Corriereortofrutticolo Ottobre 2012

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ANNO XXVI Nuova serie

Ottobre 2012

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C orriere Ortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

• FIERE Reportage di Macfrut: tra luci ed ombre PAG. 27

• FILIERA Interprofessione, Battelli promette il rilancio PAG. 48

• ESTERO Ancora poca Italia sugli scaffali russi PAG. 63

• PRODOTTI Mele e pere, campagna non priva di rischi PAG. 71

PROTAGONISTI Piraccini e la sfida del brand che dà valore al biologico PAG.23

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✍ Lorenzo

Si chiama legge di stabilità, si legge ennesima stangata sulle spalle e nelle tasche degli italiani. Tra i tagli e l’aumento annunciato delle aliquote IVA, l’effetto - non ci vuole un Nobel dell’economia per capirlo - sarà di deprimere ancora di più consumi che sono già abbastanza depressi. Quindi un effetto destabilizzante per un obiettivo che sta molto a cuore al mondo dell’ortofrutta: l’aumento, o almeno la ripresa dei consumi. Quindi nel medio termine dimentichiamoci la ripresa dei consumi. L’altro grande tema per l’ortofrutta è l’export, un tema cruciale per tutto l’agroalimentare italiano se è vero che persino Barilla - e sottolineo Barilla - che già oggi fa il 50% di export si propone di portare la quota di fatturato verso l’estero almeno al 70%. Quindi esportare di più come imperativo categorico per tutti. Su questo tema all’ultimo Macfrut sono state dette cose interessanti, soprattutto per bocca del ministro Catania, vero protagonista “politico” della kermesse. Intanto una sorpresa: non siamo più i primi produttori di ortofrutta in Europa. Lo si è scoperto al convegno organizzato dalle centrali cooperative più due terzi del mondo agricolo (Confagricoltura e Cia, Coldiretti come si sa “balla da sola”). Le slides di Ersilia di Tullio di Nomisma non lasciano dubbi. Dati 2011, l’Italia produce (in valore) il 18% dell’ortofrutta Ue (con patate e agrumi) contro il 19% della Spagna; dietro, staccata, la Francia col 12%. Con gli spagnoli è un testa a testa (11,3 miliardi di euro contro 11,5) ma, come nella finale degli Europei di calcio, vincono loro. Come stravincono loro sul fronte export dove non c’è gara: Madrid esporta tre volte noi. Spacchettando il settore, noi siamo primi in ortaggi e patate (17% contro il 13%) mentre la Spagna primeggia nella frutta con gli agrumi (28% contro il nostro 22%). Se la dimensione fosse tutto ai fini della competitività, la Spagna non dovrebbe surclassarci nell’export: la loro dimensione media aziendale è di 2,8 ettari contro i nostri 1,9. E la Francia dovrebbe battere tutti con 5,2 ettari. Ma, si sa, per esportare servono organizzazione e sistemaPaese, e qui noi facciamo cilecca. Poi sono venute fuori altre notizie: la spinta all’aggregazione si è esaurita, visto che siamo sempre fermi al 30% o poco più di produzione aggregata. Perché? Maurizio Gardini ricorda che “da almeno 15 anni mancano segnali chiari per incentivare le aggregazioni” e che da Roma e da Bruxelles, nonostante i proclami, non si è spinto molto su questo tema. Mario Guidi (Confagricoltura) ha insistito: non basta la volontà delle imprese. “Serve anche la volontà politica. Serve una politica che si occupi del costo del lavoro, delle problematiche fitosanitarie - che in realtà sono barriere commerciali - e di una spinta verso l’internazionalizzazione”. Tutto verissimo, ma noi aggiungiamo: se i processi di aggregazione sono fer-

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mi , la responsabilità è anche dell’alto tasso di conflittualità del mondo agricolo. Le cooperative si stanno faticosamente aggregando nell’Aci (Alleanza cooperative italiane) ma in agricoltura siamo fermi agli assetti dei tempi della Guerra fredda. Qui i muri di Berlino devono ancora cadere; la casta agricola per ora resta tutta al suo posto. Il ministro Catania si è equamente suddiviso tra Coldiretti e “resto del mondo” e ha parlato chiaro in entrambe le sedi. “Inaccettabile” il calo dei consumi per il paese culla della Dieta mediterranea. Scarsa qualità che disamora il consumatore? Grande colpa è della Gdo che ha piegato le caratteristiche del prodotto alle proprie esigenze logistico-organizzative. Sulle barriere fitosanitarie “stiamo lavorando sodo” con tre ministeri. Si può incentivare l’aggregazione su base nazionale “ma in sintonia con le regole comunitarie. Ci sono strade nuove da percorrere: l’Interprofessione “era a pezzi e oggi si sta rimettendo in marcia”. La Gdo prima ha fatto le barricate sull’art.62 “ma ora sta dando segnali positivi di collaborazione col mondo produttivo”. Come dire: va colta questa disponibilità, il mondo agricolo si dia una mossa. Il “buco nero” dell’aggregazione dell’offerta si chiama Mezzogiorno dove si produce metà dell’ortofrutta italiana: è evidente - dice Catania - che per far fare un salto di qualità a tutto il settore, dobbiamo riorganizzare quella parte del Paese”. E alla Coldiretti che presenta la sua frutta “firmata” dagli agricoltori ricorda che l’origine italiana non è tutto, serve recuperare valore aggiunto e qualità. A tutti, agricoltori e coop, Catania ha rivolto un invito ad “avviare percorsi comuni e trovare in ogni caso delle soluzioni, pur in uno scenario difficile”. Come dire, non lamentatevi solo, lavorate insieme e qualcosa di positivo uscirà. Può piacere o meno questo ministro “tecnico” , un po’ rigido e algido di carattere, ma dopo i tanti “politici” che si sono alternati al ministero, capaci solo ragionare in ottiche regionali o di predicare banalità e fare promesse a vuoto, sentiamo che sono tornati finalmente buon senso, competenza e concretezza. Servirà? lorenzo.frassoldati@corriereortofrutticolo.it

EDITORIALE

Catania sveglia la casta agricola

PUNTASPILLI MONTI ‘CATTIVO’: NON AMA IL MONDO AGRICOLO “Il premier Mario Monti affossa la concertazione e ignora il valore delle forze sociali”. Duro comunicato della Cia nazionale contro il premier. “L’intero governo e il premier, in testa, ignorano il valore del settore primario. Un confronto serio non è mai decollato”. Ci sono “ostilità e disinteresse nei confronti delle organizzazioni del mondo agricolo che negli ultimi mesi sono state inspiegabilmente escluse dagli incontri convocati a Palazzo Chigi”. Beh il problema forse è un altro: mancavano le seggiole per fare sedere la folla di rappresentanti del mondo agricolo. *

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Controeditoriale

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Luci e ombre del Macfrut 2012 ✍ Claudio L’ultimo Macfrut Scalise*

ha confermato alcuni segnali positivi ed alcuni punti critici che già si erano intravisti nelle ultime edizioni. Il primo, tra i segnali positivi, è la conferma che lo spostamento del periodo aiuta la manifestazione perché fine settembre-ottobre sono sufficientemente lontani da Fruit Logistica ed al tempo stesso rappresentano il momento d’avvio delle campagne commerciali di diversi prodotti di punta dell’ortofrutticoltura italiana : mele, pere, kiwi, agrumi ecc. che dunque possono trovare in questo appuntamento un importante momento per la pianificazione dei programmi di fornitura con i clienti internazionali. In secondo luogo, si conferma come le fiere nazionali ( Macfrut Cesena /Fruit Attraction Madrid) stiano trovando nuovo spazio, Ciò è dovuto al fatto che Fruit Logistica crescendo ha acquisito un ruolo di vetrina globale del comparto, perdendo però la funzione di luogo di incontro “obbligato” per gli operatori europei che potevano incontrarsi anche senza particolari pianificazioni. Di qui le potenzialità nuove per quelle manifestazioni destinate ad approfondire la situazione di

un dato Paese produttore/mercato locale di interesse internazionale, che possono proporsi come integrative rispetto a Berlino. Infine l’elemento in positivo principale che ha caratterizzato questa edizione di Macfrut è senz’altro legato agli eventi di presentazione di proposte innovative promossi dalle aziende. Si è avuta dall’esterno la percezione che le imprese abbiano utilizzato la fiera come medium per comunicare ed amplificare le proprie ricette per affrontare la crisi. Di qui il fiorire di proposte innovative: di prodotto (Pera Falstaff); di processo (proposta di allungamento della shelf life della IV gamma), di alleanze imprenditoriali: (nel Biologico: Brio + Alce Nero), nella Logistica (Eurepack), di format di valorizzazio-

ne della frutta (e della fiera) come la Frutteria di Almaverde o il progetto Frutylife di Alimos, solo per ricordare le principali. Senza dubbio guardando Macfrut con gli occhi di un potenziale visitatore straniero la presenza di tante proposte da parte delle aziende ha trasmesso l’idea di un tessuto imprenditoriale italiano vivo e reattivo. Gli eventi aziendali sono stati per la prima volta più numerosi della convegnistica istituzionale ed hanno contribuito a riempire di appuntamenti la fiera. Sul fronte politico-istituzionale d’altronde, la presenza del ministro Catania ed il realizzarsi di alcuni importanti convegni di filiera (fragola, albicocco e pomodoro) hanno contribuito a garantire una folta presenza di visitatori. Un’edizione dunque

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che ha visto prevalere nettamente l’aspetto “relazionale” a quello più direttamente commerciale. Su questo fronte infatti, anche sentendo un po’ le opinioni degli operatori, questa edizione ha visto una presenza sicuramente significativa della distribuzione moderna italiana, ma pochi buyer stranieri ed in particolare europei. Ciò, a mio avviso, è dovuto proprio al fatto che Macfrut ha un posizionamento ancora ambiguo da questo punto di vista. È un argomento già trattato in alcuni articoli precedenti ma a mio avviso rimane valido. Lo risottolineo in un’ottica di supporto alla manifestazione e non con intento disfattista. Il tema è il seguente: qual è il target di riferimento di Macfrut? O per renderlo ancora più evidente: perché un espositore dovrebbe essere presente al Macfrut? Se provassimo a rispondere in modo franco ed approfondito a questa domanda forse individueremmo gli elementi su cui focalizzarci. Innanzitutto risulta evidente come siano differenti i target a seconda che io sia un produttore di macchinari, di sementi/ piante o di ortofrutta da consumo. Dunque chiediamoci: è possibile far convivere all’interno di unica manifestazione fieri-

stica medio-piccola queste differenti esigenze? Si tratta di analizzare bene la situazione. Francamente non ho sufficienti competenze per esprimermi sugli altri due pezzi della filiera. Posso dire che se fossi un buyer di una importante catena distri-

butiva deciderei di andare a visitare una fiera solo se venissero soddisfatte alcune condizioni: 1. Il Paese/l’area di riferimento dovrebbe costituire una zona di approvvigionamento attuale o potenziale di forte interesse per la mia catena. 2. La fiera mi dovrebbe offrire uno spaccato rappresentativo dell’offerta complessiva di quel Paese in modo da arricchire la mia conoscenza e le potenzialità di ampliamento del mio parco-fornitori. 3. La logistica intesa come ricettività, layout e razionalità dei percorsi espositivi dovrebbe favorire la possibilità di vedere nel minor tempo possibile il maggior numero di potenziali interlocutori. Con grande onestà intellettuale e con il più assoluto spirito costruttivo, credo che Macfrut (ancora?) non soddisfi appieno questi requisiti. In generale: quale strada intraprendere - specializzarsi su una fase o mantenere la filiera - dipenderà dagli obiettivi e dal posizionamento che Macfrut si vorrà dare. Non è una scelta facile. Ma dalla chiarezza con cui il “prodotto Macfrut” si posizionerà sul mercato dipenderanno le sue reali potenzialità di successo futuro. c.scalise@sgmarketing.it

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Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Mirko Aldinucci (coordinatore) Emanuele Zanini

MENSILE DI ECONOMIA E AT T U A L I T À DI SETTORE ANNO XXVI - Nuova serie

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Corriere T H E F I R S T ITALIAN

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Redazione via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale: Antonio Felice Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: segreteria@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 60 euro per due anni: 95 euro e-mail: abbonamenti@corriereortofrutticolo.it

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Profilo Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio organizzato. Il Corriere Ortofrutticolo è un formidabile, unico e specializzato strumento di raccordo e di informazione per l’intero settore. È presente a fiere in Italia e all’estero dove è diffuso a indirizzi specializzati di oltre 30 nazioni.

Diffusione 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Grossisti 29%, Dettaglianti 23% Produttori 22%, Supermercati 9% Import-export 6,5%, Servizi 5% Tecnologie e Trasformati 2,5% Altri 3%

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Tutto Macfrut: la fiera ai raggi X PAG.27

Le famiglie riducono i consumi PAG.32

RUBRICHE

Cesab celebra i 70 anni e cerca il carrello più datato

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EDITORIALE Catania sveglia la casta agricola

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Impermeabili e silenzione le nuove macchine Cgm

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CONTROEDITORIALE Luci e ombre di Macfrut

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BIOLOGICO NEWS Etica e controlli argomenti clou di un Sana con margini di crescita

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Tutele e redditi, UPbio fa il punto

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DISTRIBUZIONE Ipermercati… in apnea Un format che ha perso appeal

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Philippe Binard al Geen Med Forum Presiederà il seminario sull’Est Europa 13

Distribuzione flash

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Chiaquita, Lonergan presidente Premiata “Prendi la gialla”

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QUARTA - QUINTA GAMMA Aiipa: «Con la shelf life più lunga vantaggi per tutta la filiera»

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Melinda per l’Emilia, entra nel vivo la raccolta fondi per il sisma

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ATTUALITÀ

NOTIZIARIO Pac, le coop agroalimentari: lottare contro i tagli di budget

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In copertina - Protagonisti Successo (bio)logico

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La crisi “rivaluta” il ruolo del settore primario tra i giovani

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Primo Piano - Macfrut Promossa. Con riserva

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Sicuri i prodotti ortofrutticoli: irregolari solo tre su mille

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Primo Piano - Macfrut L’articolo 62 “spacca” la filiera

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Tempi dimezzati per il via libera ai marchi d’origine

Primo Piano - Macfrut iniziative

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Sisma in Emilia, Gardini chiede una proroga delle tasse

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BORSINO DELL’ORTOFRUTTA Albertini, Mineo, Pèes, Manzan, Fedagro 10 GENTE & FATTI La frutta a cubetti di Noberasco si erge a protagonista del web

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A settembre volano i prezzi all’origine di frutta e verdura

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Meno agrofarmaci nei campi

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Nunhems punta su Balzac F1, peperone rosso prismatico

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Poche ma buone le nocciole cuneesi, Turchia in ripresa

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L’ELENCO DEGLI AGRICOLA GLORIA DUE APOFRUIT APO SCALIGERA AWETA SISTEMI CA’ NOVA CLAUSE ITALIA CONSERVE ITALIA COOP SOLE GF GROUP INTERPOMA IPACK-IMA

copertina I pagina 42 pagina 37 pagina 33 pagina 16 pagina 7 pagina 64 pagina 30 pagina 11 copertinaIII pagina 61

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Ortofrutticolo M O N T H LY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

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Sana cresce, ma può migliorare PAG.57

Russia, made in Italy marginale PAG.63

Primo Piano - Macfrut Carrello della spesa più leggero Le famiglie tagliano frutta e verdura

Raccolti giù, ma non in Veneto

Primo Piano - Macfrut Alce Nero entra nel fresco “bio”

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“Monitoraggio” per Jintao Jingold oltre le 6 mila tonnellate

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Fragole, asparagi e ortaggi Bilancio in attivo per Apofruit

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Veneto Ortofrutta: 150 milioni di euro

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Primo Piano - Macfrut Sostenibilità driver sempre più importante nel punto vendita

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Primo Piano - Macfrut «Regole chiare»

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MONDO

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MONDO Russia chiama Italia, ma gamma e assortimento non soddisfano

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Dall’Ucraina per presentare i Mercati e stringere partnership

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La Spagna scopre la Russia come mercato leader extra Ue

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Andalucia e Murcia sott’acqua

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Mondo flash

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Primo Piano - Macfrut Salubrità e sicurezza: Frutylife in scena a Roma, Berlino e Parigi Primo Piano - Macfrut Aziende Unitec: «Investire in tecnologie aiuta a contrastare la crisi» Primo Piano - Macfrut Award Oscar per l’innovazione, vincono la pera rossa e un pocker di “big” Primo Piano - Macfrut Prodotti Dolce, resistente e… snack la fragola ideale del futuro

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Buone prospettive per il kiwi

INSERZIONISTI JUNGHEINRICH LA COSTIERA MELAPIÙ MELINDA ROSARIA SGM PORTO GENOVA SYNGENTA TOYOTA UNITEC VALFRUTTA FRESCO VOG

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La crisi si fa sentire anche nel settore dei contenitori? Fino a che punto? Come reagiscono le aziende? Inchiesta tra gli operatori del packaging per capire la situazione attuale e anticipare le aspettative per il 2013

☛ Certificazioni Ampio servizio dedicato alle certificazioni: le principali realtà di settore spiegano quanto siano importanti nel comparto ortofrutticolo e quali siano i nuovi orizzonti per chi intenda essere competitivo in Italia e all’estero

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Primo Piano - Macfrut Prodotti Albicocca, si rischia l’eccesso di offerta 46 «Oi, un fallimento» - «Lo rilanceremo»

☛ Parla Claudio Gamberini La decima “puntata” della nostra rubrica “Protagonisti” è dedicata a un uomo di punta della grande distribuzione italiana, Claudio Gamberini, che parla di articolo 62, gestione dell’ortofrutta, rapporti di filiera...

☛ Imballaggi riutilizzabili

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NEL PROSSIMO NUMERO NEL PROSSIMO NUMERO

pagina 1 pagina 19 pagina 72 copertinaIV pagina 22 pagina 2 pagina47-49 pagina 53 pagina 71 pagina 26 pagina 5

SCHEDA PRODOTTO MELE Mele, ottimismo per quotazioni ed export. «Speriamo che la Gd gestica bene il prodotto»

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Dal 15 al 17 novembre Interpoma analizza commercio e nuova geografia produttiva 74 Da Belfiore (Verona) il lancio di Meladige marchio rivolto alla distribuzione 76 PERE Pere verso una stagione complessa: raccolti a picco, calibri modesti e l’incognita “promozioni”

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Via libera all’Organismo interprofessionale Gestirà il 70% del “made in Italy” 79

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I “+” e “-” dell’ortofrutta

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IL BORSINO ☛ Elena Eloisa Albertini Sempre più donne protagoniste nell'ortofrutta. Elena Eloisa Albertini è la nuova coordinatrice del Comitato di prodotto arance dell’Organismo Interprofessionale. Agronoma, 46 anni, produttrice di agrumi biologici nel Catanese, la Albertini è consigliera della OP cooperativa Agrinova Bio 2000. È inoltre membro del Consiglio nazionale di

☛ Fabio Mineo È entrato a far parte del Consiglio di Amministrazione di Simba ora formato da Raffaella Orsero, presidente, Alessandro Canalella, amministratore delegato, Antonio Orsero, Daniele Gazzano e Fabio Mineo, consiglieri. Mineo, 44 anni, lombardo, approda in Simba dopo aver maturato oltre 10 anni di esperienza nel settore e oggi riceve la de-

☛ Christian Pèes I dirigenti della Cogeca - Confederazione delle cooperative agricole europee - hanno eletto a Bruxelles all’unanimità Christian Pèes (Francia) nuovo presidente, dopo le dimissioni di Paolo Bruni. Christian Pèes dirige un’azienda cerealicola e suinicola nel sud ovest della Francia. È anche presidente di Euralis, una cooperativa cerealicola francese leader a livello mondiale. Prendendo la

☛ Paolo Manzan Boom del radicchio in provincia di Treviso: in dieci anni la produzione è più che raddoppiata. La raccolta è passata da 4800 tonnellate a ben 10 mila 300 (dato Istat 2011). Gli ettari a radicchio oggi superano i 1.150. “Sono dati eccezionali - commenta Paolo Manzan, presidente del Consorzio di tutela del radicchio rosso Igp di Treviso e del variegato di Castelfranco - che sorprendono e lasciano felicemente stupiti. Conferma-

☛ Fedagro Verona Azzerato dalla votazione di martedì 16 ottobre il consiglio direttivo di Fedagro Verona, l'organismo che rappresenta i grossisti che operano all'interno del Mercato scaligero. Sia il presidente uscente Graziano Bruno sia la vice Monica Zordan non sono riusciti a prendere il numero minimo di voti per restare in consiglio. Come loro, altri sei componenti del consiglio uscente. All'insegna del rinnovamento quindi, il risultato anche se, a fianco di volti vecchi e nuovi, è entrata nel direttivo una figura nota nel mondo dei grossisti, non solo di Verona, Giuseppe Giomaro, che aveva retto la pre-

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Legacoop Agroalimentare. “L’obiettivo del mio mandato – spiega la Albertini – è quello di lavorare insieme a tutta la filiera per trovare delle intese tra la produzione, la distribuzione e l’industria”. Soddisfazione è stata espressa da Davide Vernocchi, in rappresentanza del Settore ortofrutticolo dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari. Su

lega riguardante la strategia di approvvigionamento del prodotto e il coordinamento di tutte le attività in origine, dove è prevista la sua assidua presenza. “Questa nomina, in linea con le strategie aziendali, è volta al rafforzamento della nostra struttura già presente nei mercati di approvvigionamento dei nostri prodotti”, commenta Canalella. Su

parola dopo l’elezione, Christian Pèes si è detto onorato di essere stato eletto ed ha lodato il lavoro svolto dalla presidenza precedente. I dirigenti della Cogeca hanno poi eletto all’unanimità due nuovi vice presidenti: Thomas Magnusson (primo vicepresidente dell’LRF, la Federazione degli agricoltori svedesi) e Maria Antónia Figueiredo (segretario generale aggiunto della Confagri, la Confederazione delle cooperative agricole portoghesi). Su

no che, quando ci si impegna su un prodotto puntando sulla qualità e sulla identità, si fa centro. In tempo di così pesante crisi economica, l’orticoltura e l’agricoltura in generale si dimostrano capaci di reggere e di sviluppare posti di lavoro. Un radicchio tanto pregiato non può essere delocalizzato, è tutto nostro, appartiene alla nostra terra. I produttori dovrebbero di questo essere coscienti e aderire più compatti e convinti”. Su

sidenza della categoria per lunghi anni in passato. In ordine di preferenza, il nuovo consiglio direttivo di Fedagro Verona è così composto: Andrea Saturnini, Massimo Boarini, Luciano Grandi, Giuseppe Giomaro, Jacopo Montresor, Michele Parisi, Matteo Mosca, Giuseppe Pighi e Pietro Cavazzoli. In tempi brevi, all'interno del direttivo sono stati nominati presidente e vice presidente. In forza della sua esperienza, Giomaro è stato eletto presidente, vice Saturnini. Il mondo dei grossisti a Verona appare bisognoso di rilancio. Sospendiamo il giudizio. Né su né giù

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Seguiamo la nostra frutta passo passo. Da quando la raccogliamo in piantagione e per tutto il suo viaggio. Per questo, quando passa dalle nostre mani alle vostre, la qualità è così alta. Insieme la distribuiamo in tutti i punti vendita, dai più grandi ai più piccoli, perché

sia sempre vicina. La stiamo facendo conoscere a l p u b b l i co co n u n a g ra n d e campagna pubblicitaria in televisione, stampa e manifesti. Così oltre che essere la più buona sarà anche la più richiesta. Seguite il furgoncino F.lli Orsero, scegliete la qualità.


GENTE

&

FATTI

Multimediale e ricco di spunti il nuovo sito internet di Apofruit È on line il nuovo sito internet del Gruppo Apofruit www.apofruit.it. Il sito, indicizzato su tutti i principali motori di ricerca, offre una panoramica completa e dinamica dei prodotti delle società del Gruppo Apofruit Italia, Canova e Mediterraneo Group con chiare e dettagliate descrizioni delle loro caratteristiche. Il nuovo sito è stato arricchito di una sezione dedicata ai soci produttori e di uno spazio dedicato al progetto “Frutta nelle Scuole”. È inoltre presente il collegamento al canale Youtube di Apofruit, con numerosi

contributi filmati relativi al Gruppo, dalle conferenza stampa al progetto “Frutta nelle scuole”. Vi sono inoltre tutte le puntate di Macedonia, il format della cooperativa Apofruit Italia dedicato al mondo dell’ortofrutta. Il viaggio nel sito non manca di offrire interessanti link sulle aziende che fanno parte di Mediterraneo Group e, nella sezione dedicata a Canova S.r.l., società del gruppo Apofruit per la commercializzazione dei prodotti biologici, è stato realizzato uno “spazio” tutto dedicato al mondo del biologico.

La frutta a cubetti di Noberasco si erge a protagonista del web Noberasco dedica un sito internet particolarmente divertente alla novità dell’autunno, lo snack 100% frutta a cubetti Fruttime. In linea con le caratteristiche del prodotto il sito www.fruttime.it. Il nuovo sito, dal layout grafico fresco e colorato, si apre con due grandi novità: un filmato e un

E Ad Chini “trasforma” anche... la sua vetrina online Dopo il recente restyling del marchio AD Chini, leader nella trasformazione delle mele ha pensato al restyling del sito che si rinnova completamente nella grafica e nei contenuti ed é visibile online all’indirizzo www.adchini.it. Nella home page compaiono quattro icone personalizzate che introducono all’azienda, ai prodotti, alla qualità che contraddistingue l'azienda e al carattere naturale degli snack Chini. In alto a destra si trovano sette menu a tendina comprendenti FAQ, eventi, news, informazioni sull’azienda, contatti, newsletter e comunicazione. Quest’ultima area, in particolare, è dedicata a giornalisti e collaboratori, ma anche a chi è curioso di scoprire le ultime novità Chini grazie ai comunicati stampa, alla rassegna stampa, alle schede tecniche aggiornate, alla possibilità di scaricare le immagini di tutti i prodotti, il catalogo, il logo e la rassegna video. È possibile inoltre iscriversi alla newsletter per essere aggiornati sulla novità e sulle attività dell’azienda trentina. Le sezioni news ed eventi si possono anche trovare in basso ad ogni pagina in una sezione dedicata, colorata e ben in evidenza, dove leggere tutte le più interessanti ultime notizie. Presto verrà ulteriormente ampliato con nuovi servizi interattivi, come l’e-commerce, che permetteranno un reciproco avvicinamento tra l'azienda e il suo pubblico.

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gioco virale. Enfasi sulla naturalità assoluta del prodotto, nei suoi quattro gusti, Albicocca, Frutti di bosco, Pera, Prugna e introduzione alle occasioni di consumo: questi sono i principali temi dello spot, per il momento esclusivamente web, ma presto anche in tv. Protagonisti sono i quattro colori dei prodotti e il claim è “100% frutta sempre con te”: Fruttime, infatti, è uno snack salutistico, dalla confezione particolarmente accattivante che sta comodamente in tasca. Esclusivamente web, invece, l’attività “Faccia da cubo”, che permette agli utenti di diventare protagonisti di una sfrenata danza caraibica tutta da ridere, da condividere e viralizzare attraverso i social network; un gioco molto contagioso che in pochi click permette di caricare foto personali ed animare un balletto che si svolge su uno sfondo tutto “al cubo”. Il sito internet è concepito per accedere alle piattaforme social Facebook e Youtube. E questo, si sottolinea dalla sede dell’azienda piemontese, è solo l’inizio: tante sono le attività sorprendenti che Noberasco ha in serbo per il consumatore non solo utilizzatore di internet. O t t o b r e

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grandi società di importazione russe e dell’Est Europa. Il dibattiuto sarà aperto a tutti i presenti. Al Forum stanno aderendo buyers russi (sia di Mosca che di San Pietroburgo), ucraini, croati, ceki, tedeschi. Negli incontri business to bussiness che si svolgeranno a Granada nei pomeriggi del 21 e 22 novembre sarà possibile incontrarli. Le adesioni al Forum sono ancora aperte, per informazioni: www.greenmedforum.eu O t t o b r e

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20% di arance nelle bevande

Il pasto? Si paga in frutta

Anche aranciate e limonate e tutte le bibite a base di agrumi con nomi di fantasia avranno l'obbligo, come i succhi, di contenere il 20% di frutta. Lo prevede un emendamento “bipartisan” approvato al dl sanità, presentato da vari deputati della commissione Agricoltura. La ratio è “Mai più aranciate senza arance”. Con questa norma, quindi, non solo i succhi di frutta (come già previsto nel decreto) ma anche le bevande analcoliche a base di frutta con nomi di fantasia dovranno contenere questa quantità minima. Le commissione ha accolto l’emendamento (firmato dai deputati della commissione agricoltura di Pdl, Pd, Udc e Pt, primo firmatario il presidente Paolo Russo) che riscrive il comma 16, quello appunto che prevedeva di innalzare dal 12 al 20% il quantitativo minimo di “contenuto di succo naturale” per le bevande analcoliche “vendute con il nome di uno o più frutta a succo (quali l'uva, l'arancio, il limone, il mandarino, la ciliegia, il lampone, la pesca e simili) o recanti denominazioni che a tali frutta si richiamino”.

La crisi aguzza l’ingegno. Ed è davvero singolare l’idea avuta a Firenze dall’imprenditrice Donella Faggioli che ha aperto un locale dove si pagherà barattando il pasto con ortofrutta e altri prodotti. L’osteria “l’è maiala”, termine dialettale che indica una situazione difficile da affrontare, ha un look da taverna tradizionale e può ospitare massimo 40 persone. In un’intervista la proprietaria, Donella Faggioli, ha detto di aver aperto il locale “per venire incontro a chi, in tempi di ristrettezze non vuole comunque rinunciare a qualche cena fuori, offrendo la possibilità di pagare in beni reali anziché con i soldi”. Il baratto potrà essere effettuato tramite beni legati alla terra (frutta o verdura) o tramite pezzi di artigianato. Ovviamente però, se si vuole, è possibile anche pagare in maniera classica. Chi vuole barattare, anziché pagare il conto con i soldi, deve chiamare prima il locale e comunicare ciò che si intende offrire. A quel punto, si apre una trattativa per definire il menù. Bella idea, anche dal punto di vista del marketing...

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a cura di Mirko Aldinucci

Philippe Binard, direttore generale di Freshfel Europe, presiederà a Granada, nell’ambito del quinto Green Med Forum, il seminario sui rapporti tra il bacino di produzione ortofrutticola del Mediterraneo e i mercati di sbocco dell’Europa Orientale e della Russia. Il seminario segnerà uno dei momenti più significativi del Green Med Forum in programma dal 21 al 23 novembre prossimi. L’appuntamento si svolgerà nel Palazzo dei Congressi di Granada nella tarda mattinata di giovedì 22 novembre. Binard introdurrà l’argomento con una relazione di scenario sui traffici commerciali Mediterraneo-Est EuropaRussia. Il direttore generale di Freshfel Europe (nella foto sotto) sarà affiancato da due relatori in rappresentanza di Associazioni degli esportatori di Paesi Mediterranei e da alcuni esponenti di

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Philippe Binard al Green Med Forum Presiederà il seminario sull’Est Europa

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Chiquita, Lonergan presidente Premiata “Prendi la gialla” Edward Lonergan è il nuovo presidente e amministratore delegato di Chiquita Brands International. Da lunedì 8 ottobre ha preso il posto di Fernando Aguirre che aveva già annunciato le sue dimissioni. Al suo attivo oltre trent’anni d’esperienza in diverse società di settore oltre a essere stato amministratore delegato e presidente di un gruppo di prodotti per la pulizia. “Sono onorato ed entusiasta di avere l'opportunità di guidare Chiquita, una società solida e con prodotti di alta qualità”, ha dichiarato Lonergan. Dopo aver conquistato i cittadini e pendolari di Milano - dove la scorsa primavera ha campeggiato per più di un mese - la campagna “Prendi la gialla” ideata da Armando Testa per Chiquita si è intanto aggiudicata nella categoria poster la nona edizione del Press & Outdoor Key Award, il galà della comunicazione promosso da Media Key Events. Utilizzando uno dei simboli della quotidianità degli abitanti e pendolari di Milano - come la linea gialla della metropolitana - il gioco di pa-

«Infomercati va chiusa» Padova e Verona all’attacco L’assemblea del 15 ottobre di Infomercati è stata caratterizzata da un documento presentato unitariamente dai Mercati di Verona (Veronamercato) e Padova (Maap) a sostegno della chiusura di una esperienza, appunto quella del Consorzio Infomercati, giudicata estremamente negativa a livello gestionale ed economico. Il “buco” che i 33 soci sono chiamati a ripianare è infatti di un milione 292 mila euro a cui vanno aggiunti i 170 mila euro della gestione 2012. Il documento è stato firmato dal presidente di Verona Erminia Perbellini e dall’Ad di Padova, Giancarlo Daniele. Resta il problema del debito da ripianare, con posizioni molto diversificate tra i Mercati aderenti al consorzio. Hanno versato la loro quota Bolzano, Piacenza, San Benedetto, Bergamo, Trieste, Forlì, Rimini, Treviso, Firenze e Cagliari; hanno riconosciuto il debito e sottoscritto il piano di rientro Roma, Torino, Napoli, Parma, Catanzaro, Milano e Bologna; hanno riconosciuto il debito Novara e Vittoria. Per Mercati Associati ci sarà una partita di compensazione; Fedagro Mercati nel prossimo direttivo deciderà che posizione assumere. role “Prendi la gialla” ha posto l’accento su uno dei plus che il consumatore riconosce come unici della banana Chiquita: la brillantezza del suo colore. Oltre alla tabellare classica con i poster 6x3, il piano ha incluso le pensiline, i maxi poster luminosi e la filo tranviaria.

Centri agroalimentari e sviluppo sostenibile Il 10 novembre convegno Andmi a Rimini L’Andmi organizza per sabato 10 novembre alla fiera di Rimini, nell’ambito della rassegna Ecomondo, un incontro dal titolo “I mercati per uno sviluppo sostenibile”. Questo il programma: 10.30-10,50 Relazione introduttiva, Pietro Cernigliaro - Presidente Associazione Nazionale Direttori Mercati all’Ingrosso (ANDMI) 10.50-11,20 La situazione nei mercati e nei centri agroalimentari italiani,Dario Caccamisi - Direttore Centro Studi e Formazione dell’ANDMI 11.20-11,50 Mercati e città sostenibili: il processo N.O.WA.S.T.E., Giuseppe Lo Bianco - presidente dell’Istituto di Ricerca,Sviluppo e Sperimentazione sull’Ambiente e il Territorio (IRSSAT)

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11.50-12,05 Esperienza del Centro Agroalimentare di Bologna, Alessandro Bonfiglioli - Direttore CAAB di Bologna 12.05-12,30 Nuovi sistemi di imballaggio per ridurre l’impatto ambientale: dal sistema a perdere al sistema a rendere, Giuseppe Palma - Federpesca 12.30-12,50 La distribuzione efficiente dell’ultimo miglio quale opportunità di sviluppo per i mercati, Massimo Marciani - Presidente FIT Consulting srl. 12.50-13.10 L’esperienza del Centro Agroalimentare di Roma per la compatibilità ambientale nello sviluppo dei servizi alle imprese, Mauro Ottaviano Direttore Operativo della Società di Gestione CAR 13.10-14.00 Dibattito e conclusioni

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I 50 anni di Coop Sole

Fotovoltaico record al Caab

Il 15 novembre 1962 veniva fondata a Parete, in provincia di Caserta, la Cooperativa Sole: a distanza di 50 anni e 1 giorno, ossia il 16 novembre 2012, l’importante realtà campana celebra il traguardo del mezzo secolo con un incontro cui parteciperanno Paolo De Castro, Paolo Russo (presidente della commissione Agricoltura della Camera) e Vito Amendolara (consigliere delegato all’agricoltura della Regione Campania). Invitato anche il ministro delle Politiche Agricole Mario Catania, mentre il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha

Al Caab di Bologna è entrato in funzione il 24 agosto scorso uno dei più grandi impianti fotovoltaici su edificio in Italia per la produzione di energia da fonte rinnovabile, finanziato e realizzato da Unendo Energia. Si tratta di una esperienza pilota, realizzata su edifici di proprietà pubblica, capace di erogare un’enorme quantità di energia che sarà consumata sul posto. L’impianto produce 6.000 kWp, 6.600.000 kWh e l’investimento è di 15 milioni di euro. Sono 25 mila i pannelli solari utilizzati per una superficie di 70.000 me-

inviato un telegramma di auguri e congratulazioni. Del tutto meritate perché, come tiene a precisare lo stesso Pietro Paolo Ciardiello, direttore del sodalizio, “restare sul mercato così a lungo è difficile ovunque, figuriamoci in una realtà complessa e ricca di problematiche come il Mezzogiorno”. Coop Sole ce l’ha fatta e ce la sta facendo, a ritmo di crescita del 10% annuo, grazie allo stretto legame con i 102 soci conferitori, alla capacità di fare sistema e allargare la rete di relazioni. Oggi Coop Sole dà lavoro a 12 dipendenti fissi e a circa 170 stagionali.

tri quadri. Signifcicativo il risparmio emissioni CO2: 3.500 tons/anno, equivalenti a 475 volte il percorso della circonferenza terreste di un’auto diesel. Circa 3 milioni di Kwh saranno consumati per alimentare il Caab e le aziende insediate ; 3,3 milioni di Kwh potranno alimentare strutture dell’area e veicoli elettrici per il trasporto. La costruzione di questo grande impianto, e in tempi record (1 mese e mezzo) è stata possibile grazie alla partnership con CPL Concordia, multiutility dell’energia. Il prossimo obiettivo del Caab è arrivare a 11.000 metri quadrati di fotovoltaico.

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a cura di Mirko Aldinucci

Melinda per l’Emilia è un’iniziativa di raccolta fondi a favore delle popolazioni colpite dal terremoto in Emilia che coinvolgerà tutti: soci produttori, dipendenti, Clienti del Consorzio, consumatori ed altri operatori del settore ortofrutticolo. Il progetto è iniziato durante le manifestazioni Arcadia, del 23-24 Giugno 2012 e Melissa del 21 e 22 luglio 2012, devolvendo gli interi incassi delle vendite dei prodotti durante le manifestazioni, ha poi visto i lavoratori dipendenti ed i soci produttori del Consorzio raccogliere fondi da dedicare all'Asilo Nido Parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo Apostoli di Finale Emilia. Il Progetto sta proseguendo ora con una serie di altre iniziative che coinvolgeranno tutte le componenti del mondo Melinda. Tra queste trova uno spazio importante il mondo web ed in particolare i Social Media. Dal 10 settembre al 31 ottobre, il Consorzio Melinda coinvolge gli utenti Facebook, le food blogger e le numerose community di cucina con specifiche attività interattive, mirate ad incrementare il contributo destinato al popolo emiliano. Inoltre, durante la manifestazione Pomaria (la tradizionale sagra delle mele che si svolgerà a Casez, in Val di Non, il prossimo 1314 Ottobre), chiunque lo vorrà potrà contribuire alla raccolta fondi, acquistando i dolci creati dalle blogger Melinda e realizzati dallo chef stellato Christian Bertol. Sempre in occasione di Pomaria, i soci del Consorzio offriranno le proprie mele che saranno vendute al pubblico da un gruppo di dettaglianti emiliani ospitati per l'occasione in Val di Non. Al ricavato delle vendite, Melinda aggiungerà un contributo di pari importo.

FATTI

Melinda per l’Emilia, entra nel vivo la raccolta di fondi per il sisma

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CA’NOVA Ăˆ ORTOFRUTTA BIOLOGICA PER IL LARGO CONSUMO 800 aziende agricole in Italia

rapporto diretto con la produzione

qualitĂ costante

IV gamma di verdura e frutta fresca, frullati di frutta

zuppe, minestroni, vellutate e purè

servizio a misura di ogni canale di vendita

5 piattaforme operative

un volume d’aari di 52,3 milioni di Euro

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“Occorre lottare con tutte le nostre forze per mantenere le risorse finanziarie oggi a disposizione dell’agricoltura. C’è bisogno di uno sforzo comune di tutte le organizzazioni europee per far capire all’opinione pubblica e ai legislatori europei quanto sia utile sostenere l’agricoltura per consegnare alle prossime generazioni un futuro sostenibile dal punto di vista ambientale e sopratutto per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti alimentari alla popolazione mondiale che è in continua crescita demografica”. Lo ha dichiarato Mariano Corsini, in rappresentanza dell’Alleanza della Cooperative Agroalimentari, partecipando al Congresso degli agricoltori europei promosso dal Copa-Cogeca di Budapest. Sono settimane decisive per il futuro della riforma della Politica Agricola Ue e l’attenzione è ovviamente in questo momento tutta rivolta al negoziato sulle prospettive finanziarie, nel quale, ha spiegato Corsini “non possiamo permetterci alcun passo falso”. La delegazione dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari evidenzia come nella tre giorni di Budapest “siano emersi punti di vista importanti sulla visione del futuro agricolo dell’Unione europea”. “In particolare siamo soddisfatti - commenta Corsini per la presa di posizione sul riequilibrio del valore all’interno della catena alimentare e per la richiesta di una normativa stringente a livello europeo. Tuttavia, anche se l’Europa si impegnasse con una regolamentazione, la miglior ricetta a nostro avviso resta sempre quella della crescita competitiva delle aziende agricole che passa attraverso l’aggregazione in Op e cooperative, gli investimenti strutturali e l’internazionalizzazione”. O t t o b r e

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De Castro: potrebbe slittare al 2014 la nuova Politica agricola comune Rischio slittamento al 2014 per la nuova Politica agricola comune (Pac) dell’Unione Europea. Lo ha annunciato il presidente della Commissione Politiche Agricole del Parlamento Europeo, Paolo De Castro, in collegamento da Bruxelles durante la Conferenza regionale per l’Agricoltura. “Se il negoziato sulla Politica agricola comunitaria - ha spiegato De Castro - non si concluderà entro luglio 2013, il rinvio al 2104 è certo, ma non ci saranno ricadute negative per le imprese: tutto sarà prorogato di un

NOTIZIARIO

Pac, le coop agroalimentari: lottare contro i tagli al budget

anno”. “Il ritardo c’è - ha concluso De Castro - e lo slittamento è dunque verosimile. In tal caso sarà prolungata di un anno anche l’efficacia del Psr-Programma di Sviluppo Rurale 20072013”.

La crisi “rivaluta” il settore primario agli occhi dei giovani Nel nostro Paese, fino a 10-15 anni fa, i giovani scappavano nelle città per cercare lavoro in fabbrica. Adesso tutto questo si sta modificando, un po’ a causa della crisi del comparto industriale, un po’ perché sta cambiando la cultura. Oggi molti giovani restano in campagna, la produzione agricola non è vista più come un’attività residuale o poco qualificata”. “L’agricoltura sta tornando a essere considerata un settore fondamentale, è una delle attività più belle”. Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, intervenendo nel corso della trasmissione “Uno Mattina”, in onda su Rai Uno. “Il nostro settore agroalimentare, tra mille difficoltà, investe, produce, esporta. Negli ultimi dieci anni la crescita dell’export è stata del 90%, a fronte dell’andamento di altri settori che si trovano intorno al 40%. Questo la dice lunga su quanto il sistema agroalimentare può dare all’economia

nazionale. Anche in questa fase difficile l’agroalimentare mostra una tendenza estremamente positiva e ha riscontri ottimi su quasi tutti i mercati mondiali. Bisogna dire che i consumi delle famiglie si sono attestati, a causa della difficile situazione economica, su livelli bassi, oggi c’è un’attenzione estrema da parte di una fascia di consumatori che non sono in condizione di scegliere prodotti senza pensare al loro valore. Registriamo un ritorno ad acquisti più mirati in termini di quantità, insomma si spreca di meno”. “Il limite del settore - ha spiegato il Ministro - è l’estrema frammentazione delle aziende, oltre al fatto che la filiera soffre per i molti passaggi che troviamo dal produttore al consumatore. C’è da dire, comunque, che il settore è vitale”. www.corriereortofrutticolo.it

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Notiziario Sicuri i prodotti ortofrutticoli: solo tre su mille sono irregolari La frutta, la verdura, il miele, le carni, il latte, i formaggi italiani sono totalmente sicuri. Lo sottolinea Confagricoltura analizzando i dati del ministero della Salute della “Relazione annuale al Piano Nazionale Integrati 2011”, sui controlli sulla sicurezza alimentare. La relazione - spiega l’Organizzazione degli imprenditori agricoli - raccoglie i risultati dei controlli svolti dalle varie Amministrazioni coinvolte nelle attività del ‘Piano nazionale’, in particolare quelli relativi ad alimentazione umana, mangimi, sanità e benessere animale, sanità delle piante, sottoprodotti, zoonosi nell'uomo e nell’ambiente. Ben il 99,7% dei campioni di ortofrutticoli, ed il 99,8% dei prodotti di origine animale sottoposti a controllo sono risultati in regola. Le stesse percentuali di regolarità si sono riscontrate in settori particolari quali i cereali, gli oli, il vino, gli alimenti per l’infanzia. “I dati - osserva ancora Confagricoltura - sono significativi perché i controlli sono numerosi, superiori a quelli di altri settori, e riguardano un’azienda agricola su tre”. “La percentuale di irregolarità negli ortofrutticoli ha subito una progressiva diminuzione passando dal 5,6% del 1993 al 0,3% del 2011, a dimostrazione - conclude Confagricoltura - dell’impegno costante degli agricoltori nel garantire la sicurezza alimentare, innovando ed aggiornando le tecniche produttive e utilizzando con estrema accortezza agrofarmaci e medicinali animali”. 18

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Ma Dop e Igp “calamitano” le frodi

Lo scorso anno i Nac hanno sequestrato 3.500 kg di prodotti ortofrutticoli, lattiero caseari e gastronomici con falsi marchi Dop/Igp; individuato 6 quintali di limoni provenienti dall’Argentina commercializzati come Igp nazionali e 1.300 kg di pizze evocanti falsamente Marchi Igp. “La stretta vigilanza del Nucleo Antifrodi Carabinieri (Nac), con la sua attività di intelligence e ispettiva sulla tracciabilità, sulle denominazioni d’origine e sul made in Italy sta portando a risultati significativi, a tutela dei consumatori e dei produttori”, il commento di Confagri. “Riteniamo fondamentale che i Nac proseguano anche nella lotta alle frodi internazionali, in sinergia con l’Interpol, perché è enorme il danno commerciale e di immagine che producono all’estero la contraffazione e l’agropirateria”.

Tempi dimezzati per il via libera ai marchi d’origine Il Parlamento dell’Unione Europea ha approvato il cosiddetto “pacchetto qualità”, provvedimento con cui dovrebbero essere introdotte diverse importanti novità: le tempistiche per ottenere il riconoscimento di marchi d'origine come Dop, Igp e Stg, sui prodotti dovrebbero dimezzarsi. Viene inoltre introdotta un'etichetta specifica per i prodotti di montagna.

Sisma in Emilia, Gardini chiede una proroga delle tasse Una proroga della sospensione del pagamento delle tasse “che passi attraverso una selezione di aziende e di abitazioni realmente colpite dal sisma”. Lo ha chiesto il presidente di Confcooperative Emilia-Romagna e di Fedagri-Confcooperative Maurizio Gardini nel corso del suo intervento, in rappresentanza dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, durante la visita del Ministro dell’Agricoltura Mario Catania i territori colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio. L’attuale sospensione dei pagamenti, prorogata al 30 novembre “non consente di far fronte alle reali esigenze di una fase così delicata quale quella della ricostruzione”. Il presidente Gardini ha elogiato “il buon lavoro fin qui svolto di intesa tra le organizzazioni, le parti sociali e la regione Emilia Romagna, grazie al quale si è riuscito a fronteggiare l’emergenza e a porre le basi per una efficace risposta alla ricostruzione”. Quanto agli stanziamenti decisi dal Governo (gli 8 miliardi della Legge 122 del 1 agosto 2012, che vanno ad aggiungersi ai 130 milioni circa di risorse stanziate con la misura 126 del Piano di Sviluppo Rurale), si tratta secondo Gardini di “risorse importanti che vanno utilizzate al meglio e in tempi brevi”. Gardini ha infine lanciato un invito a istituzioni, banche, imprese ed organizzazioni imprenditoriali affinché “ciascuno faccia i propri sforzi al fine di dare rapidità ed efficienza alla ricostruzione”. O t t o b r e

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L’indice Ismea dei prezzi all’origine dei prodotti agricoli tocca a settembre quota 136,6 (l’indice è calcolato in base 2000=100), facendo registrare un aumento del 4,7% su base mensile e del 7,9% su base annua. All’origine di questo picco una serie di incrementi congiunturali che hanno interessato sia il comparto delle colture vegetali sia quello zootecnico. Per l’aggregato delle coltivazioni ha fatto registrare infatti una crescita mensile dei prezzi del 6,2%, con aumenti superiori alla media per ortaggi (+15%), frutta (+13,6%), oli (+9,6%) e vini (+7,9%). Nei settori ortofrutticoli, spiega Ismea, i rialzi risentono della diversa composizione del paniere rispetto ai mesi estivi, mentre sul rimbalzo dell’olio hanno inciso le tensioni sui mercati spagnoli. Passando al confronto su base tendenziale (settembre 2012 su settembre 2011), le rilevazioni dell’Istituto indicano variazioni significative per le colture vegetali (+13,8%). Incrementi a due cifre si rilevano anche per cereali (+13,9%), ortaggi (+17,9%) e per la frutta (+12,3%) che risente, in particolare, dei rincari di mele e pere, di riflesso al calo della produzione.

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In 40 anni l’Italia ha perso il 28% della Sau E ora si teme per la carenza di materia prima Il suolo come bene comune e risorsa preziosa per l’agricoltore, da tutelare e preservare dalle minacce derivate dal suo sfruttamento; è questo il commento di Assofertilizzanti - Associazione nazionale produttori di fertilizzanti che fa parte di Federchimica- all’indomani della presentazione del rapporto del Ministero dell’agricoltura sulla condizione del consumo del suolo e dell’agricoltura in Italia. L’allarme lanciato dal Ministero si fonda anche sulla consapevolezza che una sempre crescente cementificazione possa conseguire in perdita di fertilità, di produttività, bellezza e cultura. Dal 1971 al 2010, infatti, è stato perso il 28% della superficie agricola utilizzata, un’area grande come la Lombardia, la Liguria e l’Emilia Romagna: ed è proprio in queste regioni che, negli ultimi 50 anni, è stato registrato il maggior incremento di popolazione. Il 46% degli italiani è preoccupato dal rischio che l’agricoltura non riesca a produrre cibo a sufficienza per tutti.

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A settembre volano i prezzi all’origine di frutta e verdura

Meno agrofarmaci nei campi Agrofarma - Associazione nazionale imprese agrofarmaci che fa parte di Federchimica - esprime la sua soddisfazione dopo aver rilevato la diminuzione dell’utilizzo di fitofarmaci in agricoltura dell’1% nel 2011 rispetto al 2010, e del 3,6% negli ultimi 10 anni. I costanti investimenti in ricerca e sviluppo da parte delle aziende del settore, pari a circa il 6% del loro fatturato complessivo, sono esplicito segnale dell’adozione di tecnologie sempre più avanzate e rispettose dell’ambiente, che hanno permesso una costante ri-

duzione delle dosi d’impiego. Nel ventennio 1990-2010, infatti, si è registrato un calo del 32% nel consumo nazionale di agrofarmaci, passando dalle 141.200 tonnellate del 1990 alle 95.830 del 2010. Secondo i dati pubblicati sono sempre le regioni settentrionali a distribuire la maggior quantità di prodotti fitosanitari (50,9%) precedendo il meridione (37,1%) e il centro Italia (12%), dati piuttosto in linea con quanto rilevano l’anno precedente sul 2010. Gli insetticidi si riducono del 2,1%, gli erbicidi del 14,4%.

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Notiziario Nunhems punta su Balzac F1, peperone rosso prismatico

Un ibrido dal ciclo medio precoce, con una produzione molto abbondante e continua per tutto il ciclo colturale, dal frutto regolare, consistente e molto pesante. Sono queste alcune delle caratteristiche principali che contraddistinguono Balzac F1, il peperone rosso prismatico Nunhems. Dal punto di vista colturale, la pianta si presenta forte e compatta, con fogliame coprente di colore verde scuro. Le tolleranze alla partenocarpia e al cracking si coniugano con una produttività elevata e costante. Balzac F1 è ideale per la coltivazione in serra e tunnel con trapianto invernale, primaverile e di inizio estate in tutti gli areali più vocati d’Italia. Il frutto di Balzac F1 ha la polpa molto spessa, di colore verde intenso che vira fino al rosso pieno. I frutti sono portati pendenti e ben scalati sulla pianta. Giovanni Orioli, sales specialist Peperone Nunhems, ha aggiunto: “Balzac F1 è un peperone dall’ottimo peso specifico, con uniformità di pezzatura anche nei palchi alti, con frutto tri-quadrilobato e superfice molto liscia. Le caratteristiche di uniformità e pesantezza durante tutto il ciclo colturale, rendono Balzac F1 la soluzione ideale sia per la produzione, sia per la grande distribuzione”. La gamma Nunhems comprende 28 specie e circa 2.500 varietà. 20

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Aglio “Pallavicino” nel registro varietà La varietà di aglio bianco piacentino, denominata “Pallavicino” è stata iscritta nel registro nazionale delle varietà dei prodotti sementieri. La “Pallavicino” è frutto di un attento lavoro di selezione operato nell’ambito del Consorzio A.Bi.Pi. di Monticelli d’Ongina (Piacenza) a partire dall’aglio tradizionale della zona, il “Bianco Piacentino”. “La nostra priorità - spiega Davide Catta-

dori presidente di A.Bi.Pi. - è di poter garantire al consumatore la varietà che da tempo viene coltivata nel territorio piacentino e, quindi, l’origine del prodotto”. “L’iscrizione nel registro nazionale delle varietà è motivo di grande soddisfazione per il Consorzio A.Bi.Pi., che da subito ha creduto in questo obiettivo: ora il nostro Consorzio figura tra le pochissime aziende italiane ad aver ottenuto un riconoscimento di questo tipo”. A parlare è ancora Cattadori, che aggiunge: “Siamo orgogliosi di apprendere che il Ministero ha riconosciuto la qualità e l’origine del nostro aglio, e auspichiamo che ciò rappresenti per i produttori del territorio un’occasione di farsi ulteriormente apprezzare”.

Poche ma buone le nocciole cuneesi, Turchia in ripresa Si avvia alla conclusione la campagna di raccolta delle nocciole nel Cuneese, tra i prodotti simbolo dell’agricoltura locale. Nei noccioleti più a valle, rileva Confagricoltura, si registrano rese in calo anche del 30%. Sui terreni posti ad altitudini maggiori invece la situazione è diversa, con produzioni in aumento anche del 20%, soprattutto se in presenza di noccioleti in giovane età e potati in maniera oculata. La qualità della produzione si conferma su buoni livelli, mentre sotto l’aspetto cromatico si hanno nocciole leggermente più giallastre a causa del caldo intenso dell’estate. Per quanto riguarda le indicazioni di prezzo, le quotazioni sono altalenanti ma superiori a 200 euro al quintale. Gli umori dei produttori tuttavia sono discordanti perchè i noccioleti situati nelle zone alte hanno buone produzioni con rese superiori allo scorso anno, mentre coloro che per ubicazione hanno noccioleti nei fondovalle e in zone basse hano risentito maggiormente dell’anomalo andamento climatico dell’anno in corso. La pioggia è stata provvidenziale soprattutto per le piante che manifestavano stati di sofferenza al limite della sopravvivenza, specie laddove il terreno è più povero o situato in zone più esposte. Chi è riuscito a completare la raccolta prima delle piogge ha un prodotto con un’umidità relativa ottimale. Le nocciole piemontesi devono tuttavia fare i conti con l’aumentata concorrenza della Turchia che prevede raccolti in deciso rialzo rispetto allo scorso anno, quando invece il Paese sul Bosforo, principale produttore mondiale di nocciole, registrò una delle annate meno floride dell’ultimo decennio. O t t o b r e

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Due giorni densi di appuntamenti e convegni sulla produzione, la commercializzazione, il consumo e le prospettive della pataticoltura in Italia: li prevede la sedicesima edizione dell’Incontro Nazionale sulla Patata in programma a Bologna l’8 e il 9 novembre nell’ambito della fiera agricola Eima, che si svolge nel capoluogo emiliano nello stesso periodo. Organizzato dal Centro di Documentazione per la Patata di Bologna (Cepa), l’evento, che è stato presentato al Macfrut da Augusto Renella e Luciano Torreggiani, rispettivamente coordinatore e presidente del Cepa, vedrà la partecipazione di numerosi rappresentanti delle istituzioni ed autorevoli professionisti ed esperti che si confronteranno sull’attualità e sui futuri scenari del settore pataticolo italiano. Un comparto che conta una produzione annua di circa 1,7 milioni di tonnellate per una superficie coltivata di oltre 60.000 ettari. Grazie ad una buona tradizione produttiva, basata su moder-

ne tecniche di coltivazione, la produzione pataticola italiana presenta un livello qualitativo decisamente elevato. L’incontro si incentrerà proprio sulla “Competitività della produzione italiana di patata”. Un tema che sarà affrontato in tutte le sue diverse sfaccettature. La due giorni sarà condotta da due giornalisti d’eccezione, il noto gastronauta Davide Paolini di Radio 24 - Il Sole 24 Ore e Michele Mirabella, noto volto televisivo di Rai 3. All’appuntamento bolognese faranno da cornice una speciale Mostra Fotografica ed una interessante Mostra Pomologica, nonché l’unico Museo della meccanizzazione agricola nella pataticoltura e una grande riproduzione in scala della diffusione geografica della pataticoltura in Italia.

Cesab celebra i 70 anni e va a caccia del carrello più antico

Impermeabili e silenziose le nuove macchine Cgm

Cesab Carrelli Elevatori Spa raggiunge quest’anno il traguardo dei 70 anni. Fondata il 10 dicembre del 1942, rimasta per quasi 60 anni in mani emiliane (Gruppo Maccaferri), Cesab divenne in pochi decenni l’indiscusso leader italiano del mercato dei carrelli elevatori. Ulteriormente consolidatasi negli anni Novanta, anche grazie alla collaborazione con Pininfarina che ha portato al lancio del leggendario modello Blitz, dal 2000 è entrata nella sfera di controllo Toyota, all'interno della quale non rappresenta solamente uno stabilimento produttivo, ma anche e soprattutto un polo tecnologico di eccellenza. Da quando Cesab (prima in Italia) ha prodotto il suo primo carrello elevatore elettrico nel 1951, lo stabilimento di Borgo Panigale ha continuamente esteso, aggiornato ed innovato la propria gamma, realizzando prodotti spesso

Resistenti all’acqua e silenziosi: sono i nuovi carrelli frontali elettriciCAT della gamma EP1320(C)PN(T) presentati da CGM. I nuovi carrelli hanno già raccolto consensi da parte di molti utilizzatori. Grazie all’impiego di organi meccanici sigillati o dotati di grado di protezione IP54, e in virtù di una rumorosità di soli 66-67 dB(A), i nuovi carrelli frontali elettrici CAT della gamma EP13-20(C)PN(T), presentati al mercato dalla CGM, si prestano in modo ideale alle applicazioni negli ambienti più umidi o polverosi e assicurano il massimo comfort per l’operatore. Commercializzati in Italia da alcuni mesi ad opera di CGM, distributore unico di CAT Lift Trucks, i nuovi carrelli hanno già raccolto consensi da parte di molti utilizzatori. La famiglia EP13-20(C)PN(T) comprende in tutto 14 modelli.

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riconosciuti “indistruttibili” per la grande affidabilità sempre dimostrata. Questa fama è stata ancor più rinforzata dall'introduzione del Toyota Production System (Tps) a partire dal 2001, che ha consentito un’ulteriore evoluzione dello stabilimento produttivo. Distribuito in Italia attraverso la consolidata rete BT/Cesab, la più vasta rete commerciale italiana con oltre 60 organizzazioni di vendita e assistenza, il marchio Cesab sta registrando una forte crescita anche in Europa. Toyota Material Handling Italia vuole sì celebrare l’anniversario del marchio ma anche riuscire a dimostrarne la meritata fama: è stata avviata una ricerca per ritrovare il carrello Cesab più vecchio ancora funzionante. Per informazioni, visitare il sito: www.cesab-history.eu/it

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NOTIZIARIO

A Bologna l’8 e il 9 novembre la 16ma edizione dell’Incontro nazionale sulla patata

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Roncaglia&Wijkander

Ricca di vitamine A, B, PP e C, ideale come coadiuvante della cura degli stati influenzali

Ricca di antiossidanti contro l'invecchiamento

Effetti benefici sulla microcircolazione Una sferzata di energia, ideale per chi pratica sport

Rosaria è l'arancia rossa coltivata alle pendici dell'Etna da un gruppo di produttori associati secondo rigorose tecniche di produzione integrata. Fresca, succosa, profumata e con la caratteristica pigmentazione “rossa”: infatti, grazie alla forte escursione termica tra il giorno e la notte, si accelera il processo di pigmentazione che fa diventare rosse le arance e che dà loro un'inconfondibile ricchezza organolettica.

Oggi Rosaria è anche una spremuta 100% di arance rosse, sempre fresca e disponibile tutto l’anno.

Finanziato con i contributi della Comunità Europea. Regg. CE 1234/2007 - 543/2011. Programma Operativo 2009/2013. Programma Esecutivo 2012. Azione n. 3


COPERTINA

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PROTAGONISTI

Successo (bio)logico ●

Antonio Felice

Otto domande a Renzo Piraccini, nato a Cesena, il 6 gennaio 1950. Una carriera da “civil servant” della cooperazione e, in fondo, della Romagna. Un manager che avendo la cooperazione nel dna, aveva detto no a Raffaello Orsero, che l’avrebbe voluto con sé ad Albenga, nel primo gruppo privato italiano dell'ortofrutta. Dal 2011 Renzo Piraccini avrebbe dovuto essere un pensionato ma non gli è stato concesso: il colosso Apofruit non potendo fare a meno del suo uomo-organizzazione, l’ha richiamato quest’anno in servizio permanente effettivo. Che un manager come lui sia un protagonista del settore ortofrutticolo italiano non c’è bisogno lo scriva qualcuno. Il dato è così scontato che pensavamo di lasciarlo fuori da questa rubrica che vorrebbe indicare i nuovi protagonisti. Poi, alla fine, abbiamo dovuto arrederci: di Renzo, anche questa rubrica, non può fare a meno. Per più di una ragione. Ma principalmente perché è ancora un innovatore come ce ne sono pochi. E perché sta vincendo una delle sue partite più difficili: il biologico. Ci ha creduto O t t o b r e

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Da 37 anni nel settore, manager di punta della cooperazione romagnola, Renzo Piraccini racconta come e perché si è lanciato nell’organic. Con ottimi risultati quando nessuno ci credeva. E adesso sono gli altri a venirgli dietro. Dovevamo scegliere qualcuno del biologico e la scelta è stata inevitabile. Ecco le nostre domande e le sue risposte. Dopo una lunga carriera di successo, non ancora finita, nella cooperazione ortofrutticola, si è lanciato nel biologico. Ora, se si chiedeva, almeno fino a un paio di anni fa, ai grandi imprenditori dell'ortofrutta del nostro Paese che cosa pensassero del biologico la risposta era un’alzata di spalle, o una parola buttata lì come un soffio: “Fesserie”. O peggio: “Un imbroglio bello e buono”. Lei invece, che poco ha da invidiare a quei grandi imprenditori sotto il profilo professionale, ci si è buttato fino al collo in questa sfida del bio, ci ha creduto. Perché? Quale la motivazione? La base di ogni attività imprenditoriale è la creazione del valore. Nel settore ortofrutticolo questo è particolarmente difficile perché l’ortofrutta è per gran parte una

“commodity” e non si percepisce il valore creato lungo la filiera. Penso alla nostra attività quotidiana: ritiriamo meloni, pomodori o pere che, dopo aver subito molte manipolazioni e molti costi (confezionamento, refrigerazione, logistica), sono uguali a come il produttore ce li ha portati. Strade per creare valore non ne abbiamo molte e il bio è una di queste. Ma non il bio “commodity” ma il bio come marca - e da qui è nata la strategia di Almaverde Bio - per creare distintività sul mercato e valore per i produttori e la filiera. Poi lavorandoci sopra mi sono progressivamente convinto che il bio è anche portatore di valori che condivido profondamente: prodotti più sani, maggiore rispetto per l’ambiente ma anche un approccio più moderno al tema dell’alimentazione e della salute. Mangiare meno ma mangiare meglio. Proviamo a dire chi è Piraccini. Un creativo, un ottimista, uno speriwww.corriereortofrutticolo.it

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PROTAGONISTI

Copertina mentatore che lancia sfide nuove a getto continuo, nello stesso tempo però prudente, equilibrato, capace di fermarsi per lasciar passare un collaboratore che deve crescere, alla fine forse pure geloso delle sue creature (è umano). In definitiva non si capisce bene chi vinca tra questi Piraccini. Forse ce n'è un altro ancora: una specie di frizione che ogni tanto stacca il motore dall'acceleratore? Credo che in ognuno di noi convivano diverse anime. Il Piraccini padre, il Piraccini marito, il Piraccini manager sono molto diversi tra loro ma in fondo sono solo aspetti diversi di una stessa persona. Ma anche all’interno dell’attività professionale ci sono molte facce. Bisogna far convivere le nuove idee e i nuovi progetti, che in genere sono sempre affascinanti ma non subito redditizi dal punto di vista economico, con i principi della sana gestione. I conti debbono tornare, sempre. Le attività che perdono non sono mai strategiche, per nessuno. Alla base di ogni progetto ci deve essere sempre la creazione del valore, l’efficienza e la sana gestione. Verso la fine della propria attività professionale - e io sono sicuramente in questa fase a 62 anni e dopo 37 anni di lavoro - ritengo che un manager possa dare ancora il meglio se è capace di coniugare l’esperienza e la credibilità che gli hanno dato le cose che ha fatto con le nuove sfide che il mercato ogni giorno gli impone. E poi in fondo sono come un allenatore di una squadra di calcio: definisco la strategia ma poi sono i giocatori che fanno la partita. Ed io ho la fortuna di avere in squadra dei grandi giocatori. E sicuramente privilegio il gioco d’attacco. Afferma che il bio ha un mercato enorme. Eppure è una nicchia. Dunque, che cosa vuol dire? Il biologico rappresenta in Italia una quota inferiore al 2% del mercato alimentare. Il settore cresce ma si tratta ancora di una nicchia. Le potenzialità sono evi24

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denti se consideriamo che in altri paesi si supera l’8% della spesa alimentare, con settori che arrivano al 20%. Numerose indagini evidenziano come almeno il 30% dei consumatori italiani dimostri interesse per i prodotti bio ma poi questa esigenza non si trasforma in un atto di acquisto. Questa sproporzione tra mercato potenziale e mercato reale è la conferma che non si colgono le opportunità di questo settore. In particolare mentre nei negozi specializzati il trend di crescita è costante, in GDO i dati sono contrastanti, a forti crescite spesso seguono repentini cali. Ritengo che la causa principale sia una “banalizzazione” del biologico che sugli scaffali non ha grande appeal. Non mi sembra giusto generalizzare perché ci sono anche esempi virtuosi, ma nel bio spesso la moderna distribuzione ha distrutto valore anziché crearlo. In due-tre avete messo in piedi una marca del biologico italiano che in pochi anni ha saputo aggregare grandi aziende alimentari. Lei afferma che una marca si regge sull'innovazione e, infatti, Almaverde Bio lancia idee innovative tutte finalizzate lì: avvicinare il biologico al consumatore, mettere il biologico a disposizione di tutti. Parlando in generale, ci sono idee che vanno e altre che alla prova dei fatti non funzionano. Non le dispiacerebbe che qualcun altro alla fine facesse tesoro di quanto state facendo in Almaverde prendendo le idee buone senza aver faticato a sperimentarle? Almaverde Bio Italia srl consortile, la società proprietaria del marchio che lo concede in licenza esclusiva ai partner, non ha finalità di lucro. Deve investire le royalty in pubblicità e promozione e non può fare statutariamente profitti. Le iniziative che promuove hanno lo scopo di rendere noto il marchio, di dargli visibilità, di connaturarlo con uno stile di vita sano e moderno. Non a caso il claim del marchio è: volersi bene. I progetti devono esse-

re “belli da pensare” non necessariamente devono riscuotere successo commerciale. Cosa molto diversa sono le iniziative imprenditoriali dei licenziatari che hanno come scopo fondamentale quello di vendere, di fare margine commerciale. Ritengo che avere scorporato la parte istituzionale/patrimoniale in un contenitore (il consorzio) rispetto alla parte commerciale/gestionale (le singole imprese licenziatarie) sia uno dei motivi di successo di Almaverde Bio. Gli obiettivi alla base di questo progetto erano due : costruire una marca nota nel bio e avere costi pubblicitari sostenibili. Se grandi imprese di marca come Saclà o Fileni si riconoscono, per quanto riguarda il biologico, in questo progetto significa che ce l’abbiamo fatta. Non era facile nè scontato. Ci sono tante persone che devo ringraziare, perché il merito del successo è più loro che mio: il primo è Paolo Pari, il direttore di Almaverde O t t o b r e

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La concorrenza oggi. Sempre più spietata. Anche nel biologico. Non vi fanno paura le marche private delle grandi catene? Non sarebbe più comodo produrre biologico per loro? In ortofrutta la private label è la base dell’attività e per il gruppo Apofruit è circa il 60% del fatturato. Anche nel biologico produciamo per la marca privata, non ho preclusioni ideologiche. Ma nel bio la marca privata non funziona bene, non ha sufficiente appeal nei confronti del consumatore e questo è uno dei motivi per cui in GDO il biologico non ottiene i risultati sperati. Terz’ultima domanda: cosa pensa della globalizzazione (dentro e fuori dal nostro Paese)? O t t o b r e

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Penultima domanda: che futuro ha la cooperazione agricola (dentro e fuori dal nostro Paese)? La cooperazione rappresenta una forma di aggregazione estremamente importante in tutto l’agroalimentare. Non solo in Italia ma anche in Europa le imprese più grandi ed efficienti di molte filiere sono spesso cooperative o società di capitali controllate da cooperative. Ritengo che la cooperazione sia una forma moderna di impresa che ha nel suo dna alcune caratteristiche distintive che possono rivelarsi molto preziose anche per il futuro: lo stare

insieme e la solidarietà come valore. La sfida è come coniugare questi concetti con l’efficienza, la rapidità decisionale e l’accesso al mercato dei capitali. Per questo credo che forse occorrerà adeguare il modello per essere più attrattivi verso imprenditori di dimensioni medio- grandi o i fornitori di capitale . Non c’è una formula societaria che garantisca il successo imprenditoriale. Credo che alcune attività sia meglio farle insieme ad altri piuttosto che da soli, che sia più facile raggiungere risultati positivi se si coopera.

PROTAGONISTI

Bio, che realizza le cose meglio di come io le penso e l’altro è Pino Calcagni che è stato il primo a credere nel progetto e a sostenerlo.

La globalizzazione è la realtà del mercato con cui ci dobbiamo confrontare, non è una ideologia né un concetto astratto. Ogni giorno per vendere i nostri prodotti, sia sul mercato interno che internazionale, dobbiamo farci preferire rispetto ad altri fornitori o ad altre zone di produzione. Questo porta ad una competizione esasperata, spesso neanche tanto corretta, che certamente comporta più problemi che opportunità. Ma questo è lo scenario. Mi sento di fare due considerazioni su questo tema: per globalizzarsi servono imprese grandi, molto grandi. Il problema delle dimensioni ridotte delle imprese è certamente un limite strutturale del sistema ortofrutticolo italiano. Qui piccolo è bello non vale e ne dovremmo trarre le dovute conseguenze. Il secondo aspetto riguarda la competenza: non è possibile che Cina, Corea e gli altri stati del mondo trattino per l’import in Europa con Bruxelles e per quanto riguarda l’export - e tutte le problematiche connesse come le barriere fitosanitarie - ogni paese della Ue debba confrontarsi direttamente in bilaterale con ognuno di questi. Stiamo pagando cara, in termini di mancato export sul mercato internazionale, questa impostazione sbagliata. Anche su questo, come per molti altri temi, è auspicabile che l’Europa diventi l’interlocutore unico.

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Ultima domanda: che futuro ha l'ortofrutta italiana? Ritengo che l’ortofrutta continuerà, ancora per molti anni, ad essere uno dei comparti più importanti della economia italiana. Alcune filiere si ridimensioneranno ma altre, mi auguro, si svilupperanno. E’ necessario che capiamo che la produzione locale a km zero e la capacità di competere sui mercati internazionali sono due elementi che possono, anzi, devono coesistere, se vogliamo che la nostra ortofrutta abbia un futuro, che i nostri agricoltori abbiano un reddito dignitoso. Per alcune tipologie di impresa agricola dovremo anche favorire il rapporto diretto con il mercato o il consumatore ma per crescere nel mercato globale, per le grandi colture meccanizzabili - mele, kiwi, agrumi e molte altre specie - occorrono grandi ed efficienti strutture di commercializzazione. Mi auguro che le scelte che la Unione Europea farà sulla politica agricola comune dei prossimi anni siano lungimiranti. Non vorrei che ripetessimo errori del passato, penso alla riforma del settore bieticolo saccarifero che ci ha visto ridimensionare un settore strategico. Sull’ortofrutta ci sono tutte le condizioni perché questo ridimensionamento non ci sia. Certo anche qui, il futuro è nelle nostre mani e nelle scelte che sapremo fare. editor@greenmed.eu www.corriereortofrutticolo.it

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Promossa. Con riserva ●

Mirko Aldinucci

Macfrut, tutto sommato, è riuscito a tenere la crisi fuori dal quariere fieristico cesenate, proponendo iniziative interessanti e garantendo un discreto business alle aziende presenti. Ma, dicono in molti, sconta ancora un gap di internazionalizzazione. Per Carlo Bianchi, coordinatore di Fruitimprese, è “positivo lo spirito della fiera, che vuole mantenersi punto di riferimento per il sistema ortofrutticolo nazionale e luogo di incontro fra specialisti, con visite della Gdo nazionale, case sementiere, aziende del packaging. La presenza del Ministro dell’agricoltura è stata un’importante dimostrazione di interesse da parte del governo verso il settore e ha assicurato grande visibilità mediatica al Macfrut. Significativa anche la partecipazione dell’assessore all’Agricoltura dell’Emilia Romagna Tiberio Rabboni”. “Buona - annota ancora Fruitimprese - la presenza degli operatori commerciali italiani compresi i buyers della Gdo nazionale. Ancora scarsa, invece, quasi assente, la Distribuzione Moderna europea: una lacuna che limita l’eO t t o b r e

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Gli espositori del Macfrut di Cesena esprimono un giudizio sostanzialmente positivo sulla rassegna, ma molti evidenziano la carenza di interlocutori stranieri

Da sinistra in alto, in senso orario: Raffaele Spreafico, Carlo Bianchi, Edoardo Ramondo, Paolo Renzo Mauti, Gerhard Dichgans e Giancarlo Minguzzi

vento fieristico, la cui una connotazione è quasi esclusivamente nazionale”. “I convegni - concude Bianchi - sono stati troppo numerosi e, svolgendosi in contemporanea, poco partecipati. Da riconsiderare, a nostro avviso, la programmazione, prendendo ad

esempio Asia Fruit Logistica o il Pma in cui, per favorire l’affluenza, i convegni si svolgono a fiera chiusa e trattano pochi ma importanti argomenti”. “Macfrut - esordisce Raffaele Spreafico della Spa di Dolzago si è ormai consolidato come punwww.corriereortofrutticolo.it

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MACFRUT

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to di incontro dell’industria italiana con il canale retail e tradizionale. Il livello di professionalità della partecipazione è aumentato nelle ultime edizioni, gli elementi di approfondimento garantiti dalla convegnistica sono di crescente interesse e professionalità. Per noi, insomma, il bilancio è positivo”. “Siamo particolarmente soddisfatti - dichiara Edoardo Ramondo, Ad di T18 - di aver partecipato all’evento con l’azienda siciliana Ferrisi, leader nella produzione di pomodoro cuore di bue e costoluto, con cui collaboriamo da oltre 50 anni. Interessanti i contatti con buyers internazionali: oltre a rafforzare la presenza di prodotti T18 in Francia sono state avviate relazioni con la Svizzera e la Polonia che hanno ancora una volta confermato l’interesse del mercato europeo per la qualità ortofrutticola italiana”. Giancarlo Minguzzi, presidente dell’omonima società consortile di Alfonsine e presidente di Fruitimprese Emilia Romagna, associazione che riunisce le grandi imprese private commerciali dell’ortofrutta per un fatturato di 700 milioni di euro/anno e il 60% di export, ha avuto una buona impressione della fiera cesenate “sia in termini di affluenza che di incontri commerciali soprattutto da parte dei buyer italiani, meno di quelli stranieri”. “La presenza poi del ministro Catania per due giorni consecutivi ha confermato che vi é molto interesse da parte delle istituzioni e che la Romagna é il fulcro della frutticoltura italiana. In generale si può dire che si é invertito il trend negativo degli ultimi anni”. Per Renzo Piraccini, numero uno di Apofruit Italia “il miracolo ancora una volta si è ripetuto: una città di provincia, una struttura fieristica oggettivamente non all’altezza di una esposizione di alto livello, una situazione economica difficile - tutti elementi che suscitavano grande preoccupazione - mescolati insieme hanno fatto uscire una granwww.corriereortofrutticolo.it

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Due giorni da superstar. Il Ministro Catania sprona e stuzzica il settore: «Ha ampi margini» Un Mario Catania superstar quello protagonista per due giorni a Macfrut. Ha iniziato partecipando al convegno di Coldiretti “L’ortofrutta firmata dagli agricoltori italiani”, poi è intervenuto all’appuntamento convegnistico di Cia e Confagri, quindi ha girato gli stand stringendo mani e confermando di saperne molto di più dei suoi predecessori. “Sull’articolo 62 sono ottimista, ho molte speranze”, ha detto. “Sarà però importante che tutte le organizzazioni accompagnino l'attuazione della norma. Qualcosa poi si muove sul fronte del valore al produttore: alcuni attori della Gd iniziano a ragionare in modo diverso su questi problemi anche per aiutare il produttore a bypassare alcuni problemi. Spero questo derivi anche da quello che abbiamo mosso noi con l’art. 62 dopo un aspro confronto con la Gd nei mesi scorsi. L’iniziativa di Coldiretti, attraverso il marchio Fai, è particolarmente interessante ma il marchio deve andare al di là dell’italianità del prodotto anche perché già la normativa comunitaria impone la comunicazione al produttore. Fai deve comunicare in termini di valore aggiunto e qualità”. Catania si è poi soffermato sull’andamento dei consumi, scesi negli ultimi 15 anni: “Un assurdo nel Paese della dieta mediterranea. Perché assistiamo a questa discesa? Un po’ a causa della produzione troppo frammentata ma anche per colpe della Gd che ha cercato di piegare il prodotto alla sua logistica e a proprie esigenze facendo violenza al prodotto e facendo disamorare il consumatore”. Il ministro dell’Agricoltura ha poi dichiarato come la partita importante da giocare sia sull’innalzamento della qualità.

Altro nodo, quello della regolamentazione europea: “Il sistema Italia deve farsi qualche domanda in più. Il livello di produzione associata è fermo da 10 anni e questo non va bene. La regolamentazione a Bruxelles però continua a incepparsi: assistiamo a un continuo stop and go sulla Pac per esempio. Bisognerà tornare ad aprire un confronto in Italia sulla questione e poi andare a parlarne in Parlamento europeo”. Ulteriore punto trattato l’export, con i dati 2011 definiti “moderatamente positivi”. “Non è abbastanza, non è sufficiente”, ha tagliato corto Catania. “Le potenzialità del settore sono molto maggiori, dovremmo prendere come riferimento quello che ha saputo fare il vino in termini di marketing, oltre che di export”. “Se mi si chiede se l’aggregazione dell’offerta è una risposta per l’ortofrutta italiana - ha detto ancora il Ministro - non posso che rispondere sì. Nello stesso tempo è evidente che non può essere l’unica risposta. Penso al Mezzogiorno dove ci sono condizioni di mercato particolari. È evidente che ci dobbiamo occupare di riorganizzare quella parte del mondo produttivo del Paese”. E la cooperazione? “Deve mantenere le sue caratteristiche peculiari per non correre il rischio di proseguire nel percorso di omologazione con le imprese private”. (M.Ald.)

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mirko.aldinucci@corriereortorfrutticolo.it O t t o b r e

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L’articolo 62 “spacca” la filiera

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de edizione di Macfrut 2012. Cose da migliorare ce ne sono ma la formula ha retto. Mi sembra che gli operatori percepiscano, ora più che mai, l’importanza di avere una fiera per la filiera ortofrutticola italiana. E certamente una Fruit Logistica così grande e dispersiva crea opportunità interessanti per fiere a dimensioni “più umane” come Macfrut”. “È andata molto bene, abbiamo avuto elogi e consensi”, commenta Massimo Pezzuolo di OPO Veneto, che ha partecipato attivamente alla ideazione e progettazione di “Piazza Lusia”. “Davvero tanti i contatti utili”. “Dopo una partenza sottotono spiega Gerhard Dichgans del Vog - il secondo giorno la fiera è entrata nel vivo. Abbiamo avuto numerosi contatti e quest’anno, rispetto alle edizioni precedenti, è stata forte la presenza di operatori del settore provenienti dall'estero. Siamo stati particolarmente lieti di incontrare partner e clienti, che si sono dimostrati particolarmente interessati. Particolarmente interessante la scaletta dei convegni e dei congressi. Ho apprezzato la loro qualità e la attualità dei temi trattati”. Paolo Renzo Mauti, amministratore delegato di Fruttital, riconosce a Macfrut di aver offerto alla società ligure la possibilità di incontrare molti dei principali clienti e alcuni nuovi potenziali contatti. “Interessanti commenta - alcune soluzioni tecnologiche e di packaging viste in esposizione in fiera”. L’amministratore delegato di Simba Alessandro Canalella definisce la fiera romagnola appena conclusa come “un’ottima opportunità per condividere con i partner le strategie di sviluppo del marchio “F.lli Orsero” e i progetti futuri”. “Contestualmente - aggiunge - abbiamo colto l’occasione per presentare e illustrare il nostro piano media per l’ultimo trimestre del 2012”.

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Tra i temi trattati a Cesena gli effetti della normativa che dal 24 ottobre ridefinisce i rapporti tra produzione e distribuzione, con quest’ultima fortemente critica È uno dei temi caldi e a Macfrut se n’è parlato in lungo e in largo, soprattutto nella giornata inaugurale: l’articolo 62 che diventa operativo il 24 ottobre punta a stabilire un rapporto fornitore-cliente più “rigido” con tempi massimi di pagamento, obbligo di contratto scritto, divieto di imporre condizioni gravose o retroattive. Nel momento in cui scriviamo manca solo un regolamento attuativo, al vaglio del Consiglio di Stato. Favorevoli i produttori mentre il mondo della distribuzione è in subbuglio. La Regione Emilia ha organizzato un convegno sui rapporti di fornitura nella filiera. “L’Italia non dev’essere lasciata sola in questo percorso - ha commentato l’assessore regionale all’Agricoltura dell’Emilia-Romagna Tiberio Rabboni - altrimenti i grandi gruppi internazionali, frenati da queste normative, potrebbero decidere di rivolgersi altrove”. In Europa l’interesse per le nuove norme italiane è comunque alto. Lo ha testimoniato il ricercatore Roberto Della Casa (“inglesi e statunitensi guardano con interesse al nostro articolo 62”) e Carlo Sacchetto, capo della segreteria tecnica del ministro: “Il percorso europeo per dei rapporti di fornitura equi è, ad oggi, impantanato. Proprio per questo la nostra normativa potrebbe essere la base di partenza per un’iniziativa comunitaria”. Anche all’affollatissimo convegno “Art. 62 - transazioni commerciali della filiera agroalimentare” promosso da ConsulenzaAgricola.it si è parlato delle nuove regole. Il settore agricolo e zootecnico, è stato detto, deve anche considerare che a sua volta è acquirente di prodotti agricoli (mangimi, foraggi, etc.) che dovrà pagare entro i termini di 30 o 60 giorni. Mentre diversi gruppi, sia della DO sia della GD, stanno allungando i tempi dei pagamenti dei fornitori: da un lato i retailer potrebbero essere convinti che all’ultimo momento otterranno una qualche sorta di proroga. Oppure, come comincia ad affacciarsi alla mente di molti account e dirigenti di impresa, questo atteggiamento potrebbe essere rivolto ad accumulare liquidità per poi, all’entrata in vigore della norma, proporre dilazioni o rinegoziazioni dello scaduto. ● www.corriereortofrutticolo.it

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CSO

ASTER

FAI

Nuova e più esaustiva la banca dati on line

Enterprise Europe, network per l’estero

Brand degli agricoltori Progetto Coldiretti

È stato il Ministro Mario Catania ad inaugurare allo stand del Cso la nuova banca dati on line lanciata in anteprima al Macfrut e disponibile in versione “open” all’indirizzo internet http://nuovo.csoservizi.com// La banca dati on line di Cso, attiva dal 1999, rappresenta oggi un punto di riferimento per conoscere i dati e le informazioni più aggiornate sul settore. I servizi on line, nella nuova versione del sito presentano una maggiore interattività e una apertura ai socialnetwork. La nuova banca dati on line contiene informazioni sui consumi, previsioni di produzione, andamento del mercato e delle produzioni sia frutticole che orticole; disponibili inoltre numerosi contenuti media, una sala stampa virtuale, immagini video e foto in continuo aggiornamento a disposizione del sistema produttivo ma anche dei consumatori interessati a conoscere cosa ci sta dietro un prodotto acquistato al supermercato. “I servizi on line - ha dichiarato Paolo Bruni , Presidente di Cso interpretano il bisogno sempre più forte dell’Italia di fare sistema coinvolgendo tutti i protagonisti della filiera”. “In questi anni - ha detto Mario Tamanti, consigliere delegato Cso - sono stati fatti passi da gigante sul fronte della fruibilità delle informazioni e Cso è un punto di riferimento in Italia. Dal 2004 ad oggi la banca dati Cso ha registrato oltre un milione di visitatori unici”.

Union Camere Emilia-Romagna e Aster hanno presentato, nell’ambito di Macfrut 2012 la rete Enterprise Europe Network, rete europea a supporto della competitività ed innovazione delle piccole e medie imprese. Nata nel 2008 su iniziativa della Commissione Europea, offre un sistema integrato di servizi per supportare le aziende nell’individuare nuovi partner commerciali e tecnologici all’estero e per favorire l’innovazione e il trasferimento tecnologico, grazie al coinvolgimento delle Camere di Commercio, Agenzie di Sviluppo regionali e Centri Tecnologici, per un totale di 600 punti di contatto in 49 paesi attraverso l’Europa. “L’evento odierno - ha spiegato nella sua introduzione Alberto Zambianchi, presidente della camera di Commercio di Forlì-Cesena - dà alle imprese presenti a Macfrut la possibilità di entrare in contatto con operatori stranieri e stipulare delle collaborazioni internazionali. Parallelamente consente alle aziende straniere di ampliare la conoscenza del mercato ortofrutticolo e delle opportunità di business presenti in Italia”. “Iniziative come queste hanno lo scopo di contribuire in maniera concreta ad ottimizzare le politiche pubbliche a sostegno del settore agro-alimentare e favorire l’internazionalizzazione delle imprese emiliano-romagnole. L’apertura ai mercati esteri è di fondamentale importanza per favorire l’uscita dalla crisi dell’agroalimentare”.

Il consumatore italiano sarebbe sempre più orientato verso il consumo di prodotti ortofrutticoli nazionali. Questo almeno è quanto emerso al convegno promosso da Coldiretti Emilia Romagna, “L’ortofrutta Firmata dagli Agricoltori Italiani”. Secondo i dati presentati dall'economista Gian Luca Bagnara, nel primo semestre 2012 sono auzmentati i volumi di acquisto delle prugne (+14%), delle nettarine (+13%), delle angurie (+6%) e delle fragole (+3%), mentre sono diminuiti gli acquisti di frutta esotica (-11% in quantità e -6% in valore). Nel settore delle pesche e nettarine, produzioni simbolo dell’agricoltura emiliano romagnola, i prezzi e gli acquisti al consumo secondo i dati presentati da Bagnara - hanno premiato il prodotto di qualità elevata, mentre hanno penalizzato le produzioni di qualità più scarsa. I prezzi spuntati al consumo non si sono però tradotti in un deciso vantaggio per il prezzo pagato ai produttori. “Una filiera troppo lunga, con passaggi prolungati, con tre, quattro intermediari dal produttore al distributore finale - ha detto il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello - appesantisce il prezzo finale del prodotto ortofrutticolo a scapito del primo anello della filiera. Da qui nasce il progetto FAI, che si propone di tagliare i troppi passaggi del cibo dal campo alla tavola che alimentano le speculazioni ma anche gli sprechi”. FAI commercializzerà solo prodotti nazionali.

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Carrello della spesa più leggero E si rinuncia a frutta e verdura Nell’ultimo anno una famiglia su tre ha alleggerito il carrello alimentare e il 41,4% dei nuclei familiari che hanno ridotto gli acquisti ha ammesso di aver diminuito gli acquisti di frutta e verdura. Colpa dei prezzi al consumo troppo variabili, dell’educazione a una sana alimentazione non ancora radicata, della minore capacità di spesa che induce a considerare la frutta un “lusso” e a comprare cibi dal basso costo ma dall’elevato contenuto calorico. È quanto emerge da un’analisi di Confagricoltura, Cia-Confederazione italiana agricoltori, Fedagri-Confcooperative, Legacoop agroalimentare e Agci-Agrital, presentata in occasione di Macfrut 2012 a Cesena Fiere. Così, nel 2011, ogni famiglia ha acquistato 5 chili in meno di frutta, 3 chili in meno di verdura e 1 chilo in meno di ortaggi surgelati, portando a un calo complessivo dei quantitativi del 2,6 per cento tendenziale, per un totale di 8,3 milioni di tonnellate - spiegano le organizzazioni. In realtà, però, la crisi dei consumi di ortofrutta parte da più lontano: in undici anni, infatti, gli acquisti sono diminuiti del 23 per cento, passando dai 450 chili a famiglia del 2000 ai 347 chili del 2011. Vuol dire che in poco più di un decennio si sono persi per strada oltre 100 chili per nucleo familiare, con conseguenze dirette sulla dieta degli italiani e soprattutto sui redditi dei produttori. Oggi infatti la spesa annua per l’ortofrutta si attesta mediamente sopra i 13 miliardi e i prezzi al consumo, anche con i consumi in discesa, aumentano invece di diminuire (rispettivamente +5,8% la frutta e +4,8% i vegetali freschi in termini tendenziali ad agosto, ultimo dato disponibile), con il risultato che gli agricoltori non ne traggono alcun vantaggio. È www.corriereortofrutticolo.it

Confagricoltura, Cia, Fedagri, Legacoop e Agci, unite in un convegno, lanciano l’allarme: consumi in costante frenata, urgono politiche di rilancio della domanda

Filiera.“Pesa” la scarsa aggregazione

evidente che oggi il settore ha bisogno di un vero piano di ristrutturazione che si fondi su una visione strategica. Oggi l’export di frutta e verdura, compresa l’ortofrutta trasformata, vale 6,7 miliardi di euro l’anno, ma considerato che entro i confini nazionali si consuma meno del 25% di quel che si produce, è evidente che bisogna orientarsi verso un forte incremento della capacità di esportazione. Tanto più, è stato detto al convegno, che la domanda mondiale, sostenuta proprio dai paesi Bric, è passata da 70 a 170 miliardi di dollari in pochi anni. Per farlo, però, occorre agire sulla frammentazione di tutte le componenti della filiera, sulla forte polverizzazione dei soggetti e sulla mancanza di innovazione. E poi bisogna lavorare sulla domanda interna, cercando di recuperare quel calo dei consumi di ortofrutta ampliato dalla crisi economica. È necessario anche frenare il progressivo abbandono dei principi della dieta mediterranea a favore del consumo di “junk food” da parte dei più piccoli e investire di più su una cultura alimentare che privilegi l’ortofrutta in un’ottica di prevenzione e tutela della salute. ●

“Il problema numero uno per l’ortofrutta italiana è la mancanza di equilibrio tra la domanda e l’offerta. Non c’è articolo 62 che tenga fino a che l’offerta resterà frammentata rispetto ad una domanda estremamente concentrata. È per questo che a nostro avviso l’aggregazione è e resta una necessità per tutelare i redditi dei produttori. Ma anche per rafforzare la competitività delle nostre imprese ortofrutticole sia sul mercato interno che su quello internazionale”. Lo ha detto

il presidente di Fedagri-Confcoopeative Maurizio Gardini nell’ambito della tavola rotonda “Filiera Ortofrutta Italiana”. A rendere molto più difficile l’accesso ai mercati, in particolare quelli extra-UE, è la polverizzazione delle aziende agricole italiane: nel comparto ortofrutticolo le nostre imprese hanno infatti una dimensione media molto contenuta pari a 1,9 ettari contro i 5,2 della Francia e i 2,8 della Spagna.

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P rimo piano Alce Nero entra nel fresco “bio”

Temi emergenti. Sviluppo compatibile

Sfruttando la partnership con Brio, socio da giugno 2011, lancia sul mercato sedici referenze top di gamma. Organizzazione e filiera corta gli ingredienti dell’operazione Pinzimonia, Delicata, Cremoso, Coccola, Generoso, Vellutata, Piccolino, Giusta, Trottola, Esmeralda, Rugginella, Montanara, Crocchia, Rossella, Spicchia e Candido: queste le sedici referenze top di gamma con le quali Alce Nero entra nel mercato del fresco biologico presentandosi a Macfrut, mai come quest’anno sensibile al biologico. Coltivate dagli agricoltori di Brio, socio dell’azienda da giugno 2011 puntando ad offrire sul mercato varietà d’eccellenza dell’ortofrutta biologica, Alce Nero ha scelto nomi di fantasia, che evocano le caratteristiche organolettiche, sensoriali o le peculiarità d’uso dei singoli frutti e ortaggi. Così la Pinzimonia è una carota con ciuffo che arriva da Sicilia, Emilia Romagna, Lazio e Abruzzo: dal sapore dolce e croccante, è tagliata con il ciuffo corto (4-5 centimetri), ed è priva del fittone interno. La Vellutata è invece una pesca tabacchiera che proviene dalla Calabria dove viene coltivata utilizzando un attento diradamento dei frutti che ne consente una migliore crescita. La Giusta è la banana biologica FairTrade Alce Nero, frutto del lavoro di cooperative di produttori in Costa Rica e Santo Domingo. Sette gli ortaggi della gamma (carota, zucchina, patata, finocchio, cipolla rossa, pomodoro cuor di bue e pomodoro datterino) e nove i frutti (arancia, fragola, banana, avocado, pesca, albicocca, uva rossa, mela granny smith e mela rugginosa) tutti coltivati secondo i disciplinari dell’agricoltura biologica che prevede attente prati-

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che agricole utili ad ottenere l’esaltazione delle caratteristiche organolettiche e di sapore dei prodotti. La linea “top” dell’ortofrutta biologica di Alce Nero si affianca ad una più classica ma completa gamma di frutta e verdura biologiche. “Gli agricoltori della storica cooperativa Primavera di Verona e di Brio completano con questa linea non solo la nostra proposta di biologico italiano ma anche la nostra possibilità di incidere con più forza nell’estensione e nell’organizzazione dell’agricoltura biologica nel nostro paese”, ha detto il presidente di Alce Nero e Mielizia, Lucio Cavazzoni. Per Andrea Bertoldi, amministratore delegato di Brio SpA, “quella che proponiamo è una filiera corta, che porta frutta e verdura biologica dal produttore allo scaffale. Unendoci ad Alce Nero vogliamo lanciare un messaggio: per ottenere buoni risultati occorre mettersi insieme con altre realtà che condividono i medesimi valori”. Presente dal 1978 nel settore del grocery biologico (sono oltre 250 le referenze attualmente in vendita nei negozi specializzati e nella grande distribuzione), Alce Nero amplia così il raggio delle opportunità riservate a chi sceglie i suoi prodotti. Per farlo, può contare su un partner di riconosciuta qualità ed esperienza come la veronese Brio e la cooperativa Primavera che la controlla, una delle più importanti aziende di produzione e commercializzazione di ortofrutta biologica in Europa.

Ccpb srl e il Consorzio il Biologico erano presenti alla rassegna di Cesena con uno spazio espositivo. “Ci pare vi sia una maggiore attenzione all’importanza della sostenibilità come volano per lo sviluppo della frutticoltura nazionale”, sottolinea il Ccpb in un comunicato. “Come organismo di controllo e certificazione sappiamo che questa è la strada che garantisce la qualità dei prodotti finali e dei sistemi produttivi”. Lino Nori (a destra nella foto), presidente del Consorzio il Biologico sottolinea come “spesso la sostenibilità è solo una bella parola, a MacFrut abbiamo visto invece con grande piacere tanti progetti che prendono concretezza”. Un progresso che, fa notare ancora Nori, “vede protagonisti non solo nuovi operatori finora distanti da politiche sugli impatti ambientali, ma anche coloro che da anni lavorano nel biologico”. Fabrizio Piva (foto a sinistra), Ad di Ccpb Srl, spiega che “Macfrut è un’occasione per riaffermare il ruolo della certificazioni a favore di un settore, quello ortofrutticolo, che in questi anni i consumatori hanno vissuto come elemento di naturalità. Non a caso il biologico agroalimentare è costituito per il 30,4% dall’ortofrutta”. Ccpb ha ora avvicinato alla certificazione biologica e di produzione integrata l’impatto ambientale verificato.

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APPLAUSI ALLA CAMPIONESSA IDEM

IMBALLAGGI RIUTILIZZABILI, C’È EUREPACK

SPAZI ESPOSITIVI PIÙ ACCATTIVANTI

CORNER FRUTTERIA GRIFFATO ALMAVERDE

T18 “SPOSA” L’AZIENDA SICILIANA FERRISI

TALK SHOW SULL’UVA CON FRUITIMPRESE

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MACFRUT FOTOGALLERY

CATANIA TRA GLI STAND DELLA FIERA

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Sostenibilità driver sempre più importante per le famiglie ●

Salvo Garipoli Raffaello Bernardi *

In un contesto di mercato in continua evoluzione emergono nuovi stili di acquisto e consumo. Il tema della sostenibilità nell’accezione del rapporto con il territorio, attraverso le sue peculiari declinazioni, rappresenta uno degli elementi di più concreta valorizzazione dell'ortofrutta in store. Lo scenario dei consumi domestici ci presenta l’acutizzarsi di una crisi strutturale del sistema: - In generale, il potere di acquisto delle famiglie nel secondo trimestre del 2012 è in calo del 4,1% rispetto al secondo trimestre del 2011, mentre la propensione al risparmio è pari all'8,1% (fonte ISTAT) - I dati sugli acquisti domestici di ortofrutta (AT Giugno 2012 vs AT Giugno 2011) registrano un -1,1% a volume a fronte di un +1,6% a valore (Fonte: Osservatorio consumi ortofrutticoli di Macfrut) - Dal 2006 al 2011 ogni famiglia ha ridotto i propri acquisti di ortofrutta di circa 12 kg, per una contrazione totale del mercato interno pari a 299.000 tons. Dal punto di vista qualitativo, il mercato presenta dinamiche che vedono: - L’affermarsi della distribuzione moderna come canale di riferimento per gli acquisti di ortofrutta (57% a volume; 60% a valore). - Il consolidarsi del ruolo strategico del reparto e dell’offerta ortofrutticola nel processo di scelta del luogo di acquisto da parte del consumatore finale. - Le performance di segmenti di mercato, in particolare dei prodotti premium e del biologico che, proprio nell’ultimo anno, manifestano trend positivi in decisa controtendenza con i dati generali di scenario. Muovendo da queste premesse www.corriereortofrutticolo.it

Indagine tra 600 consumatori e responsabili d’acquisto: emerge una rinnovata attenzione ai benefici intrinseci degli ortofrutticoli. Ma la comunicazione non è all’altezza

+ 0,7 56,6%

+ 0,2

+ 0,4 59,5%

Ͳ 0,9

+ 0,4

Ͳ 1,0

* cash & carry; spacci aziendali, porta a porta, in regalo

Fonte: elaborazione SG Marketing su dati Osservatorio dei Consumi Ortofrutticoli delle famiglie italiane di MACFRUT

nel corso dell’ultima edizione di Macfrut, SG Marketing ha presentato un proprio studio condotto sul consumatore italiano, volto ad indagare il “ruolo della sostenibilità nel processo di acquisto dei prodotti ortofrutticoli”. L’indagine consumer ha visto la partecipazione, via web, di oltre 600 consumatori e responsabili acquisti; il campionamento è stato effettuato per quote rappresentative della popolazione italiana sulla base dei dati ISTAT per area territoriale, genere, età e titolo di studio. L’immagine che l’analisi ci consegna è quella di un consumatore che manifesta una rinnovata autonomia decisionale orientata ai benefici intrinseci dei prodotti ortofrutticoli, ai processi di produzione rispettosi dell’ambiente e al valore dell’acquisto. In generale, il consumatore mostra una spiccata sensibilità verso i temi inerenti la sostenibilità; nelle scelte di tutti i giorni assumono un connotato fondante: - l’economicità: la riduzione degli sprechi, il miglioramento del-

le condizioni di vita e la ricerca di prezzi equi, con più del 68% di accordo ciascuno, rappresentano, in ordine di importanza, i primi item segnalati: - l’ambiente: il rispetto dell’ambiente con il 67.9% costituisce la quarta tematica segnalata, a cui affiancare la rilevanza riservata al risparmio idrico (64.3%) quale specifica organica. La cosa interessante è che tale generica propensione al “sostenibile” si traduce, per il campione intervistato, in tangibile fattore di scelta dei prodotti ortofrutticoli. Se al primo posto, infatti, il consumatore pone gli elementi distintivi classici della freschezza e del prezzo, molto importanti rispettivamente per il 70% ed il 60,4%, il rispetto della salute umana e i benefici funzionali (58,5% il primo e 54,2% il secondo), insieme al rispetto per l’ambiente (51%), rappresentano elementi che, aggiunti all’italianità (49%) e alla connotazione territoriale nell’accezione di local (45%), completano il profilo di uno shopper che fa del proprio O t t o b r e

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CorriereOrtofrutticolo QUOTA DI DOMANDA POTENZIALE INTERCETTABILE AL VARIARE DEL PREZZO PER FATTORI DI SOSTENIBILITÀ

61%

38% 28% 15%

la preferenza di oltre il 60% del campione. - L’impegno delle insegne verso programmi a supporto di ambiente, economia e territorio è considerato dagli intervistati un elemento qualificante e distintivo (84,1% di molto + abbastanza importante). - La presenza di prodotti sostenibili in termini economici, ambientali e sociali risulta nel complesso non adeguatamente percepita all’interno dei punti vendita normalmente frequentati dai rispondenti all’indagine, segno evidente dell’esistenza di un contemporaneo gap di comunicazio-

ne e di offerta. Di fronte ad un consumatore che si confronta con il processo di scelta, acquisto e consumo in relazione al “sé” ed all’”ambiente che abita”, l’impegno concreto da parte della produzione e della distribuzione deve andare nella direzione della semplificazione e del sostegno alla domanda, a partire dal punto vendita. Esistono delle aree di valorizzazione dell’offerta ortofrutticola concretamente attivabili. In questo contesto, il ruolo della comunicazione diventa tanto più funzionale al mercato quanto più è in grado di rendere percepibili caratteristiche, percorsi e valori, mettendo al centro il consumatore e i suoi bisogni. Il territorio è una delle possibili declinazioni tangibili, probabilmente la più “naturale”. *Sg Marketing

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benessere il driver fondamentale nella scelta, acquisto e consumo del prodotto ortofrutticolo. Tale sensibilità è maggiormente spiccata tra le donne, mentre il campione degli uomini attribuisce maggiore significatività al ruolo della marca e al livello di servizio aggiunto. Grazie all’indagine è stato, inoltre, possibile sondare la presenza di aree strategiche rilevanti; sotto questo aspetto, l’analisi della domanda potenzialmente attivabile in presenza di valori “aggiunti” comunicati al variare del prezzo ha evidenziato che: - Esiste una quota percentuale di intervistati che va dal 55% al 72% disposta a pagare fino al 15% in più in presenza di prodotti che presentino connotati specifici relativi alla sostenibilità. Le caratteristiche attinenti alle peculiarità dei territori di produzione sarebbero in grado di intercettare

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P rimo piano «Regole chiare» Pac e Ocm al centro di un convegno organizzato da Italia Ortofrutta

“Regole chiare e inequivocabili, misure di sostegno più efficaci, e maggiore attenzione per la tutela ambientale e la salvaguardia del reddito dei produttori”. Queste le richieste di Italia Ortofrutta Unione Nazionale sull’OCM ortofrutta. Se ne è parlato al Macfrut di Cesena, durante il convegno organizzato dall’Unione su “Esigenze e proposte dell’ortofrutta organizzata nel quadro complessivo di riforma degli strumenti di sostegno”. Un patrimonio, quello dei fondi di esercizio, di circa 413 milioni di euro, con un incremento - per quanto riguarda le somme ricevute dall’Italia - pari al 36% nel periodo 2002/2010. Nel suo breve intervento di saluto, Carmelo Vazzana, vice presidente vicario di Italia Ortofrutta, tra i principali ispiratori del nuovo soggetto associativo, ha ricordato le tappe del percorso da cui è nata l’attuale Unione, parlando di un processo evolutivo che oggi costituisce valore per ciascun Associato. Ad aprire i lavori, il presidente di Italia Ortofrutta, Ibrahim Saadeh, che ha ribadito l’importanza dell’Ocm per il settore ortofrutticolo e la centralità, in essa, del ruolo delle Organizzazioni di Produttori e delle funzioni loro attribuite. Il numero uno dell’Unione ha richiamato l’attenzione sull’attuale momento, di approfondimento e riflessione, il cui obiettivo è “migliorare la futura Ocm ortofrutticola per renderla ancora più aderente alle esigenze e ai bisogni dei produttori e di tutto il sistema ortofrutticolo”. Un’evoluzione, ha proseguito, che dovrà puntare a stabilizzare il reddito delle imprese agricole. Per Saadeh, “quello ortofrutticolo rimane un modello da imitare nell’ambito della definizione delle nuove regole della Pac”. Proprio per questo, secondo Italia ortofrutta, l’Ocm è e dovrà essere sempre più politica di sostegno virtuosa che premi i modelli di agricoltura competitiva in grado di reggere il confronto con i mercati. Del medesimo avviso, il direttore dell’Unione, Vincenzo Falconi, che ha richiamato l’attenzione sull’opportunità - in questa delicata fase di scrittura definitiva della PAC - di rafforzare la competitività delle OP e di perseguire obiettivi maggiori, se necessario anche attraverso la creazione di nuovi strumenti di sostegno. In particolare, Falconi ha individuato cinque aree - prevenzione e gestione delle crisi, de38

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marcazione tra Piani di Sviluppo Rurale e OCM, misure di sostegno accoppiato, tutela dell’ambiente e Rete Ortofrutticola - e, per ognuna di esse, ha suggerito correttivi e possibilità di miglioramento. Si va, ad esempio, dalla necessità di definire regole di complementarietà e coerenza tra OCM e Sviluppo Rurale, la cosiddetta “demarcazione”, alla revisione del Fondo Mutualistico in modo da renderlo strumento di sostegno con durata poliennale e valenza anticiclica, dalla possibilità di applicare un greening in regime semplificato o al totale esonero da esso all’istituzione di una “Rete Ortofrutticola Nazionale” di cui facciano parte, oltre agli operatori, anche le amministrazioni del settore. Un tema, quello della Rete Ortofrutticola, sul quale il dottor Giuseppe Blasi, Capo Dipartimento delle politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale presso il Mipaaf, ha dichiarato sostanziale disponibilità del dicastero. Blasi ha raccolto pure altre sollecitazioni di ITALIA ORTOFRUTTA: sul tema dell’ammissibilità dei costi legati alla Gestione Ecologica Imballaggi (GEI), ad esempio, ha annunciato il ricorso alla Corte di Giustizia da parte dell’Italia per non penalizzare il settore con spese giudicate non eleggibili al sostegno. L’onorevole Paolo Russo, Presidente della Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati, ha espresso apprezzamento per la fusione da cui è nata Italia Ortofrutta, giudicandola “elemento di modernità” e non mera aggregazione tra soggetti simili. Allo stesso modo, ha notato l’assenza di richieste di fondi, una serie di proposte concrete e la domanda di “norme chiare e intellegibili”, chiedendosi, ad esempio, se in Italia valga la pena di avere 21 differenti Piani di Sviluppo Rurale. La conclusione dei lavori è stata affidata a Gianni Petrocchi, Delegato di Consiglio Italia Ortofrutta. Nel compendiare le relazioni ascoltate, Petrocchi ha invitato la platea a non sottovalutare che, in un modo o nell’altro, “la riforma della PAC avrà ripercussioni sul settore ortofrutticolo”. Petrocchi si è detto rammaricato e sorpreso dall’iniziativa della Commissione in tema d’imballaggi ecosostenibili. Ciò nonostante, ha subito chiarito che le OP dell’Unione proseguiranno il loro impegno verso il rispetto e la tutela ambientale. (E.Mùr.) O t t o b r e

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“È fondamentale acquisire fin da piccoli delle sane abitudini alimentari. Ecco perché Frutta nelle scuole rappresenta un programma davvero importante che non solo si rivolge agli alunni delle scuole primarie, ma offre validi strumenti anche agli insegnanti e alle famiglie”. Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, dal MacFrut di Cesena, ha annunciato l’avvio della IV edizione del programma comunitario coordinato dal Mipaaf e cofinanziato dall’Ue, per un totale di 35 milioni di euro. Per l’anno scolastico 2012-2013, “Frutta nelle scuole” coinvolge un totale di 1.050.000 alunni e 6.600 istituti di tutta Italia, pari a circa il 40% della popolazione scolastica complessiva. I prodotti

saranno gustati in tutti gli otto lotti regionali, privilegiando quelli stagionali, di qualità (Biologico, DOP, IGP) e del territorio. Almeno una volta a settimana, e per almeno 42 volte durante tutto l’anno scolastico, la merenda di metà mattina dei bambini sarà sostituita da frutta fresca o da spremute e centrifughe preparate al momento. Una particolare attenzione è riservata anche all’impatto ambientale di questa iniziativa, che si avvale dell’utilizzo di contenitori e confezioni biodegradabili o riutilizzabili Inoltre, per aumentare l’efficacia del programma, saranno realizzate misure di accompagnamento, già sperimentate nelle edizioni precedenti, come le visite alle fattorie didattiche, ai mercati degli agricoltori e la coltivazione di orti scolastici.

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Oltre un milione di studenti e 6.600 istituti coinvolti Il quarto atto di Frutta nelle scuole privilegia prodotti stagionali e Igp

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Salubrità e sicurezza: Frutylife in scena a Roma, Berlino e Parigi Come promuovere il consumo di frutta e verdura di qualità, preziose per una dieta sana ed equilibrata, in mercati importanti quali Italia, Francia e Germania? Come rassicurare i consumatori sulla loro salubrità, sicurezza e affidabilità? Per rispondere a questa esigenza è nato “Fruitylife, Frutta e verdura, sana e sicura”, un progetto coordinato da Alimos - cooperativa che riunisce enti pubblici, unioni di produttori e gruppi cooperativi del settore agroalimentare e che vede coinvolti nel progetto Alegra, Apofruit Italia, Conor, Naturitalia e Orogel Fresco - e cofinanziato dalla Unione Europea e dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. L’iniziativa è declinata in diverse attività di informazione e promozione - che coniugano al tono divulgativo un pizzico di ironia - destinate ai consumatori e ai retailer dei tre Paesi coinvolti. La prima novità arriva dal web: www.fruitylife.eu, un sito internet ricco di informazioni e notizie sulla filiera ortofrutticola euO t t o b r e

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Il progetto promozionale è promosso da Alimos con il contributo Ue e Mipaaf

ropea, sulla tracciabilità dei prodotti e sulla sicurezza alimentare. A corredare le informazioni, tanti link istituzionali e un’ampia sezione dedicata alle ricette: idee e suggerimenti per assaporare i prodotti più diffusi, proposti sempre in base al principio della stagionalità. Oltre al sito internet, per stringere ancor di più il legame con i consumatori, i promotori del progetto puntano sui social network. Proprio su Facebook e Twitter (ma anche su youtube),

infatti, saranno veicolati tre video realizzati per promuovere il progetto Fruitylife in rete. La campagna di informazione e sensibilizzazione sulla qualità e la sicurezza della frutta e verdura e di promozione dei consumi è un progetto articolato che si svilupperà nel triennio 2013-2015 in Italia, Francia e Germania, per un budget complessivo di 1,5 milioni di euro. Il programma Fruitylife punta a raggiungere i consumatori soprattutto attraverso attività mirate sul web e sui social media, senza peraltro trascurare il retail. Tra le prime iniziative messe in campo, infatti, campagne di informazione e promozione diretta in negozi, supermercati e nelle strutture della ristorazione collettiva, dove saranno allestiti spazi ad hoc nell’area riservata all’ortofrutta. Nel materiale informativo che verrà distribuito, spicca il folder con il calendario dell’ortofrutta. L’obiettivo di fondo è quindi rassicurare i consumatori sul fatto che l’ortofrutta europea è sicura, affidabile e controllata. ● www.corriereortofrutticolo.it

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Unitec: «Investire in tecnologie contromisura ideale alla crisi» ti. “Non è facile lavorare in “La crisi c’è. E colpisce duqueste condizioni ma Uniro. Ma proprio questo è il tec, all’avanguardia sul momento giusto per invefronte della ricerca e svistire in tecnologie ponendo luppo, settori seguiti da le basi della “ripartenza” e una quindicina di nostri aumentando la competiticollaboratori, riesce a rività anche nei confronti dei manere competitiva ed anmercati emergenti. Urge, zi ha aumentato il fatturato però, un cambio di mentanegli ultimi anni”. lità”. Ma l’Italia dell’ortofrutta Un Angelo Benedetti senza può uscire dalla crisi? Copeli sulla lingua quello che me? “Smettendola di pianal Macfrut si è presentato L’azienda di Lugo di Romagna gersi addosso. Per troppo davanti ai giornalisti per tempo tante realtà, sopratparlare delle novità di Unipresenta nuove soluzioni. Benedetti: tutto a monte della filiera, tec, che a Cesena ha esposto servono innovazione e creatività non hanno lavorato per il una gamma di macchine e mercato ma seguendo altre sistemi innovativi finalizzalogiche. Dobbiamo puntati a migliorare capacità, dere su innovazione e creatività, licatezza, qualità e a risparmiare vestimento e si pretendono tempi che non mancano certo nel nomanodopera. “In Italia si pone record per la consegna dei macstro Paese”. grande attenzione al costo dell’inchinari”, ha sottolineato BenedetA Cesena Unitec ha presentato una gamma di macchine e sistemi innovativi, accumunati dall’obiettivo di fornire agli operatori del settore di compiere passi avanti nei processi di lavorazione Unicredit, presente con uno stand a Macfrut, ha dedicato le sue in termini di maggiore capacità, energie agli incontri “B2B” (Business to Business) volti a favorire delicatezza, qualità e risparmio di l’export di prodotti ortofrutticoli locali in Polonia e in Russia. manodopera. Un’iniziativa denominata “Agrifood Cesena”, che ha consentito acLa novità numero uno presentata cordi importanti fra diverse decine di produttori e buyers internada Unitec è il sistema zionali, garantendo ai partecipanti un’assistenza finanziaria sicura UNI_SLM_APRICOT VISION e precisa. (candidato al premio innovazioGrazie a questo progetto, infatti, le aziende aderenti potranno essene “Oscar Macfrut 2012”) che re seguite dai team di esperti operanti nelle banche del Gruppo dei consente un’accurata selezione Paesi dell’Europa Centro Orientale. Il servizio prevede una consudelle albicocche sovra mature e di lenza a 360 gradi sugli aspetti di natura economica, merceologica, altri frutti. In vetrina anche fiscale e legislativa dei due paesi target, e sostegno concreto all’attiUNI_BOX, macchina in grado di vità di export. migliorare l'organizzazione del UniCredit è presente con 1.030 sportelli in Polonia con Bank lavoro negli stabilimenti di confePekao SA (seconda banca del Paese) e con 123 in Russia con zionamento di frutta e verdura; UniCredit Bank ZAO (terza banca privata del Paese). La quota di UNICAL_700, calibratrice elettroesportazioni verso mercati ad alto tasso di crescita - come quello nica dedicata alla lavorazione delrusso e quello polacco - è ancora ridotta, pur registrando un buon le mele, caratterizzata da una tectrend di crescita. Ad esempio la provincia di Forlì-Cesena nell’ultinologia in grado di preservare mo anno ha aumentato del 24% l’export, verso la Polonia, di frutta questi frutti durante le fasi d’ine ortaggi lavorati e conservati (dati Istat - II trimestre 2012 vs II trigresso e di scarico; ed infine mestre 2011). Sono ottime, inoltre, le previsioni riguardanti lo sviUNI_ONE LF JOLLY, macchina luppo del mercato dei prodotti biologici: secondo l’Ice nei prossimi che adotta una tecnologia di calianni tale segmento crescerà del 200%, con grosse potenzialità per bratura estremamente versatile, le aziende italiane. adatta a svariati frutti. (M.Ald.)

Export in Russia e Polonia Incontri B2B e servizi dedicati di Unicredit

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Lo stand diventa set fotografico

Tappa fortunata per i “Colori della vita”

Il top dei pomodori al Tomato Excellent

“Vieni a dire la tua”: con questo slogan Bestack, il Consorzio che raggruppa i fabbricanti di Cartone Ondulato per ortofrutta, ha invitato i frequentatori di Macfrut a partecipare all’iniziativa volta a sensibilizzare l’utilizzo di materiali rinnovabili e riciclabili. Durante la manifestazione è stato creato un set fotografico con la presenza di Writers creatori di una sceneggiatura in vero stile “street art”. Centinaia sono state foto scattate durante la tre giorni di fiera, compresi gli alunni delle scuole elementari e blogger incuriositi.

Grande affuenza nello stand di Unaproa allestito per la campagna “Nutritevi dei colori della vita”. Anche Mario Catania, ministro per le Politiche Agricole, Generi alimentari e Forestali, è passato allo stand per assaporare le ricette dello chef Francesco Pesce per una sana e nutriente colazione a base di frutta e verdura. Il ministro, accompagnato dal presidente di Unaproa Ambrogio De Ponti, si è intrattenuto con il pubblico che per tutta la giornata ha affollato lo spazio ai piedi del Palatino.

Oltre tremila le persone che durante la prima settimana hanno interagito con la pagina Facebook di “Martina e il Consorzio Bestack” dove sono presenti tutti gli scatti dell’iniziativa. La pagina è in continuo aggiornamento e sarà la portavoce anche degli studi e delle ricerche scientifiche in ambito ambientale che il Consorzio ha sviluppato. Tanti “Mi Piace”, perfino da Spagna e Germania per questa nuova pagina. “Un modo per avvicinare gli esperti del settore ai temi della nostra ricerca ai quali occorre dare la massima visibilità oltre che iniziare a sviluppare una rete di contatti in grado in futuro di contribuire a fare un poco di cultura scientifica in tal senso”, il commento di Claudio Dall’Agata.

Qui le famiglie hanno ricevuto tutte le informazioni utili sulle proprietà nutrizionali dei prodotti ortofrutticoli, anche sotto il profilo della sicurezza alimentare. Per tutti assaggi di frutta e verdura. Distribuite gratuitamente bustine pronte per l’uso con carote, mele e uva. E poi sacchetti con insalata, prugne, susine, succhi di frutta e zuppe. Tanto divertimento per i più piccoli con clown e giocolieri. Preziosi anche i suggerimenti dei nutrizionisti in ambito alimentare volti a stimolare comportamenti più salubri e prevenire squilibri nutrizionali. L’evento si inserisce nella campagna “Nutritevi i colori della vita”, programma di diffusione delle informazioni sulle proprietà nutrizionali dei prodotti ortofrutticoli.

Pomodori sugli scudi in occasione del Tomato Excellent 2012, premio dedicato alle migliori varietà di pomodoro prodotte in Sicilia giunto alla seconda edizione. Ogni varietà in concorso è stata sottoposta al giudizio di una Commissione Tecnica Esaminatrice e di una Commissione Nazionale Giudicatrice oltre che da una Commissione Panel Test (novità rispetto alla prima edizione) che nelle loro valutazioni hanno tenuto presenti le caratteristiche organolettiche, l’adattabilità nel territorio, le resistenze genetiche, la competitività nazionale e internazionale. Monsanto l’ha vinto nella categoria grappolo, con Ventero. Il prestigioso premio è frutto di un lavoro di squadra e di partnership che Monsanto ha stretto con i principali produttori di pomodoro siciliani. Il grappolo rappresenta una vera alternativa al ciliegino per sviluppare produzioni a forte valore aggiunto, offrendo produttività e minori costi di gestione. Riconoscimento anche per Nunhems i cui pomodori ibridi Marimba e Marinda, rispettivamente un insalataro e un costoluto, si sono aggiudicati il primo posto nelle loro categorie all’interno dello stesso “Tomato Excellent”. Soddisfatto Rosario Tumino, Sales Specialist Nunhems per il pomodoro da mercato fresco della Sicilia che ha commentato: “Si tratta di un riconoscimento che premia il nostro impegno nel pomodoro da consumo fresco.

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Gli Oscar di Macfrut per l’Innovazione e la Ricerca incoronano la pera Falstaff “Abate rossa” ed inoltre i prodotti di Sorma Group, Bonduelle, La Linea Verde e Cm Srl I visitatori e gli espositori della fiera hanno assegnato il premio a quella che è già stata ribattezzata “Abate Rossa” per la sua somiglianza con la Abate Fétel, la cultivar più diffusa in Italia. A differenza di quest’ultima, però, la Falstaff si distingue per la stabile colorazione rossa ed un sapore caratterizzato da aromi speziati, come vaniglia e cannella. A ritirare il premio generale dei visitatori, l’ultimo giorno di fiera, è stato Walter Faedi, dell’Unità di ricerca per la frutticoltura di Forlì del CRA (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura). Gli altri Oscar Macfrut, giunti alla terza edizione, sono andati come di consueto a quattro diverse categorie di prodotti, ognuno ai vertici della propria categoria per capacità d’innovazione. Per la categoria Macchine e tecnologie per la selezione e il confezionamento è risultata vincitrice la WD4-125 del Gruppo Sorma: una macchina pesatrice ad altissima precisione (accuratezza al grammo), particolarmente indicata per gli agrumi, che consente un significativo abbattimento dei costi di manutenzione. La commissione di esperti l’ha ritenuta in grado di velocizzare sensibilmente i processi aziendali, aumentando dunque la produttività, grazie ai suoi quattro nastri indipendenti (ognuno con capienti tazze a rivestimento intercambiabile), in grado di pesare fino a 100 confezioni da un chilogrammo in un minuto. Nel settore packaging e materiali d’imballaggio ha prevalso la nuova confezione amica dell’amO t t o b r e

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Visitatori ed espositori scelgono l’“Abate” Falstaff mentre nelle quattro categorie del premio, alla sua terza edizione, sorridono Sorma, Bonduelle, La Linea Verde e Cm Srl

biente “Agita & gusta” di Bonduelle che fa affidamento su un packaging ottagonale ecofriendly, in grado di conservare in modo ergonomico, e offrire al meglio al consumatore, una porzione di verdure, cereali o pinzimonio di quarta gamma. La particolare forma della confezione permette di ridurre l’impatto ambientale dell’imballaggio stesso. Oltre a semplificare la vita al consumatore, dato che il contenuto è pronto all’uso in quattro semplici mosse. Tra i sementi e i prodotti ortofrutticoli freschi, la commissione di esperti ha premiato il frappè

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Oscar per l’innovazione, vincono la pera rossa e un poker di “big”

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fresco “Dimmi di sì” della Linea Verde. Un prodotto che si distingue dagli altri per la sua assoluta freschezza, nel solco già imboccato da anni da La Linea Verde con le sue linee di spremute fresche, frullati e zuppe di alta qualità. Anche per questo prodotto l’attenzione alle materie prime è assoluta, ma in questo caso alla frutta migliore (presidio di salubrità) si uniscono i benefici del latte, rappresentando così una piacevole novità per il banco frigo del reparto ortofrutta. Trionfatore della categoria Logistica e servizi è risultato infine il Rovesciatore Cm165 Flap Fpr della società Cm Srl. Si tratta di una macchina piccola e decisamente pratica, con due benne simili a quelle dei carrelli elevatori unite tra loro da un corpo compatto. Ed è questa sua praticità ad aver convinto la giuria. La sua adattabilità ai diversi formati, infatti, permette un agevole svuotamento dei cassoni di diverse dimensioni, anche di quelli molto più grandi di lui. ● www.corriereortofrutticolo.it

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Dolce, resistente e... snack la fragola ideale del futuro Anteprima di Macfrut all’insegna della fragola con il prestigioso “International Strawberry meeting” che nella giornata di martedì 25 settembre ha riunito in Sala Europa esperti e studiosi di tutto il mondo per confrontarsi sul tema della fragolicoltura e fare il punto sugli andamenti di mercato, ma anche sulle novità e le difficoltà di tutto il processo produttivo, dai momenti che precedono la raccolta sino alla vendita del prodotto finito. Strutturato in due momenti distinti, il simposio nella mattinata ha dato spazio ai protagonisti europei della grande distribuzione organizzata, mentre nel pomeriggio esperti dei paesi in cui la produzione di fragole è principalmente affermata. La difficoltà di trovare il giusto equilibrio tra qualità e prezzo, la consapevolezza di avere a che fare con un consumatore sempre più attento a come e quanto spende, quindi sempre più esigente in materia di caratteristiche organolettiche e qualitative del prodotto, sono elementi che accomunano le diverse esperienze europee chiamate a confrontarsi nella mattinata di martedì. Anticipata dall’intervento del prof. Carlos Crisosto (Uc Davis, California) che ha illustrato le novità in materia di tecnologie ed esperienze post-harvest, la tavola rotonda, moderata da Roberto Della Casa, docente dell’Università di Bologna, ha visto i protagonisti confrontarsi su alcune delle criticità nel commercio della fragola, che sempre più necessita di garanzie dal punto di vista delle quantità, a cui solitamente si risponde diversificando le varietà con conseguente allungamento del periodo di commerciabilità del prodotto. Così mentre Stephen Dallman (Total Wordfresh) racconta della www.corriereortofrutticolo.it

L’International strawberry meeting ha riunito a Cesena esperti e studiosi di tutto il mondo per un interessante confronto produttivo e commerciale

necessità di commercializzare un frutto che sia più dolce e quindi più in linea con le aspettative del consumatore, Jan Engelen (Veiling Hoogstraten, Belgio) e Gordan Tolevski (Edeka, Germania), sottolineano, nei rispettivi interventi come la vera sfida consista nell’adattarsi ai bisogni di un consumatore che, da un lato, si fa sempre più attento e la cui vita, dall’altro lato, si fa sempre più complicata e ha quindi sempre meno tempo per mangiare. Le quantità consumate diminuiscono e assumono sempre più le sembianze dello snack. Portabandiera della Gdo italiana Alessandro Giannetti di Coop Italia, che ha sostenuto come il mercato della fragola cresca di un 3-4% all’anno in termini di quantità, grazie al raggiungimento di obiettivi prioritari di salubrità e gusto del prodotto, ma anche al ripensamento del packaging al fine di garantire al consumatore la possibilità di mantene-

re intatto il prodotto nel tragitto punto vendita-casa”. Nel caso di Coop si ha a che fare quasi esclusivamente con prodotto italiano “ricorriamo a fragole di importazione, solitamente dalla Spagna, solo per far fronte ai picchi di offerta” conclude Giannetti. Dal confronto con la Gdo è emersa la necessità di trovare formule di mercato in grado di premiare le produzioni di qualità, a discapito di chi si cura solo della quantità. Un tentativo di rende riconoscibile la qualità attraverso l’utilizzo di un brand è quella dei Solarelli, linea di qualità di Apofruit, raccontata da Walter Buccella. L’incontro tra le due realtà ha messo in luce come da un lato ci siano consumatori sempre più attenti a come spendono i propri soldi e a quello che mangiano, che diventano sempre più esigenti sulle qualità del prodotto che portano a casa e sempre più “affamati” di informazioni sull’offerta che trovano nei supermerO t t o b r e

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Significativo riconoscimento per la ricerca varietale in fragolicoltura italiana. A Lovanio, in Belgio, nel corso della Bio Week 2012, si è svolto un panel test di frutti di fragola su un campione di 306 consumatori selezionati in base all’età ed il sesso. Sono stati fatti assaggiare frutti di 5 varietà di fragola (Darselect, Clery, Elsanta, Candiss e Elianny) sia da produzione biologica che convenzionale e sono stati valutati l’aspetto, il profumo, il sapore, l’aroma e la consistenza del frutto. I frutti della varietà Clery - frutto della ricerca del CIV - sono risultati in media i più buoni con un punteggio superiore a 6 su una scala da “non buono” (1) a “molto buono” (9). Inoltre i frutti di Clery da agricoltura biologica primeggiano anche nelle intenzioni di acquisto dei consumatori. “L’exploit della Clery in questo importante panel test è l’ulteriore conferma - commenta Mauro Grossi, presidente CIV - della bontà e dell’efficacia del programma breeding fragola del CIV, attivo dal 1984 su quattro linee di ricerca: fragole per ambienti a clima temperato mediterraneo, per ambienti a clima continentale, rifiorenti e varietà adatte alla trasformazione industriale. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di puntare solo su tecniche classiche (assolutamente no Ogm) e su nuove varietà che garantiscano produzioni elevate e frutti di ottima qualità, assieme ad una naturale rusticità e vigoria delle piante, per offrire al mercato nazionale e a quelli internazionali produzioni di alta qualità e in sintonia con la natura, col massimo della eco-sostenibilità”. La Clery, varietà precoce, è diventata la più diffusa nella sua categoria nel nord Europa. E’ leader in Francia e Germania e tra le più

coltivate nei paesi dell’Est. Riscuote grande successo anche in Belgio e Olanda per le coltivazioni in serra e fuori suolo. All’estero sta avendo anche grosso successo in Quebec, in Canada, dove viene coltivata con tecniche moderne dai migliori produttori. Quest’anno se venderanno oltre 70 milioni di piantine, prodotte nei vivai ferraresi del CIV (facenti capo ai gruppi Mazzoni e Salvi) oppure da vivaisti licenziatari in specifiche zone del Paese. Un’altra varietà di fragole frutto della ricerca CIV, la Jolie, è stata inserita nei programmi di acquisto delle più importanti catene distributive inglesi, Tesco, Asda e Marks & Spencer, a conferma della leadership europea della ricerca CIV in fragolicoltura. Il 95% delle piante di fragola prodotte nei vivai di Ferrara è destinato all' esportazione, con volumi crescenti a due cifre percentuali e conseguenti positive ricadute sull'occupazione provinciale

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cati, così come all’altra estremità della filiera si consolida un bagaglio di conoscenze e tecnologie che di anno in anno migliora il prodotto. Manca, come ha sottolineato nel suo intervento Walther Faedi, un meccanismo in grado di valorizzare i virtuosi della produzione, che ha suggerito: “se la barbabietola viene pagata sulla base del grado zuccherino, non si può pensare ad un metodo equivalente per valorizzare le fragole qualitativamente superiori?”. Le relazioni pomeridiane hanno contribuito ha fare una panoramica dello stato dell’arte della coltivazione della fragola che pur crescendo a livello mondiale, rimane stabile in Europa e in calo in Italia, seppur con qualche segnale di ripresa. Su tutti i Paesi coinvolti, la Cina emerge per la capacità nell’incrementare la propria produzione, sino ad affermarsi, negli ultimi anni, tra i principale paesi produttori ed esportatori di fragole nel mondo, con una produzione che nel 2010 ammontava a 2 milioni di tonnelate. E se sul panorama mondiale la leadership rimane agli Stati Uniti, in Europa è la Spagna il principale produttore, con un fatturato che nella stagione 2011/2012 ammonta a 404,10 milioni di euro, in aumento del 18% rispetto alla stagione precedente. Segue nella classifica la Turchia. La produzione italiana diminuita negli ultimi dieci anni del 15% e del 41% negli ultimi venti, comincia a mostrare qualche segno di ripresa (+4%). A registrare gli incrementi più significativi sono due importanti aree produttive: il metapontino e l’agro-versano in Campania. Il confronto tra esperienze diverse ha messo in evidenza come sia sempre più diffusa la tendenza ad orientarsi verso tecniche di coltivazione che privilegiano sempre più tecniche non in campo, sotto serra o tunnel, sebbene sia ancora ampiamente diffusa la tecnica a tutto campo. ● www.corriereortofrutticolo.it

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La varietà Clery “targata” Civ si fa onore in Belgio nella Bio Week 2012

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Albicocca, il rischio è un’offerta eccessiva Competitività economica dell’albicocco in diverse regioni italiane, francesi, spagnole e greche a confronto grazie a uno studio realizzato dall’Universita di Bologna con la collaborazione del Cso e il cofinanziamento della Regione Emilia Romagna. I risultati mostrano buone performance della produzione italiana ma mette sull’avviso: occorre prudenza negli impianti per non eccedere nell’offerta. “Il settore dell’albicocco in Europa - dichiara Carlo Pirazzoli - sta attraversando una fase positiva, certamente confermata, oltre che dagli interessanti risultati emersi dalle elaborazioni, anche dall’entusiasmo che accompagna questa specie fra gli operatori del comparto frutticolo nazionale ed estero. La conseguenza di tale entusiasmo è, anche alla luce della crisi che coinvolge le altre principali specie frutticole europee, l’espansione della coltura, peraltro agevolata dal calendario di raccolta non particolarmente esteso e, quindi, suscettibile di ampliamento”. Proprio i consumi rappresentano una delle principali leve su cui agire, al fine di consentire al mercato di recepire l’atteso aumento di offerta senza incorrere in pericolose crisi ed inevitabili conseguenti cali dei prezzi. La produzione oggi in Europa raggiunge le 520.000 tonnellate. E l’Italia è il primo produttore. Sul fronte consumi i dati dell’ultimo decennio (fonte Gfk Italia) evidenziano una modesta tendenza alla crescita, non superiore all’1,5% su base media annua, con frequenti oscillazioni. Positivo invece l’aumento che si riscontra nei consumi dei mesi di fine estate, prerogativa all’espansione delle cultivar a maturazione tardiva. Quanto all’export, occorre sempre più confrontarsi con un’accewww.corriereortofrutticolo.it

Il frutto “tira” e in Europa aumentano le superfici: urge un coordinamento

Melone, Areflh tira le somme della campagna e pensa a promozioni diversificate Melone ai raggi X in un meeting organizzato dall’Areflh a Macfrut. All’incontro erano presenti le tre delegazioni, spagnola, italiana e francese. La campagna 2012 presenta risultati assai diversi nelle diverse aree europee vocate (le maggiori zone di produzione in Europa sono Castilla-La Mancha, l'Emilia Romagna e il sud e centroovest della Francia): buona in Spagna dopo tre anni disastrosi, difficile in Italia e catastrofica in Francia durante la seconda parte della stagione. Il melone viene ancora considerato come un prodotto standard dalla distribuzione e gli sforzi sulla qualità non sono valutabili. Da una parte si è riscontrata la necessità di avere organizzazioni professionali e interprofessionali più forti e, dall’altra, si è proposto di attuare un programma di promozione a livello europeo di qualità distintive dei meloni Piel de Sapo per la Spagna, Cantalupe per la Francia e Brodé per l’Italia, sia per sostenere il mercato interno dei diversi Paesi sia per l'export. sa concorrenza proveniente dai vicini paesi competitori. I dati del biennio 2010-2011 (fonte Eurostat) sono certamente incoraggianti in questo senso, poiché l’export italiano è quasi raddoppiato rispetto ai volumi commercializzati nel periodo che va dall’inizio del millennio al 2009, senza contemporanee flessioni in termini di prezzo. Resta tuttavia forte la pressione competitiva di Francia, Spagna e Grecia: in particolare, la Francia detiene ancora una quota superiore a un terzo dei volumi complessivamente esportati dall’Ue, per un valore superiore al 40%. Al contempo, l’export complessivo dei Paesi comunitari evidenzia una crescita piuttosto limitata in volume (+3,5% su base media annua nel decennio 2002-2011) e ancora minore in valore (+0,8% nel medesimo periodo), segno di

una tendenza all’impoverimento dei mercati di destinazione. In termini organolettici, particolare attenzione va posta al rapporto dolcezza/acidità, più apprezzata la prima in Italia e la seconda nel Nord Europa, mentre in termini estetico/visivi, più di altri frutti, nell’albicocca è apprezzata la colorazione più del calibro e della forma. Infine, un aspetto qualitativo determinante per l’albicocco è quello tecnologico, connesso alla lavorabilità delle cultivar, al fine di garantire che sulla tavola dei consumatori arrivi un prodotto integro e non danneggiato. Per il futuro dell’albicocco appare determinante la creazione di un sistema Paese coordinato, con la definizione di un’articolata logistica, dal confezionamento, al trasporto fino alla distribuzione. ●

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Attualità

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«Oi, un fallimento» «La rilanceremo» Botta e risposta Bragantini-Battelli sul ruolo dell’organismo interprofessionale. Il neo-presidente: stiamo lavorando per ricomporlo valorizzando le diverse anime

“L’Oi nazionale non funziona. Non è operativa e non riesce a portare a termine gli obiettivi. Al suo interno ha organismi con interessi troppo contrastanti tra loro”. Danila Bragantini (a sinistra nelle foto a fianco del titolo) titolare dell’omonima azienda di San Martino Buon Albergo e vicepresidente di Fruitimprese, non usa molti giri di parole nel dare il proprio punto di vista sull'organismo interprofessionale nazionale. “Come si possono mettere assieme organismi che di fatto non hanno punti in comune come associazioni di categoria (Coldiretti, Cia e Confagricoltura), grande distribuzione e consumatori e così via?”. “Così come è costituita l’Oi non ha ragione di esistere”, aggiunge Bragantini. “Mi sono infatti opposta al suo riconoscimento. È formata da soggetti che non lavorano direttamente sul campo e che quindi non conoscono nel profondo le dinamiche del mercato. Proprio a causa della sua composizione l’organizzazione interprofessionale non riesce ad operare come vorrebbe”. Bragantini invece vede con favore la costituenda Oi Pera. “Il progetto imbastito in Emilia Romagna per l’Oi Pera credo sia stata una buona idea, realizzata con persone competenti e operative, che conoscono nei dettagli i problemi del settore. Credo possa essere il giusto strumento per risolvere le questioni che hanno finora impedito di far decollare il comparto della pera (in primis il cronico individualismo del nostro sistema) e quindi di dare buone op48

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portunità di crescita e sviluppo alla pericoltura italiana, che finalmente potrà avere l’opportunità di affrontare il mercato più unita”. “Sappiamo - la replica di Nazario Battelli (nella foto a destra) presidente di Ortofrutta Italia - che la reputazione dell’Organismo interprofessionale nazionale non è stata delle migliori. Nel tempo è stato creato un circolo non virtuoso con pochi accordi e gestiti male dalla pubblica amministrazione. Oggi stiamo lavorando per ricomporre l’organismo e rilanciarlo”. Battelli, presidente da giugno, pur ammettendo le difficoltà del passato annuncia come “oggi la base associativa dell’Oi si sia ricompattata, con il fine di valorizzare la filiera. Siamo convinti aggiunge il neo presidente dell’Oi nazionale - che l’organismo interprofessionale possa dare un valido contributo al settore e non essere una pesante sovrastruttura che invece di semplificare i processi li appesantisca. E di certo i suoi componenti non sono alla ricerca di un posto al sole ma intendono lavorare per il bene del comparto ortofrutticolo”. Bragantini ha affermato che l’Oi nazionale abbia al proprio interno organismi con interessi troppo contrastanti tra loro. Su questo punto Battelli replica sottolineando come “l’Oi proprio per essere riconosciuto deve rappresentare i diversi interessi delle varie componenti. Ed su questo punto che l’organismo interprofessionale deve dare il suo prezioso contributo”. (E.Zan.)

Esportazioni, discreto il primo semestre Discreto il bilancio dei primi sei mesi 2012 della bilancia commerciale. Che evidenzia un leggero aumento dei flussi di esportazione dei prodotti ortofrutticoli ma un calo in valore. Il saldo è di circa 395 milioni di euro con un incremento del 27,1 % rispetto allo stesso periodo del 2011. Complessivamente da Gennaio a Giugno 2012 l’Italia ha esportato circa 1 milione e 970 mila tonnellate (+0,5%) per un valore di 1 miliardo e 824 milioni di euro (-4,4%). In aumento i flussi di ortaggi (+0,4%), frutta fresca (+4,4%) e frutta secca (+4,9%); in flessione gli agrumi (-11,1%). In valore segno negativo per tutti i comparti ad eccezione della frutta secca che ha fatto registrare un incremento del 21,9%. Per quanto riguarda le importazioni l’Italia ha importato circa 1 milione e 740 mila tonnellate di ortofrutticoli (-3,6%) per un valore di 1 milione e 430 mila euro (-13,4%). Tra i singoli comparti incremento in volume solo per gli agrumi (+27,8%). per gli altri andamento negativo: ortaggi (-0,1%), frutta fresca (-17,6%), frutta secca (-18,5%) e frutta tropicale (-8,7%).

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Buone prospettive per il kiwi Raccolti giù, ma non in Veneto Le previsioni Cso indicano una flessione produttiva del 25% in Italia, con il Veronese in controtendenza (+20%) Appelli affinché la raccolta anticipata non rovini il mercato

Si prospetta quest’anno una buona raccolta per il kiwi sia per la qualità che per la richiesta del mercato. Fondamentale, però, non anticipare la raccolta per non danneggiare i prodotti. La produzione si presenta in calo: le stime Cso dicono -25%, con alcune robuste eccezioni come nel Veronese, dove si prevede un +20% per una superficie di 2.244 ettari, stabile sul 2011. I dati sono stati presentati nel corso del convegno “Kiwi 20122013 stime di produzione e commercializzazione” tenutosi a Verona a inizio ottobre. Nel 2011 il raccolto nazionale ha segnato 471.870 tonnellate e ora le stime sono su 352.175 tonnellate. Il Piemonte accusa un pesante -75% da 129.200 a 31.700 tonnellate a causa del gelo. Il Lazio dovrebbe ridurre il raccolto del 19% da 159.460 a 128.877 tonnellate a causa soprattutto della batteriosi. Il Veneto è accreditato di +17% con 87.600 tonnellate rispetto alle 75mila del 2011, nonostante un -1% di superficie da 3.620 a 3.574 ettari. Il Veronese è quarto per produzione e superficie, con il 9.5% nazionale, preceduto da Latina, Cuneo e Ravenna. In Emilia Romagna le previsioni indicano -21% con 74.800 tonnellate contro le 94.100 del 2011. A livello di macroaree, nell'emisfero nord solo la Grecia con +5% (100mila tonnellate) e California +15% (30.950) sono in 50

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positivo rispetto al 2011. Corea 25%, Portogallo -10, Spagna -17 e Francia - 8. In Grecia la superficie aumenta da 4.500 e 6.700 ettari secondo i dati Eurosat ed è in espansione costante oltre a una produzione quasi esclusivamente destinata all’export passata da poco più di 30mila tonnellate nel 2007 a 100mila nel 2011. L’Italia nel 2011 ha esportato 358.667 tonnellate, +7% rispetto al 2010 principalmente nell'Ue (241.727 tonnellate). Tra i paesi extraeuropei la Russia è il cliente migliore, 26.626 tonnellate; Nordamerica +27%, 23.002; Sudamerica +51, 19.177; Medioriente +98, 17.789, Oceania +12, 6.413. Africa +133 % a 10.857 tonnellate. A livello internazionale potrà avere ripercussioni, a medio e breve termine l’epidemia di batteriosi che ha intaccato il 56% della superficie a kiwi in Nuova Zelanda. L’auspicio ora è che la raccolta anticipata non rovini il mercato. Il decalogo, sulla base di un regolamento comunitario, stabilisce che non si può mettere sul mercato frutta con un grado zuccherino inferiore a 6,2 gradi brix alla raccolta, e a 11 gradi brix al consumo. La raccolta, inoltre, non può iniziare prima del 10 ottobre e la commercializzazione non prima del 15, quando si spedisce all'estero. Il limite diventa il 15 novembre per la vendita in Italia. Il calibro minimo, infine, è 65 millimetri. ●

Corea, Emart attratta dal made in Italy La missione in Corea degli operatori ortofrutticoli italiani, organizzata negli scorsi giorni dal Cso, sta dando i primi risultati. Giudicato molto positivo l’incontro organizzato da Federico Milanese, responsabile internazionalizzazione di Cso: “Abbiamo incontrato i buyers ortofrutta di Emart, la principale catena distributiva coreana che detiene oggi il 40% del mercato nazionale”. “C’è molto interesse - sottolinea Milanese - per il kiwi italiano; attualmente Emart im-

porta solo da Cile e Nuova Zelanda e le prospettive per le nostre imprese sono molto buone”. La missione del Cso ha contemplato anche una conferenza di presentazione delle aziende italiane socie a cui hanno preso parte i principali importatori coreani. La Corea ha prodotto 14.700 tonnellate di kiwi nella campagna scorsa e l’export complessivo italiano di kiwi ha raggiunto il 75% del totale prodotto.

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Valorizzare al massimo la produzione di kiwi giallo della varietà “Jintao” commercializzata con il marchio “Jingold” e, contemporaneamente, tutelare le aziende che con serietà rispettano i protocolli ed i regolamenti consortili: con questo obiettivo il Consorzio Kiwigold ha avviato un rigoroso programma di controlli e vigilanza sulla produzione e la commercializzazione di questo frutto. “A tale proposito - sottolinea il presidente Patrizio Neri - abbiamo affidato ad alcuni ispettori esterni al Consorzio il compito di vigilare costantemente sulla produzione ed il commercio di questa varietà di kiwi eseguendo apposite verifiche presso le aziende agricole produttrici situate nelle aree più vocate al fine di verificare il reale rispetto dei regolamenti vigenti in materia di tutela dei brevetti nel settore vegetale”. “In quest’ottica - prosegue Neri il Consorzio sta adottando tutte le misure necessarie per reprimere ogni caso di infrazione della normativa internazionale commesso dalle imprese agricole o dagli operatori della filiera commerciale. Apposite ispezioni vengono effettuate anche sui principali mercati all’ingrosso dove più volte sono state purtroppo individuate confezioni contraffatte di Jingold contenenti frutti di altre varietà con il tentativo di elevarne il valore beffando il consumatore”. “La nostra azione repressiva - afferma Patrizio Neri - si basa su quanto stabilito dalla legge secondo la quale possono essere oggetto di un'azione giudiziaria per il risarcimento del danno tutti coloro che, senza esserne autorizzati, anche solo per negligenza, producono o commercializzano abusivamente kiwi Jintao”. Le aspettative per la campagna O t t o b r e

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Il Consorzio Kiwigold affida a ispettori esterni il compito di vigilare su produzione e commercializzazione del frutto. Lieve incremento dei raccolti, ottimismo per i prezzi

ATTUALITÀ

Jintao... monitorata. E il marchio Jingold supera le 6 mila tonnellate

Simone Spreafico vicepresidente del Consorzio Kiwifruit of Italy Si completa l’organigramma del Consorzio Kiwifruit of Italy, il nuovo soggetto costituito da alcune delle principali strutture italiane del settore con l’obiettivo di definire norme minime di qualità comuni per la produzione e la commercializzazione del kiwi e realizzare campagne promozionali coordinate. Ad affiancare il presidente Alessandro Fornari è stato chiamato, in qualità di vice presidente, Simone Spreafico (nella foto), amministratore delegato alle attività di produzione ed esportazione della società Spreafico Francesco & F.lli di Dolzago (Lecco), che con oltre 25.000 tonnellate è uno dei principali attori italiani e mondiali nella produzione e commercializzazione del kiwi. “L’obiettivo del Consorzio - spiega Spreafico - è aumentare costantemente il livello qualitativo dei frutti migliorandone l’immagine nei confronti dei clienti e dei consumatori. Stiamo mettendo in campo importanti azioni concrete quali l’impegno volto a contrastare la raccolta anticipata”.

2012-2013 sono decisamente positive. “Il nostro Consorzio - dichiara il direttore, Alessandro Fornari - sta ultimando la commercializzazione del kiwi Jingold di origine cilena e verso la fine di ottobre avvierà il collocamento delle prime partite di prodotto italiano”. La produzione italiana di kiwi Jingold dovrebbe attestarsi quest’anno sulle 6.100 tonnellate, in

leggero aumento rispetto al raccolto 2011. “Un segnale positivo sottolinea Fornari - alla luce della generale contrazione produttiva registrata dalla produzione di kiwi a livello nazionale. Un altro elemento favorevole, che lascia ben sperare è la migliore distribuzione dei calibri, legata principalmente all’impollinazione ottimale”. “Le forze messe in campo dal Consorzio e dai produttori per contrastare questa temibile batteriosi - conclude Fornari - sono ingenti, dalle tecniche di gestione agronomica dei frutteti fino agli investimenti nella ricerca. Tutto ciò ha senza dubbio migliorato i nostri processi e ci ha rafforzato consentendo oggi a Jingold di essere il kiwi a polpa gialla leader dell’emisfero nord”. ● www.corriereortofrutticolo.it

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A ttualità

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Fragole, asparagi, ortaggi in serra I conti tornano in casa Apofruit Tempo di bilanci per i soci di Apofruit. Nei giorni scorsi si sono svolte le assemblee di liquidazione dei prodotti primaverili dei 3.800 soci. Si tratta, in prevalenza, di fragole, asparagi e prodotti orticoli di serra - conferiti alla grande cooperativa ortofrutticola tra marzo e giugno 2012 - per un totale di 5.200 tonnellate che rappresentano per i soci un valore di oltre 7 milioni di euro. Una cifra che segna un aumento del monte liquidazioni del +6,6% rispetto all’anno passato. Il prodotto prevalente è rappresentato dalla fragola, produzione strategica per la cooperativa. La produzione fragolicola di Apofruit è suddivisa tra due aree, la Basilicata (con 1.550 tonnellate di varietà Candonga, commercializzata col marchio di qualità Solarelli) e l’Emilia-Romagna (con 1.060 tonnellate, di cui il 12% biologiche). La produzione della Basilicata è stata liquidata ai soci ad un prezzo medio di 1,80 euro al Kg, mentre la produzione dell’Emilia-Romagna ad una media di 1,70 euro al kg in coltura protetta e 1,67 in pieno campo. Le fragole a produzione biologica sono state liquidate ai soci al prezzo di 2,68 euro al kg. “Nel complesso - è la valutazione di Walter Buccella, direttore commerciale di Apofruit - l’andamento di mercato della fragola è stato, pur con differenziazioni importanti durante il periodo di raccolta, complessivamente positivo premiando in termini di risultati economici le varietà che esprimono elevate caratteristiche organolettiche. Il 20% della nostra produzione complessiva viene esportata e gran parte della produzione romagnola è particolarmente finalizzata al mercato estero. Il forte ritardo di maturazione delle produzioni in Europa 52

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Le assemblee di liquidazione evidenziano risultati nel complesso positivi per le produzioni primaverili, mentre l’estate ha gratificato solo i calibri medio-grandi

ha consentito di esportare a prezzi interessanti fino alla fine di maggio”. Alla produzione delle fragole di Apofruit si aggiungono le 6.500 tonnellate della cooperativa Sole di Caserta, che commercializza la propria produzione attraverso la controllata Mediterraneo Group. Ciò fa sì che con 10.000 tonnellate di fragole, commercializzate in un arco temporale di dieci mesi, il gruppo Apofruit si riconferma il leader italiano in questa coltura. Risultati in linea con le aspettative anche per gli asparagi e i pomodori dei soci siciliani di Apofruit. Per gli asparagi si è registrata una raccolta leggermente ritardata, ma il risultato è stato comunque migliore rispetto all’anno passato (circa 10 centesimi in più al kg). Per le produzioni di ortaggi in Sicilia va evidenziato il positivo risultato ottenuto sia in termini economici che di aumento dei quantitativi prodotti. Determinante rimane la programmazione produttiva evitando surplus che sarebbero stati penalizzanti in termini di risultati economici.

“La crisi economica persiste commenta il presidente di Apofruit Italia Mirco Zanotti - ma credo che questi risultati, che sono la prova di come l’innovazione possa incidere positivamente sui bilanci, possano portare soddisfazione ai nostri soci. Naturalmente occorre ricordare che ai prezzi del listino vanno aggiunti i contributi Ocm, pari, nella fragola e negli ortaggi, al 5% del valore della liquidazione, e il contributo per la certificazione Global Gap di altri 4 centesimi”. Le assemblee sono state anche una occasione per fare una prima analisi, con i produttori associati, della campagna estiva che si sta concludendo e in particolare dei risultati di pesche e nettarine. Benché non ancora definitivi per i produttori, si profilano prezzi più remunerativi rispetto al 2011. Un’anticipazione confortata dal buon andamento delle varietà precoci. Nel prosieguo della campagna il mercato si è assestato su livelli più bassi anche se l’offerta scarsa di calibri medio-grossi ha portato a dei risultati positivi per i frutti di buona pezzatura, mentre non hanno trovato le condizioni di mercato per un’adeguata remunerazione ai soci i frutti di calibro piccolo. Ciò porterà ad una accentuata differenziazione nei risultati economici dei produttori con risultati positivi per chi ha conferito un prodotto di buon calibro e delle varietà più pregiate, mentre i risultati saranno probabilmente insufficienti a coprire i costi di produzione per chi ha avuto un prodotto di calibro piccolo. ● O t t o b r e

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CESAB, DA 70 ANNI LA PASSIONE ITALIANA CHE MOVIMENTA IL MONDO.

CESAB Carrelli Elevatori S.p.A. raggiunge quest'anno l'ambizioso traguardo dei 70 anni. Uno storico marchio dalle radici emiliane, leader in Italia, guarda oggi all’Europa. Hai un carrello elevatore CESAB d’epoca ancora al lavoro? Manda una foto a caccia-al-carrello@cesab.it, potrai entrare nella storia di questo prestigioso marchio.

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A ttualità Pesche Naturitalia in India

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Veneto Ortofrutta a 150 milioni di euro È la previsione del fatturato aggregato per l’anno in corso. Il trend di crescita, dal 2009, è del 20%. Preoccupano le limitazioni derivanti dalle modifiche all’Ocm

Prosegue il processo di internazionalizzazione di Naturitalia, che ha avviato l’esportazione di pesche e nettarine in India. Un mercato che mostra crescente interesse per i prodotti di qualità e sul quale Naturitalia esporta già da alcuni anni anche interessanti volumi di Kiwi a polpa verde ed a polpa gialla di marca Jingold, quest’ultimo distribuito grazie ad un accordo di collaborazione siglato con il Consorzio Kiwigold. I quantitativi di pesche e nettarine indirizzati in India da Naturitalia sono stati spediti via aerea e sono ‘atterrati’ a Bombay, dove vengono commercializzati prevalentemente sul canale Horeca. Naturitalia conta di espandere nei prossimi mesi la propria presenza sul mercato mediorientale ed asiatico, con le produzioni tipicamente autunnoinvernali come pere, mele e kiwi, che rappresentano il fiore all’occhiello dell’ampia gamma offerta coerente con la filosofia che fin dalle origini ha impegnato l’azienda nella ricerca di nuovi mercati ed al fine di incrementare ulteriormente gli sbocchi commerciali per garantire alle realtà associate una adeguata remunerazione attraverso la migliore valorizzazione dei prodotti conferiti. E i Paesi eemrgenti sono oggi come non mai una delle priorità.

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Aop Veneto Ortofrutta nel primo semestre di quest’anno ha registrato una lievitazione dell’attività e potrebbe arrivare a fine 2012 con un fatturato aggregato di 150 milioni di euro, di cui più 100 milioni derivati dei soci. Dal 2009 vi è stato un tasso di crescita del 20%. Ma le incognite non mancano: le recenti modifiche normative dell’Ocm hanno limitato l’operatività e la strategicità delle Aop. Tale situazione ha incrementato il carico burocratico con i relativi vincoli. Il Consiglio di amministrazione ddi Veneto Ortofrutta, riunitosi a Zero Branco (Treviso) ha discusso sulla opportunità o meno di continuare “insieme” l’attività, dal momento che i vantaggi dello “stare insieme” potrebbero venire meno o comunque essere ridimensionati. Conclusione unanime: è bene continuare il viaggio insieme, valorizzando il patrimonio di conoscenze e di relazioni acquisito. Si tratta di rilanciare le ragioni dello stare insieme e le motivazioni di azioni condivise sul fronte promozionale, commerciale, strategico, dei servizi, della logistica, della ricerca delle risorse e delle esportazioni. L’esperienza fatta è ritenuta più che soddisfacente e fruttuosa. Un bilancio molto positivo. L’Aop Veneto Ortofrutta, presieduta da Fausto Bertaiola, dalla sua costituzione è cresciuta con continuità tanto ad arrivare a rappresentare il 40% dell’ortofrutticoltura organizzata della regione. ●

L’Op Fungorobica e Piccoli Sapori presenta la gamma di “sottobosco” Op “Fungorobica e Piccoli Sapori” ha presentato la gamma di sottobosco produzione 2012 con more, mirtilli, lamponi, ribes e fragole. L’Op, nata da diversi produttori di funghi e piccoli frutti in Trentino che hanno unito esperienza, risorse e molto impegno per offrire il migliore servizio, qualità e innovazione, con questa gamma di sottobosco punta essenzialmente su due focus: la filiera corta, eliminando tutti i passaggi intermedi che allungano i tempi dalla raccolta al consumo e incidono economicamente ad ogni anello della catena; la territorialità, poiché i piccoli frutti di questa gamma sono espressione diretta del territorio da cui provengono, che per vocazione e tradizione si esprime anche tramite il suo sottobosco. Plus della Op è il controllo totale della filiera, dalla produzione al confezionamento fino alla commercializzazione, assicurando ai consumatori la massima qualità, dimostrata anche dalle certificazioni per la produzione integrata, Global Gap.

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M ercati

e dintorni

Marco Sibani*

Con il recente avvio del Mercato agroalimentare di Catania si è forse conclusa una fase nel processo di ammodernamento e rilocalizzazione dei mercati all’ingrosso. Fase che si è sviluppata per circa un quarto di secolo, essendo stata avviata dalla legge 41/86 diventata di fatto operativa con gli anni ’90. Il Piano mercati generato da questa legge finanziaria ha consentito e stimolato, direttamente o indirettamente, l’ammoderna-mento della rete dei mercati italiani maggiormente significativi (ad eccezione di Milano). E non ha riguardato solamente le strutture e la nuova localizzazione ma anche l’organizzazione e, soprattutto, la gestione. Pare giusto sottolineare che la forma giuridica di gestione imposta dalla legge 41/86 era, per l’epoca (e forse ancorta oggi), fortemente innovativa in quanto basata sulla società consortile mista a partecipazione maggioritaria delle componenti pubbliche (Comuni, Provincie, Regioni, Camere di commercio) ma con l’obbligatoria presenza (seppure in quota minoritaria) delle rappresentanze economiche private: tutto ciò al fine di contemperare l’efficacia della funzione pubblica con l’efficienza delle imprenditorialità privata. Il Piano mercati realizzato fino ad oggi ha il grande merito di avere portato il nostro Paese allo stesso livello degli altri Paesi più evoluti in questo settore. E non è un caso che l’esperienza italiana sia stata trasferita in altri Paesi soprattutto nell’est europeo (Minsk, Mosca, Varsavia, Budapest, Bucarest, Varsavia, Croazia, Albania, ecc.). Purtroppo dopo una prima fase di intenso dibattito culturale volto a definire le linee di progettazione, realizzazione ed avvio dei nuovi

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Ai Centri agroalimentari dopo il Piano di ammodernamento serve ora una politica di sviluppo

mercati è seguita una fase di progressivo spegnimento di interesse da parte, soprattutto, delle pubbliche istituzioni. Via via che le nuove strutture mercatali venivano realizzate si spegneva il diffuso e vivace interesse ed ora può dirsi che, in generale, sia cessato, sia nel nostro Paese sia anche a livello internazionale: forse a causa della crescente prevalenza della Grande distribuzione? È giunto pertanto il momento di riflettere sulla esperienza maturata in Italia e negli altri Paesi e verificare la funzione che i mercati all’ingrosso possono ancora esercitare oggi e nel futuro. In effetti il processo di rinnovamento attuato nel nostro Paese ha riguardato soprattutto la politica interna, ossia struttura e gestione del mercato all’ingrosso, non curandosi troppo del collegamento che queste strutture possono avere con l’esterno: da un lato le aziende produttrici nazionali e, dall’altro lato, la rete di vendita al dettaglio rappresentata soprattutto dai mercati rionali. La nuova funzione che i mercati all’ingrosso debbono avere è proprio questa: evolversi verso piattaforme logistiche che accentrano le produzioni tipiche locali di varie provenienze, integrandole con i prodotti di importazione, per poi approvvigionare la rete di vendita

al dettaglio configurandosi anche come basi per l’ultimo miglio. Funzione peraltro portata avanti da tempo dal WUWM (World Union Wholesale Markets). Questa funzione stimola poi altre due possibilità: il raggiungimento di una massa critica di prodotti misti utili anche per l’esportazione e il rispetto ambientale sia tramite l’utilizzazione di mezzi ecologici nell’ultimo miglio sia con la razionale utilizzazione degli imballaggi e, più in generale, di tutti i rifiuti. Senza escludere l’utilizzazione delle grandi superfici coperte per l’installazione di pannelli solari. Tutto ciò risulta, peraltro, in linea con l’impegno a superare l’attuale fase di crisi economica globale. Per stimolare l’avvio di questa nuova fase di sviluppo dei mercati all’ingrosso occorre impostare una nuova politica per il settore capace di aggregare le diverse componenti, pubbliche e private, comunque interessate. E sono proprio gli enti gestori dei mercati all’ingrosso il “primo motore” che deve impostare e sviluppare questa nuova politica di sviluppo attraverso il coinvolgimento anche delle componenti esterne. Pare opportuno rilevare che l’impostazione della forma di gestione indicata dalla legge 41/86 – società consortile mista a maggioranza pubblica ma con l’obbligatoria partecipazione, seppure in quota minoritaria, delle componenti private maggiormente significative - era lungimirante perché già allora il legislatore aveva intuito che il coinvolgimento nella società di gestione di tutte le componenti pubbliche e private interessate era il giusto modo per “fare sistema”. *segretario generale Andmi

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Etica e controlli argomenti clou di un Sana con margini di crescita Il convegno organizzato da FederBio su “Il futuro possibile del sistema di controllo e certificazione del biologico”, tenutosi lunedì 10 settembre, e la successiva tavola rotonda sono stati probabilmente i momenti più alti del Sana 2012, un’edizione da archiviare senza note negative particolari. Il convegno è partito dall’indagine “Gatto con gli stivali”, con la ricostruzione della truffa da parte del colonnello Bruno Biagi della Guardia di Finanza di Verona, che ha messo in evidenza la conoscenza approfondita dei meccanismi del settore da parte degli indagati, che hanno saputo cogliere le debolezze del sistema di controllo non solo a livello nazionale, ma anche sul versante internazionale, fronte quest’ultimo sul quale sono tuttora aperte le indagini, in particolare in Paesi extra UE. “Sono soddisfatto - ha commentato Paolo Carnemolla, presidente Federbio - perché il convegno è stata la prima occasione di confronto fra tutti i protagonisti del settore biologico, del sistema di controllo e delle istituzioni sulla frode più rilevante che abbia mai interessato il nostro settore e ha posto le basi per iniziare finalmente a migliorare e innovare il funzionamento del sistema di certificazione. E per richiamare alla necessità di recuperare senso etico e di responsabilità da parte delle imprese e degli organismi di controllo. È stata anche l’occasione per confermare l’impegno assoluto di FederBio a fianco delle autorità inquirenti e della magistratura per espellere dal biologico qualsiasi forma di delinquenza, assumendosi in prima persona la responsabilità di denunciare e di costituirsi parte civile come è accaduto con il processo sulla frode Gatto con gli Stivali”. 56

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Il convegno organizzato da FederBio sul futuro delle certificazioni punto più alto di un’edizione migliore di quella 2011 ma non priva di pecche

Gli interventi durante la tavola rotonda, da quello del presidente di Assobio Andrea Bertoldi, a quelli di Fabrizio Piva, coordinatore della Sezione soci Organismi di controllo e certificazione di FederBio, di Emilio Gatto, direttore generale ICQRF del ministero dell’Agricoltura, di Francesco Santini di Accredia, di Roberta Chiarini dell’assessorato agricoltura della Regione Emilia Romagna, di Ermando Montanari, presidente del giurì di autodisciplina di FederBio, di Michele Monetta, vice presidente di UpBio, hanno evidenziato tre aspetti intesi come i mezzi per definire il futuro del biologico italiano: etica della responsabilità, lavoro e collaborazione da parte dell’intero sistema, innovazione. Etica della responsabilità - si legge in un testo diffuso da FederBio - si traduce nel riconoscimento e nel rispetto da parte di tutti coloro che operano nel settore del biologico dei valori e delle regole, per agevolare una vera crescita di tutto il settore. Lavoro e collaborazione vuol dire impegno da parte di ciascuno per gettare le

basi di un vero sistema, collaborativo, pro-attivo, responsabile e preparato ad affrontare ogni singolo gradino della crescita. Il concetto di innovazione è invece collegato a una necessità pratica e reale di rendere il più trasparenti possibile le procedure per identificare in breve tempo le situazioni critiche e per poterle agevolmente ricostruire. Come sottolineato da Jochen Neuendorff della “Anti Fraud Initiative”, un sistema di controllo e certificazione deve agevolare il comparto attraverso semplificazione e più efficienza, concentrando le sue attività sugli operatori più a rischio senza opprimere con adempimenti e burocrazia gli operatori onesti. A chiusura del Sana, gli organizzatori hanno espresso fiducia per il futuro. Non gli diamo torto. Ma certamente non basta. Il Sana ha bisogno di qualche idea forte. La creatività delle aziende partecipanti, la creatività di un settore giovane e “fresco” come il bio dovrebbero tradursi in una maggiore creatività della fiera stessa, che a Bologna trova la sua giusta colO t t o b r e

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«Settore dinamico e in controtendenza» Il Ministro Catania decanta le lodi del bio “Il biologico si conferma un comparto capace di andare in controtendenza e crescere nei momenti di crisi anche nel mercato interno. L’incremento dei consumi del 6% registrato nel primo semestre del 2012 dimostra come gli italiani scelgano sempre di più e con fiducia il prodotto bio. Si tratta di un settore che vale 3 miliardi di euro e che ha delle potenzialità ancora inespresse per la nostra agricoltura. Tre famiglie su quattro ormai acquistano prodotti biologici, si tratta di una tendenza sempre più radicata che è entrata nelle abitudini alimentari degli italiani a cui dovremmo rispondere con una maggiore offerta di prodotto nazionale”. Lo ha dichiarato il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Mario Catania commentando i dati Ismea sul consumo di prodotti biologici in Italia, elaborati in occasione della fiera Sana Secondo le rilevazioni dell’Ismea, infatti, per i prodotti biologici il consumo continua a registrare progressi. L’anno scorso gli acquisti delle famiglie italiane nella Gdo erano cresciuti del 9%. E nel primo semestre 2012 è proseguito il trend, con un incremento della spesa bio del 6,1% rispetto alla prima metà del 2011. Il bio italiano vale, al consumo, circa tre miliardi di euro. Il nostro Paese è quarto nella graduatoria europea, dietro Germania, Francia e Regno Unito, e sesto a livello mondiale.

espositori rigorosamente in regola con le certificazioni dei loro prodotti e servizi per garantire al visitatore esclusivamente il vero biologico. Ricca la convegnistica, nel corso della quale è stato presentato un mercato online dedicato al biologico. Si tratta del progetto TelematicBio, realizzato dalla Borsa merci telematica italiana S.c.p.A. (Bmti) in partnership con Sinab e Ismea e con il patrocinio del Ministero delle Politiche agricole. TelematicBio è un mercato te-

BIOLOGICO NEWS

locazione. Bologna, città che ha sempre dato all’Italia una marcia in più, una connotazione di simpatia, di socievolezza, di gioia e di arte di vivere e di creare (musica, poesia, socialità appunto) dovrebbe trasmettere al Sana qualche cosa di più. Bologna è l’indiscussa capitale del bio italiano: e allora, perché non investe di più nel Sana? Circa la formula della rassegna, c’è pure qualche riflessione da fare. Se il tempo delle fiere campionarie, dove si trovava di tutto, è finito già da molti anni, forse varrebbe la pena di considerare conclusa anche l’esperienza della ‘campionaria del biologico’. E’ vero che il Sana ha dei padiglioni che raccolgono separatamente alcuni grandi ambiti di attività del settore: l’alimentazione bio, la cosmesi bio, il wellness eccetera, ma nell’alimentazione tutto si mescola per cui si trovano uno accanto all’altro prodotti e merceologie molto diverse tra loro. Un motivo di crescita del Sana e di crescita del settore stesso sarebbe di creare dei saloni specializzati all’interno della manifestazione, come per esempio: il Salone dell’ortofrutta biologica, il Salone dell’olio biologico, il Salone del miele biologico, il Salone del vino biologico eccetera. Ognuno di questi ambiti dovrebbe sviluppare iniziative business, seminari e altro, accanto all’aspetto espositivo. Il rischio per il “Sana-campionaria” è che i singoli settori si sgancino per collegarsi ad altre rassegne. E ciò potrebbe capitare in tempi brevissimi e, in parte, sta già accadendo: pensiamo all’aspetto bio dentro il Macfrut di Cesena e dentro al VinItaly di Verona. Il Sana deve recuperare terreno nella specializzazione. Peraltro la rassegna bolognese ha cercato positivamente di sviluppare l’aspetto dell’internazionalizzaione organizzando la presenza di buyers provenienti dall’estero. Un altro punto indispensabile, su cui gli organizzatori hanno lavorato: la scelta e la ricerca di

lematico sperimentale per la negoziazione di prodotti ortofrutticoli biologici freschi prodotti in Italia. Nasce con l’obiettivo di promuovere i prodotti biologici nella ristorazione collettiva e nei confronti del cittadino-consumatore e di incentivare i processi di acquisto diretto verso le aziende agricole riducendo al minimo le intermediazioni. La nuova piattaforma telematica consente agli acquirenti di entrare in contatto diretto con i venditori per acquistare tutti i prodotti ortofrutticoli freschi certificati biologici. La possibilità di rivolgersi a dei “facilitatori”, che hanno la funzione di agevolare la messa in contatto delle due parti, rende la negoziazione ancora più semplice. Tra le osservazioni mosse agli organizzatori, puntuale quella del consorzio CCPB: “Ci piacerebbe che il Sana fosse organizzato in un periodo più lontano dalle ferie estive e in giorni della settimana più consoni al visitatore professionale. La fiera è migliorata, ma si può fare ancora di più”. (A.F.) (fonte: GreenPlanet.net) www.corriereortofrutticolo.it

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Certificazioni e redditi UPbio fa il punto L’assemblea nazionale dell’Unione dei produttori biologici e biodinamici lancia una proposta: creare una rete di 20 punti vendita regionali gestiti a livello locale Sistema di certificazione e reddito dei produttori biologici e biodinamici sono stati i due temi attorno ai quali si è sviluppata l’Assemblea nazionale di UPBio, Unione Nazionale dei produttori biologici e biodinamici, tenutasi il 10 ottobre a Roma. Considerata la continua crescita che da diversi anni caratterizza il mercato dei prodotti bio, sia in Italia che in Europa, si presenta sempre più urgente, infatti, una valutazione dell’attuale sistema di certificazione per offrire ai consumatori una risposta sempre più concreta alla necessità che li avvicina e li fidelizza al biologico. Il workshop “Bio, la certificazione che vorrei” ha messo in evidenza la necessità di un sistema più flessibile e meglio organizzato, che tuteli l’intero comparto e che tuttavia non gravi esclusivamente sui produttori. “Riteniamo che sia giunto il momento di una rifondazione della certificazione bio - ha sottolineato Michele Monetta, vice presidente di UPbio -.Considerata la situazione, UPBio ritiene necessario pensare ad un ente unico”. Al ministero i produttori chiedono inoltre: analisi tecniche-economiche sull’efficienza del sistema di certificazione, in particolare, una idonea griglia di indicatori per valutare l’efficacia del sistema di controllo attraverso le informazioni che gli organismi di controllo consegnano alle Au58

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torità competenti pubbliche; una gestione informatica univoca che non generi un appesantimento burocratico e un notevole incremento dei costi per l’intero sistema produttivo; e in ambito internazionale una garanzia sulla condivisione di regole comuni. Richieste immediate anche agli Organismi di controllo e di certificazione: la diminuzione dei controlli burocratico-amministrativo a favore di quelli storiciagronomici; tecnici controllori non precari, e forse anche mal pagati in diverse situazioni; individuazione di chiare modalità di retribuzione all’ispettore. Oltre al tema certificazione la crescita del comparto del bio impone una riflessione sul reddito dei produttori, fatta durante il workshop pomeridiano “Bio, la commercializzazione che vorrei”. “I prezzi alla produzione per i produttori biologici italiani sono in continua diminuzione, salvo che nelle situazioni in cui la filiera è chiusa direttamente dal produttore, cioè nella vendita diretta, per lo più in azienda o al mercatino”, ha commentato Ignazio Cirronis (foto sopra), presidente di UPBio. “La nostra proposta a tutela del reddito dei produttori è una rete di 20 punti vendita nei capoluoghi regionali gestita dalle organizzazioni regionali di produttori biologici e che si rivolgono direttamente agli acquirenti presenti sul territorio”. ●

TelematicBio lancia il mercato on line Un mercato online dedicato al biologico. Si tratta del progetto TelematicBio, realizzato dalla Borsa merci telematica italiana S.c.p.A. (Bmti) in partnership con Sinab e Ismea e con il patrocinio del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, presentato in occasione del Sana. TelematicBio è il mercato telematico sperimentale per la negoziazione di prodotti ortofrutticoli biologici freschi prodotti in Italia. Nasce con l'obiettivo di promuovere i prodotti biologici nella ristorazione collettiva e nei confronti del cittadino-consumatore e di incentivare i processi di acquisto diretto verso le aziende agricole riducendo al minimo le intermediazioni. Appello per il Crab Salvare il CRAB, uno dei pochi punti di riferimento per la ricerca nell'agricoltura biologica". Questo l'appello di AIAB in merito all'imminente chiusura del CRAB, Centro di Riferimento per l'Agricoltura Biologica, che dal 2002 si occupa di promuovere e divulgare le pratiche dell'agricoltura biologica attraverso la realizzazione di attività sperimentali, didattiche e divulgative. Il Centro ha avuto la capacità di avvicinare la realtà contadina al mondo della ricerca.

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Ipermercato addio? La crisi sta modificando anche i piani della grande distribuzione, che sembra intenzionata ad abbandonare, seppur gradualmente, la forma dell’iper. Alla fine di quest’anno le nuove aperture di ipermercati, aree di commercio con metrature superiori ai 4.500 metri quadri, saranno solo 10 contro le 37 del 2011. Solo Coop ne sta dismettendo sei in Toscana oltre a progettare di trasformare gli ipermercati in superstore in alcune Regioni del sud Italia come la Sicilia, la Puglia e la Campania. Lo riporta un servizio del quotidiano La Repubblica. Un’altra importante catena distributiva nazionale come Conad ha cambiato anima al suo negozio extra large di Rimini mentre i francesi di Carrefour sono usciti con la loro insegna dagli iper-

Nel 2012 soltanto 10 le aperture; nel 2011 erano state 37. E tanti chiudono

mercati di Puglia e Basilicata. Tale tendenza è confermata anche dai dati relativi alle superfici di vendita e da quelli relativi al fatturato. Per la prima volta, infatti, quest'anno le superfici di vendita degli iper sono rimaste pressoché invariate rispetto al 2011 (+0,3%) a fronte di una crescita relativa ai 6 anni precedenti del 32%. In ter-

mini di vendite, invece, a fronte di un aumento dei volumi del venduto nei superstore, si è assistito ad una contrazione dell’1,4% negli iper, il che corrisponde ad un calo del fatturato pari al 2,4%. Anche i piani di Carrefour confermano tali trend, pensando anch'essi a una riduzione degli spazi di vendita e ripensando il prodotto. Pino Zuliani, direttore di Conad, ha dichiarato che “la crisi vera è sugli iper di grandi dimensioni”. Unica voce fuori dal coro è quella di Auchan che, al contrario, assicura che per loro l’ipermercato resterà il futuro. ●

DISTRIBUZIONE

Ipermercati... in apnea Un format che ha perso appeal

L’anno nero dei consumi: mai così in basso nella storia della Repubblica Si salvano i discount, tra i settori tengono solo telefonia e informatica Il 2012 dovrebbe presentare la peggiore variazione negativa della spesa reale pro capite della storia della Repubblica (oltre il -3%): è la stima effettuata da Confcommercio, che spiega come tra il terzo trimestre del 2007 e il secondo trimestre di quest’anno i consumi procapite degli italiani sono diminuiti in termini reali del 6,5%. All’interno di questo perimetro fortemente recessivo, solo pochissimi settori di spesa (la telefonia e l’informatica) e solo un canale di distribuzione, il discount, tengono i livelli di fatturato reale del 2011. Nel primo semestre del 2012, infatti, la grande distribuzione nel complesso ha registrato in termini tendenziali un modesto incremento (+0,1%), contro una flessione del 2,6% del fatturato delle imprese operanti su piccole superfici. A tenere un profilo di crescita più dinamico nei primi sei mesi dell’anno sono solo i discount (+1,8%) ed i supermercati (+1,4%). È del tutto evidente che al netto di un’inflazione di poco superiore al 3%, il potere di acquisto del sistema commerciale si sia ovunque ridotto. Crisi e calo

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dei consumi si ripercuotono sui piccoli esercizi al dettaglio il cui stock, pari a poco più di 757mila unità nel 2011, è in diminuzione rispetto al 2010 (-0,1%); in flessione anche il fatturato di questa tipologia distributiva (-2,6% nei primi sei mesi del 2012), mentre cresce quello dei discount (+1,8%) e dei supermercati (+1,4%). Molise (-1,9%), Friuli Venezia Giulia (-1,1%) e Liguria (-0,9%), le regioni che, nel complesso, registrano le maggiori "perdite" di esercizi. Prosegue lo sviluppo delle medie e grandi superfici, con minimercati e supermercati che aumentano prevalentemente al Centro e al Sud e ipermercati e grandi magazzini in espansione al Nord; rilevante, nel sistema distributivo italiano, il ruolo di altre tipologie di vendita che hanno raggiunto ormai un elevato livello di diffusione, come il commercio ambulante (oltre 175 mila imprese di cui quasi la metà al Sud), le imprese di e-commerce (+19% rispetto al 2010), e la vendita attraverso i distributori automatici (oltre due milioni di macchine installate in Italia).

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Distribuzione

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CONAD

SICILIA

OPO VENETO

Scuola in Sudafrica con Unifrutti

Crisi travolgente La Gdo abbandona

Cassettine di verdure per catturare i giovani

Conad e Unifrutti hanno inaugurato a Addo, nella regione di Porth Elisabeth in Sud Africa, una scuola materna per i figli dei lavoratori della vallata di Sun Day Valley realizzata in collaborazione con l’associazione Thembalethu. L'associazione opera per contenere gli effetti dell’Aids e sconfiggere la povertà in molti Paesi sudafricani. La scuola è stata intitolata a Vitaliano Brasini, figura storica di Conad, amministratore delegato di Commercianti Indipendenti Associati, scomparso due anni fa.

La crisi economica che ha fatto ridurre drasticamente gli acquisti, anche nel settore alimentare, sta mettendo al tappeto l’intero comparto della grande distribuzione organizzata siciliana. Nella sola provincia di Catania, quella che ha in Sicilia il tasso di presenze più alte di grande centri, lavorano in queste strutture quasi cinquemila persone. Le altre province siciliane che rischiano di essere travolte da questa crisi sono quelle di Siracusa e Ragusa, ma anche a Palermo, che ha ancora pochi centri.

Opo Veneto ha messo a punto confezioni di verdure miste con l’obiettivo di attirare l’attenzione dei giovani consumatori. Ne sono stati curati i colori, il packaging, la praticità e la funzionalità. Sono “cassettine” dai colori vivaci e stuzzicanti destinate soprattutto alla Gd, che contengono ortaggi essenziali, di uso quotidiano, pronti per l’uso. Molto pratiche per il trasporto, grazie a un simpatico manico. Nella preparazione si è molto attenti alla qualità, all’igiene e alla proporzione tra varietà di ortaggi.

AUSTRALIA

CINA

Exploit di Woolworths: boom di vendite aperti 38 supermercati e 20 negozi

Carrefour, Wal Mart e Tesco soffrono

Il gigante australiano della Gdo Woolworths ha aumentato le proprie vendite del 95% nell’anno finanziario 2011-2012 espandendo contestualmente la rete di vendita sul territorio. Il direttore generale di Woolworths, Tjeerd Jegen, ha affermato che il gruppo ha un approccio innovativo di marketing con l’introduzione, rivelatasi vincente, di applicazioni per smartphone e ultimamente anche per liPad, denominate “click then collect at store”, che danno la possibilità di effettuare l’acquisto on line tramite smart app, con la possibilità poi di ritirare personalmente l’acquisto presso un vicino punto di vendita. Nell’anno 2011-2012 il gruppo ha aperto 38 nuovi supermercati, portando il numero totale a 872, oltre a 20 negozi Dan Murphy (catena di supermercati dedicata alla vendita di soli alcoolici), che hanno aiutato a incrementare le vendite online. Il numero delle applicazioni sviluppate dal gruppo e scaricate dagli utenti per acquisti online ha raggiunto i 2,3 milioni. Una ricerca su mille acquirenti online realizzata da parte di Frost & Sullivan e PwC appena pubblicata rileva che i consumatori stanno incrementando il numero delle transazioni on line per l’acquisto di prodotti alimentari e alcolici, anche se abbigliamento calzature gioielli e altri accessori dominano, per ora, l’e-commerce. Il 55% dei consumatori intervistati ha indicato il prezzo quale ragione principale degli acquisti on line. La ricerca prevede che in Australia il consumo di beni acquistati on line crescerà del 17,6% raggiungendo 16 miliardi di dollri australiani nel 2012 e quota 26,9 milioni nel 2016.

Difficoltà crescenti per i giganti internazionali della grande distribuzione organizzata in Cina. La francese Carrefour, pioniera del mercato nel 1995, ha investito su una catena locale di fornitori che le hanno consentito di aprire 206 ipermercati in 64 città cinesi ma sembra imminente la vendita dei suoi negozi in Cina. Anche Wal-Mart - che ha costruito la sua leadership mondiale con un'impeccabile logistica - ha affermato di voler ridurre, se non dimezzare, l'apertura di nuovi punti vendita. Dopo averne raggiunto 370 sull’intero territorio cinese, il colosso statunitense ha riconsiderato l’impegno ed anche la tipologia di intervento. Non vanno meglio le cose per Tesco, infine: ha già chiuso alcuni punti vendita.

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“La IV Gamma italiana è cresciuta vertiginosamente, sino a diventare il primo mercato in Europa per volumi e per valore generato. Ora è venuto il momento di consolidare le fondamenta, intervenendo sul nodo dell’efficienza del sistema di produzione e distribuzione. Crediamo fermamente che la nostra proposta di introduzione della shelf life minima garantita per il Fresco confezionato pronto al consumo possa migliorare ulteriormente il settore.” Lo ha dichiarato Umberto Galassini, Coordinatore Aiipa IV Gamma. Le parole del Coordinatore di Aiipa IV Gamma, Gruppo che all’interno di AIIPA rappresenta le imprese che operano nel settore de-

L’associazione propone di estendere la data di scadenza di un giorno gli ortofrutticoli freschi pronti al consumo, sintetizzano la portata della proposta ufficializzata al convegno “La IV Gamma cambia marcia. Qualità e shelf life minima garantita per un mercato sempre più a misura di Gdo”, tenutosi a Macfrut 2012 alla presenza di Mario Catania, Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Il convegno ha visto gli interventi del Coordinatore di AIIPA IV Gamma Umberto Galassini, del membro della Commissione Tec-

nica di Aiipa IV Gamma, dottor Luca Sgardiolo, del Responsabile di Aiipa IV Gamma, Domenico Stirparo nonché i contributi portati da esperti del settore tra cui Roberto Della Casa, Docente dell’Università di Bologna - Facoltà di Economia di Forlì, Andrea Ghiselli, Dirigente di Ricerca Cra (ex Inran) e Gian Carlo Colelli, Docente dell’Università di Foggia, Dipartimento di Scienze Agrarie, degli Alimenti e dell’Ambiente. Fulcro del convegno al Macfrut è stata la proposta di introdurre in Italia la shelf life minima garantita per gli ortofrutticoli freschi pronti al consumo: una nuova strategia di produzione e commercializzazione già adottata

QUARTA - QUINTA GAMMA

Aiipa: «Con la shelf life più lunga vantaggi per tutta la filiera»

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Q uarta - quinta gamma con successo in altri paesi europei, tra cui Francia, Spagna e Regno Unito, e che per il sistema distributivo italiano si annuncia come un cambiamento epocale. In sintesi, la shelf life minima garantita consiste nella produzione di un quantitativo di prodotto finito leggermente superiore al previsionale di vendita e con una data di scadenza incrementata di un giorno (ad esempio, passando da 6+1 a 7+1) che va a costituire il margine cui attingere per far fronte a ordinativi in consegna superiori alle quote previste, garantendo nel contempo al cliente il rispetto della shelf life minima contrattualizzata. Il prodotto finito non consegnato viene conservato ad una temperatura di 4 gradi presso lo stabilimento del produttore per 24 ore e poi a 10 gradi, aumentandone la durabilità rispetto alla situazione attuale in cui il prodotto viene conservato sempre a 10 gradi. Il vantaggio della proposta studiata da Aiipa IV Gamma risiede in un incremento del livello di soddisfazione di tutti gli attori coinvolti, dal produttore al distributore, ottenuto attraverso un sistema di produzione e commercializzazione più fluido ed efficiente. Nello specifico, per le aziende produttrici i vantaggi consistono nell’ottimizzazione della produzione e dei turni di lavoro, con evidenti benefici in termini di efficienza produttiva, sostenibilità di processo e costanza degli standard qualitativi. Per i retailer i vantaggi riguardano, invece, una minore criticità della fase di ricevimento sia in termini di puntualità che di corrispondenza tra fornitura e quantitativo ordinato. Inoltre, il distributore può contare sul miglioramento della gestione della catena del freddo e sulla disponibilità di prodotto con shelf life più lunga e standard qualitativi certi. A supporto della proposta sulla shelf life minima garantita, Luigi Sgardiolo della Commissione Tecnica di AIIPA IV Gamma ha citato al convegno i risultati degli 62

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Zuppe, DimmidiSì amplia la gamma...

...e propone anche il brodo fresco

DimmidiSì La Linea Verde continua gli investimenti nel segmento zuppe fresche e amplia la gamma con due nuove proposte: Farro con Verdure e Patate e Porri. DimmidiSì - Le Zuppe Fresche Farro con Verdure è una minestra di farro, un cereale ricco di fibre, di vitamine e di sali minerali e con pochi grassi; è molto trendy e dal consumo in continua crescita. Farro con Verdure è preparata con cinque tipi di verdure, carote, patate, zucchine, cipolle e piselli ed è perfetta per ottenere in modo semplice, e all’insegna del benessere, un senso di sazietà con poche calorie. DimmidiSì - Le Zuppe Fresche Patate e Porri è una vellutata dal delicato gusto di patate, profumata con discrezione da porri e da una leggera nota di noce moscata. Un piatto adatto ad un target allargato di adulti e bambini.

La Linea Verde ha presentato in anteprima al Macfrut un’assoluta novità di prodotto: Dimmidisì il brodo fresco di verdure e Dimmidisì il brodo fresco di carne e verdure. Un brodo fresco pronto all’uso. Per la preparazione vengono utilizzate verdure fresche e carne fresca di manzo. Il brodo fresco Dimmidisì è confezionato in una pratica bottiglia richiudibile da 750 ml. Queste le caratteristiche vincenti che fanno del Brodo DimmidiSì un prodotto innovativo che risponde alle esigenze del consumatore moderno che ha sempre meno tempo da dedicare alla preparazione dei cibi e che sempre più desidera seguire una sana alimentazione. Gli ingredienti base sono verdure e carne di manzo, preparati secondo il metodo di cottura tradizionale, con olio extravergine di oliva, senza l’aggiunta di glutammato o conservanti.

studi effettuati da giugno 2011 sugli aspetti microbiologici e merceologici della shelf life minima garantita. Le analisi sono state effettuate non solo sui prodotti più rappresentativi del mercato italiano, ma anche su referenze di nicchia e su merceologie che

vengono commercializzate singolarmente o destinate a essere inserite nei mix di insalata. “La proposta è stata formulata dopo una minuziosa ricognizione delle problematiche tecniche, igienico-sanitarie e normative, ma anche ponderando attentamente interessi ed esigenze di tutti i protagonisti del mercato”, ha dichiarato Umberto Galassini, Coordinatore di Aiipa IV Gamma. “Ora si apre la fase del confronto con i nostri interlocutori, ma le attività di Aiipa IV Gamma continuano”. ● O t t o b r e

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CorriereOrtofruttIcolo

La recente edizione di World Fruit Moscow (17-20 settembre) ha permesso di fare il punto sul mercato ortofrutticolo russo aggiornando dati, contatti e impressioni. World Fruit ha mantenuto le dimensioni degli ultimi due anni. È la terza fiera europea dopo Fruit Logistica di Berlino e Fruit Attraction di Madrid ed è un riferimento indispensabile per il mercato russo. Esso ha mostrato notevoli sviluppi nell’organizzazione commerciale e nella varietà della gamma di prodotti che vengono richiesti. Sono in forte crescita i prodotti confezionati, la quarta gamma, le confezioni miste mono-dose per single, in particolare a Mosca e San Pietroburgo, che sono di gran lunga i mercati più evoluti. Di fronte a questo scenario la quota di mercato italiana, che varia tra il 6 e l’8 per cento a seconda delle località, della stagione e dei canali di vendita, appare poco significativa. Il mercato russo oggi è anche più affidabile e sicuro di qualche anno fa, soprattutto in fatto di assicurazioni e pagamenti, e questo lo rende ancora più interessante. Questo dato è uscito confermato anche dalle conclusioni di una missione economica che, a scavalco della fiera di Mosca, è avvenuta in Russia da parte di una delegazione dei Mercati all’ingrosso di Padova e Verona, O t t o b r e

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MONDO

Russia chiama Italia, ma gamma e assortimento non soddisfano

World Fruit Moscow conferma il ruolo marginale del made in Italy mentre prendono piede i prodotti ad alto contenuto di servizio. Riuscita missione per Maap e Veronamercato

Olga Ivanova, import manager di Fruity Mail e Sergey Kulikov buyer di Dixi; sotto Irina Fakhrieva di Arealfruit. In alto promozione sui muri di Mosca

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CorriereOrtofruttIcolo

O t t o b r e

2012

MONDO

organizzata dal servizio Int.B Service del nostro gruppo editoriale. Vi hanno preso parte, tra gli altri, il presidente di Veronamercato Erminia Perbellini con il vice presidente Gianni Dalla Bernardina, il direttore Paolo Merci e il consigliere d’amministrazione Annunciato Maccini, la titolare di Primo Mattino Chiara Zuccari, il trasportatore Francesco Corsi e i padovani Giancarlo Daniele, amministratore delegato del MAAP con il direttore del mercato Francesco Cera e il direttore dell’Associazione grossisti Alberto Filippino. La delegazione non si è limitata a visitare World Fruit, ma ha compiuto un sopralluogo al mercato moscovita di Pokrovka (la prima delle cinque piattaforme logistiche per il commercio ortofrutticolo dislocate sulla circonvallazione di Mosca), ha visitato varie aziende ed ha compiuto una missione a 90 km a sud di Mosca, a Serpukhov, per visitare la principale piattaforma logistica della terza catena di supermercati russa, la Dixi, forte di 1.300 punti vendita. Incontri sono avvenuti con responsabili e buyers delle aziende Tropic Group, Globus, Areal Fruit, Allianz-Ulisa, Fruity Mail, oltre che di Dixi. Vlada Zhukovskaya, che per Globus si occupa delle importazioni dall’Italia, ha ricordato che Globus è il primo gruppo russo per volumi di ortofrutta commercializzati. In Italia comperano soprattutto mele. Per i kiwi e altri prodotti comprano in Grecia, a causa dei prezzi vantaggiosi, ma verso fine campagna acquistano dall’Italia per garantirsi la qualità. Fattore determinante è il prezzo. Globus è sul mercato da 18 anni e da qualche anno ha cambiato tutto lo staff dei buyers oggi costituito quasi interamente da giovani donne. Globus fa 400 milioni di dollari di fatturato annuo, ha molte sedi in Russia e lavora soprattutto con i grossisti perché realizza di più rispetto ai supermercati. Il consumatore russo -ha

Sopra, porzioni monodose di ortaggi baby nel magazzino di Mosca della Fruity Mail. Sotto, il posteggio della Globus al Mercato moscovita Pokrovka

detto Vlada - guarda al prezzo, a volte anche alla qualità, mai alla provenienza. Sta tuttavia nascendo, nelle grandi città, un nuovo tipo di consumatore, attento all’etichetta, che vuol sapere cosa mangia ed è attirato dal prodotto che offre un plus di servizio, come le confezioni miste mono-dose di ortaggi, che sono state osservate alla Fruity Mail. Qui la buyer Olga Ivanova ha spiegato che l’Italia e il prodotto italiano incontrano simpatia e apprezzamento da parte di molti consumatori che cercano nei nostri prodotti la qualità del made

in Italy alimentare, tuttavia le aziende italiane non riescono a garantire i carichi misti con la gamma e l’assortimento richiesto. La Fruity Mail sta cercando fornitori italiani soprattuto per prodotti di pregio (come i limoni di Amalfi) per i quali sono disposti a spendere. Nei punti di vendita della grande catena Dixi - ha affermato il responsabile del dipartimento acquisti ortofrutta Sergey Kulikov il prodotto italiano trova già il suo spazio (Alegra, Mazzoni, tra gli altri fornitori) ma la disponibilità per la nostra ortofrutta è ancora ampia. (A.F.) www.corriereortofrutticolo.it

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M ondo

CorriereOrtofrutticolo

Dall’Ucraina per presentare i Mercati e stringere partnership ●

Antonio Felice

L’Ucraina sta facendo grandi passi avanti nella modernizzazione del commercio ortofrutticolo e si apre sempre di più all’interscambio con l’estero, in particolare attraverso l’azione della WMAP, l’Associazione dei Mercati all’Ingrosso (Association of Ukrainian Wholesale Markets of Agricultural Products). Partendo dall’esperienza del mercato Shuvar di Lviv (Leopoli), che già movimenta in un anno oltre 600 mila tonnellate di prodotti freschi, la WMAP ha realizzato in pochi anni i nuovi mercati Stolychnyy nella capitale Kiev (225 mila tonnellate l’anno) e Gospodar a Donetsk (34.500 tonnellate) e sta realizzando altri due mercati, che saranno ultimati nei prossimi mesi, l’Hectare di Odessa, il grande porto sul Mar Nero, e lo Sichovyi di Zaporizhya, una città del sud-est tra Donetsk e la Crimea. Si tratta di strutture di concezione avanzata, con standard europei, aperte agli investimenti stra66

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Una delegazione della Wmap ha visitato a fine settembre Veronamercato, Maap e altre strutture venete; quindi, dopo un seminario al Macfrut, l’incontro con selezionate aziende

Alexey Chumak, direttore del Mercato Stolychnyy di Kiev. Sopra il titolo, da sinistra: Vladyslav Yatsko, direttore del Mercato Gospodar di Donetsk, Paolo Merci, direttore di Veronamercato, Zoryana Pastushchuk, manager del dipartimento che coordina l'attività del WMAP, Alexey Chumak, Erminia Perbellini, presidente di Veronamercato, Ihor Plotytsya, direttore del Mercato Shuvar di Lviv (di cui vediamo un padiglione nella pagina a destra) e Gianni Dalla Bernardina, vice presidente di Veronamercato

nieri attraverso diverse forme di collaborazione. Se l’Ucraina è un colosso nella produzione di carote, patate, cavoli e un produttore

di livello internazionale di mele e di piccoli frutti, essa rappresenta anche un mercato di importazione con cifre in continuo auO t t o b r e

2012


M

CorriereOrtofruttIcolo

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2012

Ucraina - Produzione & Import export Produzione

2011

(milioni tonn.)

Patate Ortaggi Frutta e piccoli frutti Import-export

2011

2012

(primi 8 mesi)

(primi 8 mesi)

24,2 9,8

13,9 4,3

1,9

0,86

14,3 4,8 0,88

diff. % 3,0 10,6 1,4

Export

Import

Import

(migliaia di $)

Export 2011

2012 (6 mesi)

2011

2012 (6 mesi)

Ortaggi Frutta

132.949,6 217.347,2

42.237,1 95.049,6

133.200,4 683.446,4

106.087,0 493.905,1

Durante il seminario, il direttore Chumak ha dato un’idea di quanto sia grande il progetto portato avanti dalla WMAP: in pratica, entro il 2015, è previsto che la catena dei mercati all’ingrosso di nuova concezione coprirà per intero le 25 regioni dell’Ucraina. Chumak ha confermato l’apertura verso forme di collaborazione con gli operatori esteri illustrando un’offerta che partendo dall’affermato mercato di Lviv si può espandere all’intera rete WMAP. È stata proposta la creazione di joint-venture al 50% con la stessa WMAP per avviare un flusso di importazione oppure l’apertura di una filiale ucraina di un esportatore estero o un suo ufficio di rappresentanza presso una delle strutture WMAP. L’Associazione garantisce la fornitura di tutta una serie di servizi per facilitare l’ingresso nel

MONDO

mento. Nel 2011 l’Ucraina ha importato frutta per oltre 683 milioni di dollari, quest’anno questa cifra si attesterà intorno al miliardo di dollari; per gli ortaggi le importazioni sfioreranno a fine anno i 200 milioni di dollari: una torta nella cui spartizione alcuni Paesi mediterranei come l’Italia hanno ancora un ruolo marginale. Una delegazione della WMAP, organizzata dall’Int.B Service del nostro gruppo editoriale, ha visitato l’Italia dal 26 al 29 settembre, con tappe a Verona, Padova, Cesena, Rimini, Chioggia e Venezia. Ne hanno fatto parte Alexey Chumak, direttore del Mercato Stolychnyy di Kiev, Ihor Plotytsya, direttore del Mercato Shuvar di Lviv, Vladyslav Yatsko, direttore del Mercato Gospodar di Donetsk e Zoryana Pastushchuk, manager del dipartimento che coordina l’attività del WMAP. A Verona e Padova la delegazione ha visitato due mercati all’ingrosso italiani specializzati nelle attività di esportazione. A Verona la delegazione ha incontrato, oltre a diversi operatori, la presidente di Veronamercato Erminia Perbellini e il direttore Paolo Merci. A Padova gli ucraini hanno partecipato a un incontro con l’ad del MAAP Giancarlo Daniele, il direttore Francesco Cera e il direttore dell’Associazione grossisti Alberto Filippino. Padova ha già avviato rapporti commerciali abbastanza intensi con l’Ucraina, con l’invio settimanale di alcuni carichi misti. Verona intende entrare nel mercato ucraino con iniziative che sono allo studio. A Cesena, la mattina di venerdì 28 settembre la delegazione è stata protagonista, nell’ambito di Macfrut, di un seminario sul mercato ortofrutticolo dell’Ucraina al quale ha partecipato un gruppo selezionate di aziende italiane, tra le quali il Gruppo Fruttital e From, e ha avuto successivi contatti con altre aziende tra cui Salvi, Apofruit, Pempa-Corer, Zani.

mercato ucraino. I singoli mercati stanno avviando progetti in ambiti come la vendita a distanza, il web-market, la logistica intelligente, le aree logistiche. La distribuzione dell’ortofrutta in Ucraina è in forte evoluzione. I negozi di vicinato non coprono più del 10% mentre è forte il ruolo dei mercati rionali e degli stessi mercati all’ingrosso (che vendono anche direttamente al pubblico). I supermercati coprono una quota intorno al 15%; alle catene nazionali si affiancano insegne come Auchan, Metro, Billa. In Ucraina crescono i consumi di frutta e parallelamente anche quelli di pesce di mare. Per questo la delegazione ha concluso la trasferta italiana con una visita al mercato ittico di Chioggia dove ha incontrato lo staff direzionale. editor@greenmed.eu www.corriereortofrutticolo.it

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M ondo Andalusia e Murcia sott’acqua, gravi i danni al settore

CorriereOrtofrutticolo

Le regioni spagnole dell’Andalusia e della Murcia, tra le più importanti di Spagna per il settore ortofrutticolo, sono state colpite da piogge torrenziali che hanno danneggiato gravemente il settore agricolo. Il maltempo ha provocato inondazioni e purtroppo anche delle vittime. Pesante il bilancio dei danni del comparto agroalimentare. Le prime informazioni mettevano in rilievo migliaia di ettari di agrumi e ortaggi andati interamente distrutti. Nella zona di Lorca (Murcia) 20.000 ettari di terre irrigate sono stati sommersi dal fango e i raccolti sono andati perduti.

La Spagna scopre la Russia come mercato leader extra Ue La Russia (da poco entrata nella Wto) è diventata il principale mercato al di fuori dell’Unione Europea per il comparto ortofrutticolo spagnolo. Secondo i dati di Fepex, l’associazione che raggruppa gli esportatori ortofruttiocoli del Paese iberico, lo scorso anno le esportazioni spagnole di frutta e ortaggi in Russia hanno toccato le 243.027 tonnellate, +47% sul 2010. Per quanto riguarda le verdure nel 2011 l'export della Spagna verso la Russia ha registrato 35.276 tonnellate di merce inviata, con un aumento del 48% sul 2010 quando si erano fermate a 23.877 tonnellate. Il risultato è stato raggiunto in particolare grazie all'aumento di esportazioni di cetrioli, pomodori e lattuga. Per quanto riguarda la frutta sono state inviate nel Paese russo 207.751 tonnellate, rispetto alle 141.259 tonnellate del 2010 (+47%). Pesche, nettarine e mandarini sono stati i frutti spagnoli maggiormente importati dalla Russia. Nel 2011 la Russia ha rappresentato il 30% delle esportazioni totali della Spagna verso Paesi extra-UE, per un complessivo di 814.896 tonnellate. Anche nel 2012 la Russia rimane la principale destinazione per l'ortofrutta spagnola. Secondo gli ultimi dati del dipartimento dogana e agenzia delle entrate, elaborati da Fepex, dal mese di febbraio le spedizioni sono aumentate del 50% rispetto agli stessi mesi del 2011, 68

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Nel 2011 export superiore alle 243 mila tonnellate, il 47% in più del 2010

Agrumi iberici in calo del 5,7% Produzione agrumicola prevista in calo in Spagna. I produttori di agrumi hanno steso le loro previsioni, pubblicate da Ailimpo su dati Freshfel. Per la stagione 20122013 la produzione di agrumi in Spagna dovrebbe attestarsi sui 6,10 milioni di tonnellate, in calo del 5,74% rispetto alla stagione scorsa, con un disavanzo di 372.000 tonnellate in totale. La produzione di mandarini arriverà a 2,08 milioni di tonnellate, in calo del 13,1% rispetto al 20112012. Le clementine scenderanno del 17,6% a 1,43 milioni di tonnellate, i mandarini satsuma saliranno del 46,56% a 192.000 tonnellate. La produzione di arance arriverà a 3,10 milioni di tonnellate, con una crescita dell’1,97% rispetto al 2011-2012. La produzione di limoni arriverà a 870.000 tonnellate, in diminuzione del 12,1% rispetto all’anno scorso, mentre quella di pompelmi arriverà a 53.000 tonnellate, in aumento del 3,92%.

per un totale di 47.362 tonnellate. Dopo l’integrazione effettiva della Russia nel Wto, la Fepex si preoccupa di stabilire un'adeguata politica per mantenere la buona performance delle esportazioni ortofrutticole. Per supportare e continuare a favorire le esportazioni, la fiera internazionale Fruit Attraction 2012 (Madrid, 2426 ottobre) ha pianificato, in collaborazione con ICEX, una serie di incontri tra buyer internazionali, in particolare con la delegazione russa. ● O t t o b r e

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Aziende informano

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Dole approccia ormai da un anno il mercato nazionale con una strategia di comunicazione volta a evidenziare le sue peculiarità sia nei confronti degli interlocutori commerciali che del consumatore finale. L’azienda americana, infatti, che da sempre ha un comportamento originale nell’ambito dei gruppi multinazionali nell’approccio al mercato nazionale è arrivata a coniare un nuovo e incisivo pay off di campagna per il mercato italiano: “la frutta differente”. Perché differente? Perché sana, grazie a una ricerca d’avanguardia che permette a Dole di produrre con le migliori tecniche in tutte le fasi della filiera, dalla coltivazione in campo fino al trasporto dalle zone d´origine ai mercati di consumo. Da cui sicura, perché tracciata, controllata e garantita dal campo al cliente finale attraverso il sistema di qualità interno che verifica continuamente i prodotti durante tutto il processo. Negli ultimi anni, poi, Dole ha intensificato il suo impegno verso la sostenibilità nella sua accezione ambientale e sociale con una serie di iniziative nelle aree di produzione del Centro America, quali Planet Dole e Dale Foundation, volte alla coltivazione dei fruttiferi con i mezzi più rispettosi dell´ambiente e della salute, con una gestione responsabile dei

terreni coltivati fino all´uso parsimonioso dell´acqua e degli altri mezzi tecnici. Nei confronti di oltre 14.500 propri collaboratori, infine, Dale Foundation, ha realizzato programmi di assistenza sanitaria e formativa in Ecuador e Perù, La frutta Dole è pertanto differente perché si caratterizza non solo tre esse facili da ricordare ma per la

forte sottolineatura all’impegno dell’azienda sui temi della salute e dell’ambiente. Per vedere in dettaglio tutti gli aspetti tecnici del controllo della Supply Chain da parte dell’azienda è ora disponibile anche nella nostra lingua il nuovo sito web Dole-Earth.com che permette ai consumatori italiani di scoprire direttamente la tracciabilità del prodotto grazie al codice dell'azienda agricola indicato sul-

l'etichetta del frutto. E’ un invito a viaggiare fino alla fonte del prodotto che darà inoltre ai consumatori l'opportunità di apprendere di più sui loro frutti preferiti tramite vari contenuti educativi e d'intrattenimento, come una visita virtuale interattiva ad un'azienda agricola o con diversi video sulla supply chain e sui programmi riguardanti la responsabilità sociale e ambientale. Il marchio Dole, poi, segmenta verso l’alto la propria qualità con criteri qualitativi ancora più severi, proponendo un prodotto "extra", ovvero della categoria qualitativa più elevata disponibile sul mercato. Questo miglioramento della qualità è reso visibile da un restyling completo della confezione, con una nuova grafica su fondo bianco atta a evidenziare il carattere premium del marchio e del prodotto. Ma le novità non finiscono qui. "Questo ambizioso programma rappresenta per Dole e per i suoi partner distributivi in tutta Italia un'opportunità unica di dimostrare la propria competenza in fatto di frutta e di conquistare la fiducia e la fedeltà dei consumatori, evidenziando i caratteri distintivi delle banane Dole: frutta di alta qualità prodotta in modo responsabile" dice Vittorio Grotta, Managing Director di Dole Italia.

Aziende informano

Dole è differente

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M ondo

CorriereOrtofrutticolo

AFRICA

TURCHIA

INDIA

360 miliardi di dollari per le infrastrutture

Nella top ten globale per 55 prodotti

Uva, Nuova Zelanda e Canada nel mirino

La Turchia secondo i dati della Fao primeggia nella produzione di nocciole, albicocche, fichi, ciliegie, mele cotogne, semi di papavero. Il Paese è al secondo posto al mondo per la produzione di angurie, meloni gialli, fragole, porri, lenticchie, cetrioli, fagioli, castagne. La Turchia è inclusa nelle top ten mondiale per 55 prodotti agricoli: il Paese ha un ruolo significativo nel mondo del commercio agricolo.

Per non dipendere più dalla domanda europea, l’India è andata alla ricerca di nuovi mercati per esportare uva. Per la stagione 2013, prevede di andare alla ”conquista commerciale” in particolare di Nuova Zelanda e Canada. Le potenzialità delle due nazioni non sono da sottovalutare visto che i due Paesi potrebbero importare circa 18.000 tonnellate di uva indiana. Apeda (Agriculture & Processed Food Products Export Development Authority) ha iniziato a cercare nuovi mercati dopo gli scarsi risultati ottenuti con la Germania. Tra gennaio e maggio di quest’anno l’India ha esportato 36.888 tonnellate di uva, qualcosa come il 63,47% in più rispetto alla stagione passata.

L’Africa richiederà investimenti per 360 miliardi di dollari entro il 2040 per implementare la spina dorsale delle sue infrastrutture in tutto il continente, secondo la ADB, Banca Africana di sviluppo. La realizzazione di idonee infrastrutture in Africa, oggi le meno sviluppate del mondo, aumenterebbe la competitività del continente nell'economia globale e ridurrebbe il costo dello sviluppo degli affari. Nella conferenza inaugurale del New Economic Partneship for Africa’s Development (Nepad) che si è tenuta a Joannesburg, Ralph Olaye, responsabile dell' integrazione regionale per la ADB, ha affermato che il deficit infrastrutturale attuale sta costando circa il 2% del Pil annuale del continente.

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SERBIA

CILE-MAROCCO

Export ortofrutticolo, i dati dei primi 5 mesi

Accordo commerciale Asoex-Apefel Scambio di informazioni e piattaforma logistica

Da gennaio alla fine di maggio, la Serbia ha esportato 37.000 tonnellate di frutta fresca, 60.000 tonnellate di frutta surgelata e tra 7.000 e 7.500 tonnellate di verdura. Quasi tutta la produzione di mele, 35 mila tonnellate, è stata esportata in Russia, in linea con le quantità esportate l’anno scorso. Inoltre, sono state inviate all'estero 1.400 tonnellate di fragole e di ciliegie. Per quanto riguarda la frutta surgelata - lamponi, amarene, fragole, prugne, more e mirtilli - è stata esportata una grossa fetta della produzione (60 mila tonnellate) anche se nelle celle frigorifere sono rimaste 13 mila tonnellate di lamponi dell’anno scorso. Nei primi cinque mesi del 2012 le importazioni di verdure sono state di 30 mila tonnellate (cavoli, pomodori, cetrioli, peperoni, cipolle).

Accordo commerciale tra Cile e Marocco. Asoex e Apefel, le associazioni degli esportatori ortofrutticoli cileni e marocchini hanno sottoscritto un'intesa volta a scambiarsi informazioni sui rispettivi mercati, fornirsi supporto per missioni commerciali e visite esplorative, condividere esperienze in campo tecnico e tecnologico. Il patto, a cui hanno partecipato anche il viceministro marocchino dell'Agricoltura e l'ambasciatore cileno in Marocco, così come il segretario generale di Apefel, è stato ufficialmente siglato tra Ronald Bown presidente di Asoex, e Lahoucine Adardour presidente di Apefel. Per il Cile il Marocco rappresenta un'importante piattaforma logistica su cui appoggiarsi per esportare i propri prodotti ortofrutticoli nell'immenso continente africano, specie in Nord Africa. Ma attraverso questa intesa, ha sottolineato Bown “potremo anche - come si legge su Innovagro - promuovere e approfondire le relazioni commerciali di entrambi paesi, che si possono integrare molto bene data la nostra controstagionalità”. Si tratta anche di un passo importante verso la conclusione di un accordo di libero scambio tra i due Paesi, i cui negoziati sono già iniziati.

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2012


SCHEDA PRODOTTO

CorriereOrtofrutticolo

Emanuele Zanini

Il sensibile calo dei raccolti, dentro e fuori la Ue, dovrebbe garantire prezzi soddisfacenti anche se c’è il rischio di esaurire anzitempo le scorte. Caccia ai mercati emergenti e novità sul fronte varietale

numero 10 del 2012

Si respira un clima di fiducia nel comparto melicolo grazie a volumi in calo e prezzi in risalita. Un ottimismo che si basa sulle previsioni di Prognosfruit, che stima un calo del 9% del raccolto nell'Europa a 27 e del 7% rispetto alle media del triennio precedente e tra i più bassi degli ultimi 15 anni. La riduzione generalizzata, che secondo Wapa (World Apple and Pear Association) sarà ancora più marcata rispetto ai dati Prognosfruit, è dovuta principalmente alle gelate e alle abbondanti piogge verificatesi durante il periodo di fioritura. Secondo Luca Granata, direttore del consorzio Melinda, “le previsioni di produzione negli altri continenti lasciano presumere che con ogni probabilità il livello di esportazioni di mele verso la EU27 dovrebbe attestarsi a livelli ancora minori di quelli già contenuti degli ultimi anni". “Di conseguenza - sottolinea Granata - il rapporto tra offerta (in considerevole calo) e prevedibile consumo (costante o forse in limitata riduzione) dovrebbe determinare la formazione del prezzo a livelli decisamente migliori di quelli registrati all'inizio della scorsa campagna com-

MELE

Mele, ottimismo per quotazioni ed export. «Speriamo che la Gd gestisca bene il prodotto»

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Da sinistra Luca Granata, Simone Pilati e Gerhard Dichgans

merciale. Ed in effetti le transazioni che si sono concluse tra fine agosto e settembre hanno registrato incrementi di prezzi del

20-30% rispetto a quelli veramente deludenti ed insostenibili che purtroppo circolavano dodici mesi fa”.

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numero 10 del 2012

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Per quanto riguarda la produzione di Melinda sono previsti cali in media del 15% sul 2011 con riduzioni più marcate in particolare per Red delicious, Gala, Fuji e Renetta e leggermente inferiori per Golden. Molto soddisfacente la qualità dei frutti (assenza di difetti, colore e grado zuccherino). Sulle base dei dati di previsione e dei primi esiti parziali della raccolta in corso in Melinda prevedono di disporre di una quantità di mele di prima categoria simile a quella del 2011. Infatti se la produzione sarà inferiore del 15%, “c'è da considerare l'incidenza del prodotto grandinato, in riduzione dal 25% del 2011 all'attuale 8% sul totale del raccolto”, precisa il direttore del consorzio trentino. Notizie assai incoraggianti anche sul fronte delle esportazioni. “L’export di Melinda sta crescendo continuamente da 10 anni sottolinea il manager del gruppo con sede a Cles - sia in termini di quantità annua esportata (che ha superato le 60.000 tonnellate) sia in termini di numero di destinazioni raggiunte (attualmente 42). Alcune aree (Scandinavia, Nord Africa, Medio Oriente in primis) si stanno rilevando sempre più interessanti. Positivo anche lo sviluppo del’attività di From in Russia con un incremento dei volumi pari a circa il 50% nel corso dei primi 3 anni di attività. Prevediamo che tale trend generale delle nostre esportazioni si mantenga anche nei prossimi anni”. Soddisfatto pure Simone Pilati,

direttore del consorzio La Trentina, che conferma un inizio di stagione da incorniciare. “L'equilibrio tra domanda e offerta per una volta premia i produttori”, commenta Pilati. “Finalmente stiamo raccogliendo gli sforzi e gli investimenti effettuati degli ultimi 5-6 anni”. Per quanto riguarda il mercato Pilati rivela come “su Gala la risposta finora sia stata ottima, ovunque. Dall’Europa fino alla Scandinavia, per passare al Magreb e all'Arabia. Buone le prospettive pure per Golden su cui sta aumentando l'interesse”. Operatori fiduciosi anche in Alto Adige. L’associazione di cooperative della Val Venosta Vi.P e il consorzio Vog prevedono in media cali produttivi attorno al 20%

(ma con picchi del -30,-40% per alcune varietà, come Granny Smith e Stark), con forti richieste dall’estero. “Quest’anno punteremo sulle aree strategiche e cercheremo di essere presenti su tutti i Paesi di riferimento (che sono oltre 40)", spiega Fabio Zanesco, direttore commerciale di Vi.P. “Ma visti i bassi volumi a disposizione ci sarà inevitabilmente una selezione dei clienti. Daremo precedenza a quelli storici. Ci sarà di certo meno spazio per le vendite occasionali. Stiamo comunque notando una buona richiesta generale, specie dai Paesi extra Unione Europea, a partire dal Sud America”. Non nasconde un certo ottimismo neppure Gerhard Dichgans, direttore di Vog, che conferma

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SCHEDA PRODOTTO una forte richiesta dall’estero. “La mancanza di prodotto estero, a partire dalla Francia, aiuterà le nostre esportazioni. Le difficoltà semmai - commenta Dichgans sarà spiegare ai clienti la particolare situazione di mercato e il conseguente aumento delle quotazioni”. La forte richiesta di questo inizio di campagna, accompagnata da una scarsa produzione, rischia tuttavia di creare qualche problema di disponibilità di prodotto nella seconda parte della stagione. “Abbasseremo i ritmi di vendita per garantire la merce durante tutto il calendario di commercializzazione”, afferma Dichgans. “Ad ogni modo - sottolinea il direttore del consorzio altoatesino - se da una parte non si dovrà avviare una speculazione sui prezzi, dall'altra invitiamo la grande distribuzione, vista l’annata così particolare, a non effettuare promozioni sottocosto. Quest’anno sarebbe un’operazione fuori luogo”. Vi.P e Vog, nel frattempo, stanno portando avanti un progetto per la produzione di una nuova varietà di mela, che è stata presentata in anteprima al Macfrut di Cesena. Sulla nuova cultivar molti dettagli sono ancora top secret. Al momento si sa che la nuova mela, il cui progetto è partito tre anni fa in una collaborazione tra i due gruppi altoatesini assieme al centro di Laimburg, è il risultato di un incrocio tra Gala e Braeburn e che le prime produzioni partiranno fra tre anni con l'obiettivo di produrne circa 8 mila tonnellate. L’anno prossimo ci sarà la presentazione ufficiale. Per Marco Rivoira, dell'omonima azienda cuneese di Verzuolo, l'annata si è presentata con aspettative positive. “La stagione è caratterizzata da una mancanza di prodotto generale, che riguarda non solo l'Europa ma più o meno tutte le aree produttive del mondo, compreso quindi l'emisfero Sud". Secondo Rivoira “quest’anno, vista la situazione, dovremo dare uno scossone importante al mercato dopo annate me-

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Dal 15 al 17 novembre Interpoma analizza commercio e nuova geografia produttiva

Nel 2012 la produzione melicola europea stimata sarà di 9.739.000 tonnellate, con una riduzione di 924.000 tonnellate - pari a circa il 9% rispetto al dato 2011. È quanto è emerso in occasione della 36ma edizione di Prognosfruit, la conferenza organizzata da WAPA, “World Apple and Pear Association”. La situazione varia comunque molto da paese a paese: infatti, mentre per la vecchia Europa le previsioni sono di rallentamenti anche forti – per l’Italia si parla di un -13% rispetto al 2011, -24% per la Spagna e addirittura -32% per la Francia - l’Europa dell’Est promette buoni risultati, che vanno dal +12% previsto per la Polonia al +39% dell’Ungheria. È in questo contesto di grande fermento che avrà luogo l’ottava edizione di Interpoma, l’unica fiera internazionale di settore in programma a Bolzano dal 15 al 17 novembre prossimi. Anche quest’anno nel corso della manifestazione prenderà il via il congresso internazionale “La mela nel mondo”, appuntamento a cadenza biennale che quest’anno vedrà, nella sua giornata d’apertura, una conferenza dedicata a un’analisi globale della produzione, della commercializzazione e del consumo, nonché un focus sull’analisi della situazione economica delle aziende nelle maggiori regioni produttrici di mele d’Europa. Reinhold Marsoner, direttore di Fiera Bolzano, ha spiegato: “L’attuale congiuntura economica ci impone riflessioni importanti sul futuro dell’intero comparto della mela e sulle strategie da applicare nel prossimo futuro. Interpoma 2012, con il congresso internazionale di alto livello che è stato organizzato, si configura come la sede ideale per discutere dei temi di maggiore attualità che riguardano il settore”. Kurt Werth, esperto in frutticoltura e responsabile per l’organizzazione del congresso “La mela nel mondo”, ha aggiunto: “Nonostante in Europa si preveda un calo generalizzato di produzione, esistono eccezioni importanti all’interno di questo quadro, come è il caso della Polonia che continua a crescere. Da tenere in considerazione è anche la nuova geografia produttiva, che prevede produzioni crescenti anche in altri Paesi dell’Est come Ucraina e Moldavia e certe aree nel Sud della Russia. Dall’altra parte, da qualche anno si registra un continuo aumento della domanda nei paesi del Nordafrica e Medioriente. Quale sarà dunque il destino di una produzione di qualità come quella altoatesina? Quali i mercati più interessati? Interpoma 2012 sarà un’occasione per toccare con mano tutte queste realtà e per comprendere le prossime dinamiche dei mercati”. L’edizione di Interpoma 2010 ha ospitato 354 espositori qualificati provenienti da 18 Paesi del mondo, i quali hanno potuto farsi conoscere da più di 14.240 visitatori, operatori professionali di 58 diversi Paesi. O t t o b r e

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Da sinistra Fabio Zanesco, Domenico Paschetta e Marco Rivoira

26 milioni di euro, conferma come il mercato delle pomacee non sia stato intaccato dal morso della crisi, grazie in particolare "all'identikit commerciale del frutto, soprattutto delle varietà rosse come la Gala”. “Su quantità, pezzature e calendari varietali di raccolta - aggiunge Paschetta - non sembrano esserci stridori con la media delle ultime annate”. Le gelate invernali e le grandinate estive tuttavia hanno lasciato i loro strascichi sulle quantità, seppure non in maniera sensibile". A livello commerciale “Ortofruit si sta calibrando su un mercato sempre più a misura di Gdo, che ricerca in modo sempre più attento e mirato il miglioramento qualitativo dei prodotti dal punto di vista organolettico, l’aumento delle referenze territoriali con marchio dedicato, la shelf life, la produzione integrata. Questo rappresenta a tutti gli effetti il nuovo cantiere di crescita e innovazione della nostra OP - sottolinea il presidente di Ortofruit - sia nella parte produttiva, sia nella conduzione commerciale, che oggi ci porta a riconoscerci in un 80% di prodotto-mela di prima

categoria, facendo della qualità premium il nostro core-business, stimando altresì una previsione di 50 mila quintali di prodotto totale conferito”. Circa il 60% del prodotto raccolto dall’Op piemontese prende la via del mercato interno, a cui si affianca un “crescente interesse da parte delle catene distributive estere, comprese quelle di Oltremare, con cui stiamo facendo partire un canale di vendita diretta. Quest'anno, con la domanda crescente dovuta alla generale scarsità di prodotto a livello mondiale, punteremo a consolidare la ricerca di nuovi sbocchi commerciali sia in Europa che negli altri continenti”. La mancanza di prodotto è confermata pure nel Veronese, dove, a seconda delle varietà e degli areali i cali produttivi arrivano a toccare anche il 30%. Secondo Gabriele Tibaldo, direttore dell'Op Cop, Consorzio Ortofrutticolo Padano, di San Giovanni Lupatoto (Verona) i deficit produttivi riguardano in particolare Gala, Golden e soprattutto Granny Smith, con decrementi del 40% sul 2011. “A questo - sottolinea Tibaldo - dobbiamo aggiungere al-

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diocri. Abbiamo molte aspettative. C’è molta richiesta sul mercato e anche nel 2013 prevedo prezzi in ascesa. Basta pensare per esempio che finora (inizio ottobre, ndr) su Gala, su cui registriamo un calo produttivo del 20% rispetto al 2011, abbiamo aumentato le vendite del 50%. Vista la mancanza di prodotto generale sottolinea Rivoira - la domanda proviene da tutte le direzioni, dal Nord Africa, dal Sud America, dall'Arabia. A questi ritmi credo che a febbraio sia a rischio la disponibilità di mele “rosse”. A certi prezzi (si sta vendendo a quotazioni superiori del 20-30% rispetto al 2011) credo sia giusto cogliere le opportunità e sfruttare l'occasione”. Puntando l'attenzione sul gruppo Rivoira, le esportazioni, che rappresentano pressoché la totalità del venduto, sono indirizzate per metà nei mercati di tutta Europa e per il restante 50% nei mercati extraeuropei, tra cui in particolare Medio Oriente, Nord Africa, Centro e Sud America. Domenico Paschetta, presidente dell'op cuneese Ortofruit Italia, realtà che lo scorso anno ha commercializzato circa 120 mila quintali di frutta (tra mele, pesche, nettarine, kiwi, albicocche, susine e ciliegie), cui vanno aggiunti 30 mila quintali di prodotti orticoli e 15 mila quintali ulteriori tra fragole e piccoli frutti, per un fatturato complessivo di

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SCHEDA PRODOTTO cuni problemi di qualità riscontrati sul prodotto fresco a causa di attacchi da verme. La qualità delle mele Gala non è eccelsa a causa del caldo, così come su Golden che a causa della presenza di ruggine con ogni probabilità verrà penalizzata sui mercati esteri. La situazione invece è migliore sulle varietà Dal Lago e Granny. Sulla stagione tuttavia c'è fiducia. Il mercato si sta risvegliando e i prezzi sono accettabili. Anche l’industria sta mostrando notevole interesse al prodotto in particolare per Golden. Per i prossimi mesi ci sono buone prospettive”. “Quello che manca, semmai, nel comparto veneto (ma non solo) è una efficace e costante promozione del prodotto sul mercato - aggiunge Tibaldo. Alle spalle manca un’azione concreta della politica e un sistema in grado di rendere davvero efficiente la filiera”. Buone prospettive d'annata anche in Campania, regno della Mela Annurca. Secondo il presidente del Consorzio Melannurca Igp Giuseppe Giaccio quest’anno la qualità della frutta è di buon livello con un raccolto in leggero anticipo rispetto alla media e calibri sopra alla media. “Le quotazioni a inizio campagna sono partite sotto buoni auspici - afferma Giaccio - con valori superiori di circa 20 centesimi al chilo rispetto al 2011, oscillando tra i 50 e i 65 centesimi al chilogrammo. La speranza è che questi prezzi si mantengano su questi buoni livelli anche nei prossimi mesi". Le quantità confermano il trend nazionale, aumentando addirittura i cali: le prime stime parlano di una diminuzione sul 2011 del 30% della produzione per la mela Annurca, considerando i raccolti dei soci del consorzio. emanuele.zanini@corriereortofrutticolo.it

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Da Belfiore (Verona) il lancio di MelAdige, marchio rivolto alla distribuzione moderna È nato il marchio della mela di Belfiore (Verona). Si chiama “MelAdige” ed è il frutto - è proprio il caso di dirlo - di un lavoro di collaborazione durato oltre un anno tra produttori del paese, con la regia dell’amministrazione comunale del paese scaligero. Gli “attori” del marchio della mela di Belfiore, sono in primis il Cob, Consorzio ortofrutticolo di Belfiore (che ha registrato il marchio), l’azienda agricola Vanzani Alessandro e figli, l’azienda agricola di Stefano Castello e l'azienda agricola di Marino Brancaleon. I quattro produttori di mele belfioresi, che hanno la possibilità anche di lavorare, conservare e commercializzare direttamente i pomi, hanno lanciato in questa stagione il marchio su 150 mila quintali di mele della varietà Granny Smith, gruppo Gala, Golden Delicius lucida, Golden Delicius Ruggine, Imperatore, Dallago e Red Chief. Le mele di Belfiore con il nuovo marchio vengono già da questa stagione commercializzate e confezionate dai quattro produttori in padelle, cassette, plateau e sacchetti. Il marchio “MelAdige” è un successo dell’eccellenza del prodotto locale e “per tutti i produttori di mele del paese che si assoceranno ai produttori fondatori”, avverte il sindaco di Belfiore Davide Pagangriso, “perché adesso è importante fare massa critica e proporre sul mercato un prodotto sempre più selezionato e di qualità. Ecco perché sarà importante un po' per volta, creare un vero e proprio disciplinare di produzione del nostro marchio”, prosegue il primo cittadino, «affinché le diverse varietà di mele vengano coltivate tutte nella stessa maniera e diventino così appetibili ri-

spetto ai marchi concorrenti”. “In primis MelAdige dovrà entrare nelle catene della grande distribuzione alimentare”, rimarca Pagangriso, “e in tal senso mi impegnerò in prima persona per far si che il nostro prodotto abbia il giusto riconoscimento da parte della grande distribuzione”. Il Cob, Consorzio Ortofrutticolo di Belfiore, ha fatto un investimento per il confezionamento delle mele di prima scelta nei sacchetti, acquistando una insacchettatrice”, aggiunge Pagangriso, “e per questo ringrazio il presidente del Cob, Antonello Marconi, e il tutto il consiglio di amministrazione della cooperativa”. Ma “MelAdige” potrebbe diventare il marchio della mela veronese? “Come no”, risponde il sindaco di Belfiore, “il secondo passaggio dopo il lancio del marchio sarà proprio quello di proporlo agli altri altri paesi produttori, quelli vicini a noi come Zevio, Ronco, Caldiero, affinché questo marchio faccia davvero da traino alla frutticoltura della nostra area”. O t t o b r e

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Cali in flessione del 35-40% in Italia con gli operatori preoccupati che la grande distribuzione non riconosca il giusto valore svendendo i frutti. Fondamentale la “battaglia” per ampliare i mercati

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Sarà un’annata complessa per le pere. Una stagione certamente contrassegnata da una produzione, scarsa, anzi scarsissima. Le previsioni di quest’estate sono state corrette e ribassate ulteriormente. In Italia le stime aggiornate parlano di cali che superano il 3540% con punte vicine al 45% rispetto alla scorsa annata. Un fenomeno generalizzato che si riguarda in particolar modo le zone più vocate, dall’Emilia Romagna in primis ma anche Veneto e Lombardia. Ma il fenomeno, pur con alcune differenze, coinvolge anche altri Paesi europei produttori come Belgio, Francia, Spagna e pure Olanda. Il fenomeno è confermato da Marco Salvi, a capo dell’omonima azienda di Ferrara e presidente di Fruitimprese. La diminuzione di quantitativi è generalizzata per tutte le varietà, “con decrementi attorno al 35% per William, su cui si è verificato un raccolto scarso a causa principalmente delle siccità che ha comportato tra l’altro importanti quantità di prodotto dal calibro piccolo”. Secondo l’operatore emiliano il calo per la varietà Conference si aggira attorno al 30%, mentre per l’Abate, la regina della produzione emiliano-romagnola e italiana in generale, si stima almeno un -40%. “Per l’Abate fortunatamente - precisa Salvi - i calibri tengono. Le rese tuttavia sono in media di appena 150 quintali per ettaro mentre in un’annata normale si arriva a 250-300 quintali per ettaro. L’obiettivo principale è quello di dare risultati al produttore. Con calibri da 65 in su possiamo spuntare prezzo superiori rispetto al 2011. Lo sforzo

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Pere verso una stagione complessa: raccolti a picco, calibri modesti e l’incognita “promozioni”

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Da sinistra Marco Salvi, Gabriele Ferri e Stefano Soli

più importante ora è quello di far capire alle grande distribuzione organizzata la necessità di valorizzare i calibri. Far comprendere insomma alla Gdo la particolarissima annata che abbiamo di fronte e non consentire politiche di prezzo che facciano abbassare le quotazioni”. “Le promozioni - aggiunge l’imprenditore ferrarese - sono diventate strumenti sempre più importanti che vanno sostenute solo se utilizzate in maniera responsabile. Quello che serve nello specifico è un maggior dialogo tra pro-

duzione e Gdo”, in un’annata che molto probabilmente rimarrà storica. Nelle parole di Gabriele Ferri, direttore generale di Naturitalia, non si fatica a percepire una certo timore per le conseguenze che il considerevole ammanco di prodotto e le dimensioni della frutta potrebbe scatenare sul mercato. “I cali registrati sono preoccupanti. Rispetto al 2011 - conferma Ferri - stimiamo un -40% e un -1516% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Il dato che complica notevolmente le cose è 77



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Grazie alla condivisione di oltre 30 imprese ed enti e del prezioso supporto della Regione Emilia Romagna, si è sancita la nascita dell’organismo interprofessionale pera, che avrà sede legale a Ferrara e rappresenterà circa il 70% della produzione commercializzata. L'O.I. Pera svolgerà attività finalizzate al miglioramento della produzione e del mercato. Tra le proprie funzioni ci sarà anche quella del coordinamento di attività di valorizzazione volte ad accrescere la competitività del prodotto in un'ottica nazionale ed internazionale. Il presidente dell’OI pera sarà Gianni Amidei, direttore di Agrintesa, con un incarico di durata triennale. Il comitato di coordinamento sarà composto da: sette rappresentanti della produzione, sette del commercio e sette della trasformazione. Al Cso è stato riconosciuta la funzione di segreteria tecnica. “Siamo giunti finalmente all’atto conclusivo - dichiara Tiberio Rabboni, assessore all’Agricoltura, Ambiente e Territorio della Regione Emilia Romagna - della nascita di un organismo interprofessionale che vede coinvolti tutti gli attori della complessa filiera ortofrutticola, in uno sforzo di collegialità e condivisione assolutamente inedito per il settore pera. Mi auguro che questa esperienza importante costituisca uno stimolo anche per altri comparti che stanno vivendo problematiche analoghe”. L’Organismo Interprofessionale avrà la rappresentanza di tutte le componenti della filiera, produzione, commercio e trasformazione. Per aderire all'OI pera si pagherà una quota di avvio e successivamente, sulla base delle attività messe in campo, annualmente saranno definite quote di partecipazione ai progetti secondo criteri stabiliti dal Comitato di Coordinamento. Il presidente Gianni Amidei nel ringraziare i soci per la fiducia accordatagli ha dichiarato: “Sono orgoglioso di questo incarico e ritengo che il settore abbia bisogno di regole certe. Ma le regole scritte non bastano, l’importante è che ci sia un impegno forte a farle funzionare. Un impegno da parte di tutti e l’entusiasmo di contribuire a costruire strumenti in grado di migliorare il settore”. “Stiamo entrando nel vivo della operatività - ha detto Mario Tamanticonsigliere delegato di CSO - consapevoli che adesso inizia la sfida di mettere in campo progetti ed azioni concrete a difesa della pericoltura italiana, che proprio quest’anno registra un importantissimo calo di produzione. In questo momento, particolarmente importante per il nostro settore, metteremo in campo, come Cso tutte le competenze tecniche e il supporto necessario alla realizzazione degli obiettivi dell'O.I”.

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Via libera all’Organismo interprofessionale Gestirà il 70% della produzione made in Italy

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quello dei calibri, che sono nettamente inferiori alla media”. “Sull’Abate per esempio - spiega il direttore di Naturitalia - i quantitativi con calibri otto il 65 sono poco più di un quarto (26-27%). Con quotazioni attorno a 1,30 euro al chilo per calibri tra 65-70 e 1,47-1,50 euro per i 70-75 (inizio ottobre, ndr) non riusciamo a creare reddito ai produttori. Vorremmo che queste quotazioni aumentassero ma il mercato fatica a recepire gli input che arrivano dalla produzione. Il prodotto ad ogni modo è di alta qualità”. Ma il leitmotive rimane quello: “La Gdo deve rendersi conto della bassissima produzione e dare l’adeguato valore e prezzo alla produzione”. “Mancando prodotto in tutta Europa si spera che la richiesta sia più alta - aggiunge ancora Ferri anche sui calibri piccoli”. Secondo il manager emiliano-romagnolo nonostante la scarsità di prodotto la disponibilità di pere non dovrebbe essere un problema, “almeno fino ad aprile, mentre si potranno avere delle difficoltà a maggio. Ciò che conta però sarà il prezzo, su cui serve maggiore attenzione rispetto alle annate passate. Assisteremo a una forte pressione sulla merce con calibri più piccoli. Il rischio è che non ci sia una giusta remunerazione dei produttori che invece vanno difesi. Tuttavia con una giusta informazione alle catene della grande distribuzione sono convinto si possano ottenere comunque buoni risultati. L’importante - conclude Ferri - è non pensare a pressare il mercato europeo ma andare alla ricerca di

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nuovi mercati extra Ue. In particolar modo sull’Abate si devono portare avanti iniziative che ne incentivino l’esportazio-ne sui mercati emergenti, a partire dall’Asia. Quest’annata può essere la giusta occasione per preparare il terreno per le prossime stagioni in cui,grazie anche al contributo dell’Oi pera, si potrà davvero creare un sistema Italia in grado di esportare la nostra pera”. Per Stefano Soli, direttore commerciale e marketing di Valfrutta Fresco, “nonostante le aspettative siano piuttosto buone è chiara la difficoltà di fare una politica commerciale che abbia una certa continuità. A questo si unisce una difficoltà nei consumi con pere in vendita su calibri medioalti (70.75-80) al di sopra dei 2 euro al chilo. Per questo servono scelte commerciali strategiche e non speculative andando a puntare su quello che è l’aspetto fondamentale della questione: creare una maggior concentrazione dell’offerta”. Sull’annata in corso Soli conferma ad ogni modo alcuni degli aspetti evidenziati dagli altri colleghi, sottolineando

però come “sia necessario selezionare la clientela per garantire una continuità ai nostri partner commerciali storici. Da parte dei nostri clienti – afferma Soli – c’è la presa di coscienza dell’andamento particolare di questa stagione. È anche per questo che questo sarebbe il momento in cui le aziende dovrebbero selezionare la clientela, trasformare più prodotto e attuare meno passaggi di filiera”. Secondo Soli con questa netta diminuzione di volumi nella Gdo si assisterà a un minor numero di promozioni, seppur “quest’anno il mercato sia difficilmente interpretabile e di non facile lettura”. Per Giampaolo Nasi, direttore di Fruit Modena Group il mercato è partito piuttosto bene con prezzi mediamente buoni, con quotazioni (a inizio ottobre) superiori del 35-40% rispetto al 2011 e valori tra 1,25 euro al chilo per calibri 65-70, 1,50 euro per i 70-75 e 1,60 euro per i calibri da 80. “Sull’Abate i cali sono stati del 45% afferma Nasi - con qualità buona per la zona di Modena, mentre a Ferrara si sono avuti calibri più

piccoli e la presenza maggiore di rugginosità”. “I prezzi sono buoni anche se non esagerati - commenta il direttore di Fruit Modena Group, che - la speranza comunque è che siano confermati con il prosieguo della stagione, visto che lo scorso anno erano stati costantemente al di sotto dei costi di produzione”. Difficile ancora capire che direzione prenderà il mercato. “Di certo vista la scarsità di prodotto privilegeremo i clienti storici”. L’organizzazione, che fa parte di Apo Conerpo commercializza il prodotto quasi esclusivamente all’estero, dall’Europa (Germania, Francia, Regno Unito, Paesi dell’Est), Nord Africa, Canada. “Sui mercati asiatici quest’anno ci saranno maggiori difficoltà, così come sul mercato interno dove si fatica a spuntare prezzi remunerativi)”. Fruit Modena Group nel 2011 ha commercializzato 87 mila tonnellate di pere, mentre quest’anno non dovrebbe superare le 55 mila, di cui circa il 50% rappresentate dall’Abate.

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