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Cesare Cecchi confermato presidente del Consorzio Vino Toscana

Cesare Cecchi

Cesare Cecchi delle Cantine Cecchi di Castellina in Chianti è stato confermato all’unanimità, dal nuovo consiglio d’amministrazione, presidente del Consorzio Vino Toscana, evoluzione dell’Ente Tutela Vini di Toscana, per il prossimo triennio 2022/2025.

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giovanna focardi nicita

Il consiglio d’amministrazione, nominato dall’assemblea del 14 giugno scorso, è composto da 11 componenti che sono, oltre a Cesare Cecchi Presidente, Lamberto Frescobaldi (presidente Frescobaldi) e Rosanna Matteoli (vicepresidente Cantina Cooperativa Montalbano Vino e Olio) vicepresidenti, Davide Ancillotti (presidente Cantina Cooperativa ViViTo e Le Chiantigiane), Renzo Cotarella (amministratore delegato Antinori), Mario Piccini (presidente Tenute Piccini), Davide Profeti (direttore generale San Felice), Sandro Sartor (amministratore delegato Ruffino), Donata Vieri (direttore Cantina Cooperativa I Vini di Maremma), Enrico Viglierchio (direttore generale Banfi), Alessandro Zanette (direttore Melini Gruppo Italiano Vini). Il direttore è Stefano Campatelli, che vanta una lunghissima, trentennale esperienza nel mondo consortile del vino toscano. Il presidente e il consiglio d’amministrazione intendono proseguire il lavoro di crescita e sviluppo delle attività del Consorzio per raggiungere il riconoscimento da parte del Ministero e avere così piena operatività ed esser in grado di dare al vino Toscana IGT la governance di cui ha bisogno per la sua tutela e valorizzazione. La Toscana infatti è uno dei marchi più forti del made in Italy, soprattutto nel vino, un nome in grado d’evocare prodotti di gran qualità, associati a un territorio d’indiscusso fascino, che nel panorama internazionale gode di un’immensa notorietà e altrettanto appeal. Gli attuali soci del Consorzio Vino Toscana rappresentano il 59% circa della produzione e il 22% circa dei produttori. A norma di legge (DM 18/7/2018 emanato in applicazione dell’articolo 41 della legge 238/2016), un Consorzio per esser riconosciuto deve dimostrare di rappresentare almeno il 51% della produzione e il 35% dei produttori. Al momento il Consorzio ha pertanto raggiunto il minimo relativo alla produzione e sta lavorando per raggiungere anche il 35% dei produttori - mancano circa 500 soci - cosa non immediata, considerando che coloro che rivendicano Toscana IGT sono in media circa 4.000 all’anno e i due terzi rivendicano meno di 100 quintali d’uva, spesso non seguendo tutto il processo produttivo fino alla bottiglia, vendendo il loro prodotto sfuso. Ma il presidente Cesare Cecchi ha detto che intende continuare con ferma volontà a impegnarsi per raggiungere tale risultato: “Per la rielezione devo ringraziare chi mi ha dato fiducia, una fiducia che si basa sul fatto di aver lavorato bene e tanto insieme al direttore. E’ noto come il nome Toscana sia di grande importanza nel panorama vitivinicolo nazionale e internazionale e quindi mi auguro che tutti i produttori della Regione sentano il bisogno di tutelarlo e valorizzarlo; il riferimento alla Toscana coinvolge non solo il vino Toscana IGT, ma anche tutte le importantissime Denominazioni della Regione e pertanto è necessario che tutti i produttori si sentano coinvolti e aggregati in una struttura come il Consorzio Vino Toscana; l’auspicio è che tutti colgano questa grande opportunità e necessità, che va soprattutto a tutelare gli interessi loro e di tutta la Regione. Per accorciare i tempi, abbiamo contatto le cantine sociali poiché, anche se la ragione sociale è univoca, contano per il numero dei conferitori e sono entrate praticamente tutte, perlomeno quelle più importanti, ma ne mancano 2 e questo ha bloccato tutti i programmi perché con loro ingresso avremmo raggiunto i parametri richiesti dalle disposizioni ministeriali per il riconoscimento del consorzio. Se ne assumeranno la responsabilità, però nessuno le può obbligare, per cui ne prendiamo atto. Però dispiace non aver raggiunto l’obiettivo del riconoscimento in tempi più brevi perché proprio in questi mesi sono usciti dei bandi per finanziamenti molto importanti con cifre che non si erano mai viste, quindi abbiamo perso un’occasione, è un peccato e questo aggrava la responsabilità di coloro che, avendo una certa dimensione e rappresentanza, hanno deciso di non partecipare a questo consorzio. Finora ci siamo concentrati solo sul fare proselitismo ma, viste la difficoltà e i

Il presidente Cesare Cecchi

CONFERMATO PRESIDENTE DEL CONSORZIO VINO TOSCANA, BRAND DI GRAN VALORE NEL MONDO

tempi che inevitabilmente andranno ad allungarsi, abbiamo comunque deciso di mettere in pista delle attività di comunicazione che tengano informata l’opinione pubblica sulla nostra realtà e sui propri sviluppi”. L’areale di produzione di Toscana IGT copre l’intero territorio della Regione Toscana ed è possibile produrre vino con tutti i vitigni autorizzati alla coltivazione in Regione. Con una superficie media annua di vigneto coltivato a Toscana IGT di 12.500 ettari, una produzione media annua di Toscana IGT di 624mila ettolitro e 1.400 produttori imbottigliatori, il vino Toscana IGT rappresenta mediamente il 27% della totale produzione regionale, che oscilla tra 2,3 e 2,6 milioni di ettolitri all’anno. Le bottiglie mediamente prodotte all’anno di Toscana IGT sono circa 90milioni - rappresentano oltre il 30% della produzione regionale imbottigliata ogni anno, quindi una fetta importante del mercato del vino toscano - con un 77% di vini rossi, un 18% di vini bianchi e un 5% di vini rosati per un valore della produzione che si aggira addirittura sul mezzo miliardo di euro. “E abbiamo già pronto un disciplinare per lo Spumante Toscano, sia per la tipologia Metodo Classico che Charmat, così da soddisfare tutte le esigenze – aggiunge il presidente Cecchi - interpretando una precisa richiesta che viene dalla base produttiva”. Così la realtà produttiva del vino Toscana IGT è la seconda in termini di produzione media annua in Toscana. In ordine ai mercati, l’Italia vale il 31% e l’export, cresciuto negli ultimi dieci anni di ben il 126%, il 69% con l’Europa come primo mercato con il 46% dell’export, a seguire gli Stati Uniti con il 33%, l’Asia al 6% e e altre aree 15%. Il Consorzio Vino Toscana si occupa della gestione, tutela e valorizzazione del vino Toscana IGT, in particolare: è il referente per coordinare e gestire l’Indicazione Geografica Tipica Toscana; è un valido e rappresentativo interlocutore nel confronto con le istituzioni regionali, nazionali, come il Ministero e comunitarie a livello europeo, in rappresentanza dei produttori del vino Toscana IGT; protegge e tutela il nome Toscana in relazione alla produzione vitivinicola per evitare possibili utilizzi non conformi e senza il rispetto della legge; sviluppa le indagini per conoscere nel dettaglio la realtà produttiva, studia il mercato, condivide e rende note tali analisi, permette ai produttori d’individuare i percorsi produttivi e le politiche di marketing, oltre che condividere modalità di valorizzazione del vino Toscana IGT. Per le caratteristiche del suo disciplinare di produzione l’IGT Toscana ha permesso la nascita e lo sviluppo di vini di gran qualità e di rilievo mondiale, associati a un territorio considerato d’assoluto fascino. La miscela di condizioni e valori che si riscontra nella realtà vitivinicola della produzione di vino in Toscana è molto significativa. Le condizioni ambientali, le conoscenze acquisite in secoli di coltivazione della vite e produzione di vino hanno consentito e ancora consentono lo sviluppo di aziende e imprenditori che possono esprimersi ai massimi livelli della vitivinicoltura mondiale. In quest’ambiente molto attivo sono nati molti vini che fanno riferimento alla tradizione e altri, invece, all’innovazione e tutti hanno trovato il loro naturale inserimento all’interno del disciplinare del vino Toscana IGT, che prevede poche regole, in modo da permettere l’ottenimento di una

Il direttore Stefano Campatelli

gamma molto ampia di prodotti idonei a esser abbinati a tutto pasto con qualsiasi tipo di piatto. Un altro elemento da considerare, relativamente al vino Toscana IGT, riguarda il patrimonio storico e culturale unico al mondo della regione Toscana. Questa condizione, seppur non legata direttamente alla realtà della vitivinicoltura toscana, esalta la percezione del vino e dei prodotti agricoli della Regione e gli conferisce un’immagine alta, molto significativa e riconosciuta a livello internazionale. Il vino Toscana IGT dà inoltre la possibilità ai produttori di sviluppare nuovi prodotti e di cogliere nuove opportunità, consentendo davvero di rappresentare pienamente la ricchezza della viticultura regionale. Le ampie possibilità date dal disciplinare di produzione permettono infatti d’intraprendere strade nuove e cogliere opportunità che non possono esser trovate nelle realtà produttive locali, cioè territorialmente più limitate, i cui disciplinari doc e docg prevedono regole più stringenti e che fanno riferimento, per loro natura, a una precisa caratterizzazione dei vini. Di conseguenza, considerando il valore aggiunto costituito dal brand Toscana, l’igt potrebbe fungere da traino per un’offerta composta tanto da prodotti vitivinicoli quanto da altri beni e servizi espressi dal suo territorio d’origine. Il Consorzio Vino Toscana è molto impegnato anche a tutelare il nome geografico “Toscana” da contraffazioni, usi illeciti, fraudolenti e impropri, dato che c’è molto interesse a sfruttare tale nome da parte di tanti soggetti che operano a livello nazionale e internazionale. Per tutelare il nome geografico “Toscana” il Consorzio opera facendo rispettare il disciplinare di produzione e opponendosi, anche in forza della registrazione del nome Toscana in classe 33, contro quei soggetti che intendono registrare marchi che in qualche modo fanno riferimento a Toscana per le produzioni vitivinicole. Solo nei 2 anni 2020 e 2021 il Consorzio ha fatto ritirare la richiesta di registrazione dei marchi (in classe 33) “Toscania”, “Toscanello”, “Donna Toscana”, “Toscanotto”, “Tuscan tree” (in Inghilterra), “Toscanino”, “I’ Toscanone”, “Etichetta Toscana”, “Toscana Cordobesa” (in Spagna), “Bella Toscana” (in Brasile). E sono in corso le opposizioni (sempre in classe 33) alla registrazione dei marchi “Tenimenti in Toscana” e “Toscanizzazione” (in Polonia). Un lavoro molto importante, che assorbe molte energie anche termini economici, ma che è il primo impegno che una struttura come il Consorzio Vino Toscana deve intraprendere per una corretta governance del vino Toscana

IGT. “Toscana è un marchio che va difeso e tutelato ed è evidente che, senza un organismo riconosciuto e incaricato – commenta il presidente Cesare Cecchi - questo valore verrebbe sottoposto a un indebito utilizzo e alla sua inevitabile usura temporale. Pertanto lo scopo fondamentale del nostro Consorzio è proprio di proporsi per svolgere funzioni d’ordine generale che i singoli produttori non sarebbero in grado di svolgere con efficienza. In altri termini, è necessario operare affinché l’igt Toscana acquisisca un’identità specifica e questo ha una valenza talmente forte che, a mio avviso, finora è stato sottovalutato. C’è la reale necessità di gestire il vino Toscana, così abbiamo inteso creare un organismo in grado d’accogliere tutte le realtà, grandi e piccole, singole e aggregate, che operano nella filiera produttiva del vino Toscana Igt, che ha sempre rappresentato il laboratorio di tutti i vini toscani. Auspichiamo che tutti i produttori operanti nel settore vitivinicolo della Toscana possano riconoscersi in questo Consorzio, che si occupa della gestione, tutela e valorizzazione del vino Toscana igt, per sviluppare insieme tutte quelle azioni finalizzate a ottenere le migliori soddisfazioni dal nostro lavoro”. “Il primo obiettivo - spiega il direttore Stefano Campatelli - è dar vita a una struttura indipendente che persegua un percorso di valorizzazione che sarà ovviamente diverso da quello della altre denominazioni perché riguarda tutta la Regione e tanti vini diversi, da prodotti entry level a vini d’assoluto valore. Vogliamo che questo Consorzio, di cui possono far parte viticoltori, vinificatori e imbottigliatori che rivendicano vino Toscana igt, con sede in via dei Serragli n°133 nel centro storico di Firenze nella zona di Porta Romana (www.consorziovinotoscana.it), sia il più inclusivo possibile. Il nuovo statuto consente infatti la più ampia partecipazione alle decisioni e all’elaborazione delle strategie di sviluppo della denominazione, un approccio che non potrà che render ancor più incisiva l’attività consortile. Ma devo ammettere che con un consiglio d’amministrazione come il nostro, realmente rappresentativo dell’intera Regione, ogni obiettivo è realizzabile. Per il ruolo e l’esperienza dei suoi componenti, il nuovo Consiglio concentra infatti al suo interno grandi competenze, tanto sugli aspetti produttivi quanto sulle dinamiche commerciali e di mercato, nondimeno l’apporto degli altri soci contribuirà ad accrescere l’efficacia delle sue iniziative”. Quali sono a oggi i numeri che esprime il Consorzio? “Da quando ci siamo mossi abbiamo attirato l’attenzione e generato un bell’entusiasmo da parte di tutti coloro che hanno recepito l’importanza del brand Toscana, che è di una potenza incredibile, così ci sono state tante adesioni, anche inaspettate. Oggi rappresentiamo oltre il 50% della produzione di igt Toscana, cioè 50milioni di bottiglie su una produzione complessiva di 90milioni con un centinaio di ragioni sociali che rappresentano circa 800 soci. I numeri fortunatamente col tempo tendono a salire, ma vorremmo anche coinvolgere fortemente le associazioni di categoria - Cia, Confragricultura, Coldiretti, Unione Agricoltori – che hanno un contatto diretto coi viticoltori, nche i più piccoli, col doppio effetto di poter rendere possibile il riconoscimento del Consorzio, che resta il nostro l’obiettivo primario perché fino a che un consorzio non viene riconosciuto non è possibile fare un’attività precisa e avere sotto lo stesso tetto tutti gli attori della filiera per avere una totale sintonia che porti al successo nei nostri vini in Italia e nel mondo”. Fare questo lavoro in una regione di produzione così importante come la Toscana è un’impresa titanica… “Esatto e il fatto che fino a oggi non ci sia riuscito nessuno te lo dimostra, ma perchè non provarci? Dai tantissimi contatti che abbiamo fatto, abbiamo visto che molti produttori sono più maturi, formati e hanno senz’altro più esperienza rispetto a 20 o 30 anni fa, cosa che li porta a capire che l’unione fa la forza. Oggi ci confrontiamo sui mercati con tanti paesi esteri produttori, coi quali facciamo lo stesso gioco ma con regole diverse, quindi se una regione come la Toscana riuscisse a mettere sotto lo stesso ombrello tutta la produzione Toscana igt avrebbe una forza contrattuale incredibile non solo a livello nazionale ma anche internazionale, riuscendo veramente a valorizzare un brand già di per sé fortissimo, aggiungendo un plus al prodotto commercializzato. Senza mia scordarci che il potenziale produttivo di questa denominazione ha numeri impressionanti, praticamente si parla di un quarto di tutta la produzione toscana di vino, sostenuta dal fatto che tutti i vitivincoltori hanno la possibilità di produrre un igt”. Cosa mi dite a livello di costi associativi? “La volontà è di essere più inclusivi possibile, infatti con l’attuale numero di soci abbiamo già dimezzato le quote, perciò i costi sono davvero minimi, si par-

la di 30 centesimi l’ettolitro imbottigliato, cioè 3 millesimi a, litro, perciò ogni bottiglia sono 2 millesimi. Certamente il costo non può essere una giustificazione per la non adesione. Non abbiamo, come altri consorzi, pesanti attività promozionali a bilancio, il nostro è un approccio diverso, magari col tempo potremmo provare a fare vari tipi di attività, ma credo che non saranno mai al livello degli altri consorzi toscani, infatti non vedo questo Consorzio in concorrenza cogli altri, semmai lo vedo al loro fianco nella tutela del nome Toscana, che ormai qualche Consorzio doc e docg prevede anche per le proprie etichette. Ovviamente ci sarebbero anche aziende che avrebbero voglia di spingere ancor più su questo nome, se i produttori ci crederanno e ci vorrano investire, penso soprattutto ai piccoli, prevederemo in futuro d’implementare strategie di promozione istituzionale di medio e lungo termine in ordine a marketing, comunicazione e partecipazione con un nostro stand a fiere, degustazioni ed eventi. Penso che le doc e le docg debbano giustamente fare la loro strada in autonomia, ma l’esistenza e la piena funzionalità di un Consorzio che riesca a scremare in basso, evitando bottiglie igt Toscana in vendita a prezzi vergognosi, che potrebbero tirar giù l’immagine, è in questo momento fondametale”. Tra l’altro il sistema della doc e docg toscane non pare funzioni tutto a pieno regime… “Negli scorsi decenni sono state create, anche dal nulla, molte doc e docg, forse troppe, infatti qualcuna addirittura non è mai stata rivendicata e altre passano purtroppo un indubbio momento di crisi. Si va verso una polarizzazione intorno alle doc e docg storiche, che hanno prodotti dall’immagine consolidata e verso il brand Toscana, riconoscibile anche sul mercato internazionale e con un bel potenziale ancora inespresso”. Cosa ci dici della vendemmia 2022? “E’ stata un’annata complicata per il discorso siccità, ma le piogge degli ultimi tempi hanno abbastanza riequilibrato la situazione. Penso che a livello qualitativo si possa fare una buona cosa, è sicuramente un’annata valida, difficile da capire a livello quantitativo penso dovrebbe essere un po’ superiore all’anno scorso perché di uva ce n’era di più, però c’è la grande incognita della resa uva-vino. Comunque il data positivo e che, a livello commerciale, le giacenze sono in diminuzione e questo ci fa ben sperare per il futuro, il vino funziona sempre!”.

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