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PRIVACY
Telecamere sul luogo di lavoro e illeciti penali dei dipendenti
Sul tema la Suprema Corte di Cassazione, in via generale, si è espressa in termini positivi, ritenendo prevalente l’interesse pubblico alla prevenzione e accertamento dei reati rispetto alla riservatezza dei lavoratori
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Piera Di Stefano Avvocato del Web® T.R.ON® - Tutela della Reputazione ONline
L’art. 4 dello Statuto dei lavoratori (L. 300/1970), così come modificato nel 2015 dal c.d. Jobs Act (D.Lgs. 151/2015, integrato dal D.Lgs. 185/2016), disciplina la materia dei controlli a distanza dei lavoratori da parte del datore di lavoro. La norma, diversamente dalla formulazione originaria che prevedeva un divieto assoluto di utilizzo di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori, attualmente stabilisce, al comma 1, che l’impiego di tali impianti ed apparecchiature dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dei lavoratori è legittimo esclusivamente per precise finalità, quali esigenze organizzative e produttive, sicurezza del lavoro e tutela del patrimonio aziendale, e solo in presenza di un previo accordo collettivo con le RSA o le RSU, oppure con le associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale in caso di imprese con unità produttive ubicate in diverse province della stessa regione o in più regioni. Qualora tale accordo manchi, gli impianti e gli strumenti in questione possono essere installati previa autorizzazione dell’Ispettorato del lavoro (INL). La norma, al comma 2, prevede che non è necessario l’accordo con le rappresentanze sindacali o l’autorizzazione dell’INL in presenza di strumenti in uso al lavoratore per rendere la prestazione lavorativa e di strumenti di registrazione degli accessi e delle presenze. Essa consente, infine, l’utilizzo delle informazioni raccolte ai sensi dei citati commi 1 e 2 a tutti i fini connessi al rapporto di lavoro, purchè i lavoratori siano adeguatamente informati circa le modalità d’uso degli strumenti e di effettuazione dei controlli e nel rispetto di quanto disposto dal Codice privacy (D.Lgs. 196/2003, così come modif. dal D.Lgs. 101/2018), atteso che la raccolta, la registrazione ed, in generale, l’utilizzo di immagini costituisce un trattamento di dati personali. Ai sensi dell’art. 171 del Codice Privacy, il datore di lavoro che violi l’art. 4 dello Stat. Lav. risponde del reato di cui all’art. 38 del medesimo Statuto, punito con l'ammenda da Euro 154 ad Euro 1.549 o con l'arresto da 15 giorni ad un anno. Nei casi più gravi, le pene dell'arresto e dell'ammenda sono applicate congiuntamente, ordinandosi la pubblicazione della sentenza penale di condanna nel sito internet del Ministero della Giustizia (art. 36 c.p.). Quando, infine, per le condizioni economiche del reo, l'ammenda, anche se applicata nel massimo, può
presumersi inefficace, il giudice ha facoltà di aumentarla fino al quintuplo. Ciò chiarito, sul tema specifico dell’utilizzabilità come prova del reato dei risultati di videoriprese svolte dal datore sul luogo di lavoro per cogliere eventuali illeciti penali ivi commessi dai propri dipendenti (cd. controlli a scopi difensivi), la Suprema Corte di Cassazione, in via generale, si è espressa in termini positivi, ritenendo prevalente l’interesse pubblico alla prevenzione ed accertamento dei reati rispetto alla riservatezza dei dipendenti. Nei casi in cui, pertanto, il datore di lavoro abbia installato telecamere all'interno dei luoghi di lavoro per esercitare un controllo a beneficio del patrimonio aziendale messo a rischio da possibili comportamenti infedeli dei lavoratori, i risultati delle videoriprese sono utilizzabili nel processo penale, “(…) in quanto le norme dello Statuto dei lavoratori poste a presidio della loro riservatezza non fanno divieto dei cosiddetti controlli difensivi del patrimonio aziendale e non giustificano pertanto l'esistenza di un divieto probatorio (…)” (Cass. pen., Sez. II, 30.1.2018, n. 4367; Sez. V, 17.3.2016, n. 11419; Sez. II, 22.1.2015, n. 2890). La giurisprudenza di legittimità in sede penale più recente, richiamando, tra gli altri, il principio ribadito da quella in sede civile (Cass. Civ. Sez. Lav., 2.5.2017, n. 10636) secondo cui “l’interpretazione dell’art. 4 Stat. Lav. va ispirata ad un equo e ragionevole bilanciamento fra le disposizioni costituzionali che garantiscono il diritto alla dignità e libertà del lavoratore nell'esercizio delle sue prestazioni oltre al diritto del cittadino al rispetto della propria persona (artt. 1, 3, 35 e 38 Cost.), ed il libero esercizio delle attività imprenditoriale (art.41 Cost.)”, ha, altresì, precisato che il datore di lavoro non è penalmente responsabile quando l'impianto audiovisivo o di controllo a distanza, sebbene installato sul luogo di lavoro in difetto di accordo con le rappresentanze sindacali legittimate, o di autorizzazione dell'Ispettorato del Lavoro, sia strettamente funzionale alla tutela del patrimonio aziendale, sempre, però, che il suo utilizzo non implichi un significativo controllo sull'ordinario svolgimento dell'attività lavorativa dei dipendenti, o debba restare necessariamente "riservato" per consentire l'accertamento di gravi condotte illecite degli stessi (Cass. Pen., Sez. III, 27.1.2021, n. 3255). Secondo gli Ermellini, il divieto di cui all’art. 4 Stat. Lav. opera nel caso in cui l’utilizzo delle apparecchiature riguardi (direttamente o indirettamente) l’attività lavorativa, non quando il controllo a distanza così effettuato sia diretto ad accertare condotte illecite dei lavoratori. Sul punto, vi è chi autorevolmente ed opportunamente evidenziato che i controlli a scopi difensivi non sono espressamente previsti dal Legislatore, ma rappresentano una categoria creata dalla giurisprudenza e che la citata disposizione si riferisce testualmente non all’attività lavorativa, ma all’«attività dei lavoratori», per cui il divieto da essa contemplato varrebbe per tutti i comportamenti dei lavoratori in azienda (Dossi G., Controlli a distanza e legalità della prova: tra esigenze difensive del datore di lavoro e tutela della dignità del lavoratore, in DRI, 2010). La recente giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, peraltro, ha ammesso la cd. videosorveglianza occulta, ovvero l’installazione di telecamere nascoste senza informare i dipendenti, purchè ciò avvenga sempre nel rispetto del principio della proporzionalità e non eccedenza della misura, a fronte di “gravi illeciti”, solo nei casi in cui essa rappresenti un’extrema ratio, non essendo possibile ricorrere a mezzi alternativi, e con modalità spazio-temporali tali da limitare al massimo l’incidenza del controllo sul lavoratore, non potendo essere intesa quale prassi ordinaria (CEDU, 17.10.2019, López Ribalda e altri contro Spagna - ricorsi 1874/13 e 8567/13). Compito essenziale del giudice adito, in sede penale o civile, sarà allora accertare, caso per caso, se l’istallazione dei sistemi di videosorveglianza sui luoghi di lavoro sia strettamente funzionale alla tutela del patrimonio aziendale e, in caso di riscontro positivo, se l’utilizzo di tali impianti abbia comportato un controllo non occasionale sull’ordinario svolgimento dell’attività lavorativa dei dipendenti, oppure sia da considerare necessariamente “riservato” (rectius, occulto) per consentire l’accertamento di gravi condotte illecite da parte dei dipendenti medesimi.
Innovazione, transizioni e tecnologie
Una nuova rubrica a beneficio della crescita delle imprese
Alex Giordano docente di Marketing e Trasformazione Digitale - Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università Federico II di Napoli direttore scientifico del programma di ricerca/azione Societing 4.0
Con questo primo articolo si inaugura Societing 4.0, una rubrica che intende parlare con le imprese del territorio di innovazione, transizioni e tecnologie attraverso riflessioni relative all’applicazione del Piano Transizione 4.0 ma anche raccontando le storie degli imprenditori e presentando possibili soluzioni per rendere l’azienda più produttiva, per ampliare i mercati, per comprendere meglio i clienti reali e potenziali e tanto altro. Societing 4.0 è un’idea di sviluppo, un nuovo paradigma che considera insieme l’innovazione sociale e l’innovazione tecnologica all’interno di un modello mediterraneo di innovazione che analizza, sperimenta e supporta attività di ricerca, progetti e servizi, immaginando che tutte le tecnologie evolute possano servire contesti come quello italiano - fatto da miriadi di imprese - con l’idea di piegare le tecnologie al benessere della società producendo un effetto positivo (e migliorativo) per le persone e le comunità.Dalle pagine di questa rubrica vogliamo aprire un dialogo con voi e condividere un percorso che ci riguarda tutti. Il piano Next Generation EU ha stabilito la compresenza della digitalizzazione e della green economy come occasioni per costruire una ripresa economica post-Covid 19 equa e sostenibile. Su questo il Presidente del Consiglio Draghi, riferendosi al sistema delle imprese, ha detto: «bisogna estendere alle PMI e rendere facilmente fruibile il piano nazionale della Transizione 4.0, per favorire e accompagnare le imprese nel processo di transizione tecnologica e di sostenibilità ambientale». Il Presidente ha indicato anche gli strumenti sui quali farà leva la politica nazionale per accompagnare e coordinare la transizione digitale e quella ecologica delle imprese: accesso al capitale; internazionalizzazione; investimenti per rafforzare la manifattura e renderla competitiva; potenziamento del credito di imposta; ricerca e sviluppo nel Mezzogiorno, cui si aggiungono tutela del Made in Italy e concorrenza ad armi pari. Ma se il traguardo cui tendere è quello di una transizione al green e al digitale, è lecito domandarsi a che punto si trovano le imprese italiane. Secondo un’indagine svolta da Unioncamere alla fine dello scorso anno - su un campione statisticamente rappresentativo di 3.000 imprese manifatturiere 5/499 addetti - solo il 6% delle imprese è arrivato al traguardo o si trova verso la fine del percorso, avendo investito nel 2020 sia in eco-innovazione sia in digitalizzazione, prendendo per quest’ultima come riferimento l’adozione di Industry 4.0. Quasi i due terzi delle imprese (62%), sembra ancora ai blocchi di partenza senza peraltro avere intenzione di investire né in
sostenibilità ambientale, né in hanno mostrato una grande hanno coinvolto più imprese di digitalizzazione ed esiste poi una attitudine all’innovazione e uno stesso contesto territoriapiccola percentuale di imprese venire a contatto con interes- le, come il caso che ha visto 8 (6%) che non ha ancora investito santi esperienze che mostrano imprese del Cilento realizzare nella duplice transizione ma che come i passaggi generazionali un progetto sul turismo creando ha messo in programma di inve- all’interno di imprese storiche una piattaforma di destinazione stire nel green e/o nel digitale. abbiano portato una ventata di che, attraverso l’utilizzo dei big Questi processi di cambiamento novità, specie sulle scelte d’uso data, intende attrarre potenziali non avvengo, infatti, con la sola relative alle tecnologie, grazie al visitatori. presenza di vantaggi fiscali e DNA più giovane dei figli. Sono Questo progetto è stato risorse destinate, né si attivano proprio i giovani con competenze selezionato da una short list di con attività di tipo solo infor- innovative che mostrano mag- 200 progetti (su oltre 10.000 mativo ma necessitano di un giore attitudine a sperimentare progetti realizzati in tutta Italia differente sistema di sup- utilizzando i voucher per porto, soprattutto in con- la digitalizzazione 4.0) e testi come quelli in cui si trovano moltissime MPMI «Nel prossimo articolo premiato tra i Top of the PID come unico progetto che non possono giovarsi parleremo di retrofitting. del Sud Italia. di uno sviluppo tecno- Se avete delle storie La Camera di Commercio logico favorito dall’in- interessanti o esperienze di Salerno e l’Università di terazione con imprese grandi e realtà produttive che avete condotto Napoli Federico II anche per il prossimo triennio strutturate, che per loro nella vostra impresa stanno collaborando alla stesse esigenze, generano e che volete raccontare da realizzazione di un proprocessi multi-settore e cross industriali o forme queste pagine, contattateci!» gramma di supporto alle imprese (in continuità di spill over del sapere. con le azioni già avviate Servono, quindi, altre dal PIDMed) e di accompiattaforme territoriali che cambiamenti anche all’interno pagnamento a nuove conoscenze creino sistemi vantaggiosi per le di aziende tradizionali come per attraverso un fitto programma di imprese e le comunità. esempio quelle agricole. alfabetizzazione tecnologica e di A Salerno negli ultimi tre anni le PIDMed ha accompagnato le im- formazione. attività realizzate dalla Camera prese a identificare le problema- Questa è l’occasione per lanciare di Commercio con il PIDMed tiche interne che condizionano a tutti voi che ci state leggendo (Punto Impresa Digitale) hanno processi di trasformazione utili non uno, ma due inviti: il primo è consentito di coinvolgere cen- al miglioramento del business quello di prendere parte attiva a tinaia di imprese nelle diverse e le ha guidate nella verifica tutte le iniziative che stanno per attività formative, informative di ipotesi di applicazione delle partire (per rimanere aggiornati e di mentoring realizzate in tecnologie 4.0 come sistemi di www.pidmed.it). Il secondo è di collaborazione con l’Università risoluzione di tali problematiche raccontarci le vostre soluzioni Federico II capofila, con l’Uni- anche attraverso tecnologie open innovative. versità di Salerno e altri atenei e soluzioni di retrofitting, che con- Attenzione: nel prossimo articolo meridionali, e il Competence siste nell’ammodernare impianti, parleremo proprio di retrofitting center Meditech. macchinari e stabilimenti già quindi, se avete delle storie inteNel corso delle visite presso le esistenti con l’aggiunta di sensori ressanti o esperienze che avete aziende realizzate dallo staff e “cervelli” in ottica 4.0. È stato condotto nella vostra impresa e di PIDMed è stato possibile interessante, inoltre, supporta- che volete raccontare da queste conoscere diverse realtà che re processi di innovazione che pagine, contattateci!
Due diligence e bonus fiscali: strumenti e opportunità per migliorare la redditività degli immobili
Angelo Rago direttore ingegneria e program manager RE AD Srl
Che si parli di un bene strumentale per l’impresa o di una proprietà personale, gli immobili sono sempre un investimento rilevante sia in termini strettamente economici, sia sul piano esistenziale. Costituiscono una porzione considerevole degli impieghi di risparmio delle famiglie così come degli attivi patrimoniali delle imprese. Altrettanto evidenti sono i costi, in termini energetici e gestionali, per chi è proprietario di edifici inefficienti. Alla riqualificazione edilizia non sono legati solamente i temi dell’efficientamento dei consumi ma anche l’impatto in termini di valore aggiunto e di ritorno a livello economico dell’investimento per una maggiore appetibilità sul mercato dell’immobile ristrutturato o per il mantenimento del suo valore nel tempo. C’è inoltre un aspetto ancora più critico legato alla condizione del patrimonio immobiliare italiano che è tutt’altro che rassicurante per chi desidera affrontare una compravendita. Secondo i dati Istat, l’abusivismo edilizio in Italia ha raggiunto la cifra del 19%, con numeri allarmanti in Campania in cui raggiunge la percentuale del 50%: praticamente un immobile su due ha gravi irregolarità. Lo strumento imprescindibile per mitigare i rischi insiti nell’attività di investimento in campo immobiliare e, in particolare, per affrontare una compravendita è la due diligence tecnica per accertarsi che il bene sia in regola con i titoli abilitativi con i quali è stato costruito o ristrutturato (permessi, licenze, concessioni, ecc.). Si è propensi a pensare che, poiché l’atto di trasferimento della proprietà immobiliare è stipulato da un notaio, siano verificati anche gli aspetti urbanistici e di regolarità. Purtroppo il notaio non può fare altro che limitarsi a citare gli estremi del titolo urbanistico attraverso le dichiarazioni rese dalle due parti coinvolte nella compravendita, in quanto gli accertamenti tecnici non rientrano nel perimetro delle sue competenze professionali. Il venditore potrebbe anche dichiarare il falso in buona fede. Gli atti di trasferimento relativi ad immobili difformi da quelli descritti nel titolo urbanistico sono validi a condizione che gli estremi del titolo menzionato nello stesso atto siano reali (non mendaci) e riferibili a quell’immobile, mentre è irrilevante e non costituisce motivo di nullità la conformità o difformità dell'immobile rispetto al titolo menzionato. Lo stabilisce la sentenza n. 8230 del 22 marzo 2019 delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione. Le competenze professionali per gli opportuni accertamenti tra lo stato dei luoghi e i titoli edilizi sono in capo ai Tecnici abilitati. In questo scenario è opportuno affrontare l’iter della compravendita con una cassetta degli attrezzi adatta a gestire i possibili
rischi: la due diligence per l’accertamento della regolarità del bene è il primo passo per evitare brutte sorprese e danni economici. Scoprire, a compravendita ormai avvenuta, che sull’immobile sono presenti criticità edili e urbanistiche che non consentono di dare avvio alle attività di ristrutturazione dell’immobile nei tempi sperati, non solo crea un problema all’acquirente che vede sfumare i termini per approfittare degli incentivi ma porta all’insorgere di contenziosi onerosi. Occorre infatti ricordare che una delle leve più significative per la valorizzazione degli edifici è la fiscalità ma per accedere a qualsiasi bonus fiscale, come indicato all’art. 49 del Testo Unico dell’Edilizia (DPR 380/2001), è necessario che non vi siano abusi sugli immobili. In caso contrario, è necessario prima regolarizzare le non conformità al fine di accedere alla detrazione fiscale, con il conseguente pagamento di sanzioni, oneri tecnici, costi di ripristino e con il rischio di perdere il beneficio a causa dei ritardi nella realizzazione degli interventi. La verifica dello stato legittimo dell’immobile, che si evince dal raffronto tra lo stato dei luoghi e il titolo edilizio dell’immobile, è dunque un requisito fondamentale per beneficiare delle detrazioni fiscali. Sebbene questa attività possa sembrare di rapida esecuzione, spesso è resa estremamente complessa dalle inefficienze della Pubblica Amministrazione. In molto casi i proprietari non hanno la disponibilità dei titoli edilizi e le istanze di accesso agli atti presso gli archivi storici dei Comuni hanno dei tempi di lavorazione che superano i 30 giorni, anche a causa della mancata digitalizzazione degli archivi della Pubblica Amministrazione. Purtroppo, anche la possibilità di ottenere riscontri positivi spesso non è garantita e ne consegue un grave rallentamento di tutte le attività di riqualificazione edilizia. Ma c’è anche una nota positiva: per facilitare l’accesso ai bonus, in aiuto ad eventuali riordini urbanistici da effettuare preliminarmente, è stata emanata la Legge 120/20 il cui art. 10 riguarda le “Semplificazioni e altre misure in materia edilizia”. La Legge di Bilancio 2021 conferma un ricchissimo panorama di bonus e superbonus che vanno da una detrazione del 50% al 110%. Nello specifico, gli sconti riguardano: la riqualificazione energetica; le misure antisismiche; il restauro delle facciate degli edifici; la ristrutturazione edilizia e il bonus mobili. Nella Risoluzione n. 34/E/2020, l’Agenzia delle Entrate ha ammesso la possibilità di detrarre con Ecobonus e Sismabonus anche le spese per interventi eseguiti da titolari di reddito di impresa su immobili diversi da quelli strumentali. Con questi incentivi il legislatore intende rimuovere uno dei principali freni agli investimenti nella riqualificazione edilizia costituito da un ritorno economico di medio-lungo periodo a fronte di un forte investimento iniziale. Riducendo i costi di avvio delle opere, gli interventi di riqualificazione sono certamente più accessibili dal punto di vista finanziario anche grazie alle misure di recupero immediato, come l'opzione che permette di beneficiare del contributo anticipato sotto forma di sconto dai fornitori o della cessione del credito corrispondente alla detrazione. Ma i requisiti di applicabilità e i criteri progettuali, in particolare per il Superbonus (secondo i decreti attuativi del MISE e le risoluzioni dell’Agenzia delle Entrate), sono stringenti e c’è il rischio che molti progetti non vadano a buon fine, pena la restituzione di cifre importanti qualora gli interventi siano programmati senza aver compiuto tutte le necessarie verifiche e le opportune analisi preliminari. Occorre quindi affrontare tutte le fasi con la giusta competenza e gli strumenti adatti per evitare di cadere nelle trappole della confusione generata da un iter che si configura complesso e estremante articolato.
Turismo archeologico e giovani, una ricerca per interpretare i nuovi trend
I risultati saranno presentati in occasione della XXIII edizione della BMTA prevista per il prossimo autunno. Un ruolo predominante all’interno del questionario è svolto dai social media di Raffaella Venerando
Conoscere per capire e riorientare. In attesa che l’emergenza sanitaria possa dirsi superata e che il turismo ritorni ad essere protagonista indiscusso del Pil italiano, gli Atenei di Salerno (capofila), Milano Bicocca e Londra Middlesex - in collaborazione con la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, diretta da Ugo Picarelli - hanno messo a punto il progetto di ricerca “Turismo Archeologico e Giovani - insight e policy per un New Normal”, i cui risultati saranno presentati in occasione della XXIII edizione della BMTA prevista per il prossimo autunno. Focus dell’indagine - che ha come target i giovani Millenial e della Generazione Z non solo italiani- desiderata e nuove richieste di fruizione dei siti archeologici. Un ruolo predominante all’interno del questionario è svolto dai social media, partendo dall’intuizione, ormai dato di fatto, che tali strumenti possono rivelarsi una straordinaria cassa di risonanza emozionale se ben utilizzati. La ricerca nasce sotto la direzione della professoressa Maria Teresa Cuomo del Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche dell’Università degli Studi di Salerno. A lei il compito di stabilire scientificamente lungo quali direttrici potrà muoversi il turismo archeologico di domani.
Professoressa, un questionario per indagare su quali direttrici va costruita l’offerta del patrimonio artistico-culturale nazionale. Come è organizzato, a chi è indirizzato e quali obiettivi si pone?
Il progetto di ricerca promosso dal turismo archeologico. Al momento la parte relativa al campione di controllo - giovani competenti che hanno una formazione in linea con il campo indagato - è chiusa. All’indagine generale hanno risposto più di 600 giovani, ma l’obiettivo è di raggiungerne almeno un migliaio. Nel corso della strutturazione del questionario, abbiamo tenuto conto di alcuni aspetti fondativi delle nuove preferenze, privilegiando soprattutto la componente emotiva, il livello di identificazione del visitatore, chiedendoci e chiedendo quali fossero le aspettative future, le ragioni che possono spingere a raccomandare l’esperienza fatta e quelle che invece possono indurre lo stesso visitatore a reiterarla. L’assunto di base è che i social media possono divenire strategici alleati emozionali nel preparare il terreno a un “new deal” del turismo archeologico. È un’occasione da non lasciarsi sfuggire anche per mettere a punto una rinnovata comunicazione del patrimonio del territorio, valorizzando esperienze di “fisicità aumentata” in grado di affascinare i nuovi target. I risultati non sono ancora disponibili perché verranno resi noti nel corso della edizione della BMTA calendarizzata per il prossimo autunno, ma quello che è già possibile svelare è che si consolida la tendenza di un turismo di prossimità anche in ragione dell’aspetto rassicurante, in termini di sicurezza personale, che un luogo geograficamente vicino assume. A questo link https://bit. ly/3kBKSrq è possibile compilare il questionario.
Macref - Laboratorio di Management dell’Ateneo salernitano, si arricchisce del contributo scientifico del Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del Territorio dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca e del Dipartimento di Marketing della Middlesex University di Londra. Teso a indagare e interpretare i nuovi comportamenti e le
preferenze alternative cui la società ha dovuto uniformarsi per fronteggiare la pandemia, dimostra - dati alla mano per supportare il modello di ricerca - che coniugare business, cultura e patrimonio non solo è possibile, ma necessario, e che utili alleati risultano essere i social media e le connessioni virtuali da essi generate. Target dello studio i fruitori di domani dell’offerta culturale, ovvero Millennial e Generazione Z, intercettati grazie a una caratterizzazione sull’aspetto generazionale.La ricerca consentirà di definire strategie e attività più puntuali a supporto del rilancio del
Maria Teresa Cuomo Professore di Economia d'impresa Dipartimento di Scienze economiche e statistiche Università degli Studi di Salerno
Nicola Santini esperto di galateo, costume e società
Non chiamateci eroi, siamo solo persone educate
AAl di là delle regole, scegliamo il buon senso come guida. Domenica in zona gialla? Perché andare di corsa verso la strada più affollata della città in cui viviamo? Perché affannarsi alla caccia del cappuccino nel bar in cui tutti vanno? Differenziarsi salva le aziende, è un antidoto contro la noia e ci fa sentire in vacanza anche quando siamo sempre nello stesso posto
Al primo, e speriamo ultimo compleanno della pandemia, il gioco di tirare le somme è ormai sport nazionale. Per un po' ci siamo fatti forza con il tormentone che andrà tutto bene e tutto bene non è andato. Un'altra cordata che sosteneva che questo momento così brutto - ormai un momento da troppo tempo - ci avrebbe rese persone migliori, ha dovuto presto cambiare idea.Quando più di vent'anni fa ho deciso che il galateo sarebbe stato il mio mestiere, ho capito che in qualche modo sarebbe stata l'ultima frontiera della trasgressione. E non ho mai cambiato idea. Potrà sembrare strano ma oggi più che mai, la conferma che una persona educata viene presa quasi come eccentrica trova riscontro in tutti gli ambiti, in modo particolare quando di mezzo non c'è soltanto l'educazione, ma anche e soprattutto il buon senso. Buon senso che spesso ho scomodato, anteponendolo a volte anche alla rigidità dell'etichetta, per rendere contemporaneo il concetto di bon-ton.Le regole, quelle che leggiamo, significano sopravvivenza, ma non bastano. Perché vengono dall'alto, perché spesso non hanno né una logica, né una spiegazione, sono così e basta. E se non c'è la paura di una multa, è tanto facile fregarsene. Mentre ce ne freghiamo, però la gente muore. E le aziende chiudono. C'è da fare qualcosa, quindi che va al di là delle regole e che riguarda la responsabilità individuale. Spesso un pretesto per non rispettare le regole è perché banalmente nessuno le rispetta. Vale quando tutti dicono buon appetito a tavola, ingenuamente, così come quando si mangia la pizza con le mani, cosa che si può fare a volte ma magari non sempre. Vale purtroppo anche quando ci dicono che possiamo uscire, e lo facciamo senza pensare che se usciamo tutti frequentando la stessa strada, lo stesso bar, la stessa passeggiata, prima o poi ci troveremo di nuovo tutti chiusi in casa. E stare chiusi in casa non ci ha reso persone migliori. Una volta tanto, quindi, trasgrediamo le regole per essere persone migliori. Non solo sulla carta. Domenica in zona gialla? Perché andare di corsa verso la strada più affollata della città o del paese in cui viviamo? Perché affannarsi alla caccia del cappuccino nel bar in cui tutti vanno? Senza pretendere di diventare una persona migliore, ho voluto capire partendo da me stesso come potevo interpretare nel miglior modo l'opportunità data da questo periodo così beffardo in cui anche un abbraccio in famiglia può diventare la miccia per una strage. Ho scoperto angoli della mia stessa città che prima ignoravo o peggio ancora snobbavo, strade che non godono della luce della ribalta ma di una luce più tenue che merita di essere sottratta all'ombra, il sorriso di alcuni baristi che ti fanno il cappuccino con il cuore anche se meno glamour di certi locali à la page. E ho scoperto quanto siamo limitati e condizionati al punto da pensare che non ci sia scelta se non quella che fanno tutti. Differenziarsi salva le aziende, l'autostima, è un antidoto contro la noia e ci fa sentire in vacanza anche quando siamo nella stessa città.Le regole possono essere riscritte da noi stessi in qualsiasi momento, basta avere buon senso. Un punto di partenza per essere persone migliori, anche a partire da adesso.
Antonino Di Pietro direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis www.antoninodipietro.it | www.istitutodermoclinico.com
Forfora, un nemico visibile
TTipologie, cause e rimedi come lo sono, per esempio, il diabete e l’ipercolesterolemia. per contrastare questo disturbo della cute che interessa il 40% Quali accorgimenti è meglio adottare per prevenire la formazione della forfora? Preferire sempre prodotti non aggressivi, come gli shampoo della popolazione e le lozioni a base di Alukina, una miscela di sostanze naturali che svolgono un’azione antinfiammatoria, antisettica, lenitiva e stimolante per il ricambio cellulare. In particolare La forfora è un disturbo che crea molto imbarazzo nel rapporto con gli altri e che coinvolge moltissime persone. Infatti ne soffre almeno il quaranta per cento della l’Alukina contiene allume di rocca, che agisce da antisettico naturale, acido glicirretico, che riduce l’irritazione intervenendo sui capillari del cuoio capelluto, e vitamina A, che agisce popolazione in età superiore a diciotto anni. sul ricambio cellulare. É meglio osservare alcune precauzioni Cosa provoca la forfora? durante il lavaggio dei capelli. Per esempio il cuoio capelluto Le cause dipendono dal tipo di forfora. Ne esistono due: non va strofinato con forza eccessiva ma la testa va lavata quella secca, accompagnata da un prurito che spinge a con movimenti delicati, usando i polpastrelli delle dita e non grattarsi, e quella grassa. La forfora secca è quasi sempre le unghie. Evitare di usare il phon molto caldo e troppo vicino dovuta a un’intolleranza verso i prodotti utilizzati per l’igiene alla testa perché, oltre a sfibrare i capelli, tende a seccare la dei capelli, in particolare shampoo troppo aggressivi oppure pelle e a stimolare la produzione di sebo. Limitare anche le gel e lacche, che possono contenere alcune sostanze che tinte e le decolorazioni perché irritano il cuoio capelluto e sceirritano la pelle del cuoio capelluto e la disidratano, dando gliere sempre prodotti di qualità. È un errore anche indossare origine alle tipiche e antiestetiche squame asciutte e leggere foulard o cappelli nel tentativo di non mostrare la forfora o di che si depongono, come la neve, sugli abiti. Queste squame evitare che cada sui vestiti perché questo impedisce la corretnon sono altro che una forma di difesa del cuoio capelluto. ta traspirazione del cuoio capelluto e peggiora il problema. Che cosa, invece, può causare la forfora grassa? A lungo andare la forfora può provocare la caduta dei capelli? In quasi tutti i casi è dovuta alla dermatite seborroica, una Non vi è alcun collegamento tra la comparsa della forfora e la condizione nella quale si verifica uno squilibrio di sebo, la caduta dei capelli. A volte i due disturbi si possono presentare sostanza grassa che riveste e protegge la pelle e il cuoio contemporaneamente. In questo caso si tratta di solito di capelluto, prodotta in modo eccessivo. Questo provoca forfora cosiddetta grassa, collegata a una eccessiva stimolaun’accelerazione nel ricambio delle cellule dello strato più zione sebacea e ai capelli grassi. superficiale della pelle che, staccandosi in grande quantità, Esistono rimedi naturali? diventano visibili dando origine alle squame di forfora che Per alleviare l’irritazione che la forfora provoca e per rallentare in questo caso appaiono però untuose e pesanti. Possono il ricambio cellulare che favorisce la formazione delle scaglie, esserci fattori predisponenti come lo stress emotivo, l’inqui- può essere utile massaggiare il cuoio capelluto con una namento, i disturbi gastrointestinali come la stitichezza o la lozione a base di timo o di Alukina, sia la mattina sia la sera, cattiva digestione oltre alle malattie cosiddette metaboliche per un mese circa.
Giuseppe Fatati Presidente Italian Obesity Network
Palestre della salute: mito o realtà? Prima parte
IIl punto sull’istituzione di questa pratica innovativa che, se attivata su larga scala, porterebbe a un risparmio per il Sistema Sanitario Nazionale con un deciso e positivo impatto sulla salute e sul benessere dei cittadini
Potrebbe sembrare anacronistico parlare di “palestre della salute” visto che la pandemia che stiamo subendo ha modificato drasticamente gli stili di vita di milioni di persone e rende difficile mantenere uno stile di vita fisicamente attivo. Il Dpcm con le misure anti-Covid varato il 14 gennaio scorso ha confermato la sospensione delle attività di palestre, piscine, centri natatori, benessere, termali, fatta eccezione per l’erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza e per le attività riabilitative o terapeutiche, nonché centri culturali, centri sociali e centri ricreativi. Ritengo, pertanto, fare alcune considerazioni sul tema. Avere uno stile di vita attivo è un’abitudine influenzata da una serie complessa di variabili sociali e individuali. É evidente come la sedentarietà, associata a un’alimentazione quantitativamente e qualitativamente non corretta sia, ormai, un problema di salute pubblica, con un elevato carico di malattia e costi sociali. Ad ogni età, una regolare attività fisica, anche moderata, contribuisce a migliorare la qualità della vita in quanto influisce positivamente sia sullo stato di salute, sia sul grado di soddisfazione personale contribuendo a sviluppare i rapporti sociali e il benessere psichico. Riprendere l’attività, una volta che le palestre e i centri sportivi saranno riaperti, non sarà semplice. Periodi più o meno prolungati di ridotta/cessata attività fisica (detraining), anche inferiori alle 4 settimane, causano una progressiva perdita degli adattamenti fisiologicamente indotti dall’esercizio fisico con alterazioni a carico del sistema cardiovascolare, metabolico e muscolare che impongono cautela nella ripresa di qualunque allenamento. Ma anche e soprattutto per molti di coloro che hanno contratto il virus sarà necessario poter utilizzare strutture adeguate per recuperare una performance accettabile. Anche le persone in sovrappeso o obese possono presentare dopo l’infezione Covid il rischio di alterazioni della composizione corporea da riduzione della massa muscolare scheletrica (sarcopenia). L’obesità sarcopenica, ovvero la coesistenza di massa grassa in eccesso e sarcopenia, è una complicanza che può associarsi a prognosi peggiori e a tempi più lunghi per recuperare una composizione corporea soddisfacente. Una adeguata attività fisica favorisce il mantenimento e lo sviluppo della massa muscolare. Il Ministero della Salute e l’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) hanno prodotto diversi documenti relativi all’attività fisica e alle “Palestre della Salute”, non sempre recepiti in modo ottimale dalle Regioni; ci sembra opportuno farli conoscere. La Strategia della Regione Europea OMS per l’attività fisica 2016-2025, adottata nel settembre 2015 dal Comitato Regionale per l’Europa, considera l’attività fisica quale fattore trainante per il benessere e la salute delle popolazioni, con particolare attenzione all’incidenza di malattie croniche non trasmissibili, associate a comportamenti sedentari. La strategia mira a ridurre la prevalenza dell’insufficiente attività fisica entro il 2025. L’Italia ha contribuito alla definizione dei documenti OMS sostenendo una concezione dell’attività fisica intesa come espressione della relazione tra l’essere umano e l’ambiente in cui vive nella sua quotidianità, con lo scopo di aumentare il benessere fisico e psicologico in tutte le fasce d’età, in condizioni fisiologiche e in soggetti affetti da patologie.
La socialità al tempo del virus
Ancora una volta, nel suo ultimo libro, Alex Giordano propone un tellurico sguardo verso il nostro tempo. E, da vero esploratore, continua ad indicarci strade, traiettorie, linee di evoluzione, utilizzando le grammatiche del web e guardando con intelligenza e curiosità la contemporaneità a partire dagli anni ’90
di Alfonso Amendola docente di sociologia dei processi culturali | Università di Salerno
alfamendola@unisa.it
Già il titolo del libro “Socie- sorgivo e da cogliere come «il do con intelligenza e curiosità la ting 4.0. Oltre il marketing. primo Internet della storia» contemporaneità a partire dagli Una via mediterranea per la (nella visionaria e concreta lettura anni ’90. Nel volume troveremo trasformazione digitale al tempo dell’autore). Il tutto dentro il gli spazi di variazione delle prassi della pandemia” riassume la stra- processo trasformazionale e po- del consumatore “sempre più ordinaria prospettiva che è alla limorfo del digitale (la prefazione produttivo”. Il sentire “unico” tra base delle attuali ricerche di Alex di Alberto Mattiacci è, anche, una innovazione digitale e innovazione Giordano, autore di questo tecnologica. Il contesto dei denso volume (pubblicato “futuri possibili” nei connella collana “Convergenze «Un libro-progetto sumi. La variazione delle Culturali” diretta da Lello che nasce anche con logiche neo-capitaliste. Savonardo per le milanesi Edizioni Egea). Infatti Alex Giordano, recuperando la la volontà di costruire “ponti tra discipline, attori, significati, E le radici dei paradigmi prossimi. Il tutto sempre dentro un dialogo di centralità del concetto di metodi, territori, tradizione natura collettiva e aperta. “Societing” (definita da e innovazione generando E in particolar modo Berbard Covà e da Giampa olo Fabris) come strateidee, esperienze e soluzioni con un’idea di Sud (un omaggio ideale a Franco gica e innovativa sintesi che possono produrre Cassano amico e mentore dialettica tra sociologica e valore collettivo"» del nostro autore), del termarketing, rilancia questo ritorio, come vero motore concetto-azione nell’a- energetico, oltre qualsiasi gire contemporaneo del 4.0 con laude alla digital society). E infine retorica della disperazione o rendiulteriori declinazioni. Declinazioni il tutto ripensato dalla pandemia ta familiare o pressapochismo delquali il superamento del marke- e dall’inquietudine del tempo che la natura cinica che vive in molti ting “tradizionale” (tema verso stiamo vivendo. Un professionista intellettuali del Sud. Tutto questo cui Giordano da tempo lavora e che vive l’innovazione come forza lo troviamo in “Societing 4.0”. produce logiche di pensiero e di propulsiva e continua. Un libro-progetto che nasce anche agire collettivo. Ancora una volta Alex Giordano con la volontà di costruire “ponti Tra i primi a parlare di “viralità”, propone un tellurico sguardo tra discipline, attori, significati, “digital economy”, “green”, “guerri- verso il nostro tempo. metodi, territori, tradizione e glia” e tanto altro ancora in tempi E lui da vero esploratore continua innovazione generando idee, non ancora modaioli). ad indicarci strade, traiettorie, esperienze e soluzioni che possoLo sguardo al Mediterraneo, uno linee di evoluzione, utilizzando le no produrre valore collettivo”. sguardo necessario, fondante, grammatiche del web e guardan- Un libro di necessario mash-up tra
marketing e sociologia. Un libro che ha anche una radice militante con tanto di punti programmatici, sviluppi teorici, prassi, azioni concrete, continuo sguardo alle possibilità, impegno. Ancora una volta Alex Giordano ci invita a guardare con vigore e sensibilità ai processi comunicativi. E questo libro (che nasce da uno straordinario manifesto) sembra dirci che affinché nasca una concreta e sostanziale “ecologia della comunicazione” è necessario che ci sia, sempre, innovazione e tensione sociale. E non per volontà di un politicamente corretto o per moralismo imperate, ma per concreto raggiungimento dell’obiettivo. E su tutto questo si agita imperioso il Mediterraneo, ovvero la grande via d’uscita del nostro tempo. Mediterraneo come visione salvifica e concreta rinascita. E proprio questo pulsare mediterraneo è alla base dell’etnografia digitale di Giordano e del suo “Societing 4.0”. Un grande processo concreto e visionario costruito sul fondamento di una nozione di bellezza che assume un’impostazione di conoscenza del mondo. Perché sia ben chiaro la realtà sarà sempre conoscibile attraverso una profonda e attenta intesa con la bellezza, per un raggiungimento possibile del sapere e, in ultima istanza, del vivere. Un libro che è un agire dal basso. Sanamente generazionale e frutto di quelle “buone pratiche” che sono il vero voler combattere la crisi e il trionfo delle “passioni tristi”. Un libro che nel suo sviluppo teorico e metodologico è una vera botta di vita energetica e di rinnovato impegno professionale. E in cui esplode il desiderio di guardare ai nuovi sistemi del lavoro in un sano matching tra aziende, società, tecnologia, ambiente, interconnessioni e territori. Un perspicace “modello mediterraneo” che Societing 4.0 sviluppa, analizza, sperimenta e supporta attraverso «attività di ricerca, progetti e servizi, immaginando che tutte le tecnologie evolute (big data, robotica, stampanti 3d, intelligenza artificiale) possano servire contesti come quello italiano - fatto da miriadi di imprese - con l’idea di piegare le tecnologie al benessere della società producendo un effetto positivo (e migliorativo) per le persone e le comunità».
«Alex Giordano ci invita a guardare con vigore e sensibilità ai processi comunicativi. E questo libro sembra dirci che affinché nasca una concreta e sostanziale “ecologia della comunicazione” è necessario che ci sia, sempre, innovazione e tensione sociale»