ANNO 3 - N.5 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2012 - PERIODICO DELLA FONDAZIONE COSTRUIAMO IL FUTURO - DIRETTORE RESPONSABILE: ANGELO FRIGERIO
Intervista al prefetto dell’Ambrosiana di Milano
Costruiamo il Futuro News - Supplemento a Mediastore Italia - Anno 14 - n.16 - 15 Dicembre 2012 - Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 - Conv. in L. 46/2004 - Art.1 Comma 1 - LO/MI Registrazione al Trib. di Milano n.536 del 12 agosto 1999 - Editore: Frimedia S.r.l. - Stampa: Bellavite - (Missaglia) - Redazione: Palazzo di Vetro, C.so della Resistenza, 23, 20821 Meda (MB) -Tel. 0362/600463-4-5 - Fax 0362/600616
Editoriale
La politica ha bisogno di un ideale Maurizio Lupi
In occasione dell’Anno della fede la Fondazione Costruiamo il Futuro ha voluto promuovere la mostra “Il sorriso della libertà. Tommaso Moro, la politica e il bene comune”. Che cosa Tommaso Moro ha da insegnare a noi politici e a chiunque abbia ancora passione per il bene comune? Proclamato protettore dei politici e dei governanti da Giovanni Paolo II – il primo Papa ospite del Parlamento italiano, nel 2002 – Tommaso Moro è per noi modello di che cosa sia uno statista, di che cosa voglia dire anteporre la sicurezza dello Stato, il benessere dei cittadini e la libertà di coscienza a ogni pur comprensibile progetto di potere personale o di parte. È stato letterato e giudice, quindi uomo della società civile che, chiamato a responsabilità politiche, ha saputo assumersele sino in fondo senza distinguo e sprezzatura, mostrando come un impeto ideale, per lui la fede cattolica, sia determinante per l’azione politica. Tommaso Moro fu politico e santo. L’accostamento di questi due nomi fa rabbrividire, non solo per l’apparente inconciliabilità tra loro, ma soprattutto per l’altezza dell’ideale a cui un “mestiere sporco” come il nostro deve tendere. Oggi abbiamo bisogno di testimoni che ci indichino come la strada del servizio al bene comune sia possibile, come la fede c’entri con la politica non perché dia prescrizioni, ma perché sostiene la ragione nel concepire la democrazia. Se la democrazia consiste solo nel consenso popolare o nel favore del re, prima o poi finisce. Nella confusione attuale che spinge molti alla disaffezione per la res publica, Moro ci aiuta a comprendere quello che più ci serve: avere un luogo dove essere educati alla tensione ideale che sola può dare moralità alla politica. Per questo ho voluto questa mostra.
Tommaso Moro, la politica e il bene comune Monsignor Franco Buzzi: “Solo l’esistenza di valori che trascendono la temporalità permette un esercizio del governo che vada oltre il mero compimento di un’azione”.
Monsignor Franco Buzzi
Il presidente Mario Monti visita la mostra su San Tommaso Moro, guidato dal curatore Edoardo Rialti
Siamo nell’Anno della fede inaugurato lo scorso 11 ottobre da Papa Benedetto XVI e, in questa occasione, la Fondazione Costruiamo il Futuro ha deciso di realizzare una mostra su Tommaso Moro, santo martire e Lord Cancelliere del promotore della sua decapitazione Enrico VIII, inaugurata a Roma presso la Camera dei deputati il 23 ottobre alla presenza del presidente del Consiglio Mario Monti, e successivamente presentata a Milano presso la Chiesa di San Sepolcro. “Il sorriso della libertà. Tommaso Moro, la politica e il bene comune” è il titolo dell’esposizione dedicata al patrono dei politici e governanti. Monsignor Franco Buzzi è prefetto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano e ha studiato la figura del santo inglese. Monsignore, quali caratteristiche di Thomas More continuano a essere un esempio per noi, e soprattutto per coloro che si occupano della “cosa pubblica”? Tommaso Moro è un uomo che ha pagato di persona le sue convinzioni in un contesto
estremamente provocatorio. In quel momento sarebbe stato facile, in nome di una libertà da rivendicare nei confronti della Chiesa tradizionale, prendere la strada già tracciata da Lutero qualche anno prima. Ma San Tommaso si è posto rivendicando una libertà all’interno di una obbedienza, questo è il fattore determinante della sua via di santità. La libertà di cui parla era allo stesso tempo un atto di fede. Di fronte a una presa di posizione assolutista e a un modo di concepire il governo per avvantaggiare un potere che prescindesse dalla rivelazione cristiana, anzi, che pretendeva di imporre una visione umana alla rivelazione, Thomas More è rimasto fedele alla concezione di politica intesa come servizio. Tale prospettiva la si può capire nella grande opera di Tommaso “Utopia” dove l’unica posizione non permessa all’interno di quella società ideale è l’ateismo. (...) segue a pagina 2
Premio Monza - Brianza Tutti i vincitori della quinta edizione.
Alle pagine 4 e 5
Italia e Africa, partner nel business In scena a Villa Greppi un convegno sull’internazionalizzazione. A pagina 7
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Costruiamo il Futuro Magazine - Novembre/Dicembre 2012
segue dalla prima
Tommaso Moro, la politica e il bene comune (...) Non si tratta solo di una scelta generica per Dio, ma di una ferma adesione alla Chiesa costituita secondo l’ordinamento di Gesù Cristo. Perciò era impossibile per Tommaso Moro accettare quell’atto di secessione, quella volontà di imporsi sopra l’autorità religiosa di Roma che Enrico VIII aveva formulato in maniera polemica. In che senso Tommaso Moro esclude l’ipotesi di ateismo? Il divieto consisteva nella professione pubblica secondo la visione espressa nell’Utopia. Nella dimensione privata era possibile essere atei perché nella coscienza nessuno è dominabile e controllabile. Ma per Tommaso se l’ateismo avesse preso piede all’interno della società avrebbe portato alla disgregazione nei rapporti sociali. L’ateismo privilegia l’individualismo e la religiosità favorisce la collettività. Pare un punto centrale. Il laicismo “estremo” nega ogni riferimento al trascendente e rischia sempre di indebolire i presupposti del vivere civile, mentre nella religiosità si permette l’aggregazione. Tuttavia bisogna distinguere l’ateismo inteso come dottrina imposta dall’ateismo praticato come un agnosticismo di percorso: un ateismo che non si afferma come punto d’arrivo, in grado di convivere con chi ha fede diversa e che consente alla religione di esprimersi.
La mostra allestita nella Sala della Regina alla Camera dei deputati
E oggi che forme di ateismo viviamo? Oggi fare una professione di ateismo non è un problema, ma in questa situazione la cosa che diventa più difficile, non dico impossibile, è sostenere fino in fondo alcuni principi che riguardano un impegno della libertà. In che senso? Se nella nostra vita esistono dei valori che trascendono la temporalità e quindi ammettono un mondo del divino, gli impegni che l’uomo prende e le azioni che compie comportano una responsabilità. Come diceva San Paolo, «i nostri atti ci seguono», hanno un peso, una rilevanza che va oltre il loro mero compimento. Nell’ateismo, invece, non si va oltre una conclusione di senso presunta nel tempo. La parola potere per l’uomo contemporaneo ha un significato negativo, eppure Tommaso Moro era Lord Cancelliere ed è divenuto santo. Tommaso Moro era Lord Cancelliere e quindi era un uomo di potere nel senso positivo del termine perché per lui l’esercizio del governo era subordinato all’autorità da cui ogni potere viene. San Paolo dice che ogni autorità va rispettata perché «viene da Dio» (Rm 13,1), ma proprio per questa ragione si contrassegna per dei limiti: il potere non è assoluto e ha il dovere di mantenere all’interno della società un ordine tale da garantire l’espressione della propria libertà, anche religiosa. Enrico VIII ha fatto esattamente il contrario e ha esercitato un’egemonia che impediva l’espressione della libertà. Tommaso Moro rispose con un’obiezione di coscienza verso la pretesa del potere di essere assoluto. Quali elementi hanno contribuito all’educazione della fede in San Tommaso? Tutta la sua formazione umanistica e teologica e il suo rapporto con Erasmo sono elementi da tenere in considerazione. L’amico di Rotterdam, pur essendo un eremita agostiniano, non passò dalla parte del suo confratello Martin Lutero. Un altro amico di Tommaso Moro fu John Colet: un grande umanista e teologo, appassionato di sacra scrittura, di argomenti filologici della revisione umanistica delle fonti. Questi amici avevano coltivato una spiritualità profondamente autentica e legata alla tradizione, difatti il loro umanesimo non suonava come rottura con il passato, ma si proponeva come conquista di una certezza ulteriore che garantisse la continuità con i padri della Chiesa e la scolastica. MASSIMO GIARDINA
I relatori durante il convegno inaugurale a Roma. Da sinistra: Edoardo Rialti, Monsignor Rino Fisichella, Maurizio Lupi, Lorenzo Ornaghi, Marco Tarquinio
L’inaugurazione della mostra nella Chiesa di San Sepolcro della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano
“Il sorriso della libertà”. Una mostra itinerante per tutto il 2013 La mostra “Il sorriso della libertà. Tommaso Moro, la politica il bene comune” è promossa dalla Fondazione Costruiamo il Futuro in occasione dell’Anno della fede 2012-13 indetto da Sua Santità Benedetto XVI a partire dall’11 ottobre 2012. Ha ricevuto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica ed il patrocinio di: Anno della fede, Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, Camera dei deputati, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, Regione Lombardia, Ucid – Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti, Centro Internazionale Thomas More. La mostra è stata inaugurata il 23 ottobre 2012 nella Sala della Regina della Camera dei deputati. Sono intervenuti all’inaugurazione: Mario Monti, presidente del Consiglio dei Ministri, Mons. Lorenzo Leuzzi, cappellano della Camera dei deputati, Rocco Buttiglione, vicepresidente della Camera dei deputati, Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera dei deputati. All’inaugurazione è seguito un convegno dedicato alla figura del santo patrono di politici e governanti, con l’intervento di Mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, Lorenzo Ornaghi, ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera dei deputati, Marco Tarquinio, direttore di Avvenire e Edoardo Rialti, curatore della mostra. La mostra è stata esposta presso il Palazzo di Vicolo Valdina della Camera fino al 31 ottobre.
Il 9 novembre l’esposizione è stata presentata a Milano, nella Chiesa di San Sepolcro della Veneranda Biblioteca Ambrosiana. Con la partecipazione di: Mons. Franco Buzzi, prefetto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, Valentina Aprea, assessore all’Istruzione, Formazione e Cultura di Regione Lombardia, Cesare Ignazio Grampa, presidente del Centro Internazionale Thomas More, Livia Pomodoro, presidente del Tribunale di Milano, Edoardo Rialti, curatore della mostra, Maurizio Lupi, presidente della Fondazione Costruiamo il Futuro. “Il sorriso della libertà. Tommaso Moro, la politica e il bene comune” ha ricevuto l’interesse di un numeroso pubblico e della stampa. Continuerà quindi il suo percorso con altre numerose tappe: le prime a cura della Fondazione Costruiamo il Futuro saranno realizzate in Brianza, in particolare a Seregno presso il Palazzo del Municipio in Piazza Martiri della libertà, dal 15 dicembre al 4 gennaio, e in Villa Cusani a Carate Brianza, dal 12 al 20 gennaio. La mostra sarà poi messa a disposizione di centri culturali, scuole, università, parrocchie, per allestire ulteriori esposizioni su tutto il territorio nazionale. Per ogni informazione è possibile visitare il sito www. mostratommasomoro.it o scrivere alla mail mostre@costruiamoilfuturo.it. Si ringraziano: Ecoconsulting, 3G Azienda Servizi Ambientali, Regina Chain, Auchan, Gallerie Commerciali Italia, BCC Banca di Credito Cooperativo di Carate Brianza, Lamp Group, E-Campus, Mondadori Portfolio.
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Costruiamo il Futuro Magazine - Novembre/Dicembre 2012
L’intervista
Tradizione e innovazione Il gruppo Fratelli Beretta compie 200 anni. Una lunga storia che ha portato l’azienda dalla Brianza al mondo. La ripercorriamo con Vittore Beretta, socio fondatore di Costruiamo il Futuro. Una lunga e appassionata intervista. Di quelle che non si scordano. Vittore Beretta è un uomo d’altri tempi. Un signore. In questa cavalcata, che ci fa rivivere due secoli di storia, c’è dentro tutto. Le due guerre, gli inizi dell’attività industriale, le acquisizioni, lo sbarco negli Usa e in Cina. E ancora le difficoltà, i progetti, le grandi intuizioni. Sembra quasi di sentire Eugenio Corti, un altro grande brianzolo che ha raccontato nel suo libro Il cavallo rosso, la storia della sua famiglia. Eccoci allora ad ascoltare con attenzione Vittore Beretta. In religioso silenzio. Bella la vostra storia: siete un caso esemplare di family company. Ma da quante generazioni esiste il Salumificio Beretta? La mia è la sesta. Poi ci sono i miei nipoti Mario, Giorgio, Alberto e mio figlio Lorenzo che rappresentano la settima generazione. E c’è già l’ottava perché i due figli di Mario sono già in azienda. L’alimentare in Italia è l’industria dei cognomi. Anche Beretta si caratterizza per la sua identità familiare. Qual è il segreto di questa continuità? E’ il destino, la fortuna. Quando si parla di aziende familiari ci sono grandi rischi. Si riesce a mantenere stabilità e continuità quando la famiglia rimane. Tutti si preoccupano del bene dell’azienda in primis. Allora si va avanti. Quando si comincia a pensare più al proprio tornaconto che all’impresa, cioè al bene comune, allora cominciano i problemi. La nostra fortuna è iniziata quando mio padre e mio zio hanno preso le redini di questa che era una realtà artigianale. Con i prodotti che si conservavano nelle cantine, le cosiddette giazere (ghiacciaie), che si riempivano di neve. La prime quattro generazioni Beretta erano dunque artigiani che lavoravano in una bottega a Barzanò. Con un retrobottega ben sviluppato per la lavorazione della carne. Fino al 1920, anno del primo salto. Compiuto dai fratelli Beretta… Sì, da Mario e Felice Beretta, undicesimo e dodicesimo figlio di Vittore Beretta, al ritorno dalla guerra. Arruolati nell’esercito a 19 e 21 anni. Partono ragazzotti e tornano uomini dopo quattro anni di guerra e ferite di battaglia. Un’esperienza drammatica. Ma che li ha fatti crescere. Durante la loro assenza era morto il fratello maggiore, primogenito dei 12 figli di Vittore, lasciando sei figli e la moglie. Mio nonno che aveva settant’anni e aveva deciso: “Quando tornano i me bagai gli lascio l’attività”, non se la sente di abbandonare. E continua a lavorare fino al 1932. Poi fa un patto con i due figli: “Io tengo la macelleria bovina a Barzanò e voi prendete la parte dedicata al suino”. Da un lato della strada la macelleria bovina “del Vitur” davanti Mario e Felice Beretta. Ma di soldi ce ne sono pochi. I due fratelli s’ingegnano. Vanno a Milano e incontrano il ragionier Fraccaro della Banca agricola milanese. Che gli fa un bell’interrogatorio con l’esposizione del “piano industriale”. Prima di congedarli, il ragioniere consegna loro un libretto degli assegni: “Andate e spendete”. Era un banchiere, non un bancario. Da allora la Banca agricola milanese è stata “sacra” per la famiglia Beretta. E da lì comincia l’avventura… Mio padre e mio zio sono tra i primi a investire nella costruzione delle celle frigorifere. Un salto enorme, la carne macellata, potendo essere conservata per qualche giorno, non necessita dell’immediata lavorazione e questo porta anche la destagionaliz-
Vittore Beretta
zazione nella produzione dei salumi. Dal 1920 al 1940 l’azienda si amplia. Dal retrobottega di un negozio, in vent’anni, si trasforma in una fabbrica con circa 30/40 operai. E allo scoppio della Seconda Guerra l’azienda è un medio salumificio lombardo. Scoppia la guerra… Il razionamento dei suini e la statalizzazione della produzione caratterizza gli anni tra il 1942 e il 1945. In azienda è sempre presente un supervisore tedesco. La produzione è monitorata e la si consegna allo Stato che si occupa della ridistribuzione. Mio padre andava a rifornirsi personalmente, rischiando costantemente la vita, per portare a casa i maiali dal cremonese e dal mantovano. Ma nel ‘45 la guerra finisce. Il mercato torna pressoché normale. Addirittura si apre l’importazione dei maiali dagli altri Paesi della Cee come Olanda o Danimarca: il mercato delle carni diventa europeo. Dal Dopoguerra agli anni ‘60 l’azienda cresce. E il piccolo Vittore, nel frattempo, cosa faceva? Ho fatto le elementari a Barzanò, ma appena iniziavano le vacanze venivo arruolato in azienda per pulire le budella oppure eseguire le consegne. Era divertente, lo ricordo con piacere. Anche se i miei compagni, nel frattempo, giocavano a pallone… All’epoca della malattia di mio padre avevo iniziato da un anno l’università, ma l’ho abbandonata nel 1964 per affiancare mio fratello Giuseppe nella gestione dell’azienda. Lui curava la parte tecnica io l’amministrazione e la parte delle vendite. Con interferenze reciproche e grande fiducia l’uno nell’altro. Come del resto è stato sempre per mio padre e mio zio. Due grandi figure, i fratelli Beretta. Ero in università quando mio padre ha avuto il primo infarto e ne ha avuti altri cinque, superandoli tutti. Ma ad un certo punto non ce l’ha fatta più. Un giorno mi convoca nella sua stanza.
Aveva una cassetta di ferro con i contanti, gli assegni, i libretti bancari in un angolo. Dal letto mi fa segno: “Va là a chapala” (vai a prenderla, ndr). Tira fuori le chiavi e me le consegna. Gli chiedo: “Papà cosa ne devo fare?” Secca la sua risposta: “Ranges” (arrangiati, ndr). Torniamo all’azienda: altri passaggi. Arrivati al 1965/70 cominciamo a credere nella moderna distribuzione, che non solo aveva bisogno dei salumi classici, ma anche degli affettati, dei tranci, dei porzionati. Investiamo in linee di affettatura, tranciatura e anche in pubblicità, inizialmente con le fiere. Abbiamo cominciato a esporre anche all’estero, a Parigi, ad esempio. Gli anni 60 e 70 sono stati gli anni dell’espansione e del passaggio alla Grande distribuzione come canale di vendita privilegiato. In quegli anni eravamo circa 110 in azienda. Nel 1976 abbiamo costruito la Wüber, il primo stabilimento italiano per la produzione di wurstel. Nell’89 acquistiamo la Cim di Langhirano che aveva due stabilimenti per la produzione dei crudi. Non erano anni favorevoli, la crisi dei prosciutti era sensibile. Ma abbiamo tenuto duro e progressivamente ampliato la produzione, introducendo la linea degli affettati. Negli anni ‘90 abbiamo ampliato gli stabilimenti di Parma e abbiamo preso una quota di un’industria del piacentino, San Carlo, che produce pancette e altre nella valtellinese Dal Zoppo che produce bresaola. Quote sono state rilevate anche in un’industria di Oricola, tra Roma e L’Aquila, che produce wurstel. Sono gli anni del grande spostamento da Barzanò a Trezzo d’Adda. A Trezzo è stata delocalizzata la sezione acquisti e logistica. E successivamente, nel 2002, abbiamo acquistato un capannone vicino per la produzione dei piatti pronti della linea Viva la mamma in joint venture con un’azienda francese. E arriviamo ai grandi investimenti all’estero. Nel 1997 rileviamo uno stabilimento nel New Jersey, dove oggi si produce salame e mortadella. Non solo, l’azienda fa da piattaforma per i nostri prodotti che mandiamo dall’Italia. L’acquisizione in California di uno stabilimento più grande di quello del New Jersey, risale al 2007. Siamo riusciti a coordinare bene le due aziende in modo tale siano l’una d’appoggio per l’altra. Arriva il grande sbarco in Cina. I primi contatti iniziano nel 2004. Viene in visita da noi Yurun che, se 15 anni fa vendeva salsicce, oggi è diventato il più grande macellatore della Cina, con 70 milioni di maiali macellati nel 2011 nei suoi 100 macelli. In Cina la cultura dei salumi è recente. Siamo stati i primi a mandare in Cina il Parma disossato e in vaschetta. E sugli stagionati è un mercato tutto da inventare. C’è una base di consumo notevole nel canale hotellerie internazionale e una buona esperienza nella Gdo internazionale, con Auchan, Tesco, Metro, ma non è ancora un consumo capillare. Guardiamo al futuro: qual è il prossimo sbarco di Beretta? Sbarco? Qui ormai c’è solo da sbarcare il lunario, ogni giorno. Ma quale salame preferisce Vittore Beretta? A me piace molto il Brianza, il Milano, il felino, il piacentino, la salsiccia Napoli, la soppressa calabra, la golfetta. Allo stesso modo le mortadelle. Mi piacciono tutti gli insaccati. Purtroppo per la mia linea…
1897 -2012: i 115 anni della Terruzzi Fercalx Il 23 novembre il Vice presidente della Camera Maurizio Lupi ha visitato una delle aziende che può essere definita una vera eccellenza: la Terruzzi Fercalx di Spirano, in provincia di Bergamo. A fare gli onori di casa sono stati Daniele Terruzzi, socio della Fondazione Costruiamo il Futuro, il padre Astorre, la sorella Paola e tutti i dipendenti. All’aperitivo di benvenuto è seguito un momento conviviale in cui si è dialogato di politica e delle esigenze delle aziende, tour in tutti gli uffici, disposizione di tutti i dipendenti ciascuno alla propria postazione per mostrare come l’azienda funzioni nel quotidiano. Alla visita era presente anche sindaco di Spirano, Giuseppe Malnchini. “Mi voglio complimentare con la famiglia Terruzzi e tutti i suoi collaboratori per quanto hanno fatto in questi 115 anni di attività – ha detto Maurizio Lupi – Importante anniversario che ovviamente sarà un nuovo punto di partenza e non di arrivo. La Terruzzi Fercalx deve essere presa come modello di efficienza e sviluppo dalle altre aziende”. Al termine della visita si è tenuto un incontro di presentazione del libro di Maurizio Lupi “La prima politica è vivere”, occasione per un momento di dibattito sull’attuale situazione politica. Moderatore dell’incontro, con platea gremita, è stato il giornalista Franco Bechis. La serata si è conclusa con una cena a base di piatti tipici della tradi- Da sinistra: Daniele Terruzzi di Terruzzi Fercalx, zione bergamasca. e Maurizio Lupi, presidente di Costruiamo il Futuro
ANGELO FRIGERIO
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Costruiamo il Futuro Magazine - Novembre/Dicembre 2012
PREMIO COSTRUIAMO IL FUT
AND THE W I testimonial Il calciatore Gianluca Zambrotta e la showgirl Joe Squillo sono stati i testimonial della V edizione del Premio Costruiamo il Futuro di Monza e Brianza. Ecco un loro breve contributo sull’iniziativa del Premio:
ATLETICA SOVICO - 2.500 euro - Ristrutturazione pista di atletica L’ARCA DI BRUGHERIO - 1.500 euro Ristrutturazione impianto sportivo – (sostituzione lampione danneggiato)
“Noi che abbiamo la fortuna di essere personaggi e di avere quindi a disposizione i mezzi di comunicazione, possiamo arrivare più facilmente alla gente per sensibilizzarla su temi come questo del volontariato. Ed a volte basta veramente poco. Sono contento oggi di aver contribuito a questo momento, e sono rimasto sorpreso di vedere quante persone facciano ogni giorno del bene per gli altri. Nello sport e non solo”. Gianluca Zambrotta
AUTO AMICA DI SEREGNO - 5.000 euro - Trasporto di anziani e disabili – Acquisto di un elevatore per la carrozzina per un’auto
AVOLVI DI VIMERCATE - 5.000 euro- Trasporto di mala
STAND BY ME DI BIASSONO - 2.000 euro- Servizio di aiuto allo studio - Contributo per l’acquisto di una lavagna multimediale e computer
“È premiante l’idea che ci siano persone solidali, che si mettono insieme per costruire il futuro. Un futuro che non è fatto solo di persone che stanno bene, ma anche di gente che ha bisogno. E quindi questa solidarietà ci fa bene. A tutti quanti”. Joe Squillo
I NUMERI DEL PREMIO
34.500 donati euro
10 associazioni premiate
28.000
euro
Terza fornitura: LA SPERANZA DI AGRATE - Quarta fornitura: LA CANARINA DI TREGASIO
all’ambito sociale di cui 2.500 della Fondazione MB e 2.000 del Comune di Monza
all’ambito sportivo 6.500 2 medaglie d’oro ai volontari meritevoli 4 forniture di materiale sportivo 3 altri riconoscimenti euro
Enel Cuore Onlus ha donato 5.000 euro a 6 associazioni del territorio: Accoglienza Lavoro Cooperativa Sociale di Molteno, Genitori e Amici degli Ha La Piroga di Giussano, Casa di Mamre di Desio.
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FUTURO - MONZA E BRIANZA
WINNER IS...
etica AVSA DI CORNATE D’ADDA - 5.000 euro - Casa Famiglia per anziani – Contributo per la messa a norma dell’impianto antincendio
di malati – Acquisto di un’ auto usata con elevatore
ASSOCIAZIONE DON GIULIO FARINA DI MONZA - 5.000 euro Servizio di assistenza domiciliare ai malati oncologici
Prima fornitura: ROLLER MACHERIO - Seconda fornitura: ASDO BESANA
IL SENTIERO DI SEVESO - Viaggio in pullman donato dalla Frigerio Viaggi per il loro progetto di escursione
ASSOCIAZIONE SPAZIO VITA DI NOVA MILANESE - 2.500€ euro - realizzazione dell’ impianto di irrigazione per l’orto che autofinanzia l’associazione
SPORT GERNO DI LESMO - 2.500 euro – Interventi di miglioramento campo sportivo
egli Handicappati di Barzanò, Una lanterna per la speranza di Molteno, Sub senza Frontiere di Vimercate,
I volontari: Angelo Colavizza (dell’associazione La nuova Iride di Monza) - Medaglia d’oro, Enrico Brambilla (della Polisportiva di Vimercate) - Medaglia d’oro, Daniele Bennati (dell’associazione di volontariato Monza Soccorso Onlus) - Premio giovani, Elena Galimberti (dell’associazione Volley Majestick di Seregno) - Premio giovani.
SPORTIAMO ONLUS DI GIUSSANO - 5.000 euro - Acquisto di una carrozzina speciale da tennis per i bambini
SI RINGRAZIANO
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Seminario sull’internazionalizzazione
Italia e Africa, partner nel business In scena a Villa Greppi un convegno per chiarire opportunità e strumenti per aprirsi ai nuovi mercati.
Da sinistra: Dario Speranza, Gloria Targetti, Marinella Loddo, Rodolfo Casadei, Umberto Vattani, Giuseppe Tripoli e Raffaello Vignali
Un pubblico numeroso e attento ha partecipato sabato 24 novembre al convegno “Italia e Africa, partner nel business” promosso dalla Fondazione Costruiamo il Futuro, che si è svolto nell’ex Granaio di Villa Greppi a Monticello Brianza (Lc). Il mercato del continente africano sta acquistando sempre maggiore importanza nello scenario economico mondiale e quindi anche gli imprenditori brianzoli hanno mostrato un interesse sempre maggiore verso questo settore. L’Africa ha bisogno di infrastrutture e di occupazione, mentre, parallelamente, il sistema produttivo italiano ha bisogno di ricostruire quella fitta rete di rapporti commerciali con le aree strategiche del pianeta, per tornare ad essere quella forza economica che è stata in passato. Gli imprenditori però spesso incontrano delle difficoltà come la mancanza di un incontro tra la domanda e l’offerta e le strutture istituzionali che possono sostenere e agevolare questa nuova avventura. Una mattinata di lavori con esperti conoscitori degli strumenti e delle dinamiche è stata un punto di partenza per nuove e proficue collaborazioni. La dottoressa Gloria Targetti, responsabile Dipartimento Promozione e Marketing, sportello Regione Lombardia, di Simest ha subito affrontato la questione principale, ovvero quella dei finanziamenti necessari per poter intraprendere una tale “avventura”. “La Simest è una società finanziaria nata nel 1990, la nostra missione è sostanzialmente promuovere l’internazionalizzazione nelle sue varie forme, per farlo ci avvaliamo di diversi strumenti finanziari. In primo luogo abbiamo cercato di definire le varie fasi di sviluppo dell’azienda verso l’estero, e come rispondere alle esigenze di queste aziende. Non possiamo fare niente per le imprese che chiudono i battenti in Italia, ma possiamo fare molto per le imprese che cercano di affacciarsi su nuovi mercati, sfida molto importante per lo sviluppo economico italiano e non solo per le singole imprese. Attraverso l’export e le forme più sofisticate e difficili di investimenti, possiamo offrire moltissimo alle aziende”. La “Simest” gestisce per conto dello Stato vari fondi rotativi, cioè una massa di denaro che ha la Simest come unico gestore, necessario per sostenere le imprese che decidono di andare all’estero. Le aziende che vengono sostenute sono dette “buone”, cioè non devono avere grossi problemi strutturali in Italia, non si tratta infatti di soldi offerti dallo Sato alle imprese morenti, ma di un aiuto e di una spinta. “Questa spinta può essere spesso decisiva – ha proseguito la dottoressa Targetti - Gli strumenti che gestiamo sono svariati.
che per il mondo della piccola/media impresa, di cui soprattutto il nostro sistema produttivo è fatto, è un’opportunità da guardare perché, da qui ai prossimi anni, se si guarda solo al mercato interno o ai mercati tradizionali c’è il rischio di prendersi qualche raffreddatura. Allora è bene guardare a mercati più caldi, come questo, più rischiosi forse ma che offrono delle opportunità. Come tutte le novità, prima va conosciuto con primi approcci. “Primi approcci” vuol dire farsi dare un’idea diretta come una serie di iniziative, realizzate principalmente dall’ICE, ad esempio le Country Presentation, si tratta di missioni in alcuni paesi, durante le quali si partecipa a fiere, spesso multisettoriali. E’ ora di cominciare a buttare l’occhio, andare a vedere com’è la situazione. E’ una regola banale di prudenza che consente però di farsi un’idea diretta della situazione”. Grande esperienza in tema di internazionalizzazione è quella maturata da Eni, che già da diversi anni lavora con il continente africano come ha spiegato Dario Speranza, Vice President Political and Institutional Scenarios and Analysis (Government Affairs Department) di Eni. “Siamo la prima compagnia petrolifera internazionale in Africa. Lì abbiamo quasi il 60% della nostra produzione di oli e gas e siamo presenti da quasi 60 anni. L’energia può essere un motivo forte di sviluppo di questo Paese, ci sono prospettive buone di crescita ma queste prospettive sono legate molto alle materie prime. La vera differenza la fa chi offre la possibilità di conFolta la presenza di pubblico al convegno solidare rapporti diretti con le persone del posto, quello su gretario generale Ministero Affari Esteri e già cui gli africani contano molto è il rapporto di Presidente ICE - Abbiamo trasformato un rap- fiducia con le persone che si trovano davanti, porto di soggezione durato 50 anni in un rap- aziende serie che portino avanti progetti affiporto di indipendenza, stiamo diventando dei dabili, che risolvano realmente le esigenze e veri e propri partner. E’ però necessario interve- che non mirino solo al proprio vantaggio. Eni nire con un piano, bisogna quindi avere un me- è impegnata a consolidare ulteriormente questo todo, il metodo è quello di una riflessione che rapporto di fiducia, basando la propria presenza non può prescindere dalla migliore conoscenza in virtù di questo tipo di rapporto. Nei prossimi 4 anni investiremo circa 20 midi questi paesi, per cui quello che noi abbiamo fatto all’ICE è stato di raccogliere tutte le infor- liardi di euro all’anno in Africa, questa è la temazioni che potevano interessare le imprese. stimonianza del grande impegno e serietà della Poi abbiamo pensato anche all’ambito fieristi- nostra azienda”. Il seminario si è concluso con l’intervento co, per fare in modo che la presenza italiana sia dell’onorevole Raffaello Vignali, vicepresidenmolto più visibile e abbia un profilo più alto”. Giuseppe Tripoli, capo dipartimento per te Commissione Attività Produttive alla Camera l’impresa e l’internazionalizzazione del Mini- dei deputati che ha ribadito come l’internaziostero dello Sviluppo, ha proposto ai presenti un nalizzazione delle imprese sia oggi una necessiquadro della situazione economica dell’Africa: tà: “Questo incontro, richiesto dagli imprendi“È un continente giovane, che si urbanizza sem- tori del territorio è servito a dare informazioni pre più, che ha tantissimo da fare, che ha tanti sulle opportunità e sugli strumenti che possono bisogni. È un continente diversissimo, un con- sostenere l’azione delle nostre imprese in una tinente fatto da tantissimi mercati, tanti Paesi, avventura tanto bella”. regole diverse, settorialmente diverse. Questo MARA BAIGUINI si traduce in una grande opportunità. Io dico Il primo, il più complesso, è il Core Business, la spinta degli investimenti all’estero alle imprese italiane, sia con il 100% di investimento italiano, ovviamente per i Paesi dove la legge locale lo permette, sia in joint venture con i partners locali. Poi abbiamo una serie di fondi rotativi che possono trovare un denominatore comune come credito agevolato, cioè offriamo finanziamenti diretti o contributi per le imprese nel loro processo di internazionalizzazione, con tassi calmierati, spesso molto bassi, perché agevolati, e possiamo farlo grazie al fatto che lo Stato, attraverso questi fondi, offre la possibilità alle aziende italiane di internazionalizzarsi”. La parola è poi passata ad un grande conoscitore dell’Africa e dell’internazionalizzazione come l’Ambasciatore Umberto Vattani: “L’Europa ha sfruttato per tanti anni questo continente e adesso francamente ha fatto un grande passo avanti – ha detto l’ambasciatore Vattani, già se-
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Per un’impresa andare in questi paesi significa sviluppare una capacità che la renda maggiormente competitiva
Ambasciatore Umberto Vattani
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L’Africa è un continente giovane, che si muove, che si urbanizza e quindi che si struttura sempre più. In cui c’è tantissimo da fare
Giuseppe Tripoli
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Abbiamo finanziato 61 operazioni strategiche, con una spesa di 51 milioni di euro, sostenuto 60 studi di fattibilità e assistenza tecnica, per una spesa di 13 milioni di euro. Abbiamo inolltre promosso 150 operazioni di export
Gloria Targetti
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La Banca Mondiale stima un fabbisogno infrastrutturale di oltre 90 miliardi di dollari all’anno, determinanti per il progresso dell’Africa sud Sahariana
Dario Speranza
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Ancora non possiamo parlare di uno sviluppo e progresso economico sociale in Africa. Non c’è una vera modernizzazione dell’economia e della società
Rodolfo Casadei (moderatore)
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Costruiamo il Futuro Magazine - Novembre/Dicembre 2012
Pranzo con i soci
“Ricostruire senza rottamare, come in azienda” Il presidente della Fondazione, Maurizio Lupi, ha risposto alle domande sull’attuale situazione politica.
L’AGENDA CENA SOCI DI NATA
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Lunedì 17 dicembre ore 19.45
A VI NCI, HOTE L LEONAR DO D ACOLO RI STORANTE IL CE N VI NCI, 6 VIA LEONAR DO DA ER BA
“IL SORR ISO DELLA LIB ERTÀ. TOMMASO MORO, LA POLITICA E IL BEN E COMU NE” ESPOS IZIONI DELLA MOSTR A
15 dicembre 2012 4 gennaio 2013
SER EGNO PAL AZZO DEL COMU NE PIA ZZA MARTI RI DELLA LIB ERTÀ divisi. In Lombardia, se il Pdl dovesse correre con un suo candidato e la Lega con un altro, saremmo destinati alla sconfitta. Dovremo fare di tutto per salvaguardare l’unità. Credo che le primarie di coalizione in cui Albertini, sostenuto dal Pdl e dalla società, si confronti con la Lega siano la strada migliore. Del resto, è lo stesso Maroni a invocarle. Albertini ragiona in modo corretto affermando che occorre tornare a interloquire con la società civile, che infatti sarebbe espressa da una lista civica in suo appoggio”. MARA BAIGUINI
CAR ATE BRIANZA VILLA CUSAN I
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aggiornato sugli eventi della Fondazione
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Azzerare tutto non è la soluzione, un popolo esiste se ha delle radici solide dalle quali attingere. In questo periodo di crisi abbiamo fatto un gesto come quello della mostra su Tommaso Moro: si può ripartire solo da persone protagoniste che non si fanno dividere ma stanno insieme. Moro ci fa capire la strada da seguire, ha sempre servito il re ma il re non può intervenire sulla sua fede”. Per quanto riguarda la situazione in Lombardia il presidente Lupi ha auspicato le primarie di coalizione: “L’obiettivo è di non ripetere l’errore fatto in Sicilia, dove ci siamo
ilfu
Il presidente Maurizio Lupi ha incontrato i soci della Fondazione “Costruiamo il Futuro” per un momento di approfondimento sull’attuale situazione politica sul delicato momento che sta attraversando il nostro Paese e in particolare il Popolo della Libertà. “Siamo di fronte ad un nuovo tentativo di abbattere la nostra storia – ha detto Lupi – come già successo nella storia accade che il dramma che stiamo vivendo oggi ti fa azzerare tutto e non ti fa ricordare il positivo. Nei 3 anni di governo abbiamo fatto certamente degli errori, ma sono state fatte anche tante cose buone.
12 gennaio 20 gennaio 2013
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Alcuni momenti del pranzo dei soci a Triuggio