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SETTIMANALE DI ARTI E CULTURA
di Anselma Dell’Olio ra del tutto giustificato diffidare di Charlie Wilson’s War, tenendo conto della sfilza di film antiguerra, politicamente prevedibili e ipercorretti visti ultimamente. Redacted, Nella Valle di Elah, Rendition e Leoni per agnelli di Robert Redford sono solo le più note pellicole pacifiste uscite tra gli osanna della critica e i cavernosi sbadigli del pubblico. Quello di Redford è stato il flop più tremendo, dato il cast: Meryl Streep, Redford stesso e Tom Cruise. Il film, però, era didattico e noioso, e gli altri poco meglio. Per spiegare la mancanza del successo atteso, vista l’impopolarità della «guerra di Bush», s’è detto che la gente è stanca e sfiduciata dall’andamento della guerra in Iraq e in Afghanistan, e nel tempo libero vuole distrarsi e non ammorbarsi ulteriormente. Charlie Wilson’s War (sugli schermi italiani dall’8 febbraio), grazie alla sceneggiatura di Aaron Sorkin e alla regia di Mike Nichols (Il laureato, Closer), sta avendo una riuscita ben diversa e meritata. Mentre gli altri film
E
Parola chiave: antropologia l’infinito che è in noi di Rino Fisichella
9 771827 881301
ISSN 1827-8817 80126
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LA GUERRA DI CHARLIE
Dopo il tour, continua il revival Led Zeppelin di Stefano Bianchi
Esce il film sulla storia del parlamentare americano che finanziò i mujahedin in Afghanistan contro l’Armata Rossa
nominati sono «ispirati» a eventi reali ma ultra manipolati per sollecitare indignazione pacifista negli spettatori, il nuovo film, tratto dall’omonimo bestseller del 2003 del giornalista della Cbs George Crile, scomparso due anni fa, è la storia vera di un parlamentare democratico del Texas, spregiudicato e scavezzacollo. S’inizia negli anni Novanta con una cerimonia segreta, come segreta è stata la missione che Wilson si era assun-
NELLE PAGINE DI POESIA
“Alla sera” di Foscolo liturgia della nascita
di Roberto Mussapi
to: la cacciata dei sovietici dall’Afghanistan attraverso il finanziamento occulto dei mujahedin da parte degli Stati Uniti. Durante i 90 e rotti minuti del film, assorbiremo una lezione di geopolitica complessa e molto divertente e capiremo com’è potuto succedere che la Cia abbia esaltato come «collega onorato» un cocainomane, sciupafemmine e bevitore olimpionico. Flashback: siamo nell’aprile del 1980, e il protagonista è in una vasca termale a Las Vegas, bicchiere di scotch in mano, circondato da una coniglietta di Playboy ansiosa di diventare attrice, un produttore che vuole compiacere e sfruttare l’amico politico e due spogliarelliste che tirano coca. Qui serve una nota su ciò che al cinema è ammissibile per un eroe: Sorkin, il più abile sceneggiatore in circolazione di intricate storie politiche (vedere per credere la sua serie tv su un fittizio presidente americano, West Wing), ha detto al New York Times che «vi è un vocabolario cinematografico che trova accettabile un beone, soprattutto
I giudizi al vetriolo di un inedito Tobino di Leone Piccioni Simone de Beauvoir e gli altri impostori di Robert Conquest
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E la Francia riscopre Ferdinand Hodler di Marco Vallora