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INSERTO DI ARTI E CULTURA DEL SABATO
di Pier Mario Fasanotti iacomo Leopardi scriveva nello Zibaldone che la matematica «dev’essere necessariamente l’opposto del piacere» in quanto «il piacer nostro non vuole confini», e quella disciplina «analizza quando il piacer nostro non vuole analisi né cognizione intima ed esatta della cosa piacevole». Ma il poeta di Recanati, come vedremo più avanti, sarà tra coloro che prenderanno in seria considerazione il legame stretto tra numeri e verità da cercare. Italo Calvino, in Lezioni americane sosteneva che la pensosità, e dunque potremmo tranquillamente aggiungere anche il calcolo, ha la sua «leggerezza», ossia quell’impalpabile e indefinibile composto che racchiude levità e giocosità, ma non frivolezza. Il filosofo Bertrand Russell non aveva dubbi: «La matematica, vista nella giusta luce, possiede non soltanto la verità, ma anche la bellezza suprema, una bellezza fredda e austera, come quella della scultura». Più tranchant era Novalis: «Senza entusiasmo non c’è matematica». E poi: «I matematici sono gli unici felici». Quanto a quest’ultima asserzione, bene accetti tutti i dubbi e le obiezioni, s’intende. In ogni caso da qualche anno sono in molti a riflettere sul legame, visibilissimo o sotterraneo, tra letteratura e matematica. Rispetto a decenni fa ci sono più roThomas manzi che pongono Mann la trovava in rilievo la
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Tra scienza e cultura
L’UMANESIMO DELL’ARITMETICA Parola chiave Eroismo di Franco Ricordi
Ecco Coco, la figlia di Sting di Stefano Bianchi
divertentissima, per Leopardi era un mezzo per raggiungere la verità e Dante la paragonava alla luce del Sole. Un libro ribalta oggi un antico pregiudizio: letteratura e matematica non sono connessione inconciliabili
NELLA PAGINA DI POESIA
Michelangelo, il tormento in rime di Francesco Napoli
L’epopea degli eroi dei deserti ghiacciati di Maurizio Ciampa Quella famiglia politically correct di Anselma Dell’Olio
tra poesia e matematica. Matematica che Robert Musil definiva «ostentazione di audacia; una delle avventure più appassionanti e incisive dell’esistenza umana».
Emile Breton? A volte meglio di Monet di Marco Vallora