Musica
L’INFERNO MUSICALE DI RAPHAEL GUALAZZI Raphael Gualazzi 33 anni, è stato la rivelazione del Festival di Sanremo 2011: primo posto tra i Giovani e Premio della critica, con un secondo posto all’Eurovision Song Contest a Düsseldorf
◗ 4/08 Parco Gondar, Gallipoli ◗ 17/08 Muntagn in jazz, Introdacqua (Aq) ◗ 18/08 Palazzo Ducale, Martina Franca (Ta) ◗ 20/09 Teatro Verdi, Montecatini Terme (Pt) CONCERTI
38 ITA EVENTI
uando si è sparsa la voce che Raphael Gualazzi avrebbe partecipato al Festival di Sanremo insieme a The Bloody Beetroots, alcuni si sono chiesti chi fosse, altri, che lo conoscevano, si sono chiesti se fosse uno scherzo, i restanti, incuriositi, hanno semplicemente cercato la traduzione di The Bloody Beetroots. Che, per la cronaca, vuol dire barbabietole sanguinanti. Che Raphael Gualazzi salisse sul palcoscenico di Sanremo con qualcuno che si fa chiamare “barbabietole sanguinanti”, famosissimo all’estero, produttore, musicista eclettico e dalla sterminata cultura musicale, ma pressoché sconosciuto in Italia, ha spiazzato quasi tutti, eppure questo binomio artistico è andato alla grande visto che i due, con il brano Liberi o no, tra i singoli sanremesi più suonati dalle radio, hanno raggiunto il secondo posto convincendo critica e pubblico. Gualazzi è uno che ama le contaminazioni, questo si sapeva, ma forse fino al Sanremo scorso nessuno aveva capito realmente quanto potesse spingersi in là. «Le contaminazioni sono fondamentali per me, racconta il cantante - credo che contaminarsi e influenzarsi artisticamente significhi crescere. Ho avuto il piacere di conoscere Sir Bob Cornelius Rifo (ovvero The Bloody Beetroots ndr) tramite Caterina Caselli. I nostri sono due mondi molto lontani ma quando c’è il rispetto artistico e la musica di
Dopo aver suonato davanti al pubblico di mezza Europa, Giappone e Canada, il cantante marchigiano torna a esibirsi in Italia. Con uno spettacolo travolgente e ricco di contaminazioni musicali. Come nel suo stile di Cristiana Zappoli qualità il risultato non può che essere interessante». Da giugno Raphael Gualazzi è in tour con Welcome to my hell tour 2014, uno show dinamico e sfaccettato che alterna atmosfere suggestive a momenti dall’energia intensa, in cui sarà accompagnato da 9 musicisti, 7 dei quali francesi, tra cui 3 coriste. Il tutto costruito attorno al suo sound internazionale, capace di spaziare dal jazz al blues, con incursioni nel gospel e nel soul, così come nel country e nel rock, con un omaggio ai classici, da Verdi al felliniano Rota. Raphael Gualazzi, come definisce il suo genere musicale? «Il mio genere è una contaminazione di diversi mondi artistici. Nasce dallo stride piano americano degli anni Venti ma con una fusione di vari generi tra cui il funky, blues e jazz». C’è un artista italiano con cui vorrebbe lavorare? «Ho avuto il piacere di lavorare con grandi nomi della musica italiana e internazionale. Non ho degli idoli musicali ma riferimenti artistici». Lei non ha proprio l’aria da star. Come vive la notorietà? «Serenamente. Sono molto contento di portare la mia musica in più paesi e a più persone possibili e sono disponibile a incontrare i fan dopo il concerto per foto o autografi». Lei è un timido o un finto timido? «Diciamo che non mi piace esagerare se non sul palco, dove mi trovo estre-
Musica
IL DISCO Il 25 marzo è stata pubblicata in Italia la deluxe edition di Happy Mistake (uscito lo scorso anno), che racchiude tutto il 2013 in musica dell’artista. Il 18 aprile il disco è uscito in Germania, Austria, Svizzera e Olanda. La release è stata presentata ad Amburgo con un concerto sold out, nello storico Mojo Club.
40 ITA EVENTI
mamente a mio agio. La musica è la miglior forma di comunicazione». Prima di andare a Sanremo Giovani, ha mai pensato di partecipare a un talent show? «Ognuno di noi ha un percorso del tutto unico e tutti sono buoni, basta che ci sia amore per la musica». Lei lavora spesso all’estero: le piace più suonare in Italia o fuori? «Ogni città e ogni pubblico hanno un loro fascino. Tutte le emozioni che la musica riesce a trasmettere variano di luogo in luogo». Le piace l’etichetta, che alcuni le hanno attaccato, di “artigiano della musica”? «Sì molto, mi sono autodefinito io per primo, sin dai miei esordi, un artigiano della musica». Ha abbandonato la pallacanestro dopo un infortunio a un dito. Segue ancora lo sport, le piace? «Certo, quando posso lo seguo volentieri, al punto che a luglio ho partacipato a Perugia a “La Partita del Jazz per la Solidarietà” che ha visto protagonisti in campo la Nazionale Italiana Cantanti e la Nazionale Ita-
liana Jazzisti. I proventi della vendita dei biglietti sono stati devoluti a tre associazioni benefiche molto attive nel territorio: Giacomo Sintini, Avanti Tutta, Aulci». Quali sono, per lei, i cinque dischi più belli di sempre? «Led Zeppelin 2, raccolte sulla musica gospel di ogni genere, Play piano Play di Errol Garner, Music is my business di Roosvelt Sykes e Junco Partner di James Booker». Non ha la tv in casa. Non è una scelta un po’ estrema? «Fortunatamente per via del mio lavoro sono spesso in giro e non ne ho mai sentito la mancanza, tuttavia grazie a internet e alle nuove tecnologie riesco a tenermi aggiornato». Cosa si deve aspettare chi viene a vederla e sentirla in occasione del Welcome to my hell tour 2014? «Benvenuti nel mio inferno… lo dico in maniera scherzosa, quando dico inferno mi riferisco all’incendiarsi sul palco, alla passione per la musica che fa ribollire il cuore e i polpastrelli sul pianoforte. Sarà uno spettacolo dinamico e pieno di sfaccettature».