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mobydick

INSERTO DI ARTI E CULTURA DEL SABATO

di Anselma Dell’Olio elodramma straziami-ma-di-artesaziami, thriller mistificatorio, horror psicologico kitsch, psicodramma sessuale isterico, frullato freak di La mosca, Eva contro Eva e Scarpette rosse, poltiglia stregonesca, scaltra guilty pleasure al cubo, opera d’arte sublime: si è scritto e detto di tutto su Il cigno nero, coinvolgente film di Darren Aronofsky (The Wrestler, Requiem for a Dream, L’albero della vita, l’unico tonfo) ed è tutto vero. Il cigno nero ha aperto la Mostra di Venezia nel settembre scorso, fischiato dalla stampa italiana, non da quella internazionale. Succede che noi critici fighetti ci facciamo ingannare da un eccesso di snobismo sofistico. Persino chi tra noi preferisce la fetta di torta alla fetta di vita ha pensato che Aronofsky era scivolato sul Grand Guignol e i clichè più triti: la concorrenza ferrigna tra primedonne, la stage mother che soffoca la figlia con le sue ambizioni frustrate, la ballerina tecnicamente impeccabile e repressa (il cigno bianco) che deve liberare la bestia oscura (il cigno nero) in lei, il coreografo mefistofelico, tiranno e seduttore, la tortura sado-masochista obbligatoria per partorire l’eccellenza, l’eros che libera la farfalla dal crisalide, blablabla. A prima vista ci siamo detti no, stavolta il regista, Leone d’oro per The Wrestler, un gran film che ha rilanciato la carriera di Mickey Rourke, ha toppato. Restava un tarlo; Aronofsky non è un qualsiasi mestierante. Ci sono cineasti i cui fallimenti sono spesso più interessanti dei successi da box office dei mestieranti. Nina Sayers (Natalie Portman) è da quattro anni in una compagnia di danza classica modellata sul New York City Ballet (con la stessa sede, Lincoln Center). Thomas Leroy (Vincent Cassel) è il direttore artistico autocratico, esigente, adorato e temuto, come il leggendario George Balanchine. S’inizia con le ballerine riunite nell’allenamento quotidiano davanti agli specchi (realtà quotidiana e metafora di narcisismo e sdoppiamento).

M

Il balletto di Tchaikovsky secondo Darren Aronofsky

L’OSSESSIONE DEL CIGNO

Acclamato e vituperato, “Black Swan” del regista di “The Wrestler” è un’altra stupenda pagina di cinema. Non un “girly movie” per vecchie ragazze nostalgiche, ma un altro capitolo del suo trattato in forma di film sulla follia. Da non perdere

Parola chiave Voce di Maurizio Ciampa John Cale classico e rocker di Stefano Bianchi

Memoriette

Picassate alla siciliana di Leone Piccioni

Oui, je suis Josephine Bonaparte di Gabriella Mecucci Javier Marías si racconta di Pier Mario Fasanotti

Carracci & Co. nel Genus Bononiae di Marco Vallora


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