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he di c a n o r c
La giustizia è l’insieme delle norme che perpetuano un tipo umano in una civiltà Antoine De Saint-Exupéry
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di Ferdinando Adornato
QUOTIDIANO • SABATO 28 NOVEMBRE 2009
DIRETTORE DA WASHINGTON: MICHAEL NOVAK
Appello alla tregua dopo le accuse di Berlusconi ai Pm. L’Anm: «Nessun conflitto, ma non vogliamo essere aggrediti»
L’Italia ha voglia di “pace civile” Monito del Colle a giudici e governo: «Basta tensioni tra le istituzioni. Nessuno può abbattere un esecutivo che ha la maggioranza». Mai come adesso Napolitano rappresenta tutto il Paese DEMOCRAZIA A RISCHIO
di Osvaldo Baldacci
Con il Quirinale, contro la guerra
ROMA. Napolitano risponde alla guerra civile di Berlusconi con un appello alla pace civile. Le sue sono parole di ragionevolezza istituzionale, ma nel caos di queste settimane, pesano come pietre: «L’interesse del paese richiede che si fermi la spirale di drammatizzazione delle polemiche tra istituzioni». Ha poi auspicato «uno sforzo di autocontrollo nelle dichiarazioni pubbliche», ricordando che «nulla può abbattere un governo che abbia la fiducia della maggioranza del Parlamento». a pagina 2
di Giancristiano Desiderio iorgio Napolitano fa (ottimamente) il suo mestiere di capo dello Stato e ricorda che «nulla può abbattere un governo che abbia la fiducia della maggioranza del Parlamento, in quanto poggi sulla coesione della coalizione che ha ottenuto dai cittadini-elettori il consenso necessario per governare». Il riferimento, puramente voluto, è al capo del governo che drammatizzando l’ora presente ha detto «vogliono farmi cadere» e per essere ancora più chiaro si è rivolto ai deputati del Pdl dicendo «chi non ne accetta la linea politica è fuori dal partito». Siamo tutti con il presidente Napolitano ma - questo è il punto - stanno con Napolitano anche coloro che in concreto non ci possono stare perché la forza della loro posizione politica dipende proprio da questo bipolarismo.
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IL PARERE DI CAPOTOSTI
IL FUTURO DEL CO-FONDATORE
L’Alta Corte indiana accoglie il ricorso dei mendicanti contro il governo di Delhi che ne aveva ordinato la deportazione: «Elemosinare fa parte della nostra cultura. Lo ha insegnato il Mahatma»
«Tutti recuperino Già, «che cosa il senso dello Stato» vuole Fini?» di Riccardo Paradisi
di Francesco Capozza
di Vincenzo Faccioli Pintozzi
ROMA. «Le parole del presidente Na- ROMA. «Ma che vuole Fini?», ha politano sono ineccepibili: certi conflitti sono devastanti e tutti devono recuperare un po’ di senso dello Stato»: il presidente emerito della Consulta, Piero Alberto Capotosti, analizza i pericoli istituzionali della “guerra civile” evocata dal premier per sostenere il suo attacco alla magistratura.
chiesto Berlusconi. Il tono della domanda non è interrogativo: non vuole soddisfare una curiosità, il suo è un ultimatum. Il richiamo alla disciplina di partito punta diritto a colui che aveva messo in guardia dal «rischio della caserma». Ma Fini non ha ancora deciso che cosa farà da grande.
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La rivolta (vincente) dei clochard indù
In vista dei Giochi del Commonwealth del 2010, le autorità indiane avevano allontanato i mendicanti. Ma l’Alta Corte ha sconfessato il governo di Delhi: «Elemosinare fa parte della nostra cultura». a pagina 12
Dopo una partenza in forte ribasso, le Borse europee assorbono il colpo
La paura per il ciclone Dubai Le nostre Banche rassicurano: «Lì non facciamo affari» I limiti dell’economia degli Stati arabi
di Alessandro D’Amato
Quando il petrolio (da solo) non basta
ROMA. «L’esposizione è molto contenuta». «Faremo degli approfondimenti, ma per ora c’è serenità assoluta». Tocca rispettivamente a Fabrizio Saccomanni, direttore della Banca d’Italia, e Lamberto Cardia, presidente della Consob, gettare acqua sul fuoco del panico della Borsa, dove il crack di Dubai sta facendo molte vittime. E siccome sembrava non bastare, anche Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi, dice la sua: «Allo stato non emergono elementi di preoccupazione». a pagina 8
di Antonio Picasso
ROMA. La dichiarata insolvenza del Fondo sovrano degli Emirati Arabi Uniti è l’ultima dimostrazione della debolezza economica di tutti i Paesi arabi produttori di petrolio: Arabia Saudita, Barhein, Kuwait, Oman, Qatar e appunto gli Emirati. Le rispettive Borse locali erano già state sconvolte dalla crisi dello scorso anno. a pagina 9 se1,00 gue a (10,00 pagina 9CON EURO
I QUADERNI)
• ANNO XIV •
NUMERO
236 •
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• CHIUSO
Attenti, Erdogan è peggio di bin Laden L’islamismo brutale di al Qaeda (1.0) semina morte ma è destinato alla sconfitta. Invece quello soft dei finti moderati (2.0) rappresenta un pericolo più insidioso per il futuro della civiltà occidentale di Daniel Pipes Prendendo in prestito un termine informatico, se l’Ayatollah Khomeini, Osama bin Laden e Nidal Hasan rappresentano l’islamismo 1.0,Tayyip Erdogan (il primo ministro turco), Tariq Ramadan e Keith Ellison rappresentano l’islamismo 2.0 a pagina 16
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