell’occasione, come riporta Agrapress, il ministro ha ascoltato i produttori che lamentano una campagna 2011 pessima, caratterizzata da prezzi di vendita inferiori in media di 20 centesimi rispetto al costo di produzione e - scrive “Le Figaro” - destabilizzata “dalla concorrenza sleale della frutta spagnola o italiana”. Secondo gli operatori del settore, questa congiuntura disastrosa ha causato perdite che superano i 60 milioni in tutta la francia. Le Maire, in risposta a questa situazione, ha annunciato misure immediate di esonero dagli oneri fiscali e contributivi. “Lo Stato metterà sul tavolo svariati milioni per superare l’emergenza, rinviare le scadenze previdenziali, fiscali e bancarie, organizzare gli esoneri. Ma non abbiamo più i mezzi per far fronte da soli a crisi di questa portata. Le banche, che convocherò il 2 settembre, devono assolvere al loro ruolo di sostegno delle produzioni reali”, ha detto a fine agosto Le Maire, il quale spera anche di convincere il suo omologo spagnolo a spingere per la creazione di un fondo europeo di intervento. Ma intanto è querelle con il Paese iberico. Le Maire, dopo aver annunciato che verranno effettuati dei controlli sui prodotti in entrata dalla Spagna, ha provocato una serie di reazioni tra cui www.corriereortofrutticolo.it

Il ministro dell’agricoltura Le Maire promette un piano di uscita dalla crisi “condito” da svariati milioni di euro per superare l’emergenza. Gli esportatori iberici polemizzano

A maggio rallenta ancora l’export italiano: saldo attivo in calo del 30% rispetto al 2010 Con il dato di maggio viene confermato, secondo gli ultimi dati elaborati da Fruitimprese, il trend negativo nell’interscambio del settore ortofrutticolo italiano con l’estero. Rispetto a maggio 2010 si è registrato infatti un calo delle quantità esportate (-2%) mentre ne è aumentato il valore (+4,5%). Le importazioni sono cresciute sia in quantità (+5,4%) che in valore (+17,2%). Anche il saldo positivo di 308 milioni di euro ha fatto segnare una sensibile frenata (-29,1%). Complessivamente nei primi cinque mesi del 2011 l’Italia ha esportato circa 1 milione e 670 mila tonnellate per un valore di 1 miliardo e 650 milioni di euro. Sia in volume che in valore si è registrata una flessione per tutti i comparti, ad eccezione della frutta fresca (+10,5% le quantità e +22,6% il valore). Male soprattutto agrumi e frutta secca ed in misura minore gli ortaggi (-9% in volume e -4,7% in valore). Per quanto riguarda l’import, l’Italia ha importato circa 1 milione e 500 mila tonnellate di ortofrutticoli. Incremento in volume per tutti i comparti ad eccezione degli ortaggi (-1,9%) e della frutta tropicale (-1,8%); in valore segno positivo per tutti i comparti.

quella della Fepex, l’associazione degli esportatori spagnoli, che ha definito le parole del ministro francese “inammissibili in quanto danneggiano l’immagine dei prodotti iberici e la loro qualità oltre al loro posizionamento sul mercato”, esortando il Paese transalpino a “garantire la libera cir-

colazione delle merci in Francia e in tutta l'Unione Europea”. Secondo Fepex, Francia e Spagna devono raggiungere una posizione comune con la Commissione europea per stabilire con precisione delle misure da adottare per gestire le crisi in maniera efficace. ● S e t t e m b r e

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Buona qualità ma offerta in aumento Patata tra alti e bassi in agosto

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“Sottocosto” i pomodori di Lusia Quotazioni più basse delle spese di raccolta in Polesine l’Olanda fa il mercato

Mercato della patata a due velocità in agosto. La seconda metà del mese ha registrato un rallentamento delle vendite con quotazioni sotto pressione, nei principali mercati all’ingrosso e nelle catene distributive minori, per effetto di una offerta di merce superiore alla domanda. II raccolto pataticolo italiano del 2011 si conferma di buona qualità. Le rese produttive superiori rispetto a quelle registrate lo scorso anno, annata con rese al di sotto della media in molte zone d’Italia. Il rallentamento degli scambi, registrato nelle ultime settimane sul mercato nazionale, e la crescita dei volumi della produzione in Italia ed Europa stanno determinando una tendenza al ribasso nelle quotazioni della patata grezza venduta franco azienda agricola del produttore in alcune delle principali zone di coltivazione del Paese. La merce venduta grezza risulta scambiata su valori inferiori rispetto a quelli dello scorso anno. In Abruzzo, dove le operazioni di scavatura hanno interessato circa il 40% delle coltivazioni della regione, in base alle prime indicazioni, la qualità delle produzioni è buona e le rese produttive per la varietà Agata hanno raggiunto in alcuni casi valori superiori di oltre il 35% rispetto alla precedente stagione. In Piemonte le operazioni di scavatura hanno interessato la maggioranza delle coltivazioni ed in base alle prime indicazioni emerse, la qualità della produzione è buona e le rese produttive per la varietà Agata si attestano su valori nella media dell’areale. Gli operatori piemontesi registrano un rallentamento degli acquisti di prodotto franco azienda agricola del produttore da parte del mondo del commercio. Le quotazioni attuali del prodotto scambiato in regione franco azienda agricola del produttore registrano valori molto variabili ed intorno ai 12-13 centesimi di euro al chilogrammo in relazione alla qualità. La produzione 2011 di patata da consumo fresco in Europa è attesa su volumi superiori rispetto alla stagione precedente, stagione con delle rese produttive al di sotto della media in molti Paesi del Nord Europa ed in Russia, uno tra i principali Paesi produttori e consumatori - dove si è assistito alla perdita di oltre il 30% del raccolto nazionale per effetto dell’andamento meteorologico. Si segnalano offerte di merce francese verso il mercato italiano, la quotazione franco partenza dalla Francia della varietà Agata confezionata in sacchi Jumbo e con un indice di lavabilità di 7 ed 8, proveniente dalle Regioni dello Champagne e delle Ardenne, è rispettivamente di 0,08 e 0,09 centesimi al chilogrammo. Da indagini varie realizzate sui prezzi medi di vendita al dettaglio in Italia, nella settimana 35 del mese di Agosto 2011, il prezzo medio di vendita della Patata al chilogrammo è stato di 1 euro nel dettaglio del nord Italia, di 1 euro nel dettaglio del centro Italia e di 0,80 euro nel dettaglio del sud Italia: il prezzo medio di vendita al dettaglio della Patata rilevato in Italia risulta di 0,95 euro al chilogrammo.

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I pomodori stanno deludendo i coltivatori. Quotazioni al di sotto dei costi di produzione: il mercato non tira. I consumi sono fermi. La conferma di una situazione tanto pesante si ha a Lusia, nel cuore del Polesine, terra dove si coltiva un eccellente pomodoro ramato. Eppure la produzione è buona sia sotto il profilo della qualità che della quantità. “Ma con i prezzi proprio non ci siamo – sottolinea Fabrizio Zuolo, orticoltore, azienda “Verdurissima”: si lavora decisamente in perdita”. Il prezzo minimo - sostengono i coltivatori - dovrebbe coprire almeno i costi. Fa la stessa valutazione negativa un altro coltivatore, Paolo Barison: “Diciamo pure che sta andando male. Così non è possibile andare avanti. E' una brutta stagione, una crisi dura che mette in ginocchio le aziende”. Si chiama in causa la concorrenza degli olandesi, che fanno arrivare in Italia a prezzi stracciati pomodori “che sanno di niente”, ma sono belli da vedere e soprattutto costano poco. “Sono gli olandesi, a questo punto, che fanno i prezzi- commenta Paolo Barison; prevalgono, purtroppo, il loro modello produttivo e la loro organizzazione commerciale". È consequenziale che in tale situazione e in tale contesto, ci sia un ridimensionamento delle coltivazioni e quindi della produzione. Si parla di una riduzione che potrebbe sfiorare quest’anno il 15 per cento. A Lusia, e in generale nel Veneto, si produce il pomodoro ramato, una varietà molto versatile consumato fresco e trasformato. ● S e t t e m b r e

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Sweet Resistants parte bene A tre mesi dal lancio la fragola del Civ miete consensi

che giudica la qualità complessiva di Rania e Nabila superiore a quella di Candonga e Camarosa. Ad essi si aggiunge il sapore “moderno” e l’appeal legato alla presentazione dell’offerta in pack monostrato, elemento di valoriz-

zazione a cui fa da contraltare il posizionamento nel segmento alto di gamma. Se i contenuti d’innovazione espressi fanno della Distribuzione Moderna il canale naturalmente più vocato alla commercializzazione del gruppo fragolicolo “sweet resistants®”, i test condotti in fase di pre-lancio rivelano un buon gradimento anche presso gli operatori del Normal Trade. Positiva, in particolare, la valutazione sugli attributi di colore e consistenza. Alla luce dei promettenti segnali registrati negli anelli distributivi della filiera, obiettivo del CIV per la prossima stagione è favorire l’introduzione di Rania e Nabila sul mercato, puntando in primis sul Canale Moderno. A tal proposito è già in agenda la proposta di un test di prodotto da sviluppare su alcune insegne, per tutta la durata della campagna promo-commerciale. ●

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A tre mesi dal pre-lancio ufficiale, il Consorzio Italiano Vivaisti traccia un bilancio più che positivo per la nuova linea varietale di fragole “sweet resistants”, prima linea tutta italiana a basso impatto ambientale. Feedback interessanti sono, infatti, emersi dalle azioni di presentazione al mercato che hanno coinvolto le prime due cultivar del gruppo, Rania e Nabila. Diverse per adattabilità alle zone di produzione, entrambe le fragole si caratterizzano per il gusto superiore e la notevole rusticità, che ne permette la coltivazione su terreni che non necessitano di disinfezione del suolo. Fattore, quest’ultimo, estremamente apprezzato dagli operatori del Canale Moderno, sempre più sensibili ed attenti al tema dell’eco-sostenibilità. Consistenza, colore e forma rappresentano gli altri plus di prodotto riconosciuti alla linea “sweet resistants” dalla Gdo,

Delegazioni greche e polacche in visita in Piemonte Alla scoperta dell’orticoltura sostenibile Due delegazioni provenienti dalla regione del Peloponneso (Grecia) e dalle regioni di Mazowse e Lodzkie (Polonia) - hanno fatto visita negli scorsi giorni ad alcune realtà agricole significative dell’orticoltura Piemontese. Il viaggio studio è stato organizzato da Agroinnova, il Centro di Competenza per l’Innovazione in campo agroambientale e agro-alimentare dell’Università di Torino. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con il CReSO, Consorzio di ricerca, sperimentazione e divulgazione per l'ortofrutticoltura piemontese. L’attività, come si legge su targatocn, si inserisce nell’ambito di un progetto finanziato dall’Unione europea all’interno del Programma Life Plus - ed è finalizzata a fornire soluzioni concrete al piano comunitario volto ridurre i rischi ambientali e per la salute dell’uomo dovuti all'impiego di agrofarmaci in orticoltura. Il progetto coinvolgeva partner del settore pubblico e privato, ricercatori, produttori e tecnici del settore orticolo, con attività dimostrative svolte presso 24 aziende agricole del Piemonte, del Peloponneso e delle Regioni polacche. Il viaggio mette in contatto diretto le istituzioni locali, i tecnici e i produttori orticoli parte-

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cipanti al progetto dei tre Paesi, che hanno così modo di confrontarsi sulle innovazioni tecniche in grado di salvaguardare la sostenibilità economica ed ambientale del comparto produttivo orticolo. La delegazione polacca era accompagnata da rappresentanti dell’Istituto di Ricerca in Orticoltura e dalla Società di consulenza JWC, mentre i ricercatori dell’Università di Atene guidano la delegazione greca. Il gruppo, costituito da una ventina di produttori e tecnici orticoli, è ospitato da cinque aziende ortofrutticole nei Comuni di Boves, Villafalletto, Bra e Carmagnola, concentrandosi sui problemi legati alla difesa dei patogeni tellurici delle produzioni di fragola, peperone, pomodoro ed ortaggi da foglia. La delegazione è stata accolta dalle Autorità Comunali del Comune di Carmagnola e dai rappresentanti del Consorzio del Peperone di Carmagnola nella cornice della Sagra del Peperone, evento culturale ed enogastronomico giunto ormai alla sua 62ma edizione. Il viaggio di studio organizzato in Italia è il primo di una serie di tre: nel 2012 saranno infatti i produttori e tecnici orticoli piemontesi a recarsi in visita in Grecia ed in Polonia.

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Certificazioni avanti tutta GlobalGAP consolida le posizioni Se fino a pochi anni fa le certificazioni di prodott e di processo costituivano un biglietto da visita preferenziale nei confronti della grande distribuzione, oggi sono una strada praticamente obbligata per poter lavorare con lei. Di seguito l’intervista a Francesco Lengua, responsabile marketing di CheckFruit - CMi, sulle ultime novità di in ambito ortofrutticolo. Come sta andando l’attività di certificazione nel 2011? Quali gli standard più richiesti dal mercato? Lengua: “GlobalGAP consolida la sua posizione di standard di certificazione più diffuso nel settore ortofrutticolo. Gli altri protocolli specifici per il settore agroalimentare risultano nel complesso stabili rispetto agli anni precedenti. Risultano attualmente di particolare interesse e con ampi margini di diffusione, anche nell’ottica di “filiera controllata”, le certificazioni relative agli standard IFS Logistic e IFS Broker nonché il BRC Storage and Distribution (in vigore la recente versione 2). Considerata la discreta diffusione già raggiunta dalla certificazione BRC (Global Standard for Food Safety, a breve entrerà in vigore la versione 6) aumentano gli audit congiunti BRC-IFS che consentono l’ottimizzazione di tempi e costi”. GlobalGAP GRASP: Quali le novità e le caratteristiche? A chi si rivolge? Cosa certifica? Lengua: “Grasp, acronimo di GlobalGAP risk assessment on social practices, è un modulo complementare alla certificazione GlobalGAP, composto da 13 punti di controllo e conformità per i singoli produttori (e uno addizionale per i gruppi di produttori). Grasp è fortemente orientato sul42

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Dal packaging alla logistica, all’attività di intermediazione, ogni settore della filiera può essere certificato per meglio rispondere alle esigenze della grande distribuzione

Il maggiore retailer tedesco ha collaborato allo sviluppo del modulo Grasp di GlobalGAP, assieme a catene come Lidl, Metro, Coop Switzerland e Migros

la valutazione degli indicatori base relativi ai potenziali rischi sociali nell’azienda agricola (sicurezza, welfare e salute). Permette quindi agli agricoltori di affrontare importanti tematiche sociali e di creare consapevolezza all’interno dell’azienda. Il modulo è stato sviluppato in collaborazione con rappresentanti della grande distribuzione tra cui Coop Switzerland, Edeka, Lidl, Metro Ag e Migros. Dal sito di GlobalGAP (www.globalgap.org) nella sezione Grasp è possibile scaricare un kit informativo che fornisce interessanti linee guida per promuovere le buone prassi sociali in agricoltura. Stiamo organizzando alcuni eventi di approfondimento relativi al modulo Grasp, per informazioni consigliamo di iscriversi alla nostra newsletter disponibile sul sito www.checkfruit.it”.

IFS Broker: come sta andando? A chi si rivolge? Lengua: “Il principale obiettivo di IFS broker è di valutare come i brokers selezionano i propri fornitori al fine di garantire comparabilità e trasparenza lungo l’intera catena di fornitura. I requisiti dello standard coincidono in larga misura con quelli di un sistema di gestione per la qualità e per la sicurezza alimentare. Lo standard sta avendo una buona diffusione presso gli operatori del settore anche in relazione ai benefici economico-organizzativi collegati alla sua corretta applicazione. Durante quest’anno sono stati emessi, dopo attenta valutazione della efficace applicazione dei requisiti dello standard, i primi certificati IFS Broker al Consorzio Kiwigold e Naturitalia. I lettori di Corriere Ortofrutticolo possono richiedeS e t t e m b r e

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Quali le novità in vista, sia in termini di nuovi certificati che di aggiornamenti di quelli già esistenti? Lengua: “Siamo in attesa dell’approvazione del DRAFT della nuova versione dello standard BRC. Da Gennaio 2012 entrerà ufficialmente in vigore la versione 6. Il gruppo di studio ha lavorato sul concetto di evoluzione piuttosto che di rivoluzione dei requisiti. Tra le principali novità segnaliamo l’ampliamento delle sezioni dedicate al controllo dei corpi estranei, aspetti igienici e pulizie, l’introduzione di un nuovo sistema volontario di audit non annunciati e una riduzione dei requisiti. Dal sito www.brcglobalstandards.com è possibile scaricare gratuitamente

la bozza della versione 6 e un interessante documento di comparazione tra la versione 5 e la nuova edizione. Check Fruit, nell’ambito delle proprie attività di aggiornamento e formazione, ha pianificato alcuni eventi relativi all’approfondimento della nuova versione del BRC. Il primo convegno di terrà a Bologna il 12 ottobre e successivamente a Bari il 18 ottobre. Per le altre date in calendario www.checkfruit.it”. Come sta andando lo standard Leaf Marque? Lengua: “Lo standard Leaf Marque, di cui è in vigore la versione 9, è l’applicazione di un sistema di gestione ambientale e lega le attività di buone pratiche agrico-

ATTUALITÀ

re gratuitamente via email a info@cmi-italy.it gli atti del convegno su IFS broker organizzato recentemente”.

le alle implementazioni di aspetti ambientali applicabili o per norme o dalle spiccate attitudini aziendali nel ripristinare il miglior legame possibile fra aspetti ambientali e produttivi. In Italia ha avuto riscontro prevalentemente nel settore della IV gamma. Per quanto concerne il settore ortofrutticolo fresco non risulta ancora particolarmente adottato considerando che si tratta di produzioni di nicchia al momento richieste da Gdo inglesi quali Waitrose”. (E.F.)

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A ttualità

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A Macfrut i grandi temi del settore Ultima edizione a Cesena? Dal 5 al 7 ottobre. Sullo sfondo il progetto regionale di “fusione” delle fiere Sarà l’ultima edizione a Cesena? La domanda sorge spontanea dopo che, a fine agosto, i giornali romagnoli hanno rilanciato con enfasi la notizia di un imminente preliminare che porterebbe in tempi brevi alla fusione fra le fiere di Rimini, Cesena e Forlì con il trasferimento di Macfrut nel quartiere fieristico riminese. Immediate e numerose le reazioni: “il progetto di integrazione delle fiere romagnole? Va nella

direzione giusta e, soprattutto, potrebbe dare a Macfrut la forza necessaria per competere con le altre grandi manifestazioni internazionali”. a scriverlo al sindaco cesenate Paolo Lucchi sono i rappresentanti di quattro delle maggiori aziende dell’agroindustria cesenate: l’amministratore delegato di Aprofruit Renzo Piraccini, quello di Orogel Bruno Piraccini, il direttore generale della F.lli Graziani Packaging Roberto Graziani e Andrea Mercadini, direttore generale di Sorma Group. 44

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«Trasferimento a Rimini? Non è ancora detto...» Grandi manovre in corso in Romagna per la costituzione di un Polo romagnolo delle fiere, che vedrebbe riuniti in una sola società gli enti di Rimini, Cesena e Forlì, con un peso decrescente a partire dalla fiera più grossa, quella di Rimini, che della newco dovrebbe avere la maggioranza. La partita ha subìto un’accelerazione negli ultimi tempi e le pressioni della Regione, a partire dal governatore Errani, romagnolo doc, si sono fatte più intense, anche a causa della difficile situazione finanziaria dell’ente forlivese, il più traballante dei tre. In questo quadro ha preso corpo l’ipotesi di un trasferimento di Macfrut nei padiglioni della fiera riminese, addirittura già dall’edizione 2012. “Fermi tutti”, mette la mani avanti Domenico Scarpellini, storico patron del salone cesenate. “Nulla è stato deciso, la partita è agli inizi e Macfrut resta a Cesena, non facciamo confusione”. La cautela di Scarpellini si spiega con la delicatezza della trattativa in corso, che vede Cesena come ente fieristico sano e coi conti in regola e soprattutto in grado di portare in dote una manifestazione annuale come Macfrut, sempre in crescita nelle ultime edizioni, e forte di una proiezione internazionale verso il Mediterraneo, l’Africa e il Medio Oriente che ne fa il secondo salone al mondo (dopo Berlino). Un salone di filiera che va dalle sementi al ‘fresco’, alla quarta e quinta gamma fino alla distribuzione moderna, con tutto l’indotto collegato: trasporti, ricerca, macchinari, tecnologie, imballaggi. Inevitabile che Rimini, forte di spazi, organizzazione e logistica sicuramente superiori alla struttura di Pievesestina, guardi con attenzione e interesse a Macfrut; mentre la ‘dote’ di Forlì – la Fieravicola - non ha la stessa caratura. E’ un salone biennale, che negli ultimi anni aveva perso un po’ smalto. Sullo sfondo del progetto la tradizionale rivalità fra i campanili romagnoli e il legittimo desiderio di non disperdere patrimoni professionali ed esperienze acquisite. Non a caso, si mormora, anche nell’eventualità di un trasferimento di Macfrut a Rimini, lo staff gestionale resterebbe saldamente in mano ai cesenati. Ma la partita, insiste Scarpellini, “è ancora tutta da giocare” e spetterà al consiglio di amministrazione della nuova società decidere “dove andranno Macfrut, Fieravicola, Hortomac e tutto il resto”. Scarpellini smentisce con decisione anche le voci apparse sui giornali di un preliminare pronto entro settembre e di un contratto che verrebbe firmato entro la fine dell’anno. Il patron del salone cesenate preferisce sottolineare invece con soddisfazione i numeri sempre crescenti del ‘suo’ Macfrut, l’ampliarsi delle adesioni, l’allargamento della platea internazionale. Un ragionamento che si può declinare anche così: se Macfrut diventa troppo grande, ben vengano una struttura e una logistica più adeguate. “Ma dove, come, quando è prematuro dire. Per adesso le bocce restano ferme”. Lorenzo Frassoldati

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A ttualità Nella lettera i quattro manager sottolineano la straordinaria importanza della ventennale esperienza di Macfrut per la filiera ortofrutticola non solo cesenate, ma italiana, ed esprimono apprezzamento per l’impegno profuso da Cesena Fiera. “Tuttavia aggiungono - lo sviluppo di manifestazioni concorrenti come Fruit Logistica a Berlino e Fruit Attraction a Madrid, e la caratteristica sempre più internazionale delle fiere di settore, hanno evidenziato i limiti di una manifestazione che ha nella sua dimensione strutturale la principale fragilità”. Di fronte a questo quadro, per assicurare a Macfrut capacità competitiva e prospettive di sviluppo, dunque, occorre inserirlo in un contesto di più ampio respiro e giovarsi così della fortissima capacità organizzativa che ne scaturirebbe e che, altrimenti, non potrebbe essere messa in campo per una sola grande fiera annuale. Per questo i vertici di Aprofruit, Orogel, F.lli Graziani Packaging e Sorma Group vedono con favore il progetto di integrazione delle fiere romagnole, anzi ricordano che più volte l’avevano auspicato, e per proseguire in questa direzione valutano che ci siano tre elementi da tenere in particolare considerazione. In primo luogo, affinchè il progetto rappresenti un’opportunità di crescita per Macfrut, è necessario la nuova struttura societaria punti prioritariamente all’internazionalizzazione “avere in Romagna una fiera del settore ancor più competitiva e professionale, all’altezza con le migliori fiere mondiali”. Inoltre, considerano necessario che la manifestazione mantenga la “testa organizzativa” a Cesena, anche se in futuro la localizzazione della manifestazione dovesse essere altrove. Infine, chiedono che venga mantenuto, e possibilmente rafforzato, il coinvolgimento delle imprese del territorio nell’organizzazione della fiera e delle iniziative collaterali. 46

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L’edizione di ottobre Venendo all’edizione in programma a Cesena da mercoledì 5 a venerdì 7 ottobre (anche quest’anno anticipata dall’European Fruit Summit, in programma il giorno 4), l’obiettivo della rassegna è principalmente quello di effettuare una serie di riflessioni su questa importante filiera dell’economia mondiale, europea ed italiana. Nell’edizione 2011, c’è un “ritorno” di colossi del comparto macchinari quali Aweta e SammoLongobardi, che esporranno assieme alle principali imprese, leader dei vari segmenti che compongono la filiera ortofrutticola (dalle sementi alla IV e V gamma, dai produttori alla distribuzione moderna). Quella del 2011 è la 28a edizione della maggior rassegna del bacino del Mediterraneo, che ha la caratteristica di essere “vissuta” dalle aziende come rassegna dell’intera filiera perché, con l’apporto di tutte le componenti del settore, è l’appuntamento in cui si elaborano soluzioni e “linee guida”, oltre ad essere un rilevante momento per il business (incontri B2B fra imprenditori esteri ed aziende italiane). Tutto questo porta ad una rilevante partecipazione dai Paesi esteri di addetti ai lavori (soprattutto dei grandi buyers). Macfrut si terrà dopo una estate in cui si sono manifestati due elementi di crisi e su cui tutto il settore si sta interrogando. Da una parte il particolare momento che ha portato alla difficoltà di alcune varietà di frutta estiva (interessando principalmente - ma non solo - i tre maggiori produttori europei Italia, Spagna e Francia). Tale aspetto si è innestato su un processo di più lungo termine, ovvero la grande crisi economica mondiale che sta contraendo i consumi e li ha modificati in

maniera drastica, anche in campo alimentare. A Macfrut si vedranno attrezzature e prodotti che offrono soluzioni alle nuove esigenze e che sono inerenti a innovazione e ricerca, sviluppo di processi e miglioramento delle tecniche, oltre a varietà più aderenti alla domanda del consumatore. Il top dell’innovazione si troverà all’Oscar di Macfrut, Premio istituito per valorizzare novità e soluzioni all’avanguardia. Nell’anteprima dell’European Fruit Summit (pomeriggio 4 ottobre) si avranno relazioni sullo stato del settore da Nuova Zelanda, Cina, Russia, Olanda, Spagna, oltre alla prevista presenza di Dacian Ciolos, Commissario all’Agricoltura dell’Unione Europea. Mercoledì 5, in mattinata, confronto europeo sull’esperienza francese, con la partecipazione del ministero dell’Agricoltura transalpina e di Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura dell’Unione Europea. Lo stesso giorno è prevista la presenza del ministro Anna Maria Bernini (Politiche comunitarie), mentre per il giovedì è in scaletta l’intervento di Romano Prodi e per venerdì il Ministro Ferruccio Fazio (Sanità) ha assicurato la presenza di un rappresentante del Ministero che concluderà il convegno organizzato a Macfrut all’interno della “Settimana del Buon Vivere”. S e t t e m b r e

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Le anime di Macfrut “Spiegherei la forte capacità attrattiva di Macfrut con due fondamentali motivi - sottolinea Domenico Scarpellini, presidente di Macfrut -: è “la” rassegna dell’intera filiera ortofrutticola, e consente l’incontro dei principali attori del settore, mettendo in campo idee e prospettive. A Macfrut si danno appuntamento operatori da tutto il mondo per fare il punto sull’andamento dei merca-

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Paesi mediterranei che stanno acquisendo una notevole rilevanza nel panorama mondiale dell’ortofrutticoltura. E primo fra tutti l’Egitto, verso il quale esiste il “Green Corridory”, autentico “canale” per la facilitazione dei rapporti e dell’interscambio fra i due Paesi e di conseguenza con l’Europa. Proprio queste attività hanno consentito a Macfrut di crescere nel panorama internazionale e di diventare un importante momento di incontro sulle prospettive internazionali del settore, dove si analizzano problemi e aree emergenti e dove, all’interno della filiera e con l’apporto di tutte le sue componenti, si elaborano soluzioni e “linee guida”. Ultima in ordine di tempo, la “Carta di Cesena” sottoscritta nell’edizione 2010 dalle più importanti regioni ortofrutticole europee e che costituisce la base su cui si stanno orientando i vari segmenti (dalla produzione ai macchinari). Negli ultimi anni Macfrut, oltre ad aver sottolineato l’importanza dell’innovazione (di prodotto e di processo), ha affrontato con forza le problematiche che hanno una maggior attinenza con il mangiar sano. Gli organizzatori sono partiti da una considerazione: Macfrut, rassegna di filiera, deve spaziare anche sul piano dell’uso corretto del prodotto, nelle sue molteplici forme, dal biologico alla frutta da bere, dalla IV e V gamma alla mousse e alla barretta. ●

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ATTUALITÀ

Da sottolineare che giovedì si terrà un incontro fra le associazioni cooperative europee. Anche in questa edizione la convegnistica affronta questioni importanti quali il packaging (mercoledì pomeriggio) il futuro dell’ortofrutta (giovedì pomeriggio) la IV Gamma e il rilancio del settore (venerdì pomeriggio) il miglioramento delle produzioni (mercoledì mattina) ed altri interessanti aspetti.

ti e sulle ultime novità della produzione e delle tecnologie dell’portofrutticoltura. Non a caso ci siamo impegnati sui fronti dell’innovazione (che deve essere di prodotto e di processo) e su quello dell’internazionalizzazione”. Rapporti con le maggiori rassegne internazionali, missioni in Paesi esteri, incontri con delegazioni di tanti Paesi e, soprattutto, una grande attenzione a rapportare le esigenze delle imprese delle varie aree mondiali con la capacità di know how delle aziende italiane, hanno portato una forte considerazione e stima per Macfrut. Considerazione che viene anche dall’aver privilegiato negli ultimi anni l’innovazione Macfrut 2011 sarà inoltre utile per approfondire e delineare la situazione internazionale ortofrutticola, anche alla luce delle vicende che stanno interessando quasi tutti i Paesi della sponda africana del Mediterraneo e di quella araba. Macfrut ha da tempo individuato il Mediterraneo - come area cruciale per gli scambi commerciali sia per quelli “storici” fra nord Europa e sud, ma anche e soprattutto fra l’est e l’ovest del mondo. All’appuntamento di ottobre a Cesena si potrebbero delineare situazioni e prospettive di quei

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A ttualità

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Sviluppo logistico e brand Mercato di Roma a una svolta Con la riconferma di Fabio Massimo Pallottini (che conserva anche il ruolo di amministratore delegato) e quattro nuove nomine, è stata riconfigurata la composizione del cda di “Cargest Srl”, la società di gestione interamente controllata da Car Scpa, che dal 2002 assicura il management e la conduzione dei servizi funzionali del Centro Agroalimentare di Roma. Il nuovo presidente della “controllata” è Vitangelo Tizzano, direttore della Coldiretti di Roma, che sostituisce ai vertici dell’ente gestore Giuseppe Biscari, il quale lascia così la carica ricoperta ininterrottamente dal 2002. La società di gestione Cargest e la società immobiliare e proprietaria Car Scpa si trovano alla vigilia di importanti iniziative progettuali

di crescita ed espansione ulteriore: l’attuazione del Piano quinquennale di sviluppo industriale (nelle more del quale è previsto tra l’altro il lancio di un marchio di qualità Car), un programma di adeguamento evolutivo degli assetti logistici, la gestione dei processi di integrazione (nei 140 ettari di pertinenza del Car) del Centro Carni comunale. Oltre a Tizzano e a Pallottini (foto), nel Consiglio di amministrazione di Cargest Srl sono stati nominati Eligio Rubeis (sindaco in carica nel Comune di GuidoniaMontecelio), Fabrizio Franco Testa (manager ed amministratore del settore pubblico e privato), Renato Massoli (imprenditore e manager del settore privato). ● 48

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Rinnovati i vertici della società di gestione: la presidenza del Cargest va a Vitangelo Tizzano, conferma per l’Ad Fabio Massimo Pallottini

Fondi guarda al porto commerciale di Gaeta Il Mof di Fondi guarda con interesse allo sviluppo infrastrutturale del porto commerciale di Gaeta “Salvo D’Acquisto”. Lo scalo laziale, secondo il presidente del Mof, Vincenzo Addessi, potrebbe avere le potenzialità per rivestire un ruolo strategico nell'ottica dei trasporti internazionali. In particolare per un mercato in forte espansione commerciale qual è quello Nord africano. Il cosiddetto Corridoio verde, che punta a rafforzare la cooperazione tra l’Italia e l’Egitto, in particolar modo, per quanto concerne il settore agroalimentare cercando di aumentare l'esportazione di prodotti ortofrutticoli egiziani attraverso il nostro Paese per destinarli ai mercati Comunitari, rappresenta per il Mof un punto di crescita economico-commerciale. Il porto di Gaeta, rappresenta il giusto sbocco a mare del mercato ortofrutticolo. Una piazzaforte per la logistica ed un trampolino di lancio sul Mediterraneo. “Noi - dice Addessi - puntiamo alla “conquista” anche di quei mercati agroalimentari di paesi quali la Grecia, Spagna, Francia e Portogallo, passando proprio attraverso il Mediterraneo”. “La multimodalità mare/gomma può rappresentare - sottolinea Addessi - un fattore strategico per la crescita competitiva del Mof. Considerando anche la costante e continuativa crescita delle autostrade del mare, dovuta principalmente alla normativa sui tempi di guida degli autisti, che incidono pesantemente sui costi del trasporto, il Porto di Gaeta rappresenta un’infrastruttura fondamentale per il mercato ortofrutticolo di Fondi”. Tra gli altri obiettivi perseguiti dal Mof, anche la riduzione di emissione di CO2 prodotta dai camion che transitano su superficie di oltre 335 ettari divisa in due grandi aree, ma anche molta attenzione è dedicata al personale che lavora e transita nel Mercato. “Sul problema dell’inquinamento ambientale il Mof presta molta attenzione anche per la peculiarità della merce agroalimentare movimentata. Garantire inoltre un alto grado di vivibilità e sicurezza per gli operatori, fornendo un grande parcheggio multipiano con oltre 500 posti macchina, vari e comodi punti dedicati alla ristorazione come tavole calde, ristoranti e bar, due istituti bancari e altri servizi commerciali”.

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Gli austriaci assegnano grande valore al cibo sano e di qualità ed è sostanziosa l’importazione di prodotti come limoni, arance, banane e caffè. Nel 2010 erano 21.798 le aziende agricole di prodotti biologi-

ci nel paese, pressappoco mille in piú rispetto al 2009. Le vendite totali di prodotti bio si aggira su 1,12 miliardi di euro con un incremento di fatturato del 14,1% rispetto al 2009.).

Comunicare il biologico Convegno Coop al Sana di Bologna Giovedì 8 settembre nell’ambito del Sana 2011, il salone internazione del biologico e del naturale, si terrà il convegno, organizzato da Ervet e Ancc Coop, dal titolo “Comunicare per sensibilizzare il consumatore e premiare il mercato”. L’incontro analizzerà in particolare le iniziative e gli strumenti per evitare il greenwashing e sostenere gli acquisti sostenibili. Prodotti di largo consumo e prodotti alimentari costituiscono due categorie di prodotti molto importanti sotto il profilo ambientale. Diventa pertanto prioritario definire e attuare strategie di comunicazione che consentano di aumentare la consapevolezza di tutti i soggetti che possono ridurre gli impatti ambientali connessi ai prodotti (dalla fase di produzione, alle modalità di distribuzione, all’utilizzo e al fine vita), creando altresì occasioni di premialità del mercato (acquisti pubblici e privati). L’evento mira dunque ad identificare gli strumenti di comunicazione più “promettenti”, ovvero potenzialmente in grado di coinvolgere e convincere consumatori, produttori, distributori e pubbliche amministrazioni verso scelte sostenibili, in linea con i principi della strategia europea del produzione e consumo consapevole. Non solo. L’incontro sarà anche l’occasione per presentare in anteprima i diversi prodotti di comunicazione elaborati nelS e t t e m b r e

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E il Ccpb punterà i riflettori su filiera e regolamento Ce 2092/91

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Austria sempre più sensibile al fascino dell’organic Aumentano le aziende, sostenuto l’import di agrumi e banane

Greenplanet.net cambia pelle Un passato alle spalle, ricco di oltre 15 anni di esperienze, un presente che si rinnova guardando al futuro. Lo storico portale d’informazione del biologico italiano da settembre cambia pelle completamente: nasce il nuovo sito web GreenPlanet.net. rivolto senza indugi al consumatore finale. Un portale di servizio, con informazioni corrette e puntuali sul settore eco-bio, un portale che parla al consumatore dei prodotti e di chi li produce, scegliendo con cura il meglio, accompagnando il consumatore nei suoi orientamenti dopo aver accompagnato per anni un movimento del biologico che è cresciuto, che per molti versi ha vinto la sua sfida e che oggi deve fare un salto, un patto con il consumatore, pronto a servirlo, a soddisfarlo, per essere vincente. Il lancio ufficiale del portale al Sana di Bologna.

l’ambito di Life PROMISE , il progetto, promosso da Regione Liguria, Regione Lazio, ANCC-Coop, ERVET Emilia Romagna e Confindustria Liguria con il contributo dello strumento finanziario LIFE+della Comunità Europea, per promuovere produzioni e consumi sostenibili. Anche Ccpb e Consorzio Biologico saranno al Sana di Bologna, con quindici espositori e 600 metri quadri di spazio all’interno dei padiglioni food e cosmesi. Oltre all'esposizione, il Consorzio e CCPB hanno organizzato i convegni “L'impronta ecologica di filiera nell’agroalimentare. Conoscere per fare”, giovedì 8 dalle 14.30 alle 17.30 in Sala Gavotta Ammezzato del Padiglione 33; “Il biologico a vent'anni dal reg. CEE 2092/91: le regole ed il mercato”, venerdì 9 dalle 9.30 alle 13.00 in Sala Benessere al Padiglione 34. www.corriereortofrutticolo.it

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Traffico container tra luci e ombre Manca ancora il respiro europeo Il traffico container in Italia è condizionato dalla frammentazione degli scali sul territorio che, unita alle croniche, e fortemente incisive, carenze di infrastrutture ferroviarie, impone ai nostri porti di avere un bacino di utenza prevalentemente interregionale, che non riesce ad allargarsi, se non in misura molto ridotta, verso l’Europa. Al contempo, però, il traffico non containerizzato, in particolare quello trasportato con navi Ro-ro, si giova di questa frammentazione, che permette alla merce di arrivare su banchine vicine ai punti di destinazione. È quanto emerge dai dati raccolti dall’Isfort, l’Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti. Oltre l’80% dei contenitori transitati nel porto di Genova, registra l’Isfort, raggiunge Lombardia (che, da sola, assorbe la metà dei container), Emilia Romagna e Veneto, mentre il resto della merce viene suddiviso soprattutto tra territorio ligure, piemontese e Valle d'Aosta. Nel porto di Napoli, invece, circa il 65% delle merci containerizzate ha come origine o destinazione il territorio regionale e la restante quota si distribuisce tra le regioni contermini. Per quanto riguarda i contenitori sbarcati nel porto de La Spezia, per il 28% sono diretti in Lombardia, per il 26% in Emilia Romagna, per il 15% in Toscana, per il 12,6% in Veneto, per l'8,6% in Liguria, per il 5,3% in Piemonte e solo per il 4,5% verso altre destinazioni soprattutto nazionali. Benché distribuito su molti porti nazionali, il traffico contenitori tende comunque a concentrarsi, sotto il profilo quantitativo, in alcune precise aree. Nel 2010, rileva Isfort, i container sbarcati in Italia, al netto di porti di transhipment (cioè Gioia Tauro, Taranto e 50

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I dati raccolti dall’Isfort fotografano la situazione nei porti del Paese Cagliari, che hanno spostato, da soli, 4 milioni di teu), sono stati 5,7 milioni e il 67,5% di questo traffico è stato movimentato nel

quadrante Tirrenico settentrionale (Savona-Vado, Genova, La Spezia e Livorno). Il resto dei contenitori è risultato diretto verso altri quadranti: il 14% nel Tirreno centro-meridionale (Civitavecchia, Napoli e Salerno); l'11,7% nell'Adriatico settentrionale (Venezia, Monfalcone e Trieste); il 5,1% nell'Adriatico centro-meridionale (Ravenna, Ancona, Bari e Brindisi). La distribuzione dei container, aggiunge Isfor, “sembra seguire la geografia industriale del Paese”, mentre l'articolazione di quello non containerizzato “sembra influenzata dalla concentrazione degli insediamenti umani”. I traffici Ro-ro, nel 2010, si sono concentrati per il 24,5% tra Savona, Genova, La Spezia e Livorno, per il 9% tra Trieste, Monfalcone e Venezia; per il 10,3% tra Ravenna, Ancona, Bari e Brindisi; per il 21,3% tra Messina, Catania e Palermo; per il 20,7% tra Civitavecchia, Napoli e Salerno; per il 12,7% tra Olbia e Cagliari.

«Criticità nel sistema ferroviario» Le carenze del sistema ferroviario di servizio alle merci incidono sui collegamenti tra porti e interporti, dove le merci, manipolate, stazionano per poi andare a destinazione. Per Alessandro Ricci, presidente di Uir, Unione interporti riuniti “esiste una criticità nella logistica dei collegamenti terrestri e il sistema ferroviario è il segmento su cui occorre maggiormente ragionare e intervenire”. “I porti, infatti, si possono collegare ai corridoi europei attraverso gli interporti e i collegamenti su ferro sono difficili un po' ovunque. Fanno eccezione La Spezia, Ravenna, Napoli e, solo in parte (cioè il terminal di Voltri, ndr) Genova. A Livorno, ad esempio, la situazione è molto complessa”. Per quanto riguarda Gioia Tauro, dove si era tentata la realizzazione, poi fallita, di un interporto, afferma Ricci, “se si vuole trasformarlo in un porto gateway, oltre che di transhipment, il collegamento ferroviario è essenziale. Il problema, però, è che, a livello europeo, stanno discutendo di modificare il corridoio 1, che doveva essere Berlino-Verona/Milano-Palermo e, invece, diventerebbe Helsinki-NapoliBari-Malta, saltando una parte della Calabria, che comprende Gioia Tauro, e la Sicilia”.

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Imballaggi “virtuosi” Contributi della Ue a chi utilizza contenitori a basso impatto ambientale nomici per il prodotto trasportato e composti con carte provenienti da foreste certificate per la loro buona gestione. E proprio il maggior costo sostenuto per l’impiego di cellulosa di qualità migliore, con certificazione forestale" è tra le spese rimborsabili, specifica il documento del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali. Un premio, quindi alle aziende ortofrutticole che scelgono di trasportare i propri prodotti utilizzando imballaggi ottenuti anche da cartone cer-

tificato Pefc, lo schema di certificazione per la gestione responsabile delle foreste più diffuso al mondo. Questa opportunità, commenta Antonio Brunori, segretario generale Pefc Italia, “premia i tanti produttori che hanno fatto una scelta di sostenibilità ambientale scegliendo fibre che garantiscono l’origine legale e sostenibile. Fino ad ora, quei produttori dovevano pagare di tasca propria il maggior costo derivante dall’uso di imballaggi di cartone certificato. Ora avranno un incentivo in più”. E con loro, aggiunge Brunori, “sarà aiutato tutto il settore ortofrutticolo e degli imballaggi a orientarsi verso scelte più virtuose ed etiche; il cerchio si chiuderebbe se, nel prossimo futuro, si facesse la scelta coraggiosa di introdurre disincentivi per i produttori che non utilizzano imballaggi certificati”.

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Contributi dall’Unione Europea per i produttori ortofrutticoli che utilizzano imballaggi a basso impatto ambientale. La decisione è contenuta in un documento del Mipaaf: i produttori ortofrutticoli che per trasportare i propri prodotti utilizzeranno imballaggi ergonomici e realizzati con carte certificate "sostenibili", potranno accedere ai contributi previsti dalla Ue. In questo modo le aziende potranno vedersi rimborsati i maggiori costi sostenuti per l’uso di questi imballaggi. In Italia, gli imballi di questo tipo sono riconoscibili dalla certificazione Bestack, strumento consortile definito dalle industrie produttrici e rilasciata dall’Istituto italiano dei plastici sulla base di uno specifico protocollo e a seguito di una scrupolosa verifica tecnica. Il marchio garantisce che tali imballaggi sono innovativi, più efficienti, igienici al 100%, più ergo-

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Venice Green Terminal Partenza con il vento in poppa A ottobre verrà inaugurato ufficialmente il Venice Green Terminal (VGT), la nuova piattaforma logistica di Venezia dedicata ai prodotti ortofrutticoli, operativa dallo scorso maggio e costituita da un consorzio di 11 imprese di spedizione del Triveneto. VGT ha realizzato e gestisce il primo e unico terminal frigorifero del porto di Venezia dedicato ai prodotti ortofrutticoli. Il gruppo ha investito 2,9 milioni di euro per realizzare e gestire il terminal a temperatura controllata e ha un’opzione che gli permette nel prossimo futuro di allargare gli impianti. Tramite gli 11 soci, VGT garantisce tutti i servizi essenziali a importatori, esportatori e produttori che intendano far transitare dal porto di Venezia merci deperibili. Dopo aver realizzato a tempo di record (cinque mesi) il nuovo impianto di Banchina dell’Azoto, nel porto commerciale di Marghera, la società ha avuto un avvio positivo. La merce è arrivata da Cipro (agrumi), Egitto (verdure e uva da tavola) e Mezzogiorno 52

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Operativa da maggio, la piattaforma gestita da 11 imprese di spedizione del Triveneto è dedicata interamente all’ortofrutta. Avvio positivo, a ottobre l’inaugurazione

Sopra il titolo una parte dei consiglieri di amministrazione del VGT. Da destra: Loris Trevisan, Andrea Cosentino, Stefano Coccon, Jacopo Sportillo e Matteo Rossi. Nella foto sopra e in quella della pagina a fianco due particolari del magazzino refrigerato di VGT. S e t t e m b r e

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d’Italia (in particolare ciliegie pugliesi, pesche e uva dalla Sicilia). Il prodotto fresco è stato smistato poi verso Europa centrale e orientale, e verso la Gran Bretagna. L’impianto, che abbiamo potuto visitare attentamente, con connessi uffici e controllo doganale interno, è costituito da 5 celle frigorifere ad alta tecnologia dentro un magazzino di complessivi 3.500 metri quadrati. L’impressione è di grande efficienza e di una dotazione tecnologicamente avanzata. L’accordo tra la società e l’Autorità Portuale di Venezia prevede la possibilità di ampliare l’impianto, fino a triplicarne almeno la superficie e le capacità di stoccaggio. C’è l’obiettivo di raggiungere questo risultato nell’arco di tre anni, assicurano i dirigenti. Andrea Cosentino, presidente di VGT, afferma: “Ci siamo inseriti tra i terminal di Ravenna e Trieste. La nostra intenzione non è quella di dare fastidio ai porti vicini ma di rilanciare un’antica vocazione del porto di Venezia contribuendo così a potenziare i servizi nell’Adriatico. Credo che nell’Alto Adriatico, nella prospettiva di crescita dei traffici nel Mediterraneo, ci sia uno spazio e un ruolo per tutti. Lo shipping internazionale si sta accorgendo del valore strategico dell’Adriatico, grazie soprattutto all’azione svolta da NAPA (Associazione dei Porti del Nord Adriatico di cui è parte anche Koper) e questo elemento andrebbe sfruttato per fare sistema tra noi”. “Non intendiamo disturbare nessuno, c’è lavoro per tutti”, conferma Loris Trevisan, socio e consigliere di amministrazione, mentre il past-president Stefano Coccon, doganalista, mette l’accento sulla puntualità del servizio come chiave del successo di VGT. Tutte le operazioni che VGT esegue sui prodotti sono registrate dal sistema informativo e possono essere monitorate direttamente dal cliente tramite internet. I prodotti ortofrutticoli vengono

Libia, riprendono i collegamenti La caduta del regime di Gheddafi sta riaprendo i collegamenti merci con la Libia. Alcune compagnie marittime italiane hanno riattivato i collegamenti con alcuni porti libici. Da circa una settimana, Grimaldi Lines ha comunicato a tutte le aziende di trasporto, logistica e spedizioni nazionali e internazionali la ripresa dei collegamenti per il porto di Bengasi. I collegamenti sono con partenze dai porti di Genova, Livorno, Civitavecchia, Salerno, Palermo, Catania, Malta e Zarzis in Tunisia. Grazie allo scalo di Al Khoms, posto in prossimità del confine libico-tunisino, si potrà raggiungere Bengasi anche dalla Tunisia, collegamento molto importante per il trasporto di merci già giacenti in Tunisia e dirette in Libia. immagazzinati e stoccati in celle frigorifere a 5 temperature differenziate (da 0° a + 13°C), di cui è possibile controllare in tempo

reale temperatura e umidità. VGT mette a disposizione i propri magazzini doganali per l'espletamento delle formalità doganali eseguite dai propri soci e offre un’ampia gamma di controlli di qualità e la tracciabilità delle merci a tre livelli: 1. controllo qualità sistematico a garanzia della sicurezza propria e del cliente, prima dell’ingresso della merce nel magazzino; 2. controllo a priori sulla merce in uscita dal magazzino, grazie anche al programma FIFO (First in First Out), che offre ai clienti di VGT una certezza in più; 3. controlli obbligatori (controllo qualità, fitosanitario e sanitario). Viene garantito anche un servizio di controllo legale. Venice Green Terminal ha fatto la sua prima uscita ufficiale al Fruit Logistica 2011 a Berlino, dedicata al settore ortofrutticolo. A fine settembre prenderà parte al Green Med Forum di Tunisi e a dicembre al Transport&Logistics di Istanbul. Nei programmi un collegamento con l’aeroporto di Venezia Tessera per i prodotti spediti via aereo e una collaborazione con il porto per il rifornimento di ortofrutta e altri prodotti fresci alle navi passeggeri (non dimentichiamo che Venezia è per le crociere il primo porto del Mediterraneo). (a.f.) www.corriereortofrutticolo.it

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A.P. Møller-Mærsk, semestre ok Lieve frenata nel secondo trimestre Numeri in crescita per il gruppo armatoriale danese A.P. MøllerMærsk. Nella prima metà del 2011 il colosso nel settore shipping line container, ha registrato un utile netto di 14,54 miliardi di Corone danesi (4,07 miliardi di dollari) su ricavi per 159,23 miliardi di Corone danesi, con incrementi rispettivamente del 3% e del 4% rispetto al primo semestre dello scorso anno. I risultati del primo semestre di quest’anno espressi in dollari mostrano aumenti del 9% dei ricavi e dell’8% dell’utile netto. Tuttavia, come si legge su informare.it, nel secondo trimestre 2011 le performance economiche del gruppo sono risultate inferiori a quelle del corrispondente periodo del 2010: i ricavi sono diminuiti del 3% a 80,12 miliardi di Corone danesi e l'utile netto è diminuito del 24% a 8,19 miliardi di Corone danesi. “Grazie alle buone performance delle nostre attività terminalistiche e di quelle correlate al settore petrolifero - ha commentato l’amministratore delegato di A.P. Møller-Mærsk, Nils S. Andersen (nella foto) - il gruppo ha ottenuto un risultato soddisfacente per il primo semestre. Come previsto all’inizio dell’anno, il mercato dello shipping ha attraversato difficoltà a causa della crescente capacità e prevediamo che il rallentamento della crescita economica e la volatilità del mercato proseguirà anche nei prossimi trimestri. Abbiamo investito nelle nostre attività principali e ora ci prepariamo ad una crescita continua a proficua a lungo termine”. La divisione di trasporto marittimo containerizzato del gruppo danese, costituita dalle società di navigazione Maersk Line, Safmarine e MCC Transport, dalla società logistica Damco e dal co54

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Nella prima metà del 2011 l’utile netto ha superato i 4 miliardi di dollari. Previsti investimenti per aumentare la capacità nel traffico container struttore di container Maersk Container Industry, ha chiuso il primo semestre del 2011 con ricavi per 70,47 miliardi di Corone danesi e un utile netto di 2,09 miliardi di Corone danesi (-70%). La flessione dei risultati economici è stata causata dal deciso peggioramento delle performance nel secondo trimestre del 2011. La divisione terminalistica ha registrato nel primo semestre un utile netto di 1,62 miliardi di Corone danesi (-45%) su ricavi per 11,77 miliardi di Corone danesi. Nel periodo i terminal portuali di A.P. Møller-Mærsk, operati attraverso la filiale olandese APM Terminals, hanno movimentato un traffico dei container pari a 16,2 milioni di container da 20, con un incremento del 3% rispetto a 15,8 milioni di teu movimentati nella prima metà del 2010. La flotta di portacontainer del gruppo danese ha totalizzato volumi trasportati pari a 3,8 milioni di container da 40 teu rispetto ai 3,6 milioni di teu nella prima metà del 2010. Al 30 giugno scorso la flotta di portacontainer del gruppo era costituita da 245 navi di proprietà e da 376 navi a noleggio per una capacità complessiva pari a 2,4 milioni di container da 20 teu. Nel corso del secondo semestre di quest’anno il gruppo prenderà in consegna altre nove portacontainer per una ulteriore capacità pari a 55.000 teu. ●

Stati Uniti, riparte il traffico cargo Un piccolo segno di miglioramento dell’economia statunitense si è registrato con l’aumento medio annuale dell’1% (maggio 2010-maggio 2011) del traffico cargo nei due maggiori porti della West Coast USA: Los Angeles e Long Beach. I due porti si classificano rispettivamente primo e secondo negli USA per il numero di container che gestiscono. Insieme, essi ricevono oltre il

40% delle importazioni dai paesi asiatici e si classificano al sesto posto per traffico a livello mondiale. Nel primo semestre 2011, l’aumento del traffico del porto di Los Angeles e’ accelerato con una crescita del 6,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per un numero di container pari a 3,1 milioni. Il porto di Long Beach non è stato da meno e ha fatto registrare un aumento del 6,1% pari a 2,4 milioni di container.

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D istribuzione Con una superficie totale di 788.300 metri quadrati suddivisa su una rete che può contare su 2.131 punti di vendita (di cui 9 ipermercati a insegna Ipersisa e Sisa Superstore; 826 supermercati Sisa e 1.290 superette Negozio Italia e Issimo, a cui si aggiungono 6 Cash & Carry), il gruppo Sisa ha realizzato nel 2010 un fatturato di 3,25 miliardi di euro. Alla struttura italiana si aggiunge Sisa Hellas, che opera in Grecia, con 129 supermercati. I 4 cedi del gruppo (Cedi Sisa Nord, Cedi Sisa Centro Sud, Cedi Sisa Sicilia e Cedi Sisa Sardegna) nel corso della convention annuale hanno delineato le strategie del prossimo futuro per continuare ad avere un ruolo di rilievo nel mercato. In particolare il focus degli imprenditori è destinato a focalizzarsi sulla costruzione di una shopping experience coinvolgente, una grande capacità di lettura dei dati d'acquisto attraverso le carte fedeltà, di fronte a un con-

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Sisa rilancia “Primo” Restyling della linea da novembre; fatturato a quota 3,25 miliardi

sumatore sempre più camaleontico, una crisi che persiste (con un Pil italiano pro capite cresciuto, tra il 1995 e il 2010, del 5%, mentre i Paesi eurozona hanno registrato un +20%) spinta da una crescita lenta.

Il meeting è stata l’occasione per il nuovo lancio della linea di primo prezzo a firma Primo. Un restyling in piena regola, con un lettering completamente rinnovato per dare una adeguata risposta alla domanda di convenienza e un maggior sostegno alla marginalità della categoria. “La situazione attuale di mercato, impone al Gruppo di rinnovare il proprio look con eleganza e con un grande progetto made in Italy, che parli cioè “italiano” dove i prodotti provengano dall'eccellenza dell'industria del nostro paese”, ha dichiarato Sergio Cassingena (nella foto), presidente nazionale Sisa. Primo sarà presente sugli scaffali dell’insegna con 195 prodotti a novembre. Il secondo inserimento in “abito nuovo” è previsto per febbraio 2012 con altri 45 articoli circa. Attualmente Sisa opera con 887 Pl a marchio Sisa (realizzate da 130 fornitori) in grado di esprimere un fatturato 2010 pari a 180 milioni di euro. ●

Commercio al dettaglio, andamento lento Federdistribuzione: debolezza strutturale dei consumi Andamento lento per il commercio al dettaglio di giugno per i prodotti agroalimentari. Da quanto rende noto l’Istat si rileva che nel primo semestre dell’anno i consumi agroalimentari “rimediano” un aumento di appena lo 0,2%. Un rialzo che secondo la Cia; Confederazione italiana agricoltori, “non serve neppure a coprire le perdite subite nel triennio precedente”. Gli unici a reggere sono i discount, che registrano un incremento dell’1,5%. La notizia è riportata da Il Velino. “Gli italiani continuano a tirare la cinghia - insiste la Cia - e a tavola ricercano la promozione e il prezzo più basso, risparmiando anche sulla qualità”. Al conrario gli ipermercati crollano al -1,7%, le botteghe di quartiere al -1,5% e i supermercati devono accontentarsi di un misero +0,4%. Ma secondo la Confederazione agricola di Politi “la cura dimagrante al carrello della spesa è evidente anche guardando i dati sulla domanda domestica nei primi mesi del 2011: calano drasticamente i consumi di frutta e agrumi (-8,7%), pesce (-7,5%), pane (-7,1%), latte e formaggi (6,3%), carne rossa (-5,1%).

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Supera il miliardo invece, secondo la Coldiretti, la spesa estiva di italiani e stranieri in cantine, malghe o frantoi per acquistare direttamente dai produttori vini, ortofrutta, olio, formaggi, e altre specialità. I dati delle vendite al dettaglio diffusi dall’Istat confermano, secondo Federdistribuzione, l’idea che ormai in Italia la debolezza dei consumi sia diventata un problema strutturale - afferma Giovanni Cobolli Gigli, Presidente di Federdistribuzione, l’organizzazione che raggruppa la maggioranza della Distribuzione Moderna Organizzata in Italia. “Se si esclude aprile che ha avuto un trend anomalo per l’effetto della Pasqua posticipata rispetto all’anno scorso, tutti i mesi del 2011 hanno avuto variazioni nulle o negative rispetto al 2010: complessivamente le vendite sono calate dello 0,4%”.

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Freshfel si oppone al taglio del 30% del budget relativo al Programma Europeo Frutta nelle Scuole (Sfs), ritenendolo del tutto inaccettabile. Secondo l’organizzazione, la posizione degli Stati membri, che hanno deciso di ridurre da 90 a 64 i milioni di euro da destinarsi al programma, dà un segnale completamente sbagliato al settore e al grande pubblico, soprattutto all’indomani della recente epidemia di E.coli che ha intaccato l’immagine dell’ortofrutta. La decisione genera infatti confusione ai cittadini europei - si legge nel comunicato stampa rilasciato ieri dall’organizzazione - e dimostra un’imbarazzante lacuna nello sviluppo di politiche coerenti per il settore ortofrutticolo. Philippe Binard, delegato generale di Freshfel Europe, parla di “colpo devastante per il settore e per tutti coloro che sono interessati alla salute pubblica. Tagliare il budget adesso significa fermare lo sviluppo del programma e danneggiare duramente l'impatto positivo che lo stesso ha nel lungo-termine”. Per Ramon Rey (foto sopra), pesidente di Freshfel Europe, “con la riduzione del budget migliaia di bambini troveranno un ulteriore ostacolo nella scoperta del gusto dell’ortofrutta”. “Le autorità pubbliche dovrebbero impegnarsi in progetti ambiziosi e non cercare di rallentare un programma che è a buon punto. Il Parlamento Europeo deve assumersi ora le proprie responsabilità nei confronti dei cittadini europei e fare tutto il possibile per salvare la fattibilità del programma”. ● S e t t e m b r e

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Binard: il ridimensionamento da 90 a 64 milioni di euro frena lo sviluppo di un programma essenziale per radicare buone abitudini. Chiesto l’intervento della Ue

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Freshfel: il taglio di fondi rischia di affondare “Frutta nelle scuole”

Zucchine, cetrioli, pomodori: discariche “orticole” nel Canton Ticino Zucchine, cetrioli, ma soprattutto pomodori. Imponenti discariche di verdura ancora commestibile nascoste in mezzo ai campi di grano. Le segnalazioni arrivano già da alcune settimane da Cadenazzo (zona del Canton Ticino in Svizzera). Foto e video realizzati sul posto direttamente da Ticinonline, che riporta la notizia, dimostrano che oltre alla verdura marcia in quei mucchi ce ne sarebbe anche di commestibile. “Non è roba nostra puntualizza Paolo Bassetti, direttore della Federazione Orto Frutticola Ticinese -. Sarà sicuramente di alcuni privati. Il fatto è che corrono tempi duri. È difficile vendere la merce che non sia perfetta. E la vicenda E-coli non ci ha facilitato le cose”. Dice ancora Bassetti: “Noi acquistiamo la merce dagli agricoltori e la rivendiamo alle grandi catene. Queste sono diventate molto esigenti. Ed è logico visto che la clientela desidera sempre più qualità. La frutta e la verdura non commerciabili le dobbiamo eliminare. Un pomodoro non è più vendibile se troppo maturo, se troppo molle, oppure se non ha la forma o la colorazione uniformi. Significa che i privati a volte si vedono respingere la merce direttamente da noi. E poi magari non sanno cosa farne e va a finire che la abbandonano”. Parte degli scarti della Federazione Orto Frutticola Ticinese viene data a organizzazioni no-profit che rivendono la merce a basso costo alle persone meno abbienti. In altri casi la frutta e la verdura non idonee sono dirottate alle ditte che trasformano industrialmente frutta e verdura. “Ma comunque - fa notare Bassetti - c’è sempre della merce che avanza. E allora la mettiamo nell’impianto di produzione di biogas a Cadenazzo. Per un privato però è più difficile trovare opportunità di riciclare la propria merce. E allora ecco che possono nascere queste discariche di frutta e verdura a cielo aperto”. Per Bassetti quest’anno la situazione è peggiorata: “L’isteria per il batterio escherchia coli, scoppiata in Germania e diffusasi nel resto dell’Europa, ci ha messi in ginocchio. Nel senso che adesso basta un’inezia per scatenare il panico collettivo tra i consumatori. L’asticella che segna il livello di qualità minimo si sta alzando sempre di più”.

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E-coli... “killer” per la Spagna Il settore cerca la ripartenza L’impatto della vicenda E-coli sul settore spagnolo è stato al centro di una due giorni organizzata da Aecoc (associazione dei distributori e commercianti ortofrutticoli) che si è svolta a Valencia alla presenza di oltre 250 leader del comparto e rappresentanti istituzionali. Il presidente della Fepex, Jorge Brotons e il direttore generale Anecoop Joan Mir, come riporta la rivista Mercados, hanno sottolineato l’importanza e l’opportunità di lavorare insieme per superare la crisi. Tra gli interventi anche quello del direttore generale di Freshfel Philippe Binard: la riforma della Pac, ha detto, non potrà dare benefici al settore ortofrutticolo se questo non saprà comunicare adeguatamente i benefici derivanti da un consumo regolare di frutta e verdura. La scia nera del batterio killer ha fatto calare il valore dell’export ortofrutticolo spagnolo. A giugno si è registrata una diminuzione del 10% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, per un totale di 589,5 milioni di euro. Una delle cause di questo calo è l’allarme scattato dopo la vicenda legata al batterio e. coli che ha depresso i consumi. Secondo l’analisi dell’associazione degli esportatori spagnoli Fepex il decremento maggiore si è avuto nel valore delle esportazioni di ortaggi con un calo del 17% (1307 milioni di euro totalizzati). Tra questi si evidenzia il dato del pomodoro (18 milioni di euro, 47%), il peperone (18 milioni di euro, -33%), il cavolo (9,6 milioni di euro, -32%), il cetriolo (1,8 milioni di euro, -56%). Il calo del valore della frutta è stato del 7,6% per un complessivo di 458,8 milioni di euro. Per quanto riguarda i volumi esportati a giugno, gli ortaggi sono diminuiti dell’1% (185.801 tonnellate, la frutta è au58

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Pesanti conseguenze commerciali sia sul mercato interno che estero per i prodotti iberici. Se n’è parlato a Valencia in una due giorni organizzata dall’Aecoc

Nelle foto fornite da Mercados: in alto, il pubblico dell’assise organizzata dall’Aecoc; nel riquadro, Philippe Binard; nelle altre foto gli interventi di Pier Paolo Rossi, Mariano Rodríguez e Joan Mir

mentata del 6%. I quantitativi di ortofrutta inviati all’estero sono così aumentati del 4% toccando le 744.443 tonnellate. Tra gennaio e giugno l’export in volume è aumentato del 16% (5,6 milioni di tonnellate), in valore del 3,7% (4.957 milioni di euro), grazie alla continua crescita dell’export fino a maggio che ha compensato il calo di giugno. Secondo Fepex i risultati di giugno hanno stroncato l’evoluzione positiva delle esportazioni ortofrutticole spagnole della prima metà dell’anno. Nel settore si respira ancora un clima di tensione per la vicenda del “batterio killer”. ● S e t t e m b r e

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Il delicato e complesso tema della sfida alimentare è stato affrontato nel corso di una lezione tenuta presso l’Accademia dei Georgofili dal presidente di Cogeca Paolo Bruni. Ricordando in apertura le stime FAO che prevedono una costante crescita demografica mondiale dai 6,5 miliardi del 2004-2006 agli 8,3 miliardi previsti per il 2030 fino ad arrivare a 9,1 miliardi abitanti nel 2050, Bruni ha evidenziato come “l’agricoltura sia chiamata ad apportare un contributo strategico alla missione di sfamare il mondo a lungo termine e contribuire allo sviluppo economico delle popolazioni più povere senza mettere a repentaglio il futuro del pianeta”. “Di fronte a tali sviluppi - ha proseguito Bruni auspichiamo la creazione di un nuovo modello agricolo basato sull’incremento del reinvestimento pubblico e privato nell'agricoltura mondiale e

sulla definizione di una nuova governance”. “Per assicurare una maggiore e sostenibile produttività dovranno confluire nell’agricoltura ingenti investimenti, mirati in particolare sulla ricerca ed innovazione e sull’organizzazione delle filiere - ha precisato Bruni - ma altrettanto determinante sarà il migliore funzionamento e la maggiore trasparenza dei mercati finanziari derivati delle materie prime agricole: abbiamo bisogno di regole certe che accompagnino l’espansione del commercio dei prodotti agricoli e costituiscano un freno all’aumento della volatilità dei prezzi”. In conclusione Bruni “ha riaffermato il massimo impegno della Cogeca per contribuire alla difesa dei produttori e delle cooperative agricole europee tramite un rafforzamento della loro competitività e un riequilibrio della distribuzione del valore lungo la filiera”.

MONDO

Bruni all’Accademia dei Georgofili: il boom demografico planetario impone un nuovo modello agricolo e maggiore trasparenza

Marocco, export ortofrutticolo ok Boom di vendite in Russia e Usa Le esportazioni di frutta e verdura dal Marocco sono passate da 478 mila tonnellate nel periodo 2009-2010, a 529 mila tonnellate nella stagione 2010-2011, con una crescita del 9%. A rilevarlo è il ministero dell’Agricoltura e della Pesca Marittima del Marocco, secondo il quale questi buoni risultati derivano dalle buone condizioni metereologiche di tre stagioni consecutive. A ciò si aggiunge una congiuntura favorevole sul mercato internazionale. In particolare la sola Regione di Souss-Massa contribuisce al 70% del totale delle esportazioni marocchine con un volume che raggiunge quasi 300 mila tonnellate. Da rilevare infine che durante la campagna 2010-2011 le esportazioni dal Marocco verso la Russia e l’America settentrionale sono aumentate rispettivamente del 34 e del 62%. Lo riferisce Agrapress, a testimonianza del continuo sviluppo dei Paesi della sponda Sud del Med. ● S e t t e m b r e

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Esportazioni 2010-2011 in crescita del 9% rispetto alla stagione precedente. Dalla regione di Souss-Massa il 70% dei prodotti destinati all’estero IL MINISTRO TUNISINO AL GREEN MED FORUM

Mohktar Jallali, ministro dell’Agricoltura e dell’Ambiente della Tunisia, ha presentato martedì 6 settembre a Tunisi il Green Med Forum, che si svolgerà nella capitale tunisina dal 28 al 30 settembre, organizzato da Green Med Journal sotto l’egida dell’Unione Europea. Il ministro Jallali ha detto che l’agricoltura è al centro dei programmi di sviluppo del Paese e che gli investitori stranieri sono i benvenuti.

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Vietnam, bilancia commerciale pesante: giro di vite sull’import? Bilancia “pesante” per il Vietnam. Secondo le previsioni del Ministero della programmazione e degli investimenti vietnamita, il deficit commerciale della prima metà dell’anno raggiungerà i 5,3 miliardi di euro, nonostante la positiva dinamica delle esportazioni. In un rapporto presentato al governo ai primi di giugno, il ministero ha stimato che nei primi sei mesi dell’anno il valore totale delle vendite vietnamite oltre confine sarà pari a 29,2 miliardi di euro, il 27,8% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e quasi il triplo rispetto all’obiettivo del 10% fissato dall’Assemblea Nazionale all’inizio di quest’anno. Le importazioni dovrebbero invece raggiungere i 34,5 miliardi di euro, con un aumento del 26,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Se le previsioni del ministero saranno confermate, il deficit commerciale nei primi sei mesi di quest’anno risulterà pari al 18% del valore totale delle esportazioni, superando così il tetto massimo del 16% fissato dall’Assemblea Nazionale sempre all’inizio dell’anno. Il rapporto del ministero segnala che il peggioramento del deficit commerciale dipende dall’aumento delle importazioni, sollecitando i ministeri e le agenzie interessati a prendere misure più incisive per arginare il fenomeno. Secondo l’Ufficio generale di statistica, nell’ultimo mese il deficit commerciale ha visto un aumento del 17,3% su base annua, toccando quota 1,2 miliardi di euro, cioè il livello più alto dallo scorso gennaio. Dai dati risulta anche che, nel periodo gennaio-maggio, la maggior parte del deficit commerciale del paese è stata generata dall’interscambio con altri 60

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Esportazioni in crescita del 27,8%, a fronte però di un notevole incremento di acquisti dagli altri partner asiatici, Cina in testa paesi e territori asiatici, tra i quali la Cina continentale (in tutto 3,8 miliardi di euro), i Paesi Asean (2,3 miliardi di euro), la Corea del Sud (2,2 miliardi di euro), Taiwan (2,2 miliardi di euro) e la Thailandia (1,3 miliardi di euro). ●

Tanzania, appello dei lavoratori di anacardi al governo: si riaprano i centri di lavorazione

I coltivatori di anacardi della Tanzania hanno lanciato un appello al governo affinché riattivi le fabbriche per la lavorazione del frutto, chiuse da anni. L’appello è stato reso pubblica nel corso di un programma televisivo, svoltosi con la partecipazione di un gruppo di operatori del settore, i quali hanno lamentato che oltre il 70% del raccolto sia esportato in forma grezza. Il presidente dell’Associazione coltivatori di anacardi, Musa Ndunduma, ha sostenuto l'opportunità di riattivare gli impianti per la lavorazione di questo seme oleoso, chiusi una

decina di anni fa, quando lo Stato decise di passare la mano ai privati in questo importante settore dell’economia nazionale. “Dopo aver rilevato le fabbriche - ha denunciato Ndunduma - gli imprenditori privati ne chiusero la maggior parte, arrecando un danno notevole anche all’occupazione”. La coltivazione di anacardi attraversa attualmente in Tanzania una fase di boom. Nella stagione conclusasi a febbraio, i volumi esportati sono cresciuti di circa il 107%, rispetto all’anno scorso, passando da 63.300 a 124.800 tonnellate.

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Investimenti sbagliati della holding, accusata di aver veicolato illegalmente il marchio “Made in Israele”: avrebbe accumulato debiti per oltre 30 milioni di euro La sentenza di liquidazione della cooperativa Agrexco-Carmel dovrebbe essere pronunciata l’11 settembre da un tribunale civile israeliano. Quel giorno, che in tutto il mondo coinciderà con il decimo anniversario degli attacchi alle Torri Gemelle, sarà formalizzata la bancarotta della principale holding israeliana di esportazione di frutta e verdura, bersaglio di intense campagne di boicottaggio all’estero. La Agrexco-Carmel, come si legge su Nena News, è accusata di aver venduto per anni illegamente con il marchio “Made in Israele”, prodotti agricoli in realtà provenienti dalle colonie israeliane costruite nei Territori occupati palestinesi in violazione delle leggi internazionali. Nel 2010 una sentenza della Corte di giustizia europea ha stabilito che i prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani nei Territori occupati non possano beneficiare delle tariffe commerciali preferenziali nell’ambito dell’accordo Ue- Israele. In Israele minimizzano gli effetti del boicottaggio internazionale contro la cooperativa attuato dagli attivisti della campagna Bds (Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) che, soprattuto negli ultimi due anni, hanno organizzato una incisiva campagna di informazione presso le grandi catene di supermercati (e non solo) per denunciare l’illegalità dell’acquisto e vendita dei prodotti delle colonie israeliane attraverso la Agrexco (che commercializza il 60-70% della frutta e verdura coltivate negli insediamenti). Il giornale economico “The Marker”, citanS e t t e m b r e

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do fonti giudiziarie, sostiene che a causare il tracollo sarebbe stata la cattiva gestione del management. Il giudice relatore, Varda Alshech, ha sottolineato come la società abbia compiuto “investimenti sbagliati”, che hanno portato al fallimento con debiti per oltre 30 milioni di euro. Ma i manager della Agrexco sanno bene che il boicottaggio ha avuto un

Bonduelle incrementa il fatturato Segnali positivi per Bonduelle. Il gruppo francese ha infatti registrato un incremento importante del fatturato, un +10,7% nel 2010-2011. Il giro d'affari e passato da 1,56 miliardi di euro a 1,73 miliardi. Una delle chiavi del successo il consolidamento di France Champignon e la chiusura delle attività legate alla trasformazione delle mele. Il fatturato è diminuito del 2,8% su base annua durante il quarto trimestre a causa, tra l’altro, di prezzi più bassi applicati sui prodotti a marca commerciale. La crescita nel segmento del fresco è stata continua in questa prima parte dell'anno nonostante un calo delle vendite dovuto soprattutto all'allarme e. coli.

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Agrexco-Carmel, liquidazione vicina

peso non irrilevante (la coalizione italiana contro la CarmelAgrexco è nata nell’autunno del 2009 a seguito di una conferenza a Pisa sulla campagna internazionale di Bds). Nel febbraio scorso a un’associazione francese denunciò la cooperativa israeliana dinanzi a un tribunale civile transalpino. Un perito della corte, dopo la presentazione dell’esposto, ispezionò i documenti doganali delle navi Agrexco riscontrando casi di frode come fatture per datteri provenienti dagli insediamenti colonici della Valle del Giordano dichiarati di “Origine preferenziale israeliana”. Sempre in Francia, ai primi di giugno a Montpellier, più di cento di attivisti provenienti da nove Paesi (Italia, Gran Bretagna, Svizzera, Belgio, Olanda, Spagna, Germania e Palestina) si sono riuniti per il primo Forum europeo contro Agrexco. In quell’occasione Rafif Ziadah, rappresentante del Comitato nazionale palestinese per il Bds, aveva denunciato la complicità dell’Agrexco in varie violazioni dei diritti umani, come il trarre profitti dai prodotti agricoli coltivati su terreni confiscati e irrigati con l’acqua sottratta ai palestinesi, nonchè l’utilizzo di lavoro minorile. Il prossimo 26 novembre si sarebbe dovuta tenere a livello internazionale una Giornata Globale di Azione contro l’Agrexco insieme. Il fallimento della cooperativa farà ora concentrare l’iniziativa di boicottaggio su altri esportatori israeliani di prodotti delle colonie. ● www.corriereortofrutticolo.it

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Estate televisiva per la gamma Valfrutta Fresco

Chiquita, patto con Disney: forniture nei parchi e nelle navi

Nuova campagna televisiva per Valfrutta, il marchio storico di Conserve Italia che ha le sue radici nella migliore produzione agroalimentare italiana. I temi della qualità, dell’italianità, della freschezza e della sicurezza dei prodotti Valfrutta sono il focus di una comunicazione semplice, diretta ed incisiva che “parla” al consumatore dei valori e delle distintività di una marca che fa della naturalità e del rispetto ambientale elementi salienti della propria identità, senza peraltro rinunciare all’innovazione di prodotto. La campagna multisoggetto - creata dall’agenzia Max Information di Bologna - punta esplicitamente l’attenzione sulle peculiarità di Valfrutta a partire da alcuni aspetti come la materia prima italiana, sicura e naturale che offre precise garanzie ad un consumatore oggi più che mai attento e sensibile alla sicurezza alimentare. In primo piano i prodotti classici come mais, pomodoro e frutta fresca Valfrutta sono i testimonial più efficaci della marca. Ma Valfrutta è anche modernità e innovazione produttiva che viene premiata da vendite dal trend costantemente in crescita: è il caso di frullati e cotti a vapore con i quali Valfrutta ha consolidato la fiducia dei consumatori attraverso la qualità e le novità più fresche e pratiche in cucina. La campagna pubblicitaria Valfrutta si sviluppa in due periodi di tre settimane ciascuno, tra luglio e settembre: il primo flight, dal 10 al 30 luglio, era incentrato su mais, frullati, frutta fresca (pesca). Il secondo, dal 21 agosto al 10 settembre, ha come soggetti pomodoro, cotti a vapore, frutta fresca (pera). Gli spot - della durata di 10 secondi - andranno in onda in momenti di massimo ascolto - con una pressione elevata sul target dei responsabili d’acquisto sulle reti Mediaset (Canale 5, Rete 4, Italia 1), Mediaset Digitale e Mediaset Premium, RAI (Rai1, Rai2, Rai3), RAI Digitale, La7, La7D, Sky, Real TV, Leonardo, Alice, Comedy Central.

Chiquita Brands International e Walt Disney World Resort hanno annunciato un accordo che prevede la fornitura e la distribuzione di prodotti freschi a marchio Chiquita e Fresh Express in diversi punti vendita del parco Walt Disney World a Lake Buena Vista (Florida) e sulle navi da crociera della Disney Cruise Line. “Siamo lieti di collaborare con Disney e proporre i nostri prodotti sani e nutrienti ai milioni di ospiti che ogni anno visitano il Walt Disney World Resort o viaggiano sulle navi della Disney Cruise Line” ha dichiarato Fernando Aguirre, Presidente e Ceo di Chiquita. “Questo accordo vede impegnate due aziende che credono profondamente nel valore della qualità. La partnership con Disney è un altro passo in avanti lungo il percorso che Chiquita sta compiendo per contribuire al miglioramento degli stili alimentari attraverso la diffusione dei suoi prodotti freschi e salutari che da ora saranno disponibili anche in alcune delle mete di vacanza più ambite.” All’interno del Walt Disney World Resort e delle navi della Disney Cruise Line, i prodotti Chiquita e Fresh Express avranno l’esclusiva di marchio nelle rispettive categorie merceologiche e godranno di una significativa visibilità. L’accordo si inserisce nella strategia di espansione dell’azienda nei canali non tradizionali e offre un’ulteriore opportunità di contatto con i consumatori per la diffusione di abitudini alimentari più sane. L’accordo prevede la sponsorizzazione da parte di Chiquita di due importanti attrazioni del parco. Chiquita parteciperà inoltre alle maratone “runDisney”, una serie di appuntamenti podistici nati per promuovere stili di vita sani e attivi. I prodotti Chiquita e Fresh Express andranno ad arricchire l’attuale assortimento di snack disponibili all’interno dei parchi di divertimento Disney e testimoniano il rinnovato impegno del colosso dell’intrattenimento nei confronti della promozione di stili di vita sani presso ragazzi e famiglie.

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Prognosfruit stima un aumento dei raccolti del 5% rispetto alla stagione 2010, con un dato sostanzialmente stabile per l’Italia. Complici i magazzini vuoti, si profila la possibilità di un’altra campagna commerciale positiva anticipo anche di una settimana per le varietà più precoci. In sostanza il volume di mele previsto per la Comunità Europea nel 2011 è superiore al 2010, ma inferiore rispetto alla media dell’ultimo triennio e nettamente inferiore alle produzioni record del 2009 e del 2008.

Europea, l’aumento della produzione si presenta omogeneo, con un +15% nel primi caso ed un +6% per l’Est Europa. La primavera tutto sommato positiva in molti paesi ha favorito la fioritura e l’allegagione. In questi paesi le previsioni sono piuttosto buone sia in termini di quantità (Francia, Germania, Olanda, Regno Unito), ma generalmente anche sotto il profilo qualitativo. Si rileva un calibro tendenzialmente medio ed un

L’andamento varietale Importante per gli operatori italiani è incremento previsto a livello europeo per la Golden Delicious (+ 5%), per il gruppo “Gala” (+ 7%) e le “altre nuove varietà” (+ 20%), che comprende in particolare le varietà “club”. Per la Red Delicious, altra varietà di punta per l’Italia, si prevede invece una riduzione (-4%) e per la Granny Smith un livello produttivo invariato.

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Mele, prospettive nel complesso positive anche per la prossima stagione. Le previsioni di produzione per il 2011, presentate a Lubiana in Slovenia il 5 agosto nell’ambito di Prognosfruit riportano un volume di mele pari a 10.195.000 tons con un aumento del 5% rispetto alla produzione consuntiva del 2010. Rispetto alla media produttiva del triennio 2008-2010 il quantitativo di mele per l’anno 2011 è inferiore del 5% Considerato che la produzione dell’anno 2010, assestata su un consuntivo europeo di 9.697.000 tons è stata la seconda annata meno produttiva dell’ultimo decennio, tale aumento è da ritenersi normale. La Polonia, che si riporta su un volume di mele prodotte più “regolare” rispetto alla scarso raccolto del 2010, è il paese che ancora una volta condiziona in misura maggiore l’andamento delle produzioni comunitarie. Una forte gelata ad inizio maggio ha peraltro compromesso il raccolto in altri paesi dell’Est Europa, come l’Ungheria (-39%), la Repubblica Ceca (- 36%) e la Romania (-11%). Pur considerando una certa differenza nelle condizioni di mercato e produttive tra l’area della Comunità Europea 15 paesi e i nuovi paesi dell’Est della Comunità

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Mele, prospettive interessanti Produzione sui 10 milioni di tons Golden, Gala e “club” sugli scudi

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La situazione italiana A livello nazionale la previsione è tendenzialmente superiore al consuntivo 2010, ma resta inferiore rispetto alla capacità produttiva media nazionale ed ade-

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SCHEDA PRODOTTO guata alla capacità di assorbimento del mercato. Le dinamiche varietali confermano tendenzialmente la situazione comunitaria, con l’eccezione del gruppo Gala che in Italia risulta in diminuzione del 4%. La stagione si presenta in anticipo di circa una settimana rispetto alla normalità, in particolare per le varietà più precoci (Gala), per le quali i primi stacchi sono già iniziati. La qualità in pianta è molto buona, con calibri che hanno recuperato nel mese di luglio e si presentano ora nella media od anche leggermente superiori. Sono infine da rilevare eventi grandinigeni, anche recenti, che hanno interessato alcune aree del Trentino Alto Adige, per i quali si stima un volume di circa il 3%, pari a circa 70.000 ton., che andranno direttamente all’industria di trasformazione Di conseguenza le mele di qualità superiore che saranno conferite per il mercato fresco saranno inferiori rispetto a quelle della stagione precedente. Dal punto di vista qualitativo la situazione ad inizio agosto è complessivamente giudicata molto buona. Una produzione “equilibrata” Le informazioni che provengono da Prognosfruit vanno come sempre analizzate nel dettaglio. Dopo due anni (2008 e 2009) che hanno evidenziato una produzione oltre 11.000.000 di tonnellate, e la scarsa produzione del 2010, la produzione comunitaria supera, sia pur di poco, la soglia di 10.000.000 di ton., ritenuta equilibrata per il mercato delle mele. Vanno peraltro considerati diversi eventi grandinigeni, che ridurranno il volume globale disponibile per il consumo fresco di circa 70.000 ton. in Italia e di 30.000 ton. in Francia, che avvicina il volume totale alla soglia di 10.000.000 di ton. Il settore del succo presenta un inizio stagione con una buona domanda di mele per la trasfor-

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Assomela: meno prodotto di controstagione Buone quotazioni per il trasformato Le quotazioni del prodotto trasformato per l’industria tornano ai livelli del 2008 e fanno ben sperare per un rialzo dei prezzi del prodotto fresco nel prossimo futuro. I magazzini sono vuoti, sono in progressiva riduzione anche le importazioni in controstagione, ma l’aumento della produzione in Europa e in Italia preannuncia una stagione almeno in parte più difficile del 2010. Queste le indicazioni di Assomela ai produttori veronesi emerse nel convegno organizzato il 10 agosto dalla Camera di Commercio di Verona per fare il punto sulla campagna 2011/2012. “La stagione entrante sarà certamente più difficile della precedente, in particolare per l’aumento della produzione comunitaria e nazionale ha spiegato Alessandro Dalpiaz, direttore di Assomela -. Diversi presupposti sono peraltro positivi. In particolare l’esaurimento delle giacenze del 2010, unitamente ad un trend in costante diminuzione di importazione di mele in controstagione, rappresentano due aspetti importanti per la partenza della stagione commerciale 2011/2012. La do-

manda elevata di prodotto per la trasformazione industriale supporta prezzi oggi piuttosto elevati per le mele da succo. Questo fattore, se confermato nel prossimo futuro, potrebbe influenzare positivamente anche il prezzo del prodotto per il mercato fresco”. Assomela stima una contrazione della produzione veneta del 3%, dalle 198mila tonnellate del 2010 alle 192 mila stimate per il 2011, a fronte di una di una crescita a livello nazionale del 3% (dai 2,18 milioni di tonnellate del 2010 ai 2,21 delle previsioni 2011). Stabile il Trentino, con -1% (dalle 467 mila tonnellate del 2010 alle 460 mila stimate per il 2011). Cresce, invece, e bene l’Alto Adige, che con un 7% in più sul 2010 e oltre il 50% della produzione nazionale, 1,14 milioni di tonnellate previste per il 2011, conferma la propria leadership italiana. In positivo anche la produzione polacca, che dopo la battuta d'arresto del 2010, si prevede aumenti del 24% arrivando a superare la produzione italiana con 2,3 milioni di tonnellate. La Polonia è il Paese di riferimento per la formazione del prezzo del prodotto trasformato per l’industria, che orienta poi anche la formazione dei corsi del prodotto fresco. Quest’anno Prognosfruit stima un prezzo sugli 1,2-1,3 euro al chilogrammo, in forte ripresa rispetto al mezzo euro del 2008 e agli 0,75 centesimi del 2009. Il prezzo tornerebbe sui livelli del 2008, se l’evoluzione di produzione e mercato rispettasse le previsioni. S e t t e m b r e

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Raccolto compromesso dalla grandine La Valtellina pregusta un aumento dei prezzi

Pink lady si affaccia su nuovi mercati Trend positivo malgrado il problema-calibro La stagione 2010-2011 conferma gli ottimi risultati del 2009-2010 (+32% in volume), per Pink Lady e la sua capacità di registrare eccellenti performance stagione dopo stagione. La mela rosa ha raggiunto un volume commercializzato complessivo di 111.500 tonnellate (+4% in volume). Questa dinamica commerciale è frutto degli sforzi e degli investimenti posti in essere lungo l’intera filiera. I principali mercati europei sono più solidi che mai. La Germania conserva il titolo di primo mercato, seguita dalla Gran Bretagna che è aumentata del 25%, dalla Francia, dall’Italia e dalla Danimarca (+20%). Solo alcuni mercati (in particolare l’Italia, la Spagna e la Russia) hanno avuto la crescita ostacolata dalla mancanza di una sufficiente disponibilità dei calibri adatti abbastanza presto nella stagione. Nonostante questo problema dei calibri, la stagione 2010-2011 ha registrato ancora una volta record storici nelle vendite, in particolare per San Valentino e a inizio primavera. Sui mercati della grande esportazione (uno degli obiettivi prioritari per Pink Lady a medio termine), la dinamica di crescita è confermata dai risultati che fanno segnare +49% in volume rispetto al 2009/2010: la Russia aumenta del 10%, l’Ungheria del 53%, la Slovacchia del 71%, Israele del 76%, Singapore del 143%, gli Emirati Arabi Uniti del 45% e la Thailandia del 70%. S e t t e m b r e

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mazione ed un prezzo interessante, che potrebbero incoraggiare gli operatori ad indirizzare i frutti di minore qualità verso l’industria di trasformazione. La stagione commerciale conclusa ha anche evidenziato una nuova significativa contrazione importazione di mele provenienti dall’Emisfero Sud costantemente inferiore rispetto alle annate precedenti. Ad inizio luglio il volume complessivo di mele importate in Ue era del 6% inferiore rispetto allo stesso momento del 2001 ed è il più basso degli ultimi 5 anni. Molto soddisfacente è stato l’export di mele nel 2010/2011 e tale trend dovrebbe confermarsi anche per la stagione entrante. Le giacenze di mele ad inizio agosto ad livello italiano ed europeo sono in via di esaurimento. Il trend di vendite nel corso della stagione è stato regolare e costantemente elevato durante tutto l’arco dell’anno. La mela è peraltro un prodotto che presenta una dinamica di prezzo abbastanza stabile, sia negli anni che durante l’annata, fatto che appare apprezzato dai consumatori e dal trend di consumo. Altri fattori andranno valutati nel prossimo futuro, come la produzione di mele 2012 nei paesi dell’emisfero sud ed i quantitativi che saranno importati in Europa, ma l’analisi di tale fattore conferma un prevalente interesse per gli operatori dell’Emisfero per aree di mercato alternative all’Europa. Ciò porta a dire che non dovrebbe esserci una competizione elevata con i frutti provenienti da paesi come Cile, Nuova Zelanda, Argentina o Brasile.

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È iniziata la raccolta delle mele in Valtellina: le prime, subito dopo Ferragosto, sono state le rosse Gala. Una volta aperte, le “danze” continueranno fino agli ultimi giorni di ottobre con le Golden, le croccanti Red Delicious, le Pink Lady, le Modì e le zuccherine Fuji. Le prospettive per l'annata sono piuttosto incoraggianti. “Quest’anno sono ancora più belle - dice Mario Pusterla, 54 anni, agricoltore -. Grazie a quest'estate piovosa, le mele hanno raggiunto pezzature superiori alla media, arrivando fino a 85 millimetri”. Purtroppo - spiega Coldiretti Lombardia - non è mancata nemmeno la grandine che nell’alta Valtellina, tra Tirano e Bianzone, ha devastato molti frutteti e in alcune zone si stima una perdita tra il 40 e il 70% del prodotto. La Valtellina è il maggior produttore di mele della Lombardia con circa 400.000 quintali all'anno (sui 500.000 totali della Regione), coltivati da oltre mille agricoltori. Dal 2010, i “pomi” di questa valle possono fregiarsi del marchio IGP che qualifica anche le pere mantovane e di cui fra poco si potrà fregiare anche il melone coltivato fra Mantova e Cremona. “Per noi produttori il problema è il prezzo - dice Pusterla - negli ultimi due anni le quotazioni hanno viaggiato sui 30 centesimi al chilo: troppo poco per far quadrare i conti”. Nei prossimi mesi il valore delle mele sul mercato dovrebbe aumentare, ma incombe sempre la minaccia delle importazioni dall'estero, in particolare da Polonia, Romania, Francia e Germania.

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L’ottimismo non manca dal Trentino Alto Adige al Piemonte

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Vog, Vip, Melinda, la Trentina, Rivoira parlano di buona qualità in un contesto favorevole

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Emanuele Zanini

Conclusa una stagione nel complesso positiva caratterizzata da una bassa produzione e quotazioni sul mercato più che soddisfacenti, la nuova campagna melicola si apre con nuovi segnali confortanti che fanno ben sperare gli operatori. La qualità delle mele è apparsa anche quest’anno di buon livello, mentre in Europa (Italia compresa) le quantità dovrebbero, stando ai dati di Prognosfruit, aumentare del 5% sul 2010 ma segnando un 5% in meno sul triennio 2008-2010. “Nelle zone di produzione dell’Europa dell’Est, così come in Alto Adige/Südtirol, si parla di un raccolto buono o addirittura molto buono”, sottolinea Gerhard Dichgans, direttore del consorzio Vog di Terlano (Bolzano). “In Europa centrale e sud orientale, invece, alcune gelate hanno compromesso la produzione di mele, che sarà più scarsa rispetto agli anni precedenti e per provvedere alla domanda domestica questi Paesi saranno costretti a importare mele dall’estero”. Secondo il manager altoatesino il raccolto più abbondante previsto per quest’anno è stato favorito dalla fioritura precoce delle piante, che quest’anno sono germogliate con circa due settimane di anticipo grazie ad una primavera mite. Inoltre, le zone di produzione dell’Europa Occidentale non sono state colpite dalle gelate che hanno invece afflitto come detto le aree melicole dell’Europa Centrale e Orientale. “Ma la ragione

Da sinistra, nelle foto: Gerhard Dichgans, Luca Granata, Fabio Zanesco e Michelangelo Rivoira

più importante dell’aumento dei quantitativi prodotti è quella legata alla pezzatura dei frutti. Nel 2010 le mele presentavano dei calibri piccoli e - per quanto ci riguarda - abbiamo avuto alcune difficoltà per soddisfare le richieste dei nostri clienti dell’area del Mediterraneo (soprattutto Italia e Spagna) che apprezzano soprattutto i frutti di dimensioni maggiori, con calibri 80+”. “Questa stagione - spiega Dichgans - ci aspettiamo mele di pezzatura normale: non saranno le misure del 2009 ma nemmeno i piccoli calibri del 2010. È bene ricordare che la grandezza dei frutti è una variabile determinante nel nostro lavoro: variazioni di un solo millimetro sulla dimensione media delle mele può determinare oscillazioni del 4% sul raccolto. Si può ricondurre a questa ragione il motivo di un raccolto più abbondante negli Stati dell’Europa Centrale”. Per il Vog la stagione passata è stata tendenzialmente positiva e, rivela il direttore del consorzio altoatesino, “è sembrata quasi troppo semplice dal punto di vista commerciale. Il motivo principale è legato alla scarsità di prodotto sui principali mercati europei, riconducibile ad un raccolto molto contenuto nel 2010. La stagione scorsa, infatti, la produzione continentale è stata una delle più basse degli ultimi dieci anni, attestandosi su 9,4 milioni

di tonnellate. In particolare la Germania - il nostro principale mercato di riferimento all’estero - ha registrato un raccolto molto contenuto. Questa situazione ha favorito la nostra azione di vendita sia su questo mercato che nel resto del Nord ed Est Europa, dove si sono profilate una serie di opportunità commerciali vantaggiose. I calibri corrispondenti alla nostra produzione sono stati ben accolti dal mercato garantendo ai nostri soci produttori altoatesini la copertura delle spese di produzione, dopo la deludente annata commerciale del 2009/10”. Positivi infine i riscontri a un anno dal lancio della nuova strategia commerciale VOG 2010 con l’ufficio vendite centrale con sede a Terlano che ha aumentato considerevolmente i volumi di vendita, anche tenendo conto che l’export è stato particolarmente recettivo per il prodotto sudtirolese. La stagione passata è stata confortante pure per il consorzio trentino Melinda che con un raccolto di 330 mila tonnellate ha segnato il record assoluto a cui si è aggiunta una qualità dei frutti superiore alla media degli ultimi anni. “Il contesto di mercato è stato fin dall’inizio piuttosto positivo - spiega Luca Granata, direttore generale di Melinda - grazie ad un livello di produzione nella EU27 (9,7 milioni di tonnellate) che è risultato essere il secondo più limitato degli ultimi 10 anni ed inferiore alla soglia stimata come fisiologica capacità S e t t e m b r e

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SCHEDA PRODOTTO di assorbimento del Mercato in EU27 (10-10,2 milioni di tonnellate)”. “La combinazione di questi due fattori - aggiunge Granata - ha determinato fin da subito una buona richiesta sia sul mercato nazionale che su tutti i mercati di esportazione e l'attivazione o lo sviluppo di nuovi e recenti mercati di destinazione in Africa, Asia e Sudamerica. Anche il grande mercato russo si è dimostrato più recettivo del solito per la nostra offerta, gestita dal Consorzio From, da noi compartecipato insieme alle altre OP melicole del Trentino AltoAdige. Il buon livello di domanda ha consentito di realizzare prezzi di cessione decisamente superiori (+10-20% in funzione dei diversi Mercati, varietà e calibri) rispetto a quelli - che erano stati davvero modesti - del 2009-2010”. Melinda ha chiuso la campagna 2010-2011 con un fatturato di oltre 250 milioni di euro, in linea con gli obiettivi stabiliti. Sull’annata appena iniziata la produzione del gruppo trentino è prevista in leggero aumento (+23% rispetto a quella del 2010) con una qualità complessivamente uguale o migliore a quella dell'anno scorso per quanto concerne la parte di raccolto che non ha subito danni da grandine. “Al momento riteniamo che non vi siano né ragioni per essere irragionevolmente ottimisti, né tantomeno ragioni per temere condizioni di mercato catastrofiche”. Per quanto riguarda la pezzatura media dei frutti, si presenta in genere leggermente più sostenuta che nel 2010, ma con differenze non così consistenti da far prevedere sostanziali differenze nelle tattiche commerciali. Ad incidere, almeno in parte, quest’anno invece c’ha pensato il clima. “Le grandinate verificatesi nel corso della primavera e dell’estate hanno interessato - con diversi livelli di intensità - circa il 25% della nostra produzione”, rivela Granata. Quindi per quest’anno è previsto un buon volume di mele

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Melasì, mele di seconda categoria commercializzate dal consorzio di Cles. Dal punto di vista delle esportazioni la quota export di Melinda cresce costantemente (33 i Paesi di destinazione con particolare attenzione sui mercati spagnolo, britannico, tedesco, scandinavo, nordafricano, asiatico oltre all’Europa dell’Est) così come le quantità di prodotto inviate fuori confine. “Nel corso dei prossimi 2-3 anni le esportazioni rappresenteranno il 30% della nostra produzione - sottolinea Granata che nel frattempo è prevista in crescita di un ulteriore 10-15%”. Tra i progetti in corso Melinda ha avviato l’iter per la realizzazione del quarto centro di confezionamento ad alta capacità (con una capacità di oltre 80 mila tonnellate all’anno) per far fronte alla produzione crescente e per razionalizzare l’assetto industriale. Altra novità è rappresentata dall'accordo raggiunto per la produzione e la distribuzione in esclusiva per l'Italia di Evelina, “una varietà club che riteniamo interessante - conclude Granata - sia per la sua perfetta compatibilità con le condizioni pedo-climatiche del nostro areale montano di produzione sia per le sue caratteristiche organolettiche ed estetiche, che consideriamo perfettamente idonee per soddisfare le più elevate aspettative di un gran numero di estimatori di Melinda in Italia”. Grazie a una qualità elevata delle mele, una pezzatura sostenuta e, almeno per la varietà Gala, un anticipo di raccolta, iniziata subito dopo Ferragosto, c’è una base di partenza per un anno positivo pure per Simone Pilati (nella foto sopra), direttore de La Trentina, che tuttavia rivela un cauto ottimismo sulla stagione

appena iniziata. “Gala e Red Delicious sono belle e colorate, il prodotto è ottimo”. Dopo essersi lasciati alle spalle una campagna 2010-2011 positiva, con uno smaltimento delle scorte regolare e prezzi equilibrati e che ha portato alla commercializzazione, da parte della cooperativa trentina, di circa 100mila tonnellate di mele, i primi segnali (fine agosto, ndr) sono incoraggianti. “I primi stacchi di Gala, in anticipo di 5-6 giorni, sono stati ottimi. Ora vedremo come andrà con i secondi stacchi e con le altre varietà, a partire dalla Red Delicious”. Di certo, almeno per i quantitativi, potrà avere una certa influenza la fortissima grandinata che si è abbattuta a sud di Trento il 13 luglio scorso. “È stato colpito circa il 40% della produzione”, rivela Pilati. “Parte del prodotto è andato perduto, parte sarà venduto come mele di seconda categoria”. la Trentina, che esporta circa il 35-40% del venduto, quest’anno focalizzerà le esportazioni specie nell’area mediterranea (dove sono maggiormente apprezzate le mele con calibro medio alto). Prospettive buone pure per Vi.P, l’associazione delle cooperative ortofrutticole della Val Venosta, che prevede una produzione lorda costante attorno alle 350 mila tonnellate. Sull’annata appena conclusa da segnalare le buone performances sull’export (che rappresenta oltre il 40% del venduto), “grazie a nuovi mercati extra europei, specie nel Nord Africa, nel Medio Oriente e nell’Est Europa”, afferma Fabio Zanesco, direttore commerciale di Vi.P. “Il mercato italiano invece è tendenzialmente in calo, con forti decrementi per quanto riguarda la S e t t e m b r e

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Partenza con il freno a mano tirato per la campagna commerciale ma le prospettive per i prossimi mesi, dicono gli operatori intervistati dal Corriere Ortofrutticolo, sono più confortanti

Emanuele Zanini

La produzione totale di pere nel 2011 sarà di 2.533.000 tonnellate. Secondo le previsioni, elaborate a Prognosfruit, in questa stagione il raccolto segnerà un +8% rispetto alla media degli ultimi tre anni. La produzione di Conference sarà di 889.000 tonnellate (+8%), William BC raggiungerà le 307.000 tonnellate (+8%), Abate F lei 370.000 tonnellate. L'Ucraina segnerà una crescita record, con un notevole +25%. In tutta Europa, una fioritura precoce ha condotto ha una rac-

colta anticipata di 1 o 2 settimana, a seconda della zona. Le condizioni climatiche, generalmente positive, favoriranno qualità e pezzatura di mele e pere. Inoltre, questa nuova stagione inizierà senza stock avanzati dall'anno scorso, e ci si aspetta un sovrapporsi limitato nelle produzioni a causa delle importazioni moderate dall'emisfero Sud all'Europa La partenza delle campagna per il comparto delle pere è iniziata con il freno a mano tirato, anche se le prospettive a medio termine, in particolare da inizio 2012 in poi, sono più confortanti.

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Pere oltre quota 2,5 milioni di tonnellate, mercato ingeneroso

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merce destinata ai mercati all’ingrosso”. Per Vi.P la percentuale delle esportazioni destinate ai Paesi extra Ue è in continuo aumento ed ha raggiunto ormai il 10-12% sul totale commercializzato (il restante 55% è destinato al mercato interno, il 33% ai Paesi europei). “Quello che si perde in Italia e in Europa lo si guadagna fuori dal vecchio continente”. Una delle scommesse rimane ad ogni modo l’area del Maghreb, “in cui sebbene sia crollato l’export negli ultimi mesi a causa delle questioni politico-sociali che hanno investito alcuni Paesi della zona, nel medio-lungo periodo cresceranno con buone prospettive commerciali”. Dopo un 2010-2011 positivo con giacenze di prodotto finite senza particolari problemi per l’azienda piemontese Rivoira la campagna 2011-2012 parte con prospettive discrete, “nonostante i primi prezzi dei prodotti appaiano inferiori rispetto al 2010 e ci siano delle difficoltà nelle esportazioni”, ammette Michelangelo Rivoira, a capo dell’omonima azienda di Verzuolo (Cuneo). “Quest’anno abbiamo un surplus di prodotto con calibro elevato spiega Rivoira - e questo potrebbe penalizzarci su alcuni mercati. Per questo stiamo studiando una nuova strategia commerciale sperando di ottenere buoni risultati nell’Est Europa, magari nel Sud e Centro America. A questo si aggiunge l’incognita del cambio euro/dollaro che penalizza e non poco, l’export verso Usa e i Paesi con la moneta statunitense”.

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Da sinistra Alessandro Zani, Marco Salvi e Gabriele Ferri

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L'abbondante produzione (secondo i dati previsionali di Prognosfruit i quantitativi a livello europeo dovrebbero segnare un +8% rispetto alla media degli ultimi tre anni e un +12% sull'assai scarso raccolto del 2010) non ha favorito i prezzi, che nel primissimo scorcio d'annata sono stati piuttosto bassi. La qualità, nel complesso, è di buono se non ottimo livello. Secondo Marco Salvi della ferrarese Salvi-Unacoa "i primi trequattro mesi saranno difficili. Il mercato sarà messo sotto forte pressione fino a dicembre. In ottobre e novembre le quantità di prodotto saranno importanti e i prezzi rimarranno su livelli bassi, anche per la prevista buona se non abbondante produzione di altra frutta autunnale come mele e kiwi. Chi saprà conservare nella maniera migliore il prodotto in cella, da gennaio in poi potrà trovare delle buone soddisfazioni sul mercato". Analizzando la situazione in base alle varietà, per quanto riguarda le pere estive, da Coscia, a Santa Maria e William, le rese sono state superiori alle aspettative e in aumento del 15-20% rispetto allo scorso anno. "La Coscia ha ottenuto buoni risultati nei supermercati, sia in Italia che in altri Paesi come Regno Unito e Germania", spiega Salvi. "Se la produzione di questa varietà è praticamente terminata si fatica invece a concludere le vendite per la Santa Maria a causa della pesantezza del mercato sebbene ci sia stato un buon andamento delle vendite in Russia. Le quotazioni però non sono soddisfacenti. Le

William per esempio in Germania un calibro medio in padella è venduto a 70-80 centesimi (ultima settimana di agosto, ndr). Nel Regno Unito i valori invece sono stati un po' più alti". La partita più importante si giocherà però con le varietà autunnali, dalla Conference, alla Kaiser e soprattutto con la Abate Fetel, regina incontrastata delle produzione italiana ed emilianoromagnola in particolare. L'Abate ha scontato un calo di produzione a causa del caldo del-

la seconda metà di agosto che ha "bloccato" lo sviluppo dei frutti e di conseguenza del calibro. La conferma di un inizio di campagna a rallentatore arriva da Alessandro Zani della Granfrutta Zani di Granorolo Faentino (Ravenna). “Il consumo è partito in maniera asfittica, così come i prezzi, più bassi del 10-15% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Di prodotto c’è n’è fin troppo, a causa di produzioni abbondanti (per alcune varietà si parla di un +20-25% sul 2010) e

Prezzi troppo bassi, Sos della Cia di Bologna: rischio estirpazioni a catena Dopo le bassissime quotazioni di pesche e nettarine, ora la crisi colpisce anche le pere: in media, il prezzo percepito dai produttori è di 15/20 centesimi in meno al chilogrammo rispetto allo scorso anno. "C'e' l'ombra della speculazione anche in questo comparto dell'agricoltura bolognese - commenta Raffaella Zanni (nella foto), presidente provinciale Cia Bologna. "Le prime quotazioni sono basse anche di fronte ad una offerta produttiva nella media. Escherichia Coli, bassi consumi ed 'effetto crisi pesche' stanno compromettendo anche le varietà pregiate". Nelle Province di Ferrara, Bologna e Modena si coltiva il 70% delle pere italiane (la produzione in Italia mediamente è di 850.000 tonnellate) ed in particolare l'Abate Fetel, pregiata varietà settembrina, si produce solo in Emilia. "Temiamo che i prezzi bassi delle prime produzioni, Williams e Conference condizionino le quotazioni delle varietà pregiate come, appunto, l'Abate Fetel - prosegue Zanni - con effetti devastanti". Dopo la raccolta è forte il rischio - denuncia ancora la Cia - di estirpare molte superfici a frutteto con un impoverimento produttivo ed occupazionale della provincia bolognese. Tra le proposte per affrontare la crisi, aggregare l'offerta e sottoscrivere un accordo interprofessionale tra produttori e grande distribuzione per assicurare una più equa remunerazione della frutta ed un giusto prezzo ai consumatori. S e t t e m b r e

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Olanda, export in calo del 28% nel primo semestre Nei primi sei mesi del 2011 i Paesi Bassi hanno esportato 97.000 tonnellate di pere, il 28% in meno rispetto allo stesso periodo del 2010. Non sono state solo la Russia (-49%) e il Regno Unito (-31%) a ridurre gli acquisti: tutti i più importanti Paesi importatori di pere olandesi hanno ridotto gli acquisti rispetto all’anno scorso. Di contro, Polonia, Lettonia e Lituania hanno incrementato i loro acquisti di pere dall’Olanda.

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della presenza ancora di stock di pere importate dall’emisfero Sud”. A questa situazione si aggiungono altre problematiche: l’export italiano soffre la concorrenza agguerrita di Spagna e Francia. Un’altra incognita per quest’anno è rappresentata dai calibri dei frutti. In particolare per la Abate, nonostante il prodotto si presenti bene, con buona colorazione e

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Boom di importazioni in Svezia Nel 2010 la Svezia ha importato più pere rispetto all’anno prima: il 21% in più. Le importazioni dai Paesi Bassi (che comprendono anche il re-export di pere importate da altri paesi) sono aumentate del 27%. Le importazioni di pere dal Belgio sono raddoppiate e anche quelle dall’Argentina (+18%) sono aumentate. Generalmente gli scambi commerciali olandesi coprono il 60% delle pere importate dalla Svezia. La parte prevalente di queste sono pere olandesi, perciò più della metà delle pere importate dalla Svezia sono di origine olandese.

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SCHEDA PRODOTTO qualità più che soddisfacente, “manca un po’ il calibro medio alto. Il 15-20% del prodotto è su calibro 60-65, il 25-30% tra il 65 e il 70, il resto è 70+. “I calibri più piccoli non sono molto appetibili sul mercato a parte la collocazione in alcune catene di discount. Quindi anche per la mancanza di pezzature sostenute quest’anno potrebbe crearsi un po’ di panico sul mercato, specie nei primi mesi di campagna. Credo in ogni caso che alla fine la stagione si stabilizzerà nel corso dei mesi”. Sull’Abate Zani insiste sul progetto di cui si parla già da alcuni anni: creare un consorzio o struttura che raggruppi le principali aziende produttive della pera italiana e sia in grado di promuovere il prodotto in maniera efficiente ed efficace all’estero. “Servirebbe un coordinamento d’elite per l’Abate - conferma Zani - ma ahimé temo che si sia ancora distanti dal realizzarlo”. Su quest’ultimo punto insiste Gabriele Ferri di Naturitalia che sottolinea come “ci vorrebbe maggior attenzione sulla promozione dell’Abate. È giunto davvero il momento per creare quel distretto dell’Abate che potrebbe essere la grande occasione di rilancio del settore. È uno dei prodotti di punta della nostra ortofrutticoltura ma non sappiamo promuoverlo, farlo conoscere e pertanto commercializzarlo nella maniera dovuta (come per esempio insistere maggiormente su mercati con grandi potenzialità come quelli asiatici). I produttori devono rendersi conto che unendo le forze si possono raggiungere obiettivi impensabili se si corre da soli”. Per quest’anno anche Ferri conferma un calo per il prodotto 70+ e un incremento del calibro 6570, per il quale gli obiettivi di vendita “attualmente (fine agosto, ndr) sono tra gli 85 e gli 87 centesimi al chilo franco partenza, mentre per il 70-75 le quotazioni potrebbero attestarsi su 1,15 euro al chilo”.

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Ital-frutta: disciplinari, certificazioni e linee di lavorazione all’avanguardia Tra le storiche realtà protagoniste nel settore della pera, Ital-frutta società agricola cooperativa, con sede e stabilimento in San Felice sul Panaro (Modena), è stata costituita nel 1967, da 40 soci, per soddisfare le esigenze dei produttori ortofrutticoli della zona al fine di ottimizzare i servizi, il conferimento, la conservazione, la vendita dei prodotti ortofrutticoli conferiti. Il numero delle aziende agricole socie risulta essere di 280. Lo stabilimento ha subito importanti innovazioni tecnologiche e strutturali iniziate nel 1995 e completate nel 2001. La capacità di frigo-conservazione è pari a 15.000 tons delle quali 13.000 in atmosfera controllata. Allo stato attuale lo stabilimento si erge su una superficie fondiaria di mq. 55.500 dei quali edificati mq. 27.700 e mq. 27.800 costituiti da piazzale, aree verdi e parcheggi. Lo stabilimento è dotato di sale di lavorazione dedicate pensate per l’ottimizzazione della lavorazione dei propri prodotti, curando in particolare modo la qualità del prodotto confezionato; è stata la prima cooperativa ad acquisire tra la sua strumentazione una calibratrice ottica per la selezione delle pere e nuove strumentazioni non invasive per la misurazione delle principali caratteristiche qualitative. I soci conferenti seguono per la totalità delle produzioni i Disciplinari di Produzione Integrata della regione Emilia Romagna e linee produttive dedicate, volte all’ottenimento di produzioni di qualità e a basso residuo. I prodotti conferiti comprendono soprattutto pere e mele per un conferimento medio annuo pari a 15.000 tons; seguono meloni e angurie (8.000 tons) mentre gli ortaggi da industria (dai piselli ai pomodori) raggiungo le 55.000 tons. I terreni dei soci della cooperativa sono collocati per la quasi totalità nelle provincie di Modena, Ferrara e Bologna, le caratteristiche degli stessi rendono le coltivazioni delle pere, in particolare le varietà Abate Fetel, Conference, Decana, Kaiser, William particolarmente apprezzabili per le qualità organolettiche ottenute. Ital-frutta ha da tempo investito in questo settore ottenendo la certificazione UNI EN ISO 9001:00 certificato n° 094 rilasciato da Check Fruit srl (BO), la certificazione BRC rilasciata da CMi certification, la certificazione GLOBALGAP - opzione 2 - per 37 aziende agricole che coprono una superficie produttiva di pere pari ad ettari 231,08 tramite l’ente di certificazione CMi certificatione. La commercializzazione delle produzioni è destinata al mercato nazionale tradizionale ed alla Gdo, mercato estero, industria di trasformazione, attraverso i canali di commercializzazione del Gruppo Alegra srl, Apoconerpo e della Cooperativa stessa. È tra le fondatrici di Conserve Italia, detiene una quota importante delle forniture di prodotti ortofrutticoli ad essa destinati. Nell’ottobre del 2008, congiuntamente ad Apo Conerpo, Agrintesa, Fruit Modena Group, Conserve Italia e Cepal, ha costituito “Valfrutta Fresco”, società consortile che si propone di valorizzare le migliori produzioni degli associati attraverso una efficace politica di marca tesa a soddisfare al meglio i consumatori moderni. S e t t e m b r e

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