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ALL’INTERNO L’INSERTO DI ARTI E CULTURA

he di cronac

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di Ferdinando Adornato

QUOTIDIANO • SABATO 15 GENNAIO 2011

DIRETTORE DA WASHINGTON: MICHAEL NOVAK

I pm: «Karima, all’epoca minorenne, è stata sei giorni ad Arcore.Abbiamo le prove». Il Pdl contro la “macchina dell’odio”

«Berlusconi alla sbarra»

Prostituzione minorile e concussione: chiesto il rito immediato Il giorno dopo la Consulta, la procura di Milano indaga il premier. Che subito dopo risponde: «Non vedo l’ora di andare in tribunale. È stata violata la mia privacy, è persecuzione politica» LA POLITICA IN UN VICOLO CIECO

di Marco Palombi

All’Italia serve un governo, non un infinito polverone erlusconi ha annunciato che intende difendersi in aula dalle accuse mosse dai pm di Milano. Ha aggiunto che è stata violata la privacy di un cittadino e che non ha intenzione di rimanere inerme davanti a questi soprusi. Tutto questo è nelle prerogative del cittadino Berlusconi che, davanti a delle prove, deve preparare una difesa. Ma non è nelle prerogative del premier di una nazione come l’Italia, segnata da spaccature profonde. L’economia è in crisi; la fine del bipolarismo ha affossato la politica; la situazione dei giovani è vicina al grado zero. Come sottolinea anche Enrico Cisnetto, la via giudiziaria non è la strada giusta. Ma di certo il Paese non può permettersi di vivere mesi di tensione fra il premier e una procura, in specie su un argomento così scabroso. Bisogna trovare la via per fare chiarezza il prima possibile.

Record di votanti al referendum

ROMA. Andare con una prostituta minorenne, in Italia, è reato. E la procura di Milano, dopo aver controllato i tabulati delle telefonate di «Ruby» e analizzato le foto che la ragazza aveva nel computer, ha il sospetto che Berlusconi abbia avuto rapporti con lei in cambio di favori. Anche economici. E perciò chiederà di processare il premier con il rito immediato. E, naturalmente, il mondo politico è nella tempesta tra chi grida al golpe e chi all’orrore morale. a pagina 2

B

Uno strumento spuntato

A Mirafiori, nella notte, è testa a testa fra sì e no

I corrispondenti esteri a Roma

Ora l’opposizione «Poveri italiani, non cavalchi assuefatti la via giudiziaria agli scandali» La strada giusta la indica il Terzo Polo: al Paese servono proposte concrete, non slogan

«Immaginate se al posto della Lewinsky ci fosse stata una minorenne...»

Ore di grande attesa per i risultati: hanno votato 5218 operai. Stando ai dati dei primi seggi scrutinati, non sembra un plebiscito

Enrico Cisnetto • pagina 3

Errico Novi • pagina 5

servizi da pagina 6 a pagina 10

Il presidente scioglie il governo e i militari occupano l’aeroporto

La Fiom deve restare comunque a Torino

Ben Ali, golpista sotto golpe

Serve una nuova legge sulla rappresentanza

Tunisia nel caos: l’esercito al potere e il tiranno fugge

di Riccardo Paradisi

di Enrico Singer

ella notte, i numeri arrivano lentamente, ma i primi dati diffusi dalle agenzie di stampa non fanno prevedere un plebiscito a favore del sì. Anzi, nel reparto montaggio (quello dove tradizionalmente Fiom e Cobas hanno forte seguito) i no sono in netto vantaggio. Insomma, probabilmente Mirafiori finirà per approvare il contratto voluto e imposto da Segio Marchionne, ma per nessuno ci sarà molto da esultare. Tanto meno per il governo che, dopo aver fatto il tifo per l’accordo, ora dovrebbe finalmente fare qualcosa: per esempio scrivere una nuova legge sulla rappresentanza. Anche per evitare di far sparire la Fiom da Mirafiori. a pagina 6

N

quanto pare, Zine El Abidine Ben Alì non è riuscito a trasformare in realtà la provocatoria profezia - che lui, però, considerava come il migliore buon augurio - contenuta nel soprannome che i tunisini gli avevano affibbiato: Ben á vie. Ben per tutta la vita. Che pronunciato in francese, ad accezione di quella “v”al posto della “l”, suona proprio come il suo vero nome. Rimanere fino all’ultimo respiro nel bianco palazzo presidenziale, sulla strada tra Tunisi e Cartagine, era il suo sogno. Ma quella che è stata chiama «la rivolta del pane» è riuscita a farlo precipitare. Dopo la sua decisione di sciogliere il governo e indire nuove elezioni, l’esercito tunisino ha occupato l’aeroporto della capitale. E il dittatore, che per 23 anni ha guidato il Paese, è scappato. a pagina 28

A

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