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mobydick

INSERTO DI ARTI E CULTURA DEL SABATO

di Mario Donati nostri figli leggono mediamente più di noi adulti. I numeri sono confortanti, anche se i recenti tagli alla cultura non faciliteranno certo la vita delle biblioteche scolastiche, anche se certi insegnanti insistono su testi validi ma invecchiati dimenticando, o ignorando, altri ugualmente validi e più al passo (anche dal punto di vista linguistico) con i tempi. Chi ha la fortuna di vivere in famiglie informate ha l’occasione di divertirsi, per esempio, con Nick Hornby. La Rizzoli ha appena pubblicato un libricino cartonato che oltre a essere bello è anche il sunto di ciò che potrebbe avvenire (ce lo auguriamo) oggi. C’è una scimmia con una camicia a pois e un asinello dotato di computer. La scimmia cerca di convincere l’asinello a «provare» quell’oggetto a lui sconosciuto che è il libro. L’asinello è diffidente, comunque pone domande informatiche, del tipo «dov’è il mouse?». Risposta: «Questo è un libro». Alla fine lui prova. Poco dopo si vede l’asinello completamente immerso nella lettura dell’Isola Il Natale del tesoro. Dietro è la festa a lui le lancette dell’orodei bambini. E allora

I

Speciale Strenne 2010

UN LIBRO PER AMICO

trattiamoli da protagonisti iniziando questo viaggio nelle proposte editoriali da quelle pensate per loro. Gli scaffali sono carichi, c’è solo logio che è l’imbarazzo della avanzato. È feliscelta… ce. Ecco: non buttiamo via computer e televisione, ma indichiamo ai ragazzi che c’è uno strumento antico e straordinario che si chiama libro.

Mozart, i conigli, il leone La casa editrice Elliot ci fornisce l’esempio di come la letteratura per ragazzi possa essere evoluta. E quindi accattivante, lontana anni luce dal grigiore, dalla retorica e dal dolciastro didascalismo.

Risorgimento in bianco e nero di Massimo Tosti

La letteratura? Ci salverà… di Pier Mario Fasanotti

Lo schermo in casa dvd, videogiochi e altro di Francesco Lo Dico

Il Boss, i Beatles e i Rolling Stones di Stefano Bianchi

Il pensiero da coltivare nell'età del rischio di Maurizio Ciampa

Da Michelangelo all'incanto buddista di Marco Vallora

ARRIVEDERCI NEL 2011 Sabato 25 dicembre e sabato 1° gennaio come tutti i giornali liberal con Mobydick non sarà in edicola. L’appuntamento con i lettori di Mobydick è dunque per sabato 8 gennaio. A tutti, i nostri migliori auguri di Buone feste


Ragazzi

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Tutto all’insegna della contaminazione dei generi. Per esempio, con Il flauto magico secondo l’orchestra di Piazza Vittorio (22,00 euro), la trama mozartiana si snoda nei disegni, nella sorpresa dei disegni e delle foto, e anche nella musica contenuta nel cd-audio allegato. Si può imparare tutto, a patto che l’offerta sia spiazzante. Con The Rabbits di John Marsden e Shaun Tan, s’immagina, su cartoni raffinati e grandi, l’invasione dei conigli che divorano e sporcano ogni cosa e ogni luogo. Un’ondata inquinante e feroce.Alla fine nessuna soluzione rassicurante e scontata, solo domande. Come: «Dov’è la nostra terra ricca, morbida e fertile? Dov’è il profumo della pioggia che cade sugli eucalipti?». La nostalgia del pianeta pulito e la visionarietà dei disegni evitano l’ecologismo retorico. La casa editrice romana Orecchio acerbo, oggi tra le più eleganti e tra le più propositive, pubblica testi che non passano inosservati. Ci piace segnalare uno degli ultimi libri cartonati. È intitolato Mondo matto di Atak (15,00 euro). Figure coloratissime e naif mostrano un universo al contrario. Ridicolmente al contrario. Che muove la vis comica dei lettori più piccoli (ma la nostra, no?). C’è il leone davanti alla gabbia dentro la quale sorride in maniera stentata il guardiano dello zoo. Ci sono i pompieri che accorrono coi loro camion con pompe e s’accorgono che dalle case fuoriesce acqua, c’è Cappuccetto rosso che spaventa un lupacchiotto con la merenda nel cestino, ci sono insetti incredibilmente alti rispetto a elefanti, tigri e orsi, una bella vendetta, c’è un farfallone con la retina che rincorre una bambina, c’è un ragazzino sullo skate che stringe le mani dei genitori di statura minuscola, ci sono tre gigantesche civette su un ramo che sovrasta una casetta, ove dorme beato un bimbo che pare Topolino, c’è un infante che imbocca la mamma, c’è un ricco che chiede l’elemosina, c’è la lepre che spara al cacciatore. Tutto va a rovescio? È un modo per riflettere su come potrebbe andare davvero al dritto.

Parole, parole - Con Rime e Filastrocche per mamme e bambini di Davide Bregola (12,90 euro) l’editore senese Lorenzo Barbera punta invece sul suono e sul significato delle parole. Ci si diverte e si impara. Ogni bambino e da sempre - è affascinato dall’equilibrismo e dai movimenti quasi circensi delle parole. Gli sono così più vicine, e più amiche. Sorridendo si apprende. Per esempio l’uso della desinenza «gno»: «In sogno ho visto un ragno con una zampa di legno che diceva con sdegno a un suo vecchio compagno: dovrei tuffarmi in uno stagno? Sei matto, mi bagno!». Poi gli indovinelli: «Ha quattro gambe ma non cammina. Ce n’è uno in ogni cucina». La soluzione è a fondo pagina: «olovat lI». La domanda conduce a un’altra trappola. Ma è facile l’annagramma: tavolo. A proposito del fascino della rima, Hans Magnus Enzesberger nel libro Che noia la poesia (Einaudi) elencava tre ragioni a sostegno della sua utilità. Prima: la gioia di raddoppiare i suoni fa parte delle nostre prime esperienze con la lingua. Seconda: è più facile ricordarsi i versi e non la prosa.Terza: i poeti hanno usato la rima per scovare soluzioni che altrimenti non avrebbero individuato. Tre pinguini - Delizioso racconto sul diluvio universale, dettato dalla leggerezza e dall’umorismo tenero. Ci sono tre pinguini che litigano. Il più piccolo sostiene che Dio non esiste. Si sa, sono animali testardi, dispettosi, mica facili da convincere. Il piccolo vuole dare la caccia a una farfalla, gli altri cercano di fermarlo, ma lui si siede sopra l’insetto, perfidamente. Intanto comincia a piovere e una colomba sbuca dalle nubi e annuncia loro di fare le valigie perché l’arca di Noè sta per partire. Due animali per ogni specie, e niente bagagli. Ma quelli come fanno a lasciare il più piccolo, che piange e si dispera per il male fatto alla farfalla? A questo punto i due autori di L’Arca parte alle otto (Rizzoli, 10,00 euro), i tedeschi Ulrich Hub e Jorg Muhle, offrono ai loro personaggi uno stratagemma: il minore dei pennuti dentro una valigia. Seguono, sull’arca, esilaranti vicende. Senza sdolcinature, anche quando si parla dell’amore, della generosità e dei piani misteriosi del Creatore. anno III - numero 46 - pagina II

speciale

strenne Sfortunato - Neil Gaiman, autore inglese tra i più famosi e apprezzati al mondo (di lui ricordiamo il bellissimo Coraline) scrive di un ragazzo (Odd e il gigante di ghiaccio, Mondadori, 14,00 euro) che proprio non ha la fortuna dalla sua parte: ha perso la madre, è zoppo e deve affrontare un terribile inverno. Ma il coraggio non gli manca. E neppure il sorriso, cosa che fa imbestialire gli abitanti di un villaggio vichingo in faticosissima attesa della primavera. Odd va in un bosco, libera un orso intrappolato dentro un albero, una volpe e un’aquila. Dietro a quelle sembianze si nascondono le divinità nordiche Tgor, Loki e Odino. Ad attendere Odd c’è un’impresa notevole: affrontare uno spaventoso mostro di ghiaccio, lo stesso che aveva cacciato via i tre dei dalla città eletta.

La cosa importante - Di impianto classico, con disegni eleganti ed essenziali, è il best seller di Jean Giono, L’uomo che piantava gli alberi (Salani, 12,00 euro). È la storia di un solitario pastore che parla poco e fa una cosa essenziale per il mondo: pianta alberi. Non gli importa che nel mondo ci siano guerre, indifferenza, contrasti. Lui bada al futuro della Terra. Procede senza esitazioni. Di lui riferisce l’io narrante: «La costa che avevamo percorso era coperta d’alberi che andavano da sei a otto metri di altezza. Mi ricordavo l’aspetto di quelle terre nel 1913, il deserto… il lavoro calmo e regolare, l’aria viva d’altura, la frugalità e soprattutto la serenità dell’anima avevano conferito a quel vecchio una salute quasi solenne». La ricetta - Zita Dazzi, anche per il fatto che è giornalista, sa comunicare. E lo fa in maniera fluida e divertente. Si rivolge ai bambini dai sei ai dieci anni con Sciroppo di lumache e altri rimedi (Edizioni San Paolo, 10,00 euro). Viene preso di mira un medico molto severo che stila ricette assai strane. Ma c’è anche una nonna fantasiosa che sfodera rimedi che solo a sentirli viene la pelle d’oca. Un gruppo familiare vivacissimo che impara, con l’occasione di raffreddori e altri fastidi, l’arte di stare bene insieme. Da tener d’occhio - A Trieste c’è una piccola e intraprendente casa editrice che si chiama Bohem, diretta da una signora svedese da anni trapiantata in Italia. Finora traduce testi stranieri (soprattutto del nord Europa), ma ha in mente di mettere alla prova anche gli italiani. Le edizioni sono sobrie e tipograficamente ben curate. Per esempio Lupo sabbioso della svedese Asa Lind (15,50 euro), storia della bambina Zackarina che abita in una casetta in riva al mare e di Lupo Sabbioso, abile a trovare le soluzioni. Oppure le avventure, stavolta in Grecia, di Tsatsiki e Pa’ (16,50 euro) con nonni, zii e cugini, ma anche con la disinvolta Elena che insegna a rubare le più belle angurie del mondo. Testardi - Per dare un esempio del caratterino di Mojito sentite qui: «Proprio quando mi dicono che una cosa non si deve fare, d’istinto mi va di provare». Stavolta lui e compagni affrontano il tema (oggi così scottante tra i giovani) dell’alcol: «Sente spesso il bisogno di bere per evitare di chiedersi qualcosa. Altre volte per dire qualcosa che non riuscirebbe a esprimere». Incisive le parole dell’autrice di Mojito (Edizioni EL, 10,50 euro), Francesca Longo. C’è il senso della nullità della vita all’interno di quotidianità familiari non sempre incoraggianti. Mojito e Margarita vanno incontro a un’estate che prevedevano noiosa, invece c’è l’amore, c’è la nascita del desiderio, c’è l’intraprendenza che sconfigge dolore, paura e angoscia.

Lo zio scontroso - I genitori si sono sempre disinteressati di lei. Dopo una tribolata infanzia passata in India, Mary Lennox, dieci anni, viziata, per nulla carina e dispotica, va in Inghilterra e viene affidata allo zio Archibald, un vedovo scorbutico che vive in un castello. Inizia così il racconto (un classico) di Frances Hodgson Burnett, l’autrice del Piccolo Lord e della Piccola principessa. Siamo nel Giardino segreto (Fanucci, 11,00 euro). Mary incontra il cugino Colin, semplice e gentile ma con l’ossessione di essere sempre malato. Il castello ha moltissime stanze, ovviamente, e c’è il divieto di entrare in alcune di esse. Off limits è anche un giardino, già frequentato dalla donna che era stata moglie dello zio. In questo spazio incantato i due ragazzi scoprono e usano poteri straordinari capaci di trasformare la realtà. È il sogno di tutti. Spade e coraggio - Ci chiediamo: è ancora appetibile il genere fantasy? Opinione molto personale: al cinema certamente, anche se meno di una volta. Con i libri si tende a seguire quelli di consolidato successo (vedi Licia Troisi, della quale è uscito il terzo e conclusivo volume della saga delle Leggende del Mondo emerso, Gli ultimi eroi (Mondadori, 18,00 euro). Eppure la casa editrice Cavallo di Ferro scommette generosamente su queste narrazioni fantastiche che si imperniano sulla costruzione di mondi nuovi, ispirati a un medioevo apocalittico. La giovane promessa si chiama Marta Marat (liceo classico a Roma, ha 17 anni e scrive da quando ne aveva 13), autrice di La Saga di Esmeria. Il suo primo libro (16,00 euro) s’intitola L’assassino nero. C’è una parte introduttiva, di carattere storico-geografico. Per orientarci. Francamente è difficile memorizzare quegli scenari. Ma una volta fatto ci si addentra con passione in trame che riguardano lotte e cospirazioni, atti di coraggio e prove iniziatiche. Inevitabile che il fulcro sia la lotta tra il bene e il male. Musica e figure - L’idea è molto originale. Quella di mischiare canzoni e disegni (tutti davvero molto belli). Lo fa Andrea Provinciali in Tiamotti - 11+1 canzoni d’amore italiane a fumetti (16,50 euro). Ci si ispira a testi noti. Come Isy di Luigi Tenco (1967). Uno studente di Urbino riceve un bacio da Isabella (Isy), poi i due si perdono di vista, entrambi attratti da altre esperienze e da altri luoghi. S’incontrano di nuovo, romanticamente. Poi il secondo distacco. Canta Tenco: «Se tu sapessi perché ti vengo a cercare/ probabilmente non mi vorresti vedere». La malinconia di Tenco, la tenerezza di una piccola parte di vita. Per fortuna nel libro della Arcana ci sono anche Gino Paoli e Fabrizio De André. Con fumetti all’altezza delle fantasie evocate dalle canzoni. Per sapere - I nostri figli orecchiano il telegiornale, danno un’occhiata ai giornali, si connettono a internet, ascoltano conversazioni. Molti si chiedono che cosa sia davvero la mafia. Una spiegazione chiara ed esauriente la fornisce loro Antonio Nicaso, uno dei più informati giornalisti che si occupano di organizzazioni criminali, in La mafia spiegata ai ragazzi (Mondadori, 14,00 euro). C’è tutto, comprese le connessioni internazionali che fanno sempre più paura. E c’è anche un glossario di base per capire che cosa sia lo «sgarro», il «pizzo», il «41 bis». E un elenco di frasi celebri, tra cui lo slogan della Regione Sicilia: «La mafia fa schifo».


Storia

MobyDICK

di Massimo Tosti

isorgimento e Unità d’Italia, ovviamente. Decine di libri sull’argomento hanno invaso le vetrine delle librerie in vista delle celebrazioni (peraltro già avviate) per il 150° anniversario dello Stato Unitario. Ce n’è per tutti i gusti e per tutti i palati: dai testi agiografici a quelli che si autodefiniscono di «antistoria», affaccendati a distruggere (o almeno incrinare) la memoria eroica dei personaggi e degli eventi che condussero l’Italia a diventare una nazione e una Patria. L’offerta è ricca e attraente, sia per i divoratori di saggistica storica (che cercano nuove interpretazioni di fatti a loro noti) sia per i neofiti che - in occasione degli anniversari - cercano di recuperare sulle lacune accumulate negli anni. Qualcuno - a proposito di queste contraddittorie interpretazioni sull’atto di nascita dell’Italia - ha parlato di «Risorgimento schizofrenico»: a distanza di centocinquant’anni la «militanza» degli storici appare incredibilmente simile a quella dei politici (e dei commentatori politici) per i quali ogni evento, e ogni protagonista, o è bianco o è nero. E - manco a dirlo - le schiere di chi vede bianco più o meno si equivalgono con i fautori del nero. Sembra definitivamente tramontato l’appello (di moda qualche anno fa) di chi invocava, e auspicava, la formazione di una «memoria condivisa» sulle tragedie che hanno contrassegnato il cosiddetto «secolo breve», cioè il Novecento attraversato dalle dittature rosse e nere, con la scia di sangue e distruzioni che hanno provocato. Adesso il manicheismo si è esteso anche all’Ottocento. E la prova viene proprio dalla produzione storica che riguarda direttamente l’Unità d’Italia, gli anni che la precedettero e quelli che la seguirono. Forse sarebbe più costruttivo valutare ogni contributo (anche quelli di più acceso revisionismo) come utile per comprendere quel che realmente accadde.

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Fiero oppositore di ogni dubbio sulle glorie unitarie è un politologo autorevole (con trascorsi recenti anche in campo politico è istituzionale: è stato ministro dei Beni culturali e presidente del Senato): Domenico Fisichella propone un saggio - Il miracolo del Risorgimento (Carocci editore, 118 pagine, 15,00 euro) - il cui titolo riassume già le conclusioni. Un miracolo perché «il Risorgimento è l’espressione, è la formulazione di una nuova, inusitata tradizione, quella dell’unità della nazione» per un popolo che, «unito culturalmente e socialmente», per merito di un gruppo di grandi uomini, ha conquistato la «dignità di nazione». Meno inflessibili nella glorificazione sono Giordano Bruno Guerri (Il sangue del sud, Mondadori, 312 pagine, 20,00 euro, già recensito su queste colonne) che rievoca in termini crudi la lotta al brigantaggio meridionale condotta con metodi spietati dall’esercito «piemontese», e Arrigo Petacco (O Roma o morte, Mondadori, 168 pagine, 19,00 euro) che racconta senza indulgenze le disfatte militari che accompagnarono la nascita del nuovo Stato e l’incapacità dei governanti dopo Cavour. Altri due giornalisti di successo si sono cimentati nella rievocazione del Risorgimento: Bruno Vespa (Il cuore e la spada, Mondadori, 864 pagine, 22,00 euro) che parte da Cavour e Garibaldi per arrivare a Prodi e Berlusconi, e Aldo Cazzullo (Viva l’Italia!, Risorgimento e resistenza, Perché dobbiamo essere orgogliosi della nostra nazione, Mondadori, pagine 160, 18,50 euro). Due libri curiosi

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Risorgimento

in bianco e nero

Il tema dominante è quasi scontato - l’Unità d’Italia in occasione del 150° anniversario - ma l’offerta è ricca. Anche se a distanza di tanti anni la militanza degli storici non sembra essersi stemperata. Ogni evento viene letto secondo un certo colore e la “memoria condivisa” resta ancora una chimera... sono Il viaggio della Capitale - Torino, Firenze e Roma dopo l’Unità d’Italia di Attilio Brilli (Utet, 150 pagine, 15,00 euro) e, Solferino - Storia di un campo di battaglia di Ulrich Ladurner (Il Mulino, 140 pagine, 12,00 euro) che racconta i luoghi della battaglia più sanguinosa combattuta in Italia nel XIX secolo, alla quale assistette Henri Dunant che ne ricavò lo stimolo per la creazione della Croce Rossa.

Il personaggio più gettonato del Risorgimento resta Garibaldi.Tre libri gli sono stati dedicati: Andrea Possieri è l’autore di Garibaldi (Il Mulino, 248 pagine, 16,00 euro); Francesco Pappalardo di Il mito di Garibaldi - Una religione civile per una nuova Italia (Sugarco, 240 pagine, 18,50 euro), Nicola Fano di Garibaldi - L’illusione italiana (Baldini e Castoldi Dalai, 224 pagine, 17,50 euro). Possieri racconta il personaggio nelle sue luci e nelle sue ombre. Pappalardo e Fano si dividono il compito del nero e del bianco nella memoria divisa e antagonista. Il primo individua in Garibaldi uno dei responsabili della diffusione di un’ideologia laicista che ha posto le basi per una liturgia laicista alternativa rispetto alle radici cristiane dell’Italia. Fano racconta, con affetto e passione civile, la grandezza morale dell’Eroe, con frequenti paragoni con l’Italia di oggi, svilita e mortificata dalla corruzione. La casa editrice Salerno è presente nel mercato risorgimentale con due imponenti biografie: Cavour di Adriano Varengo (564 pagine, 28,00 euro) e Napoleone III di Eugenio Di Rienzo (716 pagine, 30,00 euro). Ciascuno nel suo ruolo, furono decisivi per il raggiungimento dell’obiettivo unitario. A proposito della memoria non condivisa, per ragioni diverse,

hanno suscitato forti polemiche due libri. Salviamo l’Italia di Paul Ginsborg (Einaudi, 134 pagine, 10,00 euro) e I vinti non dimenticano - I crimini ignorati della nostra guerra civile di Giampaolo Pansa (Rizzoli, 466 pagine, 19,50 euro). Il primo - che affonda la lama nei difetti del nostro Paese ha suscitato molte critiche per alcuni svarioni storici, frutto - probabilmente - di quel tanto di sufficienza che gli storici inglesi (anche quelli trapiantati in Italia) riservano alla nostra storia. Il libro di Pansa è l’ultimo (per ora) della serie «revisionista» che il grande giornalista ha dedicato alla ricostruzione delle pagine più oscure delle vendette consumate contro la parte «sconfitta» nell’ultimo dopoguerra. Due saggi sul Novecento meritano una particolare attenzione da parte di chi conosce a fondo la storia del «nostro» Novecento. Francesco Perfetti in Lo Stato fascista - Le basi sindacali e corporative (Le Lettere, 452 pagine, 32,00 euro) ricostruisce il passaggio del fascismo da movimento a regime e la trasformazione dello Stato in senso autoritario: a traghettare l’Italia verso il totalitarismo furono soprattutto le «leggi di difesa dello Stato» concepite da Alfredo Rocco. Amedeo Osti Guerrazzi (Noi non sappiamo odiare - L’esercito italiano tra fascismo e democrazia, Utet, 368 pagine, 24,00 euro) offre le registrazioni delle conversazioni fra alcuni alti ufficiali italiani catturati dagli inglesi nel 1943, rivelando le ansie, le paure e le speranze di chi si preparava al passaggio di campo dall’Asse agli Alleati.

Una citazione, infine, per quattro libri che si occupano del passato remoto. Giusto Traina in La resa di Roma (Laterza, 212 pagine, 18,00 euro) racconta un episodio poco conosciuto della storia romana: la battaglia di Carre, in Mesopotamia, combattuta nel 53 avanti Cristo, nella quale 25 mila legionari romani furono massacrati da un esercito persiano. Conor Kostick (L’assedio di Gerusalemme, Il Mulino, 275 pagine, 26,00 euro) ricostruisce il momento culminante della Prima Crociata. André Chastel (Il sacco di Roma, Einaudi, 274 pagine, 30,00 euro) approfondisce lo studio della calata dei Lanzichenecchi che creò un’autentica frattura nella storia di Roma e dell’Italia. Andrew Wheatcroft (Il nemico alle porte - Quando Vienna fermò l’avanzata ottomana, Laterza, 388 pagine, 24,00 euro) rievoca l’assedio fallito di 200 mila turchi alla città difesa da appena 27 mila uomini. Una guerra di religione: come Lepanto, e come tante altre, anche più recenti.


Rock

strenne

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di Stefano Bianchi

Natale, il Boss suona che è una meraviglia. The Promise: The Darkness On The Edge Of Town Story (Sony Music, 110,00 euro), è il cofanetto con 3 cd e 3 dvd che illuminano d’immenso il capolavoro di Bruce Springsteen datato 1978. In ordine di apparizione: la versione rimasterizzata di The Darkness On The Edge Of Town, 2 cd con 21 brani mai prima d’ora pubblicati (fra le chicche: Because The Night, Fire, The Brokenhearted) e sei ore filate di filmati e riprese video fra cui l’esecuzione dell’intero disco al Paramount Theather di Asbury Park (2009). Non date retta a chi si ostina a dirvi che la voce non è la sua: Michael Jackson canta da dieci con lode nell’album che stava preparando fin dal 2004. Si intitola Michael (Epic, 19,50 euro) ed è il suo più bello da vent’anni in qua fra hip-hop (Monster, col rap di 50 Cent), una ballata come (I Like) The WayYou Love Me e il rock di (I Can’t Make It) Another Day col chitarrista Lenny Kravitz. Natale è ancora più intrigante, se a intonarne le dolci arie sono Annie Lennox e Mariah Carey. La prima, con A Christmas Cornucopia (Universal, 16,90 euro), ci regala soavità come Silent Night, The Holly And The Ivy, The First Noël e Il Est Né Le Divin Enfant, più l’ineUniversal dita Child scritta da

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The Boss celebration

nessa Paradis (I Love Paris), Laetitia Casta (Comic Strip), Isabelle Adjani (Beau Oui, Comme Bowie), Charlotte Gainsbourg (L’Un Reste, L’Autre Part) e la coppiaYves Montand & Marilyn Monroe che intona Incurably Romantic dalla colonna sonora di Let’s Make Love. Libanese, Freddo, Dandi, Bufalo, Scrocchiazeppi… In Romanzo criminale: il Cd (Emi, 11,90 euro), il rock italiano Un cofanetto illumina d’immenso dà voce e suono ai protagoil capolavoro di Bruce Springsteen nisti della serie tv. Da Francesco Sàrcina delle Vibradel 1978, “The Darkness on the Edge zioni (Libanese il Re) ai Reof the Town”. Poi c’è un bellissimo zophonic (Vita da Dandi), Michael Jackson postumo, passando per Pierluigi Ferrantini dei Velvet (Il sangue il Natale cantato da Annie Lennox è Freddo), Calibro 35 (Come e Mariah Carey e l’holiday album un romanzo…) e Afdei Pink Martini. Per non dire di R.E.M., terhours (Ballad For My Little Hyena), c’è di che bearsi Beatles e Rolling Stones fra rock duro, psichedelìa e struggenti melodie. Passando al pop e al rock dal lei. La seconda, vivo, obbiettivo puntato sul dvd con Merry Christdei Depeche Mode Tour Of The mas IIYou (Island, Universe - Live in Barcelona 17,90 euro), passa (Emi, 20,90 euro) che documenta con disinvoltura i concerti del 20 e 21 novembre da Little Drum2009 al Palau St Jordi. In scaletmer Boy a O Little ta, oltre ai brani più famosi della Town Of Bethcomputer-band (da Enjoy The Silehem. E nel brano O Come All Ye lence a Personal Jesus e I Feel Faithful/HalleYou), un film sul tour e 7 video lujah Chorus duetta con sua madre, Pa- girati dal fotografo Anton Corbjin. Anche coi R.E.M. andatricia, cantante lirica. te sul sicuro.Ve lo garantiscono il Gli americani Pink Martini, giostrano carisma del cantante Michael invece l’atmosfera natalizia all’insegna Stipe e il loro rock a denominadella lounge music. Joy To The World zione d’origine controllata.Vede(Heinz Records, 17,90 euro), da loro stessi re per credere Live From Austin definito holiday album, ci propone White TX (New West, 25,90 euro) che Christmas (cantata in inglese da China riprende il gruppo americano Forbes e in giapponese da Saori Yuki, la nel programma televisivo Austin Barbra Streisand del Sol Levante), Silent City Limits (13 marzo 2008). I Night, Santa Baby e altri evergreen. Ave- pezzi da novanta, ovviamente, non mante un debole per le canzoni francesi? Allo- cano: a cominciare da Losing My Relira non lasciatevi sfuggire Travelling 2: Les gion, Drive e Man On The Moon. Ladies & Acteurs Français Chantent (Discograph, Gentlemen: The Rolling Stones (Eagle Vi17,50 euro), disco extraordinaire con un sion, 19,90 euro) è invece il leggendario cast di stelle del cinema alle prese con 18 film-concerto texano del 1972 (restaurato amabili chansons. Qualche esempio: Va- e rimasterizzato) che vede in azione Mick

Jagger, Keith Richards, Charlie Watts, Bill Wyman e Mick Taylor. Il tour è quello dell’album Exile On Main Street, la sfilata dei brani è da brividi: si va da Brown Sugar a Jumpin’ Jack Flash, fino a Gimme Shelter e Midnight Rambler. Ma l’epopea dei Rolling Stones va anche vissuta nelle parole e nelle immagini dei due mattatori: Keith Richards e Mick Jagger.

Sul primo, chitarrista fenomenale e uomo perennemente in bilico, non solo c’è la disarmante onestà autobiografica di Life (Feltrinelli, 24,00 euro) che narra la sua vita scampata a un uragano di fuochi incrociati, ma anche Happy - L’incredibile avventura di Keith Richards (Meridiano Zero, 10,00 euro), meticoloso resoconto del giornalista Massimo Del Papa su questo «fuorilegge» letteralmente salvato dalla musica. Riguardo a Jagger, archetipo della rockstar e corpo da sex symbol, a parlare sono gli scatti di The Photobook (Contrasto, 35,00 euro) che lo ritraggono nelle sue mille metamorfosi. Lo sguardo, geniale, è quello di grandi fotografi quali Cecil Beaton, Francesco Scavullo, Herb Ritts, Anton Corbijn, Mark SeliDominique ger, Tarlé. Dalle Pietre Rotolanti agli Scarafaggi, ecco un tris di libri che omaggiano i Beatles. Sfizioso Beatles a fumetti di Enzo Gentile e Fabio Schiavo (Skira, 39,00 euro), che documenta attraverso pubblicazioni d’ogni latitudine (dall’inglese Boyfriend, al messicano Grupo EditorialVid) l’interesse di editori e

disegnatori nei confronti dei Fab Four. Accattivante Read The Beatles (Arcana, 22,50 euro), antologia di articoli giornalistici vintage sull’impatto, l’influenza e la modernità di John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr. Esaustivo The Beatles. Yeh! Yeh! Yeh! Testi commentati. 1962-1966 di Massimo Padalino (Arcana, 25,00 euro), che passa al setaccio l’epico canzoniere che va da Please Please Me fino a Revolver. Diari della bicicletta (Bompiani, 18,00 euro) inquadra invece la passione del musicista, fotografo e regista David Byrne per la due ruote, dagli anni Ottanta fedele compagna di viaggio e di tour, meglio se pieghevole. Il suo è il punto di vista del ciclista sul sellino: uno sguardo a New York, Istanbul, Berlino, Sydney, Manila, Buenos Aires, San Francisco e nella psiche dei loro abitanti. Negli anni Settanta, sfoggiando tacchi a spillo, David Bowie e Marc Bolan dimostrarono al rock che il maschile poteva fondersi col femminile. Da lì in poi, fra punk, post-punk, gothic, drag queen, drag king, emo e lolite, è stato tutto un rompere le righe sconfinando oltre il limite. Ne sanno qualcosa Madonna, Grace Jones e Antony Hegarty, ce lo racconta l’antropologa Alessandra Castellani in Vestire degenere - Moda e culture giovanili (Donzelli Editore, 24,00 euro).


Classica

MobyDICK

chi volesse infilare sotto l’albero qualche testimonianza sonora attinente ai principali anniversari dell’anno in scadenza, Chopin e Schumann, consiglio i cofanetti Brilliant e Audite dedicati a registrazioni radiofoniche di Géza Anda, il sommo pianista ungherese prematuramente scomparso, nel 1976, a soli 45 anni: tecnica vertiginosa, sensibilità spiccata per le sfumature di tocco e di suono, cantabile cristallino e una fantasia tenuta sempre a bada dal demone dello stile e dell’eleganza. Sul fronte dei dvd, un altro compleanno: la Fanciulla del West, cent’anni appena compiuti, nell’allestimento montato di recente ad Amsterdam (Opus Arte): musicalmente decente, con una protagonista, Eva-Maria Westbroeck, non priva di atout, sebbene Puccini le si addica solo fino a un certo punto, e una regia, di Nicholaus Lehnhoff, che tramuta la California del Golden Rush (1848) negli Stati Uniti d’oggi: l’originaria parabola di delitto e redenzione diventa una vicenda di speculazione economica e di strategie mediatiche (nel finale ultimo campeggia il caro, vecchio leone della Mgm), in certi momenti osservata colla lente dell’ironia se non dello sberleffo (qualcosa di simile accade anche nella Tosca di Luc Bondy, che, nata a New York, tra febbraio e marzo 2011 sarà alla Scala di Milano: la Virgin ha intanto pubblicato la primigenia versione del Metropolitan, ma è così scadente sul piano musicale che la sconsiglio vivamente). Di libri nuovi sulla musica ce n’è abbondanza, molti curiosi e interessanti, alcuni pregevolissimi. Dato lo spazio limitato a disposizione e la finalità puramente informativa del presente articolo mi limiterò a pochi cenni. Altre pubblicazioni, non meno significative, resta-

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Jazz

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Buon compleanno Fanciulla del West di Jacopo Pellegrini no per adesso escluse; torneranno utili più avanti: un libro non cessa d’essere buono solo perché ha qualche mese di vita sulle spalle. Da Edt Hallelujah Junction (18,00 euro), autobiografia dell’ancor quasi giovane (ha «solo» 63 anni) compo-

sitore americano minimalista John Adams; per Il notes magico, piccola ma agguerritissima casa editrice di Padova (www.ilnotesmagico.it), il Mozart scritto, intorno alla metà degli anni Trenta dell’Ottocento, nel suo eremo di Recanati da

Paolina Leopardi (8,00 euro). Sì proprio lei, la sorella di Giacomo, tanto appassionata di melodramma, quanto ignara di teatri (non usciva quasi mai di casa), traccia in poche pagine la biografia di un compositore la cui musica non ebbe mai occasione di ascoltare, eccezion fatta forse per qualche sporadica lettura domestica al pianoforte o di pochi, sparuti strumenti. La prosa limpida e concreta, le strategie narrative messe in atto con piena coscienza da questa misconosciuta musicografa meritavano di essere riportate alla luce: sia reso il giusto merito ad Alessandro Taverna, curatore del prezioso opuscolo. Ancora Mozart, la sua produzione operistica, vengono indagati nell’agile, intelligente Le opere teatrali di Mozart di Manfred Hermann Schmid (Bollati Boringhieri, euro 17,00), reso in un italiano esemplare da Elisabetta Fava. Agli appassionati di melodramma si raccomanda un’altra «biografia», quella dedicata al «suo» teatro da Giuseppe Barigazzi: La Scala racconta (Hoepli, 29,00 euro). Di giornalisti come questo parmigiano trapiantato a Milano e scomparso nel 2003, s’è perso lo stampo: così attaccato al proprio mestiere di cronista musicale da trascinarsi dietro i figli piccoli in Scala (non alla: i milanesi dicono così e il libro rispetta l’uso antico e radicato) e da lasciarli soli ad ascoltare le opere, qualsiasi opera, mentre lui scorazzava per corridoi, camerini e sottoscala in cerca di notizie fresche. Ed è appunto la figlia Silvia, giornalista anch’ella, che si è assunta l’onere di rivedere e correggere il testo appassionato e avvincente (la sua prima versione risale al 1984), mentre a Franco Pulcini, dal 2005 responsabile editoriale del Teatro alla Scala (dunque parte in causa, con tutti i vantaggi e i limiti che questo fatto comporta), è toccato il delicato compito di raccontare i molti fatti, non di rado burrascosi, accaduti nell’ultimo quinquennio.

Conversando con Lee Konitz sulle note di Blakey e Coleman ancano pochi giorni a Natale e agli appassionati di jazz che non avessero ancora deciso cosa regalare a qualche amico o a se stessi, suggerisco innanzitutto un libro, appena pubblicato in Italia dalla EDT di Torino per la collana Siena Jazz. È il ben noto Lee Konitz. Conversazioni sull’arte dell’improvvisatore (XXVII-327 pagine, 20,00 euro) che Andy Hamilton, professore di filosofia e insegnante di Storia ed estetica del Jazz all’Università di Durham, in Inghilterra, aveva pubblicato tre anni fa. Costruito sotto forma di intervista, questo volume rivela un musicista che tutti nel mondo del jazz conoscono e amano da decenni, da quando cioè, nel 1948, ventunenne, aveva partecipato alle prime famose registrazioni al Royal Roost di New York con il gruppo di Miles Davis e alle successive incisioni con il pianista Lennie Tristano, fra cui Intuition, jazz libero ante lettera. Nella bibliografica jazzistica rari sono i libri dedicati alle interviste con un solo musicista. Ricordo, e lo cita anche Andy Hamilton, Time Will Tell. Conversation with Paul Bley, ma Konitz, a differenza del più giovane collega canadese, riesce a mantenere costante l’interesse del lettore. Perché Lee, e chi lo conosce personalmente lo sa, è un uo-

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di Adriano Mazzoletti mo dotato di gran senso dell’umorismo, molto determinato nelle sue opinioni, ma anche riflessivo e pronto a discutere con sincerità di se stesso, della sua musica e di figure importanti della storia del jazz quali il suo maestro Lennie Tristano del quale dice: «Lennie aveva una personalità talmente forte che cominciava a configurarsi come una figura paterna. Per questa ragione alla fine mi sono dovuto allontanare». Mentre su Charlie Parker e Miles Davis: «Era più facile identificarsi con un italo-americano bianco, Lennie Tristano, che con un afro-americano nero. Anche se Davis fosse generoso d ospitale e Charlie Parker sia sempre stato gentile con me, non riuscii mai a sentirmi a mio agio in quell’area». Ebreo, nato a Chicago da padre austriaco e madre russa, a differenza di altri ebrei ashkenaziti «come Shorty Rogers e Steve Lacy, non ho mai voluto cambiare cognome e non ho mai nascosto, come invece ha sempre fatto Steve Lacy, le mie origini ebraiche». La parte più importante del libro, che si avvale della perfetta traduzione di Francesco Martinelli, è quella sulla contrapposizione fra improvvisazione intuitiva e quella simulata o preparata, oggetto, anni fa, di uno approfondito studio del critico e musicologo oltre che musicista André Hodeir. Ma anche sulle esigenze della musica di gruppo, sulla necessità dell’intonazione e

sull’analisi delle più importanti opere incisi dallo stesso Konitz nel corso degli oltre sessant’anni della sua lunga e importante carriera. Il libro contiene altre interviste, circa quaranta, con musicisti con i quali Konitz ha incrociato la propria esistenza di musicista e non solo: Sonny Rollins, Wayne Shorter, Gunther Schuller, Ornette Coleman. Per chi invece volesse oltre che leggere anche ascoltare, suggerisco due dischi registrati nel corso di altrettanti concerti. Il primo nel 1958, il secondo nel 1990. La pubblicazione di registrazioni dal vivo è sempre stata nel jazz di grande importanza. Non si saprebbe nulla sulle origini del bop se Jerry Newman non si fosse recato, munito di registratore, alla Minton’s Playhouse di New York per registrare gli «esperimenti» di Thelonious Monk, Charlie Christian, Don Byas, Kenny Clarke. I due concerti che vengono pubblicati per la prima volta, sono quelli di Art Blakey con i Jazz Messengers (Solar Records), con una delle formazioni più esaltanti di quel celebre complesso, Lee Morgan, Benny Golson, Bobby Timmons e Jimie Merritt. Il concerto che ebbe luogo allaVolkshaus di Zurigo il 4 dicembre 1958, comprende undici brani fra cui due splendide versioni di Moanin e I Remember Clifford. Il secondo, più recente, risale al 24 aprile 1990 al Teatro Muncipale Valli a Reggio Emilia, con il rinnovato Quartetto di Ornette Coleman (Domino Records) Don Cherry, Charlie Haden e Billy Higgins, la stessa formazione con cui Coleman aveva realizzato nel 1959 il celebre The Shape of Jazz to Come. Due eventi importanti che possono essere nuovamente riascoltati da coloro che erano presenti in quelle occasioni e ascoltati, finalmente, da tutti gli altri.


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Odiati e temuti, hanno il compito di spezzare come un'ascia il mare ghiacciato che è dentro di noi. Ecco perché i libri solo l’unico antidoto ai tempi di crisi, la vera, legittima difesa che possiamo rivendicare per salvarci dalle aggressioni a cui siamo sottoposti. Da Simenon a Cunningham, da Calasso a Eco, da Nabokov a Citati alla Highsmith, breve viaggio nelle letterature da regalar(ci)

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LEGGERE il bene-rifugio

di Pier Mario Fasanotti on è per corteggiare la bontà natalizia, ma solo per cronaca che ci piace dare una buona notizia. La percentuale degli italiani che legge, secondo i dati Istat è del 46,8 per cento, due punti in più rispetto all’anno precedente. Certo, è un numero ancora molto basso, in Europa. Rimane sempre ovvia questa constatazione: a prendere in mano il libro sono soprattutto le donne. Secondo Ian McEwan «quando le donne smetteranno di leggere, il romanzo morirà». Gli uomini dicono sempre di «aver altro da fare». Risultato: ignoranza e limitata percezione per le sfumature. Ed ecco alcune frasi celebri a proposito della lettura. Woody Allen: «Leggo per legittima difesa». Harold Bloom: «Leggere bene è il più terapeutico dei piaceri». Ray Bradbury: «Capite ora perché i libri sono odiati e temuti? Perché rivelano i pori sulla faccia della vita. La gente comoda vuole soltanto facce di luna piena, di cera, senza pori, senza peli, inespressive». Franz Kafka: «Il libro deve essere l’ascia che spezza il mare ghiacciato che è dentro di noi». Queste diverse verità sono elencate nel libro di Patrizia Traverso, Preferisco leggere (Tea editore, 160 pagine, 12,00 euro). L’avvicinarsi del Natale coincide con l’acquisto di libri. Potrebbe essere fondamentale avere sullo scaffale il primo volume dell’Atlante della letteratura italiana - Dalle origini al Rinascimento a cura di Sergio Luzzatto e Gabriele Pedullà edito da Einaudi (885 pagine, 85,00 euro). Le mappe servono. A parte questa, ora do altre indicazio-

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ni. Sono arbitrarie: sia perché lo spazio tipografico non è un elastico, sia perché ogni recensore ha le sue preferenze. **** Scandali - Per fortuna si sta riscoprendo un autore inglese che può essere affiancato a Dickens e a Thackeray: Anthony Trollope. La Sellerio ripropone il suo più ambizioso romanzo, La vita oggi (due volumi, 1182 pagine, 26,00 euro) dopo averci fatto conoscere la sua Autobiografia. Un genio vittoriano della scrittura, onnisciente, che si affida alla minuziosa costruzione dei personaggi. Tra questi spicca la figura losca e abietta (nel fisico e nel morale) di August Melmotte, boss della finanza e dei brutti traffici. Si muove in una società variegata come quella dipinta da Balzac. Ha fortuna poi cade, riuscendo però a intuire un barlume di dignità.

Tutto un mondo - Esempio della famosa atmosphére di Georges Simenon: «Probabilmente era autunno, perché il vetro della finestra priva di tende era leggermente appannato, e la luce giallastra del lampione a gas sul marciapiede di fronte, l’unica a rischiarare la stanza, pareva umida». Questa frase è nella prima pagina del Ragazzino di Rue Mouffetard, contenuto nel secondo volume delle opere complete di Simenon edito da Adelphi (Romanzi, 1832 pagine, 65,00 euro). Contiene romanzi

mirabili come Il presidente, L’orologiaio di Everton, Il treno, Le campane di Bicetre, La neve era sporca ma anche alcuni noir di Maigret. Produzione sterminata dietro un’esistenza vivace e dolorosa, tra fortune economiche, guai giudiziari, tragedie familiari.

Nulla è vero - Come sempre accade un romanzo di Umberto Eco va subito in testa alla classifica. Questo è il suo sesto e l’autore riprende temi già trattati, come la falsificazione, il complotto, le persecuzioni. Con Il cimitero di Praga (Bompiani, 518 pagine, 19,50 euro) Eco mischia in un grande frullatore, che a volte pare abbia disturbi elettrici, fatti noti e meno noti assieme a un personaggio inventato, il notaio sabaudo Simonini. Un pataccaro internazionale. La lente d’ingrandimento sosta sugli ebrei, sulla presunta loro cospirazione per avere il controllo del mondo (con riunione, appunto, al cimitero di Praga). L’intrico narrativo, che pare un prodotto centrifugato derivante da scaffali di libri letti, citati, allusi, non intende perdere per strada niente: né Garibaldi, né Ippolito Nievo, né Dreyfus, né stragi, né messe sataniche. Ne esce, come è nelle corde dell’autore, un romanzo che fa il verso al feuilleton ottocentesco. Come leggere Dumas, ma entrando e uscendo (questo più di rado) da continue ombre. Narrativamente è una pietanza pesante, con troppi ingredienti e senza un sapore di base. Che alcuni cat-

tolici e alcuni ebrei lo abbiano giudicato «negativo» è un fatto. Ma è anche un fatto che spesso il lettore prova vertigine e avverte la sensazione - questa sì veramente negativa di non capire nulla. A meno che Eco voglia proprio dimostrare che la Storia è un atroce e incomprensibile divertissement.

Stephen King disse che questa novel è una dei più penetranti testi sul lato oscuro dell’American dream. Stevens, malgrado il successo, si isolò dall’inizio degli anni Ottanta fino al 2007, quando fu data la notizia della sua morte. Ancora oggi si ignora la sua vera identità.

Relazioni umane - Storia di Ingrid, donna di 48 anni, impegnatissima nel lavoro. Una telefonata la informa che suo figlio ha aggredito un ragazzo di origini straniere ed è stato arrestato. Ingrid torna a Copenaghen e si chiede: perché le cose sono andate così? Il danese Jens Christian Grondahl ci porta per mano nella revisione di un’intera esistenza (in Quattro giorni di marzo, Marsilio, 381 pagine, 20,00 euro). La donna scava nel suo passato, delinea i modelli femminili (madre e entrambe nonna, perfide madri e cattive mogli), pone sotto accusa il proprio egocentrismo.

Instabilità - Va tutto bene a Peter, ricco mercante d’arte. Bella la casa, affascinante la moglie, affidabile la figlia. Però pensa che questo non può essere «tutto». Michael Cunningham in Al limite della notte (Bompiani, 286 pagine, 17,50 euro) ambienta i turbamenti del quarantenne a NewYork, «una delle più stramaledette perturbazioni che mai abbiano solcato la mobile superficie della terra». Peter sa di aver migliorato la sua vita, ma «certi giorni non riesce a scrollarsi di dosso la sensazione di aver sbagliato tutto». Cunninghan (autore di Le ore) mette a fuoco la mancanza: di una tensione, di un’aspirazione. L’elemento che sconvolge il quadro è l’arrivo del giovane cognato Ethan. Peter s’interroga sulla bellezza,sul desiderio, sull’amore.

Male assoluto - Scritto con uno pseudonimo, Shane Stevens, questo poderoso romanzo (Io ti troverò, Fazi, 800 pagine, 19,50 euro) narra di uno dei primi serial killer ed è un lucido e feroce affresco degli Usa tra gli anni Cinquanta e Settanta. Il protagonista Thomas viene internato a dieci anni in una clinica psichiatrica dopo aver ucciso la madre. Evade quindici anni dopo. Nel suo terribile percorso c’è lo sfaccettato ritratto della follia.

Anni ruggenti - Tutto ha inizio nel 1929 a Cannes. L’annoiata Claire è convinta di aver ucciso Stella, maestra di danza. Decide di scoprire la verità, la via maestra è leggere il diario dell’amica. La grande crisi del ’29 fa svoltare il mondo, crollano ricchezze e certezze, ma Claire, che vaga tra Marsiglia, Sanremo e Damasco fino alla Dallas dell’omicidio Kennedy, segue le tracce. Cinzia Tani, in Charleston (Mondadori, 359 pagine,


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19,50 euro) dipinge il dramma di una donna ma anche lo scenario storico pieno di conflitti che dureranno fino ai nostri giorni. Senza tralasciare atmosfere, abiti e personaggi celebri come Isadora Duncan e Lawrence d’Arabia.

Vecchia Russia - In questo libro Vladimir Nabokov (Parla, ricordo, Adelphi, 335 pagine, 23,00 euro) ci racconta della Russia della sua infanzia, quella «leggendaria», precedente alla Rivoluzione, così perfetta e felice (ai suoi occhi, ovviamente) da non poter evitare un dileguamento totale e istantaneo. Nabokov è maestro dei dettagli. Le sue sono miniature che nell’insieme formano un quadro complesso. Tutto è importante, anche il modellino di un vagone letto color quercia esposto nella vetrina di un’agenzia viaggi sulla Prospettiva Nevskij. Magie di un grande narratore. Psichiatra - Il berlinese Sebastian Fitzec con questo thriller (La terapia, Elliot, 251 pagine, 16,50 euro) ha venduto nella sola Germania oltre 600 mila copie. È la storia di uno psichiatra la cui esistenza viene sconvolta dalla sparizione della figlia dodicenne. La cerca ovunque. Finché nel suo studio si presenta una scrittrice per l’infanzia che dice di essere perseguitata dai suoi stessi personaggi. La verità è da trovare nei tunnel della schizofrenia? La promessa - Anni di vertigine nella Parigi inizio 1960. Un ragazzo di undici anni esce dal-

l’infanzia e si imbatte nelle emozione degli incontri. Guarda attentamente nel retro di un bistrot un gruppo di esuli che raccontano storie appassionanti. Sono profughi dell’Est, traditi dal comunismo ma ancora visionari. Jean-Michel Guenassia in Il club degli incorreggibili ottimisti (Salani, 700 pagine, 18,60 euro) racconta di questi sognatori, dei loro ideali così difficili da incastonare nell’epoca di Sartre, del della rock’n’roll, guerra fredda. Umiliati e cacciati, loro credono ancora.

Sogno e sapere Per comprendere il cammino della civiltà occorre esaminare ciò che successe nel Nord dell’India più di tremila anni fa, dove si sviluppò una civiltà molto evoluta che lasciò una grande quantità di testi e nessun monumento. Il regno dei Veda, che somigliava alla sfera onirica. Non era una civiltà materiale, ma una civiltà della mente. Poi tutto sparì, ci racconta Roberto Calasso in L’ardore (Adelphi, 560 pagine, 35,00 euro), inghiottito dall’ignoto. Ma quegli insegnamenti, a cominciare dalla coscienza e dalla consapevolezza del sé, non furono mai demoliti, anzi s’insinuarono in altre civiltà, come per esempio nell’induismo: «Il regno vedico - spiega l’autore - è un cuneo conficcato in mezzo ad altre grandi teocrazie». La coscienza dei Veda si fondava sul soma, una pianta inebriante. Se il greco Dioniso era un elemento scon-

volgente dentro un assetto certo, il «delirio» dei Veda era l’assetto stesso. Quella civiltà anteponeva la conoscenza alla potenza. Una continua riflessione sull’essere vivi e coscienti, e sulla consapevolezza che noi non siamo autosufficienti tanto è vero che per non morire dobbiamo respirare (loYoga è fondato su questo principio, infatti). Perché «ardore»? È l’indiano tapas, via via tradotto come «ascesi» e «mortificazione». In realtà «ardore» è vicino al tepor, è qualcosa che brucia. La cosa più prossima all’essere vivi.

Un bel tiro - Aneddoti, ricordi, storie brevi.Tutti attorno al gioco del calcio. Che diventa umanamente più interessante se raccontato da un poeta come Valerio Magrelli, in Addio al calcio (Einaudi, 17,00 euro). Ventidue giocatori e un pallone danno il via a discorsi e riti familiari, raduni, passioni, alterchi. Magrelli ci impresta gli occhiali. E allora ci accorgiamo del diverso passo dei calciatori africani, della loro particolare «maniera di caracollare» dietro la quale «c’è la tragedia di un continente intero: è come se si fossero allenati per secoli con le catene ai piedi. Ecco, ora le hanno tolte. Da qui, quell’andatura sghemba e selvaggia, quelle accelerazioni irresistibili». Poi un ragazzo in un pomeriggio d’estate: «Non allegro, ma assorto, pienamente consacrato al mio compito. Una buona approssimazione alla felicità».

Le scimmie di Ischia - Ottavo secolo a.C: i greci si muovono dall’isola Eubea e conoscono gran parte del Mediterraneo. L’Odissea, poetico libro di viaggi, fa indiretto riferimento a itinerari strabilianti, che Robin Lane Fox, in Eroi viaggiatori (Einaudi, 545 pagine, 35,00 euro) ricostruisce in modo affascinante e plausibile. Nell’Iliade Omero narra della dea Era che vola sul monte Olimpo seguendo una linea che somiglia a un movimento cerebrale: «Come si slancia la mente di un uomo dopo aver percorso molta terra pensa tra sé: “Fossi là, oppure là”, e fa molti progetti». Itinerari obliqui, misteriosi. Ma anche reali. I viaggi, a scovarne bene le tracce, ci furono, e molti. Anche a Ischia, che i greci, credendo agli etruschi, battezzarono Pithekoussa, isola delle scimmie. Le fonti confermano: una poesia greca del 200 a.C. narra che Zeus ingannava i suoi nemici relegandoli a Ischia con sembiante scimmiesco. Scettici gli zoologi sulla presenza di quegli animali. Può darsi che sia etruschi sia greci si fossero fatti una certa idea dei pacifici abitanti di Ischia: parevano ed comportarsi esprimersi come gli antenati dell’uomo. Il tramonto della luna - Di molti artisti si hanno ritratti. Leopardi si nascondeva, timidissimo. L’amico Antonio Ranieri ce lo descrive così: «Fu di statura mediocre, chinato ed esile, di colore bianco che volgeva al pallido, di testa grossa, di fronte quadra e larga, d’occhi cilestri e languidi, di naso profilato, di lineamenti delicatissimi, di pronunziazione modesta e alquanto fioca, e d’un sorriso ineffabile e quasi celeste». Fino a 24 anni non si mosse da Recanati. Eppure descrisse acutamente la società, come tanti Balzac. Ci spiega Pietro Citati, in Leopardi (Mondadori, 413 pagine, 22,00 euro) che Giacomo «preferì sempre lo sguardo indiretto… non amava immaginarsi dentro le case, ma guardare di fuori, di sotto in su». Con l’eccezione di Pisa, in tutte le città si sentì straniero. A Roma ebbe una sorta di trauma: abituato a vivere dentro di sé, la necessità di esporsi «ogni minuto all’aria del mondo» lo rese «stupido, inetto, morto internamente». Derideva gli intellettuali, quelli che paiono «andare in Paradiso in carrozza». Meglio parlare con le donne. A Napoli morì. Dopo aver individuato nella ginestra, pianta sulla schiena del Vesuvio in attesa d’essere travolta dalla lava, la sorte di se stesso e dell’umanità.

È la natura «inimica», indifferente. Osserva la ginestra, «lenta» e «odorata», «lo splendore delle illusioni finisce», la pianta è piegata nella sua morte.

Gatti e lumache - Patricia Highsmith si sentiva molto vicino a Dostoevskji, per gli effetti nefasti della fantasia e la morbosa attenzione al «doppio». C’è ancora qualcuno che ridicolmente la ingabbia nel genere giallo. Sbagliatissimo: fu narratrice e basta, e pure di alto livello. Eccentrica, mascolina e raffinata, portava tantissime lumache in una borsetta, persino ai cocktail-party. In casa teneva molti gatti. Diceva spesso di non avere motivi per essere infelice, eppure era depressa. Amici e amanti erano un «lubrificante». Si arrabbiò quando una giornalista la definì solitaria: «Io sono riservata». La biografia di Patricia, alcolista e geniale, di Andrew Wilson (Il talento di Miss Highsmith, Alet, 513 pagine, 19,00 euro) descrive inventive e tormenti di una donna che paragonava le nuove idee per i suoi romanzi a uccelli che scorgeva con la coda dell’occhio. Dai suoi taccuini: «Di notte, sola, appena sveglia io sono pazza… sono senza discrezione, giudizio, codice morale. Non c’è niente che non farei, omicidio, distruzione, pratiche sessuali abiette. Tuttavia leggerei anche la mia Bibbia… Sono turbata dalla sensazione di essere più persone». Come i suoi personaggi. Imperium - Dall’agreste Lazio all’intero mondo occidentale, fino a lambire quello orientale: ecco i movimenti della più grande potenza mondiale della storia. L’antica Roma unì e amalgamò all’interno di un’unica cultura (condivisa) milioni di persone, dal Mare del Nord al Marocco. Boris Johnson, in Il sogno di Roma (Garzanti, 280 pagine, 19,60 euro) descrive l’ascesi e la caduta dell’impero con l’aquila nello stemma (come gli Stati Uniti d’America oggi), insistendo sui dualismi. Da una parte Augusto, divi filius, dall’altra Gesù di Galilea, «unico» figlio di Dio. Augusto e Gesù, spiega l’autore, «erano destinati a istituire, o quantomeno a esprimere, due sistemi di valori antagonisti, che sarebbero convissuti per secoli, finché l’uno non fu sovrapposto all’altro». Così si capisce meglio la nostra Europa. L’altro dualismo riguarda la cultura: i romani furono sempre debitori dei greci. Quello romano era un impero bilingue. Quando un barbaro si rivolse a Claudio parlando sia in greco sia in latino, l’imperatore rispose: «Ah, vedo che vieni armato di entrambe le nostre lingue». Greci e romani molto affini anche nel tacciare di «grossolanità» i barbari, sia persiani sia celti.


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Pensiero

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a morte è tornata ancora un volta tra noi e noi dobbiamo pensarci, che lo vogliamo o no», scrive Dietrich Bonhoeffer in una lettera del 20 settembre 1939 ora raccolta, con altre lettere, sermoni, conferenze, documenti, nell’ultimo volume delle sue opere (Scritti scelti 1933-1945, a cura di Alberto Conci, edito da Queriniana, 915 pagine, 93,00 euro). Bonhoeffer è, con Simone Weil, Karl Barth e pochi altri, uno dei punti più alti del pensiero religioso del Novecento, capace di guardare con lo stesso penetrante acume all’eterno e al contingente.Vale la pena conoscerlo o, per chi già lo conosce, ricordarlo attraverso le pagine di questo ricchissimo volume. Un altro Bonhoeffer: il suo Viaggio in Italia (1924) (edito da Claudiana, a cura di Fulvio Ferrario e Manuel Kromer, con un ampio repertorio di lettere e fotografie, 104 pagine, 10,00 euro), che riporta alla luce un pensiero e uno sguardo in formazione. Dietrich ha diciotto anni, viaggia con il fratello Klaus, visita Roma, partecipa ai riti della Settimana Santa, a San Pietro e a Trinità dei Monti. Il Cattolicesimo romano gli è «estraneo» (diventerà pastore protestante sette anni dopo), ma «lo affascina», come osserva nella sua introduzione Fulvio Ferrario. Un altro grande classico del pensiero del Novecento: Hans Jonas, originalissimo studioso dello gnosticismo e ardito esploratore delle regioni più impervie dell’etica contemporanea (va ricordato almeno Il principio responsabilità di cui molto si è discusso). A cura di Emidio Spinelli l’editore Aragno pubblica ora un’ampia raccolta di «lezioni americane» inedite in Italia: Problemi di libertà (464 pagine, 35,00 euro), dove il tema della libertà è indagato nello spazio della sua genesi, tra i greci e Agostino d’Ippona. Ancora una sosta nel mondo greco per segnalare due libri assai diversi. Il primo è Apollineo e dionisiaco di Giorgio Colli (edito da Adelphi a cura di Enrico Colli, 269 pagine, 14,00 euro), che è stato, con Mazzino Montanari, il tenace curatore delle ope-

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Poesia

Abitare

il mondo nell’età del rischio Gli scritti di Bonhoeffer, la libertà secondo Hans Jonas, la Grecia riletta da Giorgio Colli e altre riflessioni “in interiore hominis” di Maurizio Ciampa

re di Friedrich Nietzsche e l’autore di un viaggio nella Sapienza greca, che appare, per ampiezza e profondità, come una mirabile impresa. Il libro raccoglie scritti stesi alla fine degli anni Trenta, punti critici di assoluto rilievo per attraversare l’orizzonte dell’«esperienza greca», ma anche l’intera parabola del pensiero occidentale. Sotto il segno dionisiaco è Bere vino puro. Immagini del simposio di Maria Luisa Catoni (pubblicato da Feltrinelli, 505 pagine, 39,00 euro). «Una ricerca magistrale» enfatizza il risvolto di copertina, ma è davvero così: in un semplice calice di vino il lungo sguardo di Maria Luisa Catoni arriva a leggere le modalità simboliche di un significativo tratto della cultura occidentale, dalla Grecia a Roma. Lasciamo le antiche radici per inoltrarci fra i nodi tesi della contemporaneità e i suoi laceranti interrogativi, che un libro come Straniero di Umberto Curi (pubblicato da Cortina, 174 pagine, 12,50 euro) sa raccogliere in tutte le sue problematiche stratificazioni, tornando inevitabilmente alla matrice greca, ma riportando poi alla luce lo «straniero che ci abita» e ci inquieta. Pensiero vivente di Roberto Esposito (edito da Einaudi, 265 pagine, 20,00 euro) guarda alla tradizione italiana e ai suoi sviluppi. Più di ogni altra cultura filosofica, quella italiana si trova esposta alle tensioni e ai conflitti dell’oggi. E questo, secondo Roberto Esposito, la rende capace di confrontarsi con le contraddizioni del tempo e di elaborarne le forme. L’edificazione di sé di Salvatore Natoli (edito da Laterza, 97 pagine, 10,00 euro) sembra orientato in una direzione del tutto diversa. Il libro di Natoli, come d’altra parte quello di Roberto Esposito, risponde alle pressioni del tempo storico, ma si sviluppa poi in interiore hominis. Può essere letto come un piccolo «manuale d’istruzioni sulla vita interiore» che cerca di articolare la difficile «pratica delle virtù» oggi. Come «abitare il mondo nell’età del rischio»? È l’interrogativo su cui Natoli porta la propria attenzione, e non solo a partire da questo libro. Il pensiero si misura con gli affanni e le angustie della vita di ognuno.

Quando Ungaretti traduceva Leopardi (in francese) Natale la recita della poesia resiste ancora nella tradizione tanto quanto l’albero, il presepe e i dolci tipici. In genere a tavola è il bimbo più piccolo ad alzarsi, tutto compreso nella parte, e a declamare cantilenanti versi imparati a scuola. Allora: perché non far trovare ai più grandi sotto l’albero un bel libro di poesia, tanto per restare, almeno in quel giorno, ancora un po’ bambini? Un classico può andar bene, soprattutto poi se questo assume le vesti di un audiolibro nei due cd di poesie scelte da Roberto Mussapi, La grande poesia del mondo (Salani, 15, 80 euro) e lette con svariata sapienza d’attore più che da poeta: Omero e Ovidio, Virgilio e il sommo Dante, Ariosto e Tasso, ma poi Shakespeare, Goethe, i romantici Shelley, Keats, Byron, i grandi Rilke e Yeats sono una parte di un più ampio repertorio qui messo alla portata di tutti. E tutte da leggere sono anche le Traduzioni poetiche (Mondadori, 65,00 euro) di Giuseppe Ungaretti, un elegante Meridiano che mette in luce l’indubbia qualità interpretativa del più sommo dei poeti del Novecento italiano, anche con le sue versioni in senso opposto: Leopardi in francese. Eleganza e contenuti che non mancano nei due più recenti Diamanti della Salerno Editrice: I fiori del male di Charles Baudelaire, curati da Davide Rondoni con tratto origi-

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di Francesco Napoli nale e grande vis critica, e le Poesie di Federico García Lorca, nell’attenta e raffinata edizione di Giovanni Caravaggi (22,00 euro), sono autentiche chicche per accendere ancora una volta l’amore per la poesia. Poesia che, diciamolo, ha un suo tratto gentile nella numerosa e valida schiera di poetesse che recano, sempre vivo, una ben nitida sapienza del cuore. Sarà l’appartenenza a un’area geografica caleidoscopica come il Medioriente siro-libanese, ma a riguardo consiglio vivamente, di Multimedia edizioni, il calore e la fermezza dei versi di Maram al-Masri (Ti guardo, 13,00 euro) o l’affilata e acuta penna di Etel Adnan (Nel cuore del cuore di un altro paese, 15,00 euro), in loro la poesia si colora dell’affascinante intreccio bellezza-sofferenza. La stessa che talvolta si ritrova in Alda Merini, un’icona ben sfruttata dall’editoria, con un suo cantare dall’ampia partitura che il cofanetto Il suono dell’ombra. Poesie e prose 1953-2009 curato da Ambrogio Borsani (Mondadori, 38,00 euro) ha saputo cogliere. E nei mille rivoli al femminile della poesia italiana due piccoli corsi d’acqua esili ma vivi nel loro scorrere come quello di Francesca

Galazzo (Paradisi sotto assedio, Albatros, 11,50 euro), emergente voce tra Nietzsche ed esistenzialismo, e Anna Buoninsegni (AnnAlfabeti, Unaluna edizioni), che restituisce in questa plaquette su carta di cotone e con miniature preziose la bellezza del libro-oggetto, confermando quanto di buono letto in Ad occhi aperti. Un occhio anche ai giovani, con due nomi: Alessandro Rivali (La caduta di Bisanzio, Jaca Book, 14,00 euro) e i suoi versi potentemente evocativi tessuti attorno al perenne tormento sul destino del mondo e Massimo Morasso (Viatico, Raffaelli, 15,00 euro) suadente, vivido e sfaccettato nel suo poetare. Prima di andare un po’fuori le righe, un libro della vecchia guardia, quella emersa a partire dagli anni Settanta: l’autoantologia di Gianni D’Elia (Trentennio, Einaudi, 16,50 euro), terso rispecchiamento di un’opera che ha man mano intrecciato, e sempre più intensamente, pubblico e privato. Fuori dal coro? La voce poetica di Lucrezia Lerro, ma non per i suoi versi bensì per la poesia insita nel suo ultimo romanzo (La bambina che disegnava cuori, Bompiani, 16,50 euro) dove piccole cose, gesti e sentimenti quotidiani fanno eco al silenzio di un dramma in agguato. E due indicazioni telegrafiche: Walter Benjamin (Sonetti e poesie sparse, Einaudi, 15,00 euro), il volto meno noto di un grande intellettuale del Novecento; Giovanni Costantini (Sacerdos in Aeternum, Ares, 15,00 euro) quantomeno per il mistico coraggio di scrivere «di fatto sei Tu Kyrios mio Sole,/ che mi hai trovato,/ per farmi Tua lucerna».


MobyDICK

Screen

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di Francesco Lo Dico

orprese gradite e cadeaux appariscenti, luccichii intermittenti e trovate promozionali senza troppa sostanza. Le feste natalizie imbandiscono piatti di ogni sorta, e in campo editoriale non è facile distinguere un buon colpo da un buco nell’acqua. Utile, per tutto l’anno e gli altri a venire, è di certo la collezione di scritti che Alberto Moravia ha dedicato al cinema: Recensioni e interventi 1933-1990 (Bompiani 1624 pagine, 34,00 euro). Da Ossessione di Luchino Visconti a La voce della luna di Federico Fellini, la penna aguzza di Moravia si fa largo nella storia gloriosa del nostro cinematografo, alla luce di scritti polemici percorsi da un impareggiabile aplomb letterario. Feste per cinefili, ma anche per giovani aficionados di Toy Story & company. I pargoletti più esigenti potranno rifarsi gli occhi con Storia della Disney (Odoya, 319 pagine, 17,00 euro) e Pixarpedia. La guida completa al mondo Pixar (Walt Dinsey, 375 paggine, 29,90 euro). Un paio di biglietti all inclusive con destinazione fantasia. Chi ne fosse a corto, ma dispone di qualche serata da passare al calduccio, potrà trovare invece in Che cosa guardo stasera? Dvd per tutte le occasioni (Il Castoro 189 pagine, 15,00 euro) un fido consigliori capace di scandagliare come nessuno nei vostri umori. Diviso in simpatici capitoli rispondenti ad altrettanti stati d’animo, il prontuario del cinema si propone di soddisfare le attese a medio termine di ciascuno: andare a letto soddisfatti, e con un pizzico d’incanto a insaporire il tutto. A proposito di bestie più o meno docili che dimorano in noi, si presta a perfezione il collage di saggi critici che Alberto Morsiani e Serena Augusti hanno composto in onore dei personaggi cesellati da Cristina Comencini in film quasi sempre notevoli: La commedia del cuore (Il Castoro, 110 pagine, 16,00 euro). E a un altro grande protagonista del set contemporaneo è dedicato My name is Virzì di Alessio Accordo e Gabriele Acerbo (Le Mani, 334 pagine, 16,00 euro).

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Per chi vuole fare scalo sull’altra sponda dell’Atlantico, c’è invece Non è un paese per vecchi di Marco Duse (L’Epos, 126 pagine, 14,30 euro), attenta rivisitazione del cinema dei fratelli Coen, sminuzzato a dovere tra preziosi rimandi letterari e studio degli stilemi affabulatori adoperati dai registi di Fargo. Dal cinema da leggere, al cinema tout court, il passo è breve, anche se la lista d’imbarco al gate natalizio è così ingombra che ri-

Aerobici… ma non troppo

Pronti a illuminarsi di nuove proposte i led delle console, con la fitness fai-da-te ma anche con la Roma dei Borgia. Poi c’è il cinema da leggere e da vedere nell’intimità domestica delle feste, dai segreti della Pixar a quelli di Orson Welles

schia di farci fare qualche scivolone. A naso, non ci verrà in mente di chiedere il rimborso per alcune collezioni d’autore firmate Dolmen Video: dall’opera omnia di Laurent Cantet, ai classici di Ingmar Bergman, passando per un raffinato pout porri di Erich Von Stroheim, il vero pionere del cinema hollywoodiano. Opere da centellinare, e riservare per circostanze propizie. Ma c’è anche il cinema one shot: uno, benedetto e subito. Non sbaglierete nell’acquisto di Bright star, film di Jane Champion che ripercorre la tormentata love story tra John Keats e Funny Brown.

Decisamente meno ottocentesco, My Son, My Son, What Have Ye Done di Werner Herzog, storia di un delitto che annoda le spire del palcoscenico a quello della vita stessa: come affidare Pirandello alla psicosi visionaria di un David Lynch.

Se pensate che il nepotismo non vada combattuto sempre e comunque, date un’occhiata alla giovane rampolla di Francis Ford Coppola, che in Somewhere imbastisce una splendida parabola del transfert paterno. Sappiamo però che avete figli e che non è troppo gradevole prospettare loro serate all’insegna della Psicopatologia freudiana. Largo allora a Sansone, gigantesco alano dai modi poco eleganti e dalla simpatia debordante. Nel cast Owen Wilson, incoronato attore canino ad honorem dopo la commovente performance di Io & Marley. E da copione, molte gag azzeccate e pasticci in quantità. Ad allietare i pargoli, ma soprattutto i genitori bisognosi di un paio d’ore d’ossigeno, arriva poi l’ultimo capitolo di Shrek: 120 minuti ipnotici, quanto basta per una canasta senza troppi mugugni. Si procede poi con Me & Orson Welles, nuova avventura visiva che porta la griffe di Richard Linklater (Waking life e A scanner darkly consigliati a chi vuole prepararsi psicologicamente a un cinema semplicemente sublime). Più tradizionale, ma

molto appagante, Il solista di Joe Wright: un duo affiatatissimo (Robert Downey Jr e Jamie Foxx), buoni sentimenti e inconfondibile impronta da cinema classico, da Frank Capra a Una poltrona per due). Non innovativo, ma ricco di freschezza, City Island di Raymond De Felitta. Non è I Tenenbaum, ma la polpa a base di equivoci e segreti familiari si gusta con piacere. Di lettura un po’più complessa, sono Inception, thriller onirico di Cristopher Nolan che se non è un capolavoro ci somiglia parecchio e The Box di Richard Kelly, il più promettente dei figlioletti terribili di David Lynch (Donnie Darko per chi vuole rinfrescarsi la memoria). Sotto Natale, non può mancare una scontata ed amabile commedia romantica: il perfetto identikit di Amore a mille miglia. E non manca poi l’ultima creatura partorita dalle parti di Narnia, Pandorum -L’universo parallelo di Christian Alvart.

Più delle luminarie, splenderanno in tutte le case i led irresistibili delle console. I videogame sono come i suoceri: se non riuscite ad amarli sopportateli. E scegliete quelli che abbiano un vago sapore didattico. O uno sprizzo di dinamismo come nel caso di Just Dance 2 per Nintendo Wii. Prodotto da Ubisoft, addestra grandi e piccini all’arte del ballo. Coreografie divertenti e godimento assicurato. A patto che abitiate al piano terra, s’intende. Decisamente movimentato anche EA Sports Active 2 che approda anche su PS3 e Xbox 360, dove supporterà il Kinect. Tre sensori da posizionare sul proprio corpo, una fascia elastica per gli esercizi e una chiavetta Usb: quanto basta per trasformare la propria console in un’inflessibile sergente di ferro pronto a tutto pur di farci smaltire l’adipe in eccesso. Più votato ai piaceri dell’anaerobico, Divinity 2, gioco di ruolo che ci porterà in mezzo a orde di dragoni famelici nei panni di un cavaliere coraggioso. Adrenalina a tutto gas nel quinto capitolo di Gran Turismo, nessuna novità di rilievo ma tanta tradizione al servizio dei driver più spericolati del mondo virtuale. Per gli amanti di lacrime e sangue ai tempi della Roma cinquecentesca, c’è poi l’ipnotico nuovo episodio di Assassin’s Creed, Brotherhood. Ezio Auditore prosegue l’acerrima battaglia contro la famiglia Borgia in un appassionante andirivieni tra storia, azione e colpi di scena hollywoodiani. Non è fededegno come un sussidiario ma può suscitare nei più piccoli impreinteressi vedibili culturali. A questo punto auguri. Speriamo di avervi conciato per le feste.


strenne Arte Michelangelo scultore e Warhol visto da Danto

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e dobbiamo partire, partiamo dal più simpatico, il volume illustrato di Abscondita (255 pagine, 35,00 euro) Gli artisti della mia vita, di Brassai, il fotografo transilvano, piombato a Parigi come un delizioso vampiro e che qui non si limita a fotografare ateliers e vezzi tragici degli amici-artisti (disordine, povertà, depressione) ma li racconta pure in fulminanti cammei narrativi: da Giacometti a Maillol, da Picasso a Matisse, da Le Corbusier a Dalì. Ma è avvincente, anche se documentatissimo e brillantemente dotto, il Souvenir di Antonio Pinelli (Laterza, 137 pagine, 20,00 euro): L’industria dell’antico e il Gran Tour a Roma, che racconta il formarsi d’un gusto d’esportazione, il mito di Roma quale fulcro di turismo colto, portandosi ogni volta via (che tu sia il Re di Svezia o un anglorampollo capriccioso) una pietruzza del cuore: che può esser firmata da Piranesi, Thomas Jones o dall’anonimo virtuoso di micro-mosaico. È in quei frangenti che nasce un’altra moda, quella dell’Orientalismo e le arti, sempre nel pieno del Settecento, tra Rococò e Neoclassicismo, incarnandosi nella delizia della chinoiserie d’appartamento. Un modo alternativo d’abitare, che si proietterà nell’Ottocento esotico alla Pierre Loti. Due esperti gli autori, Emanuelle Gaillard e Marc Walter, sontuoso apparato fotografico (Electa, 239 pagine, 59,00 euro).

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Per quanto riguarda l’architettura (ma l’offerta è ricca e nell’articolo della pagina accanto viene ulteriormente scandagliata da Marzia Marandola), sempre l’Electa propone un prezioso volume di approfondimento ma pure divulgativo, sulla nascita dell’architettura italiana, a partire dalla romanità di Costantino, via arte bizantina (Ravenna, Aquileia, Venezia) sino a Carlo Magno: Alle soglie del Romanico, le origini dell’arte cristiana, nella lettura di specialisti coordinati da Sible de Blaauw (225+ 417 pagine, 130,00 euro). Una peripezia dell’intelligenza analitica, La colonna danzante di Joseph Rykwert, sull’«ordine in architettura», che svaria dall’«eroe come colonna», alle «maschere, le corna, gli occhi» (Scheiwiller, 429 pagine, 45,00 euro). Una vera sorpresa la raccolta Aragno degli Scritti di Architettura di Alfonso Gatto (232 pagine, 20,00 euro) conosciuto e troppo dimenticato grande poeta atipico, «er-

di Marco Vallora metico ma attecchito al paese di Campanella», lo intuì il Macrì, già noto quale esperto di arte e gallerista di vaglio. Ma qui sorprende la sua competenza in materia urbanistico-architettonica, nel clima fecondo di Casabella, accanto ai maestri del Razionalismo, Persico, Rogers. Sempre Aragno, ha avuto l’accortezza, grazie al tandem già sperimentato di Gianni Contessi e Miriam Panzeri, di arare l’inesauribile serbatoio degli scritti sparsi di Paolo Fossati, «critico scontroso», in un denso volume (649 pagine, 40,00 euro) dal provocatorio titolo longhiano di Officina torinese. Che rastrella e tesaurizza la sua attività

alle pirotecniche lezioni del non-maestro e sciamano veneto, con la sua cadenza lagunare, mentre schizza su (per fortuna conservate) lavagne, alla Beuys, il suo visionario vitalismo grafico. Per la scultura, si conclude felicemente il marmoreo viaggio illustrato entro la collezione Farnese, che oggi ha trovato sontuoso spazio al Museo Archeologico di Napoli. Questo terzo pannello, su Le Sculture delle Terme di Caracalla (Electa, 414 pagine, 75,00 euro) giunge all’acme del suo orgasmo petroso, con il mastodontico Toro Farnese e il confratello Gladiatore. Cristina Acidini Luchinat ritorna, in elegante edizione economica (316

Da leggere e da sfogliare. A partire dagli artisti prediletti dal fotografo Brassai per finire nelle Ande precolombiane e nell’incanto buddista. Ma ci sono anche gli scatti di Mulas e un Dizionario che da “Abbozzo” a “Wunderkammer” ci guida in un mondo tutto da scoprire

pagine, 28,00 euro) e grazie alle chiaroscurate fotografie di Amendola dentro le pieghe e i tormenti sospesi di Michelangelo sculptor. Un felice «macigno» di potenza pietrificata, lo spagnolo basco Eduardo Chillida, che si rivela qui ottimo pensatore aforismatico: «La persistenza dell’instabilità non è l’unica cosa stabile?». E si dissigilla in alcune fiere conversazioni (Christian Marinotti, 220 pagine, 22,00 euro). Per capire che cosa sta succedendo nel confuso mondo dell’arte a noi contigua, ...dontstopdontstop... di un critico alla moda, Hans Ulrich Obrist, intervistatore planetario (Postmedia.book, 152 pagine, 19,00 euro), e Arte-mondo a cura di Emanuela De Cecco, «storia dell’arte, storie nell’arte» (stesso editore, 199 pagine, 19,00 euro). Come cambia l’arte dominata dai media. Utile pure, anche visivamente, il ricco volume Skira, su Tendenze della contemporaneità (432 pagine, 60,00 euro) curato da Valerio Terraroli, e suddiviso per artisti. In forma di vocabolario, ma con brio saggistico, sempre Skira (229 pagine, 34,00 euro) il Dizionario dei termini artistici, proposto da Flaminio Gualdoni: da Abbozzo a Wun-

di polemista-militante, di filologo imprestato alla critica per le pagine dell’Unità, nel momento della nascita della Gam e d’altre storiche gallerie: Galatea, Sperone, Martano, ecc. Intelligenza sulfurea, critica vera, un laboratorio a voce e cuore aperto. Sfogliando il lampeggiante volume A lezione con Carlo Scarpa, di Franca Semi, per Cicero editore (350 pagine, 48,00 euro) e grazie a un cd parlante, si ha davvero l’impressione d’esser tornati, soggiogati,

derkammer, compreso encausto, post-moderno, monocromo. Che è il tema d’un bellissimo volume italo spagnolo, Monocromo, edito da Valeria Varas (329 pagine, 40,00 euro) incentrato intorno al magistero di Barbara Rose. Che, risalendo alle origini della rivolta anti-figurativa di Malevic, arriva sino a noi, in un momento di grande rischio d’accademia del vuoto negativo.

Per capire queste problematiche, alcuni volumi intorno al tardivo successo, presso di noi, di Arthur Danto, che studia l’enigma d’un’arte che non si distingue più dalla semplice realtà. Suo l’Andy Warhol, uscito da Einaudi (617 pagine, 18,50 euro): un testo ormai classico sull’«estetica della banalità». Utile, per conoscere la sua evoluzione critica, Arthur Danto. Un filosofo pop, di Tiziana Andina (Carocci, 137 pagine, 14,50 euro): intrigante biografia critica. Illuminante il saggio sul dopo Warhol e Oltre il brillo box (295 pagine, 26,50 euro) che ha un sottotitolo giustamente allarmante: «Il mondo dell’arte dopo la fine della storia». Altro grande studioso di estetica, Arnold Gehlen, esegeta dell’uomo come «essere che agisce», antologizzato in questo importante volume di Mimesis (480 pagine, 30,00 euro). Per la fotografia, Zanichelli (372 pagine, 37,50 euro) offre un concentrato saggio, di Walter Guadagnini, su Una storia della fotografia del XX e XXI secolo, con un taglio d’autore anche didattico. Elio Grazioli, per Bruno Mondadori (215 pagine, 19,00 euro) tenta un’esame critico del proteiforme genio di Ugo Mulas, «fotografo degli artisti», che Johhan & Levy (207 pagine, 55,00 euro) omaggia con un volume di inediti, legati alla mostra romana Vitalità del Negativo, repertorio epocale. Tra i più spettacolari, vero viaggio patinato in carta, Ande precolombiane, Forme e storia degli spazio sacri (Jaca Book, 325 pagine, 92,00 euro, splendenti foto-archeologiche) e Angkor di Maurice Glaize, con fotografie di Suzanne Held (Jaca Book, 376 pagine, 130,00 euro). Il fascino dell’incanto buddista, che la foresta voleva riprendersi e che trasformò Malraux in un cleptomane. Per chi vuole addentrarsi nell’estetica moderna del Giappone, un sottile interprete come Marcello Ghilardi indaga la Filosofia nei manga. Estetica ed immaginario, Mimesis, 171 pagine, 17,00 euro).


Architettura MobyDICK

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di Marzia Marandola

lla fine di questo anno difficile per l’editoria, fortemente colpita dalla crisi economica, non mancano una serie di interessanti volumi di architettura, pubblicati in Italia e Oltralpe, che meritano di essere letti e regalati. Gli appassionati non possono rinunciare al piccolo ma prezioso volume su Giorgio Vasari (Electa, 80 pagine, 20,00 euro), firmato da Claudia Conforti, che ripercorre la vita e le opere del grande artista aretino con nuove scoperte sugli Uffizi, il complesso fiorentino che si snoda tra Palazzo Vecchio e l’Arno. Dal Rinascimento al Barocco: di grande interesse e impegno il lavoro di Andrew Hopkins e Arnold Alexander Witte, curatori della prima traduzione in inglese del fondamentale Alois Riegl, The Origins of Baroque Art in Rome (Getty Trust, 292 pagine, 50 dollari), che raccoglie le lezioni del grande storico dell’arte austriaco edite tra il 1898 e il 1902, introdotte dai saggi dei curatori e della brillante storica dell’architettura Alina Payne, di Harvard. In Spagna, si segnala l’impresa del talentoso Miguel Sobrino, Catedrales. Las biografias desconocidas de los grandes templos de espania (La esferas de los libros, 833 pagine, 50,00 euro): una straordinaria storia dell’architettura narrata

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Viaggi

Cattedrali di Spagna e le sfide di Nervi attraverso 25 cattedrali spagnole, illustrate da oltre 400 magnifici disegni. Per allargare lo sguardo fino al lontano oriente, Giappone. Tutela e conservazione di antiche tradizioni di Olimpia Niglio e Koji Kuwakino, (20,00 euro, italiano e giapponese, Editore Plus) guida in

un viaggio attraverso la cultura del Sol Levante, alla scoperta dei metodi di conservazione del patrimonio artistico e del paesaggio giapponese. L’architettura del Novecento trova una testimonianza interessante e inedita nella monografia Giovanni Rota 1899-

Itinerari d’autore in compagnia di Borges di Diana Del Monte a letteratura di viaggio è uno dei nuclei più numerosi ed eterogenei della grande famiglia dell’arte della scrittura. Per questo, un itinerario di strenne all’interno di questa cartografia immaginifica e stimolante non può che seguire le parole scritte da Marco Steiner nella prefazione a Corto Maltese. Mu la città perduta: «Perché limitarsi a scegliere sempre una sola strada per arrivare alla meta?». La matita di Hugo Pratt, dunque, è il varo del nostro vagabondaggio letterario, e non potrebbe essere altrimenti; l’avventura riservata a Corto Maltese nel romanzo grafico del 1988, infatti, è l’archetipo del viaggio: audace e allo stesso tempo malinconico, in cerca di una terra ignota e leggendaria. In volume cartonato, questa riedizione di pregio del 2010 è accompagnata da una galleria forografica di Marco D’Anna di soggetto etnografico; la storia, così arricchita di una dimensione del reale, riporta immediatamente alla mente del lettore i primi temerari viaggiatori, quelli, come Corto Maltese, che avevano la passione della scoperta come unica guida. Impossibile, a questo punto, non citare uno dei testi che hanno fatto la storia del genere: Eothen. Viaggio in Oriente (1844), l’opera prima dell’inglese Alexander William Kinglake riscoperta e rieditata quest’anno dalla Ibis; considerato dalla Cambridge History of English Literature il più bel racconto di viaggio scritto in lingua inglese, il libro

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è stato un faro per intellettuali quali Henry James, Graham Greene, Peter Fleming. Se il termine viaggio è sinonimo ideale di scoperta, la scoperta non può che essere multidimensionale; in Il romanzo di Costantinopoli. Guida letteraria alla Roma d’Oriente a cura di Silvia Ronchey e Tommaso Braccini, la capitale bizantina diventa un crocevia di itinerari geografici, storici e sentimentali; un’antologia che dà voce a centocinquanta testimoni tra poeti, viaggiatori, filosofi, esploratori, eruditi, pellegrini e avventurieri di ogni nazionalità ed epoca. Per tutti i viaggiatori contemporanei, invece, forse meno intraprendenti del medico francese François Bernier - autore di un altro classico riscoperto recentemente, Viaggio negli Stati del Gran Mogol (1891) - ma ugualmente interessati a evitare le piste battute dal turismo di massa, la Lonely Planet ha inaugurato una nuova serie di guide intitolata Itinerari d’autore.Tutte illustrate da affermati fumettisti, le guide propongono itinerari che aprono al turista-viaggiatore un nuovo punto di vista su quei luoghi la cui notorietà, a volte, fa dimenticare il piacere della scoperta; ai volumi dedicati a Roma, NewYork e Bruxelles si sono aggiunti, a novembre, quelli di Firenze e Marrakech. Un altro viaggio d’autore è senz’altro quello proposto dal giornalista Pino Cimò in Con Jorge Luis Borges per le strade di Buenos Aires; nato dall’assidua frequentazione del giornalista

con lo scrittore argentino all’inizio degli anni Settanta, il romanzo analizza, attraverso le poesie di Borges, l’amore profondo tra il poeta e la sua città in un momento di svolta per tutto l’amato Paese. Se il viaggio vuol dire anche e soprattutto abbattere le barriere invisibili di cui è fatto il pensiero quotidiano, non si può certo pensare di delineare un percorso sul tema senza dedicare qualche riga ai maestri indiscussi di questa pratica, i viaggiatori più importanti e intraprendenti, quelli di domani. Al loro cammino più impegnativo è dedicato l’e-book di Federico Monti, Il principe Orpak e la primavera dei colori nel quale il giovane protagonista intraprende un viaggio iniziatico per salvare la sua terra. Una struttura favolistica di stampo tradizionale data in sposa alla tecnologia per guidare i più piccoli, attraverso simboli e similitudini, verso l’avventura più difficile, crescere. Una nota particolare va senz’altro all’ultimo lavoro di Guillaume Duprat tradotto in italiano, Il libro delle terre immaginarie; Premio Andersen nel 2010, questo volume pieno di illustrazioni affascinanti e inaspettati pieghevoli - tutti disegnati da Dupret a partire dal lavoro di antropologi, storici delle scienze e delle religioni - spiega con ironia e intelligenza la conoscenza della terra e la sua rappresentazione da parte dell’umanità; da Talete alle popolazioni del Benin, dai Tartari agli Indù per un viaggio che seduce, da 0 a 99 anni.

1969 (Electa, 35,00 euro) di Roberto Dulio: dedicata a un architetto e ingegnere poco noto, quanto raffinato. Professionista vigevanese dalla metà degli anni Venti, Rota intraprende una originalissima attività nella città natale, dove realizza edifici industriali e residenze, per trasferirsi dopo la guerra in Ecuador e in Colombia. Dell’architetto friulano Gino Valle (19232003) il volume di Luka Skansi, Gino Valle. Deutsche Bank, (120 pagine, 35,00 euro, Italiano/Inglese), illustra con perizia l’edificio per uffici della Deutsche Bank a Milano. Un complesso austero, composto da più blocchi diversi su ogni fronte stradale, che nel quartiere della Bicocca assurge a segnale urbano di forte riconoscibilità. Restando in Friuli, Studio Avon. Architetture 1990-2010, a cura di Irene Giustina e Ferruccio Luppi (Marsilio, 116 pagine, 28,00 euro) è il volume dedicato ai più recenti lavori dello studio Avon, fondato da Gianni Avon e ora guidato dai figli Elena e Giulio.Tra le numerose opere la parrocchiale di Lusevera (1988-90), Udine, ricostruita a seguito del terremoto del 1976, presenta una originale soluzione architettonica con cemento a faccia vista all’esterno e muratura e legno all’interno. A Pier Luigi Nervi (1891-1979), il più grande ingegnere italiano del Novecento, quest’anno sono stati dedicati numerosi studi (Pier Luigi Nervi. Architettura come sfida, mostra al Maxxi a Roma dal 15 dicembre) tra cui le «lezioni americane» in La lezione di Pier Luigi Nervi, a cura di A. Trentin e T. Trombetti (Bruno Mondadori, 225 pagine, 20,00 euro) con premessa di Sergio Poretti e un interessante saggio di Micaela Antonucci. Infine un salto ai tropici con la competente guida di Marco Mulazzani che illustra l’originale lavoro di Palerm & Tabares De Nava. Architettura e paesaggio costruito (Electa, 170 pagine, 38,00 euro), uno dei maggiori studi delle isole Canarie. Tra le opere più significative dello studio il progetto di riqualificazione del Barranco de Santos (dal 2000 a oggi), un grande disegno urbano dove la città contemporanea, fatta di grandi assi stradali, viadotti e spazi pedonali convive in perfetta armonia con il rigoglioso paesaggio naturale.


Fantastorie

speciale

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strenne

La caduta degli eroi secondo

Tolkien di Gianfranco de Turris

nno di vacche magre per la narrativa dell’Immaginario questo 2010 ormai agli sgoccioli, nonostante ciò qualche consiglio lo si può dare lo stesso. Non sempre infatti i roboanti annunci degli editori a proposito di certi libri hanno corrisposto al vero valore. Gli uffici stampa fanno il loro mestiere per cercare di vendere il più possibile, e noi facciamo il nostro cercando di separare il grano dal loglio, in base ai nostri criteri e ai nostri gusti. Senza dubbio da segnalare subito è il nuovo Tolkien pubblicato da Bompiani che sta recuperando e presentando con apparato critico e traduzioni riviste o nuove quanto del professore oxoniense era stato già edito in Italia nei decenni passati, oltre che pubblicare le novità. Questa volta è il turno di Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorthelm, un testo tradotto per la prima volta in Albero e foglia (Rusconi, 1976) e che si può avvicinare per intenti e scelte stilistiche a La leggenda di Sigurd e Gudrùn (Bompiani, 2009): nel 1945 Tolkien redasse in inglese moderno ma con la metrica antica la continuazione/conclusione di un breve poema anglosassone (qui ripubblicato), La battaglia di Meldon, che narrava un famoso scontro con i vichinghi. Con queimmagina sta battaglia, Tolkien per bocca dei due servitori che vanno alla ricerca del cadavere di Beorthelm, si conclude simbolicamente l’età eroica e romantica senza peraltro alcuna condanna nei confronti degli antichi eroi. Il testo ha una singolare storia: scritto anche per essere rappresentato a teatro, venne ripreso dalla Bbc suscitando le ire del suo autore, come ci fa sapere Humphrey Carpenter, in quanto gli attori non ne avevano seguito la metrica.Tolkien stesso ne fece una registrazione su nastro, almeno parziale.

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Il volume è curato e introdotto da Wu Ming 4, al secolo Federico Guglielmi, che fa parte appunto del noto «collettivo» operante in precedenza con lo pseudonimo complessivo di Luther Blissett, i cui componenti per le opere singole si sono scelti un numero per identificarsi: Guglielmi con il romanzo Stella del mattino di due anni fa aveva già dimostrato interesse per questo ambito mettendo in campo gli scrittori degli Inklings. Però, affermare come fa la nota editoriale, che «l’epilogo narrativo da lui [Tolkien] im-

maginato, ribalta la prospettiva eroica, apre la strada all’elaborazione di quel diverso modello d’eroismo che troverà compimento nel Signore degli Anelli», mi pare alquanto azzardato. Infatti, quando nel 1945 Tolkien scrisse Il ritorno di Beorhtnoth la stesura del Signore degli Anelli aveva superato il Libro IV, cioè era a due terzi del cammino, avendo concluso Le due torri e accingendosi ad affrontare la terza e ultima parte, Il ritorno del re, che si sarebbe conclusa dopo varie pause nel 1949.Vale a dire che Tolkien era un po’troppo avanti con il suo capolavoro perché l’elaborazione del Ritorno di Beorhtnoth potesse «aver aperto la strada a quel diverso modello di eroismo ecc.». Casomai il contrario: il dolente senso del passaggio tra un’Era e un’altra e la fine del mito degli Elfi immortali con la supremazia degli Uomini mortali, potrebbe aver indotto Tolkien a trasferire questo sentimento anche nel suo seguito della originaria Battaglia di Meldon. Il ritorno di Beorhtnoth uscì poi su

Mervyn Peake di cui Adelphi ha finalmente tradotto il terzo e ultimo romanzo dedicato a Tito: Via da Gormenghast.

Letterariamente inferiore agli altri (l’autore morì senza poterlo rivedere) non lo è da meno invece dal punto di vista dell’impatto simbolico: Tito fugge dal suo castello e dopo una serie di peripezie nel mondo reale cerca di ritornarvi, ma all’ultimo momento non compie il passo decisivo e gli volta le spalle. Una metafora del passaggio dall’età infantile all’età adulta in un contesto simil-medievale che rende la trilogia uno dei capolavori del fantastico moderno. Sarebbe il caso che l’editore ripubblicasse commentati i tre romanzi negli «Adelphi». La fantascienza batte la fiacca, e si rivivifica grazie al poderoso tentativo non di un americano bensì di un tedesco, Frank Schaetzing, con un romanzo-monstre di oltre 1300 pagine edito dalla Nord. Un’opera quasi impossibile da riassumere per la molteplicità di intrecci e la miriade di personaggi,

Tra le uscite più appetibili, in un tempo di vacche magre per l’Immaginario, “Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorthelm” dell’autore del “Signore degli anelli”. La fantascienza si ravviva nel romanzo-monstre di Schaetzing e riserva anche due sorprese italiane rivista nel 1953, mentre, com’è noto, i primi due volumi del Signore degli Anelli apparvero subito dopo nel 1954 e il terzo nel 1955. Sarebbe da aggiungere che se Bompiani volesse riprendere in mano un testo veramente fondamentale per la comprensione a fondo di Tolkien, invece di testi tutto sommato «minori», dovrebbe impegnarsi a ri-tradurre e ri-annotare il volume dell’epistolario, uno dei peggio tradotti del nostro professore. Ma è una iniziativa, questa, che non si può realizzare in fretta nello spazio di due o tre mesi, ma ha bisogno di una lunga e meticolosa preparazione… L’altro grande nome della letteratura fantastica da avvicinare a Tolkien, anche se assai meno conosciuto e prolifico di lui, è lo scrittore-illustratore

che racconta la storia della Terra e della Luna fra il 2025 e il 2029, dove scienza, spionaggio, intrighi internazionali e industriali potrebbero indicare una nuova via per la science fiction degli anni Duemila che sembra abbia perduto la presa sull’interesse dei lettori. Ma un’altra strada potrebbe essere quella squisitamente letteraria, sempre che sappia evitare la noia e l’autocompiacimento: è il caso di Chronic City (i soliti titoli in inglese!) di un autore del calibro di Johnatan Lethem edito da Il Saggiatore: un’occhiata a una metropoli del futuro per parlare di quella di oggi… Da segnalare anche due italiani, fra loro agli antipodi anche se parlano entrambi di catastrofi: L’amore al tempo dei treni perduti di

Paolo Aresi (Mursia) e Killzone di Alan D. Altieri (Tea): quanto il primo è ottimistico anche descrivendo una umanità disperata di un dopo catacliasma, tanto il secondo è cinico e pessimista nel raccontare le avventure del tiratore scelto Kane in un mondo su cui incombe l’apocalisse ipertecnologica. L’horror ha purtroppo subito una invasione di vampiri di tutti i tipi, indole, età, sesso, posizione sociale, quasi al limite del ridicolo. Soltanto L’Ordine della Spada di Virginia de Winter (Fazi) del ciclo Black Friars (ancora il vezzo inglese!) si distingue per una certa originalità: sembrerebbe un romanzo di cappa-e-spada del buon tempo antico e invece mette in campo proprio un vampiro che cerca di frenare il Caos (proprio un vampiro, poi…). Stessa missione ha anche un romanzo italiano assai ben scritto, Il diacono di Andrea G. Colombo (Gargoyle Books): qui è un esorcista che si pone come barriera al dilagare del Male nel mondo. Infine, due altri italiani con romanzi poco etichettabili: La sequenza mirabile (Mondadori) di Giulio Leoni che è una caccia al tesoro esoterica, fra storia, alchimia e matematica; e Il labirinto dei Sarra e La pazzia di Dio di Luigi De Pascalis (entrambi Edizioni La Lepre), terzo e secondo capitolo rispettivamente di una trilogia pubblicata alla rovescia (attendiamo ora il primo della serie): storia di una famiglia abruzzese che attraversa un secolo e mezzo di storia italiana intrecciando fatti reali con mito, folklore, esoterismno e la fuga degli dèi dal mondo. Per chiudere invece di un «genere», un editore o meglio una collana: «Fiabe e Storie» di Donzelli che si segnala per l’originalità e l’accuratezza delle scelte in nome del puro piacere della lettura. E così dopo la prima nuova traduzione del Conte di Montecristo di Dumas dopo 150 anni (sembra incredibile, ma è proprio così) e le divertenti Storie inedite del piccolo Nicolas di Goscinny e Sempé (una specie di Gian Burrasca francese), ecco alcuni titoli fantastici come la nuova traduzione di La tana del verme bianco di Bram Stoker sul versante orrorifico, e Storie proprio così di Kipling con 150 incisioni a colori di May Angeli sul versante fiabesco ed esotico. Tutti libri curati anche dal punto di vista grafico ed estetico perché oggi, nella sciatteria imperante, anche la vista vuole la sua parte.


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