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Il privilegio dei grandi
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è vedere le disgrazie altrui da una terrazza Jean Girardoux
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QUOTIDIANO • DIRETTORE RESPONSABILE: RENZO FOA
di Ferdinando Adornato
DIRETTORE DA WASHINGTON: MICHAEL NOVAK
Questo è il G20 del 2008. Domani si replica a Londra. Ma crescono i dubbi sulla sua utilità
Gli impotenti della Terra alle pagine 2 e 3
La tragedia dei migranti davanti alla Libia
Nere previsioni dell’Ocse. Berlusconi ammette: «Sono cifre preoccupanti» Come potete chiamare «amico» «Il 2009 sarà l’anno della povertà» Gheddafi? Dalla Chiesa 500 euro al mese alle famiglie: più della social card di Renzo Foa i pare che gli accordi con il colonnello Gheddafi siano poco più che carta straccia. Poco importa che i pattugliamenti delle coste libiche per bloccare l’immigrazione clandestina e cercare di prevenire tragedie come quelle consumatesi in questi giorni – che potrebbero avere un bilancio spaventoso – debbano iniziare solo il 15 maggio, secondo l’intesa firmata da Silvio Berlusconi e Roberto Maroni in persona; poco importa davvero per una persona come il leader libico che è soprattutto interessato a denunciare il «colonialismo occidentale» per il mandato di arresto contro il presidente sudanese accusato delle stragi in Darfur, emesso dalla Corte internazionale dell’Aja; poco importa a una persona, appunto il leader libico, che è anche presidente dell’Unione africana e vuole utilizzare al massimo questa passerella. segue a pagina 10
M
La svolta di Hillary per l’Afghanistan Si è aperta a L’Aja la conferenza sugli aiuti all’Afghanistan
di Andrea Margelletti a pagina 14
di Alessandro D’Amato
ROMA. Calo degli investimenti, contrazione dell’export e crollo del mercato interno. Questi gli elementi che secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico porteranno per l’Italia a un crollo del Pil pari al 4,3%, in linea con il -4,3% stimato per l’area Ocse, contro un calo medio del 4,1% dell’area Euro. I numeri dell’Ocse sono terribili: sono peggiori delle previsioni del governo e, soprattutto, concentrano sul 2009 una serie di eventi durissimi per l’economia reale e per il lavoro degli italiani. Un brutto colpo che, per la prima volta, ha costretto il premier Silvio Berlusconi ad ammettere la gravità della situazione. Del resto, nel suo rapporto di marzo l’Ocse dice che la struttura dell’economia italiana e la sua specializzazione nell’export di beni di lusso la «espongono alla piena forza della recessione in altri Paesi». E questo peggioramento porterà a un brusco aumento dei disoccupati 2009 al 9,2% mentre nel 2010 passerà al 10,7%. Anche il deficit pubblico 2009 salirà al 4,7% del Pil mentre nel 2010 passerà al 5,9%. L’anno prossimo, an-
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CON I QUADERNI)
• ANNO XIV •
cora, il rapporto debito pubblico/Pil salirà al 127,2 per cento. Insomma, l’Ocse sottolinea la necessità di rifocalizzare la spesa «per allargare il supporto ai disoccupati e le loro famiglie che sarà più efficace degli aiuti ai settori industriali o degli sforzi per dirigere il prestito bancario». E non potrebbe essere altrimenti, con una previsione così sulla disoccupazione di ques’anno e del prossimo... Un salto dal 6,8 al 9,2 e poi al 10,7% in soli due anni è una cosa da far tremare i polsi. Secondo l’Ocse, inoltre, «ci sono limiti alle misure fiscali dell’Italia, e con un alto debito pubblico e un mercato dei titoli di stato nervoso non molto di più può essere fatto. Insomma: i margini di manovra sono strettissimi. A giudizio dell’Organizzazione, quindi, il governo avrà bisogno di focalizzarsi sulle misure volte al consolidamento del bilancio nel lungo termine, «come ad esempio accelerare o estendere la riforma delle pensioni o migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione». segue a pagina 4
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• CHIUSO
L’accordo Fiat-Chrysler
Questa volta lo Zio d’America siamo noi di Giuliano Cazzola L’accordo tra la Fiat e la Chrysler, fortemente voluto dall’amministrazione Usa, ha anche un grande valore simbolico. La Fiat non è un’azienda priva di problemi. Ha dovuto mettere le maestranze in cassa integrazione, ha avuto un calo negli ordinativi, ha davanti a sé un avvenire incerto, perché anche a Torino non si intravede la luce alla fine del tunnel della crisi. Le chance americane la Fiat non se le giocherà dunque portando nelle casse della Chrysler risorse tali da evitare il crollo. In sostanza, gli americani non si aspettano uno «zio d’Italia». La Fiat è scelta soprattutto per il suo know-how tecnologico in tema ecologico e ambientale che la colloca all’avanguardia nel mondo. a pagina 5
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