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15 S. Weil, Réflexions, cit., pag

della sophia platonica della Aletheia, ma quella celeste del Verbo divino, che nell‟Amore accoglie la possibilità di essere libera dalla necessità. La prima conseguenza di tale liberazione è l‟emancipazione dell‟amore dal principio di causalità, in quanto amare non è un atto cognitivo, né l‟amato il mezzo per conseguire uno scopo del volere, ma è un valore in sé stesso, in quanto atto, “indipendentemente da ciò che produce e opera”. 752 L‟Amore è una tendenza (intentio, Streben) orientata verso l‟Altro (proximum), che non ha un contenuto assiologico (bonum), razionalmente rappresentabile dalla coscienza oggettivante, 753 il cui scopo è la volontà (voluntas) intenta a dominare i fenomeni (cupiditas), ma un valore soteriologico, di liberazione (dilectio) della persona dalla volontà di dominio (concupiscentia) della condizione dell‟uomo naturale. Nella dilectio proximi, “l‟altro, il prossimo, perde il significato che risiede nella sua esistenza mondana concreta” per definirsi soltanto come “creatura di Dio e il suo incontro avviene con l‟uomo definito a partire dall‟amore divino come a Deo creatus”.754 L‟Altro amato viene nell‟amore spogliato della sua fisionomia culturale, cioè delle sue differenze individuali, per assumere un valore significativo in sé, cioè legato alla sua stessa esistenza, che costituisce propriamente il contenuto dell‟Amore. Amare l‟esistenza dell‟Altro equivale ad accoglierne il suo valore creaturale. In tal senso, l‟amore verso la creatura comporta anche nel contempo l‟amore che la eguaglia a Sè (aequalis sibi) e a Dio stesso (similiorem esse Deo).755 La sua caratteristica è di essere, secondo la definizione di Scheler, un “atteggiamento emozionale immediato e originario” privo di “valutazione di valore”, 756 che “spezza e dissolve ogni norma della vita naturale spontanea”.757 Nondimeno, l‟Amore, per il suo valore liberatorio della condizione umana naturale, deve essere posto in relazione all‟odio nei termini, non già di una mera opposizione, di una radicale differenza teleologica, poiché, se l‟Amore tende a liberare l‟uomo,

752 M. Scheler, Das Ressentiment im Aufbau der Moralen (1912), tr. it., Milano, 1975, pagg. 81, 89. 753 Ved. a riguardo M. Scheler, Der Formalismus in der Ethik und die materiale Wertethik (1916), tr. it., Milano, 2013, pag. 101. Da ora FEW. 754 H. Arendt, LbA, pag. 115. 755 Ivi, pag. 96. 756 M. Scheler, WFS, pag. 156. 757 M. Scheler, Das Ressentiment, cit., pag. 78. 314

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l‟odio viceversa tende a costringerlo entro la sua dimensione naturale di necessità destinato alla Morte, la quale invece viene esclusa dall‟orizzonte di coscienza amoroso (beatitudo). Questa destinazione alla finitezza è nell‟uomo legata strettamente alla sua condizione sociale, entro la quale l‟atteggiamento benevolo verso l‟Altro indeterminato si determina come “altruismo”, che però non ha niente a vedere con l‟atteggiamento desocializzante dello Amore cristiano, che trova il suo valor d‟essere “all‟interno di un mondo essenzialmente aldilà della vita e dei suoi destini possibili”.758 Questa epoché della vita biologica e sociale indica, come giustamente notato da Scheler, non già una “opposizione al mondo”, ma una indipendenza dai suoi valori, la quale comporta un superamento del “vecchio rapporto contrattuale tra Dio e l‟uomo, radice di ogni legalità”, e una considerazione non circoscritta alle opere, ma estesa a “tutte le esperienze del Suo agire”, che le opere “appena manifestano”. 759 Vi è dunque un valore ultroneo a quello razionalmente oggettivabile dai riscontri sensibili, che nell‟Amore coinvolge il rapporto tra le coscienze in direzione di un appello comune alla mediazione della  divina creativa d‟amore. Il rapporto d‟amore, proprio in quanto “creativo”, non può stabilirsi entro delle forme pre-costituite e astratte di legalità, ma si sviluppa secondo modalità del tutto spontanee e relative all‟esperienza degli amanti, ossia ai loro relativi vissuti e, nel contempo, al grado di emancipazione da essi che la relazione amorosa riesce a rivelare in rapporto al mystero che avvolge l‟esistenza spirituale di ogni uomo. Sia il carattere storico che il carattere trascendente dell‟Amore, lo pongono in un piano di realtà non socializzabile, perché originario e pre-sociale, in cui la relazione con l‟Altro è liberata dalla caduta adamitica, e superata la Mancanza antropica originale in una condizione edenica del tutto priva del carattere polemico proprio al rapporto naturale, che è conflittuale in quanto privo di quella mediazione d‟amore delle creature col Creatore che la relazione amorosa va invece a ristabilire. Una mediazione che con la Incarnazione si fa da mistica esistenziale anch‟essa come il vissuto di ognuno, che si può cogliere intuitivamente in interiore, e quindi rivelata da segni esterni che ne confermano la presenza. La priorità interna fa dell‟amore una condizione originaria, anteriore alla decisione per l‟Essere, che il giudizio razionale

758 Ivi, pagg. 88-89 e 85 n.; WFS, pag. 157. 759 M. Scheler, Das Ressentiment, pagg. 88 n. e 90. 315

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