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Un pessimista vede la difficoltà

di e h c a n cro

in ogni opportunità; un ottimista vede l’opportunità in ogni difficoltà

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Winston Churchill di Ferdinando Adornato

QUOTIDIANO • MARTEDÌ 22 DICEMBRE 2009

DIRETTORE DA WASHINGTON: MICHAEL NOVAK

Alla cerimonia per gli auguri ai politici, il presidente difende il Parlamento: «Nessun complotto contro il governo»

Fuoco contro i riformatori Ma Napolitano insiste: «Bisogna creare un clima costituente» Di Pietro e mezzo Pd insultano D’Alema per il suo sì al dialogo.Feltri spara a zero su Casini,Fini e tutti i fautori di un nuovo patto sulle regole.Ora si vedrà se Berlusconi sceglie la pace o la guerra di Riccardo Paradisi

ROMA. Nel giorno dell’at-

di Giancristiano Desiderio

di Marco Respinti

erlusconi e D’Alema vogliono le riforme. Fini e Casini anche. Di Pietro e il Giornale di Feltri assolutamente no. Ecco spiegato perché il quotidiano di casa Berlusconi (Paolo) divide la politica in grati e ingrati e annovera nella categoria degli ingrati Gianfranco Fini, che pure ha versato il 30 per cento del “capitale” per far nascere il Pdl, e Pier Ferdinando Casini (e con lui tutta l’Udc) che addirittura, con il berlusconismo, ha rotto due anni fa con una decisione che di tutto si può accusare salvo che opportunismo, visto che Pdl voleva dire poltrone. Dividere il mondo in grati e ingrati è pericoloso: per fare un esempio non politico, pensate al rapporto fra Berlusconi e Mike Bongiorno...

remettiamolo subito. Siamo così scoperti che non ve ne sarebbe bisogno, ma viviamo nel Paese delle malelingue, dei processi alle intenzioni e dei roghi virtuali, e quindi alle nostre latitudini di prudenza non si eccede mai. Premettiamo cioè subito che dalemiani non lo siamo, né lo siamo mai stati. Ciò detto, poniamo semplicemente una domanda: è possibile parlare bene, una volta tanto, di Massimo D’Alema? Può essere, cioè, che in questo Paese si possa dire tutto e il contrario di tutto, sparlare, calunniare, irridere un giorno sì e l’altro pure, ma di fronte a ragionamenti seri si debba invocare la censura preventiva? I ragionamenti di D’Alema, infatti, seri lo sono eccome.

tacco concentrico di Di Pietro e Vittorio Feltri ai fautori del dialogo, arriva l’allarme di Napolitano. È vero che arriva Natale, ma non siamo mica poi così buoni, ha detto in sostanza il presidente ai parlamentari ai quali rivolgeva gli auguri: «Le riforme sono irrinunciabili, ma serve un vero clima costituente». E ancora non ci sono segni evidenti di questo clima, secondo il Quirinale. Difficile dargli torto: se da un lato Di Pietro e mezzo Pd sono insorti contro Massimo D’Alema che aveva aperto al dialogo («Facciamolo - ha aggiunto Bersani ma solo in Parlamento e senza leggi ad personam»), dall’altro Vittorio Feltri, dalle colonne del Giornale di casa Berlusconi continua la sua campagna contro Casini, Fini e tutti i sostenitori di un nuovo patto per le riforme. Insomma: per il premier è arrivato il momento di scegliere.

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LA DESTRA ECCITATA

LA SINISTRA AGITATA

All’armi siam feltristi, terror dei riformisti

Si può parlar bene di Massimo D’Alema?

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Scontri in Iran ai funerali di Montazeri

Il bene e il male in piazza a Teheran

La guida spirituale dell’Onda diventa immediatamente un martire da agitare contro il governo di Ahmadinejad di Antonio Picasso

l Qaeda nel Maghreb islamico. È questo lo spettro che incombe sul rapimento della coppia italiana in Mauritania. Fonti d’intelligence africana fanno trapelare che responsabili del sequestro possano essere i terroristi fedeli a bin Laden, e le modalità del rapimento sono state giudicate compatibili con tale ricostruzione. Poi però altre voci hanno iniziato a mettere in dubbio questa ipotesi e sono più propense ad attribuire l’azione a predoni del deserto, pur senza escludere il rischio di possibili successivi passaggi di mano. Ciò che è certo è che l’area del Sahara meridionale è diventata molto pericolosa anche se è trascurata dai media occidentali.

a morte del Grande Ayatollah Hossein Alì Montazeri ha riportato l’Iran in piazza. Da una parte, in contemporanea con i suoi funerali, si presenta nuovamente uno scenario di alta tensione fra gli oppositori, che vedevano nell’alto prelato defunto un faro ideologico e un esempio politico da seguire, e le autorità governative che sono tornate a reprimere l’Onda Verde, il fronte riformista appunto. D’altra parte le immagini che giungono da Teheran sono quelle di un funerale seguito da milioni di persone. Immagini che evocano quelle delle esequie di Khomeini, scomparso nel 1989. Già allora la guardia Nazionale iraniana non riuscì a contenere il pathos collettivo di 11 milioni di persone che parteciparono alle celebrazioni funebri. Oggi, come esattamente vent’anni fa, la popolazione iraniana si stringe intorno al feretro di una delle figure più rappresentative del Paese, sia in termini politici sia religiosi e culturali. L’omaggio corale a Montazeri ha più significati. È l’espressione di un popolo desideroso di riforme. Al tempo stesso, ricordando il fatto che anch’egli era un Grande Ayatollah, appare evidente come la forza della rivoluzione, condotta appunto dal clero nel 1979, sia ancora vitale nel Paese. Nonostante siano scomparsi tutti i grandi religiosi che accompagnarono Khomeini nel suo ritorno trionfale dopo la caduta dello Scià.

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Sarebbero stati portati in Mali i due italiani rapiti in Mauritania

Cosa vogliono gli Osama africani La nuova strategia e i ricatti di al Qaeda nel Maghreb di Osvaldo Baldacci

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