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La cultura rende un popolo

di e h c a n cro

facile da guidare, difficile da trascinare; facile da governare, impossibile a ridursi in schiavitù

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Henry Brougham di Ferdinando Adornato

QUOTIDIANO • SABATO 1 AGOSTO 2009

DIRETTORE DA WASHINGTON: MICHAEL NOVAK

Le polemiche sui dialetti e sul progetto Aprea

La riforma della scuola e l’unità d’Italia

CHI SONO LE CINQUE PERSONE CHE HANNO DECISO DI INTRODURRE NEL NOSTRO PAESE LA RU486, IL FARMACO ABORTIVO Romano Colozzi, assessore al Bilancio della Lombardia. L’unico a votare no

Giovanni Bissoni, assessore alla Salute dell’Emilia Romagna. Ha votato sì

di Giuseppe Bertagna a scritto Karl Kraus, all’inizio del Novecento (ma cose simili le aveva già dette Hegel, all’inizio dell’Ottocento), che «il giornalista ha con la realtà lo stesso rapporto che la fattucchiera ha con la metafisica». Ora al netto di questa inesorabile propensione contenuta in questo mestiere, oggi purtroppo amplificata dalle esigenze spettacolari della cosiddetta società dell’informazione, la recente polemica sull’«esame di dialetto» che sarebbe stato richiesto ai docenti dalla Lega per entrare negli albi regionali per l’insegnamento, esame prima affermato poi negato, poi reinterpretato in vari modi più ragionevoli sia dall’onorevole Cota sia dallo stesso ministro, consente di ricavare alcuni utili insegnamenti. Due generali, per così dire di valenza storico-culturale, e uno particolare, più vicino alle contingenze di politica scolastica che hanno fatto da detonatore alla polemica.

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Teheran è ancora una polveriera

Nel nome di Neda rompiamo il muro del silenzio

Sergio Pecorelli, presidente dell’Aifa ordinario di ginecologia. Ha votato sì

La cupola della pillola Un ginecologo, un economista, un ordinario di patologia e due assessori. Un consiglio così composto, che si occupa prevalentemente di mercato e prezzi, è titolato a prendere una decisione che lacera le coscienze e contraddice la 194, una legge dello Stato? alle pagine 2 e 3

Il governatore: «Sarò ancora io il canditato in Lombardia». E apre all’Udc

«Questo Pdl va cambiato»

di Gennaro Malgieri a cricca criminale di Teheran, capeggiata da Mahmoud Ahmadinejad, presidente eletto dell’Iran ma non riconosciuto, ha impedito che i cittadini iraniani si raccogliessero in preghiera nel cimitero di Behesht Zahra, a sud della capitale, sulla tomba di Neda, la ragazza ventiseienne barbaramente assassinata dai miliziani del regime. Come prescrive il rituale sciita, dopo quaranta giorni si rende omaggio al defunto e centinaia di iraniani volevano adempiere al precetto, guidati da Mir Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi, due dei leader dell’opposizione, cui in precedenza era stato negato il permesso di commemorarla in una moschea del centro. Ma non appena la folla si è radunata attorno al cimitero, i basiji hanno cercato di disperderla con lacrimogeni e randellate. Molti i feriti, numerosi gli arrestati.

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liberal estate Da oggi ogni giorno l’inserto

OTTO PAGINE PER CAMBIARE IL TEMPO D’AGOSTO seg1,00 ue a p agina 9CON EURO (10,00

Claudio De Vincenti, ordinario di Economia, Università La Sapienza. Ha votato sì

Gloria Saccani Jotti, ordinaria di patologia clinica, Università di Parma. Ha votato sì

Formigoni: Berlusconi è grande, ma ora serve democrazia di Errico Novi

ROMA.

«Dobbiamo tornare fra la gente a farci tirare per la giacchetta». Fino a quella frase la platea della Fiera di Roma si era davvero emozionata solo per Renato Brunetta e la sua requisitoria anti-fannulloni. Con Roberto Formigoni si liberò in un’ovazione. Di più, un boato, l’unico davvero memorabile per il congresso fondativo del Pdl. Eppure il governatore della Lombardia conserva una collocazione vagamente eretica nel firmamento del partito, come se fosse l’unico – o quasi – a comprendere la richiesta di partecipazione espressa dalla base. Certo non smette di promuoverla adesso che le spinte centrifughe interne (Miccichè) ed ester-

I QUADERNI)

• ANNO XIV •

NUMERO

151 •

I quattro miliardi del governo non servono

Il vero piano per Il Sud? Quello contro la mafia

ne (Lega) fanno emergere nel Pdl un deficit di iniziativa politica. Chiede «uno sforzo per formalizzare la nostra identità, per renderla riconoscibile» e la creazione «di luoghi di dibattito interni al partito». Perché «la fortuna di avere un leader fortissimo come Berlusconi» non può autorizzare ancora «a ridurre tutto a lui». Un’esortazione sostenuta dall’ottimismo ma non per questo meno energica di quell’intervento al congresso. Netta anche la richiesta di ripristinare le preferenze e tornare all’alleanza con l’Udc: «Ci sono tutte le ragioni per ritrovare un’intesa organica», dice.

u un punto non ci piove: esiste una “questione meridionale”. Ed è sempre più grave. Ma che a questa si debba rispondere con politiche specifiche e addirittura con la creazione di partiti che se ne facciano paladini, ho le più ampie riserve. A meno che per interventi ad hoc non s’intenda un piano per l’avvio a soluzione del più drammatico dei problemi meridionali – in sé e per le implicazioni più generali che suscita – e cioè la cessione di ampie porzioni di territorio alla criminalità organizzata. Piano di cui non solo non si vede l’ombra, ma del quale neppure si parla in termini del dibatitto politico.

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WWW.LIBERAL.IT

• CHIUSO

di Enrico Cisnetto

S

IN REDAZIONE ALLE ORE

19.30


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