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Nella maggior parte degli uomini, l’amore per la giustizia è il timore di patire l’ingiustizia François De La Rochefoucauld
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di Ferdinando Adornato
QUOTIDIANO • MERCOLEDÌ 6 GENNAIO 2010
DIRETTORE DA WASHINGTON: MICHAEL NOVAK
All’Onda verde iniziano ad unirsi anche i membri della società, i veri protagonisti della rivoluzione che cambierà il Paese
Non lasciamo solo il nuovo Iran Politici e media occidentali seguono distrattamente la “guerra civile”di Teheran. Si tratta di un grave errore perché dalle sue sorti dipendono gli equilibri futuri del pianeta Appello del Quirinale e del presidente della Camera
Napolitano e Fini: «Coesione nazionale» Il Capo dello Stato: «Non va smarrito il senso dell’interesse comune». L’ex leader di An: «C’è l’esigenza di valori unificanti e condivisi»
SCHIZOFRENIA
CONSONANZE
Fautore dell’amore ed editore dell’odio
La seconda ricostruzione dei due presidenti
di Michael Ledeen orse i tiranni hanno deciso che il senatore Kerry era troppo alto per entrare nelle loro celle di tortura, e avranno pensato che la crisi economica ancora in corso non gli permetteva imponenti lavori di ristrutturazione. O forse, e questo è più probabile, tutte le celle erano piene di quei dissidenti che continuano ad essere arrestati a folle velocità. Gli ultimi in ordine di tempo sono quelli fermati nella moschea di Shiraz, guidata dall’ayatollah Dastgheib. Questi è un sostenitore del leader dell’Onda verde Mousavi. E, negli ultimi giorni, i sostenitori clericali del regime riuniti nella città santa di Qom hanno cercato di impedire la crescita morale del Grande ayatollah Sane’i, l’erede del mantello di Montazeri. Nello stesso tempo, ora le forze di sicurezza uccidono i dimostranti con fucili a canne mozze caricati a proiettili di grosso calibro. Per farla breve il regime iraniano è al momento in guerra con chiunque, se si esclude quella sottile fetta di fanatici e/o opportunisti leali alla Guida suprema Ali Khamenei e al presidente Ahmadinejad.
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Ahmad Qabel
Emadedien Baghi
Mashaolah Shamsolwaezin
Heshmatollah Tabarzadi
IL DISINTERESSE DI STAMPA E TV
GLI ALTRI DISSIDENTI
Che fine hanno fatto i giornali?
E intanto in Cina muore la giustizia
di Vincenzo Faccioli Pintozzi
di Ding Zilin
ino all’altroieri, i media mondiali davano per prossima una guerra civile in Iran e seguivano con attenzione le rivolte a Teheran. Oggi invece gli organi di informazione si sono dimenticati dell’Iran.
l 23 dicembre le autorità cinesi hanno usato la più sporca delle penne per scrivere le più sporche fra le parole: quelle usate nel processo contro Liu Xiaobo. Che invece, da parte sua, ha usato la sua penna più limpida.
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I
Lo Yemen, culla del terrorismo islamico
L’ambientalismo estremista dopo Copenhagen
I veri obiettivi di al Qaeda
Il business dell’Apocalisse
di Giancristiano Desiderio
di Errico Novi
l leader del partito dell’amore (Pd’A) è anche l’editore del partito dell’odio (Pd’O) diretto da Vittorione Feltri. Silvio Berlusconi prende alla lettera il Vangelo anche quando andrebbe interpretato: la mano destra non sappia cosa fa la mano sinistra. Così con la destra ama e con la sinistra odia. Con la destra è misericordioso e porge l’altra guancia e con la sinistra somiglia non alla Trinità ma a Lo chiamavano Trinità. Se Berlusconi è per l’amore universale, Feltri è per l’odio nazionale.
oesione nazionale». Espressione chiara, semplice: il Capo dello Stato e il presidente della Camera la evocano con perfetta consonanza a Napoli, alla celebrazione per i cionquant’anni dalla morte di Enrico De Nicola, primo presidente dell’era repubblicana. È un messaggio forte, che difficilmente può essere iscritto al registro della casualità. Non sfuggono richiami come quello di Giorgio Napolitano ai «momenti di serie prove per il Paese».
di Osvaldo Baldacci
di Carlo Ripa di Meana
Lo Yemen è il paese di bin Laden. Certo, anche della regina di Saba, ma oggi come oggi è più interessante che sia la patria nativa della famiglia del superterrorista più ricercato del mondo. E non è questo l’unico problema di un paese splendido per storia e natura, ma anche messo continuamente a rischio dalla sua fragilità interna e da una condizione di povertà insolita per la penisola arabica. Integralisti islamici, indipendentisti del nord e del sud, ribelli sciiti, tribù e briganti: un calderone di insorgenti in ebollizione.
La Conferenza sul Clima di Copenhagen voleva salvare dal global warming gli orsi polari bianchi, ed è invece riuscita a far arrivare in Danimarca gli umani neri e incappucciati, i black bloc, che sfasciano le città storiche, concludendo così con un clamoroso fallimento. È stata una Conferenza partita male: preparata con atteggiamenti retorici e teatrali e, soprattutto, fondata su basi scientifiche controverse e manipolate, messe sotto accusa prima dell’inizio dei lavori dai dati emersi con lo scandalo del climate-gate dell’Università dell’East Anglia.
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