Corriereortofrutticolo Settembre 2012

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ANNO XXVI Nuova serie

Settembre 2012

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C orriere Ortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

• BILANCI La frutta estiva “tiene” Ma la qualità... PAG. 23

• FIERE Count down per Macfrut Espositori fiduciosi PAG. 45

• MERCATI Export record e servizi: Padova in salute PAG. 63

• BIOLOGICO L’Italia del bio? Manca di coraggio PAG. 74

PROTAGONISTI Segré, un economista per rilanciare il Caab PAG.38

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✍ Lorenzo

Proposta (quasi) rivoluzionaria: invece dei soliti, spesso noiosi, quasi sempre inutili convegni che il mondo agricolo celebra per la gioia di organizzatori e professori universitari, facciamone uno definitivo per identificare e mettere al bando le tante, troppe banalità e luoghi comuni che si dicono in agricoltura. L’ortofrutta è un esempio lampante. Si dice: l’ortofrutta è (o viene percepita, il che è quasi lo stesso) come una commodity indistinta, anonima, il che è causa principale dei prezzi bassi pagati all’origine e di tanti altri problemi ungo la filiera. Ma attenzione: le vere commodity (cereali, soia, zucchero) si stanno rivalutando. Quindi è falsa l’equazione: commodity uguale prodotto vile. In giro per il mondo è allarme cibo. Il G20 teme una carestia mondiale aggravata dagli effetti del clima bollente . I prezzi delle materie prime agricole (le cosiddette commodity) sono schizzati alle stelle . C’entrano caldo e siccità, ma a pesare sono anche i cambiamenti strutturali socio-economici –demografici del pianeta, la richiesta crescente di biocarburanti (che taglia la disponibilità di cereali come il mais o colture come la canna da zucchero), i maggiori redditi dei cosiddetti paesi Bric come la Cina che spingono al maggiore consumo di carne e, quindi, di mangime per gli allevamenti, fatti di mais, soia, ecc. Quindi le commodity cominciano a diventare preziose, chi le ha se le tiene, chi non le ha le cerca (vedi la Cina che compra terreni in Africa), chi ne ha poche (vedi il nord Africa) vede compromessa la sicurezza sociale e teme il ritorno della ‘guerra del pane’. E l’ortofrutta che ruolo può giocare? Vedremo dopo. Altra sconcertante banalità : la globalizzazione in agricoltura ha fatto solo danni. E’ vero il contrario : i danni vengono dalla globalizzazione industriale che, come scrive Giovanni Sartori sul Corriere della sera, “ci disoccupa e disloca il lavoro dove costa 5-10 volte meno”. In agricoltura al contrario la globalizzazione ha fatto crescere i commerci mondiali . Appena un paese cresce economicamente, vuole mangiare meglio e chiede prodotti di qualità. Si apre quindi la corsa all’export. Di ortofrutta di qualità l’Europa è eccedentaria, in particolare l’Italia e la fornitura dei mercati lontani (ma anche quelli non troppo lontani come la Russia, l’Ucraina, l’area del Caucaso) è una strada obbligata da percorrere. Qui ci scontriamo coi nostri eterni rivali, la Spagna (ma non solo), che esporta tre volte l’Italia, e che già in Europa ha colonizzato i mercati più ricchi. L’ortofrutta ha quindi un grande ruolo da giocare nel mondo globale del commercio per continuare a garantire reddito e valore a una filiera che tra imprese agricole, cooperative, privati produttori-commercianti , mercati all’ingrosso non è seconda certamente al vino come valore globale e come eccellenza del made in Italy. Una filiera che per sopravvivere ha davanti un unico imperativo: esportare di più. Su questo numero il nostro bravo Scalise spiega appunto quali sono le strategie per esportare di più

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con un approccio diversificato ai mercati vicini e lontani. Noi ci chiediamo: c’è una strategia nazionale a favore dell’export? C’è da qualche parte una cabina di regia per programmare le azioni e indirizzare le imprese? Oppure ognuno continuerà ad andare avanti per conto proprio? Sono queste le domande da porsi e che devono vedere nuove strategie, nuove alleanze in campo, superando antistorici steccati tra privati e cooperative, Organizzazioni di produttori e Professionali agricole . Un luogo idoneo per una cabina di regia del settore potrebbe essere il CSO dove è rappresentata ormai tutta la filiera. Da qui potrebbero partire iniziative e progetti innovativi: serve uno scatto in avanti e la voglia di osare. A proposito di luoghi comuni che riemergono ciclicamente c’è quello della calante partecipazione agricola alla ripartizione degli “utili di filiera”, mentre si assiste a un ulteriore travaso di ricchezza verso le fasi più a valle, a vantaggio soprattutto degli operatori del trade. Lo ha certificato un rapporto Ismea sulla competitività dell’agroalimentare italiano. Nel caso dei prodotti agricoli freschi - spiega lo studio – in un decennio la remunerazione della fase agricola si è ridotta di quasi 6 euro su ogni 100 spesi dal consumatore. Un graduale depauperamento dell’agricoltura trova conferma anche dalla contrazione del reddito aziendale. Nell’ultimo decennio, secondo i dati Eurostat, l’assegno che resta all’imprenditore agricolo, pagati i salari, le imposte e imputati gli ammortamenti, si è ridotto a valori correnti del 68%. Insomma la forbice si allarga a vantaggio di chi controlla logistica e distribuzione. Ma, è bene chiedersi, un riequilibrio è davvero possibile? Personalmente, dopo anni di dibattiti e polemiche, ne dubito : la scarsa organizzazione del settore non è frutto del caso ma di un elemento di fondo, strutturale: questo è un mondo di solisti dove, ad ogni livello, ognuno corre prima per sé, poi quando è con le spalle al muro pensa ad aggregarsi. Non a caso comanda la Grande distribuzione, che ha fatto tesoro dell’insegnamento degli antichi romani: divide et impera. lorenzo.frassoldati@corriereortofrutticolo.it

EDITORIALE

Un mondo di solisti

PUNTASPILLI IL CIBO SPAZZATURA VA BENE A TUTTI? Forse la tassa sul consumo delle bevande gassate e stracariche di zucchero è una fesseria. Però non è una fesseria pensare a colpire i consumi di junk food che favoriscono le malattie metaboliche, l'obesità, le cardiopatie con costi a carico del Servizio sanitario nazionale, cioè di tutti. E insieme pensare ad agevolare i consumi ‘sani’ di bevande salutistiche a base di frutta. D’altronde già lo fanno in Francia, perché da noi viene considerata un’eresia? La risposta è semplice. E sta nella totale irrilevanza politica e la pubblica opinione delle istanze e dei valori del mondo agricolo e in particolare di quello dell’ortofrutta. Il silenzio assordante dei diretti interessati la dice più lunga di qualunque analisi: chi non ha il coraggio di difendere i propri interessi, finirà per servire quelli degli altri (in questo caso l’industria alimentare). *

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Controeditoriale

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Biologico, l’ottimismo è lecito ✍ Rolando In questo preciso Drahorad *

momento è difficile anche per gli operatori che vivono giornalmente il mondo del biologico capire in che direzione sta andando veramente il mercato dell’ortofrutta bio. Ma dopo nove anni di continua crescita, sei mesi di stagnazione non fanno ancora suonare il campanello d’allarme. Esistono in questo periodo fattori di disturbo eccezionale. Per menzionarne solo due: la crisi economica generale ed il clima avverso che danneggia i raccolti. Ma ci sono macro indicazioni che ci possono indurre all’ottimismo. Tutti i media riflettono in modo crescente il desiderio della gente comune di operare in direzione dell’economia verde e nel mondo progredito la sensibilità ai temi ecologici aumenta costantemente. Il vivere sano trova sempre nuovi adepti. Il trend positivo di crescita del settore continua anche in questo periodo di crisi. Onore ai pionieri Le prime produzioni di ortofrutta bio vengono proposte già negli anni ’70 da veri pionieri che spesso rischiano tutto per perseguire un loro ideale: quello del benessere e della salute dell’uomo, degli animali e della terra. Uno sviluppo più impetuoso si è verificato agli inizi degli anni ’90 con il primo regolamento europeo ed i primi test nella Gdo e con la strutturazione dei primi contatti professionali per l’export. Per quanto riguarda la sola ortofrutta fresca, i calcoli statistici sono difficili perché la Gdo non usa un codice unico e spesso ci sono sovrapposizioni con la merce in scatola. Ma nel canale specializzato che vende soltanto bio e arriva a proporre anche 4.000 refe4

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renze contro le non più di 400 della Gdo, il tasso cresce, e da sempre, quasi il doppio (si è arrivati a quasi il +19 % nel 2011 e si è oltre il +8% nel primo semestre del 2012). Per l’ortofrutta il discorso è ben diverso perché questo prodotto è assestato da tempo ed il raffronto qualità-prezzo con il convenzionale è troppo invadente e confonde il consumatore. Il tasso di crescita indicato dalla Gdo è comunque intorno al 4% negli anni 2010-2011. Partendo dalla crescita zero del primo semestre 2012 il consuntivo di quest’anno sarà comunque il più basso dell’ultimo decennio. Detto questo bisogna comunque apprezzare che nel segmento biologico continua la leadership di frutta e verdura che si posiziona al di sopra del 23-25% dei prodotti lattiero-caseari e si posiziona fra il 25 ed il 30% del totale. I canali di vendita In Italia, a livello di consumo, l’incidenza dei prodotti alimentare biologici non supera ancora il 2%. Paesi virtuosi come la Svizzera e l’Austria arrivano anche al 7-8%. Il primo canale è pertanto l’export con un buon 50%. Il catering scolastico si posizionano ormai sul 15%, la Gdo sul 20% e gli specializzati privati o in franchising il restante 15%. La Gdo sta perdendo molte opportunità non dando il giusto peso a un prodotto di qualità. Il cliente più esigente trova miglior servizio migliore scelta, presso gli specializzati. Ecco forse spiegata la formidabile crescita di questi ultimi. La certificazione Le garanzie richieste dalla clientela che spesso non compra bio per evitare i prezzi più alti ma spesso non si avvicina ancora perché diffidente, sono da tenere in alta considerazione. Una proposta per migliorare raccolta fra

gli operatori è quella della banca dati. In pratica tutti gli enti incaricati della certificazione dovrebbero segnalare in un unico centro i nomi dei trasgressori scoperti e richiamati. Questi non dovrebbero più poter rientrare nel giro utilizzando una diversa società di certificazione. Il prezzo In attesa di una vera ricerca finalizzata ai problemi della produzione e della meccanizzazione agricola dell’ortofrutta bio le differenze di costo di produzione sono ancora enormi. Non potendo utilizzare concimi chimici il fattore che incide maggiormente è la resa in quantità a ettaro che in casi estremi può calare da un 33 al 50% di quella di un prodotto convenzionale ma non è quasi mai sotto il 20-30%. Outlook per il futuro Il settore ha avuto finora una performance assolutamente positiva ed è prevedibile che, seguendo il trend generale dell’eco sostenibilità e del benessere fisico delle persone, dopo il primo semestre negativo del 2012 si possa ritrovare i passi spediti degli ultimi anni. Si dice che un +5-10 % dovrebbe essere la normalità ma in caso di superamento della crisi anche livelli superiore sono assolutamente ipotizzabili. La promozione Relativamente poco utilizzata è la vendita promozionale sul punto vendita che raggiunge all’incirca solo il 10%. Ma tutte le amministrazioni pubbliche europee dovrebbero attivarsi per portare avanti le linea guida a medio lungo termine che professa il regolamento europeo del bio: sostenere chi come il produttore biologico “esplicita una funzione sociale” e fornisce “beni pubblici”. roland@ncx.it S e t t e m b r e

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Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Mirko Aldinucci (coordinatore) Emanuele Zanini

MENSILE DI E AT T U A L I T À ANNO

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ECONOMIA DI SETTORE -

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Redazione via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale: Antonio Felice Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: segreteria@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 60 euro per due anni: 95 euro e-mail: abbonamenti@corriereortofrutticolo.it

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Profilo Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio organizzato. Il Corriere Ortofrutticolo è un formidabile, unico e specializzato strumento di raccordo e di informazione per l’intero settore. È presente a fiere in Italia e all’estero dove è diffuso a indirizzi specializzati di oltre 30 nazioni.

Diffusione 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Grossisti 29%, Dettaglianti 23% Produttori 22%, Supermercati 9% Import-export 6,5%, Servizi 5% Tecnologie e Trasformati 2,5% Altri 3%

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Frutta estiva, più luci che ombre PAG.23

Fiere: a Macfrut con fiducia PAG.45

RUBRICHE

BIOLOGICO NEWS Il punto - Il biologico italiano manca di coraggio

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Selex lancia “Natura chiama” Filiera controllata dedicata al bio

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Un business da 4 miliardi di euro La Francia rincorre la Germania

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PUBBLICITÀ CHE FRUTTA Sisa sceglie il canale radiofonco per la nuova programmazione dedicata alle grandi marche

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EDITORIALE Un mondo di solisti

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CONTROEDITORIALE Biologico, l’ottimismo è lecito

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BORSINO DELL’ORTOFRUTTA Dichgans, Bellò, Braun, Martini

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GENTE & FATTI Mela Alto Adige Igp consolida la partnership con l’hockey norvegese

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Marroni e frutti dimenticati protagonisti nella valle del Senio da metà ottobre 15

Collier in oro bianco e una Fiat 500 in palio acquistando 12 referenze delle linee più rappresentative di Bonduelle 82

NOTIZIARIO Il Veneto impara a fare sistema: le Op ortofrutticole “valgono” il 42%

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ATTUALITÀ

Caro-benzina: un litro costa di più di un chilo di pomodori

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Primo Piano - Frutta estiva e invernale Più luci che ombre 23

Preoccupazione per la carenza di materie prime agricole

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Confcooperative, 10 milioni di euro per l’agricoltura ferita dal sisma

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Primo Piano - Frutta estiva e invernale

L’ELENCO DEGLI

Sicurezza sul lavoro, Toyota partner della campagna Ue

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APPUNTAMENTI Bologna - novembre Al via il corso di alta formazione

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Shangai - novembre FruVeg Expo triplica la superficie

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Nairobi - settembre 2014 Fiera sulle tecnologie nell’Est dell’Africa 20 LOGISTICA Cpr System e il successo delle casse a sponde abbattibili

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«Maersk in salute. Ortofrutta strategica» 72

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copertina II pagina 59 pagina 50 pagina12-13 pagina 62 pagina 47 pagina 54 pagina 25 pagina 37 pagina 56 pagina 44 pagina 30 pagina 71 pagina 16 pagina 5 pagina 64 pagina 1 pagina 41 pagina 77 pagina 39 pagina10-11

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Ortofrutticolo

M O N T H LY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET

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Mercati, Padova regina dell’export PAG.63

Oneri elevati, l’uva italiana soffre PAG.83

Pomacee, kiwi, agrumi: costruire un futuro da leader all’estero

Mercati - Padova, servizi ed export

Primo Piano - Frutta estiva e invernale «Una stagione di alti e bassi» 35 Primo Piano - Frutta estiva e invernale «Listini molto alti all’inizio? Si rischia l’effetto boomerang» 36 In copertina - Protagonisiti Il Segrè…to del rilancio

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Macfrut - Cesena senza frontiere

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Macfrut - «Sarà una buona fiera»: espositori fiduciosi. Anche per il futuro 47

Mercati - Lombardia, pronto il lifting alla legge sui Mercati all’ingrosso

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Apofruit Italia investe Fatturato in ripresa

MONDO Green Med Forum di Granada, un ponte con l’Europa orientale

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☛ Biologico, quale futuro?

Spagna, export ok

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La spesa slovacca

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Il Sana di Bologna ospita i grandi protagonisti di un comparto che ancora non riesce ad esprimere tutte le straordinarie potenzialità, almeno in Italia. Il Corriere Ortofrutticolo si farà portavoce dei principali temi per capire le prospettive e le problematiche

SCHEDA PRODOTTO UVA Costi sempre più alti, uva italiana in affanno. Si consolida il ruolo delle “apirene”

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Produzione mondiale trainata dalla Cina

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MELANZANA Spagna e Olanda fanno la voce grossa in Europa. 524 mila tonnellate “made in Italy”

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pagina 32 pagina 43 pagina 28 pagina 19 copertinaIV pagina 79 pagina 73 pagina 9 pagina 41 pagina 2 pagina 67 pagina 49 pagina 21 pagina 22 pagina 85 copertinaIII pagina 35 pagina 17 pagina 26 pagina 69

Reportage del Macfrut in programma a fine mese, dal 26 al 28 settembre: convegni, novità, esito dei summit e interviste agli espositori che si attendono una rassegna all’insegna del rilancio

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INSERZIONISTI GRAFRUTTA ZANI IFCO INFIA LA COSTIERA LA TRENTINA LUSIA E ROSOLINA MACFRUT MAERSK MNLG MONTINI NUNHEMS ORTOROMI PINK LADY ROSARIA SERMAC SGM GENOVA TATA UNITEC VALFRUTTA FRESCO VOG

☛ Le “risposte” di Cesena

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Primo Piano - Frutta estiva e invernale Cala la produzione europea di mele 32

Russia nel Wto, che opportunità! Ma Mosca si sente sconfitta

NEL PROSSIMO NUMERO NEL PROSSIMO NUMERO

☛ Mele e pere, l’analisi Grandi aspettative per la campagna 2012-2013 delle pomacee, dopo i segnali incoraggianti lanciati da Prognosfuit. Sulle Schede prodotto del prossimo numero il punto della situazione e le consuete inchieste tra gli operatori

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I “+” e “-” dell’ortofrutta

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IL BORSINO ☛ Gerhard Dichgans Marlene, brand di punta del Consorzio VOG, ha oltre 42 mila fans su Facebook. “Oggi siamo la prima marca dell’ortofrutta italiana su questo social network. Dopo questo successo, andremo a consolidare la nostra presenza su Facebook con attività mirate dedicate ai nostri tanti affezionati”. La frase è di Gerhard Dichgans, ed è la conferma che lo storico direttore di VOG non perde colpi, corre sempre sulla cresta dell'attualità e del successo. Tra i manager italiani dell'ortofrutta i compe-

☛ Cesare Bellò Anche il radicchio rosso semilungo di Verona è entrato nell'orbita di OPO Veneto, confermando che questa associazione trevigiana è in continua crescita dopo gli exploit fatti registrare a Treviso, Castelfranco Veneto e Chioggia e oggi può presentarsi sul mercato nazionale e internazionale con tutta la gamma di radicchi IGP. . Da ottobre anche il Rosso Verona sarà infatti commercializzato da OPO Veneto con il marchio europeo IGP. Nell'orbita trevigiana sono entrati, intravedendo tutte le positive potenzialità dell'operazione, tre produttori importanti del Veneto Occidentale: Felice Gambaretto e Gianni Lora di Cologna Veneta (Verona), e Armando

☛ Jürgen Braun Due nuove aziende hanno aderito al Premium Brand KIKU: l’esportatrice sudafricana Core e la serba Delta Agrar, rispettivamente partner numero 25 e 26. “Core è un0esportatrice giovane e molto motivata”, ha detto Jürgen Braun, amministratore delegato di KIKU, e uno dei maghi del successo di un'azienda italiana che ha inventato un marchio globale sinonimo di qualità, commentando a inizio agosto la notizia. Craig Schaefer, market development manager di Core Fruit, gli ha risposto: “Core Fruit è entusiasta di essere un membro della famiglia KIKU. Il marchio KIKU è riconosciuto in tutto il mondo e dunque è un onore far parte di questa storia di successo. I produttori di Core hanno già piantato intorno ai 100 ettari di KIKU, previsti soprattutto per il mercato asiatico. Il gusto delle KIKU sudafricane è eccezionale e abbiamo già un’otti-

☛ Riccardo Martini Tra giugno e luglio il porto di Ravenna ha dimostrato una efficienza operativa ottimale nel gestire gli sbarchi di un crescente flusso di importazioni ortofrutticole, principalmente provenienti dall'Egitto. Della sola uva da tavola apirene di provenienza egiziana sono state sbarcate a Ravenna nel solo mese di giugno oltre 10 mila tonnellate con una performance di 162 reefer container in soli due giorni. Su Ravenna fa scalo MSC e via

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tenti e seri come lui si contano sulle dita di una mano. Ma dire “italiani” forse gli va stretto. Dichgans ha il mercato globale delle mele sotto mano 24 ore su 24 e lo ha ribadito commentando i dati del Prognosfruit di inizio agosto. Arrivano meno mele dall'Emisfero Sud? Il VOG cerca subito di approfittarne. Il mercato dell'Est è saturo perché la Polonia va forte? Il VOG riesce a crescere nel Mediterraneo e nei Paesi Arabi. Dichgans, nell’enorme capacità operativa di VOG sui mercati di mezzo mondo, è l’asso nella manica. Stabilmente su

Rasia di Poiana Maggiore, in provincia di Vicenza. Il radicchio di Verona, precoce e tardivo, si coltiva in 56 comuni tra le province di Verona (32), Vicenza (13) e Padova (11), nella parte sud, dove l’agricoltura e l’orticoltura in particolare mantengono tuttora un peso sensibile. La produzione complessiva di radicchio rosso semilungo, precoce e tardivo, è stimata attorno alle 10 mila tonnellate. Onore ai precursori di questo importante processo di aggregazione, a partire dai fondatori di OPO Veneto e dal suo direttore Cesare Bellò, già indicato dalla nostra rivista come uno dei protagonisti 2012 del settore. Su

ma domanda”. E Gojko Zagorac, development project manager di Delta, ha aggiunto: “Delta Agrar è un pioniere nella produzione melicola serba. Siamo partiti con i primi impianti 6 anni fa ed oggi siamo una delle ditte produttrici più grandi ed importanti del Paese con 350 ettari. Oltre a varietà come Gala, Breaburn, Golden e Red Delicious, Granny Smith, nel 2011 siamo partiti con Modi® e ora abbiamo ampliato il nostro portfolio con la nuova KIKU®, cosicché il mercato serbo potrà gustare tra breve una mela speciale. I consumatori serbi avranno l’occasione di mordere una mela con il gusto fresco, dolce, di ottimo aroma ed altissima qualità. L’aspetto attrattivo e l’ottima shelf life fanno di KIKU® la novità più interessante per il nostro mercato. Siamo orgogliosi di essere parte della famiglia KIKU”. Onore al merito di chi ha intrapreso questa strada. Decisamente su

strada i prodotti sbarcati raggiungono tutti i mercati europei, in particolare, per quanto è riferito alle importazioni dall'Egitto, Germania, Olanda e Gran Bretagna. Segnali di efficienza dai porti italiani non guastano in questi tempi di crisi. Ma, come sempre, sono gli uomini a fare le cose. Ravenna gode della presenza di uno spedizioniere collaudato come Tramaco e di un manager che ormai conosce molto bene i traffici euromediterranei come Riccardo Martini. Su

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Anguria da 140 chili prodotta a Novellara sbaraglia la concorrenza: nuovo record mondiale Straordinario risultato al concorso “Miss Anguria” di Novellara che ha visto trionfare l’azienda agricola novellarese Bartoli Gabriele e Sauro, da anni detentrice del titolo: il 22 luglio scorso l’esemplare di cucurbitacea poi risultato vincitrice ha fatto fermare la bilancia digitale sul peso record di 139,60 chilogrammi, oltre sette chili sopra il record mondiale in precedenza detenuto da una coppia di agricoltori statunitensi del

Tennessee. Il nuovo record è stato certificato dal Great Pumpkin Commonwealth. Una straordinaria performance, quello dei Bartoli, da 14 anni produttori di maxi angurie. Per trasportare l’anguria non è bastato il solito trattorino, ma è servito un monumentale trattore cingolato. Lo scorso anno i Bartoli erano riusciti a produrre un’anguria da 111 chili esposta a Sala Marasina.

Mela Alto Adige Igp consolida la partnership con l’hockey norvegese Le vallate dell’Alto Adige-Südtirol ospiteranno quest’anno il team di hockey del Lorenskog, la squadra norvegese che da tre anni è sponsorizzata dal Consorzio Vog con il brand Mela Alto Adige IgpSüdtiroler Apfel g.g.A. La compagine scandinava sarà in Italia dal 21 al 27 agosto per la consueta sessione di training estivo e, durante il periodo di permanenza nelle valli della Provin-

Mai più banane nere: arriva lo spray ritarda-maturazione Mai più banane “nere”: sta per arrivare uno spray per ritardare la maturazione del frutto. La soluzione è stata prospettata dagli scienziati che hanno partecipato al meeting annuale della American Chemical Society a Philadelphia (Usa). Il rivestimento che si crea grazie allo spray è chiamato idrogel, un materiale superassorbente multiuso composto da chitosano, una sostanza derivata dai gusci dei gamberetti e dei granchi. Xihong Li, della Tianjin University of Science and Technology (Cina), che ha presentato il nuovo prodotto, ha osservato che il chitosano consente di mantenere frutta e verdura fresche più a lungo grazie alla sua azione antibatterica, il tutto con un costo basso. Finora, tuttavia, non era mai stato usato per rallentare la maturazione delle banane. Grazie allo spray, sarebbe possibile conservare delle banane verdi fresche per un massimo di 12 giorni.

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cia di Bolzano, saranno numerosi gli appuntamenti che la vedranno protagonista. Fra questi, l’edizione 2012 della dolomiten cup, il torneo di hockey sul ghiaccio più importante d’Italia in programma a Egna e Brunico dal 23 al 26 di agosto. Quest’anno la competizione vedrà sfidarsi alcune fra le più celebri squadre europee, fra cui gli svizzeri del HC Lugano, i tedeschi del Roosters Iserlohn, gli austrialci del Black Wings Linz e gli italiani del team HC Val Pusteria-Fiat Professional Wolves Ma non ci saranno solo gli impegni agonistici durante la tournée altoatesina del Lorenskog: tutti gli atleti della squadra trascorreranno infatti una mattinata in un frutteto del Vog per assistere alla raccolta delle mele e visiteranno la Casa della Mela di Terlano, dove incontreranno il team del Consorzio. In questo modo potranno conoscere la passione e lo spirito che animano i membri di questa organizzazione. La sponsorizzazione della squadre di hockey sul ghiaccio del Lorenskog rientra nella strategia promozionale del Consorzio Vog in Scandinavia, dove il brand “Mela Alto Adige Igp-Südtiroler Apfel g.g.A è uno dei più conosciuti e amati del settore. S e t t e m b r e

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Il Cso diventa “globetrotter”

Il Cso preparerà un inizio autunno all’insegna della internazionalizzazione con un nutrito programma di eventi e fiere nel mondo: il primo settembre una delegazione di soci rappresentanti della produzione e della filiera tecnologie e packaging si è recato in Corea per visitare strutture distributive, incontrare buyers e vertici istituzionali, in un momento importantissimo per l’export italiano di kiwi in quel Paese. Dal 5 al 7 settembre poi, ad Hong Kong, debutto dello stand collettivo “Italy” per promuovere il sistema ortofrutticolo ad Asia Fruitlogistica. Quindi, dal 17 al 20 settembre a Mosca, per il World Food, con uno stand collettivo realizzato per il Progetto Sapori d’Europa, per promuovere i consumi di frutta e verdura. Dal 26 al 28 settembre ritorno in Italia per partecipare al Macfrut, mentre dal 24 al 26 ottobre, il Cso organizzerà la presenza dell’Italia alla rassegna Fruit Attraction, di Madrid. Il tour dell’ortofrutta italiana nel mondo si concluderà ad Anaheim (California), dal 26 al 28 ottobre, con la partecipazione collettiva al Pma.

Arancia Rossa nel pallone Il consorzio di Tutela Arancia Rossa di Sicilia IGP sarà, per la stagione calcistica 2012/2013, sponsor ufficiale del Calcio Catania. La sponsorizzazione oltre a rafforzare il prezioso legame tra il frutto ed il suo territorio sancisce l’inizio di una fruttuosa collaborazione con una delle più promettenti squadre del prestigioso campionato di serie A. Il marchio sulle maglie dei calciatori etnei sarà solo il punto di partenza per una campagna promozionale che vedrà al centro le famiglie, lo sport e la salute. Con lo slogan “un gol di salute” si punta a raggiungere al meglio diversi target di consu-

a cura di Mirko Aldinucci

La Valle del Senio, nel comprensorio turistico delle Terre di Faenza (in provincia di Ravenna), svela un paesaggio di raro fascino, all’interno del Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola, offrendo al visitatore un mosaico di boschi, vigneti, frutteti e giardini. Nel paese di Casola Valsenio, che si fregia del titolo di “Paese delle Erbe e dei Frutti Dimenticati”, le antiche tradizioni contadine locali di coltivazione delle piante si esprimono anche nella salvaguardia di alberi da frutto di varietà ormai abbandonate o uscite di produzione. A questi frutti dimenticati Casola Valsenio dedica un doppio originale appuntamento autunnale: la Festa del Marrone, i prossimi 13 e 14 ottobre, e la Festa dei Frutti Dimenticati, giunta alla 22esima edizione, fissata per il 20-21 ottobre. Piante spontanee o coltivate negli orti e nei frutteti di casa per il consumo domestico fin dal tardo Medioevo, i frutti dimenticati sono perlopiù caratteristici della stagione autunnale dai colori caldi e dai nomi spesso originali: giuggiole, pere spadone, corniole, nespole, mele cotogne, corbezzoli, azzeruole, sorbe, pere volpine, uva spina, senza dimenticare noci, nocciole, melagrane e i marroni, simbolo dell’autunno. La ripresa d’interesse verso i frutti di un tempo è rivolta anche al recupero di antichi metodi di conservazione, lavorazione e consumo alimentare. Per questo nel corso della festa si svolge un concorso di marmellate e uno di liquori mentre i ristoranti della zona propongono per tutto l’autunno la “Cucina ai frutti dimenticati”: piatti che utilizzano i prodotti tradizionali del territorio sia secondo la consuetudine sia in modo moderno, proponendo una cucina naturale e dal forte potere evocativo.

FATTI

Marroni e frutti dimenticati protagonisti nella valle del Senio a ottobre

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matori. In occasione della prima gara interna del 2 settembre contro il Genoa, la tribuna A dello stadio Massimino si è animata dai giovanissimi testimonial dello sport che, indossando le magliette del main sponsor Arancia Rossa di Sicilia IGP e muniti di allegri gadget a forma di arancia, ricordavano ai tifosi presenti l’importanza del benessere e dell’educazione alimentare. Questo tipo di iniziative sarà organizzato durante altre “tappe” del campionato.

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Caro-benzina: un litro costa più di un chilo di pomodori

In Veneto l’11% della produzione agricola è dato dal valore della produzione delle Organizzazioni di Produttori. Solo nel comparto ortofrutticolo però questa quota assume dimensioni significative: basti pensare infatti che nel 2010 il valore della produzione delle Op ortofrutticole regionali ha raggiunto il 42% del valore del settore, superando per la prima volta la media europea. È questo il dato più significativo delle analisi effettuate dagli esperti di Veneto Agricoltura sul mondo dell’aggregazione, consultabili nel sito internet aziendale (sezione “Temi” di Economia e mercato). Le OP, che rappresentano la forma più evoluta di aggregazione dei produttori, sono diffuse prevalentemente nel settore ortofrutticolo: delle 27 OP riconosciute in Veneto nel 2010, 17 operano proprio in questo comparto. Complessivamente, nel Veneto le Op aggregano circa 6.700 produttori agricoli, con un valore della produzione commercializzata (VPC) che si aggira attorno ai 550 milioni di euro. I risultati positivi conseguiti dalle OP ortofrutticole venete sono dovuti al significativo aumento del numero dei produttori associati negli ultimi cinque anni (4.964 nel 2010 in ripresa rispetto al 2009 e +30% rispetto al 2005) e all’incremento delle superfici

Non si ferma la corsa dei prezzi dei carburanti e a pagarne le conseguenze sarà inevitabilmentre anche l’agroalimentare. L’ennesimo rialzo ai distributori ha portato un litro di benzina a salire, alla fine di agosto, sino a punte massime di 2,019 euro, oltre due volte il prezzo medio al consumo di un litro di latte UHT (80 centesimi), quanto tre pacchi di pasta (70 centesimi di euro circa), l’equivalente di dieci uova (1,25 euro la confezione da sei) e abbondantemente sopra anche il costo medio di un chilo di pomodori rossi a grappolo (1,80 euro al chilo). Paragoni proposti dalla Cia che rendono ancora più evidente lo scombussolamento della spesa degli italiani a causa del “carobenzina”. Oltre al capitolo “trasporti” infatti -ricorda la Cia- a lievitare è il budget dei prodotti alimentari, che viaggiano lungo la filiera nel 90% dei casi su strada. Finora l’aggravio sulla busta della spesa ha già superato le 20 euro al mese a famiglia, considerando che il costo del trasporto incide sul prezzo finale dei prodotti agroalimentari per il 35-40 per cento. Mentre il prezzo del gasolio agricolo è passato da 0,49 euro al litro di gennaio 2010 agli attuali 1,10 euro al litro, con un incremento record del 125% nel giro di due anni e mezzo.

coltivate (15.200 ettari nel 2010, +16% rispetto al 2005), prevalentemente investite a frutta (circa 9.700 ettari, +8% rispetto al 2009) e in misura inferiore ad ortaggi (5.700 ettari, +17% rispetto al 2009). In crescita anche la quantità di prodotto veicolata, che si è attestata a circa 415.000 tonnellate (+6% rispetto al 2009) e, soprattutto, il valore della produzione commercializzata, che nel 2010 ha superato i 356 milioni di euro, quasi il doppio rispetto al 2005. Se nel 2005 il valore della produzione commercializzata in media da ogni Op era di circa 12 milioni di euro, nel 2010 questo valore è stato di poco inferiore ai 21 milioni di euro, con una crescita particolarmente significativa negli ultimi due anni (+31%). Negli ultimi anni sono diminuite le vendite realizzate all’ingrosso ad altri commercianti o tramite mercati ortofrutticoli (dal 48% nel 2005 al 33% nel 2010), mentre sono aumentate le vendite dirette a supermercati o a catene della grande distribuzione moderna (salite dal 21% al 34%). La quota di prodotto destinata all’esportazione ha raggiunto il 24%, con un boom dell’Europa Orientale.

NOTIZIARIO

Il Veneto impara a fare sistema: le Op ortofrutticole “valgono” il 42%

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Notiziario Preoccupazione per la carenza di materie prime agricole L’allarme cibo per una carestia mondiale lanciato dal G20 rischia di aggravare la crisi economica anche in Italia che importa l’80% della soia di cui ha bisogno, quasi la metà del grano che consuma e anche circa il 20% del mais necessario, che sono le materie prime agricole oggetto dei forti rincari per effetto del crollo della produzione mondiale. È quanto afferma la Coldiretti nel commentare la convocazione con urgenza per il 27 agosto di una prima conference call tra i Paesi membri per affrontare la nuova emergenza alimentare che aggraverebbe ulteriormente la crisi e potrebbe portare alle rivolte di piazza come nel 2008. È stato il crollo dei raccolti negli Stati Uniti con un calo stimato del 13% per il mais e del 12% per la soia, che servono per alimentare gli animali destinati alla produzione di latte e carne, a provocare l’allarme mondiale per la disponibilità del cibo con aumenti dei prezzi delle materie prime agricole superiori al 30% dall’inizio dell’anno. Un problema che riguarda anche l’Italia che oltre ad essere fortemente dipendente per le importazioni dall’estero è stata colpita dalla più grave siccità dell’ultimo decennio con perdite alle coltivazioni in centinaia di migliaia di ettari che hanno provocato tagli ai raccolti che vanno - stima la Coldiretti - dal 30% per il mais fino al 40% per la soia, ma forti riduzioni sono previste per la barbabietola da zucchero con quasi il dimezzamento della produzione nelle regioni del Nord e per il girasole (-20%), con la richiesta della dichiarazione dello stato di calamità. La siccità ha colpito anche gli Usa dove - precisa la Coldiretti - la temperatura media a luglio è stata la più elevata della 18

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Ciolos visita il Centro di Laimburg Il commissario europeo dell’Agricoltura Dacian Ciolos ha fatto visita nei giorni scorsi al centro di sperimentazione di Laimburg in Alto Adige accompagnato dal presidente della Giunta provinciale Durnwalder. Al commissario europeo sono stati illustrati i programmi di ricerca in frutticoltura, le tecniche innovative di stoccaggio delle mele, gli studi nel settore della tutela delle piante. “L’attività di ricerca applicata svolta dalla Laimburg, a contatto costante con i nostri agricoltori, ha impressionato il commissario Ciolos”, riferisce Durnwalder. “Ciolos ci ha invitato a proseguire su questa strada e a potenziare la rete dei contatti internazionali, che già ci vedono collaborare con istituti in Germania, Polonia e Romania”, aggiunge Durnwalder. L’Unione Europea tra il 2014 e il 2020 metterà a disposizione 4,5 miliardi di euro per la ricerca, risorse

Si estende al Trentino la batteriosi del kiwi

La batteriosi del kiwi si espande ed arriva in Trentino. In giugno e luglio sono stati infatti individuati in Valsugana due focolai di Psa, agente del cancro batterico del kiwi. Nel corso degli ultimi tre anni il batterio ha provocato gravi danni soprattutto nel Centro e nel Nord Italia, colpendo diverse regioni. La Provincia di Trento invita i produttori di actinidia a contattare il personale tecnico della Fondazione Mach.

che ovviamente interessano anche il centro di sperimentazione altoatesino. Durante il periodo di vacanza in Alto Adige Ciolos ha visitato anche alcune aziende agricole in Val Venosta e approfondito le problematiche dei contadini di montagna. Berger ha chiesto all’Ue di considerare nella riforma agraria del periodo 20142020 la previsione di compensi più alti per i masi di montagna, considerato che si trovano ad operare in condizioni disagiate rispetto alle aziende agricole di pianura. Al termine della visita in Alto Adige il commissario rumeno ha promosso l’agricoltura locale, che ha defnito “buon esempio delle molteplici funzioni che il settore può svolgere”. storia con danni superiori a 12 miliardi di euro per il settore agricolo. L’andamento dei prezzi delle materie prime agricole sta provocando - sostiene la Coldiretti - effetti sui mercati internazionali dove con i rincari si prospetta una ripresa dell’inflazione, ma è allarme anche per il commercio internazionale con il rischio di mancata consegna delle forniture con effetti drammatici sul piano della disponibilità di cibo nei paesi poveri. Secondo l’ultimo rapporto OcseFao la produzione agricola deve crescere del 60% nei prossimi 40 anni per far fronte all’aumento della domanda della popolazione mondiale. Il 46% degli italiani, dato superiore alla media europea, è preoccupato che la produzione di cibo sia insufficiente a coprire il fabbisogno. S e t t e m b r e

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Cooperazione protagonista nell’azione di sostegno alle aziende e alle cooperative agricole danneggiate dal violento terremoto che in maggio ha colpito duramente l’Emilia settentrionale. Confcooperative Emilia Romagna, Confcooperative Modena, Federazione regionale Banche di Credito Cooperativo, Federcasse – Federazione nazionale BCC, Fondosviluppo e Cooperfidi hanno infatti siglato un protocollo di intesa per contribuire al riscatto del territorio. L’obiettivo prioritario dell’accordo è alleviare le possibili tensioni finanziarie delle imprese agricole. Le Banche di Credito Cooperativo operanti nei territori interessati anticiperanno alle aziende agricole socie di Confcooperative il valore della liquidazione nella misura massima del 90% ad un tasso vantaggioso. Cooperfidi Italia si impegna invece a offrire una garanzia del 30% sul finanziamento. Infine, Fondosviluppo, società che raccoglie il 3% degli utili annui delle cooperative si impegna ad abbattere il tasso di interesse. Complessivamente, ammonta a 10 milioni di euro il plafond delle risorse disponibili per le aziende agricole socie di coop di Confcooperative.

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Tassare le bibite o metterci più frutta?

Occorre aumentare la quantità di frutta nelle bibite che oggi per legge contengono solo il 12% di vero succo per migliorare la qualità dell’alimentazione e ridurre così le spese sanitarie dovute alle malattie connesse all’obesità, in forte aumento. Lo afferma la Coldiretti nel commentare le indiscrezioni sui contenuti del decreto sulla mini riforma della sanità che paventava una tassazione sulle bibite gasate. Una ipotesi che era allo studio del Governo per rifinanziare l’attuazione del piano per la non autosufficienza per un importo di 250 milioni di euro l’anno. Le malattie collegate direttamente all'obesità sono responsabili - sottolinea la Coldiretti, sulla base dei dati della Commissione europea - del 7 per cento dei costi sanitari dell'Unione europea, questo perché l'aumento di peso è un importante fattore di rischio per molte malattie come i problemi cardiocircolatori, il diabete, l'ipertensione, l'infarto e certi tipi di cancro.

Sicurezza sul lavoro, Toyota partner della campagna Ue Toyota Material Handling Europe (TMHE), leader nella produzione e commercializzazione di mezzi e soluzioni per la movimentazione delle merci, è stata nominata partner ufficiale per la nuova campagna europea “Ambienti di lavoro sani e sicuri” intitolata quest’anno “Lavoriamo insieme per la prevenzione dei rischi”, iniziativa promossa dall’Agenzia Europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (OSHA). Per i prossimi due anni, TMHE ed OSHA collaboreranno strettamente sul tema della sicurezza e si impegneranno attivamente al fine di ridurre i rischi sul posto di lavoro. Nell’Unione Europea ogni 3.5 minuti una persona muore per infortuni o malattie riconducibili all’ambiente di lavoro. Milioni di lavoratori subiscono traumi fisici e psicologici prevenibili e connessi al lavoro. La nuova campagna europea si propone di incoraggiare il management delle aziende a dare prova di leadership nell’ambito della sicurezza e della salute consultandosi apertamente con i lavoratori ed i loro rappresentanti al fine di collaborare nella valutazione dei rischi ed intraprendere congiuntamente azioni responsabili.

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NOTIZIARIO

Confcooperative, 10 milioni di euro per l’agricoltura ferita dal sisma

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appuntamenti BOLOGNA,

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Al via il corso di alta formazione Sono ufficialmente aperte le iscrizioni alla quarta edizione del Corso di Alta Formazione “Freschi e Trasformati Ortofrutticoli: Economia, Innovazione, Mercati” per l’anno accademico 2012/2013. Il Dipartimento di Economia e Ingegneria Agrarie dell’Università di Bologna e il CSO - Centro Servizi Ortofrutticoli di Ferrara rispettivamente organizzatore e promotore del Corso, hanno preso spunto dalle esperienze precedenti per rinnovare questa iniziativa. Il corso propone una formazione mirata per operatori e professionisti, mettendo assieme aziende competitor e attivando contatti e collaborazioni tra partecipanti ed esperti del settore. Obiettivo principale è fornire un quadro generale di filiera, di mercato nazionale e internazionale, di politica agricola, d’innovazione e tecnologia al fine di creare un profilo professionale in grado di esprimere non solo competenze tecniche ma anche capacità di analisi, di organizzazione, di strategia per svolgere un ruolo decisionale nelle diverse aree gestionali, con particolare riferimento a quelle della ricerca e sviluppo, del commerciale, del marketing. Il corso si presenta quest’anno più compatto con 180 ore (anziché 240) tra lezioni frontali, seminari con esperti e operatori del settore, visite tecniche e un viaggio studio in Spagna, vera novità della quarta edizione. È previsto l’obbligo di frequenza al 70%. Requisiti per partecipare sono la laurea (almeno triennale) e il possesso di esperienza lavorativa nel settore ortofrutticolo e/o agroalimentare. L’inizio delle lezioni è previsto per venerdì 16 novembre 2012. 20

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SHANGAI,

NOVEMBRE

FruVeg Expo triplica la superficie

L’edizione 2012 di FruVeg Expo a Shanghai, importante appuntamento fieristico cinese dedicato al settore ortofrutticolo, aumenterà la superficie espositiva di tre volte, portandola a 10.000 metri quadrati. Sarà uno dei maggiori eventi del settore in Cina. Il salone ha anche programmato conferenze ed esposizioni di prodotti agricoli locali. La crescita del salone va di pari passo con una maggior collaborazione con i media locali e internazionali. FruVeg Expo 2012 si terrà dal 15 al 17 novembre al World Exhibition Expo & Convention Center di Shanghai.

NAIROBI,

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Fiera sulle tecnologie nell’Est dell’Africa

La East African Community (Eac), Unido, Organizzazione dell’Onu per lo Sviluppo Industriale, e Ipack-Ima, organizzatore leader in Italia di mostre professionali dedicate alle tecnologie del processo e del packaging, daranno vita a Nairobi (Kenya)

nel settembre 2014 alla prima manifestazione espositiva di questo comparto nell’Est Africa. Un accordo in tal senso è stato sottoscritto la scorsa settimana a Vienna dal Segretario Generale dell’EAC, Richard Sezibera, dal Direttore Generale dell’Unido, Kandeh k. Yumkella (nella foto sotto il titolo), e dall’amministratore delegato di Ipack-Ima, Guido Corbella. “Questo evento - ha dichiarato Richard Sezibera - rappresenta un progresso determinante per rispondere a una delle sfide chiave che ci troviamo davanti nelle tecnologie di trattamento dei prodotti agricoli, nella farmaceutica e in altri comparti strategici della nostra politica industriale. Prevediamo che grazie ad esso un rilevante numero di aziende, incluse le piccole e medie imprese, avranno la possibilità di accedere ad appropriate tecnologie di packaging e processo.” “La partnership avvicinerà le più aggiornate tecnologie di processo e packaging alle imprese dell’Est Africa, in particolare di piccole e medie dimensioni” ha aggiunto Kandeh Yukmella. “Aiuterà anche a valutare l’attuale stato di queste tecnologie nei Paesi partner dell’East African Community”. Per Corbella “l’industria del packaging è un settore chiave nell’economia mondiale e può dare un contributo decisivo nell’assicurare a tutti cibo sicuro e più abbondante”. “Fino al 60% della produzione alimentare globale si deteriora, o va perduto, per mancanza di adeguate metodologie di trattamento e di confezionamento. Il fatto che Unido e Eac abbiano scelto Ipack-Ima come partner nell’attuazione del loro ambizioso progetto è il risultato del nostro ininterrotto impegno nel promuovere le tecnologie di processo e packaging. E la manifestazione fieristica che avrà luogo a Nairobi nel 2014 sarà la prima a portare nell’Est Africa quelle più idonee ai bisogni della regione”. S e t t e m b r e

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Roncaglia&Wijkander

Ricca di vitamine A, B, PP e C, ideale come coadiuvante della cura degli stati influenzali

Ricca di antiossidanti contro l'invecchiamento

Effetti benefici sulla microcircolazione Una sferzata di energia, ideale per chi pratica sport

Rosaria è l'arancia rossa coltivata alle pendici dell'Etna da un gruppo di produttori associati secondo rigorose tecniche di produzione integrata. Fresca, succosa, profumata e con la caratteristica pigmentazione “rossa”: infatti, grazie alla forte escursione termica tra il giorno e la notte, si accelera il processo di pigmentazione che fa diventare rosse le arance e che dà loro un'inconfondibile ricchezza organolettica.

Oggi Rosaria è anche una spremuta 100% di arance rosse, sempre fresca e disponibile tutto l’anno.

Finanziato con i contributi della Comunità Europea. Regg. CE 1234/2007 - 543/2011. Programma Operativo 2009/2013. Programma Esecutivo 2012. Azione n. 3


PRIMO PIANO

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Il bilancio, per la frutta estiva, è abbastanza positivo (Coldiretti stima vi sia stato un aumento delle vendite del 10% rispetto a dodici mesi fa), ma il made in Italy nel complesso sconta ancora un deficit di qualità che lo penalizza sul mercato interno ed estero: lo sostiene con convinzione Dino Abbascià (nella prima foto a sinistra) presidente nazionale dei dettaglianti dell'alimentazione della Fida-Confcommercio. “È deprimente vedere in commercio pesche di piccola pezzatura, dure e per niente saporite, a 20-30 cents al chilo”, accusa Abbascià. “Non è questa la politica che dovrebbe perseguire il sistema Italia. I produttori, per primi, dovrebbero puntare maggiormente sulla qualità per distinguersi in uno scenario sempre più competitivo. All’Ortomercato di Milano, tra l’altro, vedo gran parte dei piccoli compratori dare priorità al fattore prezzo. Questo fa sì che venga veicolata frutta così così se non proprio cattiva. E non va bene”. In ogni caso, prosegue Abbascià, la frutta estiva sta per mandare in archivio un 2012 discreto: buona la stagione delle ciliegie, non male quella delle albicocche S e t t e m b r e

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Bilancio discreto, a livelli di prezzi, per la stagione commerciale della frutta estiva. Urge però una riflessione su qualità, varietà, pezzatura. E la siccità fa gravi danni

(“anche se il prodotto italiano, tardivo, è stato anticipato da quello d’importazione non altrettanto gustoso che ha rovinato in parte il mercato”), i volumi di pesche e nettarine sono stati significativi, complice il gran caldo, ed i prezzi hanno tenuto; l'uva senza semi, infine, incamera quotazioni importanti “e ciò - annota Abbascià - dovrebbe spingere i produttori a puntare ormai solo sull’apirene”. “In generale è arrivato il momento di volare alto perché é solo con la qualità che si potrà costruire un futuro per la nostra ortofrutta”, ammonisce il leader dei dettaglianti. Sostanzialmente sulla stessa li-

nea di pensiero Giancarlo Minguzzi (foto a destra), presidente di Fruitimprese Emilia Romagna: “la campagna della frutta estiva 2012, complice il calo di produzione estera e il maggiore consumo legato al caldo, ha dato un riscontro discreto, ma qualità e pezzatura hanno sofferto e non tutti i produttori possono gioire, anzi”. “Le pezzature elevate hanno spuntato prezzi buoni - spiega Minguzzi - mentre i frutti piccoli non hanno assicurato remunerazioni sufficienti, quindi il ventaglio delle quotazioni, a monte della filiera, è molto ampio e non tutti sono contenti”. Con queste premesse, difficile pensare a una inversione di tendenza per un settore destinato, dice ancora Minguzzi “a vivere una fine d’anno e un 2013 complessi, dove a cavarsela sarà chi fa veramente qualità: ci sono ancora troppe cultivar scadenti in giro, il panorama varietale andrebbe svecchiato...”. www.corriereortofrutticolo.it

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FRUTTA ESTIVA E INVERNALE

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Minguzzi peraltro ha notato uno spostamento dei gusti dei consumatori che alle pesche sembrano preferire sempre più albicocche e susine: anche di questo bisognerà tenere conto. Lo spettro della siccità L’estate particolarmente calda ha spinto i consumi di ortofrutta creando però nel contempo problemi di siccità. Un incontro urgente con il Ministro delle politiche agricole e le altre Regioni colpite dalla siccità, per definire misure straordinarie di sostegno alle imprese danneggiate, ma anche per mettere a punto un Piano nazionale in risposta al cambiamento climatico in atto, è stato chiesto a fine agosto dall’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni. “Abbiamo già avviato le procedure per la dichiarazione dell’eccezionalità dell’evento, una strada da preferire, a nostro parere, al riconoscimento della stato di calamità, che in base alla nuove disposizioni comporterebbe automaticamente l’aumento delle accise nel territorio regionale. La dichiarazione di evento eccezionale permetterà di mettere in campo da subito un pacchetto di misure importanti a favore delle imprese colpite. Tuttavia occorre anche andare oltre l’emergenza. Per questo chiederò al Ministro anche un Piano nazionale per affrontare un problema che appare ormai strutturale”. Per Rabboni la soluzione di fondo non può che essere una: “rendere la disponibilità di acqua per l’irrigazione indipendente dall’andamento meteorologico, creando una rete di piccoli e medi invasi in cui stoccarla nei momenti di maggiore abbondanza. Come Regione Emilia-Romagna ci stiamo già muovendo in questa direzione”. Dura la Confeuro: “nonostante ogni anno si alzi il coro unanime da parte di tutto il mondo del primario in favore di provvedimenti atti perlomeno ad arginare tali problematiche, nella definizione di misure straordinarie in aiuto www.corriereortofrutticolo.it

alle imprese colpite, nessun serio rimedio è stato adottato dai numerosi ministri succedutisi negli ultimi tre anni sulla poltrona più alta del dicastero agricolo”. “E' peraltro ormai innegabile - il commento di Confeuro - che gli eventi climatici estremi sono ormai strutturali, dovuti in gran parte ai cambiamenti climatici in atto sul pianeta, e pertanto non è più possibile pensare di risolvere tali problematiche con misure tampone o risoluzioni contingenti; e ciò servirà da una parte a preservare i territori, ma soprattutto potrà salvaguardare le produzioni agricole, vessate ulteriormente dalla sempre più complicata crisi economica”. A fine agosto erano del resto ormai tre mesi che in Emilia-Romagna, in particolare nel settore centro-orientale, non si verificavano piogge significative e l’umidità dei terreni risultava in progressivo peggioramento. La portata del fiume Po, nonostante le immissioni dai laghi prealpini e le precipitazioni che hanno interessato l’arco alpino, si stava riducendo mentre quella dei fiumi appenninici era ormai prossima o al disotto del deflusso minimo vitale. Un quadro particolarmente pesante dunque, con gravi ripercussioni sulle principali colture. La diminuzione delle rese è stata generalizzata, con perdite fino al 100% del raccolto e valori medi dal - 50 al -70% per le im-

prese prive di impianti di irrigazione. E i timori per i prossimi mesi non mancano: in particolare susino, melo, pero ed actinidia avranno bisogno, in assenza di precipitazioni significative, di apporti irrigui ancora per molti altri giorni. Poca acqua in Valle d’Aosta... Il caldo e la siccità non hanno risparmiato nemmeno le mele della Valle d’Aosta: la mela Renetta è finita sotto i riflettori dei tecnici della società cooperativa Cofruits, di Saint-Pierre (Aosta). Il persistere del caldo torrido infatti potrebbe cristallizzare gli zuccheri nelle parti sottobuccia. I frutti, con i colpi di calore, si presentano con piccole macchie scure invisibili all’esterno. L’osservazione, estesa al territorio della Valle d’Aosta, è finalizzata ad accertare se sia in atto questo fenomeno. Un secondo problema potrebbe riguardare la mela Golden, se queste temperature africane si dovessero protrarre sino a fine agosto. Il colore giallo naturale assumerebbe una colorazione più forte, il cosidetto “giallone”. A settembre, quindi, periodo di raccolta di questa mela, si potrebbe andare incontro ad uno scarto consistente. ...disastri a Milano Tonnellate di frutta e verdura marcite e buttate via. Fragole, S e t t e m b r e

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Le ciliegie venete “tengono” le posizioni Quotazioni sufficienti malgrado il “cracking” Per Opo Veneto la campagna cerasicola 2012 è stata in generale buona, con mercato, domanda e prezzo sostanzialmente stabili nonostante la pesante crisi che sta colpendo il Paese. Grazie al proficuo lavoro svolto assieme ai produttori soci, la campagna appena conclusa ha evidenziato un generale miglioramento qualitativo e delle pezzature del prodotto conferito rispetto agli anni passati. Nel Veneto sia le ciliegie precoci sia le medio precoci che le varietà tardive sono state colpite dal “cracking”, ossia la rottura dei frutti, provocato dalle piogge cadute nella fase più delicata della piena maturazione. La spaccatura ha compromesso quindi parte della produzione anche se nel complesso la campagna di raccolta è da ritenersi positiva: Opo Veneto stima che ci sia stata nelle aree di Marostica e Chiampo, sulle colline vicentine, dove gestisce dei centri di raccolta, una diminuzione complessiva di produzione di circa il 10%. Prezzi medi pressoché costanti. Eccellenti risultati sono stati ottenuti dalle varietà “durone” coltivate nelle colline della zona di Chiampo. Per il presidente del Consorzio di tutela della ciliegia Igp di Marostica (Vicenza) Giuseppe Zuech ci sono stati danni e quindi perdite nella raccolta e nella qualità della ciliegia, però il bilancio va visto complessivamente e, commenta: “Possiamo dire che non è stata un’annata proprio negativa: quantità e qualità sono state buone. Il problema vero riguarda il prezzo che è rimasto al di sotto delle attese”. La ciliegia di Marostica (una produzione attorno ai 7 mila quintali) per vari aspetti (tradizione, tipologia, qualità, mercato, per il riconoscimento Igp), è la ciliegia di riferimento per capire stato ed evoluzione della cerasicoltura veneta. In attesa dei dati ufficiali, si calcola che la produzione nel Veneto si avvicini complessivamente ai livelli dello scorso anno, quando si è arrivati a raccogliere, dato Istat, 157.718 quintali di ciliegie. In testa vi è la provincia di Verona con poco meno di 110 mila quintali, seguita dal Vicentino con oltre 33 mila quintali e da Treviso con 12.200 quintali.

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frutti di bosco, lattuga, spinaci. Il caldo record di agosto ha “maciullato” la merce più deperibile all’Ortomercato di Milano, con un danno economico per i venditori di migliaia di euro. “Purtroppo non abbiamo ambienti climatizzati in grado di conservare la catena del freddo, locali refrigerati come invece ce ne sono da vent’anni in tutti i moderni mercati generali europei”, il commento di Luigi Predeval presidente della società di gestione Sogemi. “Lo scarico e la vendita avvengono a temperatura ambiente”. Vale a dire, nei giorni di maggior caldo, fino a 37 gradi centigradi. Oltre a distruggere la merce fragile, il caldo provoca la cosiddetta “maturazione accelerata” di frutta e verdura resistente, che perde così valore commerciale. La mancanza di strutture in grado di mantenere la temperatura fra gli 11 e 14 gradi centigradi, diffuse ormai anche in tutti i punti della grande distribuzione, implica che le merci debbano passare otto ore al caldo oppure, in inverno, al gelo. “Dal momento in cui le casse vengono scaricate dai Tir refrigerati, all’alba, fino alla fine della vendita, a mezzogiorno, la merce è sottoposta a stress termici notevoli”, la testimonianza di Alberto Albuzza, presidente dell’associazione dei grossisti. Senza ambienti in grado di contenere la temperatura il rischio non è soltanto che la merce deperisca sui bancali prima della vendita; può anche subire un forte shock termico nel caso in cui resti invenduta e venga immagazzinata nelle celle frigorifere. Predeval mette fretta: “Pensare che l’Ortomercato possa continuare a lavorare a lungo con strutture così vetuste non è realistico”, dice. “L’augurio è che il consiglio comunale approvi al più presto la relazione dei saggi, consegnata a fine luglio, in cui si indicano le linee guida del rilancio”. Uno dei punti centrali della relazione è proprio il totale rifacimento dei capannoni, final-

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mente refrigerati e con un sistema di “ribalte”: dovranno essere rialzati da un metro e mezzo da terra, in modo da potere scaricare le casse dai Tir con minor spreco di tempo ed energie. ... gravi disagi in Emilia e al Sud Ammonta a oltre un miliardo di euro, pari a una perdita di oltre il 35% dell’intera produzione, la stima dei danni che la siccità ha provocato all’agricoltura emiliano-romagnola. Il dato emerge da una rilevazione realizzata dalle singole Province, secondo la quale i comparti più colpiti, con perdite superiori al 50 %, sono quelli del mais da granella, delle foraggere e delle piante industriali (pomodoro da industria, barbabietole, girasole), con perdite rilevanti anche per ortofrutta e viticoltura. “Si tratta per il momento solo di una stima - commenta l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni - ma la di-

mensione del danno è comunque senza precedenti ed insostenibile per tantissime imprese e per il settore: una battuta d'arresto difficilmente recuperabile nel breve periodo, con conseguenze negative sull'agroindustria regionale, sull'indotto e sull'intera economia emiliano-romagnola”. “La siccità per l’agricoltura nella nostra provincia è un secondo terremoto”, è arrivato a dire l’assessore provinciale all’agricoltu-

ra di Ferrara Stefano Calderoni. “Se per il sisma sono stati stimati 150 milioni di euro di danni, la siccità ha prodotto danni per un valore di 250 milioni di euro. Nel giro di quattro mesi la nostra realtà ha dovuto subire danni per 400 milioni di euro”. Un deficit idrico definito “il più grave degli ultimi 60 anni almeno: 330 millimetri in un anno con il picco minimo di 160 nell’argentano sono una desertificazione territoriale che ha portato danni alle colture che più o meno sono state colpite tutte”. Anche gli alberi da frutto hanno subito gli effetti degli sbalzi termici con produzioni scarse, di piccola pezzatura e di scarsa qualità. E il tutto crea gravi problemi anche all’indotto con danni per manodopera, maestranze e lavoratori stagionali che non sono nelle condizioni di potere lavorare. Molto pesante la situazione anche nel Mezzogiorno del Paese.

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Pesche, la Gdo lascia le briciole ai produttori Lo conferma l’Osservatorio prezzi forlivese La Gdo fa la voce grossa anche in Romagna. Dove le pesche e le nettarine che arrivano alla Grande distribuzione organizzata vengono pagate poco ai produttori. E la liquidazione è sempre uguale indipendentemente dal prezzo di vendita. Lo dicono i dati di Oppa, l’Osservatorio dei prezzi della frutta della provincia di ForlìCesena. “Lungo la filiera produttiva dell’ortofrutta - spiega l’assessore provinciale all'Agricoltura Gianluca Bagnarae - esistono numerosi colli di bottiglia che impediscono un trasparente rapporto fra il produttore e il consumatore non solo per il prezzo, ma anche per la gestione della qualità e dell’offerta sugli scaffali. Il paradosso è che anche nel distretto più vocato alla produzione di ortofrutta, quale è appunto il territorio romagnolo, il consumatore abbia difficoltà a orientarsi nel mercato e a trovare il prodotto locale”. L’assessorato alle politiche agro-alimentari della Provincia di Forlì-Cesena rileva settimanalmente in un campione di 12 punti vendita i prezzi al consumo di un paniere di prodotti ortufrutticoli significativi e rilevanti per l’agricoltura locale e li confronta con i prezzi al produttore presentati dalla Camera di Commercio. Gli ultimi dati disponibili, a metà agosto, indicano che pesche e nettarine, bianche o gialle che siano, vengono liquidate in media ai produttori 0,32 euro il chilogrammo. Una cifra molto bassa se la produzione è di qualità Le pesche gialle, ad esempio, sono messe in vendita sugli scaffali dei negozi a 1,74 euro se sfuse, a 1,31 euro il chilo se in cestini. Ma al produttore vanno sempre i soliti 0,32 centesimi di media. Più clamoroso il caso delle pesche bianche che sono quotate di più e il consumatore in genere le cerca per il profumo più intenso e il sapore più dolce. Nei banchi del supermercato sono pagate 2,08 euro il chilo ma, al produttore, più di 0,32 euro non vengono liquidati. Stesso concetto per le nettarine gialle: 1,78 il prezzo di vendita del prodotto sfuso, 1,34 nei cestini, 0,32 euro all’agricoltore. Questi numeri (presi per validi) portano a una riflessione, condivisa da molti operatori del settore: il mercato si assesta a un valore, che quest’anno è attorno a 0,32 euro il chilo, e poi si appiattisce su quella cifra. La Gdo, anche se vende certi articoli a prezzo maggiore, non riconosce all’agricoltore nessun valore aggiunto. Se l’agricoltore continua sommessamente su questo binario, guadagnerà sempre meno. Attualmente il mercato paga bene i grossi calibri ed è su quello che si deve puntare. Meglio produrre 200 quintali l’ettaro (con frutta di grosso calibro) a un euro di media al chilo piuttosto che 450 quintali a 0,32 euro di media.

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Catania: oltre l’emergenza Per il ministro dell'Agricoltura Mario Catania: “la drammaticità della situazione, che ha colpito severamente alcune delle nostre più importanti regioni agricole, impone una riflessione che vada oltre l'emergenza, su cui il Mipaaf si è già moblitato: il tema dell’acqua è sempre più chiaramente una delle questioni centrali per il futuro economico e per lo sviluppo sostenibile del nostro Paese. Finora, per fronteggiare l’emergenza, abbiamo deciso di accelerare le procedure per dichiarare lo stato di calamità naturale e abbiamo avviato l’iter per ottenere dalla Commissione europea l’autorizzazione all’erogazione degli anticipi Pac 2012 a partire dal prossimo 16 ottobre, accorciando di circa 50 giorni i tempi previsti dalle scadenze comunitarie, in modo da garantire ai nostri agricoltori un sostegno in una fase di difficoltà produttiva. Per affrontare in modo sistematico la questione convocherò al più presto una riunione con gli assessori regionali all’Agricoltura con i quali esaminerò non solo i provvedimenti necessari sul breve periodo, ma anche una strategia nazionale per l’acqua”. Confagricoltura Emilia Romagna ha accolto positivamente la disponibilità data dal Ministro ad avviare la discussione sul problema sulla base di un confronto finalizzato a definire un pacchetto di iniziative. È necessario - per Confagri - che si definisca, quanto prima, un pacchetto di iniziative contro la siccità: programmi di investimento in ricerca agronomica e irrigua; progettazione di piccoli e grandi invasi ivi comprese le dighe per realizzare adeguate riserve di acqua; politiche di supporto finanziario, per la realizzazione di investimenti da effettuarsi sul territorio e nelle aziende per migliore l’utilizzo dell’acqua massimizzandone la sua efficienza e riducendone la dispersione; profonda revisione del Piano di tutela delle acque. (M.A.)

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Siamo alle battute iniziali della campagna dei grandi prodotti autunno invernali: uva da tavola, agrumi, mele, pere e kiwi. Questi prodotti rappresentano le grandi produzioni con cui l’Italia può giocare un ruolo da leader sui mercati mondiali. Il loro futuro, per il nostro Paese, infatti, passa attraverso lo sviluppo delle vendite sia sul mercato Ue che soprattutto dalla capacità di affrontare con successo l’impatto con i mercati più lontani a partire dall’area dei Paesi Bric. I consumi interni europei di questi prodotti non garantiscono sbocchi sufficienti alle nostre produzioni ed anzi richiedono nuove collocazioni per poter mantenere remunerativi i prezzi di vendita e dunque i redditi degli agricoltori. Il tema da affrontare dunque è come sviluppare strategie promo-commerciali efficaci per consolidare i mercati europei e sviluppare i nuovi mercati? Innanzitutto bisogna partire dal fatto che bisogna distinguere tra i mercati dell’ovest del mondo (Ue, Usa ecc.) che possiamo definire a domanda evoluta e segmentata, da quelli emergenti in cui invece la domanda è concentrata e standardizzata. In Occidente la domanda di ortofrutta risulta sempre più differenziata e la possibilità di incrementare il reddito per produttori passa attraverso la proposta di segmenti di offerta a più alto valore aggiunto. L’obiettivo principale in questo caso è sviluppare gamme di offerta che si propongono di recuperare maggiore marginalità rispetto alle commodity tal quale: ciò avviene attraverso i prodotti biologici, ad alto conteS e t t e m b r e

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I prodotti autunno invernali obbligati a seguire nuovi percorsi nel segno dell’export

nuto di servizio (pronti da mangiare, da cuocere, da preparare), le specialità locali ed i prodotti tipici, i prodotti equo-solidali. La crisi economica enfatizza ancora di più queste tendenze. Il mercato in Occidente è ormai polarizzato nelle due fasce quella da prezzo, fatta per lo più di commodity e presidiata dai discount che vedono crescere la propria quota di mercato e quella premium che cresce anch’essa e che rappresentala la somma dei segmenti sopraindicati. La crisi, però, in queste aree sta aggiungendo a questi trend che possiamo definire di lungo periodo (si sviluppano ormai da circa un decennio) un elemento nuovo che va colto perché, a mio avviso, costituirà il paradigma fondamentale del consumo nei prossimi anni. Si sta sempre più radicando nei cittadini occidentali una nuova consapevolezza che potremmo definire di una nuova socialità del consumo. L’esigenza di un consumo consapevole, responsabile, che si traduce nella ricerca

di trasparenza, onestà/ genuinità dei prodotti, evitare gli sprechi , prodotti eco-sostenibili. Questa nuova consapevolezza nell’atteggiamento dei consumatori che viene riduttivamente definita di “sostenibilità ambientale sociale ed etica”, rappresenterà un tratto discriminante che caratterizzerà i prodotti alimentari di fascia medio alta nel prossimo futuro. La nostra ortofrutticoltura dovrà farli propri e caratterizzarsene in modo deciso se vorrà incontrare la domanda dei consumatori più evoluti occidentali. Nei Paesi emergenti, il mercato è caratterizzato, invece, dalla crescita della classe media che rappresenta il traino principale dei consumi. In questi Paesi l’ortofrutta e la frutta in specifico rappresentano quasi sempre per queste fasce di popolazione un simbolo del benessere economico raggiunto. In questo caso il consumatore è alla ricerca di frutta che rappresenti questo status: esteticamente di impatto e dunque di colori accesi ed uniformi della buccia, prevalentemente di grosso calibro, con standard uniformi e duraturi, spesso prevalenti rispetto al gusto in sé, che comunque dovrebbe propendere verso il dolce. In questi mercati (Russia, Brasile, Far East...), l’elemento decisivo per le nostre produzioni sarà quello di presentare un prodotto di adeguato standard merceologico, in grado di essere gestito al meglio anche su quei mercati lontani. La gestione logistica ed organizzativa insieme alla messa a punto di tecniche di produzione e lavorazione del prodotto dedicate a quei mercati risulterà decisiva. Del resto sono ormai diverse le aziende che si sono affacciate in questi anni verso questi mercati. Ma è chiaro che la battawww.corriereortofrutticolo.it

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Pomacee, kiwi, agrumi: costruire un futuro da leader all’estero

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glia si vince se non si procede in ordine sparso. Mi fa piacere sottolineare come, nei primi giorni dello scorso agosto, sia nato il Consorzio Kiwifruit of Italy che intende proprio proporsi questi obiettivi. Del Consorzio fanno parte alcune delle principali imprese italiane del settore: esso rappresenta circa il 20% della produzione nazionale di kiwi, e può candidarsi a sviluppare politiche di promo-commerciali molto significative per i produttori italiani. Non dobbiamo mai trascurare il fatto che in questi nuovi mercati abbiamo dalla nostra un’arma formidabile ed unica che non ci potrà essere copiata da nessuno: l’origine! L’ Italia in queste aree è sinonimo di qualità della vita, di design, moda, stile ed eccellenza nei cibi. Questa è la leva in più da utilizzare per affrontare con successo questi mercati. * SG Marketing Agroalimentare

Cala la produzione europea di mele Le previsioni Prognosfruit evidenziano un -9% in Europa, pur con situazioni fortemente diversificate: boom polacco, la Francia perde il 32%, l’Italia il 13%, la Germania il 3%

Produzione melicola prevista in calo in Europa. I dati emersi da Prognosfruit, l’evento annuale in cui si danno le prime previsioni di raccolta per mele e pere, che quest’anno si è tenuto a Tolosa (Francia) dal 2 al 4 agosto, dicono che i volumi di mele nel 2012 dovrebbero attestarsi sui 9 milioni e 739 mila tonnellate, con una riduzione del 9% rispetto al 2011. Il calo rispetto alla media produttiva del triennio 2009-2011 invece dovrebbe essere attorno al 7%. Un

dato che scaturisce da una situazione piuttosto eterogenea tra i diversi Paesi, riconducibile in larga misura agli effetti delle gelate di inizio aprile nei Paesi produttori della parte occidentale della Comunità Europea, rispetto all’Est Europa che non è stata interessata da questo fattore. Tra i Paesi della “vecchia” Europa spicca la Francia, con un -32% di produzione, che porta il volume atteso a 1.151.000 tonnellate. Ma ragguardevole è l’abbassamento

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sto per la Comunità Europea nel 2012 è inferire alla norma e si colloca al terzo posto dell’ultimo decennio, molto vicino alla stagione 2010. Per gli operatori italiani è significativo lo scenario per la Golden Delicious, con un -15% sul 2011 (ma con il volume più basso dell’ultimo decennio), e per la Red Delicious, la cui situazione è del tutto simile (-18%). Altrettanto importante è la riduzione di volume atteso per le varietà più recenti, come Gala (- 7%), Fuji (15%), Breaburn (-19%) e le altre nuove varietà (- 16%). Italia sotto i 2 milioni di tons L’Italia rispetta la tendenza generale dei paesi dell’Europa meridionale, pur con un abbassamento di produzione contenuto nel 13%, che porta in sostanza il quantitativo di mele per la raccolta poco sotto i 2.000.000 di tonnellate, livello raggiunto solamente nell’ormai lontano 1996. A livello regionale l’Alto Adige presenta una di riduzione del 15,5%, il Trentino dell’11% e le altre regioni italiane del 10,1%. Le informazioni che provengono da Prognosfruit vanno come sempre analizzate in un contesto più ampio ed in rapporto ad altri fattori in grado di influenzare l’andamento commerciale. Dopo un 2011 con una produzione di oltre 10.500.000 tonnellate, il livello produttivo ritorna sotto la soglia di 10.000.000 di tonnellate, ritenuta equilibrata per il mercato delle mele. Questo consolida una base certamente positiva per le aspettative dei frutti-

coltori. La stagione commerciale, sottolinea Assomela, è stata certamente una delle più difficili dell’ultimo periodo. Le Organizzazioni di Produttori hanno dovuto trovare sbocco alla produzione nazionale più alta mai raggiunta, in un scenario comunitario con una offerta eccedentaria ed in un contesto di crisi economica che si è inevitabilmente riflesso in consumi tendenzialmente in contrazione. Ciò nonostante, con una programmazione attenta dei volumi di vendita ed un uso ragionato della leva “prezzo” le giacenze al primo luglio sono rientrate nella normalità e non si prevede sovrapposizione tra le due stagioni commerciali 2011 e 2012. Alcuni fattori hanno aiutato, tra cui in particolare l’orientamento sempre più determinato verso l’export, che nell’ultimo anno ha superato le 930.000 tonnellate portando l’Italia nettamente al primo posto nella classifica comunitaria dei paesi esportatori. Le difficoltà nel mercato e la “debolezza” dell’euro hanno di pari passo contribuito a sostenere l’export ed a frenare l’importazione di mele in “controstagione” (che ha raggiunto il livello più basso della storia più recente). Importante è stato anche il ruolo giocato dall’industria di trasformazione che, supportata da quotazioni interessanti del succo, ha contribuito a dirottare verso la trasformazioni le mele di qualità inferiore. Vengono così tutto sommato a realizzarsi i presupposti fondamentali per una buona partenza www.corriereortofrutticolo.it

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di produzione previsto per Austria (-23%), Belgio (-30%), Olanda (-23%) e Spagna (-24%). La Germania, tradizionale mercato per le mele italiane, contiene il calo produttivo al 3% e si presenta quindi all’apertura della campagna 2012 con una buona capacità di approvvigionamento interno. La Polonia è il Paese che ancora una volta condiziona in misura maggiore l’andamento delle produzioni comunitarie, con un aumento previsto del 12% che riequilibra in una certa misura le previsioni per il raccolto 2012. Va peraltro segnalata un volume considerevolmente superiore di mele destinate alla trasformazione (55%) rispetto al 2011 (45%), che determina in effetti una diminuzione dei frutti per il mercato fresco rispetto all’anno precedente. Spicca anche il recupero di produzione dell’Ungheria, che si riporta intorno ad un volume normale di produzione. L’area della Comunità Europea a 15 paesi e i nuovi paesi dell’Est della Comunità Europea si presentano sul mercato con trend in netto contrasto, con un abbassamento di produzione del 18% nel primo caso ed un aumento dell’11% per l’Est Europa. Le condizioni climatiche in primavera non hanno certamente aiutato i frutticoltori europei. Gli effetti del freddo si avvertono anche in termini qualitativi, con frutti che nelle situazioni peggiori sono disomogenei, con segnalazione di rugginosità e di calibro tendenzialmente ridotto. In sostanza, il volume di mele previ-

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P rimo piano Vog: stanno cambiando gli equilibri commerciali In Alto Adige, dopo il raccolto record del 2011, gli operatori si aspettano un calo di circa il 15% a causa delle gelate di Pasqua e di un aprile particolarmente piovoso e umido. “Potrebbe sembrare un ritorno ad una produzione solo leggermente sotto la media - dice Gerhard Dichgans (nella foto sopra), direttore del Vog - ma quello che cambia è il contesto dell’offerta a livello europeo, molto diverso rispetto alla stagione passata: il raccolto dei 27 paesi UE dovrebbe infatti rimanere al di sotto della soglia psicologica delle 10 milioni di tonnellate, che garantirà un buon equilibrio tra domanda e offerta e stabilità dei prezzi”. Le previsioni sulla prossima stagione anticipano inoltre una crescita della produzione polacca e un forte calo in Europa Centrale e Occidentale. “Il brutto tempo e i problemi riscontrati durante il periodo di impollinazione, hanno influito negativamente sui raccolti di Francia, Spagna, Belgio, Olanda che subiranno un calo complessivo del 30% rispetto alla campagna 2011-2012. Questo sì avrà un grande impatto sugli equilibri del mercato della mela e sui flussi commerciali: nei mercati export dove tradizionalmente siamo presenti, l’offerta concorrente sarà molto contenuta”. Il Consorzio VOG è reduce da una stagione partita in salita. “L’inizio della campagna è stato influenzato negativamente dall’eccesso di produzione nei maggiori bacini produttivi, in molti nostri paesi di sbocco come la Germania”, conferma il direttore del Consorzio. “L’inversione di tendenza si è verificata a fine aprile e inizio maggio, quando è stato chiaro a tutti che dall’emisfero Sud sarebbero arrivati quantitativi nettamente inferiori alle attese. Questo ha dato respiro al mercato, soprattutto per quanto riguarda le varietà Golden e Braeburn. Le varietà rosse e bicolori, invece, hanno avuto sempre una buona domanda, aiutate anche dalle crescente domanda proveniente dai mercati nordafricani ed arabi. Oggi, rimangono solo poche tonnellate di Golden, per le quali abbiamo programmi fissi con nostri clienti che ci chiedono di fare il “ciclo” completo fino all’arrivo del nuovo raccolto. “Nella prossima stagione, il mercato chiave per noi resta l’Italia, dove prevediamo un mercato più equilibrato e una situazione più stabile nei prezzi - prosegue Dichgans -. Aumenta però la nostra attenzione a nuovi mercati come i Paesi e le isole del bacino del Mediterraneo, il Maghreb e i Paesi Arabi”. della stagione commerciale 2012/2013. Tutto questo non può peraltro prescindere dalle problematiche che pesano sul settore dell’ortofrutta italiana ed europea e dalla situazione economica generale, che determina un approccio più attento del consumatore al mercato. La mela è peraltro un prodotto che presenta una dinamica di prezzo stabile, sia 34

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la Trentina in attivo: da 9 a 13 mila tons Le previsioni di raccolta per il Consorzio la Trentina (nella foto sotto il direttore Simone Pilati) sono di circa 13.000 tonnellate contro le 9.000 dello scorso anno che era stato caratterizzato da estese grandinate tali da ridurre sensibilmente la produzione normale. Le frequenti piogge, sempre seguite da giornate calde hanno favorito una perfetta maturazione del frutto, sia esternamente per forma e colore, che internamente per gusto ed equilibrio. La Gala è una mela con un mercato molto vasto, è apprezzata non solo in Italia, ma anche in Germania, Scandinavia, Inghilterra, Paesi Arabi e Nord Africa: quasi il 60% della produzione è infatti destinata all’esportazione in questi Paesi. “L’ottima produzione ed il positivo riscontro presso i clienti ci fanno sperare in una stagione positiva e consigliamo ai nostri soci produttori di aumentare la superfice a Gala”, si sottolinea da la Trentina che parteciperà a Sanakids di Bologna, dall’8 all’11 settembre. negli anni che durante l’annata, fatto che appare molto apprezzato dai consumatori. I diversi fattori di analisi fanno ragionevolmente intravedere una stagione più facile rispetto alla precedente, con prospettive certamente interessanti per i produttori del settore, con un auspicabile rientro in una situazione di sufficiente profittabilità. ● S e t t e m b r e

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Georg Koessler, presidente del Consorzio altoatesino della mela: alleanze essenziali per sfondare Oltralpe

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Georg Kössler, presidente del Consorzio Mela Alto Adige, guarda con prudente ottimismo alla nuova stagione. Infatti, l’anno passato è stato piuttosto critico non solo per i commercianti altoatesini, ma anche per il Consorzio delle Cooperative frutticole dell'Alto Adige VOG, l’Associazione dei produttori ortofrutticoli della Val Venosta VI.P, le associazioni di produttori privati Fruttunion e l’Organizzazione per la promozione delle aste di vendita FOS. Kössler (foto sopra) sintetizza cosi: “La stagione della commercializzazione che sta per concludersi è trascorsa tra alti e bassi”. “Il comportamento nei confronti del consumo di mele è, attualmente, estremamente variabile: la domanda oscilla tra alti e bassi. La crisi economica ha colpito anche il nostro settore. L’insicurezza del consumatore è evidente”. Le ingenti quantità di raccolto hanno contribuito ad aggravare la situazione nella vendita: anche i commercianti altoatesini hanno dovuto piazzare un raccolto record pari a quasi 1,2 milioni di tonnellate di mele. Nonostante le circostante avverse, è stato comunque possibile vendere gli ingenti quantitativi così come previsto, in modo tale che all’inizio della nuova stagione di raccolta i magazzini si presenteranno vuoti. Ma come reagiscono i commercianti altoatesini alla mutata situazione? “In considerazione della congiuntura alquanto critica, cerchiamo, senza soluzione di continuità, nuovi mercati: Arabia, Medio Oriente ed Africa del Nord, Europa dell’Est. Per sfruttare le sinergie, le due cooperative di produttori altoatesini VOG e VI.P si sono alleate e con il marchio “From the Italian Alps” sono entrate nei mercati russo ed indiano insieme a due cooperative di produttori trentini. “Con la qualità giusta e con una conseguente politica di diffusione del marchio sapremo soddisfare le richieste”. www.corriereortofrutticolo.it

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«Listini molto alti all’inizio? Si rischia l’effetto boomerang» “La carenza produttiva di pere, mele e kiwi provocherà grandi aspettative sui prezzi, ma il rischio è di partire sparati, con listini molto alti e poi registrare un calo di consumo: bisognerebbe esordire con quotazioni equilibrate altrimenti c’è il rischio di giacenze elevate. La pera Abate, nel 2010, ce l’ha insegnato”. L’“avviso” è di Giancarlo Minguzzi, titolare dell’omonima azienda romagnola nonché presidente regionale di Fruitimprese. Parole che non suonano a sproposito e che si allineano a quelle ascoltate a Prognosfruit, in Francia: “Va fatto un richiamo alla necessaria prudenza, specialmente in apertura di stagione, per non alimentare aspettative eccessivamente elevate in una situazione di difficoltà economica con effetti difficilmente stimabili sui consumi”. La partenza di stagione delle pere emiliane alimenta un certo ottismo: secondo le quotazioni della Borsa Merci Modena, il valore settimanale sul mercato della pera Abate Fetel 60+ è compreso tra un minimo di 0,60 centesimi e un massimo di 0,70 centesimi, quello della Abate 65+ tra gli 0,70 e gli 0,80 centesimi. Ma non sono tutte rose e fiori. È infatti terminata, nel ferrarese, la raccolta delle principali varietà di pere estive precoci - Santa Maria, Carmen e Dr. Guyot - e si sta ultimando in questi giorni quella della William. Un inizio in salita per i frutticoltori ferraresi a causa dei fattori climatici che hanno penalizzato la crescita e la qualità dei prodotti. Spiega Vanni Branchini, produttore associato e membro della commissione tecnica della Fondazione Fll. Navarra: “Le pere precoci hanno avuto un accrescimento, in generale, inferiore del previsto ed hanno faticato a completare il www.corriereortofrutticolo.it

Giancarlo Minguzzi: il calo produttivo di mele, pere e kiwi va gestito saggiamente

Nove “big” in Kiwifruit of Italy

Alcune delle più importanti realtà nazionali del settore, concentrate prevalentemente in Romagna, Emilia e Veneto, hanno dato vita al Consorzio “Kiwifruit of Italy”. Costituito da nove tra le principali realtà italiane del settore - quali Spreafico, Naturitalia, Salvi-Unacoa, Granfrutta Zani, Frutta C2, Orogel Fresco, PempaCorerTerremerse, Minguzzi, Consorzio Kiwigold - il Consorzio rappresenta più di un milione di quintali di kiwi Hayward “I principali obiettivi di questa nuova realtà - sottolinea il presidente, Alessandro Fornari (foto) - sono, da un lato, la definizione di norme minime di qualità comuni per la produzione e la commercializzazione del kiwi per aumentarne costantemente il livello qualitativo e migliorarne l’immagine verso i clienti ed i consumatori e, dall’altro, la realizzazione di campagne commerciali e promozionali coordinate indirizzate prevalentemente verso i nuovi mercati ed i Paesi oltre Oceano”.

ciclo di maturazione. Questo a causa del caldo e del vento secco che ha provocato, all’inizio di luglio, un importante attacco di acari, infestanti. Siccità e fisiopatie hanno dunque compromesso la quantità, con calibri inferiori alla norma e la qualità”. Tema caldo anche quello dei prezzi pagati ai pericoltori ferraresi. Per la William di qualità più alta quello con il calibro 60+ si va dai 42 ai 55 cent/kg mentre per il 55+ si va dai 32 ai 35 cent/kg. Prezzi buoni, ma pere con questo calibro in campagna non sono certo la maggioranza. Per la William da succo sono stati pagati, inizialmente, sui 18 cent/kg poi, a causa della scarsità di prodotto sul mercato e all’aumento della richiesta, le quotazioni sono salite ad una cifra, buona, di 21 cent/kg. Discorso a parte per la pera William da sciroppo - che si raccoglie con un calibro di 58+ - quotata dai 25 ai 30 cent/kg, con una media di 27 centesimi. Per quello che riguarda i prezzi delle pere precoci sono alti solo per prodotti di buona e ottima qualità. I frutticoltori, e non sono pochi, che hanno conferito prodotti con pezzature sotto la media non sono dunque riusciti a spuntare quotazioni soddisfacenti. I prezzi medi netti della Santa Maria si aggirano sui 45-60 cent/kg per un calibro 55+ e 6070 cent/kg per il 60+. Per la Dr.Guyot sono pagati, invece, sempre di media, 45-50 cent/kg per il calibro 60+ e 40-45 cent/kg per il 55+. Discorso a parte per la Carmen, varietà molto cercata, e ben prezzata: per un prodotto di alta qualità si sono toccate punte di 1€/kg con una media che è comunque rimasta sui 70-80 cent/kg. Prezzo ottimo ma, è il caso di sottolinearlo, pagato solo per il prodotto eccellente. (M.A.) S e t t e m b r e

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Il Segré...tto del rilancio ●

Lorenzo Frassoldati

Come prima mossa si è quasi dimezzato lo stipendio: 35 mila euro lordi l’anno contro i 62 mila del suo predecessore. Di questi tempi, un esempio da non sottovalutare. Andrea Segré, economista agrario di origine triestine ma bolognese di adozione, un curriculum eclettico che va da una ricchissima attività accademica alla creazione del Last minute market per sensibilizzare l’opinione pubblica europea sulle cause e le conseguenze dello spreco alimentare, è il nuovo presidente del Caab-Centro agroalimentare di Bologna, uno dei primi mercati all’ingrosso italiani. Dopo un lungo periodo di appannamento, il Caab è davanti alla sfida del rilancio e Segré è l’uomo del “nuovo corso”. Tra le novità legate alla nomina di Segré, l’ingresso in Cda di un rappresentante dei grossisti (Valentino Di Pisa) e nuove parole d’ordine: l’internazionalizzazio-ne del Caab, l’attenzione alla dimensione locale e nazionale, l’eco-sostenibilità lavorando sulle energie rinnovabili, il risparmio dell’acqua e una corretta gestione dei rifiuti. Con Segré parliamo di ortofrutta e dintorni. 38

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Economista agrario triestino (ma bolognese d’adozione), fondatore e presidente di Last Minute Market, Andrea Segré si trova di fronte a una nuova sfida: il Caab di Bologna Il mondo dell’ortofrutta ha grande forza economica e di export ma è debole per la frammentazione dei soggetti e per la mancanza di un sistema Paese. La Spagna, pur nella crisi, esporta tre volte più di noi, pur essendo noi il primo produttore in Europa. Anche il mondo dei mercati all’ingrosso sconta storici ritardi, la legge sui centri agroalimentari è sostanzialmente un’incompiuta e il mondo associativo (Mercati Associati, Fedagro, Andmi) è diviso e percorso da incomprensioni e a volte vere e proprie tensioni. Lei che idea si è fatto? “È presto per avere un quadro preciso, sono appena stato nominato. In generale rilevo che nel nostro Paese frammentazioni, divisioni e incomprensioni nel mondo associativo nonché storici ritardi a livello legislativo rappresentano il denominatore comune non soltanto nel sistema agroalimentare. Dobbiamo superare la nostra cultura provinciale e del piccolo è sempre bello (e buono). La diversità è una ricchezza, che va tuttavia governata, per essere più efficienti a livello

nazionale e più competitivi all’estero. Per essere sostenibili, nel senso letterale del termine che vuol dire durare nel tempo. Questa nuova esperienza, che rappresenta per me una vera e propria sfida per il rilancio del Caab guardando al futuro sarà - credo una bella palestra”. Cosa si deve fare o si può fare per cambiare questa situazione, invertire la tendenza e creare un sistema più organizzato, meglio collegato, nell’interesse di tutti? “Il settore dei mercati all’ingrosso e nello specifico dei mercati ortofrutticoli all’ingrosso ha ancora un’importanza fondamentale per il sistema distributivo italiano. Se si considera l’attività di completamento da parte della GDO, i clienti della Distribuzione Organizzata oltre che il dettaglio nelle sue varie espressioni e il settore Ho.Re.Ca si può stimare come perlomeno il 60% dei prodotti consumati nel nostro Paese passi dai mercati all’ingrosso. Poi bisogna sommare le attività di esportazione. Si tratta di un comparto economico che indubbiaS e t t e m b r e

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PROTAGONISTI

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mente ha perso la posizione ricoperta in passato anche per effetto della verticalizzazione messa in atto dalla GDO con i Produttori. Verticalizzazione, è il caso di ricordarlo, fortemente incentivata dall’UE attraverso i programmi delle Organizzazioni Produttori. Detto questo è chiaro che i mercati all’ingrosso devono modificare le proprie strategie a medio e lungo termine. Credo che vi debba essere una ricerca di una maggiore funzionalità per esempio per quanto riguarda la logistica. Mi riferisco sia di logistica a livello nazionale e internazionale, sia di city logisitc. Nel nostro paese, assai congestionato a tutti i livelli dal traffico, c’è veramente tanto da fare. Del resto è noto che la logistica funziona solo creando delle reti di piattaforme con servizi efficienti: i mercati son piattaforme già esistenti, spesso di proprietà pubblica, che in questo senso possono svolgere un’azione davvero formidabile”. Bologna si muoverà da sola nello sviluppo di progetti relativi ai vari aspetti che possono far crescere il Caab o cercherà anche alleanze con altri Mercati su singoli temi oppure cercherà di intervenire sulle organizzazioni sopra citate perché si muovano lungo alcune linee di sviluppo comuni e quali? “Ereditando una situazione buona almeno sotto il profilo economico e gestionale, al mio insediamento da presidente del Caab lo scorso luglio ho trovato un management molto dinamico e un consiglio di amministrazione prearato e attento. Posso dire che ci stiamo già muovendo ed è ovvio che dove opportuno cercheremo collaborazioni e alleanze. Abbiamo già una serie di progetti indirizzati nella logistica internazionale, nazionale come nella city logistic. E ci stiamo posizionando nel campo della sostenibilità economica e ambientale, quindi della Green economy. Tanto per fare qualche esempio concreto: alla fine di agosto avremo sui tetti del Caab la prima importante parte di un impianto fowww.corriereortofrutticolo.it

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Un curriculum eclettico per il professore, autore di svariati libri e collezionista di premi Andrea Segrè, nato a Trieste nel 1961, è professore ordinario di Politica agraria internazionale e comparata all’Università di Bologna dove è preside della Facoltà di Agraria dal 2005. Dall’ottobre del 2012 entrerà in carica come direttore del Dipartimento di Scienze e tecnologie agro-alimentari dopo la chiusura della Facoltà per effetto della riforma del sistema universitario italiano. È fondatore e presidente di Last Minute Market, spin off accademico dell’Università di Bologna costituito recuperare a fini benefici i prodotti invenduti e per ridurre le eccedenze nella filiera agroalimentare. Ha promosso la campagna europea “un anno contro lo spreco” per sensibilizzare l’opinione pubblica europea sulle cause e le conseguenze dello spreco alimentare. La campagna ha portato il Parlamento europeo a una Risoluzione votata in plenaria a Strasburgo nel gennaio del 2012 per dimezzare lo spreco alimentare entro il 2025 e dedicare il 2014 come Anno Europeo di lotta allo spreco. È autore di numerosi articoli scientifici e libri, i più recenti sono: Economia a colori (Einaudi 2012); Il libro blu dello spreco in Italia: l’acqua (con Luca Falasconi, Edizioni Ambiente 2012); Tranforming Food Waste into Resource (con Silvia Gaiani RCS, Cambridge 2011). Gli sono stati assegnati diversi premi, fra questi: il Premio Perdisa nel 1992, il Premio Scanno nel 2007, il Premio Mediterraneo della Fiera internazionale di Foggia e il premio Città di Sasso Marconi nel 2011. Nel 2012 gli è stato conferito, presso il Parlamento Europeo, il premio Green Award per l’etica dall’Organizzazione non governativa E.qo. Il 6 ottobre gli verrà consegnato a Casa Artusi di Forlimpopoli il Premio Artusi per l’impegno alla “lotta allo spreco”.

tovoltaico pari a otto ettari di superficie. Si tratta del più grande impianto regionale nel suo genere. A settembre in occasione del macfrut abbiamo organizzato un evento (e abbiamo già provveduto a invitare tutti i colleghi) per presentare le prime risultanze della collaborazione con il mercato di St. Charles di Perpignan oltre che un nuovo progetto con la Turchia”. Nel lungo termine quale ruolo attribuisce ai Mercati nel panorama complessivo del commercio dei prodotti freschi e quale peso alle componenti che ne fanno parte (grossisti, dirigenti, amministratori, rap-

porto pubblico-privato)? Si può pensare a una “nuova frontiera” dei Mercati? “Nel contesto della ricerca di una nuova funzionalità dei mercati si dovrà assolutamente fare squadra con tutte le componenti esistenti, è una conditio sine qua non. Solo da un buon rapporto fra enti gestori e operatori si può partire per costruire il nuovo. Dobbiamo effettivamente pensare assieme a una nuova frontiera, gli spazi per nuovi progetti economici e una valorizzazione di quella “funzione pubblica” dei mercati troppo spesso dimenticata ci sono”. L’ortofrutta soffre anche di una debolezza di immagine: un sistema che pesa tanto in termici economici e sociali, cardine della Dieta mediterranea e del made in Italy alS e t t e m b r e

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C’è chi ha brillato

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e chi continua a splendere

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S O R M A G R O U P M A C C H I N E E M A T E R I A L I P E R I L C O N F E Z I O N A M E N T O O R T O F R U T T I C O L O / W W W. S O R M AG R O U P. COM


Copertina l’estero, non riesce ad affrancarsi da una immagine semplicistica e riduttiva: la bottega del fruttivendolo, il mercatino rionale, il reparto del market dove il prodotto spesso viene gestito in maniera ‘poco accurata’. Chi deve comunicare i valori dell’ortofrutta se non i suoi protagonisti? I Mercati potranno avere un ruolo in questa azione? “È un tema tanto importante quanto vasto. Al Caab ci si impegna da anni con progetti di educazione alimentare. Credo che la mia matrice universitaria possa stimolare ulteriormente in questa direzione. Oggi stiamo lavorando sulla piccola distribuzione, quindi sui mercati rionali, assieme al Comune di Bologna. Si tratta di creare anche per questi dei nuovi format di vendita: un progetto che noi vediamo legato anche alla city logistic, quindi alla mobilità sostenibile delle merci in ambito cittadino e alla valorizzazione dei centri storici”. Educare al consumo Il rilancio del comparto ortofrutta passa per un aumento dei consumi e un maggior export. Ha qualche idea in proposito? “Anche questo è un argomento estremamente complicato: dal 2000 si è perso circa il 20% del consumo interno, una tendenza che è comune ad altri paesi europei. È un dato assai pesante che trova, anche in un contesto di crisi economica, pochi paragoni in altri settori. È necessario portare avanti dei programmi di educazione al consumo: oltre che una questione prettamente economica si tratta anche di un problema di sanità pubblica. La percentuale di persone in sovrappeso e dell’obesità infantile è in drammatico aumento e con queste le malattie epidemiologicamente correlate (malattie coronariche, degenerative, diabete). Fenomeni che hanno ricadute anche economiche rilevantissime: fare educazione alimentare e sanitaria però non basta. È necessario lavorare anche per migliorare la qualità dei prodotti e imparare a vender42

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li meglio, per esempio con tecniche di merchandising. In questo senso è necessario agire con i distributori al dettaglio e con azioni di formazione che potrebbero essere poste in atto anche dagli enti gestori. Insomma: dobbiamo dare più “valore” all’ortofrutta, in tutti i sensi”. Recentemente l’Ismea ha certificato che nel caso dei prodotti agricoli freschi in un decennio la remunerazione della fase agricola si è ridotta di quasi 6 euro su ogni 100 spesi dal consumatore. In altre parole la quota di valore “trattenuta” dall’agricoltura è passata dal 25,6% del 2000 al 20% del 2009. Qui come si inverte la tendenza? “Avere una migliore collaborazione con i distributori al dettaglio e vendere meglio significherebbe dare maggiori soddisfazioni anche ai produttori agricoli - che effettivamente negli ultimi anni hanno visto calare la propria quota di valore aggiunto in maniera drammatica. Un fenomeno che è però comune e forse ancor più vero per i grossisti: anche in questo caso i margini hanno avuto un calo drammatico. Invertire la tendenza è quindi indispensabile. In quest’ottica non è fondamentale perdersi nella discussione se la filiera ortofrutticola deve essere corta o lunga: l’importante è che sia colta, nel senso di efficiente, trasparente, equa per tutti gli attori coinvolti” Come Le è venuta l’idea vincente del Last Minute Market? “L’idea mi è venuta alla fine degli anni ‘90 visitando un ipermercato e finendo, casualmente, nel retro dove tutti i prodotti invenduti - anche quelli ancora buoni da

mangiare - vengono gettati via. Erano una montagna… Ma il modello alla base del “mercato dell’ultimo minuto” mi è stato ispirato da quanto avveniva, spontaneamente e da molto tempo, proprio al Caab con un gruppo religioso guidato da suor Matilde. Ricordo ancora i sabati passati in via Fioravanti con i miei studenti, frati, facchini e Roberto Piazza, il direttore di allora. Fu così che elaborammo un sistema di “reverse chain” per il recupero sostenibile e solidale dei beni invenduti, non solo cibo ma anche farmaci e altri prodotti. Da Bologna poi il modello è stato adottato in tante altre città con estensioni anche internazionali. Chissà: un segno che sia partito proprio dal Caab”. Crede possa esserci una svolta economica legata a valori nuovi (economia compatibile) e che essa possa rappresentare un via d’uscita alla crisi? Quale peso avrà in questo processo l’economia agricola? “Certo, ne sono convinto. Sono un economista agrario, o di campagna, come preferisce qualcuno. Osservo la realtà dal basso partendo dal settore definito tanto tempo fa - primario, ma che oggi tutti considerano ultimo, sbagliando credo. Al cibo diamo sempre meno valore. Per mangiare meno spendiamo in proporzione al nostro reddito, più siamo contenti. Anzi, ci consideriamo più ricchi e sviluppati. Possiamo riempiere il carrello della spesa e poi permetterci di buttare via ciò che c’è dentro. Quantità enormi, risorse gettate al vento, che lasciano tracce evidenti nell’ambiente dove viviamo. Un enorme spreco di risorse - peraltro limitate come lo sono il suolo, l’acqua, l’energia - che non possiamo permetterci in questo tempo di crisi. La via di uscita passa per la sostenibilità economica, ambientale e sociale ovvero - come dicevo prima- la durata nel tempo delle nostre azioni, delle nostre produzioni, dei nostri consumi”. lorenzo.frassoldati@corriereortofrutticolo.it

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C e s e n a s e n z a f ro n t i e r e Ultimi “ritocchi” per la ventinovesima edizione di Macfrut in programma e a Cesena da mercoledì 26 a venerdì 28 settembre. Una tre giorni che sarà anticipata, martedì 25, dalla ormai “classica” anteprima, dedicata quest’anno alla fragola: un Simposio Internazionale che farà il punto sulle prospettive di questa importante coltivazione nei vari Continenti. La rassegna di Cesena si presenta al via densa di appuntamenti dedicati alla filiera ortofrutticola del Bacino del Mediterraneo. Un’area di enorme rilevanza che fa di Macfrut stesso un appuntamento irrinunciabile: nell’edizione 2011 ci sono state presenze da quasi cento Paesi. Prevista una crescita degli espositori stranieri rispetto alle edizioni passate. Fra i visitatori, saranno presenti delegazioni e gruppi di operatori da 80 Paesi, con provenienze organizzate da Spagna, Francia, Germania, India, Brasile, Turchia. Non mancherà la partecipazione ufficiale della Cina con alcune novità per il settore. Inoltre, è confermata la presenza dei buyers internazionali che stanno registrando la propria adesione anche attraverso il sito S e t t e m b r e

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Conto alla rovescia per Macfrut 2012, che dal 26 al 28 settembre punta su innovazione e internazionalizzazione e propone numerosi eventi. Anteprima dedicata alla fragola di Macfrut. A proposito di Turchia, vi sarà uno stand comune fra Mercati all’ingrosso ortofrutticoli di Istanbul, Perpignan e Caab di Bologna. La struttura bolognese sarà il punto nodale di una “strada dell’ortofrutta” che collegherà i due importanti Mercati esteri transitando per Bologna. Macfrut 2012 parte dal presupposto che frutta e verdura sono una componente fondamentale per la salute e che questo messaggio va veicolato anche al di fuori del settore. Di questo essere componente dello “star bene”, ovvero apice fondamentale di uno stile di vita che va esteso ad un maggior numero di persone, Macfrut si fa interprete con un convegno e con varie iniziative che coinvolgono produttori e consumatori di ortofrutta, aderendo, fra l’altro alla “Settimana del Buon Vivere”. Nel corso della rassegna i produttori di melone francesi e spagnoli si incontreranno con i “colle-

ghi” italiani per un confronto sia sulle problematiche europee che su quelle mondiali del loro comparto. Tali incontri di “strategie” non sono nuovi a Macfrut, dove un paio di edizioni fa furono “poste le basi” per quell’accordo fra operatori e produttori, Istituzioni ed associazioni europei, promosso da Tiberio Rabboni, Assessore all’Agricoltura dell’Emilia Romagna e che quest’anno h avuto il proprio coronamento. Inoltre per fornire alle imprese un momento che non fosse solo di vetrina delle proprie attività, Macfrut oltre a “fare business” con l’incontro fra produttori e tecnologie, fra Gdo e ricercatori ha sviluppato due opzioni rivolte alle aziende stesse: l’internazionalizzazione e l’innovazione. Per stimolare ulteriormente quest’ultima, sia di prodotto che di processo), si terrà anche nel 2012 l’Oscar Macfrut per l’innovazione, un modo per porre all’attenzione del mondo ortofrutticolo (e www.corriereortofrutticolo.it

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Scarpellini: Vetrina, momento di business e punto d’incontro con un occhio di riguardo per eccellenze e Mercati ortofrutticoli esteri Domenico Scarpellini è un’istituzione per la rassegna cesenate. Al patron della kemersse romagnola chiediamo quali sono le caratteristiche e le specificità di Macfrut 2012. “Questa del 2012 è la ventinovesima edizione di Macfrut, e tutti questi anni rafforzano la vitalità di una kermesse che si è dimostrata la rassegna dell’intera filiera ortofrutticola, dal campo alla tavola. Abbiamo l’esposizione dei vari comparti che compongono questo settore che “vale” in Italia oltre 20 miliardi di Euro di fatturato. Macfrut si è conquistato il ruolo di punto di incontro di chiunque operi in ortofrutta con un mix di innovazione e di qualità, di ricerca scientifica, cui l’Università ha concorso in maniera preponderante e di operatività. Ultimamente, poi, abbiamo contribuito alla cultura di un miglior stile di vita, portatore di benessere e del Buon Vivere. Tutto questo, assieme alla convegnistica di alto livello rendone Macfrut un appuntamento irrinunciabile per produttori, buyers delle grandi catene, trasformatori e industrie del settore. Quest’anno avremo un occhio di riguardo alle eccellenze (Dop e Igp) e ai Mercati Ortofrutticoli esteri, e allo stesso tempo ospiteremo innovazioni di macchinari (la Cina viene a presentare una sua novità di settore) e di prodotti (dalla IV gamma al fresco)”. “Che Macfrut sia la rassegna della filiera ortofrutticola è confermato dal fatto che una decina di imprese italiane che operano nei vari segmenti del settore si sono “coalizzate” in uno stand comune dove il cliente può trovare risposte a tutte le sue esigenze”. Cambiano gli stili di vita e i consumi di ortofrutta: come si pone Macfrut a fronte di questa evoluzione? “Ho accennato al benessere e a uno stile di vita migliore, ma questi comportamenti non possono non solo) quelle novità e realizzazioni (già presenti sul mercato e/o commercializzate) che riguardano le quattro categorie: macchine e delle tecnologie per selezione e confezionamento; packaging e i materiali d’imballaggio; sementi e prodotti ortofrutticoli freschi; logistica e servizi. Sul

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diventare realtà se non si consuma frutta e verdura di qualità e nei momenti giusti. Con Macfrut cerchiamo di stimolare l’innovazione (di prodotto e di processo) allo scopo di elevare la qualità, ad esempio, stimolando sementieri e ricercatori, chi prepara macchinari hi-tech e chi distribuisce e commercializza. Non a caso abbiamo mantenuto anche nel 2012 l’OSCAR Macfrut per l’innovazione, un modo per porre all’attenzione del mondo ortofrutticolo e non solo quelle novità e realizzazioni già presenti sul mercato e/o commercializzate che riguardano quattro categorie: sementi e prodotti ortofrutticoli freschi, e le altre tre riguardano le macchine e le tecnologie per selezione e confezionamento, il packaging con i materiali d’imballaggio, per finire con il comparto della logistica e servizi. Non trascuriamo poi i rapporti fra imprese: anche nel 2012 avremo oltre 350 incontri B2B fra aziende estere e imprese italiane, preparate nei mesi precedenti in base alle concrete esigenze. Va poi sottolineato che Macfrut 2012 è stato scelto per incontri fra operatori di vari comparti: si inizia con l’anteprima di martedì 25 settembre dove esperti e produttori di tutto il mondo parteciperanno al Simposio internazionale sulla fragola; l’Areflh patrocina l’incontro fra produttori di meloni dei principali Paesi produttori, come pure l’albicocco sarà oggetto di scambi di esperienze e opinioni a livello internazionale; un altro incontro, poi, farà il punto sulle prospettive nei mercati di Turchia, Polonia e Ungheria. Infine, da citare che a Macfrut verranno gettate le basi per un accordo fra i Mercati generali di Istambul, Bologna e Perpignan. Importante per tutti i visitatori sarà la proposta nuova di una Frutteria che consentirà concretamente di comprendere i nuovi modi di consumare frutta”. fronte dell’internazionalizzazione Macfrut ha poi scelto di fornire supporto alle imprese per azioni e trasferte all’estero, come dimostrano le tante prsenze a iniziative oltre i confini e gli oltre 300 incontri “mirati” fra imprese italiane e straniere durante la rassegna. ● S e t t e m b r e

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A dispetto della crisi e delle difficoltà attraversate dal settore, espositori e visitatori si preparano al Macfrut con un certo ottimismo. E le novità non mancheranno. Abbiamo chiesto ad alcune delle principali imprese di settore se parteciperanno alla rassegna, con quali aspettative e quali siano le previsioni per i prossimi mesi. Ecco cosa ne è venuto fuori. “Saremo a Cesena con uno stand”, dice Raffaele Spreafico dell’omonima Spa. “Ci aspettiamo un consolidamento dei rapporti commerciali esistenti e la possibilità di svilupparne nuovi. Utilizzeremo la fiera per presentare alcuni progetti e sviluppi recenti della nostra azienda, oltre che affinare i programmi commerciali per le prossime campagne”. E le aspettative per i prossimi mesi? “Per la fine del 2012 attendiamo che le campagne di prodotto nazionale nelle quali siamo

Inchiesta tra gli operatori del settore: molti di loro saranno a Macfrut con uno stand, altri come visitatori. Regna una certa fiducia e non mancheranno le novità

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«Sarà una buona fiera»: espositori fiduciosi. Anche per il futuro

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Dall’alto in senso orario: Manzo, Testa, Dal Pane, Pezzo, Battaglio, Venturelli

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maggiormente coinvolti, vista la minore disponibilità di prodotto, possano ottenere adeguati ritorni economici per la produzione”, dice Spreafico. “Così anche a seguire per l’inizio del 2013. In termini più generali ci aspettiamo la prosecuzione di un percorso di consolidamento del nostro settore attraverso tutte quelle iniziative (Consorzi di prodotto, Organizzazioni di Produttori, Art. 62, internazionalizzazione, etc) che permettano di ovviare ad una situazione di debolezza strutturale della filiera ortofrutticola nei rapporti con il proprio mercato”. “Quest’anno torneremo a partecipare al Macfrut dopo alcuni anni di assenza con uno stand collettivo delle O.P. della Regione Piemonte”, dice Carlo Manzo di Ortofruit Italia. “Ci aspettiamo un consolidamento del rilancio percepito lo scorso anno e di incontrare partners commerciali affidabili. Nell’immediato futuro il settore sarà influenzato da due fattori determinanti: da un lato la contrazione dei consumi che continua ad opprimere il mercato, non solo ortofrutticolo, dall’altro dalle carenze significative di taluni prodotti. Il mio solo auspicio è che si possa tornare ad un equilibrio a partire dal 2013...”. Luigi Mazzoni auspica un “consolidamento ed espansione delle relazioni commerciali esistenti nelle nostre quattro divisioni: ortofrutta fresca, frutti di bosco surgelati, ortofrutta biologica e vivaismo”. “Veniamo da campagne molto difficili per tutta la filiera e speriamo che la prossima possa segnare una ripresa, soprattutto per prodotti a marchio come la mela rossa Modì e per le pere”, dice. “In ogni caso la situazione economica generale e la contrazione dei consumi impongono grande prudenza e attenzione nella gestione del pordotto”. Anche Summerfruit sarà al Macfrut: “Oltre ad incontrare i nostri clienti puntiamo ad ampliare i referenti commerciali sia in Itawww.corriereortofrutticolo.it

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Nei tre riquadri, da sinistra, Parlapiano, Pannitteri e Mazzoleni

lia che all’estero”, afferma Giampaolo Dal Pane. “I prossimi mesi saranno difficili, anche se ci sono diverse opportunità da sviluppare. In ogni caso, a Cesena, noi avremo una novità assoluta da presentare”. Caustico invece Marco Venturelli, Ceo di Unifrutti Italia: “I nostri tecnici visiteranno il Macfrut in quanto esporranno i maggiori costruttori di macchinari per il nostro settore. Sperando di non incontrare la delegazione cinese alla quale gli organizzatori dovranno spiegare che l’Italia e ben lieta di vendere loro la migliore tecnologia al mondo del settore mentre i prodotti se li dovranno mangiare in Cina, in quanto noi consumiamo solo Made Italy: questa è la mentalità della nostra classe dirigente, dei nostri produttori dei nostri distributori. Questo è il Macfrut”. Sulle prospettive per la fine del 2012 e l’inizio del 2013 Venturelli afferma che “molto dipenderà dai provvedimenti di crescita e incentivazione che l’esecutivo Monti adotterà nella fase due del suo mandato: una iniezione di norme a favore dell’imprese, dell’occupazione e un reale intervento sul cuneo fiscale potrebbe-

ro determinare una percezione di cambiamento positivo che potrebbe sostenere una reale ripresa dei consumi oggi stagnanti”. Luca Battaglio, dell’omonimo gruppo torinese spiega che “forse nel 2013 potremmo decidere di esporre, oltre che a Berlino, anche al Macfrut, ma per quest’anno parteciperemo solo come visitatori. Ci aspettiamo comunque un aumento di presenze provenienti dall’estero”. “Il 2012 è stato un anno duro, ma fortunatamente selettivo”, commemta Battaglio. “Se il settore si concentrerà in aziende solide e specializzate potrà trarne maggiori ritorni in termini di produzione e distribuzione”. La società cooperativa San Lidano sarà a Macfrut con l’ormai abituale spazio aziendale su un’area raddoppiata rispetto allo scorso anno. Obiettivo: dare risalto alle novità aziendali 2012. “Auspichiamo che la clientela acquisita continui a cogliere il nostro messaggio – dice Matteo Testa, responsabile commerciale - e che il nostro messaggio controcorrente, ovvero di combattere la crisi economica non perseguendo politiche di austerity e tagliando gli investimenti, bensì S e t t e m b r e

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A un anno dal lancio del brand F.lli Orsero “firma” lo stand Al Macfrut 2011 avevano presentanto e lanciato il nuovo marchio “F.lli Orsero”. A distanza di dodici mesi, Gf Group tornerà a Cesena per consolidare il business con uno spazio espositivo dedicato proprio a questo brand. “È stato un anno importante per noi, che ha visto la nascita e il lancio del nostro nuovo marchio”, afferma Alessandro Canalella, amministratore delegato di Simba SpA. E sulla fiera dice: “Macfrut nel tempo ha consolidato il suo ruolo internazionale ed oggi è un’importante piattaforma d’incontro per operatori italiani ed esteri. Per noi rappresenta un’occasione preziosa sia per incontrare e fare i primi bilanci con i partner che ci hanno dato fiducia “sposando” il nostro progetto, sia per allacciare nuove relazioni commerciali con operatori interessati a banane e ananas con il nostro marchio”. Sul trend e sulle prospettive di settore c’è spazio per un misurato ottimismo: “Sebbene la crisi economica che ha investito l’Europa, di cui ha risentito anche il nostro settore, abbia generato una contrazione dei consumi, ad oggi non si sono create eccedenze non gestibili. Per gli operatori che, come noi, si approvvigionano sui mercati d’oltremare, il vero problema è stato l’indebolimento dell’euro ed il conseguente rafforzamento del Dollaro, moneta con la quale vengono pagati frutta e shipping, che rappresentano oltre il 70% del costo totale”. “Le aspettative per il secondo semestre 2012 e per il prossimo anno - conclude Canalella - sono positive, basate su un buon equilibrio tra domanda e offerta sia per il mercato delle banane che per quello degli ananas. Soprattutto per quanto riguarda le banane, le ultime previsioni di produzione, infatti, indicano una disponibilità di prodotto inferiore rispetto alle attese dovuta alle negative condizioni climatiche durante gli ultimi mesi in diversi Paesi di origine”. (M.Ald.) La partecipazione al Macfrut dei soci Fruitimprese sarà numerosa e qualificata. Come consuetudil’associazione presieduta da Marco Salvi organizzerà un consiglio direttivo nel corso della manifestazione. “Difficile fare una previsione, ma contiamo di avere almeno 80-100 aziende associate per l’occasione”, sottolinea il coordinatore Carlo Bianchi. “C’è molta attesa per la nuova data. Lo spostamento a fine settembre potrebbe portare dei benefici vista la concomitanza ad ottobre di altre importanti fiere agroalimentari come il Sial, Fruit Attraction e Pma. L'auspicio è che il Macfrut possa portare a Cesena sempre piu numerosi e qua-

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incrementando gli sforzi rivolti all’innovazione e al potenziamento delle proprie infrastrutture e della propria gamma, faccia sempre più proseliti. Crediamo che questo sia il modo corretto per non entrare in un pericoloso vortice involutivo, causato dall’immobilismo che, purtroppo, ad oggi pervade il Bel Paese”. “Le aspettative – commenta Testa - sono quelle di un mercato non più “profitable” e quindi di un settore maggiormente selettivo, premiante sull’innovazione e meno sulla qualità… Anche qui lavoriamo per continuare ad andare controcorrente”. Nello stand istituzionale di Fruitimprese ci sarà tra gli altri anche Cherry Passion Srl. “Per noi dice il responsabile commerciale Stefano Pezzo - il Macfrut rappresenta un punto di incontro soprattutto con la produzione italiana, essendo un azienda che per la maggior parte si occupa di esportazione, soprattutto durante il periodo invernale con kiwi e mele. Speriamo di trovare innovazione della produzione che renda piu competitivo il nostro prodotto, in particolare nei mercati del Nord Europa”. “Il periodo ovviamente non è dei migliori, in Italia ma anche in tutta Europa, sia per la diminuzione dei consumi generale sia per il livello di prezzi, dovuto essenzialemente ad un eccesso di offerta”, prosegue Pezzo. “Nello specifico, soffriamo molto la concorrenza commerciale di altri paesi come Grecia e Iran per quanto riguarda i kiwi mentre per le mele, negli ultimi anni, la concorrenza nelle vendite in Russia/Est Europa è più con la Polonia che riesce a produrre a costi inferiori e si pone sul mercato del Nord e dell’Est Europa, Russia compresa, con un prodotto medio/buono a prezzi molto competitivi. Nonostante tutto per il momento prevediamo ci sarà una buona domanda di mele all’estero mentre per il kiwi attendiamo di vedere cosa accade a inizio stagione”.

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lificati buyer”. Quanto alle aspettative, “qualora venissero confermate le previsioni di produzione in ribasso dei prodotti autunnaliinvernali le prospettive commerciali sarebbero cautamente positive. Resta il problema della crisi economica generalizzata che non lascia tranquilli gli operatori, soprattutto riguardo le quotazioni”. “Il Macfrut - commenta Anna Secondulfo - si colloca per alcune aziende nel mezzo tra produzioni che volgono al termine e altre che stanno per iniziare, questo fà si che si possano intrattenere rapporti consolidati e magari intraprenderne altri nuovi”, . “Per il futuro ci auguriamo che la situazione migliori e che il consumawww.corriereortofrutticolo.it

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tore si accorga che i nostri prodotti sono di qualità”. “Anche quest’anno, visto il successo degli anni passati, parteciperemo alla fiera da espositori, puntando nuovamente sul nostro prodotto, l’“Arancia di Ribera D.O.P.”, dice Paolo Parlapiano, responsabile vendite e marketing della Parlapiano Fruit. “Le aspettative sono quelle di incrementare le vendite, dal momento che abbiamo consolidato ulteriormente il nostro rapporto con la Gdo italiana la quale mostra sempre maggiore interesse nei confronti dei prodotti di qualità provenienti dal nostro territorio”. E per il futuro? “Ci attendiamo di alimentare il business all’estero attraverso una buona politica di marketing e di comunicazione”. Novità importanti nello stand di un altra realtà importante dell’agrumicoltura siciliana, Op Rosaria: “saremo presenti, come ogni anno, con uno stand tutto siculo, accattivante e dove sarà possibile provare l’ormai conosciuta spremuta ottenuta con arance rosse di Sicilia IGP, insieme ad alcune grandi novità: la spremuta di arance Dop Ribera, quella di mandarino e per finire un mix di agrumi, presentati in anteprima proprio a Macfrut”, spiega Aurelio Pannitteri. Per quanto rigurda il comparto delle mele altoatesine, Vip e Vog si presenteranno insieme puntando sul tema dell’innovazione varietale in Alto Adige. “Non a caso, lo stand ospiterà anche alcuni responsabili del Centro di sperimentazione agraria e forestale di Laimburg, che grazie alla loro lunga esperienza nel campo potranno fornire utili approfondimenti ai visitatori”, spiega Gerhard Dichgans del Vog. “Il nostro stand ripercorrerà 60 anni di ricerca e introduzione di nuove varietà in Alto Adige, vero fiore all’occhiello della melicoltura nella nostra regione. Sarà un’occasione per tracciare un bilancio di quanto fatto in questo campo e per avanzare previsioni www.corriereortofrutticolo.it

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su cosa ci si dovrà aspettare dal settore mele nei prossimi anni”. “Il fatto che Macfrut, principale rassegna della filiera ortofrutticola in Italia, anno dopo anno stia dedicando una crescente attenzione ai Paesi del bacino del Mediterraneo, compreso il Nord Africa per noi è sicuramente un incentivo a partecipare, considerando che questi mercati stanno diventando un target commerciale molto importante per le nostre attività”, prosegue Dichgans. A Cesena arriveranno anche i vertici di Melinda, ma solo in veste di visitatori: “Confidiamo che Macfrut, come sempre, ci offra una preziosa occasione per incontrare facilmente i nostri clienti ed i nostri fornitori - sia attivi che potenziali -, così come altri produttori di frutta ed in generale molti dei più importanti operatori a vario titolo del nostro settore”, dice Luca Granata, cauto ma piuttosto ottimista per l’immediato futuro: “Sulla base dell'attuale situazione di Mercato e dei dati previsionali disponibili ad oggi riteniamo che sia ragionevole attendersi una situazione generale di segno moderatamente positivo”. Niente stand ma sicura presenza a Cesena anche per la Trentina: “Non abbiamo particolare bisogno di essere presenti come espo-

sitori, ma riconosciamo la validità della manifestazione”, afferma il direttore generale Simone Pilati. “La collocazione del Macfrut all’inizio della campagna ci permette di trarre vantaggio dagli incontri con i fornitori abituali, oltre alla possibilità di assistere ai convegni che forniscono sempre interessanti spunti di riflessione. La buona partenza del mercato delle mele dovuta alla carenza di mele in Europa ci proietta verso una stagione positiva. Questo deve essere da lancio per procedere spediti verso una strategia commerciale di penetrazione verso mercati sempre più importanti nel bacino Mediterraneo”. Ingresso da visitatore anche per Besana: “Quest’anno purtroppo non parteciperemo come espositori”, dice Renato de Goyzueta, marketing manager. “La concomitanza con il Sial, dove saremo presenti con un nostro stand, ci ha obbligato ad una scelta”. “A livello macroeconomico - prosegue l’esponente del sodalizio campano - la fine del 2012 ed il 2013 potrebbero rappresentare il periodo più complesso, con consumi generali in ulteriore contrazione”. “La frutta secca tuttavia – conclude de Goyzueta - è molto richiesta a livello planetario. Soprattutto grazie all’incremento del consumo in paesi come Cina ed India. Anche in Europa ed in Italia il consumo è in crescita, grazie anche alla migliorata percezione che adesso il consumatore ha della frutta secca. L’effetto più immediato si ha sul livello dei prezzi e della disponibilità delle materie prime. Per la grande distribuzione è quindi fondamentale muoversi in anticipo”. E una delegazione di rappresentati della Sant’Orsola, preannuncia Sara Bellini del marketing, parteciperà anche quest’anno, in qualità di visitatori, alla fiera, definita la più importante per il settore ortofrutticolo organizzata in Italia: “la stagione produttiva dei piccoli frutti, ancora in pieno S e t t e m b r e

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fermento nelle date della fiera, non ci permette di presidiare l’iniziativa con uno stand istituzionale”, precisa Bellini. Passando aalla IV gamma, Sab Ortofrutta parteciperà con uno stand collettivo dell’associazione di categoria AIIPA a caccia di potenziali clienti e pubbliche relazioni. Non buone, a detta di Carlo Mazzoleni, le prospettive: “Prevediamo una flessione dei consumi e un’attenzione sempre maggiore a prezzi e promozioni”. Passando ai macchinari non mancherà la Unitec, fiduciosa sull’esito della rassegna: “Ci aspettiamo di trovare un maggiore interesse rispetto al passato verso le nostre teconologie che portano riduzione dei costi e miglioramento dei ricavi alle centrali ortofrutticole del nostro paese in particolare per i sistemi di selezione della qualità esterna ed interna e per i nuovi sistemi per la rilevazione della maturazione e durezza dei frutti già oggi collaudati con ottimi risultati su albicocche, pesche, nettarine e ciliegie”, dice Angelo Benedetti. “La fine del 2012 dovrebbe far segnare una leggera flessione rispetto ai primi otto mesi dell'anno, fatto abituale vista la forte stagionalità dei prodotti ortofrutticoli. Perlatro mi preme segnalare un cambiamento di approccio di alcune importanti aziende Italiane che hanno iniziato già in questo periodo nuovi progetti per il 2013: questo è un segnale molto positivo che consente di migliorare molti aspetti del nostro settore in quanto avere il "giusto" tempo per valutare nuovi strategici progetti sia da parte della centrale ortofrutticola e sia da parte di noi costruttori, può portare forti e concreti benefici a tutto il comparto”. Per il 2013 Unitec prevede un leggero miglioramento rispetto al 2012. Dall’Alto Adige arriverà una folta rappresentanza del gruppo Longobardi, a Cesena con i marchi Longobardi e Sammo. “Ai clienti e ai potenziali acquirenti - dice Robert Longobardi www.corriereortofrutticolo.it

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presenteremo i nostri prodotti e le molteplici innovazioni tecnologiche contenute in essi. In tanti colgono l’occasione per informarsi sui nostri nuovi prodotti”. “Malgrado una congiuntura economica sfavorevole nel 2012 riusciamo a confermare i buoni risultati dell’esercizio precedente sia in termini di fatturato che di utili”, prosegue Longobardi. “Per il 2013 contiamo su un incremento dei volumi dettato da un mercato, soprattutto estero, in ripresa e dall’inaugurazione del nuovo stabilimento di Bertinoro, nel Cesenate, che permetterà un incremento produttivo”. Enrico Turoni conferma che la Tr parteciperà alla fiera romagnola con uno stand: “Ci aspettiamo una buona edizione, pensiamo che gli operatori hanno capito che con il corretto utilizzo delle tecnologie si possa avere un risparmio dei costi ed un miglioramento della qualità. Attendiamo un buon afflusso di delegazione estere, visto anche lo sforzo in questo senso degli organizzatori”. E le aspettative economiche e commerciali per i prossimi mesi? “Abbastanza positive, sicuramente di un mantenimento delle posizioni, nella speranza di un maggior fermento nel 2013”. Macfrut potrà contare anche sulla presenza di uno stand Frigoveneta, che spera di stabilire nuovi contatti in questa fase di sostanziale stallo. Anche il biologico dirà la sua a Cesena: “Parteciperemo al Macfrut con uno stand come co-espositori”, spiega Elisabetta Amaini, responsabile marketing di Brio. “Essendo soci di Alcenero e dovendo lanciare, in occasione della fiera, un progetto nuovo, avremo lo stand in comune. Riteniamo che sia una fiera del settore ortofrutticolo a cui molti buyers, soprattutto nazionali, parteciperanno e ci aspettiamo che possa essere un’occasione di incontro con nuove realtà commerciali, ma soprattutto che si possa avere una visione più oggettiva, attraverso colloqui e confronti con al-

Dall’allto in senso orario: Granata, Bellini, Longobardi, Benedetti

tre realtà, sulla situazione del mercato odierno” “C’è generale preoccupazione per la crisi anche nel settore alimentare - conclude Amaini - ma siamo fiduciosi in una svolta del mercato, affiancata anche da una maggiore collaborazione tra produttori e distributori. Crediamo, infatti, che il lavoro di squadra, molte volte possa aiutare, in maniera concreta, durante situazioni di crisi come queste”. Il Consorzio Bestack parteciperà anche quest’anno con un proprio stand. “Macfrut - spiega Claudio Dall’Agata - è il naturale punto di incontro degli operatori del settore ortofrutticolo, il luogo nel quale presentare le novità e tramutarle in opportunità. Partecipiamo per presentare le nostre recenti attività a supporto del settore ortofrutticolo. Le confezioni stanno assumendo sempre più ruoli strategici per lo sviluppo di politiche di segmentazione e pertanto occorre innovarli in termini di contenuto da aggiungere al prodotto che contengono. Stiamo sviluppando progetti innovativi legati all’igiene delle confezioni, alla stampa multicolor e alla sostenibilità ambientale”. S e t t e m b r e

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“Il 2012 è stato figlio della congiuntura nella quale ci troviamo che ha generato un’ulteriore crisi dei consumi, le solite tensioni sui prezzi e le difficoltà del largo consumo”, analizza Dall’Agata. “Puntiamo a ripetere i volumi del 2011 con la consapevolezza che il 2013 sarà molto diverso: in futuro diverrà ancora più evidente che la produzione ortofrutticola italiana, per uscire dalla crisi strutturale in cui versa, deve a breve accompagnare alle politiche di razionalizzazione ed accorpamento in ottica GDO anche altre attività segmentando il mercato, innovando il prodotto per nuove occasioni di consumo e sviluppando nuove nicchie”. “Ci saremo anche noi - esordisce Roberto Zanichelli, marketing manager Ilpa Srl-divisione Ilip con unostand progettato per sottolineare il nostro nuovo assetto strategico e una comunicazione basata sul claim “50 anni di passione per il packaging”. Oltre a presentare i nostri prodotti, a Macfrut racconteremo il mezzo secolo anni di attività orientata alla creazione di valore per il prodotto alimentare attraverso l’innovazione del packaging e alla S e t t e m b r e

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Anche il Gruppo IV gamma di AIIPA parteciperà alla fiera con uno stand. “Ci aspettiamo - dice Domenico Stirparo, responsabile del Gruppoa - che il Macfrut 2012 contribuisca a valorizzare ulteriormente la filiera e i prodotti di IV gamma, che rappresentano una eccellenza nazionale sia sul versante agricolo, per la produzione di materia prima, sia su quello industriale. Non tutti sanno che la IV gamma nazionale è per la quasi totalità ottenuta da materia prima italiana. Per questo motivo, nelle giornate del 27 e 28 settembre lo stand di AIIPA IV gamma sarà un salotto aperto ai visitatori che potranno chiedere informazioni e chiarimenti sul settore e sulla realtà associativa direttamente agli esperti tecnici ed ai responsabili dell'Associazione”. “L'importante recupero del mercato di IV gamma nell’ultimo trimestre, rispetto al catastrofico inizio anno - prosegue Stirparo lascia ben sperare in una conclusione positiva dell'esercizio 2012. Auspicando che nel 2013 prosegua l’attuale trend di crescita del settore, siamo convinti che la definitiva approvazione del decreto attuativo della Legge 77/2011 e l'avallo comunitario delle regole predisposte a livello nazionale forniranno un ulteriore stimolo per ottimizzare le potenzialità del legame tra mondo agricolo e produttivo, migliorare i rapporti con la distribuzione e fornire ai consumatori prodotti sempre più improntati ai principi della chiarezza, della qualità e della sicurezza”. Infine Elisa Monticelli di Sipo Srl si attende dalla tre giorni cesenate “nuovi contatti e il consolidamento dei rapporti già esistenti”. E per il futuro le idee sono chiare: si punta all’estero. “Vogliamo sviluppare l’export per valorizzare il prodotto italiano mantenendo le quote esistenti in Italia, dove il mercato è ostico”.

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Dall’allto in senso orario: Turoni, Dall’Agata, Monticelli, Calzolari

sostenibilità ambientale”. “Uno dei temi centrali di Macfrut è l’innovazione: ci aspettiamo quindi di poterci confrontare con un pubblico qualificato sulle principali novità tecnologiche del settore e di fare il punto sullo stato dell’arte del comparto”. Mentre, conclude il manager di Ilip “il settore del packaging plastico, in cui operiamo, è ancora fortemente influenzato dai crescenti costi delle materie prime e di processo. Nonostante ciò prevediamo comunque di mantenere un trend di crescita, grazie alla nostra presenza capillare sui mercati esteri”. Non sarà nel quartiere fieristico cesenate, invece, Aweta: “Nell’anno in cui c'è Interpoma a Bolzano - spiega Daniele Lolli - non partecipiamo al Macfrut. Le aspettative per i prossimi mesi? La fine del 2012 sarà buona. E per il 2013 siamo molto ottimisti.” A Cesena in veste di visitatori i vertici di Univeg trade Italy che definiscono discrete le aspettative per i prossimi mesi”: “La carenza generale di produzione ed in particolar modo delle pere - asserisce Roldano Calzolari - porterà ad avere prezzi medio alti per quasi tutti i prodotti, fatto che non dovrebbe creare scompensi, a livello di consumo, tra un prodotto e l’altro; siamo abbastanza ottimisti per i prossimi mesi”. A distanza di anni dall’ultima presenza a Cesena, la Federazione dei dettaglianti dell’aliementazione tornerà al Macfrut in veste di espositrice con uno stand che, oltre a fungere da vetrina per il dettaglio tradizionale in senso stretto, ospiterà anche i tre grandi gruppi che fanno riferimento alla federazione: Crai, Sigma e Sisa, si alterneranno da protagonisti durante i tre giorni della rassegna romagnola. “Un'occasione di confronto e di stimolo”, la definisce il presidente Dino Abbascià. “Cercheremo di individuare nuovi potenziali canali di sviluppo in questa difficile fase in cui bisogna, prima di tutto, tenere le posizioni”.

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“L’ingresso della Russia nella Wto rappresenta una grande opportunità per il comparto ortofrutticolo italiano che ha una grande occasione per intensificare e ulteriormente sviluppare i rapporti commerciali con un Paese dalle ancora enormi potenzialità inespresse”. A dichiararlo è Marco Salvi, presidente di Fruitimprese. Secondo Salvi con l’entrata ufficiale della Russia nella World Trade Organization, avvenuta dopo un lungo iter iniziato bel 19 anni fa, “la competitività del sistema ortofrutticolo italiano può acquisire nuova linfa dal punto della competitività a livello internazionale, sfruttando anche gli attesi sgravi sui dazi d’importazione e una burocrazia più snella” (secondo Interfax, la Russia, il maggior importatore mondiale di mele e pere, ridurrà del 50% circa i dazi all'importazione per le mele, dopo l’adesione alla WTO, per poi dimezzarli ulteriormente entro il 2017. Il dazio all'importazione per le pere invece sarà decurtato della metà entro il 2015). Secondo il numero uno di Fruitimprese i principali prodotti italiani che beneficeranno dell’ingresso della Russia nell’organizzazione mondiale del commercio saranno mele, pere, kiwi, uva e agrumi, “prodotti con cui dovremo comunque sgomitare anche con gli altri competitors mondiali”. Salvi precisa come “la Russia offra vaste e forse inimmaginabili occasioni di business per gli esportatori, ancora più preziose in un mercato europeo oberato e caratterizzato da consumi stagnanti. Finora il mercato russo è stato rappresentato soprattutto da Mosca e San Pietroburgo. Da oggi in poi credo ci siano ottime possibilità per espandere le esportazioni a tutte le altre numerosissime regioni del Paese, che si S e t t e m b r e

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Il presidente di Fruitimprese Marco Salvi: «il sistema Italia può acquisire nuova linfa». Entuasiasta anche De Castro, mentre la rivista Russiafruit parla di “evento negativo”

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Russia nel Wto, che opportunità! Ma Mosca si sente sconfitta

Da sinistra Marco Salvi, Nives Raccagni e Vadim Aniskin

estendono fino alla costa del Pacifico. Una grande potenzialità che dobbiamo sfruttare”. Per il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro “l’ingresso della Russia nella Wto è importantissimo: significa che finalmente la Russia accetta di sottostare ad un sistema di regole sul commercio riconosciute ed accettate a livello internazionale, ma anche poter affrontare con la forza del diritto tutte le controversie in atto fra Unione europea e Russia, che sono moltissime”. “Sulla carta - aggiunge Nives Raccagni dell’ufficio commerciale estero del gruppo Apofruit - l’entrata della Russia nella Wto rappresenta una grande opportunità per l’Italia e per l’Europa, ma bi-

sognerà capire nella pratica come questo grande cambiamento verrà recepito nel Paese russo”. “La Russia - sottolinea Raccagni di solito reagisce con una certa lentezza alle novità, specie quelle più profonde che possono modificare un intero sistema, come l’entrata nell’organizzazione mondiale del commercio che prevede anche un deciso abbassamento dei dazi d’importazione dei vari prodotti. Questi cambiamenti temo possano essere visti più come un problema. Per questo motivo temo che i reali effetti di tale provvedimento sul mercato si potranno vedere non prima di uno-due anni”. Secondo Raccagni, tuttavia, “la Russia ha pure altri problemi da risolvere, come l’affidabilità di www.corriereortofrutticolo.it

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A ttualità

certe aziende o l’organizzazione logistica, non sempre impeccabile. Per quanto ci riguarda come Apofruit - aggiunge la commerciale del gruppo romagnolo continueremo a seguire con attenzione il mercato russo (che tuttavia quest’anno è stato quasi assente a causa di una logica di prezzi non soddisfacenti) sfruttando le eventuali opportunità che si presenteranno di volta in volta”. Nel mondo ortofrutticolo russo, le reazioni all'ingresso del Paese nel regime commerciale del WTO non sono tutte favorevoli, anzi. In Russia c'è preoccupazione. Significativa, a questo proposito, l'opinione che ci ha rilasciato il direttore della rivista specializzata RussiaFruit, il giornalista Vadim Aniskin che sul suo giornale ha pubblicato un ampio articolo sull'argomento. “Sono molto negativo riguardo all’entrata della Russia nel Wto. Penso che i già deboli produttori e costruttori di macchinari e tecnologie che lavorano nel settore ortofrutticolo - sostiene Aniskin andranno in bancarotta. Essere un membro del WTO è positivo per gli esportatori, ma solitamente la Russia non esporta prodotti ortofrutticoli o macchine da utilizzare nel settore. Il Paese ha avviato un grande mercato interno per le importazioni di frutta, verdura e macchine per l’agricoltura ma non ha ricevuto niente in cambio, non un singolo riconoscimento, anche considerando le sue condizioni climatiche natu58

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ralmente molto sfavorevoli. “Secondo l’accordo con il WTO - continua il direttore di RussiaFruit -, il livello massimo di supporto che lo Stato potrà dare ai coltivatori russi sarà di soli 4,4 miliardi di dollari (in Brasile, ad esempio, è di 30 miliardi). Per quanto riguarda il supporto che gli Stati possono dare ai loro coltivatori, preferisco non parlarne. A causa di tariffe d’importazione elevate sulle mele, in vigore fino ad oggi, è apparsa in Russia qualche moderna coltivazione: ora il loro futuro è minacciato. Quindi voi siete i vincitori, mentre la Russia è la perdente. Per fare un paragone automobilistico, viaggiamo in Lada, basata ancora sul modello Fiat 124, mentre voi europei viaggiate in Lamborghini”. Tariffe sull’import ridotte Uno dei compiti della Wto sarà quello di ridurre le tariffe sull’importazione in Russia dal 10,3 al 7,1 per cento, agevolando di fatto l’ingresso di vini e di altri prodotti dell’agroalimentare italiano nella Federazione Russa. “Come Unione europea siamo il primo partner commerciale - dice Paolo De Castro - e possiamo ancora crescere molto. L’Italia è ancora un po’ indietro, ma ora ci sono gli strumenti per stimolare ulteriori investimenti in un mer-

cato che ama il made in Italy”. Il numero uno della Comagri a Strasburgo pensa anche ai flussi dalla Russia. “Anche in questo caso l’ingresso russo nel Wto è una buona notizia, perché saranno vietate misure di protezionismo sul mercato senza motivazioni specifiche, come venne fatto soltanto un anno fa quando la Russia pose dazi sull’export dei cereali». E i riflessi positivi potrebbero già delinearsi a breve, vista la necessità di trovare una soluzione all’emergenza siccità che sta stravolgendo al ribasso tutte le previsioni di produzioni di cereali a livello mondiale. L’ingresso della Russia nella Wto cambierà nulla sul fronte dei marchi comunitari di qualità, la cui contraffazione al di fuori dei confini dell’Unione europea – senza accordi specifici fra Paesi – non è protetta dalle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio. “Su questo l’Ue continuerà ad impegnarsi affinché possano esserci progressi - assicura De Castro - ma al momento non ci sono riconoscimenti e alcuni Paesi, fra i quali Stati Uniti, Canada e Australia, si oppongono. L’adesione della Russia alla Wto ci permetterà di riproporre anche questa vecchia battaglia, di non facile soluzione”. (E.Z -A.F)

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Lombardia, pronto il lifting alla legge sui Mercati all’ingrosso Gli Enti gestori dei Mercati agroalimentari all’ingrosso della Lombardia (Sogemi SpA, Bergamo Mercati SpA e Consorzio Brescia Mercati SpA, le rispettive Associazioni degli operatori ortofrutticoli e Fedagro Mercati)), aderendo alla proposta di Oliviero Gregorelli, presidente dell’Associazione Grossisti di Brescia, hanno promosso l’istituzione di un tavolo tecnico di lavoro finalizzato a proporre alla Regione Lombardia una integrale revisione della vigente legge regionale. Dopo un primo incontro tra gli Enti gestori e le rispettive associazioni degli operatori dei mercati di Milano, Brescia e Bergamo e Fedagro Mercati è stata formalizzata l’istituzione di un gruppo ristretto di lavoro di cui fanno parte i legali dei tre mercati con il compito di esaminare il testo circolarizzato dalla Regione Lombardia (Legge regionale lombarda n. 6/2010) per giungere alla definizione di un documento condiviso con delle proposte di modifiche legislative da inoltrare all’Assessore regionale al Commercio, Turismo e Servizi, dott.ssa Margherita Peroni. Nel corso di ulteriori otto incontri ristretti ai legali dei tre Mercati è stato messo a punto una proposta di modifica della normativa presentata e discussa nel corso di una riunione tenutasi a Milano lo scorso 23 luglio tra i rappresentanti degli Enti gestori (Massimo Tacconi presidente di Brescia Mercati, Renzo Casati presidente di Bergamo Mercati e Stefano Zani Direttore Generale di Sogemi SpA) e i presidenti delle Associazione degli operatori (Alberto Albuzza presidente dell’Associazione Grossisti Ortofrutticoli di Milano con la collaborazione di Fausto Vasta e di Enrica Capra, Carlo Garletti presidente Associazione Grossisti di Bergawww.corriereortofrutticolo.it

Una serie di summit tra gli enti gestori dei Centri agroalimentari della regione e associazioni sta preparando il terreno a una normativa più moderna

mo, Oliviero Gregorelli presidente dell’Associazione Grossisti di Brescia e Ottavio Guala presidente di Fedagro Mercati). I lavori del tavolo si sono conclusi con la redazione di un testo in cui si evidenzia la specificità dei Mercati agroalimentari nel rispetto della normativa nazionale e europea, nonché della giurisprudenza delle Supreme Corti. Vi si sottolinea inoltre l’essenziale funzione svolta dai Mercati, coincidente con la tutela della sicurezza e qualità dei prodotti alimentari; lo sviluppo dell’economia locale con la promozione e valorizzazione dei prodotti locali tipici nella salvaguardia delle biodiversità regionali; il monitoraggio e l’efficienza della filiera agroalimentare, produttiva e distributiva nel rispetto della tutela dell’ambiente; lo sviluppo e l’equilibrio delle diverse reti distributive e, ovviamente, “last but non least” la tutela del consumatore”. Si è inoltre unanimemente ritenuto di suggerire modelli di gestione del mercato fondati sul partenariato pubblico-privato, per valorizzare al massimo tutte

le possibili sinergie tra le funzioni regolatorie proprie dell’ente pubblico e quelle manageriali-finanziarie del soggetto privato. “Una volta che, come si auspica, le modifiche proposte dai mercati lombardi verranno recepite nell’ordinamento regionale – ha commentato Zani - esse favoriranno il rilancio delle attività commerciali svolte nei Mercati dagli operatori e si tradurranno in una importante valorizzazione del ruolo insostituibile svolto dai mercati all’ingrosso per un corretto e trasparente approvvigionamento di prodotti sicuri alla cittadinanza”. Dal canto suo Guala ha sottolineato come “l’attività svolta dal tavolo di lavoro congiunto promosso dai Mercati di Bergamo, Brescia e Milano costituisce un valido esempio di come i grossisti e gli enti gestori dei Mercati possono e devono operare insieme per ricercare, anche puntando su nuove regole, una crescita della competitività degli operatori commerciali in un contesto che veda sempre di più i Mercati italiani fare sistema per vincere la concorrenza internazionale”.● S e t t e m b r e

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Ricerca di partners per ‘vendita diretta’

La Sicilia, per valorizzare i suoi prodotti agro-alimentari, punta su un regime di “vendita diretta” ovvero su un modello distributivo che colleghi direttamente il produttore al consumatore anche nelle grandi aree metropolitane. La Regione siciliana - con la legge regionale 24 novembre 2011 n. 25 ha deciso di incentivare i soggetti che siano disponibili ad organizzarsi in rete su tutto il territorio nazionale, per la diffusione dei prodotti agro-alimentari dell’isola. Il decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228 - che consente, all’art. 4, la vendita diretta dei prodotti agroalimentari da parte degli stessi agricoltori su tutto il territorio nazionale – trova così una nuova concreta applicazione, dopo quella dei mercati contadini locali. Il progetto pilota “Attività di vendita diretta e mercatale” è stato affidato al CORERAS (Consorzio Regionale per la Ricerca Applicata e la Sperimentazione) e mira a creare sul territorio nazionale una “Rete di vetrine promozionali”, operanti prevalentemente in regime di vendita diretta, per la valorizzazione di prodotti agroalimentari di qualità, per favorire il made in Sicily agro-alimentare e, quindi, promuovere il territorio con azioni combinate di marketing territoriale. I requisiti minimi richiesti ai partner privati del progetto sono: - disponibilità a investire 80.000 euro; - accettazione delle procedure previste dalla rete; - rispetto delle disposizioni di cui al Regolamento (CE) n. 1998/2006, relativo all’applicazione degli aiuti in regime de minimis; - provvedere alle necessarie licenze ed autorizzazioni. La “rete” delle vetrine promozionali e punti mercatali verrà realizzata inizialmente sul territorio del nord dell’Italia, per favorire la diffusione delle S e t t e m b r e

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produzioni agro-alimentari siciliane, operando prevalentemente in regime di vendita diretta. L'intervento della Regione siciliana prevede un aiuto per incentivare e promuovere in regime di "de minimis" sia la realizzazione delle Vetrine promozionali e dei punti mercatali da parte di Società di gestione, sia la costituzione tra gli agricoltori siciliani, ed relativo funzionamento, di soggetti commerciali che provvederanno alla fornitura delle produzioni alla rete di “vetrine”. Nell'ambito delle vetrine si potranno svolgere attività di: - “vendita diretta” dei prodotti agricoli e zootecnici siciliani, in particolare di quelli di qualità, ai sensi della normativa comunitaria, nazionale e regionale; - vendita di altri prodotti agroalimentari di produzione siciliana in regime di “filiera corta”; - promozione dell’attività di “vendita

diretta”; - degustazione e somministrazione dei prodotti agroalimentari regionali di qualità; - promozione delle produzioni regionali di qualità nei circuiti HO.RE.CA. e GAS del bacino commerciale di riferimento; - e-commerce; - vendita dei prodotti di IV e V gamma; - attività promozionali a regìa regionale, ivi incluse attività di marketing territoriale e di fidelizzazione del consumatore; - scambio tra produttori dei diversi contesti territoriali in cui trovano collocazione le “vetrine”, all’insegna della reciprocità, tra istituzioni, enti e consorzi per la valorizzazione delle produzioni agroalimentari di qualità secondo le vigenti normative. A breve il CORERAS pubblicherà un avviso pubblico per la ricerca di partners per la realizzazione del Progetto Pilota.

Regione siciliana

La Sicilia lancia le ʻvetrine promozionaliʼ Filo diretto tra agricoltori e consumatori

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Il progetto pilota finanziato dalla Legge Regionale n. 25 del 2011 La Legge Regionale siciliana 24 /11/2011, n. 25, all’art. 10, comma 5, recita: “L' Assessorato regionale delle risorse agricole ed alimentari è autorizzato a realizzare un “progetto pilota” per promuovere sul territorio nazionale una rete di “vetrine promozionali e punti mercatali” operanti in regime di vendita diretta per la valorizzazione dei prodotti agro-alimentari di qualità, ai sensi della normativa comunitaria, nazionale e regionale. (omissis). Per l’esercizio finanziario 2011, al fabbisogno finanziario pari a 3.000 migliaia di euro si provvede con le attuali risorse disponibili già trasferite dallo Stato per gli anni dal 2002 al 2010 ai sensi della legge 23 dicembre 1999, n. 499. La presente disposizione è attuata conformemente al regolamento (CE) 15 dicembre 2006, n. 1998/2006 della Commissione relativo all’applicazione degli articoli 87 e 88 del Trattato agli aiuti di Stato di importanza minore pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del 28 dicembre 2006, L 379”.

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un volume d’aari di 52,3 milioni di Euro

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MERCATI

P a d ov a , s e r v i z i e d e x p o r t ●

Antonio Felice

Il 45% circa delle oltre 340 mila tonnellate di ortofrutta commercializzate in un anno dal mercato all’ingrosso di Padova finisce sui mercati esteri. Nessun altro mercato italiano vanta una quota export così alta. E con i tempi che corrono - tempi di vacche magre sul mercato interno - è proprio la quota export a fare la differenza, nelle aziende come nei mercati. Ed ecco allora che il MAAP diventa un caso da studiare e, probabilmente, un esempio da imitare. Che cosa si nasconde dietro a questa leadership nell’export? Abbiamo avuto davanti Giancarlo Daniele, presidente dei grossisti e amministratore delegato del MAAP, Francesco Cera, direttore generale, e Alberto Filippino, direttore del Gruppo Grossisti. E se dobbiamo fare una sintesi delle loro risposte, può essere questa: la posizione geografica di Padova è strategica verso l’Europa dell’Est, che oggi è un’area di grande espansione dei consumi di ortofrutta; il MAAP ha investito da anni, forse per primo tra i mercati italiani, e continua a investire nell’internazionalizzazione, organizzando missioni, parteciS e t t e m b r e

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Mercato leader nelle esportazioni (il 45% dell’ortofrutta va all’estero), il Maap beneficia del dinamismo dei grossisti, che hanno nel Groced un fondamentale braccio operativo

Giancarlo Daniele e Alberto Filippino. Sopra, sono insieme a Francesco Cera

pando a fiere internazionali, promuovendo le attività dei suoi grossisti all’estero; i singoli grossisti hanno notevoli vantaggi competitivi derivanti dall’efficienza del Mercato, a partire da uno dei costi d’affitto dei posteggi tra i meno cari d’Italia - come sottolinea soddisfatto Giancarlo Daniele - pari a 37 euro al metroquadro all’anno e ciò libera risorse che possono essere investite nell’attività di esportazione.

Camion carichi di ortofrutta delle più diverse provenienze prendono ogni giorno dal mercato di Padova la strada non solo verso la vicina Austria e i più prossimi Paesi dell’Est, come la Slovenia, la Croazia, l’Ungheria ma raggiungono Ucraina, Russia, Biolorussia, le Repubbliche Baltiche. Non vengono trascurati i mercati arabi più promettenti. E Daniele è stato uno dei primi esportatori italiani a capire l’importanza di www.corriereortofrutticolo.it

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Il Maap “osa” anche nel Paese delle Aquile A Tirana un avamposto per l’Est europeo

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MERCATI

mettere radici all’estero, non solo mandare camion, ma impiantare magazzini e piattaforme logistiche per essere più competitivi: una visione ambiziosa ma che deve essere realizzata dall’export italiano di prodotti freschi prima che sia troppo tardi. Alla base del perché il quinto mercato italiano per merce intermediata sia il primo nelle esportazioni, c’è una semplice verità: i conti del MAAP da molti anni fanno registrare utili, a Padova non si spreca nulla, le risorse sono tutte convogliate verso lo sviluppo del business, i grossisti godono di strutture organizzative invidiabili e sono, di fatto, padroni della situazione. Ma vediamo che cosa vuol dire. Gli operatori sono associati nel Gruppo Grossisti che detiene il 48,43 per cento delle quote del MAAP (la maggioranza relativa, il secondo socio è il Comune di Padova con il 38,16), esprime tre consiglieri, uno dei due vice-presidenti e l’amministratore delegato. Il Gruppo Grossisti ha poi un suo braccio operativo, un consorzio, il GROCED, diretto da Alberto Filippino, con sette dipendenti, uffici all’interno del MAAP, aperti ogni giorno dalle 5 del mattino alle 3 del pomeriggio. Il GROCED svolge una serie di funzioni preziose per conto delle 40 aziende aderenti, gestendo fatturazione e buste-paga, quindi di fatto la contabilità nel suo complesso, sgravando le imprese di tutta la fase ispettiva, dei controlli della Guardia di Finanza, dei rapporti con l’Agenzia delle Entrate, l’Agenzia delle Dogane, l’Ispettorato del Lavoro, monitorando e controllando i crediti all’interno del Mercato, ottimizzando tutte le consulenze professionali. Un servizio unico, un vantaggio competitivo senza eguali per gli operatori padovani che non hanno più bisogno del commercialista, del consulente del lavoro, che possono continuare a lavorare e a pensare al proprio business mentre è in corso un’ispezione della Guardia

ATTUALITÀ

Il Mercato di Padova mette radici nel Paese delle Aquile. Lunedì 23 luglio a Tirana è stata costituita la società Maap Albania Sh.p.k., primo avamposto logistico del Maap all’estero per esportare ortofrutta nel territorio albanese ma anche in Kossovo, Montenegro e Macedonia, per un bacino totale di circa 8 milioni di abitanti. E presto potrebbero arrivare altre intese strategiche all'estero. La società è stata fortemente voluta dal Presidente del Maap, Franco Frigo, nell'intento di costituire una prima presenza all'estero, in particolare nei Paesi dell'Est Europa, nei quali, come evidenzia una nota del Mercato patavino, per competere nella difficile attivitá di export, è fondamentale essere presenti in maniera diretta. La società MAAP ALBANIA Sh.p.k. è composta da tre soci ed è stata costituita dinanzi al notaio di Tirana, per il Groced - gruppo grossisti del mercato di Padova - dal vice presidente Giancarlo Daniele (Amministratore sarà poi il direttore del Groced Alberto Filippino); per il Maap dal direttore Francesco Cera; ed, infine, da una società albanese specializzata nella distribuzione commerciale, denominata A&J Sh.p.k. Il lavoro di export di ortofrutta dall’Italia verso Tirana sarà operativo da ottobre 2012, ma la società conta di ampliare il proprio lavoro per la fornitura di prodotti non solo ortofrutticoli, ma anche agro alimentari in genere, operando anche, se del caso, in importazione dall'Albania. Se poi il format della società funzionerá potranno nascere in futuro altre società analoghe per i Paesi dell'Est di maggiore esportazione per il Maap. A livello nazionale si puo dire che Maap Albania è un esempio costruttivo in cui si uniscono le forze per sostenere la attività operativa commerciale del mercato che potrà dare vantaggio anche ai produttori agricoli locali (peraltro già soci in Maap con Coldiretti e Confagricoltura) per aumentarne le possibilità di export dei propri prodotti proprio tramite gli esportatori del mercato all'ingrosso. Alla firma della costituzione della società Maap Albania era presente anche il Presidente del Consorzio ZIP, Angelo Boschetti che ha lanciato il gemellaggio tra la Zona industriale di Padova, la piu grande Zip italiana e la costituenda Zip del Comune di Kashar, un area di circa 50.000 abitanti in forte espansione ove operano già varie aziende padovane cui andrà ad aggiungersi Maap Albania.

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MERCATI

Attualità

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È al quinto posto per capacità commerciale 40 le imprese grossiste, 250 mila i metri quadri Il Mercato AgroAlimentare di Padova (MAAP) si colloca, a livello nazionale, al quinto posto per capacità commerciale su un totale di circa 200 mercati all ingrosso e alla produzione censiti dalla Guida nazionale dei Mercati e Centri Agro alimentari all'ingrosso italiani. MAAP è certificato ISO 9001 Vision 2000. All’interno del mercato operano 40 imprese grossiste e lavorano, complessivamente, circa 1.000 persone tra concessionari grossisti, produttori agricoli, dipendenti e addetti alla movimentazione delle merci. Grazie ai 20 mila mq di magazzini di supporto attrezzati, le aziende esportatrici dispongono di ampi locali per la raccolta e preparazione dei prodotti in spedizione, attrezzati con celle frigo ed impianti di condizionamento. In particolare, il totale della superficie investita a celle frigorifere ed aree coibentate per il rispetto della catena del freddo è pari, indicativamente, a 22 mila mq ovvero 110 mila mc di cubatura complessiva. L’ampia metratura delle piattaforme attrezzate all’interno del mercato consente anche di ospitare catene della Grande Distribuzione Organizzata che, grazie al supporto logistico in mercato, acquistano all’interno dello stesso con ampi margini di efficienza, contenimento dei prezzi e di notevole garanzia della velocità di fornitura ai punti vendita, con conseguente maggiore freschezza e qualità dei prodotti per il consumatore finale. All’interno del mercato sono presenti anche aziende che effettuano il confezionamento e la lavorazione prodotti direttamente per le catene distributive loro clienti. MAAP dispone di oltre 250 mila mq di area complessiva con 86 mila mq di area coperta, 123 stand di vendita, 30 mila mq di tettoie di carico e scarico che possono servire contemporaneamente oltre 400 furgoni e automezzi pesanti, 40 attività commerciali collegate telematicamente mediante fibra ottica ad un sistema informatico centrale, 58 magazzini di deposito, confezionamento e refrigerazione, 500 posti auto in autorimesse. Entrare nel MAAP significa anche avere a disposizione oltre 1.200 mq destinati ad uffici commerciali nonché servizi di cooperative di movimentazione merci e lavorazione dei prodotti, un ufficio Agecontrol, il Servizio Fitosanitario Regionale, un presidio igienico/sanitario della ASL, una agenzia di banca, cinque bar e un ristorante. Dal 2009 è presente un ufficio ICEA di certificazione per il biologico.

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di Finanza (che è ricevuta direttamente al GROCED perché lì i finanzieri trovano tutta la documentazione che cercano). Dunque i grossisti a Padova non si sono accontentati di stare nella stanza dei bottoni, ma si sono dati un assetto organizzativo che, questo sì, costituisce un modello da imitare. Il GROCED ha un cervellone elettronico Ibm AS400 che permette una completa gestione informatica in out-sorcing per le aziende consorziate. Il suo bilancio è in utile e il differenziale tra quanto le aziende pagano al Consorzio e quanto dovrebbero pagare a commercialisti, altri consulenti e in stipendi a dipendenti impiegati nel settore amministrativo e della gestione del personale, è tale da permettere loro un risparmio di risorse (oltre che di tempo e di energie) da investire nel business. Il GROCED mette anche a disposizione dei grossisti le sale per i loro incontri periodici e organizza periodicamente corsi di aggiornamento professionale. Il Gruppo Grossisti, da parte sua, come ricorda Giancarlo Daniele, terminerà nel giugno 2014 di pagare il mutuo contratto per acquisire, nel 1993, l’anno del passaggio del mercato di Padova dalla vecchia all'attuale sede, la quota di maggioranza del MAAP che a tutt'oggi detiene. Così il Gruppo può pensare agli investimenti futuri per fare del MAAP una struttura ancora più competitiva. Sono pronti piani di ampliamento dei magazzini frigoriferi e per la realizzazione di una struttura che potrebbe ospitare il mercato all'ingrosso del pesce con un trasferimento di attività da Mestre a Padova. I grossisti però non sono malati di protagonismo. “Non disconosciamo il ruolo del Comune conclude Daniele - al quale competono quelle garanzie che sono proprie del settore pubblico mentre a noi privati compete l'efficienza della struttura e dei suoi servizi”. editor@greenmed.eu S e t t e m b r e

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Un mondo di conoscenze

IN OGNI SEME

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A ttualità

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Apofruit Italia investe Fatturato in ripresa Secondo trimestre positivo per la cooperativa, che ha aggiornato l’organigramma aziendale. Maxi impianto fotovoltaico a Forlì e nuova linea per le mele a Cesena Partendo dal presupposto che è finito il tempo dello sviluppo tout court attraverso l’incremento delle quantità e che sul mercato servono oggi qualità e specializzazione, Apofruit Italia ha messo a punto alcune importanti operazioni attuando un investimento di due milioni di euro per la realizzazione, sui tetti dello stabilimento Apofruit di Forlì, di un maxi impianto fotovoltaico da 1 Megawatt di potenza e bonificando 6.500 metri quadri di amianto. Con questa installazione, realizzata dalla controllata Apo Energia - joint venture con Opera Energia - la potenza complessiva installata nei 7 impianti posti sui tetti degli stabilimenti della cooperativa raggiunge i 4,4 Megawatt, per un investimento complessivo di 12 milioni. L’operazione ha prodotto contestualmente la bonifica di 44.000 metri quadri di amianto precedentemente presente nei tetti. Sul fronte delle strutture di lavorazione nello stabilimento di Pievesestina di Cesena, è stato installato un nuovo impianto per la calibrazione delle mele: una calibratrice con trasporto dei frutti in acqua, a 6 corsie, con una capacità di lavorazione di 11 tonnellate/ora, realizzata della ditta Longobardi/Greefa. La macchina è in grado di dividere i frutti per colore, diametro, peso e qualità, con 31 canali di scarico in acqua e una paletizzazione completamente automatica. Un impianto pensato per valorizzare al meglio le 20.000 tonnellate di produzione di mele della cooperativa, di varietà Pink Lady, Fuij e Modì. 68

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Questo intervento segna il completamento di un piano di investimenti biennale (2011-2012 ) in tecnologia. Revisione delle cariche Dal punto di vista organizzativo, a due anni dall’avvio del piano di rinnovamento iniziato a gennaio 2011, Apofruit Italia ha proceduto ad un aggiornamento dell’organizzazione aziendale. Il Consiglio di amministrazione ha stabilito di prolungare il contratto di collaborazione e le funzioni operative di Renzo Piraccini fino alla fine del 2014 procedendo contestualmente alla rivisitazione delle procure al fine di definire meglio i poteri effettivi di “numero uno” di Piraccini e le responsabilità connesse al suo contratto. Contestualmente Tamanti passa da direttore a direttore del settore dei finanziamenti e progetti mantenendo le responsabilità verso i rapporti esterni (Cso, Legacoop, Fiera Macfrut). Sul web, in particolare sul blog del GTA, Gruppo Trasversale Agricoltori, la decisione del gruppo romagnolo ha destato non poche perplessità. C’è chi parla addirittura di Tamanti “esautorato dalle sue cariche”, versione fermamente respinta dall’azienda, mentre c’è chi sostiene, e fra questi la dirigenza della cooperativa, che ci sia solo un semplice aggiornamento delle deleghe e delle cariche. Risultati positivi Dal punto di vista gestionale il Gruppo Apofruit, che nel 2011 ha lavorato 252.600 tonnellate di or-

tofrutta per un fatturato consolidato di 223 milioni di euro, a fine luglio 2012 ha segnato un +3,2% nelle quantità lavorate e -1,1% nel fatturato. Si tratta di una media tra il primo trimestre dell’anno, decisamente negativo e gli ultimi mesi che vedono, invece, un segno decisamente positivo negli incrementi di fatturato. In crescita le linee di qualità: la linea Solarelli, che contraddistingue le produzioni convenzionali di alta qualità, segna a luglio 2012 un +24% in quantità e un +25,2% in fatturato raggiungendo, sempre nei primi sette mesi del 2012, i 7,7 milioni di euro. L’ortofrutta a marchio Almaverde Bio segna nei primi sette mesi del 2012 un +9,2% in quantità e un +6,6% in fatturato raggiungendo i 12 milioni di euro. Buoni anche i risultati sul fronte occupazionale: le giornate effettuate dai 1.951 dipendenti stagionali sono arrivate, sempre alla fine di luglio 2012, a quota 149.987 con un incremento del +4% sul 2011. Due appuntamenti a Macfrut In occasione della Fiera Macfrut, il gruppo Apofruit ha previsto due importanti appuntamenti. Mercoledì 26 Settembre Canova, la società del gruppo specialista nel biologico, realizzerà un meeting con i propri clienti e fornitori al Grand Hotel di Cesenatico. Giovedì 27, nella sede della fiera, si terrà una conferenza stampa per la presentazione di un innovativo progetto in ambito biologico destinato alla ristorazione commerciale. ● S e t t e m b r e

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L ogistica

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Cpr System e il successo delle casse a sponde abbattibili ●

Luca Lanini

È ora di dirlo forte e chiaro: il successo delle cassette a sponde abbattibili, e più in generale degli imballi logistici riutilizzabili non è più un “caso” nel senso latino ma piuttosto una certezza nel panorama competitivo. In questo senso Cpr System, il consorzio cooperativo di Gallo di Ferrara, con i suoi 117 milioni di cassette movimentate nel 2011 e un fatturato consolidato di 47,5 milioni di euro (+6% sul 2010) a rafforzamento di una leadership indiscussa, diventa un vero “caso” di successo nell’accezione stavolta più cara al marketing management. I dati positivi del 2011 non finiscono qui, se si pensa al fatto che i soci Cpr hanno superato la “simbolica” cifra delle mille unità. Il dato ultimo ce lo conferma Monica Artosi, la neo direttrice del gruppo: sono ormai 1.003 i soci, tra cui circa 919 aziende di produzione (compreso tutte le più importanti), 55 i distributori (tra cui Coop e Conad, ma anche Pam e Bennet) ed una trentina le aziende di servizio al settore, dal trasporto al facchinaggio, passando per la manutenzione e stampaggio degli imballaggi. Questa copertura dell’intera supply chain ortofrutticola, dalla produzione alla distribuzione, è vista come un grande vanto dall’azienda e come dargli torto. In termini più strategici, le grandi questioni toccate dal “fenomeno Cpr” e dalle altre aziende impegnate di questo settore sono, da un lato, l’aspetto ambientale e, dall’altro, la spinta alla razionalizzazione dell’intera supply chain. Molto brevemente sul primo punto: i dati dell’inquinamento da 70

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Il consorzio ferrarese ha contribuito all’exploit del riutilizzabile. E rilancia

imballi in plastica in Italia sono assai inquietanti, se è vero che per l’ortofrutta del nostro Paese si producono oltre 12 milioni di tonnellate di rifiuti di imballaggi a perdere. Secondo dati aziendali, Cpr ha contribuito alla riduzione di immissione di imballi a perdere per oltre il 40%, un dato certamente significativo in termini di riduzione di impatto ambientale, quantificabile in un risparmio di 100 mila tonnellate di rifiuti solidi che ogni anno si evita in questo modo di immettere nell’ambiente. Sul secondo punto, inutile che ricordi quanto la razionalizzazione della logistica distributiva sia ormai un “must”, un imperativo dei processi aziendali e quanto questa razionalizzazione la si ottenga attraverso relazioni di partnership e di collaborazione fra tutti gli attori della supply chain. Sto pensando alla saturazione dei carichi, alla gestione degli orari di carico e scarico, all’ottimizzazione delle tratte. È del tutto evidente che un modello consortile quale quello costruito da CPR si

appoggi di fatto sulla capacità oltre che sulla volontà delle imprese di definire strategie collaborative comuni. In questo senso, i margini di miglioramenti sono ancora ampi, a vantaggio di tutti. È con questa chiave di lettura che io leggo gli attuali test di Cpr su settori “altri” rispetto all’ortofrutta, in particolare nel campo delle carni fresche. A fronte di collaborazioni già in atto fra trasporto, logistica e distribuzione, nel campo dell’ortofrutta, è naturale pensare che si possa mettere a frutto la partnership anche su altri prodotti sulla stessa “filiera-logistica” della temperatura controllata 0-4 gradi. È la stessa Monica Artosi a confermarlo: “il test sulle carni sta andando avanti da tempo con nostri produttori soci e con Pam e Bennet dal lato della distribuzione. Finora abbiamo usato le cassette dell’ortofrutta ma siamo ormai pronti per una cassetta “dedicata” perchè adattata per il settore carni, con le solite nostre misure standard 60x40cm e 30x40cm) e sempre a sponde abbattibili ma stavolta saranno di colore grigio”. Sul piano competitivo, non posso però non ricordare la grande scommessa del pallet (verde, in legno, misure 80x120cm) che Cpr ha messo in piedi il primo aprile 2009, introducendolo nel suo circuito per risolvere i grandi problemi di conformità fra produttori e distributori e che oggi, due anni dopo, indica in 4,3 milioni (dati 2011) il numero di pallet CPR movimentato nel sistema ortofrutticolo italiano. La novità del Macfrut Infine, una nota di “colore” che nasconde di fatto una precisa strategia collaborativa: chi leggerà questo articolo nei corridoi del Macfrut, si sarà forse già reso conto che, quest’anno e per la S e t t e m b r e

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Dopo la chiusura molto positiva del bilancio 2011, Cpr System guarda avanti. Non potrebbe essere diversamente, visto i 47,54 milioni di euro di fatturato, con un incremento del 6 per cento sull’anno precedente, un ristorno ai soci di 4,73 milioni (erano stati 4,57 nel 2010 ) e un utile di gestione di 2,4 milioni di euro (2,2 milioni nel 2010), mentre il patrimonio netto della società raggiunge ormai i 30,9 milioni di euro. Anche i dati “reali” del gruppo, presentati nelle varie assemblee dell’estate 2012, sono assai significativi e mostrano una penetrazione costante nel settore dell’interscambio dei colli logistici: le movimentazioni delle cassette verdi a sponde abbattibili sono state 117 milioni nel 2011, 529 mila i movimenti dei mini bins (di due misure: 80x120cm e 80x60cm) e 4,3 milioni le movimentazioni dei relativamente “nuovi” pallet verdi di legno. Ma l’estate 2012, oltre a buoni dati, ha portato anche un’altra novità nella struttura operativa, con un avvicendamento al vertice: Monica Artosi è dall’estate 2012 la nuova direttrice di CPR. 41 anni, laureata in Economia e Commercio, dipendente di Cpr System fin dalla sua costituzione, succede al “mitico” Gianni Bonora (li vediamo nella foto), fondatore e anima del Cpr che resta “sul pezzo” seguendo nuovi progetti di sviluppo dell’azienda. (E.Z.)

prima volta, lo stand Cpr non è al solito posto. E a ben vedere CPR non è più solo ma è in compagnia. Ecco la novità! Come ci spiega la neo direttrice Monica Artosi, Cpr ha recentemente aderito al consorzio Eurepack, nato nel 2010. “Al Macfrut 2012 - dice Monica - ci sarà lo stand Eurepack dove saranno presenti le aziende del settore agroalimentare che hanno aderito al consorzio, oltre a Cpr nello stand saranno presenti Polymer Logistics, Ifco, EuroPool System, Lpr”. “Con la partecipazione a questo consorzio - continua la direttrice - si vuole promuovere l’impiego degli imballaggi riutilizzabili e prevenire quindi i rifiuti da imballaggio, per creare una logistica che porti benefici anche per il consumatore finale”. ●

LOGISTICA

Ben 117 milioni di movimentazioni nel 2011 Staffetta Bonora-Artosi alla direzione

buone,, uniche, buone uniche, tipiche

CILIEGIE VIGNOLA

GRUPPO BPER

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Logistica «Maersk in salute Ortofrutta strategica» Con Elena Gavotti, responsabile Sales per Reefer e Key Client di Maersk Italia, abbiamo fatto il punto sulla compagnia di navigazione. “Negli ultimi anni - dice Gavotti abbiamo registrato ottime performance, consolidando la nostra posizione sia in termini generali che, più nello specifico, per quanto riguarda il trasporto di prodotti ortofrutticoli. Anche quest’anno possiamo dirci soddisfatti dell’andamento dei nostri volumi: i carichi refrigerati rappresentano ormai il 15% del totale dei volumi trasportati da Maersk. E abbiamo la ragionevole certezza di poter migliorare la nostra performance alla fine di un anno che sicuramente non registrerà risultati positivi per l’economia in generale”. In una recente intervista rilasciata al Corriere Ortofrutticolo l’Ad Stella definiva il comparto ortofrutta come il vostro “fiore all’occhiello” e con ampi margini di crescita. Nel vostro core business il comparto “ortofrutta” che percentuale ricopre e quali progetti avete in serbo per sviluppare ulteriormente le quantità di ortofrutta trasportata e i relativi servizi? Quali sono gli scali principali su cui vi appoggiate per la distribuzione? “Il comparto ortofrutta è da sempre per Maersk un elemento di eccellenza in cui abbiamo saputo dimostrare negli anni una particolare attenzione all’innovazione. La nostra flotta di container, oltre ad essere estremamente avanzata dal punto di vista tecnologico, è anche una della più giovani nell’intero contesto competitivo. Crediamo che questo elemento sia un vantaggio che garantisce la migliore qualità per i carichi dei nostri clienti, che, è del tutto evidente, devono essere trattati con una cura differenziate in base alla tipologia merceo72

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Elena Gavotti: ottime performance, flotta “giovane” e... pochi ritardi

Foto di gruppo per Maersk Italia

logica. A questo affianchiamo un network assolutamente globale che ci permette di coprire la maggior parte degli scali principali in tutto il mondo. Mi fa piacere anche sottolineare che negli ultimi mesi abbiamo aggiunto al nostro pacchetto di servizi il collegamento diretto da Genova per il Medio Oriente, un’area del mondo in rapida crescita particolarmente interessata ai prodotti del settore ortofrutticolo italiano. Sia per queste destinazioni che per gli Stati Uniti e l’America Latina offriamo servizi fra i piu rapidi ed affidabili sul mercato”. Uno dei vostri cavalli di battaglia riguarda la puntualità del servizio. Ma in un recente articolo de L’avvisatore Marittimo si sostiene che il vostro gruppo in realtà sta incrementando i ritardi delle consegne (“nelle prime 20 settimane del 2012 puntualità al 63,7% rispetto al 65,9% del 2011)… “Siamo rimasti spiazzati da quanto affermato dall’articolo pubblicato dall’Avvisatore Marittimo. Noi, come tutti quanti nel settore, ci atteniamo alle classifiche che vengono stilate trimestralmente da Drewry Shipping Consultant, un importante istituto indipendente di ricerca. Nel primo trimestre del 2012 le navi di Maersk

Line sono arrivate in tempo al porto di destino nell’89,8% dei casi, il migliore risultato di sempre. Questo vuole dire che siamo stati nuovamente classificati al primo posto come operatore più affidabile del mercato. Infine, ci fa piacere sottolineare che sulle rotte più importanti fra Asia e Mediterraneo abbiamo raggiunto il 94,2%. Un risultato lusinghiero che coinvolge direttamente la capacità dell’organizzazione italiana di offire servizi di qualità superiore”. Per quanto riguarda la sostenibilità ambientale quali servizi e progetti state sviluppando? Come pensate di raggiungere l’obiettivo di abbattere del 25% le emissioni di Co2 entro il 2020? “L’environmental sustainability è stato individuata dal nostro management a livello globale quale uno dei principali elementi strategici. Come dice spesso il nostro amministratore delegato, non si tratta di un ‘nice to have’, ma di un vero e proprio ‘must’ cui siamo tenuti. La nostra non è una generica affermazione di intenti, dettata unicamente da valori etici, ma un elemento di business che diventerà fondamentale nel futuro della gestione delle supply chain dei nostri clienti. Anche in questo caso stiamo cercando di precorrere i tempi. Le navi Triple-E da 18000 TEU di capacità, che verranno immesse in flotta nel 2013, saranno di estremo aiuto sulle rotte Asia-Europa. Per ogni container trasportato verrà emessa nell’atmosfera il 50% di CO2 rispetto alla media attuale. In ogni caso già oggi ognuno dei nostri container produce l’8% in meno di CO2 rispetto alla media del mercato: nel 2011 i nostri principali clienti hanno ‘risparmiato’ all’ambiente 748.000 tonnellate di biossido di carbonio rispetto ll’anno precedente”. (E.Z.) S e t t e m b r e

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B iologico news I l punto ●

Fabrizio Piva *

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Il biologico italiano manca di coraggio

I dati nazionali sull’agricoltura biologica al 31.12.2011, recentemente forniti dal MIPAAF, confermano ancora una volta che l’Italia biologica è sostanzialmente stabile. La superficie è leggermente al di sopra del milione di ettari, 1.096.889 per la precisione, gli operatori complessivamente sono 48.269; rispetto all’anno precedente la superficie è diminuita dell’1,5% mentre gli operatori sono aumentati dell’1,3%. Se confrontiamo i dati con l’ormai lontano 2001, la superficie toccava 1.200.000 ettari e gli operatori erano all0incirca 60.000. Anche solo soffermandoci su questi dati “macro” l’Italia del bio è ferma, a fronte di un mercato che a dispetto della crisi è cresciuto, sia come domanda internazionale che come domanda interna, il settore produttivo ha arretrato le proprie posizioni e sta un po’ arrancando. Anche nel corso del 2011 il numero degli operatori è cresciuto solo perché è aumentato il numero dei preparatori e dei distributori, la categoria dei produttori agricoli è diminuita di quasi il 2%. A livello comunitario il peso specifico del nostro Paese diminuisce ed in termini di superficie è passato dal 16,9% del 2005 a poco meno dell’11%. Da un recente viaggio in Austria, Paese che ha fatto del biologico uno dei settori portanti del suo sistema agroalimentare, ho notato come la crescita della superficie biologica è stata costante ed ha raggiunto il 20% della SAU (Superficie Agricola Utilizzata) ed il peso della domanda interna di prodotti biologici sui consumi totali ha raggiunto il 10%. Numeri importanti che certo non possono essere raffrontati ad un Paese come il nostro con una popolazione di quasi 6 volte superiore ed un mercato di dimensioni ragguardevoli, ma comunque testimoniano come un Paese vicino abbia saputo trarre vantaggi di natura socioeconomica dal settore del biologico. A fronte di una domanda interna, che in Italia anche lo scorso anno ha fatto registrare un aumento di quasi il 9%, la superficie biologica diminuisce ed il settore primario non riesce a seguire l’evoluzione del

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mercato biologico con la conseguenza di rafforzare le importazioni ed i rischi ad esse connessi come abbiamo potuto toccare con mano nei recenti casi di frode. Per invertire la rotta occorre più coraggio e l’adozione di politiche effettivamente a favore dello sviluppo del settore. Mancano entrambe le categorie di cui sopra e difettano da parte di tutti gli attori del settore. Occorre anche più coraggio da parte delle imprese; sempre in Austria ho potuto notare come una delle catene distributive più importanti abbia deciso di produrre pane biologico, ebbene sì ha iniziato a produrre pane biologico ed ha smesso di vendere quello convenzionale riducendo lo spreco di “doppie linee”, separazioni, pulizie ed adottando le migliori tecnologie a favore del biologico evitando di ricorrere al “congelato” ed offrendo così ai consumatori un pane biologico buono a prezzi leggermente superiori al convenzionale in quanto l’unico costo più elevato era quello della farina e questa notoriamente non incide così pesantemente sul prezzo finale del pane. Se analizziamo le politiche a favore del biologico, in Italia se ne sono perse le tracce da tempo, gli ultimi decreti pubblicati dopo l’ormai famosa frode, europea e non solo italiana, non vanno certo nella direzione di rafforzare il settore. Occorre puntare con decisione sulla filiera e sulla sua trasparenza, accanto alla sfera pubblica gli imprenditori devono impegnarsi di più per trovare regole di comportamento condivise che consentono di moralizzare i comportamenti di tutti i soggetti che vi operano e di riconoscere loro il giusto compenso, anche alla produzione agricola in modo che ritrovi nel biologico un settore in cui investire con una mentalità di medio-lungo periodo. E non è tanto un problema di filiera corta o lunga, è importante che si tratti di una filiera efficiente. In effetti occorre un po’ più di coraggio da parte di tutti e riscoprire l’entusiasmo che animò tutti coloro che a cavallo fra gli anni ’80 e ’90 posero le fondamenta per la nascita di questo settore. (*) amministratore delegato CCPB

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Cereali e legumi secchi vengono forniti da Pedon Spa, società vicentina che nel primo semestre ha messo a segno un significativo+23% rispetto all’anno precedente

Dal 30 novembre al 2 dicembre a Bolzano la nona edizione di Biolife “Natura Chiama” è la nuova linea di Selex composta da prodotti di filiera controllata e biologici, per un’alimentazione sana e rispettosa dell’ambiente. Per i cereali e legumi secchi Selex non poteva che affidarsi a Pedon, azienda leader a livello europeo, presente nel settore biologico da oltre dieci anni con prodotti a proprio marchio e a marca commerciale in Italia e all’estero. Pedon per Selex realizzerà cinque referenze: farro, orzo, fagioli borlotti, lenticchie rosse intere, ceci. “Siamo contenti della scelta di Selex, primario gruppo della GDO italiana, di investire nel biologico.- commenta Paolo Pedon (foto) export manager di Pedon SpA -. Siamo fermamente convinti che il biologico costituisca l’agricoltura del futuro: un sistema di produzione in grado di fornire prodotti alimentari buoni e di qualità, ottenuti nel rispetto dell’ambiente e tutelando le comunità di piccoli agricoltori che si sacrificano per preservare antiche varietà e difendere territori altrimenti abbandonati”. Pedon prosegue nel suo percorso di sviluppo, sia in Italia sia all’estero, con tassi di crescita a doppia cifra. Dopo un 2011 chiuso a +23% sull’anno precedente, i primi sei mesi del 2012 segnano uno straordinario +25%. L’azienda di Molvena (Vicenza) stima di chiudere l'esercizio in corso con un fatturato prossimo ai 40 milioni di euro, di cui il 20% realizzato con prodotti biologici. ● S e t t e m b r e

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Da venerdì 30 novembre a domenica 2 dicembre presso Fiera Bolzano si svolgerà BIOLIFE 2012, nona edizione del consueto appuntamento di promozione dell'eccellenza agroalimentare italiana biologica certificata. Dopo il risultato del 2011, con oltre 200 produttori bio provenienti da tutte le regioni italiane e 40.000 visitatori del Nord Italia tra pubblico e professionisti, BIOLIFE 2012 mira a mantenere alta la qualità dei prodotti esposti e ad aumentare la presenza degli operatori professionali. Sul lato degli espositori abbiamo la rinnovata adesione di molti produttori italiani di alto livello, di consorzi e regioni particolarmente significativi nel contesto enogastronomico nazionale. Un maggior coinvolgimento rispetto al passato è giunto dai territori più distanti come Campania, Basilicata e Sicilia, segno del peso ormai nazionale della manifestazione. Nello stesso ambito, molto importante la collaborazione con AIAB, BIOL ITALIA e UPBIO, associazioni che rappresentano la maggior parte dei produttori biologici italiani, capaci di completare l'offerta delle eccellenze regionali di BIOLIFE. Per quanto riguarda gli operatori (gastronomia, piccolo commercio, ristorazione e GAS) sono previste azioni mirate e la realizzazione, in avvicinamento e durante la manifestazione, di eventi dedicati ad aumentarne il numero e l’interesse. Tra gli appuntamenti da evidenziare, il primo simposio dei GAS dell’Alto Adige che farà il punto sulla necessità di cambiamento del nostro stile di vita ed offrirà ogni informazione necessaria all'avvio del gruppo di acquisto. Rilevante infine per la presenza e la tipologia del pubblico l’abbinamento di BIOLIFE alla storica Fiera Internazionale d’Autunno di Fiera Bolzano e, soprattutto, a Nutrisan, salone delle intolleranze alimentari e della corretta alimentazione. Per dettagli ed aggiornamenti su BIOLIFE 2012 è disponibile il sito www.biolife.it.

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BIOLOGICO NEWS

Selex lancia “Natura chiama” Filiera controllata dedicata al bio

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B iologico news

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Un business da 4 miliardi di euro La Francia rincorre la Germania La Francia occupa il secondo posto, alle spalle della Germania, nella graduatoria comunitaria (UE a 27 membri) dei più importanti mercati per gli alimenti biologici riferita al 2010 (fonte: Fibl-IFOAM 2012). Per il 2011 le vendite di alimenti biologici sono state stimate pari a 3,9 miliardi di euro (+11% sul 2010), di cui 3,75 miliardi relativi al consumo domestico e 158 milioni alla ristorazione collettiva. La crescita del consumo domestico si spiega con la maggiore disponibilità di prodotti resa possibile dall'apertura di nuovi punti di vendita (supermercati biologici) sul territorio transalpino. Complessivamente, nel 2011 il mercato dei prodotti alimentari bio in Francia valeva il 2,4% del totale alimentare (era l'1,3% nel 2007). Per quanto riguarda i comportamenti di acquisto, la percentuale di consumatori francesi che aveva acquistato ogni mese almeno un alimento biologico era passata dal 37% del 2003 al 40% del 2011. In merito alla sensibilità al prezzo, il 56% degli intervistati (erano il 39% nel 2004) ha affermato di ritenere normale che gli alimenti biologici siano più costosi degli altri. Rispetto all'offerta di beni agricoli, i dati definitivi del 2011 attribuivano al settore biologico francese 23.135 aziende agricole (+12% sul 2010), cioè il 4,5% del totale. In crescita anche le aziende di preparazione e distribuzione, salite a 12.136 unità (+16% sul 2010). In complesso, nel 2011, gli operatori biologici sono saliti a 35.271 unità (+13,6%). Le superfici a biologico (compresi i terreni in conversione) si estendevano su 975.141 ettari (+15,3% sul 2010) ed erano pari al 3,5% della SAU transalpina. E nel primo semestre 2012 la SAU bio ha superato il milione di ettari. 76

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Sono i due più importanti mercati Ue per gli alimenti bio; complessivamente nel 2011 il mercato dell’organic francese valeva il 2,4% del totale del food, con un trend positivo

E in Spagna il bio va in controtendenza Il biologico sembra essere uno dei rari mercati al riparo dalla crisi spagnola. Mentre i prezzi e le vendite nell’insieme del settore alimentare si abbassano, il giro d’affari degli alimenti biologici è aumentato del 20% nel 2011 e continuerà ad aumentare con lo stesso ritmo nel 2012. L’aumento delle superfici coltivate a bio in Spagna non è altro che la conseguenza di una migliore organizzazione della filiera. Molte le iniziative in atto. Diverse centinaia di produttori spagnoli di ortofrutta sono raggruppati sul sito di commercializzazione diretta “directodelcampo.com”, che presenta un’offerta di paniere completo in funzione delle stagioni. Questa vendita ha una dimensione internazionale, confermando che la fetta più importante del giro d’affari globale della produzione alimentare biologica si realizza sempre al di fuori delle frontiere spagnole: le esportazioni rappresentano il 57% del volume delle vendite. Il marchio Querida Carmen di una giovane impresa di Huesca (Aragon) ha già ottenuto la sua fetta di torta in questo mercato e conserva un “appetito” promettente: esporta la sua offerta di conserve “bio” già in 13 paesi, dalla Cina a Panama passando per la Finlandia. Nella penisola iberica, Querida Carmen si appoggia sulla rete di supermercati Veritas, leader tra i negozi specializzati nell’alimentazione biologica in Spagna. Veritas raggruppa 25 punti vendita, per la maggior parte situati in Catalogna, dove l’insegna è nata. Per il direttore generale della catena, Silvio Elìas, le possibilità di crescita sono importanti: ‘I consumatori spagnoli sono sempre più preoccupati di avere un’alimentazione che sia sana e nel contempo economica; noi abbiamo avuto il merito di essere stati tra i primi a rispondere a questa esigenza con i nostri prodotti certificati bio che non si trovavano altrove, come quelli destinati ai bambini’. Uno dei grandi vantaggi di questo settore resta il potenziale sviluppo della rete della distribuzione specializzata, che già attualmente in Spagna conta 4000 punti vendita che assicurano il 60% della distribuzione dei prodotti alimentari biologici. Il restante 40% corrisponde alle vendite nei supermercati più generici, cioè nella grande distribuzione che integra sempre più prodotti biologici all’interno della sua offerta.

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ORGANIZZATORI:

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OTTOBRE FIERA INTERNAZIONALE DEL SETTORE ORTOFRUTTICOLO

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MADRID-SPAGNA

FRUIT ATTRACTION IL MIGLIOR MERCATO PER COLTIVARE I PROPRI AFFARI II Grape I Congress tCongresso ess Grape Attraction

I Simposio Internazionale della prugna e della ciliegia

25 Ottobre

24-25 Ottobre

Fruit Fusión

Settimana delle verdure

II Premio nazionale al miglior piatto vegetale dell’anno III Concorso di intaglio di frutta

20-28 Ottobre

24-26 Ottobre 24-26

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Mondo

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Green Med Forum di Granada, un ponte con l’Europa orientale I rapporti commerciali tra il bacino di produzione del Mediterraneo e i mercati di sbocco rappresentati dall’Europa orientale e dalla Russia saranno al centro della discussione e degli incontri d’affari al quinto Green Med Forum, il cui svolgimento è stato confermato a Granada, la storica città andalusa, dal 21 al 23 novembre. All’analisi dei flussi commerciali con l’Est e la Russia è infatti dedicato il primo seminario della giornata centrale del Forum, quella di giovedì 22 novembre, subito dopo la sessione plenaria in cui si farà il punto sull’economia agricola mediterranea. Ma non solo. La presenza di buyers provenienti da Mosca, San Pietroburgo, Ucraina, Bielorussia, Repubblica Ceca, Slovenia, Croazia, oltre che dal nord della Germania, costituiranno la principale attrattiva degli incontri b2b che, seguendo un precisa scaletta oraria pianificata per tempo, si svolgeranno per tre ore nel pomeriggio di mercoledì 21 e per altre tre ore nel pomeriggio di giovedì 22. L’iniziativa piace agli spagnoli, interessati a incrementare gli affari con l’Est e la Russia, ma è importante e aperta anche agli esportatori degli altri Paesi del bacino presenti al Forum, a partire dagli italiani, che su quei mercati, come gli stessi spagnoli, sono ancora ben al di sotto del loro potenziale. Al Forum hanno già dato la loro adesione le principali realtà del settore ortofrutticolo di Granada, come La Palma, prima azienda produttrice di cherry tomatoes al mondo, come Unica Group, la cooperativa Centro Sur, la cooperativa Procam, la Montes de Granada, oltre al Porto di Motril e alla Comotrans, e alla cooperativa di produzione di olio d’oliva Tierras Altas. Come si vede, la coope78

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I rapporti commerciali tra i bacini di produzione mediterranei e l’Est, Russia in primis, al centro dell’evento in programma dal 21 al 23 novembre

razione agricola a Granada ha un ruolo molto importante e per questo Faeca, l’associazione che raggruppa il 100 per cento delle cooperative agricole del territorio, ha assunto un importante ruolo di volano prima nella scelta di Granada e poi nel lancio del Forum in questa prima fase organizzativa. L’imprenditore Gregorio Nunez, presidente di Faeca, è stato scelto dagli organizzatori come presidente del Forum. L’organizzazione fa capo allo staff di Green Med Journal, che già ha gestito i precedenti Forum di Koper, Alessandria d’Egitto, Roma e Tunisi, con il valido supporto in Spagna della società Catalweb. Le iscrizioni all’evento sono aperte, dopo la chiusura, nel mese di agosto, della fase preparatoria. Informazioni aggiornate sono reperibili sui siti internet www.greenmed.eu www.greenmedforum.eu www.greenmedforumgranada.com A livello internazionale sono attesi validi contributi, in particolare a livello di contenuti, da parte della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, dalla Cogeca, dal Ciheam, dall’Areflh. Oltre ai rapporti con l’Est e la Russia, al centro dell’attenzione,

all’interno di specifici seminari, ci sarà la logistica integrata dei prodotti freschi, un argomento tradizionale dei Green Med Forum ma sempre di grandissima attualità a causa di nuovi protagonisti e di nuove modalità nei traffici che coinvolgono il Mediterraneo. Inoltre si parlerà di certificazione di qualità, di produzioni biologiche mediterranee, di difesa dell’origine mediterranea dei prodotti tipici. Data l’attualità dell’emergenza climatica e la sua influenza sulle colture, un seminario, nel pomeriggio del 21, sarà dedicato alla gestione dell’acqua e alla lotta alla siccità. La mattina di venerdì 23 novembre sarà dedicata alle visite aziendali, con la possibilità di accedere alle migliori realtà produttive e logistiche della zona. Nel corso del mese di settembre, il Green Med Forum sarà lanciato a livello italiano, nordafricano e internazionale. La sede principale dei lavori sarà il prestigioso Palazzo dei Congressi di Granada. Non mancheranno aspetti culturali e gastronomici in un contesto unico, la città dell’Alhambra, il monumento più visitato di Spagna. (A.Fel.)

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MONDO

Salgono di quota le esportazioni ortofrutticole spagnole. Secondo i dati riportati da Fepex, l'associazione degli esportatori ortofrutticoli spagnoli, il Paese iberico in giugno ha inviato all'estero 819.932 tonnellate di frutta e ortaggi, registrando un +10% su giugno 2011. A valore sono stati realizzati 666,3 milioni di euro registrando una crescita del 13% sullo stesso mese del 2011. Dati molto positivi per gli ortaggi, le cui esportazioni sono aumentate del 26% a valore e del 22% a volume, per un totale rispettivamente di 165 milioni di euro e 226.639 tonnellate. Buone anche le performances per la frutta, con vednite all'estero aumentate del 9% a valore, per un totale pari a 501 milioni di euro, e del 6% a volume, per un totale di 593.293 tonnellate. Considerando il periodo da gennaio a giugno, le esportazioni sono aumentate del 5% sia a valore

Spagna, export ok +10% le vendite all’estero, con gli ortaggi a fare la parte del leone (+22%) sia a volume, raggiungendo i 3.776 milioni di euro corrispondenti a 5,9 milioni di tonnellate. L'export di ortaggi si è attestato a 2,5 milioni di tonnellate (+2,5%) per un valore di 2.356 milioni di euro (+5,8%) mentre quello di frutta è stato di 3,3 milioni di tonnellate (+ 6,7%) per un importo di 1.857 milioni di euro (+6,8%). Limoni, raccolti in calo. Previsto un calo significativo della produzione di limoni secondo Ailimpo, l’associazione interpro-

fessionale spagnola di limoni e pompelmi. Le prime stime parlano di raccolti tra le 850 mila e le 900 mila tonnellate, ovvero il 1015% in meno rispetto alla produzione 2011-2012. Tuttavia la qualità degli agrumi dovrebbe essere molto buona. La campagna inizierà in ottobre e i volumi aumenteranno progressivamente. L’inizio della stagione sarà contrassegnato dalla fine della campagna dell’emisfero sud (Argentina, Uruguay, Sudafrica). ●

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CentroStampaBO

Coltiviamo insieme la qualità È frutto del lavoro quotidiano di oltre 10.000 produttori agricoli, la leadership di Apo Conerpo. Un primato che nasce in campagna, dal grande rispetto per l’ambiente e la salute e che si rafforza con un rigoroso sistema di coltivazione e controllo lungo l’intera filiera dell’orto-

frutta, che fornisce le più ampie garanzie di freschezza e salubrità. Le società del Gruppo cooperativo completano il percorso della qualità e distribuiscono in tutto il mondo l’ampia gamma di offerta di Apo Conerpo, integrandola con moderni servizi commerciali.

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La spesa slovacca Kaufland precede Tesco nella graduatoria dei retail preferiti per il food

dita, con i suoi vari formati My Store (circa 120 negozi), Express, Supermarket e Hypermarket, rimane il luogo più popolare per gli slovacchi. Ben il 77% di loro sono soliti farvi la spesa regolarmente, secondo TNS Slovakia. Se-

guono i negozi Lidl (71%), Kaufland (55%) e Coop Jednota (51%). Gli slovacchi sembrano anche essersi abituati ai prodotti delle private labels, cioè i prodotti a marchio della catena di vendita al dettaglio, e li vedono come più convenienti rispetto ai prodotti normali. Il sondaggio mostra che gli slovacchi acquistano maggiormente prodotti a marchio Tesco (49%) e Coop Jednota (44%); seguono Kaufland (32%), Billa (23%) e CBA (21%). Un 14% di loro, al contrario, ha dichiarato di non acquistare le private labels. Da segnalare che il 29% delle famiglie slovacche sono state in qualche modo direttamente colpite dai licenziamenti avvenuti nel 2010, e un terzo di loro ha ufficialmente segnalato un calo di reddito, si legge nel Transition Report 2011 elaborato dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. ●

MONDO

Quasi otto slovacchi su dieci fanno regolarmente da Tesco, ma incoronano Kaufland come “regno della freschezza”. Secondo un recente sondaggio, il 31% degli slovacchi sarebbe dell’opinione che i supermercati della rete Kaufland sono il posto preferito per lo shopping. Con la sua cinquantina di punti vendita in Slovacchia, Kaufland precede Tesco (26%) e il discount Lidl (24%). Nella ricerca condotta da TNS Slovakia tra 997 intervistati nel giugno 2012, alla domanda di indicare la catena di vendita al dettaglio con i prodotti alimentari più freschi, il 31% di loro ha scelto Kaufland, e il 26% ha invece indicato Tesco e Lidl (con la stessa percentuale). Poco più sotto si posizione Coop Jednota (21%), e al palo rimane Billa con appena il 13%. Il marchio britannico Tesco è comunque quello che ha nel Paese il maggior numero di punti ven-

Continuano i segnali positivi nella filiera dell’imballaggio di legno 2. 306.000 tonnellate: sono gli imballaggi di legno immessi al consumo nel 2011, con una lieve crescita rispetto allʼanno precedente (+1,1%). Per quegli imballaggi che diventano rifiuto continua il buon lavoro di coordinamento del riciclo e del recupero fatto da Rilegno, Consorzio nazionale per la raccolta, il recupero e il riciclaggio degli imballaggi di legno che fa parte della grande famiglia Conai. Nel 2011 Rilegno ha gestito complessivamente 1 milione e 796 mila tonnellate di rifiuti legnosi in tutta Italia: di questi , 839.000 tonnellate sono rifiuti di imballaggio, ovvero pallet, cassette ortofrutticole e imballaggi industriali. Considerando i rifiuti di imballaggi di legno, nel 2011 in Italia sono stati avviati al recupero complessivo 1 milione 340 mila tonnellate di materiale giunto a fine vita, una quantità che corrisponde a circa il 58% dellʼimmesso al consumo e che supera di gran lunga gli obiettivi previsti dal Testo Unico Ambientale 152/2006 (fissati al 35% di recupero di rifiuti provenienti da imballaggio, per la materia prima legno). La rete di Rilegno per raccogliere rifiuti di legno in tutta Italia Il “sistema” Rilegno, ormai rodato da più di 10 anni, si basa su una rete di convenzioni con Comuni, aziende, soggetti pubblici e privati per organizzare il recupero del legno in maniera capillare sul territorio nazionale (sia da rifiuti da imballaggi in legno, sia da rifiuti legnosi di altra natura). 338 convenzioni in essere, per il 2011 (e almeno altrettante per il 2012) con i gestori di igiene urbana; 4.774 Comuni coperti, per un totale di 42 milioni 669 mila abitanti serviti, ovvero il 71% della popolazione complessiva. Le piattaforme di raccolta convenzionate con Rilegno sullʼintero territorio nazionale, dove i rifiuti in legno vengono conferiti e ridotti di volume per essere avviati al recupero, hanno toccato quota 389 a fine 2011 (14 in più rispetto al 2010), garantendo una copertura omogenea su tutte le regioni italiane. Info, dettagli e contatti: www.rilegno.org

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Sisa sceglie il canale radiofonico per la nuova promozione dedicata alla grandi marche Dal 3 al 9 settembre l’insegna bolognese Sisa torna in radio sulle emittenti di RadioRai (RadioRai 1, RadioRai 2, RadioRai 3), Radio DeeJay, Radio Capital, Radio Italia e RTL 102.5 per diffondere la nuova promozione “Risparmi il 75%” dedicata ai prodotti delle Grandi Marche. Valida fino al 16 settembre in tutti i supermercati Sisa aderenti, “Risparmi il 75%” è l’offerta promozionale di Sisa che permetterà, acquistando due prodotti di marca uguali, all’interno di un vasto panel di categorie merceologiche, di pagare il secondo con uno sconto pari al 75% del suo prezzo. “Felice di Stare Quaggiù”: questo il claim finale dello spot di 20 se-

condi che sarà ripetuto più volte nell’arco della giornata sulle principali emittenti radiofoniche nazionali. Un messaggio semplice, diretto, inequivocabile, che vuole sottolineare il concetto di vicinanza al consumatore, da sempre alla base della mission di Sisa. Quaggiù, sottocasa, accanto alla proprio clientela. È proprio qui

che Sisa vuole trovarsi ogni giorno. Grazie alla vincente formula del supermercato di prossimità, alla qualità e alla convenienza dei suoi prodotti, al rapporto di fiducia che ogni socio Sisa sa instaurare con i propri clienti. La felicità del consumatore è assicurata. Non solo televisione, quindi. Dopo le collaborazioni con Mediaset e personaggi del calibro di Gerry Scotti, Paolo Bonolis e Davide Mengacci, l’insegna bolognese ha deciso di tornare a parlare a tutti gli italiani attraverso le radio più importanti. Un canale sempre più performante all’interno del piano di media mix di Sisa perché ritenuto più penetrante.

Collier in oro bianco e una Fiat 500 in palio acquistando 12 referenze delle linee più rappresentative di Bonduelle Bonduelle lancia una nuova promozione per i consumatori che dal 21 agosto al 28 novembre coinvolge 12 referenze delle sue linee più rappresentative: le quattro varietà di M’ama non m’ama, Le Julienne Fili Gustosi e Fantasia di Zucchine e la gamma di Agita&Gusta. In palio ogni giorno un prezioso collier in oro bianco, con perla e diamante della collezione Nuove Gioie e la possibilità di partecipare all’estrazione finale di una FIAT 500 Cabrio TwinAir. Per partecipare, dopo l’acquisto di uno dei prodotti coinvolti, il consumatore deve registrarsi su www.bonduelle.it e inserire i dati richiesti, per scoprire subito se ha vinto uno dei 100 collier in pa-

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lio. In ogni caso potrà comunque concorrere all'estrazione del superpremio finale, una Fiat 500 TwinAir Cabrio. L’iniziativa viene comunicata attraverso i packaging dei prodotti coinvolti: - M’ama non M’ama, la linea di insalate composta da Trio Freschezza (mini lattuga verde, lattuga lollo verde e rossa), Lattu-

ghella (mini lattuga verde), Millefoglie (lattuga multifoglia verde) e la novità Duetto Dolce (mini lattuga verde e rossa); - Le Julienne, i freschissimi mix di insalata e ortaggi selezionati, lavati e tagliati a fili sottili, nelle due varianti Fili Gustosi e Fantasia con Zucchine; - Agita&Gusta, l’innovativa linea di insalate complete di forchetta e tovagliolo, disponibili in 6 varianti: Agita&Gusta Noci e Aceto Balsamico di Modena Igp, Agita&Gusta Mais, Olive Nere e Aceto Balsamico di Modena Igp, Agita&Gusta Pinzimonio, Agita&Gusta Cereali, Agita&Gusta ad hoc Ricca di Omega 3, Agita&Gusta ad hoc Ricca di Betacarotene.

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SCHEDA PRODOTTO

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Emanuele Zanini

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Concorrenza in aumento, margini all’osso: preoccupati, nonostante la qualità delle produzioni, i principali player del settore, anche se c’è chi parla di annata positiva. Crescono le varietà senza semi, non senza difficoltà

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C’è preoccupazione tra i produttori di uva da tavola. Costi di produzione in aumento, consumi che arrancano, prezzi non sempre soddisfacenti. La situazione, insomma, non promette nulla di buono nonostante l’annata stia dando una produzione di alto livello qualitativo su più o meno tutte le varietà. C’è chi, tuttavia, come l’imprenditore pugliese Nicola Giuliano, a capo di una delle aziende più grandi e strutturate d’Italia per la coltivazione e vendita di uva, parla di “annata positiva e quotazioni superiori al 2011”. La maggior parte degli operatori, tuttavia, non guarda con molta fiducia al prosieguo della stagione. Giacomo Suglia, fondatore (nel 1985) e titolare della ditta Ermes di Noicattaro (Bari), situata in una delle zone maggiormente vocate per la coltivazione dell’uva da tavola, non nasconde i timori che un’intera categoria sta vivendo giorno per giorno. “L’uva da tavola finora aveva sofferto meno rispetto ad altri prodotti ortofrutticoli la crisi economica. Ma ormai pure questo comparto non riesce più a sostenere gli effetti di questa congiuntura che sta attanagliando i produttori. I costi aumentano a dismisura e non sono più sostenibili da parte di coloro che producono. Molte aziende agricole, che faticano sempre di più a trovare nuovi finanziamenti, sono costrette a chiudere. Di chi è la colpa? Degli attori o dei registi?”, si domanda provocatoriamente Suglia, che rilancia: “Sono convinto che da parte delle istituzioni politiche servirebbe una maggiore attenzione al settore agricolo e ortofrutticolo nello

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Costi sempre più alti, uva da tavola italiana in affanno. Si consolida il ruolo delle “apirene”

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Da sinistra Giacomo Suglia, Nicola Giuliano e Salvatore Secondulfo

specifico. È dallo stesso mondo istituzionale che dovrebbe partire un programma di rivalutazione e rilancio dell’agricoltura e dell’ortofrutticoltura, operando anche un abbattimento dei costi, previdenziali ed energetici in primis (pensiamo agli aumenti indiscriminati sui carburanti). Invece è stata imboccata una strada sbagliata, soprattutto da parte dell’Unione Europea, che non tutela a sufficienza le produzioni del vecchio continente. E anche per questo il settore dell’uva ne risente”. Spostando l'attenzione al mercato Suglia conferma la buona qualità del prodotto “che a causa della perdurante siccità di quest’estate ha ottenuto un grado brix

molto alto, superiore alla media”. Dopo la partenza a inizio luglio con le primizie con le varietà Vittoria si è proseguito con Palieri e Red Globe. Buone prospettive per l’uva Italia con cui si andrà avanti fino a dicembre. Per quanto riguarda invece l’uva apirene (il prodotto cioè senza semi), il titolare di Ermes lo definisce per l'Italia “ancora un mercato difficile. Il consumo è ancora troppo poco sviluppato per sperare che prenda davvero piede”. Ma nel frattempo i competitors internazionali, “buona parte dei quali possono sfruttare il fatto di avere costi di manodopera nettamente inferiori ai nostri, o, specie oltreoceano, il favorevole cambio con l’euro”, viaggiano spediti. 83


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SCHEDA PRODOTTO I primi risultati di Ermes per quest’anno, nonostante le generali difficoltà di mercato, sono in linea con quelli del 2011, con prezzi di vendita leggermente più alti e qualità del prodotto superiore. Da inizio campagna (ai primi di luglio) fino a fine agosto l’impresa di Noicattaro ha commercializzato circa 20 mila quintali di uva. “Per la fine dell'anno speriamo di eguagliare i quantitativi dello scorso anno - aggiunge Suglia - toccando i 70 mila quintali”. Per quanto riguarda le esportazioni, secondo Suglia i Paesi della penisola araba stanno dando nuove e promettenti opportunità al settore dell’uva da tavola, che negli ultimi tre anni ha visto triplicare in diverse nazioni di quell'area (Arabia Saudita, Emirati Arabi, Oman, etc) i propri invii di merce. Più difficili invece gli scambi con i mercati dell’Est. Ancora più fosco è il quadro tracciato da altri operatori pugliesi. tra cui Enzo Di Pierro, assessore comunale all’Agricoltura di Bisceglie ed esportatore di uva da tavola. Ad agosto Di Pierro, in un’intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno del mese scorso, affermava che “confrontando i dati di oggi con quelli dello stesso periodo del 2011 riscontriamo un prezzo dell’uva inferiore del 40%. Gli ordinativi sono crollati nonostante la buona qualità del prodotto. Poi si è aggiunta la siccità che ha fatto lievitare le spese di irrigazione”. Questi fattori hanno portato il prodotto a prezzi sono stracciati, con quotazioni per la Vittoria che si aggiravano a metà agosto tra i 90 centesimi e l’euro al chilo nei supermercati. “Nel prezzo di non oltre un euro al chilo sono compresi i costi di manodopera e di trasporto - ricordava Di Pierro. Si consideri che un operaio lo si deve pagare mediamente 53 euro al giorno ai quali si devono aggiungere i versamenti dei contributi previdenziali”. Ben diversa invece l’analisi di Nicola Giuliano, a capo dell’omonima azienda di Turi (Bari), tra i

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colossi in Italia nella produzione e vendita dell’uva da tavola. Secondo Giuliano le attese non hanno tradito: la campagna dell’uva da tavola è partita con il piede giusto ed è proseguita con risultati più che soddisfacenti. Se nei prossimi mesi si confermerà questo trend confortante per il comparto si profilerà una stagione da ricordare. “L’inizio della campagna è stato positivo - conferma l’imprenditore, a capo di una delle principali realtà in Italia specializzate nella produzione e commercializzazione di uva da tavola - il clima è stato favorevole, il prodotto, di tutte le varietà (da Vittoria, a Palieri fino a Italia), è sano, di alta qualità, con un grado brix elevato. Quest’anno la produzione ha subito un calo di circa il 20% rispetto al 2011 (si prevede di passare dai 350 mila dell’anno scorso ai 300 mila quintali del 2012), dovuto alle basse temperature registrate la scorsa primavera. I quantitativi inferiori hanno favorito un andamento fluido del mercato, senza particolari intoppi. I prezzi si sono mantenuti su buoni livelli. Rispetto all’anno scorso abbiamo registrato un aumento delle quotazioni del 10%”. La speranza di Giuliano è di vendere in maniera sostenuta almeno fino a Natale. Se il clima rimarrà favorevole, per il produttore pugliese si potrà chiudere un’ottima campagna. Spostando l’argomento più nello specifico sull’uva apirene, Giuliano conferma un trend in costante crescita. “In generale, sul totale venduto - sottolinea - l’uva seedless rappresenta ormai il 30%. Lo scorso anno sul totale rappresentava circa il 25%: un aumento quindi del 5% sul totale ma come quantitativi di sola apirene il balzo in un anno è di almeno il 20%. Credo che quest’anno si possa raggiungere il punto di equilibrio tra uva con e senza semi. È innegabile - aggiunge Giuliano - che il futuro sarà l’uva seedless, ma sarebbe sbagliato abbandonare a sé stessa l’uva col seme, su cui è ne-

cessario lavorare attraverso nuovi investimenti, ricerca e innovazione varietale. Per rimanere competitivi in questo mercato è fondamentale saper diversificare i mercati, dando a ogni Paese il prodotto giusto. Quindi bisogna essere pronti a servire sia quell’ampia fetta del mercato estero predilige l’uva senza semi ma anche coloro che continuano a preferire il prodotto tradizionale”. Su quest’ultimo aspetto il 2012 ha riservato non poche sorprese positive all’azienda di Turi, che ha visto aprirsi nuovi canali commerciali, fino allo scorso anno inesplorati. “Abbiamo avuto ottimi riscontri in Paesi come Libia e Senegal (con ritiro della merce via nave), mercati completamente nuovi per noi, a cui si affiancano altri già conosciuti come Arabia Saudita, Brasile, Canada (e altri ancora considerando sempre nazioni extra Ue)”, afferma Giuliano. “Da questi Paesi abbiamo ricevuto segnali importanti. Chi ha la possibilità e le capacità di diversificare credo possa trovare ancora notevoli spazi di business”. I competitors internazionali non mancano, a partire dalla Grecia, “che a causa anche della gravissima crisi interna sta effettuando una forte pressione sui prezzi sull’uva seedless” e dalla Spagna, “anche se obiettivamente il prodotto italiano rimane nettamenS e t t e m b r e

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na qualità anche se ha faticato a collocarsi con buoni risultati sul mercato a causa della massiccia presenza del prodotto greco e spagnolo. Quando Spagna e Grecia finiranno le produzioni spiega Pernice - speriamo di poterci ritagliare nuovi sbocchi commerciali anche con la senza semi”. Il calo di produzione è confermato pure alla Secondulfo spa, azienda campana dedita alla produzione e commercializzazione di diversi prodotti frutticoli, con tre stabilimenti, rispettivamente a Somma Vesuviana (Napoli), Battipaglia (Salerno) e Trani (Bari). Proprio in quest’ultima area si concentra la produzione dell’uva da tavola. “La campagna di quest’anno sarà contrassegnata da una sensibile riduzione di produzione - spiega Salvatore Secondulfo - causata ad un andamento climatico che è stato caratterizzato da temperature molto elevate e da una forte siccità che non si verificava da anni. Entrambi i fattori hanno comportato un affaticamento del terreno ed una scarsa idratazione alla pianta che ne hanno compromesso lo sviluppo. In particolare per la varietà Pizzutella, molto sensibile nella fase di fioritura, ci sarà un calo di produzione attorno al 20%. In alcune fasi, a causa del maltempo, non è avvenuta in modo corretto la fase dell’allegagione, si sono formati pertanto acini senza nocciolo e di conseguenza il grappolo non si è sviluppato normalmente. Di

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te superiore dal punto di vista qualitativo”. Secondo Giuliano l’uva italiana potrà avere in futuro ottime chances in Russia, “dove da settembre in poi va a finire il 10% dell’uva pugliese. L’entrata nella Wto del Paese russo potrà essere una svolta per tutto il comparto con margini di crescita inimmaginabili. Dobbiamo essere bravi però a sfruttare quest’occasione irripetibile”. Le esportazioni per l’impresa barese rappresentano una fetta importante: la quota export della Giuliano srl, pur essendo rimasta in linea con quella del 2011, si attesta al 50%. Il 2012 comunque è stato un anno importante in fatto di investimenti: è stata raddoppiata la capacità delle celle frigorifere, passate da 25 mila a 50 mila quintali con l’utilizzo di nuovi strumenti che hanno incremen-

tato le performances delle strutture, consentendo l’aumento della shelf life della frutta frigo conservata. È stato inoltre completato il terzo impianto fotovoltaico che con una produzione di energia che raggiunge complessivamente i 3 megawatt, sufficienti per l’autogestione energetica. Vincenzo Pernice (a fianco) titolare dell’omonima impresa, la cui sede si trova sempre a Turi, per questa stagione spera soprattutto nei risultati commerciali dell’uva Italia. “La varietà Vittoria - premette - nonostante dal punto di vista gustativo e organolettico fosse di buona se non ottima qualità, ha avuto alcuni problemi sull’aspetto esteriore. Diverse partite di prodotto presentavano forme tonde e non allungate a causa del clima dei mesi scorsi e di una fioritura non buona. La scarsa qualità visiva ha danneggiato oltremodo le vendite, nonostante, ripeto, la qualità intrinseca dei frutti. Le prospettive ad ogni modo per l’uva Italia sono piuttosto incoraggianti. Occorre però che la grande distribuzione (che come canale distributivo per l’azienda pugliese rappresenta il 90% del venduto) riconosca un’adeguata remunerazione con il gusto prezzo per prodotti di qualità superiore. L’autunno in tal senso darà dei segnali importanti”. La Pernice commercializza ogni anno circa 100 mila quintali di uva da tavola, compresa l’apirene, “che quest’anno è stata di buo-

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SCHEDA PRODOTTO contro invece per le caratteristiche organolettiche quali grado brix e colorazione del grappolo il clima le ha favorite nella fase di maturazione accelerando tale processo”. Sulle uve precoci invece l’andamento climatico ha influito ben poco, con un’eccellente produzione. Secondulfo sottolinea inoltre che “le produzioni della nostra azienda si concentrano nel Nord del Barese, che a differenza di altre aree, ha sofferto di più l’andamento del clima per certe varietà e che ha differenziato l’andamento delle diverse produzioni”. Nello specifico le uve apirene rappresentano per Secondulfo “un continuo stimolo per dare un’offerta sempre più ampia ed ogni anno conquistano “terreno”. Sul fronte prezzi secondo l’imprenditore campano le quotazioni non hanno subito grandi variazioni rispetto all’anno scorso. Il 2011 per Secondulfo si era chiuso con 75 mila quintali prodotti, con la varietà Italia a farla da padrone. “Negli ultimi anni tuttavia si sta facendo spazio alla varietà Pizzutella, che grazie alle sue caratteristiche ed al suo gustoso sapore non è più una varietà di nicchia. E su cui stiamo investendo parecchio”. Spostando lo sguardo verso la Sicilia Giuseppe Accetta (a sinistra) non nasconde la propria preoccupazione per l’andamento dei consumi, insoddisfacenti, per i prezzi in discesa e soprattutto per i costi di produzione in deciso aumento. “Tuttavia - precisa Accetta - la qualità del prodotto è buona, il grado brix dell’uva molto alto”. Per l’azienda i volumi commercializzati nel 2012 (ogni anno quasi il 90% dell’uva viene inviato all’estero) dovrebbero mantenersi sui 40 mila quintali, in linea con il 2011, anno in cui vi era stato un calo del 15% rispetto al 2010 per un ridimensionamento della produzione. emanuele.zanini@corriereortofrutticolo.it

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Produzione mondiale trainata dalla Cina Di 16,5 milioni di tonnellate il dato planetario della stagione 2011-2012: cala il raccolto statunitense, mentre Pechino incrementa le superfici per fronteggiare i maggiori consumi. Sorprendente lo sviluppo del Perù

La produzione dell’uva da tavola nel mondo è in crescita, soprattutto grazie alle performances della Cina, che, secondo l’ultimo rapporto dell’Usda, il dipartimento dell’agricoltura statunitense, è stato il Paese che maggiormente ha influito all’aumento del raccolto mondiale, che nel 2011-2012 ha raggiunto i 16,5 milioni di tonnellate. Il Paese della muraglia, tuttavia, non arriva a soddisfare la domanda interna. Lo dimostra il fatto che le importazioni nell’ultimo anno sono aumentate del 40% toccando quota 168 mila tonnellate. Diversa la situazione in altre zone produttive: l’Unione Europea e la Turchia hanno mantenuto più o meno gli stessi quantitativi. In leggero calo il raccolto statunitense, che ha sfiorato le 900 mila tonnellate (897 mila) e quello cileno che però ha ottenuto buone quotazioni con un aumento dei valori in media del 10% rispetto al 2011. In netta diminu-

zione le quantità di uva da tavola prodotte in Argentina, con cali del 25%. Rimanendo nell’emisfero sud da segnalare i risultati sempre più sorprendenti e in crescita per il Perù, che sta investendo moltissimo sull’uva da tavola. Negli ultimi anni nel Paese sudamericano le superfici dedicate alla produzione sono cresciute del 20% arrivando ai 12 mila ettari, con una relativa crescita dei volumi export (la varietà Red Globe rappresenta circa il 60% delle esportazioni totali di uva) prevista nella stagione 2012-2013, che dovrebbero raggiungere le 179 mila tonnellate (+20% su base annua). Gli incrementi delle esportazioni, secondo Juan Carlos Brignardello, amministratore delegato di Viticola Sa, intervenuto al simposio sull’uva da tavola tenutosi lo scorso giugno a Lima, verranno realizzati grazie soprattutto all’invio di importanti quantitativi di prodotto senza semi, con le varietà Fiamma, Sugraone, Crimson e Thompson. S e t t e m b r e

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una quota maggiore di prodotto dovrebbe essere destinata all’industria di trasformazione. Spostandosi in Europa la situazione è ben diversa, a partire dalla Spagna e in particolare dalla provincia di Almeria, dove il ministero spagnolo dell’Agricoltura per quest’anno prevede un aumento del 2% della produzione che dovrebbe superare le 2.500 tonnellate, un’inezia rispetto ai quantitativi prodotti nella stessa Italia. Negli ultimi anni il com-

parto ad Almeria ha subito un’autentica debacle: basti pensare che 30 anni fa nella aree della provincia spagnola. Enti e associazioni stanno cercando di risollevare il settore rilanciando la produzione e commercializzazione di uva apirene, che al momento sembra essere l’unica via di uscita da una crisi che altrimenti appare irreversibile. Da segnalare infine le ottime performances commerciali nel 2012 del Sud Africa, che, secondo il Sati, South African Table Grape Industry quest’anno ha esportato oltre 54 milioni di cartoni, in particolare sfruttando il porto di Città del Capo. Si tratta di un vero e proprio record, almeno dal 1997, anno in cui il settore è stato liberalizzato. Secondo i dati del Sati, le esportazioni sono aumentate del 10% rispetto alla scorsa stagione, quando erano stati spediti poco più di 49 milioni di cartoni. Guardando nello specifico le varietà da segnalare l’export di uve rosse senza semi, passato dai 10,9 milioni di cartoni dello scorso anno ai 13,54 milioni del 2012. Le uve nere apirene hanno registrato un incremento del 40% a 4,4 milioni di cartoni, mentre le bianche senza semi hanno raggiunto un volume di 18,9 milioni di cartoni: +16% rispetto al 2011. Il Nord Europa ha ricevuto il 55% del raccolto di quest'anno, il Regno Unito il 21%, il Far East il 13% e il Medio Oriente il 6%. Il restante 5% è stato ripartito tra mercati più piccoli. (Em.Zan.)

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Secondo il manager di Viticola le esportazioni si dirigeranno principalmente verso i mercati emergenti dell’Asia (tra cui la Cina), con alcuni dei quali il Perù ultimamente ha stretto nuovi accordi commerciali che gli consentiranno di ottenere buone vendite. Ad oggi comunque i Paesi di riferimento come export sono in primis gli Usa, seguiti dai Paesi Bassi, Hong Kong, Russia e Cina, senza dimenticare Regno Unito, Indonesia, Spagna e Colombia. Questo dato acquista ulteriore valore se si considera che, secondo i dati del ministero peruviano dell’Agricoltura, il Paese dell’America Latina nella stagione 20112012 ha ottenuto il record, a valore, di esportazioni di uva da tavola toccando i 328 milioni di dollari, con un aumento del 53% (+47% a volume). Secondo l’Usda la produzione peruviana nel 2013 dovrebbe raggiungere le 325 mila tonnellate, aumentando di ben il 150% rispetto al 2012. Il dato appare davvero incredibile se si pensa che solo nel 2000 la produzione di uva in Perù era pressoché inesistente. Più contenuto l’aumento dell’export per il Cile, che aumenterà del 4% gli invii, toccando le 847 mila tonnellate, secondo i calcoli di iQonsulting. L’uva da tavola rimane tuttavia il prodotto ortofrutticolo più esportato dal Paese sudamericano. Quest'anno la produzione probabilmente si ridurrà a causa della mancanza di precipitazioni registrate nel nord del Paese, mentre

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Melanzane, Spagna e Olanda fanno la voce grossa in Europa. 524 mila tonnellate “made in Italy” Nel 2012 la produzione di melanzane in Italia raggiungerà le 524.702 tonnellate, di cui 65.218 tonnellate coltivate sotto serra. L’ortaggio viene coltivato su 25 mila ettari di superficie lungo lo Stivale: una delle regioni più rappresentative, assieme alla Sicilia, è la Campania, che con 161.715 tonnellate rappresenta il 26% della produzione nazionale. Gli scambi commerciali nazionali di melanzane evidenziano un aumento sia delle importazioni che delle esportazioni: le esportazioni di melanzane hanno toccato le 5.516 tonnellate; le importazioni hanno registrato 11.996 tonnellate. Il maggior produttore mondiale di melanzane, tuttavia, resta la Cina, che riesce a produrre ben 16 milioni di tonnellate, rappresentando circa il 60% della coltivazione mondiale di questo prodotto, seguita dall’India e dalla Turchia con rispettivamente il 30% e il 5% della produzione globale (dati 2009). Per quanto riguarda l’Europa i principali produttori sono la Spagna, l’Olanda, l’Italia stessa e la Grecia. Negli ultimi anni la produzione delle melanzane in molti Paesi Europei è rimasta pressoché stabile. In Olanda e Spagna, invece, la coltivazione dell’ortaggio è aumentata sempre di più, così come le esportazioni, soprattutto verso Germania (principale Paese di importazione di melanzane olandesi), Regno Unito (su cui si sta proiettando in maniera particolare la Spagna) e Paesi scandinavi. L’import ed export delle melanzane ha subito alti e bassi nel corso dell’ultimo decennio: cospicuo è stato l’aumento di esportazione soprattutto per le melanzane pro-

La Cina, con il 60% della quota complessiva, si conferma principale produttore mondiale davanti all’India (30%) e alla più distanziata Turchia (5%). Sicilia e Campania le “roccaforti” della Penisola

dotte in Olanda dal 2001 al 2007, anno in cui questo paese ha avuto un calo di richieste di esportazioni di melanzane, per riprendere invece con buoni risultati già nei primi mesi del 2010. L’inizio del 2011 ha visto un ulteriore aumento delle esportazioni di melanzane, soprattutto grazie alla Spagna, altra grande nazione produttrice di melanzane, che ha registrato un notevole aumento delle esportazioni di questo ortaggio. In aumento anche l’export verso i Paesi d’Oltreoceano, come Stati Uniti e Canada, che stanno gradualmente aumentando la richiesta di questa tipologia di ortaggio. Tornando a dare uno sguardo al mercato interno, in particolare al mercato campano, in occasione dell’ultima festa della Melanzana, tenutasi quest’estate, Rosario Lopa, rappresentante della Consulta Nazionale dell’Agricoltura e già delegato del Presidente della Provincia di Napoli per il

settore Agricoltura, ha affermato come “oggi dobbiamo coinvolgere la melanzana della Provincia di Napoli in un processo di valorizzazione da parte di operatori turistici, agricoltori ed enti istituzionali per promuovere la qualità del prodotto e le sue capacità gastronomiche nella ristorazione del territorio partenopeo”. Tradizionalmente molto diffusa, e strettamente associata alle tipiche ricette in uso presso le famiglie di Napoli e Provincia, la Melanzana Cima di Viola è un ecotipo locale che presenta bacche di forma allungata, con buccia di colore viola scuro, molto lucida”. Questa caratteristica melanzana, oggi fortemente riscoperta, viene prodotta soprattutto nell'agro Acerrano-Nolano e Sarnese-Nocerino. La raccolta si svolge da maggio a tutto dicembre. La melanzana napoletana, simile nell’aspetto esteriore e nelle tecniche di coltivazione alla Cima di Viola, viene invece raccolta da fine settembre a tutto novembre. S e t t e m b r e

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