Magazine Gennaio 2014

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ANNO 5 - N.1 - gennaio/febbraio 2014 - periodico della fondazione costruiamo il futuro - DIRETTORE RESPONSABILE: ANGELO FRIGERIO

Editoriale

L’INTERVISTA

Per Eugenio Corti

Una risposta ‘concreta’ alla crisi

Costruiamo il Futuro News - Supplemento a Mediastore Italia - Anno 16 - n.2 - Febbraio 2014 - Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 - Conv. in L. 46/2004 - Art.1 Comma 1 - LO/MI Registrazione al Trib. di Milano n.536 del 12 agosto 1999 - Editore: Frimedia S.r.l. - Stampa: Bellavite - (Missaglia) - Redazione: Palazzo di Vetro, C.so della Resistenza, 23, 20821 Meda (MB) -Tel. 0362/600463-4-5 - Fax 0362/600616

di Cesare Cavalleri

Vorrei subito sgomberare un equivoco: nel 1983, quando pubblicai Il cavallo rosso per i tipi delle Edizioni Ares, non è che ci sia stata vera ostilità da parte della grande editoria né da parte della critica nei confronti di Eugenio Corti; c’è stato qualcosa di diverso e forse di peggio: l’indifferenza, il non prenderlo in considerazione. Un «grande» editore non prende in considerazione un romanzo di 1200 pagine perché pubblicarlo avrebbe dei costi proibitivi e quindi non lo dà neppure in lettura ai suoi consulenti, e i critici difficilmente leggono un romanzo di 1200 pagine. Ma Corti è stato molto chiaro sin dall’inizio: egli, infatti, ha sempre scritto non per i contemporanei ma per il futuro, per le nuove generazioni, ha scritto per i lettori che verranno. Corti non è antimoderno, è contro quella modernità che ha portato alla dissoluzione dell’uomo, è contro il nichilismo che decretando la morte di Dio ha provocato la morte dell’uomo, è contro l’anomia e la mancanza di senso in cui siamo sommersi. Corti non è antimoderno, è profetico. Da sempre è chiaro che i profeti non vengono riconosciuti. È proprio nella natura, nella specificità del profeta, non essere riconosciuto dai suoi contemporanei. Ed è una certezza che Corti è tra i pochissimi autori che resteranno sempre e comunque. La critica lo scoprirà magari nel 2400, e non sarà tardi, perché un capolavoro è per sempre. Ecco perché nel romanzo di Corti è importantissima la storia della seconda guerra mondiale, la denuncia delle ideologie che hanno insanguinato il XX secolo, la galleria di personaggi, di tipi umani che sentiamo così vicini a noi nella sua opera. Ma la parte più importante del Cavallo Rosso è quella politicamente più non corretta, cioè la parte finale, la terza parte, quella più propriamente profetica, espressione della sua grandezza. Eugenio, nell’itinerario dei suoi libri, ha perseguito un ideale di Bellezza. E se il Bello, secondo l’adagio scolastico, è lo splendore del Vero, la Bellezza del romanzo di Corti sta proprio nello splendore della Verità che è raccontata interamente, completamente, in una prospettiva di Bene, di bontà; perché nel descrivere, nel denunciare il male del mondo, nel romanzo c’è sempre e comunque l’apertura al trascendente, che garantisce la vittoria finale.(...)

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Finanziamenti agevolati per un totale di 100 milioni di euro. Destinati al turismo e al commercio alimentare. Parla Alberto Cavalli. economia che, a livello italiano, produce più di un decimo della nostra ricchezza totale. A chi si rivolge e quali sono i requisiti necessari? “Lombardia Con.Cre. Ta” si rivolte alle micro, piccole e medie imprese che operano nel settore del turismo e del commercio alimentare al dettaglio e dei pubblici esercizi. Sono ammessi tutti gli interventi che rappresentino un miglioramento rispetto allo stato attuale e che siano in linea con i più elevati standard qualitativi del settore di riferimento: dalle opere edili e impiantistiche, per le quali siano già stati richiesti ed ottenuti gli eventuali pareri e/o nulla osta necessari, agli arredi funzionali all’attività dell’impresa (ivi comprese palestre, piscine, saune, spa e zone benessere): dalle attrezzature per il miglioramento delle modalità di gestione delle strutture e dei servizi offerti agli impianti di reti wifi gratuite a disposizione degli ospiti; fino agli interventi per l’efficientamento energetico degli edifici, all’acquisto di mezzi di trasporto a basso impatto emissivo, agli impianti per la sicurezza, alle spese di progettazione, direzione lavori e collaudo. (...)

Uno speciale dedicato allo scrittore. I contributi di Cesare Cavalleri, Andrea Sciffo e Renato Farina. La mostra. Le foto.

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Alle pagine centrali

INTERVISTA AL SOCIO

L’EVENTO

L’INTERVENTO

Eccellenza e semplicità del gelato artigianale

“L’imprevisto della vita. Dentro le cose, verso il Mistero”

Un ideale da incontrare nel quotidiano

Un finanziamento agevolato da 100 milioni di euro per le imprese operanti nel campo dell’edilizia, del legno-arredo e degli impianti, attraverso la misura “Lombardia Con. Cre.Ta”. Alberto Cavalli, assessore al Commercio, Turismo e Terziario di Regione Lombardia ci ha spiegato nel dettaglio le modalità e i requisiti per usufruire di questa occasione. “Lombardia Con.Cre. Alberto Ta”: da dove nasce il pro- Cavalli gramma e quali sono gli obiettivi? “Lombardia Con.Cre.Ta” – Contributi al Credito per il Turismo e l’Accoglienza – nasce nell’ambito delle politiche di Regione Lombardia a favore della crescita e dell’occupazione, i due fondamentali obiettivi che questa Giunta si è posta fin dal suo insediamento, che rappresentano il filo rosso di tutti i provvedimenti varati in questa X legislatura. Nel caso specifico questo provvedimento ha l’obiettivo di aumentare l’attrattività del nostro territorio in vista di Expo 2015, e lo fa intervenendo concretamente a favore delle imprese del turismo e del commercio, qualificando la nostra offerta turistica per rispondere alle richieste di un turista globale, che si è dimostrato essere sempre più esigente. Stiamo parlando di uno degli “asset strategici” della nostra

il ricordo di eugenio corti

Francesco Osti, giovane imprenditore, svela i segreti del successo di Comprital, azienda leader nella produzione di semilavorati.

L’incontro tra Giacomo Poretti, Monsignor Massimo Camisasca e Maurizio Lupi.

Il ministro Maurizio Lupi traccia un bilancio di questi mesi di lavoro. E anticipa il “Plafond Casa”.

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Costruiamo il Futuro Magazine - Gennaio/Febbraio 2014

Intervista al socio

Eccellenza e semplicità del gelato artigianale Francesco Osti, giovane imprenditore, svela i segreti del successo di Comprital, azienda leader nella produzione di semilavorati.

Da sinistra: Francesco Osti, Fabrizio Osti, Ernst Knam e Gianni Osti

Un giovane imprenditore, nuovo socio della Fondazione, ci ha svelato la sua ricetta per essere competitivi e vincenti in questo periodo di crisi: lui è Francesco Osti, responsabile marketing e comunicazione di Comprital, azienda leader da quasi trent’anni nella produzione di semilavorati per gelateria. Come e dove nasce Comprital? Comprital nasce alla fine del 1984, festeggeremo i 30 anni all’ inizio del prossimo anno, da un’idea di mio padre Gianni Osti e da Mario Americano. La sede è sempre stata a Settala in provincia di Milano , partendo con 500 metri quadri per arrivare ai 10.000 di oggi. E’ una bella storia italiana: mio padre col socio ed un operaio insacchettava a mano, si faceva la doccia in ufficio, si metteva la cravatta e usciva a vendere. Oggi i nostri collaboratori sono più di 80. Da anni ormai a mio padre, che è il Presidente del CdA, si è affiancata la seconda generazione: mio fratello Fabrizio, chimico industriale, alla Ricerca e Sviluppo (oggi Presidente di AIIPA settore gelateria), Massimo Americano, Amministratore delegato, io, che mi occupo di Marketing e Comunicazione e Luca Americano. Produciamo semilavorati per gelateria: i nostri prodotti, tramite distributori o importatori sono presenti in 62 paesi nel mondo. Come è cambiata nel corso degli anni la produzione e la vendita del gelato? Oggi la ricerca nel nostro settore ha ormai abbandonato la “novità da fiera” per dedicarsi a prodotti che permettano al gelatiere di esporre un cartello ingredienti molto pulito, semplice, con materie prime conosciute ed apprezzate dal consumatore: l’ assenza di grassi vegetali idrogenati, coloranti ed emulsionanti è oggi una condizione irrinunciabile per il gelatiere che non solo vuole fare un prodotto artigianale di alta qualità ma vuole anche avere la possibilità di comunicare questi plus al cliente finale; su questo aspetto tecnico siamo stai i primi sul mercato, su quello comunicativo poi siamo veri pionieri. La sua azienda ha risentito della crisi? Quali sono le strategie per rimanere competitivi? Il mio settore sta risentendo della crisi anche se in misura minore rispetto a tanti altri; noi, in completa controtendenza, stiamo invece incrementando significativa-

mente. Nel 2012 abbiamo avuto il nostro record di incremento, il 2013 è stato molto buono e abbiamo ottime prospettive per il 2014. Le crescite più importanti avvengono chiaramente all’ estero, soprattutto nel far east e nelle economie emergenti (dal 2013 il nostro fatturato export si assesta sul 53% del totale), ma stiamo facendo un ottimo lavoro anche in Italia e nel continente europeo. Il segreto lo riassumerei in tre punti: un forte investimento ormai da tempo nella ricerca e sviluppo e, negli ultimi anni, un marketing particolarmente aggressivo e soprattutto innovativo (facciamo cose inedite nel nostro settore), operazioni come la sponsorizzazione alla Coppa del mondo di Gelateria e grandi investimenti sulla nostra scuola interna Athenaeum: sono molto felice perché sto realizzando uno dei miei sogni, una vera e propria scuola che presenterà varie aule per corsi didattici e pratici per chi vuole approcciarsi al mondo della gelateria artigianale e per chi vuole specializzarsi con i corsi tenuti dai campioni del mondo di gelateria o pasticceria, il tutto in una cornice architettonica di grande impatto progettata dal noto architetto Paolo Maldotti. Lei lavora anche con il re del cioccolato Ernst Knam. Da dove nasce questa collaborazione? Ho conosciuto Ernst alle selezioni per la squadra italiana per la Coppa del Mondo di Gelateria di cui poi divenne capitano. Noi eravamo partner della squadra e sponsor della Coppa. Dopo la vittoria ai mondiali abbiamo approfondito non solo l’ amicizia (il lavoro per me non può prescindere dai rapporti personali, è una caratteristica che ci contraddistingue ed è molto apprezzata) ma anche la collaborazione con i corsi e i tour con i campioni del mondo che facciamo in Italia e all’ estero per divulgare il nostro concetto di formazione professionale. Nel frattempo lui ha avuto un grande successo in televisione con programmi come il Re del cioccolato e Backe Off. Al Sigep di Rimini, principale fiera mondiale del settore, abbiamo presentato Il Cioccolato di Knam, un prodotto in polvere con materie prime di altissima qualità per produrre un gelato al cioccolato che aspira a diventare il riferimento di questo gusto non soltanto in Italia. Devo dire che i dati dei primi mesi di vendita fanno pensare ad un enorme successo.

La sua azienda organizza corsi ed è molto attenta alla qualità delle materie prime, avete realizzato anche dei dolci vegani. E’ un settore in crescita? Mi piace avere un ventaglio di corsi molto ampio, che batta strade inesplorate come, ad esempio, il corso sull’ uso del forno in gelateria. Abbiamo, nel nostro settore, il numero più alto di corsi, i docenti più qualificati e, come dicevo, a breve una nuova sede all’avanguardia sotto tutti i punti di vista. Fra i tanti professionisti di fama mondiale che abbiamo coinvolto nel nostro Athenaeum c’è Emanuele Di Biase, cinque volte campione italiano di pasticceria, che da qualche anno è diventato vegano. Con lui abbiamo studiato un corso didattico su gelateria e pasticceria vegan che ha destato grande interesse in Italia ma che mi è già stato richiesto con insistenza ad esempio dal Canada e dagli Stati Uniti dove il fenomeno è già molto diffuso. In Italia è sicuramente in crescita, i ristoranti vegani a Milano ad esempio sono sempre pieni. Ricordo che non è dedicato solo ai vegani ma anche a chi presenta intolleranze alimentari o vuole un gelato particolarmente leggero. Che consiglio si sente di dare da giovane imprenditore a un giovane imprenditore? Mi permetto di dare due consigli: il primo di pensare che oggi la partita si svolge nel mondo; vedo giovani che pretendono di lavorare non nella città, ma addirittura nel quartiere di residenza. Il lavoro nel mondo c’è nonostante la crisi, ma si deve cercarlo e questo costa fatica e servono tanto entusiasmo e passione. La passione e l’ amore per il proprio lavoro credo poi siano la base per un percorso di successo. Il secondo è di non seguire vecchi schemi, di pensare a prodotti nuovi ma soprattutto di saper comunicare, e questo è il mio vero lavoro, in modo innovativo, spostando la partita addirittura su un altro campo rispetto ai propri competitors .Noi stiamo avendo successo proprio dove siamo pionieri e dove, soprattutto, siamo fuori dagli schemi. Il made in Italy e la filiera del gelato artigianale ne è un esempio importante anche se spesso dimenticata in particolare dal mondo politico che la conosce poco o in modo superficiale. è vincente quando cavalca la principale caratteristica di noi italiani: la grande, incredibile ed inesauribile fantasia. Mara Baiguini

La lettera Cari lettori del Magazine, non intimidito della bravura dei nostri cronisti, redattori, direttori e vice e da quella dei “super-lettori”, oggi ci provo anch’io. Il desiderio sorge spontaneo, vedendo le paginate sulla “povertà” di chi ci governa e non solo. Mi permetto di raccontarvi un aneddoto. Fine anni 40, inizio anni 50, vivevo a Cremona. Nella Parrocchia del Duomo, nasce la Scola Cantorum con Don Dante Caifa, Maestro, e Mino Caudana all’organo, maestro di Cappella. Noi quattro fratelli Machiavelli, i tre fratelli Piacenza e i tre Bessi , ne eravamo le colonne, ovvio. Mozart, Palestrina, Bach, Perosi, da Vittoria, Benedetto Marcello, Vittadini, Hendel, Franch, e altri, gli autori dei brani. Voci pari, niente donne. Con quel Don Dante super musicista, gran precisione e simpatico cultore di tutto, era un divertimento. Colpa sua, ho conosciuto tutte le opere di Gio Guareschi. La retribuzione consisteva in scampagnate e in una, si fa per dire, cena in una “bettola” con pane, salame e gazzosa. Ecco il punto. Prima di iniziare la cena, si alzava in piedi Alfio Caifa, fratello di Don Dante, ottimo tenore (buon sangue), il quale ci invitava noi in piedi a fare “un pensiero per i poveri!”. Tutti noi, testa in giù, occhi chiusi pensierosissimi, per i poveri naturalmente, per qualche secondo bava alla bocca, sbirciavamo Alfio, per poterci tuffare su quel pane e quel salame che, dati i tempi, il caviale e le ostriche di oggi ci fanno ridere. Il segnale consisteva nella richiesta di Alfio: “Pensato???” Risposta: “ Si, pensato!” E giù su salame e pane. Dopo un po’, si annaffiavano con gazzosa della “balèta”. Però, avevamo pensato per i poveri e risolto tutti i loro problemi, dei poveri si intende. Noi, in quel momento eravamo ricchi, quasi come la Severino oggi. Vecchio Alfio, come mi diverte ricordarti da antesignano gladiatore pensieroso dei problemi dei poveri! Come oggi, tutti pensano. Ci sarà qualcuno che fa? Noi, allora, così e solo così potevamo. Evviva la musica, evviva Don Dante. Giuseppe Machiavelli

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Monsignor Massimo Camisasca. 3

Costruiamo il Futuro Magazine - Gennaio/Febbraio 2014 l’evento

L’incontro tra Giacomo Poretti, Maurizio Lupi e Monsignor Massimo Camisasca.

Da sinistra: Giacomo Poretti, Maurizio Lupi e Monsignor Massimo Camisasca

“L’imprevisto della vita. Dentro le cose, verso il Mistero” Sono state circa un migliaio le persone che, lunedì 20 gennaio, hanno partecipato all’incontro “L’imprevisto della vita. Dentro le cose, verso il Mistero”, organizzato dalla Fondazione Costruiamo il Futuro al centro giovanile Paolo VI di Barzanò. All’evento sono intervenuti, in qualità di relatori, Giacomo Poretti, attore e scrittore, monsignor Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia e Guastalla e Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. “Ha ragione Lupi – ha esordito monsignor Camisasca - dobbiamo imparare a riconoscere che l’imprevisto non è un inconveniente della vita, ma un positivo. L’imprevisto nella mia vita? Il fatto che sono diventato vescovo a 66 anni. Ma più radicalmente sono tutte impreviste le esperienze fondamentali della vita, non programmabili da noi: il nascere; il morire; gli altri che incontriamo; la grande compagnia del creato e degli amici”. Il mistero avvolge interamente le nostre vite anche per Poretti, che si chiede: “Qual è il mistero che ci fa digerire la cassoeula? Per quale misteriosa ragione le donne si innamorano di un presidente francese che va in motorino? Ma misterioso è anche come si fa a pagare la Tarsu, o come un indonesiano diventi presidente dell’Inter, ma soprattutto come farà a riportarla a vincere”. Poretti è interista, suo padre a quattro anni lo ha portato per la prima volta a San Siro e, a sette anni, quando in Duomo per festeggiare lo scudetto, disse: “Oggi Giacomino ha scoperto di

avere la fede. Fede interista”. “Il silenzio nel raccoglimento è la condizione e il segno della grande arte - ha spiegato monsignor Camisasca - Un attore, un cantante, hanno bisogno del silenzio prima di esibirsi. Il silenzio è la condizione per incontrare se stessi, al fondo del proprio cuore. In un primo tempo è staccarsi dal rumore e dalle parole, ma poi il vero silenzio è tutto intessuto di suoni e parole che invece di distrarci dalle cose ci accompagnano dentro la realtà”. La parola poi è tornata a Poretti: “Ho fatto l’operaio, ma ho anche “ascoltato” dentro di me, in fondo al cuore l’amore per il teatro imprevedibilmente sorto grazie alla filodrammatica dell’oratorio. Ecco, il silenzio per ascoltarsi dentro, prendere sul serio i propri desideri e le proprie passioni per farle germogliare”. Ed è proprio la parola imprevisto quella che meglio descrive la dinamica di quello che ha fatto nella vita. Figlio di operai di Legnano, il suo destino non poteva non essere di lavorare alla Franco Tosi. “Studiavo la sera, poi ho fatto l’infermiere in ospedale perché era l’unico contratto possibile prima di partire, sette mesi dopo, per il militare. Imprevisto è stato 20 anni fa l’incontro con Giovanni e Aldo, in un localino di provincia, dove il primo, per venti minuti, tentava di arrampicarsi sul secondo, e finalmente quando giungeva ad appiccicargli un chewingum sulla chierica e piantarvi una bandierina da tartina esclamando: “Ho scalato il Machu Picchu”. In quell’occasione ho capito che volevo lavorare con quei due lì”. Anche monsignor Camisasca ha poi affrontato

Da sinistra: Giacomo Poretti, Franca Farina, Lina Riva e Monsignor Massimo Camisasca

il tema attuale e importante come quello del lavoro: “E’ essenziale perché l’uomo si senta uomo e si esprima. Occorre far di tutto perché ci sia opportunità di lavoro. Saper accettare i lavori che ci sono, anche non quelli dei nostri sogni che non ci sono, e ripartire da lì. La condizione è che ci sia coscienza del senso, quello per cui uno scalpellino, se gli chiedi che fa, ti può rispondere: costruisco una cattedrale. Il gusto del lavoro è anche connesso al gusto del sacrificio, come per i nostri genitori nel dopoguerra”. Per Giacomo Poretti fare il comico è pieno di aspetti e situazioni piacevoli, soprattutto nella fase creativa. Ma esige sacrificio, per esempio, nello stile: l’impegno e la fatica a mantenere il gusto della bellezza e non cedere a facili stratagemmi del mestiere. A chiudere l’incontro una domanda che Poretti rivolge a Camisasca: “Perché ci siamo? Perché Dio ci ha fatti?”. Risposta: “Teologia e filosofia stentano a comprendere un Dio che ha bisogno degli uomini. Ci aiuta poi la poesia di Dante: L’eterno amore s’aperse in altri amori. E soprattutto ci aiuta Gesù, quando al pozzo di Giacobbe si rivolge, lui che è Dio, alla Samaritana dicendo: “Ho sete dammi da bere”. Dio ha voluto il mio volto. Il male del mondo resta incomprensibile, ma possiamo accettare anche il dolore guardando il Crocefisso, il mistero di Dio che si è fatto uomo”. Mara Baiguini

Il folto pubblico presente all’incontro

ringrazia


Costruiamo il Futuro Magazin

4 segue dalla prima

Per Eugenio Corti (...) Il titolo stesso del Cavallo rosso è preso dall’Apocalisse: ma non dimentichiamo che l’Apocalisse finisce con un trionfo, non finisce con una catastrofe. Sì, c’è il Venerdì santo, ma la religione cattolica non è la religione del Venerdì santo: il Venerdì santo è una condizione indispensabile, ineludibile per la Risurrezione, e il messaggio della religione cattolica è eminentemente positivo perché si basa su un dato storico che è la Risurrezione di Cristo. Possiamo citare la prima Lettera di san Giovanni (5,4): «Haec est victoria quae vicit mundum, fides nostra». Il mondo è già stato vinto dalla nostra fede, la Chiesa cammina nella storia da più di 2000 anni e continuerà fino alla fine del tempo nonostante le incomprensioni, l’inattualità, le accuse, gli errori degli uomini della Chiesa stessa in tante epoche, e anche nella nostra. Perché Corti è amato dal pubblico? È amato perché, leggendo Corti, si ha l’impressione di ricevere una lettera scritta per sé, scritta per il nostro bisogno di adesso. Corti ha lasciato dei dossier sterminati di lettere che gli vengono dall’Italia e da tutte le parti del mondo: sono lettere di persone, giovani e meno giovani, Cesare Cavalleri che, a lettura ultimata del Cavallo rosso, sentono il bisogno di ringraziare. Questa è la perenne attualità di Corti, è la sua capacità di colpire non solo l’intelligenza ma anche il cuore del lettore, invogliandolo a esaminare sé stesso per riconoscere in sé la Verità che lo scrittore gli ha proposto. Mi piace ripetere una frase di Saint-John Perse, che considero il più grande poeta del Novecento. Interpellato in uno dei questionari che ogni tanto si mandano agli scrittori, alla domanda: «Perché Lei scrive?», Saint-John Perse rispose: «Per vivere meglio». Questa è la risposta dello scrittore consapevole, responsabile del suo ruolo. Questo è ciò che Eugenio Corti ha fatto e ci lascia con tutto il ventaglio delle sue opere: opere che insegnano, che aiutano, a vivere meglio. Grazie, Eugenio. Cesare Cavalleri

IL RICORDO DI E Lo scrittore Eugenio Corti, uno dei massimi scrittori italiani del dopoguerra, è morto martedì 4 febbraio nella sua casa di Besana Brianza, paese dove era nato il 21 gennaio 1921, primo di dieci figli. La sua opera non è stata valorizzata adeguatamente dalla critica. Il suo romanzo più famoso è “Il cavallo rosso”, racconto della Brianza cattolica durante la seconda Guerra mondiale e nel dopoguerra. Pubblicato nel 1983, è giunto alla 28esima edizione ed è stato tradotto in spagnolo, francese, americano, lituano, romeno e giapponese. Il suo primo romanzo fu “I più non ritornano”, pubblicato nel 1947, nel quale per la prima volta, viene data voce - e fatta conoscere - l’immane tragedia della ritirata dal fronte russo, di cui Corti fu uno dei protagonisti. I saggi sono raccolti nel 1996 nel volume “Il fumo nel tempio”, alla cui revisione stava procedendo proprio negli ultimi mesi di vita, mentre i racconti brevi sono stati pubblicati nel volume “Medioevo e altri racconti” nel 2008. Nel 2010, un gruppo di lettori e sostenitori, raccolti in associazione, sostenuti anche dalla Fondazione Costruiamo il Futuro, hanno organizzato una raccolta di firme - alla fine erano oltre 8mila - per sostenere la sua candidatura all’assegnazione del premio Nobel per la Letteratura 2011, premio che però l’Accademia svedese non gli ha assegnato. Nel marzo del 2013 il Presidente Giorgio Napolitano gli ha conferito la “Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte”.

“Il cantore del Regno” La notizia della morte di Eugenio Corti mi è arrivata di notte e per mezzo di un sms inviato da un amico: la prima cosa che ho provato è stata una calma serenità. Il messaggio sembrava contenere il dono di un annuncio, mentre confermava i legami dell’amicizia e non turbava la quiete silenziosa in cui io, la mia famiglia, la città, tutti, eravamo immersi in quel momento. Forse perché ero stato preparato da un avviso che un altro amico (ecco ancora questa dolce parola!) mi aveva dato in giornata; forse perché sono da tanto tempo gettato in qualcosa di molto più grande di me, che mi sovrasta e mi custodisce, e che potrei chiamare con il nome di «vita» oppure di «fede». Sta di fatto che vivo il passaggio di Eugenio Corti da questo all’altro mondo come un ennesimo atto di generosità di quell’uomo, che fu testimone di guerra e grande scrittore: è come se, ancora una volta, lui abbia avuto il coraggio di mettersi alla testa di noi, del gruppo dei suoi tantissimi amici, e abbia fatto per primo il grande passo. Che Eugenio Corti adesso sia al cospetto di Dio, di Gesù Cristo e di tutti i santi, è un mistero la cui certezza non mettiamo neanche in dubbio: quante volte lo abbiamo sentito parlare di «Domineiddio» con la fede di chi era

(ed è) destinato a incontrarlo. Anche quando raccontava gli orrori dei combattimenti e l’imbestiamento degli uomini nelle ideologie, Corti è sempre stato il cantore del Regno, di un regno che non è di questo mondo ma che si fa trovare come un anticipo già qui, nelle gioie che si provano pellegrinando sulla Terra. Per questo, in moltissimi abbiamo amato la compagnia di Eugenio e lo abbiamo frequentato quanto più possibile, sino a ieri: perché ogni volta si tornava dalla sua casa di Besana arricchiti del dono che lui faceva. Forza e misericordia. Centinaia di giovani hanno condiviso il mistero semplice di incontrare Eugenio Corti, uomo di parola vis-

Alcune foto tratte dal suo album

suto in un secolo di parole. Io stesso ho avuto l’onore di accompagnarne moltissimi, di studenti di liceo al Don Gnocchi, e di salire alla villa«dello scrittore» a intervistarlo e a scoprire che l’umanità non muore neanche durante le guerre mondiali, e a incrociare gli sguardi, e ricevere occhi più limpidi di prima. Adesso l’opera che Corti ha intrapreso prende un’altra forma, imprevedibile. C’è un corpo di scritti, di libri, di lettere ma anche di colloqui, che stanno dando frutti nascosti e tutto avrà un suo esito fecondo,non solo nel campo della «cultura». Dopo così tanti anni, ora posso conservare nel cuore tutte le conversazioni e ricordare i volti e giorni, mentre la gratitudine mi invade e mi fa dire: grazie, Signore, di avermi/averci donato questa amicizia tra noi. Che tende per sua natura e espandersi; dove, si vedrà. Intanto, nel segreto continuo a sentire la voce di Eugenio, il suo accento: rivedo lo sguardo azzurro, quello di un novantatreenne che, sino alla fine, è stato sempre più giovane dei giovani con cui discorreva e ai quali ha indicato la strada. Andrea Sciffo Monza, 5 febbraio 2014, ore una di notte.

Raccontò il Dio incarnato nella sua Brianza Renato Farina

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ne - Gennaio/Febbraio 2014

Eugenio CORTI

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Cavalleri

Porta la mostra su Eugenio Corti nella tua città La Fondazione Costruiamo il Futuro ha realizzato l’esposizione “Dalla Brianza al mondo: lo scrittore Eugenio Corti”. La mostra è un’occasione per conoscere la vita e l’opera del grande scrittore, venuto a mancare lo scorso 4 febbraio nella sua casa a Besana in Brianza, è stato un grande protagonista della cultura italiana, capace di raccontare la grande epopea del Novecento facendo emergere la natura profonda di che cosa sia l’uomo ieri, oggi e sempre. Composta da 32 pannelli autoportanti, impianto d’illuminazione e tre contributi video inediti, l’esposizione ripercorre le opere di Corti, raccogliendo in esse gli spunti per analizzarne valori, caratteristiche, elementi fondanti di una società rappresentativa dell’Italia stessa. Per maggiori informazioni visita il sito www.mostraeugeniocorti.it oppure contatta la Fondazione scrivendo mostre@costruiamoilfuturo.it.

Lascia con il suo grande romanzo epico e con tutta la sua produzione letteraria, un’eradità preziosa che ora sta a noi far fruttificare S.E. Angelo Scola

In lui c’è un amore sconfinato per l’uomo e per la verità, una dimensione u niversale vissuta e narrata attraverso il sentimento vivo che aveva di appartenenza alla sua terra, la Brianza Maurizio Lupi

Ci ha insegnato che la cultura che nasce dalla Fede cattolica è in grado di far rivivere la tradizione culturale e sociale del nostro popolo Monsignor Luigi Negri

“La Brianza vista dalle sue parole e dalle sue memorie”

Infaticabile ricercatore della Verità Lorenzo Ornaghi

Dalla Brianza al mondo. È bello questo titolo per una mostra dedicata ad Eugenio Corti scrittore. In fondo sta qui l’essenza di una terra e del cantore che meglio l’ha rappresentata dandole un’espressione e un timbro poetico che reggerà i secoli (se ce ne saranno…). Non c’è stata mai alcuna gens che sia stata più legata a una casa, a una famiglia, al Dio “qui ed ora”, aal tabernacolo della sua chiesa del popolo brianteo; eppure è fatto per andare più in là, oltre i suoi monti e i suoi confini velati di nebbia leggera. Un po’ come i mobili intagliati nelle botteghe, che camminano portando nell’universo il genio brianteo. Oggi la Brianza ha cambiato le specialità merceologiche – si dice così? – ma il significato è sempre quello: un amore al lavoro, alla famiglia, al Cielo e alla terra che hanno un sapore particolarissimo e insieme universale. Come capitò ai pescatori di Galilea. Questo è il compito che si propone la mostra: far comprendere alla Brianza la propria identità attraverso le parole e le memorie del suo scrittore unico e in fondo segreto, dare questa sua acqua profumata e chiara ai brianzoli perché si rendano conto della portata da Rio delle Amazzoni di questo ruscello fresco. Che poi è la loro stessa essenza, la “possente umiltà del popolo minuto” (Riccardo Bacchelli). Grazie a Corti la Brianza e la sua gente riscoprono più viva che mai una

dignità culturale che sfida il nichilismo contemporaneo, dà significato alla morte perché lo dà alla vita, in qualsiasi suo aspetto, dolore e gioia, tradimento e fedeltà, ma soprattutto quieto amore, lavoro lungo, paziente, durevole. Bisogna andare a casa di Corti per capire tutto questo. C’è l’odore buono della Brianza che è più grande della Brianza. Qualcosa che viene insieme o forse prima ancora dei pensieri; qualcosa per cui non so trovare altra definizione che la vita. C’è la vita della Brianza in quella sua villa di Besana Brianza. Il colore del giardino, di un verde che è solo brianzolo. L’ospitalità discreta, senza sfarzi né scene. La penombra. C’è un tipo di umanità unica lì: la quale è sì di Eugenio e Vanda Corti, ma che è espressiva dell’identità

di una terra. La Brianza in passato ha avuto grandi incarnazioni: preti fondatori e santi, imprenditori geniali, un papa immenso, pittori magnifici. In Corti ha trovato la forma letteraria e culturale. Sarebbe un marchio di successo, ma in fondo reperto glorioso valido per il marketing ma non per illustrare una vita buona possibile oggi. Invece c’è stato Eugenio Corti, il quale coincide con la sua opera, in particolare con Il cavallo rosso. Lì c’è la saga di una famiglia, l’epopea del Novecento vissuto dal di dentro della comunità irripetibile che si chiama Brianza. Ma non è solo Brianza. Il particolare diventa universale. Emerge la natura profonda di che cosa sia l’uomo ieri, oggi e sempre. Certo, ha i connotati lombardi, ma ciascuno – fosse giapponese o lappone- riconosce le mosse del proprio cuore. Non ci sono paragoni possibili se non con Lev Tolstoj. Oppure, ecco, con Aleksandr Solženicyin, il quale ha consegnato ai suoi contemporanei e ai posteri non solo la memoria del Gulag, ma lo spirito russo, il tipo d’uomo russo, con l’impasto di temperamento, ideali, vizi, passioni. Per questo è stato maestro di letteratura e di umanità. Così Eugenio Corti. Scrisse Jorge Luis Borges: “L’India è più grande del mondo”. Anche la Brianza. Renato Farina


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L’intervento

Un ideale da incontrare nel quotidiano Il ministro Maurizio Lupi traccia un bilancio di questi mesi di lavoro. E anticipa il “Plafond Casa”.

Maurizio Lupi

La vita di un Paese è come quella di un uomo, di una famiglia: non procedono per inerzia, il domani non è garantito dal semplice fatto di venire dopo la giornata di oggi. Costruire il futuro in questo momento vuol dire aver ben presente lo scopo per cui si fa politica, declinato nel particolare momento che il nostro Paese sta attraversando. L’obiettivo oggi è far uscire l’Italia dalla crisi, tutti insieme. Questo scopo oggi può valere la rinuncia a un pur legittimo interesse di parte: prima l’Italia. So di ripetermi, ma questo è il motivo per il quale abbiamo fondato il Nuovo Centrodestra. Per il quale abbiamo deciso di sostenere un governo di responsabilità verso chi ha perso il lavoro, verso le famiglie che si sono dimostrate il vero ammortizzatore sociale in questi anni, verso gli imprenditori che non mollano, verso i giovani che di fronte a un mercato del lavoro in cui è sempre più difficile entrare accettano la sfida degli studi all’estero, degli stage presso aziende straniere, del lavoro precario. Diceva papa Giovanni Paolo II che “la vita è la realizzazione del sogno della giovinezza”. Per farlo, soprattutto noi politici, dobbiamo passare dalle parole ai fatti. Non c’è più ideologia che possa affascinare o abbindolare qualcuno, serve la concretezza di un ideale riscontrabile nell’azione quotidiana. Concretezza vuol dire fatti che indicano un senso, una direzione, una strada che ci porta fuori dalla crisi. Il governo Letta ha dato questo segnale di stabilità, ha riportato il segno più davanti all’indicatore del nostro Pil. Non ho condiviso il modo con cui è stato fatto finire, ma adesso bisogna accettare la sfida delle riforme. Ognuno con il suo contributo. Quello che io sono chiamato a dare, oltre che come uomo politico di centrodestra, come persona delle istituzioni, riguarda una sfera ben precisa: le infrastrutture e i trasporti del nostro Paese. Non si può ragionare di infrastrutture e investire per costruirle senza un’idea del futuro economico e sociale di un Paese come l’Italia che su questo terreno sconta un ritardo rispetto agli altri stati europei. Ritardo che vuol dire partecipare alla competizione economica con un handicap di partenza. Deriva da questa consapevolezza il mio sostegno al completamento del disegno dell’alta velocità ferroviaria in modo che tutto il Paese - da Nord a Sud lungo tutte e due le dorsali, tirrenica e adriatica, e da Est a Ovest, attraverso la pianura Padana come da Bari a Napoli – sia collegato nei suoi assi fondamentali.

Per lo stesso motivo abbiamo costruito un piano nazionale degli aeroporti (e altrettanto faremo con la riforma dei porti) in cui cessino assurde e deleterie concorrenze fra scali distanti tra loro poche decine di chilometri, ma inizi invece la capacità di lavorare insieme, specializzandosi e facendo sistema. L’impegno per la positiva conclusione dell’accordo tra Alitalia ed Etihad vive della stessa logica: un grande Paese industriale ha meno futuro se non ha una compagnia di bandiera in grado di reggere alla competizione globale. Futuro vuol dire anche “casa”. Il Piano casa che, quando leggerete questo articolo, dovrebbe essere diventato realtà, non è stato solo una risposta all’emergenza abitativa con i fondi per gli affitti e per la morosità incolpevole, ma uno strumento per ridare, soprattutto ai giovani, la possibilità di comprare la casa in cui metter su famiglia o, a chi una casa già ce l’ha, di ristrutturarla comprando nuovi mobili, o di riscattarla scalando sette anni di affitto, o di passare da inquilini di case popolari a proprietari. In questo disegno abbiamo coinvolto tutti i protagonisti della filiera abitativa: i costruttori, gli enti proprietari di edilizia popolare, i mobilieri, i piccoli proprietari di case sfitte e soprattutto le banche. Favorendo una convenzione tra Abi e Cassa depositi prestiti abbiamo creato il “Plafond casa”, un fondo di due miliardi di euro di CDP che fa da garanzia alle banche per la concessione di mutui per l’acquisto o la ristrutturazione della casa con condizioni vantaggiose soprattutto per la durata (sino a 30 anni). Hanno aderito una ventina di banche tra cui le principali a livello nazionale. Rivolgendosi a una delle banche aderenti, sarà possibile ottenere informazioni specifiche su questo strumento di finanziamento. Il Plafond Casa prevede 3 diverse durate temporali e 3 diversi importi limite:100 mila euro per gli interventi ristrutturazione con accrescimento dell’efficienza energetica; 250 mila euro per l’acquisto di una abitazione principale senza interventi di ristrutturazione; 350 mila euro per l’acquisto di una abitazione principale con interventi di ristrutturazione con accrescimento dell’efficienza energetica sulla stessa abitazione. I finanziamenti possono essere rimborsati a 10, 20 o 30 anni. L’elenco del fare (il già fatto e quel che resta) potrebbe essere ancora lungo. In conclusione vorrei segnalare solo quella che ritengo la condizione più favorevole per chi voglia costruire il futuro: la semplificazione, riforma che passa attraverso la sburocratizzazione.

Premio Costruiamo il Futuro Lecco e Erba: il bando è aperto E’ ufficialmente aperto il bando della XII edizione del Premio Costruiamo il Futuro, iniziativa rivolta a tutte le associazioni no profit di volontariato sociale e sportivo operanti in provincia di Lecco e nel comune di Erba. Il Premio Costruiamo il Futuro desidera essere innanzitutto un riconoscimento di valore ed un aiuto concreto alle associazioni, si rivolge infatti a tutte quelle realtà che realizzano iniziative di fondamentale importanza per il paese dove operano o per le persone di cui si occupano, ma che sono troppo piccole per partecipare a bandi provinciali o regionali, basati su progetti specifici. “Delle tante iniziative il Premio Costruiamo il Futuro è quello che più realizza l’ideale per cui ci siamo messi insieme – ha detto Francesco Sangiorgio, vicepresidente della Fondazione - Servire il bene comune può diventare un’astrazione quando questo servizio non parte dal riconoscimento di un bene presente, ed è per questo che ci siamo sempre richiamati ad un metodo che partisse dalla realtà invece che da un’idea astratta”. In 11 edizioni in provincia di Lecco e sei in provincia di Monza e Brianza sono stati donati 464.500 euro a 137 associazioni e consegnate 70 forniture sportive. Per questa edizione il bando sarà aperto dal 1° marzo e fino al 30 aprile 2014. “Il motto che ci siamo dati “Ciò che esiste merita” mi pare abbia proprio questo significato - ha proseguito Sangiorgio - Fin dai primi anni, il nostro stare insieme animato da questo ideale, ha portato frutti di amicizia tra noi e di utilità per la società e il territorio dove abbiamo operato, un territorio ed una società ricche di opere di carità che chiedevano di essere semplicemente riconosciute come utili e buone e perciò incoraggiate e sostenute secondo quel principio di sussidiarietà che ci è tanto caro”. Le iscrizioni al bando devono pervenire alla sede della Fondazione via posta all’indirizzo Costruiamo il Futuro via Garibaldi, 50 23891 Barzanò (LC) oppure via e-mail all’indirizzo premio@costruiamoilfuturo.it. Una volta inviata la segnalazione la segreteria della Fondazione provvederà a fissare un incontro per conoscere e capire a fondo le iniziative e l’opera dalle associazioni candidate. “In questi anni abbiamo incontrato centinaia di realtà associative fatte di persone straordinarie che – ha concluso Sangiorgio - con grande semplicità e gratuità dedicano parte del loro tempo al servizio del bisogno di chi gli sta accanto. Per questo siamo grati alla nostra gente di Brianza che ci mostra come un modo più umano di trattarsi gli uni con gli altri sia possibile e conveniente, la loro testimonianza ci rinnova anno dopo anno l’entusiasmo nell’impegno a sostenere la loro iniziativa attraverso il Premio Costruiamo il Futuro”. Per informazioni 039.5969259. La premiazione si terrà a maggio nella giornata conclusiva di “Manifesta”, tradizionale festa del volontariato che quest’anno avrà luogo presso il Palataurus di Lecco, domenica 18 maggio.


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Costruiamo il Futuro Magazine - Gennaio/Febbraio 2014 segue dalla prima

Una risposta ‘concreta’ alla crisi

Un momento dell’evento “Verso Expo 2015: design italiano e industria alberghiera”

(...) Come si può osservare, questa misura non si limita a sostenere un solo settore ma mette in moto un’economia, attiva una filiera, stimola l’iniziativa dei singoli. E lo fa legando diverse eccellenze del nostro territorio, il turismo, naturalmente, ma anche l’edilizia, l’impiantistica, il design, il legno arredo, tutti settori che rappresentano strade concrete per uscire dalla crisi. Come l’iniziativa si lega a Expo 2015? Dobbiamo immaginare Expo 2015 come un appuntamento galante al quale occorre arrivare non solo puntuali, ma in tutto e per tutto preparati. Ciò vale specialmente per il sistema dell’accoglienza turistica, che su questo evento si gioca moltissimo della propria credibilità e del proprio successo negli anni a venire. In questo senso l’Esposizione Universale rappresenta un grande stimolo a fare bene, e sono certo che i lombardi saranno all’altezza di questa sfida. Se da qui al 2015 il nostro compito è attrarre il maggior numero di visitatori italiani e stranieri, dal primo maggio di quell’anno in poi dovremo dimostrare di saper offrire un’accoglienza capace di competere a livello internazionale, conquistando la fiducia dei visitatori e assicurandoci la possibilità che tornino anche in futuro. Per questo dobbiamo mettere in campo le nostre migliori capacità affinché, da quando arrivano i turisti arriveranno in Lombardia a quando la lasceranno, siano al centro di un sistema che fa dell’accoglienza la sua parola d’ordine, della qualità il suo obiettivo. Parliamo di cifre: a quanto ammonta l’investimento di Regione Lombardia su questo progetto? Regione Lombardia, d’intesa con il sistema bancario, ha stanziato un finanziamento agevolato di 100 milioni di euro che interviene sia

favorendo l’accesso al credito sia abbattendo il costo degli interessi. Per quanto riguarda l’accesso al credito riconosceremo a favore dei Confidi (tra i quali sono stati selezionati quelli con rating più alto e migliori garanzie) la concessione di un fondo rischi, commisurato nella misura del 5% del valore della garanzia rilasciata a copertura delle eventuali perdite. Per quanto riguarda l’abbattimento del costo sugli interessi l’agevolazione regionale consiste in un contributo sul finanziamento erogato dall’istituto di credito, convenzionato con Finlombarda, nella misura di 300 punti base, fino all’eventuale abbattimento totale del tasso. Da ultimo rilevo che il contributo è calcolato sui finanziamenti concessi per importi compresi da 30.000 a 300.000 euro, fermo restando che i progetti di investimento e i finanziamenti bancari possono anche eccedere tale limite massimo. Nel concreto come gli imprenditori potranno usufruire di questa occasione? Nell’obiettivo di semplificare il più possibile le procedure, abbiamo stabilito che la domanda sia a sportello. Ciò non significa che i contributi si esauriranno in pochi giorni o settimane, ma abbiamo stimato che siano sufficienti per consentire a tutti gli operatori interessati di candidarsi e presentare la propria domanda. Da quando e per quanto tempo sarà possibile usufruire dei contributi? Le domande potranno essere presentate durante il mese di aprile. Questo per permettere alle imprese di programmare con un congruo anticipo l’investimento ed elaborare un progetto di riqualificazione delle proprie strutture e dei propri servizi.

Concerto Gospel 16 dicembre 2013

ringrazia

Mara Baiguini

Rinnovo alberghi lombardi: un business da 400 milioni FederlegnoArredo, Associazione Italiana Confindustria Alberghi (AICA), in collaborazione con Regione Lombardia e UniCredit, si sono date appuntamento in occasione dell’evento “Verso Expo 2015: design italiano e industria alberghiera” per rilanciare con forza uno dei temi strategici per lo sviluppo della Lombardia e del paese: la ricettività turistica. Negli ultimi 10 anni il turismo internazionale è cresciuto del 43% con gli arrivi turistici internazionali che sono passati dai 760 milioni del 2004 a circa 1,1 miliardi del 2013; nello stesso periodo però, gli arrivi turistici in Italia si sono sviluppati ad un tasso di crescita notevolmente inferiore (+25,1% da 37,1 milioni del 2004 agli attuali 46,4 milioni), con una conseguente erosione del market share del Paese che dal 4,9% del 2004 è sceso al 4,5% dello scorso anno. Secondo le previsioni UNWTO, i flussi turistici internazionali cresceranno mediamente da qui fino al 2030 di 43 milioni all’anno e la destinazione Italia è al primo posto tra i desideri dei viaggiatori nei nuovi paesi di provenienza del turismo internazionale. Le strutture ricettive dovranno trovarsi pronte ad accogliere turisti provenienti da tutto il mondo. In questo quadro AICA e FederlegnoArredo hanno promosso questo incontro per fare il punto sullo stato dell’arte e per presentare il bando “Lombardia Concreta” e l’accordo AICA-UniCredit che, sul territorio lombardo e su quello nazionale, mettono a disposizione delle aziende ricettive risorse importanti per la riqualificazione e l’accoglienza. Il primo passo di un cammino comune che vede alleate Turismo e design, due delle componenti più forti della nostra economia. Secondo una stima del Centro Studi Cosmit/FederlegnoArredo, per il rinnovo totale degli alberghi italiani (comprensivo di progettazione, impianti, tecnologie, finiture e arredi) è prevista una spesa complessiva annua di circa 4,3 miliardi di euro di cui 400 milioni per le sole strutture lombarde. Solo considerando il rinnovo di arredamenti e finiture, il business disponibile in Italia ammonterebbe a circa un miliardo di euro, di cui circa 100 milioni solo per la Lombardia.



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