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mobydick
SUPPLEMENTO DI ARTI E CULTURA DEL SABATO
di Nicola Fano a storia di Emil Zátopek profuma di minestra. Minestra di cavoli, per l’esattezza: quella che si mangiava nell’Europa del Nord quando si voleva rimanere leggeri (prima che anche lì arrivassero le zuppe prefabbricate, naturalmente). Per i pochi che non lo sapessero, Emil Zátopek era un mezzofondista. Per non farla troppo lunga e mettere subito in campo i suoi titoli: vinse l’oro nei 10000 alle Olimpiadi di Londra del 1948 e poi l’oro nei 5000, nei 10000 e nella maratona alle Olimpiadi di Meolbourne nel 1952. Giudicate voi se è tanto o poco. Era cecoslovacco, nel senso che all’epoca le repubbliche Ceca e Slovacca non erano ancora divise. Poi era comunista, perché dopo la guerra a Est non si poteva essere altro che comunisti. E anche Emil Zátopek lo era: tanto più che il regime prima ne vezzeggiò il talento poi ne sfruttò benevolmente la fama. Figurarsi: avere un talento naturale e folle che vince in giro per il mondo e non sfruttarlo a fini propagandistici! Perché osannare e far circolare per il mondo Emil Zátopek era come dire che i comunisti erano La sua vita uguali agli altri ma anche un po’ meglio stata il romanzo degli altri. È
L
è dell’Europa del ’900. Osannato dai comunisti come figlio della Cecoslovacchia, fu mandato in miniera quando si schierò con Dubcek. Ma lui, sorridente e stempiato, non come se, mettiavoleva scontentare mo, un presidente nessuno... del Consiglio d’oggi si
Il mito del grande campione rivisitato da Jean Echenoz
ZÁTOPEK
O DELLA LIBERTÀ 9 771827 881301
91024
ISSN 1827-8817
Parola chiave Entropia di Sergio Belardinelli Quel molto che resta dei Prefab Sprout di Stefano Bianchi
NELLE PAGINE DI POESIA
La verità nascosta di Maeterlinck di Francesco Napoli
comprasse una squadra di calcio e urlasse allo stadio ogni domenica e dichiarasse a destra e a manca che egli è un vincente come la sua squadra: un modo per suggerire che egli è semplice come tutti i tifosi ma anche un po’ più speciale di tutti i tifosi. Primus super pares, diciamo così. Però Emil Zátopek era un comunista molto particolare. Correre non è scappare. Non solo, almeno: può essere pure andare velocemente incontro a qualcuno. Da giovani si pensa che incontro al futuro ci si debba andare di corsa; più passa il tempo e più si capisce che basta respirare e il futuro arriva comunque. Bello o brutto che sia. Il futuro di Emil Zátopek è stato brutto, ma lui gli è andato incontro comunque correndo. Correre, appunto, è il titolo di un sobrio, svelto e godibile libro dello scrittore francese Jean Echenoz dedicato a Emil Zátopek e appena pubblicato da Adelphi (traduzione di Giorgio Pinotti, 148 pagine, 15,00 euro).
Zanotti-Bianco, l’uomo del Sud di Sergio Zoppi Il miglior Clooney al Festival di Roma di Anselma Dell’Olio
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Properzia, la sculthora che piaceva a Vasari di Marco Vallora