ISSN 1827-8817 90120
Perché si dovrebbe amare raramente per poter amare molto?
di e h c a n cro
Albert Camus 9 771827 881004
QUOTIDIANO • DIRETTORE RESPONSABILE: RENZO FOA
di Ferdinando Adornato
DIRETTORE DA WASHINGTON: MICHAEL NOVAK
Corruzione nell’assegnazione dei premi? La procura svedese apre un’inchiesta
I mille volti dell’India in bianco e nero
Ombre cinesi sul Nobel per le scienze
Da sempre l’India, con la sua vastità di forme e colori, richiama lo sguardo dei fotografi come pochi altri luoghi. Una mostra a Roma per “Indiana”, reportage di Laura Salvinelli
di Silvia Marchetti ndividuare e scegliere i premi Nobel ha un suo prezzo. Ma forse anche vincerli costa. Al di là del milione di dollari che viene consegnato a chi si è distinto nei vari campi del sapere - matematica, economia, letteratura, pace, medicina, fisica, chimica - ci potrebbe essere un costo a volte meno “trasparente” da parte dei governi interessati a ingraziarsi gli esaminatori e assicurarsi la nomina. Viaggi aerei, favori personali, hotel di lusso pagati, e quant’altro ancora. Sulla fama rispettabilissima del comitato di Stoccolma è calata un’ombra nera: la procura svedese ha aperto un’inchiesta preliminare per corruzione contro alcuni membri del comitato per il Nobel, ossia proprio i “giudici” che imparzialmente dovrebbero proclamare i vincitori dei premi.
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di Diego Mormorio a pagina 12
Due pretendenti: la Peugeot-Citröen e i tedeschi della Bmw
E Marchionne prepara le nozze della signorina Fiat
segue a pagina 16
di Enrico Cisnetto repariamo il vestito buono, perché tra le sorprese annunciate che ci riserverà questo 2009 tempestoso in arrivo ci saranno anche le nozze Fiat. Un matrimonio d’interesse e soprattutto obbligato, secondo la stessa profezia di Sergio Marchionne, per cui sopravvivranno nel mondo solo 6 grandi gruppi dell’auto, di cui tre europei. Ma non riparatore: Fiat, infatti, potrà scegliere accuratamente il partner più adatto, e negoziare un contratto matrimoniale all’altezza, essendo uscita dalla“cura Marchionne”almeno in piedi sulle proprie gambe. Certo, fa un po’ impressione che sia proprio lui, l’amministratore delegato della Fiat, a “scegliere la sposa”, imponendo a se stesso e alla casa torinese una sterzata di 360 gradi rispetto alla linea tenuta in questi quattro anni. Infatti, fin da quando si è installato al piano più alto del Lingotto, nel 2004, il manager italo-canadese ha puntato tutto sugli accordi di prodotto e su progetti di collaborazione mirata, escludendo a priori una “grande alleanza”totalizzante. E non perché l’esigenza di una fusione in grado di creare un “campione internazionale” delle quattro ruote non fosse palese anche prima di questa ennesima crisi. Semplicemente, perché il mandato degli Agnelli-Elkann era chiaro: faccia quello che vuole, ma non ci tolga l’azienda dalle mani. Certo, ci sono poi altre attenuanti a questo ritardo quadriennale. Ancora pochi anni fa il mercato andava bene e Fiat agonizzava; poi, mentre la Fiat guadagnava quote di mercato, l’intero settore è andato incontro alla sua crisi peggiore: decidere in queste condizioni così mutevoli non era facile, e probabilmente tanti piccoli accordi anziché uno solo grande è apparsa la strada meno pericolosa. Inoltre, cosa non da poco, i grandi “merger”avevano dato tutti risultati pessimi.
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Oliver Twist, smentito Dickens
LA DIREZIONE PD Veltroni lancia un forte allarme sul futuro del partito: «O si cambia o si muore». Gli altri big democratici gli rinnovano la fiducia ma criticano la sua linea. D’ora in poi il segretario è “sotto tutela”
Uno studio del British Journal of Medicine “rilegge” il capolavoro. Negli orfanotrofi vittoriani il cibo per i bambini c’era, ed era sufficiente
di Vincenzo Faccioli Pintozzi a pagina 20
La riforma di Brunetta al femminile
Figli e carriera, la pensione è donna di Giuliano Cazzola
Rischio fallimento alle pagine 2, 3, 4 e 5
s egue a pag ina 6
SABATO 20 DICEMBRE 2008 • EURO 1,00 (10,00
CON I QUADERNI)
• ANNO XIII •
NUMERO
245 •
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razie all’Unione europea e al ministro Brunetta si riparla di pensioni. Ma tutto lascia credere che non sia ancora arrivato il «tempo del coraggio». La sentenza dell’Alta Corte di Giustizia del novembre scorso non ha solo condannato l’Italia per discriminazione di genere perché consente alle dipendenti della pubblica amministrazione di andare in pensione a 60 anni, cinque anni prima degli uomini. Soprattutto la sentenza ha fatto giustizia – anche sul piano culturale – di un luogo comune molto diffuso in Italia: quello per cui la donna deve essere risarcita della sua condizione personale e professionale attraverso uno “sconto” sull’età pensionabile, quando questo stesso“sconto”altro non è se non“l’ultima raffica”della discriminazione di genere.
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