ANNO 3 - N.5 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2012 - PERIODICO DELLA FONDAZIONE COSTRUIAMO IL FUTURO - DIRETTORE RESPONSABILE: ANGELO FRIGERIO
Intervista al prefetto dell’Ambrosiana di Milano
Costruiamo il Futuro News - Supplemento a Mediastore Italia - Anno 14 - n.16 - 15 Dicembre 2012 - Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 - Conv. in L. 46/2004 - Art.1 Comma 1 - LO/MI Registrazione al Trib. di Milano n.536 del 12 agosto 1999 - Editore: Frimedia S.r.l. - Stampa: Bellavite - (Missaglia) - Redazione: Palazzo di Vetro, C.so della Resistenza, 23, 20821 Meda (MB) -Tel. 0362/600463-4-5 - Fax 0362/600616
Editoriale
La politica ha bisogno di un ideale Maurizio Lupi
In occasione dell’Anno della fede la Fondazione Costruiamo il Futuro ha voluto promuovere la mostra “Il sorriso della libertà. Tommaso Moro, la politica e il bene comune”. Che cosa Tommaso Moro ha da insegnare a noi politici e a chiunque abbia ancora passione per il bene comune? Proclamato protettore dei politici e dei governanti da Giovanni Paolo II – il primo Papa ospite del Parlamento italiano, nel 2002 – Tommaso Moro è per noi modello di che cosa sia uno statista, di che cosa voglia dire anteporre la sicurezza dello Stato, il benessere dei cittadini e la libertà di coscienza a ogni pur comprensibile progetto di potere personale o di parte. È stato letterato e giudice, quindi uomo della società civile che, chiamato a responsabilità politiche, ha saputo assumersele sino in fondo senza distinguo e sprezzatura, mostrando come un impeto ideale, per lui la fede cattolica, sia determinante per l’azione politica. Tommaso Moro fu politico e santo. L’accostamento di questi due nomi fa rabbrividire, non solo per l’apparente inconciliabilità tra loro, ma soprattutto per l’altezza dell’ideale a cui un “mestiere sporco” come il nostro deve tendere. Oggi abbiamo bisogno di testimoni che ci indichino come la strada del servizio al bene comune sia possibile, come la fede c’entri con la politica non perché dia prescrizioni, ma perché sostiene la ragione nel concepire la democrazia. Se la democrazia consiste solo nel consenso popolare o nel favore del re, prima o poi finisce. Nella confusione attuale che spinge molti alla disaffezione per la res publica, Moro ci aiuta a comprendere quello che più ci serve: avere un luogo dove essere educati alla tensione ideale che sola può dare moralità alla politica. Per questo ho voluto questa mostra.
Tommaso Moro, la politica e il bene comune Monsignor Franco Buzzi: “Solo l’esistenza di valori che trascendono la temporalità permette un esercizio del governo che vada oltre il mero compimento di un’azione”.
Monsignor Franco Buzzi
Il presidente Mario Monti visita la mostra su San Tommaso Moro, guidato dal curatore Edoardo Rialti
Siamo nell’Anno della fede inaugurato lo scorso 11 ottobre da Papa Benedetto XVI e, in questa occasione, la Fondazione Costruiamo il Futuro ha deciso di realizzare una mostra su Tommaso Moro, santo martire e Lord Cancelliere del promotore della sua decapitazione Enrico VIII, inaugurata a Roma presso la Camera dei deputati il 23 ottobre alla presenza del presidente del Consiglio Mario Monti, e successivamente presentata a Milano presso la Chiesa di San Sepolcro. “Il sorriso della libertà. Tommaso Moro, la politica e il bene comune” è il titolo dell’esposizione dedicata al patrono dei politici e governanti. Monsignor Franco Buzzi è prefetto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano e ha studiato la figura del santo inglese. Monsignore, quali caratteristiche di Thomas More continuano a essere un esempio per noi, e soprattutto per coloro che si occupano della “cosa pubblica”? Tommaso Moro è un uomo che ha pagato di persona le sue convinzioni in un contesto
estremamente provocatorio. In quel momento sarebbe stato facile, in nome di una libertà da rivendicare nei confronti della Chiesa tradizionale, prendere la strada già tracciata da Lutero qualche anno prima. Ma San Tommaso si è posto rivendicando una libertà all’interno di una obbedienza, questo è il fattore determinante della sua via di santità. La libertà di cui parla era allo stesso tempo un atto di fede. Di fronte a una presa di posizione assolutista e a un modo di concepire il governo per avvantaggiare un potere che prescindesse dalla rivelazione cristiana, anzi, che pretendeva di imporre una visione umana alla rivelazione, Thomas More è rimasto fedele alla concezione di politica intesa come servizio. Tale prospettiva la si può capire nella grande opera di Tommaso “Utopia” dove l’unica posizione non permessa all’interno di quella società ideale è l’ateismo. (...) segue a pagina 2
Premio Monza - Brianza Tutti i vincitori della quinta edizione.
Alle pagine 4 e 5
Italia e Africa, partner nel business In scena a Villa Greppi un convegno sull’internazionalizzazione. A pagina 7