Modulo 6 3 grafica raster e grafica vettoriale

Page 1

Applicazioni Editoriali Branding e Visual Identity


Grafica vettoriale e Grafica raster

Parlando della grafica specifica per la realizzazione di loghi e di elementi di visual identity è opportuno fare una distinzione tra due tipologie grafiche: La grafica vettoriale e la grafica raster (o bitmap).

Si tratta essenzialmente di due diversi metodi di riproduzione delle immagini digitali.


Le immagini raster Le immagini raster, dette anche immagini pittoriche o immagini bitmap, sono formate da una griglia ortogonale (definibile tecnicamente come “matriceâ€?) di x*y punti su due dimensioni: a ciascuno di questi punti viene associato uno e un solo colore dominante. L'immagine in questo modo viene vista strutturata come una scacchiera, dove ogni unitĂ logica elementare, chiamata pixel (da PICTure ELement), può essere caratterizzata da un colore specifico.


Le dimensioni dei lati dell’immagine sono determinate da due valori: numero dei pixel e lunghezza, normalmente espressa in centimetri o pollici. Un classico esempio di grafica raster (o bitmap) è rappresentato dalle fotografie digitali. La grafica bitmap ha il vantaggio di riuscire a riprodurre fedelmente variazioni cromatiche molto complesse, come ad esempio proprio quelle presenti nelle fotografie. Il principale difetto invece deriva dal suo fattore di risoluzione. Un’immagine raster con una determinata risoluzione, se viene


ingrandita, perderà in qualità e dettaglio, assumendo quel caratteristico aspetto sgranato. Inoltre le immagini raster sono generalmente molto più pesanti, in termini di spazio occupato sulla memoria. Questo è dovuto al fatto che ogni pixel di un’immagine raster è carico di informazioni. Quindi maggiori saranno le dimensioni, la risoluzione e la profondità di colore dell'immagine raster, maggiore sarà il suo peso . Ad esempio un'immagine di un pollice quadrato a 75 dpi e 256 toni di grigio occupa 75x75x8 = 45 Kbyte circa, mentre una immagine di un pollice quadrato a 300 dpi e 16 milioni di colori occupa 300x300x24 = 2 Mbyte circa.


Tuttavia, come vedremo più avanti più avanti, nel corso di questa dispensa, è possibile utilizzare diversi formati di compressione, per diminuire un peso eccessivo delle immagini raster.

Le immagini vettoriali Nella grafica vettoriale, l'immagine è composta da un insieme di primitive geometriche (dette vettori, appunto) che definiscono punti, linee e curve a cui possiamo attribuire colori e sfumature. I principali vantaggi della grafica vettoriale sono la possibilità di esprimere i dati in un formato che occupi meno spazio (con una


riduzione dell'occupazione di RAM e memoria di massa, nonchĂŠ di risorse necessarie in caso di elaborazione tramite apposito software) rispetto all'equivalente raster e soprattutto la possibilitĂ di ingrandire l'immagine senza perdite di risoluzione.

Se volessimo rappresentare una linea trasversale, con la grafica raster verrebbe memorizzata come una sequenza di pixel colorati. Provando ad ingrandire una sezione della linea, potremmo vedere i singoli pixel che la compongono. Se la medesima linea fosse rappresentata in modo vettoriale, sarebbe memorizzata come un'equazione, avente origine in un punto identificato da coordinate iniziali e termine in un


altro punto, definito con precise coordinate finali. Ingrandirne una sezione non produrrebbe distorsioni, poiché la linea sarebbe visualizzata sempre con la massima risoluzione consentita dal monitor. Inoltre, nella grafica vettoriale lo spazio compreso tra le linee è trasparente e, per questo motivo, più immagini vettoriali possono essere sovrapposte. Le immagini raster, al contrario, possono essere totalmente coprenti. I files vettoriali più comuni sono quelli con estensione .ai (di Adobe Illustrator), .crd (di Corel Draw), .dwg (di AutoCAD), .fla (di Adobe Flash).


La risoluzione di un file digitale La risoluzione è un parametro relativo al grado di qualità di un'immagine ed indica la densità dei punti (dot) elementari, che formano l'immagine rapportata ad una dimensione lineare. Si parla, quindi, normalmente, di dot per inch (dpi), ovvero punti per pollice. I dati dell'immagine finale sono composti dalla somma dei dati elementari dei singoli pixel. La risoluzione, quindi, è correlata a quanto sono fitti i punti che visualizzano l'immagine: maggiore è la risoluzione dell'immagine, maggiore è la possibilità di riuscire a distinguere i dettagli che sono presenti in essa.


I pixel contenuti all'interno di una immagine digitale hanno le stesse dimensioni e la loro dimensione è determinata dalla risoluzione alla quale è digitalizzata l'immagine. In parole semplici, se la risoluzione è di 600 dpi, allora ciascun pixel misura 1/600 di pollice. La risoluzione con la quale è stata digitalizzata un'immagine si può modificare anche in seguito con un processo che si chiama interpolazione, ma questo non comporta un miglioramento della qualità dell'immagine stessa; quindi, al momento dell'acquisizione, occorre prestare attenzione ad avere un'immagine con risoluzione sufficiente allo scopo.


La compressione delle immagini Le immagini digitali sono memorizzate su file con vari formati, ciascuno in grado di codificare un determinato numero di colori e dotato di caratteristiche peculiari. Alcuni di questi formati prevedono forme di compressione, cioè di riduzione dei bit dell’immagine in modo da ridurne l’occupazione di memoria. Esistono due tipi di metodi di compressione: senza perdita di informazione (lossless) e con perdita di informazione (lossy).


Con la tecnica lossless si memorizzano pixel vicini identici una volta sola e si ricorda quante volte occorrono nell’immagine. I formati più comuni sono .png, .tga, .tiff e .gif. La compressione lossless indica un algoritmo che conserva integralmente, attraverso le varie fasi di compressione/decompressione, tutte le informazioni del file originario. Con la tecnica lossy non si memorizzano tutti i pixel, ma solo una frazione di essi e vengono poi impiegate funzioni matematiche di interpolazione per ricostruire i pixel mancanti. Il formato più comune è il .jpeg.


Una volta compresso un file con metodo lossy, le informazioni perse non saranno più recuperabili: una sua apertura e una sua ricompressione con metodi lossless o con un metodo lossy a minor compressione non permetteranno di tornare alla qualità iniziale ma anzi, l'ulteriore compressione lossy potrebbe far perdere ulteriori informazioni, aumentando però le dimensioni del file. I formati di immagine compressi più comuni sono .jpeg (Joint Photographic Expert Group), .png (Portable Network Graphies) e .gif (Graphic Interchange Format).


Un logo vettoriale Come abbiamo detto, nella progettazione di un logo per una ditta, un prodotto o un personaggio, è necessario tener conto del fatto che questo dovrà essere utilizzato e visualizzato su canali differenti e molto spesso in varie dimensioni. Pertanto la grafica realizzata per il nostro logo dovrà essere dinamica, proprio per poter essere utilizzata in formati e immagini di qualsiasi dimensione senza perdere qualità o risultare irriconoscibile se ingrandita o rimpicciolita rispetto alle sue dimensioni di visualizzazione standard.


Per ottenere tale dinamicità nella grafica di un logo, di solito si ricorre alla grafica vettoriale che permette di ottenere immagini sempre nitide ed “elastiche” che possono essere ridimensionate e soprattutto ingrandite senza problemi. Attraverso la grafica vettoriale si evitano quei normali effetti di sgrantura che invece si otterrebbero utilizzando delle immagini raster. Come vedremo è possibile trasformare un’immagine raster in un’immagine vettoriale, utilizzando il software Adobe Illustrator (Ai) estremamente utile nella gestione dei loghi in questa tipologia grafica.


FINE LEZIONE


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.