ISSN 1827-8817 90521
È difficile combattere con il desiderio del proprio cuore. Tutto ciò che desidera lo compera al prezzo dell’anima
di e h c a n cro
9 771827 881004
Eraclito
QUOTIDIANO • DIRETTORE RESPONSABILE: RENZO FOA
di Ferdinando Adornato
DIRETTORE DA WASHINGTON: MICHAEL NOVAK
DUE DOMANDE A BERLUSCONI
1 / IL CASO DAVID MILLS
2 / IL CASO DEI RESPINGIMENTI
Signor presidente, perché continua a fare la vittima, attaccando i giudici? Il lodo Alfano non le regala il privilegio di poter stare tranquillo (e con lei il Paese)?
Se come lei ha detto, i nostri centri per gli immigrati «sono lager» perché non fa niente per cambiarli? alle pagine 4 e 5
alle pagine 2 e 3 La sfida lanciata al congresso della Cisl
Bonanni “lascia” il governo: «Ora meno tasse» di Francesco Pacifico eno tasse per le famiglie in cambio di uno spiraglio concreto per la riforma delle pensioni. Raffaele Bonanni ha aperto il congresso della Cisl con un intervento per molti versi provocatorio perché ha affrontato la situazione italiana in chiave di rilancio in tempi di crisi. «Dobbiamo evitare che l’uscita dalla crisi che prima o poi ci sarà a livello mondiale - ha detto - colga il nostro Paese in difficoltà per le mancate riforme del fisco e del welfare».
M
a pa gi na 8
Nominati Minzolini (Tg1) e Mazza (Rai1)
L’opposizione abbandona il consiglio Rai di Francesco Capozza utto come previsto, anche il colpo di scena. Ieri pomeriggio il consiglio di amministrazione della Rai ha dato il via libera - a maggioranza - alle nomine proposte dal direttore generale, Mauro Masi. Augusto Minzolini, notista di punta de La Stampa e penna molto vicina al premier è stato nominato direttore del primo telegiornale nazionale; Mauro Mazza lascia il Tg2 per trasferirsi alla direzione di Rai Uno.
T
Il ministro era pronto a partire per l’Iran: ha cambiato idea dopo il test militare
Un missile ferma Frattini La Clinton: «Medioriente pronto al riarmo nucleare» di Vincenzo Faccioli Pintozzi ROMA. L’Iran è un nemico, un valido alleato, un fattore imprescindibile se si vuole la pace in Medioriente. Ma è anche il finanziatore del terrorismo islamico, il nuovo pericolo atomico, un partner utile per la pacificazione dell’Afghanistan. Mai come in questo periodo la comunità internazionale fornisce volti diversi al regime di Teheran: la realpolitik di Frattini e Obama si scontra con il pragmatismo franco-tedesco (appoggiato da Hillary Clinton), fornendo un turbinio di reazioni, visite annunciate e poi annullate e minacce di sanzioni. Mentre Ahmadinejad mette a punto con successo un missile che potrebbe colpire Israele e le basi statunitensi a duemila chilometri di distanza. In questo complicato scenario, la giornata di ieri ha fornito diversi spunti di riflessione. Grazie anche alla politica della mano tesa inaugurata dal presidente americano, il nostro ministro degli Esteri annuncia una visita a sorpresa in Iran: lo scopo, non del tutto chiaro, è quello di convincere Teheran a sedersi al tavolo di Trieste sull’Afghanistan. Un modo come un altro per ricordare che con gli iraniani, per un motivo o per un altro, si devono fare i conti se si vuole la pace a Kabul. Nel frattempo, però, i tecnici mili-
Cinque quesiti su una missione nata male
tari del regime fanno partire con successo un missile dalla gittata imponente, in grado di colpire Tel Aviv. Poche ore dopo, adducendo un motivo tecnico (troppe condizioni imposte dagli ospiti sul luogo dell’incontro), la Farnesina annuncia il dietrofront. E commenta: «Intendiamo esprimere il nostro forte rammarico per un’occasione perduta di approfondimento della possibilità e delle modalità di coinvolgimento dell’Iran per la stabilizzazione di Afghanistan e Pakistan». Nelle stesse ore, il Segretario di Stato americano lancia un allarme accorato: «Un Iran nucleare non farebbe altro che lanciare la corsa agli armamenti di tutti i Paesi del Medioriente». Di rimando, il direttore generale della Cia Leon Panetta ha aggiunto: «La situazione è resa ancora più problematica dall’atteggiamento israeliano, che non deve per nessun motivo attaccare in maniera unilaterale Teheran». Confermando la pessima riuscita della visita negli Stati Uniti del premier israeliano Netanyahu, che ha rifiutato con estrema forza l’ipotesi di uno Stato palestinese sovrano e indipendente.
Gentile ministro Frattini, ci permettiamo di scriverle una lettera aperta perché siamo un po’perplessi riguardo al suo frettoloso annuncio di partire per Teheran in visita ufficiale e all’altrettanta frettolosa decisione di cancellare il viaggio. Abbiamo dei quesiti da sottoporle, sperando che possano servire in futuro se si ripresentasse l’occasione di una visita in Iran. A Teheran - dice la sua agenda ufficiale avrebbe incontrato il suo omologo Manuchehr Mottaki: lo stesso ministro che l’anno scorso incoraggiò il mondo musulmano a distruggere Israele. Non sappiamo se nella sua agenda fosse previsto un incontro con Shirin Ebadi, l’instancabile avvocato dei diritti umani in Iran e premio Nobel per la pace, la cui libertà è sempre minacciata dalle autorità iraniane. Né conosciamo la natura dei colloqui che lei avrebbe avuto e i risultati che auspicava di ottenere.
se gu e a p ag in a 14
se gu e a p ag i na 15
di Emanuele Ottolenghi
a pa gi na 6 se2009 gue a p•ag na 9 1,00 (10,00 GIOVEDÌ 21 MAGGIO EiURO
CON I QUADERNI)
• ANNO XIV •
NUMERO
99 •
WWW.LIBERAL.IT
• CHIUSO
IN REDAZIONE ALLE ORE
19.30