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INSERTO DI ARTI E CULTURA DEL SABATO
PILLOLE
di Pier Mario Fasanotti a musica è insolitamente sempre la solita, nel senso che oscilla tra due poli assai distanti. Dicono di noi gli stranieri: cialtroni, servili, disorganizzati, chiassosi, inaffidabili, a volte molto volgari, mafiosi. Ma anche: inventivi, geniali, colti, ricchi di umanità, simpatici, anticonformisti. Questo dipende molto dall’immagine che l’Italia, a seconda dei periodi, offre di sé all’estero. Se con il fascismo eravamo diventati quasi una caricatura, con gli ultimi governi abbiamo davvero acquisito cattiva nomea e facilmente siamo accusati di essere maniaci del sesso, barzellettieri, affaristi corrotti, insomma non degni delle pagine più belle e limpide del nostro passato (antica Roma, Rinascimento, ecc.). Significativa la copertina dedicata da Newsweek a Berlusconi: in bella mostra due gambe femminili. La versione giapponese è ancora più cruda: il premier La Fallaci che guarda in alto, verso una ragazza in micommuoveva nigonna che
L
Opinioni doc per conoscerci meglio
si davanti al tricolore, Montanelli rimpiangeva un Paese che non c’era più, Croce deplorava i moralisti da caffè… Nell’anno del 150° anniversario dell’Unità, una divarica le gamraccolta di 43 giudizi be. «Saranno ricordad’autore te come il nuovo luogo co-
D’ITALIANITÀ Parola chiave Rabbia di Gennaro Malgieri Il nuovo inizio di Fergie & Co. di Stefano Bianchi
NELLA PAGINA DI POESIA
Pietas e riscatto nei Sepolcri di Foscolo di Roberto Mussapi
Nostalgia di Walter Matthau di Orio Caldiron Tutti i déjà vu del nichilista Woody di Anselma dell’Olio
mune italiano nel mondo. Come la P 38 sugli spaghetti dello Spiegel negli anni di piombo» dice Beppe Severgnini. Se i poli di opinione all’estero sono sempre quelli (tutti molto negativi e qualcuno positivo) tutto s’ingarbuglia quando siamo noi stessi a interrogarci sull’italianità, all’affannosa e contorta ricerca di elementi comuni. Ciò in ogni caso conferma il nostro essere un popolo complesso e variegato. Un popolo che s’inalbera con stizza se viene insultato. Come dire: noi, solo noi, siamo autorizzati a parlare male del nostro carattere, ma guai se lo fanno gli altri. I più avveduti s’interrogano. Come hanno fatto Filippo Maria Battaglia e Paolo Di Paolo nel libro edito da Laterza (Scusi, lei si sente italiano?, 181 pagine, 15,00 euro). È una ragionatissima raccolta di opinioni, con buona pace di Benedetto Croce che (nel 1912 sulla Voce) s’innervosiva dinanzi a certi «moralisti da caffè o da farmacia», pronti ad «annunziare e dimostrare che l’Italia sta per disgregarsi politicamente o fallire economicamente o dissolversi nella corruttela».
Montagne sacre tra cielo e terra di Guglielmo Bilancioni